anno VII - n째 30 Maggio/Giugno 2014
il tempo
SOMMARIO
METROPOLIS
QUARTA PARETE
7. Il tempo è scaduto. O si ... 10. È tempo di fare. È il nostro tempo … 12. Il tempo rubato. Il tempo dell’anima ... 14. Come passa il tempo! 16. Non ho tempo. (o forse si). 17. Il trucco senza tempo ...
27. Il punto in cui si scuce l’universo. 30. Incontriamoci a metà strada.
INCONTRI
CONVIVIO
20. Giampiero D’Ecclessiis. 22. Marc Bloch. 24. STOP TAIL
33. Uscire fuori tempo. 34. Jura: il tempo di un lungo sorso. 35. Alla ricerca di nuove “madeleine”... 36. Il tempo dell’attesa.
POLITICA, COSTUME E SOCIETÀ
PERSONE E PERSONAGGI
CINEMA, TEATRO E ARTE
SORSI & MORSI, LETTURE & BENESSERE
CANTIERI URBANI PENSIERI IN MOVIMENTO
40. Ogni Cosa (H)A Suo Tempo. 41. Il tempo di uno sguardo. Quello ... 42. Tempo per un concerto. 43. Il tempo: alleato e nemico. 44. Ma c’è davvero tempo?
WEB 3.0
INTERNET E MULTIMEDIA
46. Il tempo al tempo degli Smartwatch.
EDITORE
Soc. Cop. Sociale a r.l. via Isca del Pioppo, sn 85100 Potenza tel. 0971 36703 - fax 0971 25938 info@brekmagazine.it DIRETTORE RESPONSABILE Nicola Pace IMPAGINAZIONE E GRAFICA Bloop Srl STAMPA Tipografia Zaccara - Lagonegro DISTRIBUZIONE Potenza e dintorni elenco su www.brekmagazine.it ABBONAMENTI Per ricevere BREK Magazine via posta ordinaria e in tutta Italia è possibile abbonarsi online su www.brekmagazine.it PUBBLICITÀ commerciale@brekmagazine.it tel. 0971 36703 - cel. 333 39 59 333 HANNO COLLABORATO Domenico Calderone, Mimmo Claps, Vito Colangelo, Daniela Coviello, Anna D’Andrea, Veronica D'Andrea, Innocenzo Di Leo, Mari Donadio, Alba Gallo, Barbara Guglielmi, Angela Laguardia, Elenia Marchetto, Maya Matteucci, Nicola Montesano, Angela Pansardi, Leonarda Sabino, Andrea Samela, Francesco Tripaldi, Wine_R PROSSIMA USCITA n°31 Agosto 2014 Tutti i numeri sono sfogliabili in formato pdf all'indirizzo www.brekmagazine.it
UN ORIZZONTE. UN ORIZZONTE SEMPRE PROSSIMO MA IMPOSSIBILE DA RAGGIUNGERE. IL TEMPO È ESATTAMENTE COSÌ. IMMEDIATO NEL SUO CONSUMO MA IMPOSSIBILE DA POSSEDERE. ACCOMPAGNA OGNI SUSSULTO, OGNI RESPIRO, OGNI PASSO DELLA NOSTRA VITA EPPURE RIMANE COSTANTEMENTE ESTRANEO A NOI. UN’ENTITÀ PERCEPITA MA QUASI IMMAGINATA. LO ELABORIAMO A NOSTRO PIACIMENTO FORSE PERCHÉ È SOLO UNA NOSTRA CONVENZIONE SCANDITA IN MANIERA PRECISA E ASETTICA DA MILIARDI DI OROLOGI. L’ARROGANZA DI PENSARE CHE DUE LANCETTE POSSANO BASTARE AD INGABBIARLO E MAGARI ANCHE A FERMARLO CI HA ALLONTANATO DA UN SANO E SINCERO RAPPORTO COL TEMPO. L’ENNESIMA TRACOTANZA DI UN UOMO CHE SMARRENDO IL SENSO DEL TEMPO HA SMARRITO ANCHE IL SENSO DELLA VITA.
BREK garantisce la libertà di pensiero e di espressione. Per questo motivo ogni collaboratore è singolarmente responsabile delle proprie idee e di ciò che scrive.
il tempo
anno VII - n° 30 Maggio/Giugno 2014
Autorizzazione Tribunale di Potenza nº 376 del 7/5/08 Iscrizione al ROC n°19633
EDITORIALE
Anno VII - n°30 Maggio/Giugno 2014
ZOOM
UN TRASFORMER DI PALLONCINI. Un Trasformer interamente di palloncini. Il più grande al mondo. Questa curiosa scultura, ispirata ai Trasformer è alta ben 15 metri, composta da 4.302 palloncini. Il suo costruttore è un newyorkese John Reid e l’ha chiamata “Poptimus Prime”. Reid è un veterano nella lavorazione dei palloncini, ma questa è la sua più grande opera in assoluto e spera di poter vincere il Guinness World Record diventando anche fonte di ispirazione per quanti vogliano provare a plasmare oggetti di lattice gonfiati.
GLI ABITI A RIGHE ORIZZONTALI NON FANNO SEMBRARE GRASSI. LO CONFERMA UNA RICERCA SCIENTIFICA. La ricerca scientifica che conferma che indossare abiti a righe orizzontali non fa sembrare grassi nasce dall’analisi dell’illusione di Helmholtz, che afferma proprio il contrario del luogo comune, infatti la sua teoria dice che riempendo un quadrato con delle linee orizzontali, questo sembra più sottile. Questa illusione si applicherebbe anche alla figura umana, è stato questo il risultato della ricerca che confermerebbe l’assoluta esclusione della scelta di vestiti a righe verticali per chi voglia apparire più magro.
SE VUOI MANGIARE MENO SNACK, ALLORA METTI I PIATTI ROSSI! L’università di Basilea ha fatto questa interessante scoperta. L’esperimento nasce dal fatto che tipicamente ad ogni festa pare che gli snack messi nei piattini di colore rosso finiscano di rado rispetto a quelli nei piattini di altro colore. L’esperimento effettuato su alcune persone ha confermato l’ipotesi che il colore rosso incentiva visivamente e cognitivamente all’attenzione in modo inconscio, evitando il consumo distratto del cibo.
ZOOM
ANCHE LA GOMMA DA MASTICARE DIVENTA DEGRADABILE. La nuova gomma da masticare presenta una vera e propria rivoluzione nel campo dei dolciumi. Più nello specifico, questo chewing gum eliminerebbe i fastidiosi impasti appiccicaticci sui marciapiedi e le strade. Il progetto sarebbe stato curato dall’ Università di Bristol con un team scientifico. Il chewing gum si chiama Rev7 e presenterebbe la stessa consistenza di una gomma da masticare senza alterazione di sapore. La combinazione diversa di polimeri, come accade per il dentifricio, porta il chewing gum Rev7 a disintegrarsi al contatto con l’acqua.
14 MILIONI DI FOLLOWERS PER PAPA FRANCESCO @PONTIFEX SU TWITTER. La notorietà di Papa Francesco è acclamata anche sui social network. Il Pontefice può infatti contare su 14 milioni di seguaci, followers solo su Twitter. Ovviamente gli account sono differenti per ogni Stato e lingua, ma tutti sotto la sigla @pontifex. Il Papa ha registrato ben 5,94 milioni di followers solo per la versione spagnola, 4,15 milioni di seguaci per quella inglese e 1,75 milioni di followers per l’account in lingua italiana.
TETRIS, IL GIOCO PIÙ FAMOSO AL MONDO COMPIE 30 ANNI. È considerato il gioco più famoso e apprezzato al mondo, ideato da Alesksej Pažitnov il 6 giugno 1984, compie il suo trentesimo compleanno. Una realizzazione geniale, in sole due settimane Pažitnov creò questo gioco di mattoncini che risulta ancora oggi tra i più diffusi al mondo, ma all’epoca dovette cedere i suoi diritti d’autore all’Unione Sovietica poiché non prevedeva la proprietà privata. 5
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METROPOLIS POLITICA
IL TEMPO È SCADUTO. O SI ABROGA IL PATTO, O SI MUORE!
I componenti della Commissione Europea.
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METROPOLIS POLITICA
Il tempo è scaduto. Almeno questa è la mia opinione. E a vedere ciò che sta accadendo alle riunioni in corso a Bruxelles mi verrebbe da sentenziare che siamo alla fine. E non intendo alla fine di un ciclo. Siamo proprio alla fine. Infatti dopo la tornata elettorale e i risultati molto netti usciti dall’urna le diplomazie nazionali e di partito si sono messi al lavoro per costruire il nuovo percorso politico ed istituzionale dell’Unione Europea. Quello che raccolgo, leggendo le dichiarazioni e le impressioni degli addetti ai lavori, è che si è deciso, ancora una volta, di scegliere e di conservare le posizioni, rivelatesi agli occhi di tutto il mondo fallimentari, praticate negli ultimi anni. Ancora una volta, dunque, si sceglie di seguire traiettorie economico/sociali devastanti per i cittadini europei e si predilige, allo stesso tempo, di salvaguardare le politiche liberiste e di austerità incentrate sul rigore monetario e sulle privatizzazioni.
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È bene ricordare che oggi, come sempre, l’economia la muove la mano pubblica, almeno in prima istanza. E se invece si continuerà a chiedere alle nazioni di risparmiare e quindi di sottrarre ricchezza ai cittadini e alle aziende, ecco che il ciclo economico che tutti speravano di invertire non farà che attestarsi definitivamente in un’austerità permanente. In questo quadro deprimente c’è la richiesta netta di Matteo Renzi di più flessibilità sulla gestione dei bilanci pubblici sperando, così, di poter spendere qualche miliardo in più e ridare un minimo di linfa monetaria e produttiva all’economia italiana. Ma sappiamo bene che il problema, come amano dire i falchi delle riforme, è strutturale. E in questo caso, strutturale, significa cambiare le regole del gioco. Significa riscrivere i trattati ( e a mio avviso cancellarne alcuni ) con l’idea guida che il motore dell’Europa deve essere il benessere sociale ed economico delle persone e non un algida cifra
percentuale. Oggi, è bene ricordarlo a chi ci legge, le politiche comunitarie sono guidate quasi esclusivamente da due semplici cifre. La prima corrisponde al 3%. È il limite massimo di deficit concesso ai bilanci pubblici in rapporto al PIL annuale. Cifra che struttura il patto di stabilità e condiziona anche le spese degli 8.000 e più comuni italiani, molti dei quali, pur avendo i soldi in cassa, sono obbligati, dal patto, a non spenderli. Questa cifra, già irrisoria per il momento di crisi che stiamo vivendo, è destinata ulteriormente ad abbassarsi e raggiungerà lo 0,5% appena entrerà in vigore il Fiscal Compact, ad oggi fissato al 2016. L’altra cifra corrisponde al 2%. È il limite massimo di inflazione concesso nell’area Euro. Su questa cifra, attraverso gli strumenti di politica monetaria, vigila ed opera la Banca Centrale Europea. Questa cifra, quando sale, obbliga
a contrarre la moneta in circolazione e nonostante oggi sia abbondantemente al di sotto, è infatti calcolata allo 0,5%, non produce comunque nessun effetto espansivo della massa monetaria. In sintesi a chi governa l’Europa non interessa se sei disoccupato, se non hai un asilo nido dove portare i bambini, se il tuo ospedale per curarti ti chiede in cambio una prestazione economica. A chi governa l’Europa non interessa se un cittadino greco oggi è costretto a vivere di stenti, se una donna portoghese è costretta a rubare il latte in un supermercato per
evitare la malnutrizione dei suoi figli, se un giovane italiano è costretto ad emigrare per sopravvivere. A loro interessa che nelle relazioni mensili, trimestrali, semestrali ed annuali gli alieni burocrati dei palazzi della UE consegnino loro report dettagliati in cui le cifre percentuali sopra indicate siano rispettate. Tutto il resto è noia, citando Califano. Tutto il resto, che è la nostra vita, è quasi un fastidio, un prurito da eliminare.
E ormai il tempo è scaduto.
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METROPOLIS COSTUME
È tempo di fare. È il nostro tempo. Constatazioni amichevoli sul tempo che perdiamo perdendo tempo. Appena ci svegliamo al mattino e prima di andare tra le braccia di Morfeo, il tempo sta lì, il tempo che passa sta proprio lì, vicino a noi, sempre presente ma praticamente appena passato. A volte, in sordina, trascorrono delle giornate senza senso ed è tutto lento, tutto pesante, tutto noioso. “E le ore non passan mai”... ripeteva copiosa ad ogni verso una poesia di tanti anni fa, tanti davvero. Quando invece il tempo ha un valore, tutto cambia, tutto corre, tutto scappa, tutto fugge via veloce ed inarrestabile. Lo sa bene la gioventù che studia e deve preparare gli esami, lo sa l’impiegato che ha scadenze da rispettare e lo sa il padre di famiglia che deve pagare le bollette, lo sa anche la madre che vede il proprio figlio un giorno blaterare consonanti ed il giorno dopo articolare frasi di senso compiuto. Non lo sa invece il politico. Per la categoria, il tempo non ha valore; incurante va avanti, sicuro che il passare del tempo porterà inevitabilmente dietro di sé la perdita della memoria. Il politico d’oggi vive di e per questa duplicità: hai rubato soldi pubblici? Sei stato condannato per bancarotta fraudolenta? Tra quattro\cinque mesi qualcun altro ruberà e imbroglierà, 10
forse anche meglio di te, e allora del nostro caro politico si saranno tutti dimenticati: potrà tornare in pista con un nuovo vestito sgargiante e un sorriso più falso che mai! Tempo e memoria, mai combinazione fu così letale come in questi ultimi decenni per creare un monopolio di pensiero il cui padrone è un grassoccio uomo puzzolente che fa magicamente dimenticare tutto appena il tempo glielo concede. Noi siamo la generazione che dimentica, il nostro tempo è così veloce che davvero “ogni giorno è un giorno nuovo”. Siamo un po’ come la Dory di Nemo, avete presente? Sarà merito\colpa delle tecnologie ma per noi il tempo vale davvero poco, gli diamo davvero poca importanza. Nelle Confessioni, Agostino, parlava proprio della memoria intesa platonicamente come il ricettacolo dei primi principi della scienza e del desiderio di felicità e del tempo come “distensione dell’animo”, come rilevazione del soggetto che coglie il passato tramite la memoria, il presente con l’attenzione e il futuro con l’attesa. Forse oltre alla memoria a noi mancano anche l’attenzione e l’attesa. “Io
voglio tutto e subito”, questo è invece il titolo di una canzone di qualche anno fa... “tutto e subito”, così domani ci servirà dell’altro e dell’altro ancora. Invece, il tempo ci appartiene, è il Nostro tempo, e dovremmo trattarlo diversamente, visto che è l’unica cosa che ci separa dal silenzio. Lo dovremmo violentare il nostro tempo, non dargli mai pace, mai tregua. Dovremmo dare e fare, dovremmo pensare che il nostro oggi sia il giorno perfetto per creare un meraviglioso domani. Dovremmo pensare che forse domani non ci sarà più posto per noi e sarebbe molto più intelligente impegnarsi nel vivere bene l’oggi. Il tempo è una bilancia che
pesa le nostre vite e siccome non sappiamo quanti chili ci porteremo dietro, tanto vale la pena dargli un senso, un senso a questo nostro tempo. Tanto vale non rimandare piĂš una partita di calcio con gli amici o una bella chiacchierata
con le amiche di sempre perchĂŠ preferiamo passare la serata davanti al pc. Tanto vale non rimandare e affrontare oggi il problema che non ci ha fatto dormire ieri. Tanto vale svegliarsi al mattino e regalare un fiore a chi si ama e parlare
a muso duro a chi, invece, la giornata ce la guasta. Il tempo del fare è davvero l’unica cosa che abbiamo. Facciamo(lo) bene. Facciamo(lo) subito. Leonarda SABINO 11
METROPOLIS COSTUME
IL TEMPO RUBATO.
Il tempo dell’anima e il tempo sociale Da mesi rincorro me stessa, tra doveri lavorativi, familiari e sociali, corro e non basta mai, il tempo. Accumulo ore di sonno arretrato e stanchezza, che si trasforma in palpebre pesanti, sbadigli, e sonni improvvisi. “Se dorme di giorno vuol dire che ha la febbre” diceva mia madre quando ero bambina, e così era; ultimamente invece dormo ovunque, anche di giorno, anche senza febbre. Quella manciata di ore notturne non basta più… come un gatto in cerca di energie mi accoccolo da qualche parte e dormo. Divano, giardino, treno… Il 12
libro del momento scivola dalle mani e gli occhi si chiudono. La mia anima continua a leggere, la mia testa riposa. La precarietà mangia la vita, figuriamoci il tempo, si pretendono, dai “giovani” precari dai capelli brizzolati e l’aria da fanciulli, prestazioni da superman. E tu, dal contratto fino al 30 giugno, si sa, non puoi dire di no. Nove mesi, ogni anno, come una gravidanza che non partorisce mai nulla. Chi si occupa dello sportello didattico? Tu. Chi porta i quinti alla maturità? Tu. E i prof di ruolo? A parte
qualcuno, gli altri… sfiniti, spolpati, come il tempo. E la continuità didattica? Chiede mia madre. Va beh dai che esagerazione... rispondo imbarazzata mentre preparo i documenti per i miei ragazzi che in 5 anni hanno avuto solo due professori fissi: religione e sostegno. Quest’estate però ti riposi… Veramente, nonostante lauree dottorato master pubblicazioni e supplenze le nuove prof, ex ricercatrici, ex informatrici farmaceutiche, ex qualcosa, e precarie, studiano per gli esami di abilitazione di fine luglio. Ma scusa, chiedono i genitori
entusiasti di questi precari che portano idee e tempo in scuole stanche, ma se insegnavate già in università, che esami dovrete mai fare? Imbarazzati imbastiamo risposte evasive per non compromettere uno stato indifendibile. Alla faccia della flessibilità, usciti da una casta si perde ogni riconoscimento, semmai ne avessi mai avuto qualcuno, e ricominci d’accapo a 40 anni a far gavetta. E il tempo scivola via, brucia veloce un giorno dopo l’altro come le sigarette degli studenti nascosti in cortile. L’anno finisce e ti pare te l’abbiano rubato. A settembre si vedrà se ti chiamano e dove. Resti con un mucchietto di sabbia in mano, ti pare, e una quantità di amore che non t’aspettavi. Sommersa dalla loro gratitudine e dal loro affetto. Imbarazzata. Genitori, alunni, sconosciuti che divengono famiglia nella manciata dei giorni che fanno un anno, tra lezioni, consigli ordinari e straordinari, scrutini, sportello didattico, recuperi e preparazione all’esame. Diceva un grande scrittore e un grande professore “ Il tempo per leggere è sempre tempo rubato. Come il tempo per scrivere, d’altronde, o il tempo per amare. Rubato a cosa? Diciamo, al dovere di vivere. È forse questa la ragione per cui la metropolitana - assennato simbolo del suddetto dovere - finisce per essere la più grande biblioteca del mondo. Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere.
Se dovessimo considerare l’amore tenendo conto dei nostri impegni, chi ci si arrischierebbe? Chi ha tempo di essere innamorato? Eppure, si è mai visto un innamorato non avere tempo per amare? Non ho mai avuto tempo di leggere, eppure nulla, mai, ha potuto impedirmi di finire un romanzo che mi piaceva. La lettura non ha niente a che fare con l’organizzazione del tempo sociale. La lettura è, come l’amore, un modo di essere.” Daniel Pennac, “Come un romanzo”. Maya MATTEUCCI
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METROPOLIS COSTUME
Tre anni fa, il 7 luglio 2011, moriva a Bologna, all’età di sessantanove anni, Engel von Bergeiche ( all’anagrafe: Angelo Calderone). Brek Magazine lo aveva intervistato un paio di mesi prima, nella sua casa del capoluogo emiliano. Come passa il tempo! Già, ma che cos’è il tempo? Sic et simpliciter “il tempo è quello spazio indefinito nel quale si verifica l’inarrestabile fluire degli eventi, dei fenomeni e delle esistenze, in una successione illimitata di istanti” direbbe il linguista. E proprio a proposito di esistenze, cerchiamo di salire idealmente a bordo della macchina del tempo, frutto della fantasia dell’ingegnerescrittore inglese Herbert G. Wells (1866-1946), per fare un flash back nel tempo e rivisitare il poliedrico poetascrittore lucano. Il povero Angelo, emigrato in Germania per lavoro, negli anni ‘60, era stato condannato alla quasi immobilità permanente, da un grave incidente stradale causato da
COME PASSA IL TEMPO! RICORDO DI ENGEL VON BERGEICHE, IL POETA-SCRITTORE ORIGINARIO DI RUVO DEL MONTE, A TRE ANNI DALLA SUA MORTE. 14
un giovane tedesco, tossicodipendente che, a sentir lui, aveva deciso di suicidarsi lanciandosi nel traffico cittadino, a 180Km/h, con la sua Mercedes. Un evento consumatosi in pochi secondi, ma che costò, purtroppo, ben diciotto mesi di ospedale ortopedico al futuro Engel. Gli altri tre occupanti della macchina, dove lui era seduto, nei sedili posteriori, invece, non riportarono nemmeno un graffio. Quando si dice il fato: antinomio perenne della fortuna e indissolubilmente legato al tempo, la cui sincronia o diacronia possono decidere il destino di una persona. Angelo, nelle interviste, a chi gli chiedeva un’ anamnesi remota del suo vissuto, senza infingimenti era solito dire, tra le altre cose:<< la mia vita si è fermata il giorno dell’incidente, ed avevo solo ventitré anni>> Dunque, gli eventi che costellano e segnano la nostra vita, siano essi positivi o negativi, sono dei marcatori temporali indelebili. Il tempo può essere misurato, verificato negli effetti del suo trascorrere e divenire, ma non dominato. Ma forse il tempo è soprattutto dimensione psicospirituale, e l’invecchiamento del corpo con l’indebolimento della vigoria fisica incidono in maniera e proporzione variabile sullo spirito di ognuno di noi. Infatti, se osserviamo poeti e scrittori, notiamo come essi cambino i loro moduli espressivi ed il loro stile, nel corso della
loro vita artistico-intellettuale, in funzione dell’avanzare dell’età. E quando il tempo della vita terrena si conclude, resta il ricordo. È questo il caso di Engel von Bergeiche, che, senza rancore, nel momento decisionale di dedicarsi alla scrittura e alla poesia, scelse uno pseudonimo tedesco (nonostante la Germania gli avesse rovinato l’esistenza), per dare la stura ai suoi pensieri. Pensieri esternati attraverso una poetica “naturalista” affidata alla tecnica del “blank verse”, per denunciare problemi e pericoli, vecchi e nuovi, dell’età contemporanea, di cui egli era stato, suo malgrado, vittima sacrificale. La poesia “Osservando” ne è un esempio: <<Ho visto un campo di grano/macchiato di rosso,/ ma non era il colore dei papaveri. / Ho visto un selciato / d’un rosso essiccato, / ma non era il colore delle pietre. / Ho visto un uccello con le piume/ dello stesso colore / che macchiava il grano/ e il selciato, ma non era colore./ Tutto ciò era sangue/ versato dalle ferite inferte da chi per la vita non ha amore>> Autodidatta per necessità, ha impegnato tutta la sua esistenza post-emigratoria nella ricerca culturale, scoprendo una vocazione nascosta, latente, che si è manifestata in primis nella prima pubblicazione di racconti per ragazzi, emblematicamente intitolata “L’arrivo” (Fruska editrice, 1989, Arezzo), testo edito
pluripremiato in vari concorsi letterari nazionali. Col tempo, poi, ha cominciato a maturare una sensibilità poetica che, come direbbero gli inglesi, è emersa step by step, consentendogli di raggiungere successi insperati, testimoniati dai numerosi concorsi, anche internazionali, vinti. Quando, nelle interviste, gli si chiedeva perché scrivesse, Angelo, o Engel, rispondeva:<< Io scrivo e cerco di poetizzare, non, come si dice con uno stereotipo, per passare il tempo, ma per impegnare il mio tempo in cose utili, appaganti per la mia mente.>> Ma Angelo non era solo questo. Il suo desiderio di lasciare traccia del suo passaggio terreno, aveva spinto la sua vena creativa a diversificare la sua arte. Infatti, pur non avendo compiuto studi di architettura, all’improvviso cominciò a costruire modelli di casette di legno, utilizzando solo coltello e matita pirografica, il cui progetto era frutto unicamente del suo genuino ingegno, rifuggendo dalle imitazioni. Così impegnava il suo tempo, nei momenti in cui le sue condizioni di salute glielo permettevano. Poi, un giorno, nonostante fosse agnostico, gli venne l’idea di costruire una chiesa
in miniatura, con tutti gli accessori ed i paramenti fatti a mano, dalla fonte battesimale ai banchi e all’incensiere. Dove non poteva, faceva intervenire la figlia Rossella, in arte Roscal, che si occupava della parte pittorica. Tempo di durata dei ...lavori? Oltre due anni e mezzo, per un numero di ore non quantificabile. Tutto questo ci riporta, inevitabilmente, alle famose “multiply intelligences “ di H. Gardner, con una domanda d’obbligo: se Angelo Calderone non fosse stato colpito da quell’evento infausto, e successive conseguenze, sarebbero venute fuori tutte queste molteplici intelligenze creative? Nessuno lo sa. Ma questo potrebbe essere un tema da dibattere nel prossimo 2° Concorso artistico- letterario Engel von Bergeiche, che si svolgerà, nel prossimo agosto, a Ruvo del Monte, paese dove il poeta ha voluto essere sepolto. Domenico CALDERONE
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METROPOLIS SOCIETÀ
Non ho tempo. (O forse si…..)
Una delle grandi sconfitte dell’uomo moderno è l’aver perso il “suo tempo”. La condizione di insoddisfazione esistenziale ha portato l’uomo a fare del suo tempo un involucro vuoto, ma troppo pieno per poter contenere la vita. Oggi il tempo rappresenta una grandezza svalutata che non ha più nessuna valenza se non quella legata al suo obbligato riempimento di futilità, padrona del nostro tempo. Pensiamo all’orologio: uno strumento che scandisce gli attimi delle nostre giornate con l’obiettivo di darci la possibilità di essere al momento giusto nel posto giusto; in questo modo 16
abbiamo la possibilità di poter compiere un numero di azioni conseguenziali maggiore. Il passo verso la frenesia è stato rapido e doloroso. Ci si affanna per rincorrere le lancette. Abbiamo alert che ci avvisano dell’avvicinarsi di un evento, come se un evento che reputiamo importante abbia bisogno di essere ricordato. Non abbiamo la possibilità di dedicare anche solo uno scampolo di tempo a pensare a noi e alle cose che ci fanno davvero stare bene. Siamo subissati di doveri e abbiamo il dovere di porre loro attenzione, più del dovere di porre attenzione alla nostra vita. Il tempo del nostro giorno
è scandito, previsto e prevedibile. A priori sappiamo cosa dobbiamo pensare e cosa no e soprattutto quando farlo. Abbiamo demonizzato la meditazione, l’ozio (unico sollievo reale della vita dell’uomo). Abbiamo disabituato le menti a pensare, a riflettere, a creare idee e mondi futuribili. Abbiamo rinchiuso dentro gabbie le nostre vite; gabbie che abbiamo abbellito e dalle quali non abbiamo il coraggio di evadere, perché non è più pensabile per noi una vita fuori da queste gabbie, non è ammissibile nemmeno tentare di pensare una cosa del genere.
Abbiamo elevato il lavoro al rango di “dignità”, ma abbiamo mantenuto un briciolo di dignità nel farlo, chiamando il tempo fuori dal lavoro “tempo libero”, si perché l’altro è tempo “oppresso”. Ma, ormai, non sappiamo che farcene del tempo libero, che in realtà non è nemmeno libero: è un tempo della corsa e della rincorsa del NULLA, un NULLA che non ha nemmeno la prerogativa di farci stare bene. Abbiamo fatto passi da gigante nel campo della tecnica per rendere le nostre faccende più rapide, veloci, indolori; e tutto questo perché? Per avere più tempo? Forse una sparuta idea in
merito c’era, ma è stata distrutta, abbandonata. Il tempo risparmiato per lavare i panni lo impieghiamo per azionare un frullatore, per passare l’aspirapolvere, per lavarci, per CONSUMARE. Buttiamo il nostro tempo
spendendo denaro, facciamo lo straordinario a lavoro per ricevere denaro e mai siamo disposti a pagare con denaro per avere più tempo. Forse l’uomo ha bisogno di riempire il tempo con il “nulla” perché un tempo pieno di se farebbe paura. Peccato, però, che oggi non si abbia consapevolezza di se, abbiamo perso il contatto con noi stessi in modo così profondo da non riuscire a concepire la possibilità di pensare a noi. Utilizziamo il tempo a disposizione progettando il tempo futuro e dimentichiamo di vivere l’unica vita che ci è concessa: il presente. Il futuro non esiste, è inutile tentare di progettarlo. Dovremmo progettare, in compenso, il nostro presente, dando al nostro tempo più valore. E siccome viviamo in un mondo dove tutto è in vendita dovremmo cercare di comprare quanto più tempo possibile. Il tempo è la vita stessa, ma solo quella che ognuno decide di trascorrere con consapevolezza. Il problema di fondo è che la consapevolezza è la grande assente dell’epoca moderna. A volte sentiamo dire “la vita è breve”, ma per quale motivo sarebbe breve? La risposta è banale: arriviamo alla fine del nostro viaggio con la consapevolezza (giunta sul letto di morte) di non aver vissuto e vorremmo un’altra vita per farlo, ma non cambierebbe nulla. La nuova vita la spenderemmo a fare shopping la domenica all’ipermercato. Innocenzo DI LEO 17
QUARTA PARETE MODA&STILE
“Se siete tristi, se avete un problema d’amore, truccatevi, mettevi il rossetto rosso e attaccate.” Coco Chanel
Ever green indiscusso del make up mondiale, il rossetto rosso è l’inconfondibile simbolo di femminilità, seduzione, grinta e carattere. Il primo esemplare di rossetto rosso risale all’epoca dei Sumeri: nel 2800 a.C. nella tomba della principessa Shub18
IL TRUCCO SENZA TEMPO: L’INTRAMONTABILE ROSSETTO ROSSO ad fu rivenuta una piccola scatola d’oro contenente una pasta fatta di polvere rossa, olio di sesamo ed essenza di rosa, con relativo pennellino per applicarlo. Ai tempi degli antichi Egizi, le donne amavano tingersi le labbra di rosso. Si narra che Cleopatra, abile seduttrice, realizzava il suo rossetto rosso ricavandolo dai pigmenti di coleotteri e formiche. Grande icona storica del rossetto carminio fu nel XVI secolo la regina Elisabetta I, che lo esibiva sul suo volto bianchissimo ed era realizzato con una miscela di cera d’api e piante. Tuttavia nel corso della storia il rossetto rosso è stato visto anche come simbolo di lussuria e incitamento alla perdizione, tanto da indurre nel 1770 il Parlamento britannico ad approvare una legge secondo che ne condannava l’utilizzo. Al contrario nella Francia di fine settecento le donne di classe superiore erano incoraggiate ad utilizzare i cosmetici, per distinguersi delle donne di ceto inferiore; risale a quell’epoca il primo “bastoncino”, che era una pasta semisolida a base di terra rossa (“terra di Parigi”), sopra un legnetto e seccata al sole. È questa anche la fase il cui il rossetto rosso venne glorificato, grazie alla sua funzione estetica, come modificatore della forma delle labbra. Il rossetto rosso attraversò
secoli sempre in bilico sul filo del proibizionismo, finché nel 1910 si affermò definitivamente grazie alla produzione del primo stick da labbra. Il rossetto rosso si presenta negli anni 20 e 30 in gradazioni più scure e con bocche a forma di cuore. Quando nel 1920 fu approvato il 19° emendamento, le donne americane ottennero il diritto al voto ed il rossetto divenne un vero status simbol, tanto che Elisabeth Arden partecipò al movimento per il suffragio, marciano per la Fifth Avenue e distribuendo a tutte le manifestanti il suo rossetto rosso. Negli anni 40 le tonalità più diffusa fu quella rosso sangue e con labbra notevolmente arrotondate; negli anni 50 e 60 si sfuma di fucsia, arancione e rosso lacca creando l’effetto di labbra abbondanti. È assodato, dunque, che dopo la Seconda Guerra Mondiale, con l’inizio delle produzioni cinematografiche e il conseguente mito delle dive di Hollywood che lo utilizzavano ampiamente, il rossetto rosso è tornato alla ribalta diventando uno dei must have del mondo femminile. Come dimenticare Marilyn Monroe, il cui segno distintivo erano le labbra che valorizzava con il rossetto rosso scarlatto. Da allora in poi il rossetto rosso è sempre stato alla moda e grazie alla sua versatilità -perché non tutti sanno che il rossetto rosso sta bene a tutte!si riconferma sempre oggetto indispensabile nel beauty delle donne. Barbara GUGLIELMI
INCONTRI - Giampiero D’Ecclessiis
Gli ipnotici fattarielli di Giampiero D’Ecclessiis “Ipnotiche oscillazioni e altre storie” è l’ultimo libro di racconti di Giampiero D’Ecclessiis con le illustrazioni di Giulio Laurenzi (bravissimo fumettista potentino che Brek Magazine ha intervistato nel n.20) edito dalla casa editrice Universosud. Brek incontra l’autore, Giampiero D’Ecclesiis, potentino doc e geologo oltre che poeta e scrittore. Ha al suo attivo una raccolta di poesie dal titolo “Ballata in tre tempi e sessantadue pause” del 2006; un libro di poesie, “Fantasmi Riflessi” e un racconto “Vota Antonio, Viaggio semiserio in una campagna elettorale Potenza 30/5 – 10/6/2009” del 2009; una raccolta intitolata “Graffi nell’anima” del 2012; il racconto “150° Unità d’Italia – 20 luglio 1915, Isonzo” e le “Due avventure di Giovacchino Zaccana viaggiatore” (all’interno della collana “Nuovi autori contemporanei” editi da Pagine editrice) del 2013. Giampiero non disdegna i social network dove, anzi, regala spesso ai suoi contatti arguti e simpatici post oltre a brevi racconti, o “fattarielli” come li chiama lui. Io che l’ho conosciuto proprio “in digitale” (in #potenzadigitale) ho capito che è un potentino follemente innamorato della sua città, della quale gli piace raccontare le storie anche più antiche con uno sguardo attento al presente che declina in digitale con le immagini e le cornici di Instagram. È un po’ a metà strada tra i cuentisti latino-americani e spagnoli e la letteratura locale di vito Riviello anzi, probabilmente, di Rivello ne è forse figlio ed erede. Ci sono persone che non hanno scelto un mestiere da poeti o scrittori eppure lo sono diventati. Che so: Leonardo Sinisgalli che veniva chiamato il “poeta ingegnere”; Italo Calvino che si era iscritto alla facoltà di Agraria; Roald Hoffmann Premio Nobel per la chimica e tanti altri ancora. Giampiero D’Ecclesiis mi fa venire in mente questo abbraccio tra scienza e letteratura: un poeta geologo, uno scienziato scrittore… Ecco, vorrei partire proprio da qui. 20
Giampiero D’Ecclessiis
Mi piace partire da qui, molto. Sono convinto che la mia professione abbia inciso tanto: incontri, luoghi, l’università, il lavoro mi hanno portato in giro e mi hanno dato l’occasione di raccogliere tante sfumature, quelle che compongono i caratteri delle protagoniste e dei protagonisti dei miei racconti. Un geologo è per carattere un uomo immaginifico, solo avendo questa caratteristica si può osservare il divenire delle trasformazioni del nostro pianeta e cogliere i segni del passato e i prodromi delle trasformazioni future. “I poeti che strane creature” cantava De Gregori. Un poeta è nudo, sempre. Sa mostrare la parte più preziosa e intima di se stesso senza timore, in questo forse un poeta è strano, supera il timore del giudizio degli altri. La poesia accompagna sempre i miei momenti di culmine, siano essi verso il basso, quando sfioro la fatica di vivere e i momenti di scoramento che quelli di felicità sfrenata. La poesia è l’anima intima di un uomo, non bara mai. I tuoi racconti girano spesso intorno a uno spazio e a un tempo determinato, quasi circoscritto; come se il passato dovesse leggere il futuro. In geologia c’è un principio che si chiama Attualismo, i fenomeni del presente aiutano a comprendere quelli del passato e del futuro, i miei racconti sono un po’ così, la vita, i dolori, gli amori le pulsioni dell’uomo sono sempre gli stessi, ritornano come un girotondo lungo la nostra esistenza e non si può guardare ad essi senza un po’ di pietas, senza un sorriso. La lucanità e la potentinità sembrano essere i minimi comuni denominatori da cui si sviluppa uno sguardo più ampio sulla società. Quanto ti senti vicino ad altri autori
potentini? Io sono potentino fino al midollo, la mia famiglia vive qui da oltre 100 anni, mi ricordo tutti gli aneddoti e i fattariedd (non è casuale che usi la forma putenzese in questo caso) che mio Nonno e mio Padre mi raccontavano su una Potenza ancora arcaica, contadina che oramai non c’è più. L’influsso delle donne della mia famiglia, tutte napoletane, è forte. Nei miei fattarielli (adesso uso la forma napulitana) c’è tantissima napoletanità. Mi piacerebbe avere l’abilità di Cappelli di cui ammiro lo stile e l’arguzia e nella poesia adoro Riviello che ricordo nella sua libreria di Via Pretoria. C’è qualcosa che lega quelli che chiami “fattarielli” con la tradizione de racconto breve? Da bambino, a Napoli, prima di andare a letto la sorella di mia Nonna, Zia Annamaria, mi raccontava “nu fattariello” e quella modalità di racconto mi è rimasta nella testa. I fattarielli sono pienamente nella tradizione del racconto breve. Non posso non farti questa domanda (che mi ostino a ripetere in ogni intervista): perché stampare ancora su carta? Perché io non potrei concepire la mia casa senza la mia libreria piena di libri, la carta è carne e sangue, ha un odore, si consuma, ingiallisce col tempo. Non ho pregiudizi verso il digitale, il mio libro avrà anche una versione ebook, ma resto tra quelli che continuano a pensare che un libro è un libro e un ebook è una grande comodità per fruire della lettura in tutte le condizioni. “Ipnotiche oscillazioni e altre storie” sono una raccolta a cui stai lavorando da tempo o una semplice collezione? In questi ultimi anni ho scritto tantissimo, alcune centinaia di racconti, un libro di avventure che spero di pubblicare presto e tante, tantissime poesie. Giacciono in gran parte sulla mia pagina Facebook nella loro prima stesura. Il vero problema è che la pubblicazione richiede una attenta attività di revisione ed organizzazione ed io sono abbastanza pigro. La metafora, secondo Ortega y Gasset, “è un procedimento intellettuale mediante il
quale riusciamo a cogliere ciò che si trova oltre la nostra capacità concettuale”, vuoi indicaci qualche metafora ricorrente nei tuoi racconti? Nei miei racconti mi affido spesso alle metafore soprattutto per descrivere i personaggi che li animano, già il titolo del mio libro è di per se stesso una metafora, evocando il magnetismo ipnotico delle movenze femminili sull’immaginario maschile. Ti avvali anche della collaborazione del bravissimo Giulio Laurenzi. Giulio Laurenzi è un amico caro e gentile, disponibile sempre. Ha illustrato anche il mio primo libro “VOTA Antonio. Viaggio semiserio in una campagna elettorale”, e anche questa volta è bastato chiederglielo che è stato subito entusiasta e disponibile. Le immagini che accompagnano alcuni dei racconti contenuti nel libro sono il perfetto completamento delle storie. Giulio è un grandissimo professionista dell’illustrazione, un grande artista e un finissimo umorista. Mi considero molto onorato che abbia deciso di contribuire con le sue illustrazioni. Diceva Borges che “Leggere, per intanto, è un’attività successiva a quella di scrivere: più rassegnata, più civile, più intellettuale”; tu chi leggi?, e soprattutto, leggi te stesso? Io ho letto e leggo moltissimo, ho avuto periodi di lettura voracissima e ingorda, dai classici ai gialli, adoro Dostoevskij, Verga, Melville, sono un divoratore di Camilleri in tutte le salse, e ancora Primo Levi ed Erich Maria Remarque. Ovviamente spesso rileggo me stesso un po’ per riguardare le cose che ho fatto alla ricerca di errori e imperfezioni un po’, lo confesso, per civetteria. Vuoi dare un consiglio a chi ti leggerà? Consiglio di portarsi il mio libro dietro, è il vantaggio di una raccolta di racconti brevi, consentono di riempire un piccolo spazio temporale con una storia completa, senza lasciare la trama a metà, di soddisfare il bisogno di sapere come va a finire senza dover sacrificare un grande lasso di tempo. Vito COLANGELO
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INCONTRI - Marc Bloch.
LA STORIA La memoria del tempo. La definizione più comune di Tempo è quella che lo vede come la dimensione entro cui riusciamo a comprendere e misurare il continuo accadimento degli eventi, inserendo in essa dimensione i concetti di passato, presente e futuro. Data per scontata l’indeterminatezza del futuro e la labile concezione del presente mai fisso, non resta che rivolgere la nostra attenzione all’immutabilità del passato. Infatti, il passato, per essere già avvenuto, non è modificabile, quello che può cambiare è la conoscenza che abbiamo di esso, e la disciplina che ci consente di farlo è la Storia. Viste tali premesse, come non potevo colloquiare con uno dei padri della moderna ricerca storica, Marc Bloch (Lione, 1886-1944), colui che nel suo saggio più celebre – Apologia della storia- ci ha insegnato il mestiere dello storico. 22
N.M.: Professor Bloch, felice di incontrarla. Per noi storici è come una persona di famiglia, un punto di riferimento costante; il suo saggio è per noi fondamentale come la piccozza del geologo, il bisturi del chirurgo o la luce sul casco del minatore. Visto il tema, non posso che invitarla a riassumerci il concetto del tempo per uno storico? M.B.: “Caro amico, sono altrettanto felice di poter
constatare che l’invito ai giovani, che feci a suo tempo, sul perseguire la strada della conoscenza della storia attraverso un metodo di rigore scientifico abbia fruttificato ed il sapere che il mio pensiero si sia conservato oltre il tempo della che mi è stato concesso in vita mi inorgoglisce e mi facilita la risposta alla domanda che ha voluto rivolgermi. Innanzitutto, va detto che la storia è la scienza
Marc Bloch
che studia le attività umane nel susseguirsi incessante del tempo, quindi, il suo oggetto d’indagine è l’uomo, che rappresenta il vero signore del tempo, in quanto oltre a viverlo possiede la forza di ricordarlo.” N.M.: Quindi, il concetto di tempo non può prescindere dalla memoria che l’uomo conserva del proprio tempo e degli eventi che lo hanno visto protagonista? M.B.: “Sì, è proprio così. In linea generale, infatti, l’essere umano non riesce a percepire compiutamente il concetto assoluto di Tempo, ma riesce a fare propria la memoria di eventi che appartengono al proprio background e che rappresentano il comune sentire identitario del proprio nucleo sociale.” N.M.: Potremmo, quindi, affermare che l’uomo è padrone del proprio tempo, ma In questa
continua evoluzione della conoscenza del passato non si corre il rischio di inficiare la conoscenza del passato in base ai propri orientamenti di pensiero?. M.B.: “Si, il rischio esiste e lo storico deve utilizzare il dubbio come strumento di conoscenza e non limitarsi allo studio del passato ritenendo di non poter trovare alcun interesse nel presente, in tal caso non sarebbe altro che un semplice, pur prezioso, antiquario. Va, però, detto che una cosa che lo storico non deve mai fare è giudicare il passato, in quanto in storia non esiste la causa unica. Lo storico deve semplicemente chiedersi il perché delle cose ed accettare qualsiasi tipo di risposta. Lo studioso di storia deve essere in grado di ricostruire un dato avvenimento con documenti materiali arricchiti dalla versione di testimoni. L’analisi e la ricerca dei fatti umani avviene per tracce, perché -come è stato già det-
to- anche se il passato è per definizione immodificabile, la conoscenza del passato è cosa in evoluzione che può trasformarsi e perfezionarsi in seguito a nuove informazioni documentali. Qualsiasi documento storico, però, necessita di verifica, anche quello che ha la parvenza di essere certo. Infatti, esistono due forme di inganno storico: quello che si contrappone alla verità e quello che tende a cambiare la verità.” Sembrerebbe, quindi, che per chi come me si occupa di scienze storiche parlare del Tempo sia la cosa più naturale ma, a pensarci bene, il dubbio rimane e non mi resta altro da fare che ricordare quanto espresso da sant’Agostino nelle sue Confessioni: “Se non mi chiedono cosa sia il tempo lo so, ma se me lo chiedono non lo so”. Nicola MONTESANO 23
INCONTRI - STOPTAIL
STOPTAIL
stoptail.com
CIAO RAGAZZI (SI FA PER DIRE). RACCONTATECI COME NASCE IL PROGETTO STOPTAIL. Grazie per il “ragazzi”... Questo è un progetto nato quasi per caso, e da subito ci siamo resi conto che quello che stavamo producendo era, 24
per noi, molto stimolante. L’eterogeneità della ricerca che abbiamo intrapreso è scaturita dalle diverse influenze culturali che ognuno di noi ha apportato al progetto. Da qui la scelta, quasi naturale, di non trattare, all’interno del disco, un unico genere musicale. È un progetto che ha assunto, sin dall’inizio, una personalità ben definita in ogni sua forma, partendo dal discorso musicale fino ad arrivare a quello della comunicazione, utilizzando tutti i canali e le piattaforme di comunicazione e di vendita digitale. Il fulcro di tutto ciò è il nostro sito, www.stoptail.com.
QUESTO È IL VOSTRO PRIMO DISCO. UNA SINCERA RIFLESSIONE PER DEFINIRLO. Questo è un progetto che spazia a 360° anzi a “750°” !!!, ci piace sperimentare. Ogni brano ha la sua personalità e la sua storia. È un disco ricco di sonorità ricercate, siamo soddisfatti del risultato raggiunto. Come definirlo...un disco “estetico“!?. Anche la copertina è frutto di una nostra, personalissima, rielaborazione di un dipinto del 1545 nel quale Il Bronzino ritrae Giovanni dÈ Medici da bambino, esposto alla Galleria degli Uffizi a Firenze. Il concetto della rielaborazione lo abbiamo tradotto in un simpatico video che gira sulla rete. Per vederlo basta collegarsi ai nostri canali di Youtube o Vimeo. Da qui l’idea di creare questo slogan... E ricordate...se il disco non vi piace lo potete sempre appendere...
DUE PAROLE SULLA HIT DELL’ANNO. PARLIAMO DI “CICCILLO”. Ritornando alla copertina del cofanetto è proprio lui il protagonista di questo brano, il nostro “Ciccillo”... Il collegamento fra questo personaggio e il dipinto era quasi obbligato, non potevamo non prenderlo in considerazione... Cosa li accomuna? Il cardellino tra le mani naturalmente... forse è per questo che ad un certo punto, l’uccello, decide di volare via e trovare una nuova collocazione, forse stanco di quello che accade nel nostro paese...di sicuro Ciccillo è un per- sonaggio improbabile,
legato ai suoi vizi e ossessioni che lo porteranno inesorabilmente sulla strada dell’oblio.
L’ESTATE ORMAI È ALLE PORTE. AVETE IN PROGRAMMA DEI CONCERTI? Forse una delle caratteristiche che ci contraddistingue è la controtendenza. E in virtù di questo, per il nostro primo concerto, aspetteremo che l’estate finisca per il nostro primo live, probabilmente a fine Settembre, inizio Ottobre. Il concerto è legato ad un evento che si rinnova ogni anno a fine Marzo che si chiama “La Musica di Antonio” a cui noi teniamo molto. Quindi, eccezionalmente, per quest’anno, “La Musica di Antonio” sarà legato al nostro concerto, e per questa opportunità ringra- ziamo Carmela Carriero. Il concerto si terrà presso il Centro Polivalente di Avigliano.
IL DISCO È MOLTO BELLO. ORIGINALE NELLA SUA FORMA CANTAUTORALE. MA A PARTE IL MIO GIUDIZIO PERCHÈ I LETTORI DI BREK DOVREBBERO COMPRARLO? Perché il tuo giudizio è anche il nostro, per cui potrebbe diventare anche il loro, ma loro dovranno pur sempre ascoltarlo e quindi comprarlo, dove? o sui principali canali di vendita online ( iTunes; GooglePlay; Amazon; Spotify; ecc..) o presso i tradizionali canali di vendita “offline”
GLI STOPTAIL SONO: Leonardo Corbo, Programmazioni - Tastiere Giovanni Sileo, Voce - Chitarra - Tromba Tony Martinelli Chitarra - Tastiere - Voce Massimo De Carlo Basso Ringraziamo BrekMagazine per la piacevole intervista e un saluto a tutti i suoi lettori, E ricordate...se il disco non vi piace lo potete sempre appendere... La Redazione 25
QUARTA PARETE ARTE
Il punto in cui si scuce l’universo. Dovrò cominciare a lamentarmi con la redazione per la scelta dei temi, mi spetterà pure un po’ di considerazione dopo anni di fedele collaborazione, dico io. Pare che infatti, squagliate le cortine della più bieca dietrologia, traspaia un disegno, un complotto, la volontà di mettermi in difficoltà nel tentativo di ridicolizzarmi spingendomi indirettamente a cadere nel banale; okay - lo so forse sto vaneggiando, ma il tema di questo numero non solo comporterebbe un accurato momento di riflessione anche per il buon Benito (Oliva chiaramente!) ma nasconde l’insidia, lo scivoloso declivio verso il baratro della tentazione che ti suggerisce languidamente di trattare della “Persistenza della memoria” di Dalì, peccando di conseguenza di una prevedibilità da squalifica assoluta. Ad ogni modo, questa volta ho dubitato seriamente che, a proposito di tempo, non sarei riuscito a rispettare la scadenza per la consegna dell’articolo e non pensavo che a salvarmi, buffa coincidenza, sarebbe stato proprio il Sole 24 ore. Ivi leggevo dell’istallazione di Christian Marclay denominata “The Clock” (la cui traduzione sarebbe offensiva) ed 27
QUARTA PARETE ARTE
apprendevo che è stata la vincitrice della 54esima edizione della Biennale di Venezia restandone altresì affascinato (è risaputo che anche l’amore, a volte, si compone di un elemento di gretta convenienza). L’opera in questione è un filmato della durata di 24 ore, nato dal montaggio di centinaia di spezzoni di film famosi, in cui ogni minuto viene inquadrato un orologio che indica l’ora, in perfetta sincronia con il tempo reale
Nelle foto le opere dell'autore
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dello spettatore. L’ottimo “Sole” proseguiva spiegando che l’intenzione dell’autore era quella di rendere un grande omaggio al cinema, l’arte che più di ogni altra ha scardinato il tempo, liberandolo, come afferma Gilles Deleuze, dalla mera narrazione per restituirlo alla sua vera dimensione, quella interiore, quella infinitamente estendibile della coscienza. La lettura risultava indubbiamente interessante e scorrevole fino a quando, ad
un certo punto, si diceva che: “i tanti orologi ironicamente inquadrati nell’istallazione di Marclay perdono la loro consistenza cronografia per assumere, in realtà, il valore degli «orologi molli» del dipinto La persistenza della memoria (1931) di Salvador Dalì”. Ecco, sapevo che qualcuno ci sarebbe caduto ma, nel caso di specie, ho dovuto subito autocensurarmi ed astenermi dal rivolgere qualsiasi tipo di critica perchè giunto al
termine dell’articolo scoprivo che in realtà l’autore era proprio il sopracitato Benito (Oliva si ribadisce!) che la riflessione sul tema dibattuto, dunque, l’aveva fatta eccome. Ciò che ha invece fatto riflettere me (confesso che dell’istallazione ho guardato solo i primi 5 minuti; come si diceva ero già in ritardo) è stato il tentativo di Marclay di forzare i meccanismi intrinseci del tempo e del suo fluire creando una dimensione parallela in cui lo
spettatore osserva il tempo ponendosi al di fuori dello stesso. Tale operazione di astrazione relativista finisce per creare una sorta di gap, di scollamento sensoriale e dimensionale, un punto in cui si scuce l’universo. Francesco TRIPALDI
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QUARTA PARETE CINEMA
INCONTRIAMOCI A METÀ STRADA “Per quel che vale... non è mai troppo tardi, o nel mio caso, troppo presto per essere quello che vuoi essere. Non c’è limite di tempo, comincia quando vuoi... puoi cambiare o rimanere come sei, non esiste una regola in questo, possiamo vivere ogni cosa al meglio o al peggio. Spero che tu viva tutto al meglio, spero che tu possa vedere cose sorprendenti, spero che tu possa avere emozioni sempre nuove, spero che tu possa incontrare gente con punti di vista diversi, spero che tu possa essere orgogliosa delle tua vita e se ti accorgi di non esserlo, spero che tu trovi la forza di ricominciare da zero.” dal film “Il curioso caso di Benjamin Button” di David Fincher
Il curioso caso di Benjamin Button (The Curious Case of Benjamin Button) è un film drammatico-romanticofantastico del 2008 diretto da David Fincher, basato su un breve racconto del 1922 di Francis Scott Fitzgerald. Il film è stato candidato nel 2009 a tredici premi Oscar, vincendo quelli per migliore scenografia, miglior trucco e migliori effetti speciali. New Orleans, 1918. Thomas Button è un ricco uomo d’affari e produttore di bottoni. L’ultimo giorno della prima guerra mondiale sua moglie muore, dando alla luce un bimbo con la salute di un novantenne. Button, afflitto e spaventato abbandona il bambino sulle scale di una casa di riposo, il piccolo viene accolto dalla signora Queenie che lo chiama Benjamin. Poco dopo Queenie scopre che Ben è destinato a morire presto di vecchiaia. In realtà, più il tempo passa, più il bambino rinvigorisce. Gli anni passano e Ben cresce con i vari anziani che, anno dopo anno il centro ospita. Ospite della casa di riposo è anche la nonna di Daisy, una ragazzina che ogni tanto viene a trovare l’anziana donna e che capisce subito che in Benjamin c’è qualcosa di 30
diverso e meraviglioso. Tra i due nasce quella che col passare degli anni diventerà una profonda amicizia, poi in Daisy fioriscono anche altri sentimenti, in parte scatenati quando Benjamin, ormai diciassettenne, decide di partire all’avventura sul rimorchiatore del capitano Clark. Per Benjamin è l’inizio di una nuova vita e a mano a mano scopre di non stare
tanto crescendo, quanto ringiovanendo. Ogni giorno che passa si sente sempre meno stanco, sempre più forte e più giovane. Dopo la guerra Ben torna a casa, giovane e bello, e si reca a salutare Daisy, convinto di poterle dichiarare i suoi sentimenti e così conquistare quella che ormai è una famosa ballerina, ma Daisy è concentrata sulla
sua carriera e desiderosa di conoscere il mondo. La ragazza parte per l’Europa, dove calca i palcoscenici più prestigiosi, da Vienna a Parigi. Ma un brutto giorno a Parigi Daisy è vittima di un incidente stradale che le stronca la carriera. È questo il momento in cui Ben e Daisy finalmente si ritrovano e decidono di vivere liberamente il loro amore ritrovato a metà
strada. Daisy apre una scuola di ballo e dà alla luce una bambina, Caroline. Benjamin però vuole che Caroline abbia un vero padre, così un giorno lascia la famiglia. Gira il mondo per un po’ e undici anni dopo ritorna a trovare Daisy, nel frattempo risposata. Dopo la morte del marito, Daisy viene informata dai servizi sociali del ritrovamento di un bambino di 12 anni di nome Benjamin affetto da demenza senile. L’ex ballerina accudirà Benjamin fino al 2003, anno in cui morirà con le sembianze di un dolcissimo neonato. La storia viene raccontata attraverso numerosi flashback, il ritmo è episodico, come lo sono le vite di tutti i personaggi viste attraverso la prospettiva di Ben. L’incipit, con Daisy morente che si fa leggere dalla figlia
Caroline il diario di Benjamin Button introduce lo spettatore come ogni meravigliosa favola che si rispetti. Chi non ha mai pensato come sarebbe se fosse possibile invertire tutte le leggi della vita? L’idea di vivere la vita al contrario incuriosisce e mantiene viva l’attenzione sullo schermo. Il pubblico tifa per Ben, si rattrista nei suoi momenti tristi, ride con lui nelle scene comiche di vita quotidiana all’ospizio e vive intensamente con i due innamorati le varie fasi della loro storia d’amore. Dal punto di vista interpretativo, questa è, a mio avviso, una delle più belle interpretazioni di Brad Pitt, nel film il protagonista, che ha saputo recitare al meglio ed in maniera emozionante il ruolo difficile affidatogli. Per la parte femminile Daisy è stata magistralmente interpretata dalla bravissima Cate Blanchett, incarnazione perfetta della donna affascinante, che vive la vita in totale libertà, che insegue un sogno e che vive il suo sogno che non ha regole. Il tempo inverte il suo corso e da vita a una storia fantastica, dove l’amore è la chiave che apre tutte le porte. Mari Donadio
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Vino&Gola enoteca e prodotti tipici
lâ&#x20AC;&#x2122;Amore per la buona tavola Vino& Gola
Avigliano / c.da Lolla, 56 / 347.6395134 uscita Pietragalla scalo SS Potenza-Melfi
CONVIVIO LETTURE
USCIRE FUORI TEMPO “Aspettiamo solo un segno, un destino, un’eternità” (Giorgia, Gocce di memoria)
Il modo come concepiamo il tempo è la cifra della nostra autocoscienza. Aurelio Agostino di Ippona, in uno dei suoi testi più famosi, Le confessioni, più che confessarsi ha stabilito la misura del tempo appropriata al cristianesimo, un modo di concepire il tempo che potesse essere confacente alla nuova fede che lui aveva abbracciato e che, era nell’aria, avrebbe determinato le coscienze dell’occidente per i tempi futuri. Distruggere dunque le concezioni del tempo precedenti, sconfessare la ciclicità, i possibili ritorni, il dio cristiano non è compatibile con questo. Il dio cristiano crea, nel momento in cui crea pone in essere il tempo, che senza il creato non ha senso. Da ciò la risposta alla famosa domanda “che faceva dio prima di creare il mondo?”, “creava l’inferno per i peccatori!”. Il tempo dunque è dovuto diventare un segmento, neanche una retta, la retta è infinita, il segmento no. Il tempo di Agostino non poteva essere eterno, doveva avere un inizio coincidente con il compimento dell’opera poietica di dio, e finire, il giudizio. In un tempo così determinato, il passato assume l’aspetto di un ricordo di esperienze, il futuro diviene una visione dei nostri progetti, il presente una coscienza che si svolge tra l’effimero e l’istantaneo. La vita perde la sua centralità: diventa una grande esercitazione per qualcosa che verrà, smette di avere la finalità in se, e diventa un mezzo per qualcosa. Pensate ad uno che voleva fare l’attore di teatro, invece studia economia perchè è così che si trova lavoro, poi verso i cinquanta anni, si accorge che ha sprecato la sua esistenza a fare cose in vista di cose, ma mai che avesse fatto qualcosa che gli piacesse: questo è il giudizio universale. In tale deiezione esistenziale questo modo di pensare il tempo ci ha ridotto, cose in vista di cose...un eterno ritorno ci farebbe essere meno assenti da noi stessi. Andrea SAMELA
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CONVIVIO SORSI
Jura: il tempo di un lungo sorso
Ad est della Borgogna e compresa tra la piana più orientale della Francia al confine con la Svizzera, c’è una terra di antico fascino e di grande memoria vitivinicola: la Jura. Si producono vini, in particolare bianchi, tanto originali quanto dotati di una longevità straordinaria. È un vino che può vantare invecchiamenti secolari (ancora oggi si trovano bottiglie del Settecento). Fillossera e crollo delle vendite portarono quasi all’azzeramento della produzione, quando, negli anni cinquanta Henri Maire – erede di una delle più antiche famiglie di vigneron di Arbois - rilancia la regione con l’invenzione del “vin fou”, il “vino pazzo”. Oggi la regione dispone di una superficie vitata di circa 2000 ettari, meno dell’1% 34
di quella Francese, ed una produzione al 70% fatta di uve bianche, vin jaune, vin de paille. Accanto alle varietà come il Poulsard e il Trousseau, lo Chardonnay e, in misura inferiore, il Pinot nero, qui nasce un’uva dalle caratteristiche uniche: il Savagnin molto simile per radice ad un Traminer non aromatico di stile Alsaziano. Prodotto con metodo d’invecchiamento in botti non rabboccate per favorire la formazione “sous voile”, come la “flor” dello Sherry. ( Un “velo” o strato di lieviti che si forma a contatto con l’aria e che sigilla l’evoluzione del vino). Invecchiato per almeno 6 anni e tre mesi (gli anziani viticoltori del posto dicono «6 anni, 6 mesi e 6 giorni») e imbottigliato in specifiche bottiglie da 62 cl. chiamate clavelin, - l’origine di questo particolare formato è nella resa di un litro di vino dopo la durata dell’invecchiamento, quantificata proprio in 62 cl. Questo è il processo con cui viene prodotto il Vin Jaune, conosciuto anche come Naturé, (dal colore giallo carico del vino dopo il lungo affinamento in botte, in genere non inferiore ai sei anni) e lo ChâteauChalon, che è il “vino giallo” più prestigioso (ma non necessariamente più buono o personale).
Se desiderate bere un vino che non ha tempo e non segue le mode allora sceglietene uno della Jura. Ve lo racconto così: di eccellente qualità ossidativa, alcolico e di spiccata acidità, di gran complessità aromatica e gustativa. Grasso, complesso, speziato, con pronunciate note terziarie dai sentori di frutta secca, iodio e torba. Un finale lungo, intenso come al primo sorso. Prosit e Serenità. Wine_R
CONVIVIO MORSI
Alla ricerca di nuove “madeleine” DEDICARE IL GIUSTO TEMPO AL CIBO
Quando siamo a casa, i momenti con la tavola sono scanditi dai ritmi della nostra giornata: dalla colazione sonnacchiosa al pranzo veloce, dallo spuntino vorace alla cena rilassata; ogni tappa culinaria ha in sé una tempistica diversa. Ma quando siamo fuori casa, il nostro mangiare Ogni tipologia di consumo è legata sicuramente alla finalità che diamo al cibo: dalla riservatezza di un’occasione speciale al semplice bisogno di sfamarsi. Ma intanto, dietro ogni morso, c’è un tempo, che non è solo la rapidità con cui muoviamo la mandibola. È quel tempo che si dilata o si restringe a seconda di ciò che viene rievocato mentre mangiamo. Sempre più spesso, con le
è ostaggio dei tempi organizzativi di ristoranti e tavole calde: le catene di “fast food” ad esempio hanno segnato un’era, con il loro cibo sempre disponibile, pronto e veloce, e persino uguale in qualsiasi città del mondo! Poi è venuto il “take away”, che ci ha consentito di riappropriarci della scelta del luogo del pasto. Fino ad arrivare alle “apericene” e agli “happy hour”, che calamitano i giovani all’uscita dal lavoro, per mangiare in piedi un “finger food” e bere un calice di vino.
tendenze modaiole legate al cibo ricercato e prelibato, si va alla ricerca di sapori perduti, che ci proiettano in un momento altro da noi, già vissuto, legato a degli affetti, o semplicemente inedito, esotico. Una ricerca che va assaporata, gustata con calma, per trovare alla fine di un sorso o di un morso, come Proust, quella “madeleine” che ci fa ritrovare noi stessi e il “nostro” tempo. Angela LAGUARDIA 35
CONVIVIO LETTURE
IL TEMPO DELL’ATTESA
Quella di Vladimiro ed Estragone. Ma alla fine Godot non arriva. Non solo. Non sapremo mai chi è! «Se l’avessi saputo, l’avrei detto nella commedia!» chiarisce, infatti, Beckett lasciando spettatori e lettori confusi ma anche intrigati. Aspettando Godot riflette una società in cui gli uomini sono strappati gli uni dagli altri, una società divenuta incomprensibile in seguito agli orrori dell’olocausto e della guerra. La conversazione diventa l’elemento centrale poiché svuotata a sua volta di significato. Il linguaggio nega se stesso, l’intreccio è inesistente, ogni linea di narrazione è soppressa e la comunicazione annuncia che in realtà nessuna comunicazione è possibile.
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“Allora andiamo” “Andiamo” Ma non si muovono. L’unica certezza è che da quel mondo non si esce più e la condanna ad un’esistenza senza senso è ancora più drammatica perché non si può non viverla. L’opera ha una struttura amorfa che si fa segno della filosofia dell’assenza. Beckett, però, non vuole rappresentare la perdita di senso, bensì la drammatizza facendola protagonista, soggetto, del suo discorso. Siamo in realtà di fronte ad una perdita di senso dell’intero universo contemporaneo perché l’esistenza non conosce più certezze né valori e l’unica attività possibile è quella che utilizza la mancanza di senso
come base per la struttura drammaturgica. Ma arriva un momento in cui, al di la del testo, ci si rende conto che questo racconto e tutta questa assenza esprimono, in maniera imponente, una condizione di cui ciascuno di noi ha, in diversa misura ma con certezza, coscienza. Stabilire se vedere o meno in Vladimiro ed Estragone la piccola borghesia, in Pozzo il capitalista ed in Lucky il proletario; domandarsi se Godot rappresenti Dio o la Felicità oppure un sogno è la condanna o forse la meraviglia di un’opera che ha in sé la forza di vivere in maniera differente in ciascun lettore e che certamente non morirà mai. Elenia MARCHETTO
OPPORTUNITÀ OPPORTUNITÀ
CONCORSO “AUTHENTICITY: LOCAL VS GLOBAL” FINO AL 31/08/2014
La Fondazione Romualdo Del Bianco indice, attraverso il portale Life Beyond Tourism, un concorso per la progettazione grafica di un poster che analizzi il tema dell’autenticità nelle diverse culture del mondo, in occasione del 20esimo compleanno della Dichiarazione di Nara. L’obiettivo del presente contest è quello di dare visibilità al concetto di diversità tra Oriente, Occidente, Africa e Pacifico. La giuria selezionerà i vincitori più votati del web. Per info e regolamento: www.lifebeyondtourism.org
MCI CONTEST "CONCEPT E IDEE PER L’APPLICAZIONE DI MATERIALI INNOVATIVI" FINO AL 20/10/2014 Questo concorso intende promuovere un progetto che prevede l’applicazione di uno o più materiali tra i 7 selezionati da Material ConneXion Italia. Il fulcro del progetto MCI Contest 2014 è quello di dimostrare le potenzialità e la versatilità offerta dal materiale in modo assolutamente creativo. La partecipazione è gratuita ed è estesa a studenti e professionisti del settore presentando anche più progetti. Per informazioni e regolamento: www.mcicontest.it
IIIª EDIZIONE DEL CONCORSO “EROTICANZONI” FINO AL 31/07/2014 È giunta alla IIIª Edizione il concorso e festival “Eroticanzoni”, ideato da Massimo Altomare e Mirko Guerrini e promosso dal Teatro Politeama Pratese. C’è tempo fino al 31 luglio 2014 per iscriversi e inviare i propri testi. Tali testi dovranno ovviamente essere idonei ad essere musicati e quindi a diventare delle canzoni. Questo concorso è ovviamente un concorso che ammette limiti di linguaggio che non dovranno mai ledere la sensibilità umana. Per regolamento e iscrizioni: www.politeamapratese.com
VIIª EDIZIONE DEL PREMIO “ANDREA PARODI” FINO AL 31/07/2014 La Fondazione Andrea Parodi, ha indetto per il settimo anno consecutivo il concorso intitolato “Premio Andrea Parodi”. I partecipanti ammessi saranno artisti e musicisti di tutto il mondo, autori o coautori, singoli o in band. La commissione artistica selezionerà i dieci finalisti e per ognuno di loro sceglierà il brano che sarà esguito all’esibizione del Festival davanti alla giuria tecnica. Per regolamento e iscrizioni: www.fondazioneandreaparodi.it
BANDO “IDENTITÀ”: VIª EDIZIONE DEL CONCORSO DI ARTE CONTEMPORANEA: FINO AL 27/07/2014 La mostra-concorso “Identità” è una rassegna d’arte contemporanea divisa in due sezioni e ideata con l’obiettivo di valorizzare il talento creativo organizzata dal Comune di Bra e dalla Fondazione Politeama e curata da Mirko Briguglio. La prima sezione è denominata Easy ed è rivolta principalmente a giovani artisti non pienamente affermati, la seconda categoria è invece chiamata “Big” ed è rivolta a professionisti del settore. I partecipanti avranno la possibilità di presentare cinque opere massimo per la categoria pittura, garfica, scultura, fotografia, video e installazioni). Per regolamento e partecipazione: www.turismoinbra.it - www.comune.bra.cn.it
EVENTI ITALIA EVENTI ITALIA
FRIDA KAHLO IN MOSTRA. ROMA, SCUDERIE DEL QUIRINALE, FINO AL 31 AGOSTO
Aida e ill guerriero Radamés. L’amore tra i due innamorati è contrastato dalla famiglia e dalla politica. Le musiche di Cerdi saranno musicate e presentate da solisti con un coro e orchestra della “Venezia Festival Opera”, diretta da Nayden Todorov. Per tutte le informazioni: www.meran.eu
Frida Kahlo è una delle artiste meglio conosciute al mondo come anticipatrice del movimento femminista. Nelle sue opere si ravvisano elementi di rivalutazione della cultura messicana novecentesca con venerazione per le tradizioni indigene e folkloristiche. Frida unisce nelle sue opere i simboli del passato e della cultura popolare e l’avanguardia artistica con l’esuberanza culturale dimostrata nei colori accesi. Per tutte le informazioni: www.scuderiequirinale.it
AIDA. IL DRAMMA. MERANO, PIAZZA TERME, 3 AGOSTO
CASSANDRA WILSON IN CONCERTO JAZZ. VENEZIA, GRAN TEATRO LA FENICE, 27 LUGLIO
Per biglietti e informazioni: www.arena.it
ANDY WARHOL TORNA A ROMA CON LA BRANT FOUNDATION. PALAZZO CIPOLLA, FINO AL 28 SETTEMBRE Un’occasione imperdibile questa della mostra del La bellissima e suadente voce di Cassandra Wilson. Una cantante di fama mondiale che racchiude nelle sue corde i generi più belli della musica dal blues al jazz, dal soul al rock. Atmosfera magica quella del Gran Teatro La Fenice in occasione del Venezia Jazz Festival. Per informazioni e acquisto biglietti: www.teatrolafenice.it
INTIMISSIMI ON ICE OPERA POP. VERONA, ARENA, 20 E 21 SETTEMBRE Il famosissimo dramma di Giuseppe Verdi l’Aida, situato nell’antico Egitto, racconta la storia della principessa
Ritorna uno degli spettacoli più belli degli ultimi anni, un evento che unisce in modo elegante e armonioso il mondo del pattinaggio e il fantastico mondo della musica Pop. I ballerini sono tra i più importanti e bravi della categoria, Carolina Kostner e i grandi campioni di pattinaggio come Stéphane Lambiel, Pang e Tong, Anna Cappellini e Luca Lanotte. Uno spettacolo dunque costellato di bravura tecnica e grande musicalità.
padre della Pop Art, Andy Warhol. La Brant Foundation propone delle opere tra le più importanti dell’artista americano di fama mondiale. Questa fondazione presenterà delle opere che lo stesso amico di Warhol, Brant appunto acquistò all’epoca. Saranno dei quadri dove si evincerà non solo l’artista ma anche l’amicizia. Per informazioni e biglietti: www.warholroma.it
EVENTI BASILICATA EVENTI BASILICATA
La cultura ebraica scritta tra Basilicata e Puglia Venosa (Pz), fino al 20/09/2014
La mostra “La cultura ebraica scritta” è per la prima volta nel centro-sud grazie all’opera di promozione territoriale del Gal Sviluppo Vulture Alto Bradano, alla collaborazione con l’APT e il CeRDEM (Centro di Ricerca e Documentazione sull’Ebraismo nel Mediterraneo “Cesare
Colafemmina”). Inaugurata il 20 marzo 2014 presso il Castello Aragonese di Venosa la mostra è una straordinaria testimonianza della presenza ebraica in loco. Info: TEL. 097236095
SORAIA DRUMMOND IN CONCERTO. ATELLA (PZ), PALAZZO SARACENO, 19/07/2014
Soraia Drummond è una delle cantautrici più popolari della musica reggae. La sua grande abilità di unire la musica giamaicana a quella africana ha fatto di lei una grande artista di questo panorama musicale. La sua carriera è iniziata con dei grandi artisti di questo genere come Gregory
Isaac, The Wailers, Alpha Blondy e ha paretcipato a numerosi festival negli Stati Uniti, Europa e in Giamaica nel noto Reggae Sumfest.
“PARALAND” LA MOSTRA DI MATTHEW JOHN ATKINSON. MATERA, FINO AL 26/09/2014
Fino al 26 settembre, sarà possibile visitare questa splendida mostra personale dell’artista Matthew John Atkinson presso la galleria Albanese Arte di Matera. I lavori in mostra saranno in tutto circa 20. I dipinti del giovane Atkinson sono carichi
di sentimenti profondi, ed esplorano la realtà morale di tutti gli esseri umani. Una mostra questa assolutamente da non perdere.
RASSEGNA DELL’ARPA VIGGIANESE 2014. VIGGIANO (PZ), DAL 29/07/2014 AL 03/08/2014
Si è giunti alla VII Edizione della “Rassegna dell’Arpa Viggiansese”, diretta da Vincenzo Zitello per celebrare la secolare tradizione arpistica lucana. L’evento è costituito da più step, infatti saranno presenti workshop, performance artistiche e esposizione di
prodotti di artigianato locale. Inoltre un ospite eccezionale renderà la manifestazione più completa e caratteristica, la Nuova Compagnia di canto Popolare.
Giunta all’undicesima edizione, la manifestazione Argojazz 2014, prevista per il periodo dal 26 luglio al 24 agosto cercherà di proporre come di consueto nuovi talenti nel campo musicale che sappiano creare e infondere situazioni emozionali indimenticabili.
Saranno numerosi gli artisti che si esibiranno, anche degni di nota, come gli affermati cantanti italiani Francesco Baccini e Karima.
ARGOJAZZ 2014 “L’ITALIA, L’EUROPA E I CONTINENTI”.
MARINA DI P. (MT),
DAL 26/07/2014 AL 24/08/2014
Per informazioni: www.albanesearte.it
Per informazioni: www.lascaletta.it
Per informazioni: www.arpaviggianese.it
Per informazioni: TEL. 0835 470216 39
CANTIERI URBANI
Ogni Cosa (H)A Suo Tempo A Passeggio Nel Vocabolario, Tra Sfumature E Modi Di Dire
Una parola, cinque lettere, 26 sfumature di significato, secondo quanto recita la Bibbia della nostra Lingua. C’è quello atmosferico, quello che ci fa sbraitare, quello delle previsioni non più affidabili, quello delle casalinghe che bestemmiano perché piove ed il meteorologo aveva prospettato sole. Quello stesso tempo (atmosferico) non più attendibile perché affidato a modelli matematici che, appunto, fanno acqua da tutte le parti. E poi c’è il tempo dei poeti, quello eterno, lo stesso che si ferma nella diapositiva resa dal fluttuare di innumerevoli istanti, che, abbracciandosi creano i ricordi. Il tempo poetico è quello che affida al lettore un mosaico di parole, che si intrecciano, si incatenano, che danzano, sciolte, cadenzando il susseguirsi dei versi. Versi che si sposano in terzine e generano - magari - sonetti, canzoni e poi opere intere. Esiste, ancora, il tempo del lavoro, quello dei contratti, 40
ahimè, il cui trend va sempre verso ii “determinato”. È questa una forma nobile e molto elegante per dipingere il mondo del “precariato”, senza i gravami di circostanza legati a questa categoria così insopportabile da digerire altrimenti. Che dire del tempo della giustizia? Quello lungo e interminabile delle cause. E ancora, il tempo dell’attesa che una nuova vita sbocci, il
tempo del padre che aspetta fuori dalla sala parto, quello dei cinque minuti che sembrano ore; e il tempo della madre, vestito di gemiti e urla, che poi sfociano in pianti, i suoi (vagiti non inclusi!). Il nostro, invece, è un tempo che vola, che ammazziamo, che talvolta è galantuomo e in parte medico; è quello che non dobbiamo perdere, ma che a volte dobbiamo prendere per dar spazio, magari, ai nostri sogni. C’ poi quello libero e quello morto, quello in cui Berta filava e quello della sintassi: il complemento di tempo, appunto. Esiste, infine, “il tempo di partire, il tempo di restare, il tempo di lasciare, il tempo di abbracciare”, che si incide, eterno, nella mente di tutti, vestito di una melodia che solo Vinicio Capossela poteva affidare alla memoria di una generazione sognante. Alba GALLO
CANTIERI URBANI
Il tempo di uno sguardo. Quello della buona educazione. “…io non lo so quanto tempo abbiamo, quanto ne rimane, io non lo so chi c’è dall’altra parte, non lo so per certo, so che ogni nuvola è diversa…….a giornata finita, alla fine capìta, a preghiera pensata, tu prendi il tempo..” (L. Ligabue “Sono sempre i sogni a dare forma al mondo”)
Il tempo scorre inesorabile. È un dato di fatto. Frasi del tipo “chi ha tempo non aspetti tempo”, “la vita è breve” ancora “carpe diem”, sono pronunciate troppo frequentemente e altrettanto velocemente scatenano un naturale senso di compiacimento misto a punte di fastidiosità incontrollabili. Il punto non è quanto tempo abbiamo, per qualche disegno che fortunatamente non ci è dato sapere, non conosciamo il countdown della nostra vita per cui passiamo ore, giorni e forse mesi a parlare con persone e a non alzare lo sguardo, a volte lo facciamo involontariamente, perché ci siamo abituati, altre volte intenzionalmente, questo invece è molto grave. Basterebbe però fare questo semplice esercizio di memoria. Quante volte abbiamo parlato con qualcuno, ma se ci chiediamo il colore dei suoi
occhi, beh facciamo fatica a ricordarlo. Questo, perché? La risposta è molto scontata ma meritevole di riflessione. Dietro lo sguardo sfuggente, non sempre si cela la famosa timidezza, si nasconde dietro la voglia di velocizzare la comunicazione, incitando l’interlocutore a terminare il prima possibile la sua risposta. Cosa ci spinge però a non dare la giusta importanza al discorso intrapreso con chi abbiamo davanti? A mio avviso, non sempre la risposta è la mancanza di tempo, bensì la poca educazione che degenera nel non rispetto degli altri. Bisognerebbe, creare una sorta di curriculum esistenziale nel senso letterale del termine, contenente le nostre “referenze emozionali” del corso della nostra vita e provare, come dice Ligabue, a fare i conti e a prenderci del tempo, anche per migliorare. Veronica D’ANDREA
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CANTIERI URBANI
TEMPO PER UN CONCERTO. “Non è tempo per noi”,canta Luciano Ligabue in un suo famoso brano del 1990 che fa parte dell’album Ligabue, celebrando in esso il valore del tempo per tutti coloro che inseguono i propri sogni,costretti talvolta anche ad allontanarsi da una mentalità quotidiana che spesso non condividono e sottolineando l’importanza dello scorrere inesorabile del tempo e la presa di coscienza che si ha a disposizione una sola vita che mai nessuno potrà rimborsarci qualora non riuscissimo a viverla appieno o come desideriamo. Anche questo brano ha fatto parte della scaletta che il Liga ha presentato nella seconda delle due serate che lo hanno visto protagonista a Roma,in uno stadio Olimpico gremito di fans accorsi da ogni parte d’Italia per non perdere l’inizio del suo tour estivo che toccherà vari stadi italiani(l’Olimpico a Roma appunto venerdì 30 maggio e sabato 31; San Siro a Milano il 6 e 7 giugno,solo per citarne alcuni che hanno registrato da subito il sold out). Il cantautore di Correggio, ha regalato ai suoi fans tutta la sua musica,emozionando con brani tratti dal suo nuovo album “Mondovisione”,e alcuni appartenenti al suo repertorio,a cui hanno fatto da contorno scenografie spettacolari. Il tutto per un tempo di circa due ore e venti di concerto. Tempo che, le circa 120000 persone(60000 a sera)che hanno preso parte all’evento hanno deciso di sottrarre alle proprie attività quotidiane,dedicandolo alla musica e al piacere di trascorrere qualche ora in buona compagnia. Perché no?con il cantante preferito! E chi questo tempo non avrebbe voluto fermarlo? Ma ognuno di noi sa che questo non è possibile e si può solo vivere cercando di prendere il meglio! Angela PANSARDI
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IL TEMPO: ALLEATO E NEMICO! C’è solo un modo di dimenticare il tempo: impiegarlo.(Charles Baudelaire). Il tempo è un’entità astratta. Fermarlo è stato sempre uno dei miei più grandi desideri! In realtà oscillo dalla programmazione estrema al ridurmi all’ultimo minuto! Il male del rimandare è stato paragonato dal poeta greco Esiodo già nell’800 a.C. all’accidia. Procrastinare deriva dal latino pro (in avanti) e cras (domani), ed è per alcuni un vizio momentaneo, per altri è un problema cronico. I risultati però sono uguali: tempo sprecato, opportunità non colte, performance deludenti, commiserazione, ansia e
senso di colpa. Il rimandare ci proietta verso il futuro ,un futuro nel quale ci attendiamo un miglioramento. Questo in realtà non accade perché non si vive il tempo presente! Le tecnologie odierne o meglio quelle
diavolerie di smartphone, velocizzando i tempi della comunicazione, hanno permesso la disintegrazione del nostro io. Siamo seduti a cena con gli amici, ma non siamo presenti a noi stessi in quanto: messaggiamo su whatsapp, fotografiamo le pietanze per postarle su facebook , controlliamo la mail e molto altro ancora! Non viviamo il momento presente, il tempo del qui e dell’ora, non condividiamo il nostro tempo con le persone che ci sono accanto fisicamente, ma nemmeno con le altre con le quali siamo in contatto mediante il cellulare. Le dinamiche di tali interazioni “sociali” così fittizie rendono il nostro tempo vuoto, pieno di solitudine e irrimediabilmente spezzettato! Daniela COVIELLO
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e condividere. Ci siamo fermati sicuramente per una telefonata e per l’elenco degli eventi che rendono quella giornata maledetta, ma ci siamo mai fermati per dire “Nonostante tutto questo, io ti amo”? Ma non c’è più tempo per l’amore! Non c’è tempo per la dolcezza, per la delicatezza, per gli affetti e per le attenzioni. Non c’è tempo per le sciocchezze! Ma quali lo sono davvero?
Ma c’è davvero tempo? Fossati dice di sì e Seneca diceva che la vita, per quanto corta possa essere, non è mai breve. Siamo noi che la rendiamo tale sprecando quel dono prezioso che è il tempo. Eppure la nostra piaga pare essere proprio la mancanza di tempo. Sempre di corsa, sempre in affanno, sempre in ansia, sempre che “chi si ferma è perduto!”. Ma poi perduto perché? Cosa genera la nostra corsa? Verso quale obiettivo indirizziamo i nostri passi? Sicuramente il parrucchiere nei ritagli di tempo. Tra la palestra del piccolo e la cena da preparare. La piscina tra una riunione e l’altra. Le bollette, la benzina, la spesa, quella maglietta troppo carina e quella borsa, 44
poi! Ma un paziente solo e triste in ospedale che del tempo conta i secondi? Nostro figlio che segna il suo primo goal e quando si gira non ci trova? Nostro marito che anziché trovarci sempre impeccabili preferirebbe trovarci e basta? Ci siamo mai fermati per un abbraccio, per una lettera, per ascoltare qualcuno o qualcosa? Ascoltare, non sentire. Fermarsi, respirare e ascoltare. Che significa vivere
E davvero non ce n’è più o siamo appena in tempo per ritrovarlo? Forse l’unico impegno a termine indefinito che dovremmo cominciare a sperare riguarda noi stessi ed i nostri affetti. È proprio vero , insomma, che ci vuole tutta una vita per imparare a vivere. Però non è mai troppo tardi per iniziare. Allora, coraggio, non perdiamo altro tempo. Elenia MARCHETTO
WEB 3.0 INTERNET&MULTIMEDIA
IL TEMPO AL TEMPO DEGLI
SMARTWATCH Della serie…non chiedere semplicemente l’ora! Il mercato tecnologico sta iniziando a venderei primi modelli di smartwatch, ovvero orologi “intelligenti” con funzioni molto simili a quelle degli smartphone, ma con la comodità di averle sempre al polso. Sono a tutti gli effetti dei computer indossabili, capaci di eseguire applicazioni di diverso genere, di funzionare come lettori multimediali portatili e anche di telefonare, ricevere messaggi ed email. Tra le case principali ci sarebbero come sempre Samsung, Sony, Apple (in arrivo quest’anno), , Google (attraverso LG) e Asus. Ma la battaglia è solo all’inizio! SAMNSUNG GEAR
Samsung si è ritagliata il suo spazio al Google I/O annunciando il Gear Live, il suo primo smartwatch con Android Wear. A bordo troviamo un 46
i servizi Google, come Google Now, Maps, Hangout e così via. SONY SMARTWATCH 2
display AMOLED da 1,63 pollici con risoluzione di 320 x 320 pixel, gestito da un processore da 1,2 GHz e da 512 MB di RAM. Troviamo poi il Bluetooth 4.0 LE, 4 GB di storage, una batteria da 300 mAh, il cardiofrequenzimetro e la resistenza ad acqua e polveri; il tutto è racchiuso in delle dimensioni di 37,9 x 56,4 x 8,9 mm e in un peso di 59 g. Con Android Wear sono compresi anche tutti
Il design può piacere o meno ma, in linea generale, non si può affermare che SmartWatch 2 sia brutto; l’orologio, realizzato in alluminio e dal peso totale di poco superiore ai 120 grammi (122,5 per la precisione), ha un quadrante con gli angoli arrotondati impreziositi da una piacevole cromatura, il
prima di settembre. GOOGLE E LG
Google ed LG Electronics hanno annunciato ufficialmente LG G Watch, il primo smartwatch dotato di sistema operativo Android Wear. Le specifiche tecniche non sono ancora state comunicate ma sembra che il device sia resistente all’acqua lato destro presenta l’unico pulsante “multifunzione” mentre sul lato opposto, quello sinistro, c’è lo sportellino che nasconde l’ingresso microUSB da utilizzare per la ricarica del dispositivo. Il display LCD da 1,6 pollici di diagonale e 220x176 pixel è dotato di tecnologia transflective; il pannello non spicca per qualità o definizione ma si comporta egregiamente in ogni livello di illuminazione, riesce a catturare i raggi luminosi e a rifletterli, dando loro il compito di creare un vero e proprio sistema di retroilluminazione passivo.
una gamma di 10 sensori integrati. Per la messaggistica e le chiamate vocali, come altre features, sarà necessaria l’associazione a un iDevice basato su iOS 8. ASUS
Prossimamente ASUS rilascerà sul mercato uno smartwatch con Android Wear che andrà a distinguersi da tutti gli altri per la sua estrema sottigliezza e per il suo prezzo altamente competitivo. L’orologio, al momento identificato con il nome in codice di Robin,
e alla polvere e sia dotato di un display IPS da 1.65” “always on” con risoluzione 280x280, un processore Qualcomm APQ8026, 512MB di RAM, 4GB
APPLE IWATCH
Quanta Computer inizierà a produrre iWatch da luglio permettendo in tal modo all’azienda della mela morsicata di mettere in mercato il suo smartwatch ad ottobre. Sembra che Apple proporrà un orologio con un display da 2,5 pollici e con un quadrante dalla forma leggermente rettangolare e un po’ sporgente rispetto al cinturino così da avere un profilo più arcuato ed in grado di adattarsi meglio al polso dell’utente. L’orologio sarà controllabile mediante un’interfaccia utente touch ed avrà una batteria ricaricabile via wireless. Sarà in grado di monitorare il battito cardiaco e vari altri parametri rivelandosi utile nello svolgimento delle attività di fitness grazie ad
dovrebbe infatti esser venduto ad un prezzo compreso tra i 99 dollari e i 149 dollari e dunque ben inferiore se confrontato con le proposte di Samsung e con quelle di LG basate sulla stessa piattaforma. Lo smartwatch, però, non giungerà nei negozi
di memoria interna, connettività Bluetooth 4.0 Low Energy, porta micro USB, sensori di movimento ed una batteria da 400mAh. Momocloud.com 47
Il break, di brek. 1
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STUDIO RAEL
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Salvador Dalì, grande artista e primario esponente del surrealismo, nell'opera mostrata sopra, vuole esprimere l'idea di cancellare tutte le regole fisse che scandiscono la vita di tutti i giorni come ad esempio le regole del tempo scandite dagli orologi, che per questo hanno una forma poco definita, sembrano fluidi, per dimostrare l'opposto delle ferree regole del tempo. Sapreste dire il titolo di quest'opera onsiderata uno dei capolavori di questo artista? Risolvete lo schema ed esso risulterà nelle caselle cerchiate.
ORIZZONTALI 1. Leader di palestinesi - 7. Trenta per duecento - 13. Un'Anna del cinema - 15. Ospita le mogli dello sceicco 17. Grosse castagne - 19. Rosalino Cellamare che canta - 20. Il titolo del quadro - 22. Il titolo del quadro - 25. École Nationale d'Administration - 27. Il campo di attività - 28. Il Capone gangster - 29. Lo sport con le buche 31. Esame a voce - 33. Il saluto del torero - 35. Frazioni di giorno - 36. Fattoria alpina trentina - 38. Torino - 39. Hanno protoni e neutroni - 41. David del film "Assassinio sul Nilo" - 43. Ha scritto "Il nome della rosa" - 44. Balza per gonne - 45. Il titolo del quadro - 47. Il titolo del quadro - 48. Il nome di Fo - 49. Service Order Number - 50. Il colle di Gerusalemme - 51. Ente Nazionale Italiano per il Turismo - 52. Contenitore di vimini - 54. Altare antico - 55. L'insieme delle antiparticelle - 58. Iniziali della Thompson attrice - 59. Fastidiosi come mosconi - 60. Luogo appartato, ritiro. VERTICALI 2. Il Gere attore (iniz.) - 3. Active Assisted Movement - 4. Dispositivo sull'ala dell'aereo - 5. La Buenos capitale 6. Lo è il colorito livido - 7. Medici dell'ospedale - 8. Pari nelle dighe - 9. Alte e basse... in acqua - 10. I "Maiden" gruppo rock - 11. Il filo del pescatore - 12. Iniziali di Modigliani - 14. Un sottufficiale imbarcato - 16. Sciolto dai vincoli - 18. Lo sono la Sicilia e la Sardegna - 21. E' opposto al catodo - 23. Il numero dei re Magi - 24. Mandato via - 26. Ai lati della carlinga - 30. Arnoldo noto attore di teatro - 32. Antico nome di una regione tedesca - 34. Gambo di fiore - 6. Il regista Forman - 37. Gli anziani nello sport - 40. Corre starnazzando - 41. Nominale (abbr.) - 42. Li acquista chi agisce bene - 44. Pancia - 45. L'entità del disastro - 46. Metallo alcalino di simbolo Li - 47. Un Francesco del ciclismo - 48. Il James de "Il gigante" - 49. Lo anima il ciak - 52. Club Alpino Italiano - 53. Associazione Italiana Calciatori - 56. Iniziali della Serao - 57. I limiti dell'amore.
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