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numero 1 agosto / settembre 2011 www.apuliamagazine.it
all’interno speciale sulla Valle d’Itria
stay hungry, stay foolish
Steve Jobs, Stanford University, 2005
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Anno 1 – Numero1 Agosto / Settembre 2011
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La foto di copertina è di Pantaleo Magarelli Hanno collaborato a questo numero Per i testi: Domenico Blasi, Fausta Maria Bolettieri, Paola Cito, Anna Marangi, Isabelle Oztasciyan Bernardini d’Arnesano, Pilar Puccini, Margherita Ricci, Danilo Salatino, Michela Tocci. Per le foto: Tato Baeza, Angelo Costantini, Enrico De Santis, Genius Loci, Michele Giannini, Fabio Ingegno, Mimmo Laera, Pantaleo Magarelli, Raffaele Mariani, Marcello Nitti, Domenico Ottaviano, Gianni Vese. Un particolare ringraziamento a: Pasquale D’Arcangelo, Giulio Dilonardo, Gabriella Morisco, Pasquale Nessa e Aurelia dell’Ufficio Stampa del Festival della Valle d’Itria e il Centro Artistico Musicale “Paolo Grassi”.
Provincia di Bari
Comune di Martina Franca
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© Gianni Vese
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UN POSTO AL SOLE sulle spiagge dorate dei due mari 6
e spiagge di Puglia hanno una storia lunghissima che non è fatta solo di luce, colori, odori e sensazioni uniche, ma anche di antiche storie, di navigazioni, di leggende. A cominciare dal Gargano, con le bellissime spiagge della baia di Manaccora e della baia delle Zagare, le coste pugliesi sono un susseguirsi di cale e di strisce di sabbia bianchissima. Nella parte ionica il mare è prevalentemente sabbioso: nella baia di Gallipoli sembra davvero di essere ai Caraibi a Lido Pizzo e a Punta della Suina. Dalla parte adriatica, sempre in Salento, la lunga lingua di sabbia degli Alimini si alterna a cale profonde dalle acque incredibilmente trasparenti come quelle dell’insenatura di Porto Badisco. Questa località è da sempre considerata terra di mito, in quanto è stata l’approdo di Enea, quello cantato da Virgilio oltre che il luogo in cui circa trent’anni fa è stata scoperta la grotta dei Cervi, famosa per le scene di caccia del più importante complesso di pitture parietali post-paleolitiche d’Europa rimaste nascoste alla vista per oltre seimila anni. Un’altra storia avvincente è quella legata a Torre dell’Orso, dove nel mare svettano i faraglioni delle “Due sorelle”, sentinelle di roccia poste a guardia della bella baia sabbiosa a forma di spicchio di luna. La leggenda narra di due so-
turismo
dezza dell’acqua di questa bellissima baia naturale. Proseguendo si incontra l’antica città sommersa di Roca Vecchia e, un po’ più avanti, ci si imbatte nell’oasi protetta delle Cesine dove si nasconde un’incantevole spiaggia. Da qui a San Cataldo, l’antico porto di Adriano di cui si conservano i moli d’epoca romana. È sempre inseguendo le tracce dei romani che si giunge a Torre Guaceto –anch’essa riserva- e a Egnathia: l’antico centro romano con le sue mura che si tuffano in acqua, gli scavi della città, il museo.
Tornando dall’altra parte, da non perdere è la riserva marina di Porto Cesareo dove l’Isola Grande è bagnata da un mare cristallino. Verso Santa Caterina s’incontra Porto Selvaggio, un parco stupendo con una spiaggia da sogno. Una serie di calette con sabbia finissima, un luogo immerso nella macchia che ci accompagna verso Torre Mozza e Torre Pali, e siamo a Ugento. Da qui si giunge alla grande spiaggia delle Pescoluse, oltre la quale c’è il Promontorium Japigium di Leuca. © riproduzione riservata
© Gianni Vese
relle che un giorno giunsero fin qui per vedere il mare e, ammaliate dal suo fresco profumo si lasciarono andare in un fresco abbraccio tra le onde. Ma non sapendo nuotare annegarono. Le grida delle due sorelle che si dibattevano tra i flutti furono udite da un pescatore. Ma questi, recandosi sul luogo dal quale le urla provenivano, non vi trovò nessuno, ma per la prima volta sull’orizzonte si stagliavano due faraglioni posti l’uno di fianco all’altro che sembravano quasi avvinghiati in un tenero abbraccio. Tra storia e leggenda, quel che rimane è l’assoluta limpi-
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SENTIERI BLU
A scuola per immergersi nella natura più bella
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’odore del salmastro e del legno pervade un luogo antico e consacrato al mare: nell’ingresso, ex foresteria militare dell’ultima guerra, il timone della storica imbarcazione della associazione che, già negli anni 50, insegnava ai giovani della città vecchia le tecniche della marineria. La palazzina, nel porto di Bari, è lì da un secolo; due fanali ed un vecchio corno antinebbia in ottone ne indicano l’accesso; pareti color blu marina, antiche bandiere di segnalazione e attraverso un piccolo corridoio, con una grande foto della
“Vespucci” a vele spiegate, entriamo nel salone principale. Le ampie vetrate lasciano passare una luce diffusa nel tramonto che sembra antichizzare le grandi foto in bianco e nero che raccontano la storia della Nave Scuola Marinaretti, uno dei più validi e riusciti esperimenti educativi di recupero e formazione di figli di orfani del dopoguerra. Oltre il salone, una moderna sala multimediale in legno con 80 posti a sedere e maxischermo per le proiezioni in alta definizione, un moderno computer e un simulatore di immersione per l’insegnamento della su-
© Michele Giannini
itinerari
bacquea. E’ qui la scuola sommozzatori dell’ANMI, una delle prime del sud Italia, che dopo un breve periodo di pausa , è stata completamente ristrutturata e ribattezzata nel 1995 “Delfino diving club”, per ricordare gli storici reparti dei sommergibilisti italiani sul cui stemma c’è un delfino. La struttura didattica è affidata ad un centro tecnico di istruttori di provata esperienza, provenienti da svariate armi sotto la responsabilità ed il coordinamento dell’Istruttore Michele Giannini, maestro istruttore di più organizzazioni didattiche nazionali ed inter-
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IL MARE DA TERRA Immersioni da terra con i clubs pugliesi per una subacquea economicamente sostenibile.
POLIGNANO A MARE
CALA PAURA - Prof max 13 m - Bombola consigliata 10-15 litri L’immersione a cala Paura si snoda lungo il lato destro della cala dove sono sempre presenti seppie o sogliole si prosegue oltre i -8mt per giungere ad una piccola infrattura della parete con una grotticella carsica che rivela un ecosistema vario ed interessante. Poi si prosegue a -12 lungo il percorso per una parete interamente coperta da madrepore ed antozoi, cavallucci marini e molto pesce. CALA SALA DI PORTALGA - Prof max -17 mt e -30 mt - Bombola consigliata 15-18 litri L’immersione di fatto prevede due varianti possibili: sino a -17 mt seguendo il bellissimo percorso filoguidato tra canyon e spugne gialle molto grandi, e sino a -30 mt esplorando i profondi panettoni e canaloni ricchi di pesce, briozoi e nudibranchi. E’ possibile l’incontro con il gamberetto vinaio. CALA INCINA: LA MADONNA - Prof max -14 m sino a -18mt - Bombola consigliata 15 litri E’ l’immersione per eccellenza dei subacquei pugliesi. Nella bella grotticella carsica c’è una statua della Madonna posta a circa 14 metri. Un percorso filoguidato porta da metà cala sino dinanzi alla grotta della statua. Grande la cautela da adottare all’ingresso per non alzare sedimento dal fondale sabbioso. E’ possibile proseguire il percorso lungo lo stesso costone per grotte ed anfratti sino ad oltre -18 mt.
GIOVINAZZO
LOC. PORTO VECCHIO - Prof max 10/12 m - Bombola consigliata 10/12 litri L’immersione al porto vecchio di Giovinazzo situato proprio dinanzi alla zona storica della città può considerarsi una rigenerante passeggiata subacquea, l’immersione è consigliata a chi si approccia con la subacquea, il fondale che alterna tratti sabbiosi a zone rocciose regala una discreta varietà di flora e fauna marina.
BAIA D’ARGENTO
MARINA DI LEPORANO - Prof max 18/20 m - Bombola consigliata 12/15 litri L’immersione in località Baia d’argento rappresenta una delle più belle immersioni da poter effettuare nel tratto di costa a ridosso del tarantino, partendo dalla spiaggia della baia si incontra un fondale che degrada fino ai 12 metri circa per poi fare un salto che porta ai 18/20 metri con una vasta distesa sabbiosa ricoperta di lussureggiante poseidonia, impossibile non incrociare pinne nobilis di ragguardevoli dimensioni, murene maculate, aragoste...
SAN PIETRO IN BEVAGNA
LAGO COSTIERO DEL CHIDRO - Prof max 10/12 m - Bombola consigliata 10/12 litri Noto sin dai tempi degli antichi romani il Chidro è un laghetto costiero accessibile da terra che offre una immersione tra i canneti in acqua dolce dalle limpidezza eccezionale in uno scenario fiabesco, tra piante acquatiche e pesci con la particolarità di raggiungere sul fondo la sorgente di acqua dolce.
TORRE DELL’OVO
LA FORESTA PIETRIFICATA - Prof circa -10mt - Bombola consigliata 10-15 lt Si tratta di un percorso unico e straordinario. Residui fossili di una foresta pietrificata la cui radici di alberi pietrificati da millenni sul fondo costituiscono un ambiente surreale per una immersione insolita e fuori dall’ordinario.
OTRANTO
PORTO BADISCO - Profondità da -15 a -30 mt Con il maestrale forte Porto Badisco è uno dei siti di immersione ove si può comunque effettuare una bella immersione. Da un pianoro iniziale a -8 si scende lungo un taglio posizionato sulla destra della caletta rocciosa. Due le opportunità di immersione sino a -17 sulla sinistra ed un bel salto sino a -30 mt sul lato destro della parete sino ad una grotticella spesso popolata da cerniotti e pesci San Pietro.
IL MARE CON IL DIVING
SUD- EST DIVING
MARLINTREMITI
SCUBA DIVING
DIVINGCENTERGALLIPOLI
Località Orte, OTRANTO Tel.3395655592-3339655506 www.sudestdiving.it-info@sudestdiving.it
Via del porto,1, OTRANTO Tel.0836802740 info@scuba-diving.it-www.scubadiving.it
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San Domino, Isole Tremiti Tel.0882463765 - 336829746 info@marlintremiti.it
Via Garibaldi,16 GALLIPOLI Tel.3272866030 www.divingcentergallipoli.it
itinerari
Finalmente la cultura del mare è per tutti e mira a prevenire gli incidenti in mare con una corretta informazione e supporti didattici all’avanguardia. La passione per la fotografia e videoripresa subacquea dello staff della scuola sommozzatori è ottimizzata in diapositive elettroniche e filmati che costituiscono parte integrante dei programmi di formazione del Delfino diving club. Sono stati organizzati corsi per le scuole e con il passaparola dei praticanti molti giovani si sono iscritti per vivere il mare consapevolmente. Un grandissimo aiuto alla divulgazione è stato dato da internet ed il sito www.atlantis2.altervista.org tutt’oggi riesce a spiegare serenamente l’impegno della scuola e le competenze professionali degli
istruttori dell’ANMI. Si inizia con mini-immersioni nelle marine pugliesi e con proiezioni tematiche in sede che regalano intense emozioni che “nessuno può capire se non le prova!”. Notevoli quindi sono gli aspetti culturali, formativi e sportivi per chi vuole vivere il mare con rispetto apprezzando non ultimi i sostenibili costi associativi annuali. In questa società troppo spesso affogata nell’egoismo regalarsi uno spettacolo così bello immersi in una natura vertiginosa e quasi mistica, significa provare emozioni indimenticabili. Mara Giorgio
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© Raffaele Mariani
nazionali ed esperto nella gestione delle emergenze subacquee, ma soprattutto garante della sicurezza in mare. Con la ristrutturazione tecnica della scuola subacquea e di quella di navigazione ora è possibile, avvalendosi di supporti informatici di pregio, insegnare ai giovani ed ai soci adulti quello che si era appreso nei molti anni di navigazione e di immersione nei mari del mondo e, si è deciso di costituire un’unità didattica che da un lato curasse i rapporti con le scuole mediante insegnamenti tematici, concorsi a tema e corsi di navigazione (www.anmi.it) e dall’altro invitasse i giovani a frequentare l’associazione con la scuola per sommozzatori sportivi.( www.atlantis2.altervista.org).
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personaggio
La principessa dei fiori Un’artista madrilena con la Puglia nel cuore
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Lecce, nella suggestiva cornice dell’ex Chiesa di San Francesco della Scarpa, durante la manifestazione “Artigianato d’Eccellenza” sono rimasta colpita dai quadri di quest’artista, un’esplosione di colori sgargian-
ti, Inés de Borbon Dos Sicilias. I suoi quadri hanno soggetti naturalistici come i fiori, da lei molto amati, familiari e rassicuranti ma dallo stile moderno: dei close up in cui è il dettaglio ad attrarre l’osservatore. Fortemente legata alla Puglia, in
viaggio con la cugina Adélaide, in una sorta di moderno Grand Tour, il leggendario Voyage en Italie, per secoli viaggio di formazione degli intellettuali europei, ha preso ispirazione per i suoi soggetti: “vagando in macchina da Roma alla Puglia
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passando per la costa Amalfitana, subito ho notato la sua luce diversa dal resto dell’Italia, gli spazi aperti, i colori del mare in contrasto con il “minimal” di Trani, la vivacità della vecchia Bari, gli ulivi… “. Viaggio che le ha cambiato la vita perché, a Bari, in un incontro ”casuale” ha conosciuto suo marito Michele (Carrelli Palombi n.d.r.), la cui famiglia è di origine pugliese ed hanno casa a Bari e a Lecce , che frequentano tutto l’anno. Viaggiatrice poliglotta nasce a Madrid, ora romana d’adozione, porta qui in Italia tutta l’energia della sua terra; la sua prima mostra personale è stata nel 1995 (Game Fair –Madrid), ha poi partecipato a mostre collettive in giro per il mondo, dagli Emirati Arabi passando per Londra. Le sue pitture e i lavori artistici si possono ammirare nei musei pubblici di tutto il mondo (Museo d’arte contemporaneo de Salta, Argentina, Museo d’arte contemporaneo de Azuaya, Spagna, Museo d’arte moderna di Sofia, Bulgaria) e si trovano nelle migliori collezioni private dalla Spagna all’Italia ma anche negli Stati Uniti, Francia, Inghilterra, Australia, Svizzera, Grecia, Bulgaria, Liechtenstein, Emirati Arabi e Russia. Qual è il tuo stile? T’ispiri a qualche particolare corrente artistica? Non ho uno stile, non m’ispiro a nes-
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suno. Non ho mai studiato pittura. Forse, perché ho un altro lavoro, dipingo molto libera e di cuore. Mi piacciono le trasparenze, le velature dei petali, dell’acqua…. Un petalo, secondo la luce, può essere trasparente come un velo. Mi attira molto anche il movimento sottile e lento dei fiori, delle alghe, le meduse…. come se fosse un ballo molto lento, dolce ma intenso, vivace, forte. La tecnica dell’acquarello è quello che lo facilita di più e per questo che, anche se dipingo con acrilici, ho sempre cercato di farli come fossero acquarelli. Come hanno vissuto in famiglia la tua vena artistica? Ci sono altri artisti in famiglia? Nasco in una famiglia d’artisti da parte di mia madre: nonni, bisnonni, zii, madre… Gli Orléans, tutti sono un po’ artisti ma le famiglie reali in passato non potevano essere artisti in pubblico, sempre in privato, quindi nelle nostre case, di questa grande famiglia, abbiamo tanti dipinti e sculture familiari. Sono nata con i pennelli in mano. Mia madre dipinge da sempre, ha appena finito una sua mostra a Madrid. Dei 10 fratelli e sorelle di mia madre tutti tranne uno, hanno la vena artistica e dipingono, fanno scultura, ceramica ….. A 18 anni ho voluto fare Belle Arti a
personaggio
Madrid però era un ambiente troppo indisciplinato e i miei genitori mi dissero: “puoi sempre dipingere ma dovresti fare qualcosa di più serio nel mondo dell’arte” e per questo che sono finita ad organizzare grandi mostre, (Goya l’anno scorso a Palazzo Reale di Milano) in una azienda italiana (Mondo Mostre), però la pittura è la mia vera passione. Non ho mai smesso di dipingere. Mio marito mi ha incoraggiato sempre sulla pittura e grazie a lui ho cominciato a prendermi un po’ più sul serio, a dipingere in grande formato e a fare mostre e vendere attraverso mercanti d’arte di Barcellona, Dubai e Londra. Come ti senti quando dipingi? Sono dei momenti molto felici, dove mi sento me stessa. E’ molto divertente perché ti astrai totalmente, ti scordi di tutto e di tutti e stai immersa in un mondo tuo. E’ molto difficile tornare al quotidiano e dover lasciare la pittura per un po’. Infatti voglio dipingere sempre di più. Ti dispiace separarti da una tua opera? Si e no. Dispiace per alcune opere a cui tieni molto però anche è bello che delle persone, conosciute ed altre che non conosci, hanno un po’ di te a casa loro. E’ anche sano separarsi dai quadri perché così riprendi a dipingere, ti rinnovi.
Se t’immagini fra 10 anni, come ti vedi? Mi vedo pittrice totale e avrò lasciato l’altro lavoro. La mia pittura sta prendendo sempre più spazio e voglio che sia così. Mi vedo facendo due o tre mostre all’anno in punti diversi del mondo. L’arte è un bene di consumo o un’espressione culturale? Per tanti è diventata un bene di consumo però è assolutamente un’espressione, non solo culturale, ma dell’anima. Quando uno dipinge con un retro pensiero commerciale, viene male il quadro. Uno deve dipingere sempre per esprimere qualcosa o cercare di plasmare bellezza, ritmo, un’idea, dire qualcosa che ha dentro…. Questo vale per tutti i tempi, anche per il contemporaneo. Quanto sono importanti pubblico e critica quando presenti una tua nuova mostra? Il pubblico è molto importante, quando percepisci la sua vibrazione positiva ti dà una carica for-
te per credere in te. Alcune volte quando conosci a memoria i quadri in un certo senso perdi la prospettiva delle tue cose ed è buono un giudizio esterno. Quali sono i tuoi prossimi progetti? Sto parlando con una galleria a Panama e una anche a Barcellona. Ci siamo salutate dandoci appuntamento in Puglia…non ho potuto fare a meno di scegliere un quadro da portarmi a casa, una meravigliosa peonia, che ha suscitato l’entusiasmo della mia bimba, artista in erba. Vale… Inès. Alessandra Dall’Olmo
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CASTEL DEL MONTE
Arte fra passato e presente
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e Castel del Monte avesse un genius loci, non lo si potrebbe che identificare con Federico II di Svevia. Sovrano osannato o censurato ma indubbiamente carismatico, all’avanguardia ai suoi tempi per la mentalità cosmopolita e per la curiosità intellettuale verso le più disparate discipline, dalla filosofia alla matematica, all’astronomia, alla medicina, alla musica, alla poesia, aveva scelto una collina della Murgia barese per costruire il più raffi-
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nato ed originale dei suoi castelli, dichiarato nel 1996 dall’UNESCO Patrimonio mondiale dell’Umanità in quanto “ … capolavoro unico dell’architettura medievale, che riflette l’umanesimo del suo fondatore: Federico II di Svevia. ” Un monumento che per l’apporto di abili magistri cistercensi, per le citazioni dal repertorio artistico classico, romanico, mussulmano e per l’introduzione di modernissimi elementi architettonici e scultorei del gotico d’Oltralpe era stato conce-
pito come un “cantiere” aperto. E se, citando uno degli slogan adottati dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, “La cultura è uno spazio aperto”, a maggior ragione dev’esserlo proprio Castel del Monte, accogliendo iniziative di qualità che offrano ad un pubblico sempre più esigente opportunità e stimoli per visitare o rivisitare luoghi che non finiranno mai di svelare qualcosa. E’ appunto su questa linea che si è mossa nell’ultimo decennio la Soprintendenza per i Beni Architettoni-
arte
ci e Paesaggistici della Puglia, con un’azione costante di valorizzazione di Castel del Monte che all’intrinseco “valore universale eccezionale” abbina un ruolo di attrattore turistico fondamentale per il contesto territoriale in cui ricade. Iniziative espositive quali Le ceramiche sveve di Lucera a Castel del Monte, Castelli sul mare, Baci rubati e Amorose passioni nell’arte e nella letteratura fra ‘700 e ‘800, tanto per citarne alcune, hanno sempre trovato proprio in Federico II e nella sua poliedrica personalità il fil rouge capace di legare le suggestive sale del monumento alle opere in mostra. Una mission che ha avuto la sua più recente attuazione nella Mostra de Chirico a Castel del Monte. Il labirinto dell’anima, ideata con l’intento di offrire al visitatore un’esperienza metafisica perché si perda ed esplori per potersi poi ritrovare nelle opere del Maestro della Metafisica e negli spazi del castello: un labirinto “metafisico” all’interno di un labirinto reale come, per certi versi, è Castel del Monte, un edificio dalle tante ipotetiche destinazioni d’uso. Una “sfida”, quella di inserire dipinti
e sculture di un artista moderno in un monumento a lungo considerato “inviolabile” da consacrare esclusivamente alla celebrazione di se stesso e del suo committente: un’opinione non più condivisibile perché Castel del Monte rappresenta il luogo di eccellenza per il turismo culturale pugliese. Una “sfida” vinta, come conferma il consistente incremento di visitatori registrato dalla Mostra su de Chirico (+ 65 % rispetto al periodo corrispondente del 2010), che è anche una forma di interpretazione, niente affatto irrispettosa, della personalità di Federico II, sovrano medievale che in tanti modi precorse i tempi moderni e che grazie al suo mecenatismo ha lasciato alla sua amata Apulia un patrimonio artistico che costituisce una delle chance su cui la nostra regione dovrebbe sempre più puntare ed investire per una crescita culturale ma anche economica. Michela Tocci Storica dell’Arte © riproduzione
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© Enrico De Santis
AL DI Là dei luoghi comuni
Monica Righi, romana di nascita, ha scelto Lecce come sede del suo atelier e la terra rossa del Salento come musa ispiratrice
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ampade appliquer dal volto umano, che rimandano ad un mix tra la cultura moresca e maschere aborigene, maioliche ed art tiles per l’arredamento, tazzine dalle mille forme e colori , gioielli creativi piu’ simili a bodysculptures con finiture in metalli preziosi, fino ai baffi
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ceramici che fanno il verso al grande Dalì, ora esposti nel castello aragonese di Otranto insieme ad una ventina di opere e sculture in ceramica che sottolineano la sensibilità dell’artista anche nella lettura della quotidianità. Così è popolato l’universo incan-
tato di Monica Righi, ceramic designer, che da dieci anni ha creato a Lecce un laboratorio creativo al quale ha dato il nome di sua figlia, dove plasma oggetti che possono richiamare l’uso quotidiano, ma che nella loro essenza sono echi di culture lontane e senza tempo.
artigianato
Prima di approdare nella Lecce barocca, Monica ha studiato nella sua città, Roma, presso l’Istituto Europeo di Design ed allo stesso tempo ha frequentato per passione il laboratorio di un famoso ceramista romano. L’artista ha vissuto la sua vita molto intensamente, girando il mondo in barca a vela nelle isole del Pacifico con permanenze in Asia, Indonesia ed Australia. E proprio in queste isole magiche scopre le tecniche creative delle terraglie, mentre agli aborigeni australiani deve l’apprendimento delle tecniche del colore e dei pigmenti. E’ prima artista o artigiana? Ho sempre avuto una sorta di difficoltà nel rispondere alla classica domanda: “Di cosa ti occupi? Cosa fai?” Diciamo che la prima risposta che mi viene in mente è “Faccio cose... trasformo idee in oggetti. Ho questo dono e lo metto in pratica. Certamente non possiedo la “pazienza” dell’artigiano... I miei lavori sono spesso estemporanei, anche se ho scelto forse il materiale meno indicato per ottenere velocemente il “risultato”. Ma io ho bisogno del risultato immediato, per questo ho sperimentato nuove tecniche di
smaltatura e cottura che mi permettono di lavorare molto velocemente. Sicuramente la costante emozione, anche dopo un bel po’ di anni, nell’aprire la porta di un forno per vedere come sono venute le cose, mi pone più vicina alla parte artistica di questo antico mestiere. A cosa si ispira quando crea? Non c’è un momento esatto. Accade e basta. Ma non c’è nulla di mistico. E’ tutto fondato sulla relazione tra dentro e fuori, noi ed il mondo intorno a noi. Un esempio? Un odore che scatena un ricordo, un ricordo che muove le forme, le forme che cambiano e tu che ti ritrovi a fermarle con l’argilla. E’ già tutto dentro di noi, se solo ci fermiamo ad ascoltare la nostra unicità. Quali tecniche sono alla base della produzione delle sue ceramiche e dei suoi gioielli? Intuizione, creatività ed istinto. Gran parte dell tecniche che attualmente utilizzo sono frutto di anni di ricerca e sperimentazione, forse i momenti creativi più intensi sono proprio questi. Non una forma bensì una texture posso più facilmente definire un lavoro artistico. Riuscire ad ottenere, ad esempio, l’effetto del raku utilizzando argille e smalti normalissimi sorprende anche me. Ma tutto questo si ottiene osando, trattando i materiali come tanti in-
gredienti di una folle ricetta che una volta messa in cottura chissà quale risultato avrà. A volte cerco di metter in un angolo l’esperienza, poichè proprio quando tutto questo viene vissuto come un gioco, si ottengono i risultati migliori. Per questo mi piace insegnare la ceramica ai bambini, o agli adulti che si approcciano con un atteggiamento infantile. Della ceramica detesto la serialità. E’ la causa dell’inibizione del processo creativo e della sperimentazione. Restauro ceramiche antiche e proprio per questo posso dire che la ceramica tradizionale, tranne alcune eccezioni, si è “fermata” molti anni fa lì dove si è cominciato a considerare più cosa conveniva produrre, piuttosto che ciò che caratterizzava un laboratorio od un artista/artigiano. C’è un pezzo tra quelli da lei creati al quale è particolarmente legata? Si, un pannello composto da tanti visi di Buddha colorati, un piccolo esercito di ceramica smaltata che si raccoglie intorno a una targa in ferro trovata in una cella di un carcere in disuso, in una delle isole Andamane, nell’ Oceano Indiano. Sulla quale è scritto “Mind your head, please” in inglese e in hindi … Le celle erano talmente basse. Nei giorni di permanenza in quelle isole allora chiuse al turismo e
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oggi segnate dallo tsunami, avevo ascoltato le storie che narravano di carceri nascoste dove dall’India venivano deportati i prigionieri politici. Una mattina sentii delle urla in lontanaza e dopo poco un elicottero ci intimò di salpare ed allontanare la nostra barca da quell’isola. E’ necessario vivere più vite ed essere sempre pronti a viverne altre per sviluppare un processo creativo come il suo? Credo che sia necessario ricordarsi di vivere... di essere vivi... che tutto può cambiare come gli smalti che
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coprono l’argilla dentro il fuoco di un forno. E credo che sia necessario provare amore, gioia e consapevolezza della nostra interdipendenza con tutto il resto dell’universo. La chiusura non ha mai portato da nessuna parte. Ci parli del Lab bla bla bla: com’è nata l’idea di dar vita a uno spazio simile e che cosa trova chi entra in questa “bottega” nel centro storico di Lecce? Lab bla bla bla per me è come dire: quante chiacchere dietro ai nomi
che spesso si scelgono per identificare una nuova iniziativa, attività, evento. In questi ultimi anni il Salento si è trasformato in una “terra di eventi” e non tutti, lo dico da “turista”, credo siano all’altezza del cuore antico e vivo di questo territorio. Resto ancora affascinata da quel Salento che, come i suoi ulivi secolari, è rimasto ancorato al suo modo caldo e spontaneo di esprimersi, slegato da qualsiasi esigenza di mercato. Diciamo che è un modo per sdrammatizzare e tornare al fulcro di ciò
artigianato
perché stiamo allestendo una mostra o perché quel giorno non ci va di lavorare e siamo uscite a cercare l’ispirazione o una buona brioche. E’ un ritorno alla vecchia bottega, dove trovi le cose ma anche le persone che le fanno. Dove tutto ha un’anima. Dove, se non ti serve niente, puoi trovare anche quelle dieci parole che cercavi in una giornata di pioggia. O la borsetta su misura per il matrimonio della tua migliore amica. O dove riparare il piatto antico che hai rotto a tua suocera. Quei luoghi dove quando ti trovano sono contenti, soprattutto quando racconti loro le cose e ti racconti mentre le mani vanno da sole... come adesso che ne stiamo parlando. Rosalia Chiarappa
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che si fa. E’ un laboratorio. Dove coesistono tre realtà differenti. Due di queste, la mia e quella della textile designer ed architetto Elena Petrucci hanno dato vita anche ad una collaborazione molto creativa fatta di borse, lampade ed oggetti a quattro mani che, prendendo il nome dalle nostre inziali, si trasforma in ME. Alla base di questa collaborazione vi è anche una coscienza legata al recycle, che vede coinvolte aziende come EttoreMaglio, che sposando la nostra causa hanno messo a disposizione i loro materiali, dai quali sono nati complementi d’arredo unici ed apprezzati. Lo spazio è una via di mezzo tra uno show room ed un laboratorio, dal momento che la mia attività consiste prevalentemente nel disegnare collezioni per negozi e gallerie, ma dove il cliente può anche progettare insieme, a seconda delle proprie esigenze, soprattutto per quanto riguarda le ceramiche da rivestimento e l’illuminazione. Al Lab bla bla bla, la mattina puoi vedere Elena che taglia borse e pochettes sommersa da fili e tessuti, mentre il tornio gira nel retro e una cliente sceglie un anello. E il pomeriggio magari ci vieni a trovare per prendere un the con noi durante lo stage sulla ceramica o il corso di cucito. O magari il giorno dopo trovi chiuso
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© Gianni Vese
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alla Calabria alla Puglia. Questo il percorso delle due sorelle Angela e Olga Savarese che la loro terra di origine hanno richiamato nel nome della loro Masseria Torre del Diamante. Infatti, da Diamante provengono, ma i loro ricordi infantili sono legati a questo angolo di Valle d’Itria, alle tipiche masserie pugliesi, che frequentavano in occasione delle visite ai loro nonni materni. Adesso Angela e Olga abitano la parte più antica della struttura, mentre all’ospitalità è dedicata quella più moderna, realizzata nel rispetto della memoria e del luogo attraverso un minuzioso lavoro di ricerca, portato avanti dalle sorelle insieme ai genitori architetti. Molta cura nella scelta di materiali, colori e arredi: pietra locale, legni bianchi decapati, vetrate e il rigore di arredi lineari a sottolineare il minimalismo di una ricercata semplicità. La sistemazione dell’esterno è nel rispetto della natura paesaggistica del luogo e l’antica Corte è riproposta al centro di un ampio giardino sul quale si affacciano le venti comode suites. Quando si arriva a Masseria Torre del Diamante si viene subito
Torre del DiamaNTE
Atmosfera di casa tra gli ulivi e il mare
Agriturismo Masseria Torre del Diamante Contrada Sovereto 72015 Fasano 080/4829863 info@torredeldiamante.com
catturati dall’armonia che vi regna. Dal bar, dove siamo sedute in compagnia di Angela e Olga, si scorge la piscina, una lastra di cristallo liquido tra verdi ulivi e candidi lettini. Chiedo ad Angela da quanto tempo esiste Torre del Diamante e mi dice che lei e Olga si occupano della Masseria e dei suoi ospiti da quasi tre anni. Qui si sentono a casa loro – aggiunge Olga – e an-
che i menu del ristorante, aperto su prenotazione anche a chi non alloggia nelle suites della struttura, sono preparati in base alle esigenze degli ospiti, anche dei più piccoli. Poi le chiacchiere si fanno più confidenziali e parliamo di noi, delle nostre
esperienze, delle nostre aspettative e qui davvero il tempo scorre e quando il sole comincia a calare è ora di andare. Ci salutiamo e, forse contagiate dall’armonia e dall’atmosfera del luogo, pensiamo che in questa casa il cuore contiene ogni cosa, come recita un antico adagio arabo.
© Gianni Vese
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sud di Lecce, sulla via di Otranto, esiste un’area ellefona, la Grecìa Salentina. E’ costituita da nove paesi, alcuni dei quali come Calimera, Sternatìa, Castrignano dei Greci, Martano, Martignano, Zollino, Soleto, Corigliano d’Otranto e Melpignano, conservano la denominazione greca. E’ ciò che rimane di un’area molto più vasta, come attesta il codice Miscellaneo Brancacciano del XVI secolo che annovera venti paesi greci in Terra d’Otranto. I rapporti della penisola salentina con il mondo greco risalgono a tempi antichissimi. Troviamo riferimenti relativi alla presenza greca nel Salento in Erodoto, Tucidide, Strabone, Polibio, Virgilio ed altri autori dell’antichità. In base ai ritrovamenti archeologici, i contatti con il mondo greco inizia-
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Lunga vita al griko
Alla scoperta della Grecìa Salentina no con l’arrivo dei marinai micenei nel XVI° secolo a.C. Nel Salento meridionale alcuni insediamenti datati dal XV al XI secolo a.C. avevano delle fortificazioni, i cui resti sono visibili ancora oggi a Roca Vecchia. Il territorio è ricco di reperti e importanti testimonianze di epoca più recente, come vasi del VI sec. a.C. che riportano scritte greche e diversi forni per ceramica ritrovati a Ugento, Felline e a San Cataldo con una serie di nomi greci, come Eros, Aristidis, Zosimos, Dionysios ed altri. L’influenza greca continua durante tutto il millennio Bizantino. Il Salento è l’unica parte dell’Italia rimasta dal VI all’XI secolo d.C. Nell’ambito dell’Impero e la grecizzazione del territorio diventa più evidente in campo religioso, oltre che linguistico. Con le armate ed i governanti
bizantini arriva anche una moltitudine di monaci, eremiti e sacerdoti, che diffondono l’ortodossia e intrecciano dei legami non solo spirituali, ma anche materiali, con comunità agricole locali. I monasteri e le laure erano centri di preghiera, di lavoro e carità. L’influenza bizantina non finisce con l’arrivo dei Normanni nell’XI secolo d.C. Al contrario proprio in epoca normanna, si fondano in tutta l’area una serie di monasteri, veri e propri centri culturali di altissimo livello. Il più famoso è il monastero di San Nicola di Casole vicino a Otranto, con una ricchissima biblioteca in cui nel XIII secolo è fiorita la Scuola Poetica otrantina, in lingua greca dell’epoca. I poeti non erano solo monaci. Oltre alle poesie del monaco Nicola e di Nettario, abate del monastero, ci sono pervenute
© Gianni Vese
costume anche poesie di Giovanni Grasso, notaio dell’imperatore Federico II di Svevia e di Giorgio, archivista della chiesa ortodossa di Gallipoli. Nel Salento si trovano circa 130 cripte con pitture murali secondo i canoni ortodossi, con cronologia bizantina e scritte in lingua greca, a testimoniare questo illustre passato. La più antica epigrafe bizantina esistente oggi in Salento è a Carpignano Salentino, nella cripta di Santa Cristina e di Santa Marina, e data 959 d.C. Nella Cripta, oggi parzialmente restaurata, si trovano i bellissimi cicli pittorici di Teofilatto e di Eustazio. Per via dei legami storici con la cultura greca e grika, Carpignano Salentino e Cutrofiano, paesi non più ellefoni, fanno oggi parte dell’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina, istituita nel 2001. Nei nove paesi (ta ennea horìa) ancora oggi si parla il griko, una lingua di origine greca con evidenti influenze latine e romanze, che conserva non solo vocaboli dorici, attestanti la derivazione dall’antico greco, ma anche medievali e neogreci. Quando arrivai in questo lembo di Puglia negli anni Settanta fui subito catturata da questo idioma considerato “strano” e parlato soprattutto da persone che provenivano da una parte della provincia leccese e capii che alla base c’era un legame non solo territoriale ma anche linguistico con l’antica Grecia. Ancora oggi questi paesi sono ricchi di
tradizioni, culturalmente molto vivaci, e organizzano tutto l’anno eventi culturali e musicali. Il più noto è “La notte della Taranta”, che si tiene il 17 agosto a Melpignano e richiama ogni anno migliaia di persone da tutta l’Italia. Quest’anno l’Unione Europea ha finanziato, nell’ambito del programma Lifelong Learning, il progetto “Pos Matome Griko” - la prima volta per una lingua minoritaria – che prevede la realizzazione di materiale didattico innovativo per l’insegnamento della lingua grika, nei sei livelli previsti dal Quadro Europeo di Riferimento delle Lingue. Il programma, coordinato dall’Agenzia per il Patrimonio Culturale Euromediterraneo di Lecce, in collaborazione con l’Istituto Culture Mediterranee di Lecce, l’Università di Cipro, il British Hellenic Center e la Alfa Publications di Atene, prevede la sperimentazione del metodo nelle scuole della Grecìa, dove, in base alla Legge 482 sulle minoranze linguistiche, si insegna sia il griko che la lingua greca. Dopo un periodo di abbandono, il griko sta vivendo un periodo di nuova fioritura. Lunga vita al Griko! Isabelle Oztasciyan Bernardini D’Arnesano
Docente di Lingua e Traduzione Neogreca Università del Salento
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eventi
su il sipario
Ad Andria il Festival Castel dei Mondi
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arà il suggestivo cortile ottagonale di Castel del Monte, sotto un cielo d’estate, magari stellato, l’impareggiabile scenografia per la versione dell’Amleto proposta dal Teatro del Carretto di Lucca. E, per una volta, l’imperatore Federico II dovrà cedere la scena al principe di Danimarca e accontentarsi di fare lo spettatore anziché il protagonista! La XV edizione del prestigioso Festival Internazionale Castel dei Mondi, nel variegato cartellone denso di appuntamenti che dal 26 agosto al 4 settembre 2011 animeranno, sera dopo sera, il centro storico di Andria in un coinvolgente rapporto con gli abitanti ed i turisti, non poteva che scegliere il più celebre fra i castelli svevi quale location ideale per una delle più famose e rappresentate opere shakespeariane. Com’è ormai tradizione anche quest’anno il Festival - nuovamente affidato alla vivace direzione artistica di Riccardo Carbutti, andriese curioso e attento osservatore di teatri e compagnie in tutta Europa, capace di fare di Andria un palcoscenico internazionale – offre proposte che, spaziando fra le forme più varie dello spettacolo, dal circo alla danza, dalla musica al teatro comico alle performance, promettono di riuscire a catturare un pubblico sempre più ampio e variegato per età ed interessi. Sarà Palazzo Ducale, nella serata inaugurale, ad ospitare la Compa-
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gnia Berardi-Casolari per il doveroso omaggio al 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, affidato a Briganti, ovvero la storia vista da un’angolazione “meridionale” alternativa a quella ufficiale. In prima nazionale saranno presentati due dei quattro spettacoli provenienti dal teatro londinese, sempre molto vivace e creativo: Pixel rosso e l’esibizione, imperdibile per il pubblico giovane, de The Irrepressibles, effervescente e stravagante gruppo musicale che nel trucco e nei costumi riecheggia le ambigue coreografie di Lindsay Kemp. Non meno intrigante dell’Amleto si annuncia la Tempesta, suggestivo e coinvolgente tributo che la Compagnia Anagor di Castelfranco Veneto, utilizzando due schermi a cristalli liquidi, vuole offrire alla più
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enigmatica delle opere del pittore e concittadino Giorgione, oggetto di controverse interpretazioni sul suo significato. Il Circo Rasposo propone, invece, con il linguaggio circense, Le chant du Dinon, storia intima del viaggio di una famiglia attraverso le città e la vita, mentre il tema della morte è al centro di The end di Babilonia Teatri. L’ormai notissima compagnia pugliese Cantieri Teatrali Koreja presenta uno spettacolo su devianza sociale e leggenda popolare, mentre una tragicomica vicenda di crudeltà familiari, Furie de sanghe, avrà il suo mezzo espressivo più efficace nell’arcaico dialetto pugliese della Compagnia Fibre parallele. Sono solo alcuni dei 27 spettacoli, con un totale di 48 repliche, proposte dal Festival Castel dei Mondi,
un appuntamento che ormai da tempo ha proiettato Andria e tutto il territorio circostante su una ribalta nazionale e non solo, confermando - anche col massiccio numero di spettatori - da un lato l’attualità del teatro come una delle più efficaci forme di espressione e di dialogo interculturale e dall’altro, come ha sottolineato il Sindaco, avv. Giorgino, le opportunità di crescita sociale, culturale, morale ma anche economica che un progetto impegnativo e vasto di valorizzazione e fruizione può offrire. Michela Tocci Storica dell’Arte © riproduzione riservata
moda
I COLORI DI PUGLIA
nelle collezioni di Nico Didonna a Londra
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orbici e stoffe le maneggia da sempre . Ad insegnarglielo sua nonna e due zie che tuttora fanno le sarte, ma che negli anni 70 non potevano immaginare di avere a che fare con un stilista vero, anche se alle prime armi. Nico Didonna, classe 1964, nasce a Noicattaro a 15 chilometri da Bari. “Ho sempre sguazzato nelle stoffe – racconta ero attento specialmente al lavoro di una delle mie zie che realizzava
disegni semplici per produrre capi complessi”. Da 24 anni, vive e lavora nel cuore della City londinese, vestendo attori, cantanti e calciatori. Tra i suoi successi gli abiti per alcuni dei personaggi del cast di Harry Potter. “Con il maghetto è stata una coincidenza – spiega - sono stato contattato da un costumista colpito da alcuni dettagli del mio stile. Mi ha spiegato che si occupava di abiti di scena e non ha aggiunto altro”. Soltanto mesi dopo, ha capito
di essere stato ingaggiato per uno dei colossal dell’ultimo decennio. Harry Potter , appunto. “Per il penultimo film della saga mi hanno assegnato gli abiti di Rupert Grint, al secolo Ronald Weasley, il magico amico di Harry. E’ stato un processo abbastanza lungo. Ho disegnato i costumi due anni prima che il film fosse girato”. Lungo anche il viaggio che ha percorso per arrivare fin qui. I primi biglietti per coronare la sua voglia di viaggiare e andare
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moda Rupert Grint alias Ron Weasley indossa gli abiti firmati da Nico Didonna nel film Harry Potter e il Principe Mezzosangue
via dalla sua amata Puglia, glieli ha “stampati” l’istituto alberghiero di Bari. Appena diplomato, ha cominciato a viaggiare. L’Italia in lungo e in largo, la Svizzera, Saint Moritz, Londra per imparare l’inglese, anche se il sogno più grande restava l’America. “Ho lavorato in hotel e ristoranti inglesi sperando di guadagnare abbastanza e trasferirmi oltre oceano. Purtroppo l’America è stata una delusione, un paese bello da visitare ma non per vivere”. Con gli Stati Uniti si chiude anche il capitolo alberghiero. “Ero annoiato dalla solita vita e la mia passione creativa cresceva. Sin da ragazzo ho alterato i vestiti che compravo per dargli un tocco personale Mi sono iscritto alla London College of Fashion e ho conseguito l’higher National Diploma, in tailoring”. Così a 29 anni, nasce Nico Didonna. Lo stilista. La sua prima esibizione di moda è stata organizzata alla Islington Design Centre, era il febbraio del 1997. Gli applausi del pubblico, i buoni commenti della critica e l’interesse dei compratori hanno fatto il resto. “Non ho svolto ap-
prendistato, il mio stile era diverso e spiccava. Ho notato sin dall’inizio che i clienti apprezzavano le mie creazioni ed erano disposti a pagare per capi unici”. Oggi il marchio Nico Didonna , in bella mostra nello showroom di Soho, attrae stelle del calcio come Theo Walcott dell’Arsenal e Rio Ferdinand del Manchester United e lo stile pulito dello stilista pugliese è di casa sulle passerelle del London fashion week. Appena può torna a casa. Soprattutto durante l’estate per annusare l’odore del mare, passeggiare per Otranto e ritrovare la sua gente. “Sono molto influenzato dalla mia terra. I colori, il paesaggio, le forme e gli atteggiamenti delle persone sono il bagaglio che porto via con me, ogni volta. Senza di loro le mie collezioni sarebbero monocromatiche”. Dei colori di Puglia appare più di una traccia nelle collezioni di quest’anno. I blu del mare, le sfumature marroni della terra, l’avorio e i bianchi della sabbia si uniscono a linee semplici e sinuose sia per la donna che per l’uomo. Inutile aggiungere che fra cento anni vuole tornare a casa, per un buen retiro dopo lavoro. Pilar Puccini © riproduzione riservata
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L’IMBARAZZO DELLA SCELTA S
e la vita, come diceva Forrest Gump, è una scatola di cioccolatini, perché non scegliere come contenitore un veicolo Suzuki? Ma anche Audi, Bmw, Nissan, Mercedes, Porsche, Volkswagen, Kia e Hyundai. C’è davvero l’imbarazzo della scelta presso la nuova sede della concessionaria Car Service, inaugurata a febbraio del 2009 in via Napoli a Bari. Ciò che però accomuna queste possibilità di scelta è che, una volta saliti a bordo di queste autovetture, non ci saranno sorprese perché in ognuna sicurezza e piacere del viaggio si fondono perfettamente. La Car Service non offre soltanto i più nuovi prodotti dei marchi succitati, bensì è stata progettata anche per soddisfare le esigenze di una clientela sempre più esigente e, sembra quasi incredibile, riesce a mettere d’accordo proprio tutti. Mette, infatti, a disposizione dei
propri clienti una gamma di servizi a 360 gradi, quali l’officina, un corner di vendita per ricambi auto Suzuki e plurimarche e il noleggio. Inoltre l’azienda fa parte del circuito “A posto” del gruppo Rhiag, sinonimo di garanzia e qualità dei lavori di officina. Spesso, poi, propone grandi promozioni come quella attualmente in corso sulla Suzuki Swift, un’auto dall’aspetto dinamico e originale, molto apprezzata dal mercato italiano per i suoi consumi e le emissioni ridotte. Per chi dovesse avere esigenze diverse della gamma Suzuki la Car Service forte dei suoi 20 anni di esperienza nel settore automotive, mette a disposizione del cliente autovetture dei vari Brand , ecco alcuni esempi: Hyundai iX35, il nuovo Suv compatto della Casa coreana che si presenta con un design accattivante e interni innovativi in alternativa la nuova Kia Sportage crossover tutto-
fare che convince per look, assetto e motore ma entrambi con un ottimo rapporto qualità prezzo. Altra crossover dagli occhi a mandorla, ma di taglia più piccola quindi più gradita al gentil sesso, è la Nissan Juke con cilindrate e prezzi più contenuti. Per completare, nell’alto di gamma, ampia possibilità di spaziare dalla Nuova Audi Q3 all’A8, per Bmw le nuove SUV X3 ed X6 e per i più esigenti la Nuovissima Porsche Cajenne e Panamera con motorizzazione diesel. Non si esclude nessuna richiesta quindi sarà sufficiente un contatto o meglio una visita nello Show Room per superare l’imbarazzo e, accompagnati da personale competente, fare una scelta mirata e tagliata su misura per le proprie esigenze.
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© Fabio Ingegno
LUOGHI IN DIVENIRE F
inalmente anche a Bari ci sono dei negozi che potremmo trovare passeggiando nelle vie dello shopping delle capitali europee più trendy. Due giovani imprenditrici baresi, Stefania Ianniello, organizzatrice di eventi culturali, e Flavia De Filippis, già proprietaria di una boutique a Bari e blogger di moda, hanno inaugurato, da poco meno di un anno, uno spazio che non è un semplice negozio d’abbigliamento, ma un luogo trasformista dove si possono realizzare vernissages d’arte, shootings fotografici, un luogo di shopping e d’intrattenimento, che può trasformarsi con la formula del “temporary in shop” in una vetrina per giovani artisti , designer emergenti, brand nascenti. Il negozio diventa così, un luogo di sperimentazione,
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una realtà in movimento tutta da esplorare , un ambiente polifunzionale dedicato all’arte, all’abbigliamento, ai complementi d’arredo e agli accessori superando il concetto di negozio tradizionale generando un posto in cui fondere stili e prodotti. My Tea Cup è un concept che sulla scia dei grandi stores internazionali, è pronto a ospitare workshops e laboratori creativi , in uno spazio aperto a nuovi modi espressivi , poliedrico e sempre alla ricerca di nuovi designers , artisti , pezzi vintage e retrò. E’ prevista l’apertura di un nuovo spazio a Milano. Superati i mall, i megacentri commerciali chiassosi e “globali”, per gli interior designers è proprio questa la tipologia di spazi del futuro: luoghi ispirati alla fusion, basati sull’arte di fondere le culture del mondo, luo-
ghi di shopping, d’intrattenimento e di sperimentazione a 360°. Ho incontrato le due giovani proprietarie che mi hanno spiegato la filosofia di questo nuovo spazio. Qual è il concept del vostro negozio? L’assunto di base è quello di una moda di passaggio, dinamica, quindi con questo spazio abbiamo voluto inserirci in un contesto che possa vedere il passaggio delle mode, delle arti, il loro movimento e la loro contaminazione. Perché la moda è temporanea e cambia in fretta. Si discosta dal negozio tradizionale e qui a Bari è stato recepito con molta curiosità, molti baresi hanno accolto quest’apertura con grande piacere ed entusiasmo , ne sentivano sicuramente l’esigenza. Alcune delle novità introdotte han-
vetrina
no suscitato ilarità, tra queste soprattutto il servizio di affitto di beni di lusso poiché qui è ancora radicata la cultura del possesso di un bene, e quindi è ancora in fase di sperimentazione. Quali sono gli eventi futuri che state programmando? Ad Aprile abbiamo organizzato un evento volto a rappresentare l’arte del trucco che si svolgeva attraverso una performance d’arte di un giovane artista pugliese di cui abbiamo ammirato la tecnica innovativa e le opere e che ha dato il via al corso di make up. Prossimamente avremo un evento in cui ci sarà la presentazione di una collezione di un giovane designer pugliese che lavora a Milano e che vorremmo riportare in “patria” , mentre per l’autunno c’è in programma un grande evento con uno dei nostri designer di punta che siamo fiere di aver scoperto, è un bulgaro che lavora a Berlino. Un luogo dove, sorseggiando una tazza di tè, sfogliando le pagine di un libro, creiamo il look perfetto, dalla testa ai piedi, consigliate dalle nostre stylists. Come dicono gli inglesi “it’s my cup of tea”. My Tea Cup Via Dante, 45 Bari www.myteacup.it
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arlo e Mario Ottaviano, sono l’anima del trabucco e funzionano con la sincronicità dei due argani che tirano le reti guizzanti di pesci dopo che la vedetta ha avvistato al largo il passaggio dei cefali. Carlo è saldamente legato alla roccia ed alla tradizione con un know how appreso dalla madre Lucia che sin dai primi anni ‘70 ha dato inizio all’avventura del trabucco con semplici piatti legati alla territorialità. Uomo schivo, risoluto, gran lavoratore, Carlo si accosta agli ospiti e li allieta con battute argute. Mario, più creativo e curioso, ha ampliato i suoi orizzonti nella scia della sua passione per il surf da onde, il windsurf e la sua voglia di “conoscere” ereditata dal padre Mimì e dal nonno, che diceva: “nella vita ti potranno togliere
tutto fuorché il sapere”. Nel ristorante, volutamente e orgogliosamente spartano, un paiolato in legno adagiato sugli scogli, sottolinea tavolini e panche nudi, divisi e ombreggiati da reti, cannucciati e palme, qua e là corde, galleggianti, nasse, carapaci di granseole ci parlano del mare, di un mare prepotentemente subito e vissuto. Quel mare che intorno si offre allo sguardo a 180° nei suoi colori verde chiaro, smeraldo, azzurro, turchese, blu intenso… In questo luogo magico le attività dei due fratelli fervono e s’intrecciano…Ci vengono incontro sorridenti e ci deliziano con piatti di pesce e verdure: gli antipasti offrono ottimo crudo di mare e carpacci di pesce. Inimitabile la millefoglie di spada e gamberi su brunoise di sedano, melone e cetriolo condita con pepe
fresco, olio e succo d’arancia. Molto golosi sono la bottarga di ricciola o cefalo messa sotto pressa con il sale , o il lardo di tonno speziato con origano marino, finocchietto e peperoncino, preparati dalle sapienti mani di Mario. Una volta alla settimana viene servito un primo di pasta fresca (orecchiette o troccoli) condita con ragù di polpo o di seppia e una grattugiata di formaggio fresco di capra. Gli altri primi seguono la stagionalità e il pescato o i desideri degli amici perché, come dice Mario, gli ospiti del Trabucco sono gli “amici degli amici”. Così s’instaura un clima piacevole intimo e disteso assecondato da un sottofondo di musica jazz gradita dai padroni di casa che ne organizzano una rassegna ogni estate. Tra i secondi si distinguono il tonno scot-
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© Domenico Ottaviano
IN EQUILIBRIO SUL TRABUCCO
luoghi e sapori
tato con semi gialli di papavero, la cascigna ( cicoria selvatica locale) saltata in padella con funghi galletti freschi e scaloppe di cefalo su crostone di pane. I dolci, sorbetti, torte alla frutta o crustoli sono curati da Rossella, moglie di Carlo, che si occupa anche dei vini prettamente locali e di liquori e rosoli fatti in casa. Le cotture e il trattamento del pesce crudo sono all’avanguardia. Lungo è stato il tirocinio di Mario in Sudafrica presso un ristorante vietnamita, affiancando uno chef preposto al sushi che abbatteva già da allora il pesce con l’azoto liquido. In seguito l’incarico nella provincia di Foggia per la Electrolux, per i forni a convenzione e gli abbattitori, gli hanno permesso e gli permettono di frequentare corsi di formazione e aggiornamento sulle tecniche di cottura (sottovuoto) e di interfacciarsi con ingegneri progettisti e tecnici europei. Interessante questa famiglia, compresi nonni e nipoti, legata all’amore per il trabucco, consapevole della sua fragilità, e desiderosa di conservarne la bellezza a testimonianza di un passato ancor vivo. Il padre Mimì ha ricostruito questo
trabucco che già suo padre Carlo e suo nonno Battistone , falegnami e artigiani, avevano eretto. Gli stessi ospiti si accostano al trabucco (che si pensa derivi dalla parola trabocchetto) per ammirarne il marchingegno durante le manovre esperte dei trabucchisti e constatare l’abbondanza del pesce attirato nelle reti appunto dal trabocchetto, un pesce di legno in seguito sostituito da quello vero. Si arriva al Trabucco da Mimì località Punta San Nicola a Peschici uscendo dall’autostrada a Poggio Imperiale dopo aver percorso per circa 50 chilometri una strada che costeggia per un po’ i laghi costieri di Lesina e Varano, poi s’immerge nella macchia mediterranea mentre ai lati si susseguono, strappati alla vegetazione spontanea, ulivi, carrubi, fichi, melograni, pale di fichi d’india, pini marittimi, oleandri e mandorli in un tripudio di colori, di profumi, di suoni. Mara Giorgio © riproduzione riservata
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Scampi dell’adriatico al profumo di Agrumi del Gargano
RISTORANTE AL TRABUCCO Da Mimì, punta San Nicola, Peschici
Ingredienti 300 g di Scampi interi Due scorze di arance bionde e limone femminello del Gargano Un pezzo d’aglio Olio extravergine d’oliva Origano marino Prezzemolo Vino bianco Q.b.
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Riporre sul fondo di una terrina l’aglio e due scorze di arance e limoni. Adagiare su di questi gli scampi interi, un pizzico di origano marino, un goccio di vino bianco e un filo d’olio d’oliva extravergine.
Mettere a cuocere in forno a 180°C per 8 minuti, servire caldo. Finire il piatto con una spolverata di prezzemolo.
enogastronomia
LA FRESCHEZZA DELLE MANDORLE “E’ arrivata la mandorla fresca! La deliziosa maaaandorla!...” I bambini accorrevano al richiamo dell’omino col giacchino marinaro bianco e blu, che vendeva i cartoccini di mandorle fresche sulle spiagge di Bari. Questo il racconto di mia madre che ricorda come fossero importanti le mandorle per la crescita e il benessere di tutti, grandi e piccini, con i loro contenuti di calcio, fosforo, potassio e magnesio , nonché vitamine del gruppo B ed E... D’ estate fresche, d’inverno tostate e profumate o inserite in dolci fragranti, le mandorle sono sempre state appetitose e frequenti sulle tavole dei Pugliesi, tanto più che la Puglia è una terra di mandorli. Attraversando questa campagna solare, in primavera, spiccano con i loro fiori bianchi sul verde degli ulivi, inseriti in lunghi filari, alternati ap-
punto agli ulivi o a splendidi alberi di ciliegio. A fine agosto e a settembre quando il mallo si schiude si praticava e si pratica la raccolta delle mandorle con le pertiche (bacchiatura), con bracci meccanici (vibratori a spalla), o con lo scuotimento al tronco e con l’ombrello rovescio che le raccoglie. I frutti quindi vengono smallati con apposite macchine smallatrici, lavoro che prima le nostre contadine facevano a mano, e infine asciugati in essiccatoio. E’ bello ricordare che un tempo, è raro vederlo ancora oggi, le mandorle si facevano asciugare al sole sui marciapiedi delle strade e ogni tanto i bambini ci strisciavano sopra per rigirarle. Il mallo diventava mangime per gli animali, i gusci accendevano camini e bracieri nelle lunghe sere d’inverno. Antico il mandorlo (Amygdalus
communis L.) che provenisse dal vasto areale del centro Asia è provato, che sia giunto sulle nostre coste portato dai Greci nei comprensori delle loro colonie (Ostuni, Egnazia, Monopoli, Bari e Siponto…) è tuttora incerto. La coltura del mandorlo in Italia è soprattutto concentrata in due regioni: la Sicilia col 54% e la Puglia col 42%. La mandorlicoltura nazionale è stata caratterizzata da un elevatissimo numero di varietà (cultivar) con spiccata vocazionalità locale, dotate in diversi casi di caratteri di pregio, purtroppo non concentrati su una o su poche entità. Questo ha sicuramente garantito un germoplasma variamente caratterizzato, ma che non consente una standardizzazione su vasti areali e una produzione industriale. La Puglia è un serbatoio di biodiversità perché, nel corso dei secoli at-
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enogastronomia
traverso l’impollinazione spontanea, si sono costituite numerosissime varietà. Il mandorlo per produrre frutti, ha bisogno di un’ impollinazione incrociata che impone la presenza di almeno due diverse varietà biologicamente compatibili. Negli anni 70 sono state avviate delle ricerche per accertare le cause dell’improduttività di alcuni mandorleti pugliesi che davano abbondanti fioriture, ma pochi frutti; si osservava peraltro che alcune cultivar producevano frutti, invece, in maniera elevata e costante e si scoprì che avevano una capacità di autofecondazione che le rendeva autofertili rispetto alle altre, che erano autosterili. Nella Puglia in particolare si individuarono molte cultivar autofertili, alcune a seme dolce ed altre a seme amaro: Tuono, Falsa barese, Filippo Ceo, Genco, Sannicandro, Scorza verde, Pepparudda, dolci; Andria, Cicerchia, Gaetanuccia, Pizzolantonio, Padula di Ruvo, amare. Un’ ipotesi, oggi la più accreditata, sostiene che l’autofertilità sarebbe stata acquisita dal mandorlo, in tempi remoti, per ibridazioni spontanee con l’Amygdalus webbii Spach, specie autofertile di man-
dorlo selvatico indigena a rishio di estinzione, diffuso sull’altopiano della Murgia barese e sul Gargano. Le cultivar autofertili sono in grado di fornire prestazioni, in termini di quantità, superiori rispetto a quelle autosterili e ciò perché sono autosufficienti nel produrre frutti e permettono una migliore omogeneità della produzione. Per questa ragione molte aziende si avvalgono di queste cultivar autofertili. Le Aziende Campobasso, in Puglia, hanno da sempre selezionato le migliori varietà di mandorle baresi tra cui: la Tuono e la Genco. Conosco Pasquale Campobasso e la storia della sua famiglia che inizia la sua attività con il nonno Giuseppe Campobasso che già dal 1898 esporta i suoi prodotti agroalimentari. Figlio di un commerciante di cereali, avvia, da pioniere, con lecittà di Trieste, Aix -en –Provence, Vienna ed Amburgo il suo commercio; in seguito raggiunge i mercati di Germania, Olanda, Austria e Francia. Successivamente nel 1957 suo figlio Vito fonda le moderne Aziende Campobasso e nel 1970 con l’inserimento di moderni macchinari inaugura il nuovo stabilimen-
to di Valenzano. Oggi i figli Pasquale e Stella, hanno continuato il lavoro di miglioramento e trasformazione delle Aziende, finalizzando investimenti al miglioramento qualitativo e igienico dei prodotti e dei reparti con l’introduzione di nuove cernitrici ottiche,metal detector, tunnel di sterilizzazione e celle frigorifere, nonché una ricerca attenta del packaging. Di recente è stata introdotta nel processo produttivo, una macchina selezionatrice elettronica a risonanza, il cui dispositivo di riconoscimento dei corpi estranei, si basa sulla frequenza suono, prodotta da ogni singolo elemento, affiancandola alla tecnologia degli infrarossi. Tra i loro innumerevoli prodotti ricordiamo: mandorle sgusciate,e pelate, farina di mandorle pelate e naturale, mandorle affettate e a bastoncini, granella di mandorle pelate, nocciole sgusciate, pelate e tostate, granella di nocciole, noci sgusciate, pinoli pelati. Mara Giorgio © riproduzione riservata
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“Salus Per Aquam” dicevano gli antichi Romani: la salute attraverso l’acqua. Seppur diverse fonti indicano Spa come Salus per Aquam, di fatto sembra che tale proverbio non sia mai esistito nel periodo latino, pare si tratti di una etimologia fantasiosa del termine, un mero caso di etimologia popolare, insomma un falso acronimo.
E’ comunque da attribuire agli antichi Romani la paternità delle termae, antesignane delle attuali beauty farm, usate da tutta la popolazione romana, come centro di riposo, socializzazione e benessere ed esportate in tutte le zone da loro colonizzate. Le prime terme nacquero in luoghi dove era possibile sfruttare le sorgenti naturali di
acque calde o dotate di particolari doti curative. Col tempo, soprattutto in età imperiale, si diffusero anche dentro le città, grazie allo sviluppo di tecniche di riscaldamento delle acque sempre più evolute. Chi si recava alle terme intraprendeva un percorso che iniziava con l’attività sportiva che poteva essere fatta in palestra o all’aperto. Dopo
LE SPA SUL MARE 42
benessere l’attività fisica si entrava nelle vasche d’acqua da quella calda a quella fredda. Questo percorso, rivisitato in termini moderni e tecnologici, è un servizio offerto da molte SPA, centri indiscussi del piacere multisensoriale dove contando su trattamenti estetici, termali e di fitness, l’avventore uomo o donna che sia, ritrova il suo benessere fisico e psichico. Tra le altre, recentemente si parla spesso degli effetti benefici e dei rilevanti risultati di una terapia riscoperta nelle sue svariate applicazioni: la Thalassoterapia. Si tratta dell’effetto combinato di sole, iodio e acqua salata, una cura tutta naturale che aiuta ad allontanare lo stress, a ripristinare il corretto funzionamento delle cellule, a curare dermatiti e altre malattie della pelle, a migliorare persino il sistema cardiocircolatorio. Come funziona questo trattamento è presto detto. I pori della pelle a contatto con l’acqua di mare si dilatano permettendo così il passaggio di preziosi oligoelementi che pian piano liberati ed assorbiti nel sistema sanguigno correggono gli squilibri. Le alghe di mare in particolare hanno un risaputo potere antibiotico, batteriostatico e antivirale. La medicina e l’estetica mettono a disposizione una serie di cure e trattamenti che fanno da supporto a questa tecnica innovativa per il benessere di tutto il corpo: massaggi con olii di mare, fanghi medicati alle alghe, idromassaggi a base di piante marine, sab-
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benessere
La Peschiera, Monopoli
biature. Quale posto migliore della nostra Puglia, terra dei due mari, per godere dei benefici terapeutici delle acque oligominerali ? Percorrendo la litoranea MonopoliSavelletri, sulla costa adriatica, si incontra uno splendido e lussuoso Resort a 5 stelle, La Peschiera, quasi posto a cavalcioni tra terra e mare, un tempo antica tenuta di pesca appartenente alla famiglia Borbonica, dove è possibile scegliere tra diversi trattamenti thalassoterapeutici. Difatti, il Resort sfruttando le numerose sorgenti artesiane di acque minerali naturali, propone un particolare percorso detto bromo iodico, nelle 4 piscine termali a temperatura differenziata, oltre a trattamenti di idrocromoterapia, massaggi ai fanghi d’alga e varie cure personalizzate. Non diversamente dagli antichi Romani 2000 anni fa, il
Resort mette ogni ospite nelle condizioni ideali per ascoltarsi e ritrovarsi, contando su oltre 70 trattamenti rigeneranti in grado di restituire piacere e bellezza. Scendendo verso il Salento, a Otranto, ci si imbatte nel Vittoria Resort , caratterizzato dalla particolare forma a veliero e dalla sua posizione centrale nella famosa città marina. Qui ci si può far coccolare all’interno del Centro Benessere che offre una gamma di trattamenti termali ed estetici mirati al mantenimento della perfetta forma psico-fisica. Sempre a Otranto, ma nella suggestiva cornice della Valle delle Memorie, si trova il Basiliani Resort Hotel & Spa dove, fra odori di ulivo e di oleandri assetati si respira il profondo benessere di lasciarsi trastullare tra cure termali e piaceri dell’anima.
Spostandosi sulla costa jonica, in uno splendido scenario di pini d’Aleppo, dove l’aria salubre campagnola si confonde con il profumo del mare, nella cittadina turistica di Castellaneta Marina, in provincia di Taranto, Nova Yardinia, il più grande Convention & SPA Resort d’Italia, rappresenta una vero parco naturale, con i suoi 4 hotel interamente incorniciati da una rigogliosa pineta di 16 ettari. Se si desidera ritrovare il proprio equilibrio psicofisico, a Nova Yardinia è possibile scegliere tra vari programmi dedicati al benessere, fatti di cure dolci e naturali, e usufruire di un moderno centro di Thalassoterapia. Un vero proprio percorso dedicato al benessere, inserito in una distesa di oltre 3500 mq, attrezzato con piscina di acqua di mare riscaldata, interna ed esterna, cabine per l’idro e la cromotera-
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pia, sauna finlandese, bagno turco, area relax, centro fitness: è quanto di meglio si possa desiderare. Proseguendo lungo la litoranea jonica, si rimane incantati da un angolo di terra che si affaccia sul Mar Piccolo, pervaso dai profumi della terra e del mare, che quasi si confondono tra di loro. Quasi nascosta tra gli ulivi, si scorge il Relais Histò nata come un’antica masseria, finemente ristrutturata ed elegantemente arredata con uno stile minimal di gran classe impreziosito dall’utilizzo della pietra di Trani. Appare come un luogo senza tempo, lontano dal caos della vita moderna, in cui rifugiarsi per riequilibrare il fisico e liberare la mente. La permanenza al Relais Histò è allietata anche da una moderna area wellness e SPA in cui professionalità e centralità per la cura della persona si scindono in un armonioso connubio di programmi rigenerativi e curativi pensati per regalare ai suoi graditi ospiti indimenticabili momenti di piacere, svago e relax. Tra bagni di vapore, la Grotta del Fuoco, i bagni antichi romani, piscine e il percorso di rocce de La Sorgente, il Relais regala un’occasione per riscoprire il piacere del ritemprarsi e del sentirsi in forma. Come dimenticare, poi, i centri termali: la cultura delle sorgenti termali ha in Puglia una tradizione secolare, ma negli ultimi tempi si è assistito a un vero e proprio boom di visitatori.
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Le Terme di Margherita di Savoia, ai piedi del Gargano, sfruttano le benefiche qualità delle acque minerali salsobromoiodiche forti per offrire programmi completi a chi desidera sentirsi in forma, valorizzare la propria immagine e ritrovare relax ed equilibrio psicofisico. Un’altra località termale molto conosciuta della Puglia è Torre Canne, una località in provincia di Brindisi inserita in un contesto naturalistico molto affascinante. Le Terme di Torre Canne sono frequentate fin dal 1800 e sfruttano una decina di sorgenti le cui acque, ricche di sali, hanno importanti e riconosciute proprietà per la salute e il benessere dell’organismo. All’estremo sud della Puglia troviamo Santa Cesarea Terme, caratterizzata da grotte naturali in cui sgorgano acque termali sulfuree a 30°C già conosciute nei tempi antichi e oggi rinomate per le cure di patologie artroreumatiche, dermatologiche e delle vie respiratorie, oltre che nei trattamenti post traumatici e nelle cure estetiche. Il tutto nel cuore della Puglia. Antonella Cuccovillo
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tecnologie
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FINGERPAINTING Tecnoarte dal Canada alla Puglia
atthew Watkins ha compiuto un passaggio inverso rispetto a molti artisti che dalla Puglia si sono trasferiti all’estero per dare libertà al loro estro creativo. Canadese, giunse in Puglia per lavoro nel 1989 e dopo una successiva vacanza nella nostra Regione non l’ha più lasciata. Ha scoperto una nuova tecnica, la pittura su iPhone (e poi su iPad), e da allora ha tenuto mostre a Washington, Milwaukee, Chicago, Windsor, New York, San Francisco e Leeds, e, per ultimo a Bari, con una personale nella prestigiosa Sala Murat, nel mese di Giugno 2011. Ho incontrato Matthew a Bari Vecchia, tra i vicoli che lui adora e che ci hanno accompagnato in una brillante chiacchierata in cui l’artista ha lasciato trasparire il suo grande amore per l’Arte, la Tecnologia e la nostra Terra. Quando e dov’è nato il Fingerpainting? 40.000.000 di anni fa il “Fingerpainting” era la nostra forma d’arte e d’espressione primaria, quando gli uomini dipingevano con le dita nelle caverne. Sull’iPhone il Fingerpainting è nato nel 2008, quando Steve Sprang, ex programmatore Apple, ha creato l’applicazione Brushes. Il primo artista a realizzare opere su iPhone è stato David Hockney. È abbastanza strano che non ci siano
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altri artisti che utilizzano l’iPhone per realizzare le loro opere. Matthew Watkins, tra arte e tecnologia. Quale passione è nata prima? Ho dipinto da quando ero un bambino. L’arte è sempre stata importante per me. Ho sempre disegnato per ore ed ore. Al College ho continuato a farlo per motivi di studio. Per alcuni anni i lavori mi hanno distolto dall’arte ma poi il Fingerpainting mi ha restituito questa passione artistica “giornaliera”. Quindi la passione per la tecnologia è giunta dopo l’arte, ma non c’è dubbio che per me adesso entrambe sono strettamente collegate. Che puoi dirci della Puglia nelle tue opere? Sono molto influenzato da ciò che c’è intorno a me. Per quanto gran parte dei miei lavori sia pura fantasia, molti critici hanno riscontrato una sorta di influenza “mediterranea”. C’è tanto da rappresentare, qui in Puglia. Paesaggi, persone o
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semplici scene di vita quotidiana. Sono certo che vivendo qui non mancherà mai l’ispirazione! E la tua vita personale? Sei Canadese, come ti sei trovato qui in Puglia? Ami questa terra? Sono giunto in Puglia nel 1989 quando ero dirigente di una società di viaggi canadese che faceva affari qui. Poi ho abbandonato quel lavoro e sono venuto a trascorrere una vacanza e non sono mai più andato via. Ho lavorato in Puglia come direttore artistico e responsabile web e marketing. Si, amo la Puglia e ormai sono legatissimo a questa regione. Un amico una volta mi ha definito “il miglior esempio di integrazione culturale”. Com’è la risposta del pubblico quando organizzi una personale come quella che si è tenuta a Bari a Giugno? Sono piacevolmente sorpreso da quanto la gente abbia apprezzato la mia arte. C’erano centinaia di
disegni e altrettante descrizioni, e i visitatori si fermavano a guardare e a leggere tutto. Anche in un workshop ho avuto un forte riscontro, con tante domande ricevute da un pubblico estremamente curioso. Ti dirò di più, i primi di Giugno ho partecipato al “Future Canvas 2” a San Francisco e i miei lavori hanno avuto un grande seguito, ma qui a Bari è stato tutto più coinvolgente. Quali sono i tuoi prossimi progetti? A Luglio si è tenuta una personale a Mostar, e alla fine di Agosto sono stato invitato a partecipare a una mostra all’Hamburg Art Museum su “collaborazione, interazione e performance”. Spero in futuro di avere la possibilità di collaborare con le istituzioni locali per promuovere a Bari la mobile digital art. Maurizio Fontana © riproduzione riservata
sport
LE STELLE DEL KARATE
Dal 3 al 4 settembre Bari ospiterà i Campionati del Mediterraneo
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ari capitale del…Mediterraneo. Una battuta che in realtà inquadra la città, definita la “Porta d’Oriente”, come la sede dei Campionati del Mediterraneo di karate. Un altro evento d’importanza internazionale firmato Fijlkam (Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali) arrivato alla ventesima
edizione. I migliori karatechi provenienti da 23 paesi del Mediterraneo (forse new entries di questa edizione saranno Palestina e Israele) suddivisi nelle categorie Juniores, Under 21 e Cadetti si sfideranno per contendersi il titolo maschile e femminile di specialità kumite e kata sabato 3 e do-
menica 4 settembre (dalle ore 9,00 alle 19,00), al Palaflorio di Bari, ormai sede consolidata degli appuntamenti con i big del karate. Matteo e Giuseppe Pellicone (Presidente nazionale Fijlkam e vicepresidente nazionale settore karate) hanno voluto che questo evento arrivasse alla ventesima edizione
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In foto, con la cintura rossa, Giuseppe di Domenico
sostenuti dal fervente staff della Fijlkam che conta componenti degni di nota quali Roberto D’Alessandro (componente commissione scuola e promozione sett. karate e presidente del comitato organizzatore dei campionati del Mediterraneo), Giovanni Barbone (delegato federale, consigliere nazionale e presidente commissione ufficiali di gara), Sergio Donati (presidente della commissione scuola e promozione karate), Saverio Patscot (presidente regionale Fijlkam Puglia) e Sabino Silvestri (vice presidente regionale Puglia settore Karate). Sarà possibile vedere gli allenamenti delle nazionali presso l’hotel Majesty di Bari, la nazionale italiana sarà guidata da una storica figura istituzionale del karate barese: il maestro Vito Simmi, direttore tecnico nazionale, che da ventidue anni continua ad allenare nuove e vecchie stelle del karate quali Biagio Laforgia, Saverio Pesola, Antonella Dirella, Stella Bux, Nicola e Daniele Simmi, che hanno portato l’Italia sul
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podio nazionale, internazionale, europeo e mondiale. I Campionati del Mediterraneo hanno una grandissima importanza per la Puglia e per Bari, quest’ultima ancora una volta sede dei campionati del Mediterraneo raggiunge il “climax” dopo gli Assoluti Italiani (svolti lo scorso febbraio) dimostrando di essere l’eccellente sede dei più importanti eventi sportivi. In concomitanza all’evento sarà allestita nel parterre del Palaflorio un’area chiamata “Casa Italia, we love made in Italy” in cui prestigiose aziende locali e nazionali esporranno e faranno degustare i prodotti della tradizione italiana. Un doveroso ringraziamento va alle istituzioni, alle associazioni sportive e agli sponsor che hanno sostenuto l’evento.
i campionati sul web Scattate una foto al qrcode con il vostro smartphone o tablet per accedere al sito internet ufficiale dei Campionati, www.karatepuglia. eu: potrete seguire news e risultati, e conoscerete i partners e gli sponsor dell’evento.
Danilo Salatino
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AUTORI Dopo un successo editoriale così grande come quello riscosso con “Il suggeritore” penso ti sia arrivato il mondo intero addosso, con quale spirito hai vissuto quei momenti e cosa ti ha aiutato a non rimanere travolto dagli eventi. Gli amici servono esattamente a questo! A tenerti ancorato alla terraferma quando rischi di volare via. A ricordarti sempre da dove vieni e quanto hai penato per arrivare al risultato, perciò non devi perdere il senso delle cose montandoti la testa… Il regalo più bello e onesto che potessi ricevere me l’ha fatto uno di loro, incorniciandomi “l’unica” recensione negativa del Suggeritore. È stato un modo carino per ricordarmi che
non devo prendermi troppo sul serio e che, nonostante il successo, c’è sempre spazio per migliorare. Perciò ho vissuto tutto serenamente e con la consapevolezza di avere intorno delle persone importanti con cui condividere ciò che di bello mi stava capitando… Altrimenti il successo non serve a niente! Oggi e a mente fredda ti sei fatto un’idea degli ingredienti contenuti nel tuo libro che ne hanno fatto un best sellers internazionale amato dai lettori? Credo di aver scritto semplicemente il libro che avrei voluto leggere. Pensando e comportandomi non da professionista della scrittura, ma da semplice lettore. Ritengo che il successo del libro sia stato determinato da due elementi: la fortuna (che serve sempre!) e l’idea di una storia che nessuno aveva racconta-
Donato Carrisi
UN NOIR TRA I TRULLI
AUTORI to prima. Per molti autori succede di avere un luogo ideale per la scrittura, il tuo qual è? Ho vari luoghi, sono uno scrittore itinerante. Spesso mi piace rifugiarmi in Valle D’Itria, dove ho un trullo… Tant’è che più che thriller scrivo thruller (chiedo scusa ai lettori di Apulia Magazine per la battuta, ma è più forte di me!). L’autore che preferisci e perché. Herman Melville, per la sua capacità di sintetizzare le emozioni. Nell’incipit di Moby Dick c’è già un romanzo: «Chiamatemi Ismale» dice il capitano Achab. Il che potrebbe voler dire che il suo nome è esattamente quello… oppure no, ma noi dobbiamo chiamarlo così. Due parole che contengono un enorme mistero! La Puglia sta vivendo un momento d’oro, i riflettori sono puntati su questa regione, letteratura, cinema, cultura, ti sei fatto un’idea del perché accade tutto questo qui da noi? L’elenco sarebbe lunghissimo, ma penso a una regione che è un insieme pacifico di popoli, culture, bellezze, gusti. Penso a gente fiera del Sud, che non ha mai permesso
a una mafia di proliferare. Ci siamo sbarazzati della piaga del contrabbando delle sigarette, nonostante gli uccellacci del malaugurio che sostenevano che ciò avrebbe provocato disoccupazione, disordine sociale e malavita. Invece è stato esattamente il contrario. Adesso la Puglia è il nuovo modello per il Sud. La tua vita si alterna tra Roma e Martina Franca, che è un modo di essere dentro e fuori della tua cultura di riferimento, cosa ti succede di pensare della Puglia quando sei via e quando poi ritorni? Mi definisco un pugliese molto orgoglioso. Parlo della mia terra a chi non la conosce e quasi mi commuovo. Quando torno, per prima cosa guardo il colore del cielo. Non so perché, ma “a casa” lo trovo diverso. In questo magazine proviamo a suggerire ai turisti luoghi e suggestioni pugliesi, prova a fare il tuo spot sulla Puglia, consiglia un posto o un cibo o altro ancora di questa terra da non perdere assolutamente. Allora parlo di cose che mi appartengono: gli uliveti intorno a Montalbano che si colorano al tramonto, il profumo delle polpette fritte nel
centro storico di Martina Franca la domenica mattina, il vento a Otranto d’inverno. A proposito di cibi, so della tua competenza culinaria, io personalmente ti conosco come pusher di bocconotti di Martina Franca di livello superiore, in quale piatto ti esibisci quando hai ospiti? Spara la tua ricetta e abbina un vino. Zuppa di crostacei e pandispagna salato. La ricetta, però, è segreta. Il vino: una freddissima Verdeca. L’estate è la stagione delle letture che si sono perse durante l’anno, si caricano le valigie di libri da sfogliare in spiaggia, tira fuori una cinquina di titoli che consigli. Mario Desiati: Ternitti. Giorgia Lepore: L’abitudine al sangue. Franck Thillez: La Stanza dei Morti. Xinran: Le figlie perdute della Cina. Tutti i romanzi di Maurizio De Giovanni. Ora però lascia stare quelli degli altri, dicci quando esce il tuo prossimo libro che qui tutti lo aspettano. Uscirà a settembre… ma non posso dire altro. Altrimenti che scrittore di thriller sarei! Margherita Ricci © riproduzione riservata
che conoVero filo conduttore fra tutti noi, l’unica passato aver dopo che ro, quatt sceva tutti gli altri nza come anni, lontana da Bari e dopo un’esperie tutta la stylist a Milano, è tornata a casa, ma con so. diver di osa qualc città voglia di fare di questa
www.risopatateborchie.blogspot.com
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oda, arte e cucina questa la ricetta di RisoPatate&Borchie, ma ovviamente abbiamo anche un ingrediente segreto. Non il classico blog autoreferenziale e di un singolo individuo, ma 5 teste diversissime, che in una fredda giornata di novembre hanno dato vita a RP&B. Il nostro obiettivo? Far conoscere la nostra terra attraverso quello che giornalmente offre. Raccontare la Puglia con il linguaggio diretto delle immagini e il nostro vissuto quotidiano, in modo leggero ma allo stesso tempo accattivante. RisoPatate&Borchie unisce tradizione e avanguardia, con un occhio sempre puntato ai look “on the street” resi famosi da Scott Shuman con “The Sartorialist”, e che tanto piacciono ai nostri lettori. RP&B è un blog in continua evoluzione, ogni giorno è una nuova sfida e di sicuro, nel bene e nel male, con noi non ci sia annoia mai!
Fotografa il qrcode con il tuo smartphone o il tuo tablet per visitare il blog di Riso, patate e borchie
Cresciuta respirando arte, dà il suo contributo maggiore al blog proprio in questo senso, è lei, infatti, che va in giro per vernissage e opening, informando i nostri lettori sugli eventi da non perdere.
Grazie a lui il nostro non è il classico blog che copia e incolla le foto da google, il 99,9% del materiale fotografico, infatti, è suo quindi “fresco” e ispirato. Lui che con la moda non c’entra proprio nulla, infatti, da vero spirito libero e itinerante adora la natura e i paesaggi reputandoli i soggetti migliori per le sue foto, ma “costretto” da noi di RP&B a shooting fotografici di moda, e allora tutto cambia, non si sa mai cosa verrà fuori dai suoi scatti.
Lui Bari l’ha lasciata per Milano, studia allo IED e ora si trova a Los Angeles, ma indovinate un po’? Vuole tornare a Bari, perché la sfida più grand e è proprio questa, rendere la nostra città al passo con i tempi!
ma come giornalista di moda Io, volevo diventare E allora mi ? km o tan lon osa alc si può scrivere di qu ontri che raccontare degli inc diverto con il blog, a e negozi om stri giri tra showro facciamo, e dei no da sogno!
illustrazioni di
Fortuna Todisco
LA BIENNALE A BARI © Pantaleo Magarelli
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uando si parla di Biennale di Venezia si sa, parliamo di arte contemporanea. La Biennale di Venezia da oltre un secolo è una delle istituzioni culturali più prestigiose al mondo. All’avanguardia nella promozione delle nuove tendenze artistiche, organizza manifestazioni internazionali nelle arti contemporanee secondo un modello pluridisciplinare che ne caratterizza l’unicità. La novità di quest’anno, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, è stata Il Padiglione Italia e le sue Sezioni Regionali che hanno spinto la Biennale oltre i canonici confini. Il processo messo in atto è stato da subito di difficile comprensione. Aprire la Biennale ad un numero elevato di artisti e renderla un “non luogo” ha rischiato di portare al fallimento questa iniziativa. Si è parlato di quantità senza qualità, di violenza nei confronti di una Istituzione dell’arte contemporanea. La verità è invece un’altra, a fronte dell’esperienza pugliese si può dire
che l’esperimento è assolutamente ben riuscito e con risultati che vanno oltre le più rosee previsioni. La Puglia ha costituito da subito un’eccezione, essendo l’unica Regione in cui le sedi espositive sono state due invece che una: Bari e Lecce. Delle centinaia di artisti proposti, sono stati selezionati 58 artisti a Bari, 62 a Lecce tra cui moltissimi giovani, tante anche le donne. Mettere insieme 58 artisti così eterogenei tra loro, per età anagrafica e tecniche utilizzate è stato un esperimento che ha creato un’incredibile sinergia tra gli artisti culminata in una montagna di emozioni e significati. Il successo più grande, per chi ha messo in piedi questa macchina, è stato riuscire a sdoganare l’arte contemporanea e renderla democratica e non più così elitaria agli occhi “dei più”. E’ una Biennale di giovani, pensata per i giovani che ad oggi hanno evidenti difficoltà nell’approccio all’ar-
te contemporanea, ma il pensiero di chi questa mostra l’ha pensata, creata e difesa è che “contemporaneo è tutto ciò che rispecchia il nostro tempo, non è importante sotto quale forma venga espressa e da chi”. Testimonianza dell’enorme successo è stata l’inaugurazione di giovedì 30 giugno. Un evento senza precedenti per il sistema dell’arte contemporanea, con numeri spaventosi…circa 3000 presenza nella serata inaugurale! Un vero successo per il sistema della “Biennale delocalizzata”, così tanto sotto accusa, più per il suo curatore (Vittorio Sgarbi) che per l’idea in sè. Non mi resta che invitarvi a fare un giro in mostra per poter godere dello stato dell’arte pugliese contemporaneo. @Santa Scolastica (Bari vecchia) tutti i giorni dalle 11.00 alle 14.00 e dalle 19.00 alle 22 (chiuso il mercoledì). Fausta Maria Bolettieri © riproduzione riservata
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Martina nel cuore.
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no dei posti che più hanno stimolato la fantasia degli scrittori è la Valle d’Itria. Tra i tanti, D’Annunzio scrisse: “Mi sveglio, e vedo un paese di sogno, come se dormissi tuttavia”. Ancora oggi chi viene qui resta incantato davanti ai trulli, “bizzarri chioschi costruiti fra gli alberi”, come li definì lo studioso francese Emile Bertaux. La storia, mista a leggenda, attribuisce la loro origine a Giangirolamo Acquaviva d’Aragona, conte di Conversano, peggio noto come il Guercio. Parte del territorio in cui si concentra la maggior parte dei trulli, infatti, apparteneva alla Contea di Conversano che, per evitare di dividere le proprie rendite fiscali con il potere regio, impose ai suoi sudditi case che potevano essere smontate in poche ore in caso di ispezioni governative. In realtà, questa tipologia di casa esiste anche in Cappadocia, Egitto, Grecia, Dalmazia, Giudea e c’è chi colloca la loro data di nascita addirittura al tempo dell’antica Micene in Argolide. Tant’è, oggi sono ancora lì a incantare turisti e visitatori. Ma chi visita la Valle d’Itria non si imbatte soltanto nei trulli. Infatti, in questo scrigno di tesori trovano posto anche cittadine come Martina Franca, intagliata nella tenera pietra leccese che ricama su palazzi e chiese figure e rilievi dalle forme più incredibili. Martina è tutta per-
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corsa da leziosi rilievi rococò che un po’ contrastano con l’anima ribelle e fiera dei suoi abitanti che, liberati da ogni dominio feudale, poterono fregiare la loro cittadina del termine Franca, dipendente cioè solo dal re a da Dio. Esempio della “grandeur” del tempo, il Palazzo Ducale, tanto sontuoso che il viaggiatore abate Giambattista Pacichelli lo paragonò alla reggia di Versailles. Oggi l’atrio del palazzo si presta come quinta teatrale all’altro fiore all’occhiello della città: il Festival della Valle d’Itria, che rimane una chicca nel panorama musicale italiano con la sua costante ricerca di “musica colta”. E il nostro focus si concentra proprio sulla XXXVII edizione del Festival che quest’anno ha esordito il 15 luglio con un’opera rara di Rossini, “Aureliano in Palmira”, rappresentata per la prima volta alla Scala di Milano nel dicembre del 1813 con la parte del contraltista affidata al castrato Velluti. La scommessa era quella di affidare i panni di Arsace a un controtenore e cioè a Franco Fagioli. Scommessa egregiamente vinta dal cantante italo- argentino che ha incantato e appassionato il pubblico di Martina, conquistato anche dalla regia dell’americano Timothy Nelson e dalla direzione d’orchestra affidata a Giacomo Sagripanti: sessanta anni in due. Non solo musica a Palazzo Ducale. Infat-
ti si potranno guardare le opere in mostra dell’autore del manifesto del Festival della Valle d’Itria, il visionario illustratore polacco-americano Rafal Olbinski, che con il mondo della lirica ha una certa familiarità avendo realizzato molti poster per il Metropolitan di New York. Inoltre, la soprintendenza ha pensato di aprire ai turisti le sale affrescate di Palazzo Ducale ospitando la mostra «Passi» di Alfredo Pirri. Un’altra novità di quest’anno è rappresentata dalla collocazione della biglietteria in piazza XX settembre, nel teatro Verdi, che il festival torna a utilizzare dopo molto tempo per l’opera di chiusura, “Il novello Giasone”, proprio in occasione dei novant’anni di attività della struttura. Ma non sarà l’unica ricorrenza. Perché quest’anno Martina festeggia anche i cento anni dello storico Bar Tripoli, conosciuto per le sue specialità, il gelato artigianale, l’espressino freddo, nonché il famoso bocconotto da quello classico alla crema e all’ amarena alla novità con ricottà e pera: per i turisti, e non solo, la naturale conclusione del loro itinerario nel centro storico, essendo il Caffè Tripoli locato in un palazzo di inizio secolo nei pressi di Piazza Maria Immacolata. © riproduzione riservata
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LA VALLE DEI TRULLI
a Valle d’Itria costituisce il cuore della Murgia dei Trulli, differenziata e singolare porzione sud-orientale dell’altopiano carsico della Puglia centrale, così definita nel 1908 dal geografo Carlo Maranelli. È una vasta vallecola delimitata da un cerchio di dolci colline urbanizzate (alte mediamente dai 300 ai 400 metri s.m.), su tre delle quali spiccano i centri demici di Cisternino, di Locorotondo e di Martina Franca, mentre sulle altre si distendono numerosi insediamenti sparsi (contrade), tipici di questa subregione pugliese. La notevole depressione morfotettonica è, infatti, resa peculiare dal notevole insediamento sparso nella campagna e dalla diffusione delle famose costruzioni in pietra a secco, note in letteratura come trulli ma denominate casedde nei dialetti locali. Il toponimo Valle d’Itria deriva da una grancia di monaci basiliani, dipendenti dal grande monastero italo-greco di San Nicola di Casole a Otranto, che, almeno dal X secolo, veneravano ai piedi del colle su cui poi sorse Martina Franca l’Odegitria (Madonna protettrice dei viandanti), culto particolarmente diffuso nella Puglia bizantina. A primo acchito la Valle d’Itria appare come il disegno fantastico di un enorme caleidoscopio naturale, in cui si fondono il grigio antico dei trulli, il rosso ferruginoso della terra, il bianco-calce delle case delle masserie, il verde marezzante dei boschi e dei vigneti, l’azzurro intenso del cielo. È un paesaggio unico nel suo genere, sempre vario, minutamente frazionato dai muretti a secco (parieti), che recingono piccoli e curatissimi vigneti, oliveti e frutteti, tra i quali occhieggiano le cupole ingrigite dei trulli o le bianche fab-
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briche delle masserie, incorniciate da ridotte lingue di boschi di querce. Catafratta dal sole, sembra voler nascondere il suo volto di terra martoriata dalla cronica deficienza idrica, mostrando un paesaggio rurbanico, reso unico da migliaia di chilometri di muretti a secco, che delimitano minuscole proprietà, sulle quali s’impongono i volumi icastici dei trulli, costruzioni senza epoca, secondo la definizione di François Lenormant, che nel 1881 rivelò, fra i primi, la loro esistenza al mondo accademico e scientifico. Trullo, termine colto estraneo ai dialetti murgesi, deriva dal greco-bizantino e sta a indicare in generale una cupola e in particolare una sala del Palazzo imperiale di Costantinopoli, dove nel 692 si tenne un Concilio detto appunto Trullano; il basso latino usava questo termine con il significato di cappella a cupola, tanto che a Roma era già una Piazza del Trullo, ov’è oggi Piazza del Popolo. In Puglia c’è la Trulla, antico battistero bizantino, oggi sagrestia della Cattedrale di Bari ma, soprattutto, ci sono i truddi, rustiche costruzioni in pietra a secco nei campi del Basso Salento, notoriamente di cultura e lingua greche. Sull’origine del trullo esiste una vasta letteratura, scientifica e divulgativa, che dibatte un problema tanto complesso, quanto ricco di ipotesi suggestive. La forma è sicuramente mutuata da un passato estremamente remoto e potrebbe derivare, come si vuole, dalla tholos micenea o, ancestralmente, dalla capanna conica neolitica di fango e di arbusti. I trulli esistenti, però, non sono certamente molto antichi a causa della relativa fragilità strutturale del manufatto; peraltro una datazione degli esemplari
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esistenti è particolarmente ardua per il rapido ingrigire delle chianche di copertura, che fanno apparire molto antiche quelle casedde non in perfette condizioni. I primi trulli dovevano avere base circolare, il che sicuramente poneva seri problemi di razionalizzazione dello spazio interno. Esemplari più rozzi ma non molto vecchi conservano tale caratteristica, storicamente riscontrabile in Contrada Marziolla in agro di Locorotondo in un trullo sulla cui architrave è inciso il millesimo 1559. Costruzioni in pietra a secco di remotissima ascendenza, comuni all’intera area mediterranea, hanno raggiunto in Valle d’Itria perfezione formale per le infinite volte in cui un modulo d’architettura spontanea è stato replicato da un’incredibile capacità costruttiva. Il reiterato impiego di questa casa in pietra a secco fu determinato, infatti, dalla natura pietrosa dei fondi da ridurre a coltura, dalla destinazione della costruzione a usi specifici, dalla resistenza alle innovazioni di una cultura contadina abituata a replicare all’infinito queste forme insediative particolari. Il maggior numero di trulli della Puglia è concentrato in Valle d’Itria, fino a qualche decina d’anni fa quasi interamente occupata da vigneti, a servizio dei quali si sono formate, a partire dalla seconda metà del XVIII secolo, minuscole entità aziendali, estese circa un ettaro e dotate di un trullo-palmento, al quale nel corso del tempo sono stati accorpati altri coni, destinati a residenza estiva dei vignaioli e oggi, perlopiù, a seconde case. Prof. Domenico Blasi Umanesimo della Pietra © riproduzione riservata
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artina Franca si presenta così: il profilo della Basilica di San Martino che si erge sul colle e domina la sottostante valle d’Itria, lieve depressione carsica punteggiata dai tipici tetti conici dei trulli ed impreziosita dai muretti a secco che delimitano, quasi fosse una centuratio, i terreni coltivati. Uno scenario intriso di colori e sapori. Martina Franca è storia, è arte, è barocco. Dalla Lama, il più antico quartiere popolare, fino al colle di San Martino è un continuo susseguirsi di strette strade che in modo radiocentrico, salendo, arrivano al cuore del centro storico, alla chiesa del santo patrono, fulcro di ogni comunità medievale, excursus storico del patrimonio socio-culturale di ciascun individuo. Si rimane estasiati per l’imponenza di questa chiesa. La bianca pietra modellata dall’abile mano
del Giuseppe Morgese spicca nel cielo azzurro che solitamente accompagna le giornate martinesi. Si rimane senza parole entrando nella chiesa barocca, immensa nella sua struttura architettonica, sorprendente nei suoi ornamenti. E come non menzionare la chiesa di San Domenico con il rosone della facciata contornato da putti giocosi e festoni di pietra o la chiesa del Carmine di influenza borrominiana. In estate la città è sempre in fermento per le caratteristiche processioni organizzate dalle numerose confraternite religiose e seguite da migliaia di fedeli che rendono omaggio ai propri santi. Il Palazzo Ducale, testimonianza del feudo dei Caracciolo, offre agli occhi dei visitatori i bellissimi affreschi delle sale del Mito, della Bibbia e dell’Arcadia che riecheggiano gli antichi fasti di corte.
Fucina della sua storia culturale, da qui Martina si è evoluta ed aperta a quelli che erano i dettami dell’arte settecentesca, un fermento culturale di cui ne sono espressione i preziosi portali, i mirabili balconi che sporgono sulle strade principali del centro storico e le facciate barocche delle chiese. Uno stile architettonico e decorativo, opera degli abili scalpellini locali, che rappresenta, ancora oggi, vanto ed orgoglio dei cittadini. Gli articolati decori in pietra si assaporano in ogni angolo della città, si susseguono, si affiancano e si fondono con la più modesta semplicità delle abitazioni popolari, dei tetti a pignon, rivisitazione urbana del più noto trullo, con le porte e i merli delle torri trecentesche, ancora sussistenti e che delimitano le antiche mura della città. Camminando tra i bianchi vicoli si incontrano le tipiche cor-
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Martina Franca
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ti, che in dialetto sono le “’nchiostre”, e le chiesette di greca memoria, testimonianza della originaria espansione angioina dei Casali della Franca Martina. Martina Franca è cultura. Da ben trentasette anni l’estate martinese viene accompagnata dal famoso Festival della valle d’Itria, vero fiore all’occhiello della città, che vede protagonisti artisti di caratura internazionale e rappresenta un’occasione unica per riscoprire e riportare in auge veri e propri capolavori ormai quasi dimenticati del ricco patrimonio operistico italiano ed europeo. Ma Martina Franca è anche odori e sapori. In tutto il centro storico, e non solo, si incontrano i caratteristici “fornelli”, ristorantini tipici, dove è possibile assaporare in compagnia della sempre frizzante aria martinese, gli “gnumeredde”, involtini a base di fegato, polmone, animelle e budella di agnello, infilzati in lunghi spiedi e cotti nei forni a legna, il famoso Capocollo realizzato ancora secondo la tradizione contadina ed affumicato con il fragno e il timo, le orecchiette fatte in casa, le polpette e le braciole, senza dimenticare il classico “spingituro”, tipico e nostrano cruditè, il tutto accompagnato da un buon vino locale. A Martina Franca il tempo scorre pigramente tra i vicoli e le strette e bianche stradine, tra gli anziani che si affacciano dalle porte degli “jusi” e i bambini che, fortunatamente, continuano a giocare nelle piazzette. Qui si scopre piacevolmente come il valore del tempo sia una sana consuetudine, con i tempi assolutamente meridionali, assolutamente lenti. Paola Cito © riproduzione riservata
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ei boschi della Murgia Sud Orientale tra i territori di Alberobello, Noci, Ostuni, Martina Franca e Mottola, pascolano animali color pece, dalle lunghe criniere corvine: si tratta di murgesi, una razza di cavalli dal mantello morello zaino o grigio ferro testa di moro, di notevole rusticità e di straordinaria prestanza fisica, razionalmente selezionata dal 1927. Proprio qui, tra antichi boschi di fragno, bianche rocce calcaree e muretti in pietra, questa razza trova l’ambiente unico in cui si è andata selezionando nei secoli. Essa trae origine dalla numerosa, eterogenea popolazione ippica
LA nobiltà del murgese
La Masseria Tagliente ospita uno degli allevamenti più antichi 65
ivi presente in epoche ormai lontane, sulla quale influirono, tra il XV ed il XIX, pregiati riproduttori, per lo più di ascendenze spagnole, napoletane, berbere e arabe. Quei magnifici esemplari provenivano dalle razze di famiglia di alcune nobili casate- come quelle dei conti di Conversano e dei duchi di Martina- ed erano considerati come appartenenti alla grande Razza napolitana. Ma, ancor prima, già Federico II di Svevia fu uno scrupoloso allevatore di questi cavalli e tanto ne curò la selezione, da imporre il divieto assoluto di esportazione dal regno dei suoi esemplari. Per quattro secoli, dal XV al XVIII, superbi cavalli padri (stalloni), docili cavalle di corpo (fattrici) e vivaci carusi (puledri di un anno) furono esportati in altri paesi europei affinché concorressero alla formazione e al miglioramento di importanti razze da sella e da tiro leggero. Nel 1700 l’imperatore di Vienna, per la propria scuola spagnola di equitazione, acquisì dalla Puglia diversi stalloni, da due dei quali, Napoletano e Conversano, discesero le due famiglie più importanti di razza Lipizza. La razza murgese giunse così al suo più alto e storico riconoscimento ufficiale, per poi dirigersi, con l’unità d’Italia, verso un lento ma inesorabile declino. All’inizio del secolo scorso, il murgese perse le sue primarie caratteristiche da cavallo da sella e il suo utilizzo principale rimase confinato alla produzione di muli da impiegare nel lavoro nei campi. Intorno al 1920 si ebbe un’inversione di tendenza di questa inesorabile disper-
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sione genetica e si incominciò a riconoscere il pregio di questa razza equina autoctona. Tra le prime a farlo la Masseria Tagliente che nel 1952 è divenuta stazione di monta, meta obbligata di molti allevatori e proprietari di fattrici della zona. Oggi, a seguito dell’individuazione di linee comuni di sangue, si è tornati alle antiche forme e caratteristiche che diedero lustro al passato del cavallo murgese. Il branco conta più di 35 esemplari: tra questi Unveronapolitano, lo stallone che ha vinto il primo premio al Mercato Concorso di Martina del 2010. Oltre ai cavalli nella masseria si allevano vacche da latte, capre, pecore. In più, i suoi grandi salotti sono ideali per ricevere gli ospiti, così come le ampie camere da letto tutte ben disimpegnate, ognuna delle quali (con un lusso quasi sfacciato per la metà dell’800) con un proprio bagno. Masseria Tagliente, che conserva tutti gli arredi e corredi originali della famiglia tramandati nel corso delle generazioni fino ai giorni nostri, dallo scorso anno, offre accoglienza nella casa padronale a pochi e selezionati ospiti, che trovano il piacere di calarsi in un’autentica atmosfera rurale d’epoca, accolti con simpatia dai proprietari Carlo e Simonetta Fumarola, che ne condividono la filosofia e l’aristocratica semplicità. www.masseriatagliente.it www.murgesiditagliente.it © riproduzione riservata
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NEI Meandri della storia
Un’avvincente saga familiare ambientata a Martina Franca
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ntonio Semerari è nato a Martina Franca nel 1950 e si è laureato in medicina e psichiatria all’Università La Sapienza di Roma. Tra i maggiori esperti di cognitivismo in Italia e conosciuto soprattutto per i numerosi saggi pubblicati con Laterza e Cortina, esordisce in narrativa con il romanzo “L’amante degli ultimi fuochi” in libreria per i tipi di Piemme, una saga familiare intensa e affascinante, ambientata nella terra d’origine dell’autore e che propone uno scorcio di storia italiana lungo cinquant’anni. Un romanzo storico tanto appassionante e con un’ambientazione di grande fascino e forza, che è stato scelto nell’ambito di “Spiagge d’auto-
re Festival itinerante della letteratura”, tra quelli da rappresentare dal vivo nei luoghi raccontati nell’ambito della rassegna “Messa in opera”. Il romanzo del dottor Semerari, infatti, ha preso vita nei vicoli e nelle piazze del centro storico di Martina Franca nella serata di sabato 23 luglio grazie alla narrazione scenica del regista Pasquale Nessa, capace di introdurre immediatamente il lettore/ spettatore nella trama ambientata nella cittadina dell’epoca. Dai meandri della mente a quelli della storia: com’è nata l’idea del romanzo? L’idea del romanzo è nata in modo casuale quando mi è capitato fra le mani uno stampato del ‘700 con gli atti del
processo intentato nel 1744 dall’Università di Martina Franca contro il Duca di Martina. L’accusa riguardava fatti di ben quaranta anni prima, quando Don Francesco Caracciolo aveva ereditato il titolo di Duca da poco più di un mese. Appena divenuto Duca, infatti, Don Francesco aveva montato l’accusa di delitto di malia contro il favorito del padre, Gaetano Faraone, reo di controllare il suo padrone appunto attraverso una malia, ottenuta grazie all’aiuto di una strega, una donna piegata al volere del demonio che aveva imbavagliato la mente del vecchio e che avrebbe voluto fare lo stesso con lui. Da questo processo a degli innocenti, accusati
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© Angelo costantini
unicamente da voci e da prove inconsistenti, parte tutta la storia al centro del romanzo che si sviluppa poi seguendo due assi diverse e, conseguentemente, due scuole differenti di pensiero. La prima segue una linea di superstizione che dà il via al processo contro il sarto Faraone e la “strega”, la seconda accoglie il pensiero illuminista successivo che pone la ragione al centro di tutto e contesta quel mondo di menti semplici, irretite da amuleti e scongiuri. “L’amante degli ultimi fuochi” è ambientato a Martina Franca, sua città natale, nel ‘700 ma i temi trattati sono fortemente attuali: la libertà, la sete di potere. Perché la scelta di parlarne attraverso una saga familiare ambientata nel passato? Sono stato coinvolto da una storia che non si propone come saggio, bensì come romanzo in cui il processo ha rappresentato l’incipit. La vera protagonista, però, è la città di Martina Franca con la sua nuova borghesia che si poneva alla pari delle classi dirigenti europee
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dell’epoca. Una borghesia in ascesa, che comincia a viaggiare, a mandare i propri figli fuori a studiare: un nuovo potere che si scontra e vuole abbattere il vecchio, quello precostituito dei duchi. Altri temi forti del romanzo sono l’amore, la morte, la sofferenza e l’amicizia, che divengono protagonisti della storia insieme ai personaggi raccontati. Qual è oggi il suo legame con Martina Franca? Io sono legatissimo a Martina anche se non ci torno quanto vorrei. Il mio è un legame essenzialmente di nostalgia, tipico di quelle persone che si sono allontanate dalla propria terra, ma la amano intensamente. Per spiegare meglio questo amore totalizzante le dico che nei miei sogni Martina è protagonista una volta su due. Il mio rapporto con la città è molto legato ai ricordi e anche, probabilmente, mistificato e edulcorato da questi. Comunque ci torno ogni volta che posso per reincontrare la città, ma anche i miei cugini che ancora vivono a
Martina Franca. Il suo libro parla di paure e di “trappole oscure”: di cosa ha paura Antonio Semerari? Sono in un’età in cui non si hanno più paure. Si avverte, piuttosto, l’inquietitudine del nulla, della mancanza di senso. La paura che ciò che abbiamo attraversato, che ciò che abbiamo costruito nella vita si perda: è la stessa paura che prova anche qualche personaggio nelle pagine del libro. In una sua personale scala di valori come collocherebbe amore, famiglia, successo e salute? L’amore è alla base di tutto il resto, insieme alla salute, naturalmente. Anche il successo non ha senso, è completamente privo di spessore se non è basato sull’amore per quello che uno fa. Rosalia Chiarappa © riproduzione riservata
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uando mi hanno proposto di rappresentare tra i vicoli e le piazze di Martina Franca le storie narrate nel romanzo “L’amante degli ultimi fuochi” ho accettato d’impeto, quasi per scommessa e sfida, in quanto ho avuto a disposizione lo scritto, per studiarlo e sintetizzarlo in una vera e propria opera teatrale, soltanto un mese prima. Questo lavoro è partito da un tema che secondo me rappresenta l’immagine stessa del libro, la stregoneria. Del resto la storia di Martina e del suo territorio è molto legata a fenomeni di superstizione popolare e densa di personaggi quali le “masciare”, figure femminili che avevano il potere di guarire e di scacciare il male dal corpo e dall’anima. Dunque un vero e proprio condizionamento nel proporre il libro in scena è stato subito a partire dal luogo, piuttosto che dalle persone. Naturalmente, poi, la “messa in opera” del romanzo è avvenuta attraverso i personaggi citati nel libro che, in costume dell’epoca, vagavano per vicoli e piazzette del centro storico martinese sconosciuti ai più, recitando la parte che l’autore aveva loro assegnato. I giovani attori, tutti rigorosamente martinesi, hanno recitato in lingua italiana intercalata dal linguaggio della cittadina parlato ai tempi in cui il romanzo è ambientato, per dare un vero e proprio senso di appartenenza delle loro storie a questo paese all’epoca della dominazione dei Caracciolo. La trama, e le diverse storie che a essa si intrecciano, sono state rappresentate attraverso quattro quadri in cui i protagonisti sono, di volta in volta, i frati, i Duchi Caracciolo, le streghe che denunciano ciò che sta per accadere e il
popolo che tutto questo subisce. Molto denso è, infatti, il significato dell’ultimo quadro che traspone il dialogo della moglie di Don Francesco Caracciolo con il Duca, attraverso il quale emerge tutta la sofferenza del popolo martinese. Nella messa in scena è stata costante la presenza di un banditore che ha accompagnato il pubblico da una piazza all’altra, da una scena all’altra, dove non solo ha potuto assistere alla rappresentazione teatrale del romanzo, ma ha anche ascoltato interi brani dello stesso letti da altri attori non in costume ma in abiti contemporanei. Tornando al lavoro rappresentato dalla Compagnia Teatrale Le quinte che io dirigo, questo è stato realizzato attraverso la insostituibile collaborazione delle attrici Giuliana Satta e Simona Candita, che con me hanno lavorato sul testo per trasformarlo in un’opera di puro teatro. Al centro di tutto, come ritengo anche al centro del libro dal quale il lavoro è stato tratto, c’è la persona, insieme alla dignità e alla necessità del riscatto dell’essere umano, ma anche la continua possibilità che l’uomo ha di ricominciare punto e a capo nonostante le avversità della vita. A latere, poi, si possono leggere altre trame, tipiche di un mondo in cui alla bellezza sconfinata dell’arte si affiancava il clima politico fatto di alleanze, tradimenti, patti, riconciliazioni, in un brulicare di piccole e grandi guerre personali, individuali, dove ogni palazzo era quasi un piccolo stato a sé stante. Fenomeno che, purtroppo, risulta attualissimo nel mondo di oggi e anche nella Martina contemporanea.
SUL FILO DEL RACCONTo “L’amante degli ultimi fuochi” in scena tra i vicoli di Martina
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© Marcello Nitti
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opo dieci anni di attenti restauri, Palazzo Lopez riprende vita. E sembra quasi di vederla la contessa, incedere lentamente tra le ampie sale, accogliendo i suoi ospiti e impartendo ordini ai suoi domestici… Dal 1700 a oggi: da Palazzo Lopez, residenza privata di nobili martinesi, a Maison Rococò, un albergo d’atmosfera dove gli ospiti sono accolti nei 36 appartamenti e nelle dieci suites dislocati nelle case tipiche del centro storico di Martina Franca. Nel complesso centrale al piano terra è ospitato il bar che si affaccia sul cortile interno dove è possibile consumare colazioni, piccoli pranzi e cenette intime. Dal primo piano si accede alla sala banchetti e allo showroom con vetrine dedicate all’antiquariato e alla moda. Ma la vera sorpresa si ha salendo
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palazzo. Sullo sfondo, poi, si staglia, in tutta la sua magnificenza, la barocca Collegiata di San Martino. Ai tavoli delle Terrazze si cena gustando, insieme ai piatti tipici della cucina pugliese e alle specialità di carne e di pesce, il magnifico panorama e l’aria frizzante dell’estate martinese. Ma è piacevole venire fin quassù anche per un semplice aperitivo o un più ricco happy hour, alla luce
degli ultimi raggi di sole che colorano di arancio le pendici della valle punteggiata dai piccoli coni bianchi dei trulli… Maison Rococò, ridisegnata con grazia senza stravolgere la sua antica fisionomia, è pronta ad accogliere chiunque ami i sapori e le atmosfere tipiche della terra di Puglia. © riproduzione riservata
© Pantaleo Magarelli
all’ultimo piano, dove ci sono le terrazze che si affacciano sulla Valle d’Itria da una parte e sul centro storico di Martina Franca dall’altro. Lo spettacolo è sorprendente e inimmaginabile se non si viene quassù: le lucine da presepe della valle fanno a gara, nell’attirare l’attenzione, con le facciate e i campanili delle chiese di San Domenico, del Carmine, di San Francesco e di San Vito, che sembra abbraccino il
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© Angelo costantini
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un profumato tesoro
ecentemente, il Comune di Martina è entrato a far parte della rete delle “Città Slow” istituita dalla “Slow Food”, associazione impegnata nella valorizzazione dei prodotti tipici dell’agroalimentare. Tra le prelibatezze gastronomiche locali premiate dalla “Slow Food” particolare importanza ricopre il capocollo, che si è meritato di divenire soggetto di un’Associazione che si occupa del marchio e della sua tutela, il cui Presidente è Angelo Costantini. Da sempre in Puglia si sa che i migliori insaccati arrivano da Martina Franca, al punto che un tempo, nel Tarantino o nel Salento, al momento della macellazione del maiale si ricorreva a manodopera martinese. In questa bella cittadina della Valle d’Itria esistono alcune specialità norcine che hanno conservato tecniche tradizionali e che, per quanto possibile, utilizzano materia prima allevata in loco. Tra queste la più
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celebre è sicuramente il capocollo o capicollo, il nome con cui in meridione si chiama la coppa o lonza, cioè quella parte del maiale che sta tra collo e costata. I capocolli, opportunamente mondati e sagomati, sono posti a macerare sotto sale per 15-20 giorni, poi si estraggono e si lavano con una preparazione a base di vino cotto e spezie. Si insaccano nel budello di maiale e si asciugano: prima si avvolgono in panni, poi si sistemano su assi dove riposano per una decina di giorni. Quando sono perfettamente asciutti vengono affumicati. La tecnica tradizionale prevedeva di ricoprire il pavimento con rametti di timo, mortella, alloro (piante molto diffuse nei circa 15 mila ettari di bosco e macchia mediterranea della zona) a cui si appiccava il fuoco, badando che bruciassero senza fiamma. Oggi si procede bruciando in appositi camini le essenze e la corteccia
di quercia di fragno. Dopo l’affumicatura inizia la fase di stagionatura, che può arrivare anche a 90 giorni. Il capocollo di Martina Franca è stato pensato per resistere alle condizioni climatiche della zona di origine, inadatte – teoricamente – alla produzione norcina. Da questo saper fare antico è nata la pratica della leggera affumicatura, e della lunga marinatura in salamoia e della concia con vino cotto: procedimenti utili per conservare integro e sano il salume. E che gli conferiscono una notevole ricchezza organolettica. Ha un bel colore rosso vinoso, sentori leggermente minerali al naso, uniti al forte impatto delle spezie. In bocca è morbido, fragrante e ritorna la sensazione acidoaromatica del vino, ben sostenuta dalla qualità della carne © riproduzione riservata
terra naturale, spettacolare, unico e raro gelosamente custodito che attraverso un circuito di itinerari si vuol valorizzare superando le varie barriere che spesso impediscono la piena fruibilità e la totale accessibilità. In maniera specifica gli operatori dell’associazione si sono concentrati sulla Murgia dei Trulli prestando particolare attenzione alla Valle d’Itria. Una Valle ricca di tracce storiche e naturali in cui prende vita la civiltà dell’umanesimo della pietra caratterizzata dalla presenza di trulli, muretti a secco, masserie, neviere, lamie, fogge, habitat rupestri e borghi antichi che definiscono un unicum architettonico di incredibile
ingegnosità autoctona in perfetta armonia con la natura rigogliosa e a volte anche agreste. Gli itinerari elaborati dall’Associazione Genius Loci ricalcano, quindi, le testimonianze della storia e dell’arte impresse nelle chiese, nelle cripte, nei palazzi signorili o più semplicemente sui portali di abitazioni comuni riscoprendo i valori religiosi, culturali ma soprattutto folkloristici che in questa parte della Puglia si velano ancora più fitti di misteri e di arcani segreti. Basta recarsi in uno di questi borghi in cui sublime è l’irregolarità architettonica per intuire come l’armonia possa celarsi in un caos puramente fitti-
ITINERARI IN VALLE D’Itria
© Genius loci
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amminare per i vialetti dei centri storici della Puglia e lungo i tratturi della Valle d’Itria al fine di respirare l’atmosfera particolare del luogo e coglierne in pieno lo spirito è lo scopo dell’associazione Genius Loci. L’associazione nasce nel 2009 risultando vincitrice del bando regionale di Principi Attivi con lo scopo di promuovere un turismo accessibile e fruibile nei contesti rurali e nei borghi di notevole richiamo storicoartistico. Da allora sono stati collaudati e studiati diversi itinerari che percorrono direttrici inconsuete fuori dai percorsi standard al fine di riscoprire le risorse turistico - culturali dell’entroterra. Un entro-
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Città aperte 2011 a Martina Franca
Appuntamenti in Valle d’Itria
Il progetto “Città aperte 2011 a Martina Franca” è realizzato dall’APT di Taranto in collaborazione con l’Ass. Turistica Sociale Genius Loci ed è sostenuto dall’Assessorato al turismo della Regione Puglia. Propone itinerari nel centro storico ed escursioni alla scoperta della natura della Valle d’Itria e dell’Oasi del WWF di Monte Sant’Elia. Il servizio di visita guidata è gratuito.
Passi di Alfredo Pirri 17 Luglio/31 Agosto 2011 Martina Franca (Ta) A Palazzo Ducale sono esposte le installazioni del maestro Alfredo Pirri, specchi frantumati sul pavimento, lungo l’infilata di porte e nella sala dell’Arcadia, che producono un effetto di moltiplicazione dello spazio, una visione da sogno. I passi dei visitatori daranno vita ad una sorta di pulviscolo sonoro amplificato nelle stanze del Palazzo Ducale. Sulla facciata al Palazzo è posta un’opera, la “Bandiera” , realizzata in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Palazzo Ducale – Martina Franca Ingresso libero tutti i giorni escluso il mercoledì dalle 17 alle 20 Infotel 080 5285231-209 (feriali, orario d’ufficio) Locus Festival 15 Luglio/7Agosto 2011 Locorotondo (Ba) Il bellissimo borgo di Locorotondo ospita la settima edizione del Locus Festival, quest’anno dedicato a Gil Scott-Heron, recentemente scomparso e protagonista di un concerto indimenticabile nell’edizione 2010. Per il 2011 il Locus affianca nomi di rilievo che vanno dalla canzone d’autore al jazz, dal soul al rock a quelli di giovani talenti che hanno riscosso in poco tempo l’attenzione e il consenso sia della critica e sia del grande pubblico. Non mancherà una produzione speciale in prima assoluta al Locus festival: Nicola Conte ed il suo eccellente Combo si esibiranno al Mavù club il 6 agosto accompagnati dal fumettista Giuseppe Palumbo, che illustrerà la musica in tempo reale dal palco su un grande schermo. Il tutto seguito dal dj set del giapponese Toshio Matsuura. www.locusfestival.it Max Gazzè in concerto 12 Agosto 2011 Locorotondo (Ba) ore 22.00 Paloma eventi inaugura il suo primo concerto con un grande artista dei giorni nostri. Max Gazzè cantautore, bassista ed attore romano suonerà alla Cantina Sociale di Locorotondo. Il suo singolo Mentre dormi è stato premiato come “miglior canzone originale” in occasione dei David di Donatello 2011. Cantina sociale - Locorotondo (Ba) Tel. 340.3561230 Festival dei Sensi 26/28 Agosto 2011 Cisternino(Br) Locorotondo(Ba) Martina Franca(Ta) L’asino di Martina Franca è il simbolo della terza edizione di questo Festival che si terrà tra Cisternino, Locorotondo e Martina Franca. Il grande storico dell’architettura Joseph Rykwert guiderà una lezione sulla seduzione dei luoghi, l’urbanista giapponese Hidenobu Jinnai mostrerà immagini inedite del suo archivio con un’esposizione curata dagli architetti Lucia Zambrini e Yuta Inamasu. Tra gli altri ospiti Maria Giuseppina Muzzarelli, docente di storia medievale all’università di Bologna, il sociologo Franco Cassano, il maestro trullaro Martino Lodeserto, ultimo esponente sopravvissuto di una generazione che usava costruire trulli senza l’ausilio di materiali che non fossero le semplici pietre, il pianista iraniano Rahamin Baharami. Appuntamenti anche per i più piccoli con un laboratorio che prevede la raccolta e la preparazione dei fichi mandorlati, lezioni sulla mungitura delle caprette e sulla produzione delle paste filate: candide mozzarelle, golosissimi caciocavallo... www.festivaldeisensi.it Pietre che cantano 29 Agosto/3 Settembre 2011 Cisternino (Br) Prenderà il via il 29 Agosto la XVIII edizione del festival internazionale della musica nella masseria Montereale di Cisternino. Gli artisti rileggeranno gli ultimi 150 anni della storia d’Italia attraverso il fil rouge che collega le vicende storiche italiane a quelle dell’emigrazione Parteciperanno l’orchestra giovani fiati della città di Cisternino (29 agosto), Raiz in coppia con Fausto Mesolella (30 agosto), Francesco Sossio Banda (31 agosto) e Mocambo sextet (2 agosto). Vi saranno, sempre legate al tema dell’emigrazione, le sezioni collaterali del festival, allestite nella modalità “Expo and conference”. Gli eventi in cartellone saranno a titolo completamente gratuito www.pietrechecantano.com
CENTRO STORICO: CAPRICCIO ROCOCO’ Passeggiata tra i vicoli della città angioina per scoprire i segni lasciati dagli artisti della polvere bianca, tra barocco e rococò (Palazzo Ducale, Basilica di San Martino, Chiesa di San Domenico, vicoli e palazzi settecenteschi) Visite guidate gratuite: luglio 3 – 10 – 17 – 24 – 31; agosto 14-15-21-28 Partenza da piazza XX settembre (ufficio I.A.T.) alle ore 17.30 TREKKING IN VALLE D’ITRIA Trekking alla scoperta di alcuni degli angoli più suggestivi della Valle d’Itria tra Locorotondo e Martina Franca - Visita guidata gratuita il 31 luglio alle ore 17.30; partenza da piazza XX settembre (ufficio I.A.T.) TRA GRAVINE E MACCHIA MEDITERRANEA Passeggiata nell’Oasi WWF di Monte S.Elia, all’interno del Bosco Caracciolo - Visita guidata gratuita il 7 agosto alle ore 18.00; partenza dall’AGIP “Martina Caffè” (via Leone XII) NASCE LA FRANCA MARTINA Passeggiata nel centro storico nei luoghi storici di formazione del borgo medievale - Visita guidata gratuita il 12 agosto alle ore 17.30; partenza da piazza XX settembre (ufficio I.A.T.) INFO e prenotazioni per tutti gli itinerari (entro le ore 12 di ciascuna visita) Associazione Genius Loci - tel. 339.4478979 info@geniuslociapulia.it - www.geniuslociapulia.it
Per altre notizie vi consigliamo di consultare www.valleditria.it, la piattaforma multimediale ideata per promuovere il territorio della Valle d’Itria con i suoi scorci, i suoi mestieri e le sue identità. Scattate una foto al qrcode con il vostro smartphone per accedervi direttamente da qui!
Dove Dormire
© Genius Loci - Madonna dell’Odegitria
Masseria Montereale La masseria, il cui nome sembra riferirsi ad un soggiorno offerto al Re Vittorio Emanuele II di Savoia, si estende, immersa in una vasta area a macchia mediterranea e piantagione di uliveti secolari di circa 70 ettari, fra l’agro di Cisternino e di Ostuni. C.da Carperi, 64 - 72014 Cisternino (Br) Strada Prov.le Cisternino - Ceglie Messapica Tel. (+39) 080.4449231 cell. 333.1340646 - 340.173744 www.masseriamontereale.com
Masseria Aprile Si trova nel cuore della Valle d’Itria, ad 1 km da Locorotondo. E’ immersa nel verde, circondata da boschi secolari, percorribili a piedi con vigneti sapientemente coltivati, ha anche un uliveto, ed è composta da trulli del XVII secolo, inimitabili esempi di architettura spontanea realizzati in pietra e sapientemente restaurati da mastri trullari. Contrada Grofoleo, 53 70010 Locorotondo (Ba) Tel. (+39) 0804311205 Fax (+39) 080.4311649 Cell. 339.3576527
MASSERIA GIANFELICE Si erge nel cuore della Murgia dei trulli ed è costituita da un grappolo di trulli secolari di straordinaria importanza. Dà il nome a tutta la Contrada. Gli accurati interventi di restauro all’antica struttura non hanno modificato le peculiarità storiche che sgorgano imponenti e conservano il tipico fascino degli arcaici trulli e della pietra viva di grande valore. Strada Gianfelice Zona I, 65 74015 Martina Franca (TA) - Puglia - Italia Tel. ( + 39) 080.4837731 – 344.2023618 www.anticamasseriagianfelice.it
zio di stili e di storie che il tempo, grande scultore, ha sapientemente mescolato. E così andando a spasso per i centri storici si procede alla scoperta del capriccio rococò di Martina Franca, dell’architettura semplice e lilipuziana di Locorotondo, della graziosità e del tepore intimo di Cisternino, del fascino eterno della città bianca per il latte di calce che la tinteggia completamente, Ostuni, fino ad arrivare all’antica città dei Messapi in cui i profumi della buona tavola aleggiano in ogni scorcio, Ceglie Messapica. Questi i paesi che geograficamente fanno parte a pieno titolo della delimitazione geografica della Valle d’Itria e per i quali vale la pena soffermarsi per una visita guidata scoprendo ogni singolo dettaglio. E se ciò non bastasse, a due passi si stende Alberobello che con i suoi trulli cinerei farà riscoprire l’atmosfera di un paesino fiabesco di altri tempi. Transitando da un paesino all’altro si attraverserà l’incantevole campagna della Valle d’Itria, in cui la naturalezza della pietra calcarea si fonde con la soavità quasi pittorica del paesaggio in un connubio inscindibile di equilibrio e di serenità. Una sorta di pace dei sensi
che si respira passeggiando lungo i sentieri angusti a torti delle antiche vie rurali che conducevano alle storiche masserie e alle antiche chiese di campagna. Fra queste regna sovrana la chiesa dei Cappuccini, a metà strada fra Martina e Locorotondo, antica grancia dei monaci basiliani che mille anni fa introdussero il culto della Madonna dell’Odegitria. Una Madonna bizantina che a distanza di secoli ha esteso la sua benedizione e il suo toponimo alla meravigliosa Valle d’Itria nutrendo quel Genius Loci che solo la magia di un posto autentico può preservare. Questi sono alcuni degli itinerari proposti dall’associazione che non a caso rispolvera l’antica divinità romana sopranaturale legata al luogo, il Genius Loci, con l’intento di accompagnare nel modo più piacevole e dilettevole chiunque voglia intraprendere un nuovo viaggio con occhi diversi. Anna Marangi
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IL FESTIVAL DELLA VALLE D’ITRIA
IL TEATRO VERDI
Franco Punzi, in qualità di sindaco di Martina Franca (1972-1989), firmò l’atto costitutivo che diede vita al Festival della Valle d’Itria di cui è presidente dal 1980. Dalla stessa data è Presidente del Centro Musicale “Paolo Grassi”. Dal 2003 è presidente della Fondazione Paolo Grassi di Martina Franca. È inoltre presidente Nazionale di Italiafestival, che riunisce all’interno dell’ Associazione Generale Italiana dello Spettacolo (AGIS) i maggiori festival italiani di musica, teatro, danza, cultura e cinema. È Vice Presidente Vicario della Federmusica - AGIS nazionale. Già dirigente delle ACLI, ha rivestito diversi incarichi a livello amministrativo e politico. Ha ricevuto diverse onoreficenze tra cui: due medaglie dalla Presidenza della Repubblica quale Benemerito dell’Arte e della Cultura nel 1994, la medaglia d’onore e, nel 2006, la medaglia d’oro, Commendatore al merito della Repubblica Italiana dal 2000, Commendatore dell’Ordine di San Gregorio Magno, nominato da SS. Santità Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo 2000, Accademico Effettivo dell’Accademia Teatina delle Scienze di Chieti.
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l Teatro Verdi di Martina Franca è legata la storia della città, tanto da diventarne uno dei simboli più conosciuti. La storia del Teatro, simbolo della cultura martinese, inizia nel lontano 1920 quando ci fu la sua prima inaugurazione come Teatro Comunale quasi al fianco del Palazzo Ducale, sede dell’amministrazione comunale. Nel 1932 il Teatro subì il primo radicale intervento di ristrutturazione a causa di un incendio che distrusse il solaio ligneo, che fu poi ricostruito in pietra. Nel 1940 il Podestà del comune cedette la proprie-
tina Franca, il Teatro ha compiuto i suoi primi 90 anni, mentre nel 1974 ha ospitato il debutto del Festival della Valle d’Itria, ospitandone poi sempre l’orchestra e il coro per le prove. Oggi, giunto alla 37^ edizione, il Festival è tornato a essere ospitato sul palco del Verdi e qui verrà rappresentata la prima mondiale del “Novello Giasone”. Dunque, il Teatro Verdi torna nuovamente protagonista tra i protagonisti del Festival della Valle d’Itria, conservando tutto il fascino di un tempo, pronto ad accogliere il suo pubblico, così come
tà della struttura alla famiglia Miali, mentre nel 1950 venne venduta alla famiglia Dilonardo. La nuova proprietà restaurò il teatro nel 1951, adibendolo anche alle proiezioni cinematografiche. Ancora oggi il teatro è gestito dai Dilonardo nella figura di Giulio, che mantiene in vita la struttura in un momento particolare come questo di crisi strutturale per le sale di provincia. Il Verdi ha subito diversi interventi di manutenzione straordinaria, l’ultimo dei quali nel 1994 per importanti lavori di restauro e adeguamenti alle normative antincendio. L’anno scorso, in concomitanza con i 700 anni della nascita della città di Mar-
ha sempre fatto nelle grandi occasioni come le celebrazioni del settecentenario del riconoscimento istituzionale della città, per i 150 anni dell’unità d’Italia e per il novantennale della nascita di Paolo Grassi alla cui figura è legata la storia del teatro italiano. E così come lo stesso Grassi voleva, sottolineando come il teatro sia il luogo dove le persone trovano la loro dimensione pubblica. Teatro Verdi Piazza XX Settembre 5 74015 Martina Franca 080 4805080 © riproduzione riservata
DIETRO LE QUINTE DEL FESTival
Il mio secondo anno all’insegna del mito
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ei opere di raro o rarissimo ascolto, tra cui una prima ripresa mondiale in tempi moderni e due prime assolute italiane; quattro concerti sinfonico-corali; quattro serate dedicate al Novecento con due cicli liederistici mahleriani, una rassegna di pagine vocali della Entartete Musik, una lettura drammatica con ensemble e un’opera-gioco per bambini; tre serate di grande cinema d’autore nel solco dei temi del festival; una festa del belcanto con il Premio Celletti assegnato a una grande primadonna del belcanto e anche una mostra di pittura e arte grafica di un artista contemporaneo di fama internazionale. Questo, in sintesi, il programma del XXXVII Festival della Valle d’Itria che, nonostante il momento di oggettiva e frustrante difficoltà del mondo culturale e musicale del nostro paese, non solo non arretra nel suo impegno per la musica, per il teatro, per l’arte ma, addirittura, rilancia. Dal 15 luglio al 2 agosto, diciannove serate dedicate alla musica, al teatro, al cinema, al talento; come lo scorso anno, vale la formula di “uno spettacolo al giorno”: nello storico cortile del Palazzo Ducale, nella suggestiva cornice del Chiostro del Carmine, ma – da quest’anno – anche sul palcoscenico del piccolo Teatro Verdi di Martina Franca e del nuovissimo Teatro “Paolo Grassi” di Cisternino: due nuovi spazi per le proposte del Festival.
I titoli operistici della XXXVII edizione del Festival della Valle d’Itria disegnano un itinerario nella storia del teatro musicale dal XVII al XX secolo: da Cavalli a Krenek, dalla Scuola pugliese-napoletana di Tritto a Rossini e Kongold. ‘Aureliano in Palmira’ di Rossini, con la parte di Arsace restituita a un interprete maschile, secondo la volontà originaria dell’Autore, che scrisse il ruolo per la fulgida voce di Giovanni Battista Velluti, di cui ricorre il 150° anniversario della morte; ‘Il novello Giasone di Francesco Cavalli’ rielaborato da Alessandro Stradella, prima esecuzione mondiale in epoca moderna che riporta alla luce il più acclamato capolavoro del XVII secolo nella versione rivisitata in chiave “modernista” da Stradella; l’inedito dittico con Der Ring des Polykrates di Korngold e Das geheime Königreich di Krenek, che riaccosta i due musicisti protagonisti di una delle più accese querelle della storia del teatro musicale novecentesco, quella che nel 1927 divise la Germania tra i fautori avanguardisti di Krenek e i puristi depositari della tradizione, che inneggiavano a Korngold. Ai giovani artisti della neonata Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti” sarà invece affidata un’opera gioiello della Scuola pugliese-napoletana: Il convitato di pietra di Giacomo Tritto, autore mai finora approdato al Festival della Valle d’Itria, la cui “commedia in musica” è citata nei libri di storia dell’opera come
la prima realizzazione in musica del mito di Don Giovanni di cui sia rimasta testimonianza. Il ricco e variegato cartellone del prossimo Festival della Valle d’Itria si tratteggia come un’esplorazione che percorre lo spazio del mito: dalle suggestioni esotiche neoclassiche della città di Palmira e della mitica regina Zenobia, all’epopea degli Argonauti di Giasone alla ricerca del vello d’oro; dalle suggestioni oniriche della fiaba del regno segreto di Krenek, nel quale il Re senza nome, depresso e in crisi esistenziale, consegna la corona al Folle, che si rivela il più saggio dei precettori, fino alla mitica vicenda di Policrate, leggendario tiranno di Samo, e del suo anello, simbolo della più sfacciata fortuna e di quanto questa, senza la conoscenza diretta ed esorcizzante del sacrificio, possa attirare le più grandi sventure. Don Giovanni, infine: l’archetipico detentore della probabilmente più antica, pericolosa e ambigua espressione del potere, quello del fascino e della seduzione. Segue quindi le tracce delle dimensioni visionarie e fascinose del mito, e del suo spazio fuori dal tempo, il percorso che si snoda a Martina Franca. Alberto Triola tratto dal sito www.festivalvalleditria.it
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la prima con rossini
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’opera inaugurale – Aureliano in Palmira – è stata affidata alla bacchetta del ventinovenne Giacomo Sagripanti, reduce da un anno di prestigiose affermazioni in Italia e all’estero, uno dei nomi emergenti nel panorama dei nuovi direttori italiani. Il prossimo autunno porterà il Gianni di Parigi, fortunata produzione con cui si era brillantemente presentato al pubblico di Martina Franca lo scorso anno, al Festival di Wexford in Irlanda: si tratta di una significativa conferma dei valori espressi dalle produzioni artistiche del Festival della Valle d’Itria che, per la prima volta, vedrà continuare a vivere – su un palcoscenico lontano – una propria creatura. La regia è stata affidata a Timothy Nelson, trentaduenne americano definito dalla stampa statunitense “il futuro dell’opera lirica”, al suo debutto italiano. Il regista ha voluto cogliere nella vicenda un aspetto attuale attraverso una modernizzazione dei costumi, pur ambientando la vicenda nell’antica Palmira, oggi Tadmor notevole sito archeologico in Siria. Nelson si è avvalso della presenza di
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Il giovane Sagripanti sul podio dirige Aureliano in Palmira un’artista di eccezione, la ballerina Louise Frank della Rotterdam Dance Academy, già veterana della compagnia di Pina Bausch e della collaborazione del talentoso coreografo greco Nikos Lagousakos. Anche la compagnia di canto ha dimostrato il suo grande livello, a partire dall’attesissimo ritorno a Martina del controtenore argentino Franco Fagioli, trionfatore della scorsa edizione del Festival con un indimenticabile Bertarido nella Rodelinda di Handel, che gli è valso il Premio Abbiati quale miglior cantante dell’anno. A Fagioli è stato affidato il compito, superato alla grande, di restituire al ruolo di Arsace il virtuosismo belcantista che Rossini aveva pensato per il castrato Giovanni Battista Velluti: un modo per ricordare il primo interprete del ruolo, a centocinquanta anni dalla morte. Il giovane tenore romeno Bogdan Mihai, dalla sorprendente estensione e agilità, già messosi in luce in ruoli rossiniani che gli hanno valso trionfi in tutta Europa, ha brillantemente interpretato il ruolo di Aureliano, l’imperatore diviso tra responsabilità politica e passione privata. Al suo fianco un nuovo volto
del belcanto rossiniano, al suo debutto assoluto in Italia: l’americana Maria Aleidal. Le scene di Tiziano Santi, tra i più raffinati, poetici e visionari scenografi di oggi, e i costumi di Michelle Cantwell, hanno egregiamente retto il “gioco” del giovane direttore d’orchestra Giacomo Sagripanti che abbiamo raggiunto telefonicamente la sera precedente al debutto. Come si descrive Giacomo Sagripanti? Un giovane uomo agli inizi della carriera dopo aver completato gli studi accademici. Posso dire che sono in una fase in cui tutto ciò che faccio è nuovo e su tutto ciò che faccio mi concentro. Per il resto, ho 29 anni e credo molto nei valori della famiglia e in tutto ciò che mi è stato trasmesso dai miei genitori, dai miei insegnanti di scuola media e dalla mia terra di origine, le Marche. Per finire, devo dire che per conciliare questa attività è necessario avere un carattere versatile per poter accettare sempre e di buon grado i continui cambiamenti che questo mestiere comporta.
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Ha sempre pensato che sarebbe diventato un direttore d’orchestra? In effetti è sempre stato il mio pallino fin da quando ero piccolino. Poi, pian piano, ho realizzato il mio sogno attraverso studi accademici seri e impegnativi. Per diventare direttore d’orchestra il percorso è lungo ed è, soprattutto, un percorso in cui si investe a fondo perduto. Naturalmente, come in tutte le cose della vita, contano molto la fortuna e le occasioni, ma per poter approfittare delle occasioni bisogna essere molto versatili, essere sempre pronti a cambiare. In più è fondamentale non fermarsi alle apparenze, così come è necessario avere pazienza. Nella mia professione è molto facile sbagliare o rimandare le scelte. Invece bisogna assumersi molte responsabilità e tra queste quella di trasmettere sicurezza all’orchestra. E’ soddisfatto del suo percorso fino a questo momento? Sicuramente. Ho iniziato con lo studio del pianoforte e tutto il mio percorso fino a ora è stato impostato sullo spirito di sacrificio, che prescinde dal talento. Anche se avere talento è importante, è la base, è comunque fondamentale lo studio costante e impegnato. Questo è ciò che mi è stato inculcato da Patrizio Gerrone, un maestro non solo di musica ma anche di vita. Lui è stato la mia figura di riferimento in un momento della mia vita, l’adolescenza, che ho trascorso, per motivi di studio, distante dalla mia famiglia. In quel periodo ha sopperito alla figura paterna facendomi da gui-
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da e impartendomi insegnamenti che sono diventati la base della mia concezione non solo della musica, ma della vita stessa. E’ allora che ho sviluppato una forma mentis basata sul sacrificio e sullo studio indefesso, che considero fondamentale per chiunque intraprenda la professione di musicista. Un ulteriore momento significativo del mio percorso è stato l’incontro con Donato Renzetti, presso la Scuola dell’Opera di Bologna: ho seguito i suoi corsi per diventare direttore d’orchestra, ma soprattutto lui mi ha dato la possibilità di esprimermi e di diventare ciò che sono. Ci sono stati anche dei momenti critici? I momenti critici sono legati al fatto che sono uno che si è dovuto “fare” da solo. Non sono un figlio d’arte, provengo da una famiglia che non ha mai avuto nulla a che fare con il mondo della musica e del teatro. Questo mi ha permesso di stare sempre con i piedi per terra. Infatti, oltre a studiare per diventare direttore d’orchestra, mi sono anche laureato in Lettere. Ho sempre pensato che se non mi fosse andata bene come musicista, avrei potuto comunque darmi all’insegnamento. Prima pensavo a questa possibilità come una sorta di ancora di salvataggio, oggi mi rendo conto che nella mia professione essere laureato in Lettere significa poter contare su un plusvalore enorme. In ogni caso e in ogni momento della vita conta, comunque, essere consapevoli di quello che si trasmette, non del ruolo che si ha in quel momento. Io
cerco di vivere intensamente e con uno sforzo fisico notevole il mio ruolo di direttore d’orchestra, ma ciò che più conta, sempre, è la musica. E’ la musica che dà il vero appagamento: a me, all’orchestra e al pubblico. La sua seconda volta al Festival della Valle d’Itria e a lei è affidata l’opera inaugurale “Aureliano in Palmira”. Cosa ne pensa del pubblico di Martina che tanti consensi le tributò lo scorso anno? Il pubblico che assiste alle rappresentazioni del Festival della Valle d’Itria è caloroso, ma soprattutto consapevole. Un pubblico molto abituato all’opera e, dunque, anche molto critico. Del resto il Festival rappresenta un vero evento culturale di richiamo internazionale, tanto che non propone mai opere di repertorio, ma sempre momenti musicali particolari come l’Aureliano in Palmira di Gioachino Rossini, rappresentato solo due volte in Italia prima di domani sera. E per il prossimo futuro che progetti ha? Mi aspettano diversi appuntamenti all’estero. Il prossimo autunno porterò il Gianni di Parigi, con lo stesso allestimento di Martina Franca dello scorso anno, al Festival di Wexford in Irlanda. Poi sarò in giro con concerti sinfonici per tutta l’Italia, anche al Petruzzelli di Bari, e con La Traviata in Francia. Allora a domani sera per la prima del Festival. In bocca al lupo, maestro! Grazie, crepi. © riproduzione riservata
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IN Scena due inedite opere tedesche
Il direttore Roman Brogli-Sacher diverte il pubblico martinese
Roman Brogli-Sacher (foto), affermato direttore esperto di repertorio tedesco, General Musik Direktor del Teatro di Lubecca, vincitore nel 2010 del premio per il miglior Ring realizzato nell’anno, e Franco Ripa di Meana, intelligente e poliedrico regista in grado di restituire a uno spettacolo operistico la dimensione della recitazione e della forza del teatro più autentico, hanno firmato a quattro mani il dittico Korngold-Krenek, accostamento inedito di due notevolissime partiture mai eseguite in Italia. Le due compagnie di canto, che esigono interpreti vocali e attoriali di primissimo rango, hanno allineato nomi già affermati soprattutto in ambito tedesco, quali Ausrine Stundyte, Ladislav Elgr, Antonio Yang, Martin Winkler e Christian Baumgärtl, ai quali si sono affiancati gio-
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vani emergenti di notevoli qualità quali Zuzana Marková e Anne Ellersiek. L’appuntamento con il Maestro, che si presenta con la sua deliziosa figlioletta
Antonia, è al bar accanto al Teatro Verdi. Il caldo è davvero soffocante, per cui, appena seduti al tavolino suggerisco di ordinare una “mezza in acqua”.
Ovviamente né Brogli-Sacher, né Antonia sanno di cosa si tratta, ma accettano di buon grado l’invito a provare questa deliziosa bevanda dissetante a base di granita di limone in un bicchiere di fresca acqua minerale. Poi, spiegherò loro che anche il compianto Paolo Grassi amava intrattenere musicisti e cantanti al Caffè Ducale, a due passi dal palazzo del Festival, gustando la granita di limone. Per il direttore d’orchestra svizzero è la prima volta al Festival di Martina Franca ed è venuto qui con tutta la sua famiglia che, oltre ad Antonia, è composta dalla moglie, ballerina e coreografa, e dal piccolino di casa di appena un anno. Qui, mentre lui prova con la sua orchestra le opere in scena al Palazzo Ducale il 24 e il 26 luglio, la sua famiglia si gode il sole, il mare e anche piccole gite nei dintorni. Sono stati sulle spiagge sia della parte adriatica che di quella ionica e anche allo Zoo Safari di Fasano, per la gioia dei più piccoli. Poi, dopo questa bella parentesi familiare, cominciamo a parlare di come dalla fredda Lubecca, dove attualmente dirige il Teatro, si sia trovato qui al Festival della Valle d’Itria. “Fondamentale – mi dice – è stato l’incontro con Alberto Triola, avvenuto proprio a Lubecca dove ha curato la regia della Carmen da me diretta. Da lì è nata l’idea di una coproduzione per mettere in scena queste due particolari opere tedesche, accomunate dal fatto che entrambi gli autori, Korngold e Krenek, sono stati perseguitati da Hitler. Entrambe le opere, Der Ring des Polykrates di Erich Korngold, rappresentata per la prima volta a Monaco di Baviera al Teatro Nazionale il 28 marzo 1916, e Das geheime Königreich Märchenoper di Ernst Krenek, la cui prima messa in scena risale al
1928 a Wiesbaden, vengono presentate per la volta in Italia grazie alla Coproduzione con Theater Lübeck”. I due lavori raccontano molto del teatro musicale mitteleuropeo dell’inizio del secolo scorso e rimandano ad una delle querelle più significative del Novecento, esplosa nel 1927 nel cuore della Germania. Il moravo Erich Korngold si formò a Vienna nel primo ventennio del XX secolo: allievo precocissimo di Zemlinsky, approdò al teatro nel 1916 col dittico di atti unici Der Ring des Polykrates e Violanta, affidato alla bacchetta di Bruno Walter. Si trattò di un debutto sensazionale, e il giovanissimo Erich fu salutato in termini di “miracoloso talento compositivo” da molti mostri sacri della musica austro-tedesca. E mentre Korngold edificava monumenti celebrativi del primato compositivo tedesco, l’indifferenza alle tecniche e alla caratterizzazione linguistica del dramma fu il segno distintivo di Ernst Krenek; nelle sue venti opere fece largo uso del serialismo e della dodecafonia, e molte di esse trattano temi di forte impegno politico, arrivando a esprimere una mordente satira nei confronti dell’ascesa dei totalitarismi, come Der geheime Königreich che, insieme a Der Diktator e a Die Ehre der Nation, forma un trittico che ha per tema il potere politico, composto e andato in scena negli anni centrali dell’ascesa hitleriana. Nel dopoguerra Krenek, di cui ricorre nel 2011 il trentennale dalla morte, operò a contatto con le avanguardie, allargando il campo delle sue esperienze sino all’elettronica e all’opera televisiva. Come pensa che il pubblico di Martina Franca accoglierà queste due opere? “La musica e le storie delle due opere sono molto belle e interessanti e con la mia esperienza con i teatri del Sud Italia, avendo già lavorato presso il Teatro Mas-
simo di Palermo, ho compreso che questo pubblico è molto preparato e pronto ad accogliere le novità. Non ho dubbi per pensare che anche qui a Martina sarà lo stesso. Inoltre, oltre alla musica che naturalmente rimane fondamentale, sarà più semplice per il pubblico capire le parole di queste due particolari opere tedesche in quanto per la prima volta qui a Martina saranno sottotitolate in italiano. Questo è molto importante per non perdere il ritmo delle storie, che sono accompagnate dalla musica, perché si tratta di due commedie. La prima è aperta da una danza supportata da una bella coreografia ed è giocosa e allegra, basata su intrighi rallegrati da una musica che ricorda molto quella viennese di Strauss, mentre la seconda si basa su una musica più espressiva e sarà bello, per il pubblico, notare e apprezzare queste differenze musicali e di rappresentazione”. Si ferma ancora qui a Martina con la sua famiglia dopo la messa in scena delle opere da lei dirette? “No, ma ci fermiamo ancora qui in Italia perché andiamo a trovare degli amici che vivono stabilmente a Città della Pieve e allora approfittiamo per continuare la nostra vacanza sul suolo italiano”. Ma prima di congedarmi ha il Maestro Brogli-Sacher una domanda per me. “Come chiedere al bar quella deliziosa e dissetante bevanda che abbiamo bevuto insieme poco prima?” Qui a Martina si chiama “mezza in acqua”, ma in ogni paese ha una sua specifica denominazione; la cosa che non cambia è che non c’è niente di più rinfrescante con 40° gradi all’ombra. Alla prossima mezza in acqua Herr Direktor! © riproduzione riservata
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BRIVIDI DA PRIMA T
ra le operazioni più attese del XXXVII Festival della Valle d’Itria c’è la prima esecuzione mondiale in epoca moderna di un capolavoro ritrovato, “Il Novello Giasone”, che Alessandro Stradella rielabora a partire dal celebrato e alla sua epoca popolarissimo Giasone di Francesco Cavalli. Lo spettacolo sarà messo in scena al Teatro Verdi che dopo molti anni torna a essere uno dei luoghi del Festival e si avvale di un team guidato da una delle più giovani registe teatrali della scena mondiale. Si tratta di Juliette Deschamps che incontro in una caldissima mattinata di luglio, fra una prova e l’altra, a Martina al bar della piazza del Teatro Verdi. Davanti a una tazzina di caffè, le chiedo della sua vita e della sua arte. Ma prima le faccio i miei complimenti: le foto sul suo sito non le rendono giustizia. Dal vivo è molto più bella e solare e, inizialmente, così semplice e acqua e sapone, l’avevo scambiata per una giovane turista straniera in giro per ammirare le
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eccellenze artistiche e architettoniche martinesi. La seconda sorpresa è che parla un perfetto italiano. E, con dolce accento francese, subito comincia a parlarmi di lei e della sua vita. “La prima cosa da dire è che sono francese, figlia d’arte, in quanto i miei genitori, Jerome Deschamps e Macha Makeieff, sono entrambi registi. Sono nata e cresciuta nei teatri e sin da bambina ho girato e conosciuto il mondo attraverso le assi del palcoscenico. Per me, dunque, è stato normale diventare una donna di teatro. A 16 anni ho seguito le prime opere liriche a Parigi e lì mi sono innamorata del direttore d’orchestra. E quindi ho continuato a seguire la lirica per cercare un modo di diventare interessante ai suoi occhi. A 17 anni sono diventata stager all’Opera di Parigi e poco tempo dopo ho fatto un incontro che mi ha cambiato la vita”. Subito penso a un uomo. E invece no. L’incontro che ha stravolto la vita di Juliette Deschamps è con la cantante liri-
ca Anna Caterina Antonacci, francese d’adozione ma nata a Ferrara da famiglia pugliese. “Ho sempre pensato che il fatto di aver voluto me, così giovane e inesperta, come regista per il suo spettacolo “Era la notte”, sia stato un vero regalo. Lo spettacolo è una raccolta di opere barocche, soprattutto di Monteverdi, in cui lei, sola sul palco canta indossando magnifici abiti creati per l’occasione da Christian Lacroix. Lo spettacolo ha riscosso ovunque grande successo ed è in giro da ben cinque anni. Il prossimo anno debutterà anche in Italia. Tornando a me, sono stata una delle registe più giovani a lavorare presso il Teatro degli Champs-Elysèes, dove ho messo in scena un musical con Anna Caterina Antonacci intitolato “Altre stelle”. Nel 2009 ho curato la regia di un altro spettacolo intitolato “I 7 peccati capitali”, mentre dal 2007 fino allo scorso anno ho lavorato a Vienna”. Questa è la sua prima volta al Festival?
Si, ma già conoscevo e apprezzavo il Festival di Martina Franca considerato anche in Francia di altissimo livello. Poi ho scoperto anche la città: bellissima! Cosa può anticiparci della sua regia del “Novello Giasone”, prima mondiale al rinato Teatro Verdi? Posso contare su una compagnia fantastica con cantanti molto diversi tra loro per esperienza, età, stile musicale. Naturalmente è stato per me un grande onore accogliere Daniela Dessì nella parte di Medea, con tutta la sua esperienza e la sua bravura, ma anche Roberta Mameli che interpreta Isifile, Mirko Guadagnini come Egeo e Luigi De Donato come Besso. Il team è tutto italiano ed è perfetto per mettere in scena una storia d’amore molto italiana come quella raccontata nel “Novello Giasone”. Avevo già lavorato a Jesi con il bravissimo Benito Leonori per le scene de “La serva padrona”. E ora ricollaboro con lui qui a Martina dove ha curato le scene per questa prima mondiale. Anche il Direttore Artistico Alberto Triola lo avevo già conosciuto a Bologna a scuola e poi all’Università di Venezia e al Teatro La Fenice due anni fa. Un accenno ai costumi che sono delle vere e proprie opere d’arte della giovanissima Vanessa Sannino, stager alla Scala di Milano, della quale si sentirà
certamente parlare. Con il Direttore d’Orchestra Antonio Greco è stato sin dall’inizio un lavoro a quattro mani: direzione musicale e regia i questo caso non sono mai stati due mondi separati. Si lavora tutti insieme, in completa armonia, e spero che questo arrivi anche al pubblico che assisterà il 29 e il 31 luglio alla rappresentazione. Spero anche che passi il messaggio che ci siamo tutti molto divertiti nel lavorare a mettere in scena questa opera. Perché il “Novello Giasone” è un dramma per musica che però presenta molto aspetti comici per cui può anche essere molto divertente. Molto importanti, per questa prima rappresentazione mondiale in tempi moderni, sono le luci affidate a un altro figlio d’arte come me: Alessandro Carletti. Ma ora basta, il resto dovrà essere scoperto assistendo all’opera. Ma Juliette è soddisfatta del suo percorso artistico fino a questo momento? Credo che lo stato d’animo degli artisti sia quello di un’insoddisfazione permanente, che poi è anche lo stimolo a migliorarsi continuamente. Nel mio caso, mi rende anche più modesta. Nostro compito è quello di rispettare sempre la musica e il teatro. In questo caso la maggiore difficoltà è stata quella di rendere l’alternanza di scene buffe a scene tragiche, rispettando fino in fondo il sen-
so dato da Stradella all’opera. “Il Novello Giasone” è in questo senso è per me una sorta di “mostro” come Giano bifronte, un’opera lirica che esalta i grandi sentimenti, ma che al contempo ha un vero e proprio potere terapeutico: riso e pianto sono entrambi fondamentali nella vita. Spero che la rappresentazione di questi sentimenti provochi nel pubblico le stesse emozioni che ha suscitato in me, dai brividi alla commozione. C’è anche qualche brivido di paura per la prima? Sicuramente tanta tensione anche perché si tratta di una prima mondiale. Ma mi fa piacere che ciò avvenga in Italia, il mio paese del cuore. Anche perché entrambe le mie nonne sono italiane: una di Firenze e l’altra di Jesi, un posto al quale sono molto legata e che ho scoperto solo l’anno scorso, durante il Festival, essere la città natale della mia nonna. Dunque per me, ogni volta che vengo in Italia, è un ritorno alle origini ed è anche questo il motivo per cui, anche se in casa non si è mai parlato italiano, io l’ho voluto imparare. E’ una lingua bellissima, come bellissima è l’Italia e voi italiani dovreste apprezzare il vostro paese un po’ di più”. Merci, Juliette. © riproduzione riservata
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DUE PATRIE, UN’anima La prima volta del direttore d’orchestra israeliano al Festival
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© Tato Baeza/Palau de les Artes Reina Sofia
mer Wellber, nato nel 1981 in Israele, è considerato uno dei più giovani e talentuosi direttori d’orchestra emergenti. Direttore stabile dell’Opera di Israele e della Raanana Symphonette Orchestra, nella scorsa stagione è subentrato a Lorin Maazel alla guida del Palau de les Arts di Valencia dirigendo Aida, Evgenij Onegin e Mefistofele nell’avveniristico teatro disegnato da Calatrava. Per la prima volta al Festival di Martina Franca, sul podio dell’Orchestra del Festival il giovane direttore israeliano presenterà i Vier letzte Lieder di Richard Strauss, interpretati dalla splendida voce del soprano lituano Ausrine Stundyte, introdotti dal brano del compositore israeliano Michael Wolpe, The return of the jackals, di sensazionale suggestione drammatica, e seguiti dalla Sinfonia n. 1 in Re maggiore Titan di Gustav Mahler. Che ricordi ha dei suoi primi approcci con la musica? I ricordi sono legati a quelli della mia famiglia che mi ha sempre raccontato che fin da piccolo, a tre-quattro anni di età, volevo suonare e una delle prime cose che ho desiderato è stato il pianoforte. Quando ero piccolo, poi, le mie sorelle suonavano la chitarra, però senza conoscere la musica e ascoltavano i brani più in voga all’epoca, soprattutto canzoni di Michael Jackson. Così un giorno ho scritto musica per loro, da suo-
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nare alla chitarra insieme ai loro amici. E’ stata una delle mie prime esperienze di composizione. Essere nato e cresciuto in Israele ha influenzato il suo modo di vivere e la sua professione di direttore d’orchestra? Sicuramente sì. Vivere e in un posto così particolare ti fa crescere in una maniera particolare. E sia gli aspetti belli che quelli brutti hanno una profonda influenza sulla musica. In realtà non so se attraverso la musica si capisce meglio il mondo o se con la musica ci si vuole perdere nel mondo. Vivere in un paese come Israele che è una bomba di realtà, e ho appositamente usato questa parola, ti fa apprezzare di più la vita. Anche perché è un paese pieno di talento, pur se lontano dal centro del mondo, che ha un effetto estremamente stimolante sia nei confronti della vita reale che sulla musica. Basti pensare a quante sfaccettature si possono ritrovare anche a pochi chilometri di distanza: Tel Aviv è una metropoli moderna, considerata la New York del Medio Oriente, ma a pochi passi c’è Gerusalemme, una delle città più antiche e cariche di storia del mondo e,
poi, ancora Gaza con tutti i suoi problemi e il suo caos. Lei è nato in Israele, ma oggi dove abita? Abito in Italia a Lucca, ma anche in Spagna a Valencia, dove mi è stata affidata la direzione del Palau de les Arts di Valencia. Spiegato il segreto del suo italiano perfetto! In realtà il mio italiano è migliorato molto non solo perché abito a Lucca ma anche perché la mia fidanzata è italiana. Lei passa molto tempo in tournée. Le piace di più partire o tornare a casa? Che cosa le manca della sua casa quando è in viaggio? Con la vita che conduco non si può avere una sola casa. Bisogna che ogni volta che si cambia città ci si senta a casa propria, per evitare delle vere e proprie crisi di identità. Bisogna trovarsi bene in tanti posti diversi e devo dire che io mi sento a mio agio un po’ dovunque. Per esempio, ora sono a Berlino che non è la mia città, ma io comunque mi sento a casa. Naturalmente il discorso cambia quando si parla di Italia: questo paese è
la mia seconda patria. In ogni caso, non mi mancano gli oggetti legati a un posto, quanto le persone, gli affetti. Se proprio devo pensare a degli oggetti a cui sono molto legato questi sono la mia fisarmonica e i miei libri. E’ la sua prima volta al Festival della Valle d’Itria? Non solo è la mia prima esibizione al Festival della Valle d’Itria di Martina Franca, ma è la mia prima volta in Puglia. Con la mia famiglia sono stato varie volte in Italia, in molti posti, ma mai nella vostra regione. Sono contento di poter conoscere una regione della quale ho tanto sentito parlare in termini positivi e mi auguro che il Festival di Martina mi dia anche occasione per apprezzare i luoghi e la gente pugliesi. In ogni caso, l’Italia è sempre stata molto generosa con me, fin dal primo momento, quando non ero ancora così conosciuto a livello internazionale. E di questo sarò sempre grato e non è un caso che abbia deciso di vivere proprio qui. © riproduzione riservata
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l’artista e la donna Maria Grazia Pani parla d’arte e di vita quotidiana
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i Maria Grazia Pani molto si sa della sua fulgida carriera di cantante e di autrice di opere di successo, molto poco della sua vita privata. Diplomatasi al Conservatorio Piccinni di Bari con il massimo dei voti, si perfeziona con insegnanti come Claude Thiolas e Leone Magiera. Con Alessandra Althoff approfondisce il repertorio tedesco e sotto la sua guida segue un Master presso l’ Internationale Sommerakademie Universitat del Mozarteum di Salisburgo esibendosi in diversi concerti. Unica italiana Finalista al “5° Concorso internazionale per Voci Wagneriane 2006” di Bayreuth, si è esibita al Teatro Malibran e al Teatro La Fenice di Venezia con l’Orchestra diretta dal M.° Meier. A Venezia canta Wagner a Palazzo Vendramin Calergi,
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mentre a Bari nel 2008 tiene un Recital Wagneriano per la Fondazione Teatro Petruzzelli. Altre tappe importanti della sua attività artistica sono state rappresentate dai concerti in Vaticano nella Sala Nervi alla presenza di Sua Santità Giovanni Paolo II, nella Basilica di Santa Maria Maggiore e nella Basilica di San Pietro. Nel 2008, poi, è la prima voce a risuonare nel teatro Petruzzelli ricostruito. Tanto altro ancora si potrebbe scrivere sulla Pani artista, ma la mia missione, con questa intervista, è quella di conoscere “oltre la copertina” Maria Grazia, da donna a donna, parlando d’arte ma anche di vita quotidiana. E lo facciamo partendo da un più colloquiale tu. Leggendo le tappe della tua carriera, sembra che tutte le tue scelte profes-
sionali siano state molto ponderate, studiate nei dettagli: sbaglio? E’ così anche nella tua vita privata? Nella mia carriera in effetti ogni scelta è stata ben ponderata, con alla base la volontà di andare sempre a fondo alle cose, insieme alla necessità di cercare forme di espressione per appagare appieno le mie aspirazioni. Del resto, sono un’insegnante e la mia massima aspirazione resta quella di educare e formare la gente al bello, alla comprensione della bellezza. Da questo punto di vista Bari è una bella scommessa, perché c’è la necessità di colmare il “buco” creatosi dopo la distruzione del Petruzzelli: ora è indispensabile riavvicinare le persone al teatro, ma non solo. Bisogna condurre per mano un pubblico che non ha avu-
to la “pratica” per un decennio e bisogna stimolarne la capacità critica. Tornando alla mia attività artistica, mi ha sin dall’inizio contraddistinto la capacità di interpretare al meglio il repertorio tedesco, Wagner ad esempio, in quanto la mia voce si adatta molto bene a questo tipo di musica. Riguardo la creazione di opere, sin da piccola mi divertivo a scrivere: la mia prima poesia l’ho composta a sei anni. Nel 2001, poi, ho voluto affrontare la sfida di creare il primo spettacolo/opera “Viva Verdi”, in cui si coniugava il teatro con la drammaturgia, in un nuovo modo di rappresentare l’opera lirica che si è espresso appieno successivamente ne “La Traviata allo specchio”. E, anche se allora non me ne rendevo conto, questa mia scommessa ha aperto la strada a un nuovo modo di fare teatro oggi seguita da molti. Anche nella vita privata cerco di seguire delle linee guida che mi sostengano nel lavoro. Una di queste è rappresentata dalla mia decisione di seguire corsi di shiatsu, che è a sua volta un modo di cercare più a fondo nelle cose. E direi che questo rappresenta al tempo stesso una virtù e una condanna, perché soffre senz’altro di più chi si pone tante domande, in quanto a molte non c’è risposta. Comunque credo molto nel destino anche se ha ribaltato ciò che avevo costruito e mi ha sottoposto a moltissime prove. Soprattutto come donna ho dovuto sopportare tante difficoltà ed è un miracolo che sia riuscita a emergere nel lavoro nonostante ciò che ho dovuto subire a livello di salute. Ma sono convinta, così come lo erano Gandhi e Madre Teresa di Calcutta, che la sofferenza serva ad aiutare a comprendere meglio
le situazioni della vita. Come insegnante credo nel rispetto come ascolto dell’altro e nell’equilibrio come possibilità. Da bambina che cosa volevi fare? Sei già nata con il sacro fuoco dell’arte? Si, posso dire che sono nata col sacro fuoco dell’arte. E cantavo già da bambina, anche se il mio sogno era quello di divenire attrice di prosa come Eleonora Duse. Anche da piccola scrivevo e questa passione non mi ha mai abbandonata. Sono fiera del mio lavoro su Jean Paul Sartre e Simone de Beauvoir, confluito nello spettacolo di “Giuro di dire tutta la verità” Qui emerge la figura rivoluzionaria e anticonformista della scrittrice, antesignana del femminismo, che però io non condivido perchè per me donne e uomini non sono uguali. Per me ci deve essere il rispetto della diversità e anche della coppia, in quanto la pratica del libero amore ha svilito i sentimenti e il rapporto a due, creando sbandamento e destabilizzazione nei giovani. Hai vestito con successo i ruoli di Tosca, Maddalena nell’Andrea Chenier di Giordano, Aida, Desdemona in Otello di Verdi, Violetta ne La traviata di Verdi, Mimì ne La Boheme di Puccini, Micaela nella Carmen di Bizet, Mariuccia ne I due timidi di Rota e così via. Qual è il costume di scena che hai sentito più tuo? Due su tutti: Violetta ne la Traviata e Madama Butterfly. Soprattutto quest’ultima parte, che ho interpretato lo scorso marzo, l’ho sentita molto vicina. Mentre a Martina durante il Festival della Valle d’Itria canterò in tedesco in “Der Diktator”. Tra i luoghi a te familiari quali consiglieresti per un viaggio? E per un itinerario tutto pugliese?
Partendo dall’itinerario pugliese, sono innamorata del Salento e di luoghi come Otranto e Santa Maria di Leuca, ma anche dell’interno, ideale per una fuga: lo sguardo ha bisogno di quei paesaggi che infondono un senso di benessere. Poi suggerirei Trani con la sua meravigliosa cattedrale e i miei “luoghi della memoria”, i posti dove ho trascorso la mia infanzia: i trulli nelle campagne di Locorotondo e Torre a Mare dove trascorrevo le estati con mia nonna. Poi amo Milano, una città con una grande offerta culturale, l’unica italiana a livello europeo, e anche Venezia, che mi è rimasta nel cuore in quanto lì ho vinto la finale del concorso wagneriano e dove torno ogni tre/quattro mesi per seguire le lezioni della mia insegnante di perfezionamento. Come vivi gli spostamenti tu che giri sempre per lavoro? E che cosa porti con te? A me piace molto viaggiare, scoprire cose nuove, ma anche ritrovare il gusto di avere familiarità con posti anche già visti. Con me non porto molti oggetti, solo il Tau francescano, una cosa molto personale legata alla mia sfera spirituale e, in valigia, sempre un piccolo libro. Durante viaggi e tournée, poi, ne compro altri: per cui parto con un libro, ma torno a casa che ne ho con me due o tre. A chi vorresti dire grazie? Sicuramente a tutta la mia famiglia, molto unita, che mi è sempre stata vicina e non si è mai scoraggiata anche nei miei momenti peggiori ed è stata una presenza affettiva importante in tutte le situazioni della vita. © riproduzione riservata
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ARTE
a cura di Alessandra Dall’Olmo
Artisti a palazzo: illuminazioni 31 Luglio / 25 Agosto 2011 Gagliano del Capo (Le) A Gagliano del Capo, a 3 km da S. Maria di Leuca, verranno esposte le opere di 7 artisti italiani ( e pugliesi) e 1 artista tedesco con opere dedicate al tema della luce. Le opere di Francesco Arena, Mario Airò, Sara Ciracì, Flavio Favelli, Alfredo Pirri, Riccardo Previdi, Elisa Sighicelli saranno esposte al piano terra; il video di Tobias Zielony, unico artista non italiano, proveniente dalla Germania, sarà visibile nella coffe house di Palazzo Daniele, di fronte alla sede principale. Francesco Arena, Flavio Favelli e Riccardo Previdi hanno lavorato alla realizzazione di opere site- specific , per la mostra di Palazzo Gargasole. La mostra è ideata ed organizzata da Capo d’Arte ed è un evento della manifestazione “Salento IN festival”, curata da Ludovico Pratesi, noto critico d’arte. Palazzo Gargasole - Gagliano del Capo (Le) Ingresso libero tutti i giorni www.capodarte.info Tiziana Frescobaldi/ Francesca Bonomo Cell.: 348- 7283742.
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I muri dell’arte segni e segreti negli affreschi del Salento 3/27 Agosto 2011 Otranto (Le) Andando oltre al Barocco, alla pietra Leccese e alla carta pesta, questa mostra unica nel suo genere ci presenta un’aspetto poco conosciuto del Salento. Pochi sanno in effetti che il territorio salentino, l’antica Porta d’Oriente, è disseminato di numerose grotte, cripte e chiese antichissime decorate di magnifiche pitture che spaziano dall’arte bizantina a quella rinascimentale. Protagonisti della mostra sono gli affreschi unici realizzati nella bottega del Maestro Antonio De Vito, che raccontano l’intrigante avventura della pittura ad affresco. L’originalità della mostra è proprio lì : sono esposti veri affreschi, dipinti sul muro dell’atelier, e staccati grazie a una tecnica particolare, permettendo così al visitatore di vedere opere che, tradizionalmente , si possono ammirare solo in loco. Galleria Carlo Cego Torre Matta Otranto www.devitoantonio.it
Giorgio De Chirico Il labirinto dell’anima 17 Aprile/28 Agosto 2011 Andria (BT) La mostra intende realizzare, per la prima volta, un progetto di metafisica totale inserendo le opere del maestro in uno dei luoghi più metafisici che l’uomo sia stato capace di creare: Castel del Monte, fatto costruire da Federico II di Svevia intorno al 1240. Le opere di De Chirico, 17 dipinti e tre sculture, dialogheranno con lo spettatore, integrandosi quasi con l’architettura, in modo da potenziare la suggestione ‘metafisica’ e trasformando gli spazi svevi in cassa di risonanza delle opere stesse, in un progetto coinvolgente ed emozionante perché rappresenta una ‘prima mondiale’. Castel del Monte - Strada Provinciale 234 - 70031 Tel. 088 3569997 Orari: dalle 10.15 alle 19.45 - ultimo ingresso ore 18.45 www.casteldelmonte.beniculturali.it www.dechiricocasteldelmonte.com Il genio di Salvador Dalì 28 Maggio/25 Settembre 2011 Otranto (Le)
Sulla scia dell’enorme riscontro di pubblico ottenuto con altri due eventi della stessa portata negli ultimi due anni con le mostre di Joan Mirò e Pablo Picasso, la suggestiva cornice del Castello Aragonese si prepara ad accogliere Salvador Dalì, uno dei più grandi maestri del 900.
Biennale in Puglia 30 Giugno / 27 Novembre 2011 Bari
Il 30 Giugno è stata inaugurata una mostra nel complesso monumentale di Santa Scolastica, in contemporanea con la Biennale d’Arte di Venezia. Quest’anno sono state allestite delle sezioni decentrate in ogni regione italiana, della 54^ edizione della Biennale d’Arte, per celebrare 150 anni dell’unità d’Italia . Il progetto della sede decentrata della Puglia è stato realizzato in collaborazione con la Provincia di Bari. La mostra ospita, divise in sette sezioni (pittura, scultura, video-installazioni, grafica, fotografia, design, ceramica), le opere degli artisti pugliesi selezionate dalla commissione centrale diretta dal critico Vittorio Sgarbi. L’opera “Cane-missile” di Pino Pascali che rappresenta un bassotto con il muso allungato e che , quindi somiglia ad una freccia direzionale, verrà posizionata in varie zone del borgo antico della città e fungerà da indicazione per il percorso verso Santa Scolastica. Complesso di Santa Scolastica Via Venezia - Bari www.provincia.ba.it
ARTE
OltreDalì 28 Maggio/25 Settembre 2011 Otranto (Le) In contemporanea alla grande mostra “Dalì il genio”, il Castello Aragonese di Otranto sarà animato anche da OltreDalì, rassegna collaterale alla grande mostra, a cura di Raffaela Zizzari, che trasforma il castello in una tappa obbligatoria per chiunque visiti Otranto, mutandolo in una grande macchina culturale dedicata all’arte e alle sue nuove espressioni. Castello Aragonese - Piazza Castello, Otranto Aperto tutti i giorni: da giugno a settembre ore 10:00-13:00 / 15:00-22:00 infoline@sistemamuseo.it www.daliotranto.it
La vigna di Dioniso. Vite, vino e culti in Magna Grecia 18 Maggio / 20 Novembre 2011 Bari La mostra è ospitata presso la sede di Bari della Soprintendenza per i Beni archeologici della Puglia, a Palazzo Simi, in veste completamente rinnovata e arricchita da nuovi materiali rispetto all’edizione già realizzata nel 2010 a Taranto. Diverse le sezioni tematiche, illustrate dai reperti provenienti dai principali siti archeologici del territorio regionale, in particolare da Taranto, Rutigliano, Ceglie del Campo, Cavallino. Palazzo Simi - Strada Lamberti in San Nicola Bari palazzo.simi@beniculturali.it Tel. 080.5275451 Orario: 9.30-19.00
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Baccatani Wave 11 Giugno/28 Agosto 2011 Carovigno (Br) Al Torre Regina Giovanna Discobar sito nel bel mezzo della riserva naturale di Torre Guaceto, completamente arredato con materiale originale anni ‘50-’60, si è inaugurato il festival interponderale di musica, canto e ballo. Il palco della Regina ospiterà i grandi nomi della musica italiana, i gruppi emergenti più promettenti, i Dj più virtuosi con performance estrose e stravaganti, tra il serio ed il burlesco. Tra gli ospiti anche Max Gazzè e Daniele Silvestri. Torreregina Giovanna Statale 16 uscita Apani Punta Penna Grossa www.torrereginagiovanna.it Agimus Festival 17 Giugno/25 Settembre 2011 – Mola di Bari (Ba) Ideato, promosso e organizzato dall’associazione A.G.I.MUS. con la direzione artistica di Piero Rotolo, l’ “Agimus Festival 2011, rassegna internazionale di musiche” giunta alla sua 17° edizione, si svolge in Mola di Bari nelle suggestive cornici del Teatro Comunale “N. van Westerhout”, del Chiostro S. Chiara e del Castello Angioino. Il festival ha come fine una fruizione più globale del linguaggio musicale inteso come ricerca, pensiero ed emozione che vada oltre gli aspetti storici, culturali e tecnici. www.agimuspadovano.com
MUSICA
Festival delle bande giovanili 1 Luglio/2 Settembre 2011 Castellana Grotte (Ba) Ha preso il via il 1 Luglio la quinta edizione del Premio Vito Luisi Festival delle band giovanili. Il memorial, che offre spazio ai nuovi gruppi musicali della scena barese, rientra nel cartellone di eventi estivi della Città delle Grotte “Colori d’Alabastro”. Il programma prevede le iscrizioni dei gruppi e le selezioni on line sino al 20 agosto per poi concludersi il 2 settembre con il Live Show della Finale. Il Premio Vito Luisi è organizzato da Casa Musicale Luisi, Officina Musicale e Solcom srl agenzia di comunicazione e patrocinato dal Comune di Castellana Grotte - Assessorato allo Spettacolo. www.officinamusicale.net Coccaro Jazz Club 17 Luglio/28 Agosto 2011 Contrada Capitolo (Monopoli) La rassegna giunta alla decima edizione prevede quest’anno tre serate evento, con la presenza di artisti di fama internazionale:17 Luglio James Taylor quartet, 7 Agosto Nick the Nightfly, e il 28 Agosto Filippo Trincati e Fabrizio Bosso. La location è il Coccaro Beach Club, per ascoltare buona musica e gustare una raffinata cucina. 080 4123467 Ingresso su prenotazione www.masseriatorrecoccaro.com
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Bucobum Festival 22 Luglio/1 Settembre 2011 Noci (Ba) Sono otto i concerti che animeranno l’estate nocese nella splendida location del villino BucoBum , sede storica che festeggia quest’anno il bicentario della sua edificazione. Ospiti di questa terza edizione del festival di musica italiana due interessanti band del panorama indipendente italiano, i Non voglio che Clara e gli energici e teatrali Nobraino, che si esibiranno straordinariamente presso l’edificio scolastico Positano. La serata di chiusura è invece affidata al Noci Ensemble, una nutritissima carrozza di artisti locali navigati e provenienti da formazioni ed esperienze molto diverse che per una sera si uniranno in una grande e divertente jam session. www.bucobum.it Orsara Musica jazz Festival 2/7 Agosto Orsara (Fg) Il festival jazz più longevo della Puglia, dal 1990 , giunto alla sua XXII edizione, prenderà il via con i seminari internazionali di musica jazz che, anche quest’anno, saranno condotti da docenti di rilievo internazionale quali Jim Rotondi, Jerry Bergonzi, Mark Sherman, Antonio Ciacca, Rachel Gould, Joe Farnsworth, John Webber e Lucio Ferrara. Il programma dei live, che si terranno in Largo San Michele dal 4 al 7 agosto, anche quest’anno presenterà grandi personalità musicali e numerosi progetti speciali, produzioni originali e concerti in esclusiva. In occasione delle celebrazioni dei 150 anni di unità d’Italia, questa edizione sarà dedicata ai musicisti italo – americani e al loro apporto nello sviluppo della musica jazz. www.orsaramusica.it Mario Biondi 4 Agosto 2011 Conversano (Ba) P.zza Castello All’anagrafe Mario Ranno , in arte Mario Biondi, in onore del padre, il cantante Stefano Biondi. L’artista catanese ha una voce sensuale calda e profonda non perdetevi il suo nuovo tour con la Big Orchestra, composta da 40 elementi. 080 9675496 -334 8612289 www.bookingshow.com Mea Puglia Festival 7 Agosto Cellino San Marco (Br) E’ un evento, giunto alla sua terza edizione, ideato da Al Bano Carrisi .Il festival è un vero e proprio tributo che l’artista fa alla sua terra, alla sua gente. Atmosfere suggestive fanno da sfondo a questo evento che ormai è divenuto un appuntamento irrinunciabili per gli amanti della buona musica ma anche delle bellezze della Puglia. Nella tenuta di Cellino San Marco saranno ospiti Mario Biondi, Emma, Gianni Morandi, Lino Banfi, il soprano spagnolo Montserrat Caballè, Michele Placido, Little Tony, Demetra Theodossiu e la figlia Christel Carrisi.Ma tanti altri sono gli ospiti che si aggiungeranno. Masseria la Mea - Contrada Bosco
72020 Cellino San Marco (Br) Tel. 0831 616693 - 348 5669844 www.meapugliafestival Amalia Grè e Nick the Nightfly 8 Agosto 2011 Ceglie Messapica (Br) La raffinata cantautrice Amalia Grezio, in arte Amalia Grè, è’ una artista polivalente, oltre a scrivere e comporre, disegna abiti, fa sculture di piume e realizza immagini ispirate alla pop art con il computer. Ha una voce sensuale che incanta, da non perdere questo duo con lo scozzese Nick the Nightfly, lo storico conduttore di Montecarlo Nights. Il concerto è il prologo della XV edizione della “Ghironda Summer festival”. Battiato in concerto 8 Agosto 2011 Bisceglie (Bt) Arena del Mare 9 Agosto 2011 Ostuni (Br) Foro Boario ore 21.30 Autore di ben 47 album di musica leggera, 7 opere liriche, innumerevoli lavori pittorici di stampo neoprimitivista, 4 film, nonché fondatore della casa editrice L’Ottava, il maestro della musica italiana ha vinto per ben 4 volte la Targa Tenco e nel 2002 il Nastro d’Argento come miglior regista esordiente. www.ticketone.it www.bookingshow.com Vinicio Capossela 9 Agosto 2011 Masseria Torcito Cannole (Le) 11 Agosto 2011 Molfetta (Ba) ore 21.00 ll cantautore italiano di origine tedesca amatissimo dal pubblico e rispettato dalla critica, sarà in scena con il suo nuovo show incentrato sui temi del doppio CD “Marinai, Profeti e Balene”. www.bookingshow.com Jovanotti Ora Tour 11 Agosto 2011 Lecce ore 21.30
Seconda tappa pugliese a Lecce Stadio via del mare, dopo il concerto all’Arena della Vittoria di Bari, dell’ “ORA TOUR” il nuovo di tour di Jovanotti, prodotto da Trident Management. Una macchina musicale e tecnologica per viaggiare nel nostro tempo, come in un racconto di fantascienza dal vivo, come un grande actionmovie, un’epopea di ritmo e di sonorità sempre in movimento. Una pulsazione potente e tenera, intima ed esplosiva. Stadio via Del Mare Lecce Delta concerti: 080.5046852 www.deltaconcerti.it Gusta Dopa al Sole 11/14 Agosto 2011 Cannole (Le) Alla masseria Torcito a Cannole, vicino Otranto, si svolgerà “Gusto Dopa Al Sole” l’unico grande festival d’ ispirazione reggae – hip hop in Italia. Sin dal 1994 rappresenta uno straordinario laboratorio di linguaggi e forme artistiche di ispirazione black e urbana: attraverso un fitto programma di concerti, contest e sound system: è un’immersione totale nella cultura musicale di strada. I contest pomeridiani di hip hop danno l’opportunità di esprimersi alle realtà emergenti, così come i grandi live serali e notturni rendono questo festival un evento internazionale imperdibile per tutto il pubblico estivo del Salento. www.gustodopaalsole.com La Ghironda Summer Festival 20 Agosto/4 Settembre 2011 Il Festival è pronto anche quest’anno per viaggiare all’interno delle culture di tutto il mondo. Festeggerà 15 anni di artisti, di storie e di emozioni con tante novità . In alcuni dei più suggestivi centri storici pugliesi si alterneranno culture lontane e sconosciute a culture tradizionali comunicando con il linguaggio universale dell’arte e promuovendo l’incontro tra popoli diversi. Artisti provenienti da tutto il mondo attraverseranno il globo e si incontreranno in Puglia per una settimana di esplorazione e di condivisione di passioni e arti. La Ghironda offrirà così ai suoi spettatori la possibilità di immergersi nella bellezza delle tradizioni e delle filosofie che contraddistinguono queste culture. www.laghironda.it
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MUSICA
Lucio Dalla 3 Settembre 2011 Mola di Bari (Ba) ore 21.00 Dopo aver girato l’Italia insieme a Francesco De Gregori, con il loro ‘’Work in progress tour’’, il cantautore bolognese torna ad esibirsi da solo. Appuntamento q Sabato 3 Settembre all’Arena Castello di Mola di Bari. Arena Castello – Mola di Bari (Ba) www.bookingshow.com
TEATRO ENOGASTRONOMIA
Risollevante Tour 9 luglio / 11 settembre
Checco Zalone show 26 Settembre 2011 Bari ore 21.30
Il tour “Risollevante” torna nelle migliori località turistiche italiane. Cristina Chiabotto, Mauro Pulpito e Serena Garitta guideranno, accompagnati da oltre 20 comici, l’unica tournèe itinerante estiva di cabaret, prodotta per il sesto anno di fila dall’Associazione Culturale “Sirio”. Partito il 9 luglio da Rodi Garganico (Fg) il tour chiude il viaggio l’11 settembre a Matera. Il 6 Agosto il tour sarà live a Capurso (Ba) e il 3 Settembre ad Altamura (Ba). Tel. 360371666 www.risollevante.it
Luca Medici alias Checco Zalone dopo aver trionfato al cinema, dal 14 settembre 2011 torna con il suo nuovo show che sarà in programmazione in oltre 15 città italiane tra arene, palazzetti, stadi e forum.Un live di due ore tutto da ridere, ricco di canzoni e con le imitazioni dei nuovi personaggi presi di mira dal comico pugliese: Roberto Saviano, Modà, Antonio Cassano, Nichi Vendola, Albano, oltre agli evergreen Vasco, Carmen Consoli, i Negramaro, Jovanotti. Arena della Vittoria Bari www.ticketone.it
DivinGusto 6 e 7 Agosto 2011 Ceglie (Br) Anche quest’anno a Ceglie Messapica prende il via la terza edizione del festival dedicato alle eccellenze enogastronomiche pugliesi. Novità di questa III edizione sarà la presenza di uno spazio interamente dedicato all’Abergavenny Food Festival: quest’anno, infatti, l’evento enogastronomico più “cool” del Regno Unito sarà a Ceglie Messapica per far conoscere i prodotti gallesi e offrire nuove opportunità di contaminazione tra la cucina tipica pugliese e quella straniera. Durante i due giorni di festa, si potrà passeggiare tra i vicoli per decidere da cosa lasciarsi incantare: si va dalle degustazioni delle eccellenze del territorio per passare ai concerti, dalle dimostrazioni di arti e di mestieri antichi ad opera di artigiani locali alle mostre fotografiche. Da non perdere, infine, le dimostrazioni live di grandi chef di fama internazionale che designano il Divingusto Festival evento d’eccezione per applaudire all’arte culinaria, promuovere scambi di saperi e di sapori e valorizzare, tra tradizione e innovazione, le pietanze preparate con i prodotti della terra. www.divingusto.it
Calici di stelle 2011 Agosto 2011 Fervono i preparativi di “Calici di stelle”, uno degli eventi di punta dell’estate pugliese, ideato e organizzato in tutta Italia dal Movimento Turismo del Vino in collaborazione con l’associazione nazionale Città del Vino e giunto in Puglia alla sua tredicesima edizione consecutiva. Definite le tappe che ospiteranno la manifestazione per il 2011: Otranto (6 agosto), Trani (10 Agosto), Galatina (13 Agosto). Particolarmente significativa la scelta delle tre città, accomunate da un profondo legame fra storia, cultura e vocazione vitivinicola: Trani e Otranto, capoluogo di provincia rispettivamente della Terra di Bari e della Terra d’Otranto nel Regno di Napoli; Galatina, comune associato alle “Città del Vino” e splendida “città d’arte” ricca di monumenti, chiese, edifici in stile barocco. Nella magica atmosfera della settimana di San Lorenzo, come ogni anno Calici di stelle offrirà l’opportunità a turisti e residenti di partecipare a una grande festa con spettacoli di musica, danza e teatro, degustando le etichette delle migliori aziende di vino e di olio extravergine di oliva della Puglia, dalla Daunia al Salento. www.mtvpuglia.it
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Spiagge d’autore 2011 da Luglio a Settembre 2011 Spiagge d’autore 2011, progettato da Confcommercio Puglia, unitamente al Sindacato italiano balneari e all’Associazione librai italiani, apre i propri spazi anche ai beni culturali e all’enogastronomia. Più di sessanta autori di fama nazionale ed internazionale pe 169 eventi dal Gargano alla costa Jonica passando per il Salento negli stabilimenti della costa pugliese. I libri selezionati con la collaborazione di Gilda Melfi e di Cosimo Damiani spaziano dall’inchiesta giornalistica ai romanzi storici, dal cinema alla moda. Spiagge d’autore si inserisce nel progetto più ampio di “Città aperte 2011” , finanziato dall’Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo della Regione Puglia : programma che punta a valorizzare le eccellenze artistiche, monumentali e naturalistiche dei diversi territori della Puglia attraverso aperture straordinarie di musei, chiese e palazzi storici, visite guidate a parchi e aree naturali, iniziative culturali, concerti e spettacoli. In collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese saranno organizzate visite guidate con attori a disposizione fuori dai castelli pugliesi per l’iniziativa “Castelli Narranti”. Saranno organizzati dei laboratori di letteratura per l’infanzia a cura di Ludovica Lumer e Marta Dell’Angelo. La valorizzazione del territorio sarà affidata alle rappresentazioni dal vivo, “ Messa in opera ”, realizzate nei luoghi raccontati nei romanzi storici pugliesi protagonisti di Spiagge. www.spiaggedautore.it Ufficio stampa Michela Ventrella/Ines Pierucci Tel. 080 5210425 Mobile 349 5260370 ufficiostampa@spiaggedautore.it Alla scoperta di un angolo di Puglia: Conversano
Alla scoperta della salina di Margherita di Savoia Per tutta la durata dell’estate 2011 (e non solo) l’associazione “naturalMente” organizza visite guidate alla scoperta delle bellezze della Salina di Margherita di Savoia. Il visitatore entrerà in un mondo magico, immergendosi nella natura più incontaminata, esplorando luoghi nei quali il tempo sembra essersi fermato da secoli. Accompagnati da guide esperte che vi organizzeranno un itinerario personalizzato, che potrà comprendere diverse tappe, tra le quali: - birdwatching all’interno della riserva naturale, alla ricerca delle varie specie di uccelli che popolano la zona umida della salina, tra le quali il famoso Fenicottero rosa; - visita alla zona salante per svelare i segreti del processo di produzione del sale, per conoscere l’attività del “saliniere” e per ammirare le montagne di sale e i caratteristici bacini rosa; - attività differenziate per i grandi e per i più piccoli all’interno del laboratorio didattico e del museo storico del sale. Le visite guidate si effettuano su prenotazione previa autorizzazione Mobile : 389-9949077 / 334-5499691 La Settimana Medievale 2/7 Agosto 2011 Trani (Bt) L’ Associazione Storico Culturale Trani Tradizioni organizza una manifestazione che comprende tre eventi di grande importanza per la città: “La Notte dei Templari”, “Vivere il Borgo” e “Il Matrimonio di Re Manfredi”. Le rievocazioni prevedono l’arrivo dei Templari, la difesa dei pellegrini, la traslazione e il prodigio di San Nicola, l’agguato al campo Templare, il torneo di cavalieri, sbandieratori, danze medievali, giocoleria, musici, l’incontro fra Re Manfredi e la Principessa Elena Comneno con rientro al castello per i festeggiamenti, il rito della Veglia dei neo Cavalieri, la Celebrazione del Matrimonio, l’incendio al castello e infine il corteo trionfale per le vie cittadine. Oltre a spettacoli con musica dal vivo, alcune locande (opportunamente segnalate) offriranno menù speciali con portate a tema. La kermesse gode del patrocinio della Città di Trani, della Provincia di Barletta-Andria-Trani, della Regione Puglia e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. www.tranimedioevale.altervista.org
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TURISMO
L’Associazione Turistica Pro Loco propone visite guidate notturne, con partenza alle ore 20,30 dalla sede Pro Loco in Piazza Castello 13. Il 1 agosto e 2 settembre le nostre guide vi condurranno alla scoperta del centro storico dell’antica città di Conversano. Un percorso ricco di arte, fede e tradizione. L’evento è patrocinato dalla Regione Puglia, Assessorato al Medi-
terraneo, Cultura e Turismo, dalla Provincia di Bari e dalla Città di Conversano e rientra nel programma delle manifestazioni estive “a Corte d’Estate 2011” Tel. 0804951228 proloco.conversano@libero.it
ALTRI EVENTI AMBIENTE
Incontri al Melograno 16 Luglio/6Agosto 2011 Contrada Torricella – Monopoli (Ba) Sabato 16 luglio sono iniziati “Gli Incontri del Melograno”, il ciclo di conversazioni, interviste e dibattiti organizzati dalla Fondazione Magna Carta sui più importanti temi di politica, storia e cultura che alimentano il dibattito pubblico nel nostro Paese. Si comincia con il ministro degli Esteri Franco Frattini intervistato da Giuseppe De Tomaso, direttore della Gazzetta del Mezzogiorno. Fino al 6 agosto e per ogni week end, politici, giornalisti, scrittori, storici, imprenditori animeranno gli Incontri con dibattiti, interviste, conversazioni con il pubblico. La corte della masseria il Melograno si trasformerà in un palcoscenico di idee e suggestioni, lontano dal brusio della politica di tutti i giorni, ma in contatto con i temi e i problemi che contano. Relais & Chateau Il Melograno Contrada Torricella, 345 70043 Monopoli - Bari tel. 080 6909030 www.incontridelmelograno.it
Frontiere 2011 21 Settembre / 1 Ottobre 2011 Bari Una rassegna multidisciplinare ideata dal giornalista, saggista e presidente di Apulia Film Commission Oscar Iarussi e da lui diretta con il critico e scrittore Silvio Danese e l’organizzatore culturale Pier Giorgio Carizzoni. Un esperimento che proverà ad intrecciare suoni, visioni e parole. Promossa dalla Regione Puglia, organizzata dalla Fondazione Apulia Film Commission, in collaborazione con l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, il Comune di Bari e la Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari, questa prima edizione si terrà tra i saloni dell’ex Palazzo delle Poste, il Teatro Petruzzelli di Bari, il Cinema ABC, storica sala d’essai, e il Multisala Galleria: incontri tra ragione e sentimento, pensiero ed emozione, arti e saperi, con presentazione integrata di ospiti e opere. Il web sarà parte del progetto attraverso una raccolta di videolettere e filmati dal mondo sul tema della rassegna. Da segnalare un evento fuori rassegna , “Oltre Frontiere”, dove Anthony Hegarty si esibirà sul palco del Petruzzelli. Tel 080 975 29 00 www.frontiereweb.it
La tappa ufficiale delle Giornate Europee “Un anno contro lo spreco” 26 Agosto 2011 al Festival dei Sensi ll Festival dei Sensi dedica sempre grande attenzione ai temi della biodiversità, della sostenibilità e dell’educazione ambientale. La riflessione sull’acqua come risorsa preziosa che l’uomo ha il dovere di custodire e valorizzare, era già stata affrontata la scorsa estate in occasione dell’appassionato intervento di Vandana Shiva. Quest’anno il testimone passa all’ideatore di “Un anno contro lo spreco”, Andrea Segrè, Preside della Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna e fondatore del progetto interdisciplinare Last Minute Market per il recupero degli alimenti rimasti invenduti. Segrè stimolerà il pubblico sul tema dello spreco dell’acqua che soprattutto in Italia ha raggiunto livelli preoccupanti. Secondo Eurostat il nostro è il Paese con il più alto consumo d’acqua per usi
domestici di tutta l’Unione Europea con 78 m3 annui per abitante. Ogni giorno utilizziamo grandi quantità di acqua per bere, cucinare e lavare. Ma ancora di più, in modo indiretto, per produrre il cibo che consumiamo. Nel 2010 sono stati sprecati 12,6 miliardi di metri cubi di acqua per 14 milioni di tonnellate di prodotti agricoli rimasti in campo. Il superconsumo di acqua prosegue con i pasti di ogni giorno: i 200 grammi settimanali di carne suggeriti dalla nostra dieta richiedono 3200 litri di acqua. Segrè sarà affiancato dal fisico Franco Prodi, esperto di meteorologia e climatologia, che approfondirà le dinamiche relative al ciclo dell’acqua, facendo comprendere che «la possiamo contenere, incanalare, raccogliere, purificare, confezionare, trasportare e trasformare, ma non possiamo produrla», come ha sottolineato la World Bank. www.festivaldeisensi.it
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See you in Apulia
A Place in the Sun
Apulia is a region of a thousand souls, and with two faces: the sea and the earth. And both faces are appearing, to those who live there and the traveler at the same time and with the sides open to discover ... So, welcome to Apulia to all those who do not know it at all because they have never visited our lands, but even those who usually lives, however, are unaware of issues and places definitely worth mentioning. But above all goodbye: those who were already there and definitely will return there. And they are many. Beacause this is a region that fascinates and conquers, charms. Starting from the sea, even from its two seas, the Adriatic and Ionian Seas. Besides, one can not speak without starting from Apulia’s coastline, the longest in Italy, washed by a crystalline sea and everywhere among the cleanest of the peninsula. Finally the earth. This one’s face is more reserved, less brash than the beach, but nice and made attractive by its mysteries. That are revealed only to a keen eye and quick to grasp every nuance of the wonderful gems represented by the Romanesque cathedrals, baroque churches, architectural masterpieces of the stone and lime are the trulli of Valle d’Itria. At this point there is certainly felt the urge to discover or rediscover it. And then: see you in Apulia!
On the golden beaches of the two seas The beaches of Puglia have a long history that is not made only of light, colors, smells and feelings, but also of ancient stories, surfing, legends. Starting from the Gargano, with the beautiful beaches of the bay of Manaccora and the bay of Zagare, the Apulian coast are a succession of coves and white sand strips. In the Ionian sea is mostly sand: in the bay of Gallipoli really seems to be in the Caribbean in Punta Lido Pizzo and Punta della Suina. On the Adriatic, also in Salento, the long strip of sand Alimini alternates with deep bays like those amazing crystalline waters of the inlet of Porto Badisco. This town has always been considered a land of myth, as was the landing of Aeneas, sung by Virgil as well as the place where some thirty years ago was discovered the cave of the Bucks, famous for scenes of hunting most complex post-paleolithic cave paintings in Europe remained hidden from view for more than six thousand years. Another great story is tied to Bear Tower, where the towering sea cliffs of the “Two Sisters”, the rock sentinels placed to guard the beautiful sandy bay in the shape of crescent moon. The legend tells of two sisters who one day came out here to see the sea and are bewitched by its fresh scent left them in a cool embrace of the waves. But not knowing how to swim drowned. The cries of the two sisters who were strug-
gling in the waves were heard by a fisherman. But these, by going on the place from which the screams came, there was no one there, but for the first time on the horizon stood out two stacks placed one next to each other which seemed locked in a tender embrace. Between history and legend, what remains is the absolute clarity of the water of this beautiful natural bay. Then we reach the ancient submerged city of Roca Vecchia, a little ‘later, we come across Gesine protected oasis of lovely beach where you hide. From here in San Cataldo, the ancient port of Hadrian that you keep the docks from Roman times. It is always chasing the trail of the Romans who came in Torre Guaceto-too ‘and it reserves-Egnathia: the ancient Roman town with its walls that plunge into the water, the excavations of the city, the museum. Returning on the other hand, do not miss the marine reserve of Porto Cesareo, where the island is washed by a great blue sea. At St. Catherine meets Porto Selvaggio, a beautiful park with a beach of your dreams. A series of coves with fine sand, a place immersed in accompanying us to Torre Mozza and Torre Pali and we Ugento. From here you reach the large beach of Pescoluse, beyond which there is Promontorium Japigium di Leuca.
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The colors of Apulia in the collection of Nico Di Donna
The designer lives in London but he has his land in his heart. by Pilar Puccini Scissors and the fabric handles forever. To teach him her grandmother and two aunts who are still seamstresses, but that in 70 years could not imagine having to do with a designer’s true, although beginners. Nico Didonna was born in 1964 in Noicattaro 15 km from Bari “I’ve always dabbled in the cloth - he says - I was especially attentive to the work of one of my aunts who realized simple designs to produce complex garments.” For 24 years, lives and works in the heart of the City of London, dressing actors, singers and players. Among his successes clothes for some of the characters in the cast of Harry Potter. “With the wizard boy was a coincidence - he explains - I was contacted by a costume impressed by some details of my style. He explained that dealt with costumes and has not added another. “ Only months later, he realized that he was hired for one of the blockbusters of the last decade. Harry Potter, in fact. “For the penultimate film of the saga I have given the clothes of Rupert Grint, born Ronald Weasley, friend of the magical Harry. It ‘been a process long enough. I designed the costumes for two years before the film was shot. “ Along the journey, which also has traveled to get here. The first tickets to crown his desire to travel and get away from his beloved Apulia, I have “printed” the hotel management school in Bari Just graduated, he began to travel. Italy in the length and breadth, to Switzerland, Saint Moritz, London to learn English, even though the biggest dream was still America. “I’ve worked in English hotels and restaurants , hoping to earn enough and move overseas. Unfortunately, America has been a disappointment, a beautiful country to visit but not live. “ With the U.S. hotel also closes the chapter. “I was bored with the usual creative life and my passion grew. As a boy I used to buy clothes altered to give a personal touch. I signed up at the London College of Fashion and I obtained the Higher National Diploma in tailoring. “ So at age 29, born Nico Didonna, the fashion designer. His first fashion show was
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held at the Islington Design Centre, in February 1997. The applause of the audience, the good of the critical comments and interest of buyers did the rest. “I have not done learning, my style was different and stood out. I noticed early on that customers appreciate my creations and they were willing to pay for unique items. “ Today the brand Nico Didonna, on display in the showroom in Soho, attracting stars of football as Theo Walcott of Arsenal and Manchester United’s Rio Ferdinand and clean style of the apulian designer is at home on the catwalks of London Fashion Week. Just can return home. Especially during the summer to sniff the smell of the sea, walk to Otranto and rediscover his people. “I am very influenced by my own land. The colors, the landscape, the forms and attitudes of people have the baggage that I carry with me every time. Without them, my collection would be monochromatic. “ Colors of Puglia is more than one track in the collections of this year. The blue of the sea, the land of shades of brown, ivory and white sand are combined with simple lines and sinuous both for women and for humans. Needless to say, a hundred years want to go home for a retreat after work. pag. 47
Fingerpainting
Technology & Art from Canada to Apulia Interview by Maurizio Fontana When and where was fingerpainting born? Fingerpainting was our primary artistic expression 40.000.000 years ago. Cave dwellers created art by rubbing pigments with their fingers. Iphone Fingerpainting started in 2008 when Steve Sprang, an ex apple programmer, created the brushes app in Cupertino. It gave artists world wide the opportunity to express them selves with their fingers and created a mobile digital art revolution. The first internationally important artist to adopt the iphone was David Hockney. I find it curious that there were not many other famous artists adopting the iphone. Matthew Watkins, between art and technology, which of these passions came first? I have painted since I was a child. Art has always been very important to me. I would draw for hours and hours. Later in college I
would draw for hours and hours as a discipline. For some years jobs got in the way but digital fingerpainting has brought back to that kind of daily drawing. So technology came later, but there is no doubt that painting for me now is closely linked with tech. The two passions have seamlessly merged. What about Puglia in your fingerpainting work? I am greatly influenced by what is around me. And although most of my work is pure fantasy I am often told that there there is a strong Mediterranean influence. There is so much to draw and paint in Puglia. Landscapes, people, everyday situations. I am confident that i will never run out of inspiration as long as I live here. And in your life? You are Canadian, how do you find yourself in Puglia? Do you love this land? I first came to Puglia in 1989 when I was a director for a Canadian travel company doing business here. After I quit my job I came down here for a holiday and never left. I have worked as an art director, and a web and marketing director. Yes I love Puglia and have for a long time. A friend once called me the best example of cultural integration. How does the public respond when you organize a show like the one you had in Bari in June? I was deeply moved by the way that people respond to my art. There were over 100 pictures and lots of text and I was amazed by how people took the time to look at everything. I held a workshop that was also very appreciated. I received a lot of questions. A lot of people were curious to see how i work. I participated in the Future Canvas 2 show in San Francisco at the beginning of June, my work was very well received, but the Bari show was much bigger. What are you next projects? I will be having a personal show in Mostar in July. At the end of August I have been invited to participate in a prestigious show in the Hamburg Art Museum. This show will be about collaboration, interaction and performance. I am hoping that I will be able to work with local institutions in Bari to promote mobile digital art after work.
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A noir in the Trulli
by Margherita Ricci After a publishing success as great as that charged by “The Prompter “I think you has got the whole world on you, how spirit of those moments you lived and what helped you not to get overwhelmed by the events? The friends are exactly that! To keep you anchored to the mainland when there is the risk of flying away. To remind you of where you come from and how much you toiled to get the result, so you should not lose the sense of things to their head ... The best gift I could receive, honest ‘s did one of them, framing “the only” negative review of “the prompter”. It was a nice way to remind me that I should not take too seriously and that, despite the success, there is always room for improve. So I have lived all serenely and with the knowledge to have around important people with whom to share best that it was happenining.Otherwise… success is useless ! Today, a cool head you got an idea of the ingredients in your book made it an international bestseller loved by readers? I think I just wrote the book that I wanted to read. Thinking and behaving not as a professional writer, but as an easy reader. I think the book’s success was due to two factors: luck (which is always useful!) and the idea of a story that no one told before. For many authors happen to have a place for writing, which is your? I have several sites, I’m a traveling writer. I often like to seek refuge in Itria Valley, where I have a trullo ... So much rather than write thrillers I write thruller (I apologize to the readers of apulia magazine for the joke, but is stronger me!). The author of your choice and why. Herman Melville, for his ability to synthesize emotions. In incipit of Moby Dick there is already a novel “Call Ismalia” says Captain Achab. It which could mean that is exactly what its name ... or not, but we must call it that. Two words which contain a huge mystery! Puglia is experiencing a golden moment, the spotlight is on this region, literature, cinema, culture, you’ve got an idea of why does this happen here? The list is long, but I think about a region that
is a set of peaceful peoples, cultures, sights, tastes. I think of a proud people of the South, which has no never allowed a mob to proliferate. We got rid of the scourge of smuggling of cigarettes, despite the birds of ill omen that argued that this would cause unemployment, social disorder and underworld. Instead it was just the opposite. Now is Apulia a new model for the South. Your life alternates between Rome and Martina Franca, which is a way of being inside and outside of your culture reference, What do you think of Puglia when you are away and then when you return? I call myself a very proud apulian. I speak of my land to those who do not knows it and I almost get emotional. When I get back, first look at the color of the sky. I do not know why, but “at home” I find it different. In this magazine we try to suggest to the tourist sites and attractions, try your spot on Apulia, recommend a place or a food or more of this land should not be missed. Then I talk about things that belong to me: the olive groves around Montalbano which change color at sunset, the smell of fried meatballs in the center Martina Franca on Sunday morning, the wind in winter in Otranto. About food, I know your culinary skills, I personally know you as a “pusher” of Martina Franca bocconotti, in which side you perform when you have guests? Shoot your recipe and combines wine. Shellfish soup and salty sponge cake. The recipe, however, is a secret.The wine: a very cold Verdeca. Summer is the season of readings that were lost during the year,load the bags of books to browse on the beach, pull out a quintet of titles that you advice. Mario Desiati: Ternitti. Giorgia Lepore: The habits blood. Franck Thillez: The Room of the Dead. Xinran: The lost daughters of China. All the novels of Maurizio De Giovanni. Now, however, leave it alone those of others, tell us when he goes out your next book that everyone here waiting for him. It will be released in September ... but I can not say anything else. Otherwise, I would not be a writer of thrillers!
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Itria Valley
One of the places that have stimulated the imagination of most writers is the Itria Valley. Among many others, D’Annunzio wrote: “I wake up, and I see a land of dreams, as if asleep, however.” Even today those who come here will be delighted by the trulli, “bizarre kiosks built among the trees,” as they called the french scholar Emile Bertaux. The story, mixed with legend, attributes their origin to Giangirolamo Acquaviva d’Aragona, Count of Conversano, known as the Guercio. Part of the territory in which the highest concentration of trulli, in fact, belonged to the County of Conversano that, to avoid splitting their income tax with the royal power, he commanded his subjects to homes that could be disassembled in a few hours in case of government inspections. In reality, this type of house is also available in Cappadocia, Egypt, Greece, Dalmatia, Judea, and there are those who place their date of birth even at the time of ancient Mycenae in Argolis. In fact, today they are still there to charm tourists and visitors. But those who visit the Itria Valley not only comes across in the trulli. In fact, in this treasure chest there are also towns such as Martina Franca, carved in soft Lecce stone buildings and churches of embroidering figures and reliefs from the most incredible. Martina is all covered by mincing a little rococo relief ‘at odds with the rebellious soul, and proud of its inhabitants, freed from all feudal, could boast of their city Franche-term, that is only dependent on the king or God. Example of “grandeur” of the time, the Ducal Palace, the sumptuous that the traveler Abbot Giambattista Pacichelli compared him to the palace of Versailles. Today the atrium of the building lends itself as a theatrical backdrop to the other pride of the city: the Itria Valley Festival who remains a rarity in the Italian music scene with his constant search for “music educated. “ And our focus is right on the thirty-seventh edition of the Festival which this year began July 15 with a rare work by Rossini, “Aureliano in Palmira”, premiered at La Scala in Milan in December 1813 with the entrusted to the alto
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castrato Velluti. The challenge was to entrust the role of a Arsace to the countertenor Franco Fagioli.Bet dearly won by Argentine-Italian singer who has enchanted audiences and passionate Martina also conquered by the American director Timothy Nelson and by the orchestra conduction entrusted to Giacomo Sagripanti: sixty years in two. Not only music in the Ducal Palace. In fact you can watch the works in the exhibition of the author of the manifesto of Itria Valley Festival, the visionary Polish-American illustrator Rafal Olbinski, that with the world of opera is familiar, having created many posters for the Metropolitan New York. In addition, the superintendent has decided to open to tourists the frescoed rooms of Palazzo Ducale hosting the exhibition “Steps” by Alfredo Pirri. Also new this year is represented by the location of the ticket office in Piazza XX Settembre, in the the Verdi Theatre, the festival returns to use the location after a long time for the work of closing, “The new Jason”, on the occasion of ninety years of activity of the structure. But not the only occasion. Because Martina this year also celebrates the centenary of the historic Bar Tripoli, known for his specialties, the homemade ice cream the cold espressino and the bocconotto stuffed with custard or black cherry and the new with pear and ricotta: for tourists, not just the natural conclusion of their route in the center, being Bar Tripoli located in a building of the early century near Square Maria Immacolata.
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Omer Meir Wellber, two countries a soul
The first time of Israeli conductor at the Itria Valley Festival Interview by Rosalia Chiarappa Omer Wellber, born in 1981 in Israel, is considered one of the most talented young conductors emerging. Israel’s chief conductor of the Opera and of the Raanana Symphonette Orchestra last season succeeded Lorin Maazel leads the Palau de les Arts in Valencia directing Aida, Eugene Onegin and Mephistopheles
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in the futuristic theater designed by Calatrava. For the first time on the podium at the Festival of Martina Franca, the young Israeli conductor will present the Vier letzte Lieder by Richard Strauss, performed by the wonderful voice of lithuanian soprano Ausrine Stundyte, introduced by the song of Israeli composer Michael Wolpe the return of the jackals, of sensational, dramatic suggestion, and followed by the Symphony No. 1 in D major, Titan of Gustav Mahler. What are the memories of your first approaches to music ? The memories are tied to those of my family who always told me that as a child, three to four years of age, I wanted to play and one of the first things I wanted was the piano. When I was little, then, my sisters played the guitar, but without knowing the music and listened to the songs most popular at the time, especially songs by Michael Jackson. So one day I wrote music for them to play the guitar along with their friends. It has been my first experience of composition. Being born and raised in Israel has influenced your way of life and your profession as orchestra conductor? Definitely yes. Living in a place so special makes you grow in a particular way. It’s nice that the bad aspects have a profound influence on music. Actually I do not know if the music is better understood through the world with music or if you want to lose in the world. Living in a country like Israel which is actually a bomb, and I specifically used this word, it makes you appreciate life more. Also because it ‘s a country full of talent, although far from the center of the world, which has an extremely stimulating both to real life than on music. Just think how many facets can also be found a few miles away , Tel Aviv is a modern metropolis, considered the New York of the Middle East, Jerusalem is, but a short walk, one of the oldest cities in the world and full of history and later, yet Gaza with all its problems and its chaos. You were born in Israel, but now where do you live? I live in Italy in Lucca, but also in Valencia, Spain, where I was appointed director of the Palau de les Arts in Valencia. Explained the secret of his perfect Italian! In fact, my Italian has improved a lot not only
because I live in Lucca, but also because my girlfriend is Italian. You spends much time on tour. Do you like most to leave or return home? What do you miss your home when you travel? With the life I live you can not have one house. You have that every time you change the city you feel at home, to avoid real identity crisis. One must be good in so many different places and I must say that I feel at ease a little ‘everywhere. For example, I am now in Berlin that is not my city, but I still feel at home. Of course the situation is different when I come to Italy: this country is my second home.In any case, I do not miss the objects associated with a place, as people, loved ones. If I think of the objects to which I’m attached are my accordion and my books. It’s your first time at the Festival of Itria Valley? Not only is my first performance at the Itria Valley in Martina Franca, but it’s my first time in Apulia. With my family I have been several times in Italy, in many places, but never in your region. I’m glad to know a region of which I heard so much about in positive terms and I hope that the Festival of Martina also give me an opportunity to appreciate the places and people of Apulia. In any case, Italy has always been very generous with me, from the first moment, when I was not as well known internationally. And this will always be grateful and it is no coincidence that he decided to live here.
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