Brek Magazine n.19

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METROPOLIS

QUARTA PARETE

06. Lavoro, ergo-UAS 10. Geração à Rasca 12. Chi trova un lavoro trova un tesoro 16. Il lavoro che ti meriti 18. Appello all'Europa per lotta ai fondametalismi

26. I nuovi "tempi moderni" 28. Faccio l'attore. Ah..., Si, ma... di lavoro che fai? 30. Manovalanza artistica by Jan Vorman 31. In principio era il mestiere

POLITICA, COSTUME E SOCIETÀ

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CINEMA, TEATRO E ARTE

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• [...] E siamo all’assurdo. Si introduce un nuovo accordo per produrre di più e intanto si mettono in cassa integrazione gli operai. In Italia. Negli Stati Uniti, invece, alla Chrysler, si è ritornati a lavorare, a produrre automobili e a macinare vendite e ricavi.

• È noto come all’epoca carolingia risalgano i primi manoscritti che illustrano l’iconografia dei lavori dei mesi destinata a diventare peculiare in tutto il Medioevo occidentale. La prima serie di questo tema compare in due manoscritti della scuola di Salzburg che mostrano figure isolate mentre recano oggetti in mano o rappresentate nell’atto...

CONVIVIO

SORSI & MORSI, LETTURE & BENESSERE

INCONTRI

PERSONE E PERSONAGGI

36. Ordine e disciplina. Quale? La quinta! 37. L'innovazione che ha cambiato il modo... 38. Un lavoro che profuma di erbe e fiori..... 39. Don'try. Ecco Bukowsky

20. Dimmi che lavoro fai e ti dirò chi sei 22. Ritratto d'autore: Angel Von Eiche

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• Rimango appeso a questo foglio in attesa che si sporchi d’inchiostro. Il cursore scandisce il suo tempo d’attesa e il desiderio di ricevere parole. Il fondo del bicchiere disegna la sua circonferenza sul taccuino.....

• Diamo la colpa ad una società materialista dove ciò che conta è solo l'immagine, diamo la colpa alla mentalità ristretta che ci ritroviamo, comunque non possiamo non essere daccordo sul fatto che non siamo un gran bel modello per le generazioni future.

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CANTIERI URBANI PENSIERI IN MOVIMENTO

• [...] Se ogni essere umano è unico ed irripetibile, come dice una legge della biologia, ciò vale, sillogisticamente, soprattutto per gli scrittori ed i poeti. Engel von Eiche (alias Angelo Calderone), poeta-scrittore originario di Ruvo del Monte, residente in Emilia Romagna, rispetta...

41. L'Italia che guadagna e l'Italia che lavora. 42. Essere o Avere. Questo è il problema. 43. Queenia: la storia di unidentità. 44. Lavorar-SI.

WEB 3.0

INTERNET E MULtimedia 46. Vado in vacanza grazie al web

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EDITORE

Soc. Cop. Sociale a r.l. via Nicola Sole, 73 - 85100 Potenza tel. 0971 36703 - fax 0971 25938 DIRETTORE RESPONSABILE Nicola Pace IMPAGINAZIONE E GRAFICA Riccardo Telesca e Mimmo Colucci STAMPA STES/Potenza DISTRIBUZIONE Potenza e dintorni elenco su www.brekmagazine.it ABBONAMENTI Per ricevere BREK Magazine via posta ordinaria e in tutta Italia è possibile abbonarsi online su www.brekmagazine.it PUBBLICITÀ commerciale@brekmagazine.it tel. 0971 36703 HANNO COLLABORATO Giovanna Caivano, Angela Cammarota, dott.ssa Maria Antonella Catenacci, Mimmo Claps, Vito Colangelo, Antonio Coppola, Anna D’Andrea, Veronica D'Andrea, Mari Donadio, Alba Gallo, Manuela Grieco, Angela Laguardia, Andreina Serena Romano, Daniela Rosa, Leonarda Sabino, Fabio Salvatore, Andrea Samela, Francesco Tripaldi, Wine_R. PROSSIMA USCITA n°20 (settembre-ottobre 2011) Tutti i numeri sono sfogliabili in formato pdf all'indirizzo www.brekmagazine.it

NERO. SOTTOPAGATO. A TEMPO DETERMINATO. INTERINALE. A PROGETTO. CO. CO. CO. A TEMPO INDETERMINATO. A CHIAMATA. PARTTIME. IN AFFITTO. FULL-TIME. MINORILE. DOMESTICO. INTERMITTENTE. SUBORDINATO. AUTONOMO. FLESSIBILE. PARASUBORDINATO. GIORNALIERO. STAGIONALE. È IL LAVORO.CROCE E DELIZIA DI OGNI ESSERE UMANO. UN PROBLEMA, GROSSO, PER CHI LO CERCA. UN PRIVILEGIO, PREZIOSO, PER CHI L’HA GIÀ TROVATO. MA DI SICURO NON PIÙ UN DIRITTO. (SEMPRE CHE CI SIA STATA UN’EPOCA IN CUI IL LAVORO SIA STATO UN DIRITTO). PIUTTOSTO UNA CONCESSIONE PER LA QUALE BISOGNA RISPONDERE CON SOMMA UBBIDIENZA. AL CAPORALE PER RACCOGLIERE LE FRAGOLE. AL MINISTRO PER PORTARGLI LA BORSA. AL SUPER MANAGER PER AVVITARE I BULLONI. IL LAVORO, COME PARADIGMA DI LIBERTÀ E DI CITTADINANZA, È MISERAMENTE FRANATO SU STESSO. NELL’UNIVERSO SOCIALISTA COME IN QUELLO CAPITALISTA. SULLE SUE MACERIE PICCOLE LOBBY SENZA SCRUPOLI MOLTIPLICANO PROFITTI, SORRIDENDO A NUOVI DISASTRI. A NOI, NUOVI SUDDITI DI QUESTO TECNOLOGICO E SFAVILLANTE MEDIOEVO, NON RESTA CHE RINGRAZIARE E, A TESTA BASSA, PAGARE LA NOSTRA DECIMA.

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Keanu Reeves e la sua lezione di felicità.

Si intitola “Ode to happiness” ed è l’ultimo lavoro dell’affascinante attore Keanu Reeves: Ma non è un film. È, invece, un libro scritto dal protagonista di “Matrix” per parlare di felicità. Dedicato a chi si prende troppo sul serio. A chi insegue così maledettamente la felicità, da non ren-

dersi conto di averla già tra le mani. O a chi non la troverà mai, perché non si sa accontentare. Con sarcasmo, il solitario Keanu, invita a smettere di inseguire con affanno la vita perfetta e ad accettare, una volta per tutte, con sacrosanta rassegnazione il proprio dolore. E se lo dice lui.

Stem to root chef. Non è una bestemmia ma la nuova monda globale in fatto di cucina a 5 stelle. In pratica i migliori chef del mondo hanno imparato a cucinare con gli scarti prodotti in cucina. Insomma dopo anni di ben godi e di spreco anche nei ristoranti si pensa a non buttare via nulla. Così non sorprendetevi se insieme all’astice vi serviranno dei gambi di broccoli. Di sicuro questi nuovi guru, riproponendo la filosofia contadina, non hanno inventato nulla. L’augurio è che non sia una moda passeggera ma un nuovo stile di vita duraturo.

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Bellezza, talento e adesso anche creatività. Lo spice-boy diventerà presto stilista firmando una sua collezione per il colosso svedese della moda H&M. La linea si chiamerà “David Beckham bodywear” e sarà in tutti gli stores a partire da febbraio 2012. Insomma il noto calciatore ha deciso che il suo futuro non sarà il calcio ma il mondo patinato della moda. Una scelta importante ma naturale considerato il fatto che da tempo è uomo immagine di notissimi sponsor come Armani e Gillette.


AUTO ELETTRICHE. SI CONGIUNTO E BONUS DI 5.000 EURO.

Per adesso la proposta di legge ha avuto il via libera nelle commissioni di competenza con l’accordo di maggioranza e opposizione. Presto la legge passerà alle camere per la definitiva approvazione. Stiamo parlando degli incentivi statali per chi acquista un auto elettrica. Il bonus di 5.000 euro, oltre a permettere la riduzione delle emissioni nocive, provocherà un aumento del comparto ecosostenibile con sensibili ricadute economiche sull’intero territorio nazionale. Non resta che aspettare….fiduciosi.

Il cervello umano avrebbe raggiunto i suoi limiti massimi. La tesi è del professor Simon Laughlin, docente di neurobiologia all’università di Cambridge. Secondo le sue ricerche se si sviluppasse di più comprometterebbe addirittura le altre funzioni vitali del nostro organismo. Insomma chi si sognava intelligente ogni anno di più deve ricredersi. Dopo anni di evoluzione siamo tutti giunti al top… e visti gli esiti c’è da stare poco allegri.

NIENTE FOTO ALLA CASA BIANCA. Lui è uno dei più forti difensori del mondo e gioca nel Manchester United. Si chiama Rio Ferdinand e in visita alla Casa Bianca ha rischiato di creare un problema di sicurezza internazionale. Infatti ha pubblicato su Twitter le foto scattate nella residenza di Obama. Subito eliminate dal profilo, per ovvie ragioni, il difensore del Manchester ha affermato un po’ stizzito che la Casa Bianca dovrebbe essere difesa meglio. E se lo dice lui bisogna credergli.

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LAVORO, ERGO-UAS. metropolis di Nicola Pace Tutto in una sigla. Che suona altisonante e ricorda la celebre massima di Cartesio. Ma nell’Ergo UAS di Marchionne non c’è spazio per il pensiero. E lo sanno bene gli operai degli stabilimenti FIAT in cui questo nuovo sistema di lavoro è già in uso da diverso tempo.

Il cogito moderno secondo Marchionne. devono tradursi in lavoro. Questo lavoro in più sarà pagato con un corrispettivo di 0.1877 euro lordi/ora (avete letto bene, non è un errore di battitura). Che fortuna essere un operaio FIAT!

Nell’allegato 7 dell’accordo firmato a Mirafiori il 23 dicembre 2010 da tutte le sigle sindacali eccetto la fiom-cgil, il sistema Ergo UAS così viene definito: “Il sistema ergo-uas comporta la valutazione ergonomica del sovraccarico biomeccanico relativo a tutto il corpo, valutando il carico statico, il carico dinamico, le applicazioni di forza, le vibrazioni e la movimentazione manuale dei carichi e, conseguentemente, le condizioni di lavoro in relazione alle operazioni/cicli di lavoro e alle posture degli addetti”. E poco più avanti: ”I più recenti sviluppi nei campi dello studio del lavoro e dell’ergonomia rappresentano, quindi, un’opportunità per rivedere ed aggiornare i sistemi di misurazione del lavoro, utilizzando metodologie che correlino la metrica del lavoro e l’ergonomia”. È chiaro. L’ergo UAS è una fortuna e allo stesso tempo una grande opportunità per i lavoratori. Un’opportunità che si traduce in termini di tempo e di guadagno economico. Infatti prima dell’accordo gli operai avevano tre pause due da 15 e una da 10 minuti. Con il nuovo sistema, invece, le tre pause diventano tutte da 10 minuti. I 10 minuti che avanzano

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Peccato che però quel miserissimo corrispettivo diventa comunque un sogno vista la perdurante cassa integrazione negli stabilimenti FIAT.


E siamo all’assurdo. Si introduce un nuovo accordo per produrre di più e intanto si mettono in cassa integrazione gli operai. In Italia.

Negli Stati Uniti, invece, alla Chrysler, si è ritornati a lavorare, a produrre automobili e a macinare vendite e ricavi. Questi ultimi, in particolare, sono cresciuti nel 2010 del 133%. Viene quasi da pensare che grazie ai sacrifici degli operai italiani la terza casa automobilistica statunitense dall’orlo del fallimento sia passata ad un nuovo eldorado. E forse non è solo un pensiero. È ormai di dominio pubblico l’acquisto da parte di FIAT della maggioranza delle azioni della Chrysler. Ciò che invece non è di dominio pubblico sono gli accordi previsti dal contratto tra FIAT e Chrysler. Contratto archiviato con la sigla “confidential” nel sito del Tesoro degli Stati Uniti. La sintesi, di questo accordo, puntualizza lo scambio di azioni Chrysler in cambio di pezzi di industria FIAT. Ogni pacchetto di azioni passa nelle mani della FIAT in cambio di tecnologia (come i motori fire e multiair), di rete vendita ( l’intera rete vendite del Brasile, punto di forza dell’intero gruppo) e di royalties che FIAT pagherà a Chrysler ogni volta che sarà venduta un auto americana a marchio FIAT in Europa. Infine, per raggiungere il 51%, nel contratto, al punto3.5, si sancisce che l’ultimo pacchetto di azioni sarà pagato da FIAT con un prezzo stabilito da una formula finanziaria abbastanza complicata. Questa formula dice che il risultato ottenuto dal rapporto tra

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il valore e gli utili di FIAT deve essere moltiplicato per gli utili della Chrysler al netto dei suoi debiti finanziari. La formula, decisa dal governo USA, obbliga FIAT, se vuole pagare meno il prezzo dell’ultimo pacchetto di azioni, a fare in modo che questo prezzo sia il più basso possibile. E FIAT può farlo con la massima semplicità poiché può incidere su ognuno degli elementi della formula attraverso il suo Amministratore Delegato. Che è anche Amministratore Delegato di Chrysler. E per farlo ha tre modi. Diminuire il valore di FIAT. Oppure diminuire gli utili di FIAT. Oppure aumentare gli utili di Chrysler. E perché dovrebbe farlo? Perché dovrebbe sacrificare se stessa a vantaggio di una sua controllata? Perchè così gli azionisti FIAT spenderebbero di meno per comprare le azioni di un’ azienda, la Chrysler, che nel frattempo sta macinando utili e che presto torneranno ad essere quotate alla Borsa di New York; azioni che nel giro di due anni hanno quintuplicato il loro valore. E chi si gioverà di tutto questo? Gli azionisti FIAT. E chi sono gli azionisti FIAT? Beh questo lo sapete bene anche voi. E lo sa bene anche Marchionne. Nicola Pace



tel. 0971700743

Un imponente arco di pietra. Lo stemma della nobile famiglia Gagliardi. Un selciato che trasuda racconti, passioni, amori. E’ lo storico Largo Gagliardi. E’ il luogo in cui il 26, 27, 28 agosto, a tavola e con ricette diverse ogni sera, vi racconteremo un’altra storia. Quella del baccalà.


Il castello di São Jorge domina la città di Lisbona da una delle sette colline più alte della città. Lo scorso dodici marzo, una delle tante giornate grigie e bagnate di questo inverno, dalle mura merlate del castello moresco turisti e visitatori, oltre alla classica vista da cartolina, in cui anche la piazza Martim Moniz (spesso ritenuta un luogo poco piacevole, soprattutto da percorrere a piedi) acquista un non so che di

se, letteralmente disperata, impantanata in una condizione che non permette di aspirare a un futuro migliore a causa della scarsa tutela da parte di politici e vari addetti ai lavori, non era composta solo da studenti ma, come rilevava lo stesso dodici marzo il Diario de Noticias (il quarto quotidiano generalista più letto in Portogallo) disoccupati, “cinquecentoeuristi” (come vengono definiti i lavoratori che

subire, contro le accuse di scarsa partecipazione politica e apatia fatte soprattutto alle nuove generazioni portoghesi, distratte forse dagli impegni delle tradizioni accademiche1, che abbelliscono il presente, alleggerendo la vita accademica allontanando un po’ pensieri e preoccupazioni sul futuro e la realtà post-universitaria. Quel dodici marzo la gioventù

Geração à Rasca. magico, furono sorpresi alla vista di un fiume di gente invadere le vie del centro. Non si trattava d’invasori di altri tempi…era una manifestazione, un evento di cui se ne vedono tanti e che spesso si pensa si ripetano con schemi più o meno uguali dappertutto. La geração à rasca portoghe-

percepiscono il salario minimo), altri lavoratori mal retribuiti, studenti-lavoratori, madri, padri e figli del Portogallo. Precari mobilitatisi in una manifestazione che era soprattutto un atto di esistenza attiva, una dimostrazione della volontà di non

portoghese, duecentomila persone solo nella capitale, mostra di essere arrabbiata, contrariata…indignata. La condizione di precarietà avvertita e denunciata è un pò comune a quella fascia di giovani tra i 23 e 35 anni dei Paesi europei che dovendo stringere la

1 in portoghese praxe academica, un insieme di pratiche ricondotte alle tradizionali confraternite universitarie. Una tradizione molto viva in Portogallo, soprattutto nella città di Coimbra. 2 “Recibos Verdes” è la formula colloquiale con la quale ci si riferisce a quei lavoratori indipendenti portoghesi che in pratica hanno gli stessi doveri dei lavoratori dipendenti. 3

“Somos contra a Precariedade, contra os Recibos Verdes, pela estabilidade no Emprego, contra a escravatura em Portugal, contra os salários de 500 euros, não temos partido político, o nosso partido é Portugal. Contra o actual estado do País, sem Justiça, sem Igualdade e sem rumo. Nós não queremos emigrar, já perdemos muitos amigos, conhecidos, famíliares que partiram para fora por não encontrarem emprego, até quando....!!! Queremos ser parte da solução, queremos um Portugal Melhor.” http://www.geracaoarasca.info/

4 http://www.deolinda.com.pt/ 5 http://geracaoenrascada.wordpress.com/2011/04/15/m12m/

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cinghia hanno finito per compromettere la qualità dell’istruzione, divulgazione della cultura e salari. I giovani portoghesi rivendicavano in coro un impiego, possibilmente nel settore di studio, e giusta retribuzione. Al Financial Times una ragazza di 29 anni intervistata riferisce che spesso l’unica esperienza lavorativa che i giovani portoghesi possono realizzare nel settore di studio è uno stage professionale. “Siamo contro la precarietà, contro i “Recibos Verdes”2, per la stabilità occupazionale, contro la schiavitù in Portogallo, contro i salari di 500 euro, non siamo un partito politico, il nostro partito è il Portogallo. Contro l’attuale

Deolinda4, una band ispirata creativamente alla tradizionale musica Fado, diventa l’inno delle manifestazioni che si svolgono in tutto il Paese. Dopo le due grandi manifestazioni di Lisbona e Porto la Geração à Rasca per non spegnere l’entusiasmo e continuare a perseguire l’obiettivo di proporre nuovi modelli di partecipazione democratica sempre più attiva e partecipativa, dà vita a un movimento, un “collettivo informale”, così come si auto-definisce il Movimento 12 Marzo (M12M), movimento apolitico, autonomo che appoggia tra le altre cose le iniziative degli Indignados spagnoli. Dal 12 Marzo a oggi il Portogallo è più vecchio di un governo e un debito che l’agenzia di rating Moody’s ha definito spazzatura, come quello di Grecia e Irlanda. Dal 6 giugno con 105 seggi su

stato del Paese, senza giustizia, senza parità e senza futuro. Noi non vogliamo emigrare, abbiamo già perso molti amici, conoscenti e familiari che partirono per poi non trovare lavoro, fino a quando…!!! Vogliamo essere parte della soluzione, vogliamo un Portogallo migliore.”3 Questa è la dichiarazione programmatica di Geração à Rasca. La canzone Parva que sou dei

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230, si installa il nuovo governo di centro destra guidato dal Psd (Partito Social Democratico) di Pedro Passos Coelho che si prepara a gestire la crisi rassicurando il Paese e i debitori (la cosiddetta "troika" composta da Unione Europea, Fondo Monetario Internazionale e Banca Centrale Europea con la quale il Portogallo ha un debito di 78 miliardi di euro). Per i prossimi tre anni si prevedono fra le altre misure contenitive un aumento delle tasse e riduzione dei salari. Angela Cammarota


CHI TROVA UN LAVORO TROVA UN TESORO: BASTA

UN CLIC, C’È LINKEDIN.

Ai tempi dei nostri cari bisnonni per fare un po’ di soldi e arrivare a fine mese si faceva un biglietto di sola andata per l’America. Dopo un po’ ci si realizzava e si iniziava a spedire i famosi “pacchi” sulla bella Penisola ai parenti ed amici restati a casa... Oggi i tempi sono molto cambiati e il lavoro scarseggia quasi ovunque. La soluzione? Per fare fortuna serve un’idea ed una buona connessione Internet. LinkedIn ha circa settanta milioni di utenti in tutto il mondo. Facebook mezzo miliardo di

persone. Twitter, è da poco arrivato a cento novanta milioni. Solo numeri certo, ma fanno capire perché una parte crescente delle ricerche di lavoro stanno per passando per i social network. Il fenomeno sta prendendo piede soprattutto negli Stati Uniti e nel Regno Unito, ovviamente. Il “pacco”, continuano ad inviarcelo anche se mediante connessione internet! Anche in Italia però, inizia a muoversi qualcosa. Roma e Milano sono le due metropoli più collegate, seguono Bologna, Torino e Venezia.

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Da alcuni saggi (scritti saggiamente), si può come al solito delineare anche per questo mondo una “storia tutta italiana”. Le aziende nazionali scarseggiano forse perché pensano sia un altro Facebook o forse perché non si fidano e, provando a cercare candidati italiani, non se ne trovano molti. Vedremo tra qualche tempo se la situazione cambierà. Siamo fiduciosi. Qualcosa si muove. Non è cosa di poco conto se gironzolando tra le aziende del portale scorgiamo grandi nomi: Unicredit, Ibm, l’Eni sono quelli che maggiormente risaltano. Secondo quanto riporta un


articolo di giugno apparso su Internazionale, per Kevin Eyres, il managing director di LinkedIn Europa, «sono sempre di più i professionisti italiani che hanno compreso a fondo i vantaggi offerti. LinkedIn è la vetrina ideale per mostrare il proprio profilo e la propria expertise e sta diventando una fonte primaria da consultare per ottenere informazioni sul profilo di una persona, chiedere consigli, trovare talenti e opportunità di lavoro».

Chi ha capito si è già mosso.

C’è poco da fare: il lavoro scarseggia e l’homo informaticus inventa qualcosa o meglio, programma un sito. L’evoluzione sembra quasi naturale; è costante la crescita dell’uso di questi portali per il reclutamento di nuove risorse. Le imprese vanno dove ci sono le persone e sui social network, ce ne sono sempre di più. Indiscusso è poi il “risparmio” che la crisi ci impone di seguire: le imprese minimizzano i costi

LinkedIn, nella sua natura, si vuole differenziare da Facebook per diventare un vero e proprio portale del lavoro. Gli iscritti non hanno gli amici ma contatti di lavoro, colleghi o affini, se vogliamo, persone occupate nello stesso campo professionale, magari in aziende diverse di diversi Paesi. I legami sono definiti dal fattore lavoro. Geniale, non trovate? Ovviamente, per leggere le offerte e candidarsi bisogna essere iscritti al sito ed aver caricato il proprio curriculum vitae. Basta il solito clic. Il portale amplia quasi quotidianamente le sue funzionalità; ed ecco una nuova pagina di offerte di lavoro per laureati e studenti, dove una sintesi della propria carriera si interseca alla perfezione con la mappa di aziende potenzialmente interessate a quelle personalità. C’è la lista delle aziende che

per entrare in contatto con candidati, il dialogo avviene quasi in maniera diretta. Allo stesso tempo, il candidato può predisporre un complesso set informativo più ricco ed efficace, che non sia solo composto da quelle due paginette del curriculum o dalla lettera di presentazione.

assumono, i filtri per cercare lavoro in base al paese dove si vuol lavorare, il settore professionale, il livello di esperienza, le opportunità recenti e cosi via. In qualche modo questa evoluzione del recruiting dovrà mutare anche i comportamenti di chi assume e viene assunto.

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Ed ecco intravedere un problema italiano. Difficile trovare spam o leggere sciocchezze in LinkedIn perché tutti mantengono un profilo professionale in giacca e cravatta o tailleur per non essere maschilisti e, a differenza di Facebook, l’obiettivo è proprio essere notati e spiati perché da ogni contatto potrebbero nascere offerte di lavoro o proposte di affari. E la privacy? T’importa poco se a fine mese ti arriva il bonifico sul conto! Nulla è più privato una volta che viene pubblicato su Internet. Scrivete il vostro nome e cognome e vedete cosa appare su Internet: quello che si trova può trovarlo ogni impresa. Va reso pubblico tutto ciò di cui si è certi non possa avere anche un impatto negativo sul potenziale datore di lavoro. Una strada, su cui concordano molti esperti, può essere quella di mantenere due tipi di profili sui network sociali, di cui uno sia legato alla carriera e alle aspirazioni mentre un altro alle relazioni private. Il lavoro non c’è, non c’è futuro quasi non ci sono più sogni ma, l’estate inizia e tra un tag e l’altro iscriversi LinkedIn non costa nulla e chissà, magari una notifica sul nostro tecnologissimo cellulare potrebbe comunicarci che a qualcuno il nostro profilo è piaciuto e ci invita ad un colloquio. Sono idee, solo idee ma noi giovani abbiamo bisogno di queste cose per non sentirci tristi ed affranti anche sotto il sole cocente dell’estate. Leonarda Sabino


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De Stefano, Via Aldo Moro, Pignola (PZ) - T. 0971 34 93 2 | programma.ufficio@tiscali.it 15


"A a a , cercasi clown per funerale. Massima serietà richiesta e offerta."

terra che per eccellenza fa rima con monarchia, sotto il cielo di Londra, insomma, XVII secolo.

Accade una manciata di anni prima di Cristo, accade sotto i cieli di Roma.

Requisito fondamentale (oltre ad una pazienza inesauribile) la residenza a palazzo reale, per affiancare il principe principalmente nelle diavolerie, subendo tutte le sculacciate del caso: le reali natiche, infatti, essendo ritenute di stirpe divina, non potevano subire simile supplizio.

Raccomandazione a parte circa i requisiti ricercati e tralasciando l’ossimorico e stridente binomio clown-funerale che – per inciso – risulta difficile da ascrivere ad una figura professionale da contesti più faceti, chi votava la sua vita a questa professione si impegnava ad allietare le cerimonie funebri, depauperandole di quell'alone di grigiore che ben si confà ad un decesso. Non desterà poi tanto scalpore, assuefatti alle scene rese celebri dai films americani che tutto ricordano fuorchè contesti lugubri, persi tra banchetti e musica classica, che ricorderebbero un matrimonio se non fosse per quella bara di troppo. Probabilmente però il clown poteva risultare il lavoro meno imbarazzante nella Roma dei Cesari, se si riusciva ad evitare il mestiere del “palombaro”, deputato, come un pesce spazzino, alla normale amministrazione della pulizia delle navi e, nei tempi morti, al sabotaggio delle flotte dei nemici.

Potenziali vantaggi? Sopportare le artistocratiche sferzate avrebbe garantito un fazzoletto di terra sufficiente a potersi fregiare del titolo di “duca”, maturando la mera soddisfazione di innescare il nuovo circolo vizioso delle coronate punizioni. La fantasia britannica non placa ancora la sua fame e nel Settecento, sotto il segno della Rivoluzione Industriale, plasmò “mo-

IL LAVORO CHE TI MERITI A SPASSO NEL TEMPO ALLA RICERCA DEI LAVORI PIÙ STRANI DELLA STORIA

Stessa era, altro contesto: Grecia antica. Per i cultori del mens sana in corpore sano sarà facile comprendere quanto fosse prioritario aver cura dell’atleta e del suo fisico. Di qui la nascita di personaggi alquanto singolari addetti a detergere il corpo di olii profumati, di ungerlo e curare la pulizia dell’atleta. Ma l'apice non è stato ancora raggiunto. Non sarà stato tra i lavori più ambiti, ma non era anomalo trovare qualcuno che per sbarcare il lunario si immolasse come “capro espiatorio” all’ombra della Union Jack, nella

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stri” ad hoc del calibro dell’uomo sveglia, meglio conosciuto anche come “knocker up”, dall’ingrato compito di bussare

presso l’uscio della classe lavoratrice dagli orari ben scanditi. Non sappiamo se fosse prevista anche la funzione snooze, di rin-

vio, e la speranza è che un colpo in testa non abbia stroncato la già infausta carriera di costoro, come si è soliti invece inveire contro l’apparecchio elettronico al mattino. Alla luce di tale excursus, probabilmente rivaluteremo il banale - a questo punto - umorismo dei napoletani che – tra realtà e leggenda • si narra vendessero cara l’aria di Napoli (smog incluso nel prezzo per i nostalgici) ben imballata e confezionata, da esibire e inalare • chissà - per i “terroni dentro” o per redimere dalla “polentite asmatica”, derivante dalla perpetrata frequentazione padana? E che dire delle t-shirts con sovraimpressa cintura di sicurezza che nulla ha da invidiare a quella originale se non la trascurabile questione della sicurezza? Morale della favola? Se il lavoro non va dalla fantasia, si rimane disoccupati. Alba Gallo

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APPELLO ALL'EUROPA PER LOTTA AI FONDAMENTALISMI Il massacro delle ragazze e dei ragazzi militanti e simpatizzanti del Partito laburista norvegese perpetrato nei pressi di Oslo da un cosiddetto fondamentalista cristiano non può e non deve limitarsi, da parte di chi ha responsabilità politiche e culturali, alla condanna del folle gesto e alla solidarietà con le famiglie tragicamente colpite negli affetti più profondi. Sull’isola di Utoja sono state spezzate tantissime giovani vite impegnate a portare avanti un esemplare modello statuale di convivenza civile, capace di combinare solidarietà e innovazione sociale, da cui l’intera Europa può trarre preziosi insegnamenti. La Norvegia ha, finora, rinunciato

a far parte dell’Unione Europea, ma l’Europa non può e non deve ignorare che la criminale ideologia che si è scatenata sull’isola di Utoja può drammaticamente materializzarsi, in qualsiasi momento, in uno qualsiasi dei 27 Paesi comunitari. Tutte le forze politiche e sociali rappresentative a livello europeo hanno l’obbligo di interrogarsi sui contenuti e sui toni con cui hanno affrontato gli inarrestabili processi di globalizzazione. In gioco c’è il futuro non solo dell’intera Europa come soggetto politico, ma della convivenza delle singole comunità nazionali e locali. Le Istituzioni dell’Unione Europea, a partire dal

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Parlamento Europeo, hanno espresso la loro vicinanza alle famiglie colpite dalla tragedia, al Governo e alla Stato di Norvegia, cosi come le forze socialiste e democratiche europee. Auspico contemporaneamente che il Partito Socialista Europeo e l’Internazionale Socialista si facciano promotori di una grande mobilitazione continentale a sostegno dei principi liberal-socialisti di solidarietà, tolleranza e fratellanza di cui le giovani, innocenti vittime norvegesi erano convinte sostenitrici Gianni Pittella



DIMMI CHE LAVORO FAI E TI DIRÒ CHI SEI. Le norme della buona educazione scapperebbero a gambe levate guardando la totale mancanza di gusto e di tatto della società moderna. Di sicuro criticherebbero la scarsa fermezza e la continua necessità di mostrarsi e di prevaricare gli altri che è tipica dell'essere umano. Ma essendo l'evoluzione più vicina alle scimmie ma anche l'essere vivente meno capace a sopravvivere, non possiamo aspettarci grandi cose da noi stessi. Diamo la colpa ad una società materialista dove ciò che conta è solo l'immagine, diamo la colpa alla mentalità ristretta che ci ritroviamo, comunque non possiamo non essere daccordo sul fatto che non siamo un gran bel modello per le generazioni future. Quante volte ci è capitato di conoscere persone nuove e di soffermarci sulle apparenze e sulla loro posizione nella società. Prima di sapere come ti chia-

mi ti chiedo cosa fai, come se fosse l'elemento determinante per creare un rapporto. Per non parlare di chi crede di essere superiore solo perché fa qualcosa in più di te. Dimostrare di avere di essere e di appartenere è diventato l'elemento cardine per vivere bene. Purtroppo mi è capitato più volte di avere a che fare con "professionisti" il cui unico posto nella società dpveva essere all’interno di un fienile; eppure queste persone si sono sentite superiori. La colpa è nostra prima di tutto, che permettiamo alle apparenze materiali del lavoro e del posto in società di prevaricare su elementi molto più importanti. E quindi ci ritroviamo dottori incompetenti, avvocati corrotti e giornalisti analfalbeti. Nel mondo ci sono tante persone che lottano per i propri ideali ma che, pur essendo brave persone, si ritrovano ad essere

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criticati per le proprie scelte, che non rispecchiano i canoni della società. L'esempio palese ce l'abbiamo accanto a noi. Potenza nel suo essere bigotta e ristretta accentra in sé tutti i mali peggiori che viviamo oggi. Donne che si vantano di essere qualcuno solo grazie al cognome e alla posizione del marito, persone che pensano di essere importanti solo perché hanno un posto in regione grazie a conoscenze varie, giovani che si vantano della propria laurea ma che non sanno nemmeno come va la vita e come affrontarla. Da queste persone dobbiamo stare lontani, scappare a gambe levate e non aver mai paura di essere giudicati, perché oltre ogni limite quello che noi facciamo ha più valore di quanto gli altri possano pensare. Nel 2011 parlare ancora di posto fisso, lavoro sicuro, tempo indeterminato è fuori luogo ma soprattutto è uno spreco di risorse che andrebbe combattuto. In America ai giovani viene insegnato a cavarsela da soli e l'assistenzialismo italiano forse si usava 50 anni fa. Ed è in questi paesi che i giovani a 30 anni hanno gia posizioni di rilievo e fanno crescere un paese. In Italia i giovani scarseggiano di autonomia, hanno l’ambizione di scegliere un qualsiasi posto basta che sia sicuro, che poi non sia quello per cui hanno studiato o lottato non ha importanza.Ma per fortuna il mondo è vario ed vicino alla regola ci sono le eccezioni. di ragazzi che inseguono sogni e credono in quello che fanno riuscendo nel migliore dei modi e prendendosi tutte le soddisfazioni che si meritano. E’ grazie a queste persone che il mondo può raccontare storie, è grazie al coraggio di chi rischia che possiamo crescere. Quindi non fermiamoci ad elemosinare un sogno, il futuro siamo noi e il lavoro ci renderà più grandi. A.S.D.


TALENTI LUCANI CRESCONO Francesco Pietro Falotico è un giovane lucano di 31 anni. È impaginatore e grafico pubblicitario e lavora per numerose riviste. Ha una dote unica e particolare, quella della scrittura e ha sempre creduto in quello che la vita gli ha offerto. Portando avanti questi sogno è riuscito in un’operazione che a pochi riesce, scrivere un libro e farlo pubblicare. La particolarità di questo ragazzo, in cui poche persone hanno creduto, è la totale creatività che ci mette nell’inventare e scrivere i suoi romanzi. “Username: Makaa ya mawep” è il suo primo romanzo edito da Zona nel 2010 e fa parte di una trilogia tutta dedicata alla Basilicata. È un thriller ambientato tra la Basilicata, Roma e la Svizzera. Un romanzo che accompagna alla scoperta dei luoghi più nascosti della nostra regione. Quest’autore riesce a portarci dentro un vortice di accadimenti che stroncheranno la tranquillità delle vite dei suoi personaggi. Un viaggio nel tempo e nello spazio per scoprire drammi familiari, bugie e malavita. Una piacevole lettura moderna, d’impatto e piena di suspense che porterà il lettore prima a scoprire una regione ancora poco conosciuta ed in seguito a far parte della storia, cercando una soluzione e scoprendo le fitte trame che collegano tra loro personaggi, città e nazioni. Due corpi esanimi alle estremità opposte del volo dell’angelo. Un duplice omicidio in diretta che sconvolge la routine di due piccoli paesi della Basilicata. Omicidi seriali accomunati da

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un solo elemento, un nickname: Makaa ya mawep. E poi conti offshore nella più importante banca svizzera, un bambino che vede attraverso il tempo, una società di software con sede a Roma, intrighi internazionali e complotti cibernetici. Insomma un thriller con tutte le carte in regola, che ci racconta la Basilicata attraverso delitti ed intrighi. Francesco Pietro Falotico ci porta dentro una serie di accadimenti paralleli collegati tra loro; una narrazione che lascia il lettore sbalordito e lo porta ad inseguire un assassino sconosciuto e scovare un personaggio fantasma che si fa chiamare Makaa ya mawep. Tanti personaggi diversi tra loro, accomunati da un destino ormai scritto, tra cui spicca il Tenente Lacava, un Montalbano dei giorni nostri tutto lucano che si ritrova ad indagare su omicidi seriali che hanno una sapore internazionale. Quando ho avuto modo di leggere questo romanzo, sono rimasta incantata, oltre che dalla storia che poco ha da invidiare alle trame poliziesche e noir della letteratura internazionale, ma dalle conoscenze e dalle grandi capacità dell’autore. Indubbiamente una ricchezza per la nostra regione e un motivo di vanto per chi, come me, ha il piacere di conoscerlo personalmente. Per chi fosse interessato a leggere il primo romanzo di Francesco Pitero Falotico “Username: Makaa Ya mawep” può acquistarlo on-line sul sito www.ibs.it (ISBN 978 88 6438 161 9). Andreina Serena Romano


ast abbiam o

RITRATTO D’AUTORE: ENGEL VON EICHE Se ogni essere umano è unico ed irripetibile, come dice una legge della biologia, ciò vale, sillogisticamente, soprattutto per gli scrittori ed i poeti. Engel von Eiche (alias Angelo Calderone), poeta-scrittore originario di Ruvo del Monte, residente in Emilia Romagna, rispetta in pieno questa regola. Andiamo a conoscerlo di persona per saperne di più. A prima vista la persona sembra molto schiva, riservata, piuttosto laconica, ma dopo qualche minuto si scioglie e tradisce il suo aspetto austero nascosto dietro la sua “barba carismatica”, come qualche critico l’ha definita prima di me. Grazie all’omonimia col sottoscritto, Angelo mi consente di dargli del tu e di usare solo il suo nome di battesimo. Mi porge il suo curriculum editoriale e noto con sorpresa che ha pubblicato già cinque libri. Il primo è del 1988, si intitola “L’obiettivo” (Seledizioni, Bologna) ed è una raccolta di poesie; il secondo è dell’anno successivo, si chiama “L’arrivo” (Edizioni Fruska, Arezzo) ed è una raccolta di nove racconti per ragazzi; il terzo, del 1991, è un florilegio di poesie intitolato “Speranza fra sogno e realtà” (Book Edizioni, Bologna); il quarto libro è del 1994 e raccoglie delle “Riflessioni” (Cultura 2000, Ragusa); last but not le-

un’altra silloge di poesie, scelte tra le centinaia rimaste nel cassetto, “Tanto per dir qualcosa” del 2002 (Edizioni Menna, Avellino). Dando uno sguardo alla sua notevole libreria noto anche torri di antologie varie per le scuole, dove sono contenute altre poesie di Angelo, spesso tradotte in lingua spagnola o inglese, a testimonianza del respiro internazionale dell’autore. Ora non resisto alla curiosità di porgli qualche domanda per approfondirne il profilo psicolinguistico. D: Engel von Eiche, il tuo pseudonimo significa Angelo della Quercia. Mi vuoi dire quando hai iniziato la tua doppia carriera di poeta e scrittore e perché hai voluto scegliere la lingua tedesca per nascondere la tua vera identità?

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R: L’inizio della mia passione per la scrittura e la poesia prende il via alla fine degli anni ‘60, allorquando dopo un gravissimo incidente automobilistico occorsomi in Germania, mi accorsi che, purtroppo, per me l’attività lavorativa era da considerarsi finita per sempre. Il mio pseudonimo è un omaggio alla lingua tedesca, che io adoro, nonostante tutto. D: Arguisco che ti trovavi in Germania non certo per turismo. Perché? R: Mi trovavo nel Paese teutonico perché ero emigrato a causa della disoccupazione, che in Basilicata è stata e continua ad essere un male endemico. D: Capisco che per te è particolarmente doloroso rievocare i drammatici momenti di quell’incidente, ma ci puoi dire almeno che età avevi in quel giorno fatidico? R: Avevo solo ventitré anni: praticamente avevo tutta la vita davanti a me. E, invece, essa si fermò per colpa di un incosciente che si era messo alla guida sotto l’effetto di stupefacenti, rendendomi quindi invalido permanente. Ripensando a quei momenti tragici, mi tremano le vene ai polsi. Tu non puoi immaginare quanto mi costi rievocare il mio passato di sofferenze che continua nel presente e si proietta nel futuro. D: Come trascorri le tue giornate? R: Passo le mie giornate componendo, appunto, poesie o scri-


vendo racconti per ragazzi. D: A proposito di poesia, ho notato che alterni facilmente la rima ai “blank verse”, posso chiederti che studi hai compiuto prima di dedicarti a questa nobile arte? R: Per la verità, io sono un autodidatta puro, un “fuorilegge della metrica”: questo status mi consente una maggiore libertà d’espressione. Da bambino avevo una grande passione per la scuola, ma purtroppo la povertà assoluta in cui versava la mia famiglia era d’ostacolo al prosieguo degli studi. All’età di soli dodici anni fui mandato garzone presso un allevatore di bestiame in quel di Melfi, per la modica “cifra” di qualche caciotta di formaggio all’anno. D: Sbaglio o nella tua famiglia avveniva qualcosa di simile a ciò che ha raccontato Gavino Ledda in “Padre padrone”? R: Sì, hai colpito nel segno. E’ quasi la stessa storia. D: La tua prima opera pubblicata è del 1988. Che cosa tratta? R: È una silloge di componimenti sotto il titolo “L’obiettivo”, dove ho raccolto i miei sentimenti più intimi: <<Solo rinunce/nient’altro che rinunce!/ Rinunciare a camminare come gli altri,/ se non addirittura rimanere immobile per tutta la vita. (...)>>; i miei ricordi :<<Quanta allegria v’è al mio villaggio,/nei giorni di festa./ Le Paoline al mattino gioiose,/ annunciano agli abitanti,/ che è giorno di allegria e di riposo./ La banda prende a girar per

le vie, /intonando allegre melodie.(...)>> D: In senso cronologico ho visto che hai pubblicato “Speranza tra sogno e realtà”; che cosa dice? R: Questa silloge del 1991 rappresenta un mix tra sociologia e storia, in cui cerco di denunciare i mali di quest’epoca crudele, ad es. le guerre: <<Rombi d’aerei/ accompagnati da deflagrazioni/ tuoni di cannoni e spari di mitraglie/seminano morte e dolore/ fanno stragi/ ai popoli tolgon la pace./La guerra no! (...)>>. D: Sfogliando le tue pubblicazioni ho notato con sorpresa che alcune di esse sono illustrate da tua figlia, come ti è venuta l’idea? R: Rossella, a giudizio di critici d’arte, è un’ottima pittrice: è una dote naturale che aveva già da piccola. Allora perché non dare a lei, che mi conosce meglio di tutti, la possibilità di illustrare il mio pensiero? Così, l’esperimento del 1991 si è ripetuto con la copertina di “Riflessioni”, nel 1994: una raccolta che spazia dal ricordo geografico:<<Mio caro Bradano, amico mio!/Non ti ricordo più /per quel che eri:/il grande rio./Sì, così come ti ricordo io.(...)>>, alla condizione di disabile:<<Che cos’è per me,/la vita in questo mondo?:/che cosa può aver in serbo/per me handicappato, questo mondo?/ Non certo un futuro,/ poiché per me/ non vi è orizzonte (...)>>. D: Tu hai scritto anche dei racconti. Ti posso chiedere a chi ti ispiri e qual è il tuo target di

lettori? R: I destinatari naturali di questi racconti sono i ragazzi, anche se credo che la morale della favola in essi contenuti potrebbe giovare anche agli adulti. Qualche critico ha detto che io mi ispiro ad Esopo, ma ciò è vero solo molto parzialmente, perché in realtà cerco con parole chiare, non sofisticate, di tessere delle trame fiabesche originali il cui significato profondo va oltre l’apparenza del significante. Lo testimonia “Il pentimento”, l’unico racconto dove non sono protagonisti degli animali, che rappresenta una metafora della “bontà” e della povertà spirituale dell’uomo, un incitamento a non giudicare mai chi ci è di fronte solo dall’abito che indossa. Certo, non rifulgo dall’inventare storie, come la leggenda “Le lucciole e il colibrì”, dove fantastico sulla nascita delle lucciole, “salvate e trasformate da piccoli insetti senza ali in piccole stelle delle notti d’estate”. D: Un’ultima domanda. Vedo una selva di coppe e targhe vinte negli innumerevoli concorsi a cui hai partecipato: a quale premio sei più legato? R: E’ difficile dirlo, ma uno ai quali tengo di più è sicuramente quello di finalista ex aequo con l’eminente prof. Elio Toaff ( rabbino capo della Chiesa Israelita di Roma), per la poesia religiosa, al prestigioso “Premio Basilicata”, nel 1999. Mi congedo dalla cortesia di Angelo, facendo mio il giudizio espresso dal critico letterario Stefano D’Amelio: <<Engel von Eiche sa di essere una voce solitaria in un contesto sociale deformato da arroganze, servilismi, complicità, connivenze e prepotenze, ma non se la sente di tacere; non accetta di essere imbavagliato, e rivendica la sua autonomia di uomo libero>>. Prof. Domenico Calderone

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I NUOVI “TEMPI MODERNI” Oggi parlare di lavoro, di lavoratori non è cosa semplice! La ricerca di un lavoro riguarda tutti, soprattutto noi giovani, noi che desideriamo tanto avere un ruolo in questa società, un lavoro che sia stabile, che amiamo o che semplicemente ci consenta di vivere senza affannarci continuamente con i problemi e con le ansie che la disoccupazione comporta. La società non ci aiuta, è un dato di fatto, è chiusa in se stessa e il potere investe poco laddove non ci sia un tornaconto personale. I ritmi sono frenetici, esiste solo il profitto, il guadagno, deve essere alto e deve esserci subito! Cosa possiamo fare per evitare di essere risucchiati da questo

processo produttivo? Come uscire contemporaneamente dal vortice nero della disoccupazione? Ripensando alla realtà italiana, dove purtroppo questa condizione coinvolge tantissimi giovani e non oggi voglio parlare di un grande classico e del suo formidabile artefice. Noto ai più soprattutto come Charlot, Charlie Chaplin è stato uno straordinario artista dalle doti e capacità incredibili; attore, regista, produttore e compositore inglese egli inventò uno stile del tutto unico di recitare, la sua formula a base di estrema eleganza in modi circensi, la

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sua mimica e la sua esilarante comicità lo consacrarono presto come icona del cinema muto. I suoi film sono considerati tutti capolavori, grandi classici, che bisogna vedere almeno una volta nella vita. Chaplin è un maestro della comicità capace di raccontare le tragedie degli uomini attraverso una sana “risata”. Spesso infatti, nei suoi film i momenti più comici sono anche quelli in cui il dramma si fa più acuto, più doloroso! Del tutto particolare è questo suo modo di vedere la drammatizzazione, questa tenacia sempre ottimista che ti fa rialzare dopo una caduta ed andare avanti caratterizza tutti i suoi film, e qui, le parole sono inutili laddove, appena


si alza il sipario, entra in scena Charlie Chaplin . Era il 5 febbraio del 1936 quando per la prima volta venne proiettato “Modern Times”, con questo film a sfondo sociale il regista decide di dar voce alle problematiche del mondo del lavoro che attanagliavano la sua epoca. Charlot è un operaio di fabbrica, ogni giorno è alle prese con la catena di montaggio e con il pensiero che il profitto nel minor tempo possibile e a qualunque costo sia lo scopo principale dell’esistenza. Viene persino inventata una macchina capace di far mangiare gli operai senza interrompere il ciclo produttivo e quindi eliminando la pausa pranzo. Charlot viene scelto per testarla, purtroppo però i ritmi frenetici di questa vita lo portano a un esaurimento nervoso e viene spedito in una clinica; guarisce, ma non riesce più a trovare lavoro. Si ritrova solo, la società si è chiusa e sembra non volergli dare nessuna possibilità di sopravvivenza e nonostante tutto viene scambiato per un capo rivoluzionario durante una manifestazione e sbattuto in galera. Quando esce dal carcere la società non lo accoglie certo a braccia aperte, di nuovo si ritrova disoccupato e solo ma proprio quando decide di rifarsi arrestare ( poiché almeno in carcere mangiava) conosce una monella che è scappata di casa per non finire in un orfanotrofio. Insieme cercano lavoro e finalmente lo trovano in un ristorante, dopo poco però sono costretti a scappare per via di alcuni funzionari che vogliono prendere la ragazza. Charlie Chaplin descrive con magistrale ironia lo sviluppo industriale della società, quella

così alienante catena di montaggio che rende l’uomo anch’ esso semplice ingranaggio di una macchina dai ritmi sfrenati. La società muta velocemente, ma l’ uomo resta uomo, quindi un essere sentimentale, fragile, che soffre la sua condizione e la continua ricerca di un lavoro che non è mai stabile lo addolora; tuttavia Chaplin ci dimostra che l’ uomo seppur fragile è anche determinato, ottimista e non si arrende a un futuro misero e passivo anzi fa di tutto per migliorare la sua vita e ottenere la vita felice che la società cosiffatta nega. Il film rappresenta la sua risposta al sonoro ormai nato, è infatti prevalentemente muto, egli introduce il sonoro in alcune scene soprattutto sotto forma di apparecchi, rumori e canzoni e nella colonna sonora da egli stesso composta “Smile”. Famosissima è la scena in cui Chaplin canta “Je cherche après Titine” , scena divertentissima dove le parole della canzone sono quasi totalmente inventate secondo la tecnica del” grammelot” attraverso una mistura di francese, spagnolo e italiano, creò una canzone dal senso poco chiaro ma dotata di incredibile capacità comica. Incredibile come un caso particolare in Italia sembra esser il set di Tempi Moderni, ovvero ciò che è successo in Fiat negli ultimi anni. Ed è chiaro che le scelte di un colosso come la Fiat possano influenzare tutto il mondo del lavoro. Ma andiamo con ordine; a gennaio 2011 gli operai dello stabilimento Fiat di Mirafiori vengono chiamati a scegliere se accettare o meno un nuovo contratto collettivo che ha fortemente diviso le varie sigle sindacali. Dopo uno scrutinio durato circa 9 ore, i voti favorevoli prevalsero. Queste le cifre ufficiali: al voto parteciparono 5.060 lavoratori, oltre il 94,2% degli aventi diritto. Il sì vinse con 2.735 voti, pari al

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54,05%. A votare no furono invece in 2.325 (45,95%), mentre le di schede nulle e bianche se ne contarono complessivamente 59. È apparso subito chiaro che il verdetto finale non avrebbe portato una larga vittoria a nessuna delle due opzioni : si profilò un testa a testa fin dall’inizio. Votare no a rischio di perdere il lavoro o accettare le condizioni imposte dall’azienda votando sì? Alla fine l’esito affermativo del referendum ha portato a tutta una serie di modifiche ai piani di lavoro degli operai. Il nuovo accordo agisce in deroga al contratto nazionale dei lavoratori sottoscritto da confindustria e sindacati nel 2008 relativo al solo contratto del settore metalmeccanico. Gli straordinari salgono da 40 a 120 ore obbligatorie in un anno di cui 15 sabati. Sono ovviamente pagate. Scendono i minuti di pausa giornaliera che passano da 40 a 30 suddivisi in 3 stop di dieci minuti ciascuno; la diminuzione del tempo di pausa verrà ricompensata con 32 euro lorde a fine mese. Dopo aver insistito per avere la pausa mensa a fine turno, i vertici Fiat hanno preferito reinserirla all’interno dello stesso, precisando che questo punto dovrà essere ridiscusso con i sindacati per studiare una soluzione che non spezzi il ciclo lavorativo. Non verrà pagato il primo giorno di malattia se la malattia avverrà a ridosso di ferie, feste o riposo settimanale. Si lavorerà su 18 turni (tre turni al giorno per sei giorni). Questo è solo un caso particolare che dimostra che in fondo le fabbriche non sono poi così cambiate dai tempi di Chaplin, e che il mondo del lavoro è altrettanto chiuso, ma nonostante ciò, come Charlot insegna incamminiamoci verso l’orizzonte e verso una nuova vita. Mari Donadio Angelo Caiazzo


- Faccio l' Attore. - Ah...; Si, ma... di lavoro lavoro che fai? Sono particolarmente felice del fatto che la redazione del magazine per cui ho la fortuna di scrivere abbia scelto questo tema in questo periodo: “il lavoro”; nella sezione Teatro: “bellissimo”! direbbero tutti i miei colleghi. Sarebbe un’espressione ovviamente sarcastica perché pronunciando questa parola, di questi tempi, si pensa immediatamente ad un’altra parola: “problema”. Ed è un pensiero banale, lo riconosco perfettamente; perché è un problema, lo sappiamo, diffuso da tempo e che riguarda l’intera società dei giovani e non; diffuso persino tra persone che il lavoro ce l’hanno già ma, credetemi, non esiste un settore più particolare del Teatro. E’ opportuno, perché la tematica è complessa, chiarire alcune .... cose. C’è tanto Teatro, nonostante tutto, la produzione di spettacoli Teatrali nella nostra nazione è intensissima, a tutti i livelli, da quello parrocchiale o casalingo, a quello amatoriale, a quello professionistico; la gente ha voglia di fare Teatro e di andarlo a vedere ed anche di impararlo (o forse, ancor più di pretendere d’insegnarlo), lo dimostrano, infatti, le innumerevoli possibilità che esistono di iscriversi a laboratori o corsi di recitazione. Quindi c’è tanto lavoro intorno a questo mondo, tanto che, però, l’offerta è superiore ad una pur cospicua richiesta. La voglia di fare Teatro spesso supera i limiti

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dell’immaginazione perché mi è capitato, e non poche volte, di assistere e di fare spettacoli in cui il numero degli attori sul palco era superiore al numero degli spettatori. E’ una situazione questa che, devo dire, si veste di un’atmosfera tutta sua, unica ed anche piacevole (sia per il pubblico che per gli attori), finché però rimane unica proprio nel senso di una sola volta, almeno per quanto riguarda gli attori. Invece, soprattutto il mondo del Teatro amatoriale sembra non darsi conto di questo fenomeno e, imperterrito continua le sue produzioni in netto e clamoroso deficit economico. E’ sbagliato considerare il teatro amatoriale come il compimento di un hobby, perché d’accordo che gli hobby si pagano, ma nel caso del teatro si offre un servizio, uno spettacolo per cui si paga il biglietto. Inoltre preparare, promuovere, allestire, portare in scena, montare e smontare uno spettacolo è vera fatica, un lavoro quotidiano che porta via quantità assai elevate di tempo ed energie (anche progettuali), pure alla stregua di una messa in scena superficiale o qualitativamente scadente. Tutti i componenti di una compagnia teatrale amatoriale lavorano intensamente all’inizio con il proposito di guadagnarci ma puntualmente i conti vengono fatti male nel senso che si commette l’errore di non promuovere adeguatamente l’evento affidandosi ad

un pubblico che “speriamo verrà” e il più delle volte succede che la differenza spese/entrate risulta abissale. Premesso che nemmeno una promozione adeguata (che ha dei costi altissimi), può garantire la presenza di un accettabile numero di spettatori. Ma allora, ci domandiamo, perché si continua? Cos’è che ogni volta muove questa macchina artistica in clamorosa perdita economica? La risposta più naturale è: l’ adrenalina; l’appagamento emotivo che si prova là sopra! Una sensazione che ti porti dentro anche quando scendi dal palco ed a cui non è necessario dare una spiegazione perché veramente si tratta di Magia. Il problema però sorge evidente per chi il Teatro lo fa come unico mestiere. Visto che anche nel mondo professionistico di problemi ce ne stanno; non ultima la scriteriata indifferenza politica che ha investito il settore con gli ulteriori tagli al Fus (Fondo unico dello spettacolo) in nome di un alquanto magrissimo: “primum vivere, deinde philosophari” , muro di gomma e difesa del ministro Tremonti; balorda rappresaglia come se solo nel mondo della cultura ci siano sprechi. Non è scadere nella retorica affermare che la cultura -specie in una Terra come questa, come la nostra!- : è vita! Perché, l’Italia è anzitutto paesaggio, cultura, arte, design, turismo; carburante concreto e massiccio per

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l’economia ed in virtù di questo: una politica pragmatica per far quadrare i conti, poco regge. Non è tutta qui la particolare situazione lavorativa che caratterizza questo mondo. Il Teatro dà adrenalina, appagamento, l’abbiamo detto; queste sono le condizioni che determinano l’enorme voglia diffusa di approcciarsi al Teatro in prima persona dove però per questo, il mondo amatoriale, quello degli spontanei e spesso talentuosi, s’intreccia con quello di chi dedica totale impegno, studio, progetti e risorse ad imparare il mestiere di attore. Tutti possono fare questo mestiere per il semplice fatto che esso emula la vita e... tutti viviamo. E poiché, ancora una volta solo in Italia, questo mestiere non è tutelato, chiunque s’improvvisa. Non vogliamo affermare che questo sia totalmente un male perché alla fine contano le relazioni di emozioni, quelle che si trasmettono e si ricevono e in ultima analisi, il pubblico vede e sceglie (su questo punto è giusto dire che però bisogna anche imparare a saper scegliere, come dire: affinare la capacità critica e percettiva). Il tutto però fa sì, che vivere di Teatro per chi gli dedica una vita, sia un percorso forse, ingiustamente troppo tortuoso. Antonio Coppola


MANOVALANZA ARTISTICA BY JAN VORMANN Berlino, New York, Quito, Tel Aviv, Belgrado, Amsterdam e molte altre, non sono le mete di un disperato operaio che si sposta per il mondo di cantiere in cantiere in cerca di un’opportunità di lavoro nel settore edile, ma le sedi scelte delle opere di “restauro artistico” di Jan Vormann, street – artist tedesco under 30, che in questi anni di crisi economica, è riuscito ad inventarsi un modo estremamente originale per riparare, abbellendo, le crepe delle pareti, gli angoli sbeccati, i buchi nei muri, e le superfici sbrecciate dei palazzi. Il materiale di cui si serve per queste opere di riparazione, non ha nulla a che fare con la calce, la biacca, il gesso o il silicone, Jan utilizza i mattoncini Lego. Idea incredibilmente pratica e dall’effetto assicurato, senza considerare che non ha bisogno di finanziamenti, finanzia-

tori o fondi pubblici, un’idea di assoluto valore, trasversale alle epoche e agli oggetti cult che le hanno caratterizzate. La scultura, l’architettura, il restauro il design vengono assorbiti in un concetto nuovo che al tempo stesso li prescinde e li comprende tutti, concetto denominato Dispatchwork ovvero

disperate patchwork = rattoppo disperato. Tra le altre cose, il dispatchwork come rappresentazione mentale ha un origine molto più pratica che artistica, in quanto Jan ritiene di fondamentale importanza assicurare stabilità alle costruzioni, per cui tale basilare pragmatismo, tipico più di un ingegnere che di un artista, valorizza il materiale di riempimento primariamente per la sua funzione intrinseca, sia esso quindi di forma o colore differente rispetto al luogo a cui è destinato, ha scarsa rilevanza, è sufficiente che sia utile a riempire il buco. Filosofia molto essenziale che tuttavia ha reso possibile lo sviluppo di un concetto più sofisticato, concretizzatosi in un coloratissimo connubio che ha il fascino anni 80 del tetris di precisione, unito ad un mito di intere generazioni come il Lego, et dulcis in fundo finalizzato alla Jan Vormann

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valorizzazione virtuosa e artistica degli angoli trascurati del nostro panorama metropolitano. La motivazione che si riflette nelle istallazioni di Jan Vormann, oltre ai risvolti pratico – visivi, con gran soddisfazione delle amministrazioni comunali con cui ha collaborato (vedi Berlino e New York), è anche un invito a prendere la vita in maniera meno seria, e a lasciarsi ispirare dai luoghi, e dalle persone, ed anche in questo il dispatchwork segna un punto a suo favore, infatti insieme alla crescita di popolarità del suo ideatore, è cresciuto anche il numero dei suoi emulatori, ed oggi è sempre più facile vederne qualcuno all’opera, armato di Lego e pazienza, sulla soglia del proprio portone.Menzione d’onore va infine, al borgo di Bocchignano, in provincia di Roma, luogo in cui l’artista (durante il festival di arte contemporanea “20eventi”) ispirato dai materiali di risulta assemblati alla bisogna nelle varie costruzioni, ha concepito l’idea madre; perciò rallegriamoci, in fondo l’Italia è ancora fonte di ispirazione nonché di speranza, posto che, sebbene sia difficile trovare lavoro, ciò non esclude che, in mancanza, ce lo si possa anche inventare. Francesco Tripaldi Per saperne e vederne di più: http://www.dispatchwork.info/ http://www.janvormann.com/

IN PRINCIPIO ERA IL MESTIERE….. È noto come all’epoca carolingia risalgano i primi manoscritti che illustrano l’iconografia dei lavori dei mesi destinata a diventare peculiare in tutto il Medioevo occidentale. La prima serie di questo tema compare in due manoscritti della scuola di Salzburg che mostrano figure isolate mentre recano oggetti in mano o rappresentate nell’atto di svolgere lavori agricoli. Da questo momento le più importanti corti europee si arricchiscono di vasti cicli di affreschi dove temi sacri e profani si intrecciano al racconto della parabola dei mestieri. È nel XVI secolo che il tema del lavoro ancora tutto immerso nell’idillio bucolico cede il passo ad una più realistica e lucida rappresentazione delle attività umane. Lo avrebbe descritto assai bene un giovane Annibale Carracci, che, prima di giungere alle vette del classicismo maturo, dipinge con sguardo acuto e penetrante La bottega del macellaio. Un garzone taglia la testa ad un capretto, un personaggio tenta di appendere un mezzano di vitello ad un gancio, un macellaio regge la stadera con cui pesa la carne, una scena verosimile e spontanea che scongiura qualsiasi risultato ritenuto per l’epoca volgare. Gesti dignitosi e quotidiani come quello che Vermeer avrebbe immortalato nel 1659 nella Lattaia, l’espressione attenta di un viso e lo sforzo moderato di un paio di braccia. La donna segue una ricetta, un progetto; il suo lavoro implica energia, ma anche l’intelligenza che ordina, che dosa, che cura. La donna ha imparato a fare il pane

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da sua madre, la quale, a sua volta, aveva imparato dalla sua. E’ una cultura, un’appartenenza fisica, un modo per poter essere utile, sentirsi utile. Fare il pane è il suo mestiere, la sua capacità per mantenere sé e nutrire gli altri, è l’opera che riempie la sua giornata. Il suo lavoro dipende da questo ordine, da questa familiarità con il tempo e lo scopo. Si sa però che non sempre la dedizione ripaga, lo aveva fatto presente Van Gogh nei suoi Mangiatori di patate (1885) primo capolavoro del periodo olandese. All’interno di una piccola stanza alcuni contadini consumano il pasto serale mentre un pesante chiaroscuro enfatizza le mani che hanno zappato la terra dove quelle stesse patate sono cresciute. Fa dunque fatica Van Gogh, che si sente “uno di loro”, a capire perché, nonostante gli sforzi e i sacrifici, questi uomini debbano vivere in modo

così misero, nella continua fatica fisica di chi ha consumato giorno dopo giorno la propria vita nel lavoro. La stessa consapevolezza unita all’impegno sociale muove il pittore Pellizza da Volpedo ad affrontare, dopo anni di bozzetti e disegni preparatori, la sua opera più celebre: Il Quarto Stato( 1901). Sul tramonto della Bella Époque e all’alba del nuovo secolo, il cammino dei lavoratori in sciopero, rappresenta non più solo una protesta sociale ma l’affermazione del proletariato come nuova classe sociale. Se fatica e dedizione, avevano contraddistinto il fare dell’uomo fino ad allora, il secolo successivo ne avrebbe descritto l’alienazione, il progressivo spostamento dalla tradizione manuale al ritmo frenetico della produzione industriale. Non mancò certo chi, come i futuristi, eccitati dai febbrili mutamenti, andarono esaltando la velocità e il movi-

Bruce Nauman

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mento della “macchina” e non mancarono certo gli artisti tutti di sperimentare con gioia infantile i nuovi prodotti industriali come il cellotex e la plastica. Non mancò però neanche l’America che di tali entusiasmi per prima aveva goduto, di mostrare attraverso la Pop Art quanto la logica del consumo e la riproducibilità dell’esperienza umana stessero trasformando il mondo. Il vuoto, l’anonimato, la ripetitività impressa per sempre negli splendidi “manichini bianchi” di Gorge Segal. Nel 1966 l’artista americano Bruce Nauman, appena laureato si ritrovò solo nel suo studio, con pochi soldi e con un sacco di tempo a disposizione: “facevo avanti e indietro per lo studio e così ho cominciato a pensare a come far funzionare quella cosa come un lavoro”. Ma questa è storia di oggi. Daniela Rosa


avigliano 26 - 27 - 28 agosto

SAGRA DEL BACCALÀ

“Le giornate del Commercio e dell’Artigianato”, meglio conosciute come “La sagra del Baccalà”, si svilupperà, come da tradizione, lungo le vie del centro, ogni anno, durante l’ultimo fine settimana di agosto. La festa ha inizio il venerdi pomeriggio e termina la domenica notte. I diversi punti espositivi e di degustazione che esalteranno le molteplici sfumature gastronomiche, insieme alla originalità dei prodotti dell’artigianato artistico locale e dei paesi limitrofi, saranno le principali attrazioni ed i punti di eccellenza della manifestazione. Info su: www.comune.avigliano.pz.it

FRANCO CALIFANO SEXTET IN “IO E IL JAZZ”

L’ottava edizione di Argojazz vuole essere un omaggio alla cultura della Magna Grecia, all’archeologia e a Pitagora, che ha vissuto in questa terra e che per primo scoprì le leggi dell’armonia musicale. Uno degli appuntamenti più attesi dell’estate, Argojazz ritorna quest’anno fino al 27 agosto nel meraviglioso scenario del Porto degli Argonauti. A chiudere questa edizione sarà il famosissimo cantautore romano Franco Califano che, con la sua inconfondibile voce e delicatissimi arrangiamenti, racconterà tutta la sua musica. Farà da sfondo all’evento l’inconfondibile atmosfera della costa ionica sempre più luogo di vacanze e di cultura. Info su www.argojazz.it

marina di pisticci 27 agosto

CINESPETTACOLO – LA STORIA BANDITA

parco della grancia fino all’11 settembre

Il grande Cinespettacolo della Grancia La storia bandita si presenta quest’anno in un’edizione rinnovata. Figura centrale rimane quella di Crocco (con la voce di Michele Placido) che nel racconto della sua vicenda umana e della rivolta sociale e politica di cui fu protagonista, dà voce all’anelito di riscatto sociale, di rivendicazione di dignità e di libertà di un popolo, il popolo dei cafoni, che disprezzato e umiliato, tradito e deluso da quelle che sperimenta di volta in volta come false promesse, insorge. Lo spettacolo si tiene tutti i venerdi, sabato e domenica fino all’11 settembre 2011. Info su: www.parcodellagrancia.com

IL VOLO DELL’ANGELO

Al di sopra delle Dolomiti Lucane, nel cuore della Basilicata, un cavo d’acciao sospeso tra le vette di due paesi, Castelmezzano e Pietrapertosa permette di effettuare e vivere un’emozione unica: il Volo dell’Angelo. Legati con tutta sicurezza da un’apposita imbracatura e agganciati ad un cavo d’acciaio il visitatore potrà provare per quale minuto l’ebrezza del volo e si lascerà scivolare in una fantastica avventura, unica in Italia ma anche nel Mondo per la bellezza del paesaggio e per l’altezza massima di sorvolo. Info su: www.volodellangelo.com

AGLIANICA WINE FESTIVAL 2011

venosa 30 settembre 2 ottobre

Castelmezzano Pietrapertosa fino al 18 settembre

Da tredici anni l’evento dell’Aglianica Wine Festival raduna nei palazzi o nei castelli dell’area, stand di esposizione e degustazione, eventi collaterali, convegni e concerti che decliano il binomio vinoterritorio, cultura della tavola e dell’accoglienza. Il Festival offre anche l’occasione per celebrare tutti i grandi vini lucani che fanno squadra con l’Aglianico del Vulture (gli IGT Basilicata e Grottino di Roccanova, i DOC Matera e Terre dell’Alta Val D’Agri). Quest’anno la manifestazione sarà ospitata a Venosa, lungo le strade del centro storico e nel castello Pirro del Balzo Info su: www.aglianica.it

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AVRIL LAVIGNE IN CONCERTO.

Sarà il Palalottomatica di Roma ad ospitare il ritorno in Italia della reginetta canadese del pop rock mondiale. La data nella capitale fa parte di una serie di concerti che la cantante d’oltreoceano promuoverà in Italia durante il mese di settembre tra Roma, Torino e Milano. Sicuramente in scaletta i successi del suo quarto ed ultimo album Goodbye Lullaby. Avril manca in Italia da ben 3 anni, quando nel luglio del 2008 si è esibita con due date a Bolzano e Milano per la felicità dei fans più accaniti. Info e biglietti su: www.ticketone.it

roma 10 settembre FIERA DEL LEVANTE

Nota e frequentata a livello internazionale la Fiera del Levante rappresenta un punto di incontro tra le diverse realtà economiche che si affacciano sul mediterraneo. I saloni specializzati all’interno della Fiera del Levante sono numerosi: Business Centre, Agrimend, Motus, Edil Levante Abitare, Salone dell’Arredamento e Med Fishing Expo. Ad essi si affianca l’eposizione di prodotti d’artigianato nazionale, un’area dedicata alle attrezzature per la ristorazione e la panificazione, tecnologie per la movimentazione esterna ed interna, oltre a beni di consumo e alla sezione “Galleria delle Nazioni”. Info su www.fieradellevante.it

bari 10 - 18 settembre

PHOTO DIGITAL EXPO

roma 23 - 25 settembre

Photoshow è la manifestazione di riferimento in Italia dedicata all’Imaging. Una manifestazione che presenta in un unico contesto aree dedicate al trade, agli operatori del settore e al pubblico più in generale. Forte di circa 300 espositori con tutte le aziende più importanti a presentare prodotti servizi e novità nel campo della fotografia digitale e tradizionale, attrezzature e materiali video, fotolaboratori, minilab, album, cornici, attrezzature per fotografia professionale. Info: www.photoshow.it

BIENNALE INTERNAzIONALE DELL’ANTIquARIATO

88 antiquari, 74 italiani e 14 stranieri, “mezzo secolo e oltre di vita” come dice Giovanni Pratesi, Segretario Generale della Biennale. Torna dunque la Biennale dell’Antiquariato, nella sua 27^ Edizione, allestita con superba arte dal maestro Pier Luigi Pizzi, che aprirà a Palazzo Corsini dal primo al nove ottobre 2011. La Biennale sostiene, “Corri la Vita”, Associazione per lo studio e la prevenzione del tumore al seno(www.corrilavita.it). Il 5 ottobre saranno premiati il dipinto e la scultura più belli della mostra. Il 6 ottobre sarà assegnato il premio “Il Lorenzo d’oro” a Piero Angela, per la sua lunga e felice carriera. Info su www.mostraantiquariato.it

LEONARDO. IL GENIO, IL MITO.

torino dal 22 ottobre

firenze 1 - 9 ottobre

Leonardo da Vinci è il protagonista della grande mostra alla Scuderia Grande della Reggia di Venaria di Torino. Il pezzo centrale dell’esposizione? L’Autoritratto di Leonardo, conservato alla Biblioteca Reale di Torino. Intorno all’opera, famosa in tutto il mondo, ci saranno altri disegni dell’artista sul tema del volto umano. L’appuntamento rientra nelle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità nazionale. Info: www.lavenaria.it

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FOTOREPORTER PER NATuRA

Concorso fotografico - Fotoreporter per natura, il primo concorso fotografico del FAI - Fondo Ambiente Italiano, aperto a tutti gli amanti della fotografia che abbiano compiuto almeno 18 anni. Partecipare è semplicissimo e gratuito: basta inviare una foto entro il 10 settembre che ritragga persone mentre fanno trekking, guardano un paesaggio incontaminato, si divertono in mezzo alla natura o scoprono monumenti della nostra splendida Italia. Il concorso intende infatti sensibilizzare la collettività sui temi della tutela e salvaguardia dello straordinario patrimonio paesaggistico e artistico che tutto il mondo ci invidia. Info su www.fondoambiente.it

scadenza 10 settembre

FABER. LA CREATIVITÀ INCONTRA L’IMPRESA.

scadenza 16 settembre

Concorso per audiovisivi, animazione e web – La seconda edizione del progetto Faber. Quando la creatività incontra l’impresa, promosso dalla Città di Torino, con il sostegno della Camera di commercio di Torino e la collaborazione della Regione Piemonte, propone una nuova modalità d’incontro tra giovani capaci di elaborare linguaggi e contenuti innovativi nei campi dell’audiovisivo, del cinema d’animazione, della grafica web e della creatività digitale e imprese tradizionali. Info su: www.fabermeeting.it

“IN ChE FILM VIVIAMO”?

Concorso per cortometraggi – La FOCSIV è la più grande Federazione di Organismi di Volontariato Internazionale di ispirazione cristiana presente in Italia. Organizza un particolare e interessante concorso per cortometraggi in cui bisogna raccontare in massimo 5 minuti di video quello che non va e cosa dovrebbe cambiare per combattere la fame e la povertà in tutto il mondo. Tonnellate di cibo buttate e milioni di esseri umani che soffrono la fame. Sfida avvincente, come il premio. Info su: www.focsiv.it

PREMIO “STARTIMPRESA 2011”

scadenza 7 settembre

scadenza 30 settembre

Concorso miglior idea imprenditoriale – Se hai un’idea imprenditoriale e pensi di poterla impiantare in breve tempo questo è il concorso che fa per te. Aperto a giovani imprenditori da 18 a 40 anni Startimpresa 2011 ha l’obiettivo di diffondere “Cultura d’Impresa” e favorire la nascita di nuove imprese in Abruzzo. Non essendoci settori specifici è possibile partecipare con idee in ogni campo imprenditoriale. Nel premio anche la formazione specialistica durante il periodo di start-up. Info su www.ageabruzzo.it

ZOOPPA E LE gARE CREATIVE

Gare creative ogni giorno per miglior video, grafica, banner, spot audio e concept. Zooppa è il luogo in cui puoi misurarti con un modo del tutto nuovo di fare pubblicità. Su Zooppa trovi diverse gare creative sponsorizzate da famosi brand. I brand lanciano un brief e mettono in palio un montepremi: partecipa anche tu caricando la tua proposta pubblicitaria. Puoi guadagnare denaro, dare visibilità al tuo portfolio, incontrare altri creativi come te, ottenere feedback sui tuoi lavori e trovare interessanti contatti. Inso su: www.zooppa.it

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ORDINE E DISCIPLINA! QUALE? LA QUINTA. E SE MARCHIONNE NON CI AVESSE CAPITO UN C...O?

Imparare. Lo fanno le persone, con i libri, con l’esperienza, quotidianamente. L’apprendimento ci permette di riflettere sui nostri errori, limarli, correggerli, magari sfruttarli per adeguarci alla realtà in continuo mutamento che accelera: mama maè, prega per me, il mondo va più veloce di me! Ma questo lo fanno anche i gruppi, le organizzazioni, possono farlo anche le aziende? Secondo Peter M. Senge si, e lo illustra nel testo La quinta disciplina, pietra miliare dell‘organizzazione aziendale contemporanea. La quinta disciplina si basa sulla capacità di discernere l‘importante dal futile, cogliere le occasioni che si presentano, libertà di sperimentazione, concessione dell‘errore che può essere produttivo, discussione condivisa delle soluzioni possibili ad un problema in un ambiente stimolante, scambiare informazioni come i segnali provenienti dall‘ambiente esterno, diaolo-

go. Insomma la valorizzazione dell‘uomo come essere naturalmente portato al confronto e all‘apprendimento conseguente da esso. In un‘organizzazione aziendale del genere vengono inevitabilmente a cadere i vecchi modelli organizzativi del capitalista padrone assoluto, che vede i suoi operai e dipendenti più come un gregge di pecore da portare al pascolo che come degli individui con cui collaborare per arrivare al risultato migliore possibile. Non è più attuale il „capo“ che comanda e gli altri che obbediscono, dopo La quinta disciplina ad ogni „credere, obbedire, combattere“ dovrebbe seguire una sonora pernacchia, perchè non è con il cieco eseguire ordini che si può apprendere, migliorare, lavorare con piacere e sentirsi partecipi del risultato raggiunto. Ma le organizzazioni attuali, le aziende maggiormente rappresentative del nostro paese, seguono vagamente gli insegnamenti di

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Senge? Secondo voi, uno che fa un referendum tra i suoi operai chiedendo „volete continuare a lavorare cedendo i vostri diritti fondamentali di lavoratori, oppure andate a passeggiare in piazza“ ha preso anche lontanmente in considerazione la quinta disciplina? Io non mi permetto di dare la risposta, non sono un supermanager, nè porto il maglioncino, o fumo ottanta sigarette al giorno per lo stress, l‘unica cosa che faccio è invitarvi a riflettere su una frase scritta nel 500 AC da Lao-Tze, l‘autore del famoso trattato‚ L‘arte della guerra‘: "Il cattivo leader è colui che la gente disprezza. Il buon leader è colui che la gente rispetta. Il grande leader è colui che fa si che le persone dicano: l‘abbiamo fatto noi.“ Andrea Samela


L’INNOVAZIONE CHE HA CAMBIATO IL MODO DI LAVORARE IN NUTRIZIONE: LA BIOIMPEDENZIOMETRIA La tecnologia ha investito e stravolto, negli anni, il mondo del lavoro. Il settore della nutrizione, in continua evoluzione e sviluppo, ha appena affrontato questo cambiamento grazie alle nuove tecnologie frutto del progresso scientifico e tecnologico. L’innovazione del settore è un macchinario di precisione utilizzato come strumento di èlite da chi si occupa di nutrizione con metodo scientifico. Fino ad ora i nutrizionisti hanno lavorato con i pochi mezzi a loro disposizione: tabelle antropometriche o indici di massa corporea basati su rapporti matematici fra peso e altezza (per di più ottenuti mediante studi e calcoli su popolazioni campione) il più diffuso dei quali è il Body Mass Index (BMI), che costituisce il più noto parametro per determinare se un soggetto è sottopeso, normopeso, soprappeso e obesità, esportabili in quelli di malnutrizione e normonutrizione. Protocolli standardizzati che, di fatto, hanno sempre raccontato poco sul reale stato del soggetto esaminato; procedure utilizzate dai più ancora oggi, ma che stanno per essere soppiantate dalla nuova tecnologia. Mentre le metodiche più sofisticate sono rimaste confinate all’ambito sperimentale, fuori dall’applicabilità quotidiana. In questo panorama di determinazioni confutabili è esplosa la tecnica bioimpedenziometrica e si è affermata come l’unica metodica affidabile, scientificamente convalidata, ripetibile, non invasiva, priva di effetti collaterali, pratica e veloce, capace di fornire moltissimi e preziosi dati sulla

composizione corporea e sullo stato nutrizionale e di salute di un soggetto. In pochissimi anni l’uso della bioimpedenziometria ha portato alla pubblicazione di centinaia di articoli sulle riviste scientifiche di tutto il mondo: «Siamo probabilmente alla nascita di un nuovo rilevante capitolo della diagnostica, che ha già determinato progressi in molti campi: dalla nefrologia e dialisi, alla dietologia, chirurgia, cardiologia, emodinamica, medicina dello sport, addirittura valutazioni farmacocinetiche» scrive l’Ing. Talluri, che ha messo a punto il bioimpedenziometro (lo strumento che lavora con la tecnica bioimpedenziometrica). Lo strumento in questione è in grado di misurare i compartimenti corporei e fornire quindi informazioni sulla quantità di acqua totale, sulla sua distribuzione, quindi sulla idratazione del soggetto, informazioni sulla quantità di cellule che compongono un individuo,

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sulla quantità di grasso (massa grassa) e sulla quantità di “non grasso” (massa magra), sulla quantità di muscolo, sul rapporto di scambio Sodio/Potassio ed è in grado di calcolare l’indice di massa corporea che permette di determinare se un soggetto è normopeso, sottopeso, soprappeso o obeso; infine permette di calcolare il metabolismo basale, ossia il fabbisogno energetico (calorie) dell’organismo a riposo. Rivelazioni importanti per la determinazione dello stato nutrizionale e di salute nei diversi stati fisiologici e patologici. Un esempio, questo, di come la tecnologia ed il progresso scientifico possano apportare un valore aggiunto al metodo di lavoro. Dott.ssa Maria Antonella Catenacci


UN LAVORO CHE PROFUMA DI ERBE E FIORI. IL CANESTRATO DI MOLITERNO IGP mincia la trasformazione in formaggio. Per la coagulazione si aggiunge il caglio di agnello o di capretto in pasta e, quando la cagliata è pronta, si rompe con un bastone di legno con un gesto energico. Dopo pochi minuti di riposo, la cagliata viene separata dal siero e viene messa nei canestri di giunco. Quelli che danno la forma e il nome al Canestrato. Di qui il lavoro non lo svolge più solamente l’uomo, ma i processi alchemici della stagionatura. ’uomo interviene nella salatura delle forme, a secco o in salamoia, e nell’asciugatura dopo 30 o 40 giorni dalla messa in forma. Ma il resto è fatto dal tempo, dalla temperatura e dagli enzimi di quel latte raddensato e coagulato.

Inizia in primavera con il pascolo delle pecore e delle capre sulle alture delle zone interne della Basilicata, dove crescono spontanei fiori e piante dai più variegati profumi. Tante erbe, molte sconosciute, che insieme fanno il ricco pasto dei ruminanti. E’ qui che si vedono incamminarsi pazienti e solitari i pastori con il loro gregge, lungo le radure più verdi, come a scegliere per i loro animali il cibo migliore. E’ un lavoro lungo mesi e mesi, quello del Canestrato di Moliterno Igp, che come tutti i formaggi a pasta dura e stagionati della tradizione lucana vanta sapori unici e tecniche centenarie. Dopo il pascolo, nel periodo pa-

squale si ha la mungitura, fatta ancora in gran arte a mano: dalle pecore e delle capre in lattazione è il momento di “estrarre” quel liquido candido e aromatico che verrà poi lavorato dalle mani sapienti dei casari. Per il Canestrato si utilizza il latte di pecora in una quantità tra il 70% e il 90%, e il latte di capra tra il 10% e il 30%, o crudo o termizzato. E’ dall’incontro di questi due tipi di latte che inco-

Il “palcoscenico” di questo spettacolo sono i “fòndaci”, dei locali seminterrati che si trovano soltanto a Moliterno (PZ), che accolgono le forme provenienti da 60 comuni a sud della Basilicata, che vanno dal Tirreno all’Ionio, lungo i fiumi Agri e Sinni. Non a caso è stato definito il “formaggio dei due mari”. La magia di tutto questo lavoro è ritrovare alla fine, nelle scaglie di Canestrato, dalla pasta compatta e dalle piccole occhiature, quei sentori di erba e di fiori dei pascoli lucani. Angela Laguardia

Il Canestrato di Moliterno è una Igp, Indicazione geografica protetta. Al momento è l’unico in Italia, e vanta una lunga battaglia per il riconoscimento di questo marchio durata 5 anni. Il Consorzio di tutela, che raggruppa allevatori e caseificatori ha sede a Moliterno. Per info: 0975. 668511-668519; e-mail: canestratodimoliterno@virgilio.it

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DON’T TRY - DON’T TRY - DON’T TRY - DON’T TRY - DON’T TRY - DON’T TRY - DON’T TRY - DON’T TRY - DON’T TRY - DON’T TRY - DON’T TRY DON’T TRY - DON’T TRY - DON’T TRY - DON’T TRY - DON’T TRY - DON’T TRY - DON’T TRY - DON’T TRY - DON’T TRY - DON’T TRY - DON’T TRY Rimango appeso a questo foglio in attesa che si sporchi d’inchiostro. Il cursore scandisce il suo tempo d’attesa e il desiderio di ricevere parole. Il fondo del bicchiere disegna la sua circonferenza sul taccuino e mi sento solo e svuotato d’immaginazione. Non inseguire ispirazione e parole, quando saranno pronte ti busseranno al petto chiedendoti luce e tu allora dovrai essere pronto. Don’t Try, ecco Bukowsky la pensava così. Io a questo punto m’ingollo un altro bicchiere di vino fino a stordirmi completamente. Vino che si svuota da una bottiglia trasparente che non ha nome, è vino clandestino, parla un’altra lingua ma ha carattere, me ne accorgo subito, ha esperienza, ha viaggiato attraverso il tempo e le storie del mondo e dei suoi sobborghi. Ha vissuto in locali fumosi con maschi accovacciati ai tavolini e ballerine d’avanspettacolo, in cantine scavate tra vicoli di paesi appesi, in taverne scrostate dalla storia. I suoi profumi sono lo sbiadito ricordo dei tanti amanti, il suo colore è il convinto spirito di chi non ha paura delle rughe, la sua struttura quella di chi sa sopravvivere al mondo patinato delle etichette. Questo vino è una inquietante puttana! Ed io ho troppo rispetto per il genere, dunque lo bevo senza avere presunzione di descrizione. Come si fa a descrivere la follia che si fa colori, profumi, libertà? Non ne sono capace. Bevete e sarete liberi. Questo è il manifesto del vino che non ha nome ma solo vita, e che vi chiede solo di condividere un pezzo di strada con lui. Io continuerò questo mio cammino barcollante e senza troppe idee non appena riuscirò ad alzarmi da questa scomodissima sedia. Questo è per ora il mio ultimo bicchiere con voi, avrò bisogno di perdermi ancora, di trovare armonia e concordia tra filari e nuovi mondi. Questo è il bicchiere che non ha padroni ma solo passione, questo è il bicchiere dell’amicizia che si tracanna d’un fiato ad occhi chiusi. Brindo a Voi, all’amicizia e alla Passione! VIVI e AMA. Prosit e Serenità, ad majora.

DON’T TRY.

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L’ITALIA CHE GUADAGNA E L’ITALIA (PEGGIORE) CHE LAVORA. Ho 28 anni e per più della metà, ho visto alla guida del paese la stessa persona e la stessa moralità, a parte brevi interludi confusi. Ho 28 anni e sono già in ritardo di 2 per entrare come si deve nel mondo del lavoro. Vivo nella precarietà del mio futuro, ma il mio presente, anche nel passato, mi ha garantito una certezza: il suo trapianto di capelli, il suo tacco nascosto nelle scarpe, il suo doppiopetto fiero, le sue reti televisive. È piuttosto lampante il legame esistente tra la diffusione della tv commerciale e gli orizzonti lavorativi che diffonde. Il guadagno, mediante lo sfruttamento di doti fisiche – e quindi, non strettamente intellettuali – ha aperto nuove possibilità di costruirsi velocemente un futuro stabile. L'impero che da questa mentalità è venuto fuori è senza precedenti: moltissimi sono disposti a essere giudicati in base alle loro misure, e al loro scarso amor proprio. La vanità a cui si

prostrano, è la madre dei grandi sogni di potere e di ricchezza: l'unica da cui però non ci si riesce ad affrancare, e che decide il valore monetario di un corpo. Accanto a questa gioventù mediatica ve n'è un'altra, che si laurea e fa gli stage. Non retribuiti. Senza assicurazione. Da tre a sei mesi. La generazione che con punte di vivo ottimismo è stata definita "Mille euro", le cui doti intellettuali – e quindi, non fisiche - non garantiscono né potere né ricchezza. Ma l'affrancamento dalla vanità, quella di sicuro. I caparbi credenti nella fede della meritocrazia. L’ ”Italia peggiore” insomma, per dirla come Brunetta. Perché i giovani sono buone speranze solo quando si tratta di fare delle dichiarazioni politically correct in difesa della così tanto ossequiata democrazia? Perché con grande leggerezza gli si tagliano le gambe? Siamo bravissimi a fare acrobazie per arrivare a fine mese senza uno

straccio di contratto, e conoscendo bene chi sia Lucashenko, ma non abbastanza per sostituire la vecchia classe dirigente/digerente? Diamo prova di buon senso quando due giovani consiglieri piemontesi del Movimento a 5 Stelle arrivano a ridurre i propri stipendi da 10.000 € lordi a 2.500 € netti al mese, ma non troppo, visto che una notizia così non trova spazio nelle cronache quotidiane? Giovanna Caivano

STORIA VERA DI UNA PRECARIA QUALSIASI Settembre 2010: colloquio presso una società di consulenza Ottobre 2010: inizio stage Novembre 2010: richiesta di un’assicurazione per infortuni. Risposta: “Non lavori mica per un’industria chimica, qui non rischi la vita”. Dicembre 2010: scadenza stage (a nero), a cui segue promessa di rinnovamento di stage per altri tre mesi. Gennaio 2011: “Ci siamo accorti di non avere abbastanza budget, quindi da domani non lavorerai più con noi”. Febbraio 2011: dopo aver ricordato di aver lavorato senza assicurazione e senza remunerazione ricevo, dopo una serie infinita di sollecitazioni, un rimborso spese a posteriori dell’ammontare di 1200 euro, che diviso per 4 mesi, fa 300 euro al mese. L’ITALIA PEGGIORE.

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“Scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai, neanche per un giorno in tutta la tua vita”. Confucio

“ESSERE O AVERE QUESTO È IL PROBLEMA!” Troppe volte non si è nelle condizioni di scegliere il proprio lavoro…ma si può scegliere come farlo! Credo che in tanti conoscano la storia dei tagliatori di pietra, ma vale la pena ricordarla: al primo venne chiesto cosa stesse facendo e rispose “Sto tagliando la pietra”; al secondo fu rivolta la stessa domanda e rispose “Sto creando una scultura”; il terzo invece esclama “Sto costruendo una cattedrale”. Ecco che si evince quanto sia importante dare un valore “alto” alla parola lavoro, avendo fiducia che si riceverà in cambio l’interesse composto del proprio investimento. Troppo spesso si lavora solo per il denaro o per possedere e avere il controllo su “qualcosa” o “qualcuno”. Ma possibile che non esiste null’altro? Certo che esiste…Esistiamo noi stessi e il diritto ad essere apprezzati per quello che si è e non per quello che si ha. “La nostra vita è quella che i nostri pensieri vanno creando. Assecondando i giusti pensieri, renderete meno penoso qualsiasi lavoro”.(Dale Carnegie). La specialità dell’essere umano sta nella capacità di spaziare in diverse attività, nel saper dare ordini e nel saperne prendere, nel confortare i moribondi e risolvere equazioni, nel cucinare un pasto saporito e nel battersi con efficienza” e quanto più si svolge ognuna di queste mansioni “senza marca, senza etichetta, senza altro nome che quello di uomo” (Jean Debruynne), tanto più si onorano i principi fondamentali della Costituzione Italiana. Una società giusta dovrebbe garantire lavoro a tutti ma ogni individuo dovrebbe “lavorare” per una società più Giusta attraverso una condotta seria e pura. Ed ecco che qualsiasi tema mi venga proposto mi riporta ad un unico inizio, un punto imprescindibile da cui partire o ripartire: il lavoro su se stessi!!! Lavoriamo per imparare ed insegnare ad essere e non solo ad avere!!! Anna D’Andrea

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QUEENIA: LA STORIA DI UN’IDENTITA’ DIVISA TRA TRE CONTINENTI. Ho conosciuto Queenia (Kenia) in una di quelle sere afose dove i vestiti ti si incollano sulla pelle, in una di quelle sere dove la luce della luna riflette sul Colosseo e lo trasforma in un gigante maestoso dai colori multiformi. Queenia ha 24 anni ed è in Italia da quando ne aveva solo cinque. Ha frequentato l'asilo in Italia, le elementari, le medie, le superiori ha una laurea in Scienze Politiche e sta per completare il percorso specialistico. Queenia ha una storia speciale: padre nigeriano e madre brasiliana. Lei che in Nigeria non ci è mai stata e che il Brasile neanche se lo ricorda se non per le storie tramandatele dalla nonna. Lei, cresciuta in un Paese che l’ha accolta ma forse mai accet-

stato concesso il permesso di soggiorno. “Manuela, la cittadinanza non la prenderò che verso i 30 anni se tutto va bene". Si perché Queenia possiede tutti i criteri di residenza ma manca della capacità contributiva. Non può, cioè, dimostrare allo Stato Italiano di provvedere all'auto sostentamento perché sprovvista di regolare contratto di lavoro. In Italia dove il lavoro è nero come la sua pelle è improbabile quanto imNella foto Queenia possibile che qualcuno decida di farle un contratto e le cose si tata veramente: l’Italia. La sua complicano perché non è cittaè un'identità che abbraccia tre dina europea. Lei, che econocontinenti: l'Africa nera: come micamente si mantiene da sola il colore della sua pelle. L’Ame- - senza aiuti familiari - lavorando rica latina: sinuosa come i suoi a nero da quattro anni e che non movimenti . L’Europa: opulenta può dimostrare i suoi sforzi ecocome il suo corpo. Parlare con nomici per colpa di un Paese in Lei è un arricchimento continuo. cui i contratti sono un miraggio. In molti pensano che balli bene Lei, che la speranza di diventare la samba in quanto brasiliana cittadina italiana al FORSE l'ha ma Queenia è nata e cresciuta già persa. Lei, che mi dice: "sennel quartiere popolare di Torpi- to che andrò via, non è il paese gnattara e più che samba balla in cui vivrò, non è il Paese in cui mi sposerò e crescerò una famimusica elettronica! Queenia ha un istruzione ita- glia”. liana, parla italiano come me La Bossi-Fini fa il resto ed aleppure non ha mai potuto fare lontanerà da questa nazione un richiesta per l’erasmus, né per il cervello brillante, per il non voservizio civile, né potrà mai par- ler accettare che la migrazione e tecipare ad un concorso pubbli- i migranti sono valore aggiunto co. Queenia,vive in Italia da 20 alla società attuale e che andrebanni ma non ha ancora la citta- bero rispettati, riconoscendo dinanza. Fino allo scorso anno loro i diritti fondamentali primo doveva rinnovare il suo visto di tra tutti la cittadinanza nei casi in studio ogni anno, ed ogni anno cui la persona abbia passato la sentiva il peso di una scaden- propria vita in Italia, studiando, za, puntuale come un orologio lavorando, partecipando in masvizzero, a ricordarle che non è niera diretta alla società. Questo un membro ufficiale di questo non è solo il caso di Queenia ma Paese . A Lei sono toccate le di tante persone, la così detta file interminabili della burocra- SECONDA GENERAZIONE, ai zia italiana. Le cose sono cam- quali l’Italia è troppo pigra o forbiate da quando sua madre ha se troppo sorda per dar voce! ottenuto la cittadinanza italiana (dopo 10 anni di pratica) e le è Manuela Grieco

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Lavorarsi. Trattare, trasformare, manipolare. Cosa? Semplicemente il proprio interlocutore. È questa l’efficacia comunicativa, arte abilissima che spetta solo all’astuzia umana. Impiegare le proprie energie, le proprie facoltà espressive per raggiungere un obiettivo, che è quello di portare l'altra persona dove vogliamo noi. Tutto il lavoro ruota intorno ad una parola emblematica la fiducia. A chi non è mai capitato di voler convincere qualcuno, influenzare le sue decisioni a proprio favore? È necessario, per prima cosa, creare uno stato di empatia con il parlante, la quale è una chiave preziosa che permette di guadagnare la fiducia di una persona e di farle abbassare la guardia di fronte ai tentativi di manipolazione. È proprio in questa situazione in cui bisogna lavorare, sul temperamento, sulla postura, sul linguaggio, lavorare su se stessi, lavorarsi appunto. Lavorare su se stessi è altresì un percorso di lavoro personale, dove chiunque sia interessato riesce a scoprire e vivere il Sé, fa emergere la propria identità nella sua ricchezza e cerca di mantenerla viva nei progetti concreti della vita di ogni giorno. Tutte quelle persone che vogliono essere sempre

consapevoli e libere di vivere con pienezza la propria vita in tutte le sue dimensioni, lavorano con estrema convinzione su se stessi e dentro di essi. Il processo di introspezione e di sperimentazione può essere amplificato e migliorato, condividendo il viaggio di lavoro su di sé insieme ad un gruppo di persone accomunate dal piacere della ricerca interiore e di una vita ricca di significato. La crescita personale è un cammino individuale che passa per l'accettazione del proprio corpo, della propria persona e prosegue, di consapevolezza in consapevolezza, fino all'amore per se stessi e per gli altri. Lavorare è dunque il proposito di chi desidera esplorare le proprie modalità di comunicazione verbale e non verbale e di ascolto; di chi vuole ampliare i confini della propria espressività creativa per scoprire la consapevolezza di sé rafforzando maggiormente o creando un contatto con gli altri; di chi sta vivendo un momento di cambiamento e desidera aprire nuovi orizzonti alla propria vita ma anche di chi ha solamente voglia di mettersi in gioco e conoscersi di più. Veronica D’Andrea

Lavorar–SI!

Il lavoro è umano solo se resta libero e intelligente. Papa Paolo VI

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VADO IN VACANZA GRAZIE AL WEB. QUANDO IL PC DIVENTA UN ALLEATO SUL LAVORO!

Il lavoro è uno stress? Il lavoro è monotono? Il lavoro ci rende infelici? Bene! Non abbiamo una soluzione a questi problemi! Ma possiamo dare dei consigli per renderlo più dinamico e rilassante. Esistono molteplici software, molti dei quali divertenti e innovativi, che ci permetteranno di cambiare lo stile lavorativo quotidiano davanti il nostro pc Mimmo Claps

CONSIGLI SOFTWARE Undistractr chiudere tutte applicazioni che creano distrazione

HardlyWork, nascondere Facebook in un foglio di calcolo HardlyWork è infatti una nuova risorsa che, in modo del tutto gratuito, permetterà di servirsi di Facebook mascherandone l’utilizzo in un foglio di calcolo Excel utilizzabile direttamente e comodamente dal browser web preferito.

Si tratta di un programmino gratuito e tutto dedicato agli OS Windows che consente di chiudere un insieme di applicazioni precedentemente specificate dall’utente mediante un semplice click piuttosto che dover agire, volta per volta, sulle varie app aperte che creano distrazioni.

(http://www.hardlywork.in/)

(http://www.jaoord.nl/)

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UnRarIt, estrarre più archivi compressi simultaneamente Se vi è la necessità di estrarre molteplici archivi compressi, onde evitare di impiegare troppo tempo nell’eseguire più e più volte, tanti quanti sono gli elementi su cui agire, l’operazione in questione potrebbe essere utile utilizzare un tool quale UnRarIt in grado di attuare tale procedura in batch.

(https://tn123.org/UnRarIt/)


CONSIGLI SOFTWARE

NOVITA’ 2011 iPod Touch andrà in bianco? Secondo i rumor degli ultimi giorni, poi, potrebbe esservi una novità estetica per l’iPod Touch, che potrebbe presentarsi sul mercato anche in colorazione bianca. Il duro lavoro messo in atto dagli ingegneri ha permesso ad Apple di ampliare le proprie conoscenze in materia di ingegneria dei materiali e le nuove scoperte potrebbero essere utilizzate per ampliare l’offerta della Mela. iOS 5 Beta 4: arriva l’aggiornamento senza filo

EPART, IL SOCIAL NETWORK DEI CITTADINI CHE PARTECIPANO UNO DEI DOVERI DEI CITTADINI È QUELLO DI PARTECIPARE IN MANIERA ATTIVA ALLA VITA DEL PROPRIO COMUNE. È nato per questo scopo ePart. ePart.it è un Servizio online che consente ai cittadini di Segnalare alla Pubblica Amministrazione Disagi e Disservizi presenti sul territorio. Il cittadino può segnalare i problemi direttamente sul sistema ePart tramite un web form. L’utente naviga la mappa per individuare il punto oggetto del problema e dopo avere indicato il punto esatto, l’utente compila il form con i dettagli del problema (tipologia del problema, dettagli, immagini allegate). I dati vengono memorizzati dal sistema e la segnalazione risulta “in approvazione” finché un operatore dovrà controllarne la validità. L’operatore dell’ufficio di competenza provvederà a far risolvere il problema(http:// www.epart.it/)

GENIEO, IL TUO GIORNALE PERSONALIZZATO COME HOME PAGE INFORMARSI È IMPORTANTE! MA PURTROPPO IN MOLTI UFFICI PUR DI POTER LEGGERE LE NOTIZIE DELLE MAGGIORI TESTATE SUL WEB SI PERDE PARECCHIO TEMPO A SFOGLIARE I VARI SITI ONLINE. Genieo permette di creare un giornale personalizzato online in base ai nostri gusti e preferenze. Una volta installato Genieo sul nostro computer, l’applicazione accederà alla cronologia dei nostri siti visitati creando un profilo dettagliato delle nostre preferenze sul web. A partire da questo Genieo continuerà a monitorare i siti preferiti in cerca di aggiornamenti per noi rilevanti che saranno mostrati in tempo reale. E’ interessante notare il fatto che le storie possono provenire anche dai socialnetwork che utilizziamo normalmente come Facebook.

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Apple ha rilasciato ieri la quarta versione beta di iOS, il futuro sistema operativo per iPhone, iPad e iPod touch che dovrebbe essere rilasciato al pubblico in versione finale tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. Per la prima volta con questa beta è stata abilitata la possibilità di aggiornare il dispositivo attraverso una connessione wireless (3G o WiFi) e senza collegarlo ad iTunes. Google+ non convince: numeri e dubbi Non solo 1.8 milioni di visite sono relativamente poche, ma il trend avrebbe già visto anche un primo calo tendenziale gravante sulle ambizioni Google nel settore. Nella settimana terminata il 19 luglio, il visitatore medio è stato su Google+ 5 minuti circa mentre l’omologo dato relativo a Facebook vede la media a quota 21 minuti e 50 secondi. In tal senso la differenza è dettata presumibilmente dalla ricchezza di contenuto dei due social network


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