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BREK.ZOOM 04. Zoom I 05. Zoom II 06. Zoom III PROSPETTIVE METROPOLITANE.SOCIETÁ 08. Caro Babbo Natale... mi regali un futuro? PROSPETTIVE METROPOLITANE.POLITICA 12. Nomi... PROSPETTIVE METROPOLITANE.COSTUME 14. Da Mauss ai regalini di Natale
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ATMOSFERE.CINEMA 18. Un Canto di Natale ATMOSFERE.MUSICA 20. Sing You A Song ATMOSFERE.MODA&LIFESTYLE 22. Let's Shopping ATMOSFERE.LIBRI 26. Il Dono. Ciò che siamo ATMOSFERE.VINO 27. L'inimitabile frutto delle Langhe ATMOSFERE.VIAGGI 28. Il Parco Nazionale del Pollino ATMOSFERE.ARTE 30. Death Note INCONTRI.GIOVANNI FASANELLA 36. Il sol dell'avvenire e l'orda nera
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FUORICAMPO.VISIONI 39. La rete del baratto 40. Una ricetta per Natale 41. Un dono senza calcolo 42. Oroscopo 2010 43. Quel quadretto da 5 euro 44. Il dono della vita 45. Donarsi. Atto di crescita economica
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FUORICAMPO.TECNOLOGIA 46. Crazy Gift BREK.POSTA 47. La Posta di BREK Magazine
EDITORE Soc. Cop. Sociale a r.l. via Nicola Sole, 73 85100 Potenza tel. 0971 36703 fax 0971 25938 PROGETTO GRAFICO IMPAGINAZIONE PUBBLICITÁ Soc. Cop. Sociale a r.l. via Nicola Sole, 73 85100 Potenza tel. 0971 36703 fax 0971 25938
STAMPA Grafiche Gercap / Foggia DIRETTORE RESPONSABILE Rossella Sagarese HANNO COLLABORATO Giovanna Caivano Alessandra Carlucci Mimmo Claps Vito Colangelo Anna D’Andrea Davide Galasso Michele Guido Marika Iannuzziello Antonio Lorusso Geradina Nella
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Michele Nella Nicola Pace Andreina Serena Romano Donato Sabia Leonarda Sabino Andrea Samela Simona Simone Riccardo Telesca WineR. BREK garantisce la libertà di pensiero e di espressione. Per questo motivo ogni collaboratore è singolarmente responsabile delle proprie idee e di ciò che scrive. Autorizzazione Tribunale di Potenza nº 376 del 7/5/08
IN COPERTINA: Mayer George “Woman in Bed”
A VOLTE SI RISOLVE NELLA MAGIA DI UN SECONDO. E C’È CHI PER TUTTA LA VITA NON SCOPRE MAI IL SUO PIACERE. DESCRITTO COME UN GESTO DI GODIMENTO EGOISTICO. O COME MASSIMA ESPRESSIONE DELL’ALTRUISMO. COSTOSO O RICICLATO. COMUNQUE, SEMPRE, PENSATO. MATERIALE, IMMATERIALE, SPIRITUALE. CI APPARTIENE DAL PRIMO ISTANTE DI VITA E LO RIEVOCHIAMO A SCADENZE PREFISSATE. LO ASPETTIAMO, LO DESIDERIAMO, E QUALCHE VOLTA LO PRATICHIAMO. PUÒ ESSERE UN GESTO, UN PENSIERO, UN OGGETTO. È UN DONO. È IL DONO. CI RICORDIAMO SEMPRE LA PRIMA VOLTA CHE CI DONARONO UN BACIO. UN ABBRACCIO. UNA CAREZZA. UNO SGUARDO. LE PRIME MATITE COLORATE, LA BICICLETTA, UN DISCO. LO RICORDIAMO PERCHÉ A NOI È ARRIVATO UN PEZZETTO DI ANIMA. IL DONO NON È UNA PRATICA COMMERCIALE. NON CONFONDIAMOLO CON IL REGALO. NON AFFRETTIAMOCI A INCARTARE PACCHETTI. LA CONFEZIONE PIÙ BELLA NON GARANTIREBBE LA PROFONDITÀ DELLA SUA ESSENZA.
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GUARDIE & LADRI
Bimbo di 5 anni organizza furto all’asilo
Quando le maestre dell’asilo di Jirlau, in Romania hanno trovato una finestra rotta nel retro dell’asilo dove lavorano e diverse stanze messe a soqquadro, hanno immediatamente pensato ad un furto ed hanno chiamato la polizia. Gli agenti sono prontamente intervenuti e, esaminando la scena del crimine, hanno notato però uno strano particolare: non era stato minimamente toccato il (poco) denaro presente nell’asilo, ma erano spariti solo due sacchi di giocattoli. Pochi giorni dopo, due bambini di 5 e 13 anni, hanno confessato il furto. Il più piccolo non poteva fare a meno dei suoi giochi a tal punto da non riuscire ad aspettare fino a settembre per poterci giocare di nuovo, e perciò aveva convinto l’amico più grandicello ad aiutarlo nel furto.
IL GORILLA PIGRONE
Film a luci rosse per gorilla “inappetenti”
I gorilla, si sa, in amore sono pigri. E per risvegliare i loro istinti sessuali, i responsabili di uno zoo hanno somministrato loro una razione quotidiana di filmini a luci rosse, fatti arrivare appositamente dagli Stati Uniti. Il fatto è accaduto in uno zoo della provincia di Shizouka: nella gabbia di uno scimmione poco interessato alla sua compagna è stato predisposto uno schermo che trasmette più volte al giorno scene di accoppiamenti tra gorilla. Dopo parecchie proiezioni, lui si è deciso ad adempiere al proprio dovere coniugale.
UNA NONNA ALL’ASTA
Nonnina insopportabile? Vendila all’asta!
Una bambina britannica di 10 anni ha messo in vendita la nonna su e-bay perché non ne poteva più delle sue lamentele. Sul popolare sito di aste, Zoe Pemberton ha descritto la nonna come una “seccatrice che si lamenta in continuazione”, ma anche molto “coccolona e amante dell’enigmistica”. Zoe non ha messo un limite minimo di prezzo, ma, prima che gli amministratori cancellassero l’annuncio, sono arrivate 27 offerte (la più alta è stata di 2.000 sterline).
DAL GIALLO AL NERO
I Simpson nel Continente Nero
The Simpsons sbarca nel Continente Nero. La famiglia più amata e irriverente del mondo, si presenta del tutto cambiata, dal colore della pelle, alla birra, agli abiti. Il tutto, ovviamente, in stile afro. Le reazioni dei fans però, non sono state del tutto positive. Considerando che gli originali hanno la pelle gialla, e che i capelli di Marge sono blu, sembra folle stravolgere così le sembianze della famiglia di Springfield, adattandola a quelle di un continente. Ma la paura è di vederne, a breve, una nuova versione con occhi a mandorla e kimono!
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LA MARIJUANA VA A RUBA
Aiuto polizia! Mi hanno rubato l’erba!
Quando una cosa è tua, la custodisci gelosamente in casa e dei malviventi te la portano via, è normale affidarsi alle forze dell’ordine per rientrare in possesso del maltolto. Certo. Ma se il bottino dei criminali consistesse nella vostra personale piantagione domestica di... marijuana la faccenda si complica! Una 54enne del Michigan non ha esitato infatti a chiamare gli agenti dopo essere stata derubata delle sue piantine ma, al loro arrivo hanno arrestato la donna per produzione e spaccio di droga, anche se lei sostiene si trattasse di coltivazione ad “uso personale”. Dei due ladri di piantine ancora nessuna traccia, la polizia li sta cercando.
È NATO GOOGLE
Con un nome così troverà tutto!!!
Una coppia di coniugi svedesi, particolarmente attaccata alla Grande Rete, ha deciso di battezzare il proprio figlio con il nome del famoso motore di ricerca Google. Il bimbo, nato lo scorso 12 settembre, è stato registrato all’anagrafe come Oliver Google Kai. L’idea, di certo originale, è venuta al neo papà, Walid Elias Kai, ricercatore del settore hi-tech che si è autodefinito un vecchio “fan di Google-dot-com”. Carol, mamma di Google Kai, ha fatto sapere che la decisione era stata presa già da tempo. Il papà, infatti, aveva contattato lo staff di Google.com che, immediatamente aveva dato il proprio benestare facendo anche gli auguri ai coniugi.
Una passione che incastra!
Non è riuscito a fare a meno di collegarsi a Facebook nemmeno mentre stava rubando in un appartamento e non ha considerato che così stava lasciando i suoi dati. È successo nel comune di Albano Laziale, alle porte di Roma, dove i carabinieri hanno arrestato un giovane di 26 anni del posto, per furto in abitazione. Il ladro infatti, nel corso di uno dei suoi ultimi colpi, avendo trovato un Pc acceso, non aveva resistito a collegarsi con i suoi dati al social network Facebook per comunicare con i suoi amici anche mentre stava rubando.
POVERI LADRI!
Inseguiti dalle proprie vittime!
Poveri ladri, nessuno più li rispetta. A Bolzano due malviventi sono stati colti con le mani nel sacco mentre tentavano di rubare la benzina dai mezzi di una concessionaria. I proprietari però li hanno inseguiti e per evitare il linciaggio sono stati costretti a rifugiarsi sul tetto di un capannone. Un’esperienza a dir poco umiliante, aggravata dal fatto che i furfanti hanno dovuto chiedere aiuto alla polizia che è intervenuta sul posto e, dopo aver tranquillizzato i titolari della rivendita, hanno fatto scendere i malviventi. Ora sono in salvo, in carcere.
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SCANNER AEROPORTUALI
Nudi. Fin nei più intimi dettagli!
All’aeroporto di Manchester è entrato in funzione un nuovo tipo di scanner che individua in un battibaleno se le persone controllate nascondono sotto i vestiti armi oppure oggetti impropri. L’apparecchio è talmente sensibile che non serve nemmeno togliersi la giacca o la cintura. In cambio, però, produce immagini in bianco e nero che “svestono” i passeggeri. Gli operatori distruggeranno le immagini non appena visionate, e chi vuole può rifiutarsi di passare sotto le macchine. Il ministero dei Trasporti ora avrà un anno di tempo per decidere se installarle in modo permanente. I dubbi per quanto riguarda la privacy esistono. Gli scanner, infatti, producono immagini dettagliate dei genitali, rivelano la presenza di piercing e di protesi al seno.
BASTA COI TERMOMETRI!
Ecco la tutina per la febbre
Grande novità! D’ora in poi i genitori potranno sapere se il loro bimbo ha la febbre semplicemente guardando il colore della tutina che indossa. La tutina si chiama Baby glow e passa dal colore rosa, azzurro o verde al bianco quando la febbre supera i 37°. Vi sembrerà un idea un po’ strampalata e che non avrà alcun futuro forse, però il suo inventore ha già intascato 12 milioni e mezzo di sterline da un azienda tessile. La tutina rivela febbre da ottobre sarà disponibile in Gran Bretagna e il costo sarà di circa 20 sterline.
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La notte scorsa ho fatto un sogno… una grande piazza (somigliante a Piazza Mario Pagano…), in cui tanti individui discutevano di questo e quel problema, cercando in maniera pacifica di porvi soluzione. Il tutto richiamava molto, nella sua atmosfera onirica, il tempo dell’antica Grecia in cui con il termine Agorà si indicava la piazza principale della polis, città stato, sede delle assemblee dei cittadini ove questi si riunivano per discutere di tutti i problemi della comunità e proporre liberamente delle leggi e dei programmi di azione. Beh… nel mio sogno tutto ciò sembrava così reale… la piazza di Potenza come luogo della democrazia per antonomasia, in cui i cittadini erano parte attiva dei processi decisionali spettanti ai pochi prescelti al potere; una sorta di potere del popolo, del territorio. Driin!!!… Driin!!!… No, la sveglia! Devo alzarmi per andare a lavoro! Ma il sogno che stavo facendo era meraviglioso: una Lucania governata dal popolo… e la curiosità di scoprirne il seguito mi tenne ancora a letto con il rischio di portare un netto ritardo e ricevere un richiamo dal mio capo! Ma non mi importava… così mi sono girata dall’altro lato e come per incanto dalla polis dell’antica Grecia mi sono trovata catapultata all’anno 1902 e precisamente il 29 Settembre in cui un certo Zanardelli (primo presidente del Consiglio dei Ministri) stava tenendo un sentito discorso alla popolazione potentina. Le questioni che tale Zanardelli enunciava mi ritrasportavano
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stranamente dalla dimensione onirica di quello strano sogno alla cruda realtà! Infatti al termine della sua visita in Basilicata, il Presidente Zanardelli incaricò l’ingegnere capo del Genio Civile di Cagliari, Eugenio di Sanjust, di esperire un’approfondita indagine sulla Basilicata e, quindi, di compilare una relazione generale sui problemi locali. Quella che fu definita l’inchiesta Sanjust, costituì, successivamente, la base per il testo della legge speciale per la Basilicata, approvata alla Camera nella tornata del 23 Febbraio 1904. Ma tralasciando questi riferimenti storici, il tale Zanardelli pronunciava ai potentini queste parole: “Io lamento le condizioni della Basilicata perché sono miserrime e perché effettivamente, quasi quasi non le comprendo, tanto lo stato presente di quella provincia è in disarmonia con la sua antica floridezza che i deputati della provincia conoscono meglio di me. Ad ogni modo quest’opera di redenzione per restituire la Basilicata al suo antichissimo splendore sarà certo negli intenti miei e del Ministero in quanto è possibile. Io dico, mi farò collaboratore dei deputati della Basilicata allo scopo di giovare a questa provincia e di restituirle le grandezze di un tempo”. Anche lui non comprendeva… come non comprendiamo noi Lucani, come una regione come la nostra piena di ricchezze naturali e di petrolio, sia così povera! E i problemi che il vecchio Zanardelli mensionava nella sua
relazione erano riconducibili al fatto che dopo l’Unità, la Basilicata contava, con un territorio di poco più di diecimila chilometri quadrati, una popolazione di circa cinquecentomila abitanti, con una densità demografica, quindi, di cinquanta unità per chilometro quadrato. Di tutta la superficie della regione, afflitta in gran parte da grave dissesto idrogeologico, le restanti erano adibite a colture seminativo-cerealicole, con qualche ristretta zona riservata a vite e a ulivo. Un paesaggio, dunque, spoglio, con un’economia in prevalenza cerealicolo-pastorale, con una piccola percentuale di territorio alberato e di cultura intensiva, in cui i contadini vivevano di un’agricoltura ancora primitiva e di mera assistenza. Pesavano, inoltre, sulla regione, la scarsità di sbocchi commerciali, l’assenza pressoché completa di una struttura viaria e ferroviaria, la difficoltà di accesso ai capitali monetari, la tendenza dei braccianti ad emigrare. Ancora più impressionante appariva la staticità della Basilicata, considerati i dati riferiti all’analfabetismo, all’igiene, alla morta-
lità, alla consistenza delle organizzazioni operaie e contadine. Sconfortante risultava l’organizzazione sociale, scarsissime, infatti, erano le organizzazioni politiche e sindacali dei lavoratori ed altrettanto esigui i sodalizi agrari. La Basilicata, a differenza delle altre regioni italiane, era priva delle Camere di Lavoro ed aveva la più bassa quota di leghe dei lavoratori. A tutto ciò si aggiungeva l’inesistenza di istituti bancari in grado di incrementare gli investimenti locali. La Basilicata, infatti, non compariva nella graduatoria nazionale dell’epoca delle società di credito, unica fra le regioni meridionali. La conseguenza, estremamente dannosa per la regione, fu lo spostamento migratorio, che coincideva con il periodo produttivo della vita umana e che, quindi, riguardava persone che avevano superato il 15° anno di età e che avevano resistito ai mali del tempo, temprati più che mai nel fisico. … Apro gli occhi e mi accorgo che tutto ciò era un sogno! Meno male…
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Oramai era tardi per andare a lavoro… e soprattutto dalla visita di Zanardelli sono passati più di 100 anni! Sì… ma mi guardo intorno e il tempo sembra essersi fermato a cento anni fa! I giovani continuano a lasciare la Lucania che offre scarse o quasi nulle possibilità di occupazione. L’analfabetismo è scomparso lasciando il posto ad un alto indice di alfabetizzazione (perché i giovani lucani sono quasi tutti laureati), seguito da un crescente tasso di disoccupazione che colpisce in quest’ultimo periodo soprattutto i lavoratori precari… cioè i giovani. Da un’economia prevalentemente cerealicolo-pastorale, siamo passati ad un’economia basata sulla logica del clientelismo… oggi anche alle poste “ti sbrighi prima se conosci qualcuno!” E i trasporti… le vie di comunicazione? Basta menzionare la SalernoReggio Calabria… e non bisogna aggiungere altro. Per non parlare di tutti gli investimenti sbagliati risultanti in attività e aziende che dopo qualche anno di mediocre produzione chiudono lasciando in cassa in-
tegrazione centinaia di padri di famiglia. Cari lettori queste righe non vogliono essere una inutile lamentela della solita giornalista di turno che denuncia dei fatti a tutti evidenti… ma una ennesima lettera di denuncia di una situazione che non può andare avanti… si rischia una perdita di identità della nostra Regione! Se dovesse ritornare lo “Zanardelli” di turno si troverebbe a pronunciare le solite parole negative per descrivere la Basilicata, con un’unica differenza: oggi, cari Lucani, siamo tutti più informati e alfabetizzati per capire che la situazione non è chiara e che bisogna correre ai ripari e avviarsi verso un cambiamento. Chi ha governato questa regione, chi ha seduto le aule dei consigli regionali è responsabile di questa disfatta. Quindi il mio messaggio va so-
prattutto ai giovani… cerchiamo di fare in modo che il dono per il 2010 da chiedere a “Babbo Natale classe dirigente” sia il nostro futuro. Un futuro da vivere in maniera dignitosa nella nostra terra madre, la Lucania. Rossella Sagarese
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Purtroppo l’elenco potrebbe continuare a lungo, forse potrebbe riempire l’intero numero. Nomi? Solo un lungo elenco di nomi? E tutti accomunati dallo stesso triste epilogo? No. Persone. Straordinari esempi di civile impegno quotidiano. Tutti amati e ricordati per un grande gesto: il dono della propria vita. Libertà, democrazia, diritti, progresso, uguaglianza, rispetto, emancipazione, legalità. Anche qui l’elenco potrebbe essere sterminato. Parole? Solo un lungo elenco di parole? E tutte accomunate dallo stesso svuotamento semantico? No. Idee. Potenti strumenti di mobilitazione di massa. Ragione di vita per chi, attraverso il sacrificio della propria vita, a queste parole ha ridato senso e speranza. In un momento di tragica assen-
za di valori, sogni, progetti, idee è opportuno riflettere tutti insieme su quale dovrà essere il nuovo cammino da intraprendere. E ogni riflessione non può non partire da ciò che di buono e di positivo il nostro passato (anche quello prossimo) ci ha lasciato. Ogni nome una testimonianza di autenticità. Di vita vissuta nel massimo dell’onestà. Sempre alla ricerca e alla conquista di uno spazio in cui il protagonista primo è l’uomo e non i suoi interessi. Ogni nome, una storia esemplare di lotta per la ricerca della verità. O per sconfessare bugie mirate ad occultare realtà da non conoscere. Ogni nome un segno di grandezza del pensiero umano. Capace di mostrare il suo più grande genio nella semplicità di azioni quotidiane che hanno come denominatore comune il bene di tutti. Ma nell’agenda quotidiana di oggi, composta di aggressioni mediatiche, menzogne preconfezionate, schifoso gossip sessuale, assenza di dibattito
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politico, quanto appena scritto sembra proprio un’utopia irrealizzabile. Non si vedono all’orizzonte persone capaci di riproporre alla nostra quotidianità uno spunto critico da cui ricominciare. Ogni cosa sembra svuotata dal suo senso originario e calibrata solo ad un’assuefazione di marketing commerciale. Sfera politica compresa. Allora spazio alla reclame di Stato da propagandare in ogni dove. Ed è deprimente contemplare chi vende consenso in cambio di un’appartenenza capace di tranquillizzare l’anonimato della propria anima. Per fortuna rimane la memoria e continueremo ad esercitarla recitando in maniera cadenzata un rosario di nomi. Federico Garcia Lorca, Camilo Torres, Salvador Allende, Víctor Jara, Nicola Sacco, Bartolomeo Vanzetti, Giacomo Matteotti, Luigi Calabresi, Guido Rossa……….. Nicola Pace
Tra il 1923 e il 1924, Marcell Mauss (1872-1950), pubblicò un lavoro destinato a diventare la sua opera più conosciuta, “Essai sur le don” recitava il titolo, “Saggio sul dono”. Ora, senza nutrire la benchè mi-
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nima presunzione di poter tediare così facilmente un qualsiasi lettore con degli studi, come dire, un tantino strani, condotti su popolazioni lontanissime da noi sia geograficamente che culturalmente, mi limiterei nel
menzionare definizioni tecniche e passerei alla mera riflessione dello studioso. Mauss si interrogava sul “carattere volontario, per così dire, apparentemente libero e gratuito, e tuttavia obbligato ed interessato, di queste popolazioni” nei confronti dell’atto del donare. Lo scambiarsi dei doni, per inciso, era una pratica diffusa e l’antropologo supponeva che tale meccanismo si articolasse in tre momenti fondamentali basati sul principio della reciprocità: dare l’oggetto, più precisamente il dono; ricevere l’oggetto, ovviamente presupponendo che sia stato accettato e, infine, ricambiare l’oggetto con un altro oggetto. Ma cosa significa “un principio di reciprocità”? Per intenderci, si supponeva che gli oggetti in sé avessero una sorta di “qualità” e che al momento dello scambio, tali qualità passavano dalla persona che cedeva il “dono”, alla persona che tale “dono” lo riceveva. La “qualità” aveva un certo alone mistico, ovviamente: non potevi non donare a tua volta, la vendetta ti avrebbe perseguitato! Secondo i Maori, lo Hau, era lo spirito della cosa donata e chi lo riceveva si poneva in una situazione di debito nei confronti del donatore e lo obbligava quindi, a ricambiare per restaurare una specie di “equilibrio delle forze” che si alterava all’atto del donare. Era quindi un dono “vincolante”, un dono a metà. Se mi obblighi a ricambiarlo... che dono è?
attimino più concreti (o spietati), per creare e/o rafforzare relazioni umane tra conoscenti. Basta pensare ai regalini bellissimi e fantastici che tutti noi attendiamo ansiosamente a Natale, Pasqua, compleanno, onomastico, complimese (strano termine che sta ad indicare l’anniversario di qualche avvenimento che prevede una scansione in mesi e non in anni)... e chi più ne ha più ne metta. Ma, per dono, si intende molto di più. Donare è altro. Il suo valore è molto di più. Ovviamente sappiamo che per dono si intende il passaggio di proprietà di un bene da un soggetto ad un altro senza una compensazione, altrimenti avremmo uno scambio commerciale. Ma pensiamoci bene... In fondo in fondo, nel donare, la reciprocità di cui parlavamo prima, tanto cara alle società primitive, non è proprio scomparsa. Un’aspettativa di reciprocità, cioè un ritorno del dono c’è ancora oggi... Provate ad immaginare se per il vostro compleanno chi “deve farvi un regalo” non ve lo fa. Dallo Hau dei Maori si passa velocemente ad una velata, ma non troppo, faccina triste e sconsolata! Ma, donare non è questo. Donare è altro. Il suo valore è molto di più. Faccio una domanda chiara ed esplicita. Provate a darne una vostra risposta. La domanda è: che cos’è il dono?
Ritorniamo per un attimo ai nostri fantastici “anni zero”. Lo scambio dei beni, sia per noi “evoluti occidentali”, sia per le “società primitive”, è un modo tra i più comuni ed universali per creare relazioni umane o per creare ponti con il divino, si pensi ai “Voti” fatti dalle nostre nonne a qualche Santo... o, per essere un
… sbagliato! Il dono non è una cosa: la cosa si dà, il dono si dona. E dare e donare non si rifanno proprio alla stessa cosa. “Il dono non è una cosa”: significa che la cosa è un mero oggetto presente e fisico, mentre il dono è un rendersi presente.
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Siamo tutti d’accordo che la birra (esempio simpatico, non trovate?) che compro al bar non è la stessa birra che offro all’amico assetato, anche se l’oggetto in questione è lo stesso identico boccale di birra. Non volevo banalizzare. Se l’ho fatto, al posto della birra leggete acqua. Donare significa molto di più. Significa avere Fiducia, grande fiducia negli altri. Fiducia che forse noi, evoluti occidentali, abbiamo perduto da troppo tempo. Se mi è concesso a Lévi-Strauss. Leonarda Sabino
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1843: Charles Dickens dona a noi bestemmiatori il Canto di Natale (titolo originale A Christmas Carol), l’opera più importante della cosiddetta serie dei Libri di Natale: un gruppo di opere, che attraverso il tema del Natale, denunciano la povertà e lo sfruttamento minorile. 1983: la Walt Disney, nella figura di Burny Mattinson (già sceneggiatore di Le avventure di Bianca e Bernie), realizza, per il piccolo schermo, la trasposizione animata del capolavoro di Dickens, il Canto di Natale di Topolino (titolo originale Mickey’s Christmas Carol), un vero e proprio piccolo dono cinematografico di appena 25 minuti. La tecnica di realizzazione è quella classica e indimenticabile dell’animazione bidimensionale, disegni che hanno incantato per decenni piccoli e non, avvolgendo l’occhio nella magia leggera e mai scontata della favola, nell’atmosfera incantata di un mondo fatto di paperi, topi, nani e streghe. I personaggi del racconto sono
quelli della più bella tradizione disneyana, infatti ritroviamo Zio Paperone nel ruolo dell’avaro Ebenezer Scrooge, Topolino in quello del povero dipendente Bob Cratchit; Paperina diventa Isabelle, la moglie di Scrooge; Pippo il defunto socio di Scrooge, Jacob Marley; il Grillo Parlante e Gambadilegno diventano rispettivamente lo Spirito del Natale Passato e lo Spirito del Natale Futuro e così via. Il film è una parabola sulla bontà e il senso del Natale. L’avaro e avido Scrooge passa le sue giornate a incassare e a contare soldi. La sua ossessione per il denaro lo ha portato ad una vita di solitudine e cattiveria. Sottopaga il suo dipendente Cratchit, riducendolo alla povertà, e non concede ai poveri bisognosi neanche uno spicciolo della sua immensa fortuna. La notte di Natale il tiranno Scrooge riceve una inaspettata sorpresa, gli fanno visita tre spiriti, lo Spirito del Natale Passato, quello del Natale Presente e
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quello del Natale Futuro. I tre spiriti gli mostrano cosa è stata, cos’è e cosa sarà la sua vita. Da qui in poi la vita dell’avaro papero cambierà. Il Canto, nella sua semplicità, è una elegia, un inno all’altruismo, al senso del dono, dono inteso non come semplice offerta di qualcosa ma come relazione attiva con l’altro, dove l’altro non è un numero ma essere vivente, essere co-esistente della nostra stessa realtà. Il nostro vivere quotidiano ci sbatte in faccia la necessarietà della presenza dell’alterità, senza la quale, infatti, noi non possiamo essere quello che siamo. La gente che ci circonda è inevitabilmente co-partecipe, direttamente o indirettamente, della nostra realizzazione. Il credere di essere soli e di poter agire e crearci nella piena solitudine è un'illusione. L’isolamento porta ad un impoverimento della persona, al contrario il donarci, il relazionarci con gli altri, anche quando ciò ci sembra un ostacolo o qualcosa
di negativo, ci rende protagonisti e agenti attivi della nostra esistenza e della comunità in cui viviamo. In tal modo, il Natale diventa metafora evidente e lampante del dono-relazione, il punto più alto del sentire e il co-partecipare alla vita. Purtroppo è banale sentir dire: “A Natale siamo tutti più buoni!”, come se negli altri giorni non lo fossimo, ma a tratti, a nostro malincuore, sembra proprio così. Sembra che ci debbano ricordare che la nostra dimensione è quella della relazione, è quella del vivere con-gli-altri. Abbiamo bisogno di moniti, abbiamo bisogno del Natale. Durante tutto l’anno abbiamo
la pretesa di crederci i soli, di crederci gli unici fautori della nostra vita e poi sconfitti ci rifugiamo sotto l’albero. Il Natale è anche il momento in cui, intorno alla tavola imbandita, la famiglia parla e racconta di fatti passati e di quello che è e qualcuno, coccolato dall’atmosfera di tranquillità e giovialità, azzarda anche qualche progetto per il futuro. É quello che fanno i tre spiriti del Natale con l’avido Scrooge, gli fanno vedere ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà della sua esistenza. Infatti la nostra vita è un percorso unico, non esistono divisioni nette tra passato, presente e futuro, ogni evento ha valore per sé in quel momento ma si inter-
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seca inevitabilmente con gli altri passaggi del nostro esistere. Il passato, o per meglio dire il nostro presente passato, influenza necessariamente il nostro divenire, a volte in forma di causalità, altre volte in forma di insegnamento. Così, guardando un po’ più spesso nello specchio del passato, potremo trovare e leggere un piccolo manuale di istruzioni per orientare il nostro presente e il nostro presente futuro verso la pienezza del dono-relazione. Non ci resta che scrivere una lettere a Babbo Natale e chissà che l’indomani non troviamo sotto l’albero un bel Canto da cantare tutto l’anno. Davide Galasso
Niente paura, nonostante una malsana tentazione abbia fatto capolino, non starò qui a sbrodolarmi con il gioioso significato della pappona melensa e overrated quale All I Want For Christmas Is You di Mariah Carey...
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A pensarci bene però sarebbe stato un bel colpo, ma no, non potrei farlo mai. Troppo kitsch anche per me. Spaventare il lettore però non ha prezzo, con o senza Mastercard. Ad ogni modo, ciò di cui voglio
parlare l’avete capito. Sintonizziamoci sul “ti regalo una canzone”. In linea di massima i musicanti fanno/dedicano pezzi all’amata, alla mamma e talvolta alla droga (ah, birboni!). Tralascio le ovvietà e vi sottopongo qualche chicca interessante. Penso al signor Maynard James Keenan, che con gli A Perfect Circle in Judith si scaglia contro la madre e la sua cieca fede religiosa, alla quale evidentemente la donna si aggrappa, ma che non la salverà, anzi: You’re such an inspiration for the ways that I’ll never ever choose to be oh so many ways for me to show you how the savior has abandoned you fuck your God, your Lord and your Christ he did this, took all you had and left you this way. Non tradurrò per mancanza di spazio, ma vi assicuro che non si tratta propriamente di “mamma, solo per te la mia canzone vola”. Passa qualche anno e con i Tool, il figliol prodigo torna, probabilmente perchè la madre è morta.
Le tributerà un incanto: 10.000 days (Wings Pt.2) conosciuta anche meglio come Wings For Marie, dichiarazione dell’amore di figlio ad una donna che dopo 10.000 giorni di paralisi dovuta ad un incidente, ha lasciato questo mondo. Epigrafe che Maynard scrive con tutte le parole d’amore che possiede, come a voler dimostrare il proprio affetto controverso, pentito di non averlo fatto prima. Rimedia così, sussurrando parole di preghiera, con la gratitudine di chi sa che la donna non ha avuto una vita propria per trent’anni, appunto, 10.000 giorni. Non è una conversione religiosa, si tratta piuttosto dell’adozione del sentire di una persona amata, la cui vita di dedizione e sofferenza - superato il rifiuto iniziale per il destino assegnatole - appare al figlio come un inferno: Ten thousand days in the fire is long enough. You’re going home. Se non è amore filiale questo. Stessa disperazione, ma nessuna speranza di redenzione negli Alice In Chains: il lead sin-
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ger Layne Staley si rivolge con un inno straziante all’eroina, che l’ha ucciso nel 2002. Già il titolo Down In A Hole (“giù in un buco”) è emblematico: Layne è consapevole della sua progressiva autodistruzione, così canta che non sa se potrà salvarsi dalla morte. Torna il tema delle ali, il ragazzo vorrebbe volare e liberarsi da questa dipendenza, ma non può, le sue ali sono già distrutte: Down in a hole, feeling so small, down in a hole, losin my soul. I’d like to fly, but my wings have been so denied... Riposa in pace occhi tristi. Dall’amore marcio per ciò da cui si vuol fuggire a quello sano e semplice che si vuol coltivare: signori, vi presento l’uomo che voglio sposare, almeno per questa stagione: il pluritatuato Dallas Green, che regala The Girl alla sua novella moglie (sigh, troppo tardi). Chitarra e voce, marcato respiro country ed una piccola storia: lui è spesso lontano per realizzare i suoi sogni, lei lo aspetta e si impegna al massimo affinché, nonostante tutto, tra di loro funzioni. Lei merita il meglio, infatti quando piange, un pezzo del cuore di lui muore, sapendo che potrebbe essere la causa della sua tristezza e riconosce che se lei andasse via lui sarebbe perso. La sua donna non chiede collane di perle né diamanti, ma solo amore ed è per questo che lui le ha scritto una canzone: You don’t ask for no diamond rings, no delicate strings of pearls, that’s why I wrote this song to sing my beautiful girl. Oddio Dallas, te la sei cavata con poco devo dire, ma ragazzi volete mettere la memoria lasciata ai posteri? Wow. A voi è mai stata regalata o dedicata una canzone? Quale? Io non mi sento in debito, con questo pezzo vi ho regalato quattro perle. E buon Natale. Alessandra Carlucci
Risale esattamente ad un anno fa il mio primo articolo per Brek che usciva nel periodo natalizio. Ad un anno di distanza eccomi ferma a riflettere sul nuovo tema: il dono. Anche in questo caso si tratta del periodo natalizio. Ho ufficialmente esaurito le idee. Sto cercando di scervellarmi su cosa scrivere per parlare di dono in modo originale pensando che, come scrive sempre la redazione, al centro del magazine c’è l’uomo e il mondo contemporaneo. Si potrebbe parlare di tutto. Se volessimo essere buonisti, potremmo trattare questo tema dedicandoci all’importanza del dono verso chi è più debole di noi. Spogliarci dai beni materiali per offrire qualcosa a chi è più bisognoso. Non è questo forse lo spirito del Natale? Essere più buoni e fare del bene. Beh, non è così. Tutti dicono che vorrebbero la pace nel mondo, ma invece sotto l’albero aspettano il regalo in voga al momento.
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È il materiale che ci affascina, e che ci fa stare bene. Non è lo scambio con gli altri. Certo ci si può nascondere dietro i regali di beneficenza. Oggi mi sento buono perché ho comprato la candela dell’unicef e grazie al mio sostegno, in Africa i bambini adesso avranno qualcosa in più. Non diciamo fesserie! La candela dell’unicef l’abbiamo comprata perché ci piaceva e stava bene nel contesto. Quindi il mio modo originale di parlare di dono potrebbe essere solo ed esclusivamente dire che l’unico vero dono è quello materiale. Quindi forza. Lista alla mano. Oggi vi porto nel magico mondo dei regali. A questo punto potrei iniziare una lista infinita di cose da regalare, tipo un viaggio per 2 settimane in India, un mega televisore al plasma (che adesso con lo switch off servirebbe), gioielli. Ma mi rendo conto che queste
liste sono inutili. Chi può spendere tutti questi soldi per regali? La soluzione però potrebbe essere scoprire come spendere meno per avere le stesse cose e come trovare idee originali e carine per i vostri prossimi regali. Benvenuti nel magico mondo del web shopping. Negli ultimi anni sono nati tantissimi siti che si occupano di vendite di marchi importanti a prezzi scontati. Io che sono iscritta a tutti, posso dire che in effetti molto spesso capitano delle cose niente male. Il sito internet più diffuso è indubbiamente Yoox (www.yoox. com). Potrete trovare abbigliamento e accessori delle stagioni precedenti o di magazzino a prezzi, non dico accessibili perché comunque si parla di marchi di lusso, ma molto più bassi dei negozi. Altro sito da tenere sotto controllo è SaldiPrivati (www.saldiprivati.com). In questo sito è necessario richiedere l’invito. Vi metteranno in lista d’attesa ma tempo una settimana sarete come tutti all’interno del sito per controllare le vendite eccezionali. Da monitorare spesso, perché offre non solo abbigliamento ed accessori, ma anche tanti altri prodotti come profumi, biancheria, giochi e cioccolatini. Un mix di cose, che però sono sicura potranno essere consiglieri per i regali di Natale. VentePrivee (www.vente-privee. com) è un altro portale molto carino a cui è necessario iscriversi, e che spesso prevede delle vendite vip di marchi molto importanti. Ultima in ordine cronologico, la vendita di Bottega Veneta: un’oasi per noi malate di shopping. Tra i miei preferiti c’è Privalia (www.privalia.com). Non sto a dilungarmi sulle sue caratteristiche perché sono esattamente le stesse degli altri siti già citati. A differenza degli altri, questo sito è meno anonimo e ti
rende più facile lo shopping. Net-a-Porter è, invece, un sito americano specializzato nella vendita on line di marchi del lusso. Dalle vertiginose scarpe Jimmy Choo e Christian Louboutin alle borse Prada e Burberry fino all’abbigliamento visto sulle passerelle. I prezzi non sono accessibili però vale la pena controllare ogni tanto le offerte speciali. Surfando nel web, cosa che mi diverte da impazzire, scopri miriadi di siti di vendita on-line. Alcuni di questi davvero bizzarri. Tra questi Monastic-euro (www. monastic-euro.org), sito che si occupa della vendita di prodotti artigianali provenienti da monasteri francesi e di soggiorni spirituali. In questo caso, il dono sarebbe sicuramente originale. Per chi ama il vintage, segnalo A.N.G.E.L.O., il più importante mercante di vintage in Italia. Se passate da Lugo dovete assolutamente fermarvi nel suo enorme spazio. Vi ritroverete catapultati anni indietro nel mondo delle nostre nonne. E se sarete fortunate potrete visitare il piano nascosto con la collezione luxury del proprietario. Molti dei prodotti sono disponibili anche on-line sul sito www.angelo.it. Per l’abbigliamento notturno e le seduzioni dell’intimo ci sono alcuni siti che secondo me andrebbero visitati. Primo tra tutti il sito delle vendite on line di La Perla (www. laperla.com). Qui troverete tutti i prodotti del marchio intimo italiano più seducente e una sezione apposta dedicata ai saldi. Assolutamente da non perdere. Per chi ama l’intimo un po’ particolare, ma di gran pregio, Coco de Mer è la boutique numero uno (www.coco-de-mer.com). Assolutamente vietata ai minori, esplicita e irriverente, offre una serie di pro-
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dotti divertenti e come dire... ”efficaci”. Ma non dimentichiamoci dei nostri amici a 4 zampe. Anche loro hanno un mondo dedicato, fatto di cucce, abitini, collari e altre cose totalmente inutili, ma così necessarie. Hallo Dog (www.hallodog.com) è la boutique on line di accessori firmati per il tuo cane. Per renderlo chic sulla neve, o a passeggio per il centro. Una serie di prodotti divertenti. Unico neo del sito? Dover spendere 80 euro per un cappottino! Noblesse Fashion Dog (www. noblessefashiondog.com) è un sito “For Noble Dog Only”. Quindi se pensi che il tuo cane sia un principe, qui troverai ogni cosa per renderlo felice. Glamour Pets Boutique (www. glamourpetsboutique.com) è l’ultimo dei molti siti deidicati ai cani altezzosi. Qui troverete letti a baldacchino, culle e passeggini per i vostri amici pelosi. Come vedete non è difficile scialacquare il proprio denaro in poco tempo e senza alcuna fatica. Serve solo un computer, una carta di credito e il gioco è fatto. Perché il dono più bello viene dal cuore. Andreina Serena Romano
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Es Gibt, l’essere dato, caduto. Ma come non notare l’affinità, come non notare che il tedesco Gibt ha una origine comune nell’etimo con l’inglese gift, il regalo, il dono, ciò che viene dato senza interesse. L’Es Gibt però non è un qualunque dono, dato come se fosse un comune oggetto. L’Es Gibt è l’Essere dato, gettato, caduto, donato nel mondo dell’Essere stesso, che nella sua condizione di gettatezza è Esserci, cioè l’Essere nel mondo, col mondo, immerso in esso come e perché parte di esso: la condizione umana. Il dono è qualcosa di cui facciamo parte perché è la nostra stessa condizione ad esserlo, un dono che come tutti i doni è qualcosa di non richiesto, qualcosa che, se è un dono sincero, è inaspettato, a volte non voluto, spesso neanche piacevole. Martin Heidegger parla della gettatezza dell’essere in molte delle sue opere, d’altronde è uno dei suoi pensieri dominanti
analizzare la condizione d’Esserci per rispondere all’eterna domanda sull’Essere. In particolare è la sua opera di riferimento, Essere e tempo, il punto del suo pensiero dove maggiormente Heidegger concentra la sua attenzione per l’Esser-ci come dato nel mondo. Intendiamoci immediatamente, il filosofo si esime categoricamente dal dare giudizi di valore morale sul modo d’essere dell’Esser-ci, ma non può non tracciare una precisa differenza tra l’esistenza inautentica e quella autentica. L’esistenza inautentica è quell’esistenza in cui noi, detentori del dono di Esser-ci, in quanto noi stessi Esser-ci, ci perdiamo nel “Si” della chiacchiera, nel passivo stare nella quotidianità del “si dice”, che altro non è che la quotidianità in cui ogni cosa è misurabile ed in base alla sua misura assume il suo valore: cioè quello che siamo abituati a fare in ogni istante della nostra vita, ovvero vedere tutto ciò che ci circonda sotto la prospettiva
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dell’utilizzabilità, della fruibilità, della proficuità che ciò che ci circonda può potenzialmente darci. Cos’è dunque, in contrapposizione a ciò, un’esistenza autentica? È innanzitutto un’esistenza che si pone in una fase di ascolto, ascolto della voce della coscienza, che altro non fa che ricordarci la nostra possibilità più autentica, come dicono i cistercensi “fratello, ricordati che devi morire”. Questa “anticipazione della morte”, (che tutto è fuorchè un’incitazione al suicidio, o uno stimolo alla rassegnazione, che già nel dirlo palesa un assurdo ossimoro), è una prospettiva diversa in cui guardare la propria esistenza, questo dono, come qualcosa da curare in vista della nostra finitezza, come una risorsa per una creazione di senso nella nostra vita, da non imprigionare in un calcolo quotidiano di possibilità annullate dall’unica possibilità autentica che, come dono, ci costituisce: la morte. Andrea Samela
Filari pettinati e ben ordinati sulle crine delle colline, foglie d’uva che esplodono in mille tonalità di colori diversi, fino al ruggine d’ottobre che è luce riflessa di meravigliosi tramonti. Benvenuti nelle Langhe Piemontesi, terra dalla grande vocazione vitivinicola e gastronomica nazionale, terra di uomini dediti alla fatica, contadini dal cervello fino, fieri e testardi come gli uomini delle mie terre meridionali. Le Langhe sono un fazzoletto di terra magica dove il frutto che cresce è inimitabile, il Nebbiolo Vino, Vita e orgoglio per le genti di questi luoghi. Come una musica potente e complessa da quest’uva nasce sua maestà il Barolo, un vino che dovrete bere quando avrete bisogno di certezza, di conferme e quando vi sentirete indomiti, tanto da affrontare qualsiasi sfida. L’enciclopedia del vino lo descrive dal colore rosso rubino intenso, ricco di corpo, tannico, discretamente acido, alcolico, quasi fruttato e di sapore asciutto. Si presta a lunghi invecchiamenti lasciando evolvere il suo bouquet in un tono aristocratico. Io vi invito alla ricerca e alla scoperta dell’ambiente che genera quel frutto, un percorso tra minerali, fuoco, roccia, montagne, acqua fino a quel pezzo di terra così pregiato. Là dove la luce, il vento, il clima sono Eden miracoloso per il vitigno padre del Barolo. Qui l’affanno quotidiano dei contadini restituisce il più ricco e nobile dei vini che ritorna a farsi affresco come le vive ombre del Caravaggio, un’emozione che non puoi de-scrivere ma vivere se saprai lasciar spazio alla meraviglia ed al silenzio. E così al mio silenzio m’abbandono lasciando calma al mio bicchiere e al genio di Mozart. Tutto è quiete, si fa armonia, eleganza, calma imperturbabile e come sempre Serenità! Wine_R
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Il Parco Nazionale del Pollino è tra le più grandi aree protette in Italia. Diviso tra Basilicata e Calabria, comprende un vasto territorio dominato dai Massicci del Pollino e dell’Orsomarso, con vette tra le più alte dell’Appennino meridionale, dalle quali è possibile godere di una eccezionale vista sulla costa tirrenica di Maratea e sul litorale ionico da Sibari a Metaponto. La parte lucana, nel settore meridionale della regione, include il bacino del Sinni ed è formata da estese foreste, pascoli ed aree coltivabili. Il paesaggio del Parco presenta, ancora oggi, un ambiente naturale, intatto ed incontaminato, al riparo dai processi di sfrutta-
mento grazie alla sua selvaggia inaccessibilità, conserva innumerevoli scorci di ambienti e paesaggi di straordinaria bellezza. Un vero dono della natura, un ambiente unico che suscita il fascino della scoperta in quanti amano godere della selvaggia bellezza dei vasti e sconfinati ambienti. Raro e complesso, infatti, si presenta il paesaggio: rocce dolomitiche, bastioni calcarei, pareti di faglia di origine tettonica, depositi morenici, massi erratici (traccia delle ultime glaciazioni). Sono inoltre presenti numerose sorgenti naturali, piccole cascate e fiumi sotterranei, oltre ad alcuni torrenti, tra i quali il Grido, il Peschiera, il Sarmento e il Raganello.
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Estremamente suggestive le gole del Raganello, profondo canyon dalle pareti molto ripide formatosi dall’azione combinata dell’erosione fluviale e dei movimenti tettonici. La vegetazione del Parco comprende foreste di leccio, querceti, roverelle, carpini, aceri, ginepri, abeti bianchi, faggeti, ma
è caratterizzata dalla presenza, alle quote più alte, del pino loricato, una rara conifera di origine balcanica estremamente longeva, che privilegia i terreni più impervii e le più alte quote. Un albero maestoso, che deve il suo nome alla particolare corteccia a scaglie che ricorda la corazza (lorica in latino) dei guerrieri
romani, diventato il simbolo del Parco. Sui fondi sabbiosi e rocciosi troviamo una vegetazione bassa e rada, la cosidetta gariga, con la presenza di numerose erbe aromatiche, come il cisto, il timo, il camedrio arboreo. In Primavera si può assistere al meraviglioso spettacolo della fioritura, nelle vicinanze dei pianori carsici, di varie specie di orchidee, ranuncoli, narcisi, genziane, ecc... Il territorio del Parco può essere considerato uno straordinario giardino botanico naturale che comprende circa 1700 specie, tra le quali 366 piante officinali. Questa eccezionale abbondanza di erbe aromatiche, da sempre pascolo per numerosi greggi, spiega il delicato sapore dei formaggi e latticini prodotti nel territorio del Parco. Un vero e proprio spettacolo di colori, forme, rumori, odori e sapori, la magia della scoperta, dell’avventura, della grandezza. Un paesaggio che parla da sè e solo visitandolo si può cogliere quanto grande sia il dono della natura lontano dalle forzature della civiltà. Poco si può aggiungere a tanta bellezza: il calore della genuinità ospitale che contraddistingue la gente del luogo. Donato Sabia
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Quanti di noi si reputano audaci sognatori di un mondo diverso? Tanti, eh? Mi riferisco a coloro che hanno in mente un altro ideale di vita, che vorrebbero per sé e per gli altri ritmi più umani, meno veloci. Coloro che non credono nelle potenzialità del mondo che qualcuno sta costruendo per noi. Quelli che, lontano da ogni possibile velo di Maya, credono che la Terra, se fosse davvero rispettata, darebbe a tutti i suoi figli il necessario sostentamento. Beh, se avete amici o parenti che facciano parte di questa schiera di falliti, provate a fargli questa domanda: “Cosa vorreste in dono, quest’anno, a Natale?”. Probabilmente uno di loro, un ragazzino di nome Light Yagami,
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da sempre il primo della classe, a tratti asociale, ma con un forte successo con le donne, stanco di sentirsi circondato da violenza e corruzione, saprebbe rispondere alla suddetta domanda. Già, perché lui, a differenza degli altri, ha avuto realmente la possibilità di cambiare il mondo; lui, il suo grande dono, l’ha già ricevuto. Passeggiando per le strade della sua decadente città, Light trova casualmente, buttato per terra, un quaderno, sulla cui copertina vi è la scritta “Death Note”. All’interno del quaderno, una serie di istruzioni, la più importante delle quali asserisce che “qualsiasi persona il cui nome venga scritto sul quaderno, morirà”. È questo lo scenario entro cui si
svolge l’intreccio di un capolavoro dell’animazione dei nostri giorni: “Death Note”, appunto. Ovviamente non stiamo parlando di un cartone animato smielato e pieno di canti e balli, con protagonisti banalmente ironici, di un Disney, insomma (calma, calma... non odiatemi, non difendete una casa di produzione che nel 2005 ha pagato la modica cifra di 70 miliardi di dollari pur di non affrontare un processo in cui era accusata di satanismo, per via dei continui messaggi subliminali che costellavano cartoons come Bianca e Bernie, il Re Leone, la Sirenetta, ecc...). Stiamo parlando, invece, di un cartone che sicuramente attira l’attenzione di tutti: bambini, semplici appassionati di anime giapponesi ed esperti di evoluzioni delle tecniche di grafica contemporanea. Stiamo parlando di arte, fino a prova contraria. Light Yagami incarna il sogno
di chi, con ogni mezzo a sua disposizione, anche il meno “democratico”, guarda il mondo per come dovrebbe essere. Ha tra le mani lo strumento attraverso cui intende ripulire la Terra dal male. Ha tra le mani la possibilità di ergersi a “Dio del nuovo mondo” e dettare leggi e punizioni. Light Yagami adesso è Kira, uno spietato assassino mosso dall’utopica ambizione di creare un futuro sano per l’umanità. Ovviamente il suo cammino non sarà semplice: il gran numero di morti inspiegabili da lui causato non passerà inosservato all’Interpol, né tanto meno agli occhi attenti dell’altro grande protagonista della serie, Elle, detective di grande fama, giovane dall’intelligenza fuori dal comune, eroe per antonomasia. La sfida tra i due protagonisti, in breve tempo, non ha più l’obiettivo di far cessare i misteriosi e impietosi delitti che, innumerevoli, stanno stroncando ogni forma di malavita esistente, ma piuttosto quella di affermare la propria superiorità sull’altro. E sarà proprio il continuo gioco di astuzia tra Kira ed Elle a creare l’intreccio mozzafiato di Death Note. In questo stupendo scenario compaiono altri personaggi particolari, secondari fino ad un certo punto. Solo per citarne qualcuno: Ryuk, l’artefice di tutto, lo Shinigami (il demone della morte) che, annoiato, fa pervenire il quaderno a Light, ma anche Misa Amane, una fanciulla innamorata del protagonista, e molti altri ancora. L’ambientazione ha tinte grigie, con molti riferimenti a cattedrali gotiche dalle immense vetrate;
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tantissimi i simboli cristiani presenti nello sfondo e i richiami a passi della Bibbia. Death Note è chiaramente il risultato di trame molto artefatte e di un substrato culturale elevatissimo. Se non sono riuscito a incuriosirvi, provate a dare un’occhiata ai primi episodi della serie (dei 37 totali)... scommettiamo che non riuscirete a farne più a meno? L’ideale sarebbe riuscire a recuperare gli episodi originali, magari sottotitolati in lingua italiana, perché quelli disponibili per la TV, com’era prevedibile, sono stati censurati di qua e di là, e spesso snaturano le peculiarità dei personaggi. Tutto ciò non deve stupirci, l’importante è che resti possibile vedere tette e culi in fascia protetta. Michele Nella
mercatino di natale
Rovereto (TN) - dal 28 novembre al 24 dicembre 2009 A Rovereto il natale è una fiaba raccontata in tante lingue. Lungo il corso principale, le vie e le piazze storiche della città, vi accoglierà un Mercatino speciale, dove si incroceranno le tradizioni culturali di Napoli e Salisburgo. Potrete assaporare le prelibatezze e i prodotti del territorio e incontrare l’arte e l’artigianato del Natale partenopeo e di una delle città più eleganti d’Austria. Info su roveretoincentro.com
Stand uP! tHe neW reVolution
Milano - teatro Nuovo Dal 15 al 27 dicembre 2009
Il grande show internazionale che ha portato per la prima volta nei teatri italiani la danza hip hop unita alla musica spiritual. Una nuova rivoluzione che vedrà esibirsi insieme cantanti e ballerini hip hop in una chiave stilistica ancora più sorprendente e trascinante. La direzione musicale è affidata al grande artista newyorkese CeCe Rogers, la regia a Toto Vivinetto che si avvarranno della collaborazione di musicisti e coreografi di fama internazionale per uno show che promette di essere “la nuova rivoluzione”. Info standupthenewrevolution.it
PreSePe in Stile 700 naPoletano
Maiori (SA) - dal 24 dicembre 2009 al 31 gennaio 2010
I Maestri d’Arte Presepiale, E. Paolino & L. Mennella, sono lieti di invitarvi all’inaugurazione del “Monumentale Presepe stile 700 Napoletano” presso il Convento S. Francesco di Maiori il 24 Dicembre 2009. Sarà possibile visitare il Presepe fino a tutto il mese di gennaio. Info http://presepedel700.altervista.org
kataklÒ “Play”
Roma - teatro Vittoria Dal 22 dicembre 2009 al 10 gennaio 2010 Kataklò approda a Roma con uno spettacolo magicamente visionario e ricco di humor: “Play”. In scena performer d’eccezione, abilità funamboliche, accenti da street dance, fantasie acrobatiche, piani coreografici classici e contemporanei in un gioco di sovrapposizioni leggiadre e divertenti. Dedicato alle discipline sportive dei Giochi Olimpici, conferma il talento creativo di Giulia Staccioli, che ne firma la regia e le coreografie. Il successo internazionale di questo spettacolo è partito dalla Cina dove è stato presentato in prima assoluta. Info su teatrovittoria.it
euroPe in concerto
Milano - teatro Alcatraz - 26 gennaio 2010 I leggendari svedesi Europe tornano dal vivo in Italia in 4 date: la prima si terrà all’Alcatraz di Milano il 26 gennaio 2010. Gli Europe si esibiranno in Italia con la formazione originale della band: Joey Tempest (voce), John Norum (chitarra), John Leven (basso), Mic Michaeli (tastiere), Ian Haugland (batteria) e in concerto non mancheranno le canzoni che sono ormai diventate dei classici della musica degli Europe.
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Lauria arte & Gusto...
Nel villaggio di Babbo Natale Lauria - dal 19 al 22 dicembre 2009
Mostra di artigianato artistico, cultura gastronomica, ambientata nella suggestiva atmosfera del Natale. Mercatini e spettacoli per grandi e piccini il tutto sotto il segno del divertimento e dell’allegria, ingredienti giusti per valorizzare il territorio e promuovere l’artigianato locale e quello di altre regioni d’Italia invitate a partecipare all’evento.
GeZZiaMoCi iNVerNo 2009
Auditorium di piazza Sedile Matera - 28 dicembre 2009
Gezziamoci, si avvia verso la conclusione dei concerti del 2009 con Giovanni Scasciamacchia quartet e Gianfranco Menzella Quintet, a partire dalle 20.30 all’Auditorium, ai quali verrà assegnato l’I.J.T. 2009 (Indicazione Jazzistica Tipica) il bollino di qualità lucana verso i giovani talenti. Info su gezziamociamatera.onyxjazzclub.it
PresePe PoLisCeNiCo
Anzi (Pz) - fino al 31 dicembre 2009
Ubicato nella sala della Casa Canonica in via Vittorio Emanuele ad Anzi è il quarto in Europa come grandezza, dopo quelli italiani di Grottaferrata (Roma), Messina e Taragona in Spagna. È un presepe a... puntate, con varie tappe della vita di Gesù, ispirate alla storia, al vangelo e anche alla realtà lucana. I visitatori scorgeranno una parete bianca su cui sono state scavate dieci piccole grotte e da ognuna di queste si potrà ammirare una rappresentazione diversa. Tutto realizzato a mano, si distingue per la perfezione dei dettagli: dalle tegole in miniatura, alla pietra viva delle case, dell’acciottolato delle strade, ai lampioncini dei porticati, alla sontuosa bellezza del palazzo di Erode o della Sinagoga.
iN VoLo CoN BeFY
Potenza - 6 gennaio 2010
“La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte”, ma Befy, poverina, di rotto ha anche la schiena. Tutto quel carbone, tanto, troppo! E lei non è più quella di una volta. Non ce la fa più, deve ritirarsi, la consegna dei doni non la può più fare! I propri figli la convincono quindi a chiamare Befagna, la figlia che vive in Spagna. Befagna deve diventare la nuova befana, prendendo il posto della madre. Ma non vuole, ha altri progetti per la sua vita. E allora? Chi aiuterà la befana? Chi raccoglierà la tradizione? Chi sarà la prossima Befana? Venite a casa di Befy e lo scoprirete! cosediteatroemusica.com
PriNCiPi ed eroi deLLa BasiLiCata aNtiCa Museo Archeologico Nazionale Dinu Adamesteanu Potenza - fino al 15 gennaio 2010 Organizzata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata, scaturisce da alcuni recentissimi rinvenimenti archeologici di eccezionale rilievo effettuati a Torre di Satriano (PZ). L’esposizione, prendendo spunto dalla straordinaria scoperta di una residenza monumentale del VI secolo a.C., rarissima nel panorama della Magna Grecia, vuole portare l’attenzione sulle manifestazioni del potere e i rituali che caratterizzano le élites locali in un’epoca di grandi trasformazioni nell’entroterra indigeno dell’Italia meridionale.
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PREMIO GIULIO VERNE
Concorso nazionale di letteratura fantascientifica Scadenza 31 dicembre 2009 Il “Premio” è organizzato per contribuire alla diffusione della letteratura fantascientifica e dare spazio agli scrittori di fantascienza famosi o meno. Attraverso il Concorso, gli scrittori che si classificheranno potranno usufruire di un’ampia vetrina per diffondere e valorizzare i propri racconti. Ogni autore potrà dar spazio alla propria fantasia per creare nuovi racconti di fantascienza basati sulle saghe più note o del tutto originali. Info levantecon.it // e-mail: concorsoletterario@levantecon.it
PREMIO “O.hENRy”
Concorso letterario di narrativa umoristica Scadenza 17 gennaio 2010 L’Associazione Trenumoristico presenta la seconda edizione del premio “O. HENRY” per la letteratura. I concorrenti dovranno presentare elaborati in lingua italiana a tema libero strettamente legati alla definizione di umorismo inteso come “ridere e piangere, di modo che nel riso ci sia sempre un po’ d’umana pietà e che il pianto nasconda sempre, sotto le lacrime, l’incredulità del sorriso”. Info su trenumoristico.net
5° VIdEOfEstIVaL cIttÀ dI IMPERIa
Concorso internazionale di arte cinematografica digitale Scadenza 25 gennaio 2010 Il VideoFestival Città di Imperia, è organizzato dal Cineforum Imperia, in collaborazione con il Comune di Imperia - Assessorato al Turismo e Manifestazioni ed è dedicato a opere realizzate in qualsiasi formato. Il Festival è riservato ai registi, ai videomakers e alle scuole per le quali è istituita una sezione a parte. Info videofestivalimperia.org // e-mail: info@videofestivalimperia.org
O’ tUbbazz
6° Concorso nazionale di arti visive Scadenza 23 gennaio 2010 Il concorso si propone di stimolare, promuovere e incentivare la conoscenza del “Tubbazzo” attraverso le arti visive. “Personaggio goffo, tarchiato, avvinazzato, l’uomo semplice di buoni sentimenti. Incapace di reazioni sincere… ma saggio, che sa riconoscere ed apprezzare le cose vere della vita. La sua realtà è fatta di coriandoli e stelle filanti, una realtà dove sono pochi quelli tanto coraggiosi da tirare giù la propria maschera…”. Il concorso è aperto a tutti gli artisti e la partecipazione è gratuita. Info su tubbazzo.com
La VIta IN PROsa
Concorso di narrativa - I edizione Scadenza 31 gennaio 2010 Il Concorso prevede la selezione di scritti inediti in prosa allo scopo di inserirli nella rivista DEDALUS. I partecipanti potranno inviare da uno a tre racconti, a tema libero per un massimo di 20.000 battute cadauno, tramite file in formato word allegato ad una e-mail indirizzata a: ivmugnaini@libero.it, indicando come oggetto del messaggio: “Concorso La Vita in Prosa”. Info ivanomugnaini.splinder.com
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Giovanni Fasanella è lucano di San Fele. È giornalista e scrittore. Ha iniziato a “l’Unità” come cronista da Torino e poi come notista politico da Roma. Dal 1988 è redattore parlamentare del settimanale Panorama. Ha scritto diversi libri: “D’Alema, la prima biografia del segretario del Pds”, “D’Alema, l’ex comunista amato dalla Casa Bianca”, “Segreto di Stato, la verità da Gladio al caso Moro” (Vincitore del Premio Capalbio), “Il misterioso intermediario, Igor Markevic e il caso Moro”, “Sofia 1973, Berlinguer deve morire”, “Che cosa sono le Br”, “La guerra civile, da Salò a Berlusconi” ,“Guido Rossa, mio padre” (Vincitore del premio Penisola Sorrentina), “I silenzi degli innocenti” e “L’orda nera”. È autore di racconti per il cinema e con il regista Gianfranco Pannone ha realizzato per la RAI “Pietre miracoli e petrolio, l’epopea dell’oro nero in Basilicata”, e “Il sol dell’avvenire, la formazione del gruppo brigatista rosso di Reggio Emilia”.
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È stato appena assegnato il Premio Letterario Basilicata e anche nella sua cittadina si assegna il “San Fele d’oro”, ma un premio letterario serve? Posso essere sincero? I premi fanno piacere, naturalmente, perché soddisfano il narcisismo degli autori. Ma non servono a niente, perché sono solo delle passerelle mondane e spesso non sono neppure veritieri, perché non sempre si premia davvero la qualità. Ai premi, letterari o giornalistici che siano, preferisco di gran lunga le discussioni pubbliche intorno a un prodotto o a un tema. La locuzione latina nemo propheta in patria vale anche per gli scrittori? Non saprei. Ma come tutti i detti, anche questo probabilmente ha un fondo di verità. Ti sei occupato per anni di cronaca e oggi segui l’attività del “palazzo”, cos’è più difficile o più complicato? Sicuramente il rapporto con la politica e il “palazzo”. Difficile, in Italia, raccontare il potere: ha troppi lati oscuri e pesti sempre i piedi a qualcuno. L’Università di Basilicata ha annunciato in questi giorni che, molto probabilmente, chiuderà il corso di laurea in Scienze della Comunicazione. Questa laurea ha contribuito a creare nuovi giornalisti? Io credo nella vecchia scuola, quella sul campo. Il giornalismo è un mestiere che si impara praticandolo, non standosene seduti davanti a una cattedra. Dal 1976 al 1978 si svolge il processo al nucleo storico delle Brigate Rosse e tu lo racconti nel “Sorteggio”, il film di Giacomo Campiotti (che andrà in onda su RaiUno nell’autunno del 2010), perché parlare proprio di quei due anni e di quel processo? Innanzitutto perché è una storia
che ho vissuto in prima persona, da cronista dell’Unità a Torino. E poi perché quel periodo è stato a lungo rimosso. La rimozione non ci ha consentito di capire perché improvvisamente in Italia c’è stata quell’ondata di violenza politica. E la mancata comprensione non ha immunizzato la società dal rischio che succeda di nuovo. Ad un certo punto della tua carriera di cronista, sei diventato anche un bersaglio delle Brigate Rosse. La forza di continuare e di raccontarlo ancora oggi è più paura o più coraggio? Non so risponderti. Mi verrebbe da dire che la passione per il mestiere è al di sopra sia della paura che del coraggio. Qualcuno ha sostenuto, soprattutto all’inizio, che le BR erano “compagni che sbagliavano”, tant’è che in quegli anni il “movimento del ’77” gridava nei cortei “né con lo Stato, né con le BR”. Quando le cose cambiano? Dopo l’omicidio di Aldo Moro o di Guido Rossa? L’assassinio di Moro aprì delle crepe all’interno delle Br. Con l’uccisione di Guido Rossa, quelle crepe diventarono delle voragini: a molti che fino a quel momento erano rimasti indifferenti, se non avevano addirittura simpatizzato, i brigatisti apparvero per quello che erano davvero, dei nemici della classe operaia. Al Festival del cinema di Locarno presenti, insieme al regista Gianfranco Pannone, il documentario “Il sol dell’avvenire”, ma poi nessuno riesce a vederlo nelle sale cinematografiche (è in libreria il libro con il DVD); venite addirittura definiti “filo-brigatisti”, sorte più o meno condivisa dal film “La prima linea” tratto dal libro di Sergio Segio “Miccia corta”. Perché è così difficile parlare di terrorismo. In realtà, nonostante tutto, il nostro film è stato visto da un
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pubblico numerosissimo in molte sale italiane e straniere ed è passato anche in un circuito alternativo. È uscito anche in Dvd da Chiarelettere, con un notevole successo di vendite. Questo significa che, se da un lato è difficile toccare certi nervi scoperti senza subirne le conseguenze, dall’altro il desiderio di conoscenza da parte del pubblico, soprattutto giovanile, è più forte di ogni censura. Per fortuna. Sei andato via dal tuo paese in gioventù ma sei certamente rimasto legato alla tua terra. Che contributo senti di poter offrire, oggi o domani, al tuo paese e alla tua regione? Sono legatissimo. Ho casa a San Fele e amici ovunque, in Basilicata. Ci torno spessissimo molto volentieri. Il mio contributo? Non saprei… Suppongo quello che può venire dalla mia storia e dal mio bagaglio professionale. Sempre che sia richiesto. Contemporaneamente alla nostra intervista esce nelle librerie “L’ORDA NERA”, l’ultimo libro che Giovanni Fasanella ha scritto insieme ad Antonella Grippo. Si parla delle radici culturali, dei miti e dei riti dei “cattivi maestri”: tra organizzazioni addestrate militarmente e collegamenti internazionali della destra nazifascista, xenofoba e antisemita. Potrebbe essere un bel dono da mettere sotto l’albero. Vito Colangelo
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Il dono non è mai gratuito (ammettiamolo!). Chi regala qualcosa si attende sempre un “controdono”. Il baratto è una forma di scambio bilaterale o multilaterale senza uso di moneta. Il dono è una forma autorizzata di baratto, un’eccezione tollerata in un sistema commerciale basato sull’uso della moneta. L’importante è che il dono sia relegato in occasioni stabilite come il Natale e i compleanni; nella speranza che a nessuno venga mai in mente di far tornare in auge lo scambio merce contro merce. Che è esattamente quello che sta succedendo grazie ad internet e a chi vuole sfruttarne il suo potenziale rivoluzionario. È datato 10 agosto, infatti, il post con cui Beppe Grillo lanciava Mamma 2.0, chiamando a raccolta l’esercito delle mamme d’Italia, invitandole a scambiarsi in rete vestiti, giocattoli, scarpe e passeggini dei figli, piuttosto che dismetterli e comprarne di nuovi. “Se le mamme volessero” - annuncia il grillo parlante nostrano - l’Italia cambierebbe in un mese. Chi può combattere le mamme del mondo? Non c’è riuscito nessuno. (...) Le mamme possono tutto. Le mamme in Rete possono ancora di più”. E prefigura: “Il PIL crollerà e chi se ne frega. (...) si migliorerà il bilancio familiare e si consumerà un po’ di meno il pianeta in cui i bambini dovranno vivere”. Lo aveva annunciato Nicholas
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Negroponte, il “guru del digitale”, che dieci anni fa lanciava dalla Sardegna la sua previsione. E l’Italia si è presentata all’appuntamento col futuro nel 2006, quando è nata zerorelativo, la prima community di baratto online. I barter (neologismo utilizzato da zerorelativo per definire i propri utenti che si riconoscono nella formula io non ho bisogno di soldi) hanno la possibilità di riscoprire e riappropriarsi della dimensione umanistica dell’economia ritrovando anche il piacere del dono, del prestito, del pegno, tutte forme di relazione tra persone attraverso le cose. Barattare e donare sono azioni che non seguono una linea unidirezionale, ma creano legami, quelli che gli oggetti passati da una mano all’altra intessono in una comunità. Tale era la funzione del potlach tra alcune tribù di Nativi americani: il dono “legava” in una logica di reciprocità, era insomma un vero e proprio obbligo sociale. Ma l’economia di oggi pare abbia dimenticato che alla base di molte forme di economia “sviluppate” giace quel rapporto di fiducia che si crea nel dono. Nel frattempo che sia a tutti chiaro, se le relazioni virtuali non vi soddisfano, provate a vedere dove si svolgerà il prossimo appuntamento di Le Grand Don, dono collettivo effettuato da sconosciuti ad altri sconosciuti. Marika Iannuzziello
La crisi che ha investito le economie mondiali tra il 2008 e il 2009 ha portato con sé un nuovo modo di valutare i beni materiali. Di fronte al crollo dei mercati finanziari ci siamo accorti che le cose con un certo valore aggiunto non sono quelle che si possono acquistare. Così “il dono del tempo” riacquista una posizione di tutto rispetto nella gerarchia dei desiderata comuni. Per Natale, dunque, invece di perdere tempo tra negozi affollati e strade intasate dal traffico scendete al supermercato sotto casa e acquistate gli ingredienti per preparare con le vostre mani un “cadeau” di tutto rispetto.
• 1 Kg di Farina 00 • 500 g di burro non salato • 125 g di zucchero a velo • 1 bustina di vanillina • Zucchero di canna Portate il burro a temperatura ambiente in modo che si ammorbidisca. Miscelate la farina con lo zucchero e la vanillina e disponetela a fontana. Unite il burro tagliato a pezzetti e impastate il tutto; continuate a lavorare l’impasto finché il burro non si amalgama bene con il resto. La pasta dovrà essere morbida e dovrà staccarsi dal piano.
Avvolgete la pasta con la pellicola per alimenti e lasciatela riposare in frigo per circa 15 minuti. Ora è pronta per essere stesa col matterello, lo spessore deve essere di circa 1 cm. Per ottenere la forma desiderata, utilizzate il bordo di un bicchiere che vi servirà in un primo momento, per ricavarne un cerchio, subito dopo incidete nuovamente la sfoglia circolare posizionando il bordo del bicchiere al di sopra del centro della stessa. Disponete le mezzelune su una teglia preventivamente coperta di carta da forno, spolverizzate sui biscotti lo zucchero di canna
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e metteteli in forno preriscaldato a 150° fino a quando non assumono una leggera doratura. Per confezionarli potete usare dei tovaglioli di carta colorati e un foglio di carta trasparente (se ne vendono anche di decorati). Adagiate su un quadrato di carta trasparente il tovagliolo e poi i biscottini, chiudete tutto con un nastrino a mo’ di sacchetto e personalizzate le confezioni così ottenute con bigliettini rigorosamente scritti e decorati da voi. Buon Natale! Simona Simone
Si dice che un regalo si fa sempre col cuore. Senza chiedere nulla in cambio. Pensando ai giorni nostri, è difficile immaginare una coppia d’amanti che per Natale non si scambi dei regali. Ma è anche facile immaginare la delusione di uno dei due se l’altro, nel momento del fatidico scambio, non ha portato proprio nulla. Ma allora qual è il gesto d’amore? Siamo davvero disposti a donare qualcosa senza pretendere niente? O è giusto che, donando qualcosa ci si aspetti qualcosa in cambio? Spesso si pensa che ormai l’occasione del Natale sia diventata un evento prettamente commerciale, in cui tutti sono chiamati a spendere senza pensare al vero senso della festa stessa, in cui si gioisce per la nascita di Gesù, di colui che donò la sua vita senza chiedere niente in cambio. Oggi questo sembra un gesto così assurdo, ma credo che ogni giorno gesti del genere avvengano in ogni parte del mondo, gesti da lasciare sbalorditi. Penso alle donne che muoiono per dare alla luce un figlio, o ai padri che si donano alla morte per dare una speranza ai propri figli, o a tutte quelle persone che danno la propria vita per la libertà di cui solo altri potranno un giorno godere. Quando penso ad un gesto d’amore, immagino la gioia di chi lo riceve, vedo tanta incredulità per un dono inaspettato.
Chi dona compie un gesto romantico, il cui unico obiettivo è portare un momento di felicità nel cuore dell’amata/o. Grande è il valore di un gesto fatto senza l’aspettativa di ricevere, rispetto ad un regalo fatto perché dovuto, in un dato momento. Ma perché oggi intendiamo la grandezza di un gesto d’amore soltanto come qualcosa di materiale, quando invece tale gesto è di per sé il dono di un sentimento, sia esso d’amore, di amicizia, di fraternità? Forse il regalo più bello che si possa fare ad una persona cara potrebbe essere composto da
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semplici parole, parole dette raramente e difficilmente, come un “ti voglio bene” alla propria mamma, o un “grazie di tutto” al proprio papà. Parole che sembrano inutili da dire, ma che nel momento della perdita di un proprio caro diventano ciò che si avrebbe voluto dire. Quest’anno a Natale, oltre ai soliti regali, di cui abbiamo sempre ampia scelta, doniamo un pensiero ai nostri cari, qualcosa che forse non facciamo dai tempi delle elementari, quando a scuola preparavamo i bigliettini da mettere sotto il piatto. Antonio Lorusso
NON POTEVAMO, IN QUESTO NUMERO NATALIZIO, NON PROPORVI LA PAGINA DEDICATA ALL'OROSCOPO CHE TANTO SUCCESSO HA RISCOSSO UN ANNO FA. ALDILÀ DI OGNI POSSIBILE PREVISIONE, L'UNICO CONSIGLIO CHE CI SENTIAMO DI DARE È QUELLO DI SORRIDERE, SORRIDERE SEMPRE. BUON 2010 A TUTTI.
ARIETE
D’inverno diventate irascibili e nervosi. Non rifiutate gli inviti degli amici per una serata. Attenti solo alla carne di montone, potrebbe essere indigesta.
TORO
Anno straordinario. Ritorna di moda il rosso e saranno bandite le corride. Sconsigliata, comunque, la vacanza in Spagna.
GEMELLI
2010 a due facce. Ma voi dei gemelli non preoccupatevi. Agli occhi degli altri saprete apparire sempre uguali.
CANCRO
Complicato il quadro che si definisce per il 2010. La vostra diagnosi, come sapete, è sempre molto difficile. Riposo.
LEONE
Il 2010 si prevede caldo e secco. La desertificazione avanza e con essa anche la savana. Troverete gli spazi giusti per socializzare.
VERGINE
Concedersi non è il vostro forte. A Settembre qualcosa potrebbe cambiare. Per prudenza non ditelo a nessuno. Bocca chiusa e… labbra strette.
BILANCIA
Anno ricco di soddisfazioni. Soprattutto quando andrete a fare la spesa. Nessuno mai oserà fare la cresta sul peso.
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SCORPIONE
Il 2010 si preannuncia ricco di soddisfazioni. Soprattutto nel campo delle relazioni umane. Non mancheranno simpatia e… battute al veleno.
SAGITTARIO
Il 2010 sarà l’anno delle scelte. Vi troverete spesso davanti ad un bivio. Le frecce, però, usatele per… indicare la direzione.
CAPRICORNO
Che vuoi ancora? Il 2009 è stato il tuo anno. Adesso mettiti in attesa e non brontolare. Ok?
ACQUARIO
2010 con molti alti e bassi. Come sapete la luna influenza il vostro segno e… anche le maree. Calma.
PESCI
2010 difficile per chi lavorerà in cucina (soprattutto cuochi e aiuto cuochi). Attenti alle fritture. Scottano.
Per scrivere questo articolo ho voluto sottopormi a una specie di test. Mi sono chiesta: “Se qualcuno ti chiedesse di ricordare il regalo che più hai apprezzato, quale ti verrebbe il mente?”. Ebbene, con mia grossa sorpresa, non me ne è venuto in mente neanche uno. Eppure sono una ragazza fortunata, che di regali ne ha ricevuti tanti. Al contrario, quello che invece è riaffiorato alla memoria è il ricordo dei miei stati d’animo al ricevimento dei doni. I sorrisi di chi me li faceva. L’impegno e la ricerca di cui erano il frutto. E di nuovo con meraviglia mi accorgo di come abbia rimosso certi regali, sicuramente più corposi economicamente, e di quanto conservi il ricordo più vivido di altri meno costosi. L’esempio più significativo è quello di certo più recente, legato alla mia laurea. Un mio carissimo e vecchio amico, dopo la seduta, lungo il percorso che ci portava al locale dove avremmo festeggiato, si
fermò da quegli artisti ambulanti che tentano di vendere piccoli quadretti dipinti. Ne acquistò uno raffigurante un tramonto su un paesaggio marino, con i soliti gabbiani in controluce. Non era nulla di che, ma quel paesaggio è proprio di fronte a me adesso, dopo quasi 3 anni, appeso in bacheca tra le foto e qualche scritto interessante, a rammentarmi di quel giorno, e della nostra gioia condivisa, della sua presenza nonostante i km di distanza, e del ritrovarsi cresciuti, di un botto dottori, quando fino a ieri eravamo solo studenti, e amici da una vita. I miei occhi, quando incontrano quel tramonto, ne escono sempre un po’ lustri, forse per la nostalgia di quegli anni dove tutto era permesso, quando avevi diritto a sbagliare e a riprovare. Oggi accanto a quel tramonto c’è un planisfero quasi a voler dire: “Affronta il mondo, è il tuo momento, cosa aspetti?”. Ma quanta paura e quante aspettative?
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E allora trovo riparo in quel quadretto da 5 euro che mi abbraccia, mi strizza l’occhio e mi rassicura, come se dietro ci fosse proprio quel mio caro amico. Cosa dovrebbe dunque essere un dono? Dovrebbe essere la persona che lo regala a te. Non un oggetto qualunque, ma la sua anima che sceglie di donare a te in quel preciso momento. È un pezzo di sé, un particolare pensiero che non conosce ricorrenze, o date convenzionali, ma serve a fermare un momento. Quel momento. È come un’istantanea: un dialogo intercorso tra l’oggetto e il senso. Henry Cartier Bresson diceva: “Fotografare è mettere sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio, il cuore”. Non saprei trovare parole migliori per definire quello che dovrebbe essere un dono. Ah, dimenticavo: la lampada che mi ha regalato per la laurea è a prendere polvere in soffitta. Giovanna Caivano
Sei seduta davanti al suo letto, hai corso, hai sottratto agli innumerevoli tuoi impegni del tempo prezioso da dedicarle, e ti senti quasi un’eroina che è riuscita nella sua nobile impresa... ma ti ritrovi lì, con lei che ti scruta, che ti appare così ricca di vita, con quegli occhi pieni di amore e non si risparmia in complimenti a te e a chi la circonda e... ti senti così piccola perché due minuti prima eri “sclerata” per un capello fuori posto e comprendi che non sei tu che doni a lei, ma che è chi ti sta di fronte che sta donando a te! Alcune cose lei non le ha scelte: non ha scelto di stare in quel letto, non ha scelto di non camminare più, di non sapere quanto sia bello passeggiare; ha scelto, però, di rimanere in quella stanza all’interno di quelle quattro mura, ha scelto di accettare il dono prezioso della vita così come le è stato consegnato, perché domani qualcuno le donerà qualcosa di veramente grande... Ha scelto di donare agli altri la sua pace e la sua serenità! La sua famiglia le ha donato il suo amore e la sua dedizione, e
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lei ha donato loro i suoi sorrisi; la persona che si è presa cura di lei le ha donato dei momenti da trascorrere con suo figlio e lei ha donato loro la sua discrezione e la gioia di poter crescere quel bambino in un ambiente sano e ricco d’amore. Una persona comune come tante con un nome di un fiore, come tanti, che ha il suo profumo, quello della freschezza, che non sarà ricordata nei libri di storia, ma che ha scelto di non suscitare pena, ma ammirazione. Perché lei è tra quelli che hanno poco e lo danno per intero, e non tra quelli che danno poco del molto che possiedono e lo danno per ottenere riconoscenza, e il loro desiderio nascosto, rende il dono corrotto. È tra coloro che credono nella vita e nella sua generosità e il loro scrigno non sarà mai vuoto... È tra quelli che donano con gioia e la gioia è la sua ricompensa… (Kahlil Gibran) A lei Qualcuno ha donato due ali, a noi lei ha donato la sua dignità di individuo. Anna D’Andrea
L’economia del dono è una forma economica basata sul valore d’uso degli oggetti e delle azioni. Per valore d’uso, classicamente si intende la capacità di un bene o di un servizio di soddisfare un dato fabbisogno, in sintesi il suo valore di utilità. L’economia del dono si contrappone all’economia tradizionalmente intesa, definita economia di mercato o economia mercantile, la quale si basa invece sul valore di scambio o valore commerciale. Per Jacques T. Godbout il dono è ogni prestazione di beni o servizi effettuata, senza garanzia di restituzione e controprestazione, al fine di creare, alimentare o ricreare il legame sociale. Ancora oggi non è possibile avviare o intraprendere alcunché, niente può crescere e funzionare se non nutrito dal dono. Il dono è assolutamente presente nelle società contemporanee: c’è il dono in famiglia, nel gesto della madre verso il bambino, o negli innumerevoli servizi, aiuti e gesti quotidiani compiuti da membri della rete familiare verso altri membri, o anche nelle famiglie che adottano un bambino. C’è il dono in amore: donarsi tempo, emozioni, felicità; il dono in amicizia, gli aiuti e il sostegno, le cose e gli oggetti che circolano fra amici; il dono in occasione di eventi: nascita, compleanni, esami, fidanzamenti, matrimoni, ecc.; il dono in occasione di festività come il Natale, la Befana, la Pasqua, e le varie feste della donna, degli innamorati; il dono agli ospiti e agli stranieri, il dovere dell’accoglienza, dell’offrire cibo, vino, ospitalità che in molti posti è ancora molto forte.
C’è il dono nella forma del volontariato sociale, volontariato con anziani, bambini, immigrati, poveri, persone vittime di violenza; il dono in gruppi di aiuto reciproco, i gruppi di autoaiuto, basati sul principio che non si può riuscire da soli, che c’è bisogno dell’aiuto degli altri e del dono di una forza superiore che si riceve e si trasmette ad altri; il dono agli sconosciuti, ovvero quel dono senza legame tra donante e ricevente, che è in gran parte una specificità moderna e che si ritrova per esempio nel dono del sangue, degli organi, nella beneficenza, nelle sottoscrizioni. C’è il dono perfino nello spazio del lavoro, nel tempo e nel sostegno che si rivolge ai colleghi,
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alla ditta o all’impresa. Dunque, il dono è estremamente diffuso anche tra di noi, seppure spesso non lo riconosciamo in quanto tale. Il dono è alla base della nostra società moderna, molto più di quanto non pensiamo. Ritorniamo all’aiuto dei genitorinonni verso i propri figli e nipoti, sarebbe difficile lavorare per i genitori tutto il giorno se i propri figli (almeno nei primi mesi di vita) non potessero contare sull’assistenza-dono dei nonni o di qualche familiare. Il dono, nelle sue varie forme, è un regalo per l’altro nella forma più spontanea e disinteressata che rende possibile implicitamente la crescita economica. Michele Guido
“Natale non sarà mai Natale senza regali”, scriveva Louisa May Alcott! Ci vogliamo credere, ma talvolta il problema rimane proprio il regalo, ossia cosa regalare! Se proprio non abbiamo tempo per fare giri tra i negozi, allora l’unico aiuto ci viene dal web che, con il suo “vasto assortimento”, può esserci utile anche per qualche regalo più originale. Iniziamo con qualcosa di veramente originale: i-Mu, distribuito in Italia da Iceberg, è uno speciale speaker musicale che… stranamente, non integra alcun componente audio! La linea di prodotti i-Mu infatti, è basata su una nuova e divertente tecnologia in grado di emettere vibrazioni e farle suonare semplicemente se a con-
tatto con una superficie rigida e liscia (legno, vetro, muri etc...). Per capire esattamente di cosa sto parlando vi invito a vedere il video su Youtube al seguente link http://www.youtube.com/ watch?v=Sppo6zuAjMI. A chi invece non può fare a meno di ascoltare musica con il suo lettore mp3, potreste pensare di regalare degli Auricolari “salva - orecchie”, ossia un particolare tipo di cuffia che non “spara” l’audio direttamente nel timpano, ma lo diffonde dal basso. E ancora Miniaspirapolvere per porte Usb, carta igienica Sudoku, Portapillole rosse con timer, portacravatte elettronico… Questo e altro su d-mail (http:// idee-regalo.dmail.it/index. php?index=dml).
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Si trovano poi servizi dove addirittura è possibile battezzare una stella con il tuo nome, nel caso in cui qualcuno voglia fare un regalo “romantico”! Se volete togliervi la curiosità di capire di cosa si tratti visitate Global Star Registry (http:// www.globalstarregistry.com/index.asp?SID=7&CID=201). Se tutto questo ancora non vi basta, date allora un’occhiata a The Original Gift (http://www. theoriginalgift.co.uk/), dove, oltre a poter trovare una vasta collezione di regali originali, è possibile anche la personalizzazione di molti di loro. Alla fine nel web basta essere un buon segugio per scovare l’idea giusta! Mimmo Claps
Wow, ma come avete fatto??? Nella nostra piccola Potenza siete riusciti a fare qualcosa di livello professionale! L’unica pagina dove si parla di baccalà e peperoni è quella della pubblicità di una certa osteria. Che dire, complimenti vivissimi. Questa è la dimostrazione che anche in una terra come la nostra dove... in genere quello che si produce o ha il sapore del rustico locale oppure stenta a stare nella mediocrità, si riesce ad andare oltre. La qualità degli articoli è in linea con quello delle principali testate nazionali ed anche chi si occupa della grafica deve essere di sicuro in gamba! Nazzareno Ragazzi!!! Ho conosciuto Brek grazie ad un mio coetaneo. Peccato non aver letto i numeri precedenti! Siete i migliori, continuate così e avrete molto successo!!! Uno dei vostri collaboratori, Mimmo Claps, nel numero 7 ha scritto “I sognatori della tecnologia”. Io sono una dei sognatori della Tecnologia dei cartoni animati 3D; ringraziatelo da parte mia per il suo articolo. Volevo anche chiedergli informa-
zioni più precise per frequentare l’Università vicina alla Basilicata (non voglio altre delusioni). Il mio grande e unico sogno è realizzare tanti cartoons girati in Basilicata. Miryam
Ragà siete fortissimi!!! Mi stupite ad ogni uscita. State migliorando tantissimo, dalla grafica alla scelta dei temi che ogni volta sono sempre più interessanti. Matteo
Cari ragazzi, complimenti per l’ultimo numero di brek. Avete trattato il tema del sogno in ogni sua sfaccettatura, dal sogno di Freud al sogno che oggi ci accomuna un po’ tutti, ossia quello di un mondo migliore. Noto con piacere che alcuni articoli sono stati dei veri e propri approfondimenti sul tema! Bravi… Fausta
Cari ragazzi ho saputo di voi grazie al gruppo di facebook che avete creato. Siete davvero in gamba. È stata un’idea geniale quella di dare vita ad un giornale che non si occupasse della solita cronaca nera o della banale cronaca rosa! Vi auguro di andare sempre avanti così… Sofia
Ciao, sono una lettrice assidua del vostro magazine. Mi capita spesso di sentire alcuni lettori lamentarsi del fatto che non riescono a trovare la loro copia di brek. Ora noto con piacere che c’è un sito internet dedicato al giornale dove è possibile sfogliarlo addirittura qualche giorno prima della sua uscita. Ciò significa che siete molto attenti alle esigenze dei vostri lettori... questo non è da tutti e perciò vi fa onore! Gianna
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Congratulazione ragazzi! Siete riusciti a “catturare” l’attenzione di molti… Sarebbe bellissimo però che Brek uscisse ogni mese! Sono sicura che potete farcela… Siria Ho deciso di scrivere qualche riga per incoraggiarvi a continuare così, siete grandi! Credo che sia giusto farvi sentire il nostro appoggio, e sono sicuro che ciò vi stimoli a fare sempre di più!!! Silvano
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