100 Torri n.33 - Dicembre 2024

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Dicembre 2024 La rivista dei Soci di

Digitali, ma concreti

Cento Torri che state leggendo sul vostro telefonino, tablet o computer è stato per la prima volta realizzato unicamente in formato digitale. Questa scelta nasce dal nostro impegno per la sostenibilità, un valore che ci guida e che ci è stato riconosciuto attraverso l’attestazione di Responsabilità Sociale, ISO26000:2020. Crediamo che ogni gesto conti e che, anche riducendo temporaneamente il consumo di carta, si possa contribuire a salvaguardare le risorse naturali e l’ambiente. Per questo abbiamo deciso di coinvolgere tutta la comunità dei Soci a cui è rivolta la nostra rivista, proponendo una nuova modalità di fruizione, pur mantenendo intatta l’impostazione grafica e i contenuti. Che in questo numero sono davvero tanti, a partire dall’approfondimento sulla straordinaria mostra dedicata all’affresco La Madonna della Bocciata proveniente dalle sacre Grotte Vaticane, restaurato grazie al contributo di Banca d’Alba ed esposto a Palazzo Banca d’Alba fino al 23 marzo 2025. E poi l’intervista ad Antonio Ricci, l’autore e regista del tg satirico Striscia la notizia, il riconoscimento ai 163 Soci Benemeriti, gli speciali Auguri di Natale a sostegno della Caritas Diocesana, l’arguto e immancabile Scritto misto di Bruno Gambarotta. primavera, quando Banca d’Alba si appresterà ad accogliere tutti i Soci per la tradizionale Assemblea, la rivista tornerà nelle vostre case in formato cartaceo, ma speriamo che apprezzerete questa iniziativa –digitale, ma concreta – e il significato che rappresenta. Sono i piccoli gesti a portare grandi risultati.

ona lettura e buone feste!

Natale è sempre un nuovo inizio di Tino Cornaglia

Onde di terra il primo film di Andrea Icardi

Soci&Territorio

La Madonna della Bocciata in mostra ad Alba

La luna e i falò sul palco a Verbania

La Festa del Socio Benemerito 28

Per Natale Banca d'Alba sostiene la Caritas

Prevenire il diabete

Le Meraviglie delle Azzorre

Controcorrente anche quando difendo l'ambiente

Intervista a Antonio Ricci

Soci&Cultura

Protagonista di un ex-voto nel ruolo del "salvato" di Bruno Gambarotta

© Andrea Serio - Illustrazione per "I ventitre giorni della Città di Alba" di Beppe Fenoglio

C Natale è sempre un nuovo inizio

arissimi Soci, sono felice di potervi raggiungere, anche se solo virtualmente, per farvi i miei più sinceri auguri di buone feste. Natale è sempre un nuovo inizio, ma anche un momento di riflessione ed il rinnovo di un impegno, come quello che abbiamo assunto nei vostri confronti da quando siete entrati a fare parte della nostra grande famiglia. Siamo una banca di comunità e lo si evince dalla forte umanizzazione della relazione che abbiamo con voi e con i clienti, ormai prossimi alle 200mila unità, attraverso le nostre 74 filiali; un investimento in cui crediamo fortemente perché permette ogni giorno ai nostri 550 collaboratori di servirvi, ascoltarvi e consigliarvi. La vostra crescente fiducia ci fornisce nuova linfa per fare sempre meglio, impegnarci ancora di più per essere all’altezza delle vostre esigenze ed aspettative; nell’anno in corso 3mila nuovi Soci si sono aggiunti alla più grande compagine sociale del Credito Cooperativo, quella di Banca d’Alba, e mi fa particolarmente piacere sottolineare che la metà sono ragazzi giovani con meno di 30 anni di età. Ci incontriamo di persona: domenica 15 dicembre abbiamo premiato 163 Soci benemeriti, ovvero con una permanenza di 35, 40, 50 e addirittura 60 anni

nella nostra compagine sociale. Un momento per celebrare il valore della fedeltà, rinsaldando un patto che non è mai venuto meno nel tempo. Ci prepariamo a incontrarci nella prossima primavera, quando si terrà la nostra Assemblea e vedrà il rinnovo delle cariche sociali oltre alla celebrazione dei 130 anni di storia della nostra Banca: un appuntamento imperdibile per cui mi aspetto una affluenza straordinaria che solo voi sapete garantire, magari superando il record delle 20mila presenze di quest’anno.

Intanto le celebrazioni dei 130 anni sono già iniziate a novembre di quest’anno con il restauro e l’esposizione di un capolavoro del Trecento, la Madonna della Bocciata, che per la prima volta nella storia ha lasciato le Grotte Vaticane per essere esposta a Palazzo Banca d’Alba sino a marzo. Questa è una collaborazione della quale siamo particolarmente orgogliosi, così come siamo lieti ed onorati di avere iniziato questa collaborazione con la Fabbrica di San Pietro in Vaticano che speriamo possa continuare e rafforzarsi negli anni a venire. Le celebrazioni continueranno per tutto il 2025 con eventi, concerti, convegni che ripercorreranno la storia della Banca

di Tino Cornaglia Presidente del Consiglio di Amministrazione

e del territorio in cui operiamo. In attesa di queste tante iniziative e delle molteplici attività economiche e finanziarie che impegneranno la nostra Banca, credo sia importante sottolineare che quest’anno la tradizionale iniziativa solidale di voi 65mila Soci è destinata alla Caritas Diocesana, nella convinzione che questi gesti possano garantire anche ai più bisognosi momenti di maggiore serenità, non solo a Natale. Non mi resta che ringraziarvi di cuore per tutto quello che fate per noi, con la promessa di lavorare ogni giorno con serietà ed entusiasmo per meritarcelo. Auguri di cuore.

Onde di terra Il primo film di Andrea Icardi

UN COMMOVENTE RACCONTO DELLE LANGHE ANNI 70 CHE INTRECCIA RADICI, QUESTIONI SOCIALI, PALLAPUGNO, PAGINE DI LETTERATURA, AMORI E SOLITUDINI

Nato a Canelli nel 1976, cresciuto a Santo Stefano Belbo e passato per Roma, si è infine fermato a Torino per lavorare da regista e docente. Ma è proprio il legame con le sue colline, con la storia di Langa intrecciata alla letteratura di Cesare Pavese e al gioco del balun, ad averlo portato a realizzare un’opera prima che si distingue per fedeltà storica e culturale celebrando le tradizioni e le radici del territorio.

Con “Onde di terra”, film prodotto da Siscom Spa, il Socio Andrea Icardi sta raccogliendo uno straordinario successo di pubblico e critica. Se l’aspettava?

Non così. Le prime proiezioni speciali a Castiglione Falletto, per il festival Profondo Umano e a Santo Stefano Belbo per il Pavese Festival erano già andate benissimo, ma da quando il film è uscito al cinema, grazie a Luigi Musso di Dogliani che ci ha creduto e lo ha messo in cartellone, abbiamo saputo di proiezioni sold-out e gente in coda. Al momento la distribuzione è stata principalmente locale, da Dogliani ad Alba, Bra, Cuneo, Caraglio, Asti, Fossano. Spero che il film possa avere lo stesso successo in tutto il Nord Italia: non pensando all’incasso, ma per portare quanto più possibile in giro la storia di queste terre. Con chi ha condiviso questa esperienza?

Innanzitutto con Renato Sevega, il produttore, che ha creduto nel progetto e mi ha messo a disposizione un budget di tutto rispetto. Poi Massimo Berruti,

il grande campione di pallone elastico che ha insistito perché lo facessi io, e Paolo Tibaldi, che interpreta Remo, indispensabile per il casting e le location, mi ha aiutato tantissimo a trovare il linguaggio dell’epoca più adatto e pacato, ad aggiungere dramma in alcune scene. Erica Landolfi che veste i panni di Fulvia, giovane calabrese che si trasferisce nelle Langhe attraverso un matrimonio combinato e incontra un uomo che non è quello che le aveva fatto credere, è stata una scoperta: ha dato tantissimo al film. E poi un grande contributo è arrivato dalla colonna sonora, composta dal saluzzese Enrico Sabena. Dove avete girato?

Le location più usate sono state Camerana, Prunetto, Sinio, San Benedetto Belbo, Alba, Benevello e Calosso. Poi Santo Stefano Belbo con la collina Moncucco e il cimitero. Per le scene ambientate in Calabria abbiamo riadattato lo studiolo di Pavese in una cascina a Santo Stefano e per gli esterni abbiamo trovato alcuni filmati d’epoca in Rai, oltre a un paesino dell’entroterra ligure, Torre Paponi. Ho scelto di ambientare il film nel 1973 per diversi motivi: Berruti vince il suo primo campionato di pallone elastico, nelle Langhe la cultura orale del contadino Amedeo comincia a lasciare spazio a quella scritta di Remo e quell’anno, con l’austerity, c’erano pochi mezzi in giro. Quando ha deciso di fare il regista?

Avevo vent’anni e in quel periodo, ad Alba, giravano il film “Il Partigiano Johnny”

Un giorno ho chiamato la Fandango (la casa di produzione ndr) e ho detto loro: “Se per voi va bene, verrei sul set a dare una mano”. Mi hanno detto subito sì. Mi hanno affidato un pulmino, facevo su e giù tra Alba e Acqui e ho avuto la fortuna di portare in giro per giorni il regista Guido Chiesa e il suo aiuto regista. Sentivo i discorsi che facevano prima di ogni scena, si girava ancora in pellicola: in un mese ho imparato molto. Il prossimo progetto?

Racconterò la storia di Davide Calandra, benefattore della valle Maira che sognava scuole elementari per maschi e femmine ad Acceglio e in tutte le borgate del Comune e, a metà

Sotto: il regista
Andrea Icardi

In moto da 90 anni

Novant’anni di storia tre generazioni alla guida e una quarta che sta scaldando i motori. Festeggiato nel 2024 il compleanno tondo, la concessionaria Monchiero Moto continua il suo impegno potendo contare su salde radici e un’ampia visione proiettata nel presente, ma più ancora nel futuro. Un’avventura che comincia nel 1934 con la prima officina fondata a Gallo Grinzane dai fratelli Giacomo e Bartolomeo Monchiero. “All’epoca l’attività principale era la riparazione di biciclette – racconta Alberto Monchiero, oggi titolare dell’azienda insieme con le figlie Deborah e Roberta e il genero Simone –. La vendita era limitata a pochi marchi, i primi inglesi. Dopo la guerra, invece, cominciava l’epopea dello scooter, per arrivare

agli anni del benessere rappresentato dalla Vespa e dalla Lambretta. Crescendo ancora come azienda abbiamo assistito alla nascita della passione della motocicletta e all’avvento, negli Anni Settanta, dei marchi giapponesi: Honda, Suzuki, Kawasaki. Oltre alla BMW, ovviamente, che vendiamo da quasi 50 anni”. Una storia di passione, lunga appunto quasi un secolo, passata attraverso tre sedi in Alba, in corso Italia, corso Bra e l’ultima in corso Barolo, in una struttura con ampi spazi dedicati ai vari settori. E una famiglia che oggi comprende 13 collaboratori.

“Le moto per noi sono una ragione di vita, un lavoro che significa soprattutto impegno, serietà e una folta community di persone, amici, appassionati motociclisti con cui condividere tutto questo”.

Sopra: lo staff di Monchiero Moto

Sotto: le cheerleaders del Titans di

Prima decade di Alba Cheer

Araccontare la prima decade della società sportiva Alba Cheer è il Socio Simone Villa, dirigente della nota realtà albese dedicata al cheerleading. “Il decimo compleanno cadrà nell'estate del 2025, ma lo celebriamo con un'intera annata dedicata alla sua storia e ai suoi successi”, spiega Villa. “Fin dagli inizi, Alba Cheer ha sfidato gli stereotipi, puntando sulla dimensione atletica del cheerleading, abbandonando il cliché delle cheerleader come "ragazze con i pon pon" Grazie all’impegno nel territorio e alla collaborazione con allenatori internazionali, il progetto ha dimostrato una serietà riconosciuta da tutti”, spiega il dirigente.

La crescita è arrivata anche con l’ingresso di alcuni atleti di Alba Cheer nella squadra nazionale già nel 2016, consolidando l'immagine del cheerleading italiano come disciplina seria e professionale, capace di competere anche in ambito internazionale. Questo passaggio è stato decisivo, come anche l'apertura della palestra Titans a Vaccheria di Guarene nel febbraio 2017. La struttura di Alba Cheer è oggi tra le più complete e oltre alla formazione agonistica, organizza corsi di acrobatica, pre-acrobatica e motricità, raggiungendo circa 300 partecipanti, di cui 120 sono atleti agonisti, 100 atleti nei gruppi non agonistici e altrettanti nei corsi.

La palestra ospita anche atleti esterni, con una media di 1.200 presenze annuali. Il futuro di Alba Cheer si prospetta ricco di nuove sfide e opportunità: sedici atleti e due allenatrici Alba Cheer sono stati convocati a novembre per il team Italy cheerelading, per prendere parte ai mondiali di aprile 2025 negli Stati Uniti.

Alba
ALBA
ALBA

Sfiorare i 6 mila metri con un dito

Mattia Marengo, 37 anni, Socio di Roddi, ha raggiunto la vetta del Kilimanjaro (5895 metri), la montagna più alta d'Africa e uno dei vulcani più alti del pianeta. La scalata, avvenuta lo scorso luglio lungo la via Machame, ha segnato la sua prima ascensione fuori dall'Europa, realizzando un sogno coltivato grazie alla sua passione per la montagna, nata per caso grazie al cugino Simone e che lo ha già portato sulle vette del Rosa, del Monviso e del Monte Bianco.

Durante la settimana, Mattia lavora nel settore enologico a Pollenzo, ma ogni weekend lo dedica alle montagne delle valli cuneesi e della Valle d’Aosta.

Nonostante una primavera meteorologicamente difficile, è riuscito ad allenarsi sulle Alpi in preparazione alla spedizione africana. Con l’organizzazione Avventure nel Mondo, ha affrontato un percorso di quattro giorni per la salita e due per la discesa, superando le difficoltà del freddo notturno (-10°) e delle escursioni termiche tra i 35° della foresta pluviale e i ghiacci della vetta. Marengo ora guarda oltre, sognando l’Aconcagua (6962 metri) nelle Ande e, in futuro, le vette himalayane. La montagna, afferma, gli ha dato forza nei momenti difficili, spingendolo a superare i propri limiti. "Continuerò a pormi nuovi obiettivi", conclude, citando come ispirazione il celebre alpinista nepalese Nirmal Purja.

L’Alta Langa protagonista del G7

Tra le bollicine con cui i grandi della Terra hanno brindato in Puglia c’era anche un Alta Langa DOCG. Esattamente il Marcalberto Alta Langa Millesimato Extra Brut 2020, protagonista nei calici all’aperitivo della cena preparata dagli chef Massimo Bottura e Vincenzo Elia a Borgo Egnazia, la struttura alle porte di Fasano che lo scorso giugno ha ospitato i lavori del G7 in cui i massimi rappresentanti istituzionali si sono trovati a discutere delle questioni più delicate di politica internazionale. “È stata una sorpresa, oltre che una grandissima soddisfazione –racconta il Socio Alberto Cane, 35 anni, alla guida dell’azienda di Santo Stefano Belbo insieme con il fratello Marco di 40 –.

Quando ci è arrivata la notizia che eravamo stati selezionati, abbiamo avuto appena il tempo di preparare le bottiglie e organizzare la spedizione. Sapevamo che, dovendo rappresentare il meglio del Made in Italy, erano state giustamente prese in considerazione realtà molto più note e storiche, grandi marchi italiani del mondo del vino. E quindi è stato per tutti noi un grande orgoglio far parte di questa selezione”. Un’azienda a conduzione familiare quella di Marcalberto (nome dedicato proprio ai due fratelli che oggi gestiscono tutte le fasi del processo produttivo), che fin dagli esordi si è concentrata sulla produzione di spumanti Metodo Classico. “Ha iniziato nostro papà Piero nel 1991, affiancato da mamma Marina.

All’indomani della nostra presenza al G7, giornali e radio hanno cominciato a elencare i vini che hanno accompagnato il summit. Pare che il nostro sia andato forte. E che i francesi si siano addirittura sbilanciati dicendo «quasi buono come il nostro»”

SANTO STEFANO BELBO
Sopra: Mattia Marengo
Sotto: la famiglia Cane

Sfide, rinunce e conquiste di un "domatore di criceti"

"La zanzara ha il sangue tiepido" è il libro della Socia di Vezza d’Alba Bruna Olivero che accompagna il lettore in un percorso fatto di sfide, rinunce e conquiste, affrontate come genitrice con il figlio Giacomo, oggi diciannovenne, il "domatore di criceti" del sottotitolo. “Un libro nato come autoterapia”, racconta l’autrice, “per elaborare il rapporto con i miei figli” Bruna è mamma anche di Matilde, oggi diciassettenne: proprio osservandola ha percepito che lo sviluppo cognitivo del primo figlio seguiva un corso proprio, riconosciuto negli anni attraverso diagnosi diverse, da disturbo dell’apprendimento a sindrome di Asperger. Bruna porterà il suo libro e la sua esperienza di madre

proprio nella sala convegni di Palazzo Banca d’Alba in via Cavour 4, ad Alba, il prossimo venerdì 24 gennaio 2025, alle 20,45, insieme ai conduttori di Radio Alba

Andrea Vico e Luca Chiarle. “Insieme costruiremo un filo di parole e argomenti per raccontare il collante che lega il libro a quello che è oggi la realtà in cui è piombato Giacomo, diventando maggiorenne, ovvero il mondo degli adulti – spiega Bruna –. Il libro è diventato il trampolino per lanciarsi in sentieri nuovi: oltre alla famiglia, terminata la scuola, arriva il mondo del lavoro, le affettività, anche se spesso si pensa che un portatore di “particolarità” non possa avere diritto di viverle. E poi c'è lei, la più grande zavorra con cui ci scontriamo continuamente,

la burocrazia. Sarebbero tante le pagine bianche da riempire, e non escludo di riuscirci, senza perdere il punto di partenza di questa narrazione”. Il libro, nato come gesto di amore e generosità per dare un messaggio di speranza e sostenere la fatica di altri genitori e insegnanti, è in vendita sul sito dell’editore e negli store online.

MONTICELLO D'ALBA

La Storia e le storie di“Roero Terra Ritrovata”

Tre Soci tutti roerini sono legati da un ambizioso progetto associativo ed editoriale: il 25 maggio 2010 nasceva l’associazione culturale Spirito Roero, unione di persone mosse dalla passione per il proprio territorio, che negli anni hanno contribuito alla realizzazione della rivista “Roero Terra Ritrovata”. Il presidente dell’associazione Roberto Savoiardo, il direttore responsabile della rivista Gian Mario Ricciardi e il coordinatore Andrea Cane annunciano la recente uscita del numero 19. “Prosegue un’avventura iniziata nell’estate del 2008 quando, a Monticello d’Alba, venne presentato il numero 0 –spiega Cane –. L’idea di raccogliere in una pubblicazione a cadenza

almeno annuale tante storie di fatti, persone, personaggi era nata sull’esempio di “Bra o della felicità”, inventata da Carlin Petrin. A coordinare un gruppo di giovani roerini entusiasti fu per i primi quattro numeri Tiziano Gaia, che creò un prodotto subito di alto livello". Aggiunge Roberto Savoiardo: "La nostra rivista è nata quando il Roero era in una fase per molti aspetti di transizione. La nostra scommessa era quella di accompagnare un'evoluzione economica e per molti aspetti culturale con la riscoperta e la trasmissione di tutti gli aspetti storici ed antropologici del nostro territorio attraverso una pubblicazione precisa, ma allo stesso tempo accessibile a tutti. Il risultato, ora che tocchiamo i 20 numeri, sono migliaia di pagine

che resteranno patrimonio di questa terra bellissima”. Conclude Ricciardi: “La rivista è certamente impastata di storia, ma il suo valore aggiunto sta nelle storie di personaggi che nei secoli si sono fatti spazio nelle vicende del mondo. Si tratta di banditi, scienziati, lavoratori, geniacci che, di volta in volta, documentano la grandezza di un piccolo fazzoletto di terra sulla sinistra del Tanaro dove fatica e sudore hanno scritto le pagine più grandi coniugandosi a cultura e storia con un pizzico della intramontabile fantasia italiana. E, infatti, ogni numero in edicola è una sorpresa anche per noi”

Sopra: Bruna Olivero

Sotto: una copertina di Roero Terra Ritrovata

Il museo Sug@R(T): la storia dello zucchero diventa arte

ANizza Monferrato sorge

un luogo unico al mondo: il museo Sug@R(T), dedicato interamente alla storia e all’arte delle bustine di zucchero. A raccontarcelo è il Socio Giuseppe Pero, Presidente e Amministratore Delegato dello zuccherificio

Figli di Pinin Pero: il museo è stato inaugurato nel 2001 proprio in memoria di una figura fondamentale nello sviluppo dell’azienda, quella del padre Franco Pero, e racconta una storia di imprenditorialità, creatività e collezionismo che attraversa decenni. Tutto iniziò nel 1976, quando l’azienda decise di entrare nel mercato delle bustine di zucchero. In quasi mezzo secolo, l’azienda è

VILLANOVA D'ASTI

cresciuta fino a produrre

un miliardo di bustine all’anno, esportate in tutto il mondo in forme e varianti diverse. Dalle anonime bustine con il logo di bar o torrefattori, l’azienda ha trasformato il semplice contenitore in un vero e proprio mezzo di comunicazione e cultura, collaborando con artisti e personalizzando le bustine per eventi speciali. Tra i primi artisti a collaborare con il museo c’è stato l’albese Valerio Berruti, che nel 2003 creò una serie di bustine con soggetti tratti dai suoi quadri più celebri. Successivamente, il museo ospitò una sua mostra, “Naufragar m’è dolce”. Insomma, Sug@R(T) è più di un archivio aziendale: è un luogo dove il passato incontra

il futuro, dove il packaging diventa bellezza e dove ogni bustina racconta una storia. L’ingresso è gratuito e su prenotazione, contattando l’azienda all’indirizzo info@pininpero.com.

Quando la banda del paese è una tradizione di famiglia

Papà Giovanni alla tromba, mamma Luisa al clarinetto, due figli, Vittorio e Francesco, rispettivamente alla tromba e al sax baritono. Un’intera famiglia di musici nella banda del paese che nel 2025 compirà 140 anni. La storia dei Gamba di Villanova d’Asti si intreccia con quella della Società filarmonica comunale, che da oltre un secolo diffonde la cultura musicale nella comunità locale rappresentando un’occasione di incontro e scambio, anche tra generazioni, di valorizzazione dello spirito di gruppo, di amicizia e di condivisione. “In famiglia suoniamo tutti, anche zii e cugini. Io ho iniziato da bambino perché, con mio papà che ha sempre fatto il maestro, non avrei potuto fare altrimenti – racconta il Socio Vittorio Gamba, 27 anni –.

Oltre a suonare la tromba, oggi sono nel direttivo e insegno nei corsi che teniamo ai ragazzi due pomeriggi a settimana. Tra lezioni, prove e una quindicina di servizi all’anno, l’attività è piuttosto impegnativa. Ma ci crediamo tutti. Essere parte di questo gruppo è un modo per vivere il paese, per stare insieme, per essere parte attiva della nostra comunità, per rimanere legati alla nostra gente e ai nostri luoghi” Composta da circa 50 elementi dagli 8 ai 70 anni, la Banda della Società filarmonica comunale di Villanova d’Asti propone un ricco repertorio di brani che si adattano alle varie occasioni: dalle marce alla musica religiosa e i canti alpini per i servizi in sfilata, fino alle colonne sonore e altri brani originali per i concerti.

“Come tutte le bande oggi –conclude Vittorio – cerchiamo di tenerci al passo con i tempi mantenendo sempre viva una tradizione e una cultura che siamo orgogliosi di tramandare,

Sopra:

Una sala del museo Sug@R(T) Sotto: La famiglia Gamba

Rugby San Mauro, dove lo sport incontra la solidarietà

Il Socio Roberto Peila

è un imprenditore torinese che ha saputo unire due passioni: l'informatica e il rugby.

Da trent'anni la sua azienda, Digito, con sede a Torino in via Corneliano d'Alba, è un'azienda di riferimento per la vendita di prodotti informatici, ma Peila non si ferma qui: da oltre 12 anni sostiene, in veste di main sponsor, il Rugby San Mauro, di cui è anche Vicepresidente. Il legame di Peila con il rugby nasce quasi per caso, grazie a suo figlio che, diciassette anni fa, si avvicina a questo sport.

Da allora l’imprenditore ha scoperto una realtà che gli ha rubato tempo ed energie, ma che gli ha

restituito in modo generoso: il Rugby San Mauro, che si appresta a celebrare i 40 anni nel 2025, è oggi una delle principali realtà rugbistiche in Piemonte. La società vanta una struttura solida, dalla Propaganda, che coinvolge bambini dai 6 anni, fino alle categorie giovanili U14, U16 e U18. La squadra Seniores milita in serie C, e il club include anche una squadra "Old", che permette di continuare a giocare oltre l’età agonistica. Grazie a un bando del Comune, il Rugby San Mauro gestisce il centro sportivo di Parco Einaudi, una struttura che ospita tre campi da rugby e uno da calcio. Non solo sport e competizione, è anche una realtà impegnata nel sociale.

La società ha avviato diversi progetti di inclusione, come il “Cron di Chivasso”, una squadra di mixed ability che permette a ragazzi con disabilità di allenarsi; nel 2023, il Rugby San Mauro ha inoltre vinto il bando “Sport e Salute” con il progetto "Rugby e Vita".

Sopra: il team del Rugby San Mauro Sotto: Un "paziente" del Centro veterinario torinese

Medicina d’avanguardia al servizio degli animali

Cinque strutture in Piemonte dedicate esclusivamente agli animali da compagnia.

Il Centro veterinario torinese è una solida realtà dal 1987 dedicata al benessere del cane e del gatto: dall’ortopedia alla neurologia e la cardiologia, l’odontoiatria, l’oncologia e ogni genere di chirurgia specialistica, oltre alla dotazione di strumentazione altamente avanzata per la diagnostica e per la gestione delle emergenze e uno staff di oltre 40 professionisti, infermieri e altre figure tecniche. “Le due strutture principali complesse sono quelle alla Colletta e a Rivoli, altre due sono a Torino e ad Avigliana, mentre ad Alessandria il centro è di medie dimensioni – spiega il Socio Carlo Scotti, direttore

sanitario –. Nel 1980, quando ho iniziato la professione, la medicina veterinaria era completamente un’altra. Oggi siamo in grado di fornire ogni genere di prestazione possibile, in un’evoluzione della specializzazione che ci ha portati a fare cose estremamente simili alla medicina umana, rispondendo anche alle richieste di una società in cui gli animali domestici sono diventati parte integrante della famiglia, sempre più riconosciuti dal punto di vista della socialità a cui danno un prezioso contributo”. Pur con profonde differenze tra il mondo del cane e quello del gatto, la cultura dell’animale domestico oggi è in generale molto sviluppata. “Sicuramente il mondo

si divide tra chi ha un cane o un gatto e chi no –aggiunge il dottor Scotti –. Io prediligo i cani e dico sempre che chi non ha avuto la fortuna di averne uno non sa cosa si è perso. Ho scelto di studiare veterinaria perché mi piaceva l’idea di un medico che si occupa degli animali e che si dedica alla loro cura. Una scelta di cui non mi sono mai pentito”.

TORINO

Generale per un anno, tra tradizione e passione

Nato a Torino, cresciuto a Castellamonte e residente a Ivrea dal 2006, il Socio Alberto Bossino è un profondo conoscitore della cultura locale, che ha sempre interpretato “mettendoci la faccia”, anzi, tutto se stesso. Professionalmente, è responsabile del customer care di AEG Coop, cooperativa con oltre 130 anni di storia nel settore energetico, ma è anche uno sportivo: ex pallavolista, addetto stampa del Canavese Volley, appassionato di tennis e beach volley, nonché vicepresidente della Canottieri Sirio. Ma il 2024 per Bossino è stato un anno speciale: è stato scelto come Generale del Carnevale di Ivrea,

ruolo di grande prestigio e responsabilità che ha interpretato sin dall’investitura il 6 gennaio 2024 prima di vestire la tradizionale divisa, sciabola e feluca comprese, nei giorni di Carnevale.

“Il Generale presenzia in divisa a tutte le cerimonie del Carnevale e, nei giorni grassi, accompagna la Vezzosa Mugnaia, simbolo di libertà e protagonista della festa –ha raccontato Bossino –. Ho incentrato la mia campagna su due direttrici: da una parte, dedicare questo ruolo ai bambini come testimonianza identitaria di un popolo intero, mantenendo viva una tradizione che ci rappresenta; dall’altra, valorizzare la responsabilità

per preservare la Battaglia delle Arance e tutto il lavoro dietro le quinte” Bossino è profondamente legato alle tradizioni eporediesi: ha ricoperto ruoli simbolici nella Goliardia universitaria, è arancere dell’Asso di Picche e membro de La Cena Cantata e della Confraternita “Cuj d’l Gastronomico”.

Il bancario che ha riportato il cinema a Candia

Una fortissima passione per il cinema che lo ha portato a sostenere, nel 1970, l’esame da operatore cinematografico dopo aver dato una nuova vita allo storico cinema Candia. Instancabile lavoratore dell’allora Cassa rurale di Vische, il Socio Mario Perotti di Candia, 98 anni, ha realizzato nella propria casa un cinema per tutto il paese, in funzione dal 1969 fino al 1978, in cui sono passati ospiti come Macario e Gino Bramieri, oltre alla proiezione delle mitiche pellicole dell’epoca, a partire dagli spaghetti-western di Sergio Leone. “Sono originario di Vische e, quando mi trasferii a Candia, comprai un immobile al quale era annesso anche il cinema, che aveva chiuso i battenti da un paio d'anni – spiega -. All'interno

di questo cinema veniva utilizzato un proiettore molto particolare per l'epoca, trasferito qui nel 1953 dalla sala d’aspetto della stazione Porta Nuova di Torino dove, in attesa dei treni, i pendolari potevano intrattenersi assistendo a spettacoli e proiezioni. E così, unitamente al mio lavoro di bancario, decisi di studiare per diventare anche operatore cinematografico e aprire la sala al pubblico”. Per dieci anni, Mario Perotti si è impegnato a portare al cinema Candia due spettacoli in settimana, il giovedì e il sabato sera, e quattro la domenica. Qualche anno fa, il Museo del Cinema di Torino ha acquisito lo storico proiettore

del signor Perotti per la sua collezione permanente. “Il cinema è sempre stato la mia grande passione ed è stato un onore per me poter adoperare questo strumento che oggi è un vero pezzo da museo”

IVREA
CANDIA CANAVESE
Sopra: Alberto Bossino
Sotto: Mario Perotti

IMPERIA

Correale e Vianzone, veliste campionesse mondiali

Luglio 2023: ad Alicante, in Spagna, Paola Correale e Viola Vianzone, giovani atlete dello Yacht Club Imperia, hanno ottenuto il primo posto nel Campionato del Mondo 420 Under 15, conquistando la medaglia d'oro e per pochi punti si sono piazzate al quarto posto del Campionato del Mondo W Under17, sfiorando il podio. A raccontare la loro impresa è la mamma di Paola, la Socia Serena Mela: “Paola ricopre il ruolo di timoniera e si occupa della strategia di gara, mentre Viola è la prodiera e garantisce equilibrio all’imbarcazione”, spiega. Le grandi capacità delle due veliste imperiesi hanno permesso loro di lottare alla pari con atleti delle fasce di età superiori

– Under 19 e Under 17 – e di arrivare al podio in un lotto che comprendeva ben 66 equipaggi. “Siamo felicissime di aver concluso quella stagione con un bellissimo risultato –ha detto Paola Correale –. Ci siamo impegnate molto per raggiungerlo e dobbiamo molto ai nostri allenatori Michele Casano e Agostino Amoretti” Si trattava della loro prima partecipazione a una competizione mondiale, così come per il coach Casano, che le ha seguite durante la trasferta spagnola. Paola Correale, classe 2009, ha una grande passione per lo sport che ha iniziato a praticare a sette anni,

gareggiando sempre per lo Yacht Club Imperia nella categoria Optimist, per poi passare alla categoria “420” Paola e Viola fanno parte di un team affiatato di velisti e sono attive sia nella scuola vela sia nel settore agonistico del Club.

Sopra: Paola Correale e Viola Vianzone

Sotto: Gabriele Calzia

Il vincitore del Premio Pavese che studia fisica all’università

Il sogno di scrivere passando attraverso una laurea in Fisica. È il curioso caso del Socio Gabriele Calzia, 19 anni, di Imperia, da settembre studente universitario e, con il testo “La Luna”, tra i cinque vincitori della quarta edizione del Premio Pavese Scuole, riconoscimento che affianca il Premio Pavese per avvicinare i giovani allo scrittore di Santo Stefano Belbo e promuovere la lettura delle sue opere in chiave personale. “Mi sono diplomato la scorsa estate al Liceo Classico G.P. Vieusseux e mi sono iscritto a Fisica a Torino – racconta –. Il primo approccio è stato forte, mi ha un po’ destabilizzato.

Ma studio molto e amo studiare e penso di essermi già abituato alla novità. Ho scelto questa facoltà perché, rispetto a quanto fatto al Liceo, è qualcosa di completamente nuovo. E perché, dopo tanta Storia e Filosofia, sono convinto che per scrivere serva conoscere anche il mondo e la materia. Serve un nuovo punto di vista, un’altra prospettiva”. Il testo di Gabriele sul rapporto tra Natura e Destino nella poetica pavesiana ha convinto i giudici proprio per l’originalità e la profondità trasmesse dal giovane scrittore ligure. “Sono un appassionato di Cesare Pavese, l’ho conosciuto in seconda superiore grazie alla mia insegnante di Italiano, ho letto tutto di lui e continuo

a leggere e rileggere perché nella sua scrittura c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Per il racconto (o non so bene come definirlo) che ho presentato al Premio mi sono ispirato ai Dialoghi con Leucò, che è tra i miei scritti preferiti di Pavese. Ovviamente speravo in un buon esito, ma non mi aspettavo di essere tra i vincitori. Santo Stefano Belbo, poi, è un posto in cui vado spesso e volentieri. Ci sono stato anche il giorno prima del mio esame di maturità. Mi sono preso un momento di pausa dallo studio e ho pensato che lì avrei trovato la giusta concentrazione”.

IMPERIA

La Madonna della Bocciata in mostra ad Alba

L’OPERA TRECENTESCA DI PIETRO CAVALLINI, ACCURATAMENTE RESTAURATA, È USCITA

PER LA

PRIMA VOLTA DALLE GROTTE VATICANE DI ROMA PER ESSERE ESPOSTA FINO AL 23 MARZO A PALAZZO BANCA D’ALBA

Palazzo Banca d’Alba ospita fino al 23 marzo 2025 una mostra unica nel suo genere:

“La Madonna della Bocciata. Dalle Grotte Vaticane ad Alba”. L’esposizione, realizzata dalla Fondazione Banca d’Alba, segna un evento di importanza storica e culturale per il territorio, offrendo al pubblico l’opportunità di ammirare una delle opere più significative del Trecento, impreziosita da una storia insolita e da affetto devozionale che da secoli accompagna l’affresco. La Madonna della Bocciata, capolavoro attribuito al celebre artista Pietro Cavallini, contemporaneo di Giotto, proviene dall’omonima Cappella della Madonna della Bocciata nelle sacre Grotte Vaticane e viene eccezionalmente esposta – per la prima volta – ad Alba grazie a un minuzioso restauro, interamente finanziato da Banca d’Alba. Questo intervento ha consentito il disvelamento e il recupero di un prezioso dipinto murale nella sua ritrovata integrità, consentendo di apprezzare i dettagli

pittorici e la maestria dell’artista che hanno reso l’icona celebre nel panorama dell’arte medievale.

“Un restauro – afferma Pietro Zander, curatore della mostra – che ha portato tra l’altro alla riscoperta dell’impronta della “boccia” scagliata nel 1440 contro la venerata immagine mariana da un soldato in preda all’ira per aver perduto tre fiorini al gioco.

Fu allora che il prodigioso sangue della Vergine cadde sulle lastre del pavimento del portico di San Pietro che ancora oggi sono devotamente custodite nelle Grotte Vaticane”

Oltre alla miracolosa immagine della Madonna col Bambino sono esposti in mostra anche i busti degli apostoli Pietro e Paolo. Due preziosi dipinti, realizzati tra il 1277 e il 1280, che facevano parte di un antico ciclo di affreschi commissionato da papa Niccolò III Orsini e un tempo situato nel portico dell’antica basilica di San Pietro.

I ritratti, che evidenziano le caratteristiche fisiognomiche dei due apostoli, si distinguono per il recupero di modelli iconografici paleocristiani. La mostra rappresenta un’occasione irripetibile per cittadini e visitatori

di avvicinarsi a un pezzo fondamentale del patrimonio artistico italiano, un ponte simbolico tra la città di Alba e la tradizione millenaria custodita nelle mura vaticane.

L’allestimento, a cura dell’architetto Danilo Manassero, rievoca l’atmosfera suggestiva delle Grotte Vaticane e consente di ripercorrere la lunga storia dell’affresco anche attraverso un avvincente ed esaustivo percorso multimediale. L’operazione culturale è patrocinata dalla Fabbrica di San Pietro e dalla Diocesi di Alba, che a completamento dell’esposizione ha promosso anche la mostra “Ex Voto. Racconti di vita quotidiana” al Museo Diocesano albese.

L’esposizione, a cura di Silvia Gallarato e con allestimento dell’architetto Manassero, racconta testimonianze di devozione e di vita quotidiana nelle campagne e nei paesi di Alba, Langhe e Roero negli ultimi quattro secoli, attraverso un gruppo di tavolette votive, esposte per la prima volta al pubblico.

“È un grande onore per Banca d’Alba e Fondazione Banca d’Alba aver contribuito al restauro dell’importante affresco della Madonna della Bocciata di Pietro Cavallini, un’opera di inestimabile valore artistico e storico” dice Tino Cornaglia, presidente di Banca d’Alba e della Fondazione Banca d’Alba.

“Siamo particolarmente orgogliosi di poter esporre questo affresco presso Palazzo Banca d’Alba, offrendo alla comunità la possibilità di ammirare da vicino la straordinaria qualità artistica di Cavallini, riportata alla luce grazie al meticoloso lavoro di restauro” La mostra “La Madonna della Bocciata. Dalle Grotte Vaticane ad Alba” sarà aperta al pubblico gratuitamente fino al 23 marzo 2025 secondo i seguenti orari: venerdì 15-19; sabato e domenica 10-13 e 15-19. Sono previste aperture straordinarie giovedì 26 dicembre e lunedì 6 gennaio dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 15 alle ore 19. Saranno disponibili visite guidate per gruppi, i pomeriggi dal martedì al giovedì dalle ore 15 alle ore 19. Per le scuole sono previste visite guidate gratuite nelle mattine dal martedì al venerdì. Per prenotazioni scrivere a info@turismoinlanga.it o contattare lo 0173 264030. Consigliamo un preavviso di 5 giorni lavorativi per poter garantire la disponibilità della guida turistica.

Un capolavoro dell’arte e un’immagine di grande devozione

IL CURATORE PIETRO ZANDER: "LA FIGURA DELLA VERGINE È LEGATA A UN PRODIGIO CHE SI VERIFICÒ NEL 1440, QUANDO FU COLPITA DA UN SOLDATO CON UNA BOCCIA E PRESE A SANGUINARE. DA ALLORA L’EFFIGE È OGGETTO DI VENERAZIONE"

Già settecento anni fa l’antica immagine della Madonna in trono con il Bambino Gesù accoglieva i pellegrini che giungevano nella Basilica di San Pietro da ogni parte del mondo. Entrando nel quadriportico dell’antica basilica la vedevano dipinta nella parte alta di un muro che chiudeva la penultima arcata meridionale del portico di fronte alla facciata. Spiega Pietro Zander, responsabile della sezione Necropoli e beni artistici della Fabbrica di San Pietro in Vaticano e curatore della mostra: “La devozione verso questa meravigliosa icona mariana “piena di grazia” fu vivificata da un evento miracoloso narrato da Nikolaus Muffel nel 1452, in occasione di una sua visita a Roma e alla basilica di San Pietro al seguito di Federico III d’Asburgo". Ecco le parole che usò il nobile cittadino di Norimberga:

“Quando si entra nella chiesa [di San Pietro] si trova un'immagine dipinta della Nostra cara Signora, che un soldato ha colpito con una pietra sul petto perché aveva perso al gioco tre fiorini; così l’immagine cominciò a sanguinare e ne schizzarono 16 gocce che si vedono nel marmo color sangue. Questo è successo nell’anno di Cristo 1440”. Il racconto riferisce esplicitamente di un atto sacrilego compiuto da un soldato che, in preda all’ira, scagliò una “boccia” (o “sasso”)

contro la Vergine colpendola al petto, ovvero sulla figura. Prosegue Zander: “Il venerato affresco mariano, dopo essere stato portato nel Secretarium della basilica nel 1574, al principio del Seicento fu trasportato nelle Grotte Vaticane assieme a tre pietre dell’antico pavimento, toccate per devozione dai fedeli fino a levigarle. Queste piccole lastre di marmo consunte, opportunamente protette da grate di ferro, si possono ancora oggi ammirare nella Cappella della Madonna della Bocciata".

Il volto di Maria è quello più dolce, leggermente inclinato di lato, perfettamente rispondente ai canoni di bellezza medioevale: grandi occhi, naso stretto, bocca piccola. Un denso manto blu scopre solo il viso e le mani che sorreggono il Bambino benedicente. Dopo il restauro, finanziato da Banca d’Alba, l’affresco viene mostrato per la prima volta al pubblico a Palazzo Banca d’Alba. L’intervento ha consentito il disvelamento e il recupero del dipinto murale, consentendo

Sopra: il curatore

Pietro Zander con il Direttore di Banca d'Alba

Enzo Cazzullo, il Presidente

Tino Cornaglia e il Vescovo di Alba

Marco Brunetti

di apprezzare i dettagli pittorici e il tratto dell’artista, secondo le attribuzioni Pietro Cavallini, attivo tra il XIII e XIV secolo. “Un restauro – afferma Pietro Zander – che ha portato tra l’altro alla riscoperta dell’impronta della “boccia”

Questa lacuna circolare, sempre rispettata fin dai più antichi restauri, fu reintegrata più volte perché, evidentemente, i fedeli usavano toccare per devozione quella lesione. L’impronta conserva quindi un significato storico e devozionale straordinario: pensiamo a quanti occhi ha incontrato nei secoli quello sguardo così dolce della Madonna, quanta gente si è inginocchiata, quante preghiere le sono state rivolte e quante grazie sono state ricevute per sua intercessione”. E aggiunge: “Vorrei ringraziare la città di Alba, Banca d’Alba e la Diocesi di Alba che, proprio in parallelo a questa mostra, ha organizzato l’esposizione

“Ex voto. Racconti di vita quotidiana” È la prima volta in sette secoli che la Madonna della Bocciata lascia la Basilica Vaticana e la città di Roma e parte per un viaggio. Qui ad Alba, inoltre, per la prima volta dopo tanti anni, l’affresco della Madonna rincontra quelli di Pietro e Paolo che facevano parte di un antico ciclo di affreschi

commissionato da papa Niccolò III Orsini e un tempo situato anch’esso nel portico dell’antica basilica di San Pietro: è dal 1574 che non si vedevano uno di fianco all’altro. Assai significativo è poi il fatto che la mostra si apra proprio in questo periodo, a poche settimane dal Natale e alla vigilia di un anno molto importante. Probabilmente questa meravigliosa icona accoglieva infatti i pellegrini già durante il primo

Giubileo del 1300 ed è quindi bello che ora ritorni in vista del Giubileo del 2025, quello della speranza. In questa mostra si racconta la scoperta di un’immagine “piena di grazia” ma anche di una storia: un disvelamento avvenuto attraverso una paziente e attenta opera di restauro, fatta con la mente e con il cuore”.

Ex voto. Racconti di vita quotidiana

Una mostra per raccontare testimonianze di devozione e di vita quotidiana nelle campagne dei paesi di Alba, Langhe e Roero negli ultimi quattro secoli, attraverso un gruppo di tavolette votive esposte per la prima volta al pubblico. È l'esposizione "Ex voto. Racconti di vita quotidiana", che il Museo Diocesano di Alba rende disponibile al pubblico fino al 30 aprile. La mostra, a cura di Silvia Gallarato, è stata realizzata con il contributo di Fondazione Banca d’Alba, in collegamento con l’esposizione dell’affresco trecentesco

de ”La Madonna della Bocciata” a Palazzo Banca d'Alba.

Le opere provengono da alcuni santuari della Diocesi di Alba e fanno parte di un gruppo di circa 300 ex voto sottratti negli anni ’60 a numerose parrocchie e che, in seguito alle indagini svolte dal Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Monza, nel 2019 sono state restituite. L’esposizione, presso gli spazi del MUDI, è incentrata sulla devozione per la Madonna.

A quest’iconografia si affiancano alcune tematiche, messe in risalto nell’allestimento dell’architetto Danilo Manassero, offrendoci un’efficace testimonianza della devozione in un arco cronologico

di circa quattro secoli. Gli episodi, spesso ambientati nelle nostre campagne e nelle abitazioni private, ritraggono nobili personaggi e gente umile in situazioni di difficoltà come: l’incontro con i briganti, la caduta dagli alberi o dai tetti, i ferimenti, gli incendi delle case, il rovesciarsi di carri e carrozze, i fulmini, ma soprattutto le malattie. Questi ex voto, realizzati su tavolette in legno, lastre in lamina metallica o materiali di recupero, sono anche una preziosa fonte di informazioni sulla vita quotidiana dei secoli scorsi, sui mestieri o ancora come ricordo di episodi storici, guerre o eventi naturali che hanno segnato la vita della gente di ogni ceto sociale.

Una lunga storia di fede in un’iconografia innovativa

LA STORICA DELL’ARTE ANTONELLA BALLARDINI: “LE IMMAGINI SACRE

HANNO UN LORO POTERE E LA DEVOZIONE È UN FATTO ANTROPOLOGICAMENTE

E RELIGIOSAMENTE IMPORTANTE. IL RESTAURO HA RIVELATO MOLTE NOVITÀ"

Ogni restauro

è un atto critico e conoscitivo, che smuove una serie di domande.

È un viaggio straordinario in cui comprendere qualcosa in più del frammento di storia dell’arte in questione e della sua contestualizzazione. E così è stato anche per la Bocciata, il cui prezioso lavoro di recupero sostenuto da Banca d’Alba ha rappresentato parallelamente un’occasione di studio e di ricerca che ha portato alla luce molte novità anche dal punto di vista storico, rivelando una storia dimenticata e per molti aspetti inedita. Lo spiega bene Antonella Ballardini, docente di Storia dell’Arte medievale all’Università degli Studi Roma Tre ed esperta di San Pietro, che da alcuni anni collabora con la Fabbrica San Pietro come storica di Arte medievale e si occupa della basilica antica e di quanto sia sopravvissuto nella nuova. Le prime domande riguardano, innanzitutto, l’originale collocazione della Madonna della Bocciata, già Madonna del Mansionario del Teodoro “Non sulla parete rivolta all’interno del nartece – precisa Ballardini –, bensì su quella affacciata sulla corte dell’antico quadriportico. Un luogo inusuale, che non abbiamo la possibilità di confrontare con altre casistiche significative e che resta un unicum.

Dall’indagine sulla natura di questo muro si evince come all’interno di questo spazio fosse sepolto Papa Gregorio Magno, padre della Chiesa: una sepoltura prestigiosa, con un epitaffio meraviglioso che citava le Sacre Scritture e intesseva con l’elogio dell’azione, della spiritualità e dei meriti teologici le caratteristiche del Papa”. Quindi la Bocciata fu dipinta sulla faccia orientale del muro costruito per apparecchiare il monumento sepolcrale di Papa Gregorio Magno ed era parte di una composizione

molto più affollata: stando infatti alla descrizione di Vasari e di Alfarano, “c’era un’immagine della Madre di Dio e un volto di Cristo e le immagini dei santi apostoli Pietro e Paolo e del beato Teodoro, mansionario di questa basilica che, su una scala, ravvivava le lampade” “Questo spiega l’iconografia della Madonna del Mansionario, custode della basilica, un’immagine concepita come una sorta di Trompe-l'œil trasformando il muro dell’intercolunnio in una quinta architettonica – aggiunge Antonella Ballardini –.

Vediamo il bimbo sporgersi, trattenuto dalle mani della mamma, forse perché è incuriosito dal Mansionario che sta ravvivando le lampade. Pietro Cavallini era un grande conoscitore della tradizione iconografica della Roma paleocristiana, ma anche un innovatore, capace di inventare nuove iconografie”. L’epiteto “Bocciata” nasce ovviamente dopo il 1440, dopo che la Madonna fu oltraggiata, "e questo – spiega Ballardini – è un dato importante di come la devozione segni l’identità delle immagini e a volte questa devozione è a tal punto soverchiante che si perde la dimensione storica delle immagini. Il compito di noi storici è anche questo: recuperare tenendo conto che la devozione è un fatto antropologicamente e religiosamente importante. Le immagini medievali hanno una sorta di statuto speciale: siamo abituati a valutare la bellezza, la qualità, ma in realtà le immagini sacre hanno un loro potere, una loro attività e intensità nel parlare e suscitare reazioni positive e negative”. Il restauro a cura di Lorenza D’Alessandro ha restituito un’immagine di assoluta qualità in quelle che sono le caratteristiche stilistiche e operative di Pietro Cavallini, a partire dal modo di costruire volumetricamente le figure e i volti attraverso un uso sapiente di pennellate finissime e un sistema costruttivo che tende alla volontà di rappresentare delle forme plastiche. “Questo è molto evidente soprattutto nel bimbo, dove se si nota il rapporto tra la testa e l’aureola è evidente come l’incisione della sagoma del volto, accompagnata da una linea nera, stagli il volto del bimbo che viene verso di noi. Non dobbiamo mai dimenticare che Cavallini lavora con Arnolfo di Cambio, tra i più grandi scultori e architetti della fine del 200 e l’inizio del 300".

“Questo lavoro di studio e restauro

– conclude Ballardini –è stata un’occasione imperdibile di lavorare accanto a Pietro Zander e alla restauratrice e amica Lorenza D’Alessandro che mi ha insegnato molto nella lettura dell’opera dipinta, a partire dalla prudenza nell’osservare e dalla lentezza. E mi ha accompagnata nel disvelamento di un’opera che davvero non immaginavamo potesse restituire un risultato e un’immagine tanto seducente, perduta fino ad ora. È stato un grande recupero per cercare anche le risposte a tanti altri aspetti che riguardavano me come studiosa di San Pietro, perché abbiamo ricostruito la logica e la narrazione nell’antica basilica. Un altro documento molto interessante di cui abbiamo tenuto conto è un’iscrizione che si trovava di fronte alla tomba di Gregorio Magno, da sempre attribuita a questo Papa anche se leggermente posteriore rispetto agli studi epigrafici fatti in età moderna, ma che racconta come un Papa come Gregorio avesse assegnato alla basilica di San Pietro degli uliveti per ottenere l’olio che serviva ad alimentare le lampade della basilica. Come dire che questo luogo meridionale del nartece fosse un luogo dove si era sedimentata la memoria di Gregorio Magno attorno a questa idea dell’illuminazione della basilica, rappresentata in scrittura attraverso le iscrizioni, ma poi anche nella figura nell’immagine del Mansionario Teodoro che rabbocca le lampade”.

Gli Apostoli Paolo e Pietro
dal Sogno di Costantino nel fregio del portico dell'Antico San Pietro (1277 - 1280)

Un percorso "in levare": l’affascinante arte del restauro

LA RESTAURATRICE LORENZA D'ALESSANDRO: "IL LAVORO SULL'AFFRESCO

CI HA REGALATO COLPI DI SCENA, COME LA TRACCIA DELLA BOCCIA LONTANO DA DOVE

ERA SEMPRE STATA INDIVIDUATA, E TRACCE DI CHIODI CHE REGGEVANO GLI EX VOTO"

Ogni intervento di restauro prevede un attento studio delle modalità esecutive e dei materiali costitutivi, l'analisi dello stato di conservazione e la ricostruzione delle vicende storico-conservative che hanno determinato l'assetto attuale dell'opera. Solo attraverso la disamina dei dati raccolti si è in grado di indirizzare correttamente le strategie operative per l'elaborazione del progetto di restauro. La restauratrice Lorenza D'Alessandro ci racconta l’affascinante lavoro di svelamento dell’opera, il cui esito ha fatto sì di collocarla senza dubbio come un affresco del Trecento, in linea con tutte quelle

peculiarità tecniche esecutive tipiche dei ricettari del tempo:

“L'altissima qualità messa a confronto con altre opere del maestro Cavallini non ha dato adito a dubbi circa la cronologia e la tradizione”.

La Madonna ora locata nelle Grotte Vaticane, nei secoli, era stata oggetto di molte riprese, non sempre filologicamente coerenti con l'originale. D’Alessandro racconta la riscoperta del testo originale come una lunga narrazione, "un percorso di rimozione che ha compreso la scoperta di molte tracce di chiodi, a testimonianza della quantità degli ex voto che erano stati applicati direttamente intorno all’effige, e delle corone di cui ad un certo punto erano stati adornati sia la Madonna che il bambino – operazione che avvenne sicuramente prima del Seicento".

I grandi restauri del Novecento sono avvenuti nel 1942 e negli anni Ottanta:

“Ci siamo trovati di fronte a un’immagine molto compromessa da puliture non sufficienti, ravvivanti e ridipinture non capite, con accostamenti cromatici non pertinenti”, spiega D’Alessandro. Infine, la traccia del “colpo”, coperta dall’ultimo restauro:

“Dalla iniziale presunzione che la traccia della boccia fosse quella sulla guancia, ci siamo dovuti ricredere trovando sul petto un’abrasione dai contorni circolari non presente in nessun’altra zona della pellicola pittorica. La morfologia della lacuna ci ha fatto intuire come il colpo avesse prodotto una rottura dello strato del supporto degli intonaci”

A distanza di quarant'anni dall'ultimo intervento conservativo, la superficie pittorica si presentava coperta da sedimentazioni di polveri carboniose e particellato atmosferico, con aree di opacità biancastra, dovute probabilmente all'alterazione dei prodotti di restauro utilizzati. Fondamentale è stato l'apporto offerto dalle ricerche di archivio e dalle indagini scientifiche, sia in fase preliminare, che in corso d'opera, mirate alla conoscenza dei materiali costitutivi, dei processi di degrado e alla caratterizzazione delle sostanze sovrammesse nel corso dei precedenti interventi manutentivi. Attraverso la disamina dei dati raccolti, l'obiettivo congiunto dell'équipe chiamata ad operare ha previsto interventi conservativi finalizzati alla restituzione di un testo pittorico in equilibrio tra istanza estetica, dettata dal nucleo originale, e istanza storica avanzata dalla presenza di modifiche dimensionali e formali. Un percorso che non smette di emozionare la professionista: “Devo dire che essere una restauratrice, poter lavorare in questo modo, godendo di un apporto diagnostico e di documenti di archivio unici dal punto di vista storico, ha fatto sì che si siano potute ripercorrere a ritroso tutte le stratificazioni

date sopra l'immagine e riottenere invece quello che era un testo originario, non nascondendo e non reintegrando quelle che sono le ferite e le cicatrici dell'opera – conclude la professionista –. Questa è stata la sfida. Riproporre un'immagine che sia godibile, sia per la sua bellezza che per la sua storia devozionale”

Sopra: la Madonna della Bocciata, prima e dopo il restauro Sotto:

Evento dedicato al linguaggio e agli stereotipi di genere

"EQUITÀ LINGUISTICHE - ABBRACCIARE LE DIVERISITÀ DI GENERE" È IL TITOLO

DELL'INIZIATIVA PROMOSSA DA BANCA D'ALBA E DALL'ASSOCIAZIONE iDEE

Una recente giornata di formazione, proposta a Palazzo Banca d'Alba, ha coinvolto le classi 2aC e 2aF della scuola secondaria di primo grado I.C. Quartiere Piave

S. Cassiano in un evento dedicato al linguaggio, agli stereotipi di genere e ai bias cognitivi: "Equità linguisticheAbbracciare le diversità di genere". L’iniziativa, promossa in collaborazione tra Banca d'Alba e l’Associazione

iDEE - Donne del Credito Cooperativo, mirava a stimolare la riflessione tra i ragazzi e le ragazze su temi che spesso vengono dati per scontati.

UN INCONTRO

CON GLI

La scommessa era quella di puntare sull’apertura mentale degli adolescenti e sulla loro capacità di partecipare attivamente a una discussione su concetti complessi e radicati.

L’esperienza è stata descritta come un privilegio, un’opportunità di confronto e arricchimento reciproco. Le ragazze e i ragazzi hanno dimostrato una notevole capacità di mettersi in discussione: incoraggiati a riflettere in modo critico, sono riusciti con grande flessibilità a superare schemi predefiniti, immaginando

STUDENTI

DI TERZA MEDIA PER STIMOLARE

LA RIFLESSIONE

SU TEMI

CHE SPESSO

VENGONO DATI

PER SCONTATI

una società più equa e inclusiva. Un altro aspetto rilevante è stato la capacità dei ragazzi e delle ragazze di applicare i temi discussi alla loro vita quotidiana.

Quando è stato chiesto loro di proporre idee per rendere le proprie classi ambienti più equi e rispettosi, una proposta ha colpito tutti: “Non prenderci in giro per le nostre differenze”. Un messaggio semplice, ma dal forte impatto, che ha un valore universale, valido per ogni età. Questa esperienza ha evidenziato quanto sia prezioso il contributo delle nuove generazioni, che presto influenzeranno il volto della società. Gli adulti hanno la grande responsabilità di insegnare il rispetto e l’importanza della parità, ma allo stesso tempo possono imparare molto dal modo in cui i giovani interpretano e affrontano questi temi.

La luna e i falò di Cesare Pavese sul palco del teatro di Verbania

BANCA D’ALBA HA FESTEGGIATO IL PRIMO COMPLEANNO DELL'APERTURA

DELLA FILIALE SUL LAGO MAGGIORE CON LO SPETTACOLO DI ANDREA BOSCA

Nel dicembre 2023

è iniziata l'avventura di Banca d'Alba a Verbania, con l’apertura della nuova filiale in corso Goffredo Mameli, 47.

Per celebrare questo compleanno importante, ringraziare la città per l’accoglienza ricevuta e per rafforzare il legame con le famiglie e le imprese del territorio, martedì 19 novembre Banca d’Alba ha promosso, in collaborazione con la Fondazione Cesare Pavese, lo spettacolo “La luna e i falò”, con l’attore Andrea Bosca, al Teatro Maggiore di Verbania. Un evento gradito, anzi accolto con grande favore di pubblico, fino al tutto esaurito, con un teatro pieno e riconoscente. Sintomo della grande partecipazione da parte di un territorio che oggi vede la presenza di Banca d’Alba in tre sedi con il coinvolgimento di 1600 Soci e oltre 5500 clienti. In vent’anni la presenza nel Verbano Cusio Ossola è cresciuta: dopo Omegna, sono seguite le filiali di Gravellona Toce e, il 1° dicembre di un anno fa,

Verbania, precisamente a Intra, in corso Mameli, 47. L’apertura di nuove filiali rispecchia il DNA di Banca d’Alba, per cui la capillarità e il contatto diretto con i clienti sono fondamentali e l’aspetto sociale della sostenibilità un valore curato. L’intero Vco è per l’Istituto di Credito albese una zona con ampi margini di crescita: negli ultimi 10 anni qui per Banca d’Alba è aumentata l’attività del 130% e sono raddoppiati i clienti. Tante le similitudini tra Alba e Verbania: stesso numero di abitanti e realtà che puntano sul turismo, con molte piccole e medie imprese, per cui un contatto diretto è molto importante. Simbolico anche il dono di uno spettacolo legato a un autore fondamentale dell’area di Langa: "La luna e i falò" di Cesare Pavese, pubblicato nel 1950,

è un viaggio alle origini, alla ricerca delle radici, in cui la realtà si fonde con la memoria e una parlata viva e vera si innesta, come fosse una vite nuova, nei tagli freschi della poesia. Sotto alle cose, ai fatti, alle vite di chi è stato signore e di chi invece era niente, Pavese intravede simboli eterni del destino umano, il rito, il mito e si incammina coi suoi personaggi in un viaggio verso il primitivo e l’ancestrale.

La Festa del Socio Benemerito

BANCA D'ALBA HA PREMIATO LA FEDELTÀ DI 163 SOCI DANDO APPUNTAMENTO

IL 15 DICEMBRE NEL CORTILE DELLA MADDALENA

La fedeltà è il valore più grande e va premiata.

Domenica 15 dicembre è stata la data scelta quest'anno per la Festa del Socio Benemerito, il tradizionale momento di incontro con i Soci che nell'anno tagliano traguardi importanti di appartenenza alla compagine sociale di Banca d'Alba. Si tratta di uno dei momenti più importanti per la nostra comunità, perché consente di rinsaldare il patto di mutualità e reciproco scambio che da ormai 130 anni viene sottoscritto tra la Banca e il proprio Socio generando un valore non solo economico, ma anche sociale per le persone coinvolte e per il territorio che rappresentano, seguendo lo spirito cooperativo. Il ritrovo è stato nel centro storico di Alba, sotto la tensostruttura allestita nel cortile dsella Maddalena di via Vittorio Emanuele II (via Maestra), con inizio alle ore 10.00.

Tra i più longevi, ben 3 Soci hanno raggiunto la ragguardevole soglia dei 60 anni di appartenenza alla compagine sociale, mentre 12 Soci hanno festeggiato le ideali

"Nozze d'Oro" con la Banca d'Alba, forti di 50 anni di iscrizione.

Sono 76 i Soci che hanno celebrato i 40 anni, mentre 72 sono entrati a far parte della famiglia di Banca d'Alba 35 anni fa. Sono stati tutti premiati dal Presidente Tino Cornaglia e hanno trascorso una piacevole mattinata insieme, conclusasi con un pranzo in compagnia.

È BELLO VEDERSI DI PERSONA PER POTERSI STRINGERE LA MANO E PREMIARE LA FEDELTÀ A BANCA D'ALBA

Tutti i Soci premiati di quest'anno

35anni

Ezio Adriano

Franco Aledda

Santa Annese

Maria Teresa Arione

Alessandro Asoni

Pier Carla Audasso

Giuseppe Barbero

Livia Baro

Giovanni Battaglino

Pierangelo Battaglino

Michele Benevello

Antonio Benso

Aldo Bertola

Francesco Brazzò

Franco Cagliero

Valentino Cagnasso

Filippino Calorio

Gianni Cane

Paola Casavecchia

Marco Casetta

Evaldo Cassinelli

Franco Cerrato

Aldo Cielo

Vittorino Cravanzola

Bruno Cravanzola

Luciano Defabri

Rita Dellaferrera

Mauro Delsanto

Paolo Destefanis

Piermarco Diale

Enrico Ferrero

Gabriella Fiz

Mauro Gatto

Alfredo Gatto

Giovanni Greco

Alessandro Gruner

Gerard Herivel

Bruna Emma Lurgo

Rita Manassero

Roberto Manera

Massimo Marchiaro

Gianfranco Marsaglia

Flavio Molino

Roberto Mollo

Marco Maria Monchiero

Giorgio Morello

Marco Morra

Francesco Murru

Vincenzo Nalbone

Nicola Negro

Bruno Negro

Carmen Oricco

Andrea Palma

Piero Pastura

Massimo Domenico Pezzuto

Giuseppe Pezzuto

Maria Teresa Pignocco

Italo Portinaro

Renzo Rivetti

Ferdinando Roggia

Luigi Rolando

Saverio Romanelli

Francesco Rosso

Fiorella Sacchetto

Giacomo Sandroni

Mario Scaglia

Pier Aldo Scoffone

Ernesto Sottimano

Vittorio Taschini

Mario Testa

Mario Vacca

Pietro Viberti

40anni

Franco Acotto

Giuseppe Alfino

Carlo Amandola

Margherita Amione

Mario Amione

Margherita Anrò

Ilaria Arduino

Franco Arduino

Giuseppe Avataneo

Aldo Benevello

Renato Bertello

Giuseppe Bo

Antonio Boccardo

Giuseppe Boffa

Silvano Boffa

Iolanda Borgogno

Alfonso Broglia

Antonio Burello Terranino

Gianpiero Capra

Maria Rosa Capra

Felice Careglio

Giuseppe Cielo

Giuseppe Cignetti

Luigi Cioffi

Domenico Cordera

Gian Franco Cossano

Guido Costa

Ferdinando Cravanzola

Palmo Dellapiana

Ernesto Dellapiana

Giovanni Dotta

Lucia Dotta

Claudia Ferrero

Massimo Ferrio

Dante Gallarato

Adriano Germano

Giovanni Pietro Gillone

Maria Rosa Gomba

Ezio Heffler

Francesco Maga

Adelio Marengo

Carlo Mascarello

Giuseppe Migliasso

Roberto Minio

Maria Luisa Morello

Roberto Nicola

Angelo Novo

Carlo Parizia

Gabriella Peretto

Giovanni Persano

Franco Pezzuto

Renzo Pigat

Domenico Pignocchino

Luciano Pitaccolo

Piero Pittatore

Piergiuseppe Porro

Bruno Porta

Secondino Quassolo

Giorgio Raimondo

Francesco Rizzo

Carlo Rocca

Gianfranco Roi

Giovanni Rosso

Maddalena Sabena

Agnese Saglietti

Rosella Sonnessa

Pietro Spiller

Domenico Stirano

Giovanni Stroppiana

Luigi Tarditi

Luigi Vaio

Silvano Vaira

Antonio Vanore

Carlo Viberti

Albino Vico

Adriano Vische

50anni

Romano Acotto

Luigi Amione

Riccardo Bonino

Giuseppe Guida

Carlo Magliano

Sergio Merlo

Giuseppe Oddenino

Ines Paroldo

Carlo Porello

Riccardo Porello

Franco Rossano

Giovanni Savoia

60anni

Leonardo Cappa

Felice Cerruti

Teresa Ravinale

Dall'educazione finanziaria al focus sui fondi pensione

LE ATTIVITÀ DI FORMAZIONE

E APPROFONDIMENTO PER LA CLIENTELA DI BANCA D'ALBA SONO RIVOLTE A TUTTI, DAI GIOVANISSIMI AI PIÙ GRANDI

Da anni, l'autunno è il momento che Banca d'Alba dedica all’educazione finanziaria, seguendo l'indirizzo dei programmi ministeriali. Anche quest'anno, tra ottobre e dicembre, sono state molte le iniziative destinate a promuovere lo sviluppo della cultura finanziaria, assicurativa e previdenziale. I principali destinatari di tali azioni educative sono i giovani: proprio l’educazione finanziaria, infatti, potrebbe arrivare presto sui banchi di scuola. Finora Banca d’Alba ha diffuso queste conoscenze attraverso diverse modalità: conferenze, podcast, iniziative culturali, seminari, spettacoli, giornate di gioco ed eventi di formazione rivolti ad adulti, ragazzi e bambini. Continua a riscuotere successo, ad ogni messa in scena, lo spettacolo teatrale “Cosa sai del risparmio”, rivolto alle classi terze della scuola primaria. Il progetto è composto di due parti di impianto teatrale classico, che richiamano i racconti dei guitti cantastorie e la letteratura fiabesca. La forza della narrazione scenica, che sfrutta ampiamente il canale ludico emotivo, stimola attenzione e curiosità; coinvolge direttamente i giovanissimi spettatori, li immerge in situazioni realistiche e concrete che rendono immediatamente comprensibili i concetti espressi e ne consentono il rapido collegamento con l’esperienza quotidiana. Con gli adulti, si è parlato di tutela patrimoniale e successioni, affrontando la tendenza degli italiani

a trascurare la pianificazione della trasmissione del patrimonio, una lacuna spesso legata alla carenza di educazione legale, finanziaria e fiscale. Attraverso un’analisi puntuale dei rischi civili associati alla mancata pianificazione successoria, i partecipanti hanno potuto comprendere come un’adeguata gestione patrimoniale possa contribuire a proteggere e valorizzare il patrimonio personale, garantendo continuità e stabilità alle generazioni future. Con un incontro sui fondi pensione, si è affrontato il tema della previdenza complementare e su quanto sia importante per i giovani iniziare fin da subito a costruire un primo tassello della propria pensione integrativa; l'incontro ha previsto inoltre un focus sulle intelligenze artificiali predittive, tecnologie nuove e di potenzialità enormi ancora largamente inesplorate.

Enzo Cazzullo premiato CEO dell’anno

IL DIRETTORE GENERALE DI BANCA D’ALBA HA RITIRATO

IL

PRESTIGIOSO RICONOSCIMENTO ALLA BORSA DI MILANO

Èarrivato un riconoscimento prestigioso e significativo per il direttore generale di Banca d'Alba, Enzo Cazzullo, che giovedì 5 dicembre è stato premiato come “Ceo dell'anno” nella storica sede della Borsa Italiana in Piazza Affari, centro nevralgico dell'economia milanese. L’evento, organizzato da "Le Fonti Awards", ha rappresentato un momento di celebrazione dell’eccellenza italiana in diversi settori, confermando la centralità di Banca d’Alba nel panorama bancario nazionale. Al conferimento del premio al Direttore Cazzullo, gli organizzatori de “Le Fonti Awards” hanno motivato il riconoscimento con queste parole: “Per essere alla guida di un’Eccellenza molto legata al territorio, dove opera con le sue 74 filiali. Per offrire prodotti

e servizi su misura e per l’impegno costante nella politica di espansione” Una descrizione che ben sintetizza il modello di sviluppo di Banca d’Alba, realtà solida e dinamica che si distingue per l’attenzione al cliente e alla comunità. Soddisfatto, Cazzullo ha voluto dedicare il premio al lavoro di squadra: “La soddisfazione nel ricevere questo riconoscimento deriva dalle motivazioni espresse dalla giuria durante la premiazione, perché sono il chiaro frutto del lavoro di una squadra incredibile che ogni anno si supera nel raggiungimento di nuovi obiettivi, in uno spirito di appartenenza e coesione del quale andiamo particolarmente fieri”. L’evento, giunto ormai alla sua 14esima edizione, ha celebrato le aziende italiane risultate eccellenti nel proprio settore sulla base di un sondaggio a risposta aperta condotto e diffuso su circa 10,5 milioni

di lettori del quotidiano online www.trend-online.com e delle riviste web World Excellence e Legal: i risultati sono stati quindi recepiti ed elaborati da un Comitato Scientifico e un Centro Studi specializzato, garantendo un risultato accurato e trasparente.

Prevenire il diabete: Banca d'Alba ha aderito alla giornata mondiale con screening gratuiti

Il 14 novembre si celebra ogni anno la Giornata Mondiale del Diabete, un evento istituito nel 1991 dall'IDF (International Diabetes Federation) con il supporto delle principali società scientifiche internazionali. L’obiettivo è sensibilizzare e informare il pubblico riguardo alla patologia metabolica. Banca d'Alba ha aderito alla giornata mondiale con una mattinata di screening gratuito della glicemia e dei fattori di rischio per lo sviluppo del diabete, sabato 16 novembre: durante l’evento, personale qualificato ha eseguito

un controllo della glicemia ed è stato disponibile per fornire consigli personalizzati su uno stile di vita sano. Lo screening, rivolto a tutta la cittadinanza, si è tenuto nelle strutture della Banca di Gallo Grinzane, Asti, Torino e Vische. Oltre 425 milioni di persone nel mondo soffrono di diabete, 62 milioni in Europa e 4 milioni in Italia, ma, secondo dati recenti, tra il 20% e il 30% dei casi non è diagnosticato: in Italia sono circa un milione le persone che, pur essendo malate, ignorano la propria condizione. Si ritiene che, per ogni tre diabetici,

vi sia una persona non consapevole della malattia e un’altra a rischio, con ridotta tolleranza al glucosio o glicemia alterata. In Italia il diabete è la quarta causa di morte e dal 2000 i casi sono raddoppiati. Il diabete mellito rappresenta una pandemia crescente sia per il numero di pazienti, sia per i costi che comporta, che ammontano a circa 9 miliardi di euro l’anno per le sole spese dirette, legate principalmente a ospedalizzazioni, farmaci e assistenza. Per ridurre i costi sociali e sanitari, una diagnosi precoce è essenziale.

Per Natale, Banca d’Alba sostiene la Caritas diocesana

GLI AUGURI DEI SOCI ANCHE

QUEST'ANNO SONO RIVOLTI A CHI NE HA PIÙ BISOGNO:

DELLA SOLIDARIETÀ

Per il 2024, il Consiglio di Amministrazione di Banca d’Alba ha approvato un’iniziativa solidale natalizia a sostegno della Caritas dell’ente diocesano albese. Da sempre il Natale è l’occasione per essere solidali: per questo, negli anni, è tradizione che Banca d’Alba offra il proprio supporto a progetti benefici. Dal contributo alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro al sostegno all’associazione

La Collina degli Elfi, che si occupa dell’accoglienza di famiglie con bambini in remissione di malattia oncologica; dalla donazione all’Ospedale di Alba di un’apparecchiatura per il servizio diagnostico al supporto alla popolazione terremotata nei monti Sibillini, dal progetto cooperativo Microfinanza campesina in Ecuador alla realizzazione del reparto di Pediatria dell’Ospedale Ferrero di Verduno. Anche in occasione di questo Natale l’Istituto di Credito albese tende la mano a chi ne ha più bisogno, sostenendo la Caritas di Alba. Molte sono infatti le attività che l’ente sostiene sul territorio: l’Emporio della Solidarietà Madre Teresa di Calcutta”, un “negozio” pensato per aiutare chi si trova in temporanea difficoltà economica, luogo di distribuzione gratuita di alimenti e prodotti di prima necessità che aiuta mediamente 450 famiglie, 1250 persone, una mensa che distribuisce 60 pasti al giorno, il dormitorio di via Pola che fornisce accoglienza a profughi

e senza tetto, servizio mensa serale, servizio docce e distribuzione vestiti. Curioso il progetto REsurrACTION,

la birra di Caritas diocesana albese, promossa e diffusa dal gruppo Young Caritas Albese, con la collaborazione dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e Slow Food, realizzata con pane recuperato dall’Emporio solidale. E ancora, sono diciotto i centri di ascolto nella diocesi, sentinelle sul territorio che analizzano i bisogni e forniscono aiuti concreti. Banca d’Alba rinnova così il senso di comunità e di appartenenza con cui agisce sui territori dove opera, perché essere una comunità, sempre, implica non lasciare mai indietro nessuno.

Le meraviglie delle Azzorre

Nove splendide isole di origine vulcanica nel mezzo dell’Oceano Atlantico. Le Azzorre, famose per l’omonimo anticiclone che condiziona il meteo dell’Europa intera, insieme agli arcipelaghi di Madera, Canarie e di Capo Verde, costituiscono la regione biogeografica della Macaronesia, designazione greca che significa “isole fortunate”. Una bellezza unica, un autentico paradiso in terra, che i Soci di Banca d’Alba hanno avuto la fortuna di scoprire dal 7 al 13 ottobre, con un viaggio trascorso tra passeggiate culturali, trekking nella natura ed escursioni marine in barca per l’avvistamento di balene e delfini.

Controcorrente anche quando difendo l'ambiente

ANTONIO

RICCI:

"IL MIO

IMPEGNO

CONTRO LE SPECULAZIONI EDILIZIE IN LIGURIA È UNA PROVOCAZIONE, PROPRIO COME STRISCIA LA NOTIZIA"

E'l’autore e regista più irriverente e temuto della tv italiana. Ideatore di programmi cult come Striscia la notizia, Paperissima e Drive In, Antonio Ricci da più di 40 anni mette a nudo con l’arma della satira le debolezze e i soprusi dei potenti, siano essi personaggi politici, dello spettacolo o del giornalismo, ma anche di truffatori e millantatori di ogni risma. Ma è anche un ambientalista convinto e un sostenitore di molte cause sociali, nonché un raffinato intellettuale e un amante dei luoghi genuini, della provincia italiana più autentica e saporita. Lo abbiamo scoperto e sperimentato quest’autunno, quando per ben tre volte in poco più di un mese Ricci ha accettato l’invito di venire ad Alba e dintorni, ospite di eventi culturali che si sono inevitabilmente conclusi a tavola, tra ottimi cibi e prelibati vini.

La prima occasione è stata a fine settembre, con l’assegnazione al castello di Grinzane Cavour del riconoscimento a Maestro del concorso letterario nazionale Bere il Territorio, promosso dall’associazione Go Wine, con una giuria che schiera tra gi altri il linguista Gianluigi Beccaria. La seconda, a metà novembre, è stata per ricevere a Verduno, sulle colline delle Langhe, il premio letterario nazionale Fulvia, dedicato al grande scrittore

Beppe Fenoglio e presieduto dal giornalista e scrittore Aldo Cazzullo. Infine, domenica 24 novembre Antonio Ricci è tornato al castello di Grinzane Cavour con l’amico regista e direttore artistico Davide Rampello per ottenere il titolo di Cavaliere Onorario dell’Ordine dei Cavalieri del Tartufo e dei Vini d’Alba.

OSPITE IN LANGA PER TRE VOLTE IN UN MESE, IL POPOLARE AUTORE E REGISTA

quello con cui riuscimmo a far risarcire un ristorante, Il Marachella di Vignolo, che aveva ospitato una cena per 130 persone con Clemente Mastella, quando era leader dell’Udeur. Si dimenticarono di saldare il conto, ma un implacabile Valerio Staffelli riuscì a far scucire i soldi per risarcire il povero ristoratore. Inevitabile una domanda su vino e tartufo: qual è il suo rapporto con queste delizie?

Tre occasioni pubbliche in cui Ricci ha parlato di sé e fatto scoprire molti lati meno conosciuti della sua personalità. Non è un caso che io sia venuto qui così spesso in questi ultimi tempi –ha sottolineato Ricci -: conosco bene le colline di Langa e ho tanti amici qui, ma soprattutto sono tantissimi i servizi che abbiamo realizzato da questi luoghi per Striscia la Notizia, segno dell’affetto reciproco che lega gli spettatori e il nostro programma. Sono andato a rivederli e sono davvero a decine. Ne ricordo uno in particolare, non molto distante da qui:

Per quanto riguarda il vino, potrei cavarmela con una battuta: non ho lo Zibibbo, ma ho inventato il Gabibbo. Un legame in fondo c’è, perché entrambi hanno un’origine araba. Posso assicurare che io e mia moglie non siamo affatto astemi, sappiamo riconoscere le buone etichette e la loro capacità di svelare le peculiarità di un territorio. Il tartufo, invece, per me è stato una scoperta tardiva. Sono nato in un paese di mare, ad Albenga, e solo da adulto ho avuto il piacere di assaporarlo e apprezzarlo. Ma ho recuperato il tempo perduto e oggi posso dire di avere nozioni base. Ad esempio, credo che il modo migliore di gustarlo sia con l’uovo, e con i tajarin che mia moglie Silvia condisce con la fonduta

Proprio la moglie Silvia Arnaud, sempre al fianco di Ricci nelle trasferte in Langa, ha avuto un ruolo decisivo nelle battaglie ambientaliste condotte dalla coppia ad Alassio.

Come ha ricordato Gian Luigi Beccaria in occasione della cerimonia

di Bere il Territorio, “premiamo Antonio Ricci non solo per il suo liberissimo, ilare e corrosivo impegno quotidiano in tv con Mediaset, ma per aver salvato dalla speculazione edilizia uno spazio di terra prezioso nell’immediato entroterra di Alassio, che lui ha trasformato in un vero Eden di verde a pochi passi dal mare”.

Stiamo parlando di Villa della Pergola, una dimora di fine Ottocento circondata da oltre 22 mila metri quadrati di parco anglo-mediterraneo affacciato sul golfo di Alassio dove oggi si può viaggiare nel tempo tra eleganza, natura e gusto.

“Io e mia moglie Silvia siamo due laureati in Storia dell’arte, entrambi esperti di conservazione dei beni culturali e artistici, e due ambientalisti convinti. Quando nel 2006 abbiamo visto che si stava per consumare l’ennesima speculazione edilizia a pochi passi da casa nostra, abbiamo deciso di metterci in gioco per evitare lo scempio e abbiamo partecipato all’asta acquistando Villa della Pergola e mettendo in piedi un progetto in grado di sostenere l’idea di preservare la bellezza di questo luogo.

Ci siamo mossi con impeto e cuore e, con l’aiuto prezioso di un amico come Paolo Pejrone, siamo stati in qualche

modo ricompensati: nel 2022 il parco è stato premiato come il più bello d’Italia”. Da questa esperienza, la voglia di conservare i patrimoni di storia e cultura del territorio non si è placata: Antonio Ricci e Silvia Arnaud hanno acquistato anche l’adiacente villa del pittore e scrittore antifascista Carlo Levi. L’abbiamo affidata alle cure dell’architetto Renzo Piano, con l’obiettivo di realizzare tre serre, una delle quali didattica, tra chilometri e chilometri di muretti a secco. Nascerà in quel luogo l’Orto Rampante: si chiamerà così in ricordo delle frequentazioni di Italo Calvino, che andava in quella casa a farsi fare il ritratto. Tra tanti riferimenti letterari e culturali, la domanda è sorta spontanea: come si concilia l’attività di Ricci da Robinson Crusoe della natura con il suo lavoro quotidiano in televisione?

Striscia la Notizia è una provocazione, una visione differente rispetto a quella che vi propinano i telegiornali ufficiali.

Ma anche Villa della Pergola è una provocazione, un testimoniare che si può fare un’altra cosa rispetto alla classica speculazione edilizia. Per cui credo che siano entrambe animate dallo stesso spirito. Nel momento in cui tutti calpestano le aiuole, mettersi a curarle è andare controcorrente. Anche voi, in fondo, avete vissuto qui ad Alba qualcosa di simile. Senza il caso metanolo, forse non avreste tirato fuori l’orgoglio, la voglia di emergere e di mettere in mostra la bellezza e la bontà di queste colline. Oggi tutti si sono dimenticati dei sofisticatori, ma è rimasta la fierezza del luogo incantato in cui vivete

Ma fare cultura in tv è possibile?

La mia risposta è categorica: no. Fare cultura in tv è come fare sodomia, è andare contro la natura del mezzo. La televisione è un ottimo strumento per tante cose, ma è anche pregiudizio, assenza di interazione e dialettica. La televisione parla da sola e funziona per il varietà, lo scherzo e la presa in giro.

Nato ad Albenga, in provincia di Savona, il 26 giugno 1950, Antonio Ricci ha realizzato molti programmi sia per la Rai sia per Mediaset. A 29 anni, nel 1979, firma come autore il programma della prima serata del sabato di Rai 1, Fantastico Da allora inizia una collaborazione artistica con Beppe Grillo, che prosegue con i programmi tv Te la do io l'America (1981) e Te lo do io il Brasile (1984). Nel 1983 firma Drive In: varietà comico-satirico andato in onda fino al 1988, quando crea Striscia la notizia, il primo telegiornale satirico. È anche autore di Paperissima. Nel 2006 ha organizzato con la moglie Silvia Arnaud una cordata per sottrarre alla speculazione edilizia il complesso di Villa della Pergola ad Alassio, perfetto esempio di architettura di fine Ottocento, salvandone il parco. Nel maggio 2012 il parco della villa è stato aperto al pubblico con l'aiuto del Fondo Ambiente Italiano (FAI). Ricci è anche un cantante: infatti interpreta numerose sigle di chiusura dei suoi programmi quando fa la voce cantata del Gabibbo.

LIBRI

IL LIBRO DELL’AVVENTO

DELL’ELFO SOCRATE

Buffo come i piccoli aiutanti di Babbo Natale, ma anche saggio come i filosofi greci che ci hanno insegnato a pensare. L’elfo Socrate è il protagonista del primo libro della Socia albese Elisa Giordano: una lettura divertente e sagace per accompagnare i bambini – ma anche le mamme e i papà –attraverso il cammino dell’Avvento. In libreria da fine ottobre, Il libro dell’Avvento dell’elfo

Socrate (Gallucci editore) è protagonista da settimane di un lungo tour di presentazioni. Sono 24 (+ una) le storie per sognare, accendere la curiosità sul giorno più atteso dell’anno, ma soprattutto per aspettare il Natale con filosofia. Niente giudizi su bambini buoni o cattivi dall’elfo Socrate, infatti, ma in ogni storia pensieri positivi e una citazione filosofica o il nome di un personaggio realmente esistito nella vita del filosofo che possono essere colti dai genitori più attenti. L'elfo Socrate di Elisa Giordano è anche il protagonista di un podcast di Storielibere.fm, disponibile su tutte le App di ascolto.

UN'ANTOLOGIA DI POETI IRANIANI

DAL 1901 AI GIORNI NOSTRI

È uscito in tutte le librerie

Poeti iraniani. Dal 1921 a oggi, che per la prima volta, in Italia come in Europa, presenta una selezione dei più importanti poeti dell’Iran vissuti nell’ultimo secolo. A curarla, insieme alla docente di lingua e letteratura persiana Faezeh Mardani, è stato il Socio Francesco Occhetto, scrittore e traduttore. Ad Alba Occhetto collabora inoltre all’ideazione e all’organizzazione del festival culturale Profondo Umano. Studioso di letteratura persiana, ha tradotto i più importanti poeti iraniani contemporanei: l’antologia, edita da Mondadori, ripercorre i grandi momenti della storia iraniana contemporanea, segnata da enormi metamorfosi culturali e drammatici eventi politico-sociali, riflessi nei versi di dodici poeti perlopiù sconosciuti in Occidente.

Le “Impronte di luce” di Giuseppe Penone alla Fondazione Ferrero

Proseguirà fino a domenica 16 febbraio 2025 alla Fondazione Ferrero di Alba la mostra "Giuseppe Penone. Impronte di luce", ampia antologica dedicata al lavoro di uno dei più grandi protagonisti dell’arte contemporanea internazionale, a cura di Jonas Storsve in collaborazione con l’artista. L’esposizione riunisce oltre cento opere, alcune delle quali presentate in Italia per la prima volta in un racconto visivo che attraversa la ricca produzione dell’artista nato a Garessio nel 1947, dagli anni Sessanta fino alle più recenti sperimentazioni, individuando come filo rosso della narrazione l’elemento ricorrente dell’impronta.

«L’impronta rivela la sezione aurea che ho nelle mani – spiega Penone –Ad occhi chiusi il punto di contatto della mia pelle non ha confini.

La mano che si appoggia alla superficie crea l’ombra che diventa luce quando

si ritrae e appare il colore» L’impronta diviene metafora del legame indissolubile tra uomo e natura, dal disegno alla fotografia, dall’intaglio alla scultura e alla pittura. Il percorso della mostra si conclude nel giardino della Fondazione Ferrero, dove il visitatore incontra le opere in bronzo Equivalenze (2016) e i Gesti vegetali (1983). Completa il progetto espositivo il catalogo illustrato edito da Skira, che riunisce le immagini di tutte le opere in mostra e vi affianca i saggi a firma dell’artista e del curatore, assieme ai contributi di Jean-Christophe Bailly, Olivier Cinqualbre, Carlo Ossola e Francesco Guzzetti, responsabile del coordinamento scientifico della mostra. La mostra è visitabile gratuitamente dal mercoledì al venerdì in orario 15-19; il sabato, la domenica e i festivi dalle 10 alle 19. Per conoscere i numerosi laboratori e progetti rivolti alle scuole, consultare il sito www.fondazioneferrero.it

A sinistra: l'opera

Impronte di luce di Penone

A destra: il Cannubi Path firmato da Ugo Nespolo

Un percorso artistico tra le vigne di Cannubi firmato Ugo Nespolo

L'arte ironica e trasgressiva di Ugo Nespolo è entrata in punta di piedi nel vigneto Cannubi, una delle menzioni geografiche aggiuntive più celebri del Barolo. Mecenate è ancora una volta la famiglia Chiarlo, che ha inaugurato il percorso artistico "Cannubi Path" tra i rinomati filari, dando nuova linfa a un sodalizio con l’artista piemontese lungo oltre un decennio. Il progetto in Cannubi, infatti, prende ispirazione nel suo concetto dall’Art Park La Court che la famiglia Chiarlo ha realizzato a Castelnuovo Calcea, nel cuore della Barbera astigiana: snodandosi tra i filari del cru più antico d'Italia, offre a Barolo un cammino libero e gratuito tra le vigne che non è decorazione estetica ma un sentito omaggio a un’amata collina, uno spazio di visita trasformato in un’esperienza multisensoriale e artistica. Attraverso installazioni tra i filari e nel ciabot, i visitatori

possono immergersi nell'essenza del paesaggio e nella passione di chi lo coltiva.

“Dedichiamo il percorso di Cannubi a nostro padre Michele, portando avanti un sogno che dura da quasi 70 anni –dicono i fratelli Stefano e Alberto Chiarlo -. In questi decenni abbiamo messo insieme grandi vigne a Barolo, Barbaresco e nel Nizza. Le grandi vigne sono sempre state tutto per noi, ma a un certo punto abbiamo cominciato a guardarle con un occhio diverso, decidendo di portarci la gente e di condividerle con tutti”. Per l'occasione, Nespolo ha mitigato le tinte pop che lo contraddistinguono, cercando di “legare la terra a un fatto artistico, raccontando una storia di relazioni”. Una narrazione è proseguita nel resort Palás Cerequio di La Morra con la mostra “Nespolo & Chiarlo: dal 2010 arte in vigna”, allestita nel caveau del Barolo e visitabile fino alla fine dell’anno, dove si possono ammirare alcune delle opere più importanti dell’artista e scoprire bozzetti inediti.

DISEGNI E PASTELLI

TRA ARTE E NATURA

Diagonali//Covers è il titolo dell'esposizione ospitata ad ottobre da Banca d'Alba, a cura di Chiara Stival, realizzata in collaborazione con il Centro Studi Beppe Fenoglio, in occasione degli 80 anni del racconto I ventitré giorni della città di Alba. In mostra, una selezione di tavole originali con le illustrazioni che negli ultimi 10 anni sono diventate copertine di libri, riviste e album musicali. Andrea Serio è nato a Carrara nel 1973. Illustratore e fumettista di fama internazionale, da vent'anni dedito alla tecnica del pastello e della matita colorata. I suoi disegni sono stati esposti in importanti manifestazioni nazionali e internazionali. Ha realizzato numerose copertine per romanzi, riviste e dischi, manifesti, libri per bambini e graphic novel. Nel 2017 gli è stata dedicata una esposizione personale presso la Galerie Glénat di Parigi. Nel 2018 è uscito l'artbook, "Seriously" (Spaceman Project Editions), antologia dei lavori più rappresentativi di quasi vent'anni di attività. Tra le sue collaborazioni più recenti: Linus, Edizioni Oblomov, Feltrinelli, Le Nouvel Observateur La Revue Dessinée, Magnard Jeunesse, Bayard Editions, Kleiner Flug, Einaudi, Mondadori, La Stampa. Dal 2012 è docente della Scuola Internazionale di Comics, presso le sedi di Torino e Firenze.

Protagonista di un ex voto, nel ruolo del "salvato"

In testa alla classifica degli oggetti più rubati ci sono gli ex voto, è degna di lode l'iniziativa del Museo Diocesano di Alba di esporre 300 ex voto sottratti negli anni'60 nelle parrocchie e recuperati dai carabinieri.

Realizzati nell'arco di quattro secoli, sono per noi testimonianze di devozione e una macchina del tempo. Raccontano stili di vita, frequenza e modalità di incidenti, di malattie mortali.

SCAMPATO DALLA CADUTA IN UN BURRONE DI MONTAGNA, SONO PROTAGONISTA

DI UN QUADRETTO DIPINTO

DALLO ZIO ETTORE

In questa mostra sono presenti tutti i casi della vita. Il tema dell'ex voto attraversa la letteratura italiana. Nel capitolo XXXVI de “I promessi sposi” gli ex voto sono citati come testimonianze di fede nei guariti nel lazzaretto. Gabriele D'Annunzio: “la vita è un ex voto continuo”; Luigi Pirandello: “con l'ex voto l'essere umano fragile cerca risposte nel mistero del divino”; Cesare Pavese: “Ci si umilia nel chiedere una grazia e si scopre l'intima dolcezza del regno di Dio” Avrei potuto essere il protagonista di un ex voto. Nel ruolo del salvato.

Siamo d'estate, in un paese della Val d'Aosta di cui non ricordo il nome. Stiamo passeggiando su un sentiero di montagna, in tre, allineati: io, mia mamma e sua sorella, cioè mia zia. Io ho appena compiuto otto anni, sto camminando sul bordo esterno affacciato sul precipizio e sono squassato dal singhiozzo. Mia mamma sussurra alla sorella: “Guarda. Glielo faccio passare” Si volta di colpo verso di me facendo la faccia feroce, fa il gesto di darmi una spinta e grida: “Ti butto giù dal burrone!”. Io, sempre zelante, la precedo e mi butto giù da solo. Un cespuglio che sbuca un metro più in basso dal fianco del burrone mi accoglie, vedo mia mamma sbiancare con le mani nei capelli, due gitanti mi afferrano e mi tirano su, sano e salvo. Per la cronaca, il singhiozzo mi era passato. Ritornati a casa ad Asti, mia madre desidera attribuire la mia salvezza a un intervento divino, eternando l'episodio in un ex voto. Il pittore l'avevamo in casa, zio Ettore, tipografo come mio padre e discreto acquarellista. Di paesaggi però, di piante e di fiori. Pieno di buona volontà, mio zio si mette all'opera ma sempre, nei numerosi tentativi, il centro del quadretto è dominato dal cespuglio che mi ha salvato la vita. A forza di ridurne le dimension si arriva a un risultato passabile. Però negli ex voto in alto a destra c'è, dentro una nuvola, la figura di chi ha operato il salvataggio.

Noi siamo “sansecondini”, ovvero della parrocchia di San Secondo, patrono della città, dove sono stato battezzato e cresimato. San Secondo era un “miles”, un valoroso guerriero romano, appartenente alla Legione Tebana, rappresentato sugli stendardi con il gonnellino a pieghe e il petto inguainato nella corazza. Il prefetto Saprizio, quando scopre che Secondo sì è convertito al cristianesimo, lo fa decapitare fuori le mura, sul luogo dove ora sorge la Collegiata. Con tutto il rispetto, San Secondo non è un santo da ex voto, dove la Madonna e altri santi sono più operosi. L'impresa si concluse con un quadretto, andato perso nei vari traslochi.

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