Progetto transfrontaliero per la valorizzazione della filiera foresta-legno Projet transfrontalier pour la valorisation de la filiére foret-bois
ATTIVITÁ / ACTIVITÉ 7 Valorizzazione del legno costruzione/ Valorisation du bois de construction
PROVINCIA DI TORINO / PROVINCE DE TURIN Fondo Europeo di Sviluppo Regionale
ALLEGATO/ANNEXE 2-1.2 Corso introduttivo sul legno e sue applicazioni in edilizia (articoli docenti)
CLEMENTE REBORA Ingegnere ProAERE AVIGLIANA - TO tel. 3339330820 web: www.proaere.it e-mail: info@proaere.it
CO RS O I N TRO D U TTI VO S U L LEGN O E LE S U E AP P LI CAZI O N I I N ED I LI ZI A O RGAN I ZZATO D A P RO AERE AV I GLI AN A P ER CN A E P RO VI N CI A D I TO RI N O
Da quando l’uomo divenne stanziale il legno fu uno dei più importanti materiali da costruzione di cui disponeva. A partire dalle palafitte per arrivare alle moderne applicazioni dei nuovi materiali strutturali, passando per epoche e civiltà diverse, il legno ha sempre rappresentato per l’uomo una risorsa naturale disponibile e semplice da lavorare, con la quale costruire gli ambienti confinati di cui necessitava. Il legno è stato testimone della costruzione di grandi opere fin dall’antichità e dell’edificazione di ogni tipo di ambiente per il vivere quotidiano. In tempi più recenti è diventato il materiale da costruzione più utilizzato in tutto il Nord Europa ed il Nord America. La stessa città di Venezia deve le sue fondamenta a palificazioni in legno infisse sui fondali della laguna. Poco più di un secolo fa, a partire dal diffondersi delle tecniche di costruzione basate sul cemento armato e l’acciaio e alla disponibilità di fonti di energia considerate inesauribili, l’uso del legno in edilizia, soprattutto nelle zone più meridionali del nostro continente, è andato via via diminuendo, complici anche fattori legati all’emozionalità, quali una ritenuta limitata durata del materiale legno e la radicata paura per la sua presunta facile infiammabilità. Negli ultimi decenni però abbiamo assistito ad un rinascere dell’uso del legno in edilizia, soprattutto in Paesi più a nord del nostro, come la Germania e l’Austria. Questa inversione di tendenza è dovuta a molteplici aspetti: la presa di coscienza del problema ecologico/climatico e della limitatezza delle fonti energetiche fossili convenzionali, una maggiore conoscenza dell’elemento legno e delle sue caratteristiche fisiche e meccaniche, la nascita di numerosi nuovi materiali a base legno che garantiscono proprietà strutturali conosciute e stabili, le nuove regolamentazioni sul risparmio
energetico che favoriscono soluzioni con strutture in legno, e non da ultima una naturale empatia tra l’uomo ed uno dei materiali “vivi” per eccellenza: il legno. L’”ondata” d’innovazione, partita soprattutto dai Paesi di lingua tedesca, si è via via diffusa anche da noi, iniziando dall’Alto Adige, per passare al Trentino, al Veneto, all’Emilia Romagna e più recentemente alla Lombardia. In Piemonte esistono al momento relativamente poche realizzazioni con struttura portante in legno, ma l’interesse sta aumentando anche da noi e non solo tra gli addetti ai lavori. Purtroppo, a questo interesse non sempre fa da eco una reale conoscenza delle potenzialità del legno in edilizia da parte degli operatori del settore, a partire dai progettisti per arrivare alle aziende di semilavorati, agli artigiani, ai carpentieri ed alle imprese di costruzione. In quest’ottica è nata l’idea di un corso introduttivo all’uso del legno in edilizia, organizzato da CNA per la Provincia di Torino nell’ambito delle attività del Progetto Bois Lab (parte del Programma di cooperazione Alcotra tra Italia e Francia). Partendo dai motivi che invitano all’uso del materiale legno in edilizia, si è presentato un ventaglio di applicazioni e di soluzioni mediante l’analisi dei materiali, delle tecniche e delle buone pratiche, anche attraverso molti esempi di realizzazioni in Italia ed all’estero. Il corso, gestito per CNA da ProAERE Avigliana, un piccolo studio di ingegneria specializzato nell’architettura ecologica e nel risparmio energetico con particolare riferimento all’uso del legno nell’edilizia, si è svolto nei mesi di AprileGiugno 2011 presso CNA Torino per un totale di 25 ore suddivise in 10 incontri a cui si sono aggiunte due mezze giornate di visite a
realizzazioni ed a cantieri a Torino ed in provincia di Biella. I vari incontri sono stati tenuti, oltre che dal titolare del corso, Ing. Clemente Rebora (ProAERE), anche da altri professionisti del settore: Arch. Guido Callegari (Politecnico di Torino), Arch. Alessandro Fassi (Studio Fassi), Dott. Roberto Zanuttini e Dott. Corrado Cremonini (Università di Torino), Dott. Alberto Pierbattisti (Provincia di Torino). Il primo incontro si è focalizzato sul ruolo che il legno può avere per aiutarci a superare l’attuale momento di crisi, non solo economica: “1) Cambiare paradigma: l’uso del legno come possibile aiuto alla soluzione di diverse istanze, dall’ambiente all’economia locale, dalla crisi energetica al riuso dei materiali. L’esempio della Savoia ed il Progetto Bois Lab”. Si hanno tenuti poi due incontri, uno sui materiali e l’altro sulle specie legnose: “2) I materiali derivati dal legno: lamellare, XLam, OSB, pannelli a base legnosa ed isolanti termici. Le tecniche di costruzione con il legno: metodo a secco e prefabbricazione con sistemi a telaio, XLam e con muri massicci senza colle”, “3) L’utilizzo delle diverse specie legnose in edilizia ed arredamento, le specie locali e la politica forestale regionale.” A seguire, nell’ambito dei successivi quattro incontri sono state presentate diverse realizzazioni in Italia ed all’estero, sia di edifici residenziali che commerciali e per il terziario, del tutto od in parte realizzati con strutture portanti in legno: “4) Applicazioni con struttura portante in legno ed utilizzo di materiali derivati dal legno. Due realizzazioni in Piemonte di nuove costruzioni residenziali e per il terziario”, “5) Le ‘ragioni’ del legno in edilizia: ambiti applicativi ed esempi nell’esperienza del nostro Paese. Cenni sul nuovo quadro normativo italiano che ha colmato alcune lacune sotto il profilo progettuale e procedurale”, “6) Applicazioni italiane con struttura portante in legno: edificio di sette piani a Trieste e sopraelevazione di due piani a San Mauro TO”, “7) L’utilizzo bioclimatica:
architettoniche, di realizzazione di complementi e di arredamento d’interni implementate negli edifici costruiti nell’ITER, Parco Tecnologico sulle Energie Rinnovabili, Tenerife, Spagna”. Il successivo incontro ha trattato l’uso del legno nelle ristrutturazioni e negli ampliamenti e sopraelevazioni: “8) L’utilizzo del legno nei complementi architettonici: serre, schermature, rivestimenti. Sopraelevazioni ed ampliamenti in legno. Ristrutturazioni ed architettura di interni”. Per finire, due incontri sulle certificazioni forestali, le normative e le strategie di valorizzazione del legno: “9) Le certificazioni delle foreste e dei materiali a base legno, con particolare riferimento alla situazione locale. Marcatura CE dei materiali”, “10) Strategie di valorizzazione del legno locale: marchio di qualità locale e certificazione della catena di custodia”. A completamento del corso sono state effettuate due visite di mezza giornata ciascuna, la prima al Parco Arte Vivente ed al Centro Servizi dell’Environmental Park di Torino, la seconda ad un cantiere di una grande villa unifamiliare in costruzione con struttura portante in XLam, in Provincia di Biella. Al corso hanno partecipato una trentina di allievi, proventienti da vari settori del legno e non (carpenterie, segherie, artigiani, professionisti, imprese). La partecipazione è stata assidua e l’interesse notevole. Ai corsisti è stato consegnato un CD contenente tutte le slides presentate durante gli incontri. Sono stati anche realizzati degli articoli monografici, uno per ogni lezione effettuata. Ai corsisti che hanno seguito la maggior parte degli incontri è stato rilasciato un attestato di partecipazione. E’ stato anche chiesto loro di compilare una scheda di valutazione. I commenti sono stati in genere molto positivi, raggiungendo valori di soddisfazione tra l’81% e l’88%. Diversi corsisti hanno anche manifestato il loro interesse a partecipare ad un corso avanzato sull’uso del legno in edilizia.
del legno nella progettazione presentazione di soluzioni
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CLEMENTE REBORA Ingegnere ProAERE AVIGLIANA - TO tel. 3339330820 web: www.proaere.it e-mail: info@proaere.it
CAMBI ARE P ARAD I GMA
Viviamo in un’epoca di transizione. Oggi più che mai è necessaria una nuova visione delle relazioni tra esseri umani ed ambiente. E’ necessario cambiare paradigma. Lo sviluppo tecnologico e lo sfruttamento del pianeta ci hanno illuso che si potesse attingere alla Terra in modo indiscriminato. Ora sappiamo che non è così. Come i nostri avi ci insegnano, dobbiamo reimparare ad utilizzare i prodotti della Terra in ciclo chiuso, riciclando quanto è possibile e restituendo il resto alla Terra in una forma da essa assimilabile. L’utilizzo del legno in edilizia è uno dei fattori che può aiutarci a cambiare paradigma. Ciò è stato compreso in molte regioni del mondo, ma ancora poco da noi. Qui siamo solo agli inizi, ma qualcosa sta lentamente cambiando. La nostra Regione, il Piemonte, ha un grande potenziale in termini di sviluppo forestale e di eccellenza artigianale. Assieme, questi due elementi possono portare ad uno sviluppo sostenibile per l’ambiente ed economicamente vantaggioso per la comunità.
I L P RO B LEMA AMB I EN TALE Il cambiamento climatico, l’esaurimento delle risorse naturali, l’inquinamento ed i rifiuti, la crisi idrica sono tutti aspetti di un problema che sta mettendo a grave rischio la stessa sopravvivenza della specie umana, producendo inequità ed ingiustizia sociale ed aumentando conflitti e migrazioni. Ma quali sono le cause alla base di questo problema che possiamo sintetizzare come “il problema ambientale”?
Semplificando, tutte le cause si possono ricondurre all’azione dell’uomo che, a partire dalla cosiddetta "rivoluzione industriale”, sta spremendo il pianeta come se fosse un’arancia con un succo infinito, senza rendersi conto che tutte le risorse sono limitate e che la Terra ha sì una capacità di adattarsi ai cambiamenti artificialmente impostegli, ma solo fino ad un certo punto. Da qualche anno, concetti come “impronta ecologica”, “capacità di carico degli ecosistemi”, “energia grigia”, “ciclo di vita dei materiali e dei prodotti” stanno girando tra gli esperti ed anche tra un sempre maggior numero di persone sensibili al problema ambientale, che non è più recepito solo come qualcosa che riguardi un ristretto gruppo di nostalgici della natura, ma come qualcosa da affrontare e risolvere per il bene di tutti, anche di coloro che continuano sulla vecchia strada, considerando solo i propri interessi e non il bene comune ed il futuro del Pianeta e dei suoi abitanti.
I MP RO N TA ECO LO GI CA, CA P ACI TA’ DI CARI CO D EGLI ECO S I S TEMI , EN ERGI A GRI GI A, LCA L’Impronta Ecologica è emersa come unità di misura di prim’ordine della domanda di risorse naturali da parte dell’umanità. Essa misura quanta superficie in termini di terra e acqua la popolazione umana necessita per produrre, con la tecnologia disponibile, le risorse che consuma e per assorbire i rifiuti prodotti. La capacità di carico degli ecosistemi è la capacità naturale che un ecosistema possiede di produrre in maniera stabile le risorse necessarie alle specie viventi che le popolano, senza rischi per la sopravvivenza. La nostra attuale situazione globale: a partire dalla metà degli anni ‘80 l’umanità sta vivendo in overshoot, ovvero al di sopra dei propri mezzi in
termini ambientali, con una domanda annuale di risorse utilizzate al di sopra di quanto la Terra riesca a generare ogni anno. Oggi l’umanità usa l’equivalente di 1,3 pianeti ogni anno. Ciò significa che oggi la Terra ha bisogno di un anno e quattro mesi per rigenerare quello che usiamo in un anno. Scenari alquanto ottimisti delle Nazioni Unite suggeriscono che se il presente trend della popolazione e del consumo continuasse, entro il 2050 avremo bisogno dell’equivalente di due pianeti per il nostro sostentamento. Generalmente, con il termine energia grigia si indica una metodologia per valutare l'ammontare totale dell'energia utilizzata nel corso dell'intera vita del prodotto: estrazione delle materie prime, trasporto, trasformazione, montaggio, installazione, come pure la demolizione e lo smaltimento.
sull’Ambiente e a rivedere il concetto stesso di Sviluppo.
S VI LU P P O S O S TEN I B I LE Nel 1987, la World Commission on Environment and Development diede la prima definizione di sviluppo sostenibile, valida ancora oggi: “Sviluppo che consenta di soddisfare i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere quelli delle generazioni future”. Questa apparentemente semplice definizione comprende in sé tutto il problema ambientale e tutte le soluzioni per risolverlo. Teoricamente, se si avesse sempre in mente questa definizione in ogni momento decisionale e ad ogni livello nel mondo, si andrebbe verso la giusta direzione. Il problema però è ancora più complesso, perché occorre in qualche modo riparare i danni fin qui prodotti. Ma, concretamente, cosa possiamo fare? Vediamo innanzitutto più in dettaglio le regole che si dovrebbero sempre rispettare per attuare uno sviluppo sostenibile:
Fonte: FLU Design
L’LCA (Life Cycle Assessment - Valutazione del Ciclo di Vita) rappresenta un metodo oggettivo di valutazione e quantificazione dei carichi energetici ed ambientali e degli impatti potenziali associati ad un prodotto/processo/attività lungo l’intero ciclo di vita, dall’acquisizione delle materie prime al fine vita (“dalla Culla alla Tomba”). L’LCA considera gli impatti ambientali del caso esaminato nei confronti della salute umana, della qualità dell'ecosistema e dell'impoverimento delle risorse, considerando inoltre gli impatti di carattere economico e sociale. In particolare, l’LCA integra i concetti propri dei metodi basati sull’energia grigia con quelli basati sull’impatto ambientale, estendendoli anche agli aspetti sociali ed economici. Per questo motivo, ad oggi l’LCA è considerato uno dei metodi migliori per valutare il “costo” complessivo di un materiale o di un prodotto, dando alla parola “costo” una valenza superiore a quella puramente economica. L’insieme di queste metodologie ha portato negli ultimi anni a riconsiderare l’impatto complessivo che ogni azione umana produce sull’Uomo e
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il tasso di utilizzazione delle risorse non rinnovabili non deve essere superiore al loro tasso di rigenerazione
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l’immissione di sostanze inquinanti e di scorie nell’ambiente non deve superare la capacità di carico dell’ambiente stesso, cioè la sua capacità di assimilarle
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lo stock di risorse non rinnovabili deve restare costante nel tempo
Per soddisfare queste regole, occorre attuare dei cambiamenti globali:
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revisione complessiva delle politiche che perpetuano la crescita della popolazione e dei consumi. E’ evidente che non può esserci una crescita continua mondiale, almeno non per come l’abbiamo intesa finora. Il PIL non può essere l’unico indice dello sviluppo…
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uso efficiente dei materiali e dell’energia: utilizzo dei materiali e dell’energia appropriati per ogni uso specifico ed eliminazione degli sprechi. Per questo capitolo, l’LCA può essere di grande aiuto.
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riduzione dell’uso di materiali non riciclabili, con conseguente riduzione dello sfruttamento delle risorse e della generazione di rifiuti 2
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reintroduzione dei principi di risparmio e di riuso/riciclo, come sempre fatto dall’uomo fino a non molto tempo fa (e tuttora dalla fetta di mondo non ancora “sviluppata”).
CO S TRU I RE S O S TEN I B I LE Nell’attuale scenario mondiale, il settore delle costruzioni riveste una particolare importanza nel perpetuare un modello che insiste sui binari dello sviluppo insostenibile, con grande spreco di energia e di materiali e senza considerare istanze come il riuso/riciclo/risparmio, le energie rinnovabili ed il benessere stesso dei fruitori degli ambienti costruiti. Diamo un’occhiata alla situazione in Europa:
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il 90% della vita di un cittadino europeo medio viene trascorsa in casa o in ambienti confinati l' aria che si respira in casa/ufficio è dalle due alle tre volte peggiore di quella esterna, a causa del rilascio negli ambienti di varie sostanze presenti nei materiali utilizzati nella costruzione o nell’arredamento il 50 % dell’inquinamento atmosferico in Europa è prodotto dal settore edilizio il 50% delle risorse sottratte alla natura sono destinate all'industria edilizia il 50% dei rifiuti prodotti annualmente in Europa proviene dal settore edilizio
Se poi ci limitiamo a considerare il solo fattore energetico, vediamo che, attualmente, il 40% circa di tutta l’energia consumata attualmente nel mondo è utilizzata per:
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produrre materiali da costruzione trasportare materiali da costruzione costruire edifici (di qualsiasi tipologia) mantenere riscaldati/raffreddati gli edifici demolire edifici
Anche in Europa valgono le stesse considerazioni: l’energia impiegata nel settore residenziale e terziario, composto per la maggior parte da edifici, rappresenta oltre il 40 % del consumo finale di energia della Comunità, nettamente superiore al consumo dell’industria (28%) e dei trasporti (32%). Essendo questo un settore in espansione, i consumi di energia e quindi le emissioni di CO2 ad esso correlate sono destinati ad aumentare se non cambia il modello di riferimento. Se ci riferiamo all’Italia, il consumo medio per la climatizzazione di un’abitazione si aggira attorno
ai 150-200kWh/mq anno, con una ripercussione di circa 86.000 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Questi valori, nel caso di nuove costruzioni, potrebbero essere ridotti anche fino all’80% con l’utilizzo di materiali e tecniche appropriate. Anche sul già costruito è possibile ridurre notevolmente i consumi e quindi le emissioni. Tutta la recente normativa europea (ed ora anche italiana) tende a raccomandare, imporre e talvolta incentivare una riduzione dei consumi e conseguentemente dell’inquinamento e delle emissioni di CO 2 derivanti dal settore edilizio, ma molto di più si potrebbe fare considerando anche i materiali utilizzati e l’energia intrinseca utilizzata nel processo di costruzione (energia grigia), anche mediante utilizzo di metodologie LCA. Per questi ultimi aspetti, la normativa è in evoluzione.
ARCH I TETTU R A ED ED I LI ZI A L’architettura e l’edilizia, intese come fasi di progettazione e di costruzione, hanno un grande impatto non solo sul comfort umano ma anche sull’uso di risorse ed energia e sul problema ambientale: occorre variare il modo di progettare, i materiali e le tecniche di costruzione. Inoltre, la progettazione e la costruzione di ambienti confinati devono tenere conto del benessere di chi abiterà il luogo, anche in relazione all’attività che vi svolgerà. Per adattarsi a climi molto diversi, l’uomo, fin dall’antichità, ha imparato a costruire tenendo conto delle caratteristiche climatiche del luogo in cui viveva. Solo recentemente, a partire dalla rivoluzione industriale ed ancor più dallo sfruttamento intensivo del petrolio e delle fonti di energia fossile, l’uomo ha iniziato a costruire senza più riferirsi all’ambiente esterno, demandando agli impianti tecnologici di condizionamento il compito di ristabilire un accettabile microclima interno, spesso a costo di enormi consumi di energia. Ciò ha portato alla realizzazione di manufatti architettonici molto simili in ogni parte del mondo (basti pensare al classico grattacielo di vetro per uffici, diffuso ovunque, a qualsiasi latitudine e clima), inseguendo solamente un approccio stilistico formale senza alcuna integrazione con il mondo circostante e con il costruito storico del luogo, anzi spesso allontanandosene volutamente.
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Oggi, sotto la spinta della crisi energetica ed ambientale e di un approccio più olistico al tema, si sta iniziando a riscoprire la necessità di una architettura che tenga conto, come sempre avvenuto in passato, delle peculiarità del luogo, sia sotto il profilo storico-culturale che climatico. Ecco allora nascere negli ultimi decenni termini quali: architettura ecologica, architettura bioecologica, architettura naturale, architettura sostenibile, architettura verde, ecc In realtà, tutti questi termini dovrebbero essere riassunti in un termine solo: Arc h it e t t u ra , intesa come lo è sempre stato fino all’era pre-industriale, quando si progettava e costruiva:
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dell’involucro edilizio che assicurino, con il minimo uso di impianti, il benessere interno in ogni stagione. Ma esiste un materiale naturale, facilmente reperibile, di basso impatto ambientale per quanto riguarda la lavorazione, il trasposto, il riuso, il riciclo e con grandi caratteristiche isolanti e traspiranti, confortevole, strutturalmente valido ed in grado anche di trasmettere emozioni all’uomo? Sì, questo materiale è il le g n o .
con i materiali del luogo tenendo conto del clima del luogo considerando la storia del luogo tenendo conto dell’uso dell’edificio e del benessere delle persone che ne avrebbero usufruito
CAMB I ARE P ARAD I GMA Diviene quindi sempre più evidente come occorra tornare a progettare ed a costruire seguendo sì un aspetto formale, estetico, ma non dimenticando i valori e l’esperienza di chi progettava e costruiva tenendo a mente innanzitutto le necessità del fruitore finale, il luogo dove costruiva e la limitatezza dei mezzi e dell’energia disponibili, temi questi ultimi nuovamente di grande attualità. Oggi però, rispetto a chi progettava e costruiva in passato, abbiamo a disposizione un assortimento di conoscenze, di materiali e di tecniche impensabili anche solo qualche decennio fa, grazie alle quali possiamo edificare ambienti che consumino anche un quinto di quelli costruiti finora, utilizzando materiali sani, naturali e locali. E che costino un quinto anche in termini di energia grigia necessaria per costruirli. Ai fini della progettazione architettonica, il parametro più importante da considerare per il benessere dell’uomo è quello idrotermico. L’uomo infatti ha bisogno di mantenere la temperatura interna del proprio corpo costante, sui 37 gradi, indipendentemente dalle condizioni esterne. In quest’ottica, è possibile arrivare alla realizzazione di edifici sani, accoglienti, confortevoli, a basso impatto ambientale e con consumi estremamente ridotti utilizzando materiali naturali reperibili localmente ed una attenta progettazione bioclimatica, assieme ad un corretto dimensionamento delle stratigrafie
Foto C. Rebora
CAMB I ARE P ARAD I GMA è
U S ARE I L LEGN O
Da quando l’uomo divenne stanziale il legno fu uno dei più importanti materiali da costruzione di cui disponeva. A partire dalle palafitte per arrivare alle moderne applicazioni dei nuovi materiali strutturali, passando per epoche e civiltà diverse, il legno ha sempre rappresentato per l’uomo una risorsa naturale disponibile e semplice da lavorare, con la quale costruire gli ambienti confinati di cui necessitava. Il legno è stato testimone della costruzione di grandi opere fin dall’antichità e dell’edificazione di ogni tipo di ambiente per il vivere quotidiano. Poco più di un secolo fa, a partire dal diffondersi delle tecniche di costruzione basate sul cemento armato e l’acciaio e alla disponibilità di fonti di energia considerate inesauribili, l’uso del legno in edilizia, soprattutto nelle zone più meridionali del nostro continente, è andato via via diminuendo, complici anche fattori legati all’emozionalità, quali una ritenuta limitata durata del materiale legno e la radicata paura per la sua presunta facile infiammabilità. Negli ultimi decenni però abbiamo assistito ad un rinascere dell’uso del legno in edilizia, soprattutto in Paesi più a nord del nostro, come la Germania e l’Austria, dove è anche nata tutta una serie di
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prodotti innovativi a base tecniche di costruzione.
legno e
di nuove
Questa inversione di tendenza è dovuta a molteplici aspetti: la presa di coscienza del problema ecologico/climatico e della limitatezza delle fonti energetiche fossili convenzionali, una maggiore conoscenza dell’elemento legno e delle sue caratteristiche fisiche e meccaniche, la nascita di numerosi nuovi materiali a base legno che garantiscono proprietà strutturali conosciute e stabili, le nuove regolamentazioni sul risparmio energetico che favoriscono soluzioni con strutture in legno, e non da ultima una naturale empatia tra l’uomo ed uno dei materiali “vivi” per eccellenza: il legno.
Il legno è… c o n f o rt e v o le :
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dona una sensazione di benessere è piacevole al tatto ha un ottimo comportamento invernale (isolante termico) ha buon comportamento estivo se associato a materiali con una buona massa per aumentarne l’inerzia termica presenta un’alta temperatura superficiale ha ridotta manutenzione se lasciato a vista, specie in interni emana un buon odore è antiallergico e non emette sostanze nocive regola l’umidità degli interni traspira
Il legno è… v iv o , re s p ira , è a m ic o d e l c lim a :
• • • • • Fonte: LignoAlp
P ERCH E’ I L LEGN O ? Il legno è… s o s t e n ib ile :
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è naturale è rinnovabile è facilmente lavorabile ha un basso costo energetico di produzione (energia grigia) è riciclabile è riutilizzabile non scherma completamente i campi elettrici e magnetici naturali è elettrostaticamente neutro
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Il legno è… sinonimo di ris p a rm io :
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Il legno è… un b u o n m a t e ria le :
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ha una buona resistenza meccanica è leggero è facilmente lavorabile è flessibile è igroscopico è un buon isolante termico è un buon isolante acustico è resistente al fuoco se opportunamente dimensionato è durabile se opportunamente impiegato
cresce a ritmo continuo ha bisogno solo di acqua, aria e sole quando crescono, gli alberi assorbono CO 2, fissano il carbonio e liberano ossigeno trasformando il legno in materiale da costruzione si ritarda la riemissione in atmosfera della CO2 un m3 di legno è in grado di stoccare 0,8 t di CO 2 il bilancio energetico del legno è pari a zero, mentre quello degli altri materiali è positivo in quanto occorre energia per produrli con emissione CO 2 il legno limita quindi l’effetto serra
per produrre 1 t di legno: 50 – 200 kWh per produrre 1 t di cemento: 1.000 kWh per produrre 1 t di alluminio: 71.200 kWh il legno non deve essere smaltito, se usato in modo appropriato può essere sempre riciclato il legno permette una razionalizzazione del processo costruttivo (riduzione dell’energia impiegata e standardizzazione delle lavorazioni) il legno minimizza i trasporti: per una casa bastano pochi mezzi pesanti di materiali, molti di meno di quelli necessari per un edificio analogo in laterizio
Il legno è… v e lo c e e p re c is o :
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costruire in legno significa ridurre i tempi di cantiere (e quindi i relativi costi) si può progettare l’edificio industrializzando il processo produttivo (taglio a controllo numerico) si abbattono gli errori di cantiere minimizzazione dei ponti termici riduzione dello spessore dei muri esterni 5
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si ottiene un edificio preciso nelle finiture e nelle interconnessioni, evitando perdite per ventilazione si possono definire dei preventivi dettagliati e molto precisi in ogni particolare grande flessibilità progettuale (grandi luci ed edifici di diversi piani, per ora fino a 9)
impatto ambientale nella più vasta accezione del termine. In grado cioè di collaborare alla soluzione dell’attuale, grave problema ambientale.
Il legno è… a s c iu t t o :
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permette la costruzione completamente a secco tempi di asciugatura nulli edificio immediatamente fruibile tempi ristretti tra una lavorazione e l’altra permette di effettuare varianti in opera, smontando e rimontando cantiere più pulito
Il legno è… s ic u ro :
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materiale leggero con molta elasticità e resistenza ottima resistenza strutturale si possono ottenere strutture più leggere e sicure al sisma capacità di dissipare l’energia legno lamellare ancora più resistente il legno brucia lentamente e non si deforma lo strato carbonizzato esterno protegge la sezione interna dimensionando correttamente le sezioni si possono raggiungere valori REI elevati il fumo è meno tossico un edificio in legno, se protetto dall’acqua, dura almeno un secolo
Progetto: Martin Rajnis
“Noi non ereditiamo la terra dai nostri avi, ma la prendiamo a prestito dai nostri figli” [Antico proverbio degli Indiani d’America] “Il legno non ha bisogno dell’energia della tua pelle. Non importa se fa caldo o freddo: in un edificio in legno, la temperatura che avverti è sempre vicina a quella che vorresti. Se fa molto caldo, è sempre inferiore di 2 o 3 gradi, e viceversa. Il legno non ha bisogno di te: sta lì e basta.” [Arch. Peter Zumthor] “All’origine della parola materiale c’è il termine MATER… e un edificio in legno è quanto di più simile ci possa essere alla pelle umana” [Arch. Alvar Aalto]
Il legno è… una ris o r s a :
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si consuma circa la metà del legno che ricresce ogni anno nei boschi in Italia le potenzialità dei boschi sono di molto maggiori del loro attuale sfruttamento il legno utilizzato per costruire una grande casa ricresce in poche ore sul territorio regionale il legno è una risorsa economica ed occupazionale, ancora poco sfruttata i boschi collaborano a ridurre la possibilità di dissesti idrogeologici
B I B LI O GRAFI A E LI N K EU RI MA http://www.eurima.org Glo b a l Fo o t p rint N e tw o rk http://www.footprintnetwork.org I S PRA http://www.isprambiente.gov.it I U CN , I n t e rn a t io n a l U n io n fo r Co n s e rv at io n o f N a t u re http://www.iucn.org Pro AERE http://www.proaere.it Pro m o _ le g n o http://www.promolegno.com
CO N CLU S I O N E Il legno oggi assume una nuova valenza: non più un materiale da costruzione di serie B, ma un vecchio amico riscoperto, in grado di veicolare un grande cambiamento nel mondo della progettazione e della costruzione di edifici molto performanti in termini di consumi e di basso
S u s t a in a ble En g in e e ring http://www.giovannadesimone.wordpress.com W o rld Co m m is s io n o n En viro n m e nt a n d D e v e lo p m e n t ‘8 7 http://www.energy.kth.se/courses/4A1613/2008-2009/1987brundtland%20pp%201-17.pdf
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CLEMENTE REBORA Ingegnere ProAERE AVIGLIANA - TO tel. 3339330820 web: www.proaere.it e-mail: info@proaere.it
IL LEGNO IN EDILIZIA: MATERIALI E TECNICHE DI COSTRUZIONE
In un altro articolo che trattava i più vasti argomenti del cambiamento climatico e delle azioni che si possono intraprendere per contrastarlo, sostenevo che è necessario cambiare paradigma, cioè variare il nostro modello di riferimento, rendendoci finalmente conto di come tutte le attività umane incidano sull’uso delle risorse e dell’energia e sulla produzione di rifiuti e di inquinamento. Occorre perciò intraprendere una nuova via, che consideri la sostenibilità di ogni azione o prodotto umano per garantire il minimo impatto possibile sull’ecosistema e sulle risorse non rinnovabili ancora presenti sul nostro pianeta, siano essi materie o fonti di energia fossile. E questo vale in ogni campo di attività dell’uomo ed a maggior ragione nell’edilizia, responsabile a livello planetario del consumo di circa il 40% delle risorse (materie ed energia) e della produzione del 40% dei rifiuti e dell’inquinamento. Ciò considerando l’intero ciclo di vita degli edifici, dall’estrazione delle materie prime, la loro lavorazione, il trasporto, la costruzione, la conduzione degli edifici (riscaldamento e raffrescamento, illuminazione, manutenzione), la demolizione ed infine il trasporto in discarica dei materiali non riciclabili. Il vero problema nasce da quando, agli inizi della rivoluzione industriale e con la possibilità di accedere a relativo basso costo ad ogni genere di materiali e a fonti di energia considerate allora inesauribili, per la prima volta nella sua storia l’uomo andava contro natura, “inventando” il cosiddetto “ciclo aperto”, in contrapposizione a quanto aveva fatto e tuttora fa la natura, che lavora sempre a “ciclo chiuso”. Il principio, su base strettamente economica, era banale: dato che la possibilità di approvvigionamento e di lavorazione delle materie prime era enormemente aumentata grazie a trasporti sempre più efficienti ed a basso costo ed a metodi di estrazione e lavorazione sempre più industrializzati, era diventato più facile e redditizio il ciclo aperto, dove i materiali vengono estratti, lavorati, trasportati, utilizzati, demoliti e portati in discarica in un ciclo senza fine, che trasforma l’energia e la materia iniziali in rifiuti finali non più utilizzabili. E’ il principio dell’”usa e getta”, considerato fino a poco tempo fa come un indice di quello sviluppo sempre in crescita che ancor oggi ci intestardiamo a voler seguire come se fosse l’unico possibile. Ma i tempi e l’ambiente ci stanno dimostrando l’esatto contrario. E così ora ci troviamo con poche materie prime e con poca energia fossile, ma con una montagna di rifiuti ogni dove e con un livello di inquinamento e di CO2 tali da minacciare la stessa nostra sopravvivenza, oltre che quella delle altre specie. Il tutto in poco più di un secolo.
Cambiare paradigma non vuol dire cambiare sostanzialmente la nostra vita, ma variare i nostri comportamenti, a partire dal modo di produrre e di utilizzare i materiali e l’energia, tornando al principio del “ciclo chiuso” dove ogni cosa viene riutilizzata e dove vige profondamente il concetto di sostenibilità del ciclo stesso, come ogni processo naturale ci insegna. Non dobbiamo andare contro la natura, dobbiamo smetterla di volerla domare e sfruttare. Occorre invece prendere spunto da essa per tornare a pianificare le nostre attività in modo che siano ad impatto zero, sia come energia che come rifiuti. Tornando all’edilizia, poniamoci ora questa domanda: esiste un materiale naturale, facilmente reperibile, di basso impatto ambientale per quanto riguarda la lavorazione, il trasposto, il riuso, il riciclo e con grandi caratteristiche isolanti e traspiranti, confortevole, strutturalmente valido ed in grado anche di trasmettere emozioni all’uomo? Un materiale che riduca anche l’impatto sull’ambiente e sull’uso dell’energia nella fase di messa in opera e di esercizio? Un materiale di per sé adatto ad essere utilizzato in “ciclo chiuso”, o quasi? Sì, questo materiale è il legno, da sempre intrinsecamente inserito nel ciclo naturale (chiuso!) della chimica vegetale.
Foto: C. Rebora
Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad un rinascere dell’uso del legno in edilizia, soprattutto in Paesi più a nord del nostro, come la Germania e l’Austria, dove è anche nata tutta una serie di prodotti innovativi a base legno e di nuove tecniche di costruzione. Anche in Italia, seppure con grande ritardo, stiamo assistendo ad un crescente interesse nei confronti del legno nell’edilizia, anche grazie al recepimento delle nuove regolamentazioni europee sul risparmio energetico che favoriscono soluzioni con strutture in legno ed alla nascita di numerosi nuovi materiali a base legno che garantiscono proprietà strutturali conosciute e stabili, purtroppo però ancora in gran parte di importazione.
PERCHE’ USARE IL LEGNO IN EDILIZIA? Analizziamo le principali caratteristiche del legno che lo rendono un ottimo materiale da costruzione. Esse si possono dividere in tre categorie: • Ecologia •
Biologia
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Funzionalità
ECOLOGIA • Compatibilità ambientale: il legno è un materiale naturale, da sempre nel ciclo chiuso della chimica vegetale. •
Origine delle risorse: esiste su tutto il Pianeta, ad eccezione delle latitudini estreme.
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Disponibilità: se si perseguono delle corrette politiche forestali, il legno è inesauribile, perché ricresce. E’ cioè un materiale rinnovabile.
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Riutilizzabilità: manufatti in legno possono essere totalmente riutilizzabili per scopi uguali o diversi da quelli originali.
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Riciclabilità: il legno, se non trattato chimicamente, è totalmente riciclabile sotto forma di prodotti derivati.
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Dispendio energetico: è di gran lunga inferiore a quello di qualsiasi altro materiale da costruzione, sia per quanto riguarda il reperimento che per il trasporto e la lavorazione.
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Processi ed energia di estrazione: sono molto più “leggeri” che per qualsiasi altro materiale di miniera o di raccolta.
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Processi ed energia di produzione: occorrono solo dei macchinari relativamente leggeri e con basso consumo energetico. Non occorrono processi industriali energivori, facenti uso di alte temperature, come per il cemento o i materiali metallici.
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Eco-bilancio, LCA: il Lyfe Cycle Analysis è certamente favorevole al legno rispetto agli altri materiali da costruzione.
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Energia d’uso: la messa in opera di manufatti in legno richiede meno tempo e meno energia rispetto a quella necessaria per altri materiali.
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Energia di manutenzione: se opportu-namente impiegato e protetto, il legno non richiede grandi dispendi in termini di manutenzione.
BIOLOGIA • Tossicità: il legno non emette sostanze tossiche, a meno che non sia trattato chimicamente. •
Radioattività: non è un problema, a meno che non vengano tagliate foreste in zone altamente inquinate da questo punto di vista. Qui comunque vengono in aiuto le certificazioni di provenienza come FSC e PEFC, sempre più diffuse a livello internazionale ed anche italiano.
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Emissione/produzione di gas e polveri fini: durante la produzione dei semilavorati e dei materiali a base legnosa non vengono prodotti gas inquinanti o polveri sottili.
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Azioni sul clima abitativo: il legno è poroso, è quindi un regolatore naturale di umidità. E’ inoltre un ottimo coibente termico ed acustico.
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Azioni sui sensi: il legno trasmette emozioni sia psicologiche che tattili (senso di calore, profumo, luce, colore, ecc).
FUNZIONALITA’
• Adeguatezza ai requisiti prestazionali: il legno è leggero, flessibile, resistente, facilmente lavorabile e trasportabile. •
Durevolezza: la durata di manufatti in legno è testimoniata da innumerevoli edifici secolari in ogni parte del mondo.
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Coibenza: il legno ed i suoi prodotti derivati sono degli ottimi coibenti naturali termici ed acustici.
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Facilità e velocità d’uso: il legno permette la costruzione a secco di edifici, accelerandone doppiamente la fruibilità: veloce nella fase di costruzione e con tempi di attesa nulli per l’asciugatura degli ambienti.
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Specializzazione delle funzioni ed industrializzazione: il legno permette una prefabbricazione spinta degli elementi costituenti l’edificio, con conseguenti economie di scala ed ulteriori risparmi di tempo e di manodopera nella fase di cantiere.
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Qualità: il taglio a controllo numerico assicura una qualità finale del manufatto superiore e controllata.
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Costi: i costi complessivi di una realizzazione in legno sono più facilmente controllabili in tutte le sue fasi.
LEGNO E FUOCO Una credenza molto radicata in Italia associa l’uso del legno ai rischi di incendi. Per questa ragione, il legno viene di norma utilizzato, oltre che per l’arredamento, anche per i serramenti interni ed esterni e talvolta come elemento strutturale nei solai, ma raramente come elemento strutturale portante l’intero edificio. L’utilizzo di nuove tecniche e di nuovi materiali ha recentemente fatto riconsiderare il legno come elemento strutturale. Questo ha portato a nuove ricerche sui meccanismi di combustione del legno e sulle tecniche per ostacolare la combustione. I risultati di questi studi hanno orientato le nuove norme e leggi che regolano l’uso del legno in edilizia. Ora si può tranquillamente dire che, se opportunamente progettati e realizzati, edifici con struttura in legno possono resistere al fuoco come e più di analoghi edifici con struttura in cemento armato o in acciaio. Ne sono un esempio le grandi strutture pubbliche sportive o per spettacoli, le cui coperture sono spesso interamente realizzate con strutture in legno lamellare.
Fonte_ promo_legno
LEGNO E SISMA
Durante un evento sismico, le forze in gioco sono direttamente proporzionali alla massa dell’edificio. Un edificio con struttura portante in legno, tetto e solai in legno ha una massa circa quattro volte minore di un’analoga costruzione in laterizio. In caso di sisma quindi le forze agenti sull’edificio costruito saranno ridotte ad un quarto, riducendo quindi i danni ed i pericoli di crollo. Inoltre, le caratteristiche meccaniche e di flessibilità del legno migliorano ancora la tenuta al sisma dell’edificio. Una criticità è comunque presente e risiede nelle connessioni tra gli elementi che formano la struttura della casa. Una casa in legno non è quindi intrinsecamente antisismica, ma con una buona progettazione, specialmente delle connessioni, si possono raggiungere degli ottimi livelli di resistenza al sisma con interventi molto più leggeri e semplici (e quindi economici) rispetto a quelli necessari su un edificio in c.a. e laterizio. Inoltre, spesso un edificio in legno soggetto ad un sisma è totalmente recuperabile alla fine dell’evento stesso, magari con qualche opera di straordinaria manutenzione. In genere, invece, gli edifici in c.a. e laterizio, se danneggiati dal terremoto, devono essere abbattuti oppure devono subire opere di consolidamento strutturale pesanti.
IL LEGNO: MATERIALI DA COSTRUZIONE I materiali da costruzione a base di legno si possono classificare in diverse categorie, a seconda della lavorazione e delle tecnologie utilizzate: • Massicci: tavole grezze, travi, profilati e piallacci, con produzione di trucioli, strand e fibre di legno come scarti di lavorazione. Appartengono a questa categoria anche i materiali da costruzione denominati KVH, ottenuti dall’incollaggio di testa di tavole mediante giunti a pettine. •
Lamellari: lamellare di piallacci, bilama, trilama, lamellare di tavole. Sono ottenuti mediante incollaggio longitudinale di piallacci o di tavole (2 nel caso di bilama, 3 per il trilama, N per il lamellare)
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Piani: compensati di piallacci, compensati di tavole (XLAM), pannelli massicci ad 1,2,e 3 strati, pannelli connessi con chiodi o con incastri. Vengono prodotti incollando, inchiodando od unendo tramite incastri successivi strati di tavole, con ogni strato perpendicolare al precedente ed al successivo.
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Altri prodotti piani: truciolare, OSB, Parallam (LSL). Sono ottenuti dall’incollaggio di trucioli o di strand.
Materiali da costruzione in legno e derivati
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Isolanti: pannelli in fibra di legno, in legno-cemento, in legno-magnesite, pannelli MDF. Vengono prodotti mediante compressione o incollaggio di fibre di legno o di strand, anche con l’utilizzo di altri materiali come cemento o magnesite.
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Altri prodotti: travi ad I, “mattoni” in legno, travi in legno lamellare armate con tondini in acciaio, sistemi solaio con tavole affiancate. Tutti realizzati mediante l’uso di tavole e processi di incollaggio.
Tutti questi prodotti industrializzati garantiscono caratteristiche tecniche e meccaniche definite e ripetibili, semplificando di molto il lavoro di progettazione e di messa in opera di strutture in legno di ogni tipo, migliorandone anche la qualità e la durata nel tempo e riducendone i costi, non essendo più necessario sovradimen-sionare le strutture per far fronte alla variabilità intrinseca del materiale legno massiccio. Il ritrovato uso del legno in edilizia, specie in Paesi del Centro/Nord Europa, deve quindi molto anche a questi nuovi materiali e lavorazioni che hanno ridotto di molto l’incertezza sull’uso e sulle caratteristiche strutturali del legno.
Disegno originale del sistema Balloon Frame
IL LEGNO: TECNICHE DI COSTRUZIONE Le tecniche di costruzione di edifici in legno si possono classificare a seconda del tipo di elemento strutturale di base utilizzato:
• A telaio: utilizza travetti o tavole in legno massello o bilama, creando delle pareti portanti mediante il fissaggio al telaio di pannelli composti da elementi piani in legno di limitato spessore (pannelli in compensato o in OSB, tavole). •
A parete massiccia: utilizza elementi piani in legno massiccio di forte spessore, formati da tavole incrociate incollate, inchiodate o tenute assieme con incastri.
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A blocchi: con metodo blockhaus (a tronchi o sezioni di tronco incastrati sugli angoli oppure con profilati in legno massiccio, ad incastro longitudinale e sugli angoli) o con “mattoni” in legno.
SISTEMA A TELAIO I sistemi a telaio portante in legno sono stati i primi esempi di industrializzazione nel settore delle costruzioni. Storicamente, si possono dividere in due categorie: • Balloon frame •
Platform frame
Il Balloon frame (letteralmente "struttura a pallone") è una tecnica di costruzione inventata a metà dell’Ottocento negli USA a seguito dello sviluppo delle tecniche di lavorazione industriale del legname e dell’industria dei chiodi. Mediante l’utilizzo di segati standardizzati, un uomo solo era in grado di erigere una struttura portante leggera con il solo uso di una sega ed un martello. La struttura era composta da montanti e travi posti a distanza regolare e controventata con tavole in diagonale. Il sistema Balloon frame utilizzava dei montanti alti due piani, che partivano dal terreno ed arrivavano all’altezza del tetto, con un interasse tra loro di 45 cm. Questo permetteva di sorreggere direttamente il tetto senza dover utilizzare travi più grosse e più pesanti per la struttura. Tutti i montanti e le travi venivano connesse tramite chiodatura, eliminando così lavorazioni pesanti e difficili come gli incastri. Inchiodando delle tavole a metà altezza dei montanti si realizzava la connessione per il piano superiore, realizzato mediante un solaio in legno. Le facciate venivano poi finite mediante inchiodatura di tavole disposte in orizzontale oppure con tamponamento in altri materiali. Edifici costruiti con la tecnica Balloon frame si diffusero grandemente nei territori dell’Ovest americano, in Canada ed in Scandinavia. Vantaggi: • assenza di elementi principali e secondari; •
grande semplicità di montaggio;
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montanti, tavole, finestre, porte pre-tagliati in segheria;
•
montaggio molto veloce, con solo uso di sega e martello;
•
primo esempio di prefabbricazione.
Svantaggi: • rigidità compositiva (montanti a distanza fissa e vicini); •
altezza limitata a due piani.
Il Platform frame (letteralmente "struttura a piattaforma") è l’evoluzione del Balloon frame, superandone le sue principali limitazioni: l’altezza di due piani ed i montanti lunghi, difficili da trasportare e da mettere in opera.
Nel Platform frame, la struttura portante è costituita da spezzoni di montanti che vanno da piano a piano. I montanti si interrompono alla soletta del primo piano. Ogni piano successivo è appoggiato su quello inferiore, come su di una piattaforma di fondazione (da qui il termine Platform). Per tutto il resto, la tecnica di costruzione è del tutto simile al Balloon Frame.
SISTEMI MODERNI A TELAIO Dal Platform frame derivano le strutture portanti odierne a gabbia portante tridimensionale in cui tutte le pareti concorrono a distribuire i carichi. Questo ha dato vita al sistema a pannelli portanti a telaio tipico del processo industriale delle case prefabbricate. Le pareti sono tipicamente tamponate sui due lati da lastre controventanti. Tra i pannelli di tamponamento viene inserito il materiale isolante termico ed acustico. Sul lato esterno della struttura in genere si applica un cappotto in modo da aumentare la capacità isolante del muro ed eliminare i ponti termici tipici delle interruzioni parete-solaio. Sul lato interno vengono posati gli impianti, chiusi da un pannello in cartongesso o in fibragesso.
Fonte: LignoAlp
SISTEMA A PARETE MASSICCIA INCOLLATA (XLAM) Il pannello XLAM è costituito dall’incollaggio incrociato di più strati di pannelli in legno massiccio. Ogni pannello è formato dall’incollaggio longitudinale di taglio di tavole di legno, generalmente di abete. Per applicazioni particolari può essere usato il larice o anche altre specie legnose. Il metodo di costruzione del pannello gli conferisce una resistenza ed una rigidezza nelle due direzioni del piano, favorendo la trasmissione omogenea dei carichi e la ripartizione degli stessi. Presenta ottime caratteristiche di flessione, compressione, trazione e taglio, comportandosi come se fosse costituito da un unico materiale omogeneo nelle due direzioni. Un pannello XLAM, correttamente dimensionato, può essere quindi indifferentemente utilizzato in verticale (muratura), in orizzontale (solai) o inclinato (tetti). Con questi pannelli si possono costruire edifici di tutti i tipi, anche multipiano, sopraelevazioni, ampliamenti e ristrutturazioni. I pannelli arrivano dalla fabbrica già tagliati a controllo numerico secondo il disegno strutturale, con i fori predisposti per gli infissi e talvolta anche con i passaggi dei tubi per gli impianti. Si provvede poi generalmente alla posa di un cappotto esterno ed al passaggio degli impianti dal lato interno, nelle
scanalature predisposte nel pannello oppure chiusi da un pannello in cartongesso o in fibragesso, come nel caso delle strutture a telaio.
Fonte: Sistem Costruzioni
L’assemblaggio dell’edificio è molto veloce e preciso, assicurando una qualità di esecuzione molto alta. Con questa tecnologia sono già stati costruiti edifici alti diversi piani (a Londra ne esiste uno di nove), totalmente con struttura portante in legno e palazzi ancora più alti sono in progettazione.
SISTEMA A PARETE MASSICCIA INCHIODATA Il pannello massiccio inchiodato è sostan-zialmente simile all’XLAM, ma anziché colla tra i vari strati vengono utilizzati chiodi in alluminio. Lo spessore dei pannelli è maggiore (circa il doppio di quelli in XLAM con analoghe caratteristiche strutturali) e quindi anche la coibentazione assicurata dal solo pannello è superiore. Ciò permette di avere degli strati addizionali di coibentazione (cappotti esterni o interni) più sottili rispetto alla soluzione con XLAM, arrivando ad uno spessore complessivo del muro, a parità di trasmittanza totale, simile nei due casi. Vantaggi rispetto all’XLAM: • rinuncia totale agli adesivi chimici e connessioni con chiodi in alluminio; •
materiale “naturale”, adatto per applicazioni in ambito eco/bio.
Svantaggi: •
adatto a strutture più semplici, a tre, quattro piani al massimo;
•
spessori e costi maggiori.
Foto: C. Rebora
Per quanto riguarda le tecnologie di lavorazione e di messa in opera, esse sono sostanzialmente simili a quelle adottate per l’XLAM.
SISTEMA A PARETE MASSICCIA AD INCASTRI La parete è realizzata sempre con strati di tavole. Ogni singolo strato è composto da tavole in legno massiccio, affiancate verticalmente. I diversi strati sono a loro volta raccordati tra loro mediante tasselli in legno. Gli strati possono essere realizzati con legni differenti con il lato esterno a libera scelta, in qualità industriale o a vista. Ha sostanzialmente le stesse caratteristiche tecniche e di impiego del muro inchiodato, solo che in questo caso la qualità estetica del legno utilizzato può essere maggiore, permettendo di lasciare uno dei due lati (o entrambi, secondo le esigenze estetiche richieste) a vista.
SISTEMA A BLOCCHI TIPO BLOCKHAUS Sono sistemi molto utilizzati per dare all’abitazione un aspetto tipo “chalet”, quindi adatti ad una localizzazione montana o comunque in mezzo alla natura. Sono realizzati mediante incastro di elementi longitudinali in legno massiccio, che possono anche essere dei tronchi interi o sezioni di tronco, oppure profilati in legno massiccio incastrati longitudinalmente l’un l’altro ed agli angoli, con il tipico sistema incrociato. I sistemi a tronchi interi, oltre a molto dispendiosi e di complesso assemblaggio, hanno una grande rigidità compositiva e non permettono di isolare ulteriormente la costruzione con cappotti esterni né interni (se si vuole lasciare il tronco a vista). Inoltre creano complicazioni per gli impianti, sempre per gli stessi motivi. Un po’ più pratici sono i sistemi blockhaus a profilati che permettono di avere un cappotto interno e quindi il passaggio degli impianti nel cappotto stesso. I sistemi blokhaus non vengono molto richiesti, eccetto per quelle realizzazioni dove l’aspetto estetico montano è fortemente voluto.
SISTEMA A BLOCCHI CON “MATTONI” IN LEGNO Utilizza dei “mattoni” in legno costituiti da tavole incollate con uno spazio interno che può essere riempito di materiale coibente. La costruzione viene realizzata impilando i mattoni in legno, come si
farebbe con quelli di laterizio. Tutto il sistema però è a secco ed il collegamento tra i vari mattoni è assicurato da spine di accoppiamento ed incastri a tenone e mortasa. E’ poi possibile aggiungere un cappotto interno o esterno e le finiture a scelta, in legno, intonacate o a vista, lasciando il lato bello del mattone senza altri rivestimenti. E’ un sistema di costruzione veloce, sul posto. In qualche modo è l’anello di congiungimento tra il metodo tradizionale di posa dei laterizi ed i nuovi sistemi di costruzione industrializzata in legno. In questo senso potrebbe mettere d’accordo il passato ed il futuro, almeno idealmente.
LE CONNESSIONI Una parte fondamentale nelle costruzioni in legno è data dalle connessioni tra i vari elementi. Le connessioni sono importanti per molteplici aspetti: • statica; •
resistenza al fuoco;
•
resistenza al sisma.
Mentre il primo aspetto è evidente, meno lo sono gli altri due. Quindi ne faremo un breve accenno. Per la resistenza al fuoco è molto importante che le eventuali parti metalliche delle connessioni siano protette. Infatti, nel caso di incendio, se la struttura in legno è ben progettata, essa resisterà a lungo prima di collassare in quanto il legno ha la proprietà di bruciare all’esterno, “riparando” l’interno delle travi, che continuano la loro funzione strutturale. Semplicemente, con il tempo la loro sezione si assottiglia, ma se sono state correttamente dimensionate, la struttura reggerà a lungo. Il discorso è invece diverso per le connessioni in metallo, che, se non riparate dal fuoco, sono le prime a cedere, facendo crollare la struttura. Per ovviare a questo problema, spesso si utilizzano degli incastri legno su legno (come quelli a coda di rondine per esempio), che devono però a loro volta essere dimensionati per la corretta resistenza al fuoco. In altri casi, o per strutture più grandi e complesse, si usano connessioni in metallo, ma interne alle travi in legno, in modo che sia il legno stesso della trave a proteggerle. Per la resistenza al sisma, è importante studiare le connessioni in modo che resistano alle varie sollecitazioni longitudinali, trasversali e sussultorie. Anche in questo caso, il tallone d’Achille è costituito dalle connessioni più che dalla struttura dell’edificio. Esiste poi anche un aspetto estetico che fa in molti casi preferire, specie per piccole strutture abitative, gli incastri a scomparsa, legno su legno, come le già citate codi di rondine.
CONCLUSIONI Oggi esistono molti nuovi materiali e tecniche di costruzione basati sull’uso del legno. Questi materiali e tecniche hanno reso la progettazione e la costruzione di edifici in legno più precisa e ripetibile, sopperendo in gran parte alle qualità meno ingegneristiche (ma più naturali) del legno.
Oggi non vi sono più alibi per non costruire in legno. Ci sono invece sempre più dei profondi motivi etici ed ambientali per convincerci a cambiare paradigma e ad invertire la tendenza fin qui seguita di utilizzare questo nostro pianeta come un universo dalle risorse infinite e dalle discariche galattiche.
In sintesi, almeno per quanto riguarda l’edilizia: utilizziamo di più il legno ed il suo ciclo chiuso naturale. Ne gioveremo tutti: la Terra e noi.
RIFERIMENTI E LINKS CNA-Provincia di Torino “Corso introduttivo sul legno e le sue applicazioni in edilizia”, Aprile-Giugno 2011, Torino C. Rebora – ProAERE : “Cambiare Paradigma” – www.proaere.it Auro Naturfarben www.auro.de Ligno Alp www.lignoalp.it MHM www.massiveholzmauer.de Promo Legno www.promolegno.com Sistem Costruzioni www.sistem.it Soligno www.soligno.com Steko www.steko.ch
ROBERTO ZANUTTINI Dottore agrario Dipartimento di “Agronomia, selvico ltura e gestione del territorio” Agro selviter – dell’Università degli Studi di To rino Via Leo nardo da Vinci, 44 1009 5 GRUGLIASCO ( TO) tel. 0 11 6705541 fax 0 11 67 055 56 e - mail: roberto .zanuttini@unito.it
I L LEGN O CO ME MATER I ALE : I N FO RMAZI O N I P ER U N A MI GLI O RE CO N O S CEN ZA, FI N ALI ZZATE AD U N A S CELTA CO R RETTA
Il legno è sempre stato fondamentale per l’uomo che, pur con modalità e criteri diversi, dettati soprattutto dalle risorse forestali disponibili, dal clima e dall’evoluzione socio-economica dell’area geografica considerata, ne ricava legna per riscaldarsi e cuocere i cibi, attrezzi e vari assortimenti da opera o da lavoro. Storicamente era considerato la materia prima e il materiale per eccellenza ed ha fornito un contribuito strategico allo sviluppo della nostra civiltà. Carpenteria, falegnameria, arredamento, ma anche carta, imballaggi, giocattoli, strumenti musicali, componenti per la nautica e il settore dei trasporti, sono solo alcuni esempi di quanto il legno faccia parte integrante della realtà quotidiana e il suo impiego copra le più svariate applicazioni. L’approfondimento della sua conoscenza come materiale si è registrato maggiormente in quei Paesi ove era più abbondante e costituiva una risorsa economica primaria (ad esempio, nei Paesi nordici). In tali aree geografiche si è infatti sviluppata una vera e propria “cultura del legno” che ne ha determinato impieghi prevalentemente funzionali (per isolamento termico) e strutturali (per la costruzione di edifici). In Italia, soprattutto negli ultimi decenni, il legno ha avuto un ruolo secondario ed è stato superato da altri materiali ritenuti più moderni. D’altra parte, almeno nel nostro Paese, manca la dovuta attenzione al legno nella formazione dei progettisti i quali, non conoscendone a fondo le proprietà e le caratteristiche intrinseche, per alcuni pregiudizi radicati e le responsabilità previste dalla legislazione vigente, molto spesso non lo considerano strutturalmente affidabile o lo usano in maniera inadeguata (ad esempio, con eccessivi sovradimensionamenti che fanno lievitare i costi delle costruzioni e ne alterano le potenzialità estetiche e architettoniche), relegandone per lo più l’impiego ove prevalgono le funzioni decorative. Di recente, il legno sta invece riscuotendo un rinnovato interesse,
trainato soprattutto dallo sviluppo della ricerca nel settore degli adesivi, dal successo della tecnologia del lamellare e dall’emergere di una serie di valutazioni tecniche, normative ed ecologiche che gli hanno consentito non solo di recuperare importanza, ma addirittura di assumere posizioni di vantaggio rispetto ai molti materiali concorrenti o alternativi.
I l le g n o e le s u e p e c u lia rit à Il legno è un p ro d o t t o n a t u ra le d i o rig in e b io lo g ic a in quanto è il tessuto vegetale che costituisce il fusto, i rami e le radici degli alberi appartenenti alla sottodivisione botanica delle Gimnosperme (o Co n if e re ) e delle Angiosperme dicotiledoni (o La t if o g lie ), formatosi per opera di uno strato periferico sottocorticale noto come c a m b io ( f ig . 1 ) . La denominazione dei vari tipi di legno è solitamente la stessa della specie botanica che lo ha prodotto. Gli aspetti tecnici che ne caratterizzano il comportamento come materiale derivano in primo luogo dalle sua c o m p o s iz io n e c h im ic a e dalla configurazione della parete delle sue cellule. Il legno è infatti costituito da due polimeri principali ( c e llu lo s a e lig n in a ) che hanno proprietà meccaniche complementari, ove la cellulosa è molto resistente a trazione e la lignina a compressione. A questo proposito, tuttavia, se si esclude un maggior contenuto di lignine nelle conifere, il legno delle varie specie non presenta eccessive differenze nei confronti dei componenti chimici principali. Importanti elementi distintivi sono invece gli e s t ra t t iv i , sostanze estranee alla parete cellulare - così chiamati in quanto possono essere estratti dal legno con appositi solventi - la cui presenza può determinare effetti caratteristici sul colore e la durabilità ma anche eventuali inconvenienti quali l’incompatibilità con certi adesivi e trattamenti di finitura.
Per quanto riguarda la p a re t e c e llu la re , essa è composta da più strati di microfibrille di cellulosa, che formano la struttura portante, variamente intrecciate e consolidate da una matrice di lignina. Ad una sottile membrana esterna, detta parete primaria, segue una parete secondaria di maggior spessore, che si sviluppa verso il lume cellulare e che, a sua volta, è ulteriormente stratificata. La disposizione delle microfibrille all'interno della parete e le loro differenze di orientazione tra i vari strati danno luogo a un complesso cavo ma rigido (per il processo di lignificazione) che permette alla pianta di sopportare le forti sollecitazioni derivate dal peso della chioma e dal vento e fa del legno un materiale leggero e particolarmente resistente, imitato dall’uomo nella realizzazione di molti compositi sintetici.
Et e ro g e n e it à Il legno è un m a t e ria le n o n o m o g e n e o che presenta una struttura articolata per cui ad un esame macro e microscopico appare p o ro s o mentre risulta f ib ro s o se osservato ad un maggior dettaglio, nei suoi costituenti anatomici. In relazione alle esigenze fisiologiche della pianta, che prevedono l'espletamento delle funzioni di conduzione, sostegno, accumulo e secrezione, il legno è infatti formato da c e llu le d iv e rs e (per tipo e forma, f ig . 2 ) e v a ria m e n t e o rie n t a t e , per lo più morte (prive di citoplasma), cave (con un lume cellulare più o meno ampio che ne determina la porosità), unite tra loro secondo modelli di aggregazione predeterminati geneticamente (diversi tra il legno di conifera e di latifoglia e tali da renderne possibile il riconoscimento).
Figura 2. Schema dei vari elementi cellulari che compongono i tessuti legnosi.
Figura 1. Aspetto macroscopico di una porzione di fusto arboreo (latifoglia) con indicazione dei tessuti visibili.
Di seguito vengono analizzate le principali peculiarità che lo contraddistinguono, con una breve descrizione delle loro cause, delle conseguenze e dei possibili rimedi per contenerne eventuali effetti indesiderati. Di queste, alcune costituiscono un motivo di criticità, altre possono avere una duplice valenza, altre ancora rappresentano aspetti positivi e degni di essere valorizzati. Spesso, poi, le diverse peculiarità interagiscono tra loro nel determinare il reale comportamento del legno.
La produzione di tessuti legnosi, generalmente discontinua, si esplica inoltre (almeno per le specie legnose che vegetano nei climi temperati) nella formazione di a n e lli d i a c c re s c im e n t o successivi e concentrici, visibili sulle sezioni trasversali di un fusto, nel cui ambito è spesso possibile distinguere una porzione di le g n o p rim a t ic c io ed una di le g n o t a rd iv o , in quanto le condizioni climatiche, l'umidità del suolo, lo stato fisiologico dell'albero sono solitamente molto diversi tra loro all'inizio e nel corso della stagione vegetativa. Il legno di recente formazione, quello della corona più esterna, è denominato a lb u rn o e presenta generalmente un colore chiaro; ricco di sostanze di riserva (principalmente amido), tale tessuto è più facilmente attaccabile dagli organismi xilofagi. Il legno più interno, che negli alberi maturi costituisce la maggior parte del volume del fusto, è invece detto d u ra m e ; esso è la modificazione nel tempo dell’alburno da cui si differenzia talvolta per un diverso colore e la 2
maggior resistenza al degrado da parte di insetti e funghi, per l’assenza di amido e l’influenza di particolari estrattivi ( f ig . 3 ).
Figura 3. Particolare della porzione di alburno e di durame in un legno di conifera (larice).
Essendo peraltro ricavabile da una moltitudine di specie botaniche diverse, il legno presenta specificità più o meno marcate che ne aumentano ulteriormente la sua eterogeneità.
An is o t ro p ia Il legno è un materiale fortemente anisotropo poiché le sue caratteristiche anatomiche e morfologiche dipendono dalla sezione esaminata e le sue proprietà fisico-meccaniche sono influenzate in modo significativo dalla direzione lungo la quale vengono rilevate. Ciò è dovuto in primo luogo alla disposizione lungo una direzione prevalente (detta f ib ra t u ra ) delle cellule che lo compongono, le quali sono per lo più orientate parallelamente all’asse del fusto. Il legno può infatti essere sezionato lungo una direzione trasversale - che corrisponde alla "testata" di un tronco o di un segato - e lungo direzioni longitudinali, a loro volta, distinte in "longitudinali radiali", "longitudinali tangenziali" o intermedie tra queste. Da un punto di vista dell’aspetto superficiale, ad esempio, se il fusto di un albero viene tagliato perpendicolarmente al suo asse principale, la s e z io n e t ra s v e rs a le che ne deriva può evidenziare una serie di anelli concentrici che rappresentano i segni dei vari accrescimenti annuali. Se è tagliato parallelamente all’asse si ottengono s e z io n i lo n g it u d in a li che in genere evidenziano caratteristiche specifiche, quali l’alternanza di linee di diverso aspetto indicata come “venatura”.
L’anisotropia del legno nei confronti delle sollecitazioni meccaniche dipende invece dal fatto che i le g a m i c h im ic i che tengono le microfibrille di cellulosa unite trasversalmente tra loro (legami idrogeno, di tipo polare) sono caratterizzati da una minor energia rispetto ai forti legami longitudinali (di tipo covalente) tra le suddette molecole e ciò spiega le differenze che il legno fa registrare nelle principali direzione anatomiche. La resistenza del legno e la sua rigidezza risultano infatti elevate parallelamente alla fibratura e molto ridotte perpendicolarmente ad essa. Nel caso della trazione, i valori estremi stanno tra loro nel rapporto di circa 25: 1, con un divario particolarmente marcato soprattutto nel caso di provini di piccole dimensioni e senza difetti. L’anisotropia è una caratteristica inevitabile che può comportare conseguenze anche sul piano delle deformazioni legate alle variazioni dimensionali del legno massiccio e di alcuni derivati.
I g ro s c o p ic it à L'igroscopicità del legno, ovvero la sua a ff in it à a d a s s o rb ire o c e d e re u m id it à , è dovuta alla sua natura chimica, in primo luogo alla componente cellulosica, e dipende dalle condizioni termo-igrometriche dell'ambiente in cui si trova esposto. I gruppi -OH (ossidrili) della cellulosa presentano, infatti, una forte attrazione sia reciproca (tra porzioni adiacenti) che nei confronti delle molecole di vapore presenti nell’ambiente circostante. Ciò comporta che, nelle normali condizioni di esposizione, nel legno sia sempre presente una certa quantità d’acqua legata alle pareti delle cellule che lo compongono, a cui nel materiale fresco si aggiunge quella contenuta nelle cavità cellulari sotto forma liquida e libera di muoversi; tale quantità, detta u m id it à d e l le g n o , è espressa in termini relativi rapportandola percentualmente al peso del legno assolutamente secco (anidro) e nella pratica viene misurata indirettamente mediante appositi strumenti (igrometri) che ne forniscono una stima in funzione di note relazioni con le proprietà elettriche e dielettriche del legno. L’assorbimento di molecole d’acqua sulle pareti cellulari causa un allontanamento tra le microfibrille di cellulosa, mentre il processo inverso ne provoca l’avvicinamento reciproco. Il verificarsi di tale fenomeno determina macroscopicamente le v a ria z io n i d im e n s io n a li tipiche del legno, con gli effetti che ne conseguono. 3
Allo stato fresco (dopo l’abbattimento della pianta e la sezionatura del fusto nei diversi assortimenti) il legno ha di norma un’umidità elevata che poi diminuisce con l’esposizione all’aria delle sue superfici e l’essiccazione. Le variazioni di umidità del legno al di sotto del punto di saturazione, stato teorico in cui tutte le pareti cellulari sono sature di vapore senza presenza di acqua nelle loro cavità, hanno un'importanza pratica su tutte le sue proprietà. Durante l'essiccazione (sia che avvenga per stagionatura naturale o con modalità artificiali) il legno è, infatti, soggetto a fenomeni di rit iro ; viceversa, se viene messo nuovamente a diretto contatto con l’acqua o esposto in ambienti a umidità elevata, subisce un rig o n f ia m e n t o dovuto al riassorbimento di molecole d’acqua in forma liquida o di vapore. Il ritiro volumetrico totale del legno nel passaggio dallo stato fresco a quello anidro (conseguibile solo in condizioni controllate di laboratorio) varia, in funzione delle diverse specie, da circa 6% a più del 20%. Il legno in opera subisce, comunque, perdite di umidità tali da determinare una frazione limitata del potenziale ritiro totale, sebbene, anche in tal caso, le forze in gioco e le sue variazioni dimensionali (unitamente ad eventuali deformazioni indotte) possano risultare importanti. Per le interazioni esistenti tra igroscopicità e anisotropia, i ritiri sono piuttosto lievi parallelamente alla fibratura del legno ma decisamente più ingenti lungo le direzioni radiali e tangenziali. Nel caso specifico, tale rapporto è circa 0,5:5:10 in quanto il valore in direzione assiale è trascurabile mentre quello tangenziale può essere particolarmente elevato (in media doppio di quello radiale e fino a 10-15 volte superiore a quello assiale). In questo ambito, l'anisotropia dei ritiri del legno in direzione radiale e tangenziale può dare luogo a f e s s u ra z io n i in e v it a b ili (per cui una trave di sezione elevata, contenente il midollo, presenta spesso un ampio cretto radiale) e, a volte, ad importanti deformazioni (ad esempio, l’imbarcamento dei segati ottenuti con un taglio tangenziale). Modificazioni dell’umidità del legno si verificano, in d ip e n d e n t e m e n t e dal g ra d o di s t a g io n a t u ra ra g g iu n t o , tutte le volte che cambiano le condizioni climatiche dell’ambiente in cui è a contatto. Il rimedio più semplice ed efficace per risolvere il problema delle conseguenti variazioni dimensionali è quello di c o n d iz io n a re il le g n o a u n ’u m id it à in e q u ilib rio c o n l’a m b ie n t e d i p o s a (che
risulterà diversa in funzione del manufatto considerato: ad esempio, intorno a 7% per un parquet e circa 15% per gli elementi lignei di un sottotetto non riscaldato), evitando l’uso di singoli elementi massicci che presentino ampie superfici tangenziali e, ove questo non sia possibile, facendo ricorso a soluzioni tecniche (quali il rilascio di opportuni giunti di dilatazione) per cui gli eventuali movimenti abbiano modo di verificarsi senza determinare particolari inconvenienti. Opportuni riv e s t im e n t i p ro t e t t iv i permettono di contenere gli effetti dovuti ad oscillazioni di umidità brevi e limitate, ma non consentono di eliminare completamente il fenomeno. Va ria b ilit à Relativamente alle sue proprietà intrinseche, il legno, in quanto prodotto di origine naturale, è di per sé caratterizzato da un elevato grado di variabilità. Ciò dipende, inoltre, dal g ra n n u m e ro d i s p e c ie le g n o s e esistenti che, peraltro, non è esattamente noto. Stime attendibili parlano di varie migliaia, ma quelle il cui legname costituisce un reale oggetto di commercio è attualmente limitato ad una piccola frazione del totale. Considerando poi che la maggior parte delle proprietà meccaniche del legno sono legate alla sua m a s s a v o lu m ic a o densità (ovvero, dal rapporto tra la massa e il volume apparente di un campione di materiale), il fatto che il legno di Balsa, il più "leggero", abbia un valore di tale caratteristica fisica pari a circa 160 kg/m3 in confronto ai circa 1280 kg/m3 del Lig n u m v it a e , uno tra i legni più "pesanti", evidenzia con chiarezza le possibili differenze riscontrabili. Oltre alle c a u s e g e n e t ic h e , la variabilità del legno delle diverse specie è spesso dovuta all' in f lu e n z a di alcuni f a t t o ri di t ip o a m b ie n t a le e s e lv ic o lt u ra le sull'accrescimento dei fusti arborei. Questi danno origine a variazioni dimensionali delle cellule, dello spessore delle loro pareti e ad una diversa ampiezza degli anelli di accrescimento e proporzione tra i vari tessuti legnosi che li compongono, con influenze anche notevoli sulla massa volumica del legno che manifestano i loro effetti su alcune delle sue proprietà fisiche (variazioni dimensionali) e meccaniche (valori di resistenza e rigidezza). A parità di condizioni di prova, le caratteristiche tecnologiche di un certo legno risultano pertanto legate alla s p e c ie b o t a n ic a considerata e alla sua p ro v e n ie n z a geografica. Tale fenomeno si manifesta, comunque, non solo tra soggetti arborei di specie diverse 4
( v a ria b ilit à in t e rs p e c if ic a ), ma anche fra individui della stessa specie e dello stesso popolamento ( v a ria b ilit à in t ra s p e c if ic a ) e addirittura all'interno di uno stesso albero, in quanto i modelli naturali di accrescimento e l'eterogeneità anatomica che può derivarne legano le proprietà di un campione di legno alla sua posizione radiale (intesa come distanza di prelievo rispetto al centro della sezione trasversale del tronco) ed all'altezza lungo il fusto dal quale è stato ricavato. Un'ulteriore importante causa di variabilità dei valori di resistenza del legno è la presenza di d if e t t i quali, ad esempio, nodi, deviazioni della fibratura ed alterazioni fungine che, di conseguenza, rappresentano i principali parametri da prendere in considerazione nella classificazione del legname ad uso strutturale (per cui è fondamentale distinguere le proprietà meccaniche del materiale “netto” e i piccoli provini da laboratorio da quelle determinate sul legname in dimensione d’uso). Per un corretto impiego del legno è molto importante tener conto di tutti i fattori di variabilità elencati. Nel caso, ad esempio, di un impiego strutturale è opportuno che qualsiasi calcolo relativo alle caratteristiche di resistenza meccanica debba basarsi, per motivi di sicurezza, sui valori minimi registrati per la sollecitazione considerata piuttosto che sulla media dei risultati ottenuti. Infatti, il coefficiente di variazione (ovvero lo scarto tipo espresso in percentuale rispetto al valore medio) della resistenza del legno privo di difetti nei confronti delle principali sollecitazioni è già piuttosto elevato e mediamente pari al 20%. A questo riguardo, e per rappresentare le reali condizioni di sollecitazione del materiale in opera, l'Eurocodice 5 (EC5), la norma di riferimento per la progettazione e verifica delle strutture lignee, prevede di utilizzare valori di resistenza determinati su provini di medie dimensioni e di considerare come "valore caratteristico" quello corrispondente al 5° percentile inferiore della distribuzione di frequenza della proprietà in esame. Ai fini di una corretta caratterizzazione tecnologica del materiale e di rendere confrontabili tra loro i risultati ottenuti, è poi necessario seguire idonei criteri di campionamento in cui è richiesta una particolare attenzione alla dimensione, forma e numerosità dei provini, alla metodologia di riferimento (a questo proposito esistono, ad esempio, norme nazionali UNI, DIN, AFNOR, ASTM ecc.., europee EN ed internazionali ISO), al condizionamento (in modo da riferire i risultati a ben determinati valori di umidità e temperatura del legno), alla
regolazione dei parametri di prova (velocità e tempo di applicazione della sollecitazione, in quanto il legno ha un comportamento viscoelastico), ai limiti di validità e applicabilità dei risultati ottenuti. B io d e g ra d a m e n t o Come ulteriore conseguenza della sua origine biologica, il legno può essere facilmente deteriorato dagli agenti del biodegradamento, principalmente da f u n g h i e in s e t t i che trovano nutrimento nei costituenti chimici della parete delle sue cellule o nelle sostanze di riserva. Se, sotto un certo aspetto, tale fenomeno può costituire un vantaggio (ad esempio, quando un prodotto ligneo diviene inutilizzabile e deve essere smaltito), rappresenta spesso un grave pericolo nel momento in cui è richiesta la sua conservazione e durata dopo la posa in opera. La d u ra b ilit à n a t u ra le , proprietà che esprime appunto la resistenza al degradamento biologico di un legno, è solitamente migliore nella porzione di durame rispetto a quella di alburno, in quanto la maggior resistenza del primo è attribuita alla presenza di alcuni estrattivi (composti organici di tipo fenolico quali i tannini ecc..). Essa varia poi tra specie e specie legnosa ma anche nell’ambito di una stessa pianta e deve essere sempre riferita ad una particolare categoria di organismi. In ben determinate condizioni di impiego, il legno è comunque un materiale estremamente durevole. Manufatti intarsiati di notevole pregio artistico ritrovati nelle tombe dei Faraoni si sono conservati perfettamente per oltre 4000 anni; il clima secco e costante all'interno delle piramidi ha infatti permesso che si instaurassero condizioni ideali per la preservazione del legno. Anche in Giappone, tuttavia, si ritrovano ancora ammirevoli edifici sacri a struttura lignea perfettamente integri dopo 1300 anni di servizio mentre, nel clima ancor più rigido e severo delle montagne norvegesi, esistono numerosi esempi di costruzioni interamente in legno (s t a v e c h u rc h e s ) erette da circa 800 anni e conservate in ottimo stato, anche perché sottoposte a regolare manutenzione o sostituzione degli elementi soggetti ad alterazione. Ponti, pontili, paleria, costruzioni navali … sono altri casi, più comuni, che dimostrano l’efficacia dell’uso del legno in ambienti critici. Le vecchie costruzioni ad ossatura lignea, generalmente in rovere, diffuse soprattutto in nord-Europa, testimoniano parimenti la durevolezza nel tempo di tale materiale, a patto che venga scelto il legname idoneo e siano seguite corrette procedure di posa e manutenzione.
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Un ulteriore esempio significativo è quello dei pali da fondazione. Prima del calcestruzzo armato le fondazioni erano realizzate in legname tondo e molte costruzioni afferenti ai beni culturali o semplici abitazioni civili sono appoggiate su paleria lignea, sia in ambiente secco che umido (vedasi a proposito la città di Venezia). Oggigiorno, poi, numerose opere di consolidamento di scarpate e di terreni in erosione o a forte pendenza fanno ugualmente appello a tale materiale negli interventi di ingegneria naturalistica. Quanto sopra non deve comunque essere fuorviante: il legno di poche specie botaniche presenta infatti un’elevata durabilità naturale. Il rovere, il castagno, il larice e vari legnami tropicali rientrano in questo caso, a patto di eliminarne preventivamente la porzione di alburno che è sempre considerata non durabile. Conoscere e prevenire il rischio di attacco biologico è sicuramente più facile, oltre che più economico, rispetto che riparare i danni verificatisi. La soluzione per un'efficace p re v e n z io n e consiste nel realizzare condizioni sfavorevoli allo sviluppo degli organismi che lo degradano. Nel caso dei funghi, ad esempio, è importante evitare che l’umidità del legno possa superare una certa soglia di rischio; per alcuni insetti particolarmente dannosi, come ad esempio le térmiti, è invece assolutamente necessario evitare il contatto con il terreno. Il legno esposto alle intemperie può comunque conservare a lungo la sua funzionalità senza evidenziare particolari problemi qualora venga impiegata la specie adatta ed i dettagli costruttivi prevedano che l'acqua possa evacuare velocemente dalla superficie, evitando il pericolo del ristagno di umidità o la formazione di condensa, che risultano dannosi specialmente in prossimità di eventuali giunzioni, cavità e nelle zone di contatto con la muratura perimetrale. In alternativa, contro i rischi di alterazioni fungine o di attacco di insetti, possono rivelarsi utili varie tipologie di t ra t t a m e n t i p re s e rv a n t i – superficiali o applicati con autoclave, in funzione dei livelli di protezione richiesti – che permettono di ottenere una durabilità conferita. In questo ambito, i progressi raggiunti nella formulazione dei prodotti usati e nelle tecniche di applicazione consentono soluzioni efficaci e definitive ma anche rispettose dell’ambiente. Una condizione fondamentale è quella di prevedere un adeguato programma di m a n u t e n z io n e , soprattutto nel caso in cui la continuità della finitura superficiale (a base di impregnante o vernice) contribuisca all’efficacia del trattamento eseguito.
E’ opportuno infine ricordare che il legno è in genere resistente agli agenti chimico-fisici che causano la corrosione dei metalli e il degradamento di altri materiali da costruzione. Co m b u s t ib ilit à e is o la m e n t o t e rm ic o Per la sua composizione chimica di base, il legno è ovviamente un materiale combustibile e suscettibile all'azione del fuoco. Il suo comportamento, tuttavia, è oggetto di preconcetti in quanto, mentre elementi lignei di dimensioni limitate bruciano facilmente, strutture di ampia sezione risultano molto resistenti. Durante le fasi di sviluppo di un incendio, infatti, tali strutture evidenziano un processo di combustione lento e conservano la maggior parte della loro resistenza originaria, senza subire i cedimenti improvvisi che spesso si verificano nel caso di altri materiali. Ciò risulta possibile per la b a s s a c o n d u c ib ilit à t e rm ic a del legno ed ancor più per quella dello s t ra t o c a rb o n iz z a t o che si forma sulla sua superficie al contatto col fuoco. A questo proposito, conoscendo la velocità di carbonizzazione è possibile stabilire in maniera attendibile dopo quale intervallo di tempo dall'inizio di un eventuale incendio la sezione residua dei vari elementi che compongono la struttura lignea e stabilire è ancora in grado di resistere. A condizione che venga realizzata una corretta progettazione, seguiti adeguati sistemi e precauzioni costruttivi, le strutture di legno offrono un elevato grado di sicurezza nei confronti del fuoco, permettendo di soddisfare una delle regole fondamentali in materia di prevenzione incendi: evacuare in tempo utile le aree colpite e intervenire opportunamente per riportare l'evento sotto controllo. Oltre a un comportamento al fuoco perfettamente prevedibile, il legno presenta i seguenti vantaggi: - per la sua rid o t t a d ila t a z io n e termica, gli elementi strutturali lignei si deformano poco se esposti al fuoco e le connessioni tra le diverse membrature restano stabili; - per la sua bassa conducibilità termica, il legno funge da p ro t e z io n e a i c o n n e t t o ri m e t a llic i (che vengono ormai inseriti nelle strutture lignee); - contrariamente a molti prodotti organici o di sintesi, il legno n o n rila s c ia g a s t o s s ic i diversi da quelli che intervengono in un processo di combustione naturale. Negli elementi di sezione limitata, più vulnerabili, è possibile adottare varie soluzioni in grado di proteggere il legno o limitare l’azione 6
del fuoco. Tra queste si citano l’applicazione di intonaci, pitture o vernici ignifughe che ne ritardano l’infiammabilità. La limitata conducibilità termica del legno, dovuta alla sua struttura cellulare porosa, lo rende inoltre un bu o n is o la n t e , con caratteristiche relativamente simili ai materiali di sintesi specificatamente realizzati per soddisfare tali esigenze, tanto da risultare particolarmente idoneo per l’allestimento di pareti, solai e coperture. Un edificio in legno si riscalda infatti facilmente e fornisce condizioni ambientali regolari e stabili; la temperatura superficiale delle pareti, appena inferiore a quella del locale circostante, e l’igroscopicità del materiale garantiscono poi condizioni di c o m fo rt e una ridotta dispersione di calore per irraggiamento.
Ef f ic ie n z a s t ru t t u ra le Sebbene le sue proprietà meccaniche non raggiungano valori particolarmente elevati rispetto ad altri prodotti da costruzione, grazie a un f a v o re v o le ra p p o rt o re s is t e n z a / p e s o il legno è innanzitutto un materiale strutturale. Così una trave di 3 m di luce, in grado di sopportare un carico di 20 tonnellate, pesa 60 kg se realizzata in legno, 80 in acciaio e 300 in cemento armato. Tale leggerezza, rapportata alle sue prestazioni meccaniche, rende il legno molto apprezzato per realizzare palestre ed altri edifici destinati ad attività sportive o nei fabbricati industriali e commerciali. Per lo stesso motivo, la scelta del legno è frequente quando il suolo ha una scarsa portanza ed è parimenti prioritaria per realizzare soppalchi o sopraelevazioni, limitando la caduta dei carichi e le sollecitazioni a livello delle fondamenta. I progressi ottenuti nella tecnologia del legno lamellare incollato e nella realizzazione dei connettori, in particolare sotto forma di scarpe e caviglie metalliche, hanno poi consentito di migliorare ulteriormente le prestazioni delle strutture lignee, di c o p rire g ra n d i lu c i s e n z a a p p o g g i in t e rm e d i e re a liz z a re f o rm e c o m p le s s e ( f ig . 4 ). Il legno si presta bene anche alla fabbricazione di strutture miste, abbinato a cavi di acciaio, che apportano maggior resistenza a trazione, o al calcestruzzo, ove siano previste elevate sollecitazioni di compressione. In combinazione con resine e fibre sintetiche esso offre, inoltre, un ampio ventaglio di soluzioni tecniche in caso di interventi di consolidamento o restauro.
Figura 4. I ponti in legno sono uno dei numerosi esempi di applicazione strutturale di questo materiale (sotto forma di legno massiccio o lamellare).
Beneficiando poi dei progressi registrati nella classificazione del legno per usi strutturali, i progettisti sono oggi in grado di ottimizzarne l’impiego in edilizia. Le nuove norme europee (a supporto dell’Eurocodice 5) e i documenti nazionali (Norme Tecniche per le Costruzioni) per i calcoli e le verifiche di manufatti e strutture di legno ne favoriscono la diffusione consentendo di evitare i tradizionali approcci empirici. Il legno ha infine un o t t im o c o m p o rt a m e n t o n e i c o n f ro n t i d e lle s o lle c it a z io n i s i s m ic h e ed è il materiale preferito per l’edilizia nelle aree ove i terremoti rappresentano un rischio frequente.
P ro p rie t à e s t e t ic o - d e c o ra t iv e A prescindere dalle sue caratteristiche prestazionali, il legno presenta alcuni a s p e t t i m o rf o lo g ic i e c ro m a t ic i , unitamente ad un fascino e ad una s e n s a z io n e d i c a lo re , che costituiscono spesso i fattori determinanti nella sua scelta per innumerevoli applicazioni nel settore dell’arredamento. La molteplicità e diversità delle specie botaniche utilizzabili concorrono, infatti, a definire le particolarità estetiche di ciascun legno che sono rappresentate da un insieme di caratteristiche quali fibratura, tessitura, c o lo re , v e n a t u ra e d is e g n o .
Va le n z e e c o lo g ic h e L’aspetto ecologico rappresenta un ulteriore importante argomento a favore del legno e dei suoi derivati. Finora, infatti, gli approcci di tipo economico sono stati decisivi per la scelta di un materiale e, se le specifiche tecniche potevano essere soddisfatte da varie tipologie di prodotti 7
(come nel caso di una trave, che può essere realizzata in acciaio, calcestruzzo, in legno massiccio o lamellare), si trattava di dimensionare bene il manufatto e valutare quello che costava meno. Attualmente, invece, l’esigenza di una p iù ra z io n a le p ia n if ic a z io n e d e lle ris o r s e d is p o n ib ili e della v a lu t a z io n e d e i p ro c e s s i in d u s t ria li , derivanti da una maggior coscienza ecologica generale, sollecitano la società a considerare maggiormente alcuni aspetti un tempo trascurati, quali il rischio crescente di esaurimento delle materie prime, il costo energetico di un materiale e l’impatto ambientale dei suoi processi di produzione e riciclaggio. Visto l’enorme quantitativo di materiali utilizzati e il continuo aumento dei consumi (anche quelli non necessari), è apparso, infatti, evidente che alcuni prodotti di sintesi, seppur utili, non possono sostituire del tutto quelli tradizionali o legati all’uso di materie prime non esauribili. Inoltre, se in passato il costo energetico di un materiale (riferito alla sua produzione, posa in opera ed opzioni di fine vita) non era considerato, ora è diventato di importanza basilare. Infine, sulla base del principio “chi inquina paga”, è lecito esigere che i costi indiretti derivanti dai danni di qualsiasi tipo legati alla realizzazione di un prodotto debbano essere contabilizzati nel suo prezzo finale: in sostanza, non é più ammissibile l’uso di un materiale di per sé poco costoso ma che richiede alla collettività di sopportare costi addizionali elevati; è pertanto necessario che la produzione di un bene rifletta interamente il suo costo per l’ambiente (da cui lo sviluppo dei sistemi di certificazione ambientale). In tale contesto, il legno è in primo luogo una m a t e ria p rim a rin n o v a b ile , abbondante e in aumento in molti Paesi. Il patrimonio forestale italiano interessa, ad esempio, una superficie complessiva di 10 milioni di ettari, ammonta a circa un miliardo di metri cubi (volume stimato del legname in piedi) e si incrementa annualmente di circa 30 milioni di metri cubi. Di questi, nell’ultimo trentennio sono stati raccolti solo da 5 a 9 milioni di metri cubi all’anno (esclusi i prelievi fuori foresta), ovvero una quantità nettamente inferiore all’accrescimento biologico e al potenziale prelevabile. Fra i popolamenti specializzati sono poi presenti quasi 100.000 ettari di pioppeti che, coltivati con un turno mediamente pari a 10 anni, garantiscono una provvigione di 10 Mm3 e un prelievo di circa 1 M m3/anno (f ig . 5 ). La stessa situazione si verifica in quasi tutti i Paesi europei. In tali condizioni, a differenza dei materiali
d’estrazione, il legno è disponibile teoricamente all’infinito, nonché utilizzabile senza problemi e in maniera programmata nel tempo qualora sia garantita la rinnovazione dei popolamenti d’origine.
Figura 5. Esempio di impianto riconducibile alla pioppicoltura tradizionale.
La g e s t io n e s o s t e n ib ile , e le varie iniziative di c e rt if ic a z io n e f o re s t a le che ne rappresentano lo strumento attuativo, è nata proprio dalla necessità di soddisfare l’aumento dei prelievi e del consumo di legno preservando la risorsa disponibile. E’ via via prevalso, infatti, un a p p ro c c io m u lt if u n z io n a le per cui la foresta deve possibilmente restare un ecosistema naturale, ricco di biodiversità, che partecipa all’equilibrio del paesaggio, alla difesa idrogeologica e garantisce la fruizione turisticoricreativa, fornendo prodotti legnosi e non per i bisogni dell’economia e a favore delle generazioni attuali e future. L’obiettivo di tale gestione consiste proprio nel riuscire a conciliare esigenze apparentemente contrastanti. Ad essa sono poi di supporto le piantagioni artificiali e l’attività di a rb o ric o lt u ra d a le g n o , che permettono di produrre legname omogeneo, in tempi brevi. Secondariamente, il c o s t o e n e rg e t ic o della produzione e trasformazione del legno è particolarmente f a v o re v o le . Grazie al processo fotosintetico, la produzione primaria di legno ha infatti un impatto positivo; inoltre, l’energia richiesta per produrre un volume unitario di materiale legnoso è bassa (130 volte inferiore a quella necessaria per un metro cubo di acciaio), mentre la sua lavorazione implica ugualmente un consumo limitato. Si tenga anche presente che produrre e raccogliere legno secondo criteri di sostenibilità contribuisce alla s e g re g a z io n e de l c a rb o n io che viene così sottratto all’atmosfera, mentre, a differenza dei combustibili fossili, lo stesso impiego energetico 8
del legno evidenzia un bilancio del carbonio nullo e non contribuisce ad alimentare l’effetto serra. Infine, l’ im p a t t o a m b ie n t a le delle attività di trasformazione del legno è parimenti c o n t e n u t o grazie al ricorso ad attrezzature e processi semplici e alla possibilità di recuperare molti scarti di lavorazione (corteccia, sciaveri, refili, segatura ..) per i fabbisogni energetici interni e l’approvvigionamento delle industrie dei pannelli ricomposti e della carta. Quasi sempre, poi, al termine della loro vita utile, l’insieme dei prodotti a base di legno è ric ic la b ile e tale possibilità costituisce un’ulteriore importante ragione per poter definire il legno come un “ecomateriale”. Nei prossimi anni è presumibile che le pressioni di carattere ecologico influenzeranno ancor più le decisioni economiche e produttive, offrendo nuove opportunità di investimento in quei settori industriali legati alle risorse rapidamente rinnovabili e ai loro derivati.
I n n o v a z io n i e p o t e n z ia lit à Il legno massiccio riproduce le caratteristiche fisiche (colore, tessitura, densità) e meccaniche tipiche della specie considerata, mentre la morfologia degli assortimenti e semilavorati che ne derivano dipende da quella dell’albero da cui essi sono stati ricavati: la loro lunghezza è limitata dall’altezza del fusto (o dalla lunghezza del tronco), la loro larghezza dal diametro. Essi evidenziano poi le caratteristiche naturali della pianta di origine, ove i nodi testimoniano la disposizione dei rami, mentre l’ampiezza degli anelli e la fibratura ne riflettono le condizioni di accrescimento. Tuttavia, se utilizzato sotto forma di massiccio, oltre a presentare spesso limitazioni geometriche, a causa delle sue peculiarità, il legno non offre sempre garanzie di soddisfare le esigenze richieste in termini di resistenza, durabilità e stabilità dimensionale. Un aiuto per migliorare l’omogeneità, l’uniformità prestazionale e l’affidabilità del legno come materiale è fornito dagli investimenti in ricerca e sviluppo e dalle recenti in n o v a z io n i d i p ro c e s s o (ovvero dall’evoluzione tecnologica di macchine e impianti) e d i p ro d o t t o (incluse quelle registrate nel settore degli adesivi). Entrambi hanno agevolato il superamento di alcuni fattori negativi insiti con la materia prima, consentendo di ottenere m a n u fa tt i di d im e n s io n i e f o rm a p ro g e t t a b ili e d a l c o m p o rt a m e n t o p iù f a c ilm e n t e p re v e d ib ile e in t e rp re t a b ile . Tale opportunità è stata resa possibile dalla riduzione del legno massiccio in
elementi unitari dalle dimensioni contenute, dall’eliminazione di eventuali anomalie, dalla loro essiccazione adeguata, dal severo controllo delle caratteristiche dei componenti e dei parametri di ricomposizione (ad esempio, la ripartizione statisticamente distribuita dei difetti nel caso di una trave di legno lamellare rispetto ad una in massiccio) e dall’eventuale ricorso a interventi mirati a migliorare le proprietà meccaniche, la durabilità o il comportamento al fuoco del prodotto finale (per la maggiore facilità di esecuzione su elementi unitari di spessore ridotto). Tutto ciò si è concretizzato nella realizzazione di p ro d o t t i a b a s e d i le g n o e c o m p o s it i a d a lt o conte nuto q u a lit a t iv o e t e c n o lo g ic o , caratterizzati da un comportamento in linea con quello dei materiali di altra natura e di più comune impiego in ambito strutturale (vedasi l’ampia famiglia dei prodotti ingegnerizzati), ma anche di nuovi materiali decorativi (come, ad esempio, il legno multilaminare) in grado di riprodurre su un supporto ligneo aspetti estetici progettati “ad hoc”, con tonalità e effetti cromatici rari o non reperibili in natura. Poiché, nel caso specifico, il legno proviene prevalentemente da impianti artificiali, diradamenti, fusti di piccolo diametro, cimali e ramaglia, tutto ciò ha contribuito a determinare sia una minore pressione a carico delle risorse forestali di origine naturale, tramite un più efficiente impiego della materia prima e degli scarti di lavorazione, sia un rinnovato interesse per i prodotti ottenuti, in virtù del loro miglior profilo ecologico rispetto ai potenziali concorrenti. In conclusione, è importante tenere presente che, mentre alcuni materiali messi a punto dall’uomo sono stati appositamente realizzati per soddisfare specifiche esigenze applicative, nel caso del legno, soprattutto se usato sotto forma di massiccio, è l’uomo che ha dovuto adattarsi alle sue peculiarità. Per ottimizzarne l’uso non si deve quindi dimenticare la sua origine biologica né le funzioni svolte dai tessuti legnosi nell’ambito della pianta. La molteplicità e varietà dei legni disponibili permette comunque di scegliere quello più adatto a un determinato impiego, ovvero un legno leggero e resistente per la carpenteria e gli usi strutturali, durabile per la posa in opera in ambiente esterno, duro per l’allestimento di pavimenti, decorativo per gli arredi ecc.. In altri termini, l’insieme delle sue proprietà rendono il legno impareggiabile nei casi in cui è richiesto un aspetto decorativo, molto interessante come componente strutturale e di numerosi sistemi costruttivi, meno adatto ove prevalgano elevati 9
requisiti prestazionali, esigenze di lunga esposizione ai fattori atmosferici di degrado o di totale incombustibilità. In prospettiva, la messa a punto di prodotti innovativi e l’attenzione nei confronti degli aspetti ecologici connessi all’uso delle materie prime aprono ulteriori spazi applicativi, facendone emergere l’importanza sia come materiale tradizionale sia per la sua modernità e le qualità positive che lo contraddistinguono. In ogni caso, la conoscenza delle caratteristiche tecnologiche peculiari del legno e dei suoi derivati costituisce insieme a quella del contesto normativo vigente, un prerequisito per garantirne un impiego adeguato e ricco di soddisfazioni.
B ib lio g ra f ia d i rif e rim e n t o B ERTI S . , P I AZZA M., Z AN UTTI N I R. (2002). S t ru t t u re d i le g n o pe r u n ’e d iliz ia s o s t e n ib ile . Ma t e rie p rim e e p ro d o t t i. Pro ge t t a z io n e e re a liz z a z io n e . Collana: “Manuali dell’edilizia. Strumenti per progettisti e imprese”. Edito da “Il Sole 24 ore”, settembre 2002: 320 pp. CERU LLO S ., Z ANU TTI N I R. (2003). Le g no s u g h e ro - a rre d o . Gu id a a lla n o rm a t iv a te c n ica . Pubblicato da Federlegno-Arredo srl, febbraio 2003: 244 pp. D U LBECCO P. , LU RO D . (1998). L’e s s e n t ie l s u r le b o is . CTBA, Parigi : 184 pp. G I ORD AN O G. (1981). Te c n o lo g ia de l le g n o - Vol. 1., La materia prima. Ed. UTET, Torino: 1086 pp. G I ORD AN O G. (1997). An t o lo g ia de l le g n o - Vol. 1. e Vol. 2. Ed. Consorzio LEGNO LEGNO , Reggio Emilia: 457 pp. Z AN UTTI N I R. (2003). I m o d e rn i pa n n e lli a b a s e d i le g n o . L’Italia Forestale e Montana. Anno LVIII – Fasc. n. 1, gennaio-febbraio 2003: 34-53. Z AN UTTI N I R., M ACCHI ON I N . (1997). Pro d o t t i a b a s e d i le g n o in g e g ne riz z a t i p e r im p ie g h i s t ru t t u ra li. Presenza tecnica, giugno 1997, Edizioni PEI, Parma: 71-76. Z AN UTTI N I R. (2008). Du ra b ilit à b io lo gic a d e i m a t e ria li le g n os i. Edizioni Lampi di Stampa, Milano: pp. 112.
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CLEMENTE REBORA Ingegnere ProAERE AVIGLIANA - TO tel. 3339330820 web: www.proaere.it e-mail: info@proaere.it
S TRU TTU RA P O R TAN TE I N LEGN O MAS S I CCI O REALI ZZAZI O N I I N P I EMO N TE
Viviamo in un periodo in cui termini come risparmio energetico, sostenibilità ambientale, utilizzo di materiali naturali, ciclo di vita, riuso, riciclo, energie alternative, qualità dell’abitare, ecc, sono sempre più diffusi e non solo tra gli “addetti ai lavori”. Anche tra la popolazione si sta sempre più diffondendo la consapevolezza di quanto sia ormai inevitabile una revisione dei parametri indicatori del “ben-essere” e dello “sviluppo”.
TECN O LO GI A A MU RO MAS S I CCI O MH M
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Tecnologie tedesca, con diversi stabilimenti in Europa (Germania, Russia, Italia, Svezia, Romania);
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pareti spesse e massicce, realizzate con tavole incrociate in abete, di qualità strutturale, inchiodate tra loro con chiodi in alluminio;
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nessun impiego chimiche;
e
sostanze
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elevato isolamento termico ed elevata inerzia termica grazie spessore e massa;
acustico, al forte
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stabilità di forma;
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riciclaggio totale a fine ciclo di vita;
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riduzione dell’inquinamento elettromagne-tico interno grazie al muro in legno massiccio in grado di abbattere gran parte delle radiazioni elettromagnetiche esterne;
Per raggiungere i predetti obiettivi, la scelta dell’uso di una struttura portante il legno è stata praticamente obbligatoria e non solo frutto di una “simpatia” del progettista per l’elemento legno.
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comfort e regolazione del microclima interno;
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elementi strutturali di grandi dimensioni realizzati con taglio a controllo numerico;
Si è scelto di realizzare i due edifici utilizzando un pannello strutturale in legno massiccio senza colle ed isolanti in fibra di legno in modo da massimizzare l’aspetto ecologico e di comfort degli ambienti, anche in estate.
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tempi di montaggio molto ridotti;
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abitazioni confortevoli ed asciutte, diatamente abitabili;
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libertà progettuale: geometria libera delle pareti, nessun modulo, nessun schema prefissato.
In questo senso, parlare di edifici con strutture portanti in legno massiccio rientra pienamente di diritto nell’ambito del più vasto discorso di tutela dell’ambiente, dell’uomo e di come vogliamo lasciare il pianeta alle generazioni future. Il legno infatti, oltre ad essere un ottimo materiale da costruzione dal punto di vista strutturale, lo è anche da quello ambientale in quanto è un materiale naturale, ampiamente disponibile, CO2 neutrale, riciclabile e riutilizzabile ed il suo utilizzo riduce drasticamente l’energia necessaria alla costruzione ed alla conduzione dell’edificio. Le due realizzazioni presentate, pur essendo molto differenti in termini di destinazione d’uso e di scelte architettoniche ed estetiche, rappresentano due significativi, seppur piccoli, esempi di edifici pensati, progettati, realizzati e condotti nello spirito di minimizzare l’impatto sull’ambiente e massimizzare il comfort abitativo e l’intero ciclo di vita del “prodotto”, rendendolo il più possibile “sostenibile”.
Nel seguito verranno analizzate le caratteristiche specifiche del pannello utilizzato e quelle peculiari dei due edifici presi in esame.
di
collanti
imme-
ED I FI CI O RES I D EN ZI ALE MO N O FAMI LI ARE A GI VO LETTO – TO Pro g e t t a z io n e e D . L. : I n g . Cle m e nt e Re bo ra – Pro AERE Av ig lia n a
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utilizzo quasi esclusivo di materiali ecologici e naturali;
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struttura portante in legno massiccio spessore 20,5 cm, a tavole incrociate inchiodate;
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assenza totale di collanti perimetrali e nei tramezzi;
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taglio computerizzato di tutta la struttura portante (muri e tetto);
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isolamento termico ed acustico molto spinto, realizzato mediante doppio cappotto esterno (12 cm) più cappotto interno (4 cm), tutti di materiale ecologico di provenienza vegetale (fibra di legno);
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grande inerzia termica per un comfort estivo senza impianti di condizionamento, data dallo spessore e dalla massa delle pareti e del tetto, ottenuta grazie al peso specifico della parete in legno massiccio e degli isolanti naturali utilizzati;
Progetto – Prospetto Ovest
Si tratta di una grande abitazione unifamiliare localizzata in un ambiente pianeggiante a pochi chilometri da Torino ed ai limiti dei primi rilievi alpini, in un contesto di ville unifamiliari o plurifamiliari tradizionali, con muri intonacati o in paramano, porticati e finestre con persiane in legno. Tutti gli edifici circostanti sono stati realizzati in edilizia convenzionale.
nelle
pareti
L’obiettivo del progettista era quello di mantenere la valenza estetica dell’edilizia tradizionale del luogo, rivisitandone però gli spazi interni realizzando ambienti a tutta altezza, con tetti a vista, zone soppalcate con solai in legno, pareti curve e zone a geometria variabile unite da porte e pannelli scorrevoli. L’intenzione poi di costruire un edificio in classe energetica A utilizzando quasi esclusivamente materiali di origine naturale ha portato alla scelta di una struttura portante in legno massiccio a pannelli incrociati inchiodati con tetti e solai in legno lamellare ed isolamenti in fibra di legno. Ca ra t t e ris t ic h e p rin c ip a li
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classificazione energetica: A (secondo schemi di certificazione SICEE Regione Piemonte e SACERT);
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progettazione bioclimatica: corretto dimensionamento delle superfici finestrate, uso di frangisole, pergolati, porticati e terrazzo per ottenere il massimo degli apporti gratuiti in inverno e riparo dalla radiazione solare in estate;
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costruzione totalmente a secco;
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valori di isolamento: Upareti = 0.15 Utetto = 0.19
UsolaioPT = 0.19;
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tetti ventilati con struttura in legno lamellare e 20 cm di fibra di legno, nessuna ferramenta a vista, incastri a coda di rondine;
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solai con struttura in legno lamellare, tavolato in legno e sottofondi a secco, in sabbia;
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serramenti in legno a taglio termico e vetri basso emissivi, U = 1.1;
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pareti interne con telaio in abete bilama, fibra di legno e fibrogesso;
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pavimenti in tavole di legno montati a secco su sabbia;
•
predisposizione per piscina e zona benessere nell’interrato.
massiccio,
I m p ia n t i
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impianto elettrico a stella con bio-disgiuntori;
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impianto di recupero delle acque piovane con serbatoio da 20.000 litri, realizzato in opera in c.a., per l’irrigazione del giardino ed utilizzo nelle vaschette dei bagni;
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pannelli solari termici sottovuoto (16 mq) per una forte integrazione al riscaldamento invernale ed utilizzo futuro per il riscaldamento dell’acqua della piscina interna;
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caldaia a metano a condensazione;
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accumulo 600 litri;
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riscaldamento pavimento);
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impianto di ventilazione forzata con recupero del calore in tutto l’edificio;
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impianto aspirapolvere centralizzato con bocchette in tutti gli ambienti e centrale di aspirazione senza sacchetti;
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cavedio centrale per il passaggio di tutti gli impianti, per una migliore installazione e manutenzione;
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predisposizione per solare eventuale geotermia.
a
bassa
temperatura
fotovoltaico
(a
ed
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U FFI CI P RO TEO A MO N D O VI ’ - CN Pro g e t t a z io n e e D . L. : I n g . Cle m e nt e Re bo ra – Pro AERE Av ig lia n a
Il cliente finale aveva la necessità di costruire una zona uffici nel capannone industriale preesistente, realizzato anni prima in c.a. prefabbricato. Inoltre si voleva raggiungere una classe energetica elevata per contenere al massimo le spese di riscaldamento e raffrescamento degli uffici, da realizzare mediante pompa di calore connessa ad un impianto fotovoltaio di produzione di energia elettrica da 20 kW di picco da installare sul tetto del capannone. Un’ulteriore richiesta riguardava la necessità di trasferire gli uffici nei nuovi spazi entro due mesi dall’inizio dei lavori. Date le richieste in termini di prestazioni e tempistiche, la scelta di costruire con struttura portante in legno massiccio è parsa l’unica percorribile.
Anche in questo caso si è utilizzata una struttura MHM a tavole incrociate inchiodate, isolanti in fibra di legno e solai con struttura in legno lamellare con incastri a coda di rondine senza ferramenta a vista, legno su legno. La costruzione è stata realizzata interamente a secco ad eccezione dei sottofondi per i pavimenti in piastrelle. L’isolamento dei muri perimetrali in c.a. è stato realizzato mediante cappotto interno in pannelli in fibra di legno, utilizzati anche per l’isolamento a cappotto dei muri con struttura in legno massiccio, del solaio e del tetto della zona uffici. La scala interna di collegamento tra il piano terra ed il primo piano è stata realizzata in legno ed ancorata direttamente al solaio del piano primo. I serramenti verso il capannone sono stati realizzati in PVC con doppio vetro basso emissivo.
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Foto e disegni: C. Rebora
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ALESSANDRO FASSI Architetto corso San Martino, 2 10122 - TORINO Tel/fax: 0112072769 Email: a.fassi@awn.it cod. fisc. FSS LSN 67R19 L219N P.IVA 07455920012
ARCHI TETTU RA I N LEGN O: COS TRUZI ON E D I ED I FI CI O RES I D EN ZI ALE MULTI P I AN O A TRI ES TE E S OP RAELEVAZI ON E E RI S TRUTTURAZI ON E D I ED I FI CI O U N I FAMI LI ARE A S AN MAU RO T.S E
I progetti in oggetto, per quanto di dimensioni differenti, sono stati concepiti secondo i principi dell'architettura bioclimatica e degli e d ific i s o lari a b a s s a e n e rg ia (attenzione al clima, idoneo orientamento, adeguata forma e compattezza, sfruttamento degli apporti solari gratuiti, ...) con l'utilizzo, già in fase iniziale del progetto, di un modello energetico dell'involucro tale da dettare anche le scelte architettoniche e compositive.
- ottimizzazione dell'illuminazione naturale in funzione del risparmio energetico e in relazione alla destinazione d'uso dei diversi locali dell’edificio, garantita attraverso un corretto dimensionamento delle aperture vetrate e l'impiego di camini di luce, ove necessario, per consentire una corretta illuminazione e una migliore distribuzione della luce naturale nei locali;
Le soluzioni architettoniche e tecniche adottate consentono di minimizzare l’impiego di risorse materiali non rinnovabili e, al contempo, di massimizzare il riutilizzo delle risorse naturali impegnate nell’intervento, oltre a rispondere ai dettami previsti per la certificazione di Casaclima A, rispondendo positivamente a diversi obiettivi:
- miglioramento del benessere indoor grazie all'utilizzo di materiali da costruzione a minimo impatto ambientale e non emissivi durante l'intero ciclo di vita e di finiture prive di sostanze tossico-inquinanti;
- minimizzazione dei consumi energetici per il riscaldamento invernale degli ambienti, applicando le strategie progettuali degli edifici a bassa energia, con un fabbisogno energetico inferiore a 30 kWh/mq a; - massimizzazione dell'apporto gratuito della radiazione solare durante la stagione invernale ove possibile; - riduzione delle dispersioni dell'involucro edilizio grazie a ridotti valori di trasmittanza termica delle pareti e dei solai;
- forte riduzione dei fenomeni di abbagliamento e di surriscaldamento estivo, grazie ad un elevato sfasamento dell'involucro opaco verticale ed orizzontale (superiore a 10 ore) e alla schermatura di quello trasparente; adozione di sistemi raffrescamento estivo;
passivi
per
il
- idonea qualità acustica degli ambienti interni, in accordo con la normativa vigente, grazie allo studio di specifiche stratigrafie delle pareti e del solaio di copertura e intermedi; - ottima qualità dell'aria degli ambienti interni grazie all'impianto di ventilazione meccanica
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controllata, che oltre a consentire la riduzione dei consumi energetici attraverso l'utilizzo di un recuperatore di calore in tutti i locali riscaldati, permette altresì di garantire reali rinnovi dell'aria interna con conseguente migliore qualità della stessa; - miglior comfort degli ambienti, grazie all'impiego di un riscaldamento a soffitto radiante e a piastre radianti, al fine di garantire temperature uniformi e un minor uso di risorse energetiche;
In particolare si prevede: - l’utilizzo di un sistema costruttivo in elementi per pareti in legno massiccio costituiti da tavole pressate a strati incrociati tipo XLAM; tale sistema garantisce caratteristiche di omogeneità termica e di inerzia sia per l’estate che per l’inverno, oltrechè una notevole velocità di montaggio;
- elevata produzione di energia elettrica, grazie ai pannelli a moduli fotovoltaici che, in combinazione con un impianto di produzione del calore tramite sonde geotermiche, garantiranno la quasi totale autosufficienza energetica dell'edificio per quanto riguarda il condizionamento invernale ed estivo; - riduzione del consumo di acqua potabile tramite l'uso di rubinetti monocomando e dotati di frangigetto, valvole per il risparmio d’acqua e di energia, nonché cassette WC dotati di tasti interruttore o di doppio tasto per il risparmio d’acqua; - impiego di tecniche di montaggio a secco (struttura portante in legno) per aumentare il carattere di smontabilità dei componenti, il loro riutilizzo e per velocizzare i tempi di realizzazione in cantiere; - minimizzazione delle emissioni di gas climalteranti in atmosfera per effetto della riduzione dei consumi energetici (termici ed elettrici) e dell'impiego di impianti ad elevata efficienza e/o alimentati da fonti rinnovabili di energia.
CO S TRU ZI O N E D I ED I FI CI O RES I D EN ZI ALE MU LTI P I AN O A TRI ES TE Nella realizzazione dell'edificio sono impiegati esclusivamente materiali bioecologici. Tutti i materiali prescelti sono caratterizzati da un basso impatto ambientale durante l'intero ciclo di vita e quindi rispondono ai requisiti di sostenibilità ambientale e presentano caratteristiche tali da favorire ottimali condizioni di comfort indoor. Inoltre l'intera costruzione è prevista tramite il montaggio a secco dei singoli elementi costitutivi.
foto Epoca
- l'impiego per le partizione interne e le contropareti perimentrali di lastre di fibrogesso con interposto materiale fibroso tipo cellulosa o kenaf, idoneo a garantire adeguato isolamento acustico; - la realizzazione di un cappotto esterno con pannelli in fibra di legno per aumentare l’isolamento termico; come elemento di finitura si utilizzerà un rivestimento verticale in materiale ceramico o vetroso e ad intonaco;
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- l’adozione, per tutti gli orizzontamenti di copertura, di una struttura in legno lamellare con soprastante tavolato maschiato in legno d'abete; - l'impiego di isolante in vetro cellulare per la coibentazione della copertura metallica e in fibra di legno per la coibentazione della copertura in cotto;
S OP RAELEVAZI ON E E RIS TRUTTURAZI ON E D I ED I FI CI O UN I FAMI LI ARE A S AN MAURO T. S E
L'intervento riguarda un edificio residenziale a un piano più sottotetto parzialmente abitabile realizzato all'inizio degli anni '60, con tipologia di pianta quasi quadrata, copertura a padiglione e struttura in muratura e solaio in laterocemento. L'edificio è stato sopraelevato di un piano completo e di un piano mansardato con terrazza esterna tramite una struttura semi-prefabbricata in legno tipo Platform Frame con isolante interposto in sughero granulare. La struttura muraria esterna esistente in mattoni forati è stata consolidata con setti in muratura di blocchi porizzati, mentre il solaio è stato rinforzato con una lamiera grecata e getto di completamento in calcestruzzo alleggerito con argilla espansa.
foto Epoca
- la pavimentazione degli ambienti con tavole di legno locale, ceramica o cotto, posata su sottofondo a secco costituito da doppia lastra in fibrogesso o silicato di calcio e massetto a secco in granulato vulcanico; - l’utilizzo di pitture alle resine vegetali per gli interni e di impregnanti ai sali di boro e oleosi per le parti strutturali in legno. foto A. Fassi
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foto A. Fassi
Gli interni sono stati ristrutturati ristudiandone la distribuzione interna. Tutte le facciate esistenti sono state isolate con rivestimento a cappotto tramite pannelli di sughero bruno naturale con finitura a intonaco colorato e in legno di larice leggermente impregnato a doghe orizzontali. La copertura è ventilata con isolante in fibra di legno con soprastante telo impermeabile traspirante.
foto A. Fassi
I pavimenti interni sono tutti in legno di rovere massiccio su sottofondo a secco in granulato di marmo e lastre in gesso-fibra, tranne che nei bagni e in cucina dove la pavimentazione è in ceramica. I serramenti esterni sono in legno con trasmittanza molto bassa e con trattamento ad oli ed impregnanti naturali.
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CLEMENTE REBORA Ingegnere ProAERE AVIGLIANA - TO tel. 3339330820 web: www.proaere.it e-mail: info@proaere.it
ARCHITETTURA BIOCLIMATICA ED USO DEL LEGNO L’ESEMPIO DI ITER TENERIFE
Nell’isola di Tenerife, arcipelago delle Canarie, territorio spagnolo al largo delle coste occidentali africane, sorge l’ITER, un centro di ricerca e sviluppo sulle energie rinnovabili, fondato nel 1990 dalla municipalità dell’isola. Questo articolo presenta l’ITER con particolare attenzione ad un progetto promosso e realizzato dall’Istituto negli ultimi anni, volto a dimostrare l’efficacia della progettazione bioclimatica di edifici residenziali relativamente al comfort interno ed al risparmio energetico conseguito. Sebbene il progetto non fosse espressamente rivolto alla progettazione e costruzione di edifici in legno, molti di essi presentano un largo uso di questo materiale, in taluni casi anche per le parti strutturali oltre che per i rivestimenti, i complementi e gli arredamenti. Nel seguito, verranno presentati gli obiettivi del progetto, le linee guida del relativo concorso ed analizzati alcuni edifici realizzati utilizzando in prevalenza il materiale legno.
Instituto Tecnológico y de Energías Reno-vables S.A - Santa Cruz de Tenerife – España
ITER Tenerife. Centro Visitatori.
Fonte: ITER
L’Istituto Tecnologico e delle Energie Rinnovabili (ITER) fu fondato dalla municipalità di Tenerife per iniziare una nuova ricerca sull’isola rivolta alla riduzione della dipendenza da fonti di energia esterne ed iniziare un processo di sviluppo sostenibile. Gli obiettivi dell’ITER sono incentrati sulla ricerca e lo sviluppo applicate al campo delle Energie Rinnovabili. Una delle più importanti attività dell’ITER è la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, gestendo e mantenendo un campo eolico da 13 MW ed un campo fotovoltaico da 20 MW. Dispone inoltre di laboratori, di un’officina, di una galleria del vento, di un centro visitatori e di un percorso didattico sulle energie rinnovabili.
Il Progetto “25 abitazioni bioclimatiche per l’isola di Tenerife”. Sempre nell’ambito del risparmio energetico e dell’uso delle energie rinnovabili, nel 1995 la municipalità di Tenerife, assieme all’ITER, all’Associazione degli Architetti delle Canarie e con l’approvazione dell’Unione Internazionale degli Architetti (U.I.A.) propose un Concorso Internazionale dal titolo “25 abitazioni Bioclimatiche per l’isola di Tenerife” con lo scopo di selezionare e realizzare 25 proposte di case progettate in modo da sfruttare il più possibile i concetti di bioclimatica e di uso di materiali riciclati o riciclabili. In altre parole, un concorso volto a premiare e realizzare i progetti che presentavano un contenuto di sostenibilità alto e di consumo di energia primaria basso. Il Concorso Internazionale indetto nel 1995 era il primo passo per la realizzazione del Progetto completo, i cui obiettivi dichiarati erano: • realizzare un primo esempio di urbanizza-zione bioclimatica a zero emissioni di CO2 composta da 25 edifici bioclimatici energeticamente auto-sufficienti ed adattati alle condizioni climatiche del luogo; • realizzare un laboratorio di differenti tecniche bioclimatiche e di integrazione di energie rinnovabili applicate all’architettura, in modo da ottenere edifici autosufficienti dal punto di vista energetico; • monitorare nel tempo gli edifici stessi in situazione di normale occupazione in modo da permettere lo studio delle differenti tecniche bioclimatiche e la determinazione di quelle più efficienti: • perseguire la diffusione delle tecniche bioclimatiche e dell’integrazione delle energie rinnovabili nell’architettura, sia tra il pubblico specializzato che tra la popolazione in generale. In pratica, si voleva giungere ad un laboratorio in scala reale per studiare nel tempo le varie soluzioni adottate in modo da ottenere un modello per la costruzione di edifici in climi caldi, facilitando la replica delle tecnologie utilizzate e stimolando future iniziative di edilizia sostenibile mediante uno strumento provato e testato, facile da esportare ed applicare ad altre aree con clima simile. L’idea di base del progetto è di ridurre i consumi di energia e di acqua ad un minimo e di utilizzare energie rinnovabili e sistemi di trattamento per fornire le necessità dell’abitazione (elettricità, acqua, ecc). Ciò è doppiamente importante per un’isola come Tenerife, che è altamente dipendente da fonti di energia d’importazione e le cui uniche risorse energetiche interne sono rinnovabili. La posizione del villaggio all’interno di un riconosciuto e prestigioso centro di ricerca come l’ITER che assicura il monitoraggio continuo delle performance di ciascun edificio, garantisce che saranno ottenuti dei dati molto importanti per future applicazioni sia locali che internazionali. Il concorso internazionale attirò un totale di 397 progetti di architetti provenienti da 38 paesi. Di questi progetti, 25 furono scelti per la realizzazione fisica degli edifici. Quattro di loro furono premiati come vincitori del concorso. Il primo classificato fu anche incaricato della progettazione del Centro Visitatori. Ognuna delle abitazioni scelte dal Concorso è differente in design, materiali e tecniche per lo sfruttamento delle risorse naturali e l’integrazione architettonica dell’energia solare e termica, ecc.
Questa caratteristica rende l’Urbanizzazione delle 25 Case Bioclimatiche di Tenerife un posto unico al mondo dove è possibile sperimentare direttamente molte tecniche bioclimatiche differenti.
ITER Tenerife. Distribuzione delle Case Bioclimatiche.
Fonte: ITER
Monitoraggio Ogni casa è equipaggiata con sensori e sistemi di acquisizione dati per misurare alcuni parametri comuni a tutte le abitazioni. I dati vengono poi elaborati e comparati assieme ad altri specifici di ogni singola casa ed ai dati metereologici rilevati da sensori esterni. Mediante il monitoraggio e l’analisi si valuta il vero funzionamento di ogni abitazione. Questo richiede che le case siano abitate. Per questo motivo si è organizzato un sistema di locazione a breve termine (giorni o settimane). Il monitoraggio in definitiva permette lo studio delle differenti tecniche bioclimatiche applicate alle varie case e determinerà quali tra esse risulteranno più efficienti, rendendo facile la loro riproduzione in future iniziative di edilizia sostenibile.
Caratteristiche tecniche comuni agli edifici (linee guida del Concorso Internazionale) ISOLAMENTO TERMICO: le abitazioni sono isolate termicamente per ridurre le perdite di caldo o di freddo ed attenuare i rumori esterni. ENERGIA SOLARE PASSIVA: diretta (grandi aree orientate a Sud), indiretta (muri e tetti di accumulo), isolata (superfici di assorbimento non integrate nelle abitazioni, con trasferimento del calore da un luogo esterno alla casa) e mista (combinazione dei primi tre sistemi). REFRIGERAZIONE PASSIVA: forma della casa, finiture esterne, materiali utilizzati, flusso d’aria, orientamento relativamente al sole ed ai venti dominanti, muri e tetti di accumulo, fontane e ruscelli all’interno delle abitazioni. UTILIZZO DELLA LUCE NATURALE: uso di diversi sistemi per permettere l’ingresso diretto della luce naturale sia nelle parti più interne della casa che in quelle perimetrali: finestre alte, lucernai, illuminazione laterale, sistemi di ombreg-giamento, camini di luce.
Impatto ambientale La distribuzione e l’orientamento di ogni casa è stata studiata attentamente per permettere la sua massima integrazione nel paesaggio e si è prestata molta attenzione alla creazione di un microclima attorno alle abitazioni. I giardini attorno alle case rispettano in grande misura la vegetazione nativa del luogo.
Si è fatto ove possibile utilizzo di materiali da costruzione autoctoni dell’isola di Tenerife.
Risparmio di acqua e di energia Risparmio nell’illuminazione mediante il massimo sfruttamento della luce naturale e l’utilizzo esclusivo di lampade ad alta efficienza. Fotocellule e sensori crepuscolari per lo spegnimento dei corpi illuminanti. Elettrodomestici tarati sulle reali necessità degli occupanti e di massima classe energetica. Riduttori di flusso su tutti i rubinetti, sciacquoni a risparmio, sistemi di recupero e riutilizzo delle acque, wc a secco.
Generazione elettrica In ognuna delle abitazioni è stato installato un sistema fotovoltaico sul tetto, sulla facciata o in altri particolari costruttivi. Tutte le istallazioni sono connesse ad una rete comune per ottimizzare la produzione ed il consumo (scambio sul posto). Sono stati utilizzati muri fotovoltaici, pannelli vetro/vetro, pannelli fotovoltaici come sistemi di ombreggiamento, tetti in vetro, ecc.
Approvvigionamento idrico Utilizzazione di un impianto di desalinizzazione ad osmosi inversa abbinato ad un sistema di depurazione per l’approvvigionamento di tutta l’acqua necessaria alla urbanizzazione delle 25 case. Tre reti di distribuzione per l’acqua di consumo e di irrigazione. Ogni abitazione ha dei pannelli solari termici integrati nell’architettura ed un accumulo per la produzione dell’acqua calda sanitaria necessaria alla singola abitazione.
I progetti scelti per la realizzazione Su 397 progetti presentati ne sono stati scelti 25 per la realizzazione. Di questi 25 ne sono stati realizzati completamente 24, uno solo non è stato costruito in quanto il progettista non era interessato alla sua effettiva realizzazione. Nel seguito di questa presentazione vengono analizzate solo alcune delle 24 abitazioni realizzate, scelte tra le più significative relativamente all’uso del legno e/o a soluzioni architetturali o bioclimatiche che possono avvicinarsi maggiormente alla realtà italiana. L’avere o no inserito alcuni progetti non è in alcun modo espressione di un giudizio di qualsiasi genere sulle opere realizzate, ma una pura scelta soggettiva basata soprattutto sulla relazione tra i vari progetti e l’argomento trattato in questo articolo.
La Geria. Vista Generale.
Fonte: disegno dei progettisti
La Geria (Spagna) – Primo premio Architetti:
César Ruíz-Larrea Cangas, Enrique Álvarez-Sala Walther, Carlos Rubio Carvajal, Javier Neila González, Alberto Monedero Frías, Gonzalo Ortega Barnuevo
Il progetto vincitore si ispira ad una tipologia di costruzione agricola utilizzata nella vicina isola di Lanzarote, basata su muri a secco circolari per la protezione delle viti dai forti venti dominanti. La casa è protetta quasi tutto intorno da un muro circolare formato da rocce di origine vulcanica (ricavate dall’isola stessa), che ripara la costruzione dai venti dominanti.
La Geria. Patio lato Sud.
Foto: C. Rebora
I muri della costruzione sono in pietra lavica con un ampio uso di legno per i serramenti, le divisioni interne, i pavimenti, i soffitti, i pergolati ed i frangisole. L’aerazione è naturale e fa uso di griglie sotto il pavimento ed a soffitto. L’acqua calda è garantita dai pannelli solari sul tetto. La casa dispone di due ambienti esterni, uno a nord, ben riparato dal muro circolare attorno alla casa, ed uno a sud, provvisto di ampi frangisole in legno. Ho personalmente abitato la casa per quattro giorni nel mese di novembre 2010, assieme ad altre quattro persone, trovandola molto confortevole ed accogliente. Il clima interno era perfetto, sia di giorno che di notte, senza l’uso di alcun impianto.
El Cubo (Belgio) – Terzo premio Architetti:
Luc E. G. Eeckhout, Jean Pierre Van Den Broeke
La Geria. Vista Generale.
Fonte: disegno dei progettisti
Il progetto si ispira ad alcuni principi bioclimatici semplici: • riduzione del rapporto tra volume e superficie disperdente: il cubo è una forma molto compatta; • orientamento e disegno per catturare le brezze prevalenti da NE; • costruzione in legno ed in terra cruda, per aumentare l’inerzia termica; • ombreggiamento, mediante tetto fotovol-taico filtrante e persiane orientabili e amovibili in legno; • ventilazione mediante aria raffrescata in tubi sotterranei ed aperture sotto la copertura;
La Geria. Patio interno a due piani, in legno.
Foto: C. Rebora
• raffrescamento mediante un grande patio con struttura in legno, movimento dell’aria controllato mediante apertura e chiusura di persiane o lamelle, microclima interno regolato anche mediante vegetazione e un sistema di irrigazione permanente utilizzante acqua piovana e depurazione. Il tutto progettato e realizzato tenendo conto del comfort, soprattutto interno, dell’abitazione e del contrasto visivo tra il grande patio a due piani realizzato interamente in legno ed il resto della casa, in terra cruda intonacata in bianco, con orizzontamenti e finiture in legno.
El Rio (Francia) Architetto:
Morel Cedric
El Rio. Vista Generale.
Fonte: disegno del progettista
Il progetto è stato concepito sul controllo di due elementi naturali: il sole (aprendo la casa al Sud) ed il vento (proteggendo la casa dal vento dominante con un suo interramento parziale nella collina). La casa è sviluppata in un giardino che comprende anche una piscina. La vegetazione ed il ruscello d’acqua che scorre anche all’interno della casa assicurano un ottimo microclima.
E’ possibile variare il rapporto tra interno ed esterno della casa e la superficie della zona giorno mediante l’apertura o la chiusura anche parziali di una o due delle grandi pareti mobili vetrate che delimitano il soggiorno. Questo permette anche di seguire il variare del clima durante le ore della giornata e a seconda delle stagioni. La ventilazione e l’ombreggiamento sono assicurati dalla posizione delle pareti mobili stesse, da schermi e da un sistema di ventilazione che prevede il raffrescamento dell’aria immessa mediante il suo passaggio in tubazioni interrate.
El Rio. Zona giorno e pareti vetrate mobili.
Foto: C. Rebora
El Patio (Spagna) Architetto:
Angel Diaz Dominguez
Il progetto ripercorre il concetto classico di casa a patio. E’ sviluppato su due livelli, con zona giorno al piano terra e stanze da letto al primo piano ed è orientata a Sud, fronte oceano. La casa è protetta dai venti dominanti grazie ad aperture limitate verso N, E ed O, che ne assicurano comunque la ventilazione. Sul patio interno si affacciano due zone giorno, una aperta sulla parte sud del patio stesso ed una chiudibile con grandi vetrate scorrevoli sulla parte nord. Anche in questo caso è possibile variare la geometria e gli spazi interni della zona giorno. La struttura è composta da pilastri e travi in legno ed è modulare, permettendo un facile trasporto e montaggio ed una variazione degli spazi interni per renderla adatta a diverse esigenze abitative.
El Patio. Sezione.
Fonte: disegno del progettista
El Patio. Patio interno
Foto: C. Rebora
El Muro (Spagna) Architetti:
José Luis Rodriguez Gil, Javier Rueda Descalzo
Questo progetto ha come fulcro un grande muro in pietra lavica, che divide la zona giorno dalla zona notte. La zona giorno è rivolta a Sud, è aperta, soleggiata, costruita con materiali leggeri e luminosi (legno e vetro). La zona notte, a Nord, è costruita con materiali pesanti e scuri (roccia basaltica) che funzionano come accumulatore di calore per i giorni freddi e come protezione dal sole ed orientamento del vento nei giorni caldi. L’ombreggiamento estivo e la cattura della radiazione solare in inverno sono assicurate dalle lamelle orientabili poste sopra il tetto vetrato inclinato. La ventilazione avviene in modo naturale aprendo e chiudendo delle aperture poste nella parte alta del tetto inclinato. La struttura è in legno lamellare per la parte giorno ed in roccia basaltica per quella notte.
El Muro.
El Muro. Vista interna
Fonte: disegno dei progettisti
Foto: C. Rebora
Conclusioni Seppure le soluzioni adottate e realizzate nelle varie case costruite nell’ambito del Progetto si riferiscano ad un clima molto diverso da quello del nostro Paese, soprattutto al Nord, ciononostante l’approccio mantiene la sua validità per quanto riguarda il metodo seguito. Comunque, sebbene possa sembrare in qualche modo più facile realizzare delle abitazioni autosufficienti dal punto di vista energetico in climi come quello di Tenerife, non vanno dimenticati dei fattori climatici importanti quali il caldo ed il forte vento sempre presenti sull’isola, ma anche le fresche notti invernali ed il sole a picco (zona tropicale). Per certi versi quindi, le problematiche sono opposte a quelle che si possono trovare dalle nostre parti, ma nondimeno più facili da gestire. Da notare che nessuna abitazione realizzata nell’ambito del Progetto è dotata di impianto di riscaldamento (il clima qui gioca a favore), ma neppure di impianto di condizionamento né di ventilatori (l’aerazione è sempre del tutto naturale, eccetto poche, limitate eccezioni). D’altro canto, i risultati ottenuti a Tenerife potrebbero avere quasi immediato riscontro in alcune zone del nostro Paese, come quelle meridionali ed insulari, specie se si considerano abitazioni ad uso stagionale turistico (escludendo quindi i mesi invernali). Sotto queste condizioni, almeno alcune abitazioni realizzate nell’ITER, o meglio alcuni concetti applicati nella loro progettazione, potrebbero soddisfare le richieste di comfort e di risparmio energetico anche alle nostre latitudini.
Parlando invece di edifici adatti ad essere abitati durante tutto l’anno e localizzati al Nord o al Centro del nostro Paese (in zone climatiche D, E ed F per intenderci), sarebbe molto importante prevedere anche qui, se non l’attivazione di un Concorso Internazionale come quello di Tenerife con conseguente costruzione di edifici-pilota, almeno uno studio delle realizzazioni già presenti sul territorio, una loro attenta valutazione in termini energetici e di comfort abitativo ed un loro costante monitoraggio nel tempo, per vedere anche da noi quali soluzioni si adattano meglio al nostro clima ed alle nostre esigenze. Potremmo anche scoprire (o riscoprire, ma questa volta con dati scientifici alla mano) che l’utilizzo del legno e dei suoi derivati in edilizia, congiuntamente a tecniche bioclimatiche e all’utilizzo di altri materiali per aumentarne soprattutto l’inerzia termica, può essere un’ottima soluzione sia al problema energetico che a quello del costruire sostenibile. Ma bisogna innanzitutto crederci.
RIFERIMENTI E LINKS ITER
http://www.iter.es
“Twenty five Bioclimatic Dwellings for the Island of Tenerife”, Ed. ITER S.A.
CORRADO CREMONINI Dottore agrario Dipartimento di “Agronomia, selvicoltura e gestione del territorio” Agroselviter – dell’Università degli Studi di Torino Via Leonardo da Vinci, 44 10095 GRUGLIASCO (TO) tel. 011 6705542 - fax 011 6705556 e-mail:
corrado.cremonini@unito.it
LA MARCATURA CE DEI MATERIALI LEGNOSI
Il settore delle costruzioni è uno dei settori fondamentali dell’economia interna per tutti i paesi membri dell’Unione Europea. L’esistenza di sistemi legislativi e normativi diversi e la grande varietà degli operatori coinvolti nell’ambito edilizio costituiscono una barriera alla libera circolazione di vari tipi di prodotti industriali destinati alla costruzione, dando luogo quindi alla necessità per l’UE di intervenire con un’azione di armonizzazione. Uno degli scopi principali dell’istituzione dell’Unione Europea è quello di permettere il libero scambio dei prodotti fra gli Stati Membri. Nel campo delle costruzioni edili questo obiettivo è stato reso possibile dalla Direttiva 89/106/CEE “Prodotti da Costruzione” (CPD), che si poneva l’obiettivo di assicurare all’utente che i “prodotti da costruzione” immessi sul mercato fossero costruiti o realizzati in modo che l’opera di costruzione nella quale erano integrati rispettasse alcuni requisiti ritenuti essenziali per la sicurezza, la salute e altre esigenze di ordine collettivo dell’utenza (Direttiva CPD). Dal 9 marzo 2011 la CPD – Direttiva Prodotti da Costruzione 89/106/CEE è stata abrogata dal Parlamento europeo, in quanto è stato approvato il Regolamento UE n. 305/2011 che fissa le condizioni armonizzate per la commercializzazione dei Prodotti da Costruzione all’interno dell’Unione Europea. Il nuovo Regolamento CPR ha applicazione immediata e non necessita di recepimento da parte degli Stati Membri a differenza delle Direttive che vanno accolte nell'ordinamento legislativo da apposite leggi. Il Regolamento è entrato in vigore formalmente entro 20 giorni dalla data della sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, tuttavia molte delle sue disposizioni si applicheranno a partire dal 1° luglio 2013 dando tempo alle aziende di adeguarsi a esso. Il Regolamento CPR fissa le condizioni per l'immissione o la messa a disposizione sul mercato di prodotti da costruzione stabilendo disposizioni armonizzate per la descrizione della prestazione di tali prodotti in relazione alle loro caratteristiche essenziali e per l'uso della marcatura CE sui prodotti in questione. L’articolo 3 del Regolamento definisce i requisiti essenziali delle opere di costruzione, che costituiscono la base per la preparazione dei mandati di normalizzazione e delle specifiche tecniche armonizzate.
Le opere di costruzione, nel complesso e nelle loro singole parti, devono essere adatte all'uso cui sono destinate, tenendo conto in particolare della salute e della sicurezza delle persone interessate durante l'intero ciclo di vita delle opere. I prodotti possono essere immessi sul mercato solo se idonei all’impiego previsto, cioè solo se hanno caratteristiche tali da consentire all’opera in cui devono essere incorporati di soddisfare i requisiti essenziali definiti dal Regolamento: - Resistenza meccanica e stabilità - Sicurezza in caso di incendio - Igiene, salute e ambiente - Sicurezza e accessibilità nell’uso - Protezione contro il rumore - Risparmio energetico e ritenzione del calore - Uso sostenibile delle risorse naturali Al fine di soddisfare i citati requisiti essenziali, il Regolamento si appoggia a specifiche “norme armonizzate” le quali a loro volta fanno riferimento alle “norme di prodotto” che regolano le prescrizioni richieste ai vari materiali legnosi. Per gli elementi strutturali a base di legno sono attualmente considerate le seguenti tipologie: - legno massiccio a sezione rettangolare: marcatura secondo la norma EN 14081, obbligatoria dal dicembre 2011, - legno lamellare incollato: marcatura secondo la norma EN 14080, obbligatoria dal dicembre 2011, - pannelli a base di legno: marcatura secondo la norma EN 13986, obbligatoria dall'aprile 2004. La norma UNI EN 14081 per il legno massiccio è strutturata in più parti, in relazione alle modalità di classificazione del produttore. Marcatura CE del legno massiccio ad uso strutturale Norma
Titolo
UNI EN 14081-1
Strutture di legno - Legno strutturale con sezione rettangolare classificato secondo la resistenza - Parte 1: Requisiti generali
UNI EN 14081-2
Strutture di legno - Legno strutturale con sezione rettangolare classificato secondo la resistenza - Parte 2: Classifica-zione a macchina - Requisiti aggiuntivi per le prove iniziali di tipo
UNI EN 14081-3
Strutture di legno - Legno strutturale con sezione rettangolare classificato secondo la resistenza - Parte 3: Classifica-zione a macchina - Requisiti aggiuntivi per il controllo della produzione in fabbrica
UNI EN 14081-4
Strutture di legno - Legno strutturale con sezione rettangolare classificato secondo la resistenza - Parte 4: Classifica-zione a macchina - Regolazioni per i sistemi di controllo a macchina
Vista la struttura e l’organizzazione delle aziende italiane, l’unico documento
normativo che trova ampia applicazione nel nostro Paese è la UNI EN 14081-1 i cui elementi principali sono i seguenti: • la classificazione di ogni singolo segato secondo la resistenza effettuata attraverso uno specifico documento normativo (ad es. la UNI 11035-1/2 per il legname di provenienza italiana o la DIN 4074-1/5 per legname di provenienza austriaca) che risulti conforme all’allegato A; • la definizione delle tolleranze entro le quali rimane valida la conformità definita dal produttore (sono ammesse lavorazioni generalizzate e superficiali fino a 5 mm per dimensioni dei segati ≤ 100 mm e fino a 10 mm per dimensioni superiori) e la relativa classe di resistenza; non vengono prese in considerazione definizioni relativamente a lavorazioni di carattere locale; • un sistema di attestazione della conformità 2+ che prevede l’intervento di un Organismo Notificato per l’approvazione e la sorveglianza (con almeno una visita all’anno) del Controllo Interno della Produzione instaurato dal produttore; qualora il prodotto abbia caratteristiche migliorative nei confronti della reazione al fuoco, il sistema di attestazione richiesto è 1+); • l'azienda dovrà poi avere un addetto qualificato interno (il titolare o un tecnico esperto) che controllerà l'attività del classificatore ed avrà la responsabilità di firma dei documenti; • l'azienda dovrà inoltre predisporre un manuale di gestione del controllo di produzione in fabbrica (FPC); l'azienda dovrà infine possedere e saper utilizzare uno strumento di misura dell'umidità (igrometro elettrico tarato con cadenza annuale) in conformità alla norma UNI EN 13183-2 (2003) Umidità di un pezzo di legno segato - Stima tramite il metodo elettrico. .
Marcatura CE del legno massiccio a sezione rettangolare: passi da compiere da parte del produttore Azioni richieste
Modalità attuative
Formare all’interno dello stabilimento la figura del classificatore (1).
La formazione del personale può avvenire internamente allo stabilimento o attraverso il ricorso a un soggetto qualificato esterno all’azienda (1).
Definire le istruzioni operative e le procedure interne all’aziende atte a dimostrare la conformità della produzione a quanto prescritto dalla norma EN 14081-1.
Tale manuale di controllo interno della produzione (FPC) deve comporsi di tutte le procedure descritte dalla stessa norma di riferimento, quali ad esempio: le modalità di etichettatura del materiale, il richiamo alle norme di classificazione utilizzate per la conformità (con eventuali istruzioni operative ad uso dei classificatori), le schede per la verifica del corretto funzionamento dell’igrometro, le schede per la registrazione dei controlli della produzione ecc..
Sottoporre il sito produttivo a visita ispettiva
Nell’iter di marcatura CE del legno massiccio a sezione
da parte di Ente Notificato ai sensi del Requisito 1 della Direttiva Prodotti da Costruzione (“Resistenza meccanica e stabilità”).
rettangolare, il sistema di attestazione (ossia il “grado” di controllo dell’ente notificato) previsto è pari a 2+. In tale frangente l’ente notificato di riferimento, oltre ad effettuare una visita ispettiva di carattere iniziale, è tenuto a svolgere attività di sorveglianza periodica per cui controlla annualmente che siano rimaste inalterate le condizioni iniziali di idoneità che hanno permesso il rilascio del certificato.
(1) L’SG18 “Sectorial Group 18: Structural Timber Product” è uno specifico Gruppo Settoriale (a cui partecipano i maggiori Enti notificati europei) che ha il compito di redigere idonee linee guida (“Position Paper”) atte a definire i criteri di ispezione e verifica degli stabilimenti ai sensi delle norme armonizzate di riferimento. Per quanto riguarda la classificazione del legname (ai sensi della stessa EN 14081), tale Sectorial Group, prescrive l’esistenza di almeno due figure: il classificatore e un addetto al controllo dell’attività dei classificatori stessi (“superivisor”). Inoltre, la nuova versione della UNI 11035-1/2, prescrive (nell’allegato informativo A) che la stessa formazione annuale debba essere attestata da un Ente Esterno, indipendente da quello per cui opera il classificatore.
Adempimenti previsti dalla legislazione nazionale La legislazione vigente in Italia per il settore della produzione degli elementi in legno, siano essi di tipo massiccio e/o lamellare utilizzati per la realizzazione di strutture portanti, è regolata dalle “Norme Tecniche per le Costruzioni” (NTC) ovvero dal D.M. 14/09/2005, pubblicato nel Suppl. Ord. n. 159 della Gazzetta Ufficiale n. 222 del 23/09/2005. Il Decreto, entrato in vigore il 1 Gennaio 2008, fissa l'obbligo a partire dal 1 luglio 2009, per ogni "fornitore di legname strutturale" di qualificare la propria produzione presso il Servizio Tecnico Centrale. Elemento fondamentale è l'individuazione di un Direttore Tecnico della Produzione qualificato alla classificazione del legno strutturale. In questo contesto la normativa distingue tra prodotto ed elemento strutturale e tra produttore e centro di lavorazione. Con il termine “prodotto” si intende un manufatto commercializzato per un impiego strutturale la cui destinazione nell’ambito di uno specifico contesto progettuale non è stata ancora definita. Con “elemento” si intende invece un prodotto al quale è stata assegnata una specifica funzione strutturale nell’ambito di un determinato progetto. Parimenti è stata distinta la figura del “produttore di prodotti in legno massiccio e derivati” (ad esempio una segheria) da quella del “centro di lavorazione” in grado di trasformare un prodotto generico in elemento strutturale attraverso successive lavorazioni (sezionatura, foratura, assemblaggio, impregnazione ecc..). In entrambi i casi, la normativa nazionale richiede la qualificazione obbligatoria o in alternativa, ma per il solo produttore, la possibilità di apporre la marcatura CE sui propri prodotti. Limitandoci ai produttori di legno massiccio, nel caso in cui non possano produrre un’attestazione di conformità CE e comunque solo per il periodo transitorio che terminerà nel settembre 2012, per qualificare la loro produzione essi devono inviare al Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, per ciascun sito produttivo, la seguente documentazione: •
l'individuazione dello stabilimento a cui la pratica si riferisce;
•
il tipo di elementi strutturali che l'azienda è in grado di produrre;
•
l'organizzazione del sistema di rintracciabilità relativo alla produzione di legno strutturale;
•
l'organigramma aziendale, con specifico riferimento ai responsabili dei vari settori di produzione: il responsabile della produzione, il responsabile del controllo qualità ecc..
•
l'organizzazione del controllo interno di produzione, con l'individuazione di un "Direttore Tecnico della produzione" qualificato alla classificazione del legno strutturale;
•
il marchio specifico del produttore (in seguito denominato "marchio del fornitore") che riporti: nome del produttore e relativo stabilimento, specie legnosa, lotto di classificazione, Categoria e/o Classe di resistenza;
•
procedure inerenti le modalità di applicazione del marchio sui prodotti, al fine di garantirne l’inalterabilità o evitarne la manomissione.
I produttori sono tenuti ad inviare al Servizio Tecnico Centrale, annualmente entro il mese di febbraio, i seguenti documenti: •
una dichiarazione attestante la permanenza delle condizioni iniziali di idoneità dell’organizzazione del controllo interno di qualità o le eventuali modifiche (nel caso di certificazione del sistema di gestione per la qualità conforme alla norma UNI EN ISO 9001 il compito viene assolto dall’organismo che effettua le verifiche);
•
i risultati dei controlli interni eseguiti nell'ultimo anno per ciascun tipo di
•
prodotto, da cui risulti anche caratterizzanti la produzione.
il
quantitativo
e
le
specie
legnose
II mancato rispetto delle condizioni sopra indicate, accertato anche attraverso sopralluoghi, può comportare la decadenza della qualificazione. Tutte le forniture di elementi in legno massiccio per uso strutturale devono essere marcate e accompagnate da una documentazione relativa alle caratteristiche tecniche del prodotto. A partire dall'entrata in vigore dell'obbligo di marcatura Ce del legno massiccio(settembre 2012) quest'ultima sostituirà la richiesta di qualifica presso il Servizio Tecnico Centrale che rimane tuttavia necessaria (e anch'essa obbligatoria)per i prodotti strutturali a base di legno per i quali non risulti applicabile la procedura di marcatura CE.
ROBERTO ZANUTTINI Dottore agrario Dipartimento di “Agronomia, selvicoltura e gestione del territorio” Agroselviter – dell’Università degli Studi di Torino Via Leonardo da Vinci, 44 10095 GRUGLIASCO (TO) tel. 011 6705541 - fax 011 6705556 e-mail: roberto.zanuttini@unito.it
LE CERTIFICAZIONI DELLE FORESTE E DEI MATERIALI A BASE LEGNO
Il presente contributo tratta una serie di aspetti tecnici utili per comprendere meglio la gestione forestale sostenibile, la sua certificazione e quella della rintracciabilità dei prodotti di origine forestale, illustrando sinteticamente i principali schemi applicabili e il valore che tale scelta comporta, non solo per gli addetti ai lavori.
Generalità sulla certificazione La certificazione è una dichiarazione rilasciata da un Ente, Istituzione o persona qualificata che ha il fine di sostenere l’effettiva esistenza e verità di un fatto, una situazione o una condizione. Tecnicamente è “un’attestazione della conformità di un prodotto, processo o servizio rispetto a standard predefiniti (ad esempio un disciplinare o una norma), stabiliti per legge o volontariamente accettati”. In questo ambito sono possibili vari livelli di attestazione di conformità. Ad esempio quella di parte prima, che consiste in un’autocertificazione da parte di un’impresa sulla base di criteri che lei stessa dichiara di rispettare. La certificazione di seconda parte corrisponde invece all’attestazione di un organismo esterno ma non indipendente, cioè commercialmente coinvolto nelle attività che l’impresa svolge. Dal punto di vista dell'affidabilità e trasparenza si parla tuttavia di certificazione in senso stretto solo per quella di parte terza, ovvero quando è previsto l'intervento di un organismo indipendente all’azienda e accreditato; in questo caso il “controllo dei controllori” è anch’esso eseguito da un soggetto esterno che è appunto l’ente di accreditamento. Le certificazioni ISO 9001 sui sistemi per la qualità e ISO 14001 sugli impatti ambientali delle attività manifatturiere appartengono a questo gruppo. La certificazione può inoltre essere applicata al processo produttivo (in tal caso è detta “di sistema”), al prodotto (“di prodotto”) o alle persone fisiche (“di competenza ecc..”), ma il concetto di base in genere non cambia poiché si tratta quasi sempre di adottare una serie di procedure documentate seguendo le regole della norma di riferimento, tenere sotto controllo il processo in esame o le prestazioni del prodotto o servizio, fissare obiettivi di miglioramento da conseguire nel tempo, prevedere verifiche periodiche interne e/o esterne. In alcune tipologie di certificazione, tra cui quella forestale, è poi possibile attuare due diversi approcci tra loro complementari: quello di sistema (finalizzato alla messa in atto di un processo di miglioramento continuo) e quello basato sull’applicazione di criteri di tipo prestazionale (ovvero orientato al rispetto di predeterminati obiettivi, con soglie minime da superare). Entrambi presentano vantaggi e svantaggi ma l’approccio di sistema evidenzia spesso il limite di non offrire obiettivi minimi comuni, rendendo così difficile il confronto tra le realtà certificate.
Figura 1. Il consumatore finale spesso non è in grado di apprezzare le reali differenze tra i molteplici marchi di natura ecologica presenti sul mercato.
Alcune certificazioni (inclusa quella forestale) ammettono inoltre l'uso di un marchio che serve ad evidenziare il rispetto dei requisiti dettati dalla norma e a differenziare il prodotto sul mercato. La questione di fondo è che di certificazioni e marchi ne esistono varie decine e il consumatore medio spesso non è in grado di rilevarne le differenze o capire in dettaglio cosa ci sia dietro (fig. 1). I marchi presenti sul mercato del legno attestano ad esempio requisiti differenti in merito a vari aspetti, tra i quali la provenienza dei materiali, l’impiego di legno riciclato, i limiti di emissione della formaldeide, le modalità di verniciatura, l’imballaggio dei prodotti, il consumo energetico. Implementare una certificazione è poi sinonimo di una maggiore cura gestionale che dalla scelta dei partner commerciali, passa per l’organizzazione dei singoli processi produttivi, fino a coinvolgere ogni addetto attraverso uno specifico iter formativo ed educativo. Di conseguenza, ciò può dar luogo a una serie di vantaggi che compensano le difficoltà da affrontare per conseguirla.
Origini della certificazione forestale L’interesse per la certificazione forestale è legato al processo di globalizzazione che, se da un lato ha avuto effetti positivi sulla dinamica dei prezzi, ha comportato l’insorgere di situazioni di sfruttamento insostenibile e/o illegale per molte risorse naturali ed umane. In molti casi infatti, l'uso sconsiderato delle foreste è dovuto ad esigenze di reale sopravvivenza, in alcune situazioni esse sono viste come spazio sprecato sottratto ad usi del suolo più remunerativi, in altri casi ancora i forti tagli e l'esportazione di legname rappresentano un introito immediato per i governi locali che rivendicano la loro autonomia decisionale e ritengono tali scelte come "prezzo da pagare" per il conseguimento di una generale crescita economica. A livello mondiale negli ultimi dieci anni la media di superficie forestale persa per cause antropiche o naturali è “scesa” a 13 milioni di ettari all’anno rispetto al decennio precedente che era di 16 milioni: più del 90% di tale entità, seppur parzialmente compensata dalla realizzazione di nuove piantagioni, interessa le foreste tropicali, in particolare quelle del Brasile, bacino del Congo ed Indonesia. Per avere un termine di confronto, è come se ogni anno venisse distrutta una superficie boscata grande come la Grecia. Il taglio illegale di legname è un problema di portata internazionale nonché la principale causa di deforestazione e dei cambiamenti climatici (in quanto un quarto delle emissioni di gas serra è dovuto alla degradazione di tale ecosistema); esso poi è spesso collegato ad attività che implicano corruzione, violenza e riciclaggio di denaro e, non di rado, i suoi proventi servono a finanziare guerre civili e l’acquisto di armi, soprattutto in Africa.
Purtroppo una parte del legname oggetto di commercio e importazione proviene da fonti non controllate. In questo contesto, l’Italia è tra i principali importatori, in Europa e nel mondo. Ciò potrebbe far riflettere anche sull’importanza di aumentare l’approvvigionamento locale, per le conseguenti ricadute positive sia economiche (come l’offerta di lavoro a ditte e maestranze o l’aumento della gestione e cura del territorio) sia ambientali (quali le ridotte emissioni del trasporto e il minore impatto sulle aree tropicali). L'allarme per la distruzione delle foreste ha pertanto fortemente stimolato la richiesta di una certificazione forestale che si è concretizzata agli inizi degli anni ’90 grazie alla volontà di alcune organizzazioni ambientaliste (Amici della Terra, Greenpeace, WWF) di promuovere uno schema internazionale di controllo del legno tropicale per premiare la produzione (e il commercio) “responsabile” dello stesso. Solo in seguito essa si è affermata come strumento di mercato, ad adesione volontaria, soprattutto nelle zone temperate, in Europa e Nord America.
Figura 2. La certificazione forestale è uno strumento efficiente per conseguire una gestione sostenibile delle risorse legnose nel rispetto e a integrazione degli equilibri legati ai requisiti ambientali, economici e sociali applicabili.
Fondamentalmente, la certificazione forestale ruota quindi intorno al concetto di “Gestione Forestale Sostenibile” che è stato espressamente sancito nel 1993 con la Dichiarazione di Rio, a seguito della Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sull’Ambiente e lo sviluppo. La definizione corrente è quella adottata ad Helsinki nel 1993 dalla II Conferenza Interministeriale per la Protezione delle Foreste in Europa. Essa sancisce che una gestione corretta deve saper conciliare la tutela ambientale con l’equità sociale e l’efficienza economica, per le generazioni presenti e future. Le foreste gestite in maniera sostenibile sono quelle in cui vengono adottati rigorosi standard quantificabili e verificabili, basati su requisiti e criteri internazionalmente riconosciuti, approvati con il consenso delle parti interessate e che rappresentano i principi fondamentali della sostenibilità (fig. 2). Contestualmente a quanto sopra, è emersa una maggior sensibilità ambientale dell’opinione pubblica e dei decisori politici e la domanda dei Paesi più sviluppati per beni e servizi rispondenti a precisi criteri di etica e valenza ecologica. Un numero crescente di consumatori desidera infatti che le attività economiche e produttive si svolgano con modalità rispettose dell’ambiente e, sebbene i prodotti a base di legno siano di per sé caratterizzati da un profilo ecologico complessivamente migliore di molti materiali concorrenti, le motivazioni che determinano le scelte di acquisto in alcune fasce di mercato richiedono alle industrie del legno di ricorrere a strumenti attendibili e credibili per dimostrare sia l’origine legale e sostenibile della materia prima usata sia la compatibilità ambientale della produzione. In aggiunta ai vigenti obblighi di trasparenza e informazione al consumatore, in molti hanno quindi iniziato ad esigere etichette sempre più precise e a effettuare scelte attente non solo all’utilità e alle
caratteristiche tecniche del prodotto ma anche ai comportamenti assunti dal produttore, alle sue strategie aziendali ed extra aziendali. L’acquisto di un manufatto è pertanto percepito come una manifestazione di consenso verso tutti questi aspetti e valori. Di conseguenza si è rafforzato il ruolo della “certificazione” che ha acquistato la valenza di strumento per comunicare ed evidenziare che un’azienda attua comportamenti coerenti con le aspettative del cliente e del mercato.
Principali schemi e modalità di certifi-cazione forestale Le varie certificazioni perseguono finalità diverse ma sono spesso basate su criteri comuni e integrabili tra loro, almeno per molti aspetti documentali. In genere, si tratta infatti di applicare un modello concettuale simile. A questo riguardo la certificazione forestale può essere considerata un approfondimento specifico della certificazione ambientale. Un’azienda italiana della filiera legno che si occupi di produzione forestale e/o di lavorazione e commercializzazione di prodotti a base di legno, per esempio una ditta boschiva, un consorzio o qualunque altro tipo di organizzazione, ha la possibilità di scegliere tra diverse tipologie di certificazione come quella del proprio sistema di qualità sulla base della norma ISO 9001, la certificazione ambientale secondo la ISO 14001 ecc.. Questa scelta non è però obbligatoria, come invece lo sono la marcatura CE, il rispetto delle norme CITES o la certificazione fitosanitaria. A parte alcune differenze, in linea di massima tutte le certificazioni richiedono alle aziende: 1. di rispettare sempre le norme e le leggi vigenti (ciò è infatti un pre-requisito in quanto la certificazione non si sostituisce ad esse ma è uno strumento volontario con il quale l’azienda fissa obiettivi più restrittivi) 2. di impegnarsi pubblicamente di fronte alla collettività per la tutela dell’ambiente 3. di operare secondo un piano di gestione e programmazione di lungo periodo 4. di investire in infrastrutture e risorse umane. Se si entra nel merito della garanzia di origine legale e sostenibile dei prodotti forestali, i due strumenti specifici per il settore, al momento disponibili in Europa e in Italia, sono le certificazioni riferibili agli schemi FSC e PEFC (fig. 3).
Figura 3. Principali schemi di certificazione forestale con i relativi loghi.
L’FSC è un’organizzazione non governativa, indipendente e senza fini di lucro, fondata nel 1993, promossa e gestita da gruppi ambientalisti. Lo schema dell’FSC si basa su dieci principi e criteri che prendono in considerazione i benefici sociali, gli aspetti economici e gli impatti ambientali legati a una gestione sostenibile. L’attività istituzionale del FSC si esplica attraverso lo sviluppo di iniziative nazionali e standard locali riferibili ai suddetti criteri, l’accreditamento e la sorveglianza degli enti di certificazione e la gestione commerciale del marchio.
Il PEFC è anch’esso un’associazione indipendente nata in Europa nel 1998 da un’iniziativa volontaria dei proprietari e gestori forestali e delle industrie del legno, per avere uno strumento più adatto sia alle loro esigenze che alle peculiari situazioni del contesto europeo. Il PEFC è un’organizzazione “ombrello” che implica il mutuo riconoscimento di schemi di certificazione forestale nazionali sviluppati a livello locale. Per essi il riferimento principale sono i 6 Criteri pan-europei, completati da una serie di linee guida operative per la pianificazione e la pratica della gestione sostenibile, con oltre 90 indicatori quantitativi e qualitativi. In particolare, la certificazione forestale prevede due diverse modalità: la prima consiste nella certificazione della gestione (FM o Forest Management), ovvero nel fatto che una proprietà forestale venga organizzata secondo criteri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica (fig. 4).
Figura 4. Tipologie di certificazione forestale.
Il legname proveniente da foreste o piantagioni così certificate è etichettabile con un apposito logo e risulta riconoscibile sul piano commerciale dopo l’abbattimento. Esso però deve rimanere rintracciabile in tutte le fasi delle successive lavorazioni sino al prodotto finito, e per tale motivo si applica la seconda modalità, denominata certificazione della catena di custodia (dall’inglese Chain of Custody - CoC). Se il prodotto finito rispetta le condizioni della chain of custody, sarà anch’esso individuabile dal consumatore tramite un marchio specifico. Operativamente, i proprietari di boschi o piantagioni, a prescindere dalla loro grandezza, possono conseguire la certificazione della gestione dimostrando l’aderenza ai rigorosi requisiti degli standard nazionali approvati dal FSC o PEFC. La certificazione FM può essere ottenuta individualmente (da una singola azienda o da un unico proprietario forestale) oppure conseguita come regione o gruppo, permettendo ai proprietari di partecipare in maniera associata, con facilitazioni burocratiche ed economie di scala. In Italia, per la grande importanza del comparto di trasformazione del legno rispetto alla gestione produttiva del patrimonio forestale esistente, la modalità di certificazione più diffusa e in rapida espansione è quella della catena di custodia. In tal caso l’obiettivo è attivare un collegamento di informazioni tra la materia prima contenuta in un prodotto forestale e l’origine della stessa, attraverso un’identificazione basata su un sistema di contabilità e monitoraggio dei suoi flussi, dal bosco alla distribuzione. Grazie alla catena di custodia è possibile provare che ciascuna impresa coinvolta nel processo produttivo ha messo a punto un sistema per “tracciare” tutti i passaggi dall’approv-vigionamento del legname proveniente da una foresta certificata fino alla vendita del prodotto, semilavorato o finito, ottenuto con quello stesso legname. La catena di custodia, con la relativa documentazione, evidenzia infatti ai successivi clienti quanto legno proveniente da fonti certificate è presente nei prodotti considerati. Per far sì che il sistema
funzioni efficacemente, ciascuna impresa che interviene nelle diverse fasi di trasformazione o nei passaggi di proprietà del legno deve avere una catena di custodia certificata. In quest’ambito la gestione del materiale legnoso certificato avviene generalmente: - attraverso la separazione fisica - con il sistema “a trasferimento” - utilizzando un approccio percentuale (basato sulla rendicontazione dei flussi di legname/materie prime legnose). Con la separazione fisica ogni partita di legname proveniente da fonti certificate deve essere mantenuta segregata da altra materia prima non certificata in ciascun passaggio intermedio, ovvero dal taglio e trasporto all’immagazzinamento, lavorazione e vendita. Con il sistema a trasferimento (tipico dello schema FSC) si trasferisce al prodotto finale (lavorato o commercializzato) la categoria della materia prima in ingresso. Tramite il sistema percentuale, l’impresa può etichettare come proveniente da fonti certificate la parte di produzione che corrisponde alla quantità (in volume o peso) di materia prima certificata utilizzata. Ciò deve essere dimostrato con opportune registrazioni eseguite in ciascuna fase del processo. Dal momento in cui la catena di custodia è certificata, si può fare richiesta di licenza d’uso del logo da applicare sia direttamente sul prodotto o al di fuori del prodotto (ad es. su fatture, carta intestata, documenti di trasporto ecc ....). Nella comunicazione di marketing, l’etichettatura serve anche a incoraggiare i clienti e il pubblico in genere verso una scelta a favore della gestione sostenibile delle foreste che si attua acquistando i prodotti contrassegnati dal logo (fig. 5).
Figura 5. Grazie all’etichettatura del prodotto di origine forestale il consumatore può reperire tutte le informazioni necessarie sulla certificazione.
Il cliente/consumatore di un prodotto etichettato può comunque controllare la validità della catena di custodia. Nei siti Internet di FSC e PEFC sono infatti disponibili banche dati la cui consultazione consente di reperire informazioni su ciascun numero di certificato o licenza d’uso del logo, in riferimento ad entrambi gli schemi. La certificazione forestale trova applicazione per svariate tipologie di prodotti legnosi, anche per quelli ad uso combustibile. Oltre alle aziende del legno interessa il settore della carta, l’editoria e alcuni marchi della grande distribuzione del mobile, del fai da te e dei beni di consumo alimentare (relativamente agli imballaggi) nonché vari prodotti forestali non legnosi (funghi, frutti di bosco, tartufi, castagne, sughero, oli balsamici ecc..).
Diffusione della certificazione forestale e prospettive Ad oggi la superficie di foreste certificate ha raggiunto 359 milioni di ettari (ha), intorno al 10% della loro estensione a livello mondiale (le foreste coprono circa 4 miliardi di ha). Lo schema di certificazione forestale più diffuso è il PEFC con 223 milioni di ha di foreste certificate (il 62% del totale), seguito dal FSC con 136 milioni di ettari (38%). La certificazione forestale ha trovato più facile applicazione in contesti socio-geografici quali l’Europa e il Nord America dove la gestione selvicolturale può vantare una lunga tradizione (e quindi è più facile soddisfare i requisiti previsti dallo schema di riferimento) e la superficie dei boschi è in espansione. In Italia sono certificati 811.056 ettari di foresta, corrispondenti al 9,26% sulla superficie totale a bosco (8.759.200 ettari), di cui 744.538 ettari con lo schema PEFC e 66.518 ettari con quello FSC. Il maggior interesse per la certificazione forestale lo hanno manifestato i Paesi importatori di legname con gruppi ambientalisti molto attivi (in grado di esercitare pressioni a livello politico e sull’opinione pubblica), come ad esempio Francia, Gran Bretagna, Germania e Olanda. Il mercato dei prodotti certificati è infatti ritenuto da più parti interessante per le imprese orientate all’esportazione e per la nuova politica degli “acquisti verdi”, cioè il Green Public Procurement (GPP), da parte delle Pubbliche Amministrazioni,. Con la certificazione forestale queste ultime hanno la garanzia che i prodotti legnosi acquistati sono di origine certa e realizzati rispettando l’ambiente e i diritti civili nei Paesi d’origine. Poiché inoltre le Linee guida prodotte dal Ministero dell’Ambiente riconoscono alla certificazione forestale un valore di natura etica e ambientale, in molte gare di appalto essa è considerata tra i criteri ecologici premianti ai sensi del punteggio finale. Sebbene in una risoluzione approvata nel 2006 il Parlamento Europeo abbia formalizzato la dichiarazione che gli schemi PEFC e FSC sono considerati equivalenti, in realtà essi restano su posizioni conflittuali e ideologicamente diverse che, soprattutto per quanto riguarda la CoC, costringono spesso gli operatori italiani del settore a una scelta basata sulle richieste del loro mercato o ad implementarla con entrambi gli schemi. Di recente, infine, è stato emanato il Regolamento (UE) 995/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 ottobre 2010 (meglio noto come “Due diligence”) che stabilisce gli obblighi degli operatori che commercializzano legno e prodotti da esso derivati (compresi prodotti di legno massello, semilavorati e pannelli, pasta, carta e mobili). Tale legge prevede l’implementazione di un sistema di dovuta diligenza basato su procedure di valutazione del rischio e specifiche documentazioni intese a dimostrare la provenienza legale del materiale in oggetto. In particolare, gli operatori dell'UE che commercializzano per la prima volta legname e prodotti del legno sul mercato dell'Unione (siano essi originari dell'UE o di importazione) dovranno conoscerne la provenienza e prendere i provvedimenti necessari per assicurarsi che siano stati ottenuti nel rispetto della legislazione vigente nel paese di produzione. Gli operatori lungo la catena di approvvigionamento dell'UE dovranno invece tenere registrazioni indicanti da chi hanno acquistato il legname o i prodotti del legno e a chi li hanno venduti. Il Regolamento, che diverrà integralmente obbligatorio a partire dal marzo 2013, include altresì la costituzione a livello nazionale di una serie di soggetti delegati alla sua applicazione, alle fasi di controllo e all’irrogazione delle sanzioni previste in caso di inadempienza. Esso si interfaccia in maniera complementare alle azioni, misure e normative di carattere volontario (ad esempio CITES, FLEGT e la stessa certificazione FSC o PEFC) mirate a sostenere l’impegno per affrontare il problema del disboscamento illegale e del relativo commercio di legname nel contesto degli sforzi complessivi per conseguire una gestione sostenibile delle risorse forestali e dimostrare la rintracciabilità dei prodotti certificati.
Conclusioni La gestione forestale sostenibile e le varie iniziative di certificazione che ne rappresentano lo strumento attuativo, traggono origine dalla necessità di soddisfare l’aumento dei prelievi e del consumo di legno preservando le risorse. Affinché un prodotto a base di legno sia realmente rispettoso dell’ambiente deve essere composto da materia prima proveniente da foreste gestite in modo corretto e responsabile. Attualmente la certificazione secondo gli schemi FSC o PFC è l’unico strumento che fornisce indicazioni a tal riguardo e sulla rintracciabilità dal bosco al mercato. La certificazione forestale serve quindi a promuovere una gestione sostenibile dei boschi mentre per le imprese che la conseguono è un utile strumento di marketing e un'opportunità di ufficializzare il loro impegno verso l'ambiente. E’ importante peraltro evidenziare che, se il prodotto legnoso è realizzato con legname e da imprese locali, la sua certificazione contribuisce a valorizzare le risorse e l’economia del territorio. La recente promulgazione da parte delle Pubbliche Amministrazioni di molti Paesi di politiche di acquisto attente ai prodotti dall’elevato profilo ecologico fornisce un’ulteriore spinta alla diffusione di questo strumento. Infine, l’attivazione da parte del settore privato di un meccanismo volontario di garanzia può completare le azioni adottate dai governi per combattere il taglio e commercio illegale di legname. In questo senso, la certificazione forestale, nei suoi due aspetti di sostenibilità della gestione e di rintracciabilità dei prodotti certificati, rappresenta anche un modo di porre attenzione alla qualità della vita di chi verrà dopo di noi. Riferimenti bibliografici FAO-FRA 2010 Statistiche forestali FAO – Roma (www.fao.org/forestry/fra/fra2010/en/) www.fsc-italia.it www.fsc.org www.pefc.it www.pefc.org www.tesaf.unipd.it/pettenella/ Brunori A. (2010). La sostenibilità nel settore forestale e del legno per un’edilizia certificata. In: BOISLAB Il legno per un’architettura sostenibile. Alinea Editrice: 21-24. (consultabile on-line all’url: http://issuu.com/workshopboislab/docs/libroboislab)
Alberto Pierbattisti Provincia di Torino – Servizio Sviluppo Montano, Rurale e Valorizzazione delle produzioni tipiche tel. 011.8616207 e-mail: alberto.pierbattisti@provincia.torino.it
Strategie per lo sviluppo della Certificazione della filiera legno in Provincia di Torino La superficie forestale della Provincia di Torino è, in Regione Piemonte, seconda solo a quella della Provincia di Cuneo. L'Inventario Nazionale delle Foreste indica per la nostra Provincia una superficie di 255.649 ha, con un indice di boscosità al 37%, di cui 220.000 ha circa boschivi e 15.000 ha circa di arboricoltura da legno. Questa provvigione corrisponde ad uno stock di 47,96 Mt di CO2, ed ogni anno immagazzinano 1,55 Mt di CO2, pari all'11,98% delle emissioni totali di CO2 prodotte in Provincia di Torino nel 2005. Da alcuni anni l'Assessorato allo Sviluppo Montano ha avviato un esperimento per la costruzione di una filiera di legno locale, coinvolgendo esperti, professionisti e tutte le categorie economiche che operano nella filiera da monte a valle:imprese di taglio boschivo, segherie di prima lavorazione, falegnamerie, commercianti all'ingrosso, imprese edili. La strategia deve tener conto delle resistenze culturali ancora in essere nella società e tra gli operatori (aziende di trasformazione /lavorazione del legno ed i costruttori edili) che fanno da freno ad un maggiore impiego del legno in edilizia che doterebbe gli edifici di maggiore efficienza energetica. Questi pregiudizi sono relativi alla resistenza, infiammabilità e costi di manutenzione del materiale legno. Possono essere superati solo con l'informazione, l'aggiornamento e la formazione costante e continua degli operatori. L'azione pubblica deve creare le condizioni per superare le maggiori criticità forestali del nostro territorio
come l'estrema parcellizzazione delle proprietà private, l'insufficiente rete viabile di accesso, l'abbandono delle montagne, la modesta qualità degli assortimenti, l'assenza di cooperazione interprofessionale che non rendono competitivo l'impiego della materia prima locale rispetto a quella proveniente dalle valli limitrofe della Francia. Il progetto transfrontaliero BoisLab, sviluppato dalla Provincia di Torino insieme al Dipartimento della Savoia, ha permesso di organizzare worshop di approfondimento con gli operatori sui temi della certificazione di origine del legno e della catena di custodia PEFC (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), della certificazione delle proprietà forestali, dell'assistenza agli artigiani per la certificazione, dello sviluppo di nuovi prodotti certificati, delle forme innovative di vendita dei lotti boschivi e del legname tondo. La certificazione forestale può favorire lo sviluppo di un nuovo mercato di consumatori attenti alla provenienza del legno a Km zero ed implica il riconoscimento di un comportamento virtuoso dei proprietari che gestiscono i boschi, delle aziende che commercializzano i prodotti in legno/carta; essa è testimoniata dalla presenza di un logo e di una etichetta che garantisce la sostenibilità ambientale della gestione forestale nell'ambito di tutta la catena di custodia, comprensiva di boschi, aziende, prodotti.
La sostenibilità forestale fa riferimento a pratiche e criteri di gestione che garantiscano contemporaneamente la tutela dell'ambiente, il rispetto dei diritti e delle tradizioni, la sostenibilità dal punto di vista economico. La certificazione prevede un'adesione volontaria, fa leva sul fatto che ci sia un segmento del mercato che apprezzi prodotti legnosi sostenibili ed è garantita dalla credibilità del controllo di un ente terzo indipendente come il PEFC o l'FSC (Forest Stewardship Council) che rilasciano ai soggetti economici della catena di custodia un'etichetta riconosciuta a livello internazionale. In Provincia di Torino il 10% della superficie forestale è certificata o in via di certificazione. L'assessorato allo Sviluppo Montano ha deciso di attivare il progetto per certificare una catena di custodia formata da 20 imprese: consorzi di gestione dei boschi (pubblici/privati), boscaioli, aziende di prima trasformazione (segherie), aziende di seconda trasformazione (falegnamerie), distributori/ commercianti. Oggi il punto debole della catena è nella parte alta della filiera che non è in grado di fornire al mercato i prodotti legnosi richiesti sia per il livello qualitativo che per il prezzo competitivo. Attualmente la maggior parte delle materie prime, utilizzate dai trasformatori viene importata dall'estero e pochissime sono le aziende italiane di trasformazione che utilizzano materiali certificati PEFC o FSC. In primo luogo le aziende trasformatrici che entreranno in un programma di certificazione potranno rifornirsi di materie prime certificate sia a livello
locale, per alcune specie legnose, coltivate nelle valli del Pinerolese e della valle di Susa, sia importando dall'estero prodotti di prima trasformazione purché abbiano una certificazione riconosciuta. Inoltre si è deciso di avviare la realizzazione di un marchio di prodotto collettivo che certifichi l'origine locale delle specie legnose di cui dovrebbero fregiarsi le aziende utilizzatrici, spinte dall'interesse di una fascia di consumatori, sensibili al valore aggiunto di manufatti di origine locale. Con la certificazione collettiva del gruppo di custodia locale e l'adozione del marchio di prodotto, promossi, coordinati e monitorati dalla Provincia, garantiti dall'organismo di certificazione PEFC, si avrebbe il vantaggio di ridurre i costi per le singole aziende e di ottenere economie di scala nella predisposizione del sistema di gestione, contemporaneamente ad un accesso più agevole alle informazioni, ai requisiti da rispettare e ai servizi di assistenza tecnica per tutti gli attori della filiera. In conclusione, la certificazione del gruppo di custodia garantisce che il prodotto commercializzato è realizzato al 100% con materiale legnoso proveniente da foreste certificate mentre il marchio collettivo di prodotto indica l'area geografica, ossia che la specie legnosa (es. larice, castagno, ecc.) proviene da boschi localizzati nella Provincia di Torino che per alcune specie possono fornire anche la certificazione PEFC, il programma scelto dalla Provincia scelto per il suo progetto pilota.