A cura di Fabio Gadducci e Matteo Stefanelli
Quadratino
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Quadratino non è il primo personaggio pensato da Antonio Rubino per il «Corriere dei Piccoli». All’inizio comparve infatti Pierino, che in compagnia del suo burattino appare sin dal n° 2 del (3 gennaio) 1909. Il ragazzino geometrico è anzi una delle creazioni al quale l’artista dedica meno spazio: il suo ciclo si chiuderà in soli sette racconti, nel breve arco di sei mesi, a partire dall’agosto 1910. La prima elaborazione del personaggio, inoltre, non è legata al fumetto bensì a una breve poesia dello scrittore Franco Bianchi, “La Tragica Istoria del Triangolo e del Quadrato”, illustrata da Rubino e pubblicata sul settimanale milanese nel n° 8 del (14 febbraio) 1909. Tuttavia, secondo il più classico dei paradossi artistici, è proprio all’invenzione di Quadratino che è legata gran parte della fama - anche internazionale - dell’autore. La serie è esemplare per almeno due ragioni. Da un lato il personaggio esprime pienamente il gusto decorativo rubiniano, che fa di un elemento in apparenza accessorio – la forma del volto – il centro di una serie di ripetute variazioni grafiche, in un giocoso saggio di virtuosismo compositivo. D’altro canto Quadratino rappresenta una realizzazione di rara preziosità per il rapporto fra testo e immagine nel fumetto: pur nella rigida separazione fra parole e disegni (didascalie al posto dei balloon), l’invenzione linguistica e quella visiva camminano insieme, con una fertile reciprocità e una grande coerenza. Il tutto incorniciato in una felice metafora del fumetto, nella quale Quadratino allude alla vignetta stessa, e le sue disavventure alle difficoltà autoriali di “far quadrare il cerchio” della narrazione.
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Corriere dei Piccoli, anno II n° 32 – 7 agosto 1910
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Corriere dei Piccoli, anno II n° 33 – 14 agosto 1910
Pino e Pina
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Poco prima di Quadratino, le disavventure di Pino e Pina, due bambini che arrivano continuamente in ritardo a lezione, rappresentano una delle prime occasioni in cui Rubino sviluppa il proprio sguardo satirico sul mondo della scuola. Un tema che tornerà nelle opere successive (fra cui le storie di Caro e Cora, pure presenti in questo volume), e sul quale più volte l’autore si era espresso, esibendo una visione di gran lunga più disincantata dei suoi contemporanei, in un’epoca in cui le istituzioni scolastiche erano presentate come una sorta di “Chiesa laica”, sempre virtuosa e raramente fallibile. Dopo le apparizioni nel 1910, alla ripresa delle storie nell’agosto del 1926 i due protagonisti sono colti – come c’era da aspettarsi – rimandati a ottobre. Ma le loro disavventure proseguono anche durante il periodo delle supplenze, arrivando in ritardo alle lezioni della “Scuola Ideale”. Le ultime due tavole escono con un certo ritardo rispetto alle altre e segnano il distacco dell’autore dal settimanale milanese, dato che già nel novembre del 1926 Rubino aveva dato le dimissioni dal «Corrierino» per collaborare con il periodico concorrente «Il Balilla». Rispetto all’evoluzione del disegno, è interessante notare come ai due periodi della serie corrispondano decisi aggiustamenti nel gusto estetico. Al Liberty più tipicamente floreale, dagli sfondi riccamente “intarsiati” e graficamente quasi lezioso in dettagli come le pose simmetriche dei ragazzi, in cui si fondono accenti futuristi – si veda una soluzione come la sfilata prospettica dei soldati nel n° 7 del (13 febbraio) 1910, prossima a certi lavori di Giacomo Balla – si sostituisce un clima più modernista, visibile nella asimmetrica complessità degli sfondi, nelle architetture urbane e nel design di interni, oltre che nelle espressioni, orientate a un gusto grafico con tratti quasi da cartoon.
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Corriere dei Piccoli, anno II n° 6 – 6 febbraio 1910
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Corriere dei Piccoli, anno II n° 7 – 13 febbraio 1910
Piombino e Abetino
38 Negli anni della Prima Guerra Mondiale il «Corrierino» abbonda di serie a tema patriottico. Non poche sono realizzate dallo stesso Rubino, che ben presto avrebbe trattato temi analoghi per il periodico propagandistico «La Tradotta». La serie di Abetino, in lotta con il popolo di Legnazia contro il perfido Piombino, tocca forse uno dei punti graficamente più alti della carriera del sanremese. Diventano palesi le connessioni con il gusto futurista: nella resa del movimento, nella valenza psicologica che questa suggerisce, ma anche nella deformazione geometrica di uomini e paesaggi. Una sensibilità moderna che Rubino sembra però quasi contraddire – e forse implicitamente criticare – prendendo le parti dell’agreste e arguta Legnazia nello scontro con l’iper-tecnologico e metallurgico Impero d’Arcipiombo. La serie termina improvvisamente nel settembre 1917. Forse, la sconfitta delle truppe italiane a Caporetto suggerisce anche alla redazione del «Corriere dei Piccoli» e a Rubino toni di minor enfasi, mentre buona parte della redazione sta ormai per gettarsi nell’esperienza propagandistica dei cosiddetti “giornali di trincea”.
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Corriere dei Piccoli, anno IX n° 2 – 14 gennaio 1917
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Corriere dei Piccoli, anno IX n° 3 – 21 gennaio 1917