La nostra sorellina Nina - Regina Masaracchia & Ute Taschner

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Regina Masaracchia - Ute Taschner Unsere kleine Schwester Nina © 2007–2012 Edition Riedenburg www.editionriedenburg.at Translation copyright © 2013 by Bonomi Editore di Rudoni Laura & C. sas Via Corridoni 6/a 27100 Pavia www.bonomieditore.it ISBN 9788886631778 Traduzione di Astrid Di Bella Revisione di Tiziana Catanzani


Indice Un nuovo bambino in famiglia

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La nostra piccola Nina

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Risposte alle domande

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Suggerimenti

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Glossario per genitori

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Indirizzi utili

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Ciao! Mi chiamo Paolo, ho sette anni e frequento la prima elementare. Mi piace molto giocare a calcio e qualche volta anche con le mie sorelline. Sofia ha due anni e sta sempre attaccata alla gonna della mamma. Ma lei può farlo perché è molto più piccola di me. E poi c’è Nina, la mia sorellina ancora più piccola. È nata tre giorni fa. I miei genitori si chiamano Elena e Roberto e, per me, sono formidabili. Nonna Nilde è la mamma di papà. E’ un po‘ anziana ma tanto divertente. Mi piace quando gioca con noi e ci racconta delle storie. È bellissimo! Da quando è nata Nina, la nonna aiuta spesso la mamma in cucina e nei lavori di casa perché accudire un bimbo così piccolo è abbastanza faticoso!

La nostra piccola Nina è dolcissima. Ha tutto in miniatura: le orecchie, il nasino, le mani e i piedi. E, se sbadiglia, apre taaantissimo la bocca. 6


Questi siamo noi Papà Roberto

Paolo

Mamma Elena

Nina

Nonna Nilde

Sofia

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Nina è nata nella nostra casa, in camera da letto. Alla nascita erano presenti l’ostetrica Adriana e il papà. Durante il parto il papà ha fatto a turno con la zia Isa per massaggiarle la schiena. C‘era anche la nonna ma è rimasta con me e Sofia. Poiché Nina è nata di notte, mentre noi dormivamo, abbiamo potuto vederla per la prima volta solo il mattino seguente. Nina era adagiata in braccio alla mamma e dormiva. Quando si è svegliata ha provato ad attaccarsi al seno e poi si è di nuovo addormentata. Ha passato così quasi tutto il suo primo giorno di vita.

Oggi la mamma tiene Nina in braccio seduta sulla poltrona in soggiorno. Io la chiamo sempre “la poltrona dell‘allattamento“ perché una volta la mamma mi ha raccontato che si sedeva lì anche quando allattava me e Sofia. La mamma è molto stanca e sta per addormentarsi perché Nina stanotte è stata molto irrequieta e voleva continuamente essere allattata. 8


a) Come chiama Paolo la poltrona sulla quale è seduta la mamma?

b) Perché la mamma è così stanca?

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Stamattina sono di malumore. È andato tutto storto! Per prima cosa Sofia ha rotto la mia macchina dei pompieri, poi a colazione si è rovesciata e rotta la mia tazza del latte. Il latte si è sparso dappertutto e ho pianto dalla rabbia. La mamma stava cambiando il pannolino a Nina e così non ha potuto nemmeno aiutarmi a ripulire. Che cosa stupida! È così necessario che la mamma si occupi tutto il giorno di Nina? È stata veramente una buona idea avere un altro bambino? “Per una volta vorrei averti tutta per me, mamma!”, strillo offeso. La mamma mi guarda un po’ stanca, ma poi ha un’idea. “Hai ragione, Paolo! Nessuno ha davvero tempo per te. Che ne dici di chiamare Anna e chiederle se vuole andare a passeggio con Sofia e Nina? Così noi possiamo giocare insieme. Solo noi due: tu e io, va bene?” Io annuisco, contentissimo. Anna è la mia cugina più grande, abita vicino a noi e qualche volta viene a fare la babysitter, quando la mamma e il papà vogliono uscire la sera.

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a) Perché Paolo è così arrabbiato?

b) Che idea viene alla mamma?

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Suggerimenti Assunzione di farmaci. Durante l’allattamento si dovrebbe, se possibile, evitare l’uso di farmaci ma talvolta, in caso di malattia materna, non è sempre possibile. Negli ultimi anni sono stati raccolti tanti dati con l’uso frequente di farmaci sul mercato. Essi confermano la compatibilità di molte sostanze con l’allattamento. Le sostanze attive di questi farmaci passano nel latte solo in quantità minime oppure il bimbo non riesce ad assorbirle. In alcuni casi i farmaci sono già adatti anche per la terapia dei bambini. Nel foglietto illustrativo l’uso del farmaco in allattamento è spesso sconsigliato perché la maggior parte dei produttori farmaceutici non ha testato le sostanze attive su donne che allattano e quindi scrivono a priori che il farmaco non è adatto per chi allatta. Quindi riguardo a dubbi sulla somministrazione di farmaci, ci si deve rivolgere a un medico che consulterà la letteratura specifica sull’argomento. Il centro antiveleni degli Ospedali Riuniti di Bergamo è un servizio gratuito per tutti i cittadini raggiungibile telefonicamente al numero 118 (oppure 800.883300 per chi chiama da fuori provincia), attivo tutti i giorni 24 ore su 24, e si occupa di fornire tutte le indicazioni utili sui comportamenti da tenere in caso di intossicazioni. Il centro antiveleni fornisce, inoltre, informazioni sull‘utilizzo dei farmaci in gravidanza, durante l‘allattamento, sugli effetti indesiderati e compatibilità per l‘uso di più farmaci contemporaneamente. Oppure consultare il sito www.e-lactancia.org. Se un farmaco non è adatto per il periodo di allattamento di solito c’è un’alternativa compatibile. Talvolta la terapia può anche essere posticipata. Bimbo itterico/assonnato. La maggior parte dei neonati sviluppa l‘ittero neonatale a causa dell’attivazione di processi naturali di adattamento dopo il parto. L’ittero è causato dall‘immagazzinamento della cosiddetta bilirubina nella cute. L‘escrezione di bilirubina avviene attraverso l’intestino. Se un neonato è allattato fin dal primo giorno di vita e ai primi segnali di fame (vedi più avanti), si stimola la digestione e quindi anche l’escrezione di bilirubina, facendo così diminuire l’ittero. Anche la luce del sole (lasciar dormire il bimbo accanto alla finestra) aiuta a smaltire la bilirubina nella cute. I bambini che sono molto gialli di solito tendono a essere anche molto sonnolenti e quindi è più difficile allattarli. È perciò molto importante svegliare spesso (ogni due ore) un bimbo itterico per un certo periodo di tempo e attaccarlo al seno. Se, per far scendere ulteriormente i livelli di bilirubina, il bimbo deve stare sotto la lampada UV, deve essere comunque allattato oppure ricevere il latte materno (colostro) con un cucchiaino o un bicchierino. La somministrazione di tisane non promuove l’escrezione di bilirubina. Bimbo senza pannolino. Pochi genitori sanno che i neonati sono già in grado di far capire il momento delle loro evacuazioni (feci, urina). Segni che manifestano la volontà del bimbo di svuotare la vescica sono la suzione irrequieta al seno, il risveglio o l’agitazione nella fascia. Se il bambino non riesce a stare seduto da solo si può sorreggerlo con entrambe le mani sotto le ginocchia e tenerlo con la schiena rivolta verso l’addome dell’adulto, per esempio, sopra una bacinella per farlo urinare. Un bimbo di sei mesi può già trattenere circa 80 ml di liquido nella vescica. Anche se il bimbo beve spesso di notte è possibile che riesca a trattenersi per alcune ore senza svegliarsi. I bimbi non urinano dormendo, prima si svegliano. La percentuale di riuscita subito dopo il sonnellino è molto alta anche per i principianti

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del metodo “senza pannolino”. Durante il periodo vissuto senza pannolino la comunicazione tra madre/padre e bambino è rafforzata, perché i genitori oltre a notare e soddisfare i segnali di fame del bimbo, prestano attenzione ai segnali con i quali lui annuncia il suo bisogno di evacuare. Candida. La candida è un fungo e può essere causa di dolori o ragadi persistenti al capezzolo. Il capezzolo può avere un aspetto brillante, talvolta screpolato, squamoso e spesso viola. Anche il prurito, la comparsa di placche bianche e dolori taglienti, pungenti al seno durante e dopo la poppata, sono sintomi di candida. Spesso la candida al seno è accompagnata da una candida nella bocca del bimbo. Sono visibili delle placche bianche non rimovibili sulla lingua o all’interno delle guance. Anche un’esantema rosso sul sederino del bambino può indicare un’infezione da candida. La candida nel bimbo può essere curata anche con rimedi naturali (per esempio applicando tè nero). La madre infetta deve essere curata con un antimicotico. Il farmaco va applicato sul capezzolo colpito dopo la poppata. Può curare anche la bocca del bimbo se non si usa un collutorio naturale (per esempio Ratanhia). La cura dura circa dieci-quattordici giorni e non dovrebbe essere interrotta prima anche se i sintomi sono scomparsi. Si può continuare ad allattare in ogni caso. A causa dei dolori però, potrebbe essere necessario attaccare il bimbo per periodi più brevi e più spesso. Durante la candida non si dovrebbe far asciugare il latte materno sui capezzoli dato che questo favorisce la proliferazione del fungo. Difficoltà di suzione/di attacco. Se un bimbo piange al seno o se è difficile attaccarlo non significa che non voglia essere allattato o che rifiuti sua madre ma che ha solo bisogno di un po’ più di aiuto. Se il problema non si risolve entro breve tempo è utile contattare il prima possibile una consulente professionale in allattamento materno o un’ostetrica esperta. I problemi di attacco e suzione possono manifestarsi se il bimbo ha ricevuto subito un succhiotto o la tettarella di un biberon. A differenza del seno, la tettarella è più dura e richiede una tecnica di suzione diversa. Alcuni bimbi reagiscono irritati e rimangono confusi. Per questo motivo si dovrebbe evitare l’uso del succhiotto. Se nei primi giorni dopo il parto attaccare il neonato è difficile, se non riesce a prendere bene il seno o non vuole proprio attaccarsi, la madre può provare ad appoggiare il bimbo nudo o vestito solo con un pannolino sul suo petto nudo o sulla sua pancia. Il contatto pelle a pelle non solo è utile per diversi problemi di allattamento calmando i bambini che piangono, ma rafforza anche il legame madre-figlio. Per invogliare il bimbo a succhiare al seno, la mamma può spremere qualche goccia di colostro sul cucchiaio e far gocciolare il latte nella bocca del bimbo. Lui gradirà il sapore e aumenterà il suo interesse per il seno. Tutti i bambini, ma soprattutto quelli che hanno difficoltà ad attaccarsi al seno, devono essere attaccati ai primi segnali di fame (vedi più avanti) e non quando piangono. Gocciolamento di latte dal seno. Un inconveniente molto diffuso tra le mamme che allattano è il gocciolamento del latte dalle mammelle. Spesso mette a disagio le donne lavoratrici. Un semplice trucco per fermare il flusso di latte è quello di premere per alcuni secondi sui capezzoli il palmo della mano o con le braccia piegate. Se gocciola la mammella opposta a quella offerta per la poppata, la madre può “piegare” con le dita il capezzolo per alcuni secondi verso l’alto per fermare il flusso del latte. Infezione al seno (mastite). I segnali di una mastite sono simili a quelli di un ingorgo (vedi Glossario). I sintomi di una mastite possono essere: sensazione di influenza, febbre alta e talvolta anche tremori. In caso di mastite può essere necessario il riposo a letto (con il bimbo) perché si tratta di una

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