Bibenda n° 71

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Anno XVII - n. 71 - Mensile Maggio 2018

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copertina > A cinque anni dalla nascita, la Fondazione Italiana Sommelier si onora della visita del Presidente della Repubblica. Un segnale importante, a suggellare un impegno culturale nato nella Capitale più di mezzo secolo fa, cresciuto e concretizzato grazie alla passione di un gruppo di folli sognatori.

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Il valore del tempo / di Franco M. Ricci 1° Congresso Nazionale Fondazione Italiana Sommelier Orange Wines / di Neonila Siles Vino, dentifricio e spazzolino / di Michele Scognamiglio Nero d’America / di Claudio Bonifazi L’eccellenza del made in Italy / di Cristina Moraschini Summa 2018 / di Raffaele Fischetti A zonzo in alta quota / di Davide Maria Consolaro A proposito di Pinot Nero / di Michele Biscardi Stabile l’export del vino italiano La poesia di Emma La colonna sonora dello Champagne / di Luca Busca Crucibenda / di Pasquale Petrullo Informazioni da Fondazione Donatella Briosi. Era una di noi

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IL VALORE DEL TEMPO

Un

evento straordinario che riaccende le speranze nell’opera di divulgazione

culturale scolastica ai giovani nell’insegnamento delle nostre ricchezze:

Tradizioni, Diversità della Terra. 2

Vino,


IL VALORE DEL TEMPO roprio questo grande valore - il tempo – quello che in questi ultimi 35 anni abbiamo dedicato alla crescita Culturale del nostro Paese nell’ambito del Vino, dell’Olio, dei Produttori della Terra, proprio questo Valore assume oggi proporzioni immense. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarà da noi il 2 Luglio prossimo. La sua importante presenza darà un significato ancor più elevato al lavoro degli educatori e dei comunicatori in una giornata celebrativa che si ripete da 11 anni, nata con l’intento di fermarsi tutti a riflettere sul lavoro dell’Italia su due importanti tradizioni culturali del Paese: Vino e Cibo. La Fondazione Italiana Sommelier è artefice e portavoce da oltre trent’anni dell’ambizioso progetto volto all’emancipazione del nostro Paese nell’ambito della Cultura del Vino e dei Prodotti della nostra Terra. Nel 2008 da questo progetto ha preso vita anche il Forum Internazionale della Cultura del Vino, un’intera giornata dedicata a denunciare la diffusa indifferenza su questo nostro patrimonio, a completamento del lavoro che svolgiamo quotidianamente in tutto il Mondo con i Corsi e tutte le Attività finalizzate a diffondere questa immensa cultura. L’11° Forum Internazionale della Cultura del Vino si svolgerà anche quest’anno a Roma presso la prestigiosa Sede della LUISS Guido Carli - Libera Università Internazionale di Studi Sociali, lunedì 2 Luglio, in occasione della Festa di chiusura dell’anno sociale, sarà una giornata unica e imperdibile, da conservare tra i ricordi più belli. Perché dobbiamo sempre ricordare che soltanto la cultura ci ha resi liberi, in questi anni ha dato un valore al tempo che ad essa abbiamo dedicato. Perché non dobbiamo dimenticare che soltanto la deontologia e la serietà dell’impegno donano la sicurezza di poter formare un paese ricco della sua stessa ricchezza. Gian Marco Moratti prefigurava l’impossibile: “se piantassimo una vigna davanti al Duomo di Milano ne verrebbe fuori un vino buono”. La certezza del dono divino. Grazie Presidente! Franco M. Ricci 3


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1° Congresso Nazionale

1° CONGRESSO Forum, Attività, Degustazioni, Seminari, Convegni, Campionato Mondiale dei Sommelier.

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NAZIONALE

Fondazione Italiana Sommelier

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1° Congresso Nazionale

A Roma convocato il

1° CONGRESSO NAZIONALE A tutti gli Iscritti di Fondazione Italiana Sommelier Al Consiglio di Amministrazione Al Collegio dei Sindaci Al Collegio dei Probiviri Il 1° Congresso-Forum Nazionale della Fondazione Italiana Sommelier avrà luogo a Roma nei giorni Sabato 30 Giugno, Domenica 1° Luglio e Lunedì 2 Luglio 2018 presso la Sede Centrale della Fondazione in Via Alberto Cadlolo 101 - 00136 Roma - Hotel Rome Cavalieri. Riservato a tutti gli Iscritti per l’anno Sociale 2018, questo il Programma i cui dettagli, orari e temi sono visualizzabili sul nostro sito www.bibenda.it

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t PRIMO GIORNO - SABATO 30 GIUGNO 2018 t

Contributo di Euro 20, valido per la partecipazione al primo giorno del 1° Congresso Nazionale della Fondazione Italiana Sommelier, per l’ingresso alla Seconda Parte del Concorso Primo Sommelier del Mondo di Worldwide Sommelier Association, per l’ingresso al Seminario-Presentazione e alla degustazione a banchi d’assaggio. Ingresso riservato esclusivamente agli iscritti alla Fondazione Italiana Sommelier in regola con la quota associativa annuale. No tessere oro.

Ore

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> APERTURA CONGRESSO

Ore

> CAMPIONATO MONDIALE

10 Ore

15 Ore

16 Ore

16.30

| Riunione del Comitato Scientifico, di tutti i Presidenti Regionali e di tutti i Docenti abilitati all’insegnamento.

| Campionato Mondiale dei Sommelier di Worldwide Sommelier Association - Prove scritte e orali, a porte chiuse.

> USABDA DIVNOMORSKOYE | Seminario-presentazione condotto da Riccardo Cotarella e Attilio Scienza sulla importante realtà Russa Usabda Divnomorskoye.

> A SEGUIRE... DEGUSTAZIONE A BANCHI D’ASSAGGIO | Degustazione a Banchi d’assaggio di 15 Vini dell’Azienda Russa USABDA DIVNOMORSKOYE selezionati da Riccardo Cotarella con assaggio di prodotti tipici fino alle ore 21.

> FINALE DEL CAMPIONATO MONDIALE | Finale del Campionato del Mondo di Sommelier: i tre finalisti davanti ad una platea di esperti Sommelier svolgeranno le loro prove per il titolo di Primo Sommelier del Mondo. A seguire, Festa per la Proclamazione del Vincitore.

Dove: Sala Belle Arti BANCHI D’ASSAGGIO USADBA DIVNOMORSKOYE / Dalle 15 alle 21 Seminario-Presentazione condotto da Riccardo Cotarella e Attilio Scienza sull’importante realtà russa Usadba Divnomorskoye. A seguire dalle ore 16 degustazione a banchi d’assaggio di 15 vini dell’azienda russa Usadba Divnomorskoye selezionati da Riccardo Cotarella con assaggio di prodotti tipici. Etichette in degustazione Blanc de Blancs 20014 Metodo Classico / Grande Cuveé 2014 Metodo Classico Blanc de Noirs 2014 Metodo Classico / Grand Rosé 2014 Metodo Classico Chardonnay 2015 / Pinot Blanc 2015 / East Hill Blend 2015 / Riesling 2016 Traminer 2015 / Pinot Noir 2015 / Merlot 2014 / Cabernet Sauvignon 2014 West Hill Blend 2014 / Syrah 2015 / Marselan 2014

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1° Congresso Nazionale

t SECONDO GIORNO - DOMENICA 1 LUGLIO 2018 t

Contributo di Euro 20, valido per la partecipazione al secondo giorno del 1° Congresso Nazionale della Fondazione Italiana Sommelier, per l’ingresso alla degustazione a banchi d’assaggio e per poter acquistare i wine tasting. Ingresso riservato esclusivamente agli iscritti alla Fondazione Italiana Sommelier in regola con la quota associativa annuale. No tessere oro.

Ore

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> CONVEGNO | Convegno del 1° CONGRESSO DELLA FONDAZIONE ITALIANA SOMMELIER con il seguente Ordine del Giorno • Fin qui La Fondazione Italiana Sommelier • Quali possibili obiettivi futuri • Sentiamo I Presidenti • Sentiamo gli Iscritti • Note Finali

I WINE tasting SALA LABORATORIO PER LA DEGUSTAZIONE DEI GRANDI VINI DEL MONDO VINTAGE TUNINA Silvio Jermann ➜ Dalle 17 alle 19

Il Vintage Tunina di Silvio Jermann è considerato uno dei più grandi bianchi del Belpaese. Assemblaggio perfetto dei cinque vitigni più rappresentativi del territorio quali Sauvignon, Chardonnay, Picolit, Malvasia Istriana e Ribolla Gialla, con lavorazione tra acciaio e rovere austriaco, sia in fermentazione che in invecchiamento, e affinamento in bottiglia di circa un anno. Le 8 annate in degustazione 2002 / 2005 / 2006 / 2008 / 2010 / 2012 / 2014 / 2015

LATOUR A CIVITELLA

Sergio Mottura ➜ Dalle 17 alle 19

Considerato uno dei vini bianchi più interessanti del centro Italia, il Latour a Civitella di Sergio Mottura è l’espressione perfetta del vitigno Grechetto, coltivato sui calanchi argillosi di Civitella d’Agliano. In degustazione 8 etichette con diverse 8

tappature, 4 con tappo Stelvin e 4 con tappo di Sughero, in una verticale unica per scoprire insieme l’evoluzione di questo incredibile vino. Le annate in degustazione con tappo Stelvin e con tappo di Sughero 2005 / 2010 / 2014 / 2015

GRANDI ROSSI ITALIANI 8 etichette a confronto ➜ Dalle 20 alle 22

8 straordinarie etichette a confronto, uniche nel loro genere per qualità, struttura ed eleganza. In degustazione Barolo Falletto Vigna Le Rocche 2013 Bruno Giacosa Kurni 2015 Oasi degli Angeli Camartina 2012 Querciabella Valpolicella Superiore 2012 Romano Dal Forno Bolgheri Rosso Magari 2014 Camarcanda L’Apparita 2014 Castello di Ama Flaccianello della Pieve 2014 Fontodi Etna Rosso Vigna Barbagalli 2014 Pietradolce

➜ Dalle ore 14

SALA DEI CAVALIERI MONTIANO Falesco ➜ Dalle 14 alle 17 Verticale di 20 annate di Montiano di Falesco. Il Montiano è il vino simbolo di Falesco. Prodotto dal 1993, rappresenta uno dei migliori rossi del Lazio e d’Italia. Da uve 100% Merlot, trascorre 12 mesi di maturazione in barrique e un anno di affinamento in bottiglia. Le annate in degustazione 1994 / 1995 / 1996 / 1997 / 1998 / 2000 / 2001 / 2003 / 2004 / 2005 / 2006 / 2007 / 2008 / 2009 / 2010 / 2011 / 2012 / 2013 / 2014 / 2015

SASSICAIA Tenuta San Guido ➜ Dalle 19 alle 22

Per i 50 anni di storia del vino simbolo della sua Tenuta San Guido, il riservato Marchese Nicolò Incisa della Rocchetta ha deciso di festeggiare con una verticale storica di 20 annate di Sassicaia. Un evento storico, per la prima volta organizzato in Italia. Le annate in degustazione 1980 / 1982 / 1985 / 1987 / 1988 / 1990 / 1991 / 1993 / 1995 / 1997 / 1999 / 2000 / 2002 / 2004 / 2006 / 2008 / 2010 / 2012 / 2014 / 2015


Ore

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> BANCHI D’ASSAGGIO CHAMPAGNE E IL VINO DI ROMA | Sala Belle Arti. Degustazione a Banchi d’Assaggio con grandi etichette di Champagne e i vini di Vigne di Roma. In abbinamento prodotti tipici del territorio fino alle ore 21.

SALA MICHELANGELO A VALLE DELLA LOIRA 10 etichette a confronto ➜ Dalle 14 alle 16

Degustazione di 10 splendide etichette della Valle della Loira, a testimonianza dell’eccellenza produttiva di questo territorio. A confronto le grandi espressioni di Savennières, Saumur Champigny e Sancerre. Le 10 etichette in degustazione Methode Traditionnelle Première Cuvée Jules Bertier Muscadet Sèvre et Maine Expression de Granite 2015 Domaine de l’Ecu Pouilly-Fumé Argile a Silex 2015 Bouchié - Chatellier Sancerre l’Amiral 2015 Gitton Père & Fils Saumur l’Insolite 2016 Thierry Germain Saumur - Champigny - Le Grand Clos 2015 Château de Villeneuve Bourgueil Mi-Pente 2015 Domaine de la Butte Saumur - Champigny Clos Rougeard 2012 F.lli Foucault Sancerre Rouge Les Herses 2013 Gitton Père & Fils Bonnezeaux Cuvée Zénith 1997 Domaine René Renou

CAMARTINA Querciabella ➜ Dalle 17 alle 19

Il Camartina di Querciabella è tra i primi tagli a formula Cabernet-Sangiovese del nostro Paese. Entrambe le due varietà sono coltivate nelle vigne aziendali di Ruffoli sotto regime biodinamico. 10 le annate in degustazione, scelte dal 1991 al 2010, per una verticale all’alto spessore qualitativo. Le 10 annate in degustazione 1991 / 1994 / 1997 / 1999 / 2000 / 2004 / 2006 / 2007 / 2008 / 2010

I MITI DELLE LANGHE Conterno e Giacosa ➜ Dalle 20 alle 22

Due grandi aziende piemontesi, Giacomo Conterno e Bruno Giacosa, due veri miti delle Langhe, indiscussi per la straordinaria qualità delle loro produzione, in degustazione insieme per una serata difficile da dimenticare. Etichette in degustazione Barolo Monfortino Riserva 2010 Barolo Cerretta 2013 Barolo Cascina Francia 2013 Barolo Falletto Vigna Le Rocche 2011 Barbaresco Rabajà 2013 Nebbiolo d’Alba Vigna Valmaggiore 2015

SALA MICHELANGELO B CHAMPAGNE 8 etichette a confronto ➜ Dalle 14 alle 16 8 straordinarie etichette di Champagne, scelte appositamente in diversi territori di produzione: Vallée de la Marne e Montagne de Reims.

Etichette in degustazione Champagne Brut Rosé Cuvée R De Rosa Christian Bourmault - Avize Champagne Brut Cuvée Antique Millésime 2010 Heucq Pere et Fils - Cuisles Champagne Brut Blanc de Blancs Premier Cru Cuvée Les Hautes Prières Millésime 2009 Roger Constant Lemaire - Villers sous Châtillon Champagne Brut Rosé de Saignée Serveaux Fils - Passy Sur Marne Champagne Brut Blanc de Noirs Grand Cru Barnaut - Bouzy Champagne Brut Dosage Zéro Grand Cru Eric Rodez - Ambonnay Champagne Extra Brut Les Beaux Regards Millésime 2013 Bérèche et Fils - Ludes Champagne Brut Rosé Grand Cru Nicolas Maillart - Ecueil 9


I WINE

tasting

SALA MICHELANGELO B

SALA SAN PIETRO

TUTTO GAJA

PROVENZA

Gaja

Château La Verrière

➜ Dalle 17 alle 19

➜ Dalle 17 alle 19

Gaja, azienda simbolo nel mondo per la produzione di Barbaresco, in degustazione con tutta la sua ultima produzione. In degustazione Barbaresco Sorì San Lorenzo 2014 Barbaresco 2014 Barbaresco Sorì Tildin 2014 Barbaresco Costa Russi 2014 Barolo Sperss 2013 Barolo Conteisa 2013

Degustazione di 6 etichette rappresentative di Château La Verrière di André Bessette, importante azienda di Provenza. Etichette in degustazione Château La Verrerie Blanc 2016 Château La Verrerie Rosè 2017 Château La Verrerie Rouge 2013 Bastide de La Verrerie Viognier 2017 Bastide de La Verrerie Rouge 2015 Château de La Verrerie Grand Deffand Rosè 2015 Château de La Verrerie Grand Deffand Syrah 2015

Biondi Santi ➜ Dalle 20 alle 22

SALA MICHELANGELO C ORNELLAIA, MASSETO, SASSICAIA

Ornellaia e Masseto, Tenuta San Guido ➜ Dalle 17 alle 19

Tre straordinarie etichette proposte in due millesimi eccezionali, in un confronto unico che riserverà grandi sorprese. In degustazione Ornellaia 2013 e 2014 Masseto 2013 e 2014 Sassicaia 2013 e 2014 10

➜ Dalle 16 alle 18 Conoscere il Vino. Approccio semiserio al mondo del vino. Durante un divertente seminario, i bambini impareranno giocando tante cose sul vino, da dove nasce a come si produce. Ricordiamo agli Iscritti che prenoteranno online che dovranno comunicare i nomi dei bambini al nostro showroom BIBENDAMANIA o telefonicamente al numero 06 8550941

BOLGHERI E LA COSTA

6 etichette a confronto ➜ Dalle 20 alle 22 6 grandi etichette provenienti da una delle zone vinicole toscane più conosciuta al mondo. In questo particolare evento, una degustazione proveniente dalla costa bolgherese. In degustazione Lupicaia 2012 Castello del Terriccio 2011 Paleo 2013 Giusto di Notri 2013 Camarcanda 2013 Guidalberto 2015

BRUNELLO DI MONTALCINO

È il Brunello di Montalcino più famoso al mondo quello di Biondi Santi. La sua vinificazione è una vera arte, nasce esclusivamente dal Sangiovese Grosso BBS11, clone selezionato molti anni fa nelle vigne aziendali di oltre i 25 anni nella Tenuta Greppo, con vinificazione e successiva maturazione in botti grandi di rovere di Slavonia. Le annate in degustazione 1983 / 1990 / 1997 / 1998 / 2004 / 2006 / 2008 / 2010 / 2011 più una

IL VINO DEI BAMBINI

SALA VOLIERA CASTELLO DEI RAMPOLLA E CASTELLO DI AMA

3 millesimi a confronto

SIGARI & DISTILLATI 5 Grappe abbinate a un sigaro dominicano

➜ Dalle 20 alle 22

➜ Dalle 20 alle 22

Due straordinarie aziende toscane per indiscussa qualità, si incontreranno e metteranno in degustazione le etichette di punta della loro produzione. In degustazione D’Alceo 2012 Sammarco 2012 Chianti Classico 2014 L’Apparita 2013 Chianti Classico San Lorenzo Gran Selezione 2010 Chianti Classico 2014

A far da cornice alle emozioni sensoriali dell’abbinamento tra Sigari e Distillati gli splendidi giardini del Rome Cavalieri impreziositi dai colori dell’estate appena iniziata. Le Grappe in degustazione Grappa Sperss / Gaja Grappa Invecchiata Selezione del Fondatore Paolo Berta 1996 / Distillerie Berta Grappa Anticacuvée Riserva / Nonino Grappa Fuoriclasse Leon 15 Anni Riserva Roberto Castagner Grappa Mille e Una Notte 2015 /Donnafugata


t TERZO GIORNO - LUNEDÌ 2 LUGLIO 2018 t

Contributo di Euro 20, valido per la partecipazione al terzo giorno del 1° Congresso Nazionale della Fondazione Italiana Sommelier e per l’ingresso alla degustazione a banchi d’assaggio. Ingresso riservato esclusivamente agli iscritti alla Fondazione Italiana Sommelier in regola con la quota associativa annuale. No tessere oro.

Dove: UNIVERSITÀ LUISS GUIDO CARLI INGRESSO GRATUITO / Dalle 10 Il Congresso Nazionale della Fondazione Italiana Sommelier nella giornata di lunedì 2 luglio per la prima parte si svolgerà presso l’Università LUISS nella sede di Viale Romania. Alle ore 10 nell’Aula 200 dell’Università si aprirà l’11° Forum Internazionale della Cultura del Vino, con il tema “Il Valore del Tempo” affrontato da relatori eccellenti. Al termine brindisi con i vini delle aziende del gruppo Marchesi de’ Frescobaldi. (Il programma dettagliato sarà disponibile a breve online su www.bibenda.it).

Ore

15.30 Ore

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> CONSEGNA DIPLOMI | Sala Michelangelo. Consegna dei Diplomi e delle Insegne a 350 nuovi Sommelier. Consegna degli Attestati d’Onore.

> CENA DI GALA | Sala Terrazza degli Aranci. Cena di Gala per la Consegna dei Diplomi e delle Insegne del 5° BIBENDA EXECUTIVE WINE MASTER.

Dove: Sala Belle Arti MARCHESI DE’ FRESCOBALDI / Dalle 16 alle 21 Con più di 700 anni storia alle spalle, il Gruppo Marchesi de’ Frescobaldi si racconta attraverso le etichette più identificative dei diversi terroir della Toscana e delle differenti Tenute, tutte autonome e indipendenti ma al contempo accomunate dalla stessa filosofia produttiva. Un viaggio unico nella storia di un’azienda e nella geografia di una delle più importanti regioni vinicole del mondo. In occasione del 1° Congresso Nazionale della Fondazione Italiana Sommelier, il Gruppo Marchesi de’ Frescobaldi sarà presente con i prodotti di tutte le sue aziende. Queste le isole di degustazione previste per l’importante banco d’assaggio, così suddivise per evidenziare al meglio le diverse espressioni territoriali della Toscana vitivinicola. A contorno un gustoso Banco d’Assaggio gastronomico di specialità tipiche della nostra penisola.

Le etichette in degustazione per ogni Tenuta Castello Nipozzano Mormoreto 2015 Chianti Rufina Nipozzano Riserva 2015 Castello Pomino Pomino Bianco 2017 Pomino Bianco Benefizio Riserva 2016 Leonia Pomino Spumante Brut Metodo Classico Leonia 2014 Pomino Spumante Brut Rosé Leonia Millesimato 2013 Tenuta Castiglioni Giramonte 2014 Tenuta Frescobaldi di Castiglioni 2015 Tenuta CastelGiocondo Brunello di Montalcino Riserva Ripe al Convento 2012 Brunello di Montalcino CastelGiocondo 2013 Tenuta Ammiraglia Maremma Toscana Syrah Ammiraglia 2013 Rosato Alìe 2017 Tenuta Perano Chianti Classico 2015 Chianti Classico Riserva 2015

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Orange wines

ORANGE WINES N

e o n i l a

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La quarta ipostasi del vino.

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i l e s


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Orange wines

È Orange Wine. È arrivato il momento dell’affermazione definitiva. Dopo averlo snobbato e trattato da passante modaiolo, l’abbiamo chiamato “il nuovo vino bianco”, “bianco fatto come se fosse rosso”, “il nuovo rosé” e addirittura “Off-Whites”. E invece è l’orange, e da un po’ di tempo ha conquistato la propria pagina nelle più importanti carte del vino del mondo. La mitica lista “Livre du Vin” del ristorante dell’hotel Ritz di Londra ha istituzionalizzato questo avvento, inserendo due vini georgiani a fianco degli italiani Vitovska di Zidarich, “Jakot” di Radikon e Ribolla Gialla di Dario Prinčič sotto la voce di “Orange wine”. Si potrebbe chiamare simbolica questa scelta del Ritz: le due nazioni citate non sono altro che la culla dei vini aranciati la prima, e il luogo del loro Rinascimento la seconda. Sono anche le protagoniste assolute dell’”Amber Revolution” di Simon Woolf, primo libro interamente dedicato all’orange wine in uscita quest’estate. Originario, per l’appunto, della Georgia, dove da sempre è stato chiamato “ambrato”, l’orange wine ha migliaia di anni di storia alle spalle. A quell’epoca il vino non poteva che essere “naturale”, sia per la conduzione in vigna che per il trattamento in cantina. Grandi qvevri di argilla, posti nella terra, garantivano una lenta e gentile fermentazione, preservando il vino dagli sbalzi termici e favorendo una graduale estrazione degli aromi e dei tannini. Permettendo al vino, figlio di annata e del terroir, di seguire i propri tempi, creando un vino unico e irrepetibile ogni volta. Fu Josko Gravner - il capostipite del rinascimento “ramato”, chiamato “Ritorno al futuro” – a sfidare ogni regola del mercato, portando in Oslavia enormi anfore dalla Georgia. Come nell’antico Caucaso, Josko seleziona a mano l’uva maturata in vigna senza interventi chimici (“la concimazione per la terra è come la droga per l’uomo: ti dà la forza e ti uccide” Gravner) e la lascia a fare il suo percorso nei qvevri interrati, un percorso che dura anni: è il vino a stabilire il punto di arrivo. All’inizio l’hanno seguito in pochi, qualcuno con anfore, altri usando tradizionale cemento o legno. Oslavia, Collio, Carso da ambedue i lati del confine Italia-Slovenia. Poi Australia, Francia, Spagna, Stati Uniti, Austria, Croazia. Arriveranno anche gli altri. Perché non è una moda, gli orange sono arrivati per restare. Dobbiamo, dunque, abituarci a questo termine? Forse. Anche se non è stata detta l’ultima parola. Il termine “orange” è stato genialmente coniato, agli arbori dei 2000, da David A. Harvey, un importatore di vini inglese che aveva l’urgenza di racchiudere questi vini in una categoria nel suo catalogo. Ma poiché il colore degli “orange” spazia dal paglierino al dorato, all’ambrato, al color ruggine, molti ristoratori si oppongono al 14


suo uso, denominandoli nelle loro carte “macerated”, “skin contact”, “skin fermented”. In inglese, perché locali italiani con pagine dedicate a questa tipologia non sono ancora diffusi. Certo, “orange” è una parola comprensibile quasi in tutte le lingue e ha un “aspetto” positivo e solare, mentre un “vino macerato” potrebbe suonare scorato ai più. Eppure, a dispetto del termine, non è sempre arancione quel macerato! Quindi, come si riconosce un orange? Solo assaggiando. Macerati sulle bucce per un periodo prolungato, questi vini hanno la struttura, la consistenza e perfino i tannini di vini rossi, pur rimanendo freschi e leggiadri. Spesso stupiscono con aromi di smalto per legni, di olio di lino, con tocchi affumicati e d’incensi, anche se le note “classiche” degli

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Josko Gravner

orange sono albicocca, nocciola e ginepro, scorza di arancia, fieno e miele. Sono vini audaci, che cambiano nel bicchiere, mischiando le carte in tavola e rendendo la bevuta quasi interattiva. Tuttavia, è una categoria, un’ipostasi, come lo sono i bianchi e i rossi o i rosé, con conseguente moltitudine di stili e caratteri.

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Paraschos

Friuli Venezia Giulia Paraschos Ribolla Gialla 2009, per esempio, conquista giĂ alla vista per il suo colore esattamente arancione brillante, solare e allegro. Ăˆ reso intenso al naso da tanti agrumi disidratati, pot-pourri di fiori di campo, miele di castagno e nocciola. Gustosa, leggermente salata, questa ribolla lascia un piacevolissimo retrogusto minerale, condito con frutta secca. Matura nelle grosse anfore di argilla di Creta, incerate con cera d’api del Collio per il tempo di cui ha bisogno. Stupendo. Meglio aprirlo qualche ora prima.

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Chateau Khashmi Georgia E un georgiano? Facciamo due! L’azienda si chiama Chateau Khashmi e si trova nella zona vitivinicola di Kakheti. Nonostante il nome altisonante, si tratta di una piccola azienda famigliare che fa vini ambrati seguendo la plurimillenaria tradizione del luogo. Rigorosamente qvevri, rigorosamente naturale, senza filtrazioni, chiarifiche o altro. Il primo vino in assaggio è Kisi 2017, dall’omonima uva autoctona. Colore paglierino dorato, snello di corpo, aromatico e beverino: un bicchiere tira l’altro. Un’altra storia è Rkatsiteli Vardo 2016, prodotto dal clone rosato di Rkatsiteli. Dorato con riflessi ramati, all’olfattiva seduce con i profumi di fichi secchi e di uva sultanina, nocciole e arancia candita. Seguono erbe aromatiche. Poi, camomilla e albicocca fresca. Come se andasse a ritroso, esibendo una bella complessità di aromi secondari, seguiti da primari. Potente al gusto, con una grande struttura e un lungo finale sapido. Trasversale. Bellissimo.

Lunarossa

Campania Il Fiano veste orange e sta bene! Il Quartara 2013 di Lunarossa fa una lunga macerazione sulle bucce all’interno delle quartare (anfore di terracotta) interrate nella cantina, poi fa affinamento in botti di rovere. Paglierino dorato alla vista, manifesta una notevole ricchezza olfattiva, fatta di spezie, di erbe aromatiche, di fiore di bergamotto, di miele e nuance minerali. Gran bel corpo, morbidi tannini e lunga persistenza. Ci si innamora.

Si potrebbe proseguire all’infinito ma bastano questi esempi per dire “assaggiateli”! Non fatevi condizionare dal primo tentativo che potrebbe non essere tra i più felici. Sia per le caratteristiche di un prodotto non ancora maturo, sia per la novità gustativa che il palato fatica ad apprezzare all’istante. È un po’ come con le ostriche: si è diffidenti e scettici all’inizio e poi... Amate le ostriche? 17


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Vino, dentifricio e spazzolino

VINO, DENTIFRICIO E SPAZZOLINO M

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i c h e l e

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c o g n a m i g l i o


Un brindisi alla salute della bocca.

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Vino, dentifricio e spazzolino

Un interessante studio a firma spagnola allunga ulteriormente la lista dei benefici del vino, dimostrando che alcuni polifenoli, presenti per lo più in quello rosso possono dimostrarsi validi alleati del benessere orale, prevenendo o riducendo l’insorgenza di malattie dentali e parodontali. Il sorriso smagliante è sempre più a rischio dal momento che le carie dentali (il disturbo più diffuso) sono estremamente comuni alle diverse latitudini e longitudini potendo interessare dal 60 al 90% della popolazione mondiale. Il cavo orale ospita diverse migliaia di specie microbiche che si nutrono dei residui di cibo che ingeriamo con una particolare predilezione per gli zuccheri producendo metaboliti acidi ad azione corrosiva sui tessuti duri del dente. Solo alcuni batteri spesso con la complicità di una cattiva igiene orale sono implicati nell’eziopatogenesi della carie. La più importante e conosciuta specie cariogena per l’uomo è Streptococcus mutans che rappresenta uno dei principali batteri coinvolti nel metabolismo del saccarosio (il comune zucchero da tavola) il più cariogeno, in quanto ridotto ad acido lattico. Il goloso batterio metabolizza anche altri zuccheri che tuttavia esibiscono minore cariogenicità. Tali batteri soci in affari dei dentisti quando vengono a trovarsi nelle condizioni di poter crescere indisturbati si riproducono attivamente e si uniscono a formare colonie, fino a formare aggregati sempre più complessi che danno origine al cosiddetto biofilm che aderisce tenacemente alla superficie dei denti e delle gengive. La risultante placca che si forma sui denti e l’acido continuamente prodotto dai batteri provoca la progressiva corrosione dello smalto dentario e le successive complicanze. Considerata la diffusione ed i costi delle carie dentarie,la ricerca è attivamente impegnata nella individuazione di particolari composti naturali che permettano di prevenire o quantomeno ridurre l’insorgenza del disturbo. Tra gli alimenti che si sono particolarmente distinti per una potenziale attività anti-carie vanno sicuramente ricordati l’uva rossa e il relativo vino. Precedenti ricerche avevano già dimostrato come i polifenoli contenuti nell’uva e nei relativi estratti potessero esercitare un energico effetto antibatterico, d’altra parte sappiamo che il ruolo delle sostanze fenoliche nelle specie vegetali è di tipo ecologico. Le piante infatti li producono essenzialmente come sistema di difesa per diverse specie microbiche inclusi batteri. Partendo da tali premesse, ricercatori spagnoli hanno testato gli effetti esercitati su alcuni batteri dichiarati nemici del sorriso da parte di 4 diversi tipi di soluzioni:vino rosso, vino rosso senza alcol (succo d’uva non fermentato), vino 20


rosso arricchito con estratto di semi (vinaccioli) e una soluzione

La cavità orale, a ben pensarci, rappresenta infatti il sito dell’or-

idroalcolica costituita da acqua con il 12% di alcol etilico. Dopo

ganismo che riceve per primo e nella maggior quantità possibile

aver allevato colture di tali batteri, i ricercatori hanno atteso che

i diversi polifenoli contenuti nel vino. I ricercatori hanno inoltre

creassero un biofilm e poi li hanno immersi nei diversi tipi di

scoperto che buona parte di queste azioni sono da ricondurre a

liquidi per confrontarne i relativi effetti. I risultati dello studio,

particolari polifenoli,le proantocianidine e ai metaboliti che si for-

pubblicati su un’autorevole rivista scientifica hanno mostrato in

mano a seguito dei processi di biotrasformazione ad opera della

maniera evidente che il vino rosso (con o senza alcol) e il vino

comunità microbica del cavo orale. I risultati dello studio confer-

addizionato con l’estratto di semi d’uva si sono rivelati assai effi-

mano ancora una volta che la definizione merceologica del vino

caci nel contrastare la crescita batterica e di ridurne la capacità di

quale semplice soluzione idroalcolica appare estremamente ridut-

attaccare ed aderire saldamente alle cellule bersaglio.

tiva considerata la sua effettiva complessità biochimica. Allo stesso

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Vino, dentifricio e spazzolino

tempo le evidenze antibatteriche del vino incoraggiano la produzione di rimedi a base di sostanze fenoliche per l’igiene orale efficaci nel prevenire le malattie dentali e gengivali, con ridotti o nulli effetti collaterali. Le proantocianidine specie quelle contenute nei vinaccioli sarebbero inoltre in grado di ridurre la proliferazione di cellule precancerose. Diversi studi in vitro hanno infatti dimostrato che tali sostanze promuoverebbero nei confronti di cellule infettate da papillomavirus (virus coinvolto anche nello sviluppo di alcuni tumori orali), sia un’azione citotossica diretta che una potente attività proapoptotica ovvero tesa a favorirne il… suicidio. Restando sempre in ambito odontoiatrico anche un corretto abbinamento tra vino e cibo può senz’altro essere d’aiuto. Ad esempio,abbinare al formaggio vino rosso può rivelarsi un ottima scelta non solo per il gusto ma anche per chi ha a cuore la salute e il candore del proprio sorriso. Il vino rosso infatti sembra favorire il fissaggio di calcio e fosfati, altamente biodisponibili nei formaggi ai nostri denti, garantendone la necessaria solidità, mentre è sconsigliabile associare vini bianchi un tantino più aggressivi per il più basso pH e quindi a maggiore acidità. La prevenzione più semplice, economica ed efficace delle patologie dentali e gengivali rimane quella che si attua con l’uso quotidiano e ripetuto di spazzolino e dentifricio. Partendo dalle conclusioni dello studio spagnolo che sembrano giustificare un uso anche esterno del vino, personalmente preferisco ricorrere a fine pasto ad un sorso di buon vino rosso anziché a un colluttorio. L’accortezza però dev’essere quella di fargli proseguire il suo percorso in discesa a “caccia” di eventuali patogeni posti ai piani più bassi.

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Nero d’America

NERO D’AMERICA C

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l a u d i o

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o n i f a z i


Breve storia di un emigrato di lusso.

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Nero d’America

Nel nord America sono piantati circa 12.140 ettari di Pinot Nero, che occupano nel complesso una superficie poco più grande di Manhattan, rappresentando il 6% della produzione a bacca nera dell’intero continente nordamericano. Di questo 6% solamente il 2% è dedicato alla produzione di vini rossi monovarietali, mentre il resto è impiegato in blend di altri rossi, o per la produzione di vini spumante. Nella West Coast si trova il più alto numero di vigneti; circa 10.000 ettari sono concentrati sulla costa occidentale e corrono lungo una striscia di terra non più larga di 50 chilometri, che si estende da Seattle, nello stato di Washington, fino a Santa Barbara in California. Lungo questa dorsale il Pinot Nero ha trovato la sua particolare zona di elezione nello stato dell’Oregon, dando vita a vini di una qualità per cui molti lo considerano oggi il terroir migliore dove il Pinot riesce ad esprimere se stesso dopo la Borgogna. Se 50 anni fa i Pinot restavano inascoltati dalla critica e da molti produttori, oggi le vigne della Willamette Valley, con la subregione di Dundee Hills producono vini che si collocano tra i più pregiati del mondo. L’affinità reciproca tra Oregon e Borgogna ha portato un certo numero di icone del vino della Borgogna ad avviare operazioni di investimento nello stato. Il movimento fu guidato dalla Maison Joseph Drouhin alla fine degli anni ‘80, quando fu fondato il Domaine Drouhin Oregon a Dundee Hills - proprio accanto a David Lett (importatore del Pinot Nero) nella sua Eyrie Vineyard. Nel 2013 e 2014, nomi prestigiosi come Louis Jadot, Liger-Belair e Meo-Camuzet si sono aggiunti alla lista, confermando senza ombra di dubbio che esiste davvero qualcosa n

David Lett

di unico in questa terra.

mentre battezza i suoi primi vitigni piantati

Dundee Hills è un AVA che ricade nella Willamette Valley, situata a 40 km a sud-ovest

nella Willamette Valley

di Portland.

nell’Oregon.

Il fiume Willamette attraversa la piccola città di Dundee sul bordo orientale delle colline. I vigneti sono piantati sui pendii rivolti a sud-est delle colline, ad altezze fino a 300 metri sul livello del mare che sono il risultato di flussi di lava e attività tettonica. Questi terreni sono profondi, drenanti e ricchi di ferro - tutte condizioni eccellenti per la viticoltura di vini qualitativamente superiori. 26


La mancanza di acqua nel terreno fa sì che le viti spingano le radici in profondità, in cerca

n

di idratazione; e lo stress causato da questa mancanza di acqua le costringerà a concentrarsi

Sotto, David Lett con due

sul frutto e non sulla crescita della vegetazione frondosa. I vini che ne derivano hanno

piante di Pinot Nero

I vigneti del Dundee-Hills.

sapori concentrati e buona struttura. La sua posizione è poi nell’entroterra, protetta dalle piogge e dai venti causati dall’oceano Pacifico. Fu dunque l’intuizione di David Lett a portare il Pinot Nero in Oregon; dopo una breve esperienza in Borgogna, Lett - conosciuto in seguito come Papa Pinot - decise di piantare il nobile vitigno in un territorio che su carta, a livello climatico assomigliasse il più possibile alla Borgogna. La sua produzione iniziale non riscosse molto successo: le sue prime 113 casse di vino le definì lui stesso acqua di sorgente e riuscì a venderle con estrema difficoltà. Col passare del tempo però la qualità migliorò notevolmente; solo 5 anni dopo - nel 1975 - i suoi vini vinsero ad una degustazione alla cieca tenutasi a Parigi, messi a confronto con i vini di Borgogna. Quel giorno fu decisivo per la produzione vitivinicola di un intero stato; la stampa internazionale puntò i riflettori sull’Oregon e sul Pinot, il quale entrò a pieno titolo in un’economia fondata prevalentemente dalla coltura di prugne, nocciole e ciliegie. 27


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Nero d’America

La vigna da cui tutto iniziò ebbe il nome di The Eyrie Vineayards; oggi l’azienda conta di più appezzamenti dove i vigneti sono allevati con un regime di agricoltura sostenibile: niente pesticidi, niente erbicidi o fungicidi. Le uve vengono colte in anticipo, per preservare freschezza e aromi. Una volta raccolte sono riposte in tini di plastica, prive di raspi, per iniziare la fermentazione (in realtà una piccola percentuale viene pressata con i grappoli ancora interi). L’uso dei lieviti selezionati serve a controllare aromi indesiderati, che a detta di Papa Pinot, sono piuttosto frequenti quando si usano lieviti naturali. Terminata la fermentazione si passa poi all’affinamento in botti esauste, basti pensare che n

Jason Picking

sono ancora impiegati legni del 1975. Non c’è motivo di condizionare il vino con il legno; la malolattica si svolge naturalmente e il vino matura per un periodo non inferiore ai 12 mesi; la riserva arriva a sostare anche fino a 24 mesi. Oggi l’azienda viene condotta dalla famiglia di David, il quale ha lasciato questo mondo nel 2008.

Il Williamette Valley 2014 ha un colore traslucido. Il naso inizia con un bouquet di ciliegia matura e purea di melograno, rincorse da accenti di sottobosco; seguono poi profumi intensi di amarena, lampone e funghi. Vino dalla struttura meravigliosa che ne proietta in avanti la capacità d’invecchiamento. L’Original Vines 2013 apre con un bouquet di ciliegia rossa, prugna secca, lampone rosso e salvia per terminare su note di foglie umide; tannino eccelso, sorso di buona freschezza e interminabile finale.

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n

The Eyrie Vineyards 935 NE 10th Avenue McMinnville, Oregon 97128 503-472-6315 888-472-5124 toll free decant@eyrievineyards.com

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L’eccellenza del made in Italy

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L’ECCELLENZA DEL

made in Italy C

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r i s t i n a

M

o r a s c h i n i


Architettura e Design degli spazi del vino.

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L’eccellenza del made in Italy

Dalle cantine vinicole alle enoteche, dai ristoranti ai wine bar

Non sempre però questi locali offrono una cornice degna al

fino ai saloni del vino e alle esposizioni tematiche, i luoghi in cui

Vino. Stereotipi e cliché a go-go hanno invaso questi luoghi, tra

incontrare il vino si moltiplicano e si differenziano sempre di più. Questi spazi hanno in comune l’essere cornice e luogo di fruizione del vino e attraversano

botti e tappi di sughero declinati in ogni modo possibile. Non mancano naturalmente i casi in cui il design e l’architettura si esprimono al meglio, e allora

nel tempo mode e tendenze.

troviamo locali nei quali il disegno degli

Il Vino, il Design e l’Architettura,

spazi per la convivialità e il consumo,

sono simboli indiscussi del Made in

la scelta degli arredi e l’attenzione per

Italy nel mondo e, se è vero che par-

i fattori illuminanti e acustici creano

lare di vino vuol dire passione, storia,

ambienti ideali perché vi si possano

tradizione e convivialità, possiamo

trascorrere momenti dedicati al pia-

anche senz’altro affermare che il vino

cere, al ritrovarsi, alla convivialità; il

è in fondo un’opera dell’arte dell’uomo, che ne plasma la materia (l’uva) con la propria creatività e il proprio ingegno. La Cultura italiana nel mondo è sempre stata identificata

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rito insomma del bere in buona compagnia un buon bicchiere di vino, in uno spazio che ci accoglie e ci fa star bene. Sul tema degli spazi del vino un focus particolare merita

con l’arte, lo stile, la tradizione, ma non sempre le nostre mi-

la progettazione delle cantine vinicole. Da qualche tempo al-

gliori espressioni italiche si sono trovate a braccetto; oggi s’im-

cuni “illuminati” viticoltori hanno voluto affidare la progetta-

pone più che mai la necessità di creare uno stretto sodalizio tra

zione delle proprie sedi e cantine alla matita di architetti che

le nostre migliori tradizioni, per traghettare al meglio i prodotti

si sono così cimentati in interventi in cui lo spirito del terroir

italiani nel resto del mondo.

incontra il genius loci.

Le nostre città pullulano di locali in cui, fortunatamente, è

La cantina, infatti, rappresenta sostanzialmente l’elemento di

diventata consuetudine bere in compagnia un buon bicchiere di

identità dell’azienda vinicola, per tale motivo si è rivolta sempre

vino, magari all’ora dell’aperitivo e del dopocena. I centri storici,

di più l’attenzione alla progettazione di architetture in grado di

in particolar modo, sono disseminati di wine bar, enoteche e

rappresentare il prodotto, migliorandone nel contempo le pre-

vinerie che propongono il vino ad avventori italiani e stranieri.

stazioni dal punto di vista dell’efficienza energetica e produttiva.


Uno fra i piÚ noti esempi di connubio tra vino e architettura è quello della Cantina

n

Cantina Antinori

Antinori nel progetto dello studio Archea Associati; una cantina ipogea, completamente integrata nel paesaggio del Chianti, che contiene al suo interno, oltre agli spazi per la produzione e lo stoccaggio del vino, un museo, un auditorium e sale per la degustazione. Il tutto realizzato con materiali (terracotta, ferro corten e vetro) e tecnologie legate alla tradizione, a suggellare l’intenzione progettuale della continuità strettissima con il territorio circostante.

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n

Cantina Rocca di Frassinello

L’eccellenza del made in Italy

L’esempio della cantina Antinori non è il solo nel panorama dell’Architettura del vino in Italia. Renzo Piano ha firmato il progetto della Cantina Rocca di Frassinello a Gavorrano, in provincia di Grosseto: una cantina parzialmente interrata nella roccia maremmana che ospita la barricaia, con una grande piazza a cielo aperto sovrastante. Altro esempio emblematico e suggestivo è quello della Cantina della Tenuta Castelbuono in Umbria, in cui la famiglia Lunelli ha potuto avvalersi del lavoro dello scultore Arnaldo Pomodoro; un’opera simbolica quella progettata da Pomodoro che ha realizzato un “carapace”, diventato il tempio del Sagrantino di Montefalco. Un guscio ricoperto di rame che racchiude in sé arte, natura e vino in continuo dialogo tra di loro, in un’opera che lo stesso progettista ha definito “la prima scultura al mondo in cui si lavora”.

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In questi e molti altri casi, l’incontro tra archistar e winestar ha sicuramente prodot-

n

Tenuta Castelbuono

to esempi mirabili di architettura per il vino, realizzando talvolta dei veri e propri templi, perfettamente integrati con il territorio. In conclusione, archistar a parte, girovagando nel nostro territorio, ci si imbatte spesso in realtà in cui è evidente che siamo ancora ben lontani da quel connubio necessario tra il prodotto vino e la sua cornice, a valorizzarne l’impatto e l’immagine. Le degustazioni e le visite alle aziende vinicole (basti pensare ai tanti tour enogastronomici nelle nostre belle zone vinicole che appassionano turisti provenienti da tutto il mondo) potrebbero offrire esattamente ciò che ci distingue nel mondo: Vino, Design, Architettura, Tradizione. Ben vengano quindi concorsi, seminari e dibattiti in cui porre al centro la diffusione della cultura del vino e del progetto degli spazi del vino. 35


Summa 2018

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SUMMA

2018 R

a f f a e l e

F

i s c h e t t i

L’essenza di una manifestazione a misura d’uomo

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n

La famiglia Lageder

Summa 2018

“Devo premettere che, inizialmente, avevamo battezzato l’evento con il nome di Vinal, con l’intento di creare un collegamento tra Vinitaly e Alois Lageder. In seguito, e per diversi anni, la manifestazione è stata chiamata Quintett, poiché eravamo partiti dall’idea di invitare alla nostra Tenuta cinque vignaioli da altrettante zone di produzione diverse. In realtà, nelle edizioni successive, questi cinque ospiti iniziali sono diventati sempre di più, così com’è aumentato costantemente il numero dei visitatori professionali e dei giornalisti provenienti da tutto il mondo, a riprova della crescita e del carisma di cui gode quest’evento. Nel 2004 pensammo che fosse giunto il momento di trovare un nome nuovo per la nostra manifestazione, e come sovente accade, fu un caso fortuito a suggerircelo: una sera, mia moglie Veronika ed io, entrambi appassionati di musica contemporanea, eravamo immersi nelle note del compositore estone Arvo Pärt e stavamo rimuginando proprio sul nuovo nome da dare all’evento. Quando lei, per combinazione, consultò la custodia del CD per leggere il titolo del brano che stavamo ascoltando, trovò scritto “Summa for Strings”. Ci guardammo negli occhi e fu chiaro ad entrambi che avevamo finalmente trovato il nome giusto.

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Il termine “SUMMA” deriva dal latino e significa “somma“ o “totalità“. Lo si può interpretare in due accezioni diverse: da un lato in senso enciclopedico, ossia come qualcosa che abbraccia tutto lo scibile e l’esistente, ma dall’altra anche nel senso di coglierne e sintetizzarne gli aspetti essenziali. Personalmente propendo per la seconda, quindi per il significato di “essenza“, e proprio questo mi ha convinto a scegliere quel termine. Il nostro obiettivo comune, infatti, è di far incontrare i vignaioli migliori puntando alla varietà, ma anche all’essenzialità, facendo emergere in questo modo le sfaccettature più salienti e le eccellenze della produzione vinicola europea”. Queste le parole di Alois Lageder sulla sua manifestazione. Si è tenuta così dal 14 al 15 aprile SUMMA 2018, l’appuntamento annuale organizzato a Magré presso le aziende di proprietà Lageder Casòn Hirschprunn & Tòr Löwengang. Anche quest’anno la manifestazione ha confermato la volontà di allontanarsi dal concetto di fiera del vino per offrire invece a operatori del settore, a stampa internazionale, agli stessi partner – inclusi i produttori – e, fino ad esaurimento biglietti, anche a privati appassionati e wine lover, uno scenario importante di condivisione e di viticoltura sostenibile e vivibile, in un’atmosfera familiare e accogliente. La kermesse altoatesina ha ricevuto oltre ottanta vignaioli provenienti da diverse parti del mondo, uniti dal fil rouge della produzione sostenibile di alta. 39


Summa 2018

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n

Weingut Tenuta Alois Lageder Grafengasse 9 I-39040 Margreid Tel. +39 0471 809 500 Fax +39 0471 809 550 tenuta@aloislageder.eu www.aloislageder.eu

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Le parole chiave della ventunesima edizione sono state sperimentazione e innovazione, temi trattati in occasione di wine tasting molto particolari, un po’ “fuori dagli schemi”, come “We are not ready yet”, dedicati alle componenti del vino e alle prove di botte. Un argomento molto caro ad Alois Clemens Lageder, che da quando è entrato in azienda, pochi anni fa, porta avanti con passione un lavoro di ricerca e sperimentazione in vigna e in cantina: “Per noi è importante fare tesoro delle opinioni di esperti e professionisti del settore e capire con loro come piccole percentuali di una certa componente possano cambiare completamente un vino” dichiara il giovane Lageder “scoprire come influisce un suolo calcareo o suolo vulcanico su un determinato vitigno, capire se sia possibile piantare e utilizzare uve della tradizione abbandonate o dimenticate e in che modo una piccola quantità d’uva trattata in modo differente in vinificazione può cambiare la struttura del vino finale. L’unico modo per scoprirlo è ‘smontare’ e studiare il vino nelle sue componenti”. E sperimentare a volte significa sbagliare. Da qui la degustazione “Oops! Error. Wine mistakes”: in cantina non sempre c’è l’happy ending, ma sbagliare significa ripartire e tentare nuove strade. E ancora, i tasting “Hidden Treasures”, tesori della tradizione enoica dimenticati e recentemente riemersi, portavoce del proprio territorio d’origine che forse torneranno alla ribalta. Anche nel 2018 Summa - certificato Green Event dall’Agenzia Provinciale per l’Ambiente - conferma il sostegno alla Casa della Solidarietà di Bressanone - che da anni accoglie e assiste persone bisognose. 41


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a v i d e

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A zonzo in alta quota

a r i a

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o ns o l a r o


Da Tenerife un altro racconto del nostro corrispondente.

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A zonzo in alta quota

Spostandoci da Santa Cruz de Tenerife verso sud, lambendo la costa orientale dell’isola “tinerfiña”, incontriamo vigneti tra i più alti d’Europa e d’Africa, parliamo di vigne posizionate tra i 1200 fino a 1700 (!) metri, adagiati su altopiani vulcanici fertili e argillosi adatti soprattutto alla coltivazione di uve bianche. Qui d’inverno nevica, mentre in primavera la nebbia si deposita sulle alture, favorendo quindi l’idratazione e le escursioni termiche. La zona vitivinícola che si snoda da Fasnia, Arico, Vilaflor, Granadilla de Abona fino a San Miguel, Arona e Adeje con colline “pie’ de mar” dai trecento ai quasi duemila metri rientra nella Denominazione di Origine D.O. de Abona. Istituita nel 1995, questa denominazione comprende circa 1200 ettari di vigne gestite da 1250 viticoltori e circa 20 cantine, per una produzione complessiva di circa due milioni di kg di uva ogni anno. Una tradizione vitivinicola che risale addirittura al Settecento, ad esempio a Vilaflor si possono visitare aziende tuttora a pieno regime che contano generazioni di storia alle spalle, cantine in perfetto stato di conservazione e musei all’aperto sulla cultura del vino. La modernizzazione in queste zone ha preso il via nei primi anni Cinquanta grazie alla presenza di alcune cooperative vitivinicole dalle produzioni qualitativamente eccellenti.

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n

Vedute dei vigneti di Abona

e di un antico torchio.

A zonzo in alta quota

Il 60% della produzione attuale è rappresentato dalle uve bianche, tra cui primeggiano sia per qualità sia per quantità il Listan Bianco e la Malvasia Aromatica. Questi due “blancos” nelle tipologie “secos, semi-secos y dulces” esprimono una mineralità vellutata e leggera con un perfetto rapporto acidità-zuccheri favorendo abbinamenti versatili e armoniosi. lasciandoci un finale fresco, elegante, quasi complesso con note floreali e di frutta tropicale che ci invitano al riassaggio “placentero”. Altre varietà bianche di pregio sono il Vijariego, il Moscatel, il Gual, il Bermejeulo, il Sabro che donano ai vini note di frutta tropicale come maracuyà, mango, gelsomino, fiori di arancio, frutta secca, mandorle. La vocazione “por los vinos blancos” ha portato alla recente produzione di vini spumanti da vigneti posti a 1200 metri applicando per la spumantizzazione il Metodo Classico con seconda fermentazione in bottiglia per 12 mesi senza alcuna aggiunta di zuccheri. Spumanti Bianchi e Rosati dal perlage impeccabile, aromi fruttati e minerali fusi in un elegante finale. Tra i Rossi il panorama presenta molteplici varietà autoctone come il Listan Negro, la Tintilla, il Baboso e Vijariego Negro e le uve “forestiere” come Syrah, Merlot, Pinot Noir e Cabernet Sauvignon. Le produzioni “de los tintos” riguardano sia i monovarietali sia i blend con vinificazione e maturazione in barrique francesi o americane, con un’intensità aromatica minerale sempre equilibrata, tannini nobili, note di frutta rossa, spezie ben integrate con gli aromi tostati. Sono vini freschi che ben si abbinano ai piatti tipici locali, soprattutto con il formaggio, il pesce e la tipica porchetta di maialino nero delle Canarie, animaletti allo stato brado con i quali non è raro imbattersi se si va in gita in qualche azienda di montagna. Chin Pum ¡!

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A proposito di Pinot Nero

A proposito di PINOT NERO M

i c h e l e

B

i s c a r d i

In Friuli Venezia Giulia nasce l’associazione del Pinot Nero.

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A proposito di Pinot Nero

Un vitigno aristocratico e difficile da interpretare; è, per molti, sinonimo di vino di grande classe ed è l’uva a bacca nera più usata nella produzione di spumanti fra cui lo Champagne. La sua origine è indubitabilmente radicata in Borgogna, dove è alla base dei più grandi e famosi vini della zona. È diventato un vitigno internazionale con peculiarità ben distinte, condizionate dall’aspetto climatico, dalla zona in cui vegeta e dalle tradizioni enologiche basate anchesulle differenze del territorio e da metodologie di vinificazione. È noto pure come: “Borgogna nero” o “Blauburgunder” nelle province di Trento e Bolzano e in genere nei Paesi di lingua tedesca. In Italia è prodotto in quasi tutte le regioni è particolarmente diffuso in Trentino Alto Adige. Si riconosce per un colore rosso, mai troppo marcato, da profumi caratteristici di piccoli frutti rossi (ribes, mora, lampone), con un gusto morbido e vellutato; l’affinamento in legni, poi, ne esalta le potenzialità. In Friuli Venezia Giulia, nota regione bianchista,diversi produttori, lo proponeritenendolo una “nuova e affascinante espressione”. Appunto per questa “nuova e affascinante espressione” si è costituita un’Associazione che raggruppa una rete d’impresa “Pinot Nero FVG”. L’Associazione,nata da poco più di un anno, riunisce nove aziende ecrede fermamente nel progetto pinot nero, quale simbolo di una produzione d’eccellenza. L’obiettivo primario è esaltare le caratteristiche del territorio, dando valore, in particolar modo, alle sottozone dalle quali provengono espressioni di Pinot Nero diversissime fra loro.

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Mi diceva tempo fa il Presidente dell’Associazione, Fabrizio Gallo: «…Siamo una regione bianchista per eccellenza, eppure siamo convinti che il Pinot Nero possa essere una fra le più alte espressioni della nostra qualità. Il nostro comune denominatore è la volontà di far crescere la notorietà del Pinot Nero spiegando, con l’esempio dei nostri vini, perché proprio in questa regione il vitigno assume caratteristiche inimitabili, Il Pinot Nero è un’uva della quale ci si innamora con un colpo di fulmine; il suo carattere complesso, però, non è poi semplice da gestire! Il Pinot Nero richiede moltissime attenzioni soprattutto durante la fase estrattiva del colore e degli aromi. Siamo convinti che questo vino così diverso secondo la zona di nascita possa dimostrare la straordinaria capacità produttiva della nostra terra». Concordo in pieno e aggiungo, è vero che il Friuli Venezia Giulia è una terra di grandi bianchi ma, a prescindere dal Pinot Nero, è terra di grandi vini rossi provenienti anche da vitigni internazionali. Ci sono dei Merlot fantastici e dei Cabernet che competono a testa alta con altri simili più blasonati. In bocca al lupo Presidente, siamo convinti che sia un bel progetto da condividere e promuovere.

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Stabile l’Export del Vino Italiano

Stabile l’Export del Vino Italiano La nota dell’Italian Wine & Food Institute sul mercato USA nel Primo Trimestre dell’Anno.

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New York, 8 maggio - Mantiene complessivamente le sue posizio-

Francia e Nuova Zelanda in quantità e da Francia, N. Zelanda,

ni l’export vinicolo italiano verso gli USA che, secondo quanto reso

Australia e Cile in valore.

oggi noto dall’Italian Wine & Food Institute, nel primo trimestre

Le importazioni dall’Australia sono risultate pari a 442.720 etto-

dell’anno, ha fatto registrare una diminuzione del 1% in quantità e

litri per un valore di $ 85.796.000 contro i 569.820 ettolitri, per

un incremento del 11,3% in valore, contro un incremento del 1,3%

un valore di $ 97.019.000, del corrispondente periodo dell’anno

in quantità e del 1,5% in valore del corrispondente periodo del 2017.

scorso con un riduzione del 22,3% in quantità e del 11,5% in

L’andamento delle esportazioni ita-

valore. Le importazioni dal Cile sono

liane è in linea, secondo il presidente

passate da 405.340 ettolitri, per un

dell’Italian Wine & Food Institute,

valore di $ 74.693.000, del primo

Lucio Caputo, con quello complessi-

trimestre del 2017 a 405.500 etto-

vo del mercato di importazione ame-

litri, per un valore di $ 71.519.000,

ricano che nei primi tre mesi dell’an-

del trimestre in corso, con una ridu-

no ha fatto registrare una diminuzione

zione in valore del 4,2%. Le impor-

del 4,4% in quantità ed un incremen-

tazioni dalla Francia, sempre secon-

to del 11,1% in valore contro un in-

do la nota dell’IWFI, sono passate

cremento del 10% in quantità e del

291.600 ettolitri, per un valore di $

7,3% in valore del corrispondente pe-

243.709.000, del primo trimestre del

riodo dello scorso anno.

2017 a 333.810 ettolitri, per un valo-

Complessivamente, l’Italia è passata dai 600.920 ettolitri, per

re di $ 308.450.000, del primo trimestre dell’anno in corso con un

un valore di $ 306.309.000, del primo trimestre del 2017, ai

aumento del 14,5% in quantità e del 26,5% in valore.

594.850 ettolitri, per un valore di $ 341.227.000, del primo

Le importazioni dalla Nuova Zelanda sono passate da 186.180

trimestre dell’anno in corso.

ettolitri, per un valore di $ 99.561.000, del primo trimestre del

La quota di mercato dei vini importati dall’Italia è risultata pari

2017, a 233.810 ettolitri, per un valore di $131.142.000 del

al 24,9% in quantità e al 30,5% in valore (contro il 24,1%

primo trimestre dell’anno in corso con un aumento del 25,6%

in quantità e il 30,4% in valore del corrispondente periodo

in quantità e del 31,7% in valore. Le importazioni dall’Argentina

del 2017) mentre si è mantenuto stabile il prezzo medio dei

sono passate da 180.350 ettolitri, per un valore di $66.533.000

vini italiani imbottigliati pari a $ 5,90 al litro contro i $ 3,11

del primo trimestre del 2017, a 121.670 ettolitri, per un valore

dell’Australia e i $ 9,43 della Francia.

di $58.656.000 del primo trimestre dell’anno in corso con un

Le importazioni complessive statunitensi, sono ammontate a

decremento del 32,5% in quantità e del 11,8% in valore.

2.384.100 ettolitri, per un valore di $1.118.764.000, contro

Positivo infine, sempre secondo la nota dell’Italian Wine & Food

i 2.493.190 ettolitri, per un valore di $1.006.745.000, del

Institute, l’andamento delle esportazioni degli spumanti italiani che

corrispondente trimestre del 2017. Sostanziali diminuzioni si sono

sono passate da 145.810 ettolitri, per un valore di $74.569.000,

invece verificate nelle importazioni dall’Australia e dall’Argentina

del primo trimestre del 2017, a 167.150 ettolitri, per un valore

che hanno subito pesanti contrazioni nelle loro esportazioni di vini

di $ 95.846.000, del primo trimestre dell’anno in corso, con un

non imbottigliati (rispettivamente -35,4% e -80,4%).

aumento del 14,6% in quantità e del 28,5% in valore. La quota

La classifica dei principali fornitori del mercato americano vede

di mercato degli spumanti importati dall’Italia è risultata pari al

in testa, nel periodo in esame, l’Italia seguita da Australia, Cile,

61,7% in quantità e al 42,6% in valore. 53


Bibenda 71 duemiladiciotto

La poesia di Emma

LA POESIA DI Emma. Giovani poeti per il concorso di poesia dialettale.

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Ha avuto luogo lo scorso aprile la premiazione dei partecipanti alla Venticinquesima Edizione del Concorso di Poesia Romanesca intitolato al Poeta Giuseppe Gioacchino Belli. La cerimonia si è svolta nella solenne cornice della Protomoteca del Campidoglio. Il Concorso, promosso dall’IC Istituto Comprensivo Parco della Vittoria e dall’Associazione Noi del Belli, era riservato a tutti gli alunni di quinta elementare e delle scuole medie romane e della provincia. Vincitrice del primo premio assoluto la poesia “Er cervello co’ le ali”, scritta da Aurora, 10 anni, per descrivere la dislessia, una neurodiversità di cui ancora non si conosce tutto. Inizia così: “Er mio nome è dislessia, ma non so’ una malattia…”. Ci fa piacere dare spazio a queste notizie e ancor di più siamo orgogliosi di sottolineare come sia stata premiata per la sua poesia anche Emma Fedele, studentessa di quinta elementare dal pedigree di razza (è la primogenita della nostra Federica Gaucci che molti conoscono per il suo importante ruolo in Fondazione Italiana Sommelier). Tornando a Emma, la nostra giovane e brillante poetessa oltre alla sensibilità artistica mostra una grande predisposizione per la degustazione, è infatti assidua e attenta frequentatrice del corso sui formaggi ed è già sommelier (dell’olio, per ora), ma la aspettiamo dopo il suo 16° compleanno al corso per sommelier del vino. Complimenti Emma! 55


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La poesia di Emma


n

In ordine da sinistra: la poesia di Emma viene

declamata da un’attrice di prosa. Le due poetesse premiate Aurora ed Emma. Emma con le maestre. Emma ritira il premio. Emma riceve i complimenti dal fratellino Valerio.

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Bibenda 71 duemiladiciotto

La colonna sonora dello Champagne

LA COLONNA SONORA DELLO

Champagne L

u c a

B

u s c a

Non significa nulla se non ha quello swing.

It doesn’t mean a thing if you ain’t got that swing (Duke Ellington – 1931, testo di Irving Mills). C’era una volta un monaco benedettino astemio che nel 1668, all’età di trent’anni, raggiunse l’Abbazia di Saint-Pierre d’Hautvillers per essere nominato cellérier, cioè responsabile della dispensa e della cantina. Agronomo ed enologo, si trovò presto a combattere contro le rifermentazioni involontarie che ripartivano in bottiglia una volta passati i rigidi inverni della Champagne. Abbassò le rese in vigna, vinificò separatamente i vitigni e soprattutto studiò il metodo per controllare e rendere piacevoli le rifermentazioni in bottiglia. Morì nel 1715, totalmente ignaro delle conseguenze che i suoi esperimenti avrebbero avuto nella Weltanschauung occidentale, nonché delle polemiche che circonderanno il riconoscimento della sua primogenitura sul “Méthode Champenoise.

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59


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60

La colonna sonora dello Champagne

In ogni caso dovrà trascorrere un secolo prima che il vino così

colonie di entrambi i fronti e, dal 1917, gli Stati Uniti, tarperà le ali

prodotto acquisisca un aspetto degno della sua attuale fama. Si

a tutte le fasce del prospero mercato del vino. Come se non bastasse

deve, infatti, a Barbe-Nicole Ponsardin, meglio nota come Veuve

nel 1917 la rivoluzione russa annientò l’intera famiglia Romanov

Clicquot, la prima tavola da remuage, grazie alla quale, dal 1816, lo

e con i seguenti anni di guerra civile anche tutti gli ordini di

Champagne perse i lieviti esausti conquistando limpidezza e finezza.

Champagne. Gli americani non furono da meno e, nel 1919 con il

Ad una seconda vedova, Madame Louise Pommery, venne poi

Volstead Act, promulgarono il XVIII emendamento alla costituzione

attribuito il merito di aver inventato

che diede il via al proibizionismo.

lo Champagne “brutale”, privato di

Il provvedimento rimase in vigore

quel residuo zuccherino che lo rendeva

fino al 1933 e chiuse le porte al vino

morbido e delicato. Il Brut fece la sua

francese, che perse così i suoi due

prima apparizione con il millesimato

mercati principali. Per fortuna buona

1874 della famosa Maison che di

parte del mondo, nell’euforia della

Madame Louise porta ancora oggi

fine della guerra si tuffò nei “ruggenti

il nome. Siamo alle porte della Belle

anni venti”, o années folles, il cui

Epoque, tutto andava per il meglio,

dinamismo culturale e la voglia di

la scienza e la tecnica sconvolgevano il

divertirsi erano in piena armonia con

mondo quotidianamente. Il progresso

le sensazioni effervescenti del vino più

fulmineo migliorava le condizioni di

nordico della Francia. Nel frattempo

vita delle classi agiate, che avevano bisogno di un vino adeguato

Pierre-Gabriel Chandon, marito di Adélaïde Moët e socio del

a festeggiare la spumeggiante voglia di vivere. Lo Champagne

suocero Jean-Rémy Moët, acquisì, nel 1829, i resti dell’Abbazia di

conquistò il mondo, dalla corte dello Zar di Russia all’alta borghesia

Saint-Pierre d’Hautvillers, andata distrutta durante la Rivoluzione

americana, passando ovviamente per il centro dell’euforia e della

Francese. La chiesa fu ristrutturata e la tomba di Dom Pierre

frivolezza che caratterizzarono la cultura del periodo: Parigi.

Perignon venne messa in risalto, di fianco a quella del suo amico e

Nacquero così, prima della fine del secolo, le “cuvée prestige” richieste

fido collaboratore Dom Tierry Ruinart, celebrando così l’inventore

dalle fasce più ricche che componevano il vasto mercato delle

dello Champagne. Poiché erano passati poco più di cento anni, il

“bollicine. La prima vide la luce nel 1872 grazie a Louis Roederer

fatto sembrerebbe confutare le polemiche che vogliono attribuirne

II che avviò la produzione di uno Champagne in esclusiva per lo

il merito al caso o ai mercanti inglesi. In ogni caso trascorso un

Zar di Russia, il quale preoccupato per possibili attentati, chiese

altro secolo, mentre la Grande Depressione del 1929 calava la sua

esplicitamente un prodotto in bottiglie trasparenti che consentissero

scure sui progetti di sviluppo di nuovi prodotti per rilanciare il

di controllarne il contenuto, fornendo così l’ispirazione per il nome

mercato internazionale dello Champagne, Robert-Jean de Vogüé,

della cuvée: Cristall. Nel 1902 il maestro vetraio Emile Gallé dipinse

aristocratico e marito di Ghislaine d’Eudeville, ereditiera della Moët

con anemoni giapponesi alcune magnum della cuvée della Maison

& Chandon, come presidente dell’azienda ebbe l’intuizione di creare

Perrier-Jouët, che, però recuperò solo nel 1969 la grafica per dare

una cuvée esclusiva. Scelse una delle migliori annate, la 1921, dalle

valore alla propria cuvée de prestige che chiamò Belle Epoque per

riserve di famiglia, la imbottigliò e tributò il secondo e definitivo

rinverdire i fasti del periodo. Il sogno del progresso e del benessere

omaggio al cellario che diede il via a questa favola. Fino al 1936

perpetuo svanì, però, il 28 luglio del 1914 allo scoppio della Grande

l’esperimento però rimase fra le mura domestiche e, solo dall’annata

Guerra, che, coinvolgendo tutta l’Europa, l’Impero Ottomano, le

1947, la Maison commercializzò il prodotto, strutturando tutti


i processi agronomici ed enologici appositamente per la creazione

nel mondo, gli anni trenta si chiudono in modo ancor peggiore

della propria cuvée de prestige. Il blend era ed è ancora limitato a

del precedente decennio con l’inizio della II guerra mondiale. La

due uve, lo Chardonnay e il Pinot Noir, provenienti da vigne grand

Champagne fu prima occupata dai nazisti e in seguito pesantemente

cru, fatta eccezione per un piccolo quantitativo di Pinot premier cru

bombardata dagli alleati. A conferma del fatto che questo vino non

che ha origine nel vigneto dell’Abbazia di Saint-Pierre d’Hautvillers,

è cosa da uomini, fu una quarta vedova, Elizabeth Law de Lauriston

per tributare un ulteriore omaggio al Monaco benedettino. Anche la

Boubers, meglio nota come Lily Bollinger, a distinguersi nella

bottiglia, creata all’uopo, rappresenta una dedica all’Argonne, usata

protezione del patrimonio vitivinicolo della regione e al rilancio delle

da Dom Pierre Perignon per limitare, con il suo peso di 690 grammi,

bollicine francesi. Suo è il celebre aforisma che tanto ha contribuito

le esplosioni causate dalla seconda fermentazione. A testimoniare la

al successo esponenziale che lo Champagne ha avuto dal dopoguerra

voglia di uscire dalla “Depressione”, nello stesso periodo, esattamente

ad oggi: “Bevo Champagne quando sono felice e quando sono triste.

nel 1932, la vedova di Louis Orly-Roederer, Camille, prese le redini

A volte lo bevo quando sono sola. Ma quando sono in compagnia

dell’omonima azienda, duramente provata dal crollo del mercato

lo considero indispensabile. Mi ci diverto quando non ho fame e lo

russo e dalla crisi del 1929, risollevandone le sorti con ricevimenti

bevo quando ne ho. Altrimenti non lo tocco… a meno che non abbia

nel proprio palazzo di Reims e con la riedizione del Cristall, prodotto

sete.” Da allora la crescita di questo prodotto è stata esponenziale

precedentemente in esclusiva per lo Zar. Nonostante gli sforzi delle

portando questo vino alla completa identificazione con la qualità, la

Maison dello Champagne per rilanciare l’immagine del proprio vino

voglia di vivere, la festa e la sensualità.

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Bibenda 71 duemiladiciotto

La colonna sonora dello Champagne

L’epopea dello Champagne ha, inevitabilmente, una propria colonna sonora che, prodotta dagli stessi contesti che hanno guidato il suo successo, ne è parte integrante. Questo percorso comune ebbe inizio con la “cultura del divertimento” che caratterizzò la Belle Epoque. Le nuove scoperte tecnologiche, come la corrente elettrica, l’aumento demografico, lo sviluppo della rete ferroviaria, dei trasporti marini con i transatlantici come il Titanic e dei primi voli aerei, le scoperte mediche che ridussero notevolmente epidemie e mortalità infantile provocarono una vera e propria esplosione culturale con impressionismo e art nouveau nelle arti figurative e l’invenzione di nuove forme di intrattenimento come il cabaret e il cinema. La musica “colta” si indirizzò verso le sperimentazioni di Debussy e dell’impressionismo musicale, mentre quella popolare generò il “Cancan” sulle cui note si scatenavano le ballerine del Moulin Rouge, creato nel 1870 sulle ceneri del Moulin de la Galette. La poesia, sull’onda del lavoro iniziato da Charles Baudelaire, conquistò con Arthur Rimbaud la libertà dei versi in prosa. Lo stile di vita bohemien dei giovani artisti si era ormai radicato, e non solo a Parigi. Le

commistioni tra le diverse forme di espressione erano all’ordine del giorno, tanto che un artista del calibro di Henri de Toulouse Lautrec, cercando ispirazione tra Pigalle e Montmartre, divenne assiduo frequentatore e collaboratore del Moulin Rouge curandone spesso la promozione. Cosa questa che, ovviamente, fece anche per alcune Maison di Champagne. Fu poi in onore della ballerina Louise Weber, detta la Golosa, che Toulouse Lautrec dipinse il famoso manifesto “La Goulue”. Il ritmo incalzante del Cancan e l’effervescenza dello Champagne diventarono il leitmotiv del frenetico stile di vita dell’epoca, molto ben rivisitato in versione onirica e surreale da Baz Luhrmann nel film musical Moulin Rouge! del 2001, da cui è tratta l’extended version di “Because We Can” di Fat Boy Slim. 62


In realtà il Cancan era musica per operette di cui Jacques Offenbach fu sicuramente il rappresentante più prolifico e rappresentativo. Il suo più celebre movimento resta sicuramente “Galop infernal”, nell’operetta “Orfeo all’inferno” del 1858.

La Grande Guerra interrompe questa escalation culturale ed economica dando tempo, però, alla musica di evolversi enormemente oltre oceano. All’inizio degli anni venti il processo era completamente avviato: era nato il Jazz. Il Proibizionismo non riuscì ad impedire il diffondersi di locali come il Cotton Club, a New York nel cuore di Harlem, in cui un pubblico di bianchi godeva della musica dei neri. Gli speakeasy continuavano a vendere alcol e lo Champagne trovò strade alternative, seppur limitate, quali le farmacie per essere importato come medicinale negli Stati Uniti. Avviati sull’onda delle orchestrine di New Orleans, i “Roaring Twenties”, si conclusero con la nascita delle Big Band e dello Swing. Il termine traducibile letteralmente con “dondolio ritmato”, assunse in breve tempo un significato proprio che si identificava con un particolare modo di fare musica. Duke Ellington, uno dei massimi esponenti del genere ne spiego così il significato: “Swing, non si spiega si esprime”. Il suo brano più famoso è “It doesn’t mean a thing if you ain’t got that swing” del 1931 che rappresenterà uno degli standard dello Swing e del Jazz. Qui nella versione cantata da Ella Fitzgerald.

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Bibenda 71 duemiladiciotto

La colonna sonora dello Champagne

Mentre Duke Ellington mieteva successi a New York, Count Basie trionfava a Kansas City. La Grande Depressione rallentò il cammino della nuova musica che si affermerà definitivamente negli anni ’30 insieme al trionfale ritorno dello Champagne sulla scena notturna americana. La lezione delle Big Band, vere e proprie orchestre, venne recepita da musicisti bianchi come Glenn Miller e Benny Goodman conquistando così un pubblico più vasto. Lo Swing si fonda su un ritmo serrato, in quattro quarti e otto battute, che lo rendono ideale per danze sfrenate, grazie alle quali diventerà la musica di riferimento di tutti i locali danzanti dell’epoca e colonna sonora di film memorabili. Già negli anni venti nacque il charleston sulle note dell’orchestra di Cab Calloway con “Happy Feat” e reso memorabile a Parigi da uno dei primi topless della storia della rivista, quello di Josephine Backer. Segue negli anni trenta il Collegiate Shag, che prende il nome dalla sua diffusione tra gli studenti del college, venne immortalato dalla Disney nel cartoon “Make Mine Music” sulle note di “All the Cats Join In” di Benny Goodman. Nel frattempo in California si afferma il Balboa che abbina passi del Foxtrot, del Charleston e della Rumba Cubana alla musica swing. Ma il re di tutti i balli swing è il Lindi Hop che raggiunge il parossismo acrobatico degli Harlem Congeroos nelle scene del film Helzapoppin sulla musica di Slim Gaillard & Slam Stewart.

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Il cinema, ovviamente, non poteva rimanere immune dalla

fondamentale perché, esattamente come per la musica, “non

“Swing Fever”, gli anni trenta, infatti, furono quelli in cui Fred

sa di nulla se non ha quello swing”. Quando il vino possiede

Astaire e Ginger Rogers volteggiavano e “tippettavano” a ritmo

lo Swing ha non ha bisogno di essere spiegato perché viene

di jazz in ben dieci film. Tra questi uno dei maggiori successi fu

espresso dal profilo olfattivo unico, difficilmente ripetibile, e da

appunto “Swing Time”, tradotto in italiano in un improbabile

una esuberanza gustativa che infonde armonia in una infinita

“Follie d’inverno” che non rende merito alla colonna sonora.

girandola di sensazioni. Lo Champagne è sicuramente il vino

Lo swing diventò così un vero e proprio stile di vita improntato

con più swing di ogni altro. Per esprimere questo spumeggiante

sulla leggerezza, il divertimento, la frenesia e l’effervescenza,

binomio avevo bisogno di trovare, quindi, gli esponenti più

esattamente come lo Champagne. Insieme accompagnarono le

significativi di ambo le parti. Per la musica la scelta è caduta su

“ruggenti” serate degli anni venti, così come la voglia di emergere

Sing Sing Sing, brano scritto da Louis Prima, figlio di immigrati

dalla “Depressione” degli anni trenta e diventarono indispensabile

italiani, nel 1936 e registrata con la New Orleans Gang nello

sollievo dal dramma della II Guerra Mondiale. Il conflitto, però,

stesso anno con l’etichetta Brunswick Records, il 78 giri aveva

causò la chiusura di molte sale da ballo che davano lavoro alle Big

“It’s Been So Long” come lato B. Il titolo originale era “Sing,

Band, così che alla fine delle ostilità le esigenze di ricostruzione

Bing, Sing”, con esplicita dedica a Bing Crosby, che fu subito

orientarono verso nuovi entusiasmi la voglia di ballare e di

cambiato in Sing Sing Sing, per non limitarne l’utilizzo. Infatti

divertirsi. Il Blues e il Ragtime con il solo uso del pianoforte

la canzone ebbe un grande ed immediato successo, grazie anche

avevano generato il Boogie Woogie, sulla cui scia nacquero

alle cover di Fletcher Henderson e Benny Goodman. Nel 1937

prima il Rhythm & Blues e poi il Rock & Roll, tutte espressioni

Quest’ultimo registrò ad Hollywood, con musicisti del calibro di

musicali e danzanti che dello Swing ereditarono ritmo e molti dei

Harry James alla tromba e Gene Kupra alla batteria, una versione

loro passi. Pur se il Twist separò i ballerini aprendo le porte alla

estesa della durata di circa otto minuti che copriva entrambi i

moderna “psichedelia” danzante, il “dondolio ritmato” continuò

lati del 78 giri. L’anno dopo, il 16 gennaio, la Carnagie Hall

a pervadere le serate leggere nei locali alla moda degli anni ’50 e

di New York, tempio della musica classica, decise di aprire le

’60 decretando definitivamente il successo delle “bollicine” che

porte al Jazz e scelse l’Orchestra di Benny Goodman per farlo. Il

ovunque nel mondo divennero sinonimo di festa. Ritmo serrato

risultato fu un successo senza precedenti che si concluse con una

e frenesia del ballo sono, infatti, caratteristiche “effervescenti” e

versione di oltre dodici minuti di Sing Sing Sing sostenuta dal

fresche che richiamano immediatamente la gioia, il sorriso e la

ritmo sincopato della batteria di Kupra e gli assoli di James alla

sensualità che solo una bevanda sa esprimere allo stesso modo:

tromba e Goodman al clarinetto. Qui nella versione incisa da

lo Champagne. Anche per il vino, infatti, avere lo “swing” è

Benny Goodman (clicca sulla foto). 65


Bibenda 71 duemiladiciotto

66

La colonna sonora dello Champagne

Per lo Champagne è bene completare la storia di quello che è

lavorare alla cuvèe de prestige della Maison, il Dom Perignon, fino

diventato a tutti gli effetti il simbolo dello Champagne: il Dom

a diventarne, nel 1996, chef de cave. L’annata 1959 fu considerata

Perignon. Sin da subito fu scelto coraggiosamente di fare solo

straordinaria tanto da costituire l’avvio di due nuove produzioni.

millesimati. Dopo i fortunati esperimenti realizzati con le annate

Con la prima si è voluto dare spazio al Pinot Noir creando una

1921, 1928, 1929 e 1934, le traversie della guerra portarono

versione Rosé. La seconda, l’Œnothèque, voleva essere ed è la

all’interruzione della produzione, fatto salvo l’interludio del 1943.

traduzione della filosofia produttiva di Richard Geoffrey espressa

La produzione riprese regolarmente nel 1947, portando, con la

con “Les tres plénitudes”, cioè i tre momenti in cui lo Champagne

2009 attualmente in commercio, a 36 i Vintage prodotti. Nel 1971

raggiunge la “plenitudine”, ovvero lo zenit della potenzialità

la Moët & Chandon si fuse con la Hennessy Cognac, gettando le

espressiva. Il primo è a otto anni dalla vendemmia, con sette

fondamenta di un impero finanziario, che prende la sua forma

almeno di permanenza sui lieviti, e per il Dom Perignon si esprime

definitiva nel 1981 con la costituzione, insieme a Louis Vuitton, di

nel Vintage; il secondo, tra i dodici e i quindici anni, e il terzo, tra

LVMH. Con ulteriori acquisizioni negli anni successivi il gruppo

i venticinque e i trenta dalla vendemmia e hanno dato luogo ad

ha superato i 42 miliardi di euro di fatturato nel 2017, si colloca

eccellenze assolute con l’Œnothèque. Nel 2000 il progetto è stato

per capitalizzazione al primo posto in Francia e ai vertici mondiali

trasformato in P2 e P3 a indicare la seconda e la terza “Plénitude”,

per quanto riguarda i beni di lusso. Nonostante ciò la gestione

che, sfruttando le riserve della Maison, ha trovato modo di

della produzione del Dom Perignon è rimasta sempre saldamente

esprimersi con la 1970 come prima annata. Questa evoluzione ha

nelle mani degli “artigiani” del luogo. Richard Geoffrey comincia

fatto sì che la cuvée de prestige di Moët & Chandon diventasse

così a lavorare a fianco del maestro Dominique Foulon, sin dal

una Maison a se stante, con una produzione che abbina numeri

1982. Notate le straordinarie capacità viene messo ben presto a

eccezionali a qualità estrema.


È logico che a completamento di questa storia parallela tra Champagne e musica la scelta del vino cadesse su un degno rappresentante del protagonista di questa favola, il “vecchio cellario”. Per poter scegliere tra tutte le sue meraviglie, mi sono, quindi, rivolto alla memoria di una fantastica degustazione tra amici in cui fu aperto il Dom Perignon Œnothèque 1996, l’ultima vendemmia ad uscire con questo nome prima di diventare, con la 1998 P2. L’approccio all’abbinamento è improntato sulla potenza della base ritmica sincopata, cui fa eco l’eleganza dell’ingresso dei fiati, che soffiano verso il naso le mature fragranze nocciolate che cavalcano la fine carbonica. Le sensazioni gessose disegnano sulla lavagna della percezione olfattiva le sinuose linee dello “swing” sensuale dei profumi floreali e leggermente agrumati. In bocca entra pungente con le fini bollicine a solleticare l’assolo di clarinetto mentre la cadenza serrata della batteria dà il tempo alla irresistibile progressione fresco sapida. Senza alcuna flessione di ritmo i fiati rientrano insieme per il gran finale che riempie l’udito di sensazioni che permangono nel tempo, esattamente come i contrappunti di leggerezza e potenza, freschezza e maturità, finezza e sostanza donano infinita persistenza gusto olfattiva al vino. Per sottolineare l’eleganza di questo abbinamento chiude la favola una versione di Sing Sing Sing montata su una famosa scena di Swing Time, in cui Fred Astaire e Ginger Rogers volteggiano leggiadri.

67


Cruc i BENDA P

a s q u a l e

P

e t r u l l o

in arte Petrus

Orizzontali 1. Appellation d’Origine Contrôlée 4. Vino leggermente dolce 12. Fine... goudron 14. Si dice di un vino bianco di colore giallo chiaro 16. La qualità dei tannini tra... grossolano e vellutato 18. Vino rosso secco del Piemonte di vitigno nebbiolo 19. Centro di degustazione 20. Il vino Cinque grappoli di Bibenda 2018: “Piemonte ... Nero Apertura Maxima 2011 - Colombo - Cascina Pastori 21. Quello della passerina a piena maturazione ha un bel colore giallo-oro con buccia spessa e pruinosa 22. Nel soffritto e nel sugo 24. Fondo... di olio e aglio 25. Centro di raccolta 26. L’ultima della scala 27. Azienda vinicola di Montecchio (TR) 31. Vino friulano dell’istrionico Silvio Jermann 68

34. Il vino Cinque grappoli di Bibenda 2018: Romagna ... Passito Scaccomatto 2013 - Fattoria Zerbina 36. Città friulana 37. Poco sbilanciato 39. In fondo alle pentole 40. Prorpie della giornata corrente 42. Quello extravergine ha un contenuto in acidità inferiore allo 0.8% 44. Schiava di Sara, madre di Ismaele 47. Prefisso per acqua 48. Asciugamano da spiaggia 49. Vitigno per il prosecco 51. Sono doppie nei mazzetti 52. Detto di spumante molto secco 54. L’erba secca per il bestiame 55. Vitigno originario della Toscana 58. Vitigno autoctono abruzzese 59. I primi di maggio 60. Sigla di Mantova


Cruc i BENDA

Anche il Crucibenda di maggio è tutto intorno al vino.

14 15 16 17

© Petrus

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13

18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60

Verticali 2. Vino... non limpido 3. Amati o... salati 4. Pronto... in francese 5. Vita nei prefissi 6. Fanno con carnet cabernet 7. Campicello coltivato 8. Ha agenti segreti in USA 9. Capitale Netto 10. Pollaio senza polli 11. Molto più che antipatici 12. Il metallo... del vincitore 13. Un richiamo in pagina 15. Dilatata, piena d’aria 17. Sono nel brunch 18. È prelibato quello alla vicentina 20. Ingrossamenti di fiumi 22. Ammettiamo pure!

23. Il “lover” amante focoso 26. Strumento per rilievi topografici 27. Celebre favolista latino 28. Semicerchi antistanti alle aree di rigore 29. Sono carine senza arie 30. Una macchia nel deserto 31. Sigla di Verbania 32. Opposto a SSE 33. Il vino Cinque grappoli di Bibenda 2018: Il ... 2015 – Sean O’Callaghan 35. Regge lo spartito 38. Capitale del Massachusetts 41. Nella limpidezza 42. Porto della Sardegna 43. Può significare esse 45. Il Guinness de “La signora omicidi” 46. Il fiume di Casalecchio 50. Uccello favoloso delle “Mille e una notte”

51. Sorella della madre 53. Vi nacque Einstein 54. Il Capello allenatore (iniz.) 55. In mezzo alla cucina 56. Sono uguali in luglio 57. Nei gomiti e nelle gambe

69


Informazioni da Fondazione

Questa rubrica riassume tutte le novitĂ , gli eventi, le attivitĂ , le notizie, i momenti che hanno vista impegnata la in lungo e in largo nel

70

Paese.

Fondazione Italiana Sommelier


Informazioni da Fondazione

VINO, ARTE E CULTURA ITALIANA L’evento promosso da Fondazione Also e Fondazione Italiana

Istituti alberghieri Tor Carbone e Domizia Lucilla di Roma.

Sommelier per valorizzare la cultura e l’arte delle produzioni

La seconda parte della serata prevede la premiazione dei

vinicole italiane.

vincitori del concorso fotografico e letterario luogodivino, le

Giovedì 31 maggio dalle ore 17 alle 19,30 presso la struttura

terre, le anime, i tempi, finalizzato alla narrazione del vino e

WEGIL in Largo Ascianghi 5 (Viale Trastevere) Roma, si terrà

dei territori del Lazio.

l’evento Vino, Arte e Cultura Italiana promosso da Fondazione

Il concorso ha avviato uno storytelling dei territori del Lazio

Also e Fondazione Italiana Sommelier, per valorizzare la

offrendo immagini e parole originali ed emozionanti.

cultura e l’arte delle produzioni vinicole italiane.

Tra i due momenti, le parole coinvolgenti di esperti del settore

Questa iniziative vedrà alternarsi due momenti. Il primo,

vitivinicolo accompagneranno i presenti all’interno di un

denominato FERMENTI, è promosso dal MIUR ed interessa

mondo affascinante ed ancora poco conosciuto come quello

cinque istituti scolastici del Lazio, con l’obiettivo di promuovere

del vino, storia e cultura profonda del nostro Paese.

la cultura del vino e dei territori di produzione agroalimentare

Vino, Arte e Cultura Italiana si svolge all’interno della Biennale

di qualità, favorendo al contempo comportamenti consapevoli

degli istituti artistici italiani che vede in gara centosettanta licei.

da parte degli studenti nell’uso dell’alcol. Questo evento sarà

Il 31 maggio sarà anche l’occasione per visitare le opere preziose

l’occasione per conoscere i primi interessanti lavori realizzati dagli

realizzate dagli studenti delle nostre scuole.

Info Maurizio Saggion - email: maurizio.saggion@gmail.com - cell. 349.6714514 71


Informazioni da Fondazione

BIBENDA SOSTIENE INSIEME CONTRO IL CANCRO

72

La Fondazione Italiana Sommelier condivide i nobili scopi

di documentazione informativa e opuscoli; l’innovazione nella

della Fondazione Insieme Contro il Cancro. Cena per

diagnosi e cura dei tumori e la diffusione di informazione e ri-

raccolta fondi lunedì 21 maggio all’Hotel Rome Cavalieri.

cerca; l’uguale accesso di tutti i pazienti oncologici agli approcci

BIBENDA sostiene “Insieme Contro il Cancro”, la Fondazione

diagnostici, terapeutici e riabilitativi e ai sistemi più innovativi

istituita nel 2013 con decreto prefettizio e voluta dall’Associa-

e avanzati di prevenzione, diagnosi e cura personalizzate, non-

zione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), Società scientifica

ché alle sperimentazioni. La Fondazione si propone inoltre di

che riunisce la quasi totalità degli specialisti del nostro Paese.

favorire l’integrazione sociale e la difesa dei diritti civili rispetto

La Fondazione, che unisce per la prima volta in Europa clinici

al lavoro, alla pensione, alle cure e all’assistenza socio-sanitaria

e pazienti, si propone di attuare una lotta globale contro i tu-

di chi è o è stato malato di tumore e dei loro familiari; l’attività

mori al fine di ridurre il carico di malattia, realizzando attività

di prevenzione fra la popolazione, anche tramite i corretti stili

di ricerca, impegnandosi per la riabilitazione e il reinserimento

di vita, e la realizzazione di screening; la diffusione della cultura

sociale dei malati oncologici e avviando campagne di comuni-

dell’alleanza terapeutica per il miglioramento del rapporto tra

cazione e di educazione della popolazione su prevenzione (stili

pazienti, familiari e operatori sanitari.

di vita sani e screening), diagnosi e cura. “Insieme contro il

Condividendo i nobili scopi della Fondazione, sarà organizzata

Cancro” intende promuovere e realizzare la migliore tutela del

una cena per la raccolta di fondi il 21 maggio all’Hotel Rome

paziente, sia dal punto di vista delle possibilità terapeutiche che

Cavalieri Waldorf Astoria, Via Alberto Cadlolo 101.

dell’assistenza personale, sanitaria, psicologica, informativa e

Con questa cena intendiamo confermare il successo della scorsa

giuridica. Si propone inoltre di favorire e realizzare: l’informa-

avvenuta il 16 maggio 2017, che ha visto la partecipazione di

zione dei pazienti oncologici e delle loro famiglie sulla possibi-

oltre 500 persone e che ha permesso di raccogliere una somma

lità di accesso alle cure, anche tramite realizzazione e diffusione

significativa di circa 100.000 euro.


AAA CERCASI SOMMELIER

INTERVISTA A GIUSEPPE RUSSO E ALBERTO AIELLO GRACI

Per importante ristorante sulle Dolomiti.

I due produttori dell’Etna parlano delle loro realtà in un’intervista senza peli sulla lingua. L’Etna, le sue particolarità e le sue eccellenze nelle parole di Alberto Aiello Graci e Giuseppe Russo. L’intervista è stata raccolta durante l’ultimo Vinitaly da Daniela Scrobogna, grande appassionata di questi vini e di questi territori. Riprese video di Isabella Perugini. Guarda il Video su www.bibenda.it

Importante ristorante in Sappada cerca un sommelier o una sommelier con esperienza nel campo della ristorazione. Inizio a fine maggio. Chi fosse interessato ci può contattare mandando una mail con curriculum a redazione@bibenda.it Nell’oggetto della mail scrivere Sommelier Sappada. Vi ricontatteremo al più presto.

ASTA DEI VINI PREGIATI E DA COLLEZIONE INTERVISTA A JOE BASTIANICH

Appuntamento con l’eccellenza promosso dalla Casa d’Aste Ansuini

Intercettato all’ultimo Vinitaly, si è raccontato ai nostri microfoni.

1860 in collaborazione con la Fondazione Italiana Sommelier.

Forse non tutti sanno che il famoso Joe Bastianich è anche produt-

Lunedì 25 Giugno 2018 alle ore 17 è fissata la 19°Asta dedicata ai

tore di vino. Queste le sue parole nell’intervista rilasciata ad Alessia

Vini e Distillati Pregiati e da Collezione battuta da Ansuini Aste in

Borrelli durante il Vinitaly 2018. Riprese video di Isabella Perugini.

collaborazione con la Fondazione Italiana Sommelier. L’ultima Asta

Guarda il Video su www.bibenda.it

di marzo ha confermato il trend positivo degli ultimi anni, con compratori non solo in sala ma anche al telefono e soprattutto su internet da molte parti del mondo, principalmente USA e Cina. L’Asta si svolgerà presso l’affascinate Hotel Locarno, la prestigiosa location alle spalle di Piazza del Popolo. Il Catalogo vini è già online sul sito di www.ansuiniaste.com. Sempre presso l’Hotel Locarno, il mercoledì 20 alle ore 19, si svolgerà il Cocktail di presentazione che apre le preview del Catalogo dedicato ai vini e distillati pregiati e dell’esposizione dei beni di lusso presenti nelle aste estive firmate da Ansuini. Per avere informazioni contattare il Reparto Vini di Ansuini 1860 Aste allo 06 45683960 o via mail a wine@ansuiniaste.com 73


Informazioni da Fondazione

UN ANNO DOPO La rivista Il Club pubblica un ricordo del viaggio in Italia del

dei reali d’Inghilterra in Italia avvenuta nell’Aprile 2017. In quella

principe Carlo e della duchessa Camilla.

occasione, tra i tanti impegni organizzati, il Principe Carlo del

Il Club è una rivista trimestrale in doppia lingua, italiano e inglese,

Galles e la Duchessa Camilla di Cornovaglia hanno voluto dedicare

esclusivamente cartacea. Distribuita solo in abbonamento, è uno

un incontro al vino e all’olio italiani, affidando alla Fondazione

dei magazine più conosciuti e letti nei più importanti centri di

Italiana Sommelier la selezione delle etichette e l’organizzazione.

cultura in Italia e nel Regno Unito.

A distanza di un anno dall’evento, alcune delle aziende partecipanti

Nel numero di Aprile 2018, grande rilevanza è stata data alla visita

ringraziano il Principe del Galles scrivendo attraverso “Il Club”.

co M. Ricci Carlo con Fran con tro del Principehessa Camilla conversa ento dell’incon Duc In alto, il mom Fondazione. Sotto, la bella Perugini Presidente dellaetti di Fontodi. foto ©Isa Man anni Giov

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In alto, il momento dell’incontro del Principe Carlo con Franco M. Ricci Presidente della Fondazione. Sotto, la Duchessa Camilla conversa con Giovanni Manetti di Fontodi. foto ŠIsabella Perugini

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Informazioni da Fondazione

WINE MARKETING Alcune riflessioni sull’innovativo corso di Marketing

Fare marketing vuol dire analizzare, programmare, determinare,

organizzato da Fondazione Italiana Sommelier.

motivare e servire tutto il mercato; non si tratta semplicemente di vendere, come spesso si crede, perché la vendita significa trasformazione dei prodotti in risorse finanziarie, mentre il marketing studia il modo di soddisfare i bisogni attuali anticipando e stimolando i bisogni ancora non manifesti, un concetto più culturale che commerciale: non si tratta di massimizzare i profitti di una impresa soffermandosi solamente sulle transazioni di mercato, bensì sottolineando anche altri aspetti, come quello delle relazioni con gli acquirenti. Le Cantine vitivinicole italiane devono oggi studiare le tattiche e le strategie utili per inserirsi in un mercato ormai molto competitivo, e per aumentare il numero di clienti o la tipologia (Target), per considerare i nuovi consumatori “Millennials” (Generazione Y, i giovani nati dopo gli anni ’80, che coprono una fascia importante nel consumo del vino, per quantità e qualità), per sviluppare il settore Digitale (sito web, blog, social network) e per affermare il proprio prestigio.

Il Marketing non è una scelta per un’Impresa, è una necessità.

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Non è una spesa, è un investimento. Non è una convenzione,

Vero è che il vino italiano occupa un posto primario come

è un’innovazione.

leader del made in Italy nel mondo, con le numerose Imprese,

Il Professor Alberto Mattiacci, studioso ed esperto conoscitore

di origine agricola, che sono riuscite a migliorare la qualità del

di questa disciplina, così la definisce: “Il Marketing è lo strumento

prodotto, ma è altrettanto vero che in campo manageriale le

che serve all’impresa per affermarsi in un mercato competitivo”.

Aaziende vitivinicole italiane ancora non hanno raggiunto il

Quindi strumento, tecnica e metodo per accrescere il valore di

livello di competenza che invece hanno acquisito in campo

un’impresa, inventando prodotti, conquistando nuovi spazi di

agricolo ed enologico. L’Italia del vino ha troppi brand, tante

mercato e battendo la concorrenza, e, in più, creando formule

Denominazioni territoriali, molteplici marche aziendali e,

di offerta sempre nuove, molto apprezzate dal consumatore.

secondo uno studio recente dell’Università Bocconi di Milano,

È un processo analitico, strategico ed operativo che va ben oltre

“oggi si rende necessario che il vino italiano trovi una sintesi,

la pubblicità, alla quale viene spesso assimilato: il marketing è

un modello di marketing che faccia leva sull’Italian style, senza

una scienza che analizza i bisogni e le esigenze della domanda, e

perdere valore, riuscendo a coniugare marche aziendali e marche

studia i prodotti e i servizi in grado di soddisfarli attraverso sistemi

collettive, come per esempio il brand Italia e i territori, rendendo

di scambio che hanno per oggetto persone, idee e organizzazioni.

queste complementari e non antagoniste”.


Il vino italiano vanta tradizione, storia, terroir unici, ma le aziende

gli obiettivi; le strategie, che riguardano il Concept (l’idea che

mancano di Piani di Marketing: non tutte ancora hanno capito

il prodotto comunica), il Target (la scelta delle persone a cui

l’importanza di questo documento che contiene le decisioni

l’impresa intende rivolgersi), l’Offerta e la sua descrizione…

assunte sulle scelte di mercato e sulla competitività; che rispecchia

iInfine il Piano di Marketing comprende il Piano Operativo, ossia

fedelmente il pensiero del management; che circola all’interno

la traduzione in risultati concreti di ciò che è stato pianificato, e

dell’impresa assolvendo ad una funzione comunicativa.

in ultimo comprende il Piano di Lancio, per presentare la nuova

Il Piano di Marketing è fondamentale: individua gli obiettivi

creazione al pubblico.

da raggiungere, determina le azioni necessarie per conseguirli,

La parola Marketing è formata da Market, che indica l’ambiente

individua le risorse disponibili.

in cui avviene lo Scambio tra Domanda e Offerta, tra Compratore

Qualsiasi Azienda, non meno quella vitivinicola, deve costruirlo

e Venditore, e la parola Ing, un suffisso che indica la Continuità,

e rispettarlo, perché comprende punti focali del business, è uno

perché ciascuna impresa, una volta che si è creata il proprio

strumento indispensabile per una pianificazione che garantisca la

spazio sul mercato, deve investirvi con continuità e persistenza.

riuscita della “Mission”.

Il prodotto deve essere reso noto, Awareness, tramite pubblicità,

Decidere di intraprendere una Nuova Attività, di creare un

eventi, ecosistema digitale… tramite la Marca, il Brand,

Nuovo Prodotto, di rendere maggiore la Visibilità della propria

protagonista assoluta negli acquisti quotidiani e nella formazione

Azienda… il Marketing Plan chiarisce bene tutti gli obiettivi e

dei desideri; la gestione della distribuzione deve essere svolta con

le strategie con cui operare. Comprende innanzitutto l’ analisi di

attenzione per far si che il prodotto sia sempre reperibile, Always

mercato, con lo studio del numero dei consumatori, della loro

On; e infine, importante è l’Attrazione, l’Appeal, il fascino che il

redditività, delle loro abitudini, con lo studio della concorrenza

prodotto deve avere, per i suoi attributi, per il suo prezzo o per

e dei canali distributivi; comprende poi la valutazione delle

l’emozione che riesce a trasmettere. Marketing, Wine Marketing,

risorse materiali, finanziarie e tecnologiche (SWOT); comprende

una preziosa risorsa in continua evoluzione.

T E G TAR

CONCEPT

BRAND MARKETING 77


Bibenda 71 duemiladiciotto

Donatella Briosi. Era una di noi

DONATELLA BRIOSI Era una di noi

Era una di noi. Le piaceva l’idea di una Fondazione di Sommelier e a Udine ne aveva fatto il suo punto d’incontro insieme a Michele, Michele Biscardi Presidente del Friuli Venezia Giulia. Non racconto quasi mai fatti di persone che ci lasciano, il silenzio è sempre uno dei ricordi migliori, quello intimo delle persone care che soffrono. Ma qui siamo fuori dalle regole. Fuori da un male, da un accidente che il Padreterno ci assegna all’ora destinata. Qui siamo fuori dalle regole, perché quando la morte è cruenta per mano di qualcuno, non c’è solo la sofferenza per le persone che le sono state vicine, c’è la rabbia, la furia, l’ira, l’irritazione, il risentimento. Tutte cose che plachiamo con il perdono, con il tempo, ma Donatella non verrà più a prendermi all’Aeroporto, non vedrò più il suo sorriso, la sua gioia, la sua forza di fare e la voglia di fare bene. L’aspettavamo qui per il Congresso, ci sarà nei nostri cuori. Donatella mi mancherà, ci mancherà e mancherà a Michele perché chi si fa amare come lei lascia una sofferenza indicibile.

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l’Oliol’Olio è l’Olio è

❖ A PARTIRE DAL 12 MAGGIO 2017 ❖ ❖ A PARTIRE DAL MAGGIODAL 2017 ❖ 12 A PARTIRE 12 ❖ MAGGIO

ALL’HOTEL ROME CAVALIERI ALL’HOTEL ROMEAC LLAVALIERI ’HOTEL ROME CAVAL IL 17° CORSO PER SOMMELIER DELL’OLIO IL 17° CORSO PER OMMELIER ’O LIO IL S17° CORSO DELL PER S OMMELIER D ◆❖◆ ◆❖◆

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INFORMAZIONI SU WWW.BIBENDA.IT INFORMAZIONI SU WWW.BIBENDA .IT INFORMAZIONI SU WWW.BIBENDA. PER ISCRIVERSI TEL. 06 8550941 PER ISCRIVERSI TEL. 06 8550941 PER ISCRIVERSI TEL. 06 8550941

❖ A PARTIRE DAL 12 MAGGIO ❖ Fondazione Italiana2017 Sommelier

Fondazione ItalianaFondazione Sommelier Italiana Somm

CENTRO INTERNAZIONALE PER LA CULTURA DEL VINO E DELL’OLIO con il INTERNAZIONALE Riconoscimento Giuridico della Repubblica CENTRO PER LA CULTURA DEL VINO EItaliana DELL’OLIO CENTRO INTERNAZIONALE PER LA CULTURA DEL VINO

ALL’HOTEL ROME CAVALIERI IL 17° CORSO PER SOMMELIER DELL’OLIO

con il Riconoscimento Giuridico della Repubblica Italiana con il Riconoscimento Giuridico della Repubblica


www.bibenda.it bibenda@bibenda.it

direttore

Franco M. RICCI

Caporedattore centrale Paola SIMONETTI

Hanno collaborato a questo numero

Foto

Michele BISCARDI, Claudio BONIFAZI,

© shutterstock.it

Luca BUSCA, Davide Maria CONSOLARO, Raffaele FISCHETTI, Cristina MORASCHINI,

Consulenti dell’Editore

Pasquale PETRULLO, Michele SCOGNAMIGLIO,

Sergio BIANCONCINI Architettura

Neonila SILES.

Michele FEDERICO Medicina Stefano MILIONI Edizioni

Grafica e Impaginazione

Franco PATINI Internet

Fabiana DEL CURATOLO

Attilio SCIENZA Viticoltura Gianfranco VISSANI Cucina

11° Forum Internazionale della Cultura del Vino Alla presenza del Presidente della Repubblica Lunedì, 2 Luglio 2018 Università della LUISS Guido Carli. Viale Romania, 32.

BIBENDA per rendere più seducenti la cultura e l’immagine del vino

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Anno XVII

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Direzione, Redazione e Amministrazione 00136 Roma - Via A. Cadlolo, 101 - Tel. 06 8550941 - Fax 06 85305556

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Iscrizione al Registro Operatori della Comunicazione al n° 9.631

n. 71

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Maggio 2018

2018, Bibenda Editore Srl - Roma tutti i diritti sono riservati / Registrazione del Tribunale Civile di Roma al n° 574 del 20 Dicembre 2001

L’analisi sensoriale, che evidenzia la qualità dei vini di tutte le nostre recensioni, viene effettuata con metodo e scuola di Fondazione Italiana Sommelier. In questo numero di Bibenda vi presentiamo 196 etichette. Altre Pubblicazioni di Bibenda Editore | BIBENDA il Libro Guida ai Migliori Vini, Ristoranti, Grappe, Oli e Birrifici | L’Arte del Bere Giusto / Il Gusto del Vino / Il Vino in Italia e nel Mondo / Abbinare il Vino al Cibo / Il Dizionario dei Termini del Vino (sono i testi del Corso di qualificazione professionale per Sommelier riconosciuto in tutto il mondo) | Ti Amo Italia (la pubblicazione in inglese su Vino e Cibo italiani) | Il Quaderno di Degustazione del Vino.


III


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