anno VII - n째 28 Gennaio/Febbraio 2014
il corpo
il potere
Anno VI - n°28 gennaio/febbraio 2014
È quasi sempre impercettibile e dirompente. Non esattamente definibile dal punto di vita anagrafico.
Soc. Cop. Sociale a r.l. via Isca del Pioppo, sn 85100 Potenza tel. 0971 36703 - fax 0971 25938 info@brekmagazine.it DIRETTORE RESPONSABILE Nicola Pace IMPAGINAZIONE E GRAFICA Bloop Srl
Di sicuro non ha un indirizzo certo e rintracciabile. E certamente cerca in tutti i modi di evitare che se ne parli. Il POTERE vive e impera. Ma nessuno sa esattamente chi è. Dove vive. Cosa fa. Cosa mangia.
STAMPA Tipografia Zaccara - Lagonegro
Come si veste.
DISTRIBUZIONE Potenza e dintorni elenco su www.brekmagazine.it
Siamo tutti certi di sapere cos’è
ABBONAMENTI Per ricevere BREK Magazine via posta ordinaria e in tutta Italia è possibile abbonarsi online su www.brekmagazine.it PUBBLICITÀ commerciale@brekmagazine.it tel. 0971 36703 - cel. 333 39 59 333 HANNO COLLABORATO Rocco Bochicchio, Domenico Calderone, Mimmo Claps, Vito Colangelo, Daniela Coviello, Anna D’Andrea, Veronica D'Andrea, Mari Donadio, Alba Gallo, Barbara Guglielmi, Angela Laguardia, Elenia Marchetto, Maya Matteucci, Nicola Montesano, Angela Pansardi, Andreina Serena Romano, Leonarda Sabino, Andrea Samela, Francesco Tripaldi, Wine_R
Qual è il suo obiettivo finale. e di poterlo riconoscere ma nessuno è in grado di definirlo in maniera esatta. È sfuggente eppure decide e pianifica il vivere quotidiano di tutti noi. Governa i processi in maniera gerarchica e controlla con facilità ogni aspetto della nostra esistenza, in quanto di essa si nutre. Di una cosa siamo certi, il potere logora chi non ce l’ha. E noi non ce l’abbiamo!
PROSSIMA USCITA n°29 Aprile 2014 Tutti i numeri sono sfogliabili in formato pdf all'indirizzo www.brekmagazine.it
il corpo
Autorizzazione Tribunale di Potenza nº 376 del 7/5/08 Iscrizione al ROC n°19633
anno VII - n° 28 Gennaio/Febbraio 2014
il potere
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EDITORIALE
EDITORE
SOMMARIO
METROPOLIS
POLITICA, COSTUME E SOCIETÀ
08. Vendo. Compro. Guadagno. E tu muori! 10. Il potere della politica... 12. Potenza e impotenza delle idee 14. Nelle stanze vellutate dei bottoni 16. Il potere coprente del correttore
QUARTA PARETE CINEMA, TEATRO E ARTE
26. Paesaggi all’assenzio. Il potere visto ... 28. Il Divo: la spettacolare vita di Giulio Andreotti 30. Il Potere. Ecco il Design
INCONTRI
CONVIVIO
PERSONE E PERSONAGGI
SORSI & MORSI, LETTURE & BENESSERE
18. Ritratto d’autore: Luigi di Gianni 20. Quel futuro che arriva un giorno alla volta. 22. Non ho potere ma ho le iniziali di Machiavelli.
33. De Servo Arbitrio... 34. Un sogno Mancino 35. Le armi dei consumatori: Fairtrade e Km 0 36. Le nuove forme del potere
CANTIERI URBANI PENSIERI IN MOVIMENTO
40. Potere è volere. Se la donna ... 41. Il potere delle parole 42. Volere è Potere 43. L’efficacia del potere 44. Potere, si. Ma quale?
WEB 3.0
INTERNET E MULTIMEDIA 68. Quando il potere è tutto
ZOOM
DISPUTA SULLA SVENDITA DELLE BARBIE. QUELLA DI COLORE COSTA LA METÀ. Ed è subito polemica. Sugli scaffali della grande catena di distribuzione americana la Wal-Mart ha venduto la stessa tipologia di Barbie ad un prezzo differente. La decisione aziendale di inserire ad un prezzo inferiore la bambola di colore è avvenuta in quanto aveva venduto meno di quella bianca. Nessuna provocazione razzista da parte del colosso commerciale ma semplice economia aziendale che ovviamente cozza, ma da sempre, con la sensibilità popolare.
AUTO “FUSA” DALLA TROPPA LUCE TRASMESSA DA UN GRATTACIELO Accade a Londra. Il “Walkie Talkie”, così chiamato per la sua forma il grattacielo, dopo poco tempo dalla sua costruzione comincia a destare i suoi primi ma importanti svantaggi. Pare che a causa della sua luminosa struttura, abbia causato non pochi problemi alla popolazione come la fusione di gran parte del cemento circostante e usurato una vettura parcheggiata nei dintorni. In attesa di rimedi che l’azienda costruttrice intende prendere siamo sicuri che anche gli abitanti della zona prenderanno provvedimenti per non sciogliersi come neve al sole.
PER I SUOI DIECI ANNI SKYPE INTENDE FARSI UN REGALO: LA CHAT IN 3D Skype intende festeggiare alla grande il suo decennale di vita. Una video chat in 3D per i suoi 300 milioni di utenti al giorno e i 2 miliardi di minuti di chiamate e videochiamate effettuate. Secondo il parere degli esperti le videochiamate con simile tecnologia non sono attualmente ancora
disponibili, o meglio non consentono la gestione delle chiamate e delle immagini in 3D in modo ottimale. L’obiettivo però c’è e noi attendiamo diventi realtà.Lancio del telefonino: un campionato mondiale. È stata la Finlandia d ospitare il campionato mondiale del Lancio del telefonino che nasce con lo scopo principale di eliminare lo stress dovuto
alla vita troppo frenetica e invasa dalla tecnologia. Questo sport, riconosciuto a tutti gli effetti, è stato imitato in tutto il mondo, Italia compresa, ma ha solamente due campioni mondiali. Per i partecipanti di sesso maschile la medaglia va al finlandese Riku Haverinen che ha lanciato il suo telefonino a 97,73 mt mentre la vincitrice è Asa Lundgren ha scagliato il suo telefonino a 40,41 mt. Visto l’enorme successo di questo sport c’è da chiedersi se questo è un segno positivo.
I SIMPSON DIVENTANO DEI LEGO La famiglia più seguita al mondo sta per prendere le sembianze dei famosi mattoncini colorati. L’azienda danese lancerà sul mercato entro il prossimo anno una linea ispirata ai personaggi di Springfield. Homer, Marge, Maggie, Bart e Lisa potranno avere una nuova casa e arredamenti “costruiti con mano”. L’azienda non si sbilancia ma siamo sicuri che è già un successo.
QUALI PAROLE ABBIAMO CERCATO SUL WEB QUEST’ESTATE? CE LO DICE GOOGLE ZEITGEIST Il noto motore di ricerca rende note le parole più cercate nel web quest’estate 2013. Le parole più ricercate riguardano il relax e il divertimento e sono svariate ma ci fanno intendere bene le preferenze e le curiosità degli italiani, almeno per l’estate appena trascorsa. Il Salento, la Corsica e la Croazia sono state le mete vacanziere più ambite. I vip più ricercati sono stati Marco Bocci, Johnny Depp, Selena Gomez e Demi Lovato. Non sono mancati gli appassionati di lettura che non hanno smesso di ricercare libri interessanti da leggere, infatti i più cliccati sono stati “E l’eco rispose” di Hosseini, “Un covo di vipere” di Camilleri e “Inferno” di Dan Brown.
MOLTO PIÙ CHE ECOLOGICO. UN RISTORANTE INTERAMENTE DI CARTONE Se siete degli ecologisti o apprezzate i locali alternativi, c’è un posto che fa per voi. Si trova in Taiwan nella Taichung City ed è l’unico ristorante fatto interamente di cartone, dalle stoviglie all’arredamento. “Carton”, questo è il suo nome, nasce dall’idea di avvalorare un materiale tra i più poveri e poco considerati, il cartone appunto. Il deteriora-
mento di tutti i mobili e stoviglie è sicuramente molto più rapido rispetto alle normali componenti di legno e ceramica, ma la loro sostituzione, affermano i titolari, è molto meno onerosa e più veloce.
METROPOLIS POLITICA
Vendo, compro, guadagno. E tu muori. IL POTERE È UN GIOCO PER POCHI. Potere uguale denaro. Anzi per essere più precisi ed efficaci dobbiamo invertire l’equivalenza. Dunque denaro uguale potere. E mai nella storia come in questa epoca è il denaro a generare il vero potere, quello che poi fagocita e controlla tutti gli altri, compreso quello politico. E se volessimo raffinare e meglio circoscrivere più che di denaro dovremmo parlare di finanza, ossia dell’immensa mole di denaro gestita, soprattutto a fini speculativi, dagli hedge fund e dalle grandi banche d’affari. In sintesi parliamo di pochissime decine di persone a capo di altrettante potentissime e ricchissime società in grado di modificare gli equilibri, sempre più precari, economici e politici dell’intero globo. Bank of America, Merrill Lynch, Barclays, Citigroup, Credit Suisse, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Morgan Stanley, UBS, HSBC, J.P. Morgan Chase. Quest’ultima, per esempio, è la più grande banca d’investimenti americana che nel 2011 ha prodotto un utile pari a 18 miliardi di dollari e che possiede asset pari a 2.200 miliardi di dollari. Stiamo parlando di cifre astronomiche gestite e controllate da pochissime persone e che si spostano furiosamente da un punto all’altro del globo alla ricerca del miglior profitto. Una ricchezza “virtuale” per pochi eletti che ha scarsissimo impatto sulla 10
wall street
crescita delle economie reali. Anzi spesso, questa mole di denaro, diventa lo strumento preferito per il saccheggio della ricchezza prodotta attraverso la speculazione sui debiti sovrani, sulle materie prime e sui listini azionari. Ma, per non farci mancare nulla, questa attività non basta. Al fianco di uno strapotere economico, che nel suo complesso è stimato
come 10 volte il PIL mondiale, ci si è ingegnati nell’investire strategicamente nelle attività di lobbying, ossia tutte quelle azioni necessarie a esercitare pressioni sul potere politico per ottenere provvedimenti a proprio favore, specialmente in campo economico e finanziario. Ed in questa attività maestra e un’altra banca d’affari americana la Goldman Sachs
da molti considerata un vero e proprio “governo ombra” delle dinamiche politiche ed economiche del mondo. Maestra poiché è stata tra le prime ad utilizzare scientificamente lo strumento delle “porte gire-
bra una barzelletta. Questo fenomeno ormai accade con consuetudine, e senza destare indignazione, in ogni parte del mondo con una sorprendente facilità. Gli ultimi casi italiani di Mario Monti e Corrado Passera
terminale ultimo dei processi sopra illustrati. Ci illudiamo di controllare le nostre attività e dunque le nostre vite ignorando che in luoghi non visibili e da persone non riconoscibili, dietro algide e impersonali
voli” e cioè quel meccanismo consolidato che porta una persona fisica a passare dal ruolo di legislatore o membro di esecutivi governativi a membro di spicco di potenti industrie o banche d’affari. Dunque colui che deve definire le regole passa tra coloro che quelle regole devono seguire. Al confronto il conflitto d’interessi imputato a Silvio Berlusconi sem-
sono davvero emblematici e mostrano come ormai le decisioni, quelle che determinano l’andazzo reale del mondo, vengono prese in luoghi a noi sconosciuti e non certo all’interno dei Parlamenti Nazionali. Una gigantesca sconfitta della Democrazia e dei suoi fondamenti. Una sconfitta che si scaglia violentemente sulla vita di tutti in quanto siamo noi il
strutture, si tirano le fila dei processi politici ed economici che a cascata condizionano il nostro vivere comune e quotidiano. Vivere che negli ultimi anni si è macchiato sempre più di povertà, disperazione e di morte. Un orrore a cui bisogna porre rimedio. Prima che sia troppo tardi. Nicola Pace 11
METROPOLIS SOCIETÀ
IL POTERE DELLA POLITICA. IL POTERE CHE NON DOVREBBE AVERE LA POLITICA. IL POTERE DEGLI UOMINI. IL POTERE CHE GLI UOMINI DIMENTICANO DI AVERE.
Per chi non si fosse mai addentrato nella lettura dell'Utopia di Thomas More, opera definita mistica da alcuni, dove si descrive una terra felice abitata da una società tanto ideale quanto inesistente; un luogo, quello utopico, precisamente felice e materialmente irrealizzabile. Il consiglio è di passare un pomeriggio, magari di pioggia, leggendo quest'opera, tanto più per poter capire quanto, mistica per l'appunto, possa essere la concezione del poter creare un mondo “ideale”. Poter creare un'isola
perfettamente equilibrata è impossibile: dei limiti bisogna imporli, delle regole bisogna averle, delle restrizioni necessarie. Ma attenzione, stiamo parlando di un'opera letteraria... la realtà è ben diversa. L'isola, magari penisola, ideale in Italia esiste e come. Probabilmente l'Italia è diventata la penisola “che non c'è”: succedono cose assurde, passano leggi ridicole, muoiono i ragazzi per strada e nessuno si scompone se non per un 12
pomeriggio in compagnia di Barbara d'Urso. La gente lavora ed è povera, gli anziani rovistano nell'immondizia, i bambini si vendono su internet. L'università non forma più professionisti, la famiglia esplode tra tasse e cartelle esattoriali. Se sei un servo dei cittadini, volgarmente chiamato politico, puoi far approvare leggi che tutelano il tuo interesse personale, puoi aumentare le tasse alla gente socialmente lontana da te per poter mantenere intatti i tuoi benefici.
Puoi decidere quanto devi guadagnare e puoi farti pagare casa tua da qualcun altro. In Italia la classe dirigente ha il potere di dire che farà del bene al loro (mai pronome possessivo fu tanto azzeccato) Paese e poi, come per magia, fa del bene solo alle loro personalissime tasche. In Italia i politici hanno il potere di creare il loro mondo perfetto. Le restrizioni invalidano all'ottenimento dei benefici soltanto alla gente comune, il popolo è escluso ma tanto... è lontano dai politici. I politici e il popolo non si conoscono. Non vanno a lavoro insieme, non fanno la spesa nello stesso supermercato e i loro rispettivi figli non frequentano le stesse scuole. L'Olimpo esiste davvero e lo accettiamo tacitamente perché il potere che viene meno in questa penisola ideale è quello dell'uomo semplice, dell'uomo che lavora. Dell'uomo che ha dimenticato
d'avere poteri. L'automa che è diventato, il suddito che ha scelto di essere perché incapace di saper scegliere, incapace di sapersi imporre, incapace di volerlo fare. E allora perché dare
potere a chi non lo vuole, a chi non sa come gestirlo! È una sorta di Teatro dell'Assurdo quello che vediamo in tv o leggiamo sui giornali: i dialoghi dei politici
sono senza senso, sono ripetitivi e serrati, capaci di suscitare a volte il sorriso nonostante il senso tragico del dramma che stanno vivendo i personaggi che non sono, ahimè, teatrali ma reali e umani che hanno dimenticato la loro Essenza e fingono, come marionette, d'avere un padrone che li manipoli. Fabrizio de André cantava che da “una ginnastica d'obbedienza fino ad un gesto molto più umano che dia il senso della violenza” l'umanità sia diventata così biiip “da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni”... Il non saper più scegliere, il non sapersi imporre, il non saper più dire “basta”, il non saper più decidere è un nostro male. Il nostro tumore moderno, quello che, senza sintomi apparenti, ci uccide sopruso dopo sopruso. Accettare senza capire. Non capire e accettare. Oltre ai poteri, sudditi di questa penisola che “non c'è” sappiate anche “per quanto noi ci crediamo assolti, siamo per sempre coinvolti”. Leonarda SABINO 13
METROPOLIS COSTUME
Potenza ed impotenza delle idee.
Ricette letterarie per la cura dell’impotenza dell’anima Rientravamo verso la mia maremma, verso la vecchia casa dei miei nonni, lasciandoci alle spalle una Roma allagata, piena di forre nel manto stradale. Era già buio e continuava a piovigginare, fu così che gli chiesi, a lui che stava guidando tranquillo, “cos’è per te il potere?”. Cercavo ispirazione o forse provocare una sua qualche reazione, giusto per distoglierlo
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da quell’aria perplessa che conoscevo troppo bene. Volevo carpire qualche pensiero, recuperarne un capo, e come con il filo di Arianna, usarlo per portar fuori la sua testa dal labirinto in cui le idee venivano uccise dalla routine. “Siamo impotenti” mi risponde secco, continuando a guidare, occhi fissi sulla strada bagnata. Lo osservo incuriosita. “No, ho detto una scemenza,
è ancora peggio che se fossimo impotenti, siamo morti”. Spiegati, gli chiedo abbassando un poco Radio Rock, incuriosita dall’energia dell’affermazione. “Vedi, non è più il tempo in cui puoi dire non ho il potere di fare questo o quello, ogni persona che conosco, ognuno di noi, noi fortunati con cibo acqua e vita attorno, potrebbe tutto in potenza. Vendere
ciò che ha e ricominciare daccapo mille vite. E invece nessuno cambia mai nulla, ci circondiamo di esseri simili, con le nostre stesse disfunzioni per poterci lamentare in pace dell’impotenza di cambiare il mondo di cui soffriamo. Illudendoci che la cosa ci interessi davvero. Ma i morti siamo noi, non il mondo.” Rifletto silenziosa sull’affermazione che non trovo affatto banale, e riconosco in quell’affermazione il turbamento del suo stato d’animo e le persone che lo circondano, persone che ama e di cui spesso è stufo senza
sapere bene perché. “Se avessimo una gabbia -continua- avremmo l’energia per romperla, se avessimo una guerra avremmo la pulsione di sopravvivere.” Osservo le luci diminuire fuori dal finestrino, fra poco comparirà il mare e l’Argentario in lontananza. Penso che abbiamo molte guerre intorno, ma apparentemente tutte alla giusta distanza, e molte catene invisibili ai polsi, ma forse non ha tutti i torti, quante persone davvero potenti conosco? E per potenti intendo capaci di cambiare il mondo, ovvero di cambiare se stessi?
Pochissime. Sono circondata da persone potenzialmente notevoli, eppure quasi nessuna felice. Ognuno sa cosa dovrebbe cambiare per essere felice, ma nessuno l’ha ancora fatto. Quante volte mi sono sentita aliena solo perché capace di radere al suolo e ricominciare? Tante… troppe. Aliena perché avvezza a lottare contro i mulini a vento, le mie nonne parlavano con i fantasmi e sapevano usare i segreti delle piante, e la pazienza. Tutte cose invisibili, appunto. Forse è lì la chiave, penso. Vengo da una terra difficile e da un mare burrascoso, cresciuta nell’essenziale, educata da persone sopravvissute alla guerra, che senza rendersene conto mi trasmisero la pulsione per la sopravvivenza, quella di cui lui riscontra l’assenza nel mondo che lo circonda. Osservo il suo profilo mediterraneo, la barba nordica, la mascella volitiva, il corpo muscoloso ma elegante, i gesti misurati e sicuri alla guida, il profilo nobile e penso che è buffo che proprio lui si definisca impotente. Mi sento sempre così piccola, così fragile accanto a lui, fisicamente sono la metà di lui... eppure, non avrei mai usato la parola impotente riferendomi alla mia anima. Decido che la sera sul cuscino troverà “Se mi chiami mollo tutto… però chiamami” di Albert Espinosa, piccolo capolavoro contemporaneo, perché credo fermamente che il potere dei sogni curi ogni forma di impotenza dell’anima. Maya MATTEUCCI
METROPOLIS MODA&STILE
Chi ha detto che la donna non ha potere, non è mai entrato nelle stanze della moda. Non parlo delle grandi aziende, dove purtroppo ancora oggi molti incarichi importanti sono rivolti all’uomo; parlo di quel mondo fatto di foto, colori e prodotti dedicato a noi donne. Le riviste patinate del settore sono delle miniere d’oro per le case editrici: non è solo la pubblicità super costosa che rimpinza le casse, ma tutta l’immagine che c’è dietro. Sono le donne che scrivono e dirigono quelle riviste che fanno le reali scelte delle tendenze. Sono queste le donne che vengono rincorse dalle addette stampa: quelle che si siedono in prima fila alle sfilate con grandi occhiali da sole.
NELLE STANZE VELLUTATE DEI BOTTONI. 16
Loro sì che hanno il potere nelle loro mani. Il potere di rendere grande un giovane designer o di snobbarne altri. Il potere di decidere quali capi farci vedere e quali lasciare nei cassetti degli showroom. Sono donne conosciute nel mondo e anche temute. Donne che sono parte integrante della vita economica della propria nazione. Tenenti vestite Chanel e Dior che marciano su tacchi vertiginosi marcati Manolo Blahnik.
L’esempio più illustre è Anna Wintour, potente direttrice di Vogue America. Una donna che tutti temono e criticano. Ma perché? Forse perché attenta, scrupolosa e professionista. Forse perché riesce a non mettere a proprio agio anche l’uomo più grande del mondo. O forse perché per essere così potente e donna devi per forza assumere dei comportamenti che non ti rendono simpatica al resto del mondo. Ma in fondo, quanti sono gli uomini potenti che assumono gli stessi comportamenti? Io dico tanti, eppure a loro ancora è concesso essere “odiosi, acidi e burberi”. Mentre le donne dovrebbero ancora usare la propria tenerezza per confrontarsi con il mondo. La tenerezza è un sentimento che nulla ha a che fare con questi mondi. Mondi in cui se non resti sull’attenti trovi qualcuno che ti ruba la sedia. Realtà in cui non si aspetta altro che di pugnalarti alle spalle. E quando sei donna, devi lottare sempre di più.
Eppure, queste donne, per quanto possano risultare antipatiche, hanno avuto il genio di comprendere come comportarsi e cosa fare per diventare quello che sono. Molte dalla loro hanno anche le capacità altre forse solo la presenza, eppure sono arrivate in alto. Per capire il potere di queste donne basta informarsi di più su quello che avviene nell’ambito culturale, artistico e sociale. Prendo di nuovo l’esempio di Anna Wintour e dell’America, forse perché in Italia oltre alla direttrice di Vogue Italia Franca Sozzani e ad alcune figure di notevole spicco, le donne dell’editoria sono rilegate in piccole scrivanie contendendosi i regali degli stilisti. Anna Wintour ha supportato iniziative di ogni tipo anzi facendole diventare iniziative di importanza mondiale. Pensiamo alla mostra annuale del Costume Institute del Metropolitam Museum di New York: solo lei è riuscita a farlo diventare l’evento più importante della stagione aiutando a raccogliere oltre 120 milioni di dollari. Il ceo del Metropolitan parla di lei come una benefattrice e una visionaria che ha reso il museo quello che è. E adesso, il Costume Institute non si chiama più così, è diventato “The Anna Wintour Costume Center “. Aggiungiamo a questo l’amicizia della direttrice con il Presidente Obama, e abbiamo chiuso il cerchio. Mi piace pensare che noi donne il potere lo abbiamo. Dobbiamo solo sapere come utilizzarlo. Andreina Serena ROMANO 17
METROPOLIS MODA&STILE
IL POTERE COPRENTE DEL CORRETTORE COME SCEGLIERE QUELLO GIUSTO Iniziamo ad addentrarci nello specifico dei prodotti make up, per far si che il trucco raggiunga i risultati sperati. Diviene fondamentale scegliere gli elementi giusti e questo non basta: ogni ingrediente – per far si che la “pozione” funzionidev’essere selezionato con cura ed applicato sapientemente, in base all’esigenza. Vediamo come farlo, nel caso di un prodotto spesso sottovalutato ma di cui, conoscendone il potere coprente e correttivo, non ne si può fare davvero a meno durante il rito magico del make up: il correttore! Ne esistono di diversi colori e di diverse consistenze, ognuna adatta a celare uno specifico inestetismo. Nei casi di rossore della pelle, dovuto ad una particolare sensibilità di quest’ultima o alla comparsa della couperose –che si manifesta sottoforma di chiazze rosse principalmente localizzate sulle guance- o di uno sfogo intenso di acne che presenta foruncoli rossi, bisogna affidarsi al potere del correttore verde compatto; va applicato prima del fondotinta nelle zone interessate dal rossore e sfumato molto bene con l’ausilio di una spugnetta in lattice. In questo modo il tono verde del correttore fa si che il rossore presente sul viso si annulli. Nel caso in cui bisogna coprire un singolo brufolo, è necessario servirsi, dopo il fondotinta, di un correttore il più vicino possibile al colore della pelle e
va scelto cremoso o compatto in abbinamento al fondotinta utilizzato; è fondamentale fare attenzione a stenderlo solo sul brufolo altrimenti, portandolo anche nella zona circostante, si va ad evidenziarlo invece che celarlo; per questo è indicato avvalersi di un pennellino. Passiamo ai casi di macchie scure della pelle, comparse dopo una disattenta esposizione al sole o su pelli più mature: il potere coprente questa volta è affidato al correttore compatto lilla. Basta stenderlo prima del fondotinta sulle singole macchie fino ad ottenere una coprenza totale. E, dulcis in fundo, arriviamo ai casi in cui bisogna coprire le tanto odiate occhiaie! Anche qui individuare il tipo di occhiaia che va celata è fondamentale: anzitutto, se l’occhiaia è molto evidente si deve sempre usare il correttore
compatto, stendendolo prima del fondotinta, partendo dall’angolo interno dell’occhio e sfumandolo molto bene verso l’esterno; bisogna sceglierlo arancione se l’occhiaia tende al blu, sui toni del giallo se l’occhiaia tende al viola e beige se l’occhiaia tende al marrone. Nel caso di occhiaia non molto evidenti, si può adoperare un correttore liquido dopo il fondotinta, meglio se anche illuminante, come lo sono molti di quelli con l’applicatore a penna, che ne facilitano anche l’utilizzo. Il correttore, dunque, ha un potere coprente per ogni esigenza, di cui non si può proprio fare a meno! Ma bisogna sempre ricordare che è consigliabile utilizzare quotidianamente, prima del make up, prodotti curativi che migliorino gli inestetismi, che vanno dalla detersione all’idratazione, dall’utilizzo di contorno occhi a quello di creme antiossidanti, e così via. Barbara GUGLIELMI
INCONTRI: LUIGI DI GIANNI
RITRATTO D’AUTORE: LUIGI DI GIANNI, IL MANUEL DE OLIVEIRA ITALIANO, GIÀ BRACCIO DESTRO DI ERNESTO DE MARTINO, INNAMORATO DEL SUD E IN PARTICOLARE DELLA LUCANIA.
Luigi Di Gianni
Chi è Luigi Di Gianni? Luigi Di Gianni può essere definito un fuoriclasse della macchina da presa. Infatti, egli è uno dei massimi film-makers e documentaristi viventi: potrebbe essere definito l’alter ego italiano di Manuel de Oliveira. Innamorato visceralmente del Sud, la sua carriera cinematografica ha sempre avuto come leit-motiv il Mezzogiorno italiano dal punto di vista antropologico, folcloristico, socioculturale. Ma lasciamo che sia egli stesso a presentarsi. <<Io sono nato a Napoli, ma in tenerissima età fui portato in esilio a Roma. Sono 20
entrato in contatto con la Basilicata attraverso i pacchi che giungevano a mio padre dalla sua terra natia, contenenti pane autentico, nero, fatto col criscente, cotto a legna, e il caciocavallo. Questi due elementi mi hanno fatto conoscere, prima di visitarla, la Basilicata. All’età di nove anni seguii mio padre, ammalato di ulcera, nel suo paese d’origine, dove la salubrità dell’aria avrebbe potuto giovargli. Ricordo nitidamente quel viaggio. Il paesaggio che si poneva davanti ai miei occhi era un paesaggio del remoto, che mi sembrava estremamente lontano dagli
altri che avevo attraversato. Arrivato a Pescopagano, feci un’altra scoperta, molto emozionante: mi imbattei in un funerale di un giovane. La madre precedeva la bara e ne cantava le lodi: Quest’immagine mi rimase dentro, e solo molti anni dopo capii che si trattava di un lamento funebre tradizionale: una cosa straziante e di straordinaria bellezza. Questo episodio mi riaffiorò nella memoria quando, uscito dal “Centro Sperimentale di Cinematografia” di Roma, lessi sul “Messaggero” l’annuncio di una spedizione scientifica in Lucania, sulle orme delle sopravvivenze magiche, guidata dall’antropologo ed esperto delle religioni Ernesto De Martino. Riuscii a raggiungerlo e nacque tra noi un’intesa, un’amicizia ed una collaborazione che durarono molti anni.>> Ed è proprio da questo connubio che nasce “Magia lucana”, 1958, la sua opera prima: un’analisi del magismo che tratta della sopravvivenza di antiche forme magiche nel Meridione e segnatamente in Lucania. Impronta antropologica e valenza culturale che, da questo esordio in poi, segneranno tutto l’impegno storiografico del grande maestro, alla ricerca degli aspetti sconosciuti o poco noti delle tradizioni meridionali, di cui la Basilicata è stata e continua ad essere laboratorio privilegiato. Di Gianni, a partire dagli anni ‘ 50 del secolo scorso, ha speso la sua passione per il cinema a 360 gradi nell’intento, ben riuscito, bisogna dire, di dare visibilità alla terra dei suoi avi, e non solo.
Coevi sono anche “Pericolo a Valsinni” (il paese della grande scrittrice Isabella Morra”, dove Di Gianni illustra la vita miseranda di una famiglia di contadini del piccolo centro, descrivendone il duro lavoro e la precarietà della vita stessa, spesso minacciate dalla sfavorevole natura del suolo. Nel 1959, il regista affronta in modo più dettagliato e approfondito il problema, purtroppo sempre attuale, della fragilità orografica dell’intera Lucania, ricorrendo al cinema a colori. Il titolo del documentario è eloquente: “Frana in Lucania” e testimonia, con dovizia di particolari, l’incubo delle frane che costringe una povera famiglia di contadini ad abbandonare in fretta e furia il paese. Viaggiando tra tradizioni secolari e denuncia sociale, nascono quindi, “Viaggio in Lucania”; “Il male di San Donato”; “La Madonna di Pierno”; tutti cortometraggi del 1965, in cui il grande regista, ex aiuto di Alessandro Blasetti, riesce magistralmente a ricostruire il pianto funebre delle ultime prefiche ritrovate nelle aree rurali del cosiddetto “pauperismo” meridionale. Girando questi documentari, Di Gianni cominciò a scoprire gradualmente e ad amare sempre più la terra dei suoi avi paterni con i suoi “archivi ed archeologie umane: terra di funebri memorie quasi al riparo dalle grandi tempeste della storia”, come ebbe a definirla Carlo Levi nel suo “Cristo si è fermato a Eboli”. In “Nascita e morte nel Meridione, San Cataldo” (1965), come pure in tutti gli altri cortometraggi, la fiction e
la realtà sono perfettamente sovrapponibili e i confini che le delimitano sono talmente labili da non essere nemmeno confini, ma piuttosto sfumature di fotogrammi che si fondono in un unicum che, attraverso gli occhi, raggiunge e si sedimenta nella memoria dello spettatore che ha la fortuna di vedere tali documentari. Ma Luigi Di Gianni non è solo questo. Laureatosi brillantemente in Filosofia, con una tesi su M. Heidegger, nel 1954 si è diplomato in regia presso il “Centro Sperimentale di Cinematografia” di Roma, diventandone poi docente dal 1977 al 1997. Inoltre è stato docente a contratto in “Tecniche e Metodologie degli audiovisivi applicati alle Scienze antropologiche” presso la facoltà di Magistero dell’Università di Palermo dal 1982 al 1984. Dal 1994 docente di “Istituzioni di Regia” presso la Facoltà di Lettere (DAMS) dell’Università della Calabria. Dal 1998, docente di “Regia” presso la NULT (Nuova Università del Cinema e della Televisione) di Roma. Ma non è tutto. Infatti, dall’attività di documentarista cinematografico egli non trova alcuna difficoltà a passare alla fiction televisiva, all’inchiesta e allo sceneggiato TV, senza soluzione di continuità. Del 1954 è la sua riduzione, per il piccolo schermo, del surreale sceneggiato tratto da “Il processo” di F. Kafka, con attori di primo piano come Paolo Graziosi (nei panni del protagonista J. Kappa), Mario Scaccia, Piera degli Esposti, Milena Vukotic et alii. Tra i massimi riconoscimenti annoverati nel palmares di Di
Gianni, spiccano, tra gli altri, la vittoria del nastro d’argento alla Biennale di Venezia del 1975, per il film “Il tempo dell’inizio”, di cui egli ha firmato il soggetto, la sceneggiatura e la regia. Last but not least è giusto ricordare che numerose rassegne internazionali, a lui dedicate, si sono svolte nel corso dei decenni, presso gli istituti italiani di cultura di: Vienna, Monaco di Baviera, Copenhagen, Stoccolma, Helsinki etc. Nel 1994, dopo una retrospettiva dell’opera documentaria in suo onore, la prestigiosa Università tedesca di Tubinga gli ha conferito la Laurea honoris causa in Scienze della Comunicazione. Nel 2009 ha realizzato un lungometraggio sul grande madrigalista Carlo Gesualdo, principe di Venosa, e nel 2013 ha prodotto per la RAI “Un medico di campagna”, tratto dall’omonimo romanzo di Kafka. Ragioni per cui, è un grande onore per l’articolista scrivere di colui che, per primo, lo ha immortalato da bambino nel suo famoso documentario “Viaggio in Lucania”, 1965, e nello scorso mese di agosto è tornato negli stessi luoghi per registrare, a distanza di quasi mezzo secolo, le trasformazioni avvenute dal punto di vista ambientale, economico e socioculturale, speranzoso di poter ritrovare ed intervistare qualche protagonista superstite di quelle indimenticabili immagini del cinema b/n. Operazione quasi completamente riuscita, anche se con qualche sfortunata, ineluttabile “defezione” decisa da molto in alto, come dimostra questo “amarcord”. Domenico CALDERONE 21
INCONTRI: ERNESTO BELISARIO
Partiamo dagli Open Data, Open Government e Agenda Digitale. Cosa sono e a cosa servono? Si tratta di espressioni per il momento note solo agli addetti ai lavori, ma con le quali tutti dovrebbero prendere dimestichezza, perché si parla del futuro della nostra democrazia e delle nostre vite. Partiamo dal principio, dall’Open Government
che - letteralmente significa “governo aperto”. Aperto alla trasparenza, alla partecipazione e alla collaborazione. Questo nuovo rapporto tra istituzioni e cittadini è reso possibile grazie alle nuove tecnologie e, in particolari modo agli open data (dati aperti) grazie ai quali tutti possono sapere quello che fa davvero l’amministrazione. L’insieme delle norme legate all’innovazione sia nel settore
pubblico sia nel settore privato viene definito “Agenda Digitale”. Qual è il ruolo della Pubblica Amministrazione? Per potere avere un governo realmente “aperto” è necessario che l’amministrazione prenda coscienza del cambio di paradigma, abituandosi ad essere trasparente e a rendere conto delle proprie scelte.
QUEL FUTURO CHE ARRIVA UN GIORNO ALLA VOLTA
Ernesto Belisario 22
Ernesto Belisario, potentino, avvocato ed esperto di diritto amministrativo e delle nuove tecnologie, è tra i più attivi relatori e promotori di iniziative nazionali e internazionali che ruotano attorno alla trasparenza e agli Open Data. È direttore dell’Osservatorio per l’Open Government, segretario generale dell’Istituto per le Politiche dell’Innovazione, membro della Commissione degli Utenti dell’informazione statistica costituita presso l’Istat e componente della task force per l’Agenda Digitale della Regione Basilicata. Ernesto è molto altro ancora, ma soprattutto è potentino ed ecco perché ce ne occupiamo anche noi di Brek.
Ma anche alle persone è richiesto un cambiamento: da sudditi che si lamentano devono diventare cittadini che si informano e partecipano. La dimensione tecnologica, quindi, è importante ma solo in quanto strumento. La componente più complessa è quella culturale: che significa fare le cose in modo diverso rispetto a come si facevano in passato. Con Open abbiamo iniziato a parlare di governo aperto, amministrazione di vetro, di una larga partecipazione sociale, di una gestione dal basso, ecc... potrà mai essere una realtà del prossimo futuro? Ovviamente, le resistenze sono diverse, soprattutto da parte di coloro che hanno costruito negli anni rendite di posizione nei meandri di una burocrazia opaca e poco trasparente. Ma il trend è mondiale e assolutamente non reversibile. Però, la cultura, e l’etica, hacker predicava l’open (e anche il free) già da anni. Certo e molti dei concetti di questo movimento sono poi stati applicati proprio al rapporto tra cittadini e governo. Grazie alla trasparenza, infatti, tutti possono vedere quello che non funziona (corruzione, sprechi e frodi) e collaborare per risolvere i problemi. Non è casuale che i cittadini attivi, nella dottrina dell’open government, vengano chiamati proprio “civic hackers”. Come vedono l’Italia dall’estero? Come un Paese in cui venire in vacanza, non come un posto in cui investire. Colpa,
probabilmente, di una classe dirigente assai corrotta, incapace di mantenere le promesse e di stare al passo in un mondo che evolve assai velocemente. Da lucano puoi dirci qualcosa della nostra regione? Sono un lucano orgoglioso, un potentino fiero delle mie radici che esibisco quando sono in giro in Italia e all’estero. E mi piace, compatibilmente con i viaggi di lavoro, vivere la mia città natale e la mia Regione. I paesaggi, i ritmi, i sapori, gli amici. Ma non posso fare a meno di confrontare la Basilicata con le altre Regioni d’Italia e ricavarne profonda amarezza per l’incapacità avuta finora di mettere a frutto i talenti meravigliosi della nostra terra e dei lucani, vittime della propria incapacità di fare sistema e di selezionare una classe dirigente all’altezza delle sfide da affrontare. Cosa c’è nel prossimo futuro di Ernesto Belisario? Innanzitutto, c’è il mio lavoro, l’avvocato, che mi piace molto. E poi incontri e convegni per confrontarmi con i tanti amici e lettori che incontro grazie alla Rete. Sto anche finendo un libro che sarà dato alle stampe nei prossimi mesi e che, ovviamente, parla anche dei temi toccati in questa intervista. E poi, sicuramente, c’è tanto studio. L’augurio che mi faccio è di avere sempre il tempo per studiare ed essere curioso, utilizzando i progetti grandi e piccoli per imparare cose nuove e migliorarmi. Come diceva Abraham Lincoln, infatti, “la miglior cosa del futuro è che arriva un giorno alla volta”. Vito COLANGELO 23
INCONTRI: NICCOLÒ MACHIAVELLI
NON HO POTERE MA HO LE INIZIALI DI MACHIAVELLI Per Potere s’intende la possibilità di dirigere persone, contare su risorse umane e materiali, disporre di un apparato di coercizione e di una burocrazia. Il Potere si basa sulla collaborazione di un vasto numero di gruppi, istituzioni e persone. Una citazione lapidaria di Giulio Andreotti recitava: “il Potere logora chi non ce l’ha”. E come dargli torto! Questo grande uomo politico, recentemente scomparso, è stato colui che più di tutti ha avuto familiarità con il Potere in Italia, tanto che il suo operato è stato definito “machiavellico” ovvero caratterizzato da particolare cinismo e spregiudicatezza, finalizzato alla conservazione del proprio Potere: concetto riassumibile nell’espressione “il fine giustifica i mezzi”. Per comprendere a pieno il significato del Potere e le implicazioni che tale termine ha avuto e continua ad avere, non ci resta che rivolgerci direttamente con l’autore del più celebre trattato di dottrina politica: lo storico e letterato Niccolò Machiavelli. N. Montesano: Illustre e gentile ospite, senza perderci in noiosi preamboli, Le vorrei subito chiedere quali sono gli elementi che caratterizzano coloro che detengono il Potere? N. Machiavelli: Caro amico, vorrei innanzitutto fare una precisazione riguardo alla mia presunta citazione “il fine giustifica i mezzi”. Ebbene, 24
non l’ho mai pronunciata né scritta, è una citazione che mi è stata attribuita da coloro che hanno creduto di comprendere il mio pensiero ma lo hanno totalmente distorto e snaturato, creando –tra l’altro- anche un aggettivo a me riferito ovvero “machiavellico” usato sempre con chiara connotazione negativa. La fretta è cattiva consigliera, sempre, e questa falsa attribuzione si è perpetuata proprio per un’interpretazione frettolosa e superficiale di un passo del
XVIII capitolo del Principe: “... nelle azioni [...] massime de’ principi [...] si guarda al fine”. Ma il “fine” a cui mi riferivo, è di natura esclusivamente politica e consiste nel raggiungimento del potere, nel suo mantenimento e nella solidità dello stato. E adesso rispondo alla sua domanda. Il Potere necessita di alcuni elementi di riconoscimento quali l’autorità, le risorse umane, le risorse materiali, l’applicabilità di sanzioni e di fattori indefiniti come le ideologie, le tradizioni
INCONTRI
culturali e religiose. Quindi, solo coloro che hanno ben chiari questi elementi e li usano a loro vantaggio possono possedere e mantenere il Potere. N. Montesano: Sono lieto per le sue precisazioni ed i suoi chiarimenti. Quindi anche la tradizionale credenza di identificarla come un cinico maestro di malvagità, di ipocrisia e di inganni finalizzati al conseguimento, con qualsiasi mezzo, di leciti o illeciti interessi personali è da ritenersi falsa? N. Machiavelli: Caro amico, non ho avuto mai intenzione di comportarmi in tal modo, né mai ho applicato la citazione opportunistica che mi è stata attribuita alla mia vita. L’avessi fatto, sarei potuto diventare ricco. Ma, purtroppo –come può leggere nelle mie biografie-, rimasi sempre povero, malgrado la mia lunga
attività in ambito diplomatico e politico. Erano altri tempi!
mito in nome del quale tutto si giustifica.
N. Montesano: Quali sono, dunque, per Lei i valori che devono possedere coloro che gestiscono o vogliono gestire il Potere in nome e per conto della comunità? N. Machiavelli: Se ricorda il ritratto del mio “Principe” –che alcuni, questa volta giustamente, hanno identificato con Cesare Borgia-, esso è grandioso e insieme terribile. All’apparenza fatta di lealtà, di benevolenza, di integrità, di umanità, di religiosità deve corrispondere, nella realtà, la forza spietata del leone unita all’astuzia sottile della volpe. La stabilità, la grandezza ed il prestigio dello Stato sono i valori fondamentali per il raggiungimento di un ideale supremo e assoluto; il vero
N. Montesano: Questa sua affermazione, però, potrebbe contrastare con la realtà della natura umana che vede nella ricerca estrema del Potere l’unico obiettivo da perseguire! N. Machiavelli: Caro amico, purtroppo questo è verissimo. Infatti, i miei precetti non sarebbero buoni “se gli uomini fussino tutti buoni”. Invece “nel mondo non è se non vulgo”: gli esseri umani sono “ingrati, volubili, simulatori e dissimulatori, fuggitori de’ pericoli, cupidi di guadagno”, pronti a sostenerti nella buona sorte, a rivoltartisi contro nella cattiva. E “dimenticano più presto la morte del padre che la perdita del patrimonio”. Nicola MONTESANO 25
“...non è mai troppo tardi per vivere sereni...”
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QUARTA PARETE ARTE
Paesaggi all'assenzio - il potere
Mentre cercavo un fil rouge con cui infiocchettare queste due cartelle mal scritte c’è mancato poco che non mi ci impiccassi. Difatti, districare la matassa di intrecci simbiotici tra arte e potere nell’intento (non si sa quanto riuscito n.d.r.) di scegliere una strada non banale si è rivelata impresa alquanto ardua. Ho deciso quindi, bellamente direi, che il soggetto “potere” sarebbe rimasto sullo sfondo a fungere da panorama in modo da essere, allo stesso tempo, trama e cornice di un dipinto in cui osservare le scelte del protagonista. Il panorama in questione pote28
te tratteggiarlo come fosse un acquerello mettendoci un paio di castelli tra il Midi e la Gironde una immancabile tenuta di caccia nel Sologne da immergere poi in un’atmosfera estatica tipica dell’aristocrazia latifondista del XIX ° secolo, che a me piace cromaticamente immaginare giallina. Ah si, il tutto di proprietà della famiglia di Monsieur Henri de Toulouse – Lautrec, il nostro protagonista. Per i pochi che non l’avessero studiato sui libri di storia dell’arte (ogni riferimento a cose, fatti, o persone è puramente causale, sigh!) possiamo in due parole definirlo un illustratore, anzi
il primo illustratore, tuttavia anche così, la sua rappresentazione non gli renderebbe giustizia, potremmo però sicuramente dire che è stato un uomo che aveva tutto e che ha preferito perderlo; come testimonia altresì lo pseudonimo con cui firmava le sue opere: lost, participio passato del verbo inglese To lose la cui pronuncia era terribilmente rassomigliante al suo cognome: Toulose. Henri (il tono confidenziale è del tutto arbitrario n.d.r.) ha rifuggito sin da subito il potere di schiatta, rinunciando ad una vita che, considerato anche un gravissimo handicap, sarebbe
visto dal fondo di un bicchiere.
Opere di Toulouse-Lautrec
potuta trascorrere confortevolmente tra agi e gente bene, ma che egli ha preferito rinnegare fino a concluderla vilipeso e diseredato, ad Herni i paesaggi non sono mai piaciuti, e questa non è per nulla una considerazione arbitraria («Non esiste che la figura, il paesaggio è nulla, non dovrebbe che essere un accessorio. Il paesaggio dovrebbe essere usato solo per rendere più intelligibile il carattere della figura»). Monsieur Lautrec si trasferisce infatti a Parigi, muta paesaggio, ed entra in immediata sintonia con l’atmosfera del quartiere di Montmartre che non gli usci-
rà più dal sistema circolatorio come la sifilide che contrasse frequentando assiduamente prima, abitandoci propriamente poi, le sue frizzanti case di tolleranza. Fu in quel periodo, che la cifra artistica delle sue opere si precisò tanto da diventare il tratto distintivo che campeggerà in tutte le litografie del Moulin Rouge e delle sue ballerine di can can fino ad essere riconosciuto universalmente dalle future generazioni come pura iconografia del mondo bohemien. Pochi tocchi di colore, i guanti neri, un bicchiere di assenzio e una bella modella erano gli uni-
ci elementi di suo interesse, il personaggio di Lautrec è stato infatti a dir poco pittoresco, figlio di due cugini, ubriaco all’età di 10 anni, alternò avventure sessuali che, per un uomo della sua statura, potremmo definire eroiche a furibondi alterchi contro il padre a cui riserverà le sue ultime parole apostrofandolo: “vecchio scemo”. A neanche 37 anni, rifiutando di essere curato con i denari della famiglia, morì per aver troppo vissuto. Il paesaggio era sempre lì fuori, indifferente. Francesco TRIPALDI 29
QUARTA PARETE CINEMA
“Lei ha sei mesi di vita” mi disse l’ufficiale medico alla visita di leva, anni dopo lo cercai, volevo fargli sapere che ero sopravvissuto, ma era morto lui. È andata sempre così, mi pronosticavano la fine, io sopravvivevo, sono morti loro. In compenso per tutta la vita ho combattuto contro atroci mal di testa, ora sto provando questo rimedio cinese, ma ho provato di tutto. A suo tempo, l’optalidon non accese molte speranze, ne spedii un flacone pure a un giornalista, Mino Pecorelli, anche lui è morto.” Il Divo è un film biografico del 2008 scritto e diretto da Paolo Sorrentino, sulla vita del senatore a vita Giulio Andreotti . Presentato in concorso al Festival di Cannes 2008, si è aggiudicato il premio della giuria, a pari merito con Gomorra di Riccardo Garrone ed ha ricevuto altri numerosi riconoscimenti italiani ed internazionali, ottenendo anche una nomination ai premi Oscar 2010 nella categoria miglior trucco. Il titolo del film deriva da uno dei tanti soprannomi affibbiati ad Andreotti, Il titolo per esteso che appare all’inizio del film è Il divo - La spettacolare vita di Giulio Andreotti. Il film narra una parte della vita di Giulio Andreotti, 30
IL DIVO: LA SPETTACOLARE VITA DI GIULIO ANDREOTTI
Giulio Andreotti
protagonista della storia politica italiana per decenni, raccontata nel periodo tra 1991 e 1993, a cavallo tra la presentazione del VII Governo Andreotti e l’inizio del processo di Palermo per collusioni con la mafia. Un uomo soffre di terribili emicranie e arriva anche a ricoprirsi il volto con l’agopuntura pur di alleviare il dolore. Questa è la prima immagine di Giulio Andreotti ( interpretato da Toni Servillo) nell’ intro del film, un’intro
beffardo e misterioso che introduce il pubblico in un grottesco mondo oscuro, tra reale e surreale. La pellicola prosegue con una lunga carrellata di omicidi o presunti suicidi (Moro, Dalla Chiesa, Pecorelli, Falcone, Calvi, Sindona, Ambrosoli) accompagnata dal sottofondo musicale di Toop toop dei Cassius. Seguono le parole delle lettere di Aldo Moro che, dalla sua prigionia per mano delle Brigate Rosse si rivolgeva proprio ad Andreotti,
QUARTA PARETE ARTE
evidenziandone la poca umanità e scongiurandolo di aprire le trattative coi terroristi per la sua liberazione. Ma la vicenda principale prende il via il giorno della presentazione del VII Governo Andreotti , il 12 aprile 1991. Così inizia il racconto degli ultimi anni
di quest’uomo, freddo e distaccato, apparentemente privo di qualsiasi reazione emotiva, a capo della potente corrente della Democrazia Cristiana e pronto per l’ennesima presidenza del Consiglio. Protagonista assoluto del film ovviamente è lui, Giulio, classe 1919, personaggio di primissimo piano della politica italiana per oltre mezzo secolo. Abile statista, definito di volta in volta il Gobbo, il Papa Nero,
Belzebù , ecc.., nel corso degli anni è arrivato ad essere identificato, nell’immaginario collettivo, come la massima incarnazione del Potere. Attraverso uno stile originale Sorrentino crea un ritratto inedito di uno dei più importanti politici italiani; il merito, però, è soprattutto di Servillo, bravissimo nell’esprimere il profondo senso di ambiguità del suo protagonista. Un’ambiguità che risuona sempre, in ogni inquadratura, in ogni scena, resa anche tramite l’atmosfera buia delle stanze del potere. Agghiacciante è particolarmente il monologo finale di Andreotti/Servillo, dove, rivolgendosi alla moglie Livia dice: << gli occhi tuoi incantati non sapevano, non sanno, e non sapranno, non hanno idea delle malefatte che il potere deve commettere per assicurare il benessere e lo sviluppo del paese>>, affermando che per troppi anni il potere è stato lui, parla di una mostruosa e inconfessabile contraddizione: “perpetuare il male per garantire il bene”. Sua moglie non immagina la sua responsabilità diretta o indiretta per tutte le stragi avvenute in Italia dal 1969 al 1984 (…) << Le bombe pronte ad esplodere sono state disinnescate col silenzio finale, tutti a pensare che la verità sia la cosa giusta e invece è la fine del mondo, e noi non possiamo consentire la fine del mondo in nome di una cosa giusta, abbiamo un mandato divino. Bisogna amare così tanto Dio per capire quanto sia necessario il male per avere il bene, questo Dio lo sa, e lo so anch’io.>> Giulio Andreotti vide il film in anteprima in una proiezione privata, queste furono le sue parole: «è molto cattivo, è una mascalzonata, direi. Cerca di
rivoltare la realtà facendomi parlare con persone che non ho mai conosciuto». Sorrentino al riguardo ha commentato: “Andreotti ha reagito in modo stizzito e questo è un buon risultato perché di solito lui è impassibile di fronte a ogni avvenimento. La reazione mi conforta e mi conferma la forza del cinema rispetto ad altri strumenti critici della realtà”. Il senatore a vita decise di non sporgere querela o chiedere tagli della pellicola, e in seguito ha dichiarato «Se uno fa politica pare che essere ignorato sia peggio che essere criticato, dunque...» Sorrentino dichiara nelle interviste che fare “ Il Divo” è stato come creare l’opera prima, con tutte le ansie e le difficoltà che un’opera prima nasconde. Il film non è nato con vena scandalistica oppure come provocazione, è un film che cerca di mettere in evidenza anche i guasti del teatrino della politica, che cerca di far passare questo messaggio. E’ evidenziato, infatti, il pensiero del regista, secondo cui, la politica, prima, ma anche oggi, ha un’autoreferenzialità esasperata e grave. Si tratta di un film certamente ad argomento politico, ma non si deve dimenticare che si tratta soprattutto di cinema. Il film va dietro al suo protagonista, di fronte a un personaggio ambiguo (probabilmente per strategia) il film conserva e anzi sottolinea questa ambiguità, tranne che in una scena, quella del monologo, mai pronunciato da Andreotti, ma ipotesi di interpretazione del regista che ha ritenuto giusto a un certo punto fermarsi ed esprimere una sua idea, prendere una posizione. Mari DONADIO 31
QUARTA PARETE DESIGN
Nell’arte e nel design, il potere è spesso usato a dimostrazione di posizione dominante verso
Il Potere. Ecco il Design. altri o addirittura Stati sovrani. Sembrerà strano ma se noi vogliamo avere qualche esempio di “ potere “ o contemplazione di forza superiore ad altri, basta entrare nel Louvre a Parigi, oppure nel famoso Getty Museum a Los Angeles in America oppure ancora, girare, non certo a piedi pena colpi di sole, per le vie principali di Dubai o Abu Dhabi. Direste voi cosa lega tra di loro questi posti o quale sia la loro attinenza con il potere..... È risaputo oramai che gli Stati, o meglio specificati, alcuni grandi uomini di “ potere “, signori della finanza internazionale, tendono ad accumulare fortune investendole nell’arte e nel design. Se vuoi dimostrare al tuo popolo quanto sei “ Grande “......lo fai con l’arte si, e soprattutto con il design, meglio l’architettura. Non è forse vero che ogni volta che si costruisce un grattacielo in una nazione, la curiosità di tutti è quella di capire quanto sarà alto per far sì che l’altro lo costruisca più alto! Ricordo i film che furono realizzati con la star dell’epoca. 32
King Kong ad esempio, sul famoso grattacielo di New York, a dimostrazione di una potenza nascente. L’America. Negli anni più volte superato, fino a poco tempo fa a dimostrazione delle potenze nascenti , le famose Tigri dell’Oriente, con la consacrazione delle famose Petronas Twin Towers di mt 484 l’una, contro i 381 dell’Empire poc’anzi descritto. Oggi sappiamo però tutti da chi dipendiamo e, soprattutto, per cosa ci sacrifichiamo: il petrolio! Bene. A dimostrazione del nostro attuale discorso, ecco che arriviamo a Dubai. La Burj Khalifa, torre impressionante ma straordinaria nel suo design, che con i suoi ....828 mt, ci vuole ricordare CHI comanda nel mondo! La fortuna, forse, è che gli arabi, con il loro potere espresso con questo sistema, riescono a custodire e reinventare l’arte ed il design.
si faceva nei secoli scorsi quando chiamavano nelle migliori corti europee i nostri vari Leonardo, Michelangelo, Giotto e via dicendo ( se qualcuno non sa chi sono si prega di andare a chiedere alla nostra cara Ministro Gelmini....). Bene, dicevo, gli arabi, hanno almeno avuto il buon senso di chiamare i migliori architetti internazionali, dando loro commesse molto importanti, musei, opere d’arte come edifici della Cultura ecc., con il risultato che una volta completati, e si presume nel 2018, avranno anche dimostrato al mondo la forza del loro potere economico e culturale. A chiusura e dimostrazione di questo discorso, ossia il potere di una nazione espresso con l’architettura ed il design, non è forse verso che, per colpire al cuore del potere di una nazione, Al Qaeda con a capo il famoso Osama Bin Laden, l’ 11 settembre distrusse le Torri Gemelle, simbolo
Nelle costruzioni sorte dal nulla del deserto, loro sono riusciti a farci comprendere che con i nostri sacrifici spesi in petrolio, sono almeno riusciti a chiamare alla loro corte i migliori, come una volta
degli Stati Uniti d’America? Rocco Donato BOCHICCHIO 33
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DE SERVO ARBITRIO.
Il potere per essere esercitato nell’interesse di tutti deve avere degli equilibri. Nella nostra costituzione c’è scritto qualcosa del genere. Noi però, preferiamo “La libertà dei servi” come da titolo di un testo di Maurizio Viroli. Il servo è tale in quanto crede di fare quello che vuole, e mentre lo fa, non si rende conto che in realtà fa solo ciò che il padrone gli concede. In Italia abbiamo un padrone, che ha in mano un enorme potere mediatico ed economico con il quale condiziona da vent’anni le vicende politiche italiche senza che abbia un minimo di contrasto. Il sistema messo in piedi, seguendo
l’argomentazione di Viroli, è un sistema della corte, dove si cerca di trarre vantaggi dall’assecondare il principe, che in virtù di ciò concede: l’Italia è dunque un’immensa corte, dove fai quello che fai perché ti è stato gentilmente concesso. Prezzo da pagare? La propria libertà! Si potrebbe obiettare: ma se faccio più o meno quello che voglio, chi se ne frega se lo faccio per diritto universale o perché è un diritto concessomi da qualcuno! Tipico discorso da servo. Perché all’uomo libero non basta fare ciò che vuole, l’uomo libero ha la dignità di pretendere che quel che fa lo faccia in virtù del fatto
che c’è un diritto che glie lo garantisce, non una volontà singola a concederglielo. In pratica in Italia non si ha chiaro il principio che la libertà consiste nel sottostare alle leggi, non alle persone: per questo siamo una nazione di servi, perché non riusciamo a pensare da uomini liberi. Andrea SAMELA 35
CONVIVIO SORSI
Qual è il segreto della rinascita? "Un terzo di felicità, un terzo di buona salute, un terzo di operosità, più due gocce di buon senso" era il cocktail segreto del grande Angelo Zola. Io ci aggiungerei volere, passione, istinto, ricerca. Ingredienti semplici e magici che possono cambiarti la vita. Ad Hong Kong, in quell’atmosfera rarefatta eternamente sospesa tra l’oriente e le sue meditazioni e il fumo un po’ British che le è rimasta dentro, il giovane barista inseguiva il suo sogno facendo tesoro degli insegnamenti dei suoi maestri e di quelli di sua nonna; con sé la voglia e la determinazione di chi sa di potercela fare, di chi viene da un mondo semplice e conosce bene il sacrificio. Essere il barman di quel prestigioso Hotel non gli metteva ansia e neppure gli esigenti avventori. Sorridente e malizioso sceglieva bottiglie e mescolava ingredienti consapevole che un drink non è solamente qualcosa da bere ma un rituale di ospitalità. Mentre il grande ventilatore a pale posto sul soffitto spostava nell’aria le note di quei drink e quelle dei profumi delle donne avvolte in stretti vestiti luccicanti come la loro pelle dorata. Agile e disinvolto con camicia bianca, gemelli ai polsini e occhi maliziosi serviva da bere accompagnando quei cocktail con piccole storie a volte vere altre frutto della fantasia, ma che contribuirono a fare di quel giovane barman il number one, un infallibile intrattenitore, un perfetto compositore. Il ghiaccio purissimo dal suono sordo, i cristalli dai suoni acuti, i 36
distillati a lasciarsi scivolare setosi dalle bottiglie verso lo shaker, elegante ballerino pronto ad agitare quei corpi liquidi fino a darne senso e deliziare il bicchiere prima ancora che il palato di chi gli stava di fronte. Ed ecco un’altra storia da raccontare, un’altra esperienza da ricordare. Il legno di ciliegio rendeva tutto più importante, tutto più dolce, tutto più possibile. Non ricordo se finii prima la sigaretta oppure il mio Negroni Ragazzino, ma ricordo bene le labbra di Jasmine ed il ghigno complice di Giancarlo quando indossato il mio Borsalino andai via. Il bar è una cosa seria, il bancone è un contraltare solo un po’ meno sacro. Bere un cocktail non è mai banale; detesto coloro che lo fanno per moda e che bevono ogni cosa. Sono un edonista, un romantico, perciò la mia idea del cocktail, come del resto del vino, è legata all’universo del mio animo che con severità proteggo da questo tempo artificialmente lucido. I miei colori sono meno elaborati ma più sinceri, forse com’era l’Italia quando positività e relazioni umane, artigianalità e sapienza erano le fondamenta di una cultura apprezzata e riconosciuta in tutto il mondo. Il mio concetto del gusto non è fenomenologia dello spettacolo ma ha radici che affondano nella nostra storia, nella nostra vita. Il gusto è come la bellezza, come l’amore: una sorpresa, un affondo improvviso e meraviglioso di piacere che ci rende speciali e per questo non può essere artefatto, non può essere spettacolare.
Deve avere senso, portare rispetto, deve essere poesia. Il volere è potere e Giancarlo lo sapeva. Nella memoria gli erano rimasti impressi i profumi delle spezie e delle erbe usate dalla nonna in quel piccolo paesino di provincia ed il desiderio di riscrivere una storia tutta Italiana lo rendevano smanioso. Come un alchimista si mette alla ricerca delle spezie migliori in giro per il mondo, le raccoglie, le essicca, le macera e prova a farne infuso, anzi liquore, il prìncipe dei liquori del nostro paese. Il suo sogno prende forma, ritrova il nome e la dignità della sua tradizione: il Vermouth Mancino. Non un Vermouth qualunque ma quello vero, artigianale, preparato con pazienza e passione, sacrificio e determinazione, pronto per unirsi ai cocktail che hanno fatto la storia dei più prestigiosi cocktail del mondo. La mia rinascita parte da qui, dai sogni da bambino, dal bello che custodisci dentro e che non devi trascurare, dalla volontà che dà forza alle possibilità e al futuro aggrappato saldamente al mio passato. Così brindo al mio amico Giancarlo Mancino, Marco Polo Lucano, sognatore, viaggiatore, barman e istrione che ha rivisitato secondo la ricetta tradizionale uno storico liquore Italiano: il Vermouth. Ed un pensiero a Billy Bilancia che ha regalato alle notti romane luminosi capolavori di amore e poesia. Un Vodka Martini please, agitato non mescolato. Con Vermouth Mancino of course. Prosit e Serenità. Wine_R
CONVIVIO MORSI
PENSATE ALLE MULTINAZIONALI DEL CACAO, DELLO ZUCCHERO, DEL TÈ O DEL CAFFÈ ... Chi immagina che il potere si eserciti principalmente con l’amministrazione del danaro
consapevole. Esistono delle certificazioni, come Fairtrade, che garantiscono che quel
Le armi dei consumatori Fairtrade e km0 o delle armi, ignora che esiste un altro strumento di dominio che è la produzione di materie prime alimentari. Tempo fa era la terra, il latifondo, i possedimenti che si perdevano a vista d’occhio. Oggi questo potere è meno tangibile e quindi meno conosciuto. Pensate alle multinazionali del cacao, dello zucchero, del tè o del caffè – per non parlare del cotone. Tutte quelle materie prime che fanno talmente parte della nostra quotidianità da passare quasi inosservate, ma dietro le quali esistono monopoli in grado di sfruttare interi territori e milioni di lavoratori nei Paesi emergenti. Si tratta di alimenti che non possiamo trovare localmente, perchè si coltivano solo in zone equatoriali. Eppure abbiamo uno strumento per contrastare nel nostro piccolo questi “poteri”: il consumo
prodotto sia stato realizzato nel rispetto dell’ambiente e dei lavoratori, e che troviamo contrassegnato con un marchio sulle confezioni.Per i prodotti nostrani, invece, si può sempre
adottare la strategia del “km0”, preferendo ad esempio latte o farine di produttori locali, frutta e verdura limitrofe sfuse, piuttosto che confezioni plastificate o surgelate della grande industria. Un atteggiamento nelle scelte di acquisto che può aiutare a custodire luoghi e tradizioni agroalimentari, che può diventare un “potere” corale, incisivo e benefico. Angela LAGUARDIA
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CONVIVIO LETTURE
LE NUOVE FORME DEL POTERE Per questo numero, non ho scelto un volume preciso, bensì una parte di una molto più ampia riflessione di Michel Focault sul potere e sul senso del potere della biopolitica, che è il motivo principale per cui il suo pensiero continua a ricevere tanta attenzione pur estendendosi ad altre direzioni. Ma, restando in questo specifico ambito, egli sottolinea la forza della biopolitica di impadronirsi della vita senza possibilità di resistenza o di riscatto. Continua chiarendo che anche la Costituzione italiana ci dà un esempio significativo della congiunzione dei contesti fattuali a quelli istituzionali quando non si limita a ribadire il principio di eguaglianza, ma aggiunge che il compito della Repubblica e dunque di tutte le istituzioni pubbliche, è quello di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. “Questa” – scrive – “è una regola sull’esercizio del potere, che si vuol vincolare alla creazione delle condizioni indispensabili per la pienezza di una vita liberata dai vincoli dei poteri”. Il pensiero di Focault segna in maniera profonda lo scorcio del secolo passato estendendosi ben oltre la Francia, suo paese d’origine, influenzando anche il dibattito odierno. Infatti, la sua riflessione sul potere e sul modo in cui è stato e viene esercitato, risulta uno strumento assai utile per analizzare le modalità e i 38
dispositivi di cui si avvale. “In quale modo il potere, aumentando le proprie forze, potrà accrescere quelle della società, invece di confiscarle o imbrigliarle?” La soluzione a questo problema è che la maggioranza produttiva del potere può essere assicurata solo quando abbia, da una parte, la possibilità di esercitarsi in maniera continua sulle basi della società, fino al germe più piccolo e, dall’altra, funzioni al di fuori di quelle forme improvvise, violente e discontinue, legate all’esercizio della volontà. Altro punto centrale della riflessione di Focault è, infine, la considerazione del potere specifico della comunicazione, che lega ad una società che definisce una rete che ci avvolge e che ci rende sempre osservati da qualcuno, di cui possiamo anche non conoscerne esistenza né collocazione. Mostrandosi ancora attualissimo, scrive : “Non parliamo più soltanto di una società dell’informazione o della conoscenza, ma di una società della comunicazione, caratterizzata appunto da ininterrotti flussi informativi nei quali tutti siamo continuamente immersi. Siamo, insieme, destinatari e produttori di comunicazioni. E sono proprio le informazioni direttamente prodotte da ciascuno di noi a renderci più controllabili e più vulnerabili”. Elenia MARCHETTO
OPPORTUNITÀ
XIII EDIZIONE “IL VINO NELLA LETTERATURA, NELL’ARTE, NELLA MUSICA E NEL CINEMA” Scadenza 30 Aprile
L’associazione CE.PA.M indice il concorso letterario “Il vino nella letteratura, nell’arte, nella musica e nel cinema”, giunto alla sua tredicesima edizione, che ha come soggetto/oggetto principale il “vino”, simbolo di tradizione e autenticità. Tre le categorie previste: narrativa, saggistica e poesia. La premiazione avverrà nella casa natia di Cesare Pavese, sede legale dell’associazione organizzatrice. www.centropavesiano.it CONCORSO FOTOGRAFICO “TAXI!” Scadenza 15 Maggio
In occasione del suo centesimo anniversario, la Cooperativa Taxi di Genova, ha ideato e organizzato il concorso fotografico “TAXI!”. Esso consiste nella presentazione di foto legate al mondo del TAXI e contestualizzate nella città di Genova, al fine di valorizzare ed elogiare questo fantastico mondo delle auto “bianche” e il rapporto che con esse ha il capoluogo ligure. www.5966.it VI EDIZIONE BANDO CELESTE PRIZE 2014 Scadenza 15 Luglio
Il concorso, giunto alla sua sesta edizione, nasce con l’obiettivo di promuovere l’arte contemporanea internazionale. Nello specifico prevede la realizzazione di un evento espositivo, di un catalogo di circa 100 pagine, 100 illustrazioni e testi critici. Il Premio è aperto ad artisti professionisti, emergenti, autodidatti ed a studenti italiani ed internazionali. www.premioceleste.it GRAPHIC ( BEER) CONTEST 2014 Scadenza 1 Aprile
Il concorso Graphic Beer Contest organizzato nell’ambito del Festival delle Birre Artigianali In Fermento è dedicato a giovani creativi, grafici e amanti della buona birra. A loro si ispira questo concorso che consisterà nella realizzazione di flyer e manifesti attraverso i quali dovranno trasmettere abilità e passione per questa preziosa e famosa bevanda. www.infermentofestival.it XVII FESTIVAL “UNA CANZONE PER AMNESTY” Scadenza 19 Aprile
È la sesta edizione questa del Festival “Una canzone per Amnesty”. L’assegnazione del Premio Amnesty International Italia Emergenti andrà a chi saprà meglio interpretare e veicolare attraverso la musica (di propria produzione) la Dichiarazione universale dei diritti umani e i suoi principi. www.vociperlaliberta.it 39
EVENTI ITALIA
LA RAGAZZA CON L’ORECCHINO DI PERLA IN MOSTRA
IL NABUCCO DI GIUSEPPE VERDI
Bologna, fino al 25 Maggio
Montecatini Terme, Teatro Verdi 19 Marzo
Una delle opere d’arte più note e amate al mondo, arriva in Italia. Il capolavoro di Vermeer sarà ospite a Bologna a Palazzo Fava nell’ambito di una elegantissima mostra sulla Golden Age della pittura olandese curata da Marco Goldin. L’evento nasce dalla collaborazione tra il grande storico d’arte Goldin e l’autoctona Fondazione Carisbo e si pone come obiettivo quello di continuare ad affascinare e farsi ammirare dagli italiani come fa ormai da cinque secoli.
Una delle opere più belle di Verdi, composta su libretto di Temistocle Solera, si appresta a solcare il palcoscenico del Teatro Verdi di Montecatini Terme. La versione che sarà proposta è quella integrale dell’opera. La produzione sarà seguita dall’Associazione Ritorno all’Opera che proporrà un cast e un’orchestra di grande importanza internazionale.
www.genusbononiae.it tel. 0519936317
ALICE IN CHIAVE DARK Milano, dall’ 11 al 23 Marzo La bellissima favola di Alice viene riproposta in chiave moderna. L’ambiente in cui si svolge la storia è una vecchia e fetida stanza abbandonata del Manicomio di Wanderland. Lo spettatore osserve-
www.teatroverdimontecatini.it
C COME CHANEL. Torino, dal 3 Aprile al 9 Aprile
Coco Chanel, è l’incarnazione dell’intelligenza creativa e ambiziosa di una grande donna dal carattere forte ma bramoso d’amore. L’evento realizzato grazie alla cura dei dettagli dei costumi di Alessandro Lai e alla cura delle scenografie di Guido Caodaglio sfocerà in uno spettacolo raffinato, talvolta ironico, talvolta drammatico ma sempre originale, grazie all’interpretazione professionale di Milena Vukotic. www.torinospettacoli.it
KENNY BARRON E DAVE HOLLAND DUO Treviso, 30 Aprile rà lo svolgersi dei fatti attraverso il pavimento rotto del piano superiore. La prospettiva sarà distorta come distorto è il comportamento della nuova generazione. La generazione degli incompresi. La produzione è opera dell’Associazione Culturale Arte e Spettacolo Domovoj in collaborazione con il Festival Teatrale di Borgio Verezzi e avrà come protagonista la nota attrice Romina Mondello, che vestirà i panni della tormentata Alice.
Sarà un evento speciale quello della giornata Internazionale del jazz proclamata dall’Unesco. Il duo Kenny Barron e Dave Holland saranno i protagonisti di una prestazione impetuosa che mostrerà tutto il loro talento al Teatro Mario del Monaco di Treviso.
www.teatromenotti.org
www.teatrispa.it
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EVENTI BASILICATA
LE MASCHERE DI TRICARICO 2014 Tricarico (Mt), fino al 26 Aprile
Si chiuderà il 26 Aprile prossimo l’appuntamento tanto atteso, che ogni anno viene organizzato da un gruppo di volontari che vogliono mantenere viva la tradizione. Per quest’ultimo giorno di chiusura, sfileranno lungo le vie del paese di Tricarico tutte le maschere antropomorfe della Basilicata e delle regioni limitrofe. Un ultimo appuntamento per deliziarsi di colori e musiche carnevalesche. www.lemaschereditricarico.it TCHAIKOVSKY BRAHMS II MATERA Auditorium Gervasio, 9 Aprile
Un evento da non perdere, quello del concerto con l’esecuzione delle “integrali” dei concerti di Pëtr Il'ič Čajkovskij e delle sinfonie di Johannes Brahms: Sinfonia n. 1 in Do minore Op. 68 di Johannes Brahms e “‘Variazioni su un tema Rococò” per violoncello e orchestra in La maggiore, op. 33 di Pëtr Il’ič Čajkovskij.. Si esibiranno per il pubblico lucano Enrico Bronzi al violoncello e l’Orchestra Magna Grecia, diretta da Luigi Piovano.
tale Europea della cultura 2019, ha come fine la crescita e la diffusione di uno scenario musicale indipendente, promuovendo il talento nostrano. Appuntamento molto atteso dal pubblico www.frequenzemediterranee.it LA NON CULTURA DELLA DIVERSITÀ. Potenza, dal 13 al 23 Marzo
La mostra “La non cultura della diversità” sarà l’evento che a partire da giovedì 13 Marzo fino a domenica 23 Marzo. L’inaugurazione della mostra si terrà proprio il 13 Marzo presso Palazzo Loffredo a Potenza, nella Cappella dei Celestini. www.comune.potenza.it CSN NYCTALUS. WORKSHOP DI FOTOGRAFIA NATURALISTICA.
Appennino lucano, 28 Marzo e 3 Maggio
ll Centro Studi Naturalistici “Nyctalus”, propone due importanti incontri per tutti gli appassionati della macchina fotografica per la salvaguardia dell’ambiente e la conservazione della biodiversità. Gli incontri sono così suddivisi: viaggio fotografico nel parco del Bayerischer Wald e workshop fotografico a Matera. www.alparcolucano.it
www.orchestramagnagrecia.it FREQUENZE MEDITERRANEE. ILLYNOISE Matera, fino all’11 Aprile
La rassegna musicale, pensata ed ideata dall’Associazione Frequenze Mediterranee in collaborazione con il Vicolo Cieco, club materano molto vivace, terminerà l’11 Aprile con il gruppo Illynoise di Potenza. La rassegna, nell’ambito della candidatura di Matera a Capi41
CANTIERI URBANIPENSIERI IN LIBERTÀ
POTERE È VOLERE Se la donna porta i pantaloni
Formula della caratura del potere decisionale della donna si ottiene sottraendo dalle forti velleità mascoline, la determinazione al raggiungimento dell’obiettivo da parte del gentil sesso. Operazione ancor più semplice se la posta in gioco è alta, se in lizza c’è uno dei principali motivi d’esistenza dell’uomo medio. E non si parla del calcio. Ecco che per semplice intuizione (giammai dicasi “banale ricatto”!), il sesso scaccia la guerra. Ma dipaniamo meglio i termini della questione: Atene, 400 anni prima della nascita di Cristo, Aristofane mette in scena una nuova commedia, “Lisistrata”, dal nome dell’eroina principale, che esce dall’ombra dell’anonimato con una proposta, che fa scacco matto alla virilità. Erano gli anni della Guerra del Peloponneso e la Grecia con il testosterone viene chiamata alle armi. Le donne, esasperate da uno stato di belligeranza perpetrato e mal tollerato, indicono il primo sciopero del sesso. Che dire? Gran tocco di classe, grande sciabolata con tanto di guanto di velluto, tutto sommato assestata per un nobile fine: far cessare ogni ostilità. Insegnamento, il presente, che mirava ad esportare la diplomazia, la stessa da insegnare ai “portatori… (in)sani di armi”. La guerra – inutile precisarlo – terminò nel giro di poco, dimostrazione di quanto la lingerie ferisca più del ferro, c.v.d. La morale della commedia suonerebbe un po’ come: “volere e potere”, previa poter volere. E nel mondo antico non doveva poi esser così semplice “avere il potere di”, essendo precluso alle donne, escludendo l’accesso alle cariche pubbliche, la partecipazione alle assemblee, un’adeguata istruzione, la scelta del marito… era interdetto sostanzialmente tutto, eccetto il diritto di procreare e allevare la prole. Premesso tutto ciò, si comprenderà la forza rivoluzionaria di una lotta pacifista di un silente esercito rosa, il cui “volere” ha determinato un potere. Alba GALLO 42 42
CANTIERI URBANIPENSIERI IN LIBERTÀ
IL POTERE DELLE PAROLE La parola. È lo strumento più potente che l’uomo possiede. La parola scritta e orale detiene un potere talmente importante che può e riesce a far compromettere la nostra vera intenzione. Ad esempio, molto spesso ci è capitato di raccontare agli altri le nostre disavventure, i nostri problemi, anche soltanto la nostra avversa considerazione su qualcuno o qualcosa. Bisogna imparare ad essere consapevoli non solo delle proprie azioni ma anche e soprattutto del potere delle parole, perché così facendo ricreiamo la stessa situazione, lo stesso evento lo riproduciamo ogni volta che lo raccontiamo, coinvolgendo anche il nostro interlocutore, influenzandolo o addirittura modificando radicalmente la sua opinione. Riportare una bella storia, con delle belle parole, può fare la differenza nel rapporto con le persone e soprattutto nel rapporto con noi stessi. Anticamente la parola aveva un significato tutt’altro che astratto. Seppure intriso di sacralità e spiritualità aveva la facoltà di concretizzarsi, infatti il “verbo si è fatto carne”. Diventava vera, reale, tangibile agli occhi di chi avesse saputo e voluto vederla e coglierla. Con il tempo il significato religioso del “verbo” si è raffinato, secolarizzato, ma con il passare del tempo è rimasto invariato il potere e l’impegno che il significato della parola stessa trasmette. Ne sono stati
una dimostrazione i contratti sulla parola, gli impegni presi, dove la parola era sinonimo di rispetto verso se stessi e verso gli altri. Oggi però viviamo l’eccesso, in tutto, anche quello delle parole. L’abbondanza si sa inflaziona, fa perdere valore. Dobbiamo
perciò avere molta cura ed attenzione perché le parole sono come semi. Si piantano, crescono e si radicano nella persona che le riceve. Veronica D’ANDREA
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CANTIERI URBANIPENSIERI IN LIBERTÀ
Volere è Potere. Volere è potere! Probabilmente è una delle frasi che più frequentemente utilizziamo nel nostro parlare quotidiano e talvolta, nel pronunciarla, non ci accorgiamo nemmeno di quanto sia vera. Potere, per definizione, è la capacità di fare qualcosa e riguardo tale concetto sono state elaborate, nel corso del tempo varie teorie, secondo alcune delle quali il potere è la capacità di influenzare i comportamenti umani. Anche Karl Weber, economista e sociologo tedesco, ha dato una sua precisa definizione di potere, associandolo al concetto di forza e quindi intendendo la capacità che un individuo ha, all’interno di relazioni sociali, di far valere la propria volontà. Ecco perché il concetto di potere è sempre inscindibilmente legato a quello di volontà e inevitabilmente anche a quello di forza. E, infatti, la manifestazione del potere è l’espressione o meglio ancora l’imposizione della propria volontà. Questo avviene nelle varie sfere del quotidiano ed è per questo che noi ci troviamo in ogni momento ad accettare o subire un determinato potere e a nostra volta ad essere espressione, anche talvolta inconsapevole del potere. Si parla, perciò, di potere politico, economico, religioso ed ognuno di questi ambiti interferisce con la vita quotidiana di ogni singolo individuo, in quanto espressioni di volontà diverse. Ma, ognuna di queste forme di potere potrebbe degenerare e frequentemente ciò accade. Abbiamo quindi la manifestazione di quello che viene comunemente definito abuso di potere, dove sostanzialmente chi detiene il potere lo esprime, manifesta e impone ai danni di altri. Quella dell’abuso di potere è un’espressione che molte volte ricorre nel linguaggio giuridico, ma anche semplicemente ascoltando la tv o sfogliando un quotidiano potremmo imbatterci in questo. A tal proposito mi ritornano alla mente i casi di cronaca che vanno sotto i nomi dei giovani che loro malgrado ne sono stati protagonisti: 44
Un legame inscindibile e dalle 1000 sfaccettature.
Cucchi, Gugliotta, Uva e Aldovrandi ,dove a lungo, appunto, si parlò di atti di abuso di potere da parte di agenti di polizia, e che per lungo tempo sono stati al vaglio della Magistratura. Il caso Cucchi ,inoltre , è tornato in cronaca proprio alcuni giorni fa, perché la Cassazione ha deciso di riaprirlo rimettendo nel mirino proprio gli agenti delle Forze dell’Ordine che avevano preso parte alla vicenda. Ma il potere si manifesta anche in altri campi. Quante volte sentiamo parlare di potere mediatico? E’ quello a cui noi siamo sottoposti giornalmente grazie ai mass-media “compagni” del nostro tempo e inevitabili condizionatori della nostra vita. Un politico che parla ed entra nelle nostre case attraverso il piccolo schermo fa uso del potere mediatico. Ciò accade anche con gli spot pubblicitari che spesso ci sottopongono a veri e propri “bombardamenti”. Anche in questo caso si manifesta una forte espressione di potere a cui ciascuno di noi potrebbe fortemente opporre la propria volontà. In ogni caso, quando si parla di potere mediatico si fa riferimento al potere basato sul controllo della comunicazione e dell’informazione che sono mezzi determinanti nella vita di ogni essere umano. E se volessimo esagerare potremmo addirittura affermare che il controllo, il potere, sui mezzi di comunicazione equivale all’espressione del potere sulla vita di ciascuno di noi. Ci sarebbero infiniti esempi da riportare per evidenziare il valore del potere e la sua continua espressione a 360° nella nostra vita. E’ sufficiente pensare che, in un termine così apparentemente semplice, si manifestano milioni di sfaccettature e altrettante innumerevoli interpretazioni. Angela PANSARDI
CANTIERI URBANIPENSIERI IN LIBERTÀ
L’EFFICACIA DEL POTERE Il potere logora chi non c’è l’ha, frase quanto mai abusata, ma quanto mai attuale! Le sfaccettature che evoca questo termine sono infinite... parlando di me : io adoro” comandare” avere potere, come tutti, credo… oppure no? La vigliaccheria dell’uomo moderno o post moderno è tangibile su più fronti.... Comunque venendo a noi: Michele Lessona scriveva “ Volere è Potere” spronando gli italiani del tempo a migliorare la propria posizione nell’ Italia di allora. Il frammento del libro, che ho evidenziato, descrive come già allora si veniva a delineare una crepa, un gap tra il potere appannaggio dell’uomo, inteso come essere maschile, in quanto tale. Lessona invece, auspicava che il potereinterpretato come facoltà a migliorarsi- fosse esteso anche alla donna!
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Sono, per disgrazia, men rari quelli che senza amar svisce ratamente l’istruzio ne diffusa fra gli uomini, temono ch’ella s’allargh i e, quasi contagio, s’a ttacchi anche alle donn e. [...] Non è la lettura, non è il lavoro, non è l’esercizio dell’intelle tto che guasta la donn a, ma l’inerzia, l’ozio, la vanità della mente.
(Michele Lessona, Vol ere è potere, Cap. I)
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Daniela COVIELLO 45
CANTIERI URBANIPENSIERI IN LIBERTÀ
POTERE, Sì. MA QUALE? Potere della comunicazione, potere dell’innovazione scientifica, potere della tecnologia, potere del mercato, potere del diritto, potere dell’etica, potere del mercato. Poter dire, poter guardare, poter fare, poter cambiare,
poter stravolgere, poter pensare, poter sperare, poter amare, poter vivere. Quanti aspetti, quante varianti, quante sfumature in una sola parola. Siamo dominati dal potere. Dalla fame di potere. Dal volerlo esercitare, il potere. Su qualcuno, su qualcosa. Anche solo su noi stessi. Ma qual è quello maggiore? Quello di chi ci governa? Quello dello Stato, di un nostro superiore, delle istituzioni, dell’autorità, di chi è arrogante, 46 46
di chi prende senza chiedere? E se il potere fosse una corazza costruita per nascondere e superare fragilità, insicurezze e paure? Se il potere si trasformasse in ostilità ed arroganza solo per mancanza di coraggio? È chiaro, io preferisco il secondo gruppo di declinazioni. Io preferisco il potere delle parole che diventano azioni, del cuore che batte e muove noi e tutto ciò che è intorno, io preferisco il potere di menti funzionanti per il bene comune, io preferisco il potere come forza e volontà di liberarsi dalle catene, quelle imposte e quelle della nostra mente. Io preferisco il potere di chi sa conoscersi e riconoscersi, analizzarsi e migliorarsi,recuperarsi e ricominciare. Io preferisco il potere di riscattarsi dall’arresa all’ “ovvio”
o a “le cose vanno così”. Io preferisco il potere di chi sa mettersi in gioco, di chi sa compromettersi. Cadere e scoprire la risalita. Io preferisco il potere della riconoscenza, della gratitudine e degli affetti. Io preferisco il potere dell’amore ed in amore vince chi ama di più. Elenia MARCHETTO
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QUANDO IL POTERE È TUTTO CONSIGLI UTILI Come preservare il consumo della batteria del nostro iPhone. Come ben sappiamo gli smartphone di nuova generazione soprattutto gli iPhone peccano di una durata molto ridotta della batteria. Spesso, infatti, siamo costretti a doverla ricaricare, in base all’uso, anche più di una volta al giorno. Seguendo questi piccoli suggerimenti possiamo recuperare tantissima energia ed evitare pertanto di ricaricare spesso e mal volentieri il nostro device. Spegnere il dispositivo durante la notte in modo da recuperare energia. Disattivare le connessioni (Bluetooth, 3G, Wi-Fi) quando non servono. Disattiva la regolazione della luminosità automatica e settala manualmente impostandola poco sopra il 50% Utilizzare la localizzazione solo per alcune app e disattivarla per altre meno utilizzate Disattivare le notifiche da app meno utilizzate o notifiche inutili. Aggiornare il sistema sempre all’ultima versione Caricare la batteria con cicli di 48
carica e scarica completi Utilizzare per lo più il caricatore a parete evitando quando possibile quello per auto o caricatori supplementari Attiva la modalità “Uso in aereo” chiudi tutte le applicazioni in background. Talvolta questi processi richiedono qualche minuto di tempo per la disattivazione e riattivazione ma alla fine ci faranno recuperare ore di batteria!
HARDWARE Workstation portatile HP ZBook 15 Sprigionate la vostra creatività e liberatevi della scrivania con un’elegante workstation portatile HP ZBook 15 che vi consente di essere sempre produttivi. Sfruttate elaborazione e grafica
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“Quarto Potere” è un film del 1941, considerato da molti uno dei migliori della storia del cinema. Vincitore di vari premi tra cui l’oscar è stato scritto e diretto da quello che è stato definito uno degli artisti più poliedrici del Novecento. Di chi si tratta?
ORIZZONTALI 1. lI tennis da tavolo - 8. Otto fisico tedesco premio Nobel nel 1943 - 12. Fu amata dal Petrarca - 13. Uno sportello della banca - 15. Aosta - 16. Il re della Tavola Rotonda - 18. Nè ora nè in seguito - 19. Azienda di Promozione Turistica - 20. Turbo Diesel Intercooled - 21. Alcuni sono sauditi - 23. É salubre in pineta 24. Al termine della linea - 25. Affrontare il rischio - 26. Avevano per sacerdoti i druidi - 27. Non hanno clienti astemi - 28. La penisola con Seul - 29. Nome e cognome del regista di "Quarto Potere" 33. Lo è chi presta la propria attenzione - 34. Siracusa - 35. La ammazza chi si svaga - 36. Il nome della Zanicchi 37. Optimal Linear Ordering - 38. L'Amatoria di Ovidio - 40. Arto di uccello - 41. Circola in citta sulle rotaie - 42. Fine delle storie - 43. Appena sfornate - 45. Basso di tono - 46. L'ufficio della diocesi - 47. Il monte dell'arca - 48. Arbusto con bacche - 49. Scomparse nel nulla - 50. Attività costante e spirito d'iniziativa 51. L'abito di san Francesco. VERTICALI 1. Il pianoterra del teatro - 2. Il... metro degli Inglesi - 3. Un Francesco comico toscano - 4. La più alta del cantiere - 5. Iniziali di Avati - 6. In mezzo allo svincolo - 7. Le ha belle la top model - 8. Stazione Spaziale Internazionale - 9. Coda di cometa - 10. Portata via, sequestrata - 11. Aprono i testamenti - 14. Società Aeronautica Italiana - 17. Allenatore sportivo - 19. La cittadina francese in cui soggiornò Van Gogh - 21. Il Piazzolla musicista - 22. Iniziali di Renoir - 23. Decolla e atterra - 25. Relativa allo scheletro - 26. Istruita o presa da terra - 27. Jacopo di Foscolo - 28. Arma di trogloditi - 29. Si dà al merito - 30. Web Service - 31. Gracile, sottile - 32. Donò agli uomini il fuoco - 33. Assicura contro gli infortuni (sigla) - 34. Pallidi, sbiaditi - 37. La media che si calcola viaggiando - 39. Ospita le mogli dello sceicco - 40. La Negri poetessa - 41. Oltre, al di là nei prefissi - 43. L'isola con L'Avana - 44. Consumati dall'uso - 45. Grande Raccordo Anulare - 46. Si ripete brindando - 47. Antenato - 48. Centro di Torino - 49. Iniziali della Mondaini. 50
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