Progetto transfrontaliero per la valorizzazione della filiera foresta-legno Projet transfrontalier pour la valorisation de la filiére foret-bois
ATTIVITÁ / ACTIVITÉ 8 Documentazione sulle buone pratiche/ Documentation sur les bonnes pratiques
PROVINCIA DI TORINO / PROVINCE DE TURIN Fondo Europeo di Sviluppo Regionale
ALLEGATO/ANNEXE 1 Pubblicazione “BOISLAB. Il legno per un’architettura sostenibile”
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BOISLAB
IL LEGNO PER UN’ARCHITETTURA SOSTENIBILE a cura di Guido Callegari e Roberto Zanuttini
PROGRAMMA ALCOTRA 2007-2013 COOPERAZIONE TRANSFRONTALIERA ITALIA - FRANCIA PROGETTO BOIS - LAB
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Pubblicazione cofinanziata dall’Unione Europea fondo Europeo di Sviluppo Regionale Programma ALCOTRA Alpi Latine COoperazione TRAnsfrontaliera Italia - francia (Alpi) Progetto Transfrontaliero BoisLab Provincia di Torino - Conseil General de Savoie www.boislab.org Partner del progetto:
Provincia di Torino– Servizio Sviluppo montano, rurale e valorizzazione produzioni tipiche (capofila del progetto) Corso Inghilterra 7 10136 Torino tel. +390118616207 - fax +390118616481 Elena Di Bella: elena.dibella@provincia.torino.it Alberto Pierbattisti: alberto.pierbattisti@provincia.torino.it
Conseil général de la Savoie - Unité forêt filière Bois Hôtel du Département 73000 Chambery (F) Tel. +33 04 79 96 74 59 ; fax +33 04 79 96 74 93 Marc Jean Robert: marc-jean.robert@cg73.fr
Gruppo di lavoro Boislab Workshop:
Provincia di Torino - Servizio Sviluppo montano, rurale e valorizzazione produzioni tipiche Dirigente del Servizio: Elena Di Bella Coordinamento: Alberto Pierbattisti
fondazione Ordine degli Architetti Coordinamento: Raffaella Lecchi Segreteria: Serena Pastorino Coordinamento scientifico Guido Callegari - Politecnico di Torino - DIPRADI Roberto Zanuttini - università degli Studi di Torino - AGROSELVITER
dipartimento di Progettazione Architettonica e di disegno Industriale (dIPRAdI), Politecnico di Torino Gruppo di ricerca: Guido Callegari (responsabile scientifico), Chiara Corsico, Valeria Marta Rocco, Antonio Spinelli
dipartimento di Agronomia, Selvicoltura e Gestione del Territorio (AGROSELvITER) Gruppo di ricerca: Roberto Zanuttini (responsabile scientifico), Corrado Cremonini Coordinamento editoriale ed editing Chiara Corsico, Noemi Mottica, Antonio Spinelli
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indice M. Balagna, Provincia di Torino C. Novarino, FOAT - Fondazione Ordine degli Architetti L. Bazzanella, Politecnico di Torino - DIPRADI
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parte prima La valorizzazione della filiera legno in edilizia
parte terza proposte progettuali per un futuro sostenibile: Workshop BoisLab
G. Callegari, R. Zanuttini, Per una promozione sostenibile della filiera legno in edilizia 13 A. Brunori, La sostenibilità nel settore forestale e del legno per un’edilizia certificata 17 A. Alessi, Le sostenibili leggerezze del legno, ieri e oggi 21 G. Callegari, A. Spinelli, Una svolta nelle costruzioni: il legno 27 A. Bernasconi, Gli edifici moderni con struttura in legno 33 C. Cremonini, R. Zanuttini, I prodotti della prima lavorazione del legno 39 R. Zanuttini, Le filiere corte per la valorizzazione delle risorse legnose locali: criticità e prospettive 45 P. Lavisci, Valorizzazione della filiera legno locale: l’esempio toscano 51
E. Di Bella, Strategie forestali in Provincia di Torino A. Pierbattisti, M.J. Robert, Il progetto boislab G. Callegari, R. Zanuttini, L’esperienza del workshop: un percorso progettuale transdisciplinare G. Ambrosini, M. L. Barelli, M. Bonino, G. Callegari, C. Corsico, C. Cremonini, D. M. Giachino, B. Melis, F. Negro, S. Oletto, C. Rebora, V. M. Rocco, A. Spinelli, R. Zanuttini, Formazione, ricerca e professione: la condivisione di un percorso progettuale G. Callegari, La realizzazione di un’architettura sperimentale per la promozione del legno A cura del gruppo vincitore, “Il senso del legno”: diario di bordo Il senso del legno: una rappresentazione del ciclo di vita dell’albero 1...2...3OIS: un tronco abitabile come espressione della natura del bosco INTO: un percorso sensoriale di conoscenza Sintesi legno: adattabilità, reversibilità e flessibilità come parole chiave Treperiodico: architettura componibile Cadeaux: un sistema di volumi componibili Legno in gioco: per un uso sostenibile delle risorse forestali locali Crediti fotografici/Sponsors del workshop
parte seconda La riscoperta del legno in architettura G. Callegari, C. Corsico, A. Spinelli, La riscoperta del legno in architettura 57 L’uso del legno negli interventi edilizi sul patrimonio costruito, Galleria casi studio 62 Mobil home e micro home: il tema delle architetture modulari, Galleria casi studio 82 Edifici sperimentali in legno per un’architettura sostenibile, Galleria casi studio 104 B. Melis, L’integrazione dei sistemi per la gestione dell’energia ambientale nell’involucro edilizio in legno 112
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marco Balagna
Assessore all’Agricoltura, Montagna, Tutela fauna e flora, Parchi e aree protette della Provincia di Torino Con circa 220.000 ettari di boschi e oltre 14.000 ettari di arboricoltura da legno, il territorio della Provincia di Torino dispone di risorse forestali di tutto rispetto che tuttavia stentano a trovare un’adeguata valorizzazione. Nel territorio montano questo significa rinunciare non solo ad un’importante risorsa economica ed occupazionale, ma anche a servizi ambientali che solo una foresta correttamente gestita è in grado di fornire alla collettività. Da qui scaturisce il più che decennale impegno della Provincia di Torino nella promozione dello sviluppo economico del settore forestale, impegno che ha trovato un’ulteriore legittimazione con l’approvazione della nuova legge forestale regionale che assegna alle Province piemontesi compiti di programmazione dello sviluppo economico del settore forestale e di pianificazione forestale dei territori collinari e planiziali. Condividendo il valore della cooperazione e dello scambio di esperienze in questa materia, la Provincia di Torino ed il Conseil Général de la Savoie hanno avviato il progetto BOIS-LAB, cofinanziato dal programma di cooperazione Italia-Francia ALCOTRA 2007-2013. Il progetto Bois Lab investe in modo particolare sull’aggiornamento professionale di tecnici, progettisti e imprese, finalizzato all’impiego del legno di provenienza locale nelle costruzioni e nell’arredo. La crescente attenzione dei consumatori per strutture abitative ad elevata efficienza energetica e costruite con materiali naturali e ‘locali’, infatti, costituisce un’opportunità straordinaria per i nostri legnami e per le nostre imprese, che può essere colta intervenendo sia sulla domanda sia sull’offerta. Per favorire l’impiego del legno locale ci è parso importante promuovere un fecondo confronto progettuale tra progettisti e aziende. Il Workshop Bois Lab, i cui contenuti, struttura e risultati sono descritti in questa pubblicazione, ha risposto a questa esigenza. Si è trattato di un’interessante e innovativa esperienza di formazione che ha visto impegnati circa settanta tra professionisti e aziende di lavorazione del
legno in un impegnativo ciclo di lezioni e lavoro progettuale di gruppo finalizzato alla ideazione di un modulo espositivo rappresentativo di un uso innovativo del legno locale. Per la prima volta, cosa questa decisamente inconsueta per questo genere di iniziative, l’opera vincente, “Il Senso del legno”, è stata concretamente realizzata dallo stesso gruppo di progettisti e aziende che l’ha ideata. L’iniziativa è stata una scommessa vinta grazie all’impegno profuso da parte di tutti gli allievi, testimoniato dall’alta qualità delle proposte progettuali elaborate dai gruppi di lavoro e presentate in un’interessante mostra finale. Reputo opportuno infine menzionare la Fondazione Ordine Architetti di Torino per l’ottimo lavoro di coordinamento svolto, e i Dipartimenti AGROSELVITER dell’Università di Torino e DIPRADI del Politecnico di Torino per il coordinamento scientifico dei contenuti. Un ringraziamento particolare, infine, al gruppo di lavoro de “Il senso del legno”, che in tempi decisamente ristretti ha saputo portare l’idea progettuale a concreta realizzazione così da poter essere esposta a Bosco e Territorio 2010.
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Carlo Novarino
Fondazione Ordine Architetti della Provincia di Torino Il legno ed il suo impiego nell’edilizia: questo il senso dell’interessante percorso che, organizzato all’interno del programma di cooperazione transfrontaliera Alcotra, ha condotto alla realizzazione del Workshop di cui si raccolgono in questa sede i risultati. Soprattutto nella nostra realtà l’uso del legno nell’edilizia è ancora un tema collaterale rispetto alle opportunità offerte dalla produzione di questo settore: spesso il legno appare come elemento “marginale” destinato alle applicazioni di finitura o utilizzato per specifici componenti del ciclo produttivo. Manca nella nostra formazione culturale, sia dei progettisti che delle imprese, la piena consapevolezza del ruolo a tutto campo che questo materiale può giocare nell’intero sistema del ciclo edilizio: consapevolezza che, ad esempio, segna in modo pervasivo e concreto, l’ambiente dell’edilizia, in Austria e in Trentino. Non si tratta soltanto di accostarsi ad una cultura, presente in quei luoghi, che storicamente affonda nella tradizione locale le proprie elaborazioni scientifiche: la sfida, se così può essere denominata, riguarda la capacità odierna di reinventare, con le tecnologie e le tecniche attuali, percorsi “progettuali e produttivi” che sappiano utilizzare a pieno titolo ed al meglio le grandi qualità di quel materiale. Si tratta di ripensare le qualità fisiche e meccaniche del materiale “legno” per svilupparne una conoscenza più diffusa ed al tempo stesso più profonda al fine di “ripercorrere” i tradizionali processi progettuali, produttivi ed esecutivi per elaborarne e consolidarne nuove possibilità di utilizzo, nell’intero percorso di realizzazione di edifici a qualunque uso siano destinati. E questo a partire dalle specificità particolari del legno prodotto localmente. Da una parte quindi si pone l’accento sulla esplorazione culturale e scientifica delle opportunità offerte da questo materiale in un ordinario processo edificatorio e dall’altra si tratta di indagare le possibilità tecniche di trattare o pretrattare lo stesso materiale per renderlo idoneo ad un ruolo “strutturale” a pieno titolo nello stesso
processo. Ed in questo doppio aspetto del tema (e quindi nelle due “visioni” conseguenti) si basa l’originalità dell’esperienza raccolta nella presente pubblicazione: un workshop a cui partecipano i tecnici progettisti (quelli cioè che presidiano la proposta di carattere progettuale formulata per rispondere ad una domanda di carattere prestazionale) ed i tecnici del settore della produzione (quelli cui spetta il compito di fornire gli elementi “base” del processo produttivo o cui compete il montaggio della proposta fisica). Una palestra in cui gli elementi culturali e tecnico/ professionali si sono contaminati non solo nell’esame e nella esplorazione delle caratteristiche del materiale in esame e nella verifica delle tante esperienze già concretizzate sul campo ma una palestra in cui “gruppi di lavoro misti”, ricchi cioè dell’apporto di diverse capacità, si sono trovati a cooperare per proporre una ipotesi progettuale concreta. Si è trattato di un impegnativo appuntamento a cui ha prestato la propria attività la Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Torino ed a cui hanno partecipato quasi settanta tra progettisti ed operatori del settore: i lavori si sono strutturati in molti incontri e vere e proprie sessioni di approfondimento nelle quali è stato valorizzato l’interscambio di conoscenze tecniche e progettuali tra professionisti e tecnici di diversa estrazione anche attraverso l’impegno connesso alla stesura di un progetto. Ed i risultati del workshop sono certo da individuare nel ricco apporto di conoscenze, di “informazioni” anche documentarie, che vengono sistematizzate nella presente documentazione così come, ci sembra, debbano essere ricercate nell’avvio concreto di una sfida che troverà modo di affinarsi ed articolarsi nel prossimo futuro: affrontare il tema della produzione edilizia avendo chiaro il termine della sostenibilità ambientale e sociale. Il che significa, tra tanti altri “vincoli”, l’utilizzo di materie prime
provenienti da “giacimenti” gestiti in modo responsabile, preservando la multifunzionalità di tante parti del territorio, impiegando manodopera regolare, competente, in cantieri sicuri, attraverso cicli produttivi attenti alla gestione ambientale (energia, rifiuti) utilizzando “filiere” il più possibile corte e prodotti “naturali”. Anche questo è un risultato, non certo marginale, del workshop organizzato nell’ambito del programma Bois-Lab: una attenta valutazione dei “costi” ambientali complessivi che il processo edilizio comporta nel suo manifestarsi ordinario.
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Liliana Bazzanella
Direttore del DIPRADI - Dipartimento di Progettazione Architettonica e di Disegno Industriale L’interesse per il legno in architettura è una tendenza in costante crescita, che si è manifestata nel corso degli ultimi anni da parte della cultura architettonica nell’ambito di manifestazioni, progetti editoriali e ricerche che sempre più spesso sono orientate all’analisi dei caratteri e delle potenzialità di questa risorsa. Chi, oggi, per mestiere, si occupa di ricerca e di formazione all’interno del contesto universitario, deve necessariamente sviluppare, anche in relazione agli indirizzi della Comunità europea, precise attenzioni all’ambiente, sia alla scala architettonica che a quella urbana, assumendo l’impegno verso scelte sostenibili come valore etico e responsabilità morale nella formazione delle generazioni future di architetti. Le stesse linee guida stanno orientando il mercato dell’edilizia e la professione che recentemente, nelle loro espressioni più avvedute, hanno manifestato una forte propensione alla ricerca di risposte ‘sostenibili’ tanto nella produzione che nella progettazione. In questa logica, molte delle azioni di ricerca intraprese in ambito comunitario e nazionale rivolgono l’attenzione con sempre maggiore frequenza al legno come materiale edilizio, strutturale e di finitura, per le sue valenze ecologiche e le sue prestazioni, anche di immagine. Come ricordato dai curatori del libro, “a differenza di altri Paesi europei che da tempo hanno inserito nei percorsi di formazione universitaria e professionale le competenze culturali e tecniche per la conoscenza dell’uso del legno in edilizia, l’Italia ha avviato solo negli ultimi anni curricula formativi specifici su questi temi attraverso l’organizzazione di corsi universitari, master e workshop ancora insufficienti rispetto ad una prevalente attività di aggiornamento professionale erogata da associazioni di categoria e aziende”. E’ emblematico da questo punto di vista che sia stata un’associazione come Promolegno Italia, impegnata da diversi anni nell’informazione e formazione tecnica e non un Ente ministeriale a porsi per prima l’obiettivo di costruire una geografia dei docenti che per il settore architettura si occupano del legno nell’ambito di corsi universitari.
A partire da queste considerazioni Cristina Benedetti, docente universitaria e esperta tra i più competenti e rappresentativi sulla conoscenza del legno e il suo impiego, nel testo “Costruire in legno. Edifici a basso consumo energetico” riconosce “ai docenti dei vari livelli il compito di supplire alla carenza di informazione e di conoscenza delle caratteristiche intrinseche di questo materiale e delle sue potenzialità tecniche ed architettoniche”. Il Dipartimento di progettazione architettonica e di disegno industriale ha iniziato da tempo a coltivare interessi in questa direzione con diverse aree di ricerca indirizzate al recupero di manufatti lignei di notevole valenza culturale; allo sviluppo strategico e sostenibile, attraverso il design, di comunità artigianali locali e, più recentemente, attivando sperimentazioni, in ambito nazionale e internazionale, sull’innovazione di prodotto: materiali, componenti e tecnologie innovative per l’architettura (ricordo in particolare un lavoro sulla produzione di X-LAM con legno locale) e altri progetti fra i quali cito la realizzazione di Casa Capriata, riproposizione di un’idea progettuale di Carlo Mollino per la Triennale di Milano del 1954, allora non finalizzata e attualmente in corso di costruzione a Weissmaten in Valle d’Aosta. Nell’ambito dell’iniziativa di cui si tratta in questa pubblicazione, il contributo fornito dal nostro Dipartimento si inserisce nel quadro di un rapporto di consulenza con la Provincia di Torino, all’interno del tavolo per la valorizzazione del legno in edilizia, e di un rapporto di collaborazione con il Dipartimento AGROSELVITER dell’Università degli Studi di Torino con il quale è stato condiviso il percorso di costruzione del workshop BoisLab e sono in corso lavori e prospettive comuni di ricerca. Per questa occasione è stato allestito il dossier progettuale BoisLab, galleria di oltre sessanta casi studio proposta come geografia di approcci progettuali e di buone pratiche per la costruzione di edifici in legno - tema sviluppato e affrontato all’interno del workshop - e strumento di inquadramento e di indirizzo del percorso progettuale di cui questa pubblicazione raccoglie gli esiti, testimoniando un momento qualificato di formazione in cui si
sono confrontati architetti junior, professionisti e mondo produttivo per l’ideazione di un architettura in legno regionale. È’ da sottolineare che il valore aggiunto del testo nasce dalla collaborazione tra i due Istituti universitari, inquadrando i temi del costruire in legno dal punto di vista delle competenze dell’architettura e delle scienze forestali – utile quindi, per diverse categorie di utenti. Riporto a questo proposito una frase di Guido Callegari che bene evidenzia questo approccio: “Il legno come materiale da costruzione rigenerabile, in linea con i nuovi postulati dell’architettura - “filosofia del chilometro zero”, eco-architecture ecc. – è sempre più spesso oggetto di esperienze progettuali e di manifesti culturali; è raro però che venga evidenziata adeguatamente anche l’importanza degli aspetti ambientali ed etici legati alla scelta di una risorsa proveniente da foreste sottoposte ad una gestione sostenibile, secondo logiche di filiera corta”. Vorrei terminare queste poche note riprendendo l’interrogativo “la diffusione di questa esperienza ne farà un modello per la promozione regionale della filiera foresta-legno?” - e l’affermazione “è stato fatto il possibile per fornire un primo contributo in questa direzione” (nota bene: sono frasi che troviamo a chiusura dell’introduzione alla realizzazione del progetto selezionato). Nella consapevolezza che quanto prodotto dal workshop abbia già avuto primi momenti di diffusione, durante la manifestazione internazionale Bosco e Territorio (17-19 settembre 2010) e nel Convegno nazionale di AssoLegno a Bardonecchia, ritengo che far conoscere il lavoro fatto e valorizzare le energie profuse possa costituire uno stimolo importante per altre esperienze e altre sperimentazioni, certa che sia stato prodotto un patrimonio di conoscenze da non disperdere ma da arricchire con altri contributi e ulteriori passi nella direzione di uno sviluppo ‘sostenibile’ del territorio.
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pa rte p r iMa
LA vALORIzzAzIONE dELLA fILIERA LEGNO IN EdILIzIA
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Per una promozione sostenibile della filiera legno in edilizia Guido Callegari*, Roberto Zanuttini** Introduzione Negli anni più recenti il rinnovato interesse sviluppatosi anche a livello nazionale intorno all’impiego del legno in edilizia ha fatto registrare un crescente numero di iniziative - concorsi, dibattiti, eventi fieristici ed espositivi - nell’area specifica della “valorizzazione della filiera forestalegno”, con particolare riferimento al tema delle costruzioni. La nascita di diversi progetti editoriali e riviste di settore o l’avvio di corsi di base e seminari specialistici sull’uso strutturale del legno, sui sistemi costruttivi e gli aspetti normativi, indirizzati prevalentemente a operatori e progettisti, evidenziano un’attenzione diffusa per questi argomenti e più in generale un’esigenza molto sentita. A differenza di altri Paesi europei, che da tempo hanno inserito nei percorsi di formazione professionale e universitaria materie di studio finalizzate ad acquisire le competenze culturali e tecniche per approfondire la conoscenza dell’uso del legno in edilizia, l’Italia ha avviato solo negli ultimi anni curricula specifici su queste tematiche attraverso l’organizzazione di corsi universitari, master e workshop che si rivelano peraltro ancora insufficienti rispetto ad una prevalente attività di aggiornamento professionale erogata da associazioni di categoria e aziende.1 Osservando le Regioni europee che costituiscono un modello per il settore delle costruzioni in legno – fra le quali ricordiamo il Voralberg, Alto Adige, e la vicina Savoia – è evidente il profondo legame fra gli ambiti della ricerca e formazione con l’area produttiva e il mondo delle professionalità connesse al comparto (forestali, architetti, ingegneri, paesaggisti ecc..). Le diverse esperienze, strutturate nel tempo attraverso azioni di promozione di filiera fortemente radicate sul territorio, hanno generato modelli di sviluppo caratterizzati da significative ricadute sotto il profilo culturale, sociale e identitario. Questi hanno innescato iniziative e progetti educativi - nel senso più ampio del termine - improntati alla diffusione di buone pratiche, elevate professionalità e competenze. Accanto alle esperienze internazionali anche in Italia si assiste, per la prima volta dopo decenni di relativo interesse per il legno, a un’esplorazione
Fig.1 Holzbau Preis - premio annuale delle costruzioni in legno realizzate nel Voralberg (A), fonte: www.holzbau-kunst.at
delle sue potenzialità e possibili ricadute sia in rapporto agli interventi sul patrimonio costruito che di nuova edificazione. La (ri)scoperta del legno come materiale per l’edilizia ha messo evidentemente in discussione alcuni tabù sull’immaginario collettivo degli edifici in legno intesi come strutture provvisorie o precarie, operazione alquanto difficile in un settore da sempre contrassegnato da resistenze al cambiamento rispetto a prassi (più) consolidate. Questo nuovo approccio, sostenuto anche da un processo di trasformazione edilizia orientato verso una maggiore sostenibilità e un uso più corretto delle risorse ambientali, ha certamente beneficiato dello sviluppo della tecnica delle costruzioni in legno e di una crescente diffusione che i sistemi edilizi realizzati con moderni e affidabili materiali legnosi hanno conosciuto nel corso dell’ultimo decennio in tutta Europa. In particolare, l’evoluzione dei sistemi e componenti edilizi tendenzialmente orientati alla prefabbricazione, l’opportunità attraverso i diversi metodi costruttivi in legno di soddisfare significative esigenze in risposta a un mercato sempre più attento a scelte sostenibili, un vuoto normativo colmato di recente con l’approvazione delle nuove Norme
Tecniche per le Costruzioni (DM 14/01/2008) e le Istruzioni del CNR per la progettazione, l’esecuzione ed il controllo delle strutture di legno (CNR/DT 206: 2007), unitamente ad una maggiore conoscenza e promozione del legno come valore in sé, hanno determinato un cambiamento del contesto di riferimento e favorito il concretizzarsi di nuove opportunità per un suo più diffuso impiego. Lo sviluppo del settore si è poi orientato verso la valorizzazione e il ricorso alle risorse legnose prodotte nel contesto di una filiera corta, con un interesse specifico per il consolidamento e la diversificazione dei comparti produttivi locali. A questo proposito è utile richiamare le azioni di promozione di tali filiere in Toscana, Liguria, Veneto, Campania, Calabria e ancora nella Provincia autonoma di Trento; alcuni di questi processi hanno inoltre consentito l’individuazione e la nascita di nuovi mercati attraverso la messa a sistema di competenze e l’avvio, in vari casi, di esperienze dal carattere fortemente innovativo. La “tecnologia come elemento di sviluppo” E’ il caso del Progetto Sofie2, balzato agli onori della cronaca nel 2007 all’indomani del test di resistenza sismica eseguito presso l’Istituto nazionale di ricerca sulle scienze terrestri e la prevenzione dei disastri di Miki in Giappone, il più importante centro di sperimentazione antisismico del mondo.3 Il progetto ha dimostrato in modo rigoroso e inequivocabile l’affidabilità e sicurezza del legno come materiale per l’edilizia e nel contempo come un prodotto naturale e tradizionale possa diventare particolarmente interessante e versatile attraverso processi di innovazione tecnologica. Scopo del progetto era di incrementare l’impiego del legno come materiale strutturale per l’edilizia, fornendo una valida alternativa tecnica ed economica alle soluzioni abitative tradizionali e valorizzando nel contempo una risorsa locale rinnovabile: il legname proveniente dalle foreste certificate della Val di Fiemme.
Architetto, PhD, ricercatore presso il Politecnico di Torino (DIPRADI). rappresentato un modello per successive iniziative organizzate da vari soggetti. Professore associato di Tecnologia del legno presso l’Università degli Studi di Torino (AGROSELVITER) 2 Sistema Costruttivo Fiemme, condotto dall’Istituto IVALSA-CNR con il sostegno della Provincia Autonoma di Trento. 1 A questo riguardo si ricorda che proprio a Torino il compianto prof. Guglielmo Giordano, indiscusso 3 Nel laboratorio E-Defence, il prototipo“Casa Sofie”, edificio di sette piani interamente in legno, sviluppato nei laboratori IVALSA-CNR di S. Michele all’Adige (TN), ha resistito ad una serie di prove sismiriferimento della tecnologia del legno in Italia, già a partire dal 1985 aveva attivato un “Corso legno” che giunte sino alla simulazione del terremoto di Kobe che nel 1995 è costato la vita a 6 mila persone. Il superamento del rigoroso test ha costituito il risultato finale di cinque anni di studi e ricerche che presso la Scuola di Amministrazione Aziendale, che si è ripetuto per ben 21 edizioni ed ha avevano individuato nella combinazione di materiali e connessioni meccaniche formate da pannelli lamellari in legno a strati incrociati (X-Lam) la tecnica costruttiva ideale contro le azioni sismiche. *
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Guido Callegari, Roberto Zanuttini, Per una promozione sostenibile della filiera legno in edilizia
Fig.2 Progetto Sofie - prova di resistenza sismica sulla piattaforma di Miki (Giappone) nel 2007, fonte: www.progettosofie.it/, foto © Romano Magrone
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La “tecnologia come elemento di sviluppo ” è un approccio che, nel caso specifico, è stato perseguito e attuato in un contesto caratterizzato da un forte legame con il territorio, favorendo l’incontro fra nuove competenze maturate a livello di eccellenza e tecnologie sperimentali4. Molte attività di ricerca, come quella richiamata, forniscono oggi chiari segnali circa l’importanza e il ruolo che la tecnologia può assumere in relazione alla sua capacità di fornire risposte e indirizzi agli obiettivi di riduzione degli impatti nelle attività di progettazione e trasformazione del patrimonio costruito, ovvero sensibilizzando la società e il mercato immobiliare ai temi del risparmio energetico, del rispetto per l’ambiente e del benessere abitativo. I “lavori di filiera” in corso di sperimentazione costituiscono quindi un nuovo impulso per il comparto edilizio che porta alcune aree del nostro Paese ad assumere una posizione di avanguardia nei processi di sviluppo sostenibile, recuperando e rinnovando in taluni casi un patrimonio di conoscenze sul legno come materiale da costruzione che in passato ha sempre fatto parte del nostro bagaglio culturale. Le moderne tecniche e sistemi costruttivi in legno appaiono oggi come una novità nello scenario dei processi produttivi edilizi per alcuni vantaggi impliciti - la certezza dei tempi di realizzazione, un maggior controllo e previsione del cantiere e dei costi, carichi più contenuti nel caso di interventi di sopraelevazione sul patrimonio storico – e gli aspetti ecologici che tale scelta porta con sé; queste argomentazioni hanno peraltro conferito al legno il ruolo di materiale di riferimento per la realizzazione di edifici ad uso pubblico -– nell’edilizia scolastica, in particolare - e residenziale. Il settore delle costruzioni e un mercato immobiliare sempre più orientato alla individuazione di criteri di basso impatto ambientale ed elevata efficienza energetica sono oggi più propensi ad accogliere la sperimentazione di materiali, tecniche e sistemi costruttivi che rispondano alle moderne esigenze e ciò ha aperto nuovi fronti di sviluppo anche per il legno. In questo senso, l’edilizia sostenibile è stata individuata come obiettivo
strategico per uno sviluppo qualitativo del territorio anche da parte di varie Amministrazioni. Le attuali tecnologie consentono infatti di sperimentare e incontrare una nuova offerta di mercato in grado di favorire l’istituzione o il consolidamento di un’industria locale del legno, offrire nuove opportunità imprenditoriali o per maestranze qualificate e consentire lo sviluppo di servizi professionali innovativi. Il punto critico dell’intera filiera forestalegno è tuttavia rappresentato ancor oggi da politiche di settore non sempre adeguate a valorizzare con finalità produttive le risorse boschive disponibili e a rafforzare il rapporto tra il territorio e le aziende che vi operano.
Fig.3 Asilo Glaxo Smith KLine, Citterio & Partners, Verona (IT) 2005, foto: © Leo Torri
4 L’attività di ricerca, che aveva lo scopo iniziale di definire le prestazioni e le potenzialità di un sistema per la costruzione di edifici a più piani, realizzati con struttura di qualità certificata e caratterizzati da elevate prestazioni meccaniche e basso consumo energetico, ottimi livelli di sicurezza al fuoco e al sisma, comfort acustico e adeguata durabilità, si è trasformato nel tempo in un progetto di messa a sistema delle risorse e competenze di un territorio, attraverso la costituzione del consorzio SOFIE VERITAS come luogo di incontro e collaborazione fra gli attori dell’economia locale. Il processo di ricerca e sviluppo ha previsto l’istituzione di un nuovo marchio legato al Sistema Casa Fiemme, in grado di assicurare la massima diffusione pubblica delle conoscenze acquisite nel corso del progetto.
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GUIdO CALLEGARI, ROBERTO zANUTTINI, per una promozione sostenibile della filiera legno in edilizia
STRUmENTI E LINEE GUIdA PER UNA NUOvA CULTURA dELL’ABITARE La Regione Toscana è stata tra le prime amministrazioni a incentivare un’edilizia a favore di uno sviluppo sostenibile del proprio territorio, promuovendo la filiera del legno locale e facilitando la realizzazione di interventi innovativi di progettazione, ristrutturazione e manutenzione del patrimonio pubblico e privato capaci di perseguire obiettivi di ecoefficienza energetica ed ambientale. Ciò è stato possibile mettendo in rete le conoscenze e competenze necessarie per promuovere la ricerca, il trasferimento tecnologico e l’innovazione, nell’intento di individuare un modello di casa ecologica realizzata con il legname di produzione regionale e in grado di competere con tecnologie e sistemi edilizi convenzionali e con quelli “in legno”, sviluppati nell’ambito di altri Paesi europei, che si stanno affermando come modelli culturali di riferimento. Nel passaggio da una realtà artigianale con forti connotazioni di esperienza a un’attività industriale fortemente standardizzata, l’edilizia ha infatti smarrito alcuni orientamenti mirati a consentire l’ottimizzazione delle risorse disponibili sul territorio e a favorire scelte progettuali che sovente si traducevano in vere e proprie culture costruttive locali. Il tema della sostenibilità e dell’eco-efficienza delle costruzioni ha inoltre portato all’affermazione del valore del legno come materiale da costruzione attraverso alcuni strumenti di indirizzo, come le “Linee guida per l’edilizia in legno in Toscana”, che analizzano la produzione del legno e l’impatto che una gestione sostenibile delle foreste può avere sull’economia di un territorio, nell’ottica di un uso più equo e responsabile delle risorse ambientali presenti. GLI HOLzCLUSTER una realtà comune a diversi contesti europei – particolarmente diffusa in Svizzera e in Austria – ove la filiera legno è consolidata, in grado di generare sviluppo e di produrre innovazione, è quella degli HolzCluster.
In questo ambito prevale l’aspetto della sperimentazione e promozione di professionalità attraverso azioni di marketing territoriale che tendono a sostenere prodotti e modelli culturali di interesse locale. In Italia è il caso del Cluster Legno tecnica del Tis Innovation Park di Bolzano, sviluppato nella logica di un progetto con forte vocazione all’internazionalizzazione per le oltre 200 piccole e medie imprese attive nel settore di competenza.
Contestualmente, attraverso programmi di formazione mirati, è previsto un incremento di competenze nella lavorazione e trasformazione del legno e un consolidamento del know-how disponibile a livello regionale. Con questa doppia strategia si intende sviluppare la risorsa naturale e la cultura artigianale, garantendo un’impostazione sostenibile.6
Fig.5 “Galleria Materiali di Legno” del TIS Innovation Park (BZ)
Fig.4 Cluster Legno & Tecnica - TIS Innovation Park (BZ), fonte: www.tis.bz.it
Il Custer, inserito nell’ambito di un parco tecnologico, si pone l’ambizioso obiettivo di incoraggiare e rafforzare legami di partenariato tra ricercatori e imprese aperte a nuove idee, prodotti e/o mercati, incrementando un interscambio scientifico mirato a favorire interazioni fra il tradizionale artigianato altoatesino e le moderne tecnologie. La forza di innovazione e la segmentazione del mercato rappresentano infatti sfide che le imprese possono affrontare con strategie comuni per rimanere concorrenziali sullo scenario internazionale.Richiamare l’attenzione su un materiale come il legno e le sue svariate applicazioni, ampliando il raggio d’azione del comparto verso nuovi prodotti e mercati, costituisce una modalità di esplorazione del potenziale delle imprese locali non ancora pienamente sfruttato.
Con questo intento, il Cluster legno tecnica ha sviluppato una galleria – sia fisica che virtuale – che raccoglie oltre 150 materiali innovativi a base di legno, a disposizione delle aziende che ne vogliono conoscere le caratteristiche e potenzialità di impiego. Il Cluster supporta inoltre le imprese aderenti nella fase di pianificazione della produzione, attraverso un approccio di miglioramento continuo che le aiuta a ottimizzare i processi interni.
BOISLAB I percorsi di approfondimento e di conoscenza sopra delineati, unitamente alle informazioni derivanti dall’esperienza di alcuni progetti realizzati dalla Regione Piemonte e dalla Provincia di Torino sulla pianificazione forestale e la conoscenza delle risorse legnose presenti sul territorio, costituiscono il quadro di riferimento del presente volume Boislab: il legno per un’architettura sostenibile. Nell’ambito del testo, attraverso l’apporto di discipline e punti di vista diversi, sono state analizzate le molteplici dimensioni del legno come materiale da costruzione, con particolare riferimento agli aspetti: - etici e di mercato: in cui la certificazione, come strumento di promozione delle pratiche forestali sostenibili e delle attività imprenditoriali sensibili alle tematiche ambientali, può essere oggi estesa ed applicata al progetto di architettura (A. Brunori); - culturali: ovvero il legno inteso come materia ed elemento universale che appartiene non solamente agli specialismi di tecnici e addetti ai
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lavori ma all’architettura e alla storia del costruire (A. Alessi); - di innovazione: in cui si esamina lo sviluppo e il ruolo della ricerca tecnologica, a partire dal ‘900, applicato alla diffusione dei sistemi costruttivi prefabbricati in legno, con particolare riferimento alle prospettive dei pannelli strutturali massicci X-Lam (G. Callegari e A. Spinelli); - costruttivi e strutturali: ove i moderni materiali legnosi, in quanto risultato di processi di produzione industrializzati e controllati, sono in grado di garantire caratteristiche meccaniche, fisiche e estetiche corrispondenti alle esigenze più attuali, che vanno oltre la concezione e il calcolo della struttura portante e la considerazione degli aspetti rigorosamente ingegneristici (A. Bernasconi); - tecnologici: ove viene presentato il panorama dei prodotti a base di legno che il mercato mette a disposizione, con particolare riferimento al loro impiego in edilizia (C. Cremonini e R. Zanuttini); - di filiera: in cui vengono analizzati i fattori connessi allo sviluppo di iniziative di valorizzazione della risorsa legnosa locale attraverso il coinvolgimento attivo dei soggetti pubblici e privati che operano sul territorio (R. Zanuttini); - di valorizzazione: che si concretizzano anche con il realizzare progetti pilota, nella consapevolezza che “toccare con mano” aiuta a intraprendere scelte alternative e favorisce il diffondersi delle conoscenze tecniche relative all’uso del legno nelle costruzioni (P. Lavisci). Attraverso le sue diverse declinazioni, questo inquadramento ha costituito la premessa a un’azione formativa (il workshop) nell’ambito del progetto transfrontaliero Boislab. L’iniziativa, pur individuando un preciso contesto territoriale e culturale di riferimento, ha relazionato la propria attività ad un quadro più ampio di esperienze, con la finalità di individuare strumenti operativi e strategici per la valorizzazione del legno di provenienza locale. Nell’ambito del progetto, il territorio piemontese e in particolare la
Provincia di Torino, si sono configurati come un laboratorio per la sperimentazione di nuove strategie e occasioni per mettere in luce le opportunità e i vantaggi di carattere socio-economico e ambientale derivanti dall’implementazione di azioni intese a rivitalizzare il legame tra l’uso del legno nel comparto della trasformazione artigianale o industriale e la materia prima di provenienza locale, secondo una visione integrata e multifunzionale della gestione del patrimonio forestale disponibile. Nel delineare il programma di formazione sono stati presi in esame gli esiti più interessanti di una serie di progetti e azioni, sviluppati sia in ambito nazionale che internazionale. Il workshop - rivolto ad architetti, ingegneri, forestali, addetti di imprese edili e artigiane, dirigenti, funzionari e tecnici delle pubbliche amministrazioni – è stato inoltre organizzato come azione educativa con l’intento di far conoscere e promuovere presso tutti i soggetti interessati le potenzialità del legno in edilizia.
A questo proposito, l’attività formativa è stata affiancata da una fase progettuale mirata alla realizzazione di una struttura dimostrativa di modeste dimensioni (un modulo espositivo e informativo mobile). In aggiunta all’aspetto architettonico, esso ha integrato una serie di messaggi - quali in particolare l’uso di legname locale, possibilmente certificato, lavorato da imprese operanti sul territorio - in grado di diffondere una maggior cultura del legno, promuoverne le potenzialità in edilizia e, più in generale, incrementare la sensibilità nei confronti di un materiale dal profilo ecologico indiscutibile. Un traguardo importante anche alla luce di un doveroso impegno verso una maggior sostenibilità ambientale di cui siamo tutti responsabili e che spesso viene disattesa. La formula si è rivelata valida, anche a dimostrazione del fatto che quando si riesce a motivare le persone intorno a questioni di comune interesse si ottengono ottimi risultati. I relatori che sono intervenuti nelle giornate di formazione si sono distinti per la loro esperienza e spessore scientifico ed hanno fornito interessanti testimonianze circa l’uso del legno in varie applicazioni e comparti dell’edilizia, consentendo sia un approfondimento di conoscenze sia un aggiornamento sui temi trattati. I vari gruppi hanno poi operato, con approccio interdisciplinare, notevole impegno, passione e coinvolgimento, tanto che la qualità degli elaborati e dei progetti sono risultati di notevole interesse sotto vari punti di vista, ognuno per le sue peculiarità. L’augurio è che l’attività svolta possa contribuire allo sviluppo di ulteriori iniziative finalizzate a comprendere le esigenze e opportunità di un mercato in costante evoluzione, anche con riferimento a pratiche professionali sempre più orientate all’utilizzo della risorsa legno e alla ricerca di nuove modalità di costruire in un’ottica sostenibile.
Fig.6 Alcuni partecipanti del workshop Boislab - Torino, 21 maggio 2010. © Bois Lab
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La sostenibilità nel settore forestale e del legno per un’edilizia certificata Antonio Brunori* INTRODUZIONE Nel corso degli ultimi anni è cresciuta enormemente la sensibilità dell’opinione pubblica mondiale verso i temi della salvaguardia ambientale, in tutti i suoi aspetti, e nel contempo sono cresciuti l’interesse e la domanda dei Paesi più sviluppati per l’acquisto di beni e servizi rispondenti a precisi criteri di qualità ambientale e di etica, certificati secondo norme e standard nazionali e internazionali. Tra questi beni, anche le produzioni legnose sono entrate a far parte della schiera dei prodotti per i quali il mercato sempre più spesso richiede una certificazione comprovante la compatibilità ambientale del processo produttivo e l’origine legale e sostenibile della materia prima legno. Sia gli operatori della filiera foresta-legno che i consumatori hanno nel frattempo incrementato la consapevolezza che la commercializzazione di un prodotto non è più la semplice transazione del manufatto, ma comprende una serie di valori che coinvolgono una pluralità di fattori, ad esempio i criteri di produzione, gli impatti ambientali, sociali ed economici del processo produttivo specifico. Il produttore ha visto il proprio ruolo modificarsi rapidamente: le competenze e le funzioni gestionali si sono notevolmente ampliate e ne è cresciuta la complessità. Rispetto al passato, oggi il produttore deve interessarsi: • al comportamento degli altri operatori con cui interagisce lungo la filiera, compresi gli impatti dei processi produttivi con cui sono stati ottenuti gli input che utilizzerà nel proprio processo produttivo, anche se prodotti in altre aziende; • al ciclo di vita del suo prodotto, e ai processi di uso e consumo annessi, adottando già in fase di realizzazione dello stesso misure per prevenire usi errati che possano causare danni al consumatore. • alla gestione degli scarti del prodotto e delle sue componenti, in termini di previsione degli impatti ambientali dei rifiuti che verranno generati al termine della vita del prodotto già in fase di realizzazione dello stesso.1
Nel mondo occidentale, grazie alla crescita del benessere, alla maggiore disponibilità di tecniche e tecnologie produttive e mediatiche, di rapporti, studi e ricerche da parte di organismi, Istituzioni e gruppi di interesse nazionali e internazionali, anche i consumatori hanno acquisito un ruolo più attivo sul mercato. A seconda del livello culturale, della sensibilità morale ed etica, i diversi tipi di consumatore hanno iniziato ad esigere etichette sempre più precise e ad effettuare sempre più accuratamente le scelte d’acquisto non solo in relazione alla utilità specifica del prodotto, ma considerando anche gli aspetti che coinvolgono il ciclo produttivo del bene, i comportamenti assunti dal produttore nell’ambito della direzione dell’impresa, delle sue strategie aziendali ed extra aziendali. Non a caso recentemente è entrato nel linguaggio aziendale anche un nuovo termine, cioè responsabilità sociale d’impresa (o Corporate Social Responsibility, CSR), con cui si intende l’integrazione di preoccupazioni di natura etica all’interno della visione strategica d’impresa: è una manifestazione della volontà delle grandi, piccole e medie imprese di gestire efficacemente le problematiche d’impatto sociale ed etico al loro interno e nelle zone di attività. Ne consegue che l’atto d’acquisto viene percepito come una manifestazione di consenso verso tutti gli aspetti e valori del prodotto sopra citati. Ecco quindi che il concetto di “qualità” si è ampliato comprendendo, oltre alle caratteristiche proprie del prodotto, anche aspetti legati alla localizzazione, alla struttura e all’organizzazione dell’intera filiera produttiva e dei soggetti coinvolti. In questo quadro generale si è rafforzato il ruolo della “certificazione” (dal latino: “certum facere”, rendere noto, fornire certezza) che da strumento prettamente aziendale finalizzato all’adempimento di obblighi amministrativi, ha acquistato una valenza di strumento di mercato e di comunicazione, quale attestazione da parte dell’azienda di comportamenti coerenti con le attese del consumatore. Nel caso del prodotto-legno/carta, ma anche per l’attività dell’edilizia
Fig.1 Tronchi da boschi certificati PEFC
che utilizza il legno sia per la carpenteria (strutture portanti, coperture, pensiline), la serramentistica (serramenti in genere, rivestimenti esterni, facciate, pareti divisorie, porte, infissi, ecc) e l’arredamento interno ed esterno, ciò equivale ad attestare la compatibilità dell’attività produttiva con gli obiettivi di salvaguardia delle risorse (ambientali, sociali ed economiche), nonché dei valori etici e morali dei soggetti coinvolti. Il quadro della deforestazione mondiale La globalizzazione dei mercati ha consentito di avere un’offerta più ampia per la stessa tipologia di prodotti: questi provengono da zone e situazioni socioeconomiche estremamente variabili, realizzati con tecniche e tecnologie diverse e di conseguenza hanno un livello qualitativo altrettanto diverso. Se da un lato ciò ha determinato indubbi effetti positivi sulla dinamica dei prezzi, dall’altro lato ha comportato l’insorgenza di situazioni di sfruttamento insostenibile e/o illegale delle risorse naturali ed umane. A livello mondiale negli ultimi dieci anni la media annua di ettari di foreste persi (per cause antropiche o naturali) è scesa a 13 milioni, mentre tra il 1990 e il 2000 si era attestata a 16 milioni di ettari persi all’anno
Dottore forestale e giornalista, ricopre la carica di Segretario Generale del PEFC Italia dal 2001. Reg. CEE 880/1992, sostituito con il Reg. CE 1980/2000, il quale valuta l’impatto ambientale del prodotto considerando il suo intero ciclo di vita secondo il principio “dalla culla alla tomba”, Life Cycle Assestement.
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(cioè 161 milioni di ettari tra le foreste naturali e seminaturali: il 94% di tale superficie deforestata era rappresentato dalle foreste tropicali, in particolare quelle di Brasile, Congo ed Indonesia). Per avere un termine di paragone, ogni anno è come se sparissero tutte le foreste italiane e austriache messe insieme (o in termini di superficie, come se sparisse una foresta grande come la Grecia). Nel decennio 2000-2010 è in America del Sud e in Africa che si è registrata la maggiore perdita netta di foreste, rispettivamente con 4 milioni di ettari e con 3,4 milioni di ettari annui. Anche l’Oceania ha subito una perdita netta, in gran parte dovuta alla grave siccità dell’Australia a partire dal 2000. Purtroppo una consistente parte del legname importato in Europa viene da fonti illegali (secondo il WWF), circa un quinto del legname importato nell’Unione Europea nel 2006 proviene da risorse illegali, prevalentemente da Russia, Indonesia e Cina; inoltre quasi l’80% del taglio delle foreste in Amazzonia è fuori legge o senza permessi. Il taglio illegale di legname è un problema di portata internazionale: è la principale causa di deforestazione e dei cambiamenti climatici (il 25% delle emissioni di gas serra è dovuto alla degradazione delle foreste e alla deforestazione), rappresenta spesso una forma di crimine organizzato, spesso collegata ad altre attività criminali che implicano corruzione, violenza e riciclaggio di denaro. Spesso i profitti di queste attività servono a finanziare guerre civili e acquisto d’armi, soprattutto in Africa. A titolo di riflessione sul ruolo che ricopre la nostra società in questo contesto, si evidenzia che nel 2009 l’Italia è stata il principale importatore di legname d’Europa e il quarto al mondo. Questo dato potrebbe far riflettere anche sull’importanza di aumentare l’approvvigionamento da fonti locali, per le conseguenti ricadute economiche (offerta di lavoro a ditte e maestranze locali; aumento della gestione e cura del territorio) e ambientali (ridotte emissioni del trasporto; minore impatto sulle risorse primarie tropicali).
Definizione di gestione forestale sostenibile La definizione corrente di Gestione Forestale Sostenibile (GFS), adottata ad Helsinki nel 1993 dalla Conferenza Ministeriale per la Protezione delle Foreste in Europa, è: “la gestione e l’uso delle foreste e dei terreni forestali nelle forme e ad un tasso di utilizzo che consentono di mantenerne la biodiversità, produttività, capacità di rinnovazione, vitalità e potenzialità di adempiere, ora e nel futuro, a rilevanti funzioni ecologiche, economiche e sociali a livello locale, nazionale e globale, senza comportare danni ad altri ecosistemi”. Una visione più attuale della gestione forestale sostenibile è quella che deve saper conciliare equità sociale, rispetto ambientale e sostenibilità economica. Le foreste gestite in maniera sostenibile sono quelle in cui la gestione forestale implementa rigorosi standard quantificabili e verificabili, basati su requisiti ambientali, sociali ed economici internazionalmente riconosciuti, standard che rappresentano i principi fondamentali della sostenibilità. L’applicazione del concetto di GFS dal livello prettamente teorico a quello concretamente operativo sottintende diversi aspetti: • definizione di obiettivi di politica forestale a diverse scale territoriali; • monitoraggio dei risultati delle politiche forestali adottate; • confronto tra obiettivi e risultati sia nell’ambito di un singolo territorio, che tra ambiti territoriali diversi; • sviluppo di sistemi statistici finalizzati al monitoraggio di variabili strategiche nell’analisi del settore; • definizione, controllo e rispetto di codici deontologici; • definizione di criteri di finanziamento etico; • definizione di disciplinari di produzione e di criteri di GFS a livello aziendale, anche al fine di promuovere dichiarazioni di conformità e certificazioni.
Origine della certificazione di gestione forestale sostenibile Secondo la definizione data dalla ISO (International Standard Organisation), il certificato è: “una dichiarazione rilasciata da Ente, Istituzione oppure persona qualificata finalizzata ad attestare l’effettiva esistenza e verità di un fatto, di una situazione, di una condizione”, ossia, è “un’attestazione di parte terza circa la conformità di un prodotto, processo o servizio, a standard predefiniti stabiliti per legge, oppure volontariamente accettati (disciplinari oppure standard)”. L’allarme per la distruzione delle foreste in aree tropicali e la crescita in tutto il mondo del consumo responsabile hanno fortemente stimolato la richiesta di una certificazione forestale, che si è affermata come strumento di mercato ad adesione volontaria, garantendo ai consumatori l’acquisto di prodotti non provenienti da boschi tagliati illegalmente o in maniera irrazionale bensì da aree forestali gestite in maniera sostenibile. La certificazione, in ambito forestale, può essere definita come: “una procedura prestabilita e riconosciuta che deve essere verificabile per mezzo di un certificato nel quale venga confermata la qualità della gestione forestale rispetto ad una serie di criteri e indicatori predeterminati (quantitativi e qualitativi) in base a una valutazione indipendente e accreditata”.
Fig.2 Tavole da boschi certificati PEFC
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L’idea dello strumento della certificazione forestale è nato agli inizi degli anni ’90 grazie alla volontà manifestata da alcune organizzazioni ambientaliste (Amici della Terra, Greenpeace, WWF) di promuovere uno schema internazionale di etichettatura del legno tropicale, al fine di premiare la produzione e il commercio di legname prodotto in maniera “sostenibile”. Solo successivamente questo strumento si è affermato come strumento di mercato, ad adesione volontaria, soprattutto nelle zone temperate, Europa e Nord America.
Questa secondo tipo di certificazione viene denominata certificazione di catena di custodia (in inglese Chain of Custody - CoC). Se il manufatto rispetta le condizioni della chain of custody, anch’esso sarà riconoscibile dal consumatore finale attraverso un apposito marchio. Una catena di custodia certificata è un modo di provare che un’impresa ha un sistema per “tracciare” i prodotti di origine forestale in tutti i passaggi del processo produttivo, dalla foresta certificata fino alla segheria o alla fabbrica, e da lì, fino ai consumatori.
I due schemi di certificazione: di “gestione forestale” e di “catena di custodia” La certificazione forestale deve essere concettualmente divisa in due diversi schemi: un primo tipo di certificazione, la certificazione della gestione forestale sostenibile, riguarda il fatto che una proprietà forestale venga gestita secondo criteri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Il legname o la fibra che ne deriva viene marchiato ed è quindi commerciabile come proveniente da boschi gestiti in modo sostenibile. Il legname e la cellulosa proveniente da foreste o piantagioni certificate per la corretta gestione forestale, poi, deve poter rimanere rintracciabile nelle varie fasi delle successive lavorazioni, sino al prodotto finito.
Fig.4 Casa costruita con materiali di legno certificato in Friuli Venezia Giulia
Fig.3 A sx: Marchio PEFC - per foreste gestite in maniera sostenibile. A dx: Tronchi di foresta certificata nei pressi di Bolzano
Un esempio di casa certificata PEFC Esistono tanti esempi di edilizia dove l’uso del legname certificato abbia dato un valore aggiunto al progetto, inserendo anche uno spessore di natura etica all’ideazione e alla successiva realizzazione. Un esempio italiano è fornito dalla costruzione tutta in legno PEFC di Prato Carnico (UD) in Val Pesarina, studiata, progettata e realizzata dall’ingegner Samuele Giacometti. Il progetto, chiamato “Sa Di Legno” (per informazioni visitate il sito www.sadilegno.it), è nato dalla volontà del progettista di costruire una casa energeticamente efficiente, utilizzando il legno proveniente dai boschi locali, nello specifico quelli dell’Amministrazione Beni Frazionale
di Pesariis, boschi anche certificati per la loro gestione sostenibile secondo lo schema PEFC. L’impresa è stata possibile con la collaborazione di dottori forestali e di artigiani locali (dall’esperto boscaiolo del paese, al geometra, dal falegname al trasportatore); nei primi mesi del 2010 era la prima abitazione del Friuli Venezia Giulia ad essere certificata CasaClima B+ dall’Agenzia provinciale dell’energia di Udine e ad essere interamente costruita con legname locale proveniente dai boschi certificati PEFC. La particolare situazione territoriale creatasi ha permesso di definire il legname utilizzato per costruire la casa non più come “legname a km zero” ma come “legno a CAP 33020”. Il bosco, l’abitazione e gli artigiani che hanno reso possibile il processo di trasformazione da “legno da pianta PEFC” a “legno casa CasaClima B+” hanno lo stesso Codice di Avviamento Postale “33020”. La casa, grazie alla tracciabilità dimostrabile con la certificazione PEFC, può avere anche la “certificazione di progetto” e utilizzare il fatto che il legno è di origine sostenibile anche per scopi promozionali e/o d’immagine. Questa costruzione è stata premiata con la bandiera verde dalla Carovana delle Alpi 2010 di Legambiente tra le buone pratiche per lo sviluppo della montagna. Quali sistemi di certificazione per la filiera “foresta-legno”? Un’azienda italiana della filiera foresta-legno che si occupi di gestione del bosco e/o di lavorazione e vendita di prodotti a base di legno ha la possibilità di scegliere tre diversi tipi di certificazione del sistema di gestione ambientale: - La certificazione secondo la norma ISO 14001. - La certificazione secondo lo schema del FSC. - La certificazione secondo lo schema del PEFC. La caratteristica che li accomuna è che le aziende possono adottarle su base volontaria, cioè non sono obbligatorie per poter accedere al mercato (come per il rispetto delle norme CE, CITES, o della certificazione fitosanitaria). Resta inteso ovviamente che un’azienda forestale o del legno, per esempio una ditta di utilizzazioni boschive o un consorzio o
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qualunque altro tipo di organizzazione, (incluse quelle commerciali di prodotti legnosi) può decidere di adottare anche altre certificazioni, come la certificazione del proprio sistema di qualità sulla base delle norme ISO 9000 o la certificazione della sicurezza, la OHSAS 18001.A parte alcune differenze specifiche, tutti e tre gli schemi di certificazione applicabili alla gestione dei boschi e ai prodotti a base di legno in linea di massima richiedono alle aziende: - di rispettare sempre come minimo le norme e le leggi vigenti (la certificazione non si sostituisce alla legislazione, è uno strumento volontario, con il quale l’azienda si impegna a fare di più di quanto richieda la normativa). - di impegnarsi pubblicamente di fronte alla collettività ad operare per la tutela dell’ambiente. - di operare secondo un piano di gestione e programmazione di lungo periodo. - di investire nelle risorse umane. Tutti questi elementi comuni sono alla base di qualunque sistema di gestione razionale. Ma se si entra nel dettaglio sulla garanzia all’origine legale e sostenibile dei prodotti di origine forestale, anche nell’ottica della certificazione del legno per il settore dell’edilizia, i due unici strumenti al momento disponibili sono le certificazioni FSC e PEFC.
Fig.5 A sx: Marchio PEFC - per prodotti derivati da una foresta gestita in maniera sostenibile. A dx: Foresta dell’Amiata
Diffusione della Certificazione forestale nel mondo e in Italia Al 20 agosto 2010 si contava una superficie totale di foreste certificate di 359 milioni di ettari (ha), poco più del 10% della copertura forestale globale terrestre (le foreste coprono circa 3.454 milioni di ha, il 26% della superficie terrestre). Attualmente lo schema di certificazione forestale più diffuso sul mercato mondiale è il PEFC con 223 milioni di ha di foreste certificate (il 62% del totale), seguito da FSC con 136 milioni di ettari (38%). In Italia sono certificati 811.056 ettari di foresta, corrispondenti al 9,26% sulla superficie totale a bosco (8.759.200 ettari); 744.538 ettari con lo schema PEFC e 66.518 ettari con lo schema FSC. La certificazione forestale ha trovato più facile applicazione in contesti socio-geografici, come ad esempio in Europa e in Nord America, dove la cultura della gestione forestale può vantare una lunga tradizione e la superficie forestale è in espansione. Questo spiega il dato dell’UNECE/FAO che riporta che a fine 2008 il 25% del legname industriale circolante nel mondo (cioè 387 milioni di metri cubi) proveniva da foreste certificate, con una prospettiva di raddoppiare al 2020. Il maggior interesse alla certificazione forestale lo hanno manifestato i Paesi importatori di legname e con gruppi ambientalisti molto attivi, in grado di esercitare pressioni a livello politico e sull’opinione pubblica, come per esempio Francia, Gran Bretagna, Germania e Olanda, che hanno preceduto molti altri Stati nello stilare una propria politica per l’acquisto di beni cosiddetti “verdi”, cioè il Green Public Procurement (GPP).
Conclusioni Affinché un prodotto di origine forestale, o un’opera realizzata in legno, siano realmente rispettose nei confronti dell’ambiente, ci deve essere la garanzia che il legno provenga da foreste gestite in modo responsabile; la certificazione forestale è l’unico strumento che fornisce garanzia sulla gestione sostenibile delle foreste e sulla tracciabilità dal taglio del bosco al prodotto finito. La certificazione forestale rappresenta anche un impegno per la promozione di una gestione oculata e corretta dei boschi e per le imprese private un utile strumento di marketing, un’opportunità di ufficializzare l’impegno imprenditoriale verso l’ambiente. Vale la pena evidenziare che se il prodotto è locale, la certificazione permette di promuovere e valorizzare anche il proprio territorio e l’economia locale. Non a caso è uno dei principali mezzi attualmente a disposizione per aziende ed organizzazioni che vogliano applicare completamente la propria responsabilità sociale d’impresa. La recente promulgazione di politiche di acquisti pubblici verdi (GPP - Green Public Procurement) da parte di tanti Stati, compreso l’Italia, valorizza ancora di più questo importante strumento di promozione delle pratiche forestali sostenibili e delle attività imprenditoriali sensibili alle tematiche ambientali. L’uso di legno certificato per la sua origine legale e sostenibile, infine, è un segno di sensibilità e di modernità che ogni progettista e costruttore può facilmente implementare nel settore dell’edilizia e dell’architettura, rendendo fattivo il proprio impegno verso l’ambiente, con una scelta cosciente e responsabile che avrà implicazioni positive sia a livello locale che a livello globale.
E’ opportuno segnalare che il Parlamento Europeo, in una risoluzione approvata il 16 febbraio 2006, ha formalizzato la dichiarazione che i sistemi di certificazione PEFC e FSC sono considerati equivalenti “a fornire garanzia al consumatore che i prodotti certificati a base di legno derivino da gestione forestale sostenibile che tenga conto del ruolo multifunzionale delle foreste”.
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LE SOSTENIBILI LEGGEREZZE DEL LEGNO, IERI E OGGI Alberto Alessi* “Lo studio è un mobile di legno posato sul pavimento piastrellato di una cattedrale. Poggia su una pedana alla quale si accede grazie a tre scalini e comprende principalmente sei scomparti carichi di libri e di oggetti diversi. Tutti questi elementi sono fissi, ovvero costituiscono il mobile vero e proprio, ma sulla pedana ci sono anche una sedia, quella su cui è seduto il santo, e un cassone. […] Lo spazio intero
si organizza intorno a questo mobile (e il mobile intero si organizza intorno al libro): l’architettura glaciale della chiesa (la nudità delle piastrelle, l’ostilità dei pilastri) si annulla: le prospettive e le verticali cessano di delimitare il solo luogo di una fede ineffabile; e non servono che a fornire la scala del mobile, a permettergli di iscriversi: al centro dell’inabitabile, il mobile definisce uno spazio addomesticato che i gatti, i libri e gli uomini abitano serenamente.” (G. Perec) Già questa descrizione letteraria moderna di un dipinto rinascimentale ci racconta che il legno non è semplicemente un materiale da costruzione, ma una materia da abitare. Il legno non appartiene solamente agli specialisti, ai tecnici, ma è un elemento universale. La sua presenza non è da cercare solo nella storia dell’architettura, ma appartiene a tutta la storia dell’uomo. Flessibile, leggero, facile da lavorare, quasi pronto all’uso, il legno è probabilmente il primo materiale da costruzione, come ben emerge già nel trattato di Vitruvio, e come indica nel ‘700 MarcAntoine Laugier che riconosce nell’intreccio dei rami di un bosco il modello della capanna primitiva e l’origine dell’architettura, forte anche di esempi
Fig. 1 A.da Messina, San Girolamo nello studio,1475
Fig. 2 Vitruvio, De Architectura, 25 a.C.
Fig. 3 M.A. Laugier, Essai sur l’Architecture, 1755; P. De L’Orme, 1er Tome de l’Architecture, 1567; Bramante, Sant’Ambrogio, Milano, 1497
di architetture costuite come è il caso dell’intervento di Bramante sulle colonne del portico di Sant’Ambrogio a Milano. E molto tempo prima, si narra che l’umanità si sia salvata dal diluvio universale grazie ad un’arca costruita con tronchi ed assi. Se oggi siamo qui, è forse grazie a quella prima mitica dimora lignea galleggiante. Ma il legno ed il suo uso cambiano nel tempo, e nel frattempo i tronchi e le assi tagliate a mano sono state affiancate da nuove tecnologie raffinate, verificate dallo studio scientifico delle caratteristiche della materia prima
Fig. 4 Costruzione dell’Arca, Genesi, ca. V sec a.C.
Direttore della rivista “materialegno”
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Alberto Alessi, Le sostenibili leggerezze del legno, ieri e oggi
e dei materiali che ne derivano. Costruire oggi col legno significa fare riferimento ad un operare contemporaneo, dove agli aspetti “organolettici” del legno si aggiungono quelli “consapevoli” del suo utilizzo mirato.
• una struttura lignea reagisce in modo controllabile al fuoco (più dell’acciaio); ma brucia • il legno è leggero e può essere utilizzato benissimo nell’esistente; ma non è solido come il mattone • costruire col legno permette di avere un cantiere veloce; ma costruire in legno costa molto di più di una tecnologia “tradizionale” come laterizio o cemento.
SENSUALITÀ LOGICHE “Sono le macchine nella fabbrica e non la bottega artigiana a produrre oggi l‘edificio in legno. L‘antica, perfezionata arte dell’artigianato entra nella moderna tecnica delle macchine. Qui trova nuove possibilità di impiego, nuove forme. Il legno come elemento costruttivo lavorato alla maniera dei carpentieri non risponde più a tutte le esigenze di produzione e di stabilità strutturale. Al contrario, come materiale prodotto in fabbrica, lavorato dalle macchine, esso assume dal punto di vista tecnico ed economico la stessa importanza di ogni altro materiale da costruzione. Ogni costruzione che sia tecnicamente corretta ha la propria forma caratteristica. Perciò il nuovo metodo di lavorazione del legno muta anche l‘aspetto esteriore dell‘opera costruita. Non può che nascere una forma nuova. Questa si accorda ben poco con l‘idea che comunemente si ha dell‘«edificio in legno», ma si tratta dell‘organico sviluppo dell‘arte secolare del costruire in legno.” (K. Wachsmann)
I motivi per cui il legno viene tuttora scarsamente utilizzato in Italia come materiale da costruzione sono quindi spesso da riferire a pregiudizi altrove già superati ai tempi di Wachsmann.
Già nel 1930 la consapevolezza di questo sviluppo tecnologico necessario ed in corso era ben presente, come ci racconta Konrad Wachsmann. Ma non ovunque. Da una recente indagine1 presso un pubblico di architetti, risulta come il legno sia molto valutato quale materia naturale, ma ancora poco conosciuto come materiale da costruzione. Emerge un sapere frammentario, ricco di contraddizioni: • il legno è emozionante, caldo, confortevole, rinnovabile; ma un edificio in legno dà problemi di durata e manutenzione • l’isolamento termico è ottimo; ma va bene per il freddo delle Alpi e col caldo non è efficace
Fig. 5 Il legno: aspetto superficiale e struttura microscopica
“Grazie al trasferimento delle principali lavorazioni in fabbrica è possibile, anche nei mesi fuori stagione, predisporre alcune parti della costruzione e accantonarle. Lo stesso tempo di costruzione è molto più ridotto che in una costruzione in muratura, per cui vi sono minori costi di costruzione e al tempo stesso il capitale investito si ammortizza più rapidamente. Anche il procedimento costruttivo offre grandi vantaggi. Innanzitutto si compie in forma di un montaggio totalmente a secco, per cui solo le fondazioni sono realizzate in muratura. Così, in generale, non si riscontra umidità. Mentre le parti della costruzione sono predisposte in fabbrica, si esegue la fondazione in muratura. Ciò significa anche un notevole risparmio di tempo, dal momento che la struttura della casa è prodotta in fabbrica nel periodo in cui si costruisce la fondazione. Sullo stesso luogo di costruzione avviene poi soltanto il montaggio delle parti già predisposte. La casa può essere eretta alle temperature più estreme. Poiché gli spessori di parete di una casa in legno, a parità di capacità di isolamento, sono notevolmente più ridotti di quelli di una casa in muratura, una costruzione in legno ammette, a parità di spazio, una minore cubatura, ed è perciò più economica.” (K. Wachsmann)
Indagine commissionata in Italia da promo_legno alla GFK-Eurisko di Milano.
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COSTRUZIONI AGILI “La Natura ha sempre prodotto strutture soggette a carichi leggeri. Il legno può essere considerato come il materiale strutturale per eccellenza in biologia. Nelle tecnologie avanzate, il legno ha dimostrato di essere un ottimo materiale per la costruzione sotto sforzo dinamico. Il problema del legno è di essere un ottimo materiale troppo facilmente utilizzabile.” (J.E. Gordon) Essendo corpo e scheletro insieme, il legno è per natura destinato al costruire, anzi, è costruzione in sé. Tradizionalmente l’edificare in legno avviene mediante elementi puntuali (blocchi sovrapposti) o lineari (travi e pilastri a definire telai). È un costruire intuitivo e facile. Così è la stazione
progetto, come si può leggere nel piano di taglio della Naked House. I progetti che seguono illustrano come questi sistemi costruttivi garantiscano una grande libertà progettuale. Il legno si presenta competitivo nella realizzazione di architetture alle diverse latitudini, edifici piccoli e grandi, spazi domestici, di lavoro, di svago, urbani o nel paesaggio.
Fig. 6 Costruzione di un insediamento resideniziale in XLAM, Vienna, 2005 Fig. 9 Struttura a telaio (Balloon Frame)
Fig. 8 Stazione ornitologica, Balaton, 2003
ornitologica realizzata in tre giorni dagli studenti dell’ETH di Zurigo, che si regge solo sull’attrito fra i tronci di robinia accatastati attemtamente l’uno sull’altro. E così è la logica struttura del Ballon Frame, quasi un gioco da ragazzi. E costruire in legno rimanda al gioco, al sensuale apprendimento e alle regole manuali e corporee dell’atto ludico. “I levigati blocchetti di acero restarono impressi nella mia memoria infantile e costituirono un’esperienza indimenticabile.” (F.L. Wright).
Fig. 7 Costruzione di un Padiglione con sistema a telaio, Praiano a Mare, 2004
Oggi a queste tecnologie sedimentate si aggiunge la costruizione per superfici piane (X-Lam). E il piacere resta, la logica ludica del
Fig. 10 Drmm, Naked House, Oslo, 2006
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Fig.11 Naumannnaumann, S(ch)austall, Stoccarda,2007
Fig.12 Waugh Thistleton, edificio residenziale, Londra, 2008
Fig. 13 Kaci International + Shigeru Ban architects, Club House, Yeoiu, 2009
Leggerezza come interpenetrazione di corpi edilizi Per recuperare questo piccolo edificio del 1780 è stata realizzata una vera “casa nella casa“. Un nuovo volume interamente in legno realizzato ed assemblato in falegnameria ed inserito nella struttura muraria esistente. La nuova struttura lignea non tocca l’involucro edilizio originario, che è invece protetto da un nuova copertura che abbraccia entrambe le strutture. Le aperture del nuovo inserto sono posizionate in corrispondenza di quelle della muratura in pietra, creando viste e scorci inattesi.
Leggerezza come sovrapposizione modulare Questo grande edificio di residenza agevolata, costruito in un popoloso quartiere londinese, con i suoi 9 piani completamente realizzati in legno massiccio XLAM, dimostra come le nuove tecnologie sappiano garantire resistenza e affidabilità anche su dimensioni inattese, permettendo al contempo un’espressione linguistica adeguata alle situazioni urbane più esigenti. Ogni piano infatti offre la possibilità di una diversa disposizione planimetrica.
Leggerezza come progetto di sostenibilità Coniugando l’intuizione di Laugier con le tecnologie più avanzate, la struttura dell’edificio è realizzata da una maglia esagonale continua di legno, una struttura ecologica e ventilata naturalmente che riprende la trama dei leggeri cuscini estivi coreani. Grazie all’utilizzo di precise macchine da taglio, si è potuto ottimizzare la forma della struttura arrivando anche a ridurre gli sprechi durante il processo di assemblaggio e quindi la quantità di legname necessaria.
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Fig. 14 Surface Architects, Birkbeck Centre for Film & Media, University of London, Londra, 2007
Fig. 15 Studio Cervellati, Trasformazione ex-Oratorio San Filippo Neri, Bologna, 1999
Fig. 16 D. Fügenschuh, Sopraelevazione di un edificio residenziale, Innsbruck, 2007
Leggerezza come compenetrazione e trasfigurazione spaziale Questa trasformazione di un elegante edificio residenziale nel centro di Londra in un luogo pubblico, viene affrontata come sfida percettiva e costruttiva, risolta solo grazie al continuo dialogo serrato fra architetto e spazio possibile prima, e fra architetto e costruttore poi. Il risultato è uno spazio inatteso, nel quale sparisce ogni distinzione fra materiale, muratura, arredo, spazio di vita.
Leggerezza come interpretazione Questo intervento è l’occasione per rileggere filologicamente un edificio plurisecolare, adeguandolo al contempo a nuove funzioni. Ne emerge un’affascinante stratificazione di momenti storici, culturali ed artistici. La struttura originaria dello spazio, distrutta da un bombardamento, viene rivelata attraverso una materia inattesa. La fitta trama della centina, normalmente elemento temporaneo a sostegno della costruzione diviene un elemento architettonico strutturale e spaziale, rapportandosi alla raffinata decorazione preesistente.
Leggerezza come equilibrio di volumi e spazi Questo progetto di ristrutturazione e sopraelevazione di un edificio storico nel centro di Innsbruck sfrutta appieno le potenzialità dei pannelli Xlam (relativa leggerezza e comportamento statico biassiale), riducendo complessivamente i carichi sulle strutture preesistenti. L’esito dell’operazione è un volume edilizio in equilibrio, un“ponte abitato”all’interno dell’abitazione stessa. La raffinatezza del risultato finale, nel quale la costruzione è lasciata in vista, è assicurata dall’eleganza e confortevolezza proprie del legno.
figura sopra: © Schaller
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ATMOSFERE RINNOVABILI E MOLTEPLICI “Il materiale naturale e vivo del quale è fatto, la semplicità e l‘eleganza della costruzione definiscono il valore di un edificio di legno.” (K. Wachsmann)
deposito può divenire un museo attraverso la semplice rilettura della disposizione geometrica delle capriate. In questa possibilità continua di trasformazione ed interpretazione riposa l’essenza del costruire in legno.
Ne è consapevole Le Corbusier, che a Cap Martin sceglie 14 m2 di legno come luogo nel quale ritirarsi per ragionare in serena calma sul fare architettura.
Fig. 19 Isa Stürm Urs Wolf, Kunst (Zeug) Haus, Rapperswil, 2008
BIBLIOGRAFIA Barthes, R. (1957) Miti d’oggi, Einaudi, Torino [tit. orig. Mythologies]
Fig. 17 Le Corbusier, Cabanon, Cap Martin, 1956 (© FLC Paris)
Fig. 18 H. Fahty, finestra con Mashrabbya, New Gourna, 1948
Il legno è al plurale, sempre. Ogni specie legnosa è diversa ed ogni luogo e cultura ne sfrutta le diverse possibilità. Ad esempio nei climi caldi, se ne utilizza la spontanea capacità isolante e la facilità di lavorazione. Le Mashrabya, grandi aperture tipiche della casa islamica, solo apparentemente decorative e protettive del pudore, nascono in realtà come diaframmi raffinati per la creazione di delicate brezze che mantengono piacevolmente fresche le stanze d‘abitazione. Perciò vengono realizzate in legno: questo materiale non si arroventa anche se esposto per ore al sole del sud, e di conseguenza non riscalda l’aria che lo attraversa.
“Il legno non vibra né stride, ha un suono sordo e netto insieme; è una sostanza familiare e poetica, che lascia in una continuità di contatto con l’albero, il tavolo, l’impiantito. Il legno non taglia, né si guasta; non si rompe, si consuma, può durare a lungo, modificare a poco a poco i rapporti fra l’oggetto e la mano; se muore lo fa riducendosi, non gonfiandosi come quei giocattoli meccanici che spariscono sotto l’ernia di una molla spezzata. Il legno fa oggetti essenziali, oggetti di sempre“. (R. Barthes)
Gordon, J. E. (1988) Strutture sotto sforzo, Zanichelli, Bologna [tit. orig. The Science of Structures and Materials] Perec, G. (1974) Specie di spazi, Torino, Bollati Boringhieri [tit. orig. Especes d’espaces] Wachsmann, K. (1992) Costruzioni in legno: tecnica e forma. A cura di Anna Maria Zorgno. Milano, Guerini Studio, Milano [tit. orig. Holzausbau] Wright, F. L. (1943) Un’autobiografia, Jaca Book, Milano [tit. orig. An Autobiography] http://www.materialegno.com
L’essere sempre legno ma sempre diverso, insieme alla facilità di lavorazione permette di rivoluzionare lo spazio dato. Così un
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una svolta nelle costruzioni: il legno Guido Callegari*, Antonio Spinelli** Una svolta nelle costruzioni1, è il titolo di un testo pubblicato nel 1960 da Konrad Wachsmann, uno dei “filosofi dell’innovazione”2, che forse per primo a partire dagli anni ’30 ha colto le potenzialità del legno come materiale da costruzione intraprendendo con largo anticipo un “percorso di ricerca tecnologica” improntato alla prefabbricazione di componenti piani per impiego strutturale. Le sue parole e il suo percorso di ricerca sono oggi quanto mai utili per inquadrare un processo di innovazione in corso che vede nuovamente il legno protagonista come materiale strutturale in architettura. In Europa sulla stessa scia della strada percorsa da Wachsmann con il “General Panel System”3, si assiste oggi alla diffusione di un nuovo sistema costruttivo che risulta essere congeniale all’attuale tendenza in edilizia all’utilizzo di sistemi prefabbricati. Questo sistema a compensato di tavole costituito da pannelli a strati incrociati in legno massiccio– detti X-Lam (BrettSPerrholz in tedesco, Cross Laminated Timber in inglese) - caratterizzati da proprietà meccaniche elevate e controllate è oggi in grado di offrire significative risposte ad alcune “sfide progettuali” in corso – edifici multipiano, complessi residenziali, interventi sul costruito – anche sotto il profilo della resistenza antisismica. I pannelli X-lam nati come sviluppo di un progetto di ricerca dell’Università di Graz orientato allo sfruttamento degli scarti di lavorazione del legno in segheria, ha portato alla fine degli anni ’90 alla realizzazione di elementi piani di grandi dimensioni con materiale legnoso di seconda scelta. Questi primi prodotti ancora sperimentali, omologati e commercializzati in Austria e Germania all’inizio degli anni 2000, hanno introdotto sul mercato, accanto agli elementi strutturali lineari di legno già presenti, degli elementi strutturali massicci piani, offrendo quindi la possibilità di progettare e realizzare strutture formate da elementi portanti con funzioni di piastra e di lastra.4 Questo elemento di novità, una vera e propria rivoluzione, ha determinato profondi cambiamenti sia nella concezione strutturale sia nel linguaggio
Architetto, PhD, ricercatore presso il Politecnico di Torino (DIPRADI). Architetto, PhD student presso il Politecnico di Torino (DAPe) 1 K. Wachsmann, Una svolta nelle costruzioni , Saggiatore, Milano 1960 *
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architettonico delle costruzioni in legno aprendo nuovi scenari anche per i sistemi costruttivi in legno, a poco più di un secolo di distanza dall’avvento della tecnologia strutturale del calcestruzzo armato5. La sostenibilità ambientale ed il risparmio energetico hanno indotto ad un ripensamento generale dei prodotti industriali, delle catene produttive e dell’offerta edilizia, che ha portato a delineare nuovi orizzonti espressivi nella progettazione, evidenziando come le radici del progetto traggano sempre più spesso vigore dalle novità insite nei materiali, nei processi di produzione, nelle tecnologie, mettendo al centro del processo l’innovazione come artefice anche di cambiamenti paradigmatici. La crescente attenzione verso le tematiche ambientali ha portato a riconsiderare il legno come materiale adatto per la pratica del costruire e “in particolare l’esigenza di conciliare aspetti ambientali ed energetici, come la riduzione degli sprechi, la limitazione dei consumi, l’uso di risorse rinnovabili, ha contribuito negli ultimi anni allo sviluppo di un nuovo sistema costruttivo” 6. Questo cambiamento culturale, sostenuto anche da un processo di trasformazione edilizia improntato ad una maggiore sostenibilità e ad un uso più equo delle risorse ambientali, è stato certamente accompagnato da uno sviluppo della tecnica delle costruzioni in legno e da una crescente diffusione che i sistemi edilizi in legno hanno conosciuto nel corso dell’ultimo decennio in tutta Europa. Fra questi certamente l’X-lam costituisce una delle tappe più significative del percorso di innovazione tecnologica che il legno ha conosciuto sino ad ora ed una delle prospettive più promettenti. La rivincita del legno “Il legno senza alcun dubbio, a dispetto di una tradizione millenaria, è stato il materiale che più di altri ha subito nei primi ottant’anni del ‘900 la più accanita concorrenza da parte di altri materiali”7. Il legno che in architettura ha rivestito storicamente un ruolo preminente sino all’inizio del ‘900 è stato posto in secondo piano dallo sviluppo del
2 N. Sinopoli, La lunga marcia del legno dalla bottega alla fabbrica in N. Sinopoli, V. Tatano, Sulle tracce dell’innovazione. Tra tecniche e architettura, FrancoAgeli, Milano 2002 3 C. Benedetti, Costruire con il legno. Edifici a basso consumo energetico, Bolzano University Press 2009, p. 6 45 A. Bernasconi, Materiale: caratteristiche, proprietà e prestazioni, in dispense corso, Corso Base Promolegno,
cemento armato che ne ha notevolmente ridimensionato l’impiego. Konrad Wachsmann, uno degli attori dell’innovazione del secolo passato, che ha operato dall’inizio degli anni ’30 alla fine degli anni ’70, nel periodo cioè di affermazione dello sviluppo economico trascinato dall’industria, non abbandona i materiali della tradizione ma al contrario li pone al centro dei suoi interessi trasformandoli in oggetto di ricerca. Egli indaga in particolare ciò che da questi materiali era possibile ottenere attraverso i processi produttivi; l’obiettivo principale era costituito dalla trasformazione dei materiali da costruzione in componenti, ottimizzando il rendimento dell’apparato produttivo. Uno degli esiti più importanti della sua ricerca tecnologica degli anni ’40 è rappresentato dal General Panel System un sistema costruttivo per case unifamiliari realizzato interamente in legno e sviluppato con Walter Gropius. Il lavoro è frutto certamente delle importanti esperienze fatte in Germania, prima dell’espatrio in America, negli anni trascorsi presso la
Fig. 1 K.Wachsmann e W.Gropius. sul cantiere, fonte: B. Bergdoll and P. Christensen, Home Delivery: Fabricating the Modern Dwelling, Moma, NY, 2008, p.81-85 © Konrad Wachsmann Archiv
Promolegno, Milano, 2008 p. 6 C. Benedetti, op. cit., p. 6 7 N. Sinopoli, La lunga marcia del legno dalla bottega alla fabbrica in N. Sinopoli, V. Tatano, Sulle tracce dell’innovazione.Tra tecniche e architettura, Franco Angeli, Milano 2002 6
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Christoph & Unmack in Slesia, una delle più prestigiose aziende produttrici di componenti e sistemi in legno per l’edilizia. La sua permanenza presso Christoph & Unmack, nella qualità di progettista e tecnico della produzione, lo porterà a scrivere il libro Holzhausbau. Technik und Gestaltung, presentato come una sorta di catalogo, corredato da una pregiata documentazione grafica, che si traduce nel resoconto della sua attività svolta presso l’azienda tedesca. Holzhausbau è “la testimonianza, lucidamente presentata quasi attraverso un ideogramma, dei modi e dei tempi con i quali le radici dell’industrializzazione incominciarono consapevolmente a incunearsi nell’arte del costruire, proprio a partire da un materiale che fino a quegli anni, non solo in territorio tedesco, si era mantenuto strettamente legato all’artigianato e – in tempi più recenti – aveva ampiamente interessato una concezione naturista dell’architettura” .8 Wachsmann definirà poi in modo preciso e ampio la sua idea di innovazione nel libro Una svolta nelle costruzioni, elencando i passaggi necessari per giungere a risultati apprezzabili e specificando che la ricerca ha valore solo se accompagnata dalla sperimentazione e dalla realizzazione come parte integrante del processo di produzione. Giulio Carlo Argan nella prefazione del testo di Wachsmann specificherà: “E’ chiaro che la tecnica non viene assunta dalla costruzione nei suoi procedimenti specifici, ma nella sua metodologia fondamentale; sicchè non si risolverà il problema dell’industrializzazione edilizia finchè questa non verrà considerata come problema metodologico invece che come una questione strettamente tecnica ed economica” .9 Gli anni dell’avventura americana di Wachsmann, contrassegnata subito da rapidi successi, la fiducia assoluta che egli ripose in questa esperienza, la sua convinzione che una reale “svolta nelle costruzioni” fosse stata ormai innescata e che rappresentasse un punto ineludibile di “non ritorno” - come ricorda Anna Maria Zorgno10- era destinata ad un silenzioso declino. La sua ricerca, non potendo contare all’epoca sul supporto dell’informatica, e in particolare delle macchine a controllo numerico, si limiterà alla
industrializzazione di prodotti di qualità costante, realizzati cioè in serie, ad una produzione completa di parti finite, cioè prefabbricate, nell’ambito della quale la costruzione diviene solamente montaggio. Il risultato, sarà una produzione di componenti unificati con una discreta varietà tipologica. Oggi, a distanza di cinquant’anni, le macchine a controllo numerico permettono invece una produzione industriale a costi contenuti di componenti uniche, da montare a secco. Lo sviluppo, dovuto all’applicazione dell’informatica alle macchine utensili, ha determinato il superamento delle necessità dello standard portando ad una ottimizzazione del processo con la possibilità di fornire elementi preassemblati e tempi di realizzazione dell’edificio estremamente contenuti. L’informatica ha influito poi sul modo di progettare portando ad un diverso tipo di organizzazione e molti vantaggi: la riduzione degli immobilizzi di capitale, la possibilità di variare rapidamente i quantitativi prodotti, lo stabilimento di produzione è diventato sempre più un luogo di assemblaggio delle componenti anticipando verifiche che normalmente venivano effettuate in cantiere. Il progetto di architettura si può quindi riappropriare della sua centralità. Le parole di Wachsmann, confermate dal tempo e dal progresso della tecnica, ci ricordano come il legno in effetti abbia subito solo all’inizio del XX secolo un processo di industrializzazione che, attraverso l’ingegnerizzazione dei prodotti, lo ha reso una valida alternativa agli altri materiali impiegati in modo più diffuso e consolidato in edilizia: “sono le macchine nella fabbrica e non la bottega artigiana a produrre oggi l’edificio in legno. L’antica, perfezionata arte dell’artigianato entra nella moderna tecnica delle macchine. Qui trova nuove possibilità di impiego, nuove forme. Il legno come elemento costruttivo lavorato alla maniera dei carpentieri non risponde più a tutte le esigenze di produzione e di stabilità strutturale. Al contrario, come materiale prodotto in fabbrica, lavorato dalle macchine, esso assume dal punto di vista tecnico ed economico la stessa importanza di ogni altro materiale da costruzione. . [...] Perciò il nuovo
8 Anna Maria Zorgno, Introduzione in Anna Maria Zorgno (a cura di), Konrad Wachsman. Holzhausbau, Costruzioni in legno, Tecnica e forma, Milano, Guerini Studio, 1992, p.14 9 Giulio Carlo Argan, prefazione testo K. Wachsmann, Una svolta nelle costruzioni , Milano, 1960, pp.13-14
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Anna Maria Zorgno, op.cit., p.13 Anna Maria Zorgno, op.cit.
metodo di lavorazione del legno muta anche l’aspetto esteriore dell’opera costruita“.11 Si è quindi perfezionato il passaggio da una produzione artigianale ad una industriale che aveva bene espresso e auspicato già Wachsmann : “Il legno come materiale da costruzione è stato fin dai tempi antichi di importanza fondamentale per l’edilizia. Oggi è come se avesse perso credito. Le ragioni di questo sono difficili da individuare. Forse una ragione è ravvisabile
Fig. 4 . General Panel System - K.Wachsmann, W.Gropius. 1941-1952, fonte: B. Bergdoll, P. Christensen, Home Delivery: Fabricating the Modern Dwelling, Moma, NY, 2008, p.81-85
Foto sopra: © Konrad Wachsmann Archiv
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nel fatto che la trasformazione dalla lavorazione del legno artigianale a quella industriale si è verificata molto tardi. Si rimane troppo legati a immagini tradizionali, [...] Nei casi più favorevoli alla costruzione in legno si è attribuito un carattere di provvisorietà, ritenendosi la sua durata di poco conto. [...] Bisogna imparare a usare questo materiale, ma a partire da una nuova concezione e per nuovi impieghi [...] Il materiale naturale e vivo del quale è fatto, la semplicità e l’eleganza della costruzione contribuiscono a
Fig 3. Il sistema costruttivo X-Lam, anni 2000.
Foto sopra: alto : www.binderholz.com, centro: www.natural -house.it, basso: www.arbosphere.com. 12 Vedere a tale proposito: N. Sinopoli, La lunga marcia del legno dalla bottega alla bottega alla fabbrica in : N. Sinopoli, V. Tatano, Sulle tracce dell’innovazione. Tra tecniche e architettura, Franco Angeli, Milano, 2002, p. 169
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definire il valore di un edificio di legno” 12 L’inserimento del lavoro sul General Panel System di Konrad Wachsmann e Walter Gropius nell’ambito della mostra: Home Delivery: Fabricating the Modern dwelling, svoltasi presso il Moma di New York nel 2008 dimostra ancora una volta l’attualità della ricerca svolta tra gli anni ’30 e ’50. Nell’ambito della mostra dedicata allo sviluppo della prefabbricazione edilizia dal 1833 ad oggi è stato ricostruito il percorso di questa ricerca tecnologica: dalla Packaged House realizzata come prototipo a Somerville nel 1943, al piano per produrre 8.500 case l’anno con Celotex la società di Burbank, California, sino al fallimento della società nel 1952 trasformando il pioneristico lavoro di Wachsmann in una prospettiva incompiuta. Wachsmann, come tecnologo, regista e innovatore dell’intero processo, coordinando le culture che in esso convergevano ha individuato degli scenari nuovi per la progettazione dello spazio architettonico, scenari che oggi anche grazie alla sua ricerca stiamo praticando attraverso nuovi sistemi costruttivi che se non figli, sono almeno parenti stretti delle sue idee. 13 Le applicazioni dei prodotti dell’innovazione tecnologica La recente attenzione verso le tematiche ambientali ha portato a riconsiderare il legno come materiale adatto per la pratica del costruire. Questo interesse è sottolineato da una domanda ambientale e qualitativa, aumentata dagli anni ‘70 in poi, che ha condotto oggi a definire le architetture anche secondo i loro caratteri di sostenibilità. Insieme ad un diffuso interesse per le tematiche ambientali si rileva oggi, nel settore edile, una tendenza della ricerca verso nuove soluzioni finalizzate all’impiego di materiali a basso impatto ambientale. La definizione di nuovi prodotti che si inseriscono nel panorama di componenti in legno per l’edilizia, strutturali e non, è orientato ai miglioramenti prestazionali attraverso nuove tecnologie di produzione e nuovi processi di gestione delle aziende, che, a differenza del passato,
hanno reso molti di questi prodotti competitivi e a basso costo. Gli anni ‘70 del ’900 sono stati anni importanti per l’edilizia italiana e per molti dei comparti produttivi che operavano al suo interno e che hanno visto in una prima fase ancora una volta il legno in grave difficoltà, sopraffatto da materiali concorrenti, incapace di rispondere in termini adeguati alle nuove normative imposte dai settori concorrenti. E’ interessante con riferimento al quadro normativo italiano citare Lavisci: “le tappe dell’involuzione della normativa che, in meno di 30 anni (19351962), ha ribaltato il ruolo delle costruzioni in legno: da, tradizionali ed efficaci, si passa ad un malcelato sospetto di scarsa affidabilità. Durante la guerra era cambiata la Scienza delle costruzioni? Più probabilmente si è trattato solo di un omaggio all’astro nascente del calcestruzzo armato, in anni di grande sviluppo, con troppa fretta e poche regole. Di fatto la mancanza di una specifica normativa cogente ha contribuito a frenare la diffusione delle strutture di legno in Italia, mentre nel resto di Europa si assisteva ad una generalizzata crescita nell’impiego di questo materiale”. 14 Intorno agli anni ‘90 è possibile individuare uno spostamento e ampliamento del mercato del legno ingegnerizzato verso il settore residenziale, grazie all’interesse riscontrato per le costruzioni in legno in Austria, Germania, Francia ed Inghilterra dove questa soluzione abitativa comincia a registrare un impiego diffuso. Questa fase evidenzia un passaggio importante per il settore produttivo e della ricerca, dal legno lamellare - dove l’immagine dell’innovazione era orientata verso il tema delle grandi luci – alla prefabbricazione dei componenti in legno per l’edilizia, attraverso un ritorno alle piccole luci (4-8m) in risposta alla tecnica del Balloon frame e Platform frame tanto sviluppata negli altri mercati continentali. L’andamento dell’utilizzo del legno nelle costruzioni in Europa, tra 1990 e 2000 - mette in evidenza come i governi di alcuni paesi europei abbiano “incoraggiato l’impiego del legno, e sempre più frequentemente per rivestimenti, nelle facciate, nelle ristrutturazioni, e anche nelle infrastrutture pubbliche”.15
G. Roccatagliata, Konrad Wachsmann: il filosofo dell’innovazione in : N. Sinopoli, V. Tatano, Sulle tracce 14 P. Lavisci , La progettazione delle strutture di legno : Eurocodice 5 e norme tecniche per le dell’innovazione. Tra tecniche e architettura, Franco Angeli, Milano, 2002, p. 94 costruzioni : con un software per il calcolo di tetti e solai, Il Sole 24 Ore, Milano, 2006, p. 7 15 13 Dominique Gauzin-Muller, Case Ecologiche. I principi, le tendenze, gli esempi, Edizioni Ambiente G. Roccatagliata, op.cit., p.97 - Novembre, 2006, p.23
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Nel corso di questo decennio, in Europa, si hanno profondi cambiamenti sia della concezione strutturale sia del linguaggio architettonico delle costruzioni in legno attraverso un’industria che ha investito sui sistemi preassemblati “aperti” e flessibili, facilmente combinabili con altri sistemi e materiali, ma anche grazie a prodotti derivati dal legno per uso strutturale, e alla produzione di componenti caratterizzati da proprietà meccaniche elevate e la messa a punto di prodotti di derivazione legnosa innovativi, capaci di permettere la realizzazione di edifici in grado di offrire prestazioni fino ad ora impensate, e di sviluppare una serie di economie nella costruzione e ristrutturazione sia in edifici.16 Le ragioni di questo cambiamento – manifestatosi a partire dagli anni ’90 - sono quindi da individuare nell’evoluzione di sistemi e componenti edilizi sempre più orientati alla prefabbricazione. L’ opportunità attraverso i diversi sistemi costruttivi in legno di individuare significative risposte rispetto ad un mercato edilizio e di committenti sempre più orientati a scelte sostenibili, un vuoto normativo colmato nel corso degli ultimi anni con l’ approvazione delle nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (DM 14/01/2008) e le Istruzioni CNR per la progettazione, l’esecuzione ed il controllo delle strutture di legno (CNR/DT 206: 2007) insieme ad una maggiore diffusione della conoscenza e promozione della cultura del legno - come valore in sé - hanno determinato nuove “condizioni di mercato” anche per il legno in edilizia. Nel corso degli ultimi dieci anni il cambiamento più significativo in questo settore è certamente quello rappresentato dalla presenza sul mercato di un elemento strutturale piano in legno. La logica della superficie come elemento strutturale, svincolata dai limiti della costruzione a struttura intelaiata, si può riassume nella possibilità di aprire il legno a nuovi orizzonti e prospettive e soprattutto ad alcuni ambiti per i quali sino ad ora questo materiale era stata preclusa la possibilità del suo utilizzo, a meno dell’impiego di soluzioni più complesse e meno competitive.17 I pannelli strutturali X-Lam sono considerati l’alternativa ad altri sistemi
costruttivi in legno, con alcuni vantaggi indubbi ma più in generale come “strumento” per affrontare la progettazione strutturale e architettonica con un maggior grado di flessibilità. Come è già accaduto in passato per altri “prodotti” dell’innovazione tecnologica c’è forse una tendenza ad assumere quest’ultimi come elementi di garanzia della qualità del progetto in valore assoluto. Come ricorda Cristina Benedetti nel testo “Legno e Innovazione” curato da Tiziana Ferrante 18 occuparsi di legno è un atto di responsabilità, per evitare un impoverimento non solo delle risorse naturali del pianeta, ma anche di quelle “culturali” legate a lunghe tradizioni e conoscenze costruttive di cui il progetto di architettura si è sempre alimentato.
16 Cristina Benedetti (a cura di), Costruire in legno. Edifici a basso consumo energetico, Bolzano University press, 2009 17 Andrea Bernasconi, Tecnologia X-lam. Una rivoluzione in corso, in “Il Giornale dell’Architettura”, Rapporto legno n.70, Febbraio 2009, p. 34
18 Cristina Benedetti, Prefazione libro : Tiziana Ferrante (a cura di), Legno e innovazione, Alinea, Firenze, 2008
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X-Lam: alcune possibili prospettive L’inquadramento dello sviluppo di nuovi prodotti in architettura e l’ampliarsi delle loro possibilità applicative con riferimento alle problematiche tecniche produttive, economiche e ambientali ha sempre costituito uno dei principali obiettivi dell’attività di ricerca sui materiali edili a cui non sfugge l’interesse per il pannello X-lam. Questo prodotto è oggetto di indagine scientifica nell’ambito dell’attività di ricerca di diversi istituti - fra i quali il Politecnico di Graz, l’ EPFL - Ecolé Politecnique di Lausanne, l’University of Tecnology di Delft, il CNR IVALSA di Trento - con l’obiettivo di incrementarne le prestazioni e verificarne il comportamento in esercizio e in opera. La produzione di elementi strutturali massicci, presenti oggi sul mercato come X-Lam, è concentrata negli stabilimenti industriali di alcune multinazionali del legno europee - finlandesi, tedesche, svizzere e austriache – che di fatto rappresentano l’intero indotto, garantendo oltre alla produzione dei pannelli strutturali una copertura logistica su tutto il territorio comunitario. La maggior parte delle architetture contemporanee, icone del progresso tecnologico del settore legno, sono realizzate con i materiali prodotti da queste aziende. Esistono in Italia delle realtà produttive di tipo industriale
più flessibili, nella logica quasi di una produzione artigianale, in grado di realizzare piccole quantità di questi prodotti per un mercato fortemente radicato sul territorio e conseguentemente nella logica di filiera. Queste aziende, non strutturate da un punto di vista industriale e logistico per diventare competitor delle grandi multinazionali, concentrano la loro produzione in alcuni momenti dell’anno. Accanto a queste realtà produttive localizzate prevalentemente in Alto Adige, alcuni programmi e progetti di ricerca di rilievo sono oggi orientati verso la valorizzazione del legno regionale, come il Progetto Sofie, sviluppato dal CNR IVALSA di Trento con riferimento alla filiera della Val di Fiemme, o le attività del CNR IVALSA di Firenze con la Regione Toscana. Le due prospettive, fra loro complementari, quella delle grandi realtà produttive multinazionali e quella della logica di filiera locale legata ad una produzione regionale, aprono a ragionamenti e scenari di mercato molto diversi soprattutto se posti nell’ottica di una sostenibilità ambientale, economica e sociale. Infatti se un prodotto di origine forestale, o un’opera realizzata in legno, è realmente rispettoso dell’ambiente quando è accompagnato da una garanzia sulla tracciabilità della materia prima, cioè proveniente da foreste gestite in modo responsabile, esso si trasforma in una occasione di promozione e valorizzazione del territorio quando è di origine locale con importanti ricadute di tipo economico e sociale. I possibili scenari di filiere locali sono oggi costituiti prevalentemente da imprese e ditte artigiane di dimensioni medio-piccole che si avvalgono di un’organizzazione territoriale basata su rapporti di interdipendenza tra aziende nell’ambito di distretti distribuiti in modo abbastanza omogeneo sul territorio; questo tipo di organizzazione consente alle imprese di mantenere una competitività commerciale e di sviluppare processi di innovazione. 19 Questa via ancora poco praticata, forse un po’ ingenua rispetto alle ragioni e le regole di un mercato in forte espansione e specializzazione, va oltre le prospettive dell’uso del legno come valore in sé e analizza l’eventualità
19 Tiziana Ferrante, L’innovazione tecnologica dei prodotti e sistemi di derivazione legnosa in T. Ferrante (a cura di), Legno e innovazione, Alinea, Firenze, 2008, p. 47 20 A. Bernasconi, Materiale: caratteristiche, proprietà e prestazioni, in dispense corso, Corso Base Promolegno, Promolegno, Milano, 2008, p. 8
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SCUOLA MATERNA
Trecate (NO)
Inter vento di edilizia scolastica con sistema X-Lam
Fig. 4 Casa Austria – Olimpiadi Invernali 2006. LP architektur ZT GmbH. Sestrière (To) 2006
Fig. 5 Alloggi temporanei - Olimpiadi Invernali 2006. Arch.Ing.T.Kudela, Ing.V.Kadera, JRiebenbauer.(To) Fig. 6 In alto: Residenza H2.Progettista. Arch.S.Oletto. Strutture: Arch Aulo Guagnini Pecetto torinese (To) 2010. In centro e in basso: Scuola Materna di Trecate (No).2010 Arch. G.Pomatto.
Foto in alto: © S.Oletto. foto casa Austria: © Angelo Kaunat fonte immagini alloggi temporanei: da Franco Carraro, LegnoVsMattone: 4-0, in Tetto&Pareti In Foto in basso: © www.e-costruire.com. Legno, marzo 2006. Progetto realizzato a Sesstriere (To)
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di una certificazione ambientale che oggi è possibile estendere ad un edificio come “certificazione di progetto”. Il legno impiegato per la produzione di questi elementi strutturali è tradizionalmente di conifera, con una prevalenza dell’abete e la possibilità di utilizzo di larice e douglasia. L’utilizzo di altri legnami in campo strutturale è al momento prevalentemente limitato alla costruzione di prototipi nell’ambito di attività di ricerca indirizzate a sviluppare proprio l’uso di altre specie legnose per la realizzazione di elementi strutturali”.20 All’interno di questo contesto, con l’obiettivo di proiettare in prospettiva alcune di queste riflessioni, nel 2009 è stata avviata una ricerca per valutare le potenzialità di impiego del legno di provenienza piemontese per la produzione di componenti in lamellare per l’edilizia. L’attività di carattere sperimentale, Potenzialità del legno X-lam, inserita nel Progetto BOIS-LAB Italia-Francia ALCOTRA21, finanziata dalla Provincia di Torino, ha portato alla realizzazione di pannelli piani lamellari, con il supporto di un impianto industriale presente sul territorio22, utilizzando la risorsa legnosa maggiormente presente nel patrimonio boschivo considerato - il castagno23- e nell’arboricoltura locale - il pioppo - per valutarne i possibili sviluppi applicativi. L’attività di ricerca che si è concentrata su alcune aree del territorio provinciale (Canavese) attraverso un confronto con i diversi soggetti della filiera, ha l’analizzato le caratteristiche e le potenzialità di alcune specie legnose e la possibilità di realizzare e produrre manufatti strutturali con legno autoctono. Il progetto coordinato dal Politecnico di Torino e dall’Università degli Studi di Torino nel quadro delle attività di “Valorizzazione della filiera forestalegno” della Provincia di Torino ha preso avvio dall’analisi dei comparti produttivi e della ricerca di alcuni Paesi europei come Austria, Svizzera e Germania, orientati da tempo alla produzione di legno lamellare, registrando le diverse evoluzioni (microlamellare di sfogliati) e declinazioni (pannelli strutturali di compensato di tavole, ) che hanno consentito di individuare e di costruire nuove filiere e nuovi mercati attraverso la messa
Fig. 7 Pannelli lamellari di castagno e pioppo di origine piemontese (foto: © A.Spinelli)
A. Bernasconi, Materiale: caratteristiche, proprietà e prestazioni, in dispense corso, Corso Base Promolegno, Promolegno, Milano, 2008, p. 8 21 Coordinamento scientifico: G. Callegari con A. Spinelli Politecnico di Torino - DIPRADI, R. Zanuttini e C. Cremonini dell’Università degli Studi di Torino AGROSELVITER.. Cfr G. Callegari, C. Cremonini, V.M.
Rocco, A. Spinelli, R. Zanuttini (2010). The Production of Hardwood X-lam Panels to Valorise the Forest-Wood Chain in Piemonte (Italy). 11th World Conference on Timber Engineering - WTCE 2010. 20-24 giugno 2010 (TN), Italia 22 Compensati Toro S.p.A, Azeglio (TO) 23 Fornito dal Consorzio Valli Unite - Segheria Valle Sacra, Castellamonte (TO)
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a sistema di competenze ed esperienze presenti sul territorio. La ricerca si configura come la possibilità di definire mercati di nicchia, legati a filiere locali, in grado di contenere i costi ambientali del prodotto e di valorizzare le risorse legnose autoctone, incrementandone l’utilizzo. Nel corso dell’ultimo decennio anche nel territorio della Provincia di Torino si è registrato un importante sviluppo dell’utilizzo del legno in edilizia. Al fine di evidenziare, seppur in modo esemplificativo, le potenzialità di un mercato in costante espansione e le pratiche della professione sempre più orientate all’utilizzo di questa risorsa si propongono alcuni casi studio sulla diffusione di edifici in X-Lam anche in Piemonte: dalla parentesi delle opere olimpiche del 2006 ad interventi completati nel corso del 2010 come l’Asilo di Trecate (No) dell’ arch. Giambattista Pomatto e l’edificio H2 di Pecetto Torinese (To) dell’arch. Stefano Oletto. Questa riflessione sulla“svolta nelle costruzioni”si conclude richiamando la pubblicazione “Architettura degli anni 80 in Piemonte”, catalogo della mostra (Electa, Milano 1990)“sulla produzione architettonica complessiva” in Piemonte degli anni Ottanta. Fra le cento e sessanta opere esposte il legno costituiva una “presenza discreta”. Le prospettive evidentemente sono cambiate e di questo aspetto è necessario tenere conto anche a fronte di una professione sempre più orientate all’utilizzo della risorsa e alla ricerca di modelli sui quali costruire riferimenti di carattere tecnicooperativo.
BIBLIOGRAFIA
C. Benedetti (2009), Costruire con il legno. Edifici a basso consumo energetico, Bolzano University Press 2009 A. Bernasconi (2008), Materiale: caratteristiche, proprietà e prestazioni, Corso Base Promolegno, Promolegno, Milano, 2008 B. Bergdoll, P. Christensen, (2008) Home Delivery: Fabricating the Modern Dwelling, Moma, NY, USA, p.81-85 G. Callegari, C. Cremonini, V.M. Rocco, A. Spinelli, R. Zanuttini (2010). The Production of Hardwood X-lam Panels to Valorise the Forest-Wood Chain in Piemonte (Italy). 11th World Conference on Timber Engineering - WTCE 2010. Poster session, 20-24 giugno 2010 - Riva del Garda (TN), Italia T. Ferrante (2008), Legno e innovazione, Alinea, Firenze, 2008 G. Roccatagliata (2002), Konrad Wachsmann il filosofo dell’innovazione in N. Sinopoli, V. Tatano, Sulle tracce dell’innovazione. Tra tecniche e architettura, FrancoAgeli, Milano N. Sinopoli (2002), La lunga marcia del legno dalla bottega alla fabbrica in N. Sinopoli, V. Tatano, Sulle tracce dell’innovazione. Tra tecniche e architettura, FrancoAgeli, Milano K. Wachsmann (1960), Una svolta nelle costruzioni , Saggiatore, Milano A. M. Zorgno (1992), Introduzione in Anna Maria Zorgno (a cura di), Konrad Wachsman. Holzhausbau, Costruzioni in legno, Tecnica e forma, Guerini Studio, Milano
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GLI EdIfICI mOdERNI CON STRUTTURA IN LEGNO Andrea Bernasconi* Il legno, quale materiale da costruzione e quale materiale per uso strutturale moderno, permette la realizzazione di costruzioni e strutture per l’edilizia offrendo le medesime prestazioni tecniche degli altri materiali da costruzione. L’analisi delle tipologie costruttive e strutturali della costruzione di legno moderna, e gli svariati esempi di edifici realizzati con struttura di legno in tempi recenti, sostengono e dimostrano questa affermazione. Fin dai tempi più antichi l’uomo ha usato questo materiale per costruire le proprie dimore, probabilmente cominciando ad impiegare il legno per la sua leggerezza e la facilità di lavorazione. L’immagine di quello che probabilmente in modo improprio - viene chiamato “Châlet svizzero” è nota a tutti. Il carattere piuttosto romantico attribuito a queste costruzioni realizzate ancora oggi, fanno dimenticare che queste architetture sono testimonianza oltre che delle diverse culture costruttive presenti nelle diverse regioni alpine di quanto possa essere interessante usare il legno per costruire. Non è, infatti, difficile imbattersi in edifici di questo tipo vecchi ormai di diversi secoli, a tutt’oggi in buono stato e abitati. La costruzione di legno moderna non ha niente a che vedere con questi edifici, se non per l’origine prima dei materiali costruttivi e strutturali utilizzati. I diversi materiali moderni di legno per uso strutturale sono il risultato di procedimenti di produzione altamente industrializzati e offrono caratteristiche meccaniche, fisiche e estetiche corrispondenti alle esigenze più moderne in ambito tecnico, progettuale e architettonico. 1 I PRINCIPI COSTRUTTIvI E STRUTTURALI Le tipologie costruttive e strutturali degli edifici di legno moderni sono principalmente due. In entrambi i casi la struttura portante dell’edificio si basa sull’unione di elementi piani, pareti e solai, che opportunamente collegati fra loro formano una struttura scatolare. Altri sistemi strutturali, basati sul principio della griglia di pilastri collegati da travi inflesse orizzontali, fanno pure parte del repertorio delle soluzioni possibili e sono talvolta applicati anche nell’edilizia residenziale. Questi sistemi di “travi e
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pilastri” sono però particolarmente impegnativi, e quindi applicati a casi piuttosto particolari, quali per esempio capannoni industriali e sportivi.
questo modo il rivestimento disposto in diagonale permette di realizzare una struttura a traliccio con il telaio, conferendo alla parete e al solaio la rigidezza necessaria per la loro funzione di lastra strutturale o di controventatura della struttura. Più tardi, con l’avvento dei pannelli sottili a base di legno, lo strato di tavole inclinato è stato sostituito dai pannelli sottili, che permettono di ottenere prestazioni strutturali ben più elevate con spessori decisamente più ridotti. Al giorno d’oggi la pannellatura degli elementi intelaiati è formata da pannelli OSB di spessore di ca. 20 mm, che sono inchiodati o avvitati ad un telaio formato da montanti o travi di legno massiccio o di legno lamellare, disposte ad un interasse di ca. 60 cm. Gli elementi del telaio sono di regola piuttosto sottili (60, 80 o 100
Fig. 1 Confronto tra tipi diversi di costruzione in legno
1.1 LA COSTRUzIONE INTELAIATA La tipologia costruttiva per l’edilizia in legno più diffusa in tutto il mondo è senza dubbio la costruzione intelaiata di legno. Gli elementi essenziali della struttura dell’edificio sono le pareti ed i solai, cioè elementi strutturali piani. Questi elementi piani sono realizzati unendo un telaio semplice, formato da travi di legno sottili, con una pannellatura di rivestimento che ne assicura la stabilità nel proprio piano e la rigidezza necessaria per creare una lastra rigida e strutturalmente efficace. Il medesimo principio - telaio e pannellatura strutturale di rivestimento - permette di realizzare tutti gli elementi necessari per la composizione dell’edificio: le pareti, con gli elementi del telaio di dimensioni più ridotte, ed i solai, il cui telaio è formato essenzialmente dalla travatura inflessa. La costruzione intelaiata di legno trova le sue origini nella prima metà del ventesimo secolo. All’origine il telaio era formato da legno massiccio segato e il rivestimento strutturale da tavole sottili disposte in modo inclinato di ca. 45° rispetto ai lati dell’elemento di parete o solaio: in
Fig. 2 Cantiere di una costruzione a telaio
mm, in funzione delle esigenze strutturali), e l’altezza della loro sezione corrisponde allo spessore della parete o del solaio. Le esigenze strutturali richiedono spessori delle pareti piuttosto ridotte: per un numero di piani non superiore a tre possono essere di 140 o 160 mm. Spesso, però, lo spessore delle pareti e dei loro montanti è determinato dallo spessore della coibentazione, che trova posto fra i montanti delle pareti: solitamente esso non è mai inferiore ai 160 mm, e può arrivare anche ad oltre 300 mm con riferimento alle esigenze di isolamento termico che deve raggiungere l’edificio. La travatura degli elementi di solaio deve conferire al solaio la sufficiente resistenza e rigidezza: con altezze della travatura di 240 - 280
Dr., Ing. civile dipl. ETH Zurigo (CH). Consulente del Politecnico di Graz. Professore di costruzioni in legno alla Scuola di Ingegneria di Yverdon (CH)
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mm è possibile ottenere solai con luci fino a ca. 5,50 m, che corrispondono alle luci dei solai degli edifici residenziali tradizionali e di dimensioni piuttosto ridotte. Negli ultimi anni sono diventate più frequenti luci maggiori anche nell’edilizia residenziale - non solo residenza primaria e monofamiliare, ma palazzine con più appartamenti anche ad uso uffici e scolastico, una tendenza determinata quindi da esigenze strutturali più elevate che ha portato all’evoluzione del solaio intelaiato originario
ridotti. Gli edifici oltre i 3 piani con soluzioni progettuali non caratterizzate dalla regolarità in pianta e in elevazione, richiedono l’adattamento della struttura al singolo progetto e alle sue peculiarità, rendendo necessario l’uso di montanti con dimensioni più elevate, l’applicazione di soluzioni particolari per la giunzione dei diversi elementi di solai e di parete, e - non da ultimo - l’introduzione di elementi di rinforzo strutturale in presenza delle aperture principali delle pareti, negli angoli dell’edificio e più in generale dove i carichi determinano una concentrazione delle sollecitazioni.
specifica adattata per quell’edificio. La struttura intelaiata richiede, comunque, l’uso di montanti e travi inflesse di dimensioni importanti, che ne rendono il progetto, la produzione e il montaggio piuttosto complessi. 1.2 LA COSTRUzIONE mASSICCIA mOdERNA (XLAm) Alla fine degli anni ‘90 è apparso sul mercato del legno strutturale un materiale completamente nuovo sotto tutti i punti di vista: i “pannelli di legno massiccio incollato a strati incrociati”, oggi una realtà indiscussa nell’ambito del legno strutturale. Forse proprio perché nuovo sotto tutti i punti di vista, questo materiale per uso strutturale è stato definito in mille modi diversi, in quanto ogni produttore ha sviluppato il proprio
Fig. 6 Disegni schematici dei componenti di un edificio a telaio
verso altre strutture. Per ottenere prestazioni strutturali più elevate, senza aumentare l’altezza complessiva della struttura, si dispone spesso la pannellatura su entrambi i lati del telaio, collegandola ad esso non con connettori meccanici, ma tramite incollaggio, ottenendo così veri e propri elementi strutturali a cassone: luci di circa 6,50 metri sono così possibili, senza dover aumentare lo spessore complessivo dell’elemento strutturale del solaio e fornendo prestazioni adeguate alle esigenze più elevate dell’edilizia multipiano. La costruzione intelaiata di legno permette senz’altro di realizzare edifici multipiano di dimensioni significative. Gli esempi non mancano, e si trovano un po’ ovunque, nel mondo intero. Occorre però sempre ricordare che alla base di questa tipologia strutturale si trovano pareti e solai, composti da più elementi di dimensioni e spessori
Fig. 7 Casa Montarina a Lugano (2006): 6 piani con struttura portante completamente in legno; costruzione intelaiata in legno
Spesso, quindi, la realizzazione di una struttura per una architettura avente un uso differenziato dei diversi piani, un numero di piani elevato, ed esigenze progettuali e strutturali elevate, necessita di una struttura
Fig. 8 Casa Montarina a Lugano: fase di cantiere - posa degli elementi prefabbricati
stile di produzione, la propria definizione e il proprio marchio di prodotto. In Italia il termine x-Lam è usato come descrittivo per tutti i pannelli di questo tipo, in ambiente di lingua tedesca si incontra l’abbreviazione BSP (“BrettSPerrholz”), o anche quella diffusa a livello internazionale e
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derivata dalla descrizione inglese CLT (“Cross Laminated Timber”). Senza dilungarsi oltre sull’individuazione di un nome univoco e universale per questo materiale, è utile descriverne brevemente la composizione. x-Lam è un pannello di legno composto da più strati (di regola 5 e più, ma comunque almeno 3) di tavole di legno, sovrapposti e incollati fra loro. L’incollaggio permette di creare la continuità strutturale fra i singoli strati, formando così un elemento multistrato e monolitico. Lo spessore dei singoli strati può variare fra 17 e 42 mm, a seconda del produttore e del tipo di pannello. I singoli strati sono disposti in modo che due strati adiacenti risultino sempre ortogonali fra loro, dove l’orientamento delle tavole - cioè della fibratura del legno - definisce l’orientamento dello strato. Il numero di strati di cui è composto un pannello è sempre simmetrico rispetto al piano centrale del pannello, e quindi sempre dispari.
Fig. 6 Disegni schematici dei componenti di un edificio a pannelli massicci portanti
Il primo aspetto interessante dei pannelli x-Lam è quello delle dimensioni: malgrado ogni produttore abbia sviluppato un proprio prodotto, il raggiungimento di grandi dimensioni è una caratteristica essenziale dei pannelli xLAM, che possono arrivare fino a oltre 20 metri di lunghezza, fino a oltre 4 metri di larghezza e fino a oltre 500 mm di spessore. La produzione usuale dei grossi produttori offre dimensioni fino a ca. 16
m x 3 m, permettendo di realizzare elementi di altezza corrispondente ad un piano di un edificio residenziale, che possano essere trasportati senza dover fare ricorso a sistemi di trasporto particolari. una decina di grossi produttori in Austria e in Germania producono, al momento, questi pannelli x-Lam per il mercato Europeo e di oltremare; a questi si aggiungono diversi piccoli produttori, anche in Italia. L’altro aspetto interessante e nuovo è quello strutturale. I pannelli xLAM permettono di realizzare elementi strutturali piani, massicci, di legno e di grandi dimensioni. La struttura di una parete è quindi composta da un elemento massiccio di x-Lam, il cui spessore varia da 100 mm a oltre 200 mm in funzione della dimensione e forma dell’edificio e quindi principalmente dalle esigenze strutturali. Nel caso di abitazioni monofamiliari con struttura semplice e regolare, o simili, lo spessore delle pareti è di regola variabile da 100 fino
con spessori strutturali ridotti rispetto alle dimensioni dei solai di legno con travi inflesse o sezioni a cassone. In condizioni di esigenze strutturali ordinarie, lo spessore dell’elemento strutturale è di circa 1/35 della sua luce; in altri casi questo spessore può aumentare. Luci di 6 metri e oltre sono quindi realizzabili con questo materiale e mantengono spessore strutturale limitato: è quindi possibile realizzare tutti i solai dell’edilizia residenziale e multipiano. Per gli edifici adibiti ad altre destinazioni d’uso - quali uffici, scuole e altro - la possibilità di realizzare sistemi di orizzontamento di spessore maggiore rende l’applicazione dei pannelli x-Lam praticamente senza limiti. La struttura dell’edificio è, anche in questo caso, una struttura scatolare, composta da elementi piani (pareti e solette) di x-Lam. I collegamenti fra i diversi elementi, sui quali non ci si sofferma oltre in questa sede, sono realizzati con connettori meccanici semplici, basati sull’uso di chiodi, viti, spinotti e elementi realizzati con lamiere metalliche. Gli spessori sopracitati dei pannelli x-Lam conferiscono all’insieme della struttura
Fig. 7 Cantiere di una costruzione a pannelli massicci portanti
a 140 mm; per edifici con struttura irregolare o con un numero di piani elevato questo spessore può aumentare in modo notevole. In funzione delle dimensioni della parete, delle condizioni di montaggio e del tipo di pannelli usati, la parete sarà realizzata con un solo elemento o composta da diversi elementi opportunamente giuntati fra loro. I solai massicci x-Lam permettono la realizzazione di luci anche elevate
Fig.8 Spöttelgasse, Vienna - 2004: 4 piani con struttura di pannelli x-Lam -struttura grezza
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dell’edificio caratteristiche di resistenza e di rigidezza di tutto rispetto e, spesso, decisamente simili a quanto sia possibile ottenere con l’uso di altri materiali da costruzione. Un’ulteriore caratteristica interessante dei pannelli XLAM è la grande flessibilità strutturale e progettuale che ne risulta. La loro natura di elementi strutturali massicci e piani, permette, infatti, di realizzare: - elementi strutturali piani di forma e dimensioni molto flessibili; - elementi di parete inclinati rispetto alla verticale, nel rispetto delle conseguenze strutturali che una scelta di questo tipo comporta; - aperture di tipo e forma diversi - nelle pareti strutturali, ma anche nelle solette - senza dover sistematicamente procedere a rinforzi strutturali importanti. Le sollecitazioni risultanti dalle aperture devono essere oggetto di un’accurata considerazione in fase di calcolo strutturale, anche se spesso la struttura a strati incrociati dell’XLAM permette di ottenere soluzioni semplici e convenienti sotto tutti i punti di vista.
Fig. 9 Spöttelgasse, Vienna - 2004: 4 piani con struttura di pannelli XLAM - edificio terminato
2 Alcuni aspetti essenziali della costruzione Gli aspetti tecnici - per maggior chiarezza si dovrebbe usare il termine “ingegneristici” - di un edificio moderno vanno ben oltre la concezione e il calcolo della sua struttura portante e la considerazione degli aspetti rigorosamente statici e strutturali. Durante la fase di progettazione di un edificio di legno vengono elaborate in modo quasi automatico dall’ingegnere specialista della costruzione in legno una serie di verifiche, in modo da conferire alla realizzazione del progetto tutte le caratteristiche tecniche che un edificio al giorno d’oggi in modo più o meno esplicito, richiede e impone. Lo spazio disponibile in questa sede non permette di analizzare nel dettaglio tutti questi aspetti. Trattandosi di aspetti essenziali per la buona riuscita di un progetto edilizio, è però utile richiamarne alcuni in modo succinto rinviando ad ulteriori e opportuni approfondimenti. 2.1 La sicurezza sismica L’analisi della sicurezza sismica di un edificio è una componente essenziale della concezione, del calcolo e delle verifiche strutturali. Il materiale legno è caratterizzato da un peso proprio ridotto, rispetto a tutti gli altri materiali da costruzione. Una costruzione con struttura in legno risulta quindi, comunque, più leggera di una costruzione simile realizzata con altri materiali. Sapendo che, dal punto di vista delle sollecitazioni meccaniche, l’effetto di una scossa sismica sulla struttura di un edificio è sempre anche proporzionale alla massa dell’edificio, è abbastanza logico concludere che le costruzioni in legno presentano quanto meno il vantaggio di un peso ridotto. Inoltre le caratteristiche meccaniche del materiale legno, come pure il comportamento meccanico degli elementi costruttivi necessari alla realizzazione della struttura portante di un edificio, portano ad un comportamento strutturale che può essere definito quanto meno interessante - se non favorevole - in caso di azione sismica. Le costruzioni con struttura intelaiata di legno sono note per il comportamento favorevole in caso di sollecitazione sismica, a condizione
che esse siano state progettate e realizzate seguendo le regole dell’arte. Questo vale anche per gli edifici residenziali a carattere urbano, cioè con grandi superfici e un numero di piani che può raggiungere i cinque o sei livelli. Nel caso di edifici realizzati con pannelli XLAM, gli aspetti legati al peso ridotto della struttura e alle caratteristiche meccaniche favorevoli del materiale e delle componenti strutturali della costruzione restano, principalmente, invariati. La struttura massiccia delle pareti e delle solette, gli spessori strutturali più elevati di tutta la superficie con funzione strutturale, e la struttura scatolare più omogenea e più efficace, rendono questo tipo di costruzioni ancora meno sensibile all’effetto sismico. Tutti questi aspetti si traducono in una sicurezza sismica maggiore e spesso raggiungibile senza dover ricorrere a misure specifiche e supplementari di rinforzo della struttura. Non è quindi sbagliato affermare che la costruzione di legno moderna può essere una risposta adeguata alle esigenze di sicurezza sismica anche elevate, come per esempio nelle regioni italiane con rischio sismico più importante. 2.2 La sicurezza in caso d’incendio È risaputo che il legno è un materiale combustibile. Questo dato di fatto porta spesso a confondere la combustibilità del materiale con l’effettiva sicurezza in caso d’incendio. La combustione di un elemento strutturale di legno, cioè di un elemento di grandi dimensioni e spessore, è un fenomeno che si sviluppa con una velocità molto ridotta e soltanto in condizioni di temperatura molto elevata. Anche in condizioni estreme, cioè nel mezzo dello sviluppo di un incendio e con temperature di circa 1000° centigradi, la combustione del legno avanza, dalla superficie direttamente esposta all’incendio verso l’interno dell’elemento di legno, con una velocità decisamente inferiore ad 1 mm per ogni minuto. In altre parole, il legno strutturale, grazie alle sue dimensioni, subisce la combustione e si riduce, lentamente, con il passare del tempo. Inoltre l’ottima capacità di isolamento termico mantiene nella zona ancora
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sana del materiale la temperatura praticamente costante, come prima dell’inizio dell’incendio. La sicurezza antincendio di una struttura viene normalmente espressa nel tempo in cui questa struttura può resistere all’incendio - cioè ad una temperatura estremamente elevata - senza arrivare al collasso strutturale per indebolimento o distruzione del materiale da cui è composta. Nel caso del legno, grazie alla sua lenta combustione, questo margine di sicurezza è spesso sufficiente senza prendere nessuna ulteriore misura particolare di protezione. In altri casi, come per esempio per le parti più sensibili dell’edificio, è senz’altro possibile aumentare questo margine di sicurezza: ciò può essere realizzato aumentando le dimensioni delle sezioni degli elementi strutturali di legno, oppure provvedendo ad adeguate protezioni contro l’azione del fuoco su questi elementi. In diversi paesi europei sono disponibili veri e propri cataloghi delle esigenze di protezione antincendio dei diversi elementi strutturali e costruttivi degli edifici di legno, come ne esistono per le costruzioni realizzate con altri materiali. Anche in questi paesi la sicurezza antincendio delle costruzioni di legno moderne è valutata come equivalente rispetto ad edifici simili, ma realizzati con altri materiali. 2.3 La produzione e il montaggio La costruzione di legno moderna si basa sulla lavorazione industriale del materiale e sulla possibilità di prefabbricazione in officina di elementi costruttivi di grandi dimensioni, in modo da procedere in cantiere al solo assemblaggio di questi elementi, secondo schemi e procedure definiti in anticipo. Elementi strutturali e costruttivi delle dimensioni corrispondenti all’altezza di un piano e di lunghezza di svariati metri, realizzati in officina e semplicemente assemblati in cantiere sono al giorno d’oggi la norma. Le tolleranze di produzione di questi elementi sono di qualche millimetro in assoluto, e possono essere rispettate grazie anche alla qualità dei materiali e dei prodotti di legno per uso strutturale e costruttivo disponibili attualmente.
Sempre più spesso fanno parte della prefabbricazione anche il montaggio degli strati di coibentazione, di rivestimento esterno e interno, come pure di una parte delle installazioni, in modo da ridurre al minimo il tempo di cantiere durante la costruzione. Nel caso di edifici residenziali, tempi di montaggio di 2 giorni per un’unità abitativa (appartamento), per il montaggio della struttura portante, dei rivestimenti e delle installazioni, a partire da elementi prefabbricati di grandi dimensioni, sono una realtà. Anche in Italia, durante la ricostruzione dopo il terremoto in Abruzzo del 2009, la realizzazione delle palazzine d’abitazione del piano “Case” ha dimostrato come la costruzione di legno permetta di realizzare prestazioni di questo tipo. La tipologia costruttiva è, in questo contesto, meno rilevante: essenziale è la possibilità di realizzare elementi di grandi dimensioni con un peso tanto ridotto da permetterne il trasporto e la posa in opera in modo semplice ed efficace. La condizione essenziale per poter procedere in questo modo, sfruttando le possibilità di prefabbricazione e riducendo i tempi di lavorazione e di montaggio in cantiere, è data dalla necessità di procedere ad una progettazione molto accurata e, soprattutto, completa. La progettazione deve, infatti, essere praticamente conclusa al momento dell’inizio della produzione degli elementi costruttivi che saranno poi trasportati ed assemblati in cantiere. Una progettazione di questo tipo richiede molta disciplina da parte di tutti gli attori coinvolti nel processo di realizzazione dell’edificio; essa offre però, contemporaneamente, una suddivisione estremamente chiara dei compiti e delle responsabilità, permettendo di ottenere un risultato di qualità decisamente ottimale. 2.4 La pelle dell’edificio Anche questo argomento è tanto variegato da necessitare uno spazio ben più importante. Ci si limiterà quindi ancora una volta alle considerazioni essenziali. Gli elementi strutturali dell’edificio moderno di legno devono restare, comunque e sempre, protetti dall’azione diretta delle intemperie, in modo da garantire la lunga durata dell’edificio. Di fatto, senza che
queste condizioni subiscano dei cambiamenti, la durata di vita dell’edificio di legno non è limitata nel tempo. A rivestire l’edificio, e a proteggerlo dalle intemperie, sono obbligatoriamente presenti i rivestimenti esterni, che formano anche la facciata dell’edificio. Questi elementi di rivestimento sono, di fatto, elementi costruttivi completamente indipendenti dalla struttura portante, almeno per quanto concerne la scelta del materiale. Ne consegue che l’edificio con struttura di legno non deve necessariamente avere una finitura o un rivestimento esterno in materiale ligneo: le regole di progettazione e di scelta del materiale di rivestimento possono quindi essere applicate senza limite alcuno anche per gli edifici di legno. Accanto ai rivestimenti di legno, è quindi possibile utilizzare altri materiali, quali per esempio tutti i sistemi di facciata con pannelli di materiali sintetici o metallici, o con un cappotto di coibentazione esterno su cui è applicato direttamente l’intonaco esterno.
Fig. 10 Villa monofamiliare in provincia di Verona: edificio di legno con struttura di X-Lam
Le foto sono state gentilmente concesse dall’autore
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3 Conclusione La costruzione di legno moderna permette la realizzazione di edifici che rispondono alle esigenze tecniche e architettoniche più moderne e attuali. Questo vale non soltanto per gli edifici ad uso monofamiliare o comunque di dimensioni e numero di piani ridotti. Anche in ambito urbano, dove l’edificio residenziale è composto da un numero importante di unità abitative, disposte su un numero di piani che spesso varia da 4 a 6, la costruzione di legno può essere una scelta interessante, come attestano diversi esempi di realizzazioni recenti in diversi paesi europei, come pure in Italia. L’interesse crescente per la realizzazione con il legno di strutture di questo tipo tanto nell’edilizia privata, quanto da parte degli enti pubblici - permette di prevedere uno sviluppo importante e interessante nel prossimo futuro.
BIBLIOGRAFIA C. Benedetti, (2009) Costruire in legno, edifici a basso consumo energetico, Bolzano University Press, seconda edizione riveduta e ampliata, Bolzano
Fig. 11 Edificio ad uso ufficio con struttura di legno X-Lam Canton Friburgo, Svizzera
Fig. 12 Edificio ad uso scolastico con struttura di legno X-Lam Bressanone (BZ) Italia
Fig. 13 Edificio ad uso alberghiero con struttura di legno X-Lam Quarto d’Altino (Ve) Italia
Fig. 14 Edificio ad uso ludico-ricreativo con struttura di legno X-Lam Barisciano (AQ) Italia
J Kolb, (2007) Holzbau mit System, Birkauser, Basel Boston Berlin, 320 Seiten Mehrgeschossiger Holzbau in Österreich, (2002) Holzskelett- und Holzmassivbauweise, proHolz Wien, 148 Seiten, Wien. Mehrgeschossiger Holzbau in Österreich - Rahmenbauweise, (1999) ProHolz Wien, 300 Seiten, Wien Promolegno (pubblicazione inizio 2011) Case ed edifici di legno, Collana Prontuari promolegno, Milano Per ulteriori indicazioni e informazioni costantemente aggiornate si veda: www.promlegno.com www.proholz.at
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Fonte: A.Bernasconi Fonte: A.Spinelli
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Fonte: Modus Architects Fonte: Natural House s.r.l (Arch. .Piovaccari con Arch.L.Nobile)
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I PRODOTTI DELLA PRIMA LAVORAZIONE DEL LEGNO Corrado Cremonini*, Roberto Zanuttini** INTRODUZIONE In Italia l’uso del legno nelle costruzioni, dopo decenni di stagnazione, ha fatto registrare un rinnovato interesse a partire dagli anni ‘80 del secolo scorso, grazie all’introduzione del legno lamellare. In questo ambito numerose sono state le iniziative, anche nella nostra regione, che hanno favorito il nascere di nuove competenze progettuali, spesso influenzate dalle esperienze dalla vicina Francia, fornendo un valido contributo alla risoluzione dei problemi tecnologici legati all’impiego dei prodotti a base di legno (Giordano, 1997; Giordano et al., 1999). Se quanto detto è valido per i prodotti e gli elementi strutturali di tipo lineare, che hanno effettivamente recuperato un’identità e spazio apprezzabili, altrettanto non si può dire per i pannelli a base di legno. Questi, pur trovando una naturale collocazione come elementi di complemento ai prodottoti il legno massiccio e lamellare vengono ancora scarsamente utilizzati. D’altra parte, la produzione industriale di pannelli, particolarmente significativa anche in Piemonte, è prevalentemente indirizzata al settore del mobile-arredo, dei serramenti e pavimenti (Berti et al., 2002) e dei trasporti (Cremonini et al., 2008). Il tessuto produttivo locale è peraltro fortemente condizionato in parte dalla scarsa disponibilità di materia prima di provenienza regionale dalle adeguate caratteristiche qualitative (AA.VV., 2009) e in parte da una radicata “cultura del costruire” orientata verso materiali considerati, spesso a torto, più durevoli. In questo contesto, le imprese di prima e seconda trasformazione si rivolgono oltre confine per approvvigionarsi di materia prima, mentre il progettista e l’utenza finale stentano ancora a superare i preconcetti di provvisorietà e prefabbricazione legati all’uso del legno in edilizia. L’articolo presenta una rassegna dei principali prodotti a base di legno partendo dalla descrizione dei più tradizionali in massiccio per poi considerare quelli più innovativi, con particolare riferimento alla realtà produttiva piemontese e alle potenzialità di impiego di materia prima di origine locale.
Fig. 1 La limitata disponibilità di materia prima di origine locale in termini di quantità e costanza nel tempo di assortimenti di buone caratteristiche dimensionali e qualitative vincola fortemente le aziende presenti sul territorio regionale.
I PRODOTTI DI LEGNO MASSICCIO I prodotti di legno massiccio destinati all’edilizia sono ricavati da fusti o loro porzioni, generalmente di conifere, di buone dimensioni e forma e comunque tali da garantire adeguate prestazioni in termini di caratteristiche meccaniche. Tralasciando gli usi strutturali del legno tondo tal quale, che in Italia trova un limitato impiego in edilizia (sistema Blockhaus o Blockbau) ed è più comunemente usato in interventi di ingegneria naturalistica, ben più importanti e significativi sono gli ambiti di utilizzo di elementi strutturali in legno massiccio con tolleranza d smussi, come le travi Uso Trieste (che seguono la rastremazione del fusto) e quelle Uso Fiume (a sezione costante), gli elementi strutturali “a spigolo vivo” (a quattro fili) e in genere i segati a sezione rettangolare o quadrata (Giordano et al., 1999). Detti assortimenti, in particolare le travi Uso Fiume, coprono una interessante quota del mercato regionale dei prodotti strutturali in legno, legata soprattutto al ripristino e recupero funzionale di edifici di importanza storico-culturale e alla riscoperta della tradizionale carpenteria in legno massiccio (Uzielli, 2006) negli edifici di nuova realizzazione. Questi elementi, che entro certi limiti dimensionali (sezioni fino a 18x18
e lunghezze fino a 5 metri) sono realizzabili, a costi inferiori a quelli del legno lamellare, con legno di larice, castagno e in minor misura di quercia di provenienza piemontese, si contraddistinguono in quanto mantengono la continuità di fibratura e la struttura del tronco originario e, per quanto riguarda l’Uso Fiume consentono di limitare le deformazioni e i movimenti tipici del legno massiccio messo in opera ancora “fresco”. L’Uso Fiume permette inoltre di sfruttare al meglio, con rese di lavorazione più elevate, anche il materiale di sezione ridotta, rendendo conveniente l’impiego di assortimenti ritraibili da boschi cedui o da diradamenti. Parimenti tutti gli elementi in legno massiccio sono caratterizzati dalla comparsa di inevitabili fessurazioni superficiali che, a volte, determinano accese discussioni con progettisti e committenti poco consapevoli degli effetti della stagionatura naturale del legno. Per elementi di dimensioni maggiori (con sezioni fino a 40x40 cm e 14 metri di lunghezza, utili ad esempio per le travi di colmo) la materia prima
Fig. 2 Elementi in legno massiccio sono ancora attuali e diffusi per la realizzazione di coperture (ad es., nelle capriate, arcarecci e travetti del tetto “alla piemontese”) e solai (anche ad orditura multipla), nelle costruzioni di tipo rustico, ponti e passerelle e nel recupero funzionale di opere lignee preesistenti.
Ricercatore presso l’Università degli Studi (AGROSELVITER) Professore associato di Tecnologia del legno presso l’ Università degli Studi di Torino (AGROSELVITER)
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viene approvvigionata sul mercato europeo, in particolare dalla Francia e dall’Austria. Il settore dei prodotti di legno massiccio ad uso strutturale sta attraversando peraltro un momento di profondo cambiamento legato alla recente introduzione di nuove norme nazionali ed europee. Tutto ciò, oltre a mettere in difficoltà un comparto produttivo già duramente provato dal perdurare della crisi economica, non favorisce l’utilizzo delle risorse legnose locali, ma incrementa i flussi di semilavorati provenienti da aziende europee meglio strutturate, che già da tempo si sono adeguate ai nuovi requisiti normativi. In particolare, le maggiori criticità sono legate all’apposizione della marcatura CE sugli elementi per usi strutturali secondo la norma armonizzata UNI EN 14081 (obbligatoria a partire dal settembre 2012). Se da un lato le imprese di prima trasformazione mostrano una certa inerzia ai cambiamenti imposti dal quadro legislativo vigente, sussistono comunque oggettive carenze normative per le quali alcuni assortimenti, come ad esempio l’Uso Fiume, non possono ad oggi essere marcati CE in quanto non sono contemplati dalla norma armonizzata per il legno massiccio a quattro fili. Altro elemento di difficoltà è rappresentato dagli adeguamenti delle imprese ai requisiti previsti dal D.M. 14/01/2008 “Norme Tecniche per le Costruzioni” che impone l’adozione di procedure di qualificazione degli operatori e richiede l’individuazione di un direttore tecnico di produzione responsabile della classificazione del materiale legnoso. Le difficoltà di cui sopra potrebbero quindi influire fortemente sulla disponibilità di assortimenti di interesse locale che rappresentano uno dei maggiori sbocchi per la materia prima legno di produzione regionale. Si sottolinea inoltre come alcune imprese di prima trasformazione specializzate nella lavorazione di legname di piccole dimensioni anche di provenienza locale hanno deciso di indirizzare la loro produzione verso altri settori, come ad esempio quello degli imballaggi, per i quali non esistono al momento tali vincoli normativi.
Per ovviare ai suddetti impedimenti connessi all’uso del legno massiccio in edlizia e grazie all’evoluzione delle tecniche di trasformazione ed assemblaggio, anche nella nostra regione si sta diffondendo il ricorso a nuove tipologie di elementi strutturali in legno di conifera quali il legname da costruzione giuntato longitudinalmente sull’intera sezione trasversale (meglio noto come KVH® o Konstruktionsvollholz) e le travi a 2 o 3 lamelle prive di midollo centrale, prodotti e commercializzati da aziende straniere. L’impiego di questi prodotti, disponibili in dimensioni standard, stagionati, classificati e marcati CE, consente di ottenere elementi “a vista” di aspetto molto simile al legno massiccio, caratterizzati da una ridotta incidenza di fessurazioni e pertanto particolarmente apprezzati nell’edilizia residenziale. IL LEGNO LAMELLARE E I PRODOTTI TIPO X-LAM Tra i prodotti a base di legno il legno lamellare incollato è stato il vero protagonista in Italia delle ultime quattro decadi. Attraverso un processo di riduzione del fusto in tavole essiccate e classificate, la loro giunzione di testa (“a dita” o “finger-joints”) e la successiva ricomposizione mirata delle stesse finalizzata ad ottimizzare le proprietà meccaniche dell’elemento finito, il legno lamellare ha permesso di superare i limiti dimensionali e di forma del legno massiccio e ovviare ad alcuni effetti negativi legati al suo contenuto di umidità al momento della posa in opera. Le evoluzioni future ne prevedono un maggior impiego nella realizzazione di impianti industriali e edifici destinati al terziario, mentre fino ad oggi esso ha trovato prevalente spazio nell’edilizia pubblica e privata, per strutture sportive o destinate al culto religioso (Piazza et al., 2006). In parte derivato dalla stessa tecnologia e di più recente introduzione è il pannello tipo X-Lam (Brettsperrholz), noto anche come “pannello lamellare di legno massiccio a strati incrociati” o compensato di tavole, che rappresenta una novità importante anche per il mercato italiano
e sta riscuotendo tra gli addetti ai lavori un notevole interesse quale componente strutturale di pareti, solai e coperture. Esso ripropone per il legno massiccio la composizione a strati con fibratura incrociata già adottata in altri prodotti (ad esempio nel compensato e OSB) e la sua fabbricazione richiede tecnologie intermedie tra quelle in uso nell’industria dei segati e dei pannelli.
Fig. 3 Le intrinseche proprietà di leggerezza e resistenza e la possibilità di ottenere elementi curvi o a sezione variabile, rendono il legno lamellare incollato un prodotto competitivo rispetto ad altri materiali dell’edilizia e adatto a realizzazioni staticamente complesse o la copertura di grandi luci senza appoggi intermedi.
Il prodotto è stato inizialmente ideato da alcune grandi segherie di conifere europee, quale possibile reimpiego delle porzioni sotto corteccia del tronco (sciaveri) e segati di bassa qualità. In quanto elemento strutturale “non a vista”, questo prodotto non necessita inoltre di materiale selezionato dal punto di vista estetico. L’aspetto innovativo consiste però nell’aver messo a punto pannelli prefabbricati di grandi dimensioni già muniti delle idonee aperture, realizzate con macchine a controllo numerico, necessarie per l’inserimento dei serramenti. Le tipologie più diffuse di consolidamento tra i vari strati prevedono
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l’impiego di graffe o chiodi metallici, l’uso di tasselli in legno o l’adesione tramite incollaggio con miscele poliuretaniche o melaminiche. Le prime due modalità trovano maggiore spazio in ambito artigianale e nella bioedilizia, mentre la terza è più comune in un contesto industriale. La sua particolare composizione fa sì che il pannello acquisisca un’ottima stabilità dimensionale e prestazioni omogenee nelle due direzioni del piano, tanto da poter assolvere la funzione strutturale di piastra (per carichi perpendicolari alla superficie principale) e di lastra (per carichi agenti nel piano del pannello). L’X-lam può essere così sottoposto a sollecitazioni provenienti da più direzioni e, con idonei sistemi di connessione, consente di realizzare strutture leggere, duttili e caratterizzate da un’elevata capacità dissipativa, ideali in presenza di rischio sismico. Sebbene siano presenti alcune importanti realtà industriali nazionali che producono elementi in legno lamellare, non vi sono ad oggi aziende di questo comparto localizzate sul territorio regionale né tantomeno si ha notizia di un significativo l’impiego del legname locale nella realizzazione di detti elementi strutturali. Analogo discorso vale per il pannello tipo X-lam. Considerando il grande
Fig. 4 ll pannello tipo X-lam presenta una composizione simmetrica, generalmente costituita di 3, 5 o 7 strati sovrapposti di tavolame di abete, per uno spessore compreso tra 80 e 200 mm e fino a 14 x 3 m di formato.
interesse suscitato, in questo caso potrebbe tuttavia esserci spazio, in aggiunta alle imprese che progettano e commercializzano edifici realizzati con tale prodotto, anche per l’insediamento di qualche realtà industriale in grado di usare la risorsa legnosa locale per produrre simili elementi strutturali, magari di dimensioni più contenute rispetto ai formati commerciali già disponibili e realizzati con legno di latifoglie di provenienza regionale (Callegari et al., 2010). I PANNELLI A BASE DI LEGNO I pannelli a base di legno si sono anch’essi evoluti grazie a processi di lavorazione via via più complessi e allo sviluppo di sistemi adesivi sempre più performanti e affidabili. Tra le principali motivazioni alla base della loro diffusione vi è in primo luogo la necessità di superare i limiti dimensionali della materia prima (in questo caso soprattutto per realizzare elementi di larghezza adeguata) e di tenerne sotto controllo i difetti attraverso una loro ridistribuzione casuale; grazie inoltre all’orientazione mirata della fibratura del legno che caratterizza molti pannelli si riesce a aumentare la stabilità del prodotto e ridurre i fenomeni di ritiro e rigonfiamento. Non meno importante è la possibilità di ottimizzare l’uso della risorsa grazie ad alcune tipologie di pannelli che consentono l’impiego di assortimenti minori, di piccole dimensioni o il recupero degli scarti di lavorazione e il riciclaggio di materiali legnosi post-consumo. Ad oggi sono disponibili sul mercato pannelli di grande formato, fino a 2,95x25 m e 400 mm di spessore. Essi costituiscono una vasta categoria di semilavorati di buon livello tecnologico, caratterizzati da aspetto superficiale, destinazione d’uso e valore di mercato anche molto diversi. Presentano sviluppo planare, forma rettangolare, spessore per lo più limitato e sono disponibili in un’ampia gamma di tipologie in grado di soddisfare i requisiti di svariati settori di impiego. Seppur realizzati industrialmente con modalità ben distinte e definite,
tali pannelli prevedono i seguenti comuni denominatori: la riduzione degli assortimenti legnosi eseguita mediante specifiche azioni di taglio (quali segagione, sfogliatura, tranciatura, sminuzzatura e sfibratura); la produzione di elementi unitari che spaziano dal tavolame a microscopiche fibre di legno; la successiva essiccazione e aggregazione dei suddetti elementi, secondo processi prestabiliti che in genere implicano la somministrazione di pressione, temperatura elevata e il ricorso ad adesivi termoindurenti scelti in funzione delle esigenze di resistenza all’umidità che il prodotto dovrà soddisfare. L’obiettivo è realizzare manufatti dalle caratteristiche migliorate che giustifichino l’energia e i costi necessari per trasformare la materia prima in porzioni anche molto piccole per poi riassemblarle tra loro. A questo riguardo, gli elementi unitari assumono un’importanza considerevole nei confronti delle caratteristiche del pannello e la progressiva riduzione delle loro dimensioni comporta conseguenze sia in termini di impiantistica che
Fig. 5 La pioppicoltura rappresenta la principale fonte di approvvigionamento di materia prima per l’ndustria nazionale dei pannelli a base di legno.
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di aspetto finale e prestazioni del manufatto realizzabile (Marra, 1992). La tecnica della ricomposizione controllata, consente di ottenere prodotti caratterizzate da una minore variabilità delle proprietà meccaniche, che risultano ripartite nelle due direzioni del piano. Le proprietà del pannello possono infatti essere, entro certi limiti, modulate intervenendo sul livello di riduzione dimensionale della materia prima, sulla scelta delle specie legnose e la loro eventuale combinazione, sulle dimensioni, geometria e umidità degli elementi unitari, sull’orientazione della fibratura del legno nei vari strati o sul tipo di adesivo usato. Nella formulazione della miscela collante è parimenti possibile aggiungere composti in grado di modificare la reazione al fuoco, la durabilità nei confronti del biodegradamento o la stabilità dimensionale del prodotto. Tra le principali tipologie si riscontrano (Zanuttini, 2003): • pannelli di legno massiccio: noti anche come “pannelli lamellari”, sono composti da listelli o tavolette ottenuti per segagione, incollati tra loro lungo i bordi o, nel caso di pannelli a più strati, anche sulle facce; queste possono evidenziare elementi interi o giuntati longitudinalmente; • pannelli di legno compensato: categoria che include le denominazioni commerciali di compensato, multistrato e listellare; sono formati incollando un insieme di strati (solitamente dispari) di sfogliati sovrapposti con la direzione della fibratura del legno disposta alternativamente ad angolo retto oppure da strati esterni di sfogliato e un’anima, di maggior spessore, costituita da listelli o lamelle; • LVL (Laminated Veneer Lumber): realizzato in continuo o comunque in grandi dimensioni, poiché destinato soprattutto ad impieghi strutturali, è formato da strati di sfogliati per lo più giuntati di testa e incollati sovrapponendoli con fibratura parallela; • pannelli di particelle: sono formati da materiale lignocellulosico di varia provenienza che, previa sminuzzatura, è ridotto in frammenti più o meno allungati (scaglie, schegge o trucioli) poi resi solidali con l’aggiunta di adesivi tramite pressatura tra piastre piane, calandratura
in continuo o estrusione; per quanto riguarda l’industria europea, essi annoverano il truciolare e l’OSB (Oriented Strand Board, o pannello di scaglie orientate); • pannelli di fibra: sono costituiti pressoché dalla stessa materia prima dei precedenti che in questo caso viene ridotta, mediante sfibratura, a dimensioni ancor più minute; in base al diverso processo produttivo, che ne condiziona anche la densità finale, essi si possono ulteriormente distinguere in pannelli di fibre ottenuti per via umida o secca: tra i primi rientrano i pannelli teneri, semiduri e duri, mentre i secondi comprendono, in particolare, l’MDF (Medium Density Fibreboard); • pannelli di legno-cemento: ottenuti facendo uso di leganti minerali (a base di malte di cemento tipo Portland o magnesiaco) che hanno la funzione di agglomerare, consolidare e proteggere elementi unitari costituiti da lana di legno, particelle o fibre. In questo contesto l’offerta da parte del locale tessuto produttivo è quanto mai ampia, anche in termini di formati, e solo l’LVL per uso strutturale e l’OSB non vengono attualmente prodotti dai gruppi industriali che hanno sede nella nostra regione. Per quanto riguarda l’impiego di materia prima di provenienza regionale, oltre al pioppo che da sempre è utilizzato nell’industria compensatiera, si sottolinea l’impiego degli assortimenti ritraibili dai cedui castanili per la produzione di pannell di fibra ad alta densità. Oltre al loro tradizionale impiego nel settore del mobile e dei componenti di arredo, le applicazioni ricorrenti per i pannelli, in ambienti interni ed esterni, spaziano dalle casseforme agli assiti di pavimentazioni e soppalchi, agli elementi di copertura, alle pareti o rivestimenti, ai tamponamenti e barriere di vario tipo (Cremonini et Al., 2009). In certi casi è possibile sfruttare la tecnologia disponibile nell’industria dei pannelli per realizzare prodotti ingegnerizzati, in forma di travi o travetti, di sezione più o meno ampia, generalmente ricavati da un semilavorato di grandi dimensioni (Zanuttini e Macchioni, 1997). Gli stessi possono anche
Pannello di legno massiccio
LVL
Pannello di fibra/MDF
Compensato
Listellare
OSB
Truciolare
Pannello di lana di legno - cemento
Pannello di particelle legate con cemento
Fig. 6 Tipologie di pannelli usati in edilizia. La produzione nazionale è prevalentemente indirizzata verso ambiti di applicazione non strutturali.
derivare dall’unione di porzioni di pannelli di diverse tipologie, come nelle travi ad I con “ali” in LVL e “anima” in OSB. Essi prevedono l’uso di legname a rapido accrescimento e dalle scarse caratteristiche prestazionali, che viene ottimizzato anche in termini di rendimento (tanto che in certi casi quasi l’80% della massa legnosa usata è convertita in materiale strutturale). Il vantaggio consiste ancora una volta nella possibilità di migliorare le caratteristiche di base della materia prima legno in ingresso mediante opportuni interventi in fase di processo (ricorrendo a particolari composizioni, incollaggi, pressatura a microonde, trattamenti accessori ecc..), in modo da ottenere manufatti dalle proprietà ben definite e prevedibili, rispondendo così a un requisito essenziale della moderna progettazione. Inglobando poi materiali diversi dalle proprietà complementari è possibile
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assolvere contemporaneamente a più funzioni e attivare sinergie tali per cui il prodotto che ne risulta offre un insieme di vantaggi superiori a quelli dei suoi singoli componenti. Gli esempi più noti e diffusi di questa aggregazione sono i compositi che si presentano sotto forma di sandwich, per lo più formati da pannelli a base di legno e inserti isolanti. Anch’essi consentono di ridurre i tempi (e costi) delle operazioni in cantiere e ciò ne giustifica spesso l’impiego nonostante il livello di prezzo superiore, in applicazioni tecnico-edilizie anche strutturali. Dal momento che le prestazioni di molti dei prodotti descritti sono fondamentalmente legate alla qualità dell’incollaggio (il fattore più critico della produzione), è richiesta una particolare cura nella verifica dell’idoneità dell’adesivo e nelle valutazioni a carico dei giunti che vanno effettuate su campioni rappresentativi e secondo metodologie conformi alla classe di servizio ipotizzata.
Fig. 7 L’uso dei moderni centri di lavoro a controllo numerico implica un cambiamento epocale nell’organizzazione e nei processi aziendali. Si passa infatti dalla fornitura di un semplice semilavorato (trave, arcareccio, puntone, ecc.), tipica delle imprese di prima trasformazione, a quella di un sistema costruttivo in kit formato da elementi pre-tagliati e sagomati a misura, pronti per l’assemblaggio e la posa.
PROdOTTI INNOvATIvI Le potenzialità di innovazione nell’ambito dei prodotti a base di legno appaiono legate soprattutto alla loro diversificazione, ovvero alla capacità di individuarne impieghi alternativi e di maggior valore aggiunto. Esempi di innovazione riguardano la fase di ricomposizione (per realizzare elementi rinforzati e pretensionati, pannelli di grandi dimensioni, curvi, pantografabili o a densità ridotta), la combinazione di materiali diversi (che di per sé consente ancora notevoli soluzioni), ma anche i trattamenti fisico-chimici atti a migliorare alcune proprietà del legno, l’uso di nuovi adesivi, il ricorso a materiali fibrosi e composti polimerici, a speciali rivestimenti e tecnologie di finitura (verniciatura a polvere, con nanoparticelle ecc..). un caso interessante è quello del legno “termotrattato”, termine sotto il quale ricade un’ampia gamma di processi applicati ai segati e ad alcuni derivati che consistono in cicli di riscaldamento tra 180° e 240°C, in atmosfera carente di ossigeno o in olio vegetale. Ciò induce variazioni nella struttura chimica del legno che lo rendono più stabile dimensionalmente, meno igroscopico, più durabile nei confronti di funghi, modificandone il colore che diviene più scuro ed omogeneo (Zanuttini, 2007). A questo riguardo, varie specie legnose locali potrebbero trovare nuovi sbocchi di mercato in sostituzione di una parte del legname esotico o trattato con preservanti. un processo che conferisce effetti analoghi è il trattamento in autoclave con anidride acetica. Tra le innovazioni si segnalano inoltre quelle di tipo organizzativo, peraltro già in atto in alcune aziende presenti nel territorio regionale, volte a sviluppare l’offerta di un servizio completo “chiavi in mano” che va dalla progettazione, all’allestimento dei singoli elementi lignei, alla loro gestione logistica, per terminare con la consegna di un’intera struttura lignea sotto forma di elementi prefabbricati che talvolta può comprendere anche il loro montaggio. L’adozione di nuove attrezzature e di idonei strumenti di progettazione
consentono ad imprese anche meno strutturate la produzione e commercializzazione di sistemi modulari costituiti da legname essiccato, classificato, tagliato a disegno e comprensivo di posa in opera. CONCLUSIONI Il panorama dei prodotti a base di legno che il mercato mette a disposizione del progettista è quanto mai vasto e variegato. Le trasformazioni in atto in ambito economico, nell’evoluzione dei mercati, nelle aspettative dei consumatori e negli interscambi commerciali, insieme all’introduzione della Direttiva 89/106/CEE – CPD e delle Norme Tecniche per le Costruzioni, possono costituire un’occasione di sviluppo per il mercato dei prodotti strutturali a base di legno restituendo loro pari
Fig. 8 Incastro a coda di rondine realizzato con un centro di lavoro a controllo numerico su un elemento in legno lamellare incollato. L’elevata precisione consente di ottenere unioni di facile assemblaggio e stabili nel tempo.
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dignità rispetto ad altri materiali da costruzione. Le aziende del comparto sono in grado di offrire un’ampia gamma di prodotti affidabili e dal costo contenuto, ognuno con specifiche caratteristiche adatte a specifici impieghi. L’attenzione generale nei confronti degli aspetti ambientali associati all’uso delle materie prime di origine locale, ai costi energetici e all’impatto dei processi produttivi e di distribuzione, sono inoltre destinati a fare emergere ulteriormente il profilo ecologico e l’insieme di valori intrinseci di molti prodotti a base di legno che vanno conosciuti e comunicati poiché ben si adattano alle crescenti richieste del mercato (CEI-BOIS, 2006; AA.VV., 2009a; AA.VV., 2009b). In questo contesto, alcune iniziative di sostegno nei rivolte alle imprese di prima trasformazione sono state avviate da parte dell’Amministrazione regionale e provinciale, di concerto con le Associazioni di categoria. Tali iniziative hanno il duplice scopo di rendere meno traumatici i cambiamenti legati alle evoluzioni in atto nel settore e di porre rimedio alle carenze normative che rischiano di far scomparire dal mercato alcuni prodotti tradizionali che sono in parte realizzati con legname locale. Il momento richiede quindi particolare attenzione al fine di ottimizzare il volano di sviluppo costituito dal nuovo quadro normativo per i prodotti a base di legno destinati al settore dell’edilizia.
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Le filiere corte per la valorizzazione delle risorse legnose locali: criticità e prospettive Roberto Zanuttini* Introduzione La crescente attenzione all’ambiente da parte di fasce sempre più ampie del mercato sta determinando nuove opportunità di impiego per i prodotti a base di legno grazie al loro indiscutibile profilo ecologico. Detti prodotti implicano infatti una serie di vantaggi in quanto derivano da una materia prima rinnovabile, globalmente diffusa e in aumento, facilmente lavorabile e riciclabile. Possono inoltre venire realizzati tramite processi produttivi a basso impatto energetico, rispettando criteri ambientali e socio-economici lungo tutto il loro ciclo di vita e contribuiscono a mitigare i cambiamenti climatici e le emissioni di gas serra sia assorbendo e segregando CO2 a lungo termine (carbon sink and stock) sia come fonte di energia non-fossile legata all’uso di biomasse forestali e al recupero degli scarti di lavorazione (CEI-BOIS, 2006). La necessità di soddisfare l’aumento dei prelievi e del consumo di legname preservando la risorsa e dando garanzie al mercato della sua origine legale ha anche favorito la diffusione degli schemi di certificazione forestale (in Italia quelli del FSC e PEFC), nel loro duplice aspetto di “gestione corretta e responsabile” e di “rintracciabilità della materia prima” che ne rappresentano lo strumento attuativo. Tali valenze, sempre più considerate anche nei bandi di fornitura della Pubblica Amministrazione ed inserite nella prossima revisione della Direttiva sui Prodotti da Costruzione (Direttiva 89/106/CEE), si sommano alle interessanti prestazioni dei materiali legnosi che, a costi competitivi, comportano elevati livelli di affidabilità, efficienza strutturale e sicurezza, coibentazione termica, isolamento acustico, comfort e valore estetico. Abbinati ad altri materiali e allo sviluppo di nuovi sistemi costruttivi, essi offrono numerose opportunità per una progettazione mirata a soluzioni personalizzate e originali, nel rispetto delle relazioni con il contesto culturale e le esigenze del committente e ben si adattano alle crescenti richieste di modelli di vita e consumo più adeguati, attraendo l’interesse di progettisti e impresari. Nonostante una maggiore sensibilità ecologica a tutti i livelli della
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società, le motivazioni positive che dovrebbero spingere alla scelta del legno spesso non sono note o divulgate in maniera adeguata tra gli stessi operatori del settore (o, a volte, vengono considerate noiose e difficilmente tangibili. Alcune recenti iniziative a sostegno di un’informazione corretta e sintomatiche di un nuovo approccio comunicativo verso i consumatori includono gli studi sull’analisi del ciclo di vita dei prodotti (che riguardano la contabilizzazione energetica e gli scenari di post-consumo), sull’uso del legno per contrastare i cambiamenti climatici e sostenere l’impegno nazionale nei confronti dell’adesione al Protocollo di Kyoto e agli accordi presi in seno al Consiglio europeo nell’ambito del pacchetto clima ed energie rinnovabili (meglio noto come 20-20-20), sull’adozione dei certificati verdi e sulla crescente diffusione dei marchi volontari di certificazione forestale (AA.VV., 2009a). Azioni di interesse comune da parte di associazioni di categoria e interventi di varie Istituzioni finalizzati a favorire un maggior impiego dei prodotti legnosi possono poi contribuire a diffondere la consapevolezza delle loro valenze socio-economiche in uno sviluppo di filiera. In questo quadro si inserisce l’impegno di molte Pubbliche Amministrazioni a implementare modelli, procedure o linee guida per la promozione del legno locale in un’ottica di sostenibilità, intesa come interdipendenza tra ambiente, economia e risvolti sociali. Nel caso di alcuni materiali legnosi destinati all’edilizia, che all’inizio erano solo di importazione, sembrano peraltro aprirsi interessanti prospettive per una loro produzione interna (Brunetti et Al., 2009). Il contesto attuale è quindi piuttosto dinamico e tale da richiamare l’attenzione degli addetti ai lavori, siano essi imprenditori, progettisti, operatori commerciali o esponenti del mondo della ricerca, normazione e certificazione. Il presente articolo riporta alcune considerazioni ed esempi mirati al conseguimento dei predetti obiettivi. Le criticità del sistema Nella realtà italiana, lo sviluppo del settore legno e delle relative filiere
non può prescindere da limiti oggettivi connessi ad una disponibilità di materia prima potenzialmente significativa ma insufficiente a soddisfare approvvigionamenti costanti e in volumi adeguati per il comparto della prima lavorazione. Infatti, per una serie di fattori orografici e strutturali inerenti la gestione produttiva del nostro patrimonio forestale (boschi situati in aree difficili, a pendenza o accidentalità elevate, scarsamente serviti da viabilità, caratterizzati dalla frammentazione della proprietà, in gran parte privata e da vincoli di varia natura), unitamente alla disomogeneità degli assetti selvicolturali e alle limitate caratteristiche quali-quantitative di molti popolamenti, la maggioranza dei prodotti legnosi ricavabili è utilizzata come legna da ardere o come assortimenti di piccole dimensioni e limitato valore commerciale. Tutto ciò condiziona la crescita delle imprese di utilizzazione e impedisce l’impiego di sistemi di esbosco moderni e più produttivi, limitando anche le rese di quelli tradizionali legati a un forte apporto di manodopera. Ne conseguono maggiori oneri nella raccolta, la difficoltà a reperire il materiale legnoso più richiesto dal mercato e la convenienza (o spesso l’obbligo) per le aziende di trasformazione ad organizzare i propri approvvigionamenti rivolgendosi in massima parte ai canali dell’importazione. Basti pensare che nell’area alpina e prealpina italiana, il costo di abbattimento ed esbosco di un metro cubo di legname da opera è di circa 10 € superiore a quello mediamente sostenuto in Austria. Per altri motivi, legati soprattutto ad una discontinuità dell’offerta e a pregiudizi sulla qualità del tondame locale rispetto a quello di origine estera, accade anche che la materia prima di produzione nazionale spunti prezzi di acquisto poco remunerativi per la proprietà, la quale non è così incentivata a investire per continuare o migliorare la gestione dei popolamenti. Com’è noto, infatti, se la foresta non riesce a fornire le risorse economiche per coprire almeno le spese sostenute, un’analisi costibenefici limitata ai soli aspetti finanziari e in un’ottica di breve periodo induce generalmente all’abbandono della sua gestione attiva ed essa
Professore associato di Tecnologia del legno presso l’Università degli Studi di Torino (AGROSELVITER)
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diviene un costo necessario per garantire i servizi utili alla collettività. Vi sono invece vari presupposti legati a una serie di ricadute positive, di tipo ambientale e socio-economico, sul territorio e a favore delle imprese coinvolte, che dovrebbero indurre una maggior attenzione a questi aspetti e alla ricerca di soluzioni opportune. Tuttavia, se il maggior costo dei prodotti a base di legno di origine locale potrebbe trovare giustificazione nel mantenimento dei servizi di pubblica utilità forniti dall’ecosistema forestale (in primo luogo la difesa dell’assetto idrogeologico con le varie funzioni non produttive del bosco e la contabilizzazione delle quote di carbonio), questi non sono ancora monetizzabili e, in presenza di caratteristiche analoghe, il prezzo finale di un materiale legnoso è quasi sempre, a prescindere dalla sua provenienza, il fattore principale che determina le decisioni di acquisto, soprattutto nel caso di un semilavorato ad uso generico. La stessa certificazione forestale rappresenta un valore aggiunto per la promozione di una risorsa legnosa ma non può sostituire quello legato alla sua qualità e idoneità tecnica. In altri termini, i problemi qualitativi dei nostri boschi permangono irrisolti, unitamente alle esigenze di realizzare infrastrutture adeguate ad una loro corretta e più funzionale gestione. Questa situazione critica, che rileva sia una carente integrazione tra produzione e trasformazione della materia prima sia difficoltà di programmazione e valorizzazione delle risorse legnose territoriali, potrà essere modificata solo in tempi relativamente lunghi. Di recente si evidenziano comunque segnali incoraggianti da parte di alcune Amministrazioni verso un’inversione di tendenza e una pianificazione basata sullo sviluppo e gestione multifunzionale del patrimonio boschivo ma anche sul rilancio del suo ruolo produttivo e degli aspetti socioeconomici. Ciò rende possibile la ricerca di interazioni tra gli obiettivi a lungo termine della politica forestale e le iniziative delle industrie del legno, con la formazione di legami di continuità tra le risorse e le imprese locali (L.R. 4/09).
Le filiere corte per la promozione del legno locale Secondo alcuni economisti, in Italia non sarebbe propriamente corretto parlare di “filiera-legno” in quanto ciò presuppone l’esistenza di relazioni di interscambio reciproco, per lo più finalizzate a uno specifico prodotto, tra produzione forestale interna e industrie di trasformazione collegate, per lo più finalizzate a uno specifico prodotto. Fatto salvo il caso della pioppicoltura, ciò non si verifica che raramente. Siamo invece di fronte a un “sistema aperto”, con flussi consistenti di materia prima che nel caso dell’edilizia riguardano soprattutto semilavorati importati da altri Paesi, mentre per il settore dell’arredamento implicano flussi in senso contrario di prodotti finiti esportati in tutto il mondo (Giau, 2006). Prendendo spunto dal successo ottenuto dalle iniziative di promozione delle produzioni tipiche ed eccellenze del settore enogastronomico, di recente si è cercato peraltro di lanciare il concetto di “slow wood” inteso come sviluppo di segmenti di filiere del legno che si caratterizzano per la raccolta e trasformazione a corto raggio (il cosiddetto approvvigionamento “a km zero”), con minor impatto dei trasporti e il contenimento di passaggi intermedi tra produttori e utilizzatori della risorsa. Pur essendo valida e innovativa, l’idea non sembra parimenti facile da concretizzare, in quanto il legno non suscita lo stesso interesse dei prodotti alimentari nei confronti della valorizzazione delle produzioni locali. Mentre infatti nel suddetto comparto alcuni prodotti presentano particolarità che giustificano per il consumatore un maggior prezzo di acquisto, il legno ha solitamente caratteristiche omogenee e, salvo alcune eccezioni in termini di qualità legata all’esposizione e provenienza, può al massimo evidenziare migliori proprietà meccaniche e durabilità naturale in relazione alla quota, come nel caso del larice (Zanuttini, 2007). Anche il quadro giuridico nazionale non prevede ancora strumenti atti a fornire un sostegno per il riconoscimento e la valorizzazione delle produzioni legnose locali e, al momento, è applicabile al solo comparto agro-alimentare nel cui ambito, a livello comunitario, è comunque piuttosto difficile trovare accordi condivisi per riportare in etichetta
l’indicazione di origine dei prodotti. Nel caso del legno, le filiere corte, in genere, funzionano dove vi sono tradizioni radicate, competenze tecniche specifiche o in presenza di materia prima dalle caratteristiche particolari e, in quanto tali, riconosciute e apprezzate (come per l’abete della Val di Fiemme); funzionano anche quando sono orientate verso mercati di nicchia che hanno margini per conseguire un più alto valore aggiunto e sono meno soggette a perturbazioni esterne e nel caso in cui si abbia a che fare con produzioni limitate ma compatibili con le risorse disponibili sul territorio. Capita invece spesso che la valorizzazione delle risorse forestali locali tramite la realizzazione di semilavorati e materiali legnosi incontri difficoltà a competere con le quotazioni di articoli analoghi disponibili sul mercato internazionale. In altri termini, c’è sempre qualcosa di simile che proviene anche da molto lontano e costa meno, soprattutto nel caso dei prodotti più facilmente realizzabili, per i quali la materia prima e la manodopera influiscono in modo determinante sul prezzo finale. Relativamente agli interventi attuabili per promuovere lo sviluppo di filiere corte mirate a valorizzare il legname locale molti di essi sono di carattere generale e riguardano la risoluzione delle criticità settoriali. Le problematiche da affrontare sono simili in tutto l’arco alpino ma richiedono quasi sempre azioni diverse in funzione dell’area geografica interessata; per cui possono emergere aspetti socio-economici (quali l’importanza del turismo e di lavorazioni o prodotti tradizionali), vincoli legislativi e infrastrutturali, specificità del patrimonio forestale o ancora del tessuto amministrativo e imprenditoriale presente, che implicano percorsi differenziati. A volte si tratta di individuare le realtà più favorevoli (ovvero per quali specie legnose e prodotti implementare un percorso di filiera) in relazione alla presenza di imprese e altri soggetti che condividano gli obiettivi di un progetto e siano capaci di conseguirli. Tra i fattori strategici rivestono comunque primaria importanza la conoscenza del contesto territoriale e una corretta comunicazione
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tra i diversi attori coinvolti. L’acquisizione di informazioni di base è fondamentale anche alla luce del fatto che spesso le statistiche ufficiali non offrono un livello di affidabilità e approfondimento sufficienti. Ciò riguarda sia le risorse di materia prima disponibili, sia gli operatori artigiani e industriali che la raccolgono e trasformano nei vari semilavorati e prodotti, sia i progettisti che potrebbero usare i materiali realizzati. Poiché uno scenario coerente della situazione è necessario anche ai decisori politici, in aggiunta a un’adeguata raccolta dati, si rivela in genere utile elaborare indicatori in grado non solo di caratterizzare le risorse e attività presenti nell’area in esame ma di permettere un’analisi peculiare e fornire chiave di lettura e linee di intervento adeguate (AA.VV., 2009b). Ugualmente importante è poi armonizzare le politiche forestali con quelle di altri settori (della pianificazione territoriale, politiche ambientali, energetiche, industriali e del lavoro) e incrementare l’attività di assistenza e informazione istituzionale (da parte di Enti, Amministrazioni e associazioni di categoria) agli operatori locali, per consentire una miglior conoscenza dei finanziamenti disponibili, ampliare il mercato di approvvigionamento e fornire loro la possibilità di adeguarsi a un quadro normativo in costante evoluzione (D.M. 14.01.2008). Se possibile, è oltremodo necessario effettuare un monitoraggio e aggiornamento continuo dello stato di fatto, nonché curare la comunicazione e le relazioni tra gli operatori e il resto della società. Per quanto riguarda il Piemonte, sulla materia prima si dispone di molti dati grazie soprattutto alla pianificazione svolta dall’IPLA per conto della Regione (anche se essi riportano per lo più una stima dei volumi disponibili e non sempre una loro suddivisione in assortimenti o altre indicazioni qualitative). Sulle imprese si cominciano ad acquisire maggiori conoscenze in virtù di recenti progetti di interesse transfrontaliero quali Interbois (www.interbois. eu) e Bois-Lab (www.bois-lab.org), che costituisce un approfondimento del precedente in un’ottica provinciale e dipartimentale. Più in particolare, per le imprese forestali si registra l’esigenza di una
maggiore visibilità e rappresentatività nelle sedi istituzionali e un maggior riconoscimento del lavoro in bosco che, parimenti all’attività in segheria o presso le industrie del comparto, è generalmente considerato poco ambito e non appagante.
Fig 1 Frontespizio del “Libro bianco” redatto nell’ambito del progetto Interbois 2009. Copia del volume è disponibile gratuitamente su richiesta al Settore Politiche forestali della Regione Piemonte.
A questo proposito è opportuno educare le nuove generazioni a una diversa percezione delle figure che gravitano intorno alla produzione e trasformazione del legno e intervenire tramite un sistema di qualificazione con la definizione di criteri omogenei di idoneità professionale e controllo delle attività abusive. E’ inoltre noto a tutti gli operatori del settore, inclusi i progettisti, il crescente interesse ad usare il legno, ma si è anche consapevoli che ciò richiede competenze adeguate, disponibilità di dati prestazionali e il rispetto della normativa applicabile, ovvero la necessità di investire in formazione e aggiornamento professionale. Le ditte boschive, come le imprese di prima trasformazione, rappresentano peraltro la componente iniziale e spesso più debole del sistema economico legato alla valorizzazione dei prodotti legnosi, con il rischio che se si spezza questo anello l’intera filiera si interrompe. Le possibilità di favorire l’aumento dell’offerta passano poi attraverso il miglioramento delle operazioni di utilizzazione forestale che richiedono tra l’altro un adeguamento delle infrastrutture, alcune semplificazioni burocratico-amministrative, il sostegno economico per la fase di raccolta e il rinnovo del parco macchine2, lo sviluppo dell’associazionismo interprofessionale e la definizione di contratti di vendita pluriannuali dei lotti di proprietà pubblica che consente alle ditte di investire in attrezzature specializzate (Leveghi e Tonezzer, 2008). Anche organizzare la commercializzazione in maniera più adeguata, con la razionalizzazione delle vendite in centri di raccolta (sull’esempio dei “Parcs à bois francesi”), aste di legname classificato e suddiviso in assortimenti omogenei, borse del legno e osservatori di filiera, può determinare una maggior mobilizzazione della risorsa, favorire in maniera trasparente la conoscenza dell’offerta e della domanda di legname e il contatto tra proprietari forestali e operatori nonché promuovere l’adozione di regole standardizzate e condivise e registrare dati e andamenti economici. Parimenti, il ricorso a marchi di origine o legati al territorio (sull’esempio di “Bois des Alps” www.boisdesalpes.net), fatta salva la necessità di
2 In tutto il comparto del legno il costo dei macchinari è solitamente molto elevato rispetto al valore della materia prima e dei prodotti ottenuti. Di solito prevale quindi un’ottica di attesa e poca propensione ai nuovi investimenti produttivi.
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superare le difficoltà legali di riconoscimento e adesione, può rivelarsi utile allo scopo e favorire l’attivazione di sinergie di filiera e reti interaziendali, superando così l’individualismo, la scarsa propensione al marketing, all’allargamento del mercato e all’adozione di moderni metodi di vendita che spesso contraddistinguono la realtà imprenditoriale italiana. Vista la dimensione medio-piccola che le caratterizza e le difficoltà a competere con i grandi gruppi stranieri, le aziende di trasformazione possono cercare invece di consolidare la loro presenza sul mercato e aumentare la redditività tramite la ricerca di un maggior valore aggiunto della produzione. In tal caso, e ove possibile, occorre modificare il classico approccio industriale di orientamento al prodotto, basato sulla fabbricazione in serie ad alta meccanizzazione, con quello di una maggior attenzione al consumatore e al contesto locale, realizzando manufatti per impieghi specifici o riproponendo in chiave moderna quelli della tradizione. A tal riguardo, un elevato livello di flessibilità e qualità, servizi aggiuntivi “ad hoc” che portano al soddisfacimento di esigenze peculiari della clientela, sono strumenti importanti per diversificarsi, aumentare il valore intrinseco della merce e trovare appropriati sbocchi commerciali anche solo “di nicchia”, che di conseguenza interessano poco la grande distribuzione. Le possibilità di sviluppo di una filiera corta spesso dipendono inoltre dall’introduzione di misure regolamentari (ad esempio nei piani urbanistici, capitolati tecnici, disciplinari di produzione ecc..) mirate a incentivare la domanda di legno come materiale ecologico e fonte di energia rinnovabile, a considerare l’impiego di quello locale come titolo preferenziale nei bandi di finanziamento o fornitura nonché a diffondere una maggior consapevolezza circa gli aspetti positivi legati alla provenienza; tutto ciò in relazione non solo alle già menzionate implicazioni più prettamente forestali e ambientali dovute alla riattivazione della gestione territoriale o ai vantaggi connessi a un minor impatto dei trasporti3, ma anche alle ricadute occupazionali e all’incremento di competitività delle imprese (Pettenella e Ciotti, 2005). Nel contempo, interventi strutturali in grado
di alimentare una richiesta di legname e di risolvere alcune criticità (quali ad esempio investimenti in centrali termiche o centri di raccolta e lavorazione/trattamento del legno di interesse collettivo), unitamente a misure di accompagnamento intese a facilitare l’ambito operativo in cui i primi trovano applicazione, possono incentivare un maggior uso del legno a scopo energetico e non (AA.VV., 2006). Il rilancio del settore passa infatti attraverso azioni partecipate e provvedimenti mirati a promuovere e favorire l’impiego delle risorse forestali disponibili e quello di materiali legnosi con un contenuto tecnologico adeguato alle esigenze del contesto locale. In certi casi è poi utile l’attuazione di appositi progetti pilota che possono concretizzarsi con veri e propri modelli o manufatti dimostrativi utili a quantificare i vantaggi dell’uso del legno rispetto ad opere realizzate con altri materiali. A questo riguardo, le soluzioni devono essere necessariamente locali ma i modelli e le tecnologie attuabili potranno trovare spunto da esperienze maturate in altre aree a più avanzata cultura e tradizione forestale. Tra i numerosi esempi di azioni intraprese per la promozione del legname di provenienza locale e lo sviluppo di filiere corte si segnalano i seguenti: • le iniziative per la valorizzazione dell’abete bianco (www.weisstanne. de), attuate nell’ambito di un progetto Leader + inteso a dimostrare le valenze tecnologiche di tale legno che spesso è a torto considerato inferiore a quello dell’abete rosso; • il progetto EURIS - Europeans Using Roundwood Innovatively and Sustainably - che ha riguardato una serie di unità didattiche sull’identificazione di impieghi per il legno tondo, o che abbia subito minime lavorazioni, in cui viene data preferenza ad un utilizzo di tipo locale o ad una trasformazione vicina alla provenienza della risorsa (http://www.ivalsa.cnr.it/euris/italian/6/6.htm#1); • il progetto svizzero sulla valorizzazione del legno di castagno (www. federlegno.ch/progetti_VALECAS.htm), che tra l’altro ha previsto la realizzazione di una serie di manufatti dimostrativi, quali elementi di
parquet, coperture in scandole ed arredi per parchi gioco; • le sperimentazioni promosse dall’ARSIA per lo studio di costruzioni rurali, barriere acustiche, arredi esterni realizzabili con legname locale e della filiera legno-energia come strumento di valorizzazione delle biomasse agroforestali (http://forestambiente.arsia.toscana.it/); • l’esperienza maturata con il “Progetto Cansiglio” che promuove la valorizzazione del legno proveniente dall’omonimo comprensorio forestale certificato quale prodotto doc per la realizzazione di articoli di qualità e design destinati al settore dei pavimenti in legno e risolve alcuni problemi legati all’organizzazione della raccolta e approvvigionamento (www.assidelcansiglio.it); • il progetto di ricerca sul sistema X-Lam tra la Provincia Autonoma di Trento e l’IVALSA-CNR (www.progettosofie.it), con un’ampia serie di prove di laboratorio sul comportamento sismico e la resistenza al fuoco dei componenti strutturali realizzati, che sono servite come riferimento per il ricorso alle abitazioni in legno nella ricostruzione post-terremoto in Abruzzo; • l’esperienza di Rignano sull’Arno e dei nuovi progetti di case multipiano in fase di costruzione in Italia, di cui tratterà espressamente uno specifico articolo in questo stesso volume. Ulteriori interessanti casi di assistenza tecnica agli operatori del settore sono i “wood cluster”, ovvero reti territoriali di collaborazione sulla base di progetti condivisi, in pratica una sorta di distretto del legno che riunisce soggetti economici e centri di competenza complementari tra loro, finalizzato al conseguimento di obiettivi di comune interesse. Tra questi rientrano ad esempio la promozione del legname regionale, l’aggregazione dell’offerta e delle vendite, la predisposizione dei lotti in funzione delle esigenze degli operatori, la messa a punto di interventi finanziari, l’organizzazione di osservatori, borse telematiche, servizi di essiccazione, formazione e acquisizione di nuove competenze (vedasi anche: www.holzcluster.at e www.holzcluster-tirol.at/en).
Con la globalizzazione dei mercati, troppo spesso l’impatto dei trasporti non viene considerato come un fattore di criticità che potrebbe invece determinare scelte diverse da parte di consumatori più sensibili e adeguatamente informati.
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Le filiere legno-energia Negli ultimi anni si è ampliato il dibattito circa l’opzione di usare il legno per realizzare derivati o come fonte di energia. In genere in un prodotto a base di legno, soprattutto se caratterizzato da un lungo periodo di servizio (come ad esempio un elemento strutturale usato in edilizia o un arredo, che durano rispettivamente quanto la casa o almeno qualche decina di anni), la funzione di segregazione dell’anidride carbonica è ottimale e può raggiungere tempi simili a quelli necessari alla pianta per crescere e accumulare carbonio nel legno. Ciò in effetti è il problema dei combustibili fossili che ai ritmi di impiego attuali determinano un bilancio sfavorevole e una situazione simile a quella dello sfruttamento di una miniera. Molti prodotti a base di legno sono poi riciclabili e tale opportunità allunga ulteriormente il suddetto ciclo. Usare il legno a scopo energetico comporta invece il re-immettere subito in atmosfera l’anidride carbonica che la pianta ha accumulato in un certo numero di anni di vegetazione (da pochi nel caso di impianti specializzati a breve rotazione, a un po’ di più nei cedui, a tanti nelle fustaie). Inoltre, parlando di catena del valore, l’uso del legno a scopi industriali implica un maggior valore aggiunto e più intenso apporto di manodopera. Per destinare il legname all’uso come materiale da opera o per componenti di arredo è tuttavia necessario disporre di popolamenti forestali che producano assortimenti di dimensioni e qualità adeguate mentre per fare in modo che il valore aggiunto rimanga e venga distribuito sul territorio di origine occorre la presenza di imprese ed industrie locali. Quando ciò non si verifica, come spesso accade nel contesto montano in Italia, è più che lecito sviluppare filiere basate sull’uso energetico del legno che assumono spesso un ruolo strumentale per la ripresa della gestione delle risorse disponibili e andrebbero considerate in un’ottica di pianificazione a medio-lungo termine (ovvero compatibilmente con i tempi dell’ambito forestale) finalizzata
a incrementare la produzione di legname di qualità e una gestione sostenibile e multifunzionale in cui la raccolta del legno è integrata con gli altri servizi materiali e immateriali che il bosco può fornire, garantendo così effetti positivi sulla stessa salvaguardia ambientale, la prevenzione incendi e l’occupazione in alcune aree marginali e in attività caratterizzate dalla tradizione e radicamento sul territorio. In tale ambito è opportuno sviluppare filiere corte legate all’uso di biomassa legnosa proveniente dal territorio circostante, promuovendo l’uso del legnoenergia a livello locale (nelle sue varie forme di tronchetti, cippato, brichetti o pellets) in piccole caldaie domestiche (fino a 200 kW) o collettive (per teleriscaldamento). Questi impianti, che devono essere di tecnologia adeguata in termini di efficienza termica e contenimento delle emissioni, spesso sono acquistabili con contributi pubblici. Nel caso di grosse centrali di cogenerazione è invece importante attuare una pianificazione e controllo nel rilascio di autorizzazioni che deve tener conto delle risorse disponibili a livello locale (dalle varie fonti possibili: foresta, fuori foresta, scarti vari), evitando una concorrenza sleale tra i diversi settori economici legati alla stessa materia prima o che, in pochi anni, venga usata tutta la biomassa legnosa disponibile. Il fattore innovazione Anche la tecnologia può fornire un contributo all’impiego e valorizzazione di materiali legnosi nell’ambito di una filiera corta. Ciò è attuabile attraverso procedimenti più o meno articolati che vanno dall’introduzione di sistemi di lavoro semplici per la realizzazione di assortimenti in loco (come una segheria mobile), alla messa a punto di prodotti in grado di soddisfare requisiti specifici e che riescono a competere con quelli disponibili sul mercato globale. Alcuni esempi in tal senso sono le travature in legno massiccio usate nella carpenteria di tradizione, la paleria per vigneti e frutteti con legname di buona durabilità naturale in grado di fornire un’alternativa ecologica ad assortimenti trattati chimicamente, l’uso del legno nelle opere di
ingegneria naturalistica o in arredi esterni (per aree pic-nic, fioriere, recinzioni, segnaletica, strutture di deposito rifiuti, scandole, barriere di vario tipo). A volte è possibile trasferire i risultati della ricerca scientifica sui legnami locali o segmenti di mercato che in genere non interessano i grandi produttori, come ad esempio nel trattamento termico ad alta temperatura di alcune latifoglie (che prende spunto dal sistema “thermowood” originariamente sviluppato per le conifere), finalizzato ad aumentarne la resistenza al degrado fungino e le possibilità di impiego in condizioni di umidità elevata o per realizzare prodotti più stabili dimensionalmente. Da alcuni anni, inoltre, in Italia si sta registrando un incremento considerevole del consumo di legno nell’edilizia residenziale, trainato soprattutto da nuove esigenze di ottimizzazione dell’efficienza energetica e con buone prospettive di ulteriore sviluppo grazie a un numero crescente di progettisti che è riuscito a superare pregiudizi radicati legati alla sicurezza, resistenza al fuoco e durabilità dei materiali legnosi. Ulteriori considerazioni tecniche giocano a favore, in particolare nella realizzazione di coperture e solai, dove il rapporto leggerezza/ resistenza degli elementi strutturali lignei rappresenta un vantaggio importante nei confronti, ad esempio, del rischio sismico. Ciò apre spazi a vari prodotti e compositi a base di legno che ben si prestano ad essere usati nei moderni sistemi edilizi. A questo riguardo una menzione particolare merita il pannello di tavole incrociate (del tipo X-Lam) che costituisce una delle novità più significative dell’ultimo decennio e sta registrando un importante successo come componente di pareti, solai e coperture di edifici prefabbricati. Un apporto tecnologico importante è poi legato all’introduzione dei centri di lavorazione del legno con macchine a controllo numerico (CNC) che offrono ulteriori possibilità nella progettazione e realizzazione di nuove strutture. Si sta inoltre diffondendo la tendenza a ragionare non più in termini di semplice fornitura di un semilavorato ma di un “sistema costruttivo integrato” nel cui contesto assumono grande importanza le connessioni
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roberto zanuttini, Le filiere corte per la valorizzazione delle risorse legnose locali: criticità e prospettive.
e i collegamenti tra gli elementi. Ciò prevede l’offerta di una serie di attività accessorie e, in casi sempre più frequenti, coinvolge varie competenze e figure professionali che si consorziano per fornire servizi che spaziano dalla progettazione e gestione logistica del cantiere fino alla consegna dell’opera finita. La promozione del legno in edilizia implica ovviamente una serie di adeguamenti culturali e più approfondite conoscenze tecnico-legislative che non sono conseguibili nell’immediato. L’affidabilità dei prodotti e la disponibilità di informazioni chiare ed aggiornate sono infatti tra i principali fattori in grado di favorire un incremento del loro impiego in nuove applicazioni, a maggior ragione per quelle legate al settore delle costruzioni. In tale ottica rivestono un ruolo importante la comunicazione e una più stretta collaborazione tra aziende e tra queste e gli Enti di formazione e ricerca sul legno. Salvo rari casi, infatti, le nostre imprese, essendo prevalentemente di piccole dimensioni e orientate al settore dell’arredamento, non hanno potuto ancora maturare un’esperienza consolidata di fornitura e servizi per l’edilizia e, a volte, oltre ad una difficoltà intrinseca di adeguamento alla normativa, mancano le professionalità necessarie a soddisfare le richieste di approfondimenti tecnici che provengono dai progettisti. Ne derivano alcuni rischi sia in termini di necessità di approvvigionamento di materiali sia di dipendenza culturale dai produttori stranieri meglio organizzati. Tale situazione è probabilmente inevitabile per la realizzazione di grandi strutture pubbliche, ma il mercato dell’edilizia non è fatto solo di queste. Occorre quindi recuperare le conoscenze sull’uso strutturale del legno, quale patrimonio della tradizione storica della nostra carpenteria, integrandole con aggiornamenti sulle innovazioni in atto (in termini di nuovi materiali, connettori e sistemi di consolidamento, applicativi di calcolo e verifica strutturale, opportunità offerte dalla moderna lavorazione con macchine a controllo numerico ecc.) che consentono
realizzazioni un tempo impensabili, con effetti significativi in termini prestazionali ed architettonici. Si può dire comunque che in questo ambito emerge l’urgenza di promuovere una maggior conoscenza del legno nel percorso formativo dei futuri progettisti, di investimenti in ricerca, studi e approfondimenti su tematiche specifiche e di un confronto continuo tra gli operatori. Conclusioni Anche nel settore del legno, per implementare opportunamente filiere corte è fondamentale pensare in termini di sistema, cercando il coinvolgimento diretto degli operatori e dei molti soggetti interessati (amministrazioni locali, proprietari boschivi pubblici e privati, ditte di utilizzazione e imprese di prima trasformazione ecc..), in un’ottica di integrazione territoriale e con particolare cura agli anelli più deboli della catena. E’ necessario quindi investire non solo in interventi sulla materia prima e i suoi derivati ma considerare con adeguato interesse le stesse aziende del comparto. L’innovazione passa infatti attraverso la specializzazione, le sinergie imprenditoriali e l’apertura mentale intesa come sviluppo di nuove idee, trasferimento di tecnologie e attenzione ai mercati emergenti. Qualcosa è stato fatto ma molto resta ancora da fare.
BIBLIOGRAFIA
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Valorizzazione della filiera legno locale: l’esempio Toscano Paolo Lavisci* INTRODUZIONE In Toscana oltre il 50% del territorio è coperto da boschi, per un’estensione complessiva di 1,1 milioni di ha. La quantità di legno presente è stimata in circa 123 milioni di m3, con un accrescimento annuo di circa il 4% (quasi 5 milioni di m3). Attualmente solo il 40% di questa materia prima viene tagliato, con la conseguenza che la foresta continua a crescere ma risulta largamente sottoutilizzata rispetto ai criteri di buona gestione selvicolturale, che prevedono l’uso dell’85-90% dell’incremento [1]. Per curare, valorizzare e gestire questo patrimonio, la Regione Toscana investe, ogni anno, circa 14 milioni di Euro in interventi ordinari. Il rafforzamento della filiera legno è dunque necessario per assicurare la sostenibilità tecnico-economica nella gestione delle risorse forestali disponibili. In questo contesto, la scelta dell’amministrazione regionale è stata di dare supporto prevalentemente, anche se non esclusivamente, alle applicazioni in ambito edile, potenzialmente le più idonee a valorizzare le produzioni legnose locali (Lavisci P. ,2004). I PRODOTTI LEGNOSI OTTENIBILI Il bosco Toscano è costituito prevalentemente da cedui, che forniscono soprattutto legna da ardere e biomassa per usi energetici. Solo una parte limitata della produzione trova impiego come paleria agricola, oppure per travature di sezione ridotta: nella maggior parte dei casi questo legname proviene dai boschi di castagno. Per usi strutturali, complementi d’arredo e pavimenti, la risorsa utilizzabile deriva dai boschi di alto fusto (fustaie di abete bianco, douglasia, pino, faggio), oppure è ricavabile da specie arboree cosiddette “sporadiche” per la natura della loro distribuzione sul territorio (aceri, ciliegi, frassini, noci, querce, sorbi): queste specie sono in grado di produrre un legname di elevato pregio, e sono al momento scarsamente utilizzate, anche perché non è diffusa tra i proprietari ed i gestori forestali la consapevolezza del loro valore (non solo commerciale ma anche paesaggistico). Un’altra importante fonte di approvvigionamento di legname in futuro potrà derivare dalle piantagioni per arboricoltura
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da legno realizzate a partire dalla metà degli anni ’90 grazie all’impulso di finanziamenti dell’Unione Europea: in sostituzione di terreni prima destinati all’agricoltura, infatti sono stati “imboschiti” circa 9.000 ettari di superficie che, se ben gestiti, forniranno legname di elevato pregio tradizionalmente molto apprezzato e ricercato dall’industria italiana del mobile (noce, ciliegio, frassino, farnia, rovere). Se escludiamo quindi gli impieghi a fini energetici e per gli imballaggi, che pure restano tra le finalità che l’amministrazione supporta, e consideriamo le possibili destinazioni in edilizia, vi é una vasta gamma di prodotti finiti o semilavorati che potrebbero essere meglio sviluppati nell’ambito della filiera legno locale. Di seguito si riportano alcuni esempi: • Impieghi strutturali Per la produzione di legname strutturale il materiale più idoneo può essere ricavato dalle fustaie di conifere, quali abete bianco, douglasia, pino marittimo ed eventualmente pino domestico (meno adatto dei precedenti perché generalmente con fusto non rettilineo e di lunghezza utile inferiore). Questi assortimenti possono essere usati come legno massiccio, oppure trasformati in elementi incollati (lamellari, KVH, bi-lam o tri-lam, pannelli di tavole incrociate). In particolare, l’abete bianco e la douglasia non presentano alcun inconveniente nei processi di incollaggio e le rese di lavorazione sono soddisfacenti. Anche il legname di castagno può essere usato con funzione strutturale, come ampiamente dimostrato dalla tradizione costruttiva toscana: attualmente, a causa della modalità di gestione dei boschi (legata anche a problemi fitosanitari di questa specie arborea), le dimensioni delle sezioni che possono essere ricavate sono però medio piccole. • Semilavorati per supporto, rivestimenti I tronchi di dimensioni maggiori, con diametri superiori a 45 cm possono essere trasformati per sfogliatura e ricomposti in pannelli di compensato. Questo tipo di lavorazione, tradizionalmente effettuata con il legname
di pioppo o specie con caratteristiche simili, può essere praticata con buoni risultati anche sui tronchi di pino. In tal caso una possibile limitazione è dovuta alla eventuale presenza di grossi nodi (ad esempio nel pino domestico), oppure a difetti di forma del fusto molto pronunciati (curvature, ovalità della sezione, rastremazione). Con materiale di qualità più scadente possono essere invece realizzati pannelli di fibra o particelle. • Pannelli decorativi di legno massiccio I pannelli di legno massiccio monostrato sono ideali per la realizzazione di superfici quali tavoli, top per cucine, banconi ecc. Le sperimentazioni svolte su specie legnose toscane hanno evidenziato la buona attitudine di faggio, castagno, pino a questo impiego; leggermente più problematico, in particolare per quanto riguarda la stabilità dimensionale, è risultato l’uso di cerro e robinia. • Complementi d’arredo Il legname destinato ai prodotti con maggior valore aggiunto deve possedere elevati requisiti: dimensionali (affinché si possano effettuare lavorazioni convenienti), qualitativi (come una limitata presenza di difetti) ed estetici. Per produrre legname di qualità elevata, da destinare alla segagione o alla tranciatura per realizzare fogli di rivestimento, può essere conveniente ricorrere ad impianti specializzati di arboricoltura da legno nei quali, attraverso la mano dell’uomo e opportuni interventi colturali, il prodotto legno viene valorizzato al meglio. Un’alternativa può essere la promozione delle specie sporadicamente presenti nei boschi della Toscana, generalmente come alberi isolati o piccoli gruppi. Anche alcuni residui di boschi di querce “nobili” (rovere e farnia) potrebbero essere meglio valorizzati ad esempio per la produzione di pavimenti massicci o stratificati.
Dottore Forestale, libero professionista, titolare dello studio Strutture di Legno (www.strutturedilegno.it)
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COME VALORIZZARE IL LEGNAME TOSCANO Grazie alla storica presenza a Firenze di un Istituto del CNR dedito alla Valorizzazione del Legno (IVALSA), di un Dipartimento universitario che si occupa di Economia, Ingegneria, Scienze e Tecnologie Agrarie e Forestali, nonché di una specifica Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione nel Settore Agricolo Forestale (ARSIA), sono state effettuate varie analisi ed esperienze, su scala medio-piccola, che hanno evidenziato come il legno prodotto in Toscana possa essere utilizzato per molteplici impieghi. Bisogna tenere presente che in ambito locale, ma anche nazionale, il settore delle prime lavorazioni del legno soffre di una consistente riduzione degli utili d’impresa, il che favorisce l’importazione di legname semilavorato dall’estero e, alla lunga, la scomparsa di attività di prima trasformazione sul territorio, con la difficoltà quindi di realizzare filiere “corte” che siano competitive economicamente con quelle più “lunghe” ma meglio capitalizzate e caratterizzate da maggior taglia. Fra le strategie che occorre mettere in atto per un più vasto impiego del legname autoctono in edilizia si possono citare le seguenti: • attivare sinergie di filiera, promuovendo la formazione di consorzi tra proprietari boschivi e imprese di trasformazione, la creazione di marchi e la certificazione della materia prima e della filiera. Anche in questo caso, sono già attive alcune iniziative significative, come ad es. il progetto “casaDlegno” descritto più avanti; • attuare iniziative volte a migliorare la conoscenza dell’offerta e della domanda di legname in Regione (come la costituzione di una borsa del legno o come già fatto attraverso un monitoraggio dei prezzi del legname); • rafforzare le conoscenze dei progettisti e dei tecnici, come già intrapreso attraverso i corsi di formazione promossi da vari Enti e Associazioni. Attualmente la Regione ha ulteriormente investito in questa direzione (D.G.R. 2388 del 14.05.2010); • incentivare ulteriormente l’uso del legno in edilizia, anche attraverso strumenti normativi di carattere regionale, analoghi alla “Loi sur L’Air”
Fig.1a Il Centro Sociale di Rignano sull’Arno, realizzato completamente in legno Toscano, mediante un bando di lavori pubblici di impostazione tradizionale.
Fig.1b Particolare della struttura lignea di sostegno della copertura.
Fig. 2 Le strutture degli alloggi progettati da Casa spa, con la consulenza dello studio Strutture di Legno, saranno realizzate in legno Toscano.
Le foto sono state gentilmente concesse dall’autore
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francese e al successivo decreto attuativo pubblicato di recente (http:// www.cei-bois.org/files/PP_-_Doc2752_annex_decree_FR.pdf) che prescrive di utilizzare quantitativi di legno superiori ad una certa soglia per ogni nuova costruzione; • realizzare progetti esemplari, nella consapevolezza che la possibilità di toccare con mano aspetti concreti consente di promuovere l’edilizia in legno, aiuta gli operatori del settore a fare scelte alternative, aumenta le conoscenze tecniche relative all’uso del legno nelle costruzioni. Esempi di questo tipo sono il Centro Sociale di Rignano sull’Arno (in funzione) (Figura 1) e gli alloggi ERP (6 piani in legno toscano) di viale Giannotti a Firenze, progettati da Casa spa (Fig. 2). Il settore delle utilizzazioni boschive, nonostante le difficoltà, è in crescita ma può e deve crescere ancora se l’edilizia lo supporta. Una richiesta di mercato stabilizzata ed un ciclo produttivo definito consentirebbero una corretta programmazione dell’offerta di materie prime, con la conseguente tutela e valorizzazione del patrimonio boschivo delle montagne e colline toscane. Oltre al beneficio economico, ciò comporterà anche una ricaduta ambientale: i boschi toscani, che negli ultimi 100 anni hanno aumentato di tre volte la loro estensione, saranno più puliti, sicuri e fruibili. LE “ LINEE GUIDA PER L’EDILIZIA IN LEGNO IN TOSCANA ” I Toscani hanno sempre dimostrato una particolare vocazione per tematiche quali la sostenibilità e l’ecoefficienza delle costruzioni attraverso varie iniziative volte ad incentivare l’utilizzo di tecnologie e materiali naturali nell’edilizia residenziale e pubblica. La Giunta Regionale ha quindi iniziato ad assumere alcuni provvedimenti legislativi per incentivare lo sviluppo di un’edilizia sostenibile nel quadro più ampio degli impegni assunti verso uno sviluppo ecocompatibile del territorio. L’obiettivo è rendere praticabile e conveniente per tutti gli attori del processo edilizio l’introduzione di tecnologie innovative e di contenuti di qualità negli edifici di nuova costruzione, individuando anche sistemi per riqualificare il patrimonio edilizio esistente.
Un primo passo in tal senso è stato la redazione nel 2006 delle Linee Guida per l’edilizia sostenibile in Toscana che sono diventate uno strumento di lavoro necessario per tutti coloro, amministratori pubblici, tecnici e cittadini, che da vari punti di vista si sono trovati ad affrontare il tema della progettazione di edifici che non ‘pesino’ ulteriormente sullo stato dell’ambiente, integrando gli elementi biologici nella costruzione attraverso la scelta di materiali naturali. Il passo successivo è stata la pubblicazione nel luglio 2009 delle Linee guida per l’edilizia in legno in Toscana (Fig. 3). Esse costituiscono una sorta di manuale, dal taglio piuttosto pratico e poco accademico, che contiene le nozioni essenziali per il tecnico della pubblica amministrazione, il progettista, il costruttore e tutti coloro che sono interessati a conoscere lo stato dell’arte attuale, gli aspetti necessari alla progettazione, i riferimenti normativi esistenti, i sistemi costruttivi, i materiali e le soluzioni impiantistiche applicabili, ma anche e soprattutto quali sono i particolari costruttivi e gli elementi di tecnologia del legno utili per evitare errori ed utilizzare correttamente questo materiale straordinario ma per certi versi delicato. Il volume è scaricabile gratuitamente dal sito della Regione Toscana [4]. Senza avere la pretesa dell’esaustività, nel testo sono presenti le informazioni essenziali e i necessari riferimenti bibliografici e normativi per approfondire le tematiche di maggiore interesse. Questa pubblicazione, non cogente ma certamente “di indirizzo”, rappresenta un contributo verso un nuovo impulso al mercato edilizio che porti la Regione Toscana all’avanguardia nei processi di sviluppo sostenibile del proprio territorio, recuperando e rinnovando quelle conoscenze indispensabili sulla costruzione in legno che un tempo facevano parte del nostro bagaglio culturale. Le tecnologie moderne relative all’utilizzo del legno in edilizia appaiono orientate a perseguire i medesimi obiettivi ed è quindi auspicabile che le loro caratteristiche vengano apprezzate dagli operatori del settore e dagli utilizzatori finali, in particolare la durabilità delle costruzioni, le
caratteristiche bioclimatiche e l’ottimo comportamento delle strutture lignee nei confronti degli eventi sismici.
Fig. 3 Copertina del volume “Linee guida per l’edilizia in legno in Toscana”, scaricabile gratuitamente dal sito della Regione.
Le foto sono state gentilmente concesse dall’autore
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IL PROGETTO “Casadlegno” Nell’ambito dei fondi Por CReO - Fesr 2007-2013, uno dei più importanti strumenti di intervento della Regione per far crescere la competitività dell’economia toscana e qualificare lo sviluppo delle imprese e di tutto il sistema infrastrutturale, è stato finanziato il progetto “Nuove soluzioni per la filiera legno-edilizia” (acronimo “casaDlegno”) presentato da un’associazione temporanea di imprese (ATI) tra 4 aziende della filiera. Obiettivo è la valorizzazione della materia prima “legno toscano”, possibilmente supportata da una “denominazione di origine”, attraverso la messa a punto di nuovi prodotti, processi e servizi e la creazione di una forte complementarietà e sinergia nella filiera legno-edilizia, attraverso: • logistica nell’approvvigionamento delle materie prime e nella tracciabilità delle fasi produttive, compresa la ricerca di soluzioni a supporto della denominazione d’origine del prodotto; • gestione della qualità a tutti i livelli del processo, in particolare nelle operazioni che generano il valore aggiunto e risultano determinanti a livello prestazionale (classificazione del legname in base alla resistenza, incollaggio, prefabbricazione di elementi pronti alla posa…); • ottimizzazione delle rese produttive attraverso la riduzione degli scarti e dei tempi di processo; • progettazione e comportamento dinamico del sistema costruttivo per ottimizzarne le prestazioni in ambito di sicurezza sismica e di benessere abitativo; • risoluzione delle principali criticità ambientali (emissioni di CO2 e consumo energetico) nelle fasi di prefabbricazione e costruzione degli edifici; • promozione e qualificazione dell’occupazione in attività ecosostenibili. L’uso di una tecnologia innovativa come quella dei pannelli in legno massiccio a strati incrociati e degli elementi strutturali “a cassone”, abbinata con un materiale che é indiscutibilmente tradizionale, appare una reale novità nello scenario dei processi produttivi edilizi, la sicurezza
degli edifici e la certezza dei tempi di realizzazione e conseguentemente dei costi degli interventi. La tecnologia in corso di sviluppo ha tutte le condizioni per diventare un riferimento importante nella realizzazione di edifici residenziali o di altro tipo, ad uso pubblico o privato. CONCLUSIONI Le iniziative in corso in Toscana hanno certamente una specifica validità locale, ma anche in altre Regioni esistono motivazioni analoghe e risposte simili. La capacità di interfacciare le varie iniziative in una rete di strumenti per la valorizzazione del legno locale, che condivida metodologie e approccio promozionale, può certamente andare a beneficio di tutta la filiera. Sentirsi “colleghi” prima che “concorrenti” è un atteggiamento moderno, che contraddistingue le società davvero libere da quelle che, pur proclamandosi “liberiste”, si trincerano poi dietro varie forme di pseudoprotezionismo. I Toscani sono tradizionalmente abituati al dialogo, al confronto, alla collaborazione. L’invito ai portatori dii analoghe iniziative è quindi che i prossimi passi per la valorizzazione del legname locale siano fatti in sinergia. BIBLIOGRAfIA Dargnies-Peirce C. (2003) usare il legno per combattere il cambiamento climatico – Impresa EuROPA, n° 11 Lavisci P. (2010) La progettazione delle strutture di legno - Il Sole24 Ore http://www.cei-bois.org/files/PP_-_Doc2752_annex_decree_FR.pdf http://www.regione.toscana.it/regione/export/RT/sito-RT/Contenuti/ pubblicazioni/visualizza_asset.html_532174894.html
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LA “RISCOPERTA” dEL LEGNO IN ARCHITETTURA
Guido Callegari*, Chiara Corsico**, Antonio Spinelli*** La ’riscoperta’ del legno come materiale per l’edilizia abitativa è forse il riflesso di sperimentazioni ed approcci progettuali sempre più orientati ai temi della sostenibilità e ai problemi dell’ambiente e dell’energia. La crescente sensibilizzazione per le tematiche energetiche ha contribuito allo sviluppo di una concezione del progettare che incentiva l’uso di risorse rinnovabili e pone oggi il legno al centro del dibattito per le sue valenze ecologiche. In alcuni Paesi europei l’incentivo all’utilizzo di questo materiale, attraverso lo sviluppo di misure per la riduzione dell’effetto serra, ha contribuito ad una crescita dell’interesse per questa risorsa. Anche in Italia, superati alcuni preconcetti di tipo culturale che costituivano un ostacolo alla sperimentazione e alla diffusione dei sistemi costruttivi lignei, si è assistito ad un rilancio d’interesse per il legno come materiale strutturale.1 Accanto ai numerosi casi studio di edilizia privata - con una prevalenza dell’edilizia residenziale - e pubblica – con una prevalenza dell’edilizia scolastica – la recente esperienza dell’Abruzzo dimostra come anche in Italia il legno stia divenendo sempre di più un materiale da costruzione diffuso e non solo nel campo delle costruzioni antisismiche. Gli interventi dell’Aquila hanno costituito una vetrina privilegiata e uno strumento di informazione sulle potenzialità del legno in edilizia, con sviluppi anche nella direzione di una maggior considerazione nel contesto normativo del settore edilizio al pari degli altri materiali strutturali . L’attuale interesse per il legno, presenza costante nella storia delle costruzioni messa in discussione dal programmatico rifiuto modernista del dialogo con il passato, fa sì che questo materiale rientri oggi a far parte del lessico dell’architettura, generando un nuovo panorama di strategie progettuali ben esemplificate dagli esempi proposti nell’ambito di questo capitolo. Il legno come materiale da costruzione rigenerabile, in linea con i nuovi postulati dell’architettura - “filosofia del chilometro zero”, ecoarchitecture ecc. – è sempre più spesso al centro di esperienze progettuali
e di manifesti culturali che alimentano una letteratura sostenuta da una critica architettonica che riconosce sempre più spazio e valore a questo materiale. Il legno, tradizionalmente associato dall’immaginario comune ad alcuni contesti preferenziali - tipicamente quello montano – viene oggi sempre più frequentemente utilizzato anche in altri ambiti, tipo quello urbano, come elemento di finitura di involucri edilizi e la riqualificazione di spazi, mettendo in discussione alcune resistenze a cui facevano eccezione solo alcune regioni alpine con una lunga tradizione nell’architettura lignea. Anche i materiali cosiddetti tradizionali – e tra questi il legno – subiscono oggi una sorta di metamorfosi, dando origine a prodotti ad alto contenuto tecnologico-prestazionale dove gli aspetti tecnici non riguardano solo l’essenza costruttiva degli edifici, ma anche gli ambiti percettivi.2 Il legno impiegato in interventi di riqualificazione di spazi pubblici, per la realizzazione di barriere acustiche, nell’ambito di interventi di ingegneria naturalistica, o più semplicemente come decking per la realizzazione di pavimentazioni e percorsi3, contribuisce oggi alla definizione di nuove immagini di qualità del paesaggio urbano. In alcuni Paesi europei si è poi sviluppato il tema del rivestimento delle facciate in legno attraverso l’utilizzo di pannelli con materiali compositi o
prodotti termo trattati, registrando in alcuni casi un ritorno al legno come “materiale di sacrificio”, cioè elemento di protezione della componente strutturale degli edifici. Si ricorda il caso ad esempio del rivestimento a scandole dell’involucro di Chesa futura di Foster&Partners (2004), o del rifugio alpino Olpererhutte progettato da Hermann Kaufmann (2007).
Fig. 1 Palazzina in legno massiccio di tre piani realizzata durante la ricostruzione post terremoto dell’Aquila(I), 2009 (fonte: www,materialegno.it)
Fig. 2 Scuola a Piobesi, Torino (I). ARCHILOCO studio associato. 2010 . Rivestimento facciata in panelli di legno.
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Architetto,PhD, ricercatore presso il Politecnico di Torino (DIPRADI) Architetto, PhD, docente a contratto presso il Politecnico di Torino (DIPRADI) *** Architetto, PhD student presso il Politecnico di Torino (DAPe)
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Grazie alla ricerca dell’industria e al lavoro sperimentale di architetti e designer, che negli ultimi anni hanno praticato le potenzialità delle tecnologie costruttive del legno, è possibile delineare oggi alcuni ambiti e temi privilegiati di applicazione.
Learning from L’Aquila, dopo il terremoto. Protagonisti ed esperienze a confronto in “Materialegno” n. 2/2010, pp. 18-21 Anna Mangiarotti Le tecniche dell’architettura contemporanea. Evoluzione e innovazione degli elementi costruttivi, Franco Angeli, Milano 1996 3 un’ampia rassegna di casi studio è documentata da: Dirk Meyhöfer, Legno. Materiali per l’architettura contemporanea, Motta Architettura, 2009
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guido callegari, CHIARA CORSICO, Antonio Spinelli, La “riscoperta” del legno in architettura
Fig.7 Maritime Youth House (DK), PLOT=BIG+JDS, 2004. Il legno come superficie per gli spazi pubblici aperti
Fig. 3 Chesa futura -Foster and Partners. Co-architects: Kuchel Architects. St Moritz, (CH), 2000-2004 . Rivestimento in scandole di larice
Fig. 4 Square Four Garden, Vladimir Djurovic Landscape Architecture Beirut (IL), 2004. Decking in legno
Fig. 5 Weiach Cemetery, Khun Truninger Landschaftarchitekten (CH), 2004. Il legno come elemento di definizione degli spazi pubblici (larice)
Fig.6 Vinaròs Micorcoste, Guallart Architects, Barcellona (E) 2006. Isole artificiali in legno lungo il litorale mediterraneo
Fig.8 Court Square Press Courtyard, Landworks Studio, South Boston (USA), 2003 Oasi urbana: la materialità del legno per gli spazi di mediazione pubblico/privato
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GUIdO CALLEGARI, CHIARA CORSICO, ANTONIO SPINELLI, La “riscoperta” del legno in architettura
L’USO dEL LEGNO NEGLI INTERvENTI EdILIzI SUL PATRImONIO COSTRUITO Gli interventi di riqualificazione sul patrimonio costruito costituiscono oggi un importante filone di applicazione delle tecnologie costruttive del legno nell’ambito di operazioni di sopraelevazione, ampliamento e addizioni di volumi. La diffusione dalle tecnologie del legno giungono oggi al termine di una stagione di sperimentazioni che hanno consentito un’evoluzione delle strutture pre-assemblate in stabilimento e una ottimizzazione dei processi di gestione delle fasi realizzative. Nei diversi interventi analizzati in questo capitolo sono evidenti i vantaggi impliciti nell’impiego della prefabbricazione dei componenti in legno: le strutture realizzate in stabilimento assicurano infatti l’affidabilità del sistema e la qualità dei diversi componenti, le macchine a controllo numerico permettono lavorazioni complesse con la perfezione delle connessioni e la realizzazione dei manufatti in un tempo tecnicamente vantaggioso, lavorazioni in cantiere sono ridotte al minimo.4 Il legno è trova impiego per le opportunità che offre nei casi in cui sia necessario limitare gli interventi a carico delle strutture esistenti, preferendo l’inserimento di volumi autoportanti, o in quei casi in cui la necessità di brevi tempi di realizzazione del cantiere richiedono un alto grado di prefabbricazione dei componenti con l’impiego di tecnologie a secco, od il loro trasporto in loco in forma già parzialmente assemblata.5 un laboratorio privilegiato di sperimentazione è quello rappresentato dai contesti a vocazione turistica– tipicamente il tema dell’ampliamento di strutture alberghiere – nell’ambito dei quali gli interventi devono essere circoscritti a periodo di bassa stagione o dell’edilizia scolastica dove gli interventi di ampliamento, addizione di volumi o sopraelevazione devono essere eseguiti nel periodo estivo di sospensione delle attività didattiche. Il contesto alpino con la sua vocazione turistica e come condizione estrema del costruire, ha portato, più di altri ambiti, ad una elaborazione di esperienze molto interessanti nel corso dell’ultimo decennio.
Fig. 9 Inserimento tra edifici esistenti G.Neubeck, 2006, (D)
Fig. 10 Casa Gius, EM2 Architekten, 2008, Brunico (I). Sopraelevazione
Fig. 11 Ristrutturazione edificio nel quartiere Kreuzberg, Augustin und Frank Architekten, Berlino (D), 2002-2003
mOBIL HOmE E mICRO HOmE: IL TEmA dELLE ARCHITETTURE mOdULARI un filone in crescente sviluppo è quello rappresentato dalle architetture modulari prefabbricate personalizzabili, che in taluni casi ha condotto alla inaugurazione di nuove linee di produzione e di volumi kit-houses attraverso la formazione di una nuova generazione di architetti specializzati. La progettazione di moduli abitativi minimi ha acquisito nel corso degli ultimi anni un significato più ampio rispetto al passato, che si estende ai principi dell’economia ambientale, del risparmio energetico attraverso la sperimentazione di processi e sistemi costruttivi ecocompatibili. Il tema delle mobilhomes e micro homes, ha costituito in particolare il focus del workshop Boislab che ha affrontato il discorso dell’unità abitativa prefabbricata; una “casa-scatola” abitabile in forma temporanea o come residenza permanente. Gli obiettivi progettuali esemplificati nelle unità abitative minime possono essere diversi: da emblema di un modello di vita flessibile, come nel caso del container telescopico di legno Fred, su progetto di Kauffmann e Kauffmann, a dimora espandibile come nel caso della Living Home di Kieran Timberlake, progettata per crescere con le esigenze dei proprietari. Altrove, l’intento è invece quello di studiare il rapporto tra le piccole dimore temporanee e l’ambiente naturale come avviene per la casa vacanze Summer-Container di Architects M.H. Coop in cui il progetto dell’unità abitativa si configura come spazio di rifugio, luogo di pace ed isolamento dal caos, o ad esempio nella Read Nest di DorteMandrupArkitekter progettata in legno come luogo di raccoglimento e studio. Nel caso di Graph, il cui concept si basa sull’uso di elementi modulari in legno laminato con un rivestimento in tessuto, l’unità abitativa assume la funzione di architettura per l’emergenza nel cui contesto è prioritaria la condizione di manufatto facilmente trasportabile e assemblabile. Questo filone di ricerca progettuale è oggi sempre più spesso declinato agli aspetti di sostenibilità energetica tanto da assumere i caratteri di una nuova area di ricerca nell’ambito della quale prevale la finalità sperimentale.
C. Benedetti, Costruire con il legno. Edifici a basso consumo energetico, Bolzano university Press 2009 Al proposito alcuni casi in: M. Grecchi, L. E. Malighetti, Ripensare il costruito. Il progetto di recupero e rifunzionalizzazione degli edifici, Maggioli, 2008
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guido callegari, CHIARA CORSICO, Antonio Spinelli, La “riscoperta” del legno in architettura
Fig. 12 Box Home. Rintala Eggerston, Oslo (N), 2007. Modulo abitativo minimo
Fig. 13 Zone di sosta autostradali in Norvegia. Pushak. Snejford. (N). Rivestimento interno in legno di quercia
Edifici sperimentali in legno per un’architettura sostenibile: una nuova area di ricerca progettuale La realizzazione di edifici sperimentali fa parte di una tradizione consolidata, che ha trovato spazio nel dibattito architettonico come strategia per il superamento dei limiti imposti dalla prassi costruttiva tradizionale, sfiorando talvolta i confini dell’utopia. La ricerca, l’ambito produttivo e la professione dell’architetto, sempre più orientati al tema dello sviluppo sostenibile, si esprimono con crescente frequenza attraverso la realizzazione di edifici con funzione dimostrativa e di studio delle diverse soluzioni tecnologiche (demo houses) o manifesti sulla sostenibilità (concept houses). Le demo houses in alcuni casi sono concepite come architetture energeticamente efficienti da collocare a coronamento dei tetti piani del patrimonio edilizio esistente. E’il caso di SOLTAG un progetto di ricerca finanziato nell’ambito del “Sesto Programma Quadro” dell’Unione europea che oltre a porsi obiettivi di sostenibilità alla scala architettonica, si configura come prototipo energeticamente autosufficiente e a zero emissioni. In altre situazioni i prototipi sono invece concepiti come laboratori dimostrativi: è il caso di Casa Buderus, dotata di sette differenti sistemi di generazione di energia, utilizzabili in maniera indipendente, realizzati completamente a vista in modo che siano utilizzabili come modello didattico per gli installatori e i progettisti. Le architetture sperimentali assumono poi in alcuni casi il ruolo di edifici-manifesto, pensati anche come modelli esportabili in altri contesti, tra questi si segnala la concept house MK Lotus progettata da Michelle Kauffmann concepita come casa ecologica sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Esiti particolarmente interessanti nell’ambito della progettazione di prototipi sono quelli frutto di attività di ricerca sviluppate in sinergia tra mondo accademico, progettisti e realtà produttive del settore; in questo contesto si inseriscono oggi anche eventi quali Solar Decathlon, nata negli Stati Uniti come manifestazione del U.S. Department of Energy, in cui team universitari provenienti da tutto il mondo sono chiamati a progettare, costruire e rendere operabili prototipi di case ad energia solare.
Galleria di casi studio La galleria degli oltre sessanta casi studi, proposta di seguito proposta come in una sorta di “manualetto d’uso” per la progettazione e realizzazione di edifici modulari, costituisce una geografia di approcci progettuali e di buone pratiche per la progettazione di edifici in legno, tema sviluppato e affrontato all’interno del workshop Boislab. I diversi esempi di architettura selezionati dal dossier progettuale realizzato a supporto del workshop, evidenziano come la circolazione dei saperi e di competenze, l’orientamento e gli approcci inediti, il saper guardare al di là del contesto circoscritto dell’edilizia, insieme al desiderio di sperimentare e mettersi alla prova, fanno parte della professione dell’architetto. Il transfert disciplinare di saperi è strumento e pratica indispensabile per poter sviluppare una forma del costruire che si riveli adeguata alle necessità tecniche, ecologiche e sociali del tempo presente e del futuro.
Fig. 14 - Il Dossier progettuale Boislab. Lo strumento di inquadramento dell’attività del workshop (immagine Grafica Lorem)
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L’USO dEL LEGNO NEGLI INTERvENTI EdILIzI SUL PATRImONIO COSTRUITO - GALLERIA CASI STUDIO
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G. CALLEGARI, C. CORSICO, A. SPINELLI, L’uso del legno negli interventi edilizi sul patrimonio costruito
CATEGORIE dI INTERvENTO
Addizioni, sopraelevazioni e completamento del “tassello edilizio”
CASA mOOSmANN- HERMANN KAuFMANN, 2002
LOfT L - KADAWITTFELDARCHITEKTuR, 2008
HOTEL EvERLANd - ARTIST-DuO L/B, 2002
vILLAGE dE vACANCES - BARBEYER & DuPuIS, 2010
RUCkSACk HOUSE ORT - STEFAN EBERSTADT, 2004
SANdWICH HOUSE - RYOICHI KOJIMA, 2010
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& DuPuIS, 2010
L’uso del legno negli interventi edilizi sul patrimonio costruito
OPERA
MuCHARGASSE
PROGETTO
PETER ZINGANEL
COmmITTENTE
JOHANNES AxEL JuSTIN, PETER ZINGANEL
LU O G O \ A N N O
GRAZ (A), 2008
L’intervento di sopraelevazione, a struttura lignea, è stato realizzato su un edificio del 1875 nel centro storico di Graz, al numero 30 di Muchargasse, presso il quale ha sede lo studio del progettista, l’architetto Peter Zinganel. una lunga fase di programmazione, indagini preliminari, osservazioni e scambi con l’amministrazione e la Commissione edilizia della città hanno portato alla realizzazione di questo volume secondo principi di equlibrio tra vecchio e nuovo, tra preesistenza e impiego di materiali nuovi e tradizionali, in risposta alla richiesta di un uso sostenibile del centro storico di Graz. La sopraelevazione che sfrutta gli spazi del sottotetto esistente si inserisce nell’ambito di una politica di conservazione e tutela della qualità architettonica degli edifici storici di Graz. Il legno è infatti sempre stato presente nella struttura dei sistemi di copertura e di orizzontamento, il principale materiale utilizzato negli edifici del centro storico, e l’intento è di conservare quest’uso in tutte le aree sottoposte a tutela, insieme ad una programmazione di interventi che mirano alla tutela della qualità, ed alla conservazione e valorizzazione del patrimonio edilizio esistente. Il progetto è caratterizzato dall’impiego di impianti per l’utilizzo delle risorse rinnovabili, con l’inserimento in copertura di pannelli fotovoltaici, collettori solari, e sistemi di controllo ambientale automatizzati. Inoltre si è ragionato sull’involucro edilizio per ottenere degli standard di risparmio energetico, che sono paragonabili ad un edificio di Classe A (classificazione Casaclima), con valori di consumo energetico pari a 29 kWh/m²K.
fonte\immagini: http://www.zinganel.at http://www.holzbaupreis-stmk.at/2009/pdf/U16.pdf http://www.nextroom.at/building.php?id=32552
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L’uso del legno negli interventi edilizi sul patrimonio costruito
OPERA
Haus im Haus
PROGETTO
daniel Fuegenshuh
C O MM I T T E N T E
Privato
luogo \ anno
Innsbruck (A), 2007
Nell’ambito dell’intervento, l’ultimo piano di una casa del centro storico e lo spazio occupato dal sottotetto sono stati collegati dando origine ad una sopraelevazione molto particolare scandita dall’inserimento di due nuovi volumi che intersecano copertura esistente. All’interno del nuovo spazio realizzato con una struttura lignea, sono state realizzate due strutture scatolari con pannelli a strati incrociati tipo X-Lam, che si sviluppano come una struttura indipendente a “ponte” attraversando la manica dell’edificio. Dal lato del cortile i due nuovi volumi sono completamente visibili, mentre dal lato strada l’intervento si può solo intravedere. All’interno dei box la camera da letto, il bagno, l’area fitness per la meditazione formano, in un gioco ponderato di differenti altezze e viste, l’intimo spazio abitativo. All’interno, i due volumi lignei disegnano lo spazio e la distribuzione interna dei diversi livelli, collegati da una scala anch’essa in legno, attraverso percorsi che prevedono di poter camminare sotto, dentro, sopra e tra le scatole. [...] “Sfruttando le qualità statiche dei pannelli di legno massiccio a strati incrociati X-Lam si sono potute realizzare efficaci strutture tridimensionali”, chiarisce Daniel Fügenschuh e indica uno dei box di legno che – sviluppato strutturalmente come un ponte – sovrasta senza pilastri tutto lo spazio. “Il suo carico poggia da entrambi i lati sui muri perimetrali dell’edificio. Grazie all’ancoraggio all’opera muraria esistente, la funzione statica del solaio di travi, precedentemente smantellato, viene rilevata dal modulo sospeso.”1 Testo estratto da Nora G. Vorderwinkler, Una questione di stratificazione Ristrutturazione di un sottotetto a Innsbruck, in Prontuario 8 - L’altro massiccio, Promolegno, 2008
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Immagini tratte da http://www.fuegenschuh.at/ foto: © Lukas Schaller
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L’uso del legno negli interventi edilizi sul patrimonio costruito
OPERA
Loft L
PROGETTO
kadawittfeldarchitektur
C O MM I T T E N T E
privato
luogo \ anno
Aachen (D), 2007
Loft L, a firma degli architetti tedeschi Gerhard Wittfeld e Klaus Kada dello studio kada wittfeld architektur, è un intervento di sopraelevazione realizzato su una costruzione preesistente degli anni ’50 situata nella parte sud di Aachen, in Germania, in un contesto costituito dall’alternanza di villette a due-tre piani e abitazioni singole. L’ampliamento, realizzato tramite il montaggio di elementi prefabbricati a telaio in legno, trasportati su un camion e portati sulla sommità dell’edificio con una gru, ha permesso di ricavare per l’unità abitativa esistente uno spazio living aggiuntivo di 68 m2, nell’idea dei progettisti una sorta di “piano genitori”, destinato ad una giovane coppia con due figli. La forma particolare del volume, la cui realizzazione è resa possibile grazie anche alla flessibilità permessa dall’impiego della struttura prefabbricata lignea, nasce dalla volontà di sfruttare al meglio dal punto di vista della distribuzione lo spazio disponibile nel rispetto delle norme edlizie vigenti nella zona. Il progetto è stato seguito e documentato nella sua realizzazione dalle televisioni locali, a testimonianza dell’interesse suscitato dall’uso innovativo dei materiali utilizzati e del sistema costruttivo scelto. L’intervento può essere assunto, per la sua forma particolare adattata alle specifiche esigenze del contesto e per la scelta dei materiali impiegati, come un possibile modello per analoghi interventi di soprelevazione.
fonte\immagini: http://www.kadawittfeldarchitektur.de/en/menue.php?select=projektdetail&projekteid=144&navisub=wohnen
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L’uso del legno negli interventi edilizi sul patrimonio costruito
OPERA
Malvazinky Penthouse
PROGETTO
HSH architekti
C O MM I T T E N T E
privato
luogo \ anno
Prague (Cz) , 2006
L’inserimento di un nuovo volume sul tetto di un edificio del 1930 a Praga nasce su progetto dello studio HSH architekti in risposta alle mutate esigenze dei proprietari, per le necessità dei quali lo spazio esistente non era più sufficiente. La scelta dei progettisti è stata di operare una modifica sostanziale alla copertura attraverso una soluzione radicale che migliorasse la distribuzione funzionale dello spazio e permettesse di incrementare in maniera significativa la superficie a disposizione. È stato quindi inserito un nuovo volume a copertura piana che interseca il tetto esistente e che risulta come elemento leggermente a sbalzo rispetto al filo facciata esterno; la struttura è realizzata in pannelli OSB rivestiti all’esterno con lastre di zinco-titanio, in modo da coniugare le esigenze di leggerezza e al contempo resistenza e consentire agevolmente la ridistribuzione degli spazi interni. La creazione di lucernari circolari in copertura permette alla luce naturale di illuminare la zona giorno, mentre una ampia vetrata aperta verso sud consente la vista sulla città di Praga. Il pavimento in rovere della vecchia soffitta è stato conservato; il bagno e la cucina, anch’essa di nuova realizzazione, si distinguono dagli elementi preesistenti per la loro diverso trattamento di colore della superficie.
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fonte\immagini: http://www.hsharchitekti.cz/index.php?lang=en http://www.archdaily.com/45287/malvazinky-penthouse-sepka-architekti/ foto: © Ester Havlová
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L’uso del legno negli interventi edilizi sul patrimonio costruito
OPERA
HAuS MOOSMANN
PROGETTO
HERMANN KAuFMANN
COmmITTENTE
PETRA MOOSMANN
LU O G O \ A N N O
LAuTERACH (A), 2002
In questo progetto dell’architetto austriaco Hermann Kaufmann, tra due edifici residenziali preesistenti, in uno spazio ritenuto difficilmente edificabile, viene inserito un volume in cui ricavare una zona giorno e studio destinata ad una giovane famiglia. L’ingresso diretto dal piano strada avviene dal lato sud, dove il terreno scende; l’orientamento della nuova costruzione e del suo ingresso sono studiati in modo da permettere l’accesso anche alla famiglia dei genitori del proprietario, residenti nella casa confinante ad est. Per il volume stretto e allungato che si sviluppa al piano superiore, proteso in appoggio sulla struttura sottostante, con destinazione prevalentemente a zona living\pranzo, è stato adottato un sistema di costruzione in elementi di legno leggero prefabbricati che si adatta perfettamente alle particolari esigenze distributive e formali dettate dalla necessità di sfruttare l’esiguo spazio ricavato tra gli edifici esistenti. Il basamento sottostante in cemento, sul quale è appoggiato il piano superiore in legno largo circa 4 metri, è inserito nella pendenza del terreno in modo tale da permettere di ricavarvi lo spazio per una zona notte illuminata naturalmente e da mantenere allo stesso tempo una idonea distanza dalla casa unifamiliare confinante ad ovest. Grazie al buon isolamento termico dell’involucro, per la gran parte ligneo, e ad un sistema di ventilazione con recuperatore di calore la costruzione, con il suo consumo di 22 kWh\m2a costituisce un esempio di edificio energeticamente efficiente.
fonte\immagini: http://www.hermann-kaufmann.at/en/1.php?kid=2&oid=01_10&dsc=EFH%20Moosmann%20Petra Otto Kapfinger, Hermann Kaufmann wood works, ed. Otto Kapfinger, Springer Verlag\Wien, 2009 foto: © Ignacio Martinez
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L’uso del legno negli interventi edilizi sul patrimonio costruito
OPERA
VILLA BONVICINI
PROGETTO
MICHAEL TRIBuS
COmmITTENTE
DOTT. BONVICINI
LU O G O \ A N N O
BOLZANO (I), 2002
Questo intervento, realizzato nel corso del 2002 su progetto dall’architetto Michael Tribus, consiste nella sopraelevazione di un edificio di residenza privata originariamente di tre piani costruito a Bolzano in prossimità dei prati lungo il fiume Taverna. L’edificio è stato ristrutturato sulla base di criteri di risparmio energetico, arrivando ad ottenere un certificato di CasaClima C per i primi tre piani, mentre il piano aggiuntivo è stato concepito con l’intento di raggiungere un target Passivhaus. La sopraelevazione è stata interamente realizzata con materiali ecologici, anche su richiesta del committente, e costruita secondo gli standard energetici di casa Passiva; la struttura portante, curva, è costituita da un sistema a telai lignei che permette di ricavare un ampio spazio di circa 270 m², per una cubatura di circa 600 mc ; di questi, i due terzi costituiscono la superficie lorda abitativa interna, mentre un terzo è destinato alle due terrazze, quella invernale esposta a sud e quella estiva esposta a nord-est. La copertura è stata fatta sporgere di un metro e mezzo, a protezione delle parti in legno sottostanti dell’edificio; per l’esterno, è stata scelta una pigmentazione opaca, mentre all’interno le superfici lignee sono rivestite con pannelli di fibra gesso. Il progetto è stato selezionato targa d’Argento nell’ambito del Premio Europeo di Architettura “Luigi Cosenza” 2002 a Napoli. .
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fonte\immagini: http://www.michaeltribus.com/project/p13_i.html Turrisbabel n.58, aprile 2003 http://www.wolf-artec.it/projects/villa-bonvicini-m37-i19.html
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L’uso del legno negli interventi edilizi sul patrimonio costruito
OPERA
MINIBOx
PROGETTO
HOLZ BOx TIROL
COmmITTENTE
CONCORSO
LU O G O \ A N N O
INNSBRuCK (A), 1998
Il progetto Minibox, su disegno dell’architetto Enrich Strolz del team di architetti austriaci Holz Box Tirol di Innsbruck, è inizialmente nato come unità abitativa minima trasportabile di emergenza o per i senzatetto, e racchiude nei suoi 6m2 per una cubatura di 18 m3 tutte le parti essenziali di una abitazione. Il volume cubico - 2,6 x 2,6 x 2,6 metri misurati esternamente - è costituito da una struttura prefabbricata di legno. Ospita quattro posti letto, una zona pranzo per quattro persone con cucina a stufa centrale integrata nel tavolo da pranzo, una doccia e un wc da campeggio situati in un armadio accanto alla porta ed in un ripostiglio, predisposti per il collegamento agli impianti. L’unità abitativa, grazie al sistema di costruzione prefabbricato in legno con rivestimento metallico esterno, è facilmente trasportabile e può essere montata molto velocemente; lo spazio interno, pur nelle sue ridotte dimensioni, è però flessibile grazie anche al tavolo ed alle panche ribaltabili; l’illuminazione è garantita da un lucernario in copertura e da un’ ampia porzione vetrata su un lato che permette anche una agevole vista all’esterno. Date le ridotte dimensioni e le caratteristiche di facilità di trasporto e montaggio, le Minibox sono state progettate anche per poter trovare impiego nelle aree disastrate come abitazioni di emergenza.
fonte\immagine: http://www.holzbox.at/Index_05/A1_Minibox/Minibox.html http://www.treehugger.com/files/2008/04/minibox.php foto: © Gerda Eichholzer
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L’uso del legno negli interventi edilizi sul patrimonio costruito
OPERA
LOFT CuBE
PROGETTO
STuDIO AISSLINGER
COmmITTENTE
STuDIO AISSLINGER
LU O G O \ A N N O
BERLINO (D), 2007-2010
È un prototipo di unità abitativa minima, prefabbricata, agilmente trasportabile, nata nell’intento del progettista, il designer berlinese Werner Aisslinger, di essere collocata sul tetto degli edifici ed offrire massima flessibilità degli interni in uno spazio molto ridotto. L’idea è di riuscire a realizzare una vera e propria casa mobile che possa essere prodotta in serie a costi relativamente contenuti; progettato per essere trasportato, il modulo può essere spostato tramite elicottero, oppure attraverso l’uso di gru mobili, mezzo più economico, o ancora smontando il guscio modulare per poter trasportare più agilmente le varie componenti da ricomporre poi nel luogo desiderato. Il prototipo è stato quindi progettato in modo da risultare il più leggero possibile - acciaio, legno, vetroresina - in considerazione dell’effettiva portata di un tetto standard sulla quale il modulo andrebbe appoggiato e attrezzato poi con sistemi di connessione impiantistica simili a quelli utilizzati nei campeggi, prevedendo poi un sistema di ringhiere protettive da applicare sulle coperture. Realizzato con il contributo scientifico di DuPont e DuPont Textiles & Interiors, che hanno messo a disposizione i propri materiali Corian®, Zodiaq® e Antron® per la realizzazione, il Loftcube è collocato a Berlino sul tetto di un exdeposito per la conservazione delle uova, ora sede della universal Music Deutschland. dimensioni interne: Size LC39: 6,25 x 6,25 m - superficie: 39 m2 Size LC55: 8,25 x 6,25 m - superficie: 55 m2 altezza interna: 2,50 m altezza dal suolo:4,80m fonte\immagini: http://www.loftcube.net http://www.aisslinger.de/index.php?option=com_project&view=detail&pid=10&Itemid=1
Foto: © Steffen-Jaenicke, © Jens Vogt
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L’uso del legno negli interventi edilizi sul patrimonio costruito
OPERA
HOTEL EVERLAND
PROGETTO
ARTIST-DuO L/B - S. LANG AND /D. BAuMANN
COmmITTENTE
ExPOSITION “EVERLAND”
LU O G O \ A N N O
YVERDON (CH), LEIPZIG (D), PARIS (F), 2002
Progettato dai designer\artisti L/B (Sabina Lang e Daniel Baumann), l’Hotel Everland è un modulo nato per essere una camera d’albergo trasportabile, realizzato con struttura in legno prefabbricata e poi rivestito. I suoi requisiti essenziali sono dunque compattezza, resistenza e leggerezza, che ne devono consentire un agile trasporto e la permanenza in una destinazione anche per lunghi periodi. L’hotel consiste dunque in una unità o “stanza” di dimensioni 12 x 4.5 x 4.5 m dotata al suo interno di un bagno, di un letto matrimoniale e di un salotto.Hotel Everland è stato progettato e costruito in occasione della mostra “Everland” tenutasi nell’ambito della esposizione nazionale svizzera nel 2002. La struttura è stata realizzata dai progettisti con un team di artigiani a Burgdorf, e successivamente trasportata a Yverdon per l’Expo 02, dove è poi rimasta visitabile per quattro mesi, posizionata sopra palafitte sul lago di Neuchatel. Dopo la chiusura del padiglione mobile Expo 02, il modulo è stato poi installato sul tetto dello studio dei due progettisti. Dal giugno 2006 fino al settembre 2007, l’Everland Hotel è stato esposto ed utilizzato come albergo sul tetto della Galerie für Zeitgenössische Kunst di Lipsia, e successivamente a Parigi, da ottobre 2007 fino al maggio 2009, sul tetto del Palais de Tokyo, in affaccio sulla Tour Eiffel.
fonte\immagini: http://langbaumann.com/ http://www.everland.ch/en/home/
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L’uso del legno negli interventi edilizi sul patrimonio costruito
OPERA
NATuRHOTEL CHESA VALISA
PROGETTO
HERMANN KAuFMANN
COmmITTENTE
KLAuS KESSLER KG
LU O G O \ A N N O
HIRSHEGG (A), 2008
La realizzazione della nuovo volume che ospita la sala da pranzo del Naturholtel ChesaValisa (che in dialetto walser significa semplicemente casa dei walser), in addizione al piede dell’antico edificio preesistente, è parte di un intervento complessivo di trasformazione e ampliamento di questa struttura alberghiera tipica realizzato in più fasi, con l’intento di rendere il vecchio hotel tradizionale una struttura turistica attiva tutto l’anno. Il progetto di Hermann Kaufmann infatti prevede la ricucitura tra la costruzione antica, restaurata e rinnovata, ed un’ala di camere aggiunta negli anni ’60, in una sede separata antistante, attraverso un’addizione che permette la riconnessione dei i volumi esistenti, di orientamento differente; in questo modo è possibile anche la creazione di una nuova centralità con la localizzazione di una reception, di un’area centrale a patio e l’aggiunta dell’estensione della sala da pranzo che consentono la riconfigurazione funzionale e spaziale in questo sistema anche degli edifici esistenti. La nuova sala da pranzo, a struttura e rivestimenti interni lignei, con ampie vetrate aperte sul paesaggio circostante, si appoggia con leggerezza al volume seminterrato preesistente grazie all’impiego di materiali della tradizione locale declinati in maniera sobria e attualizzata.
fonte\immagini: http://www.hermann-kaufmann.at/en/1.php?kid=6&oid=04_39&dsc=Chesa%20Valisa%20Speisesaal%20und%20Wellness foto: © Bruno Komflar; © Büro Kaufmann
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L’uso del legno negli interventi edilizi sul patrimonio costruito
OPERA
THE DAIRY HOuSE
PROGETTO
SKENE CATLING DE LA PEÑA
COmmITTENTE
PRIVATO
LU O G O \ A N N O
HADSPEN ESTATE, SOMERSET (GB), 2008
Il recupero ed ampliamento di un edificio rurale del Somerset del 1902 su progetto di Charlotte Skene Catling ne prevede la conversione in residenza privata, tramite la demolizione di uno spazio rimessa e l’aggiunta di una estensione. La riorganizzazione dello spazio interno consente di ricavare stanze e bagni aggiuntivi ed una distribuzione più agevole all’interno. Committente e progettista si sono posti in un’ottica di inserimento sostenibile dell’intervento nel contesto sino alla scelta di fare dell’ampliamento una sorta di naturale estensione dell’esistente e un collegamento con l’ambiente circostante. Dell’edificio originario vengono mantenuti i muri esterni, il tetto a scandole in legno ed alcuni pavimenti; il progetto del nuovo volume prevede l’utilizzo per quanto possibile di legno e materiali locali e l’impiego di manodopera e di artigiani della zona. Le pareti in legno e vetro del nuovo volume permettono la vista sull’ambiente circostante pur restando garantita comunque la privacy, grazie ad una schermatura ottenuta alternando fasce in legno di quercia e fasce in vetro stratificato. Durante il giorno si vengono a creare particolari effetti di illuminazione soffusa e cangiante negli ambienti interni mentre di notte, viceversa, la luce filtra all’esterno illuminando in maniera suggestiva il giardino circostante; al contempo, la presenza del legno su tutto l’ampliamento consente anche a livello visivo l’inserimento armonico del nuovo costruito come collegamento tra l’edificio esistente ed il giardino retrostante, posto ad un livello più alto rispetto all’ingresso del vecchio edificio.
fonte\immagini: http://www.scdlp.net/ http://www.archdaily.com/17142/the-dairy-house-skene-catling-de-la-pena/ foto: © James Morris
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L’uso del legno negli interventi edilizi sul patrimonio costruito
OPERA
BLuNDELL HOuSE
PROGETTO
AIR ARCHITECTuRE
COmmITTENTE
PRIVATO
LU O G O \ A N N O
BRENTWOOD, CALIFORNIA (uSA), 2008
Il progetto per la Blundell House dell’architetto Francois Perrin è stato concepito come guest house estensione della casa esistente, alla quale si accosta in continuità; il committente desiderava infatti poter disporre di uno spazio aggiuntivo nel quale raccogliere la collezione di oggetti che aveva riportato in 20 anni di viaggi in Asia. Realizzata con una struttura in legno su di un piano sollevato dal terreno, concepita secondo principi di semplicità nella scansione dei volumi caratterizzati da un rivestimento esterno in policarbonato che la rende riflettente quando colpita dai raggi del sole. L’intento del progettista è stato di renderla quasi invisibile, minimizzandone l’impatto sull’edificio esistente e sulle costruzioni circostanti. L’edificio, realizzato a Brentwood, California, vicino a Los Angeles, non necessiterebbe di sistema di riscaldamento, dato il clima locale; il progetto usa pertanto l’aria, che rimane tra la parte in legno e la pelle traslucida del film plastico, come materiale isolante. Il cuscino d’aria che rimane tra il foglio interno di compensato e il foglio esterno di policarbonato si comporta infatti a tutti gli effetti, stando al progettista, come un materiale isolante, impedendo l’eccessivo surriscaldameno estivo ed il raffreddamento invernale; il problema della formazione di condensa viene risolto attraverso alcuni fori praticati alla sommità ed alla base delle pareti, permettendo così la continua circolazione dell’aria ed evitando condizioni di eccessiva umidità nell’intercapedine.
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fonte\immagini: http://francoisperrin.com/projects.htm http://www.treehugger.com/files/2008/01/guest_house_for.php foto: © Joshua White
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L’uso del legno negli interventi edilizi sul patrimonio costruito
OPERA
CASA GOTSCH
PROGETTO
EM2 ARCHITEKTEN
COmmITTENTE
FAM. GOTSCH
LU O G O \ A N N O
BRuNICO (I), 2004
Realizzato nel 2003 per la famiglia Gotsch su disegno degli architetti Gehrard Mahlknekt e Heinrich Mutschlechner dello studio EM2 Architekten, questo progetto di sopraelevazione di un edificio residenziale monofamiliare nasce per soddisfare la richiesta della committenza di ricavare lo spazio per una seconda unità abitativa indipendente con accesso autonomo per il figlio maggiore del proprietario e la sua famiglia. L’edificio originario è una ampia abitazione unifamiliare degli anni ’60, ubicata in una zona residenziale periferica di Brunico, ai margini di una zona boschiva. Per poter sfruttare al meglio lo spazio a disposizione nel rispetto delle norme edilizie vigenti e senza penalizzare il giardino esistente, l’ampliamento viene realizzato attraverso la demolizione dell’ultimo piano dell’edificio originario e l’inserimento di una struttura prefabbricata in legno a “L” che si protende dal volume sottostante su cui poggia con uno sbalzo di 9,5 m, in modo da consentire di ricavare un attico che ospita all’interno uno spazio abitativo di 145 m2. La scelta dei progettisti è stata quella di inserirsi nel contesto circostante con una costruzione in legno moderna, con ampie vetrate, la cui forma è stata studiata in base ad una attenta considerazione dell’esposizione e delle condizioni di illuminamento. La struttura è realizzata con sistema prefabbricato in legno a telaio e pannelli OSB, elementi portanti in legno e rivestimento esterno in abete; il tetto è piano e zavorrato con ghiaia.
fonte\immagini: http://www.em2.bz.it/de/projekte/item/wohnhaus-goetsch.html Norbert Lantschner, Casa Clima, vivere nel più, Edition Raetia, Bolzano 2007 foto: © Hans Foto Graf
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L’uso del legno negli interventi edilizi sul patrimonio costruito
OPERA
RuCKSACK HOuSE ORT
PROGETTO
STEFAN EBERSTADT
COmmITTENTE
STEFAN EBERSTADT
LU O G O \ A N N O
LEIPZIG, KÖLN, ESSEN (D), 2004
La Rucksack House, letteralmente casa-zaino, nasce su progetto dell’artista Stefan Eberstadt come una sorta di mini house, di camera aggiuntiva che può venire sospesa alla facciata di qualsiasi edificio residenziale attraverso un sistema di fissaggio tramite cavi d’acciaio vincolati alla copertura o sulla facciata. All’interno di questo volume cubico si viene a creare uno spazio di 9m2, strutturalmente indipendente dal volume a cui è tuttavia collegato. Si ha l’impressione di galleggiare verso l’esterno, anche grazie alle feritoie trasparenti in plexiglass presenti su tutti i lati del cubo, pavimento compreso. Il volume è costituito da una struttura a gabbia d’acciaio saldata e rivestita all’interno da pannelli leggeri di betulla impiallacciati, mentre all’esterno il rivestimento è costituito da pannelli di compensato rivestito in resina assorbente; gli inserti in plexiglass permettono l‘illuminazione naturale dell’ambiente e minimizzano l’impatto del volume sull’edificio a da cui si protende. Lo spazio abitabile interno è comunque flessibile grazie all’uso di mobili pieghevoli o a scomparsa: alcune sezioni delle pareti possono trasformarsi, grazie a magneti nascosti, in arredi – una scrivania, mensole, un piano d’appoggio o per dormire. Installata per la prima volta nel 2004 sulla facciata di un ex edificio industriale storico, il “Baumwollspinnerei” di Lipsia, trasformato in centro d’arte e sede di artisti e creativi, nel 2005 la Rucksack House è stata spostata a Colonia, e successivamente ad Essen. Il progetto è stato presentato alla Biennale di Architettura di Venezia nel 2006 nel padiglione della Germania.
fonte\immagini: http://www.convertiblecity.de/projekte_projekt02_en.html Foto: © Claus Bach, © Silke Koch, © Hana Schäfer, Octavianne Hornstein
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L’uso del legno negli interventi edilizi sul patrimonio costruito
OPERA
ExTENSION Du VILLAGE DE VACANCES
PROGETTO
BARBEYER & DuPuIS ARCHITECTES
COmmITTENTE
MAIRIE DE LANSLEVILLARD
LU O G O \ A N N O
LANSLEVILLARD (FR), 2009-2010
L’intervento di inserimento di questo nuovo volume ligneo a completamento ed estensione di un edificio esistente è realizzato nell’ambito di un più ampio progetto di trasformazione complessiva del villaggio vacanze “Les Rives de l’Arc“ a Lanslevillard, su progetto dallo studio Barbeyer & Dupuis Architectes. La riorganizzazione del complesso turistico prevede infatti il miglioramento delle connessioni tra le strutture esistenti attraverso, la creazione di una hall d’ingresso la destinazione del piano terreno a cucina e ristorante, con l’annessione di un volume destinato a sala del ristorante che consente così di ricavare nel volume retrostante anche lo spazio per uffici, guardaroba e lavanderia, e la risistemazione di una biblioteca sopra alla sala polivalente esistente, al primo piano, con l’inserimento di un ascensore e di un corpo scala di collegamento. Il progetto della nuova sala da pranzo e bar, si sviluppa con andamento curvilineo e sinuoso; dotato di ampie vetrate aperte verso lo spazio pubblico esterno, è realizzato interamente con struttura lignea prefabbricata e rivestimenti interni ed esterni anch’essi in legno. La copertura verde dell’ampliamento non è praticabile; affacciandosi dai piani soprastanti della struttura originaria restrostante visivamente viene percepita essenzialmente come un giardino, minimizzandone l’impatto.
fonte\immagini: Barbeyer&Dupuis Architectes
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L’uso del legno negli interventi edilizi sul patrimonio costruito
OPERA
AGENCE COMMERCIALE OPAC DE L’AuBE
PROGETTO
COLOMÈS + NOMDEDEu ARCHITECTES
COmmITTENTE
OPAC DE L’AuBE, SIABA
LU O G O \ A N N O
TROYES (F), 2007
L’edificio che ospita la sede dell’agenzia OPAC de l’Aube, realizzato a Troyes su progetto dello studio Colomès + Nomdedeu Architectes, si colloca all’interno di un tessuto urbano denso e di pregio, con l’intento di ricucire un lotto interrotto dalla demolizione di un volume ormai in completa rovina. L’intervento nasce con l’obiettivo di staccarsi dal linguaggio dell’architettura tradizionale di Troyes mantenendo però l’intento di inserirsi nel contesto in maniera sobria e di conciliare qualità storica e qualità spaziale e distributiva. Il nuovo edificio viene costruito al posto della preesistente costruzione di tre piani, non di pregio e praticamente in rovina, che è stata demolita, mentre l’edificio esistente a fianco, del diciassettesimo secolo,viene restaurato. All’interno del nuovo volume, costruito in collegamento con quello adiacente, i piani sono liberamente distribuiti attorno ad un patio centrale, così da consentire la massima flessibilità degli spazi. Sul lato in affaccio verso la strada e su parte del lato verso il cortile, l’edificio, dotato di ampie vetrate che consentono il passaggio della luce naturale negli ambienti retrostanti, è schermato da un doppio involucro in legno, leggera e cangiante nell’aspetto, che minimizza l’impatto della cornice lignea dell’edificio.
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fonte\immagini: http://www.colomes-nomdedeu.com/ http://www.archdaily.com/67620/agence-commerciale-opac-de-laube-colomes-nomdedeu-architectes/ foto: Colomès + Nomdedeu Architectes
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L’uso del legno negli interventi edilizi sul patrimonio costruito
OPERA
BANCA ETICA
PROGETTO
TAM ASSOCIATI
COmmITTENTE
BANCA POPOLARE ETICA
LU O G O \ A N N O
PADOVA (I), 2007
L’intervento per la realizzazione della nuova sede di Banca Etica a Padova, progettata a partire dall’intento di proporre un modello partecipato attento alle tematiche della qualità ambientale e nel rispetto dei più rigorosi criteri dell’architettura bioecologica, consiste nel recupero di due palazzine liberty esistenti che vengono collegate attraverso l’inserimento di un nuovo corpo curvilineo realizzato in legno. Sviluppato secondo il protocollo di certificazione ANAB (AssociazioneNazionale Architettura Bioecologica) SB100, l’edificio rispetta i parametri della certificazione Casa Clima Plus, rientrando nella classe B, per consumi inferiori ai 50 kWh/m2anno. L’intervento è stato studiato per consentire un alto livello di prefabbricazione; gli elementi strutturali, i pannelli e gli elementi portanti del rivestimento sono stati realizzati in officina e assemblati in cantiere. La struttura, composta da elementi portanti a telaio e da pannelli autoportanti KLH in legno lamellare a strati incrociati, poggia sul solaio del piano interrato; l’isolamento termico è realizzato tramite pannelli tipo fibrolegno Gutex mentre tutti i pavimenti sono realizzati in parquet di legno certificato Fsc. Il rivestimento è costituito da lamelle in larice, che sul lato est svolgono anche la funzione di schermatura solare in estate, mentre ad ovest sono ancorate ad una struttura di montanti verticali per permettere l’andamento curvilineo del prospetto.
fonte\immagini: www.bancaetica.com/Gallery/File/Nuova%20Sede.pdf Paola Fanuzzi, Banca Popolare Etica, Articolo su Modulo n. 330, BE-MA editrice, Milano, 2007 http://www.archiportale.com/progetti/padova/massimo-lepore/la-nuova-sede-di-banca-popolare-etica_3505.html
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L’uso del legno negli interventi edilizi sul patrimonio costruito
OPERA
SANDWICH HOuSE
PROGETTO
RYOICHI KOJIMA
COmmITTENTE
PRIVATO
LU O G O \ A N N O
TOKYO (J), 2010
Progettata dall’architetto giapponese Ryoichi Kojima, la Sandwich House, situata a Ota-ku, Tokyo, è una casa unifamiliare a tre piani in cui il soggiorno è stato immaginato come un volume ligneo, una sorta di casetta di legno, sospeso tra le due pareti laterali. Dall’esterno, l’unità abitativa in facciata appare costituita da due setti in cemento bianchi che ne sottolineano la scansione verticale e la separano dalle costruzioni adiacenti, collegati visivamente tra loro dal volume in legno che costituisce il soggiorno al secondo piano e che per metà del suo sviluppo risulta quindi essere all’esterno della costruzione, e dall’ampia vetrata del primo piano. All’interno, il contrasto tra le pareti laterali bianche ed il volume in legno sospeso crea un effetto molto particolare; la scatola lignea incorporata all’interno dei tre piani della Sandwich House può infatti un po’ ricordare una “casa sull’albero”, creando nel cuore dell’edificio uno spazio accogliente e semi-privato che funge allo stesso tempo anche da elemento di collegamento tra il 2 ° e 3 ° piano; la distribuzione degli spazi interni è stata pertanto studiata in relazione al volume sospeso che fa contemporaneamente da elemento di separazione e cuore della scansione distributiva dell’abitazione.
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fonte\immagini: http://kodikodi.com/ http://eng.totonko.com/2010/02/sandwich-house-ryoichi-kojima/ foto : © Kodikodi.com
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mOBIL HOmE E mICRO HOmE: IL TEmA dELLE ARCHITETTURE mOdULARI - GALLERIA CASI STUDIO
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G. CALLEGARI, C. CORSICO, A. SPINELLI, Mobil home e micro home: il tema delle architetture modulari
mOBIL HOmE E mICRO HOmE: IL TEmA dELLE ARCHITETTURE mOdULARI
H.o.T - HOLz ON TOUR - PAdIGLIONE ESPOSITIvO mOBILE Progetto: S.Thalmann, 2009 Realizzato su iniziativa dell’associazione austriaca di categoria Pro Holz
IL SENSO dEL LEGNO - PAdIGLIONE ESPOSITIvO mOBILE Progetto: f.Carosso, d.Cucchiara, f. zannier , v.Sibona, v. Guglia, S. Arvizzigno, I. Cicconetti, f. Cotto, 2010 Realizzato nell’ambito del progetto Bois-lab dalla Provincia di Torino
fonte\immagini: http://proholz-kaerten.at Foto : copyright ©Arch. Thalmann © BoisLab
schema elaborato con riferimento a v R. Bologna e C. Terpolilli (cura di), Emergenza del Progetto, Progetto dell’Emergenza, Architetture con-temporaneità, Milano, Federico Motta editore, 2005 p. 91-93
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Mobil home e micro home: il tema delle architetture modulari
OPERA
FRED
PROGETTO
Oskar Leo Kaufmann, johannes kaufmann
C O MM I T T E N T E
kfn systems
luogo / anno
Reuthe (A), 1999
Fred si propone come emblema di vita flessibile in un “container” di legno. Questo modello è il fratello minore di “Su-Si”, la prima casa mobile sviluppata dagli architetti Oskar Leo Kaufmann e Johannes Kaufmann. Fred è un’unità un pò più piccola delle versioni che l’hanno preceduta, e risulta anche di più rapido assemblaggio; la consegna del modulo è avvenuta cinque settimane dopo l’ordinazione. L’abitazione mobile consiste in due box, uno dei quali può compenetrare all’interno dell’altro in modo da comporre un unico volume dalle dimensioni di 3x3x3 m, e rendere così possibile il semplice trasporto su un camion. Il box chiuso è posizionato su quattro piedi in acciaio, due binari si estendono poi dal volume e forniscono altri due punti di appoggio. Infine il box interno scorre fuori grazie ad un meccanismo di movimentazione automatizzato. Griglie metalliche davanti alle finestre possono essere abbassate per formare una terrazza, in questo modo, a volume ampliato, si raggiunge una superficie vivibile di 16m2. Il processo si assemblaggio può facilmente concludersi in sole 2 ore di lavoro, fornendo così un’abitazione pronta per essere occupata. Cucina, il bagno e l’intero impianto elettrico sono integrati all’interno del modulo. Fred resta un modulo concepito per essere dimora di breve periodo, per creare infatti un’unità completamente indipendente risulterebbe necessario provvedere ad un allaccio alla rete fognaria.
Fonte/immagini: http://www.olkruf.com/ http://www.archicentral.com/prefab-fred-otto-leo-kaufmann-and-albert-ruef-5215 foto : © Ignazio Martinez
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Mobil home e micro home: il tema delle architetture modulari
OPERA
Kesä Kontti / Summer-Container
PROGETTO
Markku Hedman, Architects M.H. Coop.
C O MM I T T E N T E
Markku Hedman
luogo / anno
Tuusula (FIn), 2000
Summer-Container è un’unità mobile per vacanze, pensata per due abitanti. L’intento è stato studiare il rapporto tra le piccole dimore temporanee e l’ambiente naturale; inoltre il progetto ha permesso di approfondire la possibiltà dell’impiego nell’ambiente domestico di elementi in legno compensato. Formalmente si tratta di una reinterpretazione di un’unità vacanze finlandese, impiega materiali tipicamente industriali trasformandoli in un ambiente comodamente vivibile e che è in grado di collocarsi facilmente nel paesaggio finlandese. Il suo funzionamento ricorda quello di una scatola di fiammiferi; durante il trasporto infatti la struttura è un cubo chiuso ermeticamente, in modo da essere facilmente trasportato nella sede prevista, su un rimorchio trainato da un’auto. Durante l’installazione porte e finestre sono aperte e l’ambiente interno viene estratto ampliando lo spazio vivibile internamente. Il modulo contiene una zona cucina, un tavolo, un soggiorno convertibile in area notte. Può essere equipaggiato, a seconda dell’esigenza dell’utente, con fornelli, forno, stufa, e lavandino. L’energia elettrica richiesta è prodotta da pannelli solari o da un generatore eolico. Le facciate, il tetto e le pareti interne sono costituite di diversi tipi di pannelli di compensato, rivestiti in resina fenolica laminata o in film. Un pannello di 50-70 mm di polistirene è impiegato come isolante, incollato tra lo strato interno ed esterno del compensato, per creare un solido pannello, applicato poi al telaio in legno.
Fonte/immagini: http://www.a-mh.fi/ http://mincasa.com/extendables/kesa-kontti/#more-330
foto: © Markku Hedman
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Mobil home e micro home: il tema delle architetture modulari
OPERA
DROP HOUSE
PROGETTO
D3architectes
C O MM I T T E N T E
algeco “Architecture(s) élémentaire(s)”
luogo / anno
paris (F), 2005
Creata da quattro giovani neolaureati francesi in architettura (oggi Drop Architects), Drop House si è aggiudicato il premio Algeco “architetture elementari” nel 2004. “ll luogo, la presenza, l’uso sono i principali fattori che misurano il progetto e gli permettono di prendere forma. L’identità dell’installazione architettonica acquisisce il proprio senso attraverso l’attribuzione di un programma che gli permette di adattarsi ai diversi contesti.” Il progetto mira a combinare i vincoli delle superfici con una qualità spaziale, creando spazi di vita confortevole di forte carattere identitario. Le differenti funzioni sono raggruppate dentro piccole unità che si espandono dal volume principale: in questo modo la cucina, il bagno, l’ingresso e le due camere vengono a posizionarsi come satelliti di un unico spazio centrale. Queste estensioni sono messe in opera per assemblaggio, ma la casa può anche rimanere chiusa, nel caso di assenze prolungate, in maniera da proteggerla dall’ambiente esterno. Trasportabile con un camion, il modulo è contenuto dai limiti massimi di un mezzo pesante su ruote. L’edificio, se orientato correttamente, presenta delle soluzioni ottimali per l’autonomia energetica. La struttura presenta un’opportunità per sfruttare il sole passivamente, massimizzando i materiali ad elevata capacità termica. Il rivestimento esterno in legno che caratterizza l’involucro esterno è reso solidale con la struttura di acciaio. I serramenti sono in alluminio a taglio termico e vetri doppi a bassa emissività. Il retro della struttura è isolato da un tamponamento a doghe di legno e da un pannello sandwich con 80 mm di lana di roccia. Fonte/immagini: http://d3architectes.fr/drophouse01.htm foto: © Algéco
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Mobil home e micro home: il tema delle architetture modulari
OPERA
cocoon house
PROGETTO
Arch. A.Katan, Arch. Ing. J.Kerchlango
C O MM I T T E N T E
University of Aarhus
luogo / anno
ArrHus, (DK), 2009
In collaborazione con il noto architetto austriaco Armin Kathan, un gruppo di studenti della Facoltà di Architettura di Aarhus ha sviluppato un concept di minimal living; Cocoon House è l’unità abitativa minima prodotta da questo workshop che copre tutti gli aspetti fondamentali della vita domestica. Cocoon House è composto da due box che contengono tutti i servizi che l’abitante moderno ricerca in un’unità abitativa. Il primo box contiene tutte le attrezzature come cucina, bagno, wc e tutti gli altri impianti tecnici. L’altro box invece è stato progettato per soddisfare le esigenze di base di riposo e di stoccaggio, per i vestiti, oggetti personali e le attrezzature usate nello spazio che si snoda tra le due unità. Ad esempio un letto supplementare o le sedie per esterno. Tra i due box vi è una fila di lamelle collegate tra loro da membrane estensibili. Quando si raggiunge la destinazione dove si vuole installare Cocoon House, i due box si allontanano andando così a creare lo spazio vivibile. Questo significa che l’utente può decidere l’angolo di espansnione e così facendo crea il tuo spazio di vita individuale e personalizzato. Cocoon House è stata pensata per essere inserita in una qualsiasi area, la caratteristica di essere autosufficiente infatti gli permette di essere collocata tanto in un parcheggio, quanto nel mezzo della foresta. Attualmente nell’Europa senza frontiere, si sente l’esigenza di più una maggiore mobilità; gli operai polacchi lavorano in Danimarca, gli studenti danesi studiano in Spagna e le unità abitative minime attuali sono pensate per una breve permanenza. Cocoon House invece è progettata anche per i lunghi soggiorni e per svariati stili di vita.
Fonte/immagini: http://cocoon.aarch.dk/ http://www.holzbox.at/Index_07/A1/aarhus.html
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Mobil home e micro home: il tema delle architetture modulari
OPERA
Walden - casa mobile walden
PROGETTO
Nils Holger Moormann
C O MM I T T E N T E
Nils Holger Moormann
luogo / anno
cologne (D), 2007
“Walden. Or, Life in the woods” è il titolo di un racconto dello scrittore e filosofo americano Henry David Thoreau, risalente alla metà del secolo diciannovesimo, in cui egli descrive la sua vita e il suo rapporto con la natura. Il concetto di vita semplice ha influenzato il progetto-giardino di Nils Holger Moormann, che invita proprio a vivere all’aperto. Walden diventa qui un box in legno capace di contenere vari strumenti come pala, rastrello e carriola, già pronti per l’uso nel giardino circostante. I passanti possono poi decidere se prendere un posto a tavola in cabina, oppure se salire su una scala per raggiungere il livello superiore. Qua è possibile godere della vista, rilassarsi o provare a esaminare le forme delle nuvole o la luminosità delle stelle sotto il tetto apribile scorrevole. L’obbligatorio fuoco da campo per queste occasioni, viene creato in un calderone oscillante, e proprio accanto vi è lo spazio necessario per stoccare la legna da ardere. Nel complesso, ‘Walden’ offre molto spazio per gli oggetti che associamo al ‘giardino’ e all’aperto’ e li valorizza con un layout, grazie al quale sono percepibili in modo immediato. Il progetto consiste in una struttura a parallelepipedo lunga 6,74 m e larga 106 cm, la dimensione minima per consentire a due persone di stendersi o sedersi affiancate abbastanza comodamente. L’architettura da “giardino” di Moormann ha ricevuto numerosi premi: il premio tedesco per le 3 Dimensioni “Die Goldene Flamme 2007”, vincendo nella categoria “Architetture temporanee”, il Rosenheimer Holzbaupreis, menzione della giuria, e la nomina per il premio del “Design della Repubblica tedesca”, 2009. Fonte/immagini: http://www.moormann.de/en/furniture/other/walden/ foto: © Nils Holger Moormann
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Mobil home e micro home: il tema delle architetture modulari
OPERA
Flake House
PROGETTO
Olgga Architects
C O MM I T T E N T E
Le Lieu Unique (CAUE 72)
luogo / anno
Nantes (F), 2009
Flake House è un rifugio trasportabile, nomadico, calibrato per il trasporto su strada e pensato per integrarsi al meglio nell’ambiente naturale. Divisa in due unità, pare un poetico ambiente che unisce lowtech e hi-tech, in una sorta di “folie”. La finitura interna è nuda, liscia ed essenziale, in contrastro con l’esterno, che invece ripropone la tradizione dei ceppi di legno a vista. Creato nel 2006 per il concorso “Petites machines à habiter”, promosso dal CAUE 72, Olgga Architects propone un oggetto che ricorda una catasta di legna o un tronco spezzato, in cui la riproposizione di una scala non convenzionale diventa il concept principale del progetto. Un rifugio insomma, che può essere montato, smontato, trasportato dove si preferisce o lasciato in un luogo, abitato o dedicato al contesto circostante in un’ottica di flessibilità e mobilità del costruito. Dopo la vittoria nel concorso del 2006, che ha dato origine al concept del progetto, l’edificio si è laureato vincitore del concorso “Lauriers de la construction bois” al Salon du Bois di Grenoble nel 2007, generando curiosità e desiderio da parte dei partecipanti all’esposizione. L’edificio di 22m2 in pianta, è stato realizzato con un budget di 21 mila euro, nel 2009 ha partecipato alla manifestazione “I.C.I.! Instant Carnet Island”, all’interno della quale è stato battuto all’asta e venduto al miglior acquirente.
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Fonte/immagini: http://www.olgga.fr/projects/flak http://www.dezeen.com/2009/05/22/flake-house-by-olgga-architects/ foto: © OLLGA
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Mobil home e micro home: il tema delle architetture modulari
OPERA
XBO Mobile Structure
PROGETTO
70ºN Arkitektur
C O MM I T T E N T E
70ºN Arkitektur
luogo / anno
modulo itinerante, 2004
L’ XBO1 è principalmente un risultato del progetto di Rotterdam sulla base ‘PARASITE’ (Prototypes for Advanced/ Ready-made/ Amphibious/ Small scale/ Individual/ Temporary/ Ecological houses). La struttura si compone di due parti mobili per un totale di 12 m di lunghezza, 3,2 m di larghezza e circa 3,5 m di altezza, ricercando così un minimalismo dimensionale, per soddisfare le necessità di 2 abitanti. “Le due sezioni possono essere allontanate, fino ad una lunghezza massima di 19m, grazie ad un argano a mano. Queste due sezioni allontanandosi formano uno spazio interno all’aperto; quest’area può essere aperta o chiusa, a seconda della preferenza dell’abitante, grazie a veneziane verticali e porte a battente. Il concept dietro questo progetto è la possibilità di spostamento dell’unità se necessario. Pertanto le istituzioni potrebbero offrire delle XBO adottate come residenze temporanee, per un prezzo molto ragionevole. XBO può anche essere adottata come casa vacanza se situata in un ambiente naturale.” 2 Il progetto si propone come modello per cambiare il nostro modo di vivere sempre più legato ai valori economici delle loro case. In una piccola casa l’attenzione è sulle cose che realmente sono necessarie, e la casa potrebbe essere lo strumento per questo cambiamento. Ciò significa che la semplicità della vita è il tema principale per lo sviluppo di questo spazio minimo. Abbiamo voluto usare questo strumento - dichiarano i progettisti - come un oggetto di investigazione e discussione. Non solo durante la progettazione, ma anche durante l’uso.
da sito progettisti: http://www.70n.no/ I.H., XBO (Mobil Home), in Byggekunst 3/2005, The University of Tromsø, p. 34-35
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Fonte/immagini: http://www.archdaily.com/5456/xbo-mobile-structure-70%C2%BAn-arkitektur/ foto: © 70°N arkitektur Bent Raanes
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Mobil home e micro home: il tema delle architetture modulari
OPERA
Read Nest
PROGETTO
Dorte Mandrup Arkitekter
C O MM I T T E N T E
cliente privato
luogo / anno
asserbo (DK), 2007
Read Nest si propone come spazio di rifugio, come luogo di pace ed isolamento dal caos, lo stesso nome richiama alla lettura, allo studio ed al relax. La struttura in legno, può essere formalmente associata sia ad un nido che ad un libro. Il modulo è prefabbricato ed al termine della produzione, viene trasportato sul luogo scelto dal cliente per l’installazione, solitamente viene impiegato come Padiglione da giardino. “La struttura a telaio in legno è stata completamente prefabbricata in laboratorio per essere consegnata con un autocarro e adagiata con una gru sui pali di fondazione predisposti nel giardino. Solo le finestre sono state aggiunte in opera. L’involucro in listelli di legno di Tuia dona sembianze da una casetta da giardino.”1 Il rivestimento esterno è composto di sottili doghe di legno trattate con olio, che conferiscono un aspetto naturale, e facilitano l’inserimento del modulo in qualsiasi ambiente. L’interno, anche se di soli 9,8m2, non è comunque privo di scaffali e spazi per le svariate necessità dell’utente. L’ambiente è rifinito per soddisfare le necessità di base dell’abitante: una porta, una finestra, una luce da soffitto, un letto, uno scaffale ed un tavolo. Lo scaffale lascia all’utente la libertà di interpretazione, se utilizzarlo come libreria o come ripiani per vestiti o altri oggetti. Le pareti interne, in compensato cerato di betulla, amplificano la luce proveniente dall’ampia finestra, e minimizzano la necessità di luce artificiale. 1
Padiglione da giardino ad Asserbo, in Detail - Costruire con il legno, n° 10, 2010
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Fonte/immagini: http://www.archdaily.com/6792/read-nest-dorte-mandrup-arkitekter/ http://www.wallpaper.com/architecture/read-nest-cabin-denmark/3402
http://www.smallhousestyle.com/2009/03/25/read-nest-a-small-getaway-space/ foto: © Torben Eskerod & Thomas Mandrup-Poulsen
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way-space/
Mobil home e micro home: il tema delle architetture modulari
OPERA
Zenkaya
PROGETTO
Eric Bigot (Fablife)
C O MM I T T E N T E
Zenkaya ltd.
luogo / anno
South Africa (A), 2005
Zenkaya è un progetto di Eric Bigot, architetto francese che ha vissuto e lavorato in Giappone e a New York, dove ha maturato interesse per le case prefabbricate ed i metodi costruttivi che permettono di minimizzare i costi. I moduli Zenkaya garantiscono un buon isolamento, che può essere realizzato in modi diversi a scelta del cliente: - mediante pannelli strutturali isolati che comprendono uno strato di polistirene spesso 75mm fra due strati di Chromadek da 0,5 mm; - attraverso una struttura a pannelli di legno da 400mm con 50mm di Aerolite ed uno strato di Chromadek da 0,5 mm verso l’esterno ed uno da 9 mm di OSB verso l’interno. Tutta la costruzione è basata su criteri propri delle abitazioni ecologiche, a partire dai materiali usati alle caratteristiche di efficienza energetica. L’utente acquista un’abitazione composta da unità modulari, assemblate secondo proprie specifiche esigenze, ottenendo così svariate soluzioni: Zenkaya Studio è una unità di 20.4m2 (3.4mx 6m) e dispone di soggiorno/ camera da letto, angolo cottura, bagno e un ripostiglio. Zenkaya Loft è un’unità di 40.8 m2 (3.4mx 12m) con soggiorno/camera da letto, sala da pranzo, angolo cottura, bagno e un ripostiglio. Zenkaya una camera da letto è una unità di 53m2 (3.4mx 15.6m) ed ha un ponte, soggiorno, sala da pranzo, angolo cottura, bagno, 1 camera da letto e un armadio. ZenKaya due camere da letto è un’unità di 61.2 m2 (3,40 x 18 m). Si compone di 2 camere da letto, un bagno, angolo cottura, uno spazio abitabile, sala da pranzo spazio e un ponte coperto.”1 :http://www.zenkaya.com/ Fonte/immagini: http://www.casapassiva.com/case/case_prefabbricate/374_Zenkaya_una_ casa_prefabbricata_dal_Sud_Africa.php
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Fonte/immagini: http://www.inhabitat.com/2006/05/26/prefab-friday-zenkaya/ http://www.uptodatedesign.com/2008/12/zenkaya-prefab-lodges-by-zenkaya/
foto: © Markku Hedman
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Mobil home e micro home: il tema delle architetture modulari
OPERA
GRAPH
PROGETTO
Rintala Eggertsson Architects
C O MM I T T E N T E
National Art Museum Of China
luogo / anno
Beijing (PRC), 2009
Rintala Eggertsson Architects è stato fondato nel 2007 dall’architetto finlandese Sami Rintala e l’architetto islandese Dagur Eggertsson. Lo studio basa la sua attività principalmente sulla progettazione di mobili, progetti di arredo urbano, architettura. Attualmente gli architetti stanno lavorando a progetti in Norvegia, Islanda, Francia, Italia, Russia e Cina. In particolare Graph è stato sviluppato come progetto per unità abitative di emergenza da mostrare durante l’evento museale “Crossing: Dialogues for Emergency Architecture” presso il NAMOC (NATIONAL ART MUSEUM OF CHINA). “La mostra ha invitato 16 squadre nazionali e internazionali con team architettonici di Perù, Cile, Francia, Finlandia, Norvegia, Messico, Islanda, Svezia, Svizzera, Giappone, Stati Uniti e Cina. Con l’obiettivo di far fronte alle emergenze più diverse quali calamità naturali (come terremoti e uragani) e disastri sociali (come le malattie epidemiche ed i senza fissa dimora), i team hanno progettato rifugi di emergenza umanitaria efficienti, sicuri e facili da usare. Con una visione globale, le opere realizzate affrontato attivamente i problemi della tutela ambientale e di assistenza umanitaria dopo i disastri, dal punto di vista architettonico, del design, dell ‘educazione, scientifico e tecnologico.“1 Il concept di Graph si basa sull’uso di elementi modulari in legno laminato, con rivestimento in tessuto, che fornisce l’isolamento e l’impermeabilizzazione. Tali strutture risultano essere facilmente trasportabili grazie alle dimensioni compatte ed al peso contenuto, condizione indispensabile per essere facilmente assemblate nelle zone colpite dall’emergenza. 1
Detail , Costruire con il legno,, n°10, Monaco di Baviera ,2010
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Fonte/immagini: www.rintalaeggertsson.com/0.html www.designboom.com/weblog/cat/9/view/6877/rintala-eggertsson-architects-graphcrossing-dialogues-emergency-architecture.html
foto : © Rintala Eggertsson architects
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Mobil home e micro home: il tema delle architetture modulari
OPERA
HOuSES A&B
PROGETTO
J. NORLANDER CON O. L. KAuFMANN E A. RüF
COmmITTENTE
CITTà DI MILANO
LU O G O / A N N O
DESIGN WEEK MILANO (I), 2002
Realizzata in occasione della Design Week di Milano nel 2002, l’opera rappresenta un’installazione temporanea di abitazioni prefabbricate, frutto della lavoro collaborativo di due architetti/designer austriaci. Johannes Norlander è un architetto e designer d’interni, molto abile ad ideare oggetti archetipo di una dimensione poetica. Oskar Leo Kaufmann è un architetto austriaco di chiara fama internazionale, attivo da anni nella sperimentazione e nell’impiego del legno nelle sue architetture. Da qualche anno collabora con l’arch. Ruf, nell’ideazione e concezione delle sue architetture. Suo campo di ricerca sono sicuramente le cellule abitative minime, trasportabili e realizzate in legno. Le due case realizzate per la manifestazione milanese, sono un installazione temporanea, che propone l’abitazione in chiave “oggetto di design”, definendo due architetture minimal, esattamente uguali ed esattamente opposte, che richiamano il tema dell’antitesi di colore, tema ricorrente nel design contemporaneo. Questi due edifici, essenziali nelle loro geometrie, solo emblema del concetto della prefabbricazione. Il progetto della casa A&B propone un spazio funzionale, compatto e versatile per utilizzi diversi: la casa da giardino, il chiosco, i servizi pubblici, lo spazio vendita temporaneo, etc.. Le unità prefabbricate di legno dispongono di una superficie utile in pianta di 12,60 m2.
Fonte/immagini: http://www.olkruf.com/ http://www.designboom.com/snapshots/milan_02/house.html http://www.norlander.se/AB.asp
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foto : © Adolf Bereuter
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OPERA
SU-SI
PROGETTO
Oskar Leo Kaufmann
C O MM I T T E N T E
Suzy Kaufmann
luogo / anno
Reuthe (A), 1998
“Su - Si è il sistema di casa mobile di KFN, creato in risposta alla ferma opinione che le strutture convenzionali, legate ad un singolo luogo, non soddisfino più i bisogni ed i desideri contemporanei. Come molti architetti e designer prima di loro, i Kaufmanns si sono interessati alla casa mobile vernacolare. Con Su-Si hanno cambiato questa immagine, creandone probabilmente una più attuale. Su-Si è una struttura flessibile che può essere trasportata su camion, collocata in loco ed installata in un tempo di cinque ore. La casa mobile può anche essere collocata su una struttura metallica per recuperare un’area parcheggio sottostante. A differenza di Fred, non è espandibile, ma si presenta in dimensioni differenti e sia i materiali interni che esterni possono essere personalizzati in base alle richieste del cliente. Su-Si costa circa 50.000$, e la produzione può essere completata in cinque settimane.”1 Le dimensioni base di Su-Si sono di 3,5m x 12,6m x 3m e garantiscono una superficie di ca. 34 m2 ; la scelta dell’uso dell’ambiente resta all’utente, può essere studio, showroom, residenza, uffici e molto altro. I sanitari e l’impianto di riscaldamento sono già installati al momento della consegna. I materiali utilizzati per gli interni sono: pino massiccio per pavimento e soffitto, mentre le pareti sono in resina polimerica.
: Allison Arieff, Bryan Burkhart, Prefab, Gibbs Smith, Utah (USA), 2002 Fonte/immagini: http://www.olkruf.com/
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Fonte/immagini: http://www.kaufmannzimmerei.at/cms/index.php?id=61 http://www.kaufmannzimmerei.at/cms/index.php?id=63
foto: © ignazio Martinez, © Kaufmann Zimmerei
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Mobil home e micro home: il tema delle architetture modulari
OPERA
S,M,L,XL PROJECT
PROGETTO
Matteo Astolfi
C O MM I T T E N T E
HHD
luogo / anno
venezia (I), 2005
Sized Projects si compone di moduli differenti per dimensione e si inserisce nell’HHD (Holiday Homes Design). Forme e dimensioni sono differenti ma permettono un facile accostamento di unità anche differenti, in modo da poter ottenere una composizione variabile a seconda delle esigenze degli utenti. Sono proposti quindi i moduli: Small: ( 7,00 m+2,50 m ) x 2,90 m Medium: 8,05 m x 3,00 m Large: 8,60 m x 4,00 m Extra large: 11,10 m x 4,00 m Altezza interna: 2,50 m Altezza dal suolo: 4,80 m La scelta di finiture e colorazioni resta all’utente, in modo da permettere anche una più facile integrazione con l’ambiente in cui l’unità si inserisce. Le diverse unità differiscono anche per le dotazioni e l’equipaggiamento; Small si pone come unità priva di cucina, con finestre che massimizzano il contatto visivo con la natura circostante. Medium propone uno spazio cunina e Large è un’unità per vacanze di gruppo con ampia terrazza e spazi di aggregazione. Gli ambienti sono dotati di un apporto tecnologico tale da massimizzare il relax dell’ospite e ottimizzare l’uso di risorse energetiche; i sensori di presenza gestiscono l’accensione e lo spegnimenti dell’illuminazione e degli impianti di riscaldamento a pavimento garantendo una piacevole diffusione del calore e permettono di sfruttare al meglio lo spazio disponibile .
Fonte/immagini: http://www.hhd.it/sml.html foto: © HDD - Hangar Design Group
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OPERA
SuITE HOME
PROGETTO
HANGAR DESIGN GROuP
COmmITTENTE
HANGAR DESIGN GROuP
LU O G O / A N N O
ITINERANTE (I), 2008
Con HHD - Holiday Homes Design, il tema della mobil home viene declinato in una linea di progetti e realizzazioni che migliorano il modo di fare vacanza. Open space con grandi aperture, luogo privilegiato per la contemplazione di orizzonti infiniti. Le ampie vetrate offrono suggestive continuità tra interni ed esterni, creando spazi e visuali sul paesaggio. Il profilo in alluminio che le definisce, diventa anche guida dello scorrere alternato di pannelli in legno e vetrate regolari. Se il progetto è impostato sulla frammentazione delle superfici, gli interni svelano un desiderio di semplicità e immediatezza visiva. Tutto concorre a disegnare spazi privati che trasmettono un senso di eleganza e di piacevole serenità. Le HHD permettono un altissimo grado di personalizzazione, è infatti possibile scegliere il proprio spazio ideale, tra sintesi o ampliamento funzionale. una sapiente alternanza di autonomia e integrazione per esaltare il valore di similitudini e differenze e creare soluzioni sempre nuove. Suite Home è costituita da ampie vetrate sui tre lati principali permettendo l’accostamento di più case sul lato cieco. Caratteri principali 34 m2: 1 camera matrimoniale, 1 bagno, 1 living / open Dimensioni: 8,50 m x 4 m; h esterna: 3,50 m; h interna: 2,4 m
Fonte/immagini: http://www.hangar.it
foto: © HDD - Hangar Design Group
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OPERA
DST - self susteined module
PROGETTO
Cannatà/Fernandes
C O MM I T T E N T E
DST
luogo / anno
Matoshintos (P), 2003-2007
DST si pone come tipologia di modulo e propone svariate oppurtunità di impiego funzionale. L’idea è infatti quella di realizzare moduli associabili, garantendo la possibilità di creare spazi flessibili e aggregabili. Ogni modulo ha altezza 3m e una superficie di 27m2 (3 m di larghezza per 9 m di lunghezza) dimensioni che permettono un trasporto su gomma, evitando il trasporto eccezionale . La struttura in legno è suddivisa tra una struttura di base che contiene gli impianti, ed il sovrastante volume che può variare a seconda delle esigenze di utilizzo. L’impiego di DTS può dare infatti risposta ai problemi di alloggio temporaneo, osservatorio ambientale, bar, piccolo negozio, abitazione temporanea. Il modulo è così in grado di offrire risposte ad esigenze pubbliche o private in modo non invasivo e auto sostenendosi da un punto di vista energetico, grazie ad un impianto fotovoltaico, che associato a batterie di accumulo, permette un’autonomia di 3 giorni. I moduli risultano autosufficienti anche per il quanto concerne il consumo idrico. Il modulo dispone di un WC e una piccola cucina, autosufficiente grazie ad un accumulatore di acqua, situato nella zona tecnica. Il deposito ha un volume di 500 litri, ed è stato dimensionato per fare fronte ad una periodo di autonomia di tre giorni.
Fonte/immagini: http://www.cannatafernandes.com/
foto: © Luis Ferreira Alves
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Mobil home e micro home: il tema delle architetture modulari
OPERA
M - HOuSE
PROGETTO
MAE ARCHITECTS CON T.PAYNE
COmmITTENTE
T.PAYNE
LU O G O / A N N O
WHITSTABLE, KENT (GB), 2009
M - House è una struttura mobile prefabbricata che si compone di due sezioni, prefabbricate e montate in loco. Con dimensioni di 17 x 3 x 2.4 m si raggiungono i 100 m2 di abitazione, con a disposizione due camenre da letto. Il progetto nasce in collaborazione con il cliente, T. Payne, che nel 2003, commissiona a Mae Architects, la realizzazione di un’abitazione per vacanze da posizionare in una landa nell’estuario dell’Essex. Il cliente desiderava un’abitazione che fosse spaziosa e di qualità, allo stesso modo di un appartamento londinese, ma che rientrasse nei parametri di un caravan di lusso. Semplicità e chiarezza sono le linee guida del progetto che è nato per essere conforme ai requisiti di progettazione di una roulotte, in modo da poter essere facilmente trasportata su strada. La linea stilistica nasce dalla commistione di una “cabin” scandinava e un vagone trasporti del 1930. M-House è una struttura in legno (realizzata da Techniker), con infissi in legno e interni in multistrato di betulla con un’ottimo isolamento, conforme alle norme edilizie vigenti. Le ampie aperture nascono da una precisa richiesta del cliente, il quale voleva massimizzare la visuale ed il rapporto con il paesaggio esterno. La pianta è organizzata con un largo spazio cucina, due camere da letto, un bagno, il WC e una lavanderia. Varie opzioni di materiale di rivestimento sono possibili a discrezione dell’acquirente, l’interno mantiene il suo carattere ligneo, mentre all’esterno si applica un rivestimento in alluminio ondulato.
Fonte/immagini: http://www.mae-llp.co.uk/projects/by-name/m-house.html http://www.detail.de/Db/DbFiles/archiv/5670/ansichts.pdf
foto: © Morley von Sternberg
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Mobil home e micro home: il tema delle architetture modulari
OPERA
MICRO COMPACT HOME
PROGETTO
Richard Horden
C O MM I T T E N T E
M-ch ltd.
luogo / anno
Munich (D), 2005
In Micro Compact Home la struttura in legno è rivestita in alluminio, conferendo all’involucro esterno un’immagine facilmente riconoscibile. Come in un’auto, la precisione di assemblaggio delle componenti in alluminio è elevatissima. I moduli possono essere aggregati in strutture verticali andando ad ottimizzare lo spazio di costruzione necessario. Con un ingombro così ridotto, la casa richiede un’energia minima per il riscaldamento, il raffreddamento, e il riciclo. Il piccolo cubo di metallo infatti può essere prelevato e riciclato dal produttore che ha sede in Austria. Horden inoltre, spera di ridurre maggiormente l’impronta ecologica con la realizzazione di una versione a basse emissioni di CO2, alimentata da celle fotovoltaiche e da un generatore eolico di piccole dimensioni; riducendo le emissioni di CO2 di circa 20 volte rispetto ad una tradizionale abitazione. La cellula è attentamente arredata e fornisce tutti i comfort di base. Un letto matrimoniale si trova sopra la zona pranzo; qui si trova inoltre un ulteriore letto che può essere estratto ed utilizzato per gli ospiti. L’illuminazione è totalmente a LED. Tutto il consumo energetico della casa è calcolabile in soli 60 watt, mentre oggigiorno spesso è solo una lampadina a consumarne 75 o 80 watt. Il tavolo da pranzo può ospitare cinque persone ed è a scomparsa per ottimizzare lo spazio abitabile.
Fonte/immagini: http://www.microcompacthome.com/projects/?con=o2 http://ubuntista.wordpress.com/2007/06/24/micro-compact-home/ http://www.momahomedelivery.org/
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foto: © micro compact home ltd
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OPERA
LIVING HOMES
PROGETTO
KIERAN TIMBERLAKE
COmmITTENTE
LIVINGHOMES BuILDING SYSTEM
LU O G O / A N N O
LOS ANGELES (uSA), 2008
KieranTimberlake Associates è uno studio di architettura riconosciuto e premiato a livello internazionale, noto per la sua propensione alla ricerca, all’innovazione ed al design creativo. L’azienda è da tempo leader nel design sostenibile e nella prefabbricazione. Gli “espandibili” LivingHomes monofamiliari di KieranTimberlake sono stati ispirati dalla loro tanto decantata Loblolly House. LivingHomes è anche l’introduzione di un nuovo modello a maggior densità abitativa, un’unità ibrida che può essere attaccata o staccata. “Living Home di Kieran Timberlake è una dimora espandibile, basata sulle proprietà del (LBS) LivingHomes Building System, progettata per crescere con le esigenze dei proprietari, possono essere aggiunte delle camere secondo le esigenze, configurando l’abitazione da una a quattro camere da letto. Oltre ai costi più bassi e alla maggiore velocità di produzione, la LBS consente l’adattabilità senza precedenti agli spazi predefiniti. E’ possibile quindi, nel corso del tempo, riconfigurare l’unità da una modesta abitazione di circa 83 m2 per una singola persona o per una giovane coppia, ai circa 200 m2 di una casa per una famiglia in crescita. Le caratterisctiche standard del progetto includono legno certificato FSC e vernici a basso livello di VOC. Gli optional invece includono faretti LED, energia fotovoltaica, tetti giardino, dispositivi di riuso delle acque grigie, ed altri sistemi ambientali.”1
http://www.livinghomes.net/homesCommunities.html Fonte/immagini: http://www.livinghomes.net/homesTimberlake.html http://www.treehugger.com/files/2008/03/kieran-timberlake-livinghomes.php
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foto: © 2009 LivingHomes
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Mobil home e micro home: il tema delle architetture modulari
OPERA
system 3
PROGETTO
oskar leo kaufmann, Albert Rüf
C O MM I T T E N T E
Moma (Museum of modern art ny)
luogo / anno
MoMA, New York City(USA), 2008
Sviluppato da Oskar Leo Kaufmann e Albert Rüf su invito del MoMA, il progetto di questo modulo è una logica continuazione dei sistemi di prefabbricazione⁄costruzione modulare SU-SI e Fred, ovvero dell’Open Architecture System Oa.Sys. A differenza delle case precedenti, realizzate parzialmente come strutture intelaiate in legno, System3 è costruito con pannelli di legno massiccio a strati incrociati X-Lam ed è ideato come progetto modulare, in cui le componenti impiantistiche della casa sono riunite nella Serving Unit. Gli elementi dello spazio abitativo vero e proprio (Naked Space) vengono invece montati in loco. I pannelli massicci del prototipo, di circa 53 m2, sono stati protetti all’esterno con una vernice nautica e all’interno trattati in superficie con olio. Essendo i pannelli di legno massiccio a strati incrociati X-Lam strutturalmente isotropi nel proprio piano, le pareti possono essere perforate in qualunque punto con macchine a controllo numerico: la posizione e la forma di finestre e aperture può quindi essere programmata individualmente. Le dimensioni del modulo sono quelle di un container (1,92 x 11,52 x 2,65 m). La modularità del sistema, che può essere concatenato o impilato, permette un ampliamento a tappe: una stanza degli ospiti in più, dieci stanze d’hotel supplementari, o 200mq di spazio.1
1“ Consegna a domicilio in America “ in Promolegno, Prontuario 8- L’altro massiccio, Promolegno, Milano,2008
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Fonte/immagini: http://www.olkruf.com/ http://www.momahomedelivery.org/ http://www.kaufmannzimmerei.at/cms/index.php?id=74
foto : © Adolf Bereuter
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Mobil home e micro home: il tema delle architetture modulari
OPERA
WEEHOuSE - FOuR SQuARE
PROGETTO
ALCHEMY ARCHITECTS
COmmITTENTE
CLIENTE PRIVATO
LU O G O / A N N O
PEPIN,WINSCONSIN (uSA), 2003
WeeHouse è una dimora prefabbricata altamente personalizzabile. L’utente può scegliere quasi tutte le funzioni degli ambienti e le caratteristiche di ecosostenibilità. Il modulo può essere adibito a studio, ad abitazione per due persone o qualsiasi altra sesigenza o stile di vita preferisca. L’installazione del modulo è possibile in ogni luogo purchè accessibile da un mezzo di trasporto. Per quanto riguarda il luogo di collocazione poi, non vi sono particolari limitazioni neppure con riferimento all’aspetto climatico, WeeHouse infatti è stato concepito per resistere a condizioni estreme come tundra o deserto. I materiali utilizzati per la costruzione considerano attentamente la durabilità della struttura e gli aspetti ecologici: vernici a basso livello di VOC inquinanti e legnami provenienti da boschi certificati. E’ utilizzata una copertura in gomma bianca come isolante e per riflettere le radiazioni solari e la ventilazione del tetto consente di ovviare il problema dell’accumulo di calore. Nell’ottica della sostenibilità sia in fase di produzione che di utilizzo il progetto è teso sia al risparmio materico che energetico: meno rifiuti, materiali più resistenti per una migliore durabilità del prodotto e soprattutto impiego di sistemi di produzione di energia rinnovabile. Anche il riscaldamento ed il raffrescamento possono essere gestiti in modo efficace attraverso un sistema di riscaldamento geotermico o la raccolta dell’acqua piovana. Tutte queste caratteristiche rendono WeeHouse esempio di modularità e personalizzazzione, senza però dover trascurare gli aspetti ambientali.
Fonte/immagini: http://www.weehouse.com foto: © Alchemy LCC 2010
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EdIfICI SPERImENTALI IN LEGNO PER UN’ARCHITETTURA SOSTENIBILE - GALLERIA CASI STUDIO
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Edifici sperimentali in legno per un’architettura sostenibile SOLAR DECATHLON 2005
SOLAR DECATHLON 2007
Alcuni tra i progetti delle varie edizioni di Solar Decathlon. Tutti i diritti riservati a ©Solar Decathlon (www.solardecathlon.org)
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Edifici sperimentali in legno per un’architettura sostenibile SOLAR DECATHLON 2009
SOLAR DECATHLON EUROPE 2010
Alcuni tra i progetti delle varie edizioni di Solar Decathlon. Tutti i diritti riservati a ©Solar Decathlon (www.solardecathlon.org)
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Edifici sperimentali in legno per un’architettura sostenibile
SOLAR dECATHLON 2010- mAdRId
LUmENHAUS
IkAROS
HOmE+
PROGETTO: Virginia Polytechnic Institute & State university ANNO: 2010
PROGETTO: university of Applied Sciences of Rosenheim ANNO: 2010
PROGETTO: Stuttgart university of Applied Sciences ANNO: 2010
Il prototipo prende il nome dalla combinazione di Lumen, dal latino luce e Haus, in riferimento al movimento del Bauhaus, ed è un’architettura altamente tecnologica ed innovativa dal punto di vista energetico. Strutturalmente ispirata alla Farnsworth House di Mies Van Der Rohe, l’eco-abitazione è stata realizzata con un design modulare flessibile: le pareti nord e sud sono state create in vetro elettrocromico, per modulare l’esposizione alla luce diurna, e scorrevoli, in maniera tale da apparire o scomparire amplificando o riducendo gli spazi interni. L’involucro è dotato dell’ L’Eclipsis System un frangisole intelligente, costituita da un primo strato in metallo traforato ed da un secondo trasparente, ottenuto grazie a pannelli di policarbonato riempiti di Aerogel. Questo ricopre le pareti vetrate per creare ombra, aprendosi e chiudendosi automaticamente. La copertura ha 45 moduli fotovoltaici bifacciali, in grado di impiegare entrambi i lati e aumentare la produzione di energia fino al 30%. una serie di sensori e controlli automatici forniscono ad ogni elemento - oscuramento e pannelli solari - il corretto orientamento, adattandosi autonomamente alle mutevoli condizioni ambientali
La casa è realizzata con una struttura modulare prefabbricata in legno ed è caratterizzata da una morfologia della facciata a zig-zag che è stata progettata per ombreggiare la casa e ottimizzare l’uso della luce del sole al variare della giornata e delle stagioni. La casa, efficiente da un punto di vista energetico, produce quattro volte l’energia richiesta dall’edificio raggiungendo il livello di casa a “zero emissioni”. Ha un involucro progettato per minimizzare le dispersioni attraverso pannelli isolanti sottovuoto e l’energia risparmiata viene impiegata per il riscaldamento durante i mesi invernali, mentre per il raffrescamento estivo è stato studiato un sistema di ventilazione naturale. L’edificio può ospitare sino 4 persone. L’impianto fotovoltaico integrato in copertura e facciata è in grado di produrre un surplus di energia rinnovabile rispetto a quella necessaria per l’edificio con la possibilità quindi trasferire energia alla rete per un guadagno annuo di 4.600 €.
La casa viene resa estendibile grazie ai suoi moduli trasversali, scanditi da volumi apribili trasparenti, utilizzati per l’illuminazione, la ventilazione, il riscaldamento invernale ed il raffrescamento estivo e che, nella zona living, si trasformano in un climatically-active gap. Quest’ultimo spazio ingloba, al centro, un volume apribile nel quale scorre l’acqua con effetto di regolare la temperatura dell’aria in ingresso favorendone il raffrescamento e l’umidificazione, mentre in copertura, una serra, costituita da una serie di lamine trasparenti quadrate e colorate che riprendono il gioco del disegno a scacchiera delle facciate, consente il surriscaldamento dell’aria per incentivare l’effetto camino delle serre laterali. Questo prototipo, inoltre, con i suoi pannelli fotovoltaici policristallini in facciata e monocristallini sul tetto è un esempio eloquente della sperimentazione architettonica con la tecnologia fotovoltaica. È infatti il linguaggio stesso dell’architettura che deve mutare per assorbire le tecnologie attive, ma anche passive, al fine di mirare all’ideazione di un progetto che non sia più il risultato della sommatoria di elementi tecnici ma che ritrovi la sua complessità nell’unità organica.
1°classificato. www.lumenhaus.com/eu fonte:http://www.bioarchitettura-rivista.it/arretrati/n63-64/solar_decathlon.pdf
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2° classificato. www.solar-decathlon.fh-rosenheim.de fonte:http://inhabitat.com/2010/06/21/germany-unveils-super-efficient-ikaros-solardecathlon-house/ http://www.bioarchitettura-rivista.it/arretrati/n63-64/solar_decathlon.pdf
3° classificato. www.sdeurope.de fonte: http://www.bioarchitettura-rivista.it/arretrati/n63-64/solar_decathlon.pdf
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SURPLUSHOmE
GABLE HOmE
REfRACT HOUSE
PROGETTO: Technische universität, Darmstadt ANNO: 2009
PROGETTO: university of Illinois at urbana-Champaign ANNO: 2009
PROGETTO: Santa Clara university, California ANNO: 2009
Il prototipo è stato costruito con elementi modulari di legno dalle elevate prestazioni energetiche, in grado di facilitare il trasporto e il montaggio. Il nome, surPLuS home deriva dal fatto di essere un edificio caratterizzato da moduli solari SunPower particolarmente efficienti che hanno prodotto energia per sette delle 20 squadre coinvolte nella competizione. Quasi interamente rivestito da pannelli fotovoltaici garantisce una producibilità giornaliera pari a 19 kWh. L’energia autoprodotta, combinata a un involucro edilizio estremamente isolante, ha permesso la realizzazione di un edificio a bilancio energetico positivo. In copertura sono posizionati moduli monocristallini ad alta efficienza mentre sulle pareti verticali è stato impiegato fotovoltaico di silicio amorfo del tipo CIGS (rame, indio, gallio, selenite) in grado di sfruttare la radiazione diffusa. L’involucro è stato progettato per minimizzare le dispersioni attraverso pannelli isolanti sottovuoto, che nello spessore di 5 cm hanno una capacità d’isolamento equivalente a 40 cm di una comune lana minerale.
un prototipo caratterizzato da un tetto a capanna che si ispira alla casa colonica del Midwest. L’edificio è stato realizzato con bambù strutturale che ha aiutato il progetto a conseguire un livello elevato di efficienza e di isolamento. La facciata della casa è rivestita con legno antico recuperato da un magazzino agricolo di 100 anni ristrutturato. una struttura scorrevole consente di proteggere le finestre a sud. Questo progetto dimostra la possibilità di integrazione delle tecnologie avanzate nell’ambito dell’architettura tradizionale. Il tetto rivolto a sud è completamente rivestito in pannelli solari per creare un sistema di 9,1 kW, in grado di produrre quattro volte l’energia necessaria per il suo funzionamento. Progettata per rispondere agli standard di Casa Passiva e di efficienza energetica e ambientale, questa casa utilizza molte tecniche di bioedilizia e tecnologie per ridurre al minimo il consumo di energia all’interno della casa: luci a LED e piccoli elettrodomestici super efficienti.
Il progetto, pensato per il clima della California, nasce con l’intento di sfruttare principalmente gli apporti solari passivi, e prevede il controllo dell’illuminazione naturale e l’impiego di serramenti ad alta efficienza abbinati all’utilizzo di un impianto di solare termico per ACS e condizionamento, e alla presenza di un impianto fotovoltaico. L’impianto fotovoltaico è di 8,1 kW ed è installato un impianto di collettori solari che alimenta il sistema a pannelli radianti per il raffrescamento interno. Il sistema di ACS permette di recuperare l’acqua per preriscaldare l’acqua potabile necessaria all’utenza. In aggiunta un sistema di recupero degli apporti solari passivi garantisce l’eliminazione di impianti per il riscaldamento. La struttura dei moduli è in legno; è previsto inoltre un sistema di recupero delle acque grigie.
1°classificato. www.solardecathlon2009.de fonte:http://multimedia.b2b24.it/Flipit/bui_sos_1010211149/megazine/pdf/bui_ sos_1010211149.pdf
2° classificato. www.solardecathlon.uiuc.edu
3° classificato. www.refracthouse.com
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SOLAR dECATHLON 2009 - WASHINGTON d.C.
Edifici sperimentali in legno per un’architettura sostenibile
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SOLAR dECATHLON 2007 - WASHINGTON d.C.
Edifici sperimentali in legno per un’architettura sostenibile
mAdE IN GERmANY
LEAf HOUSE
RIPPLE HOmE
PROGETTO: Technische universität, Darmstadt ANNO: 2007
PROGETTO: university of Maryland ANNO: 2007
PROGETTO: Santa Clara university, California ANNO: 2007
La costruzione ideata per la gara internazionale Decathlon 2007 e stata sviluppata inserita successivamente nell’ambito di un progetto di ricerca per la realizzazione di una cittadella a basso consumo energetico Solar Campus dove saranno ospitate le residenze degli studenti del quale il prototipo costituirà uno dei tasselli del progetto. Tutti i materiali e le tecnologie impiegati nella costruzione del prototipo, inclusa la quercia tedesca, sono made in Germany, di qui il nome dell’abitazione. Interessante la veranda coperta da 8 moduli solari trasparenti - Plus-EnergieHaus. L’elemento tetto della veranda svolge più funzioni: non copre solo in parte il fabbisogno energetico della casa, ma accumula corrente ecologica supplementare nella rete. Inoltre, gli elementi del tetto dell’impianto fotovoltaico che lasciano penetrare la luce regolano la luce naturale, forniscono ombreggiamento, protezione dal sole e dal riflesso, oscuramento, e infine anche isolamento termico e acustico.
Il prototipo, realizzato con una struttura in legno modulare, mobili e pannelli adattabili, è stato progettato con una particolare attenzione per la flessibilità richiesta dalle abitazioni contemporanee. Il concept del progetto è stato sviluppato a partire dall’immagine della foglia: una superficie captante energia solare che viene trasformata in energia vitale per la pianta. La presenza del solare fotovoltaico policristallino e del solare termico per acqua calda sanitaria, sono abbinati ad un sistema radiante per coprire il fabbisogno energetico termico ed elettrico dell’edificio. All’interno del prototipo è previsto un sistema innovativo ad alta efficienza per il controllo dell’umidità dell’aria che associa la deumidificazione essiccativa con il raffrescamento evaporativo. Questo sistema elimina la necessità di raffreddamento meccanico convenzionale e riduce l’energia necessaria per il raffreddamento fino a un massimo del 90%.
L’edificio realizzato dall’università della Silicon Valley, prende avvio dall’impiego di vetri elettrocromici, essi garantiscono una risposta immediata alle variazioni di irraggiamento esterno, le quali vengono controllate automaticamente (ma anche manualmente attraverso un sistema computerizzato) nelle ore più assolate per consentire il mantenimento ottimale della temperatura degli ambienti interni. L’edificio è dotato inoltre di un’innovativa unità solare – progettata nei laboratori dell’Santa Clara university – per la produzione di acqua calda e per il condizionamento dell’aria. L’edificio è progettato per essere auto sufficiente dal punto di vista energetico, attraverso un sistema fotovoltaico che alimenta delle batterie, con la possibilità di escluderle se ci si connette alla rete. La struttura dell’edificio è costituita di elementi lamellari in bamboo, novità per il mercato statunitense, messi a punto proprio per questo edificio.
1°classificato. www.solardecathlon.de
2° classificato. www.solarteam.org
3° classificato. www.scusolar.org
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LUmEN HOUSE
Il prototipo si avvale di una struttura prefabbricata off-site, secondo il principio della prefabbricazione progressiva (OA-SYS system).
IkAROS
Il prototipo è realizzato con una struttura in legno prefabbricata off-site, da trasportare separatamente e assemblare sul posto.
HOmE+
Il prototipo è concepito per essere trasportato in parti al luogo dell’evento, con una struttura in legno prefabbricata off-site, costituita di moduli di profondità differente, assemblati poi in situ. Foto alta: www.solardecathlon.gov foto centro: www.solar-decathlon.fh-rosenheim.de foto bassa: www.sdeurope.de
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surPLUS home
mAdEINGERmANY
Il prototipo è realizzato con una struttura lignea prefabbricata offsite, l’intero edificio è diviso in parti e trasportato sul luogo, dove verrà assemblato.
Il prototipo pensato con una struttura lignea leggera (a telaio) prefabbricata, è suddiviso in moduli, da trasportare e assemblare sul posto per realizzare l’edificio finale.
GABLE HOmE
LEAf house
Il prototipo nasce dalla realizzazione di una struttura in legno, prefabbricata in bamboo laminato. L’edificio è costruito quasi completamente off-site.
Il prototipo, definito da una struttura lignea prefabbricata off-site, è trasportato in un modulo unico allo stato grezzo all’evento, dove viene terminato.
REfRACT HOUSE
RIPPLE HOmE
Il prototipo è studiato per essere trasportato in parti sul luogo dell’evento. Si avvale di una struttura in legno prefabbricata off-site, costituita di tre moduli che vengono poi assemblati sul posto.
Il prototipo è costituito da due moduli finiti, prefeabbricati off-site, trasportati e assemblati in situ. Si avvale di una struttura lignea a telaio con componenti lineari incollati in bamboo
Foto alta: www.flickr.com/photos/teamgermany_sd09/4222613506/in/photostream/ foto centro: www.solardecathlon.uiuc.edu foto bassa: www.refracthouse.com
Foto alta: www.solardecathlon.de foto centro: www.solarteam.org foto bassa: www.sdeurope.de
SISTEmI COSTRUTTIvI E CANTIERE
Edifici sperimentali in legno per un’architettura sostenibile
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Edifici sperimentali in legno per un’architettura sostenibile
SOLTAG
SIGmA HOUSE
kINGSPAN LIGHTHOUSE
PROGETTO Nielsen & Rubow architects ANNO: 2004
PROGETTO: Stewart Milne Timber Group ANNO: 2007
PROGETTO: Stewart Milne Timber Group ANNO: 2007
Prototipo realizzato a Copenaghen da Velux. Questo prototipo di casa sostenibile è una casa prefabbricata autosufficiente dal punto di vista energetico e a zero emissioni. Il progetto rientra nel programma di ricerca “Demohouse” finanziato nell’ambito del “Sesto Programma Quadro” dell’unione europea. L’esperienza mostra come sia possibile trasformare e migliorare le coperture piane di edifici esistenti senza particolare valore e incrementarne lo stesso valore immobiliare arricchendoli di estensioni tridimensionali che ne sfruttino il piano di copertura. Nuovo volume residenziale energeticamente efficiente senza “sprecare” altre risorse territoriali.
Edificio sperimentale realizzato a Watford, nell’ambito del Bre - Building Research Establishment di Londra. L’impostazione progettuale di questo edificio riprende i caratteri tradizionali delle case a terrazzo dell’epoca vittoriana attualizzandoli e riesce ad azzerare le emissioni di anidride carbonica prodotte (certificazione “Carbon Free”). La costruzione infatti è autonoma per la produzione di energia disponendo di panelli solari e fotovoltaici, ha un sistema di riciclo delle acque grigie derivanti dalla doccia e dalla vasca da bagno, rubinetti a basso consumo, un sensore di calore che attiva e disattiva il condizionamento
Lighthouse è un progetto sperimentale, ed è un edificio “a zero emissioni” di circa 100 mq su tre livelli. Il livello Zero Carbon, cioè ad emissione di CO2 pari a zero, è stato raggiunto attraverso la riduzione delle emissioni di anidride carbonica dell’edificio nel suo complesso, considerando quindi quelle derivanti da riscaldamento e raffrescamento, dal consumo di energia elettrica, dalla produzione di ACS, e attraverso la considerazione anche di aspetti come il controllo del consumo idrico, il sistema di smaltimento dei rifiuti, l’uso di materiali sostenibili per garantire la salubrità e il comfort.
Fonte: http://www.velux.com
Fonte: http://www.lowenergyhouse.com
Fonte: http://www.lowenergyhouse.com
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Edifici sperimentali in legno per un’architettura sostenibile
CASA BUdERUS
PROGETTO: ufficio tecnico Buderus Italia, Legambiente e Provincia di MIlano ANNO: 2008
SUSTAINABLE CONNECTEd HOmE
mk LOTUS
PROGETTO: team di lavoro coordinato da F. Casalegno - MIT ANNO: 2010
PROGETTO: Michelle Kaufmann ANNO: 2009
Casa Buderus è un laboratorio dimostrativo nato dall’esigenza di illustrare al pubblico, le soluzioni più avanzate per il riscaldamento e il comfort ambientale, sfruttando in maniera integrata fonti di energia convenzionali e fonti rinnovabili. Architettura/esposizione/laboratorio, è dotata di otto differenti sistemi di generazione di energia: pannelli fotovoltaici, pannelli solari termici, pompa di calore geotermica, pompa di calore aria-acqua, caldaia a condensazione a metano, caldaia a biomassa, caldaia convenzionale, sistema di ricircolo aria.
Edificio sperimentale realizzato all’interno di un alleanza strategica tra il MIT Mobile Experience e la Fondazione Bruno Kessler. L’obiettivo è configurare un’architettura sostenibile, un sistema di energie rinnovabili e pulite, organizzare un’occasione di comunicazione e informazione di tecnologie innovative verso gli utenti, ipotizzare una sostenibilità sociale di integrazione tra l’abitazione del singolo individuo e la comunità.
Casa ecologica sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. MKLotus è una green architecture modulare prefabbricata economicamente accessibile realizzata con materiali eco-sostenibili. L’architettura progettata da Michelle Kaufmann presentata nel settembre del 2009 a San Francisco nell’ambito del convegno internazionale sull’edilizia West Coast Green, costituisce un manifesto in grado di dimostrate la realizzabilità di edifici sostenibili sia dal punto di vista ambientale che economico e sociale.
Fonte: http://www.casabuderus.it
Fonte: http://mobile.mit.edu
Fonte: www.mkd-arc.com
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L’INTEGRAZIONE DEI SISTEMI PER LA GESTIONE DELL’ENERGIA AMBIENTALE NELL’INVOLUCRO EDILIZIO IN LEGNO Barbara Melis* La domanda odierna di uso razionale delle energie (minor richiesta energetica, uso efficiente di quella impiegata e maggior impiego di fonti rinnovabili) dovrebbe condurre il progettista a lavorare su scelte progettuali che tengano in considerazione nuovi elementi atti a gestire le energie del contesto; a seguito di ciò il manufatto concepito potrebbe essere manifestazione, accanto all’espressività delle tecnologie costruttive adottate, delle energie ambientali usate sia con modalità passiva che con modalità attiva, per mezzo di sistemi atti a tale scopo. Questa attenzione, che richiederebbe una nuova impostazione a monte del lavoro progettuale, si potrebbe rivelare un’opportunità per l’articolazione del progetto che si cimenti ad accordare i nuovi elementi, o sistemi, con tecnologie consolidate. Infatti gli elementi e i sistemi per l’utilizzo delle energie sono spesso il risultato di proposte recenti che nella maggior parte dei casi mostrano, per poter funzionare, un aspetto di alterità rispetto alle immagini abituali del costruito, e ciò è sovente usato in modo pregiudiziale con intento di esaltazione o al contrario di camuffamento di tali sistemi; invece, probabilmente, la sfida più interessante è quella dell’integrazione della nuova espressività ad arricchimento di un linguaggio già radicato nel panorama architettonico. Il settore del legno che recentemente ha saputo accrescere l’immaginario legato al proprio prodotto, affiancando alla consueta idea della tradizione il tema dell’innovazione tecnica, potrebbe trovare un ulteriore campo di esplorazione e sviluppo nel confronto con l’integrazione dei sistemi per la gestione delle energie ambientali. INTRODUZIONE Nel 2009 il Parlamento Europeo ha approvato la norma che prevede l’autonomia energetica di tutti gli edifici che verranno costruiti dopo il 2018; la Commissione che ha scritto il documento era impegnata a rivedere la direttiva comunitaria del 2002 sul “Rendimento energetico nell’edilizia”, recepita in Italia con il decreto legislativo 192/2005 integrato dal successivo D.L. 311/2006. Tale legislazione introduce, accanto alla
*
architetto, PhD, docente a contratto presso Politecnico di Torino
richiesta di formulare procedure per la certificazione degli edifici, un’attenzione alle caratteristiche dell’involucro edilizio, poi riprese dalle leggi regionali e in particolare dai regolamenti edilizi comunali, che sollecitano soluzioni progettuali di forte ingerenza nella sfera architettonica come la presenza di sistemi per produrre energia o per schermare dalla radiazione solare le superfici maggiormente esposte. Dando così il via all’obbligo di introdurre negli edifici elementi che sino ad allora erano a discrezione del progettista. Inoltre nel 2007 e nel 2008 due decreti ministeriali sancisco incentivi economici per soggetti produttori di energia da fonti rinnovabili1; in particolare quello del 2007 incentiva anche i singoli utenti a produrre energia elettrica tramite sistemi fotovoltaici. Questo insieme di norme e leggi senza una adeguata preparazione a gestire le richieste di cambiamento porta con sé il rischio di condurre a una diffusione indiscriminata di sistemi per la captazione dell’energia, e portare all’alterazione del nostro paesaggio costruito senza un piano strutturale che indichi una nuova linea di approccio al progetto, ma solo un’addizione di tali sistemi alle ordinarie costruzioni. Per ovviare a un simile scenario che potrebbe, come accaduto tempi recenti, generare un’avversione pregiudiziale verso gli elementi che consentono una gestione delle energie ambientali vi è la necessità di pensare ad una loro integrazione negli edifici, in modo che siano percepiti tutt’uno con il prodotto edilizio. L’innovazione dei sistemi tecnologici è quindi uno dei passaggi necessari per attuare il cambiamento, ciò si concretizza anche attraverso occasioni di sperimentazione (cfr. Callegari, Corsico, Spinelli, p.104), che danno modo all’invenzione di superare i paletti della trasferibilità e della flessibilità (Pone, 1999) per entrare nel processo costruttivo ordinario e contribuire al cambiamento. Molti progettisti si sono impegnati nello studio e nella realizzazione di costruzioni con tale fine; le immagini e le descrizioni dei loro edifici testimoniano questo impegno, e mostrano i diversi atteggiamenti progettuali con i quali si può operare l’integrazione dei sistemi per la
Fig. 1 Thomas Spiegelhalter, Modulo abitativo ufficio, Los Angeles, 2004
Fig. 2 Spiegelhalter (2004) schema del funzionamento invernale ed estivo del modulo
1 http://www.gse.it/attivita/Incentivazioni%20Fonti%20Rinnovabili/Pagine/default.aspx ultima visita 26 agosto 2010
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gestione dell’energia in architettura, rivelando come le strategie possano essere anche di diverso ordine: dallo studio della morfologia degli edifici per adattare i manufatti a cogliere le potenzialità energetiche del contesto, all’inserimento puntuale di elementi e sistemi nell’involucro edilizio, sino alla proposta dell’impiego di materiali innovativi nelle stratigrafie delle pareti. In particolare i progetti di seguito segnalati sono realizzazioni in legno (struttura e/o involucro) per avvalorare l’ipotesi che l’integrazione sopra detta può essere portata a compimento anche nel caso specifico dell’uso del legno. USO RAZIONALE DELL’ENERGIA AMBIENTALE E PROGETTO Fig. 5 NU architectuuratelier, “Prototipo casa/ufficio”, Sint-Denijs 2006
La morfologia dell’edificio La scelta di modellare la forma dell’edificio per garantire giaciture d’involucro e articolazione di spazi interni adatte a sfruttare al meglio le energie ambientali è una delle prime attenzioni messe in pratica dai progettisti, con lo studio di orientamento e inclinazione delle superfici nonché della disposizione delle aperture. Queste, scelte come bilanciamento ottimale tra comportamento estivo e invernale, caratterizzano fortemente l’aspetto del manufatto tanto da essere la strategia basilare di moduli dimostrativi come avviene per l’edificio solare proposto da Spiegelhalter, in cui la struttura di legno curvato ospita i moduli fotovoltaici e consente di indirizzare le brezze californiane per garantire una zona di depressione utile all’agevole estrazione dell’aria interna. Oppure lo studio morfologico può dettare una articolazione interna ben definita come succede nelle case che Thomas Herzog propone per Aarus, in cui nella zona sud si collocano gli spazi abitati della casa con grandi aperture vetrate verso l’esterno, mentre a nord trova posto uno spazio tampone di distribuzione nella cui parete nord è stato impiegato materiale a cambiamento di fase per migliorare il controllo del microclima. Altre volte è una sola attenzione a indirizzare
Fig. 3 Herzog, Schrade, “Residential community”, Aarus (Danimarca), progetto SHE – European Commission, 2003
Fig. 6 NU arch. (2006) Sezione del lucernaio
Fig. 4 Herzog, Schrade, (2004) Spazio tampone con parete in legno e impiego di PCM
Fig. 7 Prototipo “Casa Domani” di Albe Case
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degli edifici; così entrambi i sistemi stanno conquistando anche le facciate delle costruzioni, dopo aver ridotto i vincoli che legavano inclinazione ed efficienza. In particolare il fotovoltaico ha segnato molti progressi: se la sperimentazione di supporti trasparenti l’ha condotto a diventar parte di facciate vetrate (Jourda, 1991), oggi con l’impiego di nuovi materiali per le celle fotosensibili (Pagliaro,2009) il fotovoltaico ha anche la possibilità di essere steso su supporti flessibili quindi, ad esempio, essere impiegato su coperture curve e recentemente su teli schermanti. Mentre la soluzione del tubo sottovuoto per il solare termico, oltre ad aumentare l’efficienza ha
la forma dell’edificio, come quella all’illuminazione naturale della casa/ ufficio di NU architectuuratelier, che sfrutta un’articolata incastellatura della struttura a telaio in legno per portare verso l’interno luce zenitale. Quelle che possono sembrare forme inusuali per l’edilizia ordinaria vengono usate per il loro esplicito carattere comunicativo in alcune proposte di mercato, come è facile presumere nel caso della ditta Albe Casa che con il modulo “Casa Domani” si discosta molto dal suo stile consueto2. Lo stesso approccio è usato in alcune proposte estere, come quelle di ZEDfactory di Bill Dunster3. Elementi dell’involucro Lavorare su singoli elementi dell’involucro per renderli oggetti di controllo delle energie ambientali e al tempo stesso caratteri dell’immagine dell’edificio è un ulteriore modo di sviluppare l’integrazione di attenzioni ambientali nel progetto. Gli elementi orizzontali che scandiscono la suddivisione delle parti vetrate possono assumere il ruolo di schermature orizzontali, utili nelle facciate rivolte a sud (Tomesen, fig.8), diventando al tempo stesso segni che definiscono il disegno del prospetto. Oppure nelle facciate rivolte a est o ovest elementi verticali possono svolgere lo stesso ruolo figurando come elemento dinamico della superficie d’involucro in continuità con il rivestimento. Come avviene nel progetto di Herzog come schermatura il pronunciato sbalzo del tetto e l’inserimento di alcuni fili d’acciaio tesi a tutta altezza per ospitare piante rampicanti. Sistemi per la produzione di energia da fonti rinnovabili: fotovoltaico (PV) e solare termico Il segno che comunemente denota la presenza di sistemi per la produzione di energia negli edifici sono i “pannelli”, PV o termico, adagiati sulle coperture. Con un’attenzione più o meno presente all’integrazione di tali elementi con l’edificio. Anche se questi formati continuano a essere i più diffusi, da diversi anni sono allo studio soluzioni inserite più organicamente nell’architettura
2 http://www.archinfo.it/albe-case-vivere-in-una-casa-che-vive/0,1254,53_ART_1135,00.html ed anche http://www.albecase.it/it/; ultima visita 26 agosto 2010
Fig. 8 Rooijakkers + Tomesen architecten, Padiglione da giardino, Soest 2006
Fig. 10 Jourda e Perraudin , “Accademia di Mont Cenis”, Herne 1991
Fig. 9 Thomas Herzog, “Studio medico e residenza”, Paderborn 1995
Fig. 11 Jourda e Perraudin (1991) fotovoltaico integrato nel vetro dell’involucro
Si può consultare il sito ZED factory dove si trovano i modelli proposti dall’architetto britannico http://www.zedfactory.com
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Fig. 12 Materiale fotovoltaico steso su supporto flessibile
Fig. 14 Faro Architecte, “Casa in Amsterdam” 2009
Fig. 13 Tende schermanti pareti fortemente irraggiate potrebbero essere integrate con PV
reso visivamente leggero il sistema, tanto da essere usato come passaggio tra pieno e vuoto nel coronamento della casa studiata da Faro.
Fig. 16 Kathan Schranz Strolz, “Edificio di abitazioni”, Innsbruck 1996
Efficienza energetica: sistemi di facciata Le architetture progettate con attenzione alle energie ambientali usano molto spesso l’intera facciata o buona parte di essa per trattare termicamente l’aria in ingresso. Si creano a questo scopo degli spazi tampone, mediazione tra interno ed esterno, che possono essere abitabili o meno. Si passa dai giardini d’inverno o serre, vere e proprie stanze seppur con modalità d’uso condizionate dai diversi periodi dell’anno (Zappone, 2009), a zone prettamente tecniche quali ad esempio i muri Trombe. Nel tempo si sono sviluppate molte sperimentazioni su questo tema
lungamente studiato l’impiego di serramenti lignei per le serre dei suoi progetti. Tali sistemi di facciata hanno anche condotto a reinterpretazioni di ridotte dimensioni come avviene nel modulo porta finestra per l’edificio di abitazioni a Innsbruck dell’architetto Strolz, dimostrando come possa essere elemento modulare adatto anche a soluzioni a catalogo.(Fig.16) Materiale innovativo per le chiusure Scendendo di scala nell’esame delle costruzioni si giunge alla stratigrafia di involucro, nodo nevralgico per un controllo efficace dei flussi energetici di un edifico, tema ancor più importante nel caso di architetture che si
Fig. 15 Faro Architecte (2009)
con risultati via via sempre più interessanti di integrazione nel disegno delle facciate (Schittich, 2003), tanto da risultare oggetto di indagine architettonica privilegiata per alcuni architetti, in particolare nord europei; come nel caso di Georg Reinberg, architetto austriaco che ha inoltre
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barbara melis, L’integrazione dei sistemi per la gestione dell’energia ambientale nell’involucro edilizio in legno
prefiggono di gestire in modo razionale le energie ambientali. Nella vastità del tema è interessante segnalare le sperimentazione che da alcuni anni si stanno portando avanti per aumentare le prestazioni termiche di elementi di ridotto spessore e leggeri, caratteristiche che si riscontrano nelle pareti in legno. Alcuni lavori vengono condotti allo scopo di creare un’inerzia artificiale4 attraverso l’uso di materiali a cambiamento di fase (PCM) che in inverno accumulano calore durante il giorno per rilasciarlo la sera, mentre in estate i selettori prismatici posti davanti al PCM impediscono il passaggio dei raggi solari. Altri lavori invece si stanno concentrando sulla sperimentazione in campo architettonico di isolanti termici traslucidi che permettono il passaggio della radiazione luminosa ma sono una barriera per la radiazione termica. Entrambe le applicazioni risultano avere una alta potenzialità di integrazione nei lavori di architettura come mostrano i progetti degli architetti Dietrich Schwarz e Thomas Herzog (figg.17-19). CONCLUSIONI Il tema dell’uso razionale delle energie nei progetti d’architettura offre un campo di sfida interessante per la creatività dei professionisti, ma può essere colto anche come ambito di sviluppo di mercato dalle aziende: un tavolo di confronto proficuo per entrambi i soggetti. Il connubio tra sperimentazione architettonica e aziende viene portato avanti anche in alcune competizioni internazionali come il citato Solar Decathlon (cfr. Callegari, et Al. p.104), nel quale è possibile riconoscere nel tempo una evoluzione nell’approccio ai progetti. Mentre nei primi incontri l’attenzione era focalizzata a un esteso impiego di sistemi per la produzione energetica applicati all’involucro del modulo (vedi “Made in Germany” 2007) in pochi anni si è passati a sistemi più complessi che coinvolgono tutto il corpo edilizio nel compito di regolazione delle energie ambientali (vedi “Home+”, 2010)5. Questa occasione di incontro intesa dagli enti universitari come momento di confronto e stimolo alla ricerca è certamente considerata delle aziende/
Imperadori, M. “Alla ricerca dell’inerzia artificiale”, in Roda, R. (2003), “Abitare il futuro : innovazione tecnologia architettura”, Milano, BE-MA p.200-203
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Fig. 17 Dietrich Schwarz, “Casa solare”, Ebnat-Kappel (Svizzera) 2000
Fig. 19 Sopra: Thomas Herzog, Sperimentazioni su isolanti traslucidi
Fig.18 A sinistra: Dietrich Schwarz (2000) Foto di parete con PCM (sinistra) e schema della sezione di parete che evidenzia il funzionamento dei selettori prismatici; questi vetri presentano una seghettatura che lascia passare la luce in periodo invernale e la ferma in quello estivo regolando l’accumulo nel PCM
5 http://www.sdeurope.de/?lng=en, http://www.inhabitat.com/2010/06/22/stuttgartuniversitys-shimmering-high-tech-solar-home/ ultima visita 26 agosto 2010
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barbara melis, L’integrazione dei sistemi per la gestione dell’energia ambientale nell’involucro edilizio in legno
Fig. 20 Technische Universität Darmstadt, “Made in Germany”, vincitore del Solar Decathlon 2007
Fig. 21 Stuttgart University of Applied Sciences, “Home+”, terzo classificato al Solar Decathlon Europe 2007 (© Jan Cremers, HFT Stuttgart)
offrendo ai progettisti nuove possibilità d’impiego (cfr. Bernasconi, p.33), ha un’ulteriore possibilità di crescita nel campo dell’integrazione dei sistemi per la gestione dell’energia. Proprio il settore delle costruzioni in legno che ha una forte componente di prefabbricazione potrebbe ampliare la propria offerta di “kit di montaggio” potenziando lo studio di componenti del sistema costruttivo che assumano il ruolo di regolare le energie ambientali: potrebbero essere studiati sistemi di completamento alle chiusure verticali in grado di regolare la radiazione luminosa e parallelamente favorire il guadagno termico e/o energatico (cfr. fig. 11, 16). Oppure far evolvere i propri elementi incorporando una funzione energetica, potendo decidere se rendere tale scelta anche immagine architettonica (cfr. fig.18, 19) oppure celarla visivamente (cfr. fig.4). Inoltre se il settore saprà seguire questa linea di sviluppo si apre un’altra possibilità di impiego per gli edifici in legno: i quartieri ecologici energicamente autonomi6. Questo ultimo traguardo dello sviluppo urbano, già indagato dalla fine degli anni ’90 ma oggi sempre più perseguito (Berrini, 2010), richiede non solo edifici con un fabbisogno energetico ridotto, ma che producano essi stessi energia e che abbiano dispositivi per condividerla con il sistema urbano circostante per formare reti energetiche intelligenti, smart grid, oggi allo studio da parte di molti soggetti. Le costruzioni in legno, già prescelte per le loro potenzialità ecologiche, potrebbero così incontrare una sempre maggiore richiesta d’impiego aumentando ancor più il divario tra loro e il pregiudizio di chi le vede relegate all’impiego in aree extraurbane o in un contesto tradizionale.
BIBLIOGRAFIA
Berrini, M., Colonetti, A. (a cura di) (2010), “Green life. Costruire città sostenibili”, Compositori, Milano Flagge, I., Loibl, V., Meseure, A., (2001)“Thomas Herzog. Architecture+Technology”, Prestel, Munchen Pagliaro, M., Palmisano, G., Ciriminna, R. (2009), “BIPV. Il fotovoltaico integrato nell’edilizia”, Flaccovio Editore, Palermo Perriccioli, M., Rossi, M. (2005) “Thomas Herzog Reacting skin. 10 progetti per l’abitare sostenibile”, Roma, Edizioni Kappa Piemontese, A., Scarano, R., (2003) “Energia solare e architettura”, Gangemi Editore, Napoli Pone, S. (1999) ”Deduzioni e nuovi orizzonti” in Truppi, C. (a cura di) “La citta del progetto. Trasferimento di tecnologie e convergenze multidisciplinari”, Liguori Editore, Napoli Schittich, C. (a cura di) (2003), “Architettura solare: strategie, visioni, concetti”, Birkhäuser, Monaco Zappone, C. (2009), “La serra solare : criteri di progettazione e risparmio energetico. Architettura, funzionamento, materiali”, Sistemi Editoriali, Napoli
sponsor come banco di prova per future innovazioni commerciali. Il campo della costruzione in legno (i due moduli citati hanno ambedue strutture lignee) vive in questi anni un periodo di riscoperta e crescita (cfr. Callegari et Al., p.57), questa attenzione che ha portato all’evoluzione dei sistemi tradizionali, usando al meglio le potenzialità del materiale, e
L’autore è impegnato su tale tema in una ricerca dal titolo “Social Energy e Next Futurama. Produrre energia diffusa da fonti rinnovabili in ambiente urbano”. In collaborazione con Edison s.p.a. ed E++ s.r.l. (Borsa di ricerca Fondazione Goria)
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pa r t e t e r Z a PROPOSTE PROGETTUALI PER UN fUTURO SOSTENIBILE: WORkSHOP BOISLAB
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Elena di bella, Strategie forestali in Provincia di Torino
STRATEGIE FORESTALI IN PROVINCIA DI TORINO Elena Di Bella* Un progetto ambizioso con un piccolo budget. Le politiche forestali della provincia di Torino si consolidano e si articolano nel 2009 con l’approvazione della legge regionale 4 che finalmente assegna un ruolo e competenze specifiche alle Province in materia sia di pianificazione, sia di programmazione forestale. Un ruolo che le Province non hanno mai avuto e che comporterà nuove responsabilità e nuovi investimenti della cui portata non vi é ancora piena consapevolezza. In particolare all’articolo 26 si prevede che la Provincia rediga un programma triennale di sviluppo per il settore forestale che costuisce il riferimento e il coordinamento per i piani di sviluppo delle Comunità Montane. Nel piano triennale verranno indicati tutti gli interventi in materia di aggregazione dell’offerta (associazionismo pubblico e privato), di infrastrutturazione (viabilità piazzali, essiccatoi), di promozione e commercializzazione della filiera (certificazione, valorizzazione dei prodotti, aste). In materia di pianificazione inoltre la Provincia assume competenze in merito alla redazione dei Piani Forestali Territoriali e in materia di informazione/autorizzazione (sportelli forestali). Per la realizzazione del piano d’intervento la Regione stanzierà, attraverso la legge 4, delle risorse specifiche che purtroppo non sono ancora disponbili e che obbligano la Provincia ad investirne di proprie, oltre a fortuite, ma temporanee, risorse europee. Non siamo che all’inizio di un lungo percorso che la Provincia intende percorrere avendo ben chiare tre linee guida: - lo sviluppo della filiera sarà sostenibile, cioè attenta agli aspetti di sviluppo economico (locale), di sostenibilità ambientale e sociale; - le relazioni interne al sistema degli Enti Locali saranno esaltate valorizzando il ruolo degli altri Enti Locali attori del processo di sviluppo della filiera: le Comunità Montane e Collinari ed i Comuni;
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- saranno valorizzate le sinergie con i soggetti privati locali attori della filiera, nel rispetto delle reciproche competenze e capacità; - il modello è sostenibile non solo in quanto si valorizzano risorse locali rinnovabili (legno locale) verso usi quali l’edilizia, il design, l’arredo urbano e non solo, ma in quanto si punta al risparmio energetico attivo e passivo (produzione di energia da fonti rinnovabili e uso del legno come materiale coibente). E’ un modello “a Km 0” che punta a valorizzare le risorse forestali locali e che decide di certificarle non solo dal punto di vista della gestione sostenibile ma dal punto di vista dell’origine territoriale, con attenzione a tutta la catena di custodia. Vogliamo in altre parole poter indicare in maniera visibile per il “consumatore finale” che un certo infisso o palo arriva da castagno del Canavese o della Val Pellice e che un certo trave o tetto è di larice della Val Chisone o della Val di Susa. Crediamo infatti che questo possa contribuire fortemente alla promozione economica degli operatori dell’intera filiera legno della provincia di Torino e rappresentare un vantaggio in termini di sostenibilità ambientale e di trasparenza per il cliente finale. Questo processo richiederà di ripensare in chiave innovativa: - i modelli organizzativi: la Provincia ha costituito un tavolo di filera legno che coinvolge, oltre alla Regione Piemonte e a tutte le categorie professionali e associazioni di imprenditori del legno, anche gli Enti locali, le cooperative edilizie, l’Università, il Politecnico, l’Ordine degli Architetti, degli Agronomi e Forestali, degli Ingegneri, dei Geometri, dei Costruttori, l’Environment Park che rappresenta un momento permanente di confronto, programmazione e progettazione sulla filiera legno; - il modello di città e territorio sostenibile che vogliamo perseguire costruendo anche in città con materiali che arrivano dalla montagna (vicina); - (di conseguenza) i modelli costruttivi: edifici e strutture in città come
in montagna possono essere progettati e riprogettati valorizzando la versatilità e le straordinarie doti del legno. La Provincia di Torino è da sempre laboratorio di innovazione. In questa fase storica complessa il nostro Assessorato si candida ad essere innovatore di un processo di sviluppo locale che, speriamo, non si fermerà mai. Un processo che produrrà i suoi risultati già in quanto processo, al di là dei risultati concreti, che potranno essere ottenuti in maniera visibile soltanto nel lungo termine. Un progetto che innescherà relazioni virtuose tra enti locali, proprietari forestali, architetti, ingegneri, geometri, costruttori, artigiani, falegnami, mobilieri, segherie, ditte boschive, imprese di seconda lavorazione , consumatori e cittadini per lavorare e vivere piu’ felicemente “a km 0”.
Provincia di Torino
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alberto pierbattisti, marc jean robert, Il progetto Bois lab
il progetto bois lab Alberto Pierbattisti*, Marc Jean Robert** Il territorio transfrontaliero della Provincia di Torino e del Dipartimento della Savoia ha una copertura forestale di tutto rispetto, pari a circa 393.000 ha, di cui 216.000 ha in Italia e 177.000 ha in Francia. L’indice di boscosità raggiunge il 28% in Savoia e il 23% in Provincia di Torino. La filiera forestalegno è un’importante risorsa per lo sviluppo socio economico dei territori montani e collinari; una corretta e diffusa gestione delle superfici forestali consente di massimizzare i benefici derivanti dalla presenza di foreste in condizioni ottimali di stabilità ecologica: prevenzione dell’erosione dei versanti, protezione dalle alluvioni, miglioramento del paesaggio, aumento della biodiversità, connettività ecologica, turismo, produzione di legno da opera e biomassa combustibile. Si stanno evidenziando nuovi scenari che potrebbero consentire alla gestione delle foreste di ridiventare, dopo un lungo periodo di crisi, un importante, fattore di sviluppo locale. Si assiste, infatti, ad una crescita della domanda di prodotti e servizi ad elevata prestazione ambientale; c’è inoltre maggiore attenzione da parte dei consumatori per il valore ambientale delle produzioni, la loro origine e sostenibilità. Il progetto BOIS-LAB è nato con l’obiettivo di accompagnare questa tendenza evolutiva, per rafforzare le capacità di adattamento dei territori forestali ai nuovi mercati, stimolare una ripresa della gestione forestale, incrementare qualità e quantità dell’offerta di legno locale, stimolare la domanda di legno locale con azioni di divulgazione, promozione, formazione, rivolte ai consumatori finali, agli operatori della filiera e alla Pubblica Amministrazione. BOIS-LAB è un progetto di cooperazione transfrontaliera tra la Provincia di Torino ed il Conseil Général de la Savoie (partner) cofinanziato dal programma di cooperazione Italia-Francia ALCOTRA 2007-2013. Con il progetto BOIS-LAB, il Dipartimento della Savoia e la Provincia di Torino stanno operando congiuntamente per attivare strategie di scala provinciale/dipartimentale, tese a sostenere domanda e offerta di legno di qualità e legno energia di provenienza locale, con azioni di sensibilizzazione, formazione e comunicazione, così da fornire sbocchi
opportuni alle produzioni legnose, spesso d’eccellenza, che i rispettivi territori sono in grado di esprimere. Il progetto BOIS-LAB si basa sulla partecipazione attiva e la condivisione degli obiettivi con tutte le categorie professionali interessate allo sviluppo della filiera locale foresta-legno. Attraverso la cooperazione, i partner intendono riconoscere e valorizzare le differenze d’approccio tecnicoamministrativo che hanno caratterizzato le strategie messe fino ad oggi in campo dai due partner, selezionando, mettendo in rete e promuovendo il trasferimento delle esperienze che hanno prodotto i migliori risultati.
forestale). Il progetto inoltre concorre all’obiettivo europeo di riduzione delle emissioni climalteranti in atmosfera promuovendo: - un più ampio impiego del legno come materiale da costruzione, così da accrescere la prestazione energetico-ambientale del settore edile; - un maggiore utilizzo del cippato forestale di provenienza locale per produrre energia in filiera corta, in sostituzione dei combustibili fossili. Il progetto Bois Lab assume come obiettivo generale lo sviluppo e valorizzazione della filiera foresta-legno nel territorio transfrontaliero, proponendo una visione integrata delle filiere legno-energia e legno da opera. Per quest’ultima il progetto mira alla qualità, innovazione e riconoscibilità delle produzioni locali, che vanno caratterizzate dal punto di vista del loro valore tecnologico e ambientale. La crescente attenzione dei consumatori per strutture abitative ad elevata efficienza energetica e sostenibili sul piano dei materiali impiegati -che si preferiscono naturali e ‘locali’- costituisce un’opportunità straordinaria per i legnami locali, che può essere colta intervenendo sia sulla domanda sia sull’offerta. L’obiettivo generale è quello di creare maggiori opportunità di sviluppo locale valorizzando la risorsa foresta-legno.
Fig. 1 Legname pronto per l’asta
In termini generali il progetto s’inquadra nel sistema d’obiettivi individuati dalla Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo “Un piano d’azione per le foreste” (COM(2006) 302 def.), con particolare riferimento all’obiettivo di miglioramento della competitività a lungo termine, declinato dal Piano europeo nelle azioni chiave n. 1 (stimolare la ricerca e lo sviluppo tecnologico per migliorare la competitività del settore forestale), n. 4 (promuovere l’utilizzo della biomassa forestale per la produzione di energia), n. 5 (promuovere la cooperazione tra i proprietari di boschi e potenziare l’istruzione e la formazione nel campo
Fig. 2 Lavorazioni sui tronchi appena tagliati
Provincia di Torino, **Conseil Général de la Savoie
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alberto pierbattisti, marc jean robert, Il progetto Bois lab
Il progetto si articola in tre obiettivi e nove attività. Obiettivo 1: Accrescere la capacità del sistema territoriale transfrontaliero foresta-legno di impostare e realizzare strategie condivise di sviluppo locale Att.1: Workshop laboratorio “Accordi strategici e piani di approvvigionamento territoriale”: sperimentazione e scambio d’esperienze”; Att.2: Workshop laboratorio “Certificazione delle filiere e sviluppo di nuovi sistemi di commercializzazione nelle foreste pubbliche; sperimentazione e scambio d’esperienze”; Obiettivo 2: Migliorare l’organizzazione dell’offerta di legno locale e accrescerne la competitività Att. 3 : Animazione dei proprietari privati per favorire la concentrazione dell’offerta, la gestione associata e l’approvvigionamento delle filiere legno-energia e legno-costruzione; Att.4: Accorpamento dell’offerta, valorizzazione del legno combustibile, tracciabilità: seminari transfrontalieri di scambio di esperienze; Att.5: Studi tecnici per la realizzazione di centri di essiccazione naturale del cippato e di commercializzazione in piazzale di legname tondo da costruzione; Obiettivo 3: Qualificare e promuovere le produzioni legnose locali Att.6: Certificazione tecnologica con ultrasuoni di nuove specie alpine nelle strutture in legno (larice, castagno); Att.7: Valorizzazione del legno da costruzione tramite consulenza tecnica, animazione, scambio di buone pratiche in architettura, visite a cantieri dimostrativi con utilizzo di specie legnose locali; Att.8: Realizzazione di documenti di sintesi sulle buone pratiche nel settore legno da costruzione; Att.9: Promozione delle produzioni legnose locali nell’edilizia pubblica.
Ulteriori informazioni sul progetto sono reperibili sul sito ufficiale www. bois-lab.org.
Fig.5 Visita allo stand del Progetto Bois-Lab alla fiera Habitat et Jardin (Chambery)16 aprile 2010
Fig. 3 Seminario sulla certificazione delle filiere - 12 marzo 2010 Fig.6 Visita alle architetture in legno della Provincia di Torino - 18 settembre 2010
Fig.4 Legname certificato FSC
Fig. 7 Mostra dei risultati del workshop Bois Lab - Bosco&Territorio 2010 (Beaulard -TO)
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L’esperienza del workshop. Un percorso progettuale transdisciplinare Guido Callegari*, Roberto Zanuttini** Il workshop, che rientra in una delle azioni del progetto di cooperazione transfrontaliera Bois-Lab, è stato promosso dalla Provincia di Torino con la finalità di sostenere e diffondere una cultura progettuale del legno nell’ambito del sistema territoriale provinciale in un’ottica di valorizzazione della filiera. L’iniziativa, con riferimento al crescente interesse per l’impiego del legno in edilizia, ha guardato agli esiti più interessanti di una stagione di progetti e azioni, sia in ambito nazionale che internazionale, finalizzati al processo di valorizzazione della risorsa legno. La Provincia di Torino ha promosso quest’ esperienza pilota nella prospettiva di favorire l’uso delle specie legnose locali con la possibilità di ricadute positive sul sistema economico- sociale e ambientale del nostro territorio. Il workshop -rivolto ad architetti, ingegneri, forestali con laurea di I e II livello, geometri, addetti e titolari di imprese edili e artigiane, dirigenti, funzionari e tecnici delle pubbliche amministrazioni- è nato quindi con la volontà di far conoscere e promuovere presso tutti i soggetti interessati le potenzialità del legno in edilizia come azione educativa di medio-lungo termine. La struttura del workshop ha previsto le seguenti azioni: - un ciclo di lezioni: un’azione divulgativa/educativa di sensibilizzazione mirata a evidenziare l’attualità e la sostenibilità dell’uso del legno in edilizia; l’attività articolata in quattro appuntamenti, era finalizzata all’aggiornamento professionale di 60
Fig. 1 Aula Magna Istituto Avogadro di Torino. L’attività di formazione
Architetto, PhD, ricercatore presso il Politecnico di Torino (DIPRADI) Professore associato di Tecnologia del legno presso AGROSELVITER - Università degli Studi di Torino *
tra progettisti, operatori e aziende del settore legno della provincia di Torino e aperta anche alla partecipazione di un pubblico più ampio di non “addetti ai lavori” ma interessati al tema. - un workshop di progettazione: un’azione di formazione interdisciplinare destinata ai 60 professionisti e operatori del settore legno selezionati fra le diverse candidature pervenute per la partecipazione al workshop. Attraverso un’attività di atelier progettuale i partecipanti si sono confrontati sull’ideazione di un modulo espositivo realizzato con legno proveniente dai boschi del territorio della Provincia di Torino. Una commissione di valutazione ha selezionato il progetto “il senso del legno”che è stato poi realizzato in una seconda fase del workshop attraverso un’ulteriore attività progettuale. - un progetto pilota: Si è giunti al passaggio dalla fase ideativa a quella realizzativa attraverso un’azione di accompagnamento progettuale che ha visto l’idea del gruppo vincitore al centro della seconda fase del workshop. Mediante lo straordinario lavoro del gruppo “il senso del legno”, una consulenza scientifica del Politecnico di Torino e dell’Università degli studi di Torino e l’apporto di artigiani e operatori di aziende il progetto si è trasformato in realtà. L’architettura realizzata si è trasformata nel contenitore di un’esposizione itinerante, una mobile exhibition per la promozione delle buone pratiche della filiera legno sul territorio della provincia di Torino. - una manifestazione internazionale: l’esperienza del workshop e il modulo realizzato sono stati presentati nell’ambito della manifestazione “Bosco e territorio” che si è tenuta a Oulx loc. Beaulard (TO) dal 17 al 19 settembre 2010. Il progetto, un manifesto del costruire in legno, è sarà presentato nell’ambito di altre manifestazioni per comunicare l’esperienza complessiva del workshop ma anche come prima azione di un “modello locale” per la valorizzazione della risorsa legno.
Fig. 2 - Il Dossier progettuale Boislab. Lo strumento di inquadramento dell’attività del workshop (immagine Grafica Lorem)
- una pubblicazione: l’esperienza del workshop con i suoi protagonisti, i diversi contributi progettuali e il ciclo di lezioni sul legno è stata raccolta sulla presente pubblicazione che accompagnerà il modulo “il senso del legno” nelle diverse tappe del percorso di informazione e sensibilizzazione sull’uso del legno in architettura. - un sito web: i contenuti e gli aggiornamenti del Boislab sono presenti sul sito ufficiale www.bois-lab.org
Fig. 3 - Il confronto sulle idee progettuali ai tavoli di lavoro.
Fotografie gentilmente fornite da FOAT - Fondazione ordine degli architetti e Provincia di Torino
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Guido Callegari, ROBERTO ZANUTTINI, L’esperienza del workshop. Un percorso progettuale transdisciplinare
Programma interventi formativi - Elaborazione grafica Grafica Lorem
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Guido Callegari, ROBERTO ZANUTTINI, L’esperienza del workshop. Un percorso progettuale transdisciplinare
Il DOSSIER PROGETTUALE BOISLAB: LE “REGOLE DEL GIOCO” I sessanta partecipanti al workshop avevano a disposizione un dossier per affrontare l’attività progettuale. Nel documento venivano riepilogate le “regole del gioco”: gli obiettivi del lavoro progettuale, le diverse fasi dell’attività, i caratteri del manufatto da progettare, le possibili alternative. Il dossier realizzato a supporto del workshop è stato concepito come una sorta di “manualetto d’uso” per la progettazione e realizzazione di manufatti modulari in legno attraverso una galleria di casi studio che ne inquadrava il lavoro progettuale con le diverse specificità.Viene riproposto di seguito il testo del disciplinare di progettazione contenuto nel dossier. Le proposte progettuali dovranno essere studiate con l’obiettivo di illustrare in modo sintetico le modalità e i tempi di esecuzione del manufatto con riferimento ad uno scenario confrontabile con delle ipotesi di costi di massima. L’idea progettuale sarà precisata anche attraverso la costruzione di una maquette in scala come ulteriore strumento di verifica. Il progetto assumerà l’obiettivo d’integrare diverse esigenze fra le quali: - idoneità/appropriatezza dello spazio espositivo progettato con esigenze di standardizzazione produttiva e valorizzazione delle specie legnose locali; - flessibilità e reversibilità tipologica del modulo espositivo; - illustrazione degli eventuali meccanismi adattivi dell’idea progettuale. Il progetto attraverso la combinazione di diverse tipologie di modulo con variazioni dimensionali e/o diverse aggregazioni di elementi base, potrebbe presentare diverse soluzioni morfologiche per perseguire la flessibilità funzionale e d’uso dell’unità espositiva. La scomponibilità, la flessibilità e la possibilità di sostituire o aggiungere elementi con operazioni semplici potrà avvenire secondo differenti regole d’uso ed essere gestibile eventualmente anche con interventi da parte di personale non specializzato.
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Per quanto riguarda gli obiettivi progettuali e di sperimentazione di sistemi costruttivi, i partecipanti sono stati chiamati a mettere a frutto e a confrontare le diverse competenze nell’intento di verificare i risvolti concreti del progetto, simulando il processo di costruzione, realizzazione, gestione, smontaggio ed eventuale stoccaggio in deposito del modulo espositivo proposto. La progettazione del modulo potrà privilegiare alcuni sistemi costruttivi in funzione della leggerezza o della facilitazione di alcune operazioni di prefabbricazione e assemblaggio. Le diverse proposte progettuali per la realizzazione del modulo Bois-lab, connotato da esigenze di trasportabilità, flessibilità e veloce montaggio e smontaggio potranno contemplare due diversi tipi di soluzioni e strategie: un modulo pre-assemblato in fabbrica, realizzato nelle dimensioni massime di un container in modo da poter essere trasportabile su gomma anche su grandi distanze e già pronto per il suo utilizzo come spazio espositivo; - un modulo che prevede l’assemblaggio in opera di piccoli elementi prefabbricati, una sorta di modulo-kit realizzabile tramite semplici connessioni “a secco” dei componenti. Le dimensioni e il peso del manufatto dovranno essere compatibili con un mezzo di trasporto ordinario, evitando di ricadere nella tipologia di trasporto eccezionale, con caratteristiche dimensionali rapportabili ad un container. L’unità modulare potrà essere una superficie unitaria o articolata in più ambienti, proposta come elemento singolo o aggregazione di piccoli componenti di unità prefabbricate. Lo spazio espositivo, dovrà contenere al suo interno aree riservate ad attività educative, divulgative, prevedendo alcuni spazi tecnici per gli apparati impiantistici e il deposito di materiali informativi necessari per lo svolgimento dell’attività culturale/espositiva. La struttura prefabbricata dovrà essere caratterizzata in chiave architettonica e formale attraverso una valorizzazione delle specie
legnose locali, rintracciabili a breve distanza, provenienti preferibilmente da boschi con gestione forestale sostenibile certificata. L’attenzione all’uso di materiali locali e a basso impatto nel contesto del workshop vuol essere uno stimolo per favorire lo sviluppo di filiere regionali e uno strumento di sensibilizzazione e informazione mirato a incrementare la conoscenza della realtà interprofessionale, dei diversi attori della filiera foresta-legno-edilizia del territorio della Provincia di Torino e delle sue peculiarità produttive. Il workshop è un’occasione per mettere in luce le opportunità e i vantaggi di carattere socio-economico e ambientale derivanti dall’implementazione di iniziative intese a rivitalizzare il legame tra l’uso del legno nel comparto della trasformazione industriale o artigianale e la materia prima di provenienza locale, in una visione integrata e multifunzionale della gestione del patrimonio forestale disponibile. In fase di progettazione verrà richiesto anche di definire il peso ambientale del progetto (si veda a questo proposito la pubblicazione “Usa il legno. Affronta il cambiamento climatico”, Cei-Bois 20061) calcolando il quantitativo materico di legno, metallo, cemento ed altri materiali impiegati; l’impronta ecologica - o footprint del progetto, vale a dire il peso che il manufatto avrà sull’ambiente in termini di bilancio di CO2 - potrà eventualmente essere valutata in modo qualitativo attraverso un calcolo delle quantità di legno impiegate a dispetto delle quantità di altri materiali utilizzati, con un rapido calcolo algebrico che permetterà di evidenziare il grado di sostenibilità in questi termini del progetto. La specificità del tema progettuale assunto per il workshop, ossia la realizzazione di un modulo espositivo in legno regionale, richiede l’apporto di competenze che trovano una rispondenza nel programma formativo proposto dal ciclo di lezioni e nella composizione interdisciplinare dei gruppi di lavoro. Il workshop, pur non richiedendo un livello di definizione esecutivo, premierà le proposte progettuali capaci di documentare la fattibilità tecnica ed economica.
http://www.roadmap2010.eu/wisd/pdfs/Book%20Italian%20complete.pdf
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Guido Callegari, ROBERTO ZANUTTINI, L’esperienza del workshop. Un percorso progettuale transdisciplinare
TIMELINE WORKSHOP BOIS LAB
Schema elaborato da DIPRADI - Politecnico di Torino
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Guido Callegari, ROBERTO ZANUTTINI, L’esperienza del workshop. Un percorso progettuale transdisciplinare
I CRITERI PROGETTUALI
LA COMMISSIONE DI VALUTAZIONE
VALORIZZAZIONE DELLA FILIERA LEGNO - Impiego materiali locali: specie legnose regionali - Compatibilità delle scelte progettuali/tecnologiche con le specie legnose e i semilavorati a disposizione
INNOVAZIONE - Prodotto ( valorizzazione della risorsa legnosa) - Sistema - Progettuale
FLESSIBILITA’ - Flessibilità localizzativa e funzionale - Scelta del sistema costruttivo - Modularità
BENESSERE - Termo igrometrico - Visivo - Acustico
REVERSIBILITA’ - Trasportabilità - Montaggio e smontaggio - Gestione e durata
ECOCOMPATIBILITA’ - Quantificazione del legno locale utilizzato - Impronta ecologica - Riuso o riciclo dei materiali impiegati
FRUIBILITA’ - Accessibilità - Transitabilità - Attrezzabilità e flessibilità d’uso
ENERGIA - USO RAZIONALE - uso razionale energie ambientali rinnovabili - integrazione vsistemi per il controllo delle energie - sistema off grid o sistema di accumulo
Proclamazione del gruppo vincitore - Il senso del legno
La mostra dei progetti del workshop - Castello del Valentino 10 giugno 2010
La Commissione, era così composta: 1. Elena Di Bella. Provincia di Torino (presidente) 2. Liliana Bazzanella, Politecnico di Torino - DIPRADI 3. Stefano Dotta, Environment Park 4. Carlo Gubetti, Direttore CIPRA Italia 5. Claudio Perino, SIAT 6. Alberto Pierbattisti, Provincia di Torino 7. Gianni Pomatto, Fondazione Ordine Architetti 8. Marc Jean Robert, Conseil général de la Savoie Membri aggiunti nella qualità di referenti scientifici workshop: 9. Guido Callegari, Politecnico di Torino – DIPRADI 10.Roberto Zanuttini, Università di Torino - AGROSELVITER
IL PROGETTO VINCITORE
In data 10 giugno 2010, la commissione di valutazione sulla base dei criteri progettuali elencati a lato, ha proclamato vincitore il progetto “Il senso del Legno”, del gruppo: F.Carosso, D.Cucchiara, F. Zannier , V. Sibona, V. Guglia, S. Arvizzigno, I. Cicconetti, F. Cotto. La Provincia di Torino quindi ha ufficialmente dato avvio alla seconda parte del workshop finalizzata alla realizzazione del progetto vincitore. Il manufatto di legno regionale realizzato con le risorse messe a disposizione dalla Provincia di Torino, ha inaugurato l’opera nell’ambito della manifestazione forestale internazionale Bosco&Territorio 2010 (17-19 settembre 2010).
Simboli elaborati da DIPRADI - Politecnico di Torino
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Formazione, ricerca e professione: la condivisione di un percorso progettuale Per fornire un quadro di lettura dei progetti elaborati all’interno del workshop BoisLab bisogna partire dai presupposti che hanno generato questa esperienza: _ anzitutto un confronto all’interno di un sistema territoriale fra enti di ricerca e formazione, ordini professionali, associazioni di categoria invitati dalla Provincia di Torino ad individuare, nell’ambito di un progetto comunitario, nuovi percorsi di ricerca progettuale e formazione con riferimento alla filiera locale foresta-legno; _ la decisione di “scommettere” su una formula collaudata come quella del workshop progettuale, per individuare nuove forme di dialogo fra discipline diverse e costruire nuove prospettive di lavoro condiviso fra professionisti, tecnici e artigiani radicati su di un territorio; _ la volontà di caricare l’attività di workshop di una valenza simbolica attraverso la progettazione di un manufatto in legno regionale da destinare alla promozione della cultura del legno nella Provincia di Torino. L’atelier progettuale si è così facilmente trasformato in un laboratorio nel quale tutti – organizzatori, tutor, relatori e partecipanti ai tavoli di lavoro – si sono identificati, ancor prima che nel tema progettuale – la progettazione di un modulo espositivo trasportabile - nei significati che questa architettura avrebbe potuto assumere: il vero valore in gioco. Il workshop con le diverse idee progettuali ha così fatto da sfondo al vero intento: promuovere una cultura progettuale sull’impiego del legno. Di seguito vengono riproposti i diversi punti di vista, le riflessioni critiche dei tutor, dottoranti, docenti, ricercatori universitari, professionisti - afferenti a discipline diverse (architettura, ingegneria, scienze forestali) - che con il loro contribuito hanno fornito un supporto fondamentale all’inquadramento metodologico, l’indirizzo, lo sviluppo e la comunicazione dei lavori progettuali. In questa sezione del testo viene ricostruito un dibattito caratterizzato da una pluralità di sguardi e competenze che hanno accompagnato lo sviluppo del workshop attraverso un’azione progettuale ed educativa sul utilizzo del legno.
gustavo ambrosini
maria luisa barelli
architetto, PhD, libero professionista, ricercatore presso il Politecnico di Torino
architetto, PhD, ricercatore presso il Politecnico di Torino
IMPARARE DAI PROGETTI Propongo due modi per leggere i progetti del workshop: due possibili chiavi di lettura per ragionare, a partire dalle idee disegnate, sulle relazioni tra forma, materiale e spazialità e offrire spunti per nuove ricerche. Un primo modo è tentare di cogliere i principali contenuti comunicativi che esprimono, mettendo a fuoco, tra i molti temi sviluppati, quelli che possono costituirne il tratto distintivo. Nel 1° e 3° classificato, ad esempio, sembra prevalere la carica simbolica affidata alla funzione espositiva: il contenitore si fa icona del contenuto, evocando sensazioni visive e tattili legate al legno che agiscono non per banale imitazione ma per analogia e trasposizione di significati. Oppure, nel 2° e altri, è la flessibilità delle configurazioni distributive a costituirne il carattere centrale, creando molteplici soluzioni grazie a traslazioni e ribaltamenti di parti dell’involucro. In altri ancora è la ricerca di una facile scomponibilità e trasportabilità dei componenti lo spunto principale da cui si è sviluppato il progetto - un’attenzione peraltro presente anche in altri casi. Un secondo modo è concentrare l’attenzione sulle spazialità che le forme sono in grado di generare. Assumendo come limite di altezza l’ingombro di sagoma dettato da ragioni di trasporto, le diverse proposte si sviluppano in pianta offrendo una gamma di disposizioni che possono determinare percorsi di tipo lineare o più articolate opportunità spaziali, fino a possibilità aggregative “libere” nelle quali interno ed esterno fanno parte di una medesima esperienza fruitiva.
DAL DIRE AL FARE Il workshop si è fondato su un interessante cortocircuito fra aggiornamento professionale, sperimentazione progettuale e realizzazione di un manufatto, mettendo in moto una forma di lavoro per nulla scontata. Da un lato l’acquisizione di nuove conoscenze, in un processo circolare che ha coinvolto tutti – partecipanti e tutor –, appare oggi fondamentale in un settore in grande fermento e attraversato da processi di innovazione tecnologica molto forti (basti pensare ad esempio alle nuove tipologie di prodotto, specie ai pannelli basati sull’impiego e la ricomposizione di tavole, fogli, listelli, schegge, chips, o alle possibilità aperte nel progetto delle strutture in legno dall’uso delle macchine a controllo numerico); processi che, per inciso, tendono ad assegnare al legno un ruolo ben diverso da quello che tradizionalmente gli è stato attribuito, mettendo in crisi retoriche e luoghi comuni sin troppo abusati (il legno come materiale “vivo” e “naturale”). Da un altro lato, la possibilità di approdare alla costruzione del modulo espositivo – una fase quest’ultima che se è stata concretamente percorsa dal solo gruppo vincitore ha rappresentato per tutti i partecipanti il punto ideale di approdo dell’esperienza – ha messo in tensione, seppure nei tempi limitati a disposizione, questioni diverse del tema progettuale proposto, fra forma e tecnologia. Un tipo di esperienza che, reso in questo caso possibile dal contributo della Provincia di Torino, sarebbe di grande efficacia se traslato nella didattica ordinaria delle Facoltà di Architettura (ma lo stato in cui versa l’Università italiana non consente forse di coltivare oggi, in questa direzione, alcun tipo di illusioni).
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Formazione, ricerca e professione: la condivisione di un percorso progettuale
michele bonino
GUIDO CALLEGARI
chiara corsico
architetto, PhD, libero professionista, ricercatore presso il Politecnico di Torino
architetto, PhD, ricercatore presso il Politecnico di Torino
architetto, PhD, libero professionista, docente a contratto presso il Politecnico di Torino
Oltre il brainstorming permanente La modalità di svolgimento di BoisLab è sembrata inserirsi in una tendenza sempre più diffusa a livello internazionale: il workshop non è più uno strumento “di emergenza”, capace di produrre in poche giornate di lavoro no-stop un’ondata di soluzioni e provocazioni, semmai da razionalizzare e selezionare in seguito. L’obiettivo di un workshop diventa invece utilizzare la concentrazione di tempo e di persone proprio per selezionare e organizzare sforzi, che altrimenti risulterebbero dispersi e difficilmente dialoganti tra di loro. A un’idea spesso retorica di “brainstorming permanente” si sostituisce un più salutare processo circolare, dove creatività e freschezza si confrontano fin dal principio con istanze reali ed esigenze tecniche. Esempi indicativi in questo senso sono stati, negli ultimi anni, il workshop organizzato a Pechino dalla Tsinghua University con Massachussets Institute of Technology prima e Politecnico di Torino poi, oppure quello che ogni due anni, a partire dal 2008, promuove la Ryerson University di Toronto. Entrambi sono caratterizzati da una media durata (5-6 settimane) e dal coinvolgimento diretto di diversi stakeholders. Sono tutti casi che affermano l’importanza del lavoro di gruppo come convergenza di competenze anche molto diverse, riorganizzate secondo modalità non consuete grazie all’informalità che sa offrire il meccanismo del workshop.
verso un’architettura sostenibile L’attività dell’atelier boislab ha costituito una rara occasione di confronto sulla conoscenza del legno fra enti e diverse figure professionali della Provincia di Torino. I progetti proposti costituiscono la sintesi di un percorso formativo che è stato inquadrato da un punto di vista tecnico e culturale da un ciclo di lezioni sul tema della valorizzazione della filiera foresta-legnoedilizia. Il legno con le sue caratteristiche biologiche, materiche, estetiche e sensoriali è diventato l’elemento di avvio di un confronto finalizzato all’ideazione di un manufatto per la divulgazione dei valori di questa risorsa in Piemonte. Le diverse proposte progettuali, seppur declinate in modo differente, hanno sviluppato un racconto evocativo delle funzioni biologiche del bosco, del ciclo di vita dell’albero, trasformando i moduli espositivi in un percorso di conoscenza sulla filiera legno grazie ad una struttura narrativa realizzata per sequenze (l’esbosco, le specie legnose locali, i tronchi accatastati nell’attesa del prelievo, le fasi di lavorazione e di finitura ecc..). Il dialogo fra forestali, architetti e ingegneri in alcuni casi ha condotto ad una reinterpretazione degli elementi morfologici dell’albero trasformando la chioma dell’albero in una sequenza di solar tree, o proponendo un percorso all’interno di un ambiente la cui spazialità, simile a quella di tronco cavo, è stata ideata per stimolare la natura esplorativa del visitatore. Muoversi, sostare, incontrare, scoprire, sono le azioni attraverso le quali i diversi progetti hanno tentato di ridurre la distanza fra il pubblico e l’essenza della materia legno nella prospettiva di una nuova cultura progettuale e abitativa.
progetto, filiera, sinergia L’esperienza del workshop BoisLab si è configurata come occasione di scambio e confronto tra le diverse competenze in campo. E’ interessante evidenziare come le proposte dei gruppi, pur a partire da un tema univoco, chiaramente identificato e con vincoli progettuali ben definiti, siano risultate alla fine molto diverse negli esiti: i vari aspetti sono stati infatti interpretati e declinati in maniere differenti nelle scelte progettuali, offrendo così un’ampia panoramica di soluzioni possibili. Il workshop, nella sua impostazione, è stato anche uno strumento di formazione e occasione di ampliamento delle conoscenze sul tema del legno, sia attraverso una serie di contributi a supporto dell’esperienza, sia attraverso il mutuo scambio di competenze tra le figure professionali ed i progettisti provenienti da ambiti diversi: un approccio alla progettazione dunque multidisciplinare ed integrato, dove i vari apporti si sono inseriti e fusi in un processo virtuoso di interazione tra istituzioni, ricerca universitaria, aziende e progettisti. A partire da questo sguardo necessariamente ampio e aperto ai differenti contributi, il lavoro di progettazione si è dunque sviluppato secondo un percorso che, nell’ottica di un uso sostenibile del legno in una logica di filiera, ha consentito attraverso il dialogo e la sinergia tra gli apporti l’esplorazione e l’approfondimento delle caratteristiche e possibilità tecniche e formali di questa risorsa.
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Formazione, ricerca e professione: la condivisione di un percorso progettuale
corrado cremonini
davide maria giachino
barbara melis
Ph.D. in Scienze eTecnologie industriali del legno, ricercatore presso l’Università degli Studi diTorino
architetto, libero professionista, docente a contratto presso il Politecnico di Torino
architetto, PhD, docente a contratto presso il Politecnico di Torino
LEGNO IN EDILIZIA: QUALCOSA SI MUOVE Il workshop ha avuto sicuramente il merito di coagulare competenze ed esperienze professionali diverse finalizzandole alla progettazione di un modulo espositivo in grado di esaltare l’impiego del legno massiccio e/o dei prodotti a base di legno. L’opportunità di un confronto diretto tra progettisti, aziende, pubblica amministrazione e operatori del settore è stata estremamente fruttuosa ed ha restituito un’ampia ed interessante panoramica di elaborati che, partendo dalle competenze e dalla multidisciplinarietà peculiari di ciascun gruppo di lavoro, hanno saputo sviluppare da diversi punti di vista il tema proposto. Alcuni gruppi hanno focalizzato l’ipotesi progettuale sulle sensazioni visive e tattili legate al legno o sull’uso di legno locale, certificato e lavorato da imprese presenti sul territorio regionale, mentre altri hanno preferito cimentarsi su soluzioni tecnologiche, anche complesse, in grado di esaltare la funzione espositiva del manufatto (modularità, facilità di trasporto, flessibilità nella configurazione dei componenti). In ogni caso la qualità dei progetti proposti ha evidenziato un buon livello di preparazione dei partecipanti al workshop e una grande passione per il legno. Complessivamente, ritengo che l’esperienza sia stata, pur nei limiti imposti dal budget e dalle tempistiche del workshop, un interessante laboratorio di idee i cui risultati offrono agli operatori del settore nuovi spunti di riflessione per un uso ragionato e innovativo del legno, non solo di provenienza locale, e un’occasione di “crescita” per l’intero settore.
Boislab: l’inizio di un percorso Occupandomi di architettura sostenibile, ormai da diversi anni, vivo con grande interesse, per motivi professionali, didattici e personali, tutto ciò che attiene al tema legno. Proprio in questo giorni, ho scolpito alcuni oggetti in legno ricavati da un tronco centenario giunto a fine vita, che dopo aver offerto per decenni i suoi frutti, era destinato a concludere il suo ciclo di vita in una stufa. Ma ora, rianimato, mostra a tutti le sue splendide e contorte venature rossastre. Credo che anche l’esperienza del boislab abbia mostrato a noi tutti, uno dei mille volti che il legno riserva a chi vuole conoscerlo e scoprirlo. Il workshop ha messo in luce le potenzialità di quella che oggi viene definita “risorsa legno”, ma ha anche fatto emergere egregiamente le capacità a volte latenti delle tante persone coinvolte nel progetto. È emersa anche la complessità legata alla progettazione e all’esperienza multidisciplinare che necessita acquisire per poter affrontare con serietà tali tematiche. Ritengo tale esperienza sicuramente riuscita, ma auspico possa rappresentare un punto di partenza per rilanciare non solo il legno, ma tutto ciò che vi gravita attorno, dall’impegno che a diverso titolo devono assumere gli istituti della conoscenza, i progettisti, le aziende e le pubbliche amministrazioni, ma anche gli utenti finali, che nelle abitazioni in legno da noi progettate trascorreranno la loro vita.
CREATIVITÀ ED ENERGIA Attualmente è nel sentire comune l’idea che le nuove iniziative debbano prestare attenzione alle loro ricadute ambientali, quindi anche il workshop ha esplicitamente richiesto che i progetti avessero un’attenzione alla sostenibilità ambientale in senso ampio. D’altronde già la scelta del tema era in questa direzione: la tecnologia costruttiva del legno conserva una rete socio/economica con forte possibilità di crescita, e propone lo sviluppo di un prodotto con alto potenziale ecologico. I partecipanti hanno saputo interpretare architettonicamente alcune valenze che rientrano nel quadro indicato, con entusiasmo ed energia: l’uso delle diverse specie legnose locali sono diventati accostamenti di texture e spazi di stimolo olfattivo; per incentivare il riuso o il riciclo hanno proposto componenti montati a secco, reinterpretando giunzioni tradizionali, e una modularità che ha segnato l’immagine del progetto. Questa creatività ha prodotto oggetti comunicativi, che hanno saputo puntare al coinvolgimento sensoriale. Separatamente è stato trattato il rapporto con le energie ambientali: alcuni hanno pensato all’inserimento di schermature e in molti all’introduzione del fotovoltaico, ma non sempre esplorando sino in fondo la possibilità di un’integrazione con le componenti del progetto, per renderli occasione di indagine architettonica; i motivi possono essere molti, tra cui aver dato priorità ai caratteri del legno più che alle sue potenzialità di sviluppo. Auspichiamo che questo resti campo di indagine per i prossimi incontri di studio.
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Formazione, ricerca e professione: la condivisione di un percorso progettuale
FRANCESCO NEGRO
STEFANO OLETTO
CLEMENTE REBORA
dottore forestale, PhD student presso l’Università degli Studi di Torino
architetto, PhD, libero professionista
Ingegnere, libero professionista
La “crescita” del legno locale Il workshop proponeva la progettazione di un modulo espositivo caratterizzato dalla centralità del legno come materiale costruttivo, offrendo al tempo stesso ampia autonomia interpretativa ai partecipanti. I gruppi di progettazione hanno pertanto potuto sviluppare le proprie idee nelle più varie direzioni, dando vita a un vasto confronto sui differenti aspetti dell’impiego del legno in edilizia. Per citare alcuni esempi, sono stati oggetto di approfondite riflessioni le caratteristiche della filiera del legno locale, gli schemi di certificazione del sistema di gestione forestale, le considerazioni estetiche e sensoriali, le proprietà fisico-meccaniche delle tipologie di legno reperibili localmente, le peculiarità e le applicazioni di X-Lam, compensato e altri prodotti a base di legno. Una tale ricchezza di tematiche ha permesso di realizzare quell’ampio interscambio di conoscenze tecnico-progettuali che costituiva una delle principali finalità del workshop. L’insieme dei progetti elaborati fornisce un’accattivante panoramica sulle potenzialità del legno in edilizia, specialmente in termini di sostenibilità e varietà di soluzioni costruttive, e contribuisce ad alimentare la consapevolezza sviluppatasi al riguardo nel corso degli ultimi anni. In sintesi si può affermare che il workshop, grazie alla sua impostazione e alla dinamica interpretazione che ne hanno saputo dare i partecipanti, ha rappresentato un’interessante occasione di “crescita” per il legno di provenienza locale.
VERDE A TUTTI I COSTI Il workshop Bois Lab ha avuto il merito di comporre punti di vista professionalmente molto diversi, e mi sembra che la varietà degli esiti sia una prova dell’utilità di questa scelta. Il programma del workshop è stato calibrato in modo da concentrare gli sforzi creativi sull’approfondimento del tema progettuale fino al livello di dettaglio. La riflessione che propongo riguarda la dimensione tecnologica in rapporto alle istanze di sostenibilità nella progettazione. La sensibilità popolare sulla bioarchitettura va acquistando visibilità sempre crescente e si può affermare che sia anche di moda. Pur essendo d’accordo con gli obiettivi generali, non si può non notare le semplificazioni e le forzature che necessariamente i media possono veicolare presso un pubblico generalista. La moda prevede, ad esempio, di impiegare di preferenza materiali da costruzione di origine naturale. Il legno è in questo senso un materiale buono e preferibile, mentre altri materiali non lo sono, sebbene siano insostituibili in determinati contesti. Quando l’architetto si affida a soluzioni da manuale, riducendo così le sue scelte ad un indice limitato, allora i suoi progetti ed il suo ruolo possono uscirne indeboliti. Esperienze come Bois Lab possono riportare il dibattito sui fatti, prescindendo dagli aspetti più retorici del dibattito sulla bioarchitettura. L’approfondimento tecnologico e la fattibilità sono aspetti di raccordo tra progettare e costruire e pertanto rappresentano l’occasione per rimettere il progettista al centro.
CAMBIARE PARADIGMA Viviamo in un’epoca di transizione. Oggi più che mai è necessaria una nuova visione delle relazioni tra esseri umani ed ambiente. E’ necessario cambiare paradigma. Lo sviluppo tecnologico e lo sfruttamento del pianeta ci hanno illuso che si potesse attingere alla Terra in modo indiscriminato. Ora sappiamo che non è così. Come i nostri avi ci insegnano, dobbiamo re-imparare ad utilizzare i prodotti della Terra in ciclo chiuso, riciclando quanto è possibile e restituendo il resto alla Terra in una forma da essa assimilabile. L’utilizzo del legno in edilizia è uno dei fattori che può aiutarci a cambiare paradigma. Ciò è stato compreso in molte regioni del mondo, ma ancora poco da noi. Qui siamo solo agli inizi, ma qualcosa sta lentamente cambiando. Per me, il workshop aveva innanzitutto lo scopo di dare un segnale. Un piccolo ma importante segnale locale. Alcuni progetti presentati riescono a trasmettere direttamente la sensazione che sia possibile ri-pensare al legno come a qualcosa di vivo e naturale, intrinsecamente legato alla nostra essenza umana e quindi in grado di suscitare emozioni intense, rimettendo l’uomo in armonia con la natura e non in contrapposizione con essa. Altri progetti comunicano come con il legno sia possibile concepire e realizzare qualcosa di innovativo anche sotto il profilo creativo ed architetturale, utilizzando una risorsa naturalmente già presente sul nostro territorio. I risultati ottenuti sono stati di grande valore ed hanno centrato in pieno gli obiettivi, soprattutto dal punto di vista comunicativo ed evocativo.
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Formazione, ricerca e professione: la condivisione di un percorso progettuale
VALERIA MARTA ROCCO
ANTONIO SPINELLI
ROBERTO ZANUTTINI
architetto, PhD student presso il Politecnico di Torino
architetto, PhD student presso il Politecnico di Torino
Dottore forestale, docente presso l’Università degli Studi di Torino
Un’esperienza alla scoperta del materiale legno Le costruzioni in legno sono legate ad antiche tradizioni costruttive, ma mentre in alcune regioni europee tali tradizioni sono state mantenute nel tempo e, alle volte, hanno subito un’evoluzione, in altre sono state interrotte e in parte perse e dimenticate. In Italia, in particolare, l’impiego del legno in edilizia non è stato continuativo; solo negli ultimi anni si è assistito ad un rinnovato interesse nel suo uso, che lo ha portato ad essere competitivo grazie alla possibilità di realizzare edifici di qualità in tempi controllati. Il workshop ha voluto introdurre il legno come risorsa locale, dalle molteplici potenzialità, che usato in modo corretto genera un’architettura attenta all’ambiente e rispondente alle normative vigenti. Nei progetti si nota come il concetto di filiera di produzione, legato alla provenienza del materiale, di facilità nel trasporto, montaggio e smontaggio, di multisensorialità, data dal materiale e dalle forme ottenute, siano stati analizzati e riproposti al fine di ottenere un oggetto architettonico in grado di svelare e offrire un’esperienza sensoriale completa, e non solo visiva, di quello che può essere l’impiego del materiale legno. La scoperta infatti è alla base di molti progetti: scoperta legata appunto all’uso di un materiale che deriva dalla tradizione costruttiva, ma di cui in parte si erano perse e dimenticate le tecniche costruttive e le specifiche professionalità proprie della carpenteria e della progettazione.
ESPACE MINIMUM, WOODEN MAXIMUM Un progetto minimo vincolato da esigenze di costi e di trasporto, una forma che si trasforma, un elemento flessibile, espandibile, riproducibile, ma assolutamente di “legno”. I sette progetti di padiglioni espositivi in legno, sono la sintesi di questi concetti. Le scelte compiute da ogni gruppo, guidate da alcuni criteri di riferimento (flessibilità, trasportabilità, comunicazione, versatilità, etc) hanno stimolato proposte interessanti ed elaborate. Quattro gruppi su sette hanno preferito mantenere il modulo integro, nelle sue dimensioni massime, mentre due gruppi hanno suddiviso il padiglione in due/tre elementi uguali, ed un gruppo ne ha previsti 3, differenti. Gruppi multidisciplinari hanno lavorato sui vari aspetti in maniera sinergica, tutti hanno impiegato specie legnose locali, componendole come elementi strutturali che di finitura. Ogni gruppo ha interpretato il percorso espositivo, sfruttando gli elementi di architettura come elementi esponenti se stessi, e lavorando sul dettaglio tecnologico, più gruppi hanno caricato ulteriormente di significato le parti componenti l’architettura aggiungendo cinematismi, parti movibili o removibili, si è aumentata la flessibilità degli spazi, e la loro versatilità, ridefinendo ogni volta la concezione formale del modulo. Ogni progetto ha sperimentato l’impiego della materia, comprendendo la tecnologia ed il significato di questo materiale, ha proposto soluzioni innovative, ma soprattutto si è in tutti i progetti raggiunta un’architettura in cui “il legno, e solo il legno fosse protagonista”.
GIOCO DI SQUADRA La necessità di competenze diverse e complementari tra loro spiega anche la collaborazione, sotto l’egida della Provincia di Torino, instauratasi nell’ambito del workshop tra Politecnico, Università, Ordine degli architetti e associazioni di categoria, e soprattutto la composizione dei gruppi selezionati per partecipare alla fase progettuale. Questi erano infatti formati in maniera il più possibile omogenea da rappresentanti di imprese del settore, professionisti di varia estrazione ed esperienza, neolaureati di vario livello e tutor di supporto. In pratica, nell’ottica di un approccio di filiera e secondo un modello innovativo che almeno in Piemonte non era ancora stato sperimentato. Le ambizioni progettuali sono state volutamente limitate a una struttura dimostrativa di modeste dimensioni e di semplice realizzazione, ovvero un modulo espositivo e informativo mobile; in aggiunta all’aspetto architettonico, esso tuttavia ha incluso messaggi di vario tipo (quali in particolare l’uso di legname locale, possibilmente certificato, lavorato da imprese operanti sul territorio) per consentire di diffondere una maggior cultura sul legno, evidenziarne le potenzialità in edilizia e sensibilizzare l’attenzione nei confronti di un materiale dal profilo ecologico indiscutibile, in un contesto economico che è forse nuovamente favorevole ad un miglior impiego delle nostre risorse forestali e alla limitazione degli impatti legati all’approvvigionamento di legnami provenienti spesso da molto lontano. Le giornate di studio e di lavoro collegiale si sono svolte all’insegna di una reciproca collaborazione che tutti i partecipanti hanno saputo instaurare nell’ambito dei vari gruppi.
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La realizzazione di un’architettura sperimentale per la promozione del legno Guido Callegari* Il valore delle idee Il confronto di filiera promosso dal workshop Boislab ha concluso la sua prima fase di attività con la valutazione delle proposte progettuali elaborate dai diversi team e con la selezione del progetto vincitore. I membri della commissione di valutazione, pur riconoscendo il valore delle diverse interpretazioni del tema sviluppate nell’ambito del workshop, hanno individuato nel progetto caratterizzato dal motto il senso del legno la proposta capace di elaborare una sintesi efficace del tema “filiera foresta-legno-edilizia” con riferimento ai criteri progettuali adottati. L’interpretazione del tema da parte del progetto vincitore, costruito su una originale rilettura del ciclo di vita dell’albero, si è strutturata su una sequenza di scelte caratterizzate da forte valenza simbolica: l’immagine del bosco trasfigurato in una foresta fotovoltaica, le specie legnose locali trasformate in una galleria di portali in legno, la conclusione del percorso focalizzata su un piccolo albero custodito in una teca nell’attesa di essere donato ad una comunità territoriale - come è accaduto a Beaulard al termine della manifestazione Bosco e Territorio - per iniziare un nuovo ciclo di vita. Il valore programmatico del progetto “il senso del legno” è sostenuto dall’affermazione «l’homme doit vivre, et pour cela la nature doit être cultivée» (Siegwalt 1994) che ricorda come l’importanza del bosco si sedimenti sul suo valore di patrimonio e per tale motivo l’uomo debba vivere e per questo di conseguenza la natura essere coltivata.1 L’allontanamento dell’uomo dal bosco registrato nel corso degli ultimi decenni in Italia ha generato la lenta ma inesorabile scomparsa dei “saperi locali”: da qui è facile comprendere che l’accezione del termine ‘coltivare’ deve essere assunta con riferimento ad un orizzonte più ampio, non riconducibile ai soli aspetti di natura materiale (l’utilizzo di legno regionale), ma comprensivo delle “culture del fare e del sapere” che si sono stratificate nel tempo nell’ambito di un territorio. Forse per questo, gli alberi all’interno del progetto divengono l’elemento simbolico, materico, strutturale e strutturante di un percorso nell’ambito
del quale, come l’albero racconta la propria storia e la propria struttura, così lo spazio espositivo rivela i suoi valori anche attraverso l’odore, le caratteristiche del legno e le diverse forme di lavorazione. Con la consapevolezza che l’uomo «abita quando riesce ad orientarsi in un ambiente e ad identificarsi con esso»2, gli ideatori del “senso del legno” hanno dilatato la percezione visiva attraverso una suddivisione dello spazio in ambienti: il bosco fotovoltaico, la galleria delle specie legnose, il modulo finale con l’albero, progettati come spazi permeabili nei quali la profondità e la prospettiva giocano a favore della percezione, mettendo in relazione visiva l’esterno e l’interno e l’uomo con lo spazio naturale che lo circonda. Il percorso si presenta quindi come un’avventurosa sequenza di apparizioni che vengono incontro al visitatore tra intrighi vegetali del bosco fotovoltaico, i sentieri ricoperti di foglie o realizzati con decking, dislivelli raccordati con piccole rampe, nell’ambito dei quali il legno regionale è protagonista. Il carattere del percorso è in questo modo aperto ad esperienze diversificate per un pubblico che, come la linfa in un albero, circola attraverso traiettorie non prefigurate e per vivere un’esperienza di conoscenza ogni volta da reinventare.
Fig. 1 Il legname regionale destinato alla composizione del modulo
Il valore dell’esperienza Con la cerimonia di premiazione dei progetti sviluppati nell’ambito del workshop BoisLab, tenutasi presso il Salone d’Onore del Castello del Valentino il 10 giugno 2010, si è conclusa la prima fase dell’esperienza progettuale. A questa prima fase di confronto aperto a circa sessanta partecipanti è seguita la seconda fase dei lavori, la parte sperimentale dell’iniziativa, che prevedeva la realizzazione del progetto vincitore grazie alle risorse messe a disposizione dalla Provincia di Torino. Il lavoro sviluppato attraverso un confronto fra il gruppo vincitore, la Provincia di Torino e i coordinatori del workshop progettuale – Guido Callegari, Politecnico di Torino e Roberto Zanuttini, Università degli studi di Torino3– ha previsto un’analisi critica dell’idea di partenza: “questo passaggio ha richiesto un approfondimento progettuale di carattere sistemico per permettere ai diversi attori coinvolti di poter indirizzare il proprio contributo in un quadro di risorse economiche e temporali misurate”.4 Alla prima fase di verifica e rivalutazione di alcune parti del progetto è seguito lo sviluppo della fase esecutiva e di ingegnerizzazione dei moduli con la produzione dei manufatti curata da Nord Legnami Abitare (San Mauro Torinese) e dalla Falegnameria Cotto (Lanzo Torinese). Questa fase, ben documentata nelle pagine che seguono, mette in evidenza il valore complessivo dell’esperienza che si è sviluppata come azione formativa che ha prodotto progetti, scenari e visioni, ipotizzato strategie spingendosi sino alla realizzazione di una delle idee progettuali. Il confronto avviato nelle aule dell’Istituto Avogadro di Torino, sede dell’atelier Boislab, nella seconda fase dell’esperienza è stato trasferito su tavoli di lavoro con gli artigiani e gli sponsor tecnici per poi concludersi nei laboratori delle due aziende coinvolte: “Il rapporto di collaborazione tra la produzione artigianale e industriale ci ha permesso di esercitare al meglio la funzione di sperimentatori. Attraverso queste sinergie abbiamo potuto imprimere al progetto quel carattere stilizzato in grado di trasmettere
2 Architetto, PhD, ricercatore presso il Politecnico di Torino (DIPRADI) C. Norberg-Schulz, Esistenza, spazio e architettura, Officina, Roma - 1982 O. Ciancio, P. Corona, M. Marchetti, S. Nocentini (a cura di), Linee guida per la gestione sostenibile delle risorse forestali e pastorali nei Parchi Nazionali, 3 Alle attività di consulenza del progetto hanno preso parte anche l’arch. Antonio Spinelli Politecnico di Torino – SCUDO e il dott. Francesco Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio, Direzione Conservazione della Natura e Accademia Italiana di Scienze Forestali, Firenze, 2002 p. 31 Negro – Università degli studio di Torino. 4 Francesco Zannier (a cura di) Riflessioni sull’esperienza di lavoro “il senso del legno” nell’ambito del workshop BoisLab
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GUIdO CALLEGARI, La realizzazione di un’architettura sperimentale per la promozione del legno dIARIO dI BORdO. Il progetto “Il senso del legno”
F. Carosso, F. Cotto, D. Cucchiara, F. Zannier, V. Sibona, V. Guglia, S. Arvizzigno, I. Cicconetti
l’essenzialità simbolica che aveva permesso la sua selezione nella prima fase del workshop5”. un ulteriore riconoscimento al gruppo è doveroso anche per l’azione di fundraising sviluppata con il coinvolgimento di alcuni sponsor tecnici che si sono sommati a quelli già presenti nel workshop insieme alla Provincia di Torino: “Come spesso accade l’attività progettuale richiede la messa in campo di relazioni in grado di attrarre nuovi attori che possano, per mezzo della realizzazione del progetto, veder manifestati una serie di loro interessi. Grazie alla sensibilità delle persone coinvolte e ai valori alla base del progetto, all’interno del quale il nostro contributo si inserisce, il gruppo di lavoro si è arricchito della presenza di una serie di aziende produttrici di una cultura industriale e di prodotto indispensabile al completamento dell’opera progetto6”. Quest’ultimo aspetto ha arricchito ulteriormente il valore dell’esperienza – già di per sé ambiziosa – e dimostrato un aspetto altrettanto significativo, la sostenibilità - anche economica - dell’intero percorso di lavoro. L’attività svolta dai diversi componenti del gruppo, si è trasformata poi nell’occasione per sperimentare e verificare la reale possibilità di costruire oggi - nella Provincia di Torino - architetture in legno regionale. Ciò è stato possibile attraverso un confronto con le realtà legate alla gestione forestale presenti nella Provincia di Torino e associazione “PEFC Italia”, attività particolarmente significativa rispetto ad alcune azioni che mirano a promuovere la certificazione del legno all’interno del progetto comunitario Boislab. Di seguito vengono riproposte, sotto forma di “diario di bordo”, le immagini e le informazioni tecniche relative allo sviluppo e alla realizzazione del progetto “il senso del legno” che ha trasformato un gruppo di professionisti e artigiani in sperimentatori da noi tutti ammirati e invidiati. Non sappiamo ancora se questa iniziativa assumerà valore come modello di riferimento per la promozione della filiera foresta-legno in Piemonte. Per quanto ci riguarda, tuttavia, abbiamo fatto il possibile per fornire un primo contributo in questa direzione.
IL PERCORSO ESPOSITIvO La scelta dei contenuti e del modo attraverso il quale sono comunicati è stata dettata dalla volontà di non distogliere l’attenzione del visitatore dall’esperienza sensoriale fruibile nel passaggio all’interno dei 3 moduli. Nel primo modulo – il bosco fotovoltaico - sono riportate, per ogni specie legnosa presente, le caratteristiche fisiche e la distribuzione sul territorio; due schermi proiettano invece immagini relative a boschi e al lavoro dei boscaioli e forestali. Nel modulo due, targhette di cartoncino come didascalie, descrivono le caratteristiche di alcuni elementi in legno e le modalità di trattamento superficiale, mentre due video proiettano immagini relative alle fasi di lavorazione e realizzazione del modulo espositivo. Infine, nell’ultimo modulo, le immagini proiettate sugli schermi presentano le attività del workshop di progetto e il lavoro, i prodotti degli sponsor tecnici; le targhette forniscono informazioni sulle stratigrafie utilizzate per realizzare gli involucri edilizi e gli elementi di finitura del modulo. Le informazioni proposte sono un approfondimento dei tre temi che hanno dato forma al progetto. LO SvILUPPO dEL PROGETTO ESECUTIvO Il dimensionamento degli elementi della struttura si è basato sulle nozioni ricevute durante il Workshop Boislab. Trattandosi di strutture molto semplici e standardizzate è stato sufficiente adottare le normali dimensioni di componenti utilizzati nelle costruzioni in legno a telaio. Particolare attenzione è stata posta al sistema di ancoraggio dei listelli di legno del modulo 1, in quanto durante la realizzazione del telaio è stata adottata una soluzione diversa per la base di supporto che ha necessariamente richiesto la modifica del sistema di connessione. Definito lo schema della connessione è stato effettuato il dimensionamento degli elementi di giunzione in ferro e della sezione del listello in legno, verificandone le tensioni (sezione di incastro).
Fig. 2 Portali in legno di specie legnose diverse che compongono lo spazio del secondo modulo, con etichetta espositiva indicante la specie usata
56 Francesco Zannier (a cura di) Riflessioni sull’esperienza di lavoro “il senso del legno” nell’ambito del workshop BoisLab
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LA COSTRUZIONE Il legname fornito è stato oggetto di una prima lavorazione presso l’azienda Nordlegnami Abitare. Questa prima fase ha previsto la preparazione dei vari elementi necessari alla costruzione dei tre moduli. Il taglio dei componenti è avvenuto tramite l’utilizzo di una macchina a controllo numerico; i dati geometrici relativi ad ogni elemento sono stati trasmessi in modo diretto dal disegno in formato digitale alla macchina per il taglio, garantendo un elevato livello di precisione necessario soprattutto nei casi di giunzione fra elementi (come per esempio la connessione tenone/ mortasa). La fase di lavorazione successiva si è svolta presso l’azienda Cotto Arredamenti. Gli artigiani impegnati in questa fase hanno lavorato con strumenti più tradizionali per portare gli elementi pre-lavorati con la macchina a controllo numerico al livello di finitura richiesto dal progetto. La superficie dei listelli è stata spazzolata al fine di eliminare alcune imperfezioni; in questo modo l’aspetto superficiale del legno è cambiato evidenziando ulteriormente le venature delle singole specie. Il trattamento non previsto in fase di progetto ha portato ad un miglioramento estetico del legname evidenziando la trama materica delle singole specie. IL MONTAGGIO IN LABORATORIO L’operazione finale di montaggio e costruzione della struttura espositiva è stata caratterizzata da modalità di lavoro molto diverse tra loro in relazione ai singoli moduli. Per quanto riguarda il modulo 1 – il bosco fotovoltaico - una volta preparata la struttura di base si è proceduto in modo empirico rispetto alla disposizione dei listelli. A fronte della forte complessità spaziale determinata dalla non verticalità dei singoli elementi, era stato deciso in fase di progetto di realizzare delle piastre forate che permettessero di spostare con relativa facilità la posizione dei listelli all’interno dei singoli quadranti. In questo modo è stato possibile trovare una disposizione funzionale e esteticamente gradevole degli elementi di sostegno dei moduli fotovoltaici muovendo e ruotando di volta in volta i supporti fissati sulle
piastre. La costruzione dei moduli 2 e 3 è avvenuta seguendo i disegni esecutivi, architettonico e impiantistico, adattandoli a piccole varianti o a criticità non individuate in fase di progetto.
Fig. 3 Particolare della piastra di ancoraggio degli elementi bosco
Fig. 4 Realizzazione della parete a telaio del terzo modulo
Fig. 5 Particolare di ancoraggio degli alberi fotovoltaici
GLI IMPIANTI (fotovoltaico, elettrico e di illuminazione) Nel modulo “Il senso del legno” sono presenti un impianto fotovoltaico ed un impianto elettrico. L’impianto fotovoltaico, cuore del sistema di auto sostentamento energetico dei moduli, è costituito da 16 pannelli fotovoltaici formati ciascuno da nove celle SUN POWER capaci di erogare una tensione massima, Vmax, di 5,18 Volt ed una potenza massima, Pmax, di 28,52 Watt. La potenza totale massima prodotta è pertanto di circa 456 W, sufficiente per coprire il fabbisogno energetico dei tre moduli con tutte le utenze in funzione (pari a circa 363 Watt). L’impianto fotovoltaico è un impianto Stand - Alone, non connesso ad alcuna rete di fornitura elettrica, costituito da due circuiti indipendenti, uno a 12 Volt per l’alimentazione dei video, ed uno a 24 Volt per l’alimentazione dell’impianto di illuminazione. Per garantire l’utilizzo dei moduli espositivi anche in ambienti al chiuso o in aree all’aperto con scarsa illuminazione solare, ogni circuito elettrico può essere by-passato dall’impianto fotovoltaico per essere alimentato da una rete elettrica a 220 Volt, con l’interposizione di due trasformatori a 12 Volt e 24 Volt già collocati nei circuiti realizzati. L’elemento di maggiore rilevanza è senza dubbio il pannello fotovoltaico costituito da un supporto flessibile trasparente in tecnopolimero sul quale sono inglobate le singole celle fotovoltaiche in silicio cristallino. Il pannello diviene quindi collettore solare e vela al tempo stesso come la chioma degli alberi per imitarne gli stessi processi di sintesi clorofilliana e movimenti oscillatori. L’impianto d’illuminazione è costituito da luci a LED per garantire bassi consumi energetici dei moduli espositivi ma anche per dimostrare che le moderne tecnologie possono garantire la sostenibilità energetica delle nuove costruzioni.
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Fig. 6 Particolare e foto del sistema d’incastro dei profili dei brise soleil
Nel modulo 1 sono state montate 6 lampade a LED RGB, con possibilità del controllo del colore grazie ad una centralina DMX, nel modulo 2 sono state montate 2 lampade LED a luce bianca, costituite da un tubo luminoso di 3,0 m poste alla base ed alle spalle della seduta. Anche nel modulo 3 sono state montate 2 lampade LED a luce bianca, costituite da un tubo luminoso di 2,0 m poste lungo le pareti del modulo, e da 4 fari LED a luce verde per l’illuminazione dell’albero simbolo di rinascita al termine del ciclo produttivo. Completano le opere elettriche, l’impianto di alimentazione degli schermi video, costituiti da 10 cornici LCD da 10,4”. Tutte le apparecchiature elettriche hanno trovato posto all’interno della seduta del modulo 2, fatto salvi i necessari cablaggi e collegamenti realizzati sotto ad ogni modulo.
Fig. 7 Tubo a LED nel terzo modulo
Fig.8 Lampada a LED RGB nel primo modulo
Fig.9 Il bosco fotovoltaico
Fig.10 Gli elementi frangisole del terzo modulo
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SPONSOR TECNICI dEL PROGETTO
Fig. 11 - Particolare del pavimento del primo modulo
Fig14 - Diverso trattamento degli elementi componenti i tre moduli
Fig.12 - Schermi LCD nel terzo modulo
Fig15 Il senso del legno - Modulo a Bosco & Territorio 2010
COORdINAmENTO PROGETTUALE, PROGETTO ARCHITETTONICO Ed ESECUTIvO: Francesco Zannier - architetto Valerio Sibona - architetto Domenico Cucchiara - ingegnere Valentina Guglia – architetto Stefania Arvizzigno - architetto Igor Cicconetti - dott. forestale con la consulenza scientifica di Guido Callegari, Politecnico di Torino DIPRADI Roberto Zanuttini, università degli Studi AGROSELVITER con Antonio Spinelli, Politecnico di Torino SCuDO INGEGNERIzzAzIONE PROGETTO E REALIzzAzIONE Fabrizio Carosso - Nordlegnami Abitare Fulvio Cotto - Cotto snc
Fig.13 - Il senso del legno - Modulo a Bosco & Territorio 2010
Fig 16 - Il senso del legno - Modulo a Bosco & Territorio 2010
dATI GENERALI dELL’OPERA: Sviluppo progetto esecutivo : 30 giorni Ingegnerizzazione e realizzazione: 25 giorni Specie legnose: Larice, pino silvestre, castagno, rovere, olmo e tiglio Energia elettrica prodotta: 456 Watt Energia elettrica utilizzata: 363 Watt
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I L SENSO D EL L EGN O
una rappresentazione del ciclo di vita dell’albero
SINTESI PROGETTO:
così i pannelli fotovoltaici trasformano l’energia solare in energia elettrica per alimentare le installazioni presenti nel modulo. Le installazioni consistono in alcuni schermi LCD che trasmettono le testimonianze dei protagonisti che popolano il bosco. Un tavolato irregolare e uno strato di corteccia (posato su lamiere forate per il deflusso dell’acqua piovana) costituiscono il piano di calpestio evocando sensorialmente il sottobosco e delimitando il percorso pedonale tra le famiglie boschive: il bosco si apre verso l’esterno invitando il pubblico ad attraversarlo per conoscerlo.
IL PROGETTO
MODULO 2. Il legno nella fase di lavorazione Il secondo modulo rappresenta il legno nelle fasi di lavorazione e trasporto, mettendone in luce le potenzialità come materiale strutturale. Gli elementi che compongono questo blocco sono, oltre alla base, i portali e la seduta. Le specie previste per la realizzazione di questi elementi sono: il larice, il pino silvestre, il castagno. I telai hanno sezioni resistenti differenti e sono collocati a interessi irregolari. Sono costituiti da 2 elementi verticali e uno orizzontale; la giunzione tra elementi orizzontali e verticali è realizzata utilizzando diversi tipi di incastro (coda di rondine, tenone/mortasa), mentre alla base sono fissati tramite incastri protetti da guarnizioni nascoste. La seduta richiama l’immagine dei tronchi o delle travi di legno accatastate per lo stoccaggio o il trasporto. Nella parte centrale della seduta è previsto un piccolo vano tecnico per ospitare gli elementi tecnologici necessari per il funzionamento dell’impianto fotovoltaico.
“Il senso del legno” nasce dalla volontà di proporre un’esperienza sensoriale del legno come elemento naturale, come materiale strutturale e di finitura, come materia prima per la creazione di oggetti artistico - decorativi. La struttura espositiva è composta da tre moduli separati ognuno dei quali rappresenta simbolicamente un momento della vita del legno; nel loro complesso i moduli comunicano la ciclicità della vita di questo materiale. Il programma espositivo si fonda sulla proposizione di un percorso libero che stimoli il visitatore ad approfondire la conoscenza delle caratteristiche estetiche, organolettiche e le proprietà strutturali del legno attraverso i cinque sensi.
Comp one nt i de l grup p o: Fabrizio Carosso - Nord Legnami Abitare Fulvio Cotto - Cotto snc Domenico Cucchiara - ingegnere Francesco Zannier - architetto Valerio Sibona - architetto Valentina Guglia – architetto Stefania Arvizzigno - architetto Igor Cicconetti - dott. forestale
Il modulo espositivo è composto da tre distinti blocchi aventi le stesse dimensioni di base (2,40 x 3,60 m) ma caratteri architettonici molto diversi. Ogni blocco rappresenta una fase del percorso che vuole da un lato richiamare il rapporto dell’uomo con il legno, dall’altro mettere in collegamento questo materiale con l’abitare. I moduli sono fisicamente separati in modo da esplicitarne il valore simbolico di ognuno da un punto di vista compositivo. I moduli 1 e 3 possono essere orientati diversamente secondo le caratteristiche del luogo in cui la struttura è montata. Il percorso è garantito da due passerelle metalliche che collegano i tre moduli espositivi.
I 3 MODULI
MODULO 1. L’evocazione del bosco Questo modulo richiama l’immagine del bosco attraverso l’utilizzo di listelli inclinati vincolati alla struttura del basamento. Il bosco è disegnato per rispecchiare le regole di convivenza delle specie presenti sulle montagne della provincia di Torino; lungo il percorso troviamo il bosco di frassino e tiglio, il bosco di pino cembro, larice e pino silvestre, quello di abete bianco e faggio e infine quello di ciliegio e castagno. La chioma degli alberi è reinterpretata attraverso l’installazione di pannelli fotovoltaici: così come le foglie utilizzano la luce solare per espletare la fotosintesi clorofilliana,
MODULO 3. La fine del ciclo produttivo: abitare con il legno Il terzo modulo rappresenta l’abitare; qui si conclude il percorso espositivo e si lega l’inizio di un nuovo ciclo. Il ciclo produttivo che porta alla lavorazione e alla messa in opera del legno si chiude simbolicamente con la nascita di un nuovo albero collocato sul fondo del modulo. L’albero, scelto tra le specie locali, è piantato all’inizio di ogni evento. Al termine
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della manifestazione continua la sua vita all’interno della comunità ospitante. L’albero è collocato all’interno di una vasca delimitata verso l’interno da vetrate. La struttura portante dell’ambiente abitativo è realizzata con pareti a telaio tamponate verso l’esterno con doghe di larice che riprendono le differenti larghezze dei telai del secondo blocco; internamente è previsto un rivestimento in pino cembro che, grazie al suo intenso profumo, caratterizza a livello olfattivo la permanenza all’interno del blocco. una parete attrezzata permette l’alloggiamento di schermi LCD che proiettano immagini legate al tema dell’edilizia in legno. In posizione baricentrica tra parete attrezzata, albero e spazio esterno sono collocate alcune sedute, cercando di creare il pretesto per trasmettere, attraverso una sosta prolungata, le sensazioni di comfort ambientale abbinate a un ambiente abitativo rivestito in legno. In copertura è previsto un impianto fotovoltaico che fornisce l’apporto principale di energia elettrica ai moduli espositivi. Caratteristica comune a tutti e tre i moduli è il posizionamento alla base di cuscini gonfiabili con la funzione pratica di regolare agevolmente la messa in piano dei moduli utilizzando un altro elemento naturale, l’aria. La scelta è dettata dalla volontà di conferire un aspetto leggero all’installazione, a rappresentare simbolicamente il reale basso impatto ambientale della struttura espositiva progettata. I materiali utilizzati sono certificati PEFC a garanzia di una gestione forestale sostenibile. Attraverso l’utilizzo del Life Cycle Assessment ci si pone l’obiettivo di favorire l’utilizzo di elementi costruttivi facilmente scomponibili, riutilizzabili o riciclabili.
Elaborazione grafica tridimensionale del progetto
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L’impostazione data al progetto privilegia lo sviluppo di una struttura espositiva semplice e dall’immagine didascalica. Concettualmente la struttura espositiva è composta da tre elementi ognuno dei quali rappresenta uno stadio differente nel ciclo di vita del legno da materia prima a prodotto finito. Il primo modulo rappresenta un bosco, il secondo le varie fasi di lavorazione e trasporto del legno mentre il terzo rappresenta il legno messo in opera. L’immagine complessiva è volutamente astratta, semplificata, in modo tale da garantire alla struttura quella forza comunicativa tipica degli schizzi di progetto o dei logotipi. Inoltre, la disarticolazione in tre elementi permette una forte flessibilità della struttura che può essere assemblata secondo differenti layout. Il percorso di visita propone una forte esperienza sensoriale, fisica, delle caratteristiche delle specie legnose dei nostri territori. Attraverso la conoscenza delle caratteristiche dei legni locali, l’obiettivo è di sensibilizzare i visitatori rispetto ai vantaggi dello sviluppo di una filiera locale del legno.
Schizzi progettuali dei tre moduli
Schemi di sviluppo e assemblaggio del modulo
ale del progetto
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Elaborazioni grafiche tridimensionali
Disposizione dei moduli in linea
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un tronco abitabile come espressione della natura del bosco
SINTESI PROGETTO:
Viaggia come un tronco solo sgrossato, a «Uso Torino», per testimoniare in un unico volume il percorso che il legno compie dal bosco alla costruzione. Caricato sopra il rimorchio di un camion o appoggiato su di un’area, il “tronc” presenta la filiera che dal taglio dell’albero arriva all’asse lavorata e pronta per essere impiegata nella realizzazione di un modulo casa mobile. Una volta posizionato, con un semplice ribaltamento delle quattro aperture laterali che precede la dichiarazione “et voilà!”, il modulo si apre e invita a scoprire “les surprises” contenute nella sua cavità arborea.
IL PROGETTO
Comp one nt i de l grup p o: Emma Cavigliasso - azienda La Foca Davide Girelli - azienda Guercio Forma Alberto Tuninetti - ingegnere Carlo Amedeo Reyneri - architetto Igor Flis - architetto Alberto Gaidano - ingegnere jr Alberto Merlo - architetto jr Alessandro Cusinato - dott. agronomo
VALORIZZAZIONE DELLA FILIERA LEGNO Il modulo rappresenta il percorso della filiera del legno dal momento del taglio nel bosco con i tronchi accatastati in attesa di essere portati via, fino alle assi lavorate per realizzare le costruzioni, passando per la prima lavorazione con il tronco sezionato in assi grezze. Le scelte progettuali e architettoniche dimostrano come il legno possa, in ogni stadio della lavorazione, rappresentare a tutti gli effetti un materiale “per natura” da costruzione. I rivestimenti, la copertura e il telaio portante sono stati pensati in elementi lignei con diverso grado di finitura, allo scopo di emozionare sia gli addetti ai lavori sia chi per la prima volta si affaccia al mondo delle strutture in legno. Pensando alla filiera locale del legno, tutti gli elementi architettonici sono realizzati con specie legnose da reperire in loco, individuate sulla base sia delle loro prestazioni tecniche che delle loro caratteristiche di durabilità e resistenza; specie con prestazioni più elevate, quali il larice ad esempio, saranno impiegate per gli elementi più esposti, mentre i pannelli saranno in castagno e gli interni in pioppo. TECNOLOGIA COSTRUTTIVA E INNOVAZIONE La progettazione integrata ha coinvolto esperti in diversi settori al fine di massimizzare l’economicità del modulo e la facilità di realizzazione in loco, grazie all’impiego di materie prime locali e tipologie costruttive semplici
reperibili sul territorio. Per questo motivo il modulo è minimal, niente di più di ciò che la natura del legno offre: un corredo di elementi perfetti solo da assemblare. La struttura portante principale sarà realizzata con un sistema intelaiato rivestito a pannelli con interposta coibentazione, mentre le strutture secondarie in particolare le pareti mobili saranno composte da telai più piccoli per esigenze di leggerezza e flessibilità. Tale tecnologia con-sente facili operazioni di sostituzione di elementi eventualmente ammalorati e consente inoltre al modulo di essere in ogni momento smontato e rimontato in maniera da rispondere alle esigenze più svariate. FLESSIBILITÀ E REVERSIBILITÀ Il modulo ha dimensioni variabili: è in grado di raddoppiare la propria superficie in pianta con pochi e semplici movimenti. Al corpo principale sono stati aggiunti due elementi che scorrono verso l’esterno e ampliano lo spazio disponibile. La flessibilità è completata da un sistema di quattro aperture laterali che permettono agli elementi scorrevoli di assumere posizioni diverse a seconda dell’esigenza e della stagione: in estate il modulo sarà più aperto, in inverno più chiuso. Lo spazio interno si adatta a contenere l’oggetto dell’esposizione sia a modulo aperto sia a modulo chiuso, e la fruibilità degli ambienti interni è garantita indipendentemente dallo spazio disponibile. Parallelamente alla configurazione espositiva è stato sviluppato uno studio delle funzioni abitative, garantendo sia gli spazi per le diverse attività domestiche sia il rispetto del comfort termico, acustico e aeroilluminante. ECOCOMPATIBILITÀ • Il legno proviene da boschi certificati. • La lavorazione e l’assemblaggio dei telai avvengono in segherie locali. • La tecnologia adottata è compatibile con quanto attualmente in uso nel territorio piemontese. • Il peso della struttura è stato contenuti per facilitare lo spostamento e il trasporto. • La facilità di assemblaggio consente di utilizzare manodopera non
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specializzata. • Tutte le componenti sono sostituibili nel caso di manutenzione e riciclabili. RAzIONALITà ENERGETICA Il modulo è isolato adeguatamente grazie ai pacchetti isolanti per rispondere alle diverse esigenze di efficienza energetica con riferimento alle condizioni climatiche e stagionali. L’autonomia energetica è assicurata dai moduli fotovoltaici amorfi posti sulla copertura. Per il riscaldamento, è prevista una stufa a pellet, posta nella parte centrale, alimentata da scarti di lavorazione o dalla pulizia dei boschi; all’esigenza, il calore può essere canalizzato per raggiungere i diversi ambienti. Il raffrescamento è garantito dalla buona circolazione dell’aria nel modulo, cui si aggiunge un’attenta schermatura dei raggi solari nel periodo estivo BENESSERE Il modulo nasce dalla natura del bosco che con gli alberi fornisce all’uomo la materia prima per costruire la sua abitazione. È risaputo che il benessere dell’uomo è legato alla natura e alla sua capacità di relazionarsi con essa. Il legno, materiale naturale e dalle spiccate proprietà organolettiche, risponde immediatamente a questa esi-genza, coinvolgendo tutti i sensi dell’utilizzatore. Per mantenere intatte tali caratteristiche, il legno non subisce alcun trattamento e conserva così tutta la sua “fragranza” e il suo profumo anche negli ambienti interni.
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La prima immagine è stata quella di un grande tronco che viene trasportato: da lì la fantasia che il legno potesse animarsi per assumere le sembianze di un’unità mobile in grado di adattarsi a diverse esigenze. Il modulo è: - expo: rappresenta la filiera foresta-legno piemontese, con lo scopo principale di promuovere l’impiego del legno locale; - abitazione: è a tutti gli effetti una mobile home adatta a ogni esigenza e a ogni luogo; - didattica: insegna il legno in tutti i suoi aspetti e si trasforma agevolmente in aula o luogo di proiezione. Il modulo si presenta come un parallelepipedo (12x3x3 m) diviso in tre elementi che facilitano le operazioni di carico e scarico, così che anche con un muletto si possano gestire agevolmente pesi e volumi. Così progettato, il modulo è innovativo nella sua concezione, flessibile nelle modalità di impiego, reversibile nelle trasformazioni apportabili, fruibile nelle varie esigenze che si possono prospettare, ecocompatibile per la naturalità dei suoi elementi e per il rapporto che instaura con l’ambiente, razionale per le soluzioni che adotta.
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Fasi di ideazione
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Esploso assonometrico del sistema costruttivo Render fotorealistici del modulo progettato
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un percorso sensoriale di conoscenza
SINTESI PROGETTO:
Il progetto inTO si basa sull’idea che per promuovere l’utilizzo del legno in architettura non servano inutili virtuosismi, ma che sia necessario innanzitutto riavvicinare il pubblico all’essenza della materia legno, lasciando che sia essa stessa la protagonista indiscussa della propria rivalsa. Questa è la suggestione da cui prende avvio il progetto: un percorso all’interno di un tronco scavato, per riportare il visitatore ad una dimensione naturale ancestrale, che lo riavvicina al mondo delle piante e degli insetti.
IL PROGETTO
Comp onenti del grupp o: Mariano Uccheddu - Spazio Ecolegno Martina Valentino - ingegnere Bruno Marabotto - geometra, Comune di Torino Filippo Caggiano - architetto Chiara Rizzuto - architetto Serena Albis - architetto Tommaso Baudi - architetto jr Margherita Quaglia - dott. forestale
Il modulo inTO si compone di una parte centrale, cuore del percorso e di due parti necessarie per poter comprendere l’esperienza sensoriale legata al legno. InTO si compone di un sistema di pannelli in larice sagomati, posti trasversalmente al senso di percorrenza e resi corroboranti da 12 traverse longitudinali e continue. I pannelli sono disposti ad una distanza variabile da 6 a 10 cm, e costituiscono una sorta di struttura a guscio che conferisce unità e stabilità all’insieme; questi al loro interno, sono modellati secondo una geometria sinuosa che richiama l’interno scavato di un tronco: saranno quindi presenti delle ondulazioni che andranno di volta in volta a creare delle sedute, delle nicchie, degli effetti di luce e delle lame d’aria differenti da punto a punto. Una particolare attenzione è stata rivolta alla scelta di prodotti legnosi innovativi, con il preciso intento di comunicare ai visitatori la grande versatilità di questo materiale, e la sua capacità di prestarsi ad assolvere a funzioni diverse all’interno del sistema costruttivo. I montanti del modulo sono realizzati con pannelli in larice, scelto per il suo odore e la sua pregevole venatura, ma anche perché resistente ed adatto ad essere esposto all’esterno; il tamponamento tra le pareti è realizzato con un innovativo sistema di pannelli di carta kraft autoportanti (pannello Bertech), resi impermeabili dal trattamento con resine naturali, la cui trama richiama il nido delle api e la struttura cellulare del legno; le “feritoie” tra i vari elementi verticali sono studiati per creare delle leggere
correnti d’aria, che al contempo richiamano le spaccature naturali della corteccia. Il percorso che il visitatore è invitato ad intraprendere, è completato da due elementi modulari, vetrine semi-trasparenti che scorrono sul modulo e vanno a collocarsi alle due estremità, estendendone la dimensione a 12 m. Le vetrine, che ospitano i pannelli espositivi e gli allestimenti multimediali, diventano i filtri tra il mondo esterno e quello interno, permettendo al modulo di adattarsi ad ambienti diversi pur mantenendone intatti i suoi caratteri peculiari. Il 93% degli elementi utilizzati è infatti in legno e prodotti legnosi, accuratamente selezionati tra i prodotti della provincia di Torino certificabili PEFC, ed è stato stimato che la sua realizzazione permetterebbe di risparmiare 47 tonnellate di C02 nell’ambiente, una minima parte se messa a confronto con gli effetti positivi che la sua realizzazione produrrebbe sul pubblico e sull’intera filiera legno della Provincia di Torino. Il modulo risponde agli obiettivi progettuali prefissati dalla Provincia, ed in particolare: − Benessere. Il benessere è il primo dei requisiti soddisfatti in quanto il modulo è stato appositamente studiato per ricreare quella sensazione di benessere propria del vivere nel legno. − Valorizzazione della filiera legno. Il 93% dei materiali sono legnosi e scelti accuratamente in base alle prestazioni offerte e in base alla loro disponibilità tra le aziende della provincia, sia in termini di specie legnosa, sia di semilavorati. − Modularità. I due elementi trasparenti permettono di modificarne l’estensione e di adattarlo ad ambienti e localizzazioni diverse. −Innovazione. Si prevede l’utilizzo di materiali a base legnosa molto innovativi, come il Bertech, un pannello autoportante di carta riciclata
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reso impermeabile da trattamenti con resine naturali. − Eco-compatibilità. I materiali provengono interamente da foreste certificate PEFC; sono stati scelti prevalentemente semilavorati in legno massiccio, il quale, una volta smontata la struttura, si presta ad essere riciclato ed utilizzato per parquet e rivestimenti esterni. Il modulo inTO è composto da una struttura portante a telaio: un sistema di pannelli in larice sagomati, posti trasversalmente al senso di percorrenza del modulo, resi collaboranti da 12 traverse longitudinali e continue. I pannelli sono disposti ad una distanza variabile da 6 a 10 cm, e costituiscono una sorta di struttura a guscio che conferisce unità e stabilità all’insieme; questi al loro interno, sono sagomati secondo una geometria sinuosa che richiama l’interno scavato di un tronco: saranno quindi presenti delle gibbosità che andranno di volta in volta a creare delle sedute, delle nicchie, degli effetti di luce e delle correnti d’aria differenti da punto a punto.
Elaborazione grafica tridimensionale del progetto
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Il progetto propone un percorso sensoriale che accompagna il visitatore ad immergersi nel tronco cavo di una sequoia centenaria, quasi a fondersene, perdendosi nei cunicoli creati dalle gibbosità interne, soffermandosi negli anfratti per respirarne l’essenza, toccarne le venature e sostarvi, godendo del suo naturale abbraccio. L’unicità di questo materiale viene valorizzata nella realizzazione di un oggetto in cui è la stessa struttura portante in legno ad esporre sé stessa, in cui ogni elemento corrobora con gli altri ed assolve al contempo al ruolo di scenografia, arredo e struttura. Il modulo si arricchisce di ulteriori significati, assumendo i connotati di un percorso a ritroso nella filiera del legno: una solida struttura, chiaramente riconoscibile dall’esterno, che comunica le potenzialità costruttive del materiale e la sua capacità di adattarsi, svelando inaspettatamente un cuore morbido e naturale, il tronco dell’albero, primo anello della filieralegno.
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utilizzo del legno nei vari elementi del progetto
Particolare tecnologico del montaggio della struttura
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Adattabilità, reversibilità e flessibilità come parole chiave
siNtesi proGetto:
La ripetizione dell’elemento sta alla base del sistema progettuale “sintesi legno”. Le pareti ribaltabili creano piani “sospesi” calpestabili che all’occorrenza possono diventare luoghi di aggregazione. Il fruitore del modulo si troverà a percorrere ambienti con caratteristiche diverse dove zone a illuminazione controllata permetteranno di vivere l’esperienza della filiera legno a 360°. L’innovazione progettuale riguarda la fuoriuscita della boîte à jouer (scatola dei giochi) che moltiplica lo spazio espositivo e attraverso il suo piano ribaltabile garantisce un accesso facilitato ai diversamente abili e in qualsiasi contesto. Il modulo “sintesi legno” si rivela reversibile e adattabile a diversi utilizzi: uffici, infopoint, spazi espositivi e abitazioni temporanee.
IL PROGETTO
Comp onenti del grupp o: mario Gilardi - Gilardi legnami Paolo Bottino - Natural House P.Peris/A. Gerbotto - impresa Peris Costruzioni valentina Rossi - ingegnere fabio del Proposto - architetto massimo Ronco - architetto Giuseppe vinci - architetto Andrea Anglesio - architetto jr Roberta Cataldi - architetto jr francesco Ciasca - dott. forestale
Parlare di sistemi modulari in architettura significa affrontare un discorso vastissimo, soprattutto perché la concezione del modulo rappresenta una tematica ricca di sfumature. Modulare è l’essenza della progettualità elementare che nasce dalla ripetizione di uno stesso elemento che si compone fino ad arrivare a elaborazioni più complesse. La flessibilità funzionale del modulo è ottenibile principalmente agendo sulla tipologia di chiusure esterne, effettuando ad esempio una semplice operazione di montaggio e smontaggio delle pareti opache o scegliendo tra pannelli trasparenti e pannelli apribili, la cui posizione può essere modificata con semplici operazioni. Le pareti ribaltabili creano piani “sospesi” calpestabili che all’occorrenza possono diventare luoghi di aggregazione. Il fruitore del modulo “sintesi legno” si troverà a percorrere ambienti con caratteristiche diverse dove zone a illuminazione controllata permetteranno di vivere l’esperienza della filiera legno a 360°. L’innovazione progettuale riguarda la fuoriuscita della “boìte a jouer”
(scatola dei giochi) che moltiplica lo spazio espositivo e attraverso il suo piano ribaltabile garantisce un accesso facilitato ai diversamente abili in qualsiasi contesto. La singola unità espositiva (dimensioni 3 x 2.5 x 3 m) viene fornita completamente montata insieme a delle basi di appoggio in metallo regolabili. L’illuminazione naturale è una componente fondamentale della qualità ambientale, sia in termini di consumi energetici sia di benessere. Nel progetto vi sono ampie vetrate studiate per ottenere, in estate, temperature confortevoli mantenendo sufficienti livelli di illuminazione naturale, la luce solare incidente è controllata con sistemi di ombreggiamento fissi e mobili. Inoltre con diverse aperture si favorisce la ventilazione attraverso la convezione naturale. Il progetto utilizza esclusivamente energia solare autoprodotta tramite pannelli fotovoltaici integrati nella copertura che garantiscono un accumulo di energia che verrà riutilizzata nelle postazioni multimediali dell’allestimento. La committenza dovrà provvedere esclusivamente a creare, nel caso in cui il sito sia un’area non urbana, una superficie piana e stabile (con un minimo di pendenza richiesto per il deflusso delle acque piovane). una particolare attenzione è stata dedicata all’aspetto ecologico. Il legno è una risorsa rinnovabile, presente in abbondanza e che richiede poca energia per essere trasformato in prodotti utilizzabili, essere trasportato e messo in opera. L’inquinamento provocato dall’esbosco e lavorazione del legname è limitato. La sua bassa densità consente di erigere strutture in legno senza dover ricorrere a pesanti impianti di sollevamento, riducendo
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il rumore e la polvere nei cantieri. Prefabbricati in officina, gli elementi in legno riducono i costi e i tempi del cantiere. Gli scarti possono essere riciclati, bruciati per produrre energia, biodegradati per produrre metano. “Sintesi legno” è un modulo dotato di un telaio costruttivo modulare con pilastri e travi a sezione rettangolare in legno di larice il tutto inserito in un contesto di pieni e vuoti, di “dialoghi” tra diverse specie legnose (larice, pioppo) e materiali (legno e policarbonato), di forme semplici e complesse che richiamano gli ambienti boschivi. Per la fattibilità economica si è calcolato: • per la parte strutturale circa 2,6 m3(quantificati in cinque alberi) al costo di 1.000,00 euro con un incremento percentuale del prezzo per l’acquisto di materiale proveniente da foreste con certificazione di gestione forestale sostenibile del 10%; • per quanto riguarda il solaio della copertura, del pavimento e delle pareti del modulo (grande più l’estraibile) il legname necessario è di circa 115 m2 (compensato di latifoglie, pioppo) al costo di 1.300,00 euro complessivi; • il peso complessivo del modulo è di 3 quintali.
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L’idea nasce dalla necessità di creare dei blocchi che permettano al modulo espositivo di essere flessibile e facilmente trasportabile. una struttura principale che ha al tempo stesso il carattere di elemento strutturale e di integrazione degli impianti, mentre all’interno di questa dei moduli scorrevoli permettono alla struttura di potere essere modificata di volta in volta tramite lo spostamento dei moduli mobili. Inoltre vi è anche la possibilità di ribaltare alcuni pannelli verso l’esterno che consentono di usare il modulo anche come palco per eventi.
Schemi di disposizione dei moduli espositivi
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Possibile configurazione “a corte” con 4 moduli
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architettura geometrica componibile
SINTESI PROGETTO:
Il progetto realizza un percorso sensoriale ed espositivo, sviluppato sull’assemblaggio di un modulo base dal canone estetico innovativo, forte e singolare. L’intento è attrarre i visitatori con un modulo moderno e di impatto, all’interno del quale la materia prima legno viene declinata in un percorso sensoriale, olfattivo e visivo che ne esalta le caratteristiche intrinseche. Le specie legnose utilizzate non sono trattate con sostanze chimiche di sintesi, in modo da esibire pregi e difetti del materiale vivo, esaltandone l’aspetto naturale e i mutamenti che si spiegano col trascorrere del tempo.
IL PROGETTO
Comp one nt i de l grup p o: Paolo Bottino - Natural House Mario Gagliardi - falegnameria F.lli Gagliardi Alessandro Barbiero - ingegnere Ivano Pomero - architetto Walter Patella - architetto Laura Lalario - architetto Youssef Ech-chibani - architetto jr. Federico Borio - dott. forestale
Il percorso espositivo prevede l’assemblaggio in tre diverse tipologie compositive del modulo base, variabili a seconda del messaggio che si intende veicolare e delle caratteristiche del luogo. La suggestiva articolazione volumetrica, oltre a evocare la scomponibilità e modularità del manufatto, si riflette in una ripartizione rigorosa degli spazi interni in cui si alloca la materialità tattile/olfattiva dei pannelli di rivestimento e degli arredamenti interni, mentre l’utilizzo di tamponamenti in vetro permette di lasciare filtrare la luce naturale. La flessibilità di configurazione spaziale è garantita da moduli in cui sono applicati semplici giunti e cerniere che consentendo diverse disposizioni dei pannelli, permettono l’assemblaggio in strutture che assecondano la morfologia del sito e le esigenze espositive. ll progetto valorizza la filiera del legno piemontese attraverso il suo impiego in multistrato per la realizzazione di singoli moduli in legno triangolari, componibili. Considerate le caratteristiche fisico-tecniche, la fattibilità di realizzazione di una filiera ‘corta’ per la materia prima e l’esclusivo utilizzo di legname certificato PEFC, la scelta del materiale è caduta sulle essenze di larice, pioppo, castagno, ciascuna impiegata in modo da ottimizzare e valorizzare le intrinseche qualità.
Il blocco costituisce l’elemento che viene caricato/scaricato direttamente su automezzo/container, con notevoli risparmi di risorse grazie alla semplicità del processo logistico e dell’assemblaggio utilizzando manodopera non specializzata. La presenza di piani di copertura con diverse giaciture permette di risolvere il problema dell’allontanamento delle acque meteoriche, che vanno a confluire nelle intersezioni in cui trovano spazio guarnizioni a tenuta stagna. L’accesso alla struttura avviene per mezzo di una rampa di ingresso a ribaltamento integrata nei moduli di ingresso/uscita. La luce naturale e l’areazione della struttura sono garantiti da serramenti realizzati da moduli triangolari appositi. La soluzione proposta per il riscaldamento/raffrescamento è resa possibile da pannelli radianti integrati nel telaio del pavimento del blocco-portale, mentre teli fotovoltaici removibili e riposizionabili sulla superficie esterna del modulo espositivo contribuiscono a migliorare l’efficienza energetica. La manutenzione del manufatto consiste in controlli periodici dello stato di usura e conservazione dei pannelli e del piano pavimento, con eventuali sostituzione degli elementi inefficienti/inefficaci. Non sono previsti trattamenti chimici di sintesi della superficie esterna così come per il piano di calpestio in castagno, considerando l’ingrigimento naturale del larice un pregio ed un valore aggiunto da presentare al pubblico. Mostrare e non nascondere sono gli aspetti che caratterizzano il modulo espositivo, il trascorrere del tempo ha l’intento di modificare il senso comune di delicatezza e scarsa resistenza del legno, che andrebbe protetto con sostanze chimiche di sintesi mentre è invece sufficiente un buon progetto, anche innovativo e fuori dagli schemi, che permette la conservazione delle caratteristiche fisico tecniche del legno. I canoni estetici cui ci siamo ispirati sono essenzialità, wabi-sabi, audace materialità e calore, nessun utilizzo di sovrastrutture o di trattamenti chimici superficiali che alterano le caratteristiche uniche del legno ed il
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carattere fortemente innovativo che incrina l’associazione di idee legnochalet- kitsch. Riguardo agli aspetti di Life Cycle Assessment, i moduli sono realizzati in legno non trattato superficialmente, aspetto che consente il loro completo riciclaggio a fine ciclo vita e/o un allungamento del life cycle grazie alla possibilità di riutilizzo per scopi diversi (esposizioni artistiche e teatrali, arredamento urbano, landscape design, etc.).
Elaborazione grafica tridimensionale del progetto
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le del progetto
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L’idea nasce dalla necessità di creare dei blocchi che permettano al modulo espositivo di essere flessibile e facilmente trasportabile. una struttura principale che ha al tempo stesso il carattere di elemento strutturale e di integrazione degli impianti, mentre all’interno di questa dei moduli scorrevoli permettono alla struttura di potere essere modificata di volta in volta tramite lo spostamento dei moduli mobili. Inoltre vi è anche la possibilità di ribaltare alcuni pannelli verso l’esterno che consentono di usare il modulo anche come palco per eventi.
Modalità di trasporto
Modalità di composizione del modulo base
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un sistema di volumi componibili
siNtesi proGetto:
K ATIUSCIA V ILARDI - ARCHITETTO P ROFESSIONISTA L UIGI C HIODO - A ZIENDA C HIODO E RICA R IBETTI -
ARCHITETTO
AZIENDA
P ROFESSIONISTA C OMUNE
DI
P IERO T ORINO
C RISTINA F ERRERO - A RCHITETTO P ROFESSIONISTA C LAUDIA C ORDARO - A RCHITETTO P ROFESSIONISTA P AOLA R OCCA - A RCHITETTO A LBERTO G ILLI - A RCHITETTO J UNIOR M ARCO B IONDI - A RCHITETTO J UNIOR
Comp one nt i de l grup p o: katiuscia vilardi - Piero&Gianni Gruppo Abele Luigi Chiodo - falegnameria Luigi Chiodo Roberto Corrado - ingegnere Erica Ribetti - geometra, ComuneTorino Cristina ferrero - architetto Claudia Cordaro - architetto Paola Rocca - architetto Alberto Gilli - architetto jr. marco Biondi - architetto jr.
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G IANNI
Un CA_DEAU, un regalo che contenga tutti gli elementi, che sia soprattutto flessibile, componibile, trasformabile, arredabile, trasportabile secondo i diversi contesti in cui l’oggetto sarà utilizzato, esposto all’aperto, al chiuso, al sole, alla pioggia. Tre piccoli volumi di forma trapezoidale svuotati e affiancati secondo molteplici composizioni cercando di immaginare scenari espositivi con percorsi diversi. Passerelle e tende per il loro collegamento. Ganci predisposti per il trasporto, appoggi regolabili per adattarsi agli eventuali dislivelli dei luoghi in cui verranno esposti. E poi gli arredi che nella forma riprendono quella dei moduli: sedie, tavoli, lampade che possono stare dentro oppure fuori. La flessibilità è totale, la trasformabilità garantita con sistemi di chiusura ermetici in policarbonato isolante o con teli trasparenti, traspiranti, oscuranti, colorati. I moduli sono realizzati interamente con specie legnose provenienti dai boschi della nostra regione.
IL PROGETTO
Il progetto sviluppato segue i ritmi di quello che abbiamo definito il “ciclo biologico del modulo” per cercare di ottenere la massima interazione delle diverse funzionalità e finalità previste con l’introduzione del minimo numero di elementi che permetta di renderle attuabili. Cerca, inoltre, di costruire un «carattere» per l’oggetto che privilegi la sua dimensione pubblica, rappresentativa e ambientale fortemente voluta dalla committenza per la valorizzazione del legno locale. La Provincia di Torino come committente innesca “il ciclo” per dare visibilità al prodotto filiera legno “dal bosco al modulo espositivo a km 0” chiedendo al progetto di tradurre le esigenze della committenza stessa (adattabilità/ flessibilità, trasportabilità, autonomia, economicità etc.) in un manufatto che arrivi in modo semplice ed incisivo fino all’utente finale, che deve essere incuriosito e invogliato ad entrare per poter recepire il messaggio che si vuole dare. Il modulo si caratterizza per:
fORmA L’elemento compositivo è dato dall’introduzione di geometrie semplici ma con alcuni accorgimenti “stilistici” che rendono meno scontato il “solito cubo”, svasando le pareti e trasformandole in una sorta di invito, di “imbuto” che accoglie dandogli al contempo una forte identità. fLESSIBILITA’ Si è scelto di dividere il modulo espositivo - che può avere uno sviluppo massimo dagli 8 ai 12 m di lunghezza e 2,5-3 m di larghezza e altezza - in 3 contenitori di circa 3 m per lato assemblabili in linea accostati (sviluppo max lineare di 9 m ) o sempre in linea ma distanziati e collegati tra loro da una struttura “pergola” aperta o coperta leggera o in altre disposizioni più flessibili a seconda delle esigenze espositive e delle disponibilità di spazio. Al contempo ogni modulo è “autosufficiente” e può essere utilizzato anche in altri eventi in cui sia necessario avere solo un piccolo punto informativo. RIvESTImENTI Le pareti esterne, rivestite in legno locale a doghe trattati con impregnanti, sono già quindi anch’esse pareti espositive che illustrano le varie finiture possibili utilizzando il legname autoctono della provincia di Torino. All’interno invece i moduli illustreranno con scritte e immagini il ciclo di lavorazione del legno, partendo dal bosco per arrivare al prodotto finito, con un linguaggio anch’esso semplice e ludico, giocando con pannelli colorati, schermi video e proiezioni per comunicare anche la possibilità dell’utilizzo del legno come materiale da costruzione che può all’occorrenza anche essere mimetizzato e dare l’impressione di trovarsi in una costruzione tradizionale. ILLUmINAzIONE NATURALE Le pareti di ingresso e di uscita avranno delle parti in policarbonato trasparente per permettere di avere sia la luce naturale che dei punti di vista scenografici sull’esterno (in caso di utilizzazione in location all’aperto)
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che il ricambio d’aria. In copertura è predisposta la possibilità di collocare un pannello fotovoltaico amorfo che garantisce il funzionamento del modulo anche in luoghi in cui non è possibile l’allacciamento alla rete. TRASPORTO Il modulo è studiato per essere trasportato e caricato su un camion. Ogni modulo pesa circa 2500 kg. Per mezzo di ganci dimensionati e predisposti sul tetto dei moduli è possibile sollevare con una gru e posizionare in loco ogni singolo modulo. LA STRUTTURA L’elemento costruttivo ha altrettanta importanza, sia per il trasporto che per il montaggio. Si è scelto di creare una struttura a telaio, con dei montanti in legno 8x12 cm e 2 travi di collegamento sdoppiate. La struttura a telaio viene chiusa con i pannelli di tamponamento con isolante realizzando uno spessore totale di parete di 18 cm. Sull’esterno verrà quindi applicata la pelle, “elemento di sacrificio”, con la finitura scelta opportunamente trattata e con l’inserimento nei giunti di guaina in caucciù per non permettere l’inserimento dell’acqua piovana tra un pannello e l’altro. Sono previste una serie di boccole in vari punti strategici per permettere l’inserimento di piedini di appoggio regolabili per adattarsi al terreno o pavimento su cui verrà appoggiata la struttura, ganci per la movimentazioni della stessa e occhielli per l’attacco di eventuali teli e tende.
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L’utilizzo di un sistema di volumi modulabili e componibili con diverse dimensioni e per un utilizzo funzionale reversibile (modulo espositivo ma eventualmente abitativo) ci suggerisce l’idea di una superficie utile che varia in base alle necessità. Per questo i diversi volumi possono essere evidenziati e diversificati con differenti colori e differenti sistemi costruttivi, quello prefabbricato e quello assemblabile in loco. La caratteristica per ora più importante è la componibilità dei diversi volumi in un unico volume (3x 3 m di superficie) che sia così trasportabile nella volumetria meno ingombrante possibile su gomma
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di trasporto
Esploso assonometrico del modulo
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per un uso sostenibile delle risorse forestali locali
SINTESI PROGETTO:
Il progetto proposto fa propri due concetti base, il bosco e il gioco, e li concretizza in un sistema di assemblaggio a secco di elementi “tipo“ (puzzle), uguali nella forma ma diversi nelle specie legnose impiegate. Gli elementi assemblati nelle tre dimensioni realizzano pavimento, pareti e solaio del modulo espositivo; lungo il percorso si percepiscono i colori ed i profumi del legno, oltre al gioco dei volumi che definiscono ed arricchiscono l’ambiente espositivo (arredi), che può essere modulato nella sua lunghezza e nella sua organizzazione spaziale, rendendo possibili anche allestimenti contemporanei in localizzazioni diverse.
IL PROGETTO
Comp one nt i de l grup p o: Luca Borello - Nord Legnami Fabrizio Carosso - Nord Legnami Federico Guercio - Guercio Forma Lorenzo Perassi - architetto Antonello Tatti - ingegnere Andrea Ighina - dott. forestale Mariafederica Andreta - architetto Silvia Brunello - architetto Federico Franzi - architetto jr. Chen Jinqiang - ingegnere jr.
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La struttura del modulo espositivo (qui sviluppato nelle dimensioni indicate dal bando di 2,7x2,7x11,05 m) fruita lungo l’asse longitudinale è scandita da vani finestrati, rientranti o aggettanti, che ne modulano lo spazio interno e costituiscono essi stessi bacheche espositive. IL MATERIALE La scelta delle specie legnose ha privilegiato gli assortimenti comuni nei boschi della Provincia di Torino: larice dell’alta Val Chisone e castagno della Val Pellice per l’involucro esterno dei moduli; abete bianco e pino silvestre della Val Chisone per le finiture interne nonché pino cembro per gli arredi sempre proveniente dalla Val Chisone. Lo strato intermedio del pannello sarà invece costituito da tavole di abete bianco, meno pregiato delle altre specie, ma che ne garantisce migliore reperibilità ed economicità. Fatto non secondario che ha influenzato la scelta del legname è la possibilità che buona parte di esso (escluso il castagno) possa essere certificato secondo lo schema PEFC, che garantisce la provenienza del legname da boschi gestiti secondo i principi della selvicoltura sostenibile. LE CARATTERISTICHE TECNICO-STRUTTURALI La struttura progettata è costituita da pannelli che assumono una forma che ricorda il puzzle; questi pannelli sono formati da 7 strati incrociati di tavole in legno di cui quelli intermedi dello spessore di 2,5 cm e quelli
esterni di 1,5 cm inchiodate tra loro, per uno spessore totale di 15,5 cm. Tale tecnica costruttiva non utilizza collanti, le tavole grezze sono inchiodate tra loro con graffe e chiodi; rende inoltre possibile l’impiego, almeno per gli strati interni, di legname di piccole dimensioni e quindi anche di seconda scelta. Il modulo base ipotizzato ha un’area di circa 1 m2 per un peso complessivo di circa 60 kg, adatto per essere movimentato, anche manualmente, da due persone. Oltretutto, dopo l’utilizzo, pannelli di queste dimensioni possono essere nuovamente smontati ed immagazzinati in attesa di un successivo montaggio, limitando gli ingombri di stoccaggio. Il modulo base è stato poi rielaborato, dimezzandone le dimensioni, per creare i vani necessari per l’apertura di porte e finestre nonché per costituire elementi di arredo quali tavoli, panche ed altro. L’utilizzo delle diverse specie attribuite alle facce dei moduli produrrà un effetto cromatico diverso e variabile a seconda del montaggio. La costruzione della struttura avverrà a partire da una serie di tronchi di larice non scortecciati appoggiati a terra. Questa soluzione è stata pensata per consentire un eventuale livellamento della struttura rispetto al piano di posa in esterno, senza ricorrere a onerosi movimenti terra, ma anche per simulare un ideale passaggio dal bosco con i suoi tanti alberi e tronchi alla struttura finita e rafforzare il legame fra il legno e la sua origine: il bosco. Sopra i tronchi verranno posate delle travi in legno lamellare delle dimensioni di 12x24 cm che creano la base di irrigidimento della struttura vera e propria. Il modulo base sarà impiegato per la realizzazione di tutti gli elementi strutturali (pavimento, pareti, soffitto) che verranno messi in opera secondo gli schemi di montaggio forniti in allegato. Come elementi di irrigidimento della struttura, oltre agli incastri verranno utilizzate delle barre filettate (diametro 20 mm), passanti in corrispondenza delle ali dei singoli pannelli. Si prevede inoltre l’inserimento di una guaina autoespandente di tenuta all’aria e all’acqua. Le aperture avranno la medesima dimensione del modulo di base e
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per definirne i contorni si utilizzano dei “mezzi moduli”, ed alcuni pezzi speciali, che allo stesso tempo fungono da architrave ed irrigidimento della stessa. I serramenti sono realizzati con un telaio fisso in legno lamellare di abete con pannelli modulari di policarbonato alveolare estruso (con protezione ai raggi uV), dello spessore di 20+38 mm. Il coefficiente di trasmissione termica è pari a 1,5 W/m2K, ottenuto con camere d’aria all’interno del pannello. Le porte d’ingresso hanno apertura a bilico verticale. Per rendere la struttura adeguata ad un utilizzo esterno si prevede l’installazione opzionale di un telo in pvc che, dotato di anelli lungo il suo perimetro, verrà fissato alle barre di irrigidimento con opportuna pendenza per il deflusso dell’acqua piovana. GLI ARREdI Il modulo base sopra descritto può anche essere impiegato per la realizzazione degli arredi interni e di corredo alla struttura espositiva. Il pino cembro utilizzato per gli strati di finitura di questi elementi è stato scelto per le sue caratteristiche cromatiche e sensoriali. Gli elaborati progettuali presentano alcune delle possibilità compositive, ma anche questi, come la struttura principale, sono diversamente assemblabili a seconda delle esigenze.
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Il bosco è sinonimo di “filiera del legno” che, a partire da uno sfruttamento sostenibile delle risorse forestali locali, vuole dimostrare le molteplici possibilità d’uso del legname locale in edilizia. Le scelte progettuali hanno privilegiato l’impiego di specie locali (larice, castagno, abete bianco e pino cembro) e di semplici semilavorati (tavole riquadrate alla sega a spigolo vivo) di facile reperibilità e non trattati per apprezzarne le caratteristiche organolettiche. Il gioco vuole richiamare la possibilità dell’autocostruzione, della reversibilità del manufatto intesa come semplicità di montaggio e smontaggio, oltre che di trasporto, movimentazione e stoccaggio, ma anche la sua flessibilità per la possibilità di assemblaggio in diverse condizioni ambientali grazie alla modularità dell’elemento base e un’attenzione ai costi. Gli stessi elementi strutturali, diversamente assemblati, offrono la possibilità di creare arredi: tavoli, sedute, scaffalature.
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Crediti Fotografici
Gli autori sono a disposizione degli aventi diritto per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti dei brani o delle illustrazioni riprodotte.
Verlag\Wien, 2009 Foto: © Ignacio Martinez
COPERTINA: © Boislab
p. 68 Villa Bonvicini fonte\immagini: http://www.michaeltribus.com/project/p13_i.html Turrisbabel n.58, aprile 2003 http://www.wolf-artec.it/projects/villa-bonvicini-m37-i19.html
RETRO COPERTINA: Foto di sfondo: ©Lee Sie Immagini dei progetti: © Workshop BoisLab, ©OLLGA Architects, © Algéco, © James Morris, © Steffen-Jaenicke, © L/B
p. 69 Minibox fonte\immagine: http://www.holzbox.at/Index_05/A1_Minibox/Minibox.html http://www.treehugger.com/files/2008/04/minibox.php Foto: © Gerda Eichholzer
PARTE PRIMA: Le foto riportate negli articoli dei singoli autori sono state gentilmente fornite dall’autore stesso. Eventuali diritti di autore sulle fotografie inserite sono stati indicati nella didascalia di riferimento dell’immagine.
p. 70 LoftCube fonte\immagini: http://www.loftcube.net http://www.aisslinger.de/index.php?option=com_project&view=detail&pid= 10&Itemid=1 Foto: © Steffen-Jaenicke, © Jens Vogt
PARTE SECONDA: da p. 57-60 Abruzzo: www,materialegno.it © Luciano Cotena, Eidon, Getty Images, Sieglinde Weger, Kurt Zweifel Scuola Piobesi:©Archiloco Chesa Futura: © Norman Foster and partners Beirut: © Geraldine Bruneel, Matteo Piazza, Roger Moukarzel Weiach Cemetery: © Ralph Feiner Vinàros Microcoasts: © Nuria Dìaz Court square: © Landworks Studio Inc Maritime Youth House: © Paolo Rosselli G.Neubeck: © Gerhard Hagen Casa Gius: © Em2 Architekten Rimessa Kreuzberg: © Werner Huthmacher Bus Stop Snejford: © Pushak Box Home: © Rintala Eggerston Le immagini della galleria dei casi istudio sono state estratte dal dossier progettuale realizzato in occasione del workshop BoisLab come materiale di supporto alle attività di atelier e realizzato con finalità didattiche. L’uso del legno negli interventi edilizi sul patrimonio costruito- Galleria casi studio p. 63 Muchargasse fonte\immagini: http://www.zinganel.at http://www.holzbaupreis-stmk.at/2009/pdf/U16.pdf http://www.nextroom.at/building.php?id=32552 Foto: © Holzbaupreis/Frankl p. 64 Haus im Haus Immagini tratte da http://www.fuegenschuh.at/ Foto coperte da copyright (© Schaller) p. 65 LoftL fonte\immagini: http://www.kadawittfeldarchitektur.de/en/menue.php?select= projektdetail&projekteid=144&navisub=wohnen p. 66 MalvazinkyPenthouse fonte\immagini: http://www.hsharchitekti.cz/index.php?lang=en http://www.archdaily.com/45287/malvazinky-penthouse-sepka-architekti/ Foto: © Ester Havlová p. 67 Haus moosmann fonte\immagini: http://www.hermann-kaufmann.at/en/1. php?kid=2&oid=01_10&dsc=EFH%20Moosmann%20Petra Otto Kapfinger, Hermann Kaufmann wood works, ed. Otto Kapfinger, Springer
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p. 71 Hotel Everland fonte\immagini: http://langbaumann.com/ http://www.everland.ch/en/home/ Foto: © L/B p. 72 Naturhotel chesavalisa fonte\immagini: http://www.hermann-kaufmann.at/en/ p. 73 TheDairyHouse fonte\immagini: http://www.scdlp.net/ http://www.archdaily.com/17142/the-dairy-house-skene-catling-de-la-pena/ Foto: © James Morris p. 74 Blundell house fonte\immagini: http://francoisperrin.com/projects.htm http://www.treehugger.com/files/2008/01/guest_house_for.php foto: © Joshua White p. 75 casaGotsch fonte\immagini: http://www.em2.bz.it/de/projekte/item/wohnhaus-goetsch. html Norbert Lantschner, Casa Clima, vivere nel più, Edition Raetia, Bolzano 2007 foto: © Hans Foto Graf p. 76 Rucksack HouseOrt fonte\immagini: http://www.convertiblecity.de/projekte_projekt02_en.html Foto: © Claus Bach, © Silke Koch, © Hana Schäfer, © Octavianne Hornstein p. 77 Extension du Village de Vacances fonte\immagini: Barbeyer&Dupuis Architectes p. 78 Agence Commerciale Opac de l’Aube fonte\immagini: http://www.colomes-nomdedeu.com/ http://www.archdaily.com/67620/agence-commerciale-opac-de-laubecolomes-nomdedeu-architectes/ foto: © Colomès + Nomdedeu Architecte p. 79 Banca Etica fonte\immagini: www.bancaetica.com/Gallery/File/Nuova%20Sede.pdf Paola Fanuzzi, Banca Popolare Etica, Articolo su Modulo n. 330, BE-MA editrice, Milano, 2007 http://www.archiportale.com/progetti/padova/massimo-lepore/la-nuova-sededi-banca-popolare-etica_3505.html p. 80 Sandwich house fonte\immagini: http://kodikodi.com/ http://eng.totonko.com/2010/02/sandwich-house-ryoichi-kojima/
Foto : © kodikodi.com Mobilhome e micro home: il tema delle architetture modularigalleria casi studio p. 83 Fred Fonte/immagini: http://www.olkruf.com/ http://www.archicentral.com/prefab-fred-otto-leo-kaufmann-and-albertruef-5215 foto : © Ignazio Martinez p. 84 Kesä Kontti/ Summer-Container Fonte/immagini: http://www.a-mh.fi/ http://mincasa.com/extendables/kesa-kontti/#more-330 Foto: © Markku Hedman p. 85 Drop House Fonte/immagini: http://d3architectes.fr/drophouse01.htm Foto: © Algéco p. 86 Cocoon House Fonte/immagini: http://cocoon.aarch.dk/ http://www.holzbox.at/Index_07/A1/aarhus.html p. 87 Walden - Casa mobile Fonte/immagini: http://www.moormann.de/en/furniture/other/walden/ foto: © Nils Holger Moormann p. 89 Flake House Fonte/immagini: http://www.olgga.fr/projects/flak http://www.dezeen.com/2009/05/22/flake-house-by-olgga-architects/ foto: ©OLLGA p. 90 XBO MobileStructure Fonte/immagini: http://www.archdaily.com/5456/xbo-mobile-structure70%C2%BAn-arkitektur/ foto: © 70°N arkitektur Bent Raanes p. 91 ReadNest Fonte/immagini: http://www.archdaily.com/6792/read-nest-dorte-mandruparkitekter/ http://www.wallpaper.com/architecture/read-nest-cabin-denmark/3402 http://www.smallhousestyle.com/2009/03/25/read-nest-a-small-getawayspace/ foto: © Torben Eskerod & Thomas Mandrup-Poulsen p.92 Zenkaya Fonte/immagini: http://www.inhabitat.com/2006/05/26/prefab-friday-zenkaya/ http://www.uptodatedesign.com/2008/12/zenkaya-prefab-lodges-by-zenkaya/ http://www.casapassiva.com/case/case_prefabbricate/374_Zen¬kaya_una_ casa_prefabbricata_dal_Sud_Africa.php Foto: © Markku Hedman p.93 Graph Fonte/immagini: www.rintalaeggertsson.com/0.html www.designboom.com/weblog/cat/9/view/6877/rintala-eggertsson-architectsgraph-crossing-dialogues-emergency-architecture.html foto : © Rintala Eggertsson architects p.94 Houses A&B Fonte/immagini: http://www.olkruf.com/ http://www.designboom.com/snapshots/milan_02/house.html http://www.norlander.se/AB.asp foto : © Adolf Bereuter
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p.95 Su-SI Fonte/immagini: http://www.kaufmannzimmerei.at/cms/index.php?id=61 http://www.kaufmannzimmerei.at/cms/index.php?id=63 foto: © ignazio Martinez, © Kaufmann Zimmerei p.96 S,M,L,xL PROJECT Fonte/immagini: http://www.hhd.it/sml.html foto: © HDD - Hangar Design Group p. 97 Suite Home Fonte/immagini: http://www.hangar.it foto: © HDD - Hangar Design Group p.98 DST – Self Sustained Module Fonte/immagini: http://www.cannatafernandes.com/ foto: © Luis Ferreira Alves p. 99 M- house Fonte/immagini: http://www.mae-llp.co.uk/projects/by-name/m-house.html http://www.detail.de/Db/DbFiles/archiv/5670/ansichts.pdf foto: © Morley von Sternberg p. 100 Micro Compact Home. Fonte/immagini: http://www.microcompacthome.com/projects/?con=o2 http://ubuntista.wordpress.com/2007/06/24/micro-compact-home/ http://www.momahomedelivery.org/ foto: © Micro Compact Home. Tutti i diritti riservati. p. 101 LivingHomes. Fonte/immagini: http://www.livinghomes.net/homesTimberlake.html http://www.treehugger.com/files/2008/03/kieran-timberlake-livinghomes.php foto: © 2009 LivingHomes Tutti i diritti riservati. p. 102 System3 Fonte/immagini: http://www.olkruf.com/ http://www.kaufmannzimmerei.at/cms/index.php?id=74 http://www.momahomedelivery.org/ foto : © Adolf Bereuter p. 103 Weehouse (Foursquare) Fonte/immagini: http://www.weehouse.com foto: © Alchemy LCC 2010 Tutti i diritti riservati. pp. 104 -111 http://www.solardecathlon.gov/ http://www.solardecathlon.gov/photos.cfm Tutti i diritti riservati. p. 108 www.lumenhaus.com/eu www.solar-decathlon.fh-rosenheim.de www.sdeurope.de Tutti i diritti riservati.
www.solarteam.org www.scusolar.org p. 111 Colonna sinistra, Foto alta: www.solardecathlon.de foto centro: www.solarteam.org foto bassa: www.sdeurope.de Colonna centro Foto alta: www.flickr.com/photos/teamgermany_sd09/4222613506/in/ photostream/. © Team Germany Solardecathlon. foto centro: www.solardecathlon.uiuc.edu foto bassa: www.refracthouse.com Colonna destra Foto alta: www.solardecathlon.gov foto centro: www.solar-decathlon.fh-rosenheim.de foto bassa: www.sdeurope.de p.112 Soltag.Fonte: http://www.velux.com Sigma house. Fonte: http://www.lowenergyhouse.com Kingspan Lighthouse. Fonte: http://www.lowenergyhouse.com
Il workshop Boislab è stato realizzato anche grazie al patrocinio di
alla collaborazione di CNA Confederazione Nazionale Artigianato - Torino SIAT Società Ingegneri e Architetti Torino con il supporto degli sponsor tecnici
p. 113 Mk Lotus.Fonte: www.mkd-arc.com Sustainable Connected Home.Fonte: http://mobile.mit.edu Casa Buderus. Fonte: http://www.casabuderus.it da p.112-117 Fig. 1,2 - Panelli, G. (2008) “Adaptabile technologies. Le architetture di Thomas Spiegelhalter”, Franco Angeli, Milano Fig. 3, 4a,4b - Perriccioli, M., Rossi, M. (2005) “Thomas Herzog Reacting skin. 10 progetti per l’abitare sostenibile”, Roma, Edizioni Kappa Fig. 5, 6, 8 - Detail “Costruire con il legno “, n.10, 2006 Fig. 7 - Dal sito http://www.archinfo.it/albe-case-vivere-in-una-casa-chevive/0,1254,53_ART_1135,00.html Fig. 9a - Perriccioli, M., Rossi, M. (2005) “Thomas Herzog Reacting skin. 10 progetti per l’abitare sostenibile”, Roma, Edizioni Kappa Fig. 9b, 19 - Flagge, I., Loibl, V., Meseure, A., (2001) “Thomas Herzog. Architecture+Technology”, Prestel, Munchen Fig. 10,11 -L’Arca, dicembre 1999, n.143 Fig. 12, 14, 15 - Materia, 2010, n65 Fig. 13, 16 - Herzog, T., Krippner, R., Lang, W. (2004) “Atlante delle facciate”, uTET, Torino Fig. 17, 18 - Detail 2002, n.6 “Architettura solare” Fig. 20 - Arketipo, 2006, n.2 Fig. 21- © Jan Cremers, HFT Stuttgart
con la partecipazione delle aziende
PARTE TERzA Workshop BoisLab: proposte progettuali per un futuro sostenibile Le immagini relative ai progetti realizzati durante il workshop e del modulo Il senso del legno sono protette da copyright © BoisLab. Tutti i diritti dei progetti sono riservati ai rispetti autori/progettisti.
p. 109 www.solardecathlon2009.de www.solardecathlon.uiuc.edu www.refracthouse.com p. 110 www.solardecathlon.de
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