Brek Magazine n°18

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METROPOLIS

CONVIVIO

06. Liberi di rifiutare 07. World Wide Web 10. La libertà è partecipazione agli utili 14. È tempo che USA e UE rivedano insieme il rating 16. Libertà di parola, parole in libertà

26. Sedotto, innamorato, ma libero 27. Il pomo della scelta 28. Libertà è rivoluzione 29. Libertà e benessere

POLITICA, COSTUME E SOCIETÀ

• [...] nessuno si esprime liberamente, sembriamo tutti condizionati dalle mode, dalla massa, dalle leggi del mercato globale. In balia del consumismo, libertà “è partecipazione agli utili”, se non hai abbastanza soldi, oggi non sei libero.

16. Potentialmente Onlus 18. Carmela Blescia 20. Rub Kandy 22. Il mugnaio di Postdam

Cross the Mirror

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QUARTA PARETE Infine E c’è CINEMA l’effetto psicologico ARTE, TEATRO che va oltre la dieta.

te, prevenzione e miglioramento degli stati patologici, miglioramento dell’attività, della percezione di se, del rapporto con gli altri. La situazione di benessere è quindi scientificamente provata; ma come è possibile sentirsi anche libero stando a dieta? Ovvio che, prima di tutto, sentirsi bene ci induce a guardare tutto con positività, propositività. Ma il senso di libertà descritto va ancora oltre. Cosa c’è allora? Il progresso scientifico ha messo a disposizione i giusti mezzi per permettere di strutturare una dieta che comporti poco sacrificio e sia realmente efficace e con effetti duraturi. Una dieta strutturata con criterio scientifico, giusta strumentazione ed attenzione al singolo soggetto, una dieta compatibile con le reali esigenze della persona, delle sue abitudini di vita, una dieta che sia facile da seguire senza aver fame, non fa sentire “costretto”. Ne deriva quindi un senso di libertà aggiuntivo, reale.

Rub Kandy è un artista che si occupa di street art da tanti anni, già da piccolo coltivava la passione dell’arte di strada con i suoi graffiti che nel tempo sono diventate opere d’arte ed evoluzioni dell’arte visiva. Guardando i lavori di

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Gli artisti sono portavoce della società, attraverso le opere cercano di raccontare il mondo che vivono: disagi, problemi, perplessità. Cosa si nasconde dietro i tuoi lavori? Provo a ribaltare la tua domanda. Gli artisti interrogano la società, attraverso le loro opere cercano di visualizzare il mondo che vivono: problemi, disagi, perplessità. Che cosa cercano di svelare i miei lavori? Più che dire che gli artisti siano “portavoce” della società direi piuttosto che essi parlano della società. Più che “affermativa” l’arte tende a essere “interrogativa”. Dietro i miei lavori non nascondo niente. Non sono un artista “Nascondista” come il grande Staccola-

Dott.ssa Maria Antonella Catenacci (Biologa Nutrizionista)

Lo specchio, nella sua semplicità, rappresenta l’impenetrabilità dell’immagine, fin da bambini, poggiando le mani sullo specchio, abbiamo imparato che non tutto quello che si vede può essere toccato. lo specchio è una vecchia conoscenza che non smette mai di incuriosirci. In un’opera ho associato l’effetto specchio (mirror) al disegno di una croce (cross) e ne è venuta fuori Cross the Mirror. Sul set ho disegnato solo metà della croce affidando allo specchio il compito di restituirla intera. Al centro della croce ho posizionato una figura che indossa dei guantoni da boxe: sta in croce, ma ha i piedi ben poggiati per terra, é letteralmente crossover. In RHOME, si riconosce una casa bianca dipinta ed un ragazzino con una felpa con su scritto Roma. Di che si tratta? Quella l’ho scattata nel campo Rom di via Candoni, a Roma. Non è stato un lavoro semplice: dovendo dipingere sul campo da calcio ho dovuto fare una lunga trattativa con i bambini che giustamente volevano il campo libero per giocare a pallone, per di più era una bella domenica di gennaio e dunque non erano a scuola ma tutti a giocare, una marea di ragazzini caotici. Quando hanno visto la pittura per fortuna hanno iniziato a interessarsi al lavoro e hanno preteso di partecipare alla pittura. Quando ero pronto a scattare è sbucato un ragazzino piccolissimo che fino a quel momento non si era ancora visto, capello biondo tinto, fare

da Eminem, felpa col cappuccio con sopra scritto ROMA. “Fermo là, ti prego!” e ho scattato. Possiamo parlare di convivenza tra l’arte che siamo abituati a vedere nelle gallerie e l’arte di strada? è possibile che l’una sia l’evoluzione dell’altra o il contrario? Certo, è un po’ di anni che praticamente non si parla d’altro. C’è convivenza. è una vecchia storia: artisti famosi pescano idee e tendenze nuove nell’underground, grafitari e street artist più o meno talentuosi espongono dentro gallerie rispettabili. Entrare nella testa degli altri artisti e capire dietro le provocazioni cosa c’è è spesso molto difficile per “noi comuni mortali”. Molto spesso diventa arte qualsiasi cosa che faccia scalpore. Non pensi che questo minimizzi le capacità e le idee di molti giovani artisti? Non è vero, semmai è vero il contrario, prendiamo ad esempio la mia opera Work Will Make You Free: essa è stata realizzata come “opera d’arte” e non come “oggetto che crea scalpore” ma ha fatto scalpore ed è stata criticata non come opera d’arte. Un riferimento classico, quando si parla di “opera che crea scalpore”, è la merda d’artista di Manzoni. Ecco, credo che se Manzoni fosse partito con l’obiettivo di far scalpore non sarebbe arrivato a costruire un’opera come quella, che invece conserva e rappresenta la ricerca di quel grande pensatore che è stato. Difficilmente trovi un’opera d’ar-

CANTIERI URBANI

aprile nel quartiere Pigneto a Roma (vicenda che per giorni è stata sventolata da tutti i telegiornali e giornali nazionali) può andare a visitare il mio blog (www.adrewsurvivalkit.blogspot.com).

PENSIERI IN MOVIMENTO

• [...] Dopotutto, anche che elementari in grandi spazi, i processi non sono più poi scatto una foto ad alta risoe la stampo in grande quelli luzione di una volta, se è formato. Di solito lavoro in zone perifevero che primafabbriche di Silvio riche, parcheggi, abbandonate. Berlusconi immischiato Il bianco della pittura contrasta con lo sporco e il nero dei resiin unaduifarsesca faccenindustriali e ne appiattisce la profondità dello spazio. da di Hosignorine, daAna-un notato che, nelle tue morfosi a volte usi specchiare desertico esilio in terra le immagini. Si, sono quelle che nel titolo contengono le parole chi “the mirdi Tunisia c'era diror”. In un manuale di design leggevo ceva:"proprio Io l’altro nongiornomischio che la simmetria è sinonimo di Mi piace sacralità grandimonotonia. cause di lalibertà delle immagini speculari. con torbide vicende giudiziarie.

nana. So che questo vale anche per la maggior parte degli artisti, che di solito hanno il problema contrario, quello di rendere visibile, più che di nascondere. Per chi osserva un’opera, pensarla come un rebus può essere fuorviante. Io, di mio, cerco di mettere tutti gli elementi a vista come fa Erik Buel quando costruisce le sue moto. Sei conosciuto soprattutto per la tua serie di Anamorfosi, di che si tratta? Sono dei dipinti che guardati da un determinato punto generano una percezione di tridimensionalità, è una tecnica antica che sta vivendo una seconda nuova giovinezza negli ultimi anni. Disegno delle forme geometri-

Nella pagina precedente e sopra, alcuni lavori dell’artista Rub Kandy

te in un museo solo perché essa ha fatto scalpore, semmai è il contrario. Quando poi l’opera è per strada, apriti cielo! Da Potenza a Roma. Un viaggio lungo anni con una sola passione, quella dell’arte. Cosa ti manca e cosa ti resta ancora da fare? Mi manca l’emozione che provai quando vidi per la prima volta passare un treno con sopra un mio graffito: ero il re del mondo, se domani mi chiamassero per dirmi che devo portare un pezzo in Biennale non proverei quello che provai allora. Mi mancano gli anni in cui ero più piccolo e facevo i miei lavori senza pensare a tutte queste chiacchiere che facciamo oggi, avevo un gruppo di amici, erano il mio pubblico, facevo i miei graffiti per loro, manco li fotografavo tanto ero sicuro che esistevano. Ecco, un po’ mi manca quella freschezza. Ma ho un sacco di cose da fare, sono poco capace di organizzare lavori che mi impegnino per più di un mese, invece avrei bisogno di fare proprio quello, qualche progetto più lungo, meno sintetico e più narrativo. Vorrei essere capace di dedicarmi a una cosa per un anno intero senza cambiare mille volte idea. Invidio quelli che cominciano a fare un film sapendo che lo finiranno fra due anni.

42. Libertà: l'importante è partecipare 43. libera arte in libero Stato 44. Altro che spazzatura e Bunga Bunga 45. Non solo "figli di Dio", ma "figli del mondo"

WEB 3.0

INTERNET E MULTIMEDIA 46. Liberi di non pagare

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IMPAGINAZIONE E GRAFICA Michele Nella e Riccardo Telesca STAMPA Grafiche Gercap / Foggia

PUBBLICITÀ commerciale@brekmagazine.it tel. 0971 36703

• «Alcune persone diventano dei poliziotti perché vogliono far diventare il mondo un posto migliore. Alcune diventano vandali perché vogliono far diventare il mondo un posto migliore da vedere»

questo artista sulla sua galleria Flickr (http://www.flickr.com/photos/flickrub/) quello che ci stupisce subito è l’assoluta • Rub Kandy èdeiun artista cheumano si cheoccupa di street artInfattida eleganza e l’accuratezza suoi lavori oltre che il fattore accompagna la semplice attività artistica. le immagine si scopre una periferia diversa, un approccio alla rudezza dei muri romani con la sensibilità tantiosservando anni, piccolo la passione dell’arte delle figure chegià ci giranoda attorno. I suoi lavori sonocoltivava apprezzati a livello internazionale e sono una nuova evoluzione della semplice “graffiti art”. Le sua “Anamorfosi” sono delle distorsioni prospettiche che, per essere colte, richiedono un’osservazione da uni preciso Il lavoro e l’arte di Rubnel Kandy non è semplicemente un’opera da ammirare in di strada con suoipunto. graffiti che tempo sono diventate una galleria, rispecchia in sé la durezza della società ed il suo posto è quello della strada. L’ho incontrato a Potenza in un bar e tra un’aperitivo e l’altro abbiamo parlato di arte società e libertà. Per motivi di spazio l’intervista e l’articolo opere d’arte ed evoluzioni dell’arte originali sono stati tagliati. Per chi volesse leggere l’intervista completa visiva. e scoprire cosa è successo realmente il 25

DIRETTORE RESPONSABILE Nicola Pace

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Una persona non è una macchina che va a calorie, ma un insieme di corpo, mente ed emozioni, con delle esperienze ed una vita tutta sua. Perciò alla corretta alimentazione oggi si sta affiancando, nella pratica clinica più innovativa, l’aiuto psicologico, che permetta di fronteggiare i reali problemi che si presentano quando si cambia il proprio stile alimentare e di vita. Insomma: un approccio diversissimo dalla classica “dieta dimagrante”. Libertà e benessere! Allora le sensazioni descritte sono reali! Parlare di diete oggi è argomento scontato. In questo campo si cimentano un po’ tutti, professionisti e non. La differenza è data dal risultato: “sono dimagrito” è diverso da “MI SENTO LIBERO, STO BENE e sono pure dimagrito”.

34. La speranza ti rende libero 36. Dedicato a Ninì Claps 38. A Wanted Artist 39. Cronache di ordinaria censura pag. 38

Soc. Cop. Sociale a r.l. via Nicola Sole, 73 - 85100 Potenza tel. 0971 36703 - fax 0971 25938

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X the base

PERSONE E PERSONAGGI

Dott.ssa Maria A. Catenacci Biologa Nutrizionista

Tree

INCONTRI

“Finalmente mi sento bene! Mi sento libero!” Una frase alquanto rara. Apprezzabile, ma obiettivamente rara! Ancor più insolito se si considera che questa frase l’ho sentita pronunciare ad un obeso a dieta. È a dieta e riferisce di sentirsi, per la prima volta nella sua vita, “libero”. Ciò che dalla maggior parte delle persone è percepita come la più dura restrizione, la più crudele costrizione, viene invece percepita da un obeso come motivo di libertà? La situazione si ripropone una, due, tre volte. Soggetti diversi, storie di vita diversissime, diverse modalità di descrizione, ma le parole chiave sono le stesse: LIBERTà e BENESSERE! Queste persone si sentono bene e si sentono libere stando a dieta! Come è possibile? La comunità scientifica ha riconosciuto da anni gli effetti positivi che una corretta alimentazione ha sul benessere generale: miglioramento dello stato di salu-

• Parlare di diete oggi è argomento scontato. In questo campo si cimentano un po’ tutti, professionisti e non. La differenza è data dal risultato: “sono dimagrito” è diverso da “mi sento libero, sto bene e sono pure dimagrito”.

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Rhome

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EDITORE

SORSI, MORSI E LETTURE

Andreina Serena Romano

HANNO COLLABORATO Giovanna Caivano, Angela Cammarota, dott.ssa Maria Antonella Catenacci, Mimmo Claps, Vito Colangelo, Antonio Coppola, Anna D’Andrea, Veronica D'Andrea, Mari Donadio, Alba Gallo, Manuela Grieco, Angela Laguardia, Andreina Serena Romano, Daniela Rosa, Leonarda Sabino, Fabio Salvatore, Andrea Samela, Francesco Tripaldi, Wine_R. PROSSIMA USCITA n°19 (luglio-agosto 2011) Tutti i numeri sono sfogliabili in formato pdf all'indirizzo www.brekmagazine.it

NESSUN VINCOLO. MAI. NÉ FISICO. NÉ IDEOLOGICO. NÉ CULTURALE. NÉ RELIGIOSO. NÉ POLITICO. NÉ ECONOMICO. DA TEMPO SEMBRA CONFIGURARSI CON QUESTI ELEMENTI IL PARADIGMA DELLA LIBERTÀ. E L’ELENCO, OVVIAMENTE, POTREBBE CONTINUARE. UN PARADIGMA CHE CONFIGURA LA LIBERTÀ COME QUALCOSA CHE NON È. IN CUI L’ESSERE LIBERO DERIVA DALLA NEGAZIONE DI ALTRE POSSIBILITÀ DATE ALL’UOMO. UNO STREPITOSO ALIBI CONFORMISTA E NICHILISTA. FRUTTO DELLA SOCIETÀ DECADENTE, IN CUI DIRE DI NO A TUTTI E A TUTTO È SEGNO DI FORZA, CORAGGIO, LIBERTÀ. UN’APRIPORTA PERICOLOSO VERSO IL PIÙ ACCESO EGOISMO, VERSO IL PIÙ BECERO AUTOREFERENZIALISMO, VERSO LA CHIUSURA TOTALE DEL DIALOGO. ESSERE LIBERI SIGNIFICA INNANZITUTTO ESSERE. E MAI NESSUNO POTRÀ ESSERE NEGANDO L’ESISTENZA DELL’ALTRO. LA STORIA PIÙ RECENTE DOVREBBE INSEGNARE CHE LA LIBERTÀ VIVE SU UN CONFINE SOTTILE ED ELASTICO CHE NON BISOGNA ROMPERE O SUPERARE. UN CONFINE FATTO DI RISPETTO E REGOLE. DI COMPITI E DI RUOLI. DI DIRITTI E DI DOVERI. CERTO SIETE LIBERI DI SCONFINARE… MA CON UN BIGLIETTO DI SOLA ANDATA.

BREK garantisce la libertà di pensiero e di espressione. Per questo motivo ogni collaboratore è singolarmente responsabile delle proprie idee e di ciò che scrive.

Mevans "The road less travelled"

Autorizzazione Tribunale di Potenza nº 376 del 7/5/08 Iscrizione al ROC n°19633

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Secondo gli studi effettuati da un gruppo di scienziati australiani, gli squali bianchi sono dei veri e propri appassionati di musica hard rock, in particolar modo degli AC/DC. Ci parla di questa scopera la rivista Australian Geographic, anche se gli studi proseguono ancora. Tutto è cominciato quando un gruppo di sommozzatori ha avuto la felice idea di mettere degli altoparlanti sott’acqua in occasione di alcune esibizioni, e gli era sembrato di notare cambiamenti nel comportamento di alcuni squali. Ripetuto l’esperimentocon alcuni brani dell’album “Back in Black” (tuttora il secondo album più venduto di tutti i tempi dopo "Thriller" di Michael Jackson), gli squali immediatamente hanno smesso di essere aggressivi, per diventare invece molto curiosi e andare alla ricerca della sorgente del suono. Gran brutto momento per Silvio Berlusconi. I risultati elettorali, le accuse giudiziarie e le varie vicissitudini che si accavallano. La compagnia aerea Ryanair ha scelto Berlusconi come “involontario” testimonial per l’ultima campagna pubblicitaria: e non siamo sicuri che quest’ultimo ne sarà particolarmente contento, dato che la pubblicità fa pesanti allusioni alla fama di “sciupafemmine” del Presidente del Consiglio. Infatti, l’immagine è quella di un Berlusconi preoccupato, con un “fumetto” che dice “solo una cosa mi tirerebbe su in questo momento”, e il claim che continua “Una scappatella con Ryanair €12”.

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Una proposta di legge nel South Dakota affronta il problema della circolazione delle armi negli USA. Recita così: "ogni cittadino residente nello stato del South Dakota che abbia raggiunto l’età di ventuno anni dovrà acquistare o in altro modo acquisire un’arma da fuoco, adeguata al temperamento, capacità fisica e preferenze personali, idonea a fungere per la difesa personale ordinaria". Tutto questo eviterebbe che le armi finiscano in mani sbagliate. Aspettiamo con ansia delucidazioni in merito...

Una ricerca ha analizzato il comportamento dei vacanzieri, e ha evidenziato che i croceristi berrebbero di più di chi fa vacanze sulla terraferma (un dato che va però interpretato anche alla luce delle abitudini “di bevute” inglesi, grande maggioranza degli intervistati). A giustificare il comportamento, ci sarebbe il senso di sicurezza dell’essere in un ambiente controllato (la nave), ma anche e soprattutto perché gli intervistati godevano di pacchetti all inclusive. Insomma, la gente berrebbe di più quando può bere gratis.

Un recente rapporto finanziato principalmente dai Vescovi e costato 2 milioni di dollari, ha toccato un tema molto delicato, e cioè quello della pedofilia e dell’omosessualità nella Chiesa Cattolica. Ma non vengono trovate responsabilità nella Chiesa: se tra i religiosi si annidano pedofili ed omosessuali (peraltro, un acco-

Una ragazza di Salem, New Hampshire, aveva deciso di arrotondare rifornendo di marijuana i suoi conoscenti. Un giorno però, quando Samantha Medina ha portato due bustine di marijuana a due ragazzi che lavoravano ad un centro commerciale in città, questi hanno preso la droga e anziché darle i soldi le hanno sbattuto la porta in faccia. La ragazza deve essersi ricordata degli insegnamenti della mamma “se qualcuno viola i tuoi diritti, e non ti dà quello che ti spetta, chiama la polizia!”.

stamento che lascia decisamente molto perplessi), la colpa sarebbe invece del ‘68, degli ideali di libertà, della “rivoluzione sessuale” e, non ultimo, del rock n’roll, che avrebbero in qualche modo creato un contesto sociale che avrebbe corrotto le anime dei religiosi. Tanto che si parla di “effetto Woodstock”.

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Ma la mamma sicuramente non pensava alla compravendita di droga. Fatto sta che la 17enne ha prima chiamato la sicurezza del centro commerciale, e quando ha pensato che questi non volevano aiutarla, ha chiamato la polizia. Che è intervenuta subito, ma non certo per farle avere i soldi, quanto per arrestarla per spaccio di droga. Anche i due ragazzi cui Samantha ha venduto la droga, il 17 Vincent Brown e la 21enne Danielle Fiore, sono stati denunciati, per possesso di droga.


C’è una dimensione umana capace di fare miracoli, è la dimensione della miseria. È nella miseria più assoluta, materiale e immateriale, che ogni uomo riprende il suo reale contatto con la propria limitatezza. Ed è in questa dimensione che si scopre il concetto della libertà. L’unica in cui gli esseri umani sono pronti alla strategia del rifiuto come possibile strategia di esistenza. Ma rifiuto verso cosa o verso chi? Rifiuto verso il sistema totalizzante che il mondo globalizzato ha costruito per noi e in cui ci

sentiamo pienamente liberi. Liberi di pensare, di scrivere, di comprare, di protestare, di votare, di lavorare, di divertirci. Liberi insomma di fare tutto ciò che ci piace. Sempre e in ogni luogo. Liberi di, dunque, ma non liberi da. Nel senso che non ci si può affrancare da questo sistema. Non ci riusciamo più. Chi di noi rinuncerebbe a tutto ciò che il mondo moderno produce e propone? E per quale motivo poi? Una libertà vigilata, dunque, vigilata da chi questo mondo lo

controlla, e poi lo alimenta per continuare a controllarlo. Non c’è spazio per il rifiuto e nemmeno per l’indignazione. Non c’è spazio per la costruzione di un sistema alternativo in cui il pilastro non è più il consumo, la ricchezza, il capitale. Non può esistere un nuovo mondo così, non deve esistere. E invece. E invece la dimensione dell’indigenza trova la sua voglia di riscatto. Torna nelle piazze senza violenza. Torna con i volti di giovani disperati.

Torna con la rabbia e un progetto. Torna con una consapevolezza smarrita nell’ubriacatura del possesso: riprendersi in mano le redini del proprio destino, della propria vita. Una vita in cui si smetta una volta per tutte di considerare il denaro l’unico motore del progresso e della civiltà. In cui i guru della finanza mondiale tornino ad essere semplici impiegati di banca. In cui i diritti indisponibili siano garantiti a tutti. In cui la vita di ognuno di noi sia un valore da tutelare e da difendere. Sia che si viva a New York, sia che si viva a Freetown. Un nuovo mondo in cui la libertà è esercitata e non co-esercitata. Un nuovo mondo in cui il bene di tutti sia prioritario al bene di uno solo. Un mondo in cui la ricchezza non sia misurabile con gli zeri ma con i servizi offerti ai cittadini. Se questo mondo sarà dovremo dire grazie a loro. Agli emarginati. A coloro che, prodotti dal mondo moderno, dallo stesso vengono accantonati, espulsi e rifiutati. È solo in loro che potrà ( e forse

lo è già) accendersi l’idea della libertà come nuovo paradigma in cui è la differenza e non l’omologazione l’elemento trainante del rispetto e della democrazia. E chi meglio di loro conosce il concetto di differenza. Chi meglio di loro conosce con precisione la possibilità di un mondo alternativo e migliore di quello che fino ad oggi abbiamo costruito. E oggi l’emarginato non è più solo l’analfabeta malnutrito dell’Africa subsahariana. O i tanti disperati che con un barcone tentano l’approdo nella terra dei balocchi. Oggi l’emarginato è giovane, istruito, nutrito, e soprattutto è in mezzo a noi. È africano, europeo, asiatico, americano. È nelle nostre piazze. Nelle nostre strade. Fa la fila in banca, mangia la pizza a pranzo e usa la rete. Vive il rifiuto come emancipazione da una società ormai svuotata nei suoi contenuti democratici e priva di ogni etica. E il processo emancipativo lo porta finalmente a capire che esiste un’altra idea di libertà. Un’idea che si oppone drasticamente al concetto globalizzato

Alla luce delle recenti lotte per la liberazione da regimi autoritari in Nord Africa, i sostenitori della candidatura di Internet al premio Nobel per la pace 2010 sono tornati alla ribalta. La versione italiana del manifesto di Internet for peace recita: Internet non è una rete di computer ma un intreccio infinito di persone... la più grande piattaforma di relazione che l’umanità abbia mai avuto…uno strumento di pace "che favorisce" il dialogo, lo scambio di opinioni, la solidarietà, l’incontro con l’altro, da sempre l’antidoto più efficace all’odio e al conflitto. La ventata di proteste per la democrazia dei mesi scorsi ha riportato in evidenza il ruolo chiave di Internet nell’organizzazione e coordinamento delle lotte d’opposizione antigovernative in Stati autoritari. In Tunisia la lentezza con cui le autorità hanno cercato di mettere in moto la macchina censoria nei confronti degli oppositori ha avvantaggiato i tunisini nella destituzione del regime di Ben Ali. Mentre in Egitto, invece, dopo le prime rivolte, gli Internet providers

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di libertà di… concetto positivo che si esaurisce, miseramente, nella banale possibilità di scegliere. Invece l’emancipazione cosciente porta ad un concetto nuovo di libertà. Il concetto rivoluzionario della libertà da… Un concetto negativo che parte dal rifiuto consapevole verso un mondo decadente e perdente e giunge al progetto di un’alternativa che riporti al centro della società l’uomo e la vita. Non è dato sapere se questa strada è ancora lunga. Ma di certo questo processo è già iniziato. E sicuramente sarà inarrestabile nonostante in molti cercheranno di fermarlo e di boicottarlo. Sarà inarrestabile perché forse per la prima volta c’è la consapevolezza che il progresso non è certo rappresentato da un dato percentuale o da un grafico che mostra un incremento o un decremento. In gioco, questa volta, ci siamo direttamente noi. Ed è tempo di responsabilizzarci. Tutti. Nicola Pace


Muammar Gheddafi, politico e militare libico, di fatto massima autorità del Paese, pur non avendo alcun incarico ufficiale e fregiandosi soltanto del titolo onorifico di Guida della Rivoluzione.

e gli operatori di telefonia mobile spengono l’interruttore su ordine di Hosni Mubarak. È il blackout delle comunicazioni. Il governo egiziano riesce a eliminare il Paese dalla mappa delle comunicazioni mondiali in soli tredici minuti. Lo stesso succede anche in Libia, dove il colonnello Muammar Gheddafi isola il Paese impedendo con questo l’aggiornamento in tempo reale sulla situazione politica interna. Potrebbe trattarsi della classica sindrome da delirio paranoico del dittatore all’ultimo atto, ma i moderni capi di Stato citati hanno soprattutto dovuto scontrarsi con una diversa percezione delle libertà individuali e l’obsoleta esistenza di regimi autoritari non più in grado di detenere un controllo definitivo su uno Stato e i suoi cittadini. Tuttavia la sostanza non cambia, le nuove comunicazioni globali, come già fu per i libri, sono considerate un pericolo da questi fossili autoritari. E se la protesta corre sul Web il governo risponde non più con il rogo ma con l’oscuramento. Il ruolo di Internet come propagatore di libertà divenne noto già nel giugno 2009, quando un’onda verde di cittadini indi-

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gnati invase Tehran sconvolgendo con la sua eccezionale determinazione l’opinione pubblica di tutto il Mondo. Era l’inizio della Green Revolution o Twitter revolution. Si erano appena concluse le elezioni presidenziali che avevano visto contrapporsi, tra gli altri candidati, Mir Hossein Mussawi, e l’attuale presidente della Repubblica Islamica Mahmud Ahmadinejad. La folla urlava “morte al tiranno”, forte era il sospetto di brogli elettorali. Verde, il colore scelto da Mir Hossein Mussawi per la propria campagna elettorale, diventò il simbolo della protesta che colorò di speranza le vie della capitale iraniana e quelle di molte altre città del Mondo. I giornalisti stranieri furono espulsi dal Paese.

Le notizie iniziarono a circolare sul Web. I protagonisti degli eventi diventarono gli informatori, gli unici documentatori di una realtà che il governo tentava di occultare. Immagini, testi e filmati trasmessi dai manifestanti in tempo reale su Twitter attraverso telefoni cellulari restano gli unici documenti. Nel 2010, a distanza di un anno dagli eventi iraniani Reporter Senza Frontiere (RSF), l’organizzazione internazionale, nata a Parigi per tutelare la libertà d’informazione, lancia in collaborazione con XeroBank, azienda specializzata in sicurezza informatica, un “kit anticensura” per dissidenti politici, giornalisti e blogger in Paesi a rischio, che permette l’invio di mail e la consultazione siti web in modo anonimo e sicuro: i dati inviati dall’utente al momento della connessione vengono criptati e

Muhammad Hosni Sayyid Ibrahim Mubarak, comunemente conosciuto come Hosni Mubarak, politico egiziano, è stato il quarto Presidente dell'Egitto, carica che ha ricoperto per quasi trent'anni.

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prima di raggiungere la destinazione finale, vengono fatti transitare attraverso vari routers negli Stati Uniti, in Canada e nei Paesi Bassi per confondere le tracce. Questo perché il numero dei Paesi in cui si “mette il lucchetto” a Internet è in crescita. Secondo il rapporto 2010 di Reporter senza frontiere il bollino nero spetta ai netizen (letteralmente cittadini del Web) di Cina, Vietnam, Iran, Egitto, Arabia Saudita, Tunisia; bollino rosso per quelli di Russia, Turchia, Australia, per citarne solo alcuni. Nel resto del Globo i governi attuano politiche di controllo ritenute minime rispetto ai Paesi già citati. Spesso come in Australia e Turchia le autorità nascondono la censura dietro nobili paternalismi come la protezione contro la diffusione di materiale pornografico e pedopornografico. In Turchia, nonostante la memoria di Moustafà Kemal Ataturk, il padre della Turchia moderna, sia vivissima anche fra i giovani,

i cittadini non hanno accolto positivamente le giustificazioni del governo in materia di navigazione sicura. Infatti i controlli, oltre ad evitare la diffusione di materiale pornografico, servirebbero a punire gli insulti al padre dei turchi che spesso si incontrano su blog di

oppositori. L’iniziativa Don’t touch my Internet! ha portato circa 5.000 persone a manifestare il quindici maggio a Istanbul contro le misure di controllo del governo, chissà se Ataturk …

Un bene prezioso che possediamo tutti, un bene prezioso che spesso non tutti sappiamo di avere. Spesso non si è capaci di gestirla, perché la Libertà a volte, può essere intesa come una sorta di dovere. Questi fantastici anni che ci appartengono perché sono i nostri anni, hanno visto un cambiamento del significato-concetto di libertà, che è quasi diventato “un modus” e non bene prezioso da gestire nel migliore dei modi e da difendere, sempre e

comunque. La società ed il costume italiano, degli ultimi decenni, ne danno una triste conferma: la libertà oggi è fare leggi ad personam perché si è Mister B. La Libertà oggi è gestire i propri interessi, magari a discapito di quelli degli altri. La libertà di manipolare le menti degli italiani perché i mezzi di comunicazione, che sono il mezzo certo, appartengono quasi per intero ad un'unica voce... e no! Questa non è libertà, questa è

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Angela Cammarota

dittatura. Ultimamente, proprio perché il cittadino-suddito ha “un po'” perso questo bene e (felicitazioni!) se ne è accorto, si sta creando malcontento generalizzato e voglia di cambiare le cose. Almeno questo è quello che sembra. Si è sempre lottato per la Libertà, la Storia ne narra numerosi esempi. Quante guerre, quanti tradimenti e quante ingiustizie in nome della Libertà. Quante persone non hanno mai potuto dire di essere liberi, di possederla... e oggi? Quanto vale per noi, nuove leve del futuro? Poco, almeno a quanto sembra. L'uomo degli anni zero lo si può definire "uomo libero" perché risultano molteplici le conquiste “burocratiche” che ha legittimamente acquisito: l'uomo "anni zero" può professare la propria religione (ma ancora ci dobbiamo lavorare) o esporre la propria idea (poi ci sono le querele, ma questo è altro discorso), può stu-

diare, (se la nostra cara Ministra non cambia idea) e può fare tanto, tanto altro. Ma sotto alcuni punti di vista è diventato schiavo... Grosso modo, il contrario di libertà è schiavitù; vediamo cosa ci rende schiavi, dolci schiavi: le comodità. Siamo schiavi perché dire “no” implica uno sforzo decisamente maggiore che dire “sì”, un “no” va motivato e per motivare devi argomentare, devi sapere. Siamo schiavi perché nessuno si esprime liberamente, sembriamo tutti condizionati dalle mode, dalla massa, dalle leggi del mercato globale. In questa società in balia del consumismo, ecco perché libertà “è partecipazione agli utili”, se non hai abbastanza soldi da spendere, oggi non sei libero. Non sei nessuno. Ergo, no party. Ed allora, chi è libero davvero? Non di certo noi cittadini che non dimostriamo da molto, troppo tempo che oltre ad essere persone, siamo anche persone

libere di scegliere. Libertà, per molti significa “fare quello che si vuole”, questa non è libertà. Potrebbe essere intesa come “liberi da condizionamenti”, questa non è libertà. Che fine hanno fatto la libertà di lasciare spazio agli altri? E quella di decidere democraticamente che fine ha fatto? Forse la cosa più grave è il fatto che ora non si è nemmeno liberi di sentirsi liberi. L'uomo recita nel copione del Mondo un ruolo fondamentale e questo lo può fare poiché ha la capacità di scegliere, a differenza dei nostri cugini animali (che, paradossalmente e personalmente ritengo essere decisamente più liberi di noi. Il nostro cane scodinzola solo se è felice, non lo fa per circostanza. Certo, poi se noi vogliano che invece non scodinzoli a nessuno gliela tagliamo, la coda. Libertà dell'uomo). Siamo davvero quanto scritto fin ora o siamo altro, siamo di più? Siamo di più, decisamente. Con il suo coraggio l'uomo ha letteralmente conquistato il Mondo, con la sua intelligenza, con il suo agire, con la sua libertà di fare e dire. Siamo molto di più, oggi più che mai. Oggi più che mai dobbiamo difenderla la nostra libertà perché è così preziosa che perderla o non difenderla in modo appropriato potrebbe davvero creare il gran caos. “La libertà non è star sopra un albero, non è neanche avere un’opinione, la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione.” “Libertà è partecipazione” cantava Gaber, ricordiamocelo più spesso. Iniziamo a partecipare perché questi anni zero sono i nostri anni. Leonarda Sabino

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Libertà. Sette lettere, una piccola centrifuga, magari un ammorbidente fatto di onomatopee. Frulliamo in modo tale da rimuovere la punteggiatura e prestiamo attenzione acché risulti finemente tritata. Ladies and gentlemen, eccovi servita l’avanguardia. Tradotta in letteratura, vuol dire sperimentazione, gioco e fa rima con desueto, con novità, con succo e quintessenza della volontà più raffinata di produrre un prototipo, da cestinare o servire ben guarnito con sprazzi di vitalità nelle sere d’estate, cullati da una allegra brezza semantica. Doveva averlo capito Marinetti se agli inizi del Novecento si

inventa un qualcosa di rivoluzionario più della Simmenthal per l’epoca, sebbene meno funzionale. Eliminati gli orpelli della comunicazione, declina la libertà, conferendole un’aura di trasgressione che la avvince al latino “libére”, “fare ciò che aggrada, piace”. Via le stampelle grammaticali, spazio alla parola, dunque. Ma non basta. Efficacia e velocità, combinati, sdoganano bene l’idea di efficienza. E di qui la novità: questa parola, Marinetti la veste di suono. Nel suo cantiere troviamo martelli per sminuzzare congiunzioni, cacciaviti per svitare la sintassi, magari un defibrillatore, sì,

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quello che serve per rivitalizzare una prosa ed una poesia altrimenti statiche; e ancora qualche cascata, stridor di denti, bisbiglio, malcelati dall’onomatopea. Certo, abituati alla dannunziana pioggia del “verde vigor rude” che “allaccia i malleoli” e anestetizzati da un contesto, quello fascista, che abituava ad un’idea di metrica serrata e di pochi ed essenziali orpelli, si evita il coma indotto. Ma se lo scopo è tramortire il lettore abituato alla ciceroniana narrazione sintatticamente ordinata, fatta di pensieri logicamente concatenati, spiacenti ma siamo ancora al torpore linguistico. Se Marinetti aveva causato un

ictus all’italiano ortodossamente codificato, la sferzata finale provvederà di lì a poco a fornirla l’Apollinaire. E se costui ce l’ha fatta udire, il caro Guglielmo ce la fa vedere. La poesia si muta in disegno ed,in quanto tale, prende forma. Arriva prima, colpisce e affonda o muore. Se ne parliamo ancora oggi, infondo, non se l’è passata male. E non finisce qui. Posto che, pur avendolo sempre ben fresco in frigo, il nostro pensiero non volessimo sminuzzarlo, mettiamolo in lavatrice, ma… occhio alla temperatura! Ecco, gli Ermetici l’hanno decisamente sbagliata. Il suo nuovo look? Poche e malridotte congiunzioni, tante, taglienti riflessioni distanti dalla letteratura precedente quanto il concentrato di pomodoro differisce dalla passata. Gli Ermetici non devastano, ma un attimo in punta di piedi condensano e creano il pensiero take away, da srotolare, ben impacchettato e servito come gocce di mercurio: in apparenza tanto graziose, silenti, poste in un anonimo angolino, da denocciolare debitamente prima dell’uso scatenando l’inferno poi. Questo, in sintesi, l’esperimento dell’elitario club che vede Ungaretti in prima fila, con il suo pugno di lemmi in mano, scagliati come semi su un foglio bianco. Così, come un macigno, il caro Giuseppe ci fa precipitare addosso il “si sta come d’inverno sugli alberi le foglie”. Nulla di più rivoluzionario. Angoscia, disperazione, stenti, trincea. Prima guerra mondiale sullo sfondo. Nove parole, una valanga grande quanto il mondo a gravare sulle nostre spalle ed a svegliare le sinapsi. Gli fa eco Quasimodo del “ed è subito sera”. Quello che poteva essere un titolo, un “dietro le quinte”, è una

poesia, in carne e... versi. Immaginiamola come una ballerina e i suoi virtuosismi. Assistiamo all’inchino dopo la piroetta. Una sola riflessione, buttata lì come se la precedesse un trattato esistenziale. Banale? Eppure fino ad allora nessuno ci aveva pensato o comunque non con tale portata rivoluzionaria. Altro giro, altra corsa, ennesima storia. Stesso contesto, altra bandiera. Espatriare in Inghilterra in quegli anni vuol dire, muniti di barriere protettive, affrontare il torrente incontenibile di parole col retrogusto di pensieri, remixate da Joyce. Pronti ad essere rigurgitati sul lettore, all’occorrenza che sottoscrive aprioristicamente un doppio passaporto ad hoc per la trasmigrazione, per la coatta immedesimazione nel personaggio del caso. Ora prendiamo tutte le ansie, shakeriamole, riesumiamo il Joyce della migliore annata e diluiamolo in pillole. O forse no. Meglio assumere Svevo sotto forma di sciroppo. Alla fine il suo Zeno Cosini, incarnazione dell’inettitudine, protagonista de “La coscienza di Zeno” ci rende partecipi del suo iter salvifico verso la redenzione dal fumo, inversamente proporzionale alle litigate col padre. Correvano gli anni Venti, soffiavano venti siberiani, passati per la Francia, snobbati in Italia, riabilitati post mortem. In sintesi il destino di Svevo. Che ne parliamo a fare? Scrittura come terapia, vomitata, sussurrata, chiacchierata. Scrittura vivacemente zoppa: alla fine quanto è ordinario un semplice capoverso incravattato? Monotonooooo!!! Complichiamoci la vita con i lipogrammi, che con la liposuzio-

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ne c’entrano ben poco. Chi non ha mai pensato, una volta nella vita di scrivere omettendo sempre una lettera “proibita”? Chi lo ha fatto non è (ancora) stato rinchiuso al CIM. Non dovesse bastare, per i più audaci esiste anche il tautogramma, un componimento in cui tutte le parole iniziano con la stessa lettera. Sarà stato di sicuro il pensiero prioritario di Cesare, varcando il Rubicone allorché intimò: “Veni, vidi, vici”. Bene, dopo aver tratto anche il dado e sperando che il tautogramma “O Tite, tute, Tate, tibi tanta, tyranne, tulisti!” (“O re Tito Tazio, quanti travagli hai tu dovuto sopportare!) e il suo autore non si ritorcano contro chi di queste cose ha scritto (debitamente adattati), per questa puntata la sala giochi chiude, scongiurando che col calo del sipario non si aprano quelle del nosocomio. Alba Gallo

Filippo Tommaso Marinetti, conosciuto come il fondatore del movimento futurista


È comprensibile la reazione stizzita della Casa Bianca dopo che Standard & Poor’s ha rivisto al ribasso il suo giudizio sul debito americano in virtù del delicato momento politico che vive l’amministrazione USA e che secondo l’agenzia di rating rischia di impedire la concreta attuazione dei piani di riduzione del debito pubblico. Ma Obama quando bolla come “politici” i giudizi delle agenzie di rating arriva in ritardo. In Europa lo stiamo dicendo da tempo. Discutiamone e soprattutto decidiamo insieme. La questione é: Standard & Poor’s é andata al di la del propri confini intromettendosi in questioni che non le riguardano e utilizzando un metro di giudizio politico e non economico? La mia risposta é no. L’agenzia di rating americana ha rispettato le regolamentazioni vigenti. Ed é proprio questo, a mio avviso, il problema. Le agenzie di rating hanno, de facto, un impatto politico sull’economia e sui mercati e per questa ragione le riforme messe in atto, negli Stati Uniti come in Europa, per regolare un settore tanto delicato (fino a qualche anno fa totalmente

deregolamentato!) ancora non hanno affrontato tre questioni cruciali: 1. La competenza delle agenzie nel giudicare i debiti sovrani; 2. La chiara mancanza di concorrenza che caratterizza il settore dominato da sole tre agenzie; 3. Il valore regolamentare dei giudizi. L’Europa ha l’occasione e gli strumenti per affrontare questi tre nodi. La Commissione europea, infatti, renderà pubblica tra qualche mese la proposta di riforma del rating che sarà poi discussa e decisa da Parlamento europeo e Stati membri, e lo stesso Parlamento si esprimerà, a maggio, con una risoluzione in merito. È allora il momento giusto per essere coerenti nell’azione politica nell’interesse della generale stabilità finanziaria. Sul primo punto ritengo che il giudizio sul debito sovrano di uno Stato non possa essere affidato, per evidenti ragioni di opportunità, a società private caratterizzate da gravi conflitti di interessi. Troppo spesso le agenzie hanno destabilizzato i mercati con comunicazioni, sulle finanze degli Stati, dalla tempistica a dir poco sconveniente. Le soluzioni potrebbero essere

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quella di indicare nella Corte dei Conti europea il soggetto incaricato di tale responsabilità oppure considerare la possibilità di istituire un’agenzia di rating nell’Ue specializzata proprio nella valutazione dei debiti sovrani. Una nuova agenzia europea, che rispetti le regole imposte dall’Ue e che tratti in modo trasparente le metodologie di valutazione, può rivelarsi la scelta giusta. In questa maniera si affronterebbe anche il secondo punto, ovvero la mancanza di effettiva concorrenza in un mercato attualmente dominato da tre colossi: Standard & Poor’s, Moody’s, e Fitch, offrendo così maggiore competizione e diversificazione. Va poi, e vengo al terzo ed ultimo punto, ridotta la dipendenza del mondo finanziario dal rating. Questo significa che il giudizio delle agenzie non deve essere più un requisito indispensabile per entrare sui mercati finanziari. Si stimolerebbe così una seria e concreta vigilanza da parte del settore bancario che invece, allo stato attuale, ha totalmente abdicato a questa funzione appoggiandosi unicamente sui giudizi delle agenzie.

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Potete sostenere il progetto POTEnTIALbUS effettuando un bonifico sul seguente codice iban: IT75S0578704205078570029124

COME L’InCLUSIOnE rEnDE LE PErSOnE LIbErE. Una storia molto spesso riesce a racchiudersi in una sola parola. E la parola chiave di questa storia è sicuramente inclusione, intesa ed interpretata nella sua più ampia totalità. La prospettiva dell’inclusione è una prospettiva che tende all’interazione di tutti gli essere umani, compresi quelli che presentano difficoltà economiche, sociali, culturali e fisiche. E di queste persone, Potentialmente onlus, ne fa il suo perno centrale, la sua ragione di vita. Infatti la finalità principale, sancita nello statuto e praticata quotidianamente da tutti gli associati, è quella di promuovere e favorire l’integrazione e il coinvolgi-

mento di tutte le persone e in particolar modo di quelle svantaggiate. La storia ha inizio nell’ottobre del 2006, quando un gruppo di amici, legati da amicizia e mossi dall’amore verso la loro città, pensano di costituire un’associazione culturale in cui dedizione per il prossimo e senso civico siano gli elementi caratterizzanti. Tante le attività svolte e le collaborazioni avviate. Con l’Istituto penale minorile di Potenza e garantire ai detenuti la possibilità di frequentare laboratori di pittura, fotografia, cinema. Con l’associazione italiana per-

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sone down e il progetto “coltelli e fornelli” e garantire così, alle persone affette da questa degenerazione genetica, autonomia e spazio vitale. Con l’associazione “portatori del santo” per permettere a tutti, senza discriminazioni, di vivere a pieno le festività in onore del santo patrono. Con l’associazione “Amici dell’hospice San Carlo onlus” per permettere, attraverso la terapia del sorriso, un soggiorno migliore ai pazienti e ai familiari degli stessi durante la degenza in Ospedale. Con Telethon per sostenere la ricerca sulla distrofia muscolare e le altre malattie genetiche.

Due note di merito voglio sotto- doli ed equipaggiandoli per il lineare in questa storia. trasporto delle persone con diI progetti Marco Smiles e poten- sabilità e che punta anche alla tialbus. diffusione della Marco Smiles cultura dell’inla nostra missione è t e g r a z i o n e , è un desiderio che si avvera. l’inclusione sociale delle d e l l ’ a b b a t t i Marco Lopomento delle persone svantaggiate mo, musicista barriere archida perseguire attraverso tettoniche, deljazz, realizza, l’abbattimento di pregiu- la riduzione del grazie all’impegno dell’asso- dizi e barriere ed il supe- concetto e della ciazione, il suo ramento di ogni ostacolo pratica dell’assiprogetto discoal libero ed egualitario stenzialismo. grafico, incide inserimento di tutti gli E durante la il suo album e cena sociale del individui nella società devolve intera2011 l’associamente i fondi zione ha donaraccolti a coloro che gli avevano to alla città di Potenza il potenpermesso di raggiungere un ri- tialbus. sultato insperato. Lo fa interve- Il primo autobus urbano dotanendo attivamente sul progetto to di pedana sottopianale per potentialbus. l’incarrozzamento ed il trasporUn progetto articolato che mira to delle persone diversamente a raccogliere fondi per allestire abili. gli autobus cittadini attrezzan- Un gesto concreto che certifica

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la determinazione di tutti gli associati affinchè inclusione sociale ed autonomia siano princìpi attuati e non solo teorici. È doveroso dire grazie a questi ragazzi e chiudere questo racconto con il loro impegno sancito così: “la nostra missione è l’inclusione sociale delle persone svantaggiate da perseguire attraverso l’abbattimento di pregiudizi e barriere ed il superamento di ogni ostacolo al libero ed egualitario inserimento di tutti gli individui nella società”. Starebbe bene in qualunque costituzione del mondo. Ma questa è un’altra storia.


pimento della protagonista). È solo un caso che questa data coincida anche con l’anno in cui i miei genitori convolarono a nozze.

nella foto Carmela Blescia

“L’Africa non è lontana” è il tuo primo romanzo e a me, come prima domanda, viene spontaneo chiederti perché si scrive un romanzo? Un romanzo nasce sempre dall’esigenza di dire qualcosa, di comunicare stati d’animo, emozioni, idee che, altrimenti, non verrebbero fuori. Spesso si scrive, come nel mio caso, perché non si riesce in un altro modo a dar voce ai propri pensieri. “L’arte di scrivere” non va necessariamente intesa come un dono: si può trattare anche di un deficit, di una mancanza imputabile alla incapacità di comunicare verbalmente le passioni del cuore. Proprio ultimamente l’ISTAT ha diffuso i dati sulla lettura dei libri in Italia e la Basilicata è risultata quartultima. Cosa si può o si dovrebbe fare per alzare questa media? Credo che il dito accusatorio sia da puntare verso la tecnologia che, come un maratoneta, corre a perdi fiato passando il testimone al prossimo staffettista che, a sua volta, raggiungerà un suo compagno e quest’ultimo un altro ancora, senza che si capisca quanto lungo sarà il percorso

CArMeLA BLeSCIA È NAtA A PoteNzA NeL 1982 e VIVe A trIVIgNo. HA CoMPIUto StUDI CLASSICI, CoNSegUeNDo UNA LAUreA IN SCIeNze DeLLA CoMUNICAzIoNe NeL 2005. orA StA ULtIMANDo IL SUo PerCorSo UNIVerSItArIo CoN UNA LAUreA SPeCIALIStICA IN teorIA e FILoSoFIA DeLLA CoMUNICAzIoNe. “L’AFrICA NoN È LoNtANA” È LA SUA PrIMA eSPerIeNzA DA SCrIttrICe.

prima di arrivare al traguardo. Dunque, se la passione per i libri sta raggiungendo i livelli minimi di sopravvivenza e, di questo, si incolpa la tecnologia, allora si dovrebbe pensare di utilizzare il progresso per riaccendere il fuoco letterario. Mi riferisco ad audiolibro, ad abook e e-book che potrebbero, in qualche modo, rendere più interessante l’ormai obsoleta lettura sebbene, personalmente, non sostituirei il cartaceo con nessun altro materiale al mondo. Ci spieghi perché una giovane scrittrice come te, alla sua prima prova d’autore, guarda a un continente così lontano? Hai avuto particolari esperienze di viaggio in Africa? Non sono mai stata in Africa, ma è la parte del mondo che più di tutte cattura la mia attenzione. Il motivo risiede, probabilmente, in un desiderio di riscatto della parte più povera del mondo e dei popoli che la abitano. Da sempre vicina alle azioni di associazioni umanitarie, ho ritenuto opportuno raccontare, sebbene usando nient’altro che la fantasia, una storia che potesse in qualche modo ricordare, a chi lo avesse dimenticato, che possiamo fare qualcosa.

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Insomma come Salgari che non aveva mai messo piede a Mompracem (che probabilmente neanche esisteva) hai voluto descrivere un luogo possibile? I luoghi che descrivo nel mio racconto esistono. Arba Minch, Iringa sono villaggi e realtà documentate. Ciò che ho voluto descrivere è una realtà possibile, più che un luogo possibile. Io voglio pensare che persone generose come quelle che esistono nella mia fantasia non siano solo frutto della mia immaginazione. Voglio pensare che esistano davvero persone in grado di migliorare la vita di altre persone. Il romanzo prende slancio da un evento fortuito: la scoperta di una fotografia. Ma quella fotografia porta la data del 1980. Ha un senso preciso l’indicazione di quell’anno? Il racconto prende vita nel febbraio 2010 e ho ambientato la narrazione nel 2009. Ho voluto che l’età della protagonista, Matilde, coincidesse con la mia. Perché ciò avvenisse, da copione si esigeva che sul retro della foto fosse indicato l’anno 1980 (data che coincide con il conce-

“L’Africa non è lontana” è un racconto sull’amicizia, un’amicizia che supera tutto. Proprio così. “L’Africa non è lontana” è una storia di Amore, di Altruismo, di Amicizia, che supera ogni ostacolo, che valica i confini internazionali, oltrepassando i silenzi e snobbando le differenze fisiche e culturali (dettagli insignificanti in un’Amicizia). È il tema ricorrente nel mio racconto perché è presente da sempre nella mia vita e perché grazie all’Amicizia, all’affetto e al rispetto profondo che da essa derivano, si possono superare prove difficili che spesso la vita ci propone senza sconti. Credo che l’Amicizia sia un motore potente capace di mettere in funzione ingranaggi arrugginiti. Alla presentazione del libro a Potenza hai affermato perentoriamente che “l’amicizia è eterna e l’amore è mortale” L’Amicizia si trova in cima alla mia scala dei valori come si evince dalla narrazione. A differenza dell’Amore, che io reputo mortale perché punta a uno scopo non fosse altro che quello di procreare, l’Amicizia ha una marcia in più; è in grado di sopravvivere perché, svincolata da interessi materiali, ha come unico fine quello di custodire una parte dell’Altro, cedendo in custodia, a sua volta, una parte di se stessi. È un atto di fiducia totale e irrevocabile, un’unione rara. Nel romanzo c’è l’Africa, la Tanzania e la sua condizione sociale ma ci sono anche le missioni umanitarie e l’altruismo di tanti volontari: ma sono grandi problemi con piccole soluzioni? Sono enormi problemi con solu-

“L’Africa non è lontana”, libro di narrativa edito da “zerounoundici” è stato presentato il 20 maggio nella Cappella dei Celestini di Palazzo Loffredo a Potenza.

zioni modeste. Come ho avuto modo di spiegare durante la presentazione, la pretesa non è che ogni essere umano sacrifichi, come fa Flavio nel racconto, la propria vita e le proprie ambizioni in virtù del benessere di qualcun altro che vive condizioni disagiate. Sarebbe impensabile! tuttavia, non si può ignorare che i dati riguardanti le percentuali di persone che ancora oggi, nel 2011, muoiono di fame siano allarmanti, oltre che sconvolgenti. Compilare un bollettino postale a favore di qualche oNLUS non debellerà la fame dal mondo, certo, ma tante gocce formano l’oceano e tanti contributi potrebbero davvero abbassare le percentuali di morte per malnutrizione. Utopia?! Forse, ma ci voglio credere. Hai detto che il personaggio che preferisci di più è Flavio, ma un’autrice non deve innamorarsi di tutti i personaggi? ogni personaggio di una narrazione prende vita perché l’autore ha predisposto per lui un agire.

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I comportamenti di ognuno di loro assumeranno un contributo fondamentale al fine della riuscita dell’intera storia che si vuole raccontare. Ma nelle favole esistono anche gli orchi cattivi e un autore difficilmente se ne innamora, sebbene siano indispensabili per far venir fuori le doti eroiche dei buoni. Nel mio libro non ci sono orchi cattivi. tutti i miei personaggi sono persone fantastiche che amo perché hanno qualcosa di importante da dire, ma Flavio più di tutti comunica qualcosa e lo fa nella maniera che preferisco: con i gesti. Hai già qualche idea per il prossimo romanzo? Puoi anticiparci qualcosa? La mia penna è sempre all’opera, mi verrebbe da dire. C’è stato qualcosa prima de “L’Africa non è lontana” e c’è qualcosa dopo, ma non tutto quello che scrivo trova un finale, quindi chissà… Vito Colangelo


nana. So che questo vale anche per la maggior parte degli artisti, che di solito hanno il problema contrario, quello di rendere visibile, più che di nascondere. Per chi osserva un’opera, pensarla come un rebus può essere fuorviante. Io, di mio, cerco di mettere tutti gli elementi a vista come fa Erik Buel quando costruisce le sue moto. Sei conosciuto soprattutto per la tua serie di Anamorfosi, di che si tratta? Sono dei dipinti che guardati da un determinato punto generano una percezione di tridimensionalità, è una tecnica antica che sta vivendo una seconda nuova giovinezza negli ultimi anni. Disegno delle forme geometri-

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che elementari in grandi spazi, poi scatto una foto ad alta risoluzione e la stampo in grande formato. Di solito lavoro in zone periferiche, parcheggi, fabbriche abbandonate. Il bianco della pittura contrasta con lo sporco e il nero dei residui industriali e ne appiattisce la profondità dello spazio. Ho notato che, nelle tue Anamorfosi a volte usi specchiare le immagini. Si, sono quelle che nel titolo contengono le parole “the mirror”. In un manuale di design proprio l’altro giorno leggevo che la simmetria è sinonimo di monotonia. Mi piace la sacralità delle immagini speculari.

da Eminem, felpa col cappuccio con sopra scritto ROMA. “Fermo là, ti prego!” e ho scattato. Possiamo parlare di convivenza tra l’arte che siamo abituati a vedere nelle gallerie e l’arte di strada? è possibile che l’una sia l’evoluzione dell’altra o il contrario? Certo, è un po’ di anni che praticamente non si parla d’altro. C’è convivenza. è una vecchia storia: artisti famosi pescano idee e tendenze nuove nell’underground, grafitari e street artist più o meno talentuosi espongono dentro gallerie rispettabili. Entrare nella testa degli altri artisti e capire dietro le provocazioni cosa c’è è spesso molto difficile per “noi comuni mortali”. Molto spesso diventa arte qualsiasi cosa che faccia scalpore. Non pensi che questo minimizzi le capacità e le idee di molti giovani artisti? Non è vero, semmai è vero il contrario, prendiamo ad esempio la mia opera Work Will Make You Free: essa è stata realizzata come “opera d’arte” e non come “oggetto che crea scalpore” ma ha fatto scalpore ed è stata criticata non come opera d’arte. Un riferimento classico, quando si parla di “opera che crea scalpore”, è la merda d’artista di Manzoni. Ecco, credo che se Manzoni fosse partito con l’obiettivo di far scalpore non sarebbe arrivato a costruire un’opera come quella, che invece conserva e rappresenta la ricerca di quel grande pensatore che è stato. Difficilmente trovi un’opera d’ar-

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X the base

Tree

Gli artisti sono portavoce della società, attraverso le opere cercano di raccontare il mondo che vivono: disagi, problemi, perplessità. Cosa si nasconde dietro i tuoi lavori? Provo a ribaltare la tua domanda. Gli artisti interrogano la società, attraverso le loro opere cercano di visualizzare il mondo che vivono: problemi, disagi, perplessità. Che cosa cercano di svelare i miei lavori? Più che dire che gli artisti siano “portavoce” della società direi piuttosto che essi parlano della società. Più che “affermativa” l’arte tende a essere “interrogativa”. Dietro i miei lavori non nascondo niente. Non sono un artista “Nascondista” come il grande Staccola-

Rhome

Cross the Mirror Rub Kandy è un artista che si occupa di street art da tanti anni, già da piccolo coltivava la passione dell’arte di strada con i suoi graffiti che nel tempo sono diventate opere d’arte ed evoluzioni dell’arte visiva. Guardando i lavori di questo artista sulla sua galleria Flickr (http://www.flickr.com/photos/flickrub/) quello che ci stupisce subito è l’assoluta eleganza e l’accuratezza dei suoi lavori oltre che il fattore umano che accompagna la semplice attività artistica. Infatti osservando le immagine si scopre una periferia diversa, un approccio alla rudezza dei muri romani con la sensibilità delle figure che ci girano attorno. I suoi lavori sono apprezzati a livello internazionale e sono una nuova evoluzione della semplice “graffiti art”. Le sua “Anamorfosi” sono delle distorsioni prospettiche che, per essere colte, richiedono un’osservazione da un preciso punto. Il lavoro e l’arte di Rub Kandy non è semplicemente un’opera da ammirare in una galleria, rispecchia in sé la durezza della società ed il suo posto è quello della strada. L’ho incontrato a Potenza in un bar e tra un’aperitivo e l’altro abbiamo parlato di arte società e libertà. Per motivi di spazio l’intervista e l’articolo originali sono stati tagliati. Per chi volesse leggere l’intervista completa e scoprire cosa è successo realmente il 25 aprile nel quartiere Pigneto a Roma (vicenda che per giorni è stata sventolata da tutti i telegiornali e giornali nazionali) può andare a visitare il mio blog (www.adrewsurvivalkit.blogspot.com).

Lo specchio, nella sua semplicità, rappresenta l’impenetrabilità dell’immagine, fin da bambini, poggiando le mani sullo specchio, abbiamo imparato che non tutto quello che si vede può essere toccato. lo specchio è una vecchia conoscenza che non smette mai di incuriosirci. In un’opera ho associato l’effetto specchio (mirror) al disegno di una croce (cross) e ne è venuta fuori Cross the Mirror. Sul set ho disegnato solo metà della croce affidando allo specchio il compito di restituirla intera. Al centro della croce ho posizionato una figura che indossa dei guantoni da boxe: sta in croce, ma ha i piedi ben poggiati per terra, é letteralmente crossover. In RHOME, si riconosce una casa bianca dipinta ed un ragazzino con una felpa con su scritto Roma. Di che si tratta? Quella l’ho scattata nel campo Rom di via Candoni, a Roma. Non è stato un lavoro semplice: dovendo dipingere sul campo da calcio ho dovuto fare una lunga trattativa con i bambini che giustamente volevano il campo libero per giocare a pallone, per di più era una bella domenica di gennaio e dunque non erano a scuola ma tutti a giocare, una marea di ragazzini caotici. Quando hanno visto la pittura per fortuna hanno iniziato a interessarsi al lavoro e hanno preteso di partecipare alla pittura. Quando ero pronto a scattare è sbucato un ragazzino piccolissimo che fino a quel momento non si era ancora visto, capello biondo tinto, fare

Nella pagina precedente e sopra, alcuni lavori dell’artista Rub Kandy

te in un museo solo perché essa ha fatto scalpore, semmai è il contrario. Quando poi l’opera è per strada, apriti cielo! Da Potenza a Roma. Un viaggio lungo anni con una sola passione, quella dell’arte. Cosa ti manca e cosa ti resta ancora da fare? Mi manca l’emozione che provai quando vidi per la prima volta passare un treno con sopra un mio graffito: ero il re del mondo, se domani mi chiamassero per dirmi che devo portare un pezzo in Biennale non proverei quello che provai allora. Mi mancano gli anni in cui ero più piccolo e facevo i miei lavori senza pensare a tutte queste chiacchiere che facciamo oggi, avevo un gruppo di amici, erano il mio pubblico, facevo i miei graffiti per loro, manco li fotografavo tanto ero sicuro che esistevano. Ecco, un po’ mi manca quella freschezza. Ma ho un sacco di cose da fare, sono poco capace di organizzare lavori che mi impegnino per più di un mese, invece avrei bisogno di fare proprio quello, qualche progetto più lungo, meno sintetico e più narrativo. Vorrei essere capace di dedicarmi a una cosa per un anno intero senza cambiare mille volte idea. Invidio quelli che cominciano a fare un film sapendo che lo finiranno fra due anni. Andreina Serena Romano


C'è un giudice a Berlino. È la celebre frase riferita alle traversìe del mugnaio di Postdam raccontate da Bertold Brecht. Il pover'uomo era incappato nel sorpuso di un nobile, ma ogni tribunale della Pussia cui era ricorso aveva rifiutato di consenti-

re la restituzione del maltolto. L'uomo non si diede per vinto e decise di rivolgersi direttamente al re Federico II di Hohenzollern, presso il quale, alla fine, ottenne giustizia. L'episodio è stato ripreso qualche mese fa da Silvio Berlusconi durante un colloquio con il Cancelliere tedesco Angela Merkel a proposito delle angherie giudiziarie delle quali sarebbe vittima. Nella fattispecie, protagonisti della trasfigurazione letteraria sarebbero i magistrati della Procura di Milano, le toghe al soldo di un sovversivo sottopotere animato dal desiderio famelico di vederlo alla sbarra. E, naturalmente, pur nella spiacevole condizione di non potersi fregiare del titolo regio, il supre-

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mo organo di Giustizia non sarebbe un giudice costituzionale - egualmente partecipe del disegno eversivo - ma, in definitiva, egli stesso: Presidente del Consiglio, leader della maggioranza, uomo di acclarato successo e, in assenza di degni concorrenti, paladino delle pubbliche libertà. Vale la pena di riportare, per completezza, il teutonico garbo con cui il Cancelliere avrebbe accolto lo stimolo: I nostri giudici si trovano da tempo a Karlsruhe. Sottigliezze. Nessuno avrebbe da questionare sulla prevedibile imprevedibilità di Silvio Berlusconi. Su che tipo d'uomo sia, sul tragico e quotidiano grottesco che

colora le sue dichiarazioni, ormai anche la cronaca è diventata un esercizio noioso. Per tenere in piedi un'immaginaria normalità e salvaguardare la nazionale pudicizia agli occhi del mondo, siamo abituati a separare l'uomo dalla funzione. Non che lui stesso ne abbia fatto richiesta, anzi esibendosi deliberatamente nella prassi contraria, ma per ossequiare quantomeno l'illusione che a governare il paese sia uno statista e non uno stravagante ibrido tra Rocco Siffredi e Krusty il clown, tendiamo con rassegnazione a distinguere il rilevante dalla triste ironia. Ma nel riferimento alla storia del mugnaio di Postdam i due terreni non sono distinguibili. Nella virulenza con cui Silvio Berlusconi prende apertamente posizione contro la magistratura la pulsione umana di metter mano ad ogni mezzo per reagire ad una minaccia significativa si fonde con l'intento politico, pienamente praticabile, di manomettere le garanzie costituzionali che assicurano ai cittadini i canoni di un equo giudizio dinanzi ad un giudice terzo e imparziale. L'appello al giudice di Berlino, che nella vicenda raccontata da Brecht traduce metaforicamente il principio per cui contro l'arbitrio giudiziario deve essere prescritto un rimedio di dotato della necessaria coercitività, diventa una generale chiamata alle armi contro un fantomatico tentativo di sovvertimento della sovranità popolare. Dall'espressione di un principio di giustizia alla delegittimazione di un potere dello Stato, il balzo è notevole e rischia di travolgere esattamente quella garanzia di libertà dall'arbtitrio dei poteri pubblici che già al tempo di Federico il Grande iniziava a ricevere consacrazione come caposaldo di civiltà giuridica. A contare non è soltanto il modo in cui un giudice può condurre un processo ma anche la stabile

legittimazione del suo potere di giudizio, la pacifica facoltà di dichiarare innocenti e colpevoli, di dire la legge, evitando che a farlo possano essere altri soggetti non dotati delle stesse garanzie di imparzialità. È una regola che non conosce limiti di applicazione. È universale, vale per i miserabili come per i nobili, per gli assassini come per i santi, e persino per i direttori del Fondo Monetario Internazionale. A chiunque è garantito il diritto di difendersi, di dimostrare l'infondatezza delle accuse a proprio carico, di chiedere che ogni maltolto sia giustiziato e addirittura di dimostrare che il giudice non sia imparziale e ottenere la sua estromissione. Fino a tanto si sono spinte le rivendicazioni di libertà. E tanto ci è concesso, in ogni caso, nonostante talvolta possa apparire irragionevole o troppo benevolente. La condizione è il reciproco riconoscimento di legittimità tra i poteri pubblici. Perchè l'idea che un singolo uomo possa usare il proprio potere economico, politico o mediatico per opporsi all'impero della legge introduce nel sistema un elemento di distorsione, un inceppo nel congegno della eguale tutela dei diritti. Se fosse ammesso disconoscere la legittimità di un tribunale ed eludere l'applicazione delle regole, nulla ci garantirebbe di ottenere un credito o la condanna di un assassino: basta che il giudice non sia riconosciuto come tale, che il semplice e naturale disagio per essere sottoposti ad un procedimento giudiziario costituisca di per sè motivo per mettere in dubbio la legittimità di un processo. E tuttavia non sarebbe tutto: surrettiziamente e, con ogni probabilità, del tutto inconsapevolmente, Silvio Berlusconi lascia passare in cavalleria l'idea che lo Stato, in tutte le sue manifesta-

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Eugen Berthold Friedrich Brecht detto Bertolt (Augusta, 10 febbraio 1898 – Berlino, 14 agosto 1956) considerato il più influente drammaturgo, poeta e regista teatrale tedesco del XX secolo.

zioni, sia un'entità disponibile, l'oggetto di un contratto tra un uomo e il consenso elettorale. Come a dire che se nulla impedisce ad un primo ministro di archiviare la magistratura, nulla gli impedirebbe di archiviare anche il Parlamento e gli altri organi elettivi. Il passaggio è delicato e certo non passerebbe inosservato, ma spesso le intenzioni precedono di poco i tentativi, alcuni dei quali già andati a buon fine considerando l'innovativo sodalizio tra il principio denarocratico e quello di sovranità popolare responsabilmente promosso da taluni esponenti della maggioranza parlamentare. Dopotutto, anche i processi non sono più quelli di una volta se è vero che prima di Silvio Berlusconi immischiato in una farsesca faccenda di signorine, da un desertico esilio in terra di Tunisia c'era chi diceva:" Io non mischio grandi cause di libertà con torbide vicende giudiziarie. Fabio Salvatore


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Pensavo: “la libertà è frutto di una scelta”. Frutto?! Ops! Ecco il collegamento tra la libertà e il cibo: un frutto!

Le pagine di questo libro mi tengono strettamente legato tra le cornici dei paesaggi descritti e la ricerca della qualità. Il mio “viaggio” che ha più il sapore dell’andare che di arrivare in qualche luogo procede lento tra le valli del Minnesota e le coste del Pacifico. Non so se sarà più facile perdermi o scoprirmi e in fondo non saprei neppure cosa sarebbe meglio sperare. Mi interessa, invece, trovare l’equilibrio e provare a conciliare materia ed anima, corpo e pensiero, tecnologia e spirito. La qualità appunto, che non può essere prigioniera di alcuno schema.

Per cogliere la qualità ci vuole inconsapevolezza. La qualità è intuitiva, non spiegabile, non dimostrabile ma solo vivibile. Se desiderate perdervi e ritrovarvi innamorati, avventuratevi allora in quel piccolo mondo di micro sensazioni fatte di profumi intensi, minerali, agrumosi che si contrappongono ad altri delicatissimi sentori che al tempo resistono con straordinaria infinita grandezza. Il vino dell’equilibrio conciliante tra acidità e dolcezza, dal basso tenore alcolico e dalle percezioni zuccherine deliziose nasce in Germania ai confini del sud nella bella terra della Mosella.

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Un vino che richiede tempo e meditazione, che non potrà esser capito se lo si berrà troppo giovane perché ancora non avrà espresso tutte le varietà e le armonie che nasconde. Vino seducente, pronto ad incantare il vostro cuore e liberare la vostra mente, vino che si pone al centro dei vostri sensi al culmine dell’equilibrio, in quello spazio di qualità sospesa solo da vivere. Mendelsshon op. 20 ottetto per archi intanto suona ed io sedotto ed innamorato non so più tornare indietro. Prosit e Serenità. Wine_R

E tra i frutti, quello che per antonomasia ha posto maggiormente l’uomo davanti ad una scelta e, di conseguenza, alla libertà delle proprie azioni, è la mela. Il frutteto in genere era considerato già nell’antichità come un luogo delizioso e paradisiaco e lo testimonia anche la parola latina “fruor”, da cui deriva “frutto”, che significa godere, trarre soddisfazione. Ma la mela ha un percorso etimologico più avventuroso, perché “malus” significa, oltre a “mela”, anche “albero” e “male”, probabilmente a causa dell’episodio della Genesi, in cui dal melo, l’albero della conoscenza del bene e del male, viene colto il pomo che trae in tentazione Eva, procurando affanni e dolori al genere umano. Un retaggio infelice, certo. Ma poi ampiamente superato dalle stesse proprietà salutistiche, che hanno conferito alla mela gli onori della dieta salutare. Si sa, una mela al giorno… Ma cosa si apprezza di una mela? Coloro che conducono le analisi sensoriali della frutta, consigliano di non fermarsi

soltanto all’apparenza: al colore (rosso, giallo, verde e loro varianti) e al calibro (cioè la grandezza). Ma di cogliere le particolarità della struttura (texture): la consistenza, la croccantezza, la farinosità, la succosità, la freschezza; nonché il gusto (dolce, amaro e acido) e l’aroma. In Basilicata il meleto per eccellenza è la zona dell’Alta Val d’Agri, non molto diversa per il suo clima alle vallate trentine, più famose per la melicoltura, dove le escursioni termiche permettono una maturazione completa delle mele, sia dal punto di vista organolettico, cioè nel colore e nel sapore, sia nutrizionale, come nel contenuto in zuccheri e vitamine. Le mele dell’Alta Val d’Agri si trovano facilmente in commercio e si possono riconoscere dalle confezioni, poiché le cassette sono contrassegnate dal logo “Mele dell’Alta Val d’Agri”. I produttori sono riuniti in un Consorzio di tutela e tra le varietà più diffuse ci sono la Golden Delicious, la Fuji, la Granny Smith, Stark Delicious, Limoncella e Annurca. Qualità dalle quali vale la pena farsi tentare, sgranocchiarle per assaporare le differenze e sentire, così, in un morso salutare e libero, il gusto del ritorno ai sapori locali. Angela Laguardia

Il Consorzio di tutela “Mele dell’Alta Val d’Agri” ha sede presso l’Azienda agricola sperimentale dell’Alsia “Bosco Galdo” di Villa d’Agri. La produzione della scorsa annata, 2009-2010, si è attestata su 3.593 tonnellate (dati Alsia). Per info: Alsia-Aasd Bosco Galdo, tel.: 0835.244600.

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È ricercando l’impossibile che l’uomo ha sempre realizzato il possibile. Coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che appariva a loro possibile, non hanno mai avanzato di un solo passo. Questa una delle più famose frasi di Michail Bakunin, frase che se non nelle esatte parole, ma sicuramente nel concetto che esprime, si ripete nelle sue opere, quasi appositamente senza sistematicità, quasi ad essere loro stesse una dimostrazione e l’incarnazione di come è uno spirito anarchico, che odia talmente tanto qualunque cosa sia una istituzione o organo che ponga un ordine, da rifiutarlo finanche nello spiegare come liberarsi da tutti i tipi di “Ordini”. Anche in Libertà e rivoluzione il concetto della necessità di liberarsi ribellandosi per realizzare null’altro che ciò che dovrebbe starci più a cuore, noi stessi come esseri umani, è ripetuto e sottolineato, sempre preceduto dalla dovuta premessa che per far sì che ogni essere umano realizzi se stesso, deve innanzitutto liberarsi da qualunque istituzione, credenza, usanza, idea, che

possa aver imprigionato il suo corpo in un sistema produttivo e la sua testa in una metafisica. Lo stato, di qualunque tipo di stato si tratti, anche esso deve essere abolito, per sottrarre l’uomo da ciò che nei termini di Bakunin altro non è che un’applicazione di una forza da parte di qualcuno verso qualcun altro, un sistema di coercizione burocratica che imprigiona l’individuo in una grande giostra dove lui è la marionetta protagonista dello spettacolo di se stesso senza consapevolezza, quasi convinto ad essere contento dei suoi fili e a ringraziare chi gli sta sopra perché gli dà di che muoversi. Fondamentale dunque in Bakunin il richiamo che egli muove verso la cultura, la consapevolezza di sé, una coscienza sicuramente di classe, ma anche individuale, da liberare, sviluppare e realizzare per poi mettere in comune ciò che questa liberazione culturale dà: conoscenza, ma soprattutto autonomia, nel

significato letterale del termine. Non è quindi solo al proletariato che punta, come faceva il suo (da lui odiato) contemporaneo Marx, ma è a tutte le masse popolari che rivolge le sue parole, anche al sottoproletariato, ai contadini, per una rivoluzione totale che porti alla fine di qualunque organizzazione retta da qualcuno su qualcuno: forse aveva già intuito che il suo odiato nemico Marx aveva dato troppa fiducia all’uomo credendo che il proletariato, salito al potere avrebbe portato a termine la rivoluzione togliendosi esso stesso di mezzo. Venne cacciato dal partito, da Marx stesso, non sarebbe potuto succedere altro, sarebbe rimasto un semplice comunista invece di diventare il più grande anarchico. Andrea Samela

“Finalmente mi sento bene! Mi sento libero!” Una frase alquanto rara. Apprezzabile, ma obiettivamente rara! Ancor più insolito se si considera che questa frase l’ho sentita pronunciare ad un obeso a dieta. È a dieta e riferisce di sentirsi, per la prima volta nella sua vita, “libero”. Ciò che dalla maggior parte delle persone è percepita come la più dura restrizione, la più crudele costrizione, viene invece percepita da un obeso come motivo di libertà? La situazione si ripropone una, due, tre volte. Soggetti diversi, storie di vita diversissime, diverse modalità di descrizione, ma le parole chiave sono le stesse: LIBERTà e BENESSERE! Queste persone si sentono bene e si sentono libere stando a dieta! Come è possibile? La comunità scientifica ha riconosciuto da anni gli effetti positivi che una corretta alimentazione ha sul benessere generale: miglioramento dello stato di salu-

te, prevenzione e miglioramento degli stati patologici, miglioramento dell’attività, della percezione di se, del rapporto con gli altri. La situazione di benessere è quindi scientificamente provata; ma come è possibile sentirsi anche libero stando a dieta? Ovvio che, prima di tutto, sentirsi bene ci induce a guardare tutto con positività, propositività. Ma il senso di libertà descritto va ancora oltre. Cosa c’è allora? Il progresso scientifico ha messo a disposizione i giusti mezzi per permettere di strutturare una dieta che comporti poco sacrificio e sia realmente efficace e con effetti duraturi. Una dieta strutturata con criterio scientifico, giusta strumentazione ed attenzione al singolo soggetto, una dieta compatibile con le reali esigenze della persona, delle sue abitudini di vita, una dieta che sia facile da seguire senza aver fame, non fa sentire “costretto”. Ne deriva quindi un senso di libertà aggiuntivo, reale.

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Infine c’è l’effetto psicologico che va oltre la dieta. Una persona non è una macchina che va a calorie, ma un insieme di corpo, mente ed emozioni, con delle esperienze ed una vita tutta sua. Perciò alla corretta alimentazione oggi si sta affiancando, nella pratica clinica più innovativa, l’aiuto psicologico, che permetta di fronteggiare i reali problemi che si presentano quando si cambia il proprio stile alimentare e di vita. Insomma: un approccio diversissimo dalla classica “dieta dimagrante”. Libertà e benessere! Allora le sensazioni descritte sono reali! Parlare di diete oggi è argomento scontato. In questo campo si cimentano un po’ tutti, professionisti e non. La differenza è data dal risultato: “sono dimagrito” è diverso da “MI SENTO LIBERO, STO BENE e sono pure dimagrito”. Dott.ssa Maria Antonella Catenacci (Biologa Nutrizionista)


PROTEC

torino 30 giugno

Protec è un nuovo evento scientifico a favore della salvaguardi del pianeta, dove esperti mondiali discuteranno dei rischi e sui dissesti ambientali e industriali. La prima fiera delle Tecnologie e dei Servizi per la Protezione Civile e Ambientale, che ha come obiettivo principale la prevenzione, previsione dei rischi sia industriali che ambientali, basandosi su ricerche messe a punto dalla protezione civile. La manifestazione è rivolta agli operatori del settore, agli studenti e ad un pubblico generico. Info su protec-italia.it

TURANDOT.

ANTOLOGICA DI FRANCESCO SOMAINI

Sarà dedicata a Francesco Somaini, e durerà fino al 9 ottobre, la tradizionale mostra estiva “Le Grandi Mostre nei Sassi” che il Circolo culturale La Scaletta promuove e organizza sin dal 1987. Curatori dell’antologica 2011 sono gli storici dell’arte G. Appella e L. Somaini. 135 opere (75 sculture, 40 disegni e una ventina di medaglie e piccole tracce), datate tra il 1943 e il 2005, provenienti dall’Archivio Somaini, da musei italiani e da prestigiose collezioni private. Il percorso espositivo sarà suddiviso tra le Chiese Rupestri Madonna della Virtù - S. Nicola dei Greci (grandi sculture) e il Museo della Scultura Contemporanea, “Musma”. Info su lascaletta.net

matera dal 18 giugno

CARAVAGGIO. LA LUCE DEL GENIO.

Turandot è un’opera in 3 atti e 5 quadri, lasciata incompiuta da Giacomo Puccini e successivamente completata da Franco Alfano. C’è chi sostiene che Turandot rimase incompiuta non a causa dell’inesorabile progredire del male che affliggeva l’autore, bensì per l’incapacità dello stesso, di interpretare quel trionfo d’amore conclusivo, che l’aveva inizialmente acceso d’entusiasmo e spinto verso questo soggetto. Il nodo del dramma, che Puccini cercò invano di risolvere, è costituito dalla trasformazione della principessa Turandot, algida e sanguinaria, in una donna innamorata. Info su teatromassimo.it

palermo 12 - 17 luglio

In mostra alla biblioteca nazionale di Potenza, dal 27 maggio al 25 giugno, una particolare esposizione sul genio di Caravaggio dal titolo “Caravaggio. La luce del genio. Artisti a confronto”. Le opere esposte puntano tutte su un aspetto fondamentale delle opere di Michelangelo Merisi: la luce. Su questo tratto fondamentale e riconoscibile si confrontano vari artisti contemporanei. Con il patrocinio della Regione Basilicata, della Provincia di Potenza e dell’APT è sicuramente un appuntamento da non perdere. Info su comune.potenza.it

ITALIAN WAVE LOVE FESTIVAL.

lecce 14 - 17 luglio

Italia Wave Festival è lo storico concorso promosso dalla fondazione Arezzo Wave Italia che da anni sul tutto il territorio italiano attraverso un percorso di selezioni live opera per far emergere nuovi talenti musicali. Almeno una band per ogni regione dopo un percorso di selezioni live approda nella vetrina nazionale rappresentata da Italia Wave Love Festival. Tra gli artisti di questa edizione: Sud Sound System, Giovanni Lindo Ferretti, Lou Reed, Cristina Donà, Daniele Silvestri e tanti altri. Inoltre a rappresentare la Basilicata ci saranno gli ZEROFANS. Info su italiawave.com

STING E L’ORCHETSRA SINFONICA DI VENEZIA.

STING e l’Orchestra Sinfonica di Venezia saranno in concerto in Piazza San Marco il 29 luglio. L’evento, organizzato da Veneto Jazz nell’ambito della quarta edizione di Venezia Jazz Festival (23-31 luglio 2011), vede in scena il celebre cantante inglese accompagnato da un’orchestra sinfonica di 50 elementi e la sua band, dirette da Sarah Hicks. Dopo i concerti sold-out in America settentrionale, Europa e Australia, nel Symphonicity tour STING si esibirà nei suoi più grandi successi riproposti con arrangiamento sinfonico. Info su venetojazz.com.

MADONNA DELLA BRUNA DI MATERA.

matera 2 luglio

venezia 29 luglio

Il Castello Aragonese di Otranto (Le) ospita per tutta l’estate, (inaugurazione il 27 maggio ore 18.00 e chiusura il 25 settembre) la mostra, a cura di Alice Devecchi, “Il genio di Salvador Dalì” con sessanta opere del maestro spagnolo e OltreDalì rassegna collaterale con artisti nazionali a cura di Raffaela Zizzari. Questo evento apre la terza stagione di grandi mostre del Castello di Otranto, contenitore culturale gestito dalla Società cooperativa Sistema Museo di Perugia e dall’Agenzia di Comunicazione Orione di Maglie, con la direzione artistica dell’architetto Raffaela Zizzari. Info su daliotranto.it

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La secolare festa della Madonna della Bruna, protettrice della città di Matera, ha inizio, come vuole la tradizione, la mattina del 2 luglio quando la statua di Maria viene portata in processione sul carro trionfale tutto il pomeriggio lungo le strade principali, fino ad arrivare in serata nel piazzale del Duomo dove si compiono i “tre giri“ simbolo di presa possesso della città da parte della patrona. Dopo che la statua viene deposta in Cattedrale, con lo stesso rito, che si ripete da secoli, l’anima popolare si esalta confondendo il sacro con il profano e in un tripudio di massa, il carro frutto di un lavoro artigianale di mesi, viene assaltato e distrutto. Info su festadellabruna.it

IRSINA ARTE - CORSO INTERNAZIONALE DI PITTURA.

ll Museo archeologico “Michele Janora” organizza anche quest’anno “Irsina Arte: corso internazionale di pittura” che ormai giunge alla sua VII^ edizione e che si svolgerà dal 25 di maggio al 15 luglio 2011 nei locali dell’ex convento di san Francesco ad Irsina. Irsina Arte è un corso-residenza estivo di pittura. Gli artisti risiedono in loco per tutto il periodo dell’iniziativa e sono ospitati in case del centro storico, interagendo con il paese e la sua gente, scoprendone la storia, l’arte, la cultura, l’ambiente, l’enogastronomia. Info su irsina-arte.com

irsina fina al 15 luglio

ANDY WARHOL: LE FIABE DI CHRISTIAN ANDERSEN.

IL GENIO DI SALVADOR DALÌ.

otranto fino al 25 settembre

potenza fino al 25 giugno

matera fino al 4 settembre

La galleria d’arte moderna Albanese Arte ospita dal 4 giugno al 4 settembre 2011 presso il proprio spazio a Matera in via XX Settembre 25, la mostra personale dedicata al “re della Pop Art” Andy Warhol, il maestro del ripetitivo, dal titolo “Le fiabe di Christian Andersen”, patrocinata dal Comune di Matera e dalla Regione Basilicata. La mostra propone un percorso di circa 30 opere scelte dell’artista incentrata sugli ultimi suoi capolavori, riguardanti i famosi omaggi al celebre scrittore e poeta danese Christian Andersen, e a opere che attraversano il nuovo culto dell’estetica individuato dal genio americano nella pienezza degli anni settanta. Info su albanesearte.it

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“ClIkkIAMo. IN VIAggIo pER lE STRAdE d’ITAlIA”.

Concorso fotografico - La Fondazione Cesare Serono, organizza la quarta edizione del concorso fotografico “Clikkiamo. In viaggio per le strade d’Italia”. Il concorso si estende su tutto il territorio nazionale, è aperto a tutti e la partecipazione è gratuita. Per partecipare il concorrente dovrà presentare alla giuria, 3 fotografie legate al tema del concorso: “In viaggio per le strade d’Italia”. Il termine ultimo per iscriversi al concorso ed inviare le fotografie è il 28 del mese di giugno entro le ore 12.00. Per maggiori informazioni, per scaricare il bando e la scheda d’iscrizione vai al sito ufficiale del concorso: clikkiamo.org

scadenza 28 giugno

ARTISTI IN VETRINA.

scadenza 10 luglio

Concorso musicale - Sono aperte le iscrizioni per il concorso canoro nazionale “ARTISTI IN VETRINA” che si terrà a Trieste a partire da fine estate 2011. Ormai alla sua settima edizione, la manifestazione è aperta a cantanti emergenti e band di età superiore ai 14 anni. Come nell’edizione passata Artisti in Vetrina 7 sarà diviso in tre categorie ovvero band, cantanti cover e cantautori o interpreti di brani inediti. Ai primi classificati nelle categorie cantanti cover e interpreti di brani inediti l’ammissione di diritto alle fasi finali nazionali del concorso “Una voce per Sanremo”. Info su artistinvetrina.it

CoNCoRSo dI STREET ART INTERNAzIoNAlE.

Concorso di graffito - Jazz&Graffiti è un concorso internazionale di Street Art. Durante i giorni di AtinaJazz Festival, dal 21 al 31 Luglio, Piazza Marconi si colorerà di note jazz: sullo sfondo dei suggestivi concerti serali, gli artisti di strada - professionisti o dilettanti che siano - realizzeranno dei murales ispirati alla musica. Gli artisti potranno ispirarsi a due temi, “JAZZ: improvvisazioni ed altri effetti” oppure, “150° anniversario dell’unità d’Italia”. Il concorso è aperto a tutti gli artisti italiani e stranieri, professionisti e dilettanti, che abbiano voglia di mettersi in gioco e provare l’emozione di disegnare la musica! Info su atinajazz.com

scadenza 10 luglio

AMARCoRT FIlM FESTIVAl.

scadenza 31 luglio

Concorso di cortometraggi - L’Associazione culturale SMArt Academy, con il patrocinio della Regione Emilia Romagna, della Provincia di Rimini, del Comune di Rimini e della Fondazione Fellini indice la quarta edizione di Amarcort Film Festival, concorso di cortometraggi che culminerà con la manifestazione che si svolgerà il 28, 29 e 30 Ottobre 2011 presso il Teatro degli Atti di Rimini. Il festival intende promuovere la forma espressiva ed artistica del cortometraggio dando visibilità agli autori indipendenti. Maggiori informazioni, bando e modalità di partecipazione sul sito ufficiale dell’associazione, amarcort.it

FEdRIgoNI Top ApplICATIoNS AWARd 2011.

Concorso grafico - Prende il via la settima edizione del premio Top Applications Award, il concorso che intende premiare progetti stampati su carte speciali Fedrigoni. La partecipazione come sempre è libera e gratuita e vi possono accedere, anche con più lavori, designers, stampatori, editori e clienti finali che abbiano stampato lavori di pregio. Top Applications è l’unico premio che mette in evidenza tutti gli autori coinvolti nel processo creativo di un lavoro stampato: il cliente che lo commissiona, il grafico che lo progetta, lo stampatore o il cartotecnico che lo realizza. Per ogni lavoro prescelto saranno premiati tutti i protagonisti coinvolti. Info su paperideas.it

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scadenza 30 settembre

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Le ali della libertà è un film del 1994, diretto dal regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense Frank Darabont. Tratto dal racconto di Stephen King Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank, narra le vicende di un uomo, Andy Dufresne, condannato a due ergastoli per l’uccisione di sua moglie e

del suo amante, nonostante egli proclami la sua innocenza. A seguito della condanna, viene rinchiuso in un carcere, quello di Shawshank, nel quale sia il direttore sia le guardie violano ogni principio di umanità attraverso gesti di ripetuta e traumatica violenza. Qui Andy conosce Red, un uomo di colore in carcere già da diversi anni a causa di un brutto crimine e tra i due nasce una profonda amicizia. I primi anni di carcere sono difficili per Andy, il quale assume un atteggiamento passivo e triste; col passare del tempo però capisce che vuole cambiare le cose, si impegna per rendere le sue giornate significative lavorando con dedizione alla biblioteca del carcere e aiutando gli altri detenuti a diplomarsi. Un giorno arriva al carcere di

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Shawshank Tommy, un giovane collezionista di condanne, Andy lo aiuta a studiare e a prendere il diploma. Nel frattempo i due diventano amici e un giorno Tommy dopo aver ascoltato la triste storia di Andy gli fa una rivelazione che potrebbe cambiare immediatamente le sorti di quest’ultimo. Purtroppo a causa dell’egoismo del direttore del carcere e dei suoi inganni non ci sarà un lieto fine a questa storia ed Andy capisce che deve raggiungere il suo obbiettivo da solo. Narrato dall’io narrante che si alterna tra i due protagonisti Red e Andy, rispettivamente Morgan Freeman e Tim Robbins, Le ali della libertà è un film sull’amicizia, contro le violenze; è un film sulla libertà e sulla speranza; questi sono i temi centrali che guidano le vicende. Di grandissimo impatto proprio per lo spirito di forte denuncia che si evince dalle immagini, questo film mostra che è necessario non smettere mai di affermare il proprio desiderio e il proprio diritto ad essere liberi, e che la libertà è fatta di tante cose: può essere un’utopia, ma non si deve mai smettere di combattere per raggiungerla. In genere quando chiediamo aiuto? Quando si sprigiona dentro di noi la speranza di poter cambiare le sorti della nostra esistenza? In situazioni di pericolo, di tristezza, in quei momenti in cui sentiamo che qualcosa di noi si sta perdendo, quando è difficile trovare ancora un senso alle cose. Lo sa bene il protagonista di questo film, Andy, che ha subìto

per vent’anni violenze e soprusi eppure non ha mai perso la speranza, non si è mai arreso. A mio avviso è la speranza la vera protagonista di questo film, questo sentimento così forte, che da sempre accompagna gli uomini nel loro cammino, ci fa rendere conto che non è mai veramente finita, anche nei momenti peggiori, se ci crediamo, possiamo rendere migliore la nostra vita, ci insegna che ci si può sempre rialzare per poi ricominciare; lo vediamo in Le ali della libertà, un lavoro in cui la speranza salva due persone. Non vi può essere speranza in carcere... o fai di tutto per vive-

re o fai di tutto per morire, queste sono le parole che Red dice ad Andy all’epilogo della storia, quando quest’ultimo gli confessa che in fondo ha speranza di poter uscire dal carcere un giorno e di vivere una vita migliore lontano da lì, magari in Messico. Andy capisce che deve combattere per ottenere la vita che desidera, ottiene la sua libertà e come lui anche l’amico Red, quando esce dal carcere è un uomo nuovo, un uomo libero che vuole ricominciare daccapo e vivere finalmente la vita che aveva sempre immaginato dietro le sbarre perché non si deve dimenticare che ci sono posti,

a questo mondo, che non sono fatti di pietra e che c’è qualcosa dentro di te che nessuno ti può toccare, ne togliere, se tu non vuoi”. Mari Donadio

in queste pagine: Tim Robbins (sopra) e Morgan Freeman (a sinistra), protagonisti del film "Le Ali della Libertà"

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Lo vedevo nelle solite parti della città, spesso lontano da casa, mentre gli anni passavano ed io crescevo. Era diventato una costante a cui avevo cominciato ad aggrapparmi, idealmente. Pensando a lui non avevo più certe paure. Mi dicevo che se un giorno avessi perso tutto, mi sarebbe rimasto me stesso e avrei potuto mettermi a camminare, come lui; imperterrito sotto il sole, sotto il cielo sia buono che piovoso, il freddo, e la neve, che per alcuni anni non è mai mancata. La mia vita si evolveva, come quella di tutti. Mi succedevano cose: belle, tristi, complicate, clamorose, felici. A volte avrei voluto tenermi stretto certi momenti, certi traguardi e non capivo invece

quanto era necessario che non fossero per sempre. Poi tornavo a guidare su quella strada e lo vedevo; qualsiasi cosa mi accadesse, lui era sempre lì, inarrestabile, in quella sua attività apparentemente senza meta, ma da cui ho imparato cose infinite. Prima di tutto, che certe mete risiedono già nel percorso. Se hai il coraggio di intraprenderlo, cioè, già esso è un traguardo, un merito. Non solo: concepire questo significa godersi il paesaggio dal finestrino mentre il treno viaggia e il più delle volte, quel paesaggio, qualunque esso sia, è già tutto! Durante la fine di quegli anni novanta, che sempre di più si contornavano delle prime faccende materiali, vere e proprie otturazioni a discapito dell’intra-

prendenza, dell’aggregazione e della fantasia, si riusciva ad esser tristi per motivi che oggi ritengo stupidi. Mi capitava in quei momenti di pensare al mio amico o di incontrarlo e di avere la sensazione di superarli, quei momenti. Capivo che dovevo e soprattutto potevo contare semplicemente su me stesso; camminando per esempio. L’attività del mio amico voleva dire che è possibile trovare quello che cerchiamo in quello che abbiamo già. In tanti anni ci saremo scambiati un paio di salve!, ciao! o da parte mia: buona passeggiata! Il più delle volte un gesto e tanti, tanti sguardi tra occhi che si

sorridono. Benché abitassimo nella stessa via, non ho mai saputo effettivamente dove andasse o da dove tornasse ogni volta che lo incrociavo, so solo che quello che mi ha lasciato è certo più forte delle incomprensibili e storte motivazioni che lo hanno portato via. Sono passati anni e non mi tolgo fortunatamente dalla testa l’immagine di quel procedere sul proprio tragitto senza darsi conto degli agenti atmosferici che per me simboleggiavano la concreta espressione delle convenzioni e dei giudizi della gente. Operare sul proprio cammino con dedizione, non per dimostrare qualcosa a qualcuno. Liberamente. Una riflessione giusta quando ci si approccia al teatro e alla recitazione, è quella di considerare come i bambini siano generalmente bravi; un’altra è quella di

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constatare perché sia così difficile per gli attori adulti, riprodurre i toni e le intenzioni delle battute che durante la quotidianità e nella vita normale, compiamo ogni momento; tutti. Questo accade perché i bambini sono liberi e gli adulti no. Quando si recita, la prima sorpresa emerge dal considerevole cumulo di problematiche psicofisiche che la persona in questione non sapeva nemmeno di avere e contro cui s’imbatte. D’un tratto ci scopriamo gobbi, incavati, rigidi, sbilanciati, incapaci di pronunciare normalmente le parole, incapaci di saper usare noi stessi. Ci scontriamo, per esempio, con la tendenza incontrollata e fino a quel momento sconosciuta di sporgerci in avanti ad ogni battuta pronunciata, segnale evidente di poca fiducia in se stessi perché si tenta di aggiungere forza col busto (e quindi col fisi-

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co) ad una frase che proviene da un Io probabilmente traballante. In realtà quando con il tempo e con il lavoro riusciamo a lasciarci andare, scopriamo che tutto questo difficile non era altro che la via più semplice...: lasciarsi andare a ciò che nella vita normale facciamo continuamente in maniera perfetta e incisiva ma, soprattutto, senza pensarci. È un percorso duro perché minato dal dannato pensiero di occhi giudici inesistenti, occhi della gente, del pubblico, occhi di noi stessi, del nostro io critico e presuntuoso. I bambini no, essi giocano per giocare, liberi, e non per fare bene il gioco, questo gioco che è il teatro e che in tutto il mondo, tranne che in Italia, usa il verbo to play; appunto. Antonio Coppola


Esiste una linea sottile, un confine, uno spazio infinitesimale, dove non è possibile distinguere la legalità dall’illegalità, dove queste due dogmatiche essenze, facendosi reciproche concessioni, a volte si toccano altre si respingono, determinando l’allargarsi o il restringersi di questa sottile linea, indice del progresso della società civile. Seppur l’habitat in questione non sia tra i più ospitali, qualche illuminato avanguardista decise comunque di farne la propria dimora, ed in particolare colui che sembra esserne divenuto il sovrano incontrastato è conosciuto con il nome di Banksy. Chi si celi poi realmente dietro

quest’affascinante figura, sfortunatamente per la stampa, i critici d’arte e i galleristi, e finanche per la curiosità spicciola della gente comune, non è dato saperlo. L’identità di Banksy, pseudonimo con cui tutto il mondo conosce il più discusso e geniale street artist sedicentemente originario di Bristol, è ancora un mistero, non lo è invece la sua fama mondiale! La sua identità è la sola pertinenza di sè che cerca di nascondere, è un Van Gogh al contrario; di questi si conosceva bene la faccia ma fino alla sua morte delle sue opere non si interessò nessuno, mentre le opere di Banksy gli hanno reso subito la fama senza bisogno che alla sua firma fosse accompagnato il suo volto. Tutelare il suo anonimato, la sua identità, gli consente di svolgere liberamente la sua attività artistica non certo priva di ostacoli; mentre ad accrescerne la notorietà, ha indiscutibilmente contribuito anche la sua abilità ad introdursi nei più importanti musei di tutto il mondo affig-

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gendo le sue opere tra quelle della collezione permanente. In tali occasioni ha privilegiato copie di tele raffiguranti nobili del ‘700 o pitture sacre in cui sarcasticamente compaiono elementi anacroniscitici appartenenti ai nostri giorni (vedi il conte con una bombolettà spray, la madonna con l’I pod ecc). Perfino al Louvre, è riuscito ad affiggere un ritratto della Gioconda dal volto giallo limone. Tra le sue gesta, si annovera anche la sua apparizione nel recinto dei pinguini dello zoo di Londra, per di più mascherato da pinguino, dove ha issato un cartello con su scritto: Il pesce ci fa schifo, il posto non ci piace, ci annoiamo a morte. Il suo messaggio è pacifista, anticapitalista, e anti-istituzionale, il suo intento è quello di arricchire il colpo d’occhio della città, perché no, la sua bellezza, facendo si che non ci si debba annoiare mai, neanche aspettando un bus alla fermata. Tuttavia c’è chi si chiede se l’operato di Banksy possa essere o meno considerato arte. È Banksy un artista quindi?

O è un mediocre imbrattatore di muri, un fuori legge!? Opinione personalissima dello scrivente (che sembra essere però la maggiormente condivisa) Banksy è un fuori legge; non però nel senso giuridico penale del termine, ma di quello innovativo-creativo, nel senso della intrinseca genialità! Egli infatti dice di sè: «Alcune persone diventano dei poliziotti perché vogliono far diventare il mondo un posto migliore. Alcune diventano vandali perché vogliono far diventare il mondo un posto migliore da vedere». Aggirandovi per le strade di Londra infatti, potrete imbattervi in un topo che guardingo è intento a sversare rifiuti tossici in un tombino, o sul Thames Boulevard in una coppia di topi muniti di lanciarazzi nell’atto di intercettare paracadutisti in volo, sono solo due esempi tra i più graffianti graffiti griffati Banksy realizzati attraverso la tecnica dello stencil. I soggetti sono animali come scimmie e ratti, ma anche poliziotti, soldati, bambini e anziani. Non da meno sono le sculture, come la famosa Cabina telefonica assassinata, o il Carretto dei gelati bruciato. A colpire è però in particolare la scelta dei rats, animali da sem-

1564. Daniele da Volterra, amico ed emulatore di Michelangelo Buonarroti viene chiamato dalla censura della Santa Sede a coprire le nudità di santi e dannati nel famoso affresco del Giudizio Universale. Ogni nudo viene coperto e interamente ridipinti alcuni personaggi come il povero San Biagio che, piegato alle spalle

pre odiati e perseguitati, per la loro capacità di soggiogare interi quartieri, intere città, di muoversi furtivi e rapidi evitando gli sguardi, e che ricalca precisamente il modus operandi del nostro Graffitaro con la G maiuscola. Si noti anche che anagrammando la parola rat si ottiene art, ma io aggiungerei che tra tutti i motivi che spinsero a tale scelta ci potrebbe essere un voluto omaggio a Blek le Rat, l’inventore per l’appunto della tecnica dello stencil. Altra tecnica in cui B. dimostra una padronanza magistrale è il trompe l’oeil, letteralmente: inganno dell’occhio essa consiste nel dipingere uno sfondo appa-

rentemente reale su di una parete per farla sparire alla vista. Grazie ad essa possiamo ammirare opere di grande impatto sia visivo che di significato come quelle realizzate nell'agosto del 2005 sulla barriera di separazione israeliana costruita dal governo israeliano nei territori occupati della Cisgiordania (soprattutto a Betlemme, Ramallah,e Abu Dis). Le caratteristiche di questi murales come veri e propri squarci nel muro, permettono di vedere cosa c'è dall'altra parte, di solito paesaggi tropicali da sogno, bambini che giocano, spiagge, insomma per farla breve fanno intravedere libertà.

della santa e nuda Caterina, poteva dar adito a malintese interpretazioni. Da allora Daniele da Volterra è ricordato con il nomignolo di Braghettone, colui che ricoprì di braghe gli scandalosi nudi del Capolavoro. 1604. Michelangelo Merisi dipinge La morte della Vergine per la chiesa di Santa Maria della Scala a Roma. La vicinanza di Caravaggio alle posizioni pauperistiche di molti movimenti religiosi contemporanei, porta al rifiuto dell’opera in favore di varianti iconografiche

inclini a più decorose esigenze devozionali. L’opera è acquistata dal duca di Mantova su consiglio di Rubens. 1794-1824. Francisco Goya realizza 80 acqueforti divise tra il ciclo dei Capricci e quello delle Follie. Il termine Capricci indica i pensieri stravaganti che danno vita a raffigurazioni di fantasia; in tal modo gli artisti possono permettersi grande libertà creativa. Lo spagnolo si propone di rappresentare i pregiudizi, le menzogne, le assurdità e gli inganni degli esseri umani.

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Francesco Tripaldi


La sua satira colpisce ogni classe e categoria non risparmiando la chiesa, la nobiltà e la stessa famiglia reale. In pochi giorni interviene l’Inquisizione per togliere dalla circolazione le incisioni ritenute scandalose e blasfeme. 1857. L’editore Poulet –Malassis, pubblica in 500 copie la raccolta di cento poesie intitolata i Fiori del Male, che viene sequestrata qualche mese più tardi, facendo finire Baudelaire e l’editore sotto processo con l’accusa di pubblicazione turpe ed oltraggiosa. L’esito del processo porta alla censura di sei poesie. 1935-1944. Si consuma nella Germania nazista una totale epurazione di tutte le espressioni artistiche che non si identificano come “Arte tedesca”, non sono adeguate allo Stato Nazista ed alla concezione del popolo tedesco del III Reich.

Gli storici reputano che ai musei tedeschi tra il 1937 e il 1944 vennero confiscate e portate via circa 16.000 opere. 1948. Il musicista Dmitrij SostaKovic viene condannato all’isolamento, privato della sua cattedra in conservatorio e costretto a ritrattare pubblicamente le sue opinioni. Lady Machbet, emblema della rivolta antiborghese, dà inizio all’affermazione di un meccanismo secondo cui il “crimine artistico” costituisce di fatto crimine politico. 2004. I manichini iperrealisti di tre bambini impiccati ad un albero in un giardino pubblico di Milano, da parte dell’artista Maurizio Cattelan, dopo gli articoli di critica e le polemiche dei leghisti locali, vengono staccati dall’albero a cui sono appesi nella più totale indifferenza. 2010. Il sultano Bin Mohammad

L'attore e regista Charlie Chaplin, qui nei panni de "Il grande Dittatore". Forte satira del nazismo e dei regimi totalitari in genere, il film fu prodotto nel pieno della seconda guerra mondiale

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Al Qasim rimuove dal suo incarico il direttore del Sharjan Art Foundation, Jack Parsekian. La scelta del sultano arriva dopo le critiche a catena innescate da un’opera realizzata dall’artista giornalista algerino Mustapha Benfodil esposta alla decima edizione della Sharjah Biennal che riporta le voci delle vittime di stupro da parte di alcuni estremisti religiosi algerini che hanno usato alcuni testi sacri per giustificare i loro crimini. Nel 1972 Lawrence Alloway pubblica su Artforum un articolo dal titolo Rete: il mondo dell’arte attuale descritto come sistema. Si tratta di una rete internazionale di interessi e di conseguenti attività economiche speculative che mette in connessione tra loro le grandi lobbies museali con le gallerie di spicco mondiale, le case d’asta più importanti, critici e collezionisti. L’insieme degli interessi e delle attività di questa rete cresce e si afferma con il crescere della globalizzazione. Il ruolo dell’artista all’interno di tale sistema è sempre più subordinato a quello di mercanti, direttori, critici e collezionisti. L’effettiva libertà di cui dispone l’artista nella gestione del suo lavoro e della sua ricerca e quindi nella possibilità di conquistare una visibilità spendibile nella piazza mediatica diventa davvero modesta. Chi vuole avere successo deve rispettare rigidamente le regole dettate dal sistema dell’arte. I politici greci, che vivevano in un governo popolare, non riconoscevano altre forze che potessero sostenerli se non quella della virtù. Quelli di oggi non ci parlano d’altro che di manifatture, di commercio, finanze e ricchezze. (Charles Louise de Secondat). Daniela Rosa

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Quello che scopro, cercando spunti per i miei articoli su brek, è qualcosa che riempie ulteriormente la mia vita, ma la cosa più strana è che sembra non sia io a trovare frasi, poesie, personaggi etc..., ma siano loro a trovare me ed è una sensazione che mi emoziona non poco... Ed è così che “lui” mi ha trovata! Un grosso rammarico per non averlo “conosciuto” prima, come meritava, e la conferma che la grandezza di una persona non possa essere collocata a un tempo o a un luogo. L’attualità dei suoi monologhi ironici e graffianti, dei testi delle sue canzoni e di tutti i suoi pensieri “liberi” che restituiscono, sotto forma di spettacolo, le percezioni che arrivano dall’esterno, fanno di questa persona un artista che non può essere dimenticato, come tutti coloro a cui non si può non riconoscere un’onestà intellettuale che spesso li isola dal resto della “massa”. La sua idea di libertà include l’altra parte di noi che sono gli altri. La condivisione di problematiche, percorsi e di obiettivi da raggiungere, presuppone il rispetto per la libertà di pensiero, di espressione, di azione altrui e implica la partecipazione ad un progetto che diventa unico, pur

appartenendo ai tanti. Vorrei essere libero, libero come un uomo. Come l’uomo più evoluto che si innalza con la propria intelligenza E che sfida la natura con la forza incontrastata della scienza, con addosso l’entusiasmo di spaziare senza limiti nel cosmo e convinto che la forza del pensiero sia la sola libertà... Cosa aggiungere? La libertà di espressione non significa, obbligatoriamente, aggiungere parole inutili a ciò che con sapiente cura è stato “partecipato” così brillantemente! A me rimane la gioia di essere “stata trovata” dal grande Giorgio Gaber e del piacere di partecipare sempre e comunque... Anna D'Andrea

25.04.11, Roma, Pigneto. Un’insegna e il dito puntato verso una libera espressione d’arte per la quale non viene dimostrato alcun interesse a scoprirne la ragion d’essere. Come a ricordare che esiste sempre una lettura partigiana di ogni nostra azione. Apologia del nazismo: da tutti i fronti ci si è preoccupati di giudicare l’artistica trovata una manifestazione offensiva. La forza celebrativa del “Work will make you free” è data dalla coincidenza del 25 aprile: il ricordo dei lager nella giornata in cui si festeggia l’antifascismo è ardito, soprattutto per chi non riesce ad andare oltre alla solita dicotomica contrapposizione destra/sinistra, fascismo/comunismo, buono/ cattivo, giusto/sbagliato. La spiegazione dell’autore del gesto toglie tutti i dubbi: «Non è un’apologia dell’Olocausto, si tratta solo di una provocazione per dire che la nostra società è un enorme campo di concentramento». Domenico, precario lucano, fa della sua arte un mezzo di denuncia verso una società in cui le menti migliori diventano dei precari e gli immigrati dei pericolosi clandestini. In un Paese dove ancora si muore sul lavoro, e dove le condizioni lavorative a cui i giovani si sottopongono, richiamano alla schiavitù. Chi in Italia ci rimane per la tribolante ricerca del lavoro, sa bene quanta ironia possa suscitare una scritta del genere. Probabilmente, se avesse montato un’installazione con su scritto: “ la laurea ci darà un lavoro”, oppure “il diritto del lavoro non prevede stage senza assicurazione”, nessuno ci avrebbe letto un tentativo esaltatorio della pratica nazista dei campi di sterminio. Piuttosto sarebbe stato identificato come la solita rivendicazione sociale di sinistra. Bizzarro come da un accostamento nazista si passi all’estremo opposto. Anche in questo caso si è persa l’occasione di approfondire la causa di un gesto libero. È come se l’urgenza sto-

rica di precariato, e la condizione degli immigrati, siano così connaturate nel tessuto sociale, che nessuno ascolta gli interessati. L’artista è uno dei tanti precari che affollano il nostro bel Paese, un meridionale trapiantato a Roma con una camera in affitto a 350 euro e un lavoro che oggi c’è, e domani non si sa. Quanti ragazzi possono riconoscersi in lui? Più di quanto si riesca a immaginare. Eppure ciò che salta agli onori della cronaca è la pericolosa “Work will make you free”, prontamente smantellata dagli agenti della Digos, con l’orgoglio di una giunta romana fieramente di destra. Sarà per questo che rapidamente si è intervenuti per prendere le distanze da espressioni storiche assimilabili al sistema valoriale di una certa destra a cui la violenza non è sconosciuta. Quello che più turba, è la ricerca di una spiegazione necessariamente dietrologica e ideologica.Il limite dell’inadeguatezza di ragionare, dimostrato dalla totale assenza di contestualizzazione di chi ci governa, ha favorito un giudizio affrettato: è indicativo come, nell’Italia della disoccupazione, e della fuga dei cervelli, quel lavoro che rende liberi non sia stato collegato, nemmeno per un attimo, alla concreta situazione di impoverimento in cui il mercato del lavoro oggi langue. Giovanna Caivano

In alto la riproduzione della scritta comparsa nel quartiere Pigneto di Roma. Sotto, l’insegna all’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz.

sopra: Giorgio Gaber, nome d'arte di Giorgio Gaberscik (Milano, 25 gennaio 1939 – Montemagno di Camaiore, 1º gennaio 2003), cantautore, attore e commediografo italiano.

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Avevo dodici anni quando ho sentito il mio professore d’italiano proferire queste parole. Ancora adolescente e piuttosto rinchiusa nel mio egocentrismo giovanile non carpivo la profondità di tale concetto. Dieci anni dopo mi sono ritrovata a vivere un esperienza probabilmente comune a tanti giovani universitari che si accingono a sperimentare un anno di vita fuori dai confini italiani: l’erasmus, per l’appunto. Entrare in una società diversa da quella italiana è quello che i britannici chiamano “cultural shock”. Nella terra della William e Kate i supermercati chiudono alle 17:30 proprio mentre i pub e i ristoranti aprono al pubblico.

Io, abituata al bel Paese, iniziavo a sentire un’insofferenza totale per questa terra dove tutto è prefissato, pianificato, designato con una precisione da chirurgo; dove tutto è “scheduled”, come usano dire loro. Ero costretta a programmare tutto, orari per fare la spesa, orari per mangiare, orari per uscire, orari per ritirarmi a casa, orari per andare all’università o in biblioteca, orari per prendere l’autobus ed essendo questi ultimi maledettamente puntuali, ero costretta ad esserlo anche io. Puntualità, precisione, pazienza. Un duro colpo, un attentato alla mia libertà di essere imprecisa eppure… eppure la Gran Bretagna è uno dei pochi luoghi civilizzati dove le macchine si fermano per farti passare se stai attraversando sulle strisce pe-

donali; dove al supermercato, come in università o all’ufficio postale, l’addetto di turno ti sorride e ti serve con una cordialità inaspettata, tanto mielosa da sembrarti falsa. Loro la chiamano overpoliteness ma in realtà è un concetto legato al retaggio culturale di questo popolo bizzarro abituato da sempre alla regalità, alla precisione e all’ordine. Così ho imparato che la libertà dei lavoratori a svolgere le proprie mansioni con correttezza e professionalità rispetta la libertà del cliente ad essere servito con rigorosa sollecitudine anche se ciò può implicare un attesa maggiore. Un Paese libero è anche un paese che deve avere delle regole in cambio di meticolosa efficienza. Altro che spazzatura e “bunga bunga”…

La polemica è sempre più accesa. Il travagliato problema dei rapporti fra Stato e Chiesa è uno dei principali fili conduttori della storia non solo italiana. Stato e Chiesa hanno sempre lottato per il potere supremo, e se di supremazia si tratta la Chiesa ha mostrato ora come non mai in questi ultimi periodi di avere sempre e comunque opinioni contrastanti. Migranti si o migranti no, questa è la diatriba che testate giornalistiche e tg nazionali, ci propinano ogni giorno. Per la Chiesa i migranti devono essere accolti in quanto non “figli di Dio” ma “figli del mondo”, perché esseri umani e soprattutto in rispetto proprio dei diritti dell’uomo, sanciti anche dall’Unione Europea. Quindi il raggio di azione, di polemica si allarga dall’Italia, a tutta l’Europa appunto. La Chiesa ribadisce che i popoli europei nel creare tra loro un’unione

sempre più stretta hanno deciso di condividere un futuro fatto di pace e fondato su valori comuni che sono indivisibili e universali; quali appunto dignità umana, libertà, uguaglianza e solidarietà. La società attuale, dice la Chiesa, sembra essere deficitaria sul mantenimento e sulla promulgazione di questi principi fondamentali, dimenticando molto spesso il rispetto per la diversità delle culture, la libera circolazione delle persone come dei beni e dei servizi, dettami che il progresso e l’evoluzione della società umana ha trovato forma nella costituzione della Carta dei diritti fondamentali. La realtà è che si sta attraversando una crisi istituzionale, economica e sociale di enorme gravità, che si estende a macchia d’olio in tutto il mondo. Pertanto, non solo, non si riesce a gestire in modo efficace l’immigrazione, ma non si è nemmeno

Manuela Grieco

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in grado di coordinare il rientro massiccio dei fuoriusciti sia da un punto di vista economico che organizzativo. A questo punto bisogna parlare di solidarietà trasversale, che prevede si un sostegno ai migranti da parte degli Stati logisticamente più colpiti dall’afflusso (con permessi di soggiorno temporanei) ma anche e soprattutto solidarietà all’interno della UE. Come già proposto dai governi di Francia e Italia, la soluzione migliore da adottare è quella di ristabilire i controlli sui flussi dei migranti, prevedendo la distribuzione degli arrivi tra gli Stati membri, tenendo conto delle capacità di accoglienza di ciascun Paese, presumendo un nuovo regime di asilo europeo comune. Libertà, uguaglianza e solidarietà principi base politici ma base di principi sociali. Veronica D’Andrea


MovIEs By CRaIgWoRKs: gestire la propria collezione di film

Siamo in un periodo della storia “informatica” in cui tutto sembra avere un prezzo, più che in passato. Ragion per cui in questo numero ci dedichiamo all’Open Source e al Freeware, due terminologie che si ispirano alla libertà. Mimmo Claps

Se avete trasformato il vostro PC in un vero e proprio archivio di film e ora avete deciso che è giunto il momento di organizzarli questa è l’applicazione giusta per voi. Si tratta di un applicazione gratuita basata su browser web e, dunque, accessibile proprio da quest’ultimo. Permette di gestire la propria collezione di film creando un database personalizzato e ricco di informazioni, prelevate da tutte quelle che sono le principali fonti, e fornendol’integrazione con VLC in modo tale da poter riprodurre quanto d’interesse in modo estremamente semplice. L’utente potrà quindi aggiungere film alla propria collezione ed associare i file corrispondenti agendo mediante la pratica e familiare interfaccia offerta. (http://www.craigworks.org/index.html)

BItDEfEN DER sECuRIty sCaN: conoscere la salute del tuo pc Il software completamente gratuito e compatibile con tutti i sistemi operativi Windows, in modo estremamente semplice ed alla portata di tutti, consente di ottenere informazioni circa la stabilità, la velocità ed i problemi legati alla sicurezza del PC in uso che, eventualmente, potrebbero pregiudicare il corretto funzionamento ed utilizzo dell’OS. Una volta completato il processo di scansione, offre all’utente un quadro generale di tutto quanto rilevato con tanto di descrizione per ciascuna problematica e relativo grado di pericolosità. (http://securityscan.bitdefender. com/)

fyELs: condividere con un drag and drop

iPDF Express Un freeware che consente di operare sui file PDF eseguendo molteplici operazioni quali, ad esempio, conversione, crittografia, fusione, scissione e tanto altro ancora. Freeware per windows. Security Analizer Si tratta di uno strumento gratuito(per l’utilizzo non necessita di alcun processo di installazione!) ed è interamente dedicato a Windows Seven. Una volta in uso, consente di testare la sicurezza del proprio PC sulla base di differenti parametri indicando anche, tra le altre cose, come correggere le eventuali problematiche riscontrate. Facebook Friend Exporter Risorsa gratuita che, una volta installata, permetterà di esportare l’intera lista dei propri amici di Facebook ed i principali dati ad essi correlati sotto forma di file CVS o come contatti di Gmail.

Fyels (che ricorda per alcuni versi DropBox) è un servizio appena lanciato per la condivisione di file su Twitter. Avere un profilo sulla popolare piattaforma di microblogging è necessario per la registrazione, però i file sono reperibili a un indirizzo univoco nel sotto-dominio di registrazione e non devono essere per forza condivisi su Twitter. Offre spazio illimitato… il tutto mediante un semplice drag and drop! (http://fyels.com/)

BRINKED: crea la tua suoneria Se non avete alcun software specifico e vorreste cambiare la suoneria del vostro Smartphone con i brani archiviati sul vostro pc o da Youtube credo proprio che Brinked faccia al caso vostro. Si tratta infatti di una nuova risorsa online che, in modo totalmente gratuito, consente di creare suonerie personalizzate in soli 3 step servendosi dell’apposito editor offerto e permettendo di sfruttare quelli che sono i brani musicali già presenti sul proprio PC (file in formato MP3, OGG o WAV) o, in alternativa, di estrapolare l’audio dai video di YouTube d’interesse. (http://www.brinked.com/)

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AMOLED: il display pieghevole! La riduzione delle dimensioni del display rende spesso i testi poco leggibili. Una possibile soluzione al problema potrebbe arrivare dalle ricerche del Samsung Advanced Institute of Technology, dove i ricercatori avrebbero sviluppato un pannello AMOLED in grado di essere piegato in due senza perdere luminosità nel processo.

SLR Camera Simulator: una reflex online. Se siete appassionati di fotografia e volete fare un pò di pratica online, SLR Camera Simulator è quello che fa per voi. Si tratta di un simulatore online di una macchina fotografica reflex che ci permette di allenarci modificando diversi parametri di funzionamento come illuminazione, distanza, ISO, velocità otturatore, etc.

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Il Marketplace di Amazon arriva in Italia Il servizio dedicato a chi vuole vendere online utilizzando la piattaforma di e-commerce di Amazon aprirà entro fine anno anche nel nostro paese. Amazon Marketplace funziona un po’ come eBay sia per il modello di ospitare on line i negozi sia per il sistema dei feedback lasciati dai clienti sui vari venditori


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