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Martin Parr. L’ironia delle sue immagini di sport
Martin Parr
L’ironia delle sue immagini di sport
Advertisement
di ettore tiretto
Le Nitto ATP Finals, nella prima edizione torinese, è lo scenario giusto per presentare la nuova mostra di CAMERA - Centro Italiano per la fotografia: “Martin Parr. We love Sports”, in programma fino al 13 febbraio prossimo. “Sono orgoglioso che CAMERA possa offrire al proprio pubblico una grande mostra dedicata allo sport e ai suoi valori, ancor più in un anno che vede Torino diventare capitale internazionale del tennis con le Nitto ATP Finals, straordinario momento di rilancio per la città. La mostra di Marin Parr, uno dei maggiori esponenti della fotografia contemporanea, è il più
MARTIN PARR We love Sports
28 ottobre 2021 - 13 febbraio 2022 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) CAMERA - Centro Italiano per la fotografia, Torino
INFO T. +39 011 0881150
Lunedì, mercoledì, venerdì e sabato 11.00 - 19.00 Giovedì 11.00 - 21.00
Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito www.camera.to
recente frutto della fertile collaborazione con Magnum Photos e Gruppo Lavazza, che ringrazio per la fiducia costantemente dimostrata nei confronti di CAMERA: non vediamo l’ora di poter accogliere migliaia di torinesi e di ospiti da ogni parte del mondo”, dichiara Emanuele Chieli, Presidente di CAMERA. L’esposizione, a cura di Walter Guadagnini con Monica Poggi, ripercorre la carriera dell’autore inglese attraverso circa 150 immagini dedicate a numerosi eventi sportivi, con un focus tematico incentrato sugli scatti realizzati da Parr in occasione dei più rilevanti tornei di tennis. “Sono entusiasta di mostrare le fotografie sul tennis, che sono state il risultato di una stimolante commissione ricevuta dal Gruppo Lavazza, e allo stesso tempo di presentare una nuova selezio-
ne di immagini di sport realizzate nel corso
della mia lunga carriera”, commenta Martin Parr. Attento interprete del presente, sin dagli esordi ha ritratto la società contemporanea con spietata e divertita ironia, realizzando immagini che sono diventate vere e proprie icone del nostro tempo. Attraverso i netti contrasti di colore che caratterizzano il suo stile, ha rivelato gli aspetti grotteschi e involontariamente comici di un mondo sempre più consumista e globalizzato, infatti la mostra si concentra sugli atteggiamenti delle persone intente a osservare e praticare le più disparate discipline in ogni parte del mondo. s l
US Open, New York, USA, 2017 © Martin Parr / Magnum Photos
salvatore falco
Nell’epoca della fotografia digitale, l’immagine come la musica è diventata liquida. Approcciarsi alla riproduzione del reale presenta alcuni rischi: il rischio di dilatare il dato reale al punto di renderlo poco riconoscibile, fino a portarlo da dato reale ad astrazione del reale. Scelgo di proporre delle immagini che volutamente percorrono questo terzo elemento, proponendo immagini governate dalla luce, al punto che è difficile ricondurre al dato reale da cui traggono origine.
“Da dato reale ad astrazione dal reale” stampa su dibond 50x70 cm.
Oltre confine
In viaggio con McCurry
di Mario GaMbatesa
La città di Conegliano ospita a Palazzo Sarcinelli la mostra
“Icons - Steve Mc-
Curry”. L’esposizione vuole essere un percorso dentro lo stile e la poetica del grande fotografo americano.
Steve McCurry è uno dei fotoreporter più famosi e stimati nel
mondo, un artista, prima che fotografo documentarista. Egli ama
gli esseri umani in tutte le loro
manifestazioni e, da un punto di vista compositivo, predilige spesso i primi piani ravvicinati che gli permettono di entrare in totale empatia con i soggetti scelti. La mostra, aperta al pubblico fino al 13 febbraio 2022, ripercorre le grandi tematiche e i più
incredibili scenari incontrati da McCurry nel corso della sua at-
tività. Un vero e proprio viaggio che porterà i visitatori alla visione di oltre 100 fotografie selezionate tra migliaia di scatti realizzati nel corso di una carriera quarantennale. Il percorso espositivo, curato da Biba Giacchetti, vuole essere un viaggio privo di coordinate, quanto piuttosto un viaggio onirico tra le icone più amate e conosciute del fotografo. Tra gli ambienti protagonisti dell’attività di Steve McCurry troviamo l’Afghanistan. Essendo una mostra rigorosamente a colori, non troviamo le prime “mitiche” foto del 1979, quando il fotografo visitò il paese clandestinamente al seguito dei Mujahidin. Al Sarcinelli si parte dal 1992 con
un ritratto inedito ed emozio-
nante di Kabul, città martoriata da oltre 15 anni di conflitto. Della capitale e dell’Afghanistan in genere, il fotografo ci racconta i lati più oscuri, gli episodi di violenza e di segregazione, ma
Sharbat Gula, Peshawar, Pakistan, 1984 ©Steve McCurry
STEVE MCCURRY. ICONS
06 ottobre 2021 - 13 febbraio 2022 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Palazzo Sarcinelli, Conegliano INFO T. +39 351 809 9706 mostre@artika.it Da mercoledì a venerdì 10.00/13.00 - 15.00/18.00
Sabato, domenica e festivi 10.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
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tra le pagine di una delle zone più dilaniate del pianeta affiora immancabile l’umanità. I minatori di Pol-e-Khomri, o i bambini che affollano il bagagliaio di una Chevrolet degli anni ‘50 sono solo alcuni degli incantevoli momenti di vita con cui McCurry riesce sempre ad emozionare. In mostra incontriamo l’India in tutte le sue innumerevoli sfaccettature. Dal ritratto della madre con il figlio che guarda verso l’interno di un taxi, ai malsani cantieri di demolizione delle navi.
McCurry ci racconta la vitalità
e la complessità di un paese dalla cultura enorme, luoghi affollatissimi in cui miseria e ricchezza convivono armoniosamente.
La passione del fotografo per
l’India è tra le più antiche, con il suo trasferimento nel paese all’età di 28 anni (1978). Un’ampia parte della produzione di McCurry vede invece, come protagonista,
il buddhismo: tema importante ed estremamente personale del
suo lavoro. La mostra ci porta poi a viaggiare in altri paesi come Sri Lanka, Papua Nuova Guinea, Yemen, Kashmir, Italia, Giappone, senza bussola né una mappa,
ma con lo sguardo attento e ri-
cercato di McCurry. s l
Sopra: Pol-e-Khomri, Afghanistan, 2002, ©Steve McCurry Sotto: Rajasthan, India, 2010 ©Steve McCurry
biancoscuro BIANCOSCURO BIANCOSCURO Street ArT Street ArT Street ArT
URBANSOLID URBANSOLID
Un sottopasso ferroviario milanese trasformato Un sottopasso ferroviario milanese trasformato in una galleria d’arte contemporanea in una galleria d’arte contemporanea
di FlaViodi FlaVio ennanteennante
Sabato 9 ottobre, per un solo giorno e per poche ore, il sottopasso ferroviario che collega via Pontano e via Morandi (quartiere Nolo di Milano) si è trasformato in una galleria d’arte. L’insolita location è stata scelta come spazio espositivo che ha ospitato la mostra “OUT”. Una scel-
ta, quella di Urbansolid, che viene incontro all’esigenza di riaprirsi alla
socialità, alla condivisione. La scelta di proporre una mostra all’aperto, in questo particolare momento storico, viene incontro all’esigenza di riaprirsi alla socialità, alla condivisione. “Dopo quasi due anni di lockdown abbiamo sentito la necessità di riavvicinarci al nostro pubblico in maniera diretta, non mediata. Abbiamo voluto liberare il visitatore da qualsiasi vincolo, persino dalla costrizione delle mura della galleria. Vorremmo che chi guarda le nostre opere si sentisse libero nel proprio spazio e nel modo di interagire con l’opera”. La volontà è quella di ribaltare la dinami-
ca che vede gli street artists passare dalle
opere in strada alle mostre in galleria. “Un processo a ritroso, il nostro, un modo per riappropriarci degli spazi tipici dell’arte urbana”. La strada diventa nuovamente il luogo ideale per esibire le opere nate per le vie della città e in qualche modo riadattate per il pubblico delle gallerie. La scelta della location espositiva, un tunnel, una galleria sopra cui passano i binari che conducono alla stazione centrale di Milano, serve proprio a porre l’accento sul senso della parola “galleria”. “Quando esponiamo in contesti ‘standard’, ci viene posta sovente la questione sulla
coerenza del nostro lavoro da street
artists, su come sia possibile adattare un’opera nata in strada a sedi espositive diverse. Con questo gioco di contrasti vogliamo stravolgere, ribaltare questa prassi ormai consolidata e centrare la discussione sul significato dell’opera d’arte, indipendentemente da dove questa venga recepita dal pubblico”. Nelle opere proposte durante l’evento, la familiarità dei materiali di strada (banca-
li, cartoni riciclati, brandelli di cartelloni pubblicitari) e la continuità con il contesto urbano vengono spezzate dalla presenza della cornice, che rimane l’unica eredità della galleria. Lo sfondo preesistente del tunnel, una tappezzeria di graffiti, ha accompagnato lo spettatore attraverso una mostra unica nel suo genere. “OUT” è soprattutto questo: un viaggio, una
performance, fra dentro e fuori, fra
dimensione intima e sociale. In mostra le opere “Assembramenti” e “Urbanbrain”, che affrontano entrambe il tema del rapporto fra sfera individuale e sociale, indagandone le forme di interazione. s l Riccardo Cavalleri e Gabriele Castellani, sono i creatori del progetto Urbansolid, un progetto che intende portare la terza dimensione al writing. Nati all’estero come writers, si sono formati come scultori e dopo un periodo di collaborazione capiscono che il loro lavoro sarebbe ritornato sui muri della città. Le opere sono dei multipli che interagiscono con lo spettatore che può toccare con mano l’arte di strada. È come se la città trasudasse oggetti dai propri muri... Come se ciò che
fino ad ora è stato bidimensionale cercasse di evolversi uscendo ed esplorando la terza dimensione.
Le creazioni sono di gesso o cemento, le basi sono quelle della scultura classica che viene utilizzata e riadattata alla street art, con il ready made di una tecnica millenaria che con regole ferree si fonde a materiali edili industriali generando un risultato contemporaneo e moderno.
La “scultura” la testa che si tappa il naso
è una delle prime sculture ideate da Urbansolid, l’opera rappresenta un uomo che uscendo dal muro si tappa il naso, un gesto di sdegno, la prima reazione disgustata alla vista di un mondo alla deriva.
INFO www.urbansolid.org Facebook.com/urbansolid Instagram.com/urbansolid
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