È vero. L'ha detto la televisione! La strada è segnata Il cielo sopra P pechino
Vito Pace “Hanne” serie 1/3 - 2000 by courtesy Stuttgarter Kunstverein Stuttgart (Germany) Vito Pace Werkstatt, Baustelle & Büro Germany - Sweden www.vitopace.eu
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Crisi economica? Ci pensa la dea bendata!
Space Book, l'autoritratto a portata di tutti
La solitudine dei numeri primi 20 La decadenza di TOKYO 21 R.E.M. - “Accelerate”, un buon 25 disco. Del 1987 peró! LORI EARLEY sensualità distorta
Ansia da prestazione... sportiva 38 Sport Vs Violenza 39 Car trouble 40 SCENE QUEENS nati sotto il segno del fucsia
DAVID LYNCH Il disegnatore dell’incubo
Eels - Live in Rome '06 All Blacks o Red Wine! Volo tra le dolomiti Lucane
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Cosa succede in SVIZZERA?
Mad sushi L’ IKEA giusta
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BREK 1
CARI AMICI, COME UN ATTORE EMERGENTE, IL NOSTRO BREK HA FATTO LA SUA COMPARSA SUL SET DI UNA SERIE TV GIÀ CONOSCIUTA DAI TELELETTORI: IL MONDO DEI FREE PRESS, LA STAMPA GRATUITA. LA NOSTRA REGIONE PULLULA DI INIZIATIVE EDITORIALI DI QUESTO TIPO… MA BREK VUOLE GUARDARE AVANTI! UNA GRAFICA INNOVATIVA, UN LINGUAGGIO ANTICONFORMISTA E SOPRATTUTTO DEI TEMI DI ATTUALITÀ E DI MALIZIOSA CURIOSITÀ, SONO GLI INGREDIENTI DEL MIX ESPLOSIVO DI QUESTO SECONDO NUMERO. CERCHIAMO DI ANALIZZARE IL POTERE DEI MEDIA NELLA MODERNA SOCIETÀ DIGITALE, PER FARE UN VOLO PINDARICO SINO ALLO SMOG CHE OSCURA IL CIELO DI PECHINO. MA LA CHICCA DI BREK NUMERO DUE È LA NUOVA RUBRICA “LA CHAMBRE CLAIRE…”, DEDICATA A FOTOGRAFARE GLI SVILUPPI DELL’ARTE CONTEMPORANEA SENZA DIMENTICARE LA RICCHEZZA DELLE ORIGINI CLASSICHE. E ANCORA LE NOSTRE PICCANTI SEZIONI “FUORI CAMPO” E UN’ANALISI FILOSOFICA IN CHIAVE MODERNA DELL’ AGOGNATO SOGNO DI VINCERE AL SUPERENALOTTO, PER SCAPPARE DALLA CRUDA REALTÀ DI CRISI ECONOMICA CHE STIAMO VIVENDO. NON MI RESTA CHE AUGURARE UN BUON “BREK” A TUTTI!
NEAR NEXT NEWS 2
Editore
O.S. Italia Soc. Cop. Sociale a r.l. via Nicola Sole,73 - 85100 Potenza
Direttore Responsabile
Rossella Sagarese
Hanno collaborato Alessandra Carlucci Davide Galasso Massimo Lovisco Renato Martinelli Nicola Pace Donato Sabia Andrea Samela Francesco Telesca Gabriel Tripaldi
Progetto Grafico
O.S. Italia Soc. Cop. Sociale a r.l.
Copertina
"Hanne” serie 1/3 - 2000 di Vito Pace
Impaginazione e Grafica Michele Nella
Grafica Pubblicitaria Riccardo Telesca
Pubblicitá
O.S. Italia Soc. Cop. Sociale a r.l. tel. 0971 36703 fax 0971 25938
Stampa
Grafiche Gercap / Foggia
Autorizzazione Tribunale di Potenza nº 376 del 7/5/08
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No. I tori di Pamplona no! Si chiamano David Freeman (scomparso da poco a soli 47 anni) e Neil Teplica e hanno scritto una guida in cui consigliano 100 cose da fare prima che ognuno di noi lasci questa terra. Andare alla notte degli Oscar, partecipare ad un rito vodoo, farsi inseguire dai tori di Pamplona, fare il bungee jumping sull’isola di Vanuatu. Tutto possibile, ma molto improbabile per chi come noi deve preoccuparsi di ben altro. L’affitto, le bollette, il lavoro precario e altre 1000 cose (da affrontare tutti i giorni prima di andare a letto). 100 cose in una vita possono sembrare poche e probabilmente c’è chi (pochi eletti) le potrà fare anche in un solo anno, noi ci accontentiamo di farne 1, ma buona.
Potete dormire sonni tranquilli. Il prossimo terremoto lo trascorrerete a bere vino rosso nell’area attrezzata appositamente realizzata. I nuovi eroi saranno i lombrichi. Già, proprio loro, secondo uno studio del geologo colombiano Juan Manuel Gonzalez Castano, sono in grado di prevedere terremoti superiori al 4° grado della scala Richter con parecchi giorni di anticipo. Lo studio, che sarà presentato anche alla NASA, sarebbe di grande aiuto per tutte le popolazioni, come la nostra, che vivono in zone ad alto rischio sismico. A noi non resta che sperare nell’attendibilità dello studio. Nel frattempo abituiamoci ad apprezzare un po’ di più questo disgustoso animaletto.
Il Terremoto? Basta un verme
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TESLA. Elettrica ma super Il prezzo del petrolio schizza alle stelle ed ecco arrivare magicamente l’automobile elettrica. Il nome, Tesla, lascia intendere poco ma i progettisti assicurano che è un virtuoso gioiellino elettronico. Dicendo subito che non si tratta di un prototipo e che è già in vendita, Tesla raggiunge la velocità di 200 Kmh (da 0 a 100 in soli 4 secondi), si ricarica in 4 ore, ha una potenza di 185 cavalli e ha autonomia per 370 Km. Inoltre ha un grandissimo pregio, è molto silenziosa. Ovviamente non inquina e ha un design bello e ricercato che ha già accattivato i gusti di numerosi vip americani ed europei. Costo? Circa 100.000 Euro (più iva). Un prezzo davvero elettrico!
E’ un numero primo, ma ha
13.000.000 di cifre!
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1, 3, 7, 13, 17 poi generalmente non si ricordano più. I più bravi, quelli che amano la matematica, sicuramente ne ricordano qualcun altro ma all’essere umano medio i primi 5 bastano e avanzano. Eppure, nell’università di Los Angeles, alcuni ricercatori hanno utilizzato un complesso sistema di pc per riuscire a trovare un numero primo con più di 10.000.000 di cifre (13.000.000 per la precisione). Pensate che per scriverlo avremmo bisogno di un foglio di carta lungo circa 50 Km! A cosa servirà questa scoperta? Difficile rispondere se non si è un addetto ai lavori. Di sicuro la scienza matematica si è arricchita e gli scopritori del numero anche, visto che riceveranno un premio di 100.000 dollari!
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prospettive metropolitane
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prospettive metropolitane
SOGNI DI VINCITA ALLA LOTTERIA INFRANTI DALLA CRUDA ANALISI DELL’ECONOMISTA SMITH.
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prospettive metropolitane
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Poi Smith continua dicendo: “La vana speranza di guadagnare uno dei grandi premi è la sola ragione di questa domanda. Anche le persone più equilibrate difficilmente considerano una follia pagare una piccola somma in cambio della possibilità di guadagnare dieci o ventimila volte la somma investita, perché non sanno che quella somma, pur piccola, è superiore del venti o trenta per cento al valore della probabilità che rappresenta”. Analizzando il discorso dell’economista si deduce che gli individui in relazione al gioco e alle lotterie risulterebbero molto più sensibili all’incremento percentuale del proprio ricavo che all’importo assoluto di entrate e uscite. In parole povere il consumatore avverso al rischio preferisce rischiare piccole somme per un premio anche medio (che non è 1000 e più volte la somma scommessa) con una bassissima probabilità di vincere, piuttosto che rischiare un’alta percentuale del suo reddito con una probabilità di vincere prossima al 50%. Da quanto detto, la domanda di biglietti sembra poco elastica rispetto alla probabilità di vincere, mentre lo è molto di più rispetto al premio della lotteria. Quindi si nota dal discorso filosofico-economico di Smith, che le persone dimostrano una maggiore sensibilità verso il premio che per la probabilità di vincere; infatti premio e probabilità sembrano indipendenti e hanno impatti molto diversi sulla
rovate ad entrare in una ricevitoria in questo momento storico in cui le maggiori testate giornalistiche titolano “crisi economica”, e respirerete un clima di speranza e soprattutto una grande voglia di sognare affidandosi alla dea bendata della fortuna. Superenalotto, gratta e vinci, scommesse sportive e tutti i giochi legati alle varie lotterie sembrano aver conquistato il cuore degli italiani e anche quello di noi lucani. Eppure analizzando il discorso del noto economista Smith, le nostre speranze legate alle lotterie sono così insignificanti e poco razionali rispetto al calcolo delle probabilità di vincita per ognuno. Nella “Ricchezza delle nazioni” Smith dedica un paragrafo ad una discussione sulle lotterie e dice: “Non è mai esistita e mai esisterà al mondo una lotteria perfettamente equa, tale cioè che il guadagno totale compensi la perdita totale, poiché il gestore non ne ricaverebbe niente. I biglietti nelle lotterie di Stato non valgono realmente il prezzo pagato dai sottoscrittori originari e tuttavia si vendono comunemente sul mercato con un sovrapprezzo del venti per cento, del trenta per cento e qualche volta del quaranta per cento”. Una maggiore equità potrebbe derivare da un prezzo più basso di alcuni ordini di grandezza, oppure da un frazionamento del premio in tanti premi più piccoli in modo da aumentare la probabilità di una vincita importante.
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prospettive metropolitane za: “Non vi è in matematica proposizione più certa di quella che dice che quanti più sono i biglietti su cui tenti la sorte, tanto più la tua perdita è probabile. Tentare la sorte su tutti i biglietti della lotteria significa perdere certamente, e quanto maggiore è il numero dei biglietti acquistati, tanto più ci si avvicina alla certezza della perdita”. Amici purtroppo leggendo questa razionale e spudorata analisi di uno che di economia e di probabilità ne capiva, i sogni che stavamo facendo di una vita alla Briatore dopo una vincita al superenalotto crollano come un castello di sabbia calpestato da un bambino dispettoso… Ma ritengo che la situazione non sia così tragica… Nel gioco come nella vita, bisogna saper usare la testa e non varcare i giusti limiti… quindi in un momento storico come questo non c’è nulla di male nel tentare la fortuna e spendere quell’euro con l’adrenalina di immaginarsi già ultramilionario. E se non è ancora arrivato il nostro turno, impavidi e coraggiosi torneremo a sfidare la sorte e chissà che la dea bendata non decida finalmente di baciare proprio noi! Smith ci ha fornito i mezzi per razionalizzare una pratica che potrebbe trasformarsi in un brutto vizio, come il gioco, ma a noi rimane il sogno… e come è bello sognare!
domanda di biglietti. Potendoli studiare separatamente, il giusto prezzo del biglietto può determinarsi tenendo il premio costante, quindi l’indifferenza alla probabilità di vincere spiega il divario fra giusto prezzo e prezzo reale (dal 20 al 40% in piu secondo Smith). Molto interessante risulta ciò che l’economista dice a proposito del concetto di fortuna e della probabilità di perdita: “Il concetto esagerato che la maggioranza degli uomini ha delle proprie capacità è un antico male, rilevata da filosofi e moralisti di tutti i tempi. Si è invece notata di meno l’assurda fiducia nella propria fortuna, sebbene essa sia, se possibile, un fatto ancora più diffuso. Non vi è uomo al mondo che, trovandosi in discrete condizioni di salute e di spirito, ne sia immune. Mentre la probabilità di guadagno è più o meno sopravvalutata da tutti, la maggioranza sottovaluta la probabilità di perdita e quasi nessuno, che sia discretamente sano di spirito e di corpo, la stima più di quanto essa valga”. Insomma nel gioco tendiamo a mettere in moto la parte istintiva e irrazionale di noi, sottovalutando le perdite che ne potrebbero derivare. Probabilmente tale ragionamento e valutazione potrebbe essere considerato il precursore del vizio per il gioco d’azzardo. In conclusione Smith, però, ci da un’amara certez-
Rossella Sagarese
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E’ vero. L’ha detto la
TELEVISIONE!
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arto con una domanda. Cosa sappiamo della nostra società? Cosa sappiamo del mondo in cui viviamo? E soprattutto chi è che ci racconta del nostro vivere quotidiano in questo universo globalizzato? Una risposta superficiale ci direbbe che il mondo (almeno quello occidentale) è ricco di mezzi di informazione, catalogati genericamente come massmedia. A loro spetta raccontare le azioni, i fatti e le opi-
nioni. A loro spetta l’autorevole ruolo di raccontare la realtà, o per essere più precisi, a loro spetta raccontare la rappresentazione della realtà. Infatti ciò che sappiamo del mondo, lo sappiamo come messaggio di seconda o addirittura di terza mano, nel senso che non potendoci rapportare direttamente con la realtà che ci circonda siamo costretti a pensare vera quella che i mass media ci raccontano. Anni di autorevoli studi ci dicono di essere altamen-
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prospettive metropolitane te critici verso i mass media e soprattutto verso coloro che li posseggono. Ci invitano a monitorare il pluralismo dell’informazione, che non essendo la semplice molteplicità di televisioni o giornali è, invece, la possibilità di dare voce ad una pluralità di posizioni differenti. Il potere di informare è anche il potere di costruire questa realtà di seconda mano che spesso ci invita a credere vero ciò che invece è palesemente falso. O che ci fa credere tutti ricchi, belli e felici. Oggi che osserviamo sempre più la concentrazione dei mass media in poche mani c’è il rischio concreto che chi costruisce questa realtà di luccicanti paillettes, faccia di tutto per distrarci dalle cose concrete del mondo e dai problemi quotidiani che il cittadino moderno è costretto a vivere. Quasi narcotizzati si riesce a sopravvivere solo se attaccati alla TV. E’ quella la realtà raccontata ed è quella la realtà che vogliamo, quella che percepiamo vera. Pacchi milionari, culi perfetti, pubblicità nel telegiornale. La partita di calcio, donne sul trono, quiz a tutte le ore. Carabinieri, poliziotti, dottori (fiction o realtà?).
Ricette, cartoni animati, pseudo telegiornali. Non è sicuramente la realtà vera. Ma è quella che meritiamo. Ad Enrico Cheli, autorevole studioso della società e dei media, il compito di tirare le somme: «I media non comunicano la realtà in quanto tale, ma rappresentazioni di essa, cioè versioni inevitabilmente incomplete e più o meno ideologicamente connotate. La parzialità ed incompletezza è più evidente nel campo narrativo (romanzi, fumetti, film, telefilm, soap opera, fiction, ecc.), dove la finzione è esplicita (ed attesa e ammessa - ma non per questo priva di conseguenze), ma sussiste anche nell’ambito informativo/giornalistico, dove non è altrettanto nota, attesa e soprattutto gradita dai fruitori. (…) è sulla base di questa realtà di seconda mano che, in misura assai rilevante (talvolta esclusiva) le persone costruiscono e modificano le loro immagini del mondo». Nicola Pace
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prospettive metropolitane
LA STRADA È SEGNATA!
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in Puglia coincide con l’arrivo della pioggia dopo 4 mesi di siccità. (per la cronaca ha poi accennato al progetto di federalismo e parlato del (suo) problema con la giustizia). Tutto qua. Il discorso atteso per il rilancio programmatico del Mezzogiorno è già finito. O meglio, il discorso vero e proprio non c’è stato. Il motivo, dettato da una semplicità imbarazzante, è che nell’agenda di questo governo sono, miracolosamente, scomparsi tutti i fondi precedentemente riservati per le opere strategiche riservate al mezzogiorno, e quindi anche alla nostra Basilicata. Molti di voi ricorderanno l’impegno del precedente
Settembre 2008. Inaugurazione della Fiera del Levante. Come da prassi consolidata arriva il presidente del consiglio in carica. Come da prassi lo stesso dovrebbe argomentare in maniera precisa su tutte le azioni che il governo intende adottare per il Mezzogiorno. Il condizionale è d’obbligo. Quest’anno, infatti, la prassi è saltata e il nostro presidente del consiglio dimentica di comunicare l’annuale relazione. Si limita, dopo aver salutato la platea, a ricordare che la Fiera del Levante ha la sua stessa età: 72 anni. Poi, per non sembrare un po’ misero nelle argomentazioni, invoca alla sua proverbiale capacità di fare miracoli ricordando che la sua venuta
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prospettive metropolitane governo preso per la costruzione di opere fondamentali come l’autostrada Lauria - Candela, capace di collegare il corridoio Tirrenico a quello Adriatico e contemporaneamente di risollevare le sorti della nostra regione, o il raddoppio della Potenza - Bari, o gli investimenti per il potenziamento di porti e aeroporti. Impegni improvvisamente cancellati. Non si trovano impegni di spesa nemmeno alla voce studio di fattibilità. Insomma fino al 2013 non se ne parlerà proprio. Se poi pensate che il nostro ministro delle infrastrutture, Altero Matteoli, arriva a Lavello, per partecipare ad una festa di partito, e invece di preoccuparsi dello stato di isolamento in cui versa la Basilicata, ad una domanda di un giornalista di Rai 3, che gli chiedeva novità sul ponte di Picerno, riesce a mala pena a balbettare che venendo in Basilicata si era informato del fatto che era chiuso, allora capirete come per molto tempo ancora continueremo a stare lontano… dal resto del mondo. Avete compreso bene, il nostro Ministro che non sapeva nulla della drammatica situazione della Basilicata, ha dovuto chiedere informazioni. A lui non interessa che l’unica strada decente della nostra regione è interrotta. A lui non interessa che le lesioni su un ponte hanno messo in ginocchio molte attività industriali, creando disagi enormi per gli approvvigionamenti
e costringendo molta gente a percorrenze lunghissime per andare a scuola o al lavoro. L’unica cosa che ha detto è che presto riaprirà. Si, ma quando? Che il Sud, e in particolare la Basilicata, non siano nelle grazie del nostro presidente del consiglio si sapeva, basta ricordare la famosa lettera ai cittadini prima delle elezioni in cui il signor Berlusconi la Basilicata non la citava nemmeno. Troppo pochi gli abitanti. Troppo pochi coloro che lo votano. Eppure un rapporto dello SVIMEZ (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) ci dice che, fissato come 100 il valore medio nazionale relativo alla presenza di infrastrutture, assegna alla regione Basilicata il misero valore pari a 18! Un po’ poco, direi. Troppo poco, direi. Valore che, nei prospetti Svimez, resterà fermo ancora per molto, dato che la questione emergenza infrastrutture al Sud é stata cancellata dall’agenda politica di questo governo. A dire il vero, però, qualcosa é rimasto. L’unica infrastruttura che (forse) sarà realizzata é il ponte sullo stretto. Così in pochi minuti si passerà dalla Sicilia alla Calabria e viceversa. Poi….buona fortuna! N.P.
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il cielo sopra
PECHINO P
respiratorio... Per farla breve durante i giochi l’argomento inquinamento, argomento ai primi posti dell’agenda mondiale, è scomparso da ogni occasione di discussione. A me qualche dubbio viene (nel periodo in cui ho vissuto a Milano non ricordo di aver mai visto lo smog scomparire dall’oggi al domani e per così lungo tempo) anche perché nelle dirette e nelle differite televisive raramente si andava in esterno. Inutile sottolineare la capacità cinese di nascondere e occultare la realtà, tanto da far dimenticare al mondo intero l’orribile repressione che ormai va avanti da anni sul popolo tibetano, ma che fossero in grado anche di cambiare il clima proprio non me l’aspettavo! Mistificazione della realtà o semplice occultamento mediatico? Difficile rispondere. Di sicuro Pechino resta tra le città più inquinate al mondo, motivo per cui anche gli angeli, stanchi di portare la mascherina, hanno deciso di cambiare cielo.
robabilmente sono scomparsi anche gli angeli che, invece, popolavano il cielo della capitale tedesca in cui Wim Wenders girò il suo capolavoro. Cosa rimane nel cielo della capitale cinese dopo l’orgia olimpica? Difficile da dire, ma se facciamo un piccolo riepilogo cronologico possiamo quantomeno immaginarlo. Fino a due giorni prima dell’accensione della fiaccola tutti i media parlavano di un cielo soffocato dal grigio dello smog, il cui tasso era così elevato che avrebbe messo in forse la disputa della maratona, gara che tradizionalmente chiude l’edizione dei Giochi. Poi per miracolo alla vigilia dell’inaugurazione questo grigiore scompare, non solo agli occhi dei cinesi, ma anche a quelli di tre miliardi di persone che a vario titolo hanno seguito i giochi. Cosa è accaduto ancora nessuno ce l’ha spiegato, certo è che oggi quel misterioso smog è improvvisamente tornato. Aria irrespirabile e mascherine sul viso sono di nuovo all’ordine del giorno e ogni cinese di Pechino combatte quotidianamente con le complicazione generate dalle malattie dell’apparato
N. P.
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La chambre claire, sviluppi dal mondo dell’arte...
Un’opera di Anthony Goicolea
Space Book l’autoritratto a portata di tutti
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ualche tempo fa è uscito un curioso articolo sul periodico tedesco Zeit Magazin (ripreso in Italia dal Corriere della Sera) che avrà fatto sgranare gli occhi al lettore distratto spingendolo a rileggere bene... e stupirsi di nuovo. Simon Gaul l’autore, non senza ironia, faceva a fine pezzo un accostamento alquanto azzardato tra Michelangelo
e... Facebook (ma tranquilli, lo stesso vale per My Space)! E per Michelangelo non intendeva un software o un sito di condivisione fotografica ma proprio lui, l’originale, il Buonarroti autore della Cappella Sistina. Dove si uniscono i due termini? Nel territorio comune dell’auto rappresentazione. Facebook o My Space (per comodità d’ora in poi chiamerò entrambi i siti con il nome unico space
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La chambre claire, sviluppi dal mondo dell’arte... book) altro non stanno diventando che una vasta, immensa raccolta di autoritratti. L’artista toscano, a sua volta era un “patito di autorittratti” modificati. Spesso li inseriva nascosti nei suoi lavori. A questo punto Gaul si dice convinto che al giorno d’oggi il Buonarroti si sarebbe molto divertito con questo “rinascimento” dell’ autorappresentazione via web (nota ot: non è la prima volta che sento qualcuno domandarsi cosa farebbe Michelangelo oggi. L’ultima volta ne parlavano come di un sicuro regista di kolossal in stile Spielberg. Fine ot). L’articolo è molto divertente. Non solo perché l’autore sente di dover tirare in ballo una creatività italica (come per dire possiamo parlare come vogliamo di arte, ma poi sempre nel Bel Paese dobbiamo andare a parare) ma anche perché con sottigliezza elenca i vari tipi di schemi che space book diffonde. Così possiamo contare la categoria dei “finti timidi”, coloro che si coprono gli occhi o si girano di spalle (ma alla fine timidi lo sono a livello zero, visto che decidono di aprirsi uno spazio web dove confidare al mondo quasi tutto di se stessi); i “creativi” che per distinguersi e sottolineare la propria originalità (e superiorità artistica) creano cartelle piene di immagini photoshoppate… finendo per fare tutti gli stessi effetti, utilizzare le stesse ambientazioni (un po’ dark), gli stessi colori… in pratica fare la stessa immagine; poi ci sono le “star” con le pose decise mutuate dai poster di attori o rockstar. Insomma ce n’è per tutti i gusti. Ma il punto cruciale che potrebbe stimolare una riflessione più profonda è che prima di aprirsi una pagina, l’utente deve rispondere ad una domanda fondamentale: “come voglio apparire?” Sexy? Serio? Artista? Insomma chi vuole interagire con queste piattaforme è costretto ad autorappresentarsi “visivamente”, pratica che fino
Una pagina di MySpace ad ora era prerogativa (quasi) esclusiva del mondo dell’arte. Infatti Michelangelo non è il solo che ha giocato con la propria identità. Anzi, se vogliamo dirla tutta, quella dell’autoritratto è una pratica da sempre diffusa e che ha affascinato tutti gli artisti di ogni epoca (c’è chi dice che “autoritratti” sono anche le impronte delle mani che i primitivi lasciavano nelle grotte). Molti artisti ne hanno fatto la propria matrice, come Luigi Ontani classe 1943. In tutte le sue opere (siano fotografie, dipinti, sculture o istallazioni) c’è un solo personaggio: lui stesso; o l’americano Anthony Goicolea che come un Ontani amplificato non solo compare in tutte le sue opere, ma è lui ad interpretare tutti i personaggi presenti. Magia del fotoritocco! Space Book quindi, nel bene o nel male, sta insidiando il monopolio dell’autorappresentazione visiva al mondo dell’arte, e c’è da chiedersi chissà se prima o poi una pagina su queste piattaforme non diventi di per se una forma di arte contemporanea. Massimo Lovisco
Un’opera di Anthony Goicolea
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DAVID LYNCH IL DISEGNATORE DELL’INCUBO 1977: fa la sua comparsa sulla scena del cinema mondiale, il lungometraggio Eraserhead - La mente che cancella: viene così definitivamente rotta la “realtà cinematografica”. Il regista è David Lynch, lo scardinatore della realtà, il disegnatore dell’incubo. Incubo inteso non solo come sogno che fa paura ma soprattutto come immagine dell’inconscio, del magma sotterraneo della nostra personalità che inquieta e spaventa, anche se “bello”, solo perché nascosto. Infatti Lynch, nei suoi film, non fa altro che investigare e rappresentare le sue
e le nostre paure, le sue e le nostre perversioni, il profondo con le sue logiche distorte. Il regista dichiarò: ”Avrei voluto veder accadere cose nella mia vita. Sapevo che niente era come sembrava, ma non riuscivo a trovarne una prova”. Questa frase dimostra che le sue rappresentazioni partono da un atto di meraviglia nei confronti della realtà e dalla presa di coscienza di un interrogativo, un dubbio, ma soprattutto finiscono, inevitabilmente, con il rivolgere a noi questa meraviglia e queste domande. Chi non si è mai chiesto cosa
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atmosfere scio e dell’incubo non si dimentica di indagare le paure dell’uomo, più precisamente la paura di scoprire e aprire una finestra sull’abisso della nostra interiorità. Questo è quello che simboleggia il deforme John Merrick in The Elephant man (1980). Egli oltre a essere il simbolo dell’ipocrisia dell’uomo, è soprattutto l’immagine della deformità e della distorsione che caratterizza la “realta illogica” del profondo, che al solo pensiero spaventa e inquieta. A questo punto si può parlare del pensiero di Lynch come di un surrealismo esistenziale. Infatti il regista non si limita a mettere in scena la materia dell’”incubo” ma la cala nella realtà dei suoi personaggi , cioè ricompone la realtà-incubo come a voler dimostrare che l’impero della mente è dominato dalle forze nascoste del profondo, che sfuggono alle leggi fisiche, e che spesso la vita è determinata da queste pulsioni. Tutto ciò può far perdere la strada e la capacità di scelta all’uomo, a cui viene, così, resa difficile la realizzazione del proprio sè. Emblematico in tal senso è l’intero film Strade perdute (1996). In conclusione non può certo stupire se spesso Lynch abbia dichiarato ai giornalisti: “Avrei voluto fare lo psichiatra!”
fosse quella scatola blu della quale le due protagoniste di Mulholland Drive (2001) si trovano in possesso dopo aver assistito ad uno spettacolo teatrale? Tele scatola ricorda molto quella che porta appesa al collo il protagonista di Un cane andaluso (1929) di Luis Bunuel o “i cassetti della memoria” che spesso Salvador Dalì rappresenta nei suoi quadri. Non a caso, in Mulholland Drive, a un certo punto l’occhio della telecamera entra nel nero della scatola e da lì in poi ogni logica viene annullata e ribaltata. Questa è una significativa metafora di cosa avviene nell’incubo, nell’inconscio: ogni legge fisica, ogni relazione causa-effetto è vanificata. Ciò è quello che mette in scena Lynch nelle sue opere, soprattutto nelle più recenti. Un esempio per tutte è l’ultima sua fatica INLAND EMPIRE (2006). In questo modo si avvicina molto al pensiero della psicoanalisi. Infatti Jung, esponente di punta di questa corrente, afferma: “Io sono semplicemente convinto che qualche parte del sé o dell’Anima dell’uomo non si soggetta alle leggi dello spazio e del tempo”. Lynch attraverso la macchina cinema rappresenta la realtà-incubo che coinvolge ogni singolo attore che sta sulla scena ma allo stesso tempo apre uno spiraglio di luce dando ai suoi personaggi la possibilità di realizzare il proprio sè attraverso quella energia vitale, identificabile con la libido, che è a volte anche molto cruda e irruente e non si limita al solo ambito sessuale ma è assimilabile a una sfera qualsiasi di attività. Un esempio di ciò è il film Cuore selvaggio (1990) dove la relazione d’amore tra Ripley e Lula è metafora di questa libido e la giacca del protagonista, come afferma lui stesso, è il simbolo della sua libertà e della sua realizzazione individuale; o il film Una storia vera (1999) dove l’anziano Alvin percorre una strada di 317 miglia alla guida di un tagliaerba per rivedere il fratello o meglio per ritrovare e realizzare se stesso. Ovviamente il regista trattando i temi dell’incon-
Davide Galasso
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REM - “Accelerate”
un buon disco. Del 1987, però!
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el 2006 il mio fruttivendolo con un microfono giocattolo e percuotendo fuori tempo una cassetta di pesche andate a male aveva creato un disco migliore di “Around The Sun”, il cd prima di “Accelerate”. Per questo motivo quando i giornali hanno definito il nuovo disco dei R.E.M. di gran lunga migliore rispetto al suo predecessore non ho alzato nemmeno un sopracciglio. Dopo mesi di tentennamenti l’ho acquistato, 22 euri tondi tondi per 34 minuti di musica rubata a “Lifes Rich Pageant” e “Document” (gli scarti però). Buck almeno suona ma Stipe a volte canta col pilota automatico e sembra far fatica. Ma andiamo con ordine: “Living Well Is The Best Revenge”: brano apocalittico con chitarre sature, riff rubato a “These Days” e ritornello a “Bad Day”. Stipe prova a gorgheggiare come si deve ma è un po a corto di fiato. Buck spazzacamino su tutto, Mills ritorna ai cori dopo essere stato fermo sulla casella FERMO UN GIRO per... 3 giri. “Man-Sized Wreath”: riffone disegna scogli, ritornello cantabile ma ripetuto troppe volte. Nella media ma non mediocre. “Supernatural Superserious”: i R.E.M. da scampagnata, quelli da singolo da piazzare un mese in classifica e poi dimenticare per sempre. Stipe con i testi fa dieci passi da lumaca indietro. Ah, i tempi di “Moral Kiosk”... “Hollow Man”: ballatone pianistico che si trasforma in un roccherròll nel ritornello ripetuto così tante volte che anche il mio cane ha abbaiato “E BASTA!!!”. Stipe non alza tonalità manco se lo minacciano. “Houston”: soliti accordi che erano vecchi ai tempi di “Swan Swan H”, un rumore di caffettiera che esplode a rovinare il tutto e un ritornello che cantato con più passione avrebbe fatto la sua porca figura. “Accelerate”: questa è un bel rocchettino veloce veloce che pesca un momento da tutte le canzoni passate dei Rem. Le chitarre sono così loud che Stipe si è offeso e non ha parlato a Peter per un intero girone di campionato.
“Until The Day Is Done”: ancora dalle parti di “Swan Swan” con un suono più pulito e il classico ritornello alla Rem as we know it. Solito testo politico. Stipe si ricorda di “Automatic” e offre una bella prova.” “Mr. Richards”: qui citano Hope che citava Suzanne con una variazione in crescendo che manco più i Pearl Jam... buona per girare la pasta mentre si guarda il commissario wolf. “Sing For The Submarine”: Disappear (da “Reveal”) incontra Feeling Gravity Pull al supermercato. In quel momento passa di là The Chorus And The Ring e fanno un’orgia. Ancora Stipe coperto... paura di un raffreddore? “Horse To Water”: classica Rem song di quelle veloci. Niente di nuovo ma niente di male. “I’m Gonna Dj”. Non fosse per la chitarra che ha il suono di una sega elettrica si potrebbe anche approvare questo speed tempo con una variazione divertente e Stipe che gigioneggia parole senza senso (e finalmente!). In definitiva: un buon disco. Del 1987, però. tre stelle Gabriel Tripaldi
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‘06 e m o R n I Eels - Live
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ell’ottore 2006 ho comprato il dvd degli Eels “Live At Town Hall”. Sarà stata l’atmosfera rilassata della performance (solo strumenti acustici a sorreggere la voce finta afona di E.), sarà stata l’assenza di una vera e propria batteria (la sezione ritmica sostiutuita da un bidone della spazzatura), sarà stato che non appena mi è arrivato (l’avevo ordinato su internet), ho saputo che la regina si era ammalata... insomma saranno state tutte ‘ste cose ma il dvd non sono mai riuscito a vederlo tutto intiero. Mi sono sempre addormentato dalle parti di “Souljacker” part II. Ciò nonostante quando ho saputo che gli Eels erano a Roma ho comprato il biglietto sperando di avere una performance spaccatimpani ben differente da quella raffinata ma soporifera del dvd. Mi sbagliavo ma... andiamo per ordine. Il luogo scelto per il concerto è l’Auditorium, un luogo raffinato, teatrino sottile che avrebbe fatto avere un’erezione a Shakespeare ma -accidenti- non adatto ad un concerto rock. Le mie perplessità riguardo alla teutonicità della performance cominciavano a spettinare i pensieri miei e quelli della mia biNba curiosa non appena abbiamo poggiato il culo sulle poltrone rosse della galleria. Mi sono guardato intorno in cerca di qualche grassone tatuato e ruttante che potesse giustificare ed anticipare la ruvidezza del gig ma... solo persone educate e con il quotidiano sotto l’ascella. Provo a mettermi scomodo ma le poltro-
ne conciliano il sonno arretrato di questi giorni noleggiati al niente. Alle 21 spaccate (che precisione questi americani) si spalanca il sipario ma... niente band, solo un documentario che speravo durasse il tempo di un “insomma” ed invece si è dilungato fino a quando la mia binba mi ha colpito nei fianchi con il gomito e la frase “BABBEO, SI COMINCIA!”. Nel dormiveglia (ho sognato la scaletta dei Queen a Montreal e ho sognato di sognare) ho capito che il filmato (durato un’ora) parlava del genialoide pazzoide umanoide babbo di Mark Everett (il cantente degli Eels, ignoranti!), tale Hugh Everett, professione inventore della teoria degli universi paralleli (“parallel universe” quando ho lo smoking e il sigaro spento) morto a 51 anni e altre inutilità varie. Alle 22 una voce roboante annuncia l’arrivo di E (Mark... aridaje!) che con il suo cappelluccio bucato si mette a strimpellare “Grace Kelly Blues”. Uhm, mi piace ma... non è che c’è solo lui? Secondo pezzo al piano (e secondi di panico da parte mia...oddio, c’è solo lui!!!), “It’s a Motherfucker” (piacere per le orecchie). In una notte estiva di mille anni fa l’avevo dedicata ad una bimba nera con le labbra sottili e il polso volitivo). Bravo, bravo, applausi ma io un concerto intiero cosi non lo reggo. Ma al terzo pezzo entra “The Chet”, polistrumentista lungagnone (suona batteria, piano, sega, wurlitzer, fisarmonica, chitarra, campanello e anche qualcuno che gli sta antipatico) e il concerto prende quota. Mi aspetto che da un momento all’altro entri la band intera ma alla fine scoprirò che “no alarms and no surprises”. Mi posiziono con il mood sul concerto intimista, niente sconvoglimenti ai capelli tagliati male da mia mamma, canto basso “Jeannie’s Diary”, urlacchio quando fanno tremare con discrezione il soffitto su una bella versione di “Souljacker part I” (rivelo alla biNba che ho rubato il ritornello per scrivere “Drama Queen” pezzo del mio ex gruppo Prejaten), mi commuovo su “Climbing To The Moon”, traduco i discorsi di E, sorrido anche quando non capisco un cazzo per non fare una figuraccia con il mio vicino di sedia, provo a riconoscere il pezzo degli Zeppelin, su cui uno scatenato E alla batteria ciambotta l’attacco (ah, il pezzo è “Good Times Bad Times”), mi diverto durante il cambio di strumenti in “Flyswatter” e mumbleggio soddisfatto ma non estatico fino alla chiusura di “Souljacker part II”. Si accendono le luci, aspettiamo il bis, niente bis. Torniamo verso l’autobus, io mi addormento in piedi sorretto dalla biNba stoica. A casa mangio un bel piatto di pasta e penso che ho assistito ad un bel concerto ma a San Siro il boss sì che mi farà ballare le chiappe. G.T.
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I C A T T TA
N O C
l a r t e r i esse
) i n a m e loro
o u v e s ( tel: 0971.36703/21184
fax: 0971 25938 mail: brekmagazine@gmail.com 24 www.myspace.com/brekmagazine
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Volo tra le
Dolomiti Lucane
Basilicata, terra ricca di luoghi speciali, che ti stupiscono per l’incantevole bellezza che non ti aspetti anche se ne hai sentito parlare.
C
ari giovani (senso ampio del termine, giovane dentro). Come diciamo sempre, la mente si apre quando osserviamo luoghi diversi dai nostri, anche vicini. È giusto visitare il mondo, tutto il mondo prima o poi. Ma è anche sacrosanto vedere i nostri luoghi, della nostra Terra, sentire gli odori, vedere le cose migliori di ogni luogo e portarle con sè per migliorare il proprio mondo e il mondo in generale. Questa è la vera missione del viaggiatore! Quindi dovrebbe essere un peccato non solo non avere mai visitato Roma, o Milano, o Venezia e Firenze, come a volte capita anche a molti italiani, ma anche luoghi bellissimi e colti come i borghi delle Dolomiti Lucane. Le bellissime Dolomiti Lucane sono caratterizzate da alte guglie le cui forme hanno suggerito nomi fantasiosi, quali l’aquila reale, l’incudine, la grande madre, la civetta. Fanno parte di un complesso montuoso risalente a
15 milioni di anni fa. Il gruppo montuoso più alto è quello della Costa di S. Martino, chiamato Piccole Dolomiti, in quanto riproduce l’asprezza e le caratteristiche delle famose Pule Trentine. Questi bellissimi borghi, incastrati tra le Dolomiti Lucane, offrono suggestivi scenari paesaggistici. Il territorio è ideale per escursioni attraverso paesaggi di suggestiva bellezza, come la vallata del Torrente Caperrino, che segna il confine tra Castelmezzano e Pietrapertosa. Nella zona è possibile effettuare diverse escursioni a carattere storico-naturalistico, come quello del Sentiero di Tempa Castello. Uno dei paesaggi più suggestivi della Basilicata attende i viaggiatori che, dalla superstrada che percorre la valle del Fiume Basento, decidono di deviare in salita per ripide strade che conducono a Castelmezzano e Pietrapertosa, i due borghi sorvegliati dai torrioni rocciosi delle Dolomiti Lucane. Donato Sabia
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LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI
“M
d’esordio il materiale tipico di ogni debutto, perché consapevole della necessità di una storia che attragga. È chiaro a questo punto, perché Giordano prediliga uno dei temi del libro: l’inadeguatezza. Alice è zoppa, Mattia troppo intelligente e nel corso della loro vita sono aiutati dal caso che li fa incontrare e da loro la possibilità di amarsi. Ciò non è consentito da una serie di fatti ordinari che, in questo libro, hanno però sempre un’aura di eccezione, di davvero fuori dall’ordinario. Il risultato è dovuto alla lingua, su cui Giordano esercita un controllo ferreo e invisibile, Il paragrafo tipo della Solitudine ha i verbi reggenti concordati al passato remoto o all’imperfetto, tende a rifiutare le subordinate, impiega frequente il discorso diretto, impiega un lessico di registro medio. Sono queste caratteristiche a stridere con la costruzione dei personaggi che sono tutti, chi più chi meno, persone a disagio con la vita. La tensione del romanzo tende a scemare un po’ verso il finale, ma sembra che “La solitudine dei numeri primi” sia l’unico romanzo italiano del 2008 ad aver ottenuto il consenso della critica e del pubblico.
attia pensava che lui e Alice erano così, due primi gemelli, soli e perduti, vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero. A lei non l’aveva mai detto”. Cosi recita la frase in quarta di copertina del primo libro del giovane scrittore Paolo Giordano e che riassume la sensazione che comunica quest’opera: l’indicibilità dei personaggi. Infatti in questo libro, che narra le vicende di due ragazzi Alice e Mattia, il non detto supera di gran lunga l’espresso, il dichiarato. I due protagonisti crescendo fanno incontri e si rapportano con la realtà del mondo con il deficit di soffrire di una sorta di indicibilità di sé stessi che li condurrà a rimanere soli come soli sono i numeri primi. Nella serie infinita dei numeri naturali, esistono alcuni numeri speciali, i numeri primi, divisibili solo per se stessi e per uno, come i “primi gemelli”, due numeri primi separati da un unico numero. Mattia e Alice sono così, due persone speciali che viaggiano sullo stesso binario ma destinati a non incontrarsi mai. Paolo Giordano descrive la parabola di queste due giovani esistenze attraverso parole commosse eppure lucidissime. Ma che generazione racconta il Giordano nel suo libro d’esordio?… Nessuna. Paolo Giordano, ventotto anni, mette in questo libro
R. S.
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La decadenza di TOKYO L’
immagine in copertina, ad un’occhio troppo attento alle apparenze, potrebbe sembrare un ottimo titolo per il brillante testo di Ryu Murakami, Tokyo decadence. La verità non è questa, infatti l’immagine in copertina, per chi non l’avesse presente, una donna in abiti più che succinti poggiata con le mani di schiena alla vetrata di un grande e lussuoso albergo della città, è solo il simulacro di un mondo fatto di passioni, sentimenti, perversioni ma anche standardizzazione di tutto ciò. Quello che l’autrice narra nelle varie storie, apparentemente indipendenti dal punto di vista narrativo, e, a prima vista, legate dal solo filo comune dell’argomento, è in verità una fenomenologia dei costumi sessuali giapponesi, e dei loro cambiamenti vissuti tramite le sensazioni e le emozioni,
non solo positive, ma più che altro negative, delle protagoniste dei racconti, ovvero delle prostitute di Tokyo. In particolare il concetto di decadenza che l’autrice propone, non è un banale e savonaroliano attacco alla presunta immoralità della professione delle protagoniste, anzi, queste vengono dipinte con pennellate di sentimento che svelano nei tratti dei loro volti la profonda fragilità, tutta umana, di chi, per scelta o no, passa l’esistenza sotto le sembianze di un cumulo di carne votata al piacere. Ecco, è proprio su quest’ultimo punto che verte il messaggio dell’autrice, in quanto il fatto stesso di considerare le prostitute come semi esseri umani che ricevono la loro posizione per “punizione di un ente superiore”, è un’idea strettamente occidentale (M. Weber ha detto molto sul fatto che il Beruf, ovvero il “mestiere”, la “professione”, è qualcosa di legato, nell’etica protestante, ad un decreto divino, e la prostituzione era vista come una condanna, una punizione data dalla predestinazione divina appunto. M. Foucault dirà poi che, sempre in occidente, le prostitute ad un certo punto verranno rinchiuse, nei processi di internamento, tra i “sensa senso”). Quel che l’autrice racconta altro non è che la cifra della occidentalizzazione del mondo, come direbbe S. Latouche, anche nell’intimo. La decadenza di Tokyo dunque viene a configurarsi non tramite l’avvento di costumi deleteri, la prostituzione c’è sempre stata, ovunque, ma con l’introduzione anche in queste pratiche della perversa mentalità mercantile occidentale. Il libro intero è un allarme, forte quanto il piacere che narra, contro il pericolo della pervasività della mentalità occidentale anche tra le lenzuola: nella Tokyo decaduta raccontata da Murakami è rimasto solo il gemito di un amplesso senza nome, che nel suo silenzio trascina con sé la melodia che accompagnava le danze e i canti delle geishe. Andrea Samela
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”
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LORI EARLEY
sensualità distorta
L
ori Earley è una giovane pittrice newyorkese le cui opere sono tanto interessanti quanto controverse. Soggetto che accomuna i suoi quadri è la donna: figura carnale e terrena, ma al contempo eterea ed aliena. E’ magrissima, tanto che appare distorta nel fisico e soprattutto nel collo lunghissimo, ha una pelle di luna e consistenza lattiginosa, tratti somatici gentili ed occhi dolcemente ‘prepotenti’. Occhi abnormi, ingombranti, vitrei e liquidi: si impongono all’interno di ogni singolo quadro e nella la loro surreale luminosità hanno un che di extraterrestre. Certamente, descritto così, un corpo quasi anoressico e un collo lunghissimo che sorregge una testa enorme con occhi spropositati possono far pensare a qualcosa di disturbante. Al contrario. É questa la magia di Lori Earley: compone le sue figure femminili con parti anomale e sgraziate, che combinate insieme danno vita ad un insieme armonioso, conturbante e sensuale. Attraverso quegli “occhioni” la Earley ci fa spiare da lontano l’anima delle sue ninfette, ma non ci permette di afferrarla e farla nostra. Rimangono un mistero.
Piccole femmine enigmatiche e dispettose dallo sguardo triste, attirano e respingono, incuriosiscono e inorridiscono, in perenne contraddizione tra forma e sostanza, sono madonne, lolite o aliene, carnali ma non terrene, decadenti ma sospese in una dimensione indefinita dello spazio e del tempo. E’ proprio quel contrasto che crea l’armonia, un’armonia graziosa e malata, come una melodia dissonante che non si può fare a meno di ascoltare... e rapisce. Alessandra Carlucci
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All Blacks o Red Wine!
eograficamente è sempre molto difficile definire la sua posizione. Si sa che nel suo territorio allevano delle pecore particolarissime capaci di dare delle lane pregiate, calde e costosissime. Inoltre ricordo la dignità e la forza spirituale del popolo Maori. E, senza dimenticare la mitica imbarcazione dell’America’s Cup, che hanno un’eccellente squadra di rugby. Poi cala il silenzio. Di questa terra lontana, la Nuova Zelanda, si sa veramente poco. Ma quel tanto che basta a scoprire che sono dei bravi vinificatori. Si sa che francesi e italiani hanno il primato nel mondo per quantità e qualità rispetto alla produzione di vino, ma negli ultimi anni molti paesi, cosiddetti emergenti, hanno dimostrato la loro competenza in materia enologica. Fra questi un posto di rilievo nell’ultimo decennio l’ha sicuramente raggiunto la Nuova Zelanda. Molto conosciuta per i suoi vini bianchi (Chardonnay e Sauvignon Blanc soprattutto), si sta ritagliando una piccola e pregiata fetta di mercato
con la vinificazione del Cabernet Sauvignon spesso accoppiato con il Merlot e il Shiraz. Microclima particolare, morbidi pendii, soleggiamento costante, esposizione ottimale. Tutto questo, e non solo, rendono i vini neozelandesi straordinari, capaci di reggere il paragone gustativo-olfattivo con i più quotati vini italiani e francesi. La manodopera fa il resto. Specializzata, attenta, responsabile, preparata. Giovani e preparati imprenditori con attente politiche di marketing riescono, infine, a far conoscere il prodotto nell’intero globo. I prezzi sono medi, o medio alti. Da sorseggiare con attenzione e parsimonia.
Si consiglia:
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N.P.
brekmagazine@gmail.com
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appuntamenti
Caterina Arcuri
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dal novembre
Opere 2006-2008 a cura di Antonella Marino 15 novembre - 2 dicembre Amnesiac Arts c/o Casa Spera via Federici, 45 – Tito (Pz) www. amnesiacarts. com info@amnesiacarts.com
Festival di Potenza
Concorso Nazionale di Musica Leggera
23-25 ottobre
8ª Edizione per cantanti, cantautori, gruppi, autori, compositori finalissima: 25 ottobre 2008 Teatro Auditorio Conservatorio “Gesualdo da Venosa” - Potenza presenta: Federico Fazio
Lucio Dalla in concerto Fai - Fondo per l‘ambiente Italiano Lucio Dalla si esibisce a Potenza (Teatro F. Stabile) in un grande spettacolo a favore del FAI. Per informazioni e prenotazioni: - Info&Tickets, C.so 18 Agosto - 85100 Potenza, tel. 0971/274704, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 19, sabato dalle 10 alle 13 - FAI, Ufficio Eventi Speciali, tel. 02/467615295 02/467615237
Linux Day 2008
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novembre
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ottobre
Anche a Matera! La manifestazione, che si svolgerà in contemporanea in molte città italiane, ha lo scopo di promuovere l’uso e la conoscenza del sistema operativo “GNU/Linux” e del software libero. ore 18:00 via Ridola 22 - Matera
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appuntamenti
Giornate Medioevali X Edizione
25-26 ottobre
L’appuntamento prevede la X Edizione della manifestazione: “Giornate Medioevali”. Il tutto presentato dalla Pro Loco di Brindisi di Montagna. Cortei, sfilate, animazione, spettacoli teatrali, musica e tanto altro.
Florence Tattoo Convention
1-2
novembre
Fortezza da Basso / Firenze Florence Tattoo Convention intende promuovere l’arte del tatuaggio e della Body-art, soprattutto nel territorio Fiorentino che cosi’ fortemente si trova a rappresentare la continuazione della tradizione artistica della città stessa. Aperto al pubblico.
Claudio Bonichi
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dal ottobre
L‘essenza invisibile
A Matera, presso il Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna della Basilicata di Palazzo Lanfranchina, una grande rassegna antologica. Una cinquantina le opere selezionate dal curatore della mostra, Giovanni Faccenda, appartenenti ad un arco cronologico compreso fra la fine degli anni Ottanta e i giorni a noi più prossimi.
Giappone
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fino al dicembre
Tratti d’arte e di vita Bologna - Percorsi nell’arte giapponese laboratorio tenuto da Giovanni Peternolli in collaborazione col Centro Studi d’Arte Estremo Orientale di Bologna. Indirizzo: Centro studi d’Arte Estremo Orientale via Val d’Aposa 5 - Bologna
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appuntamenti
Eurochocolate 2008 Con Play Chocolate: il cioccolato si fa divertimento
18-26 ottobre
L’edizione 2008 della più famosa festa del cioccolato, a Perugia, avrà tantissime novità ispirate al gioco, alla musica, al teatro e all’arte, con un’attenzione particolare ai bambini. www.eurochocolate.com
Napoli Noir
Itinerari tra storia e leggende popolari Sulla scia di Halloween il novembre napoletano si colora di mistero. Palazzo Decumani per tutto il mese di novembre propone un suggestivo itinerario noir, tra i cunicoli sotterranei e i tanti simboli esoterici, fino a toccare l’antico culto delle anime senza sepoltura. www.palazzodecumani.com tel. 081 - 681505
Naturalmente Lucano Salone del gusto e della tradizione eno-gastronomica lucana
fino al
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dicembre
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dal novembre
La manifestazione fieristica divenuta nel corso degli anni, la vetrina dei prodotti tradizionali, tipici e biologici della Basilicata, un festival del gusto dove poter incontrare produzioni tipiche, artigianato artistico e folcklore. Tito (PZ) - www.efab.it
Creare Stampare
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novembre
Milano (13-11), Roma (18-11) Il più importante convegno formativo dedicato a grafici, editori, responsabili di produzione, operatori di prestampa, art director, tipografie e fotografi. 15 seminari per definire un percorso formativo personalizzato e unico. www.creare-stampare.it
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0971 81390
Avigliano via Italia 9 0971 81212 www.ladema.it info@ladema.it fax: 0971 81552
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fuori campo
Ansia da prestazione… sportiva!
S
embra strano, ma nello sport, come nella più salutistica (salvo opportune precauzioni di rito) e piacevole attività “sportiva”, il sesso, esiste la così detta sindrome da prestazione, sportiva per l’appunto. Paura del successo o dell’insuccesso, sociopatie da sport, stati nevrotici e psicotici travolgono inevitabilmente lo sportivo del nuovo millennio, facendolo sprofondare in uno stato di profonda crisi. L’atleta di buone qualità con un positivo standard di performance, attraversa un momento negativo a livello individuale o a livello prestazionale, oppure quando non presenta uno standard positivo di performance o lo presenta in maniera saltuaria e discontinua, tale da far pensare ad impedimenti di natura psicologica limitati all’area sportiva. In poche parole, tutti fenomeni riconducibili ad una vera e propria sindrome del campione, infatti, tale sindrome comporta una perdita del controllo emotivo, bassa tolleranza alle frustrazioni, instabilità umorale, spasmodica ricerca di attenzioni, lodi e rassicurazioni, egocentrismo maniacale, atteggiamenti paranoici, fino ad arrivare al plurincriminato doping. La causa scatenante di tutto ciò ? Il cambiamento etico e sociale che lo sport ha subito in maniera radicale da almeno dieci anni a questa parte, vale a dire l’affievolirsi di quelle caratteristiche umane e sportive, come la passione, la dedizione, il sacrificio, la lealtà ed il rispetto. Caratteristiche e qualità superate, direbbe qualcuno degli addetti ai lavori, purtroppo sembra così! La realtà è che oggi come oggi, e lo sarà ancor di più negli anni a venire, lo sport in genere (il calcio in primis), è diventato un fenomeno prettamente economico, grazie all’incremento mediatico e di tutto quello che ruota attorno ad esso, tanto da spingere emiri e magnati americani ad investire vagonate di milioni di dollari in prestigiose o presunte tali società calcistiche del vecchio continente. L’immagine economica, le pressioni interne ed esterne, il rischio di perdite di ingenti somme di denaro, hanno indirizzato il singolo atleta ad intraprendere un’unica strada, quella del successo ad ogni costo, con ogni mezzo, anche correndo il rischio di varcare quei limiti umani dai quali, a volte, non si fa più ritorno. Renato Martinelli
I
l calcio, lo sport più amato e diffuso nel mondo è anche quello che crea i problemi maggiori dai punto di vista dell’ordine e della sicurezza, come è possibile tutto ciò? In una breve analisi, tanto è scontata la risposta, quanto difficile è la soluzione. Non parliamo più di violenza negli stadi, perché dopo i fatti degli anni passati, con i disordini di Catania - Palermo e la morte del tenente Filippo Raciti o l’uccisione del tifoso laziale nell’autogrill per mano di un poliziotto o, ancora meglio, il vandalismo della tifoseria partenopea sui treni per la partita Roma - Napoli, il problema si è spostato dagli stadi e da essere esclusivamente legato al calcio, è divenuto un vero e proprio problema sociale del nostro Paese. I disordini provocati dalle tifoserie organizzate
sono diventati un vero e proprio malcostume in cui si aspetta la scintilla di cui prontamente si approfitta per creare disordini e quando questa non c’è… amen! I disordini continuano anche senza alcuna motivazione. Potremmo parlare, allora, di un disagio sociale generalizzato che porta tanta gente frustrata e insoddisfatta della propria quotidianità a sfogare la rabbia accumulata in una settimana in guerriglie immotivate. La domanda da porsi, di conseguenza è: oltre all’uso del manganello nel futuro più immediato, non bisognerebbe lavorare sulla qualità della vita sociale del paese? Forse questo aiuterebbe a migliorare la situazione…attenzione, però: l’interrogativo resta d’obbligo. Francesco Telesca
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fuori campo
CAR TROUBLE A
mici miei, sto prendendo la patente. Sto scoprendo una marea di delizie durante la guida, che per gli altri automobilisti diventano disgrazie. Per esempio, voi non trovate fantastico essere circondati da specchietti? Io sono una femmina, e per me è inevitabile perdermi nella mia immagine ai semafori, sbattere le ciglia languidamente per verificare che il trucco sia a posto nell’eventualità di doverci provare con un camionista sexy. Ma la gente stolta questo non lo capisce. La gente gretta che indossa calzini spaiati, appena incrocia il mio sguardo nel retrovisore e vede la mia espressione beata cosa fa? Strombazza come se ne andasse della vita! Inoltre, parliamo del gps? Non che sia contro l’idea, anzi, dal momento che da piccola riuscivo a perdermi anche ai giardinetti del parco giochi. Sono ben felice che qualcuno abbia pensato a me e alla mia infelice condizione di impedita, ma si poteva organizzare un po’ meglio? Esaminiamo le varie situazioni in cui potrò trovarmi quando patentata. Autostrada: io tranquilla mi concedo una controllatina al lucidalabbra, quando il gingillo sbotta “se possibile, fare inversione ad U”. Prego? Su una quattro corsie tu mi chiedi di fare inversione ad U? Via Mazzini, dodici spaccate: anche su Plutone sanno che sarebbe meglio girare in monociclo
piuttosto che immettersi nel traffico a quest’ora, io sono nevrotica perchè non so dov’è la via che sto cercando e il navigatore cosa gracchia, per rassicurarmi? “Più avanti, girate.” Più avanti quando? Girate dove? Potrei trovarmi in tangenziale, finalmente sulla strada di casa, non ho bisogno di istruzioni, faccio per spegnere il marchingegno infernale. Sparo il volume a palla per godermi i Caliban, e proprio durante il riff della mia canzone preferita una voce dall’oltretomba tuona: “PEDAGGIO!” Pedaggio cosa, che sono in una stradina? Come osi interrompere un capolavoro solo perchè ti senti solo e vuoi parlare? Muori! Io non prendo ordini da qualcuno più stupido di me. “Girate a destra”. No guarda, vado dritto perchè mi stai sul culo. “Direzione errata, prendere la seconda uscita”. Ma dove!? Fra duecento metri sono arrivata. “Scegliere percorso alternativo”. Ho capito, ti ha progettato una donna incasinata come me, vero? Adesso taci o ti spengo una sigaretta sul led. “Destinazione raggiunta”. Grazie, la prossima volta mi guida un cieco con la labirintite e ci arrivo prima.
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A. C.
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Cosa succede in
Svizzera?
L’
ultima notizia che ricordo è che improvvisamente non sarà più fabbricato il famoso coltellino. Oltre, il nulla. Nemmeno nella Russia di Yuri Andropov o nella Romania di Nicolae Ceausescu c’era questo livello di “privacy”. Perché non si parla mai della Svizzera? Se togliamo i luoghi comuni del formaggio, degli orologi, del cioccolato e di Michelle Hunziker, non sappiamo praticamente niente. Ah, dimenticavo, sappiamo che la benzina costa meno (me lo dice sempre mio cognato che vive a Lecco), che la guardia armata del Papa è Svizzera e che è stata sempre neutrale, e poi? Nulla, assolutamente nulla. Ricordo un amico ricercatore che per alcuni anni è vissuto a Ginevra, mi diceva che se faceva la doccia dopo le 22.00 arrivava la
gendarmeria perché faceva troppo rumore….figuriamoci! Così i media, in generale, non si occupano mai di questa Nazione. Mi chiedo: ma possibile che qui non muore mai nessuno? Non accade mai una truffa? Non fanno mai le elezioni? Ancora oggi non riesco trovare una risposta sufficientemente argomentativa. Cercherò le risposte altrove (forse internet mi aiuterà un poco) intanto mi accontento di ricordare a me e a tutti voi che, come dice un famoso spot di una marca di cioccolato italiano, (Svizzero? No, ...) a volte neanche le apparenze possono parlarci della Svizzera! N.P.
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C
MAD SUSHI
ari, amici, dopo il Mooncup voglio proporvi in questa sede una serie di utilissime invenzioni giapponesi. I nostri piccoli amici nipponici acclarano la loro genialità non solo nell’ambito della microtecnologia, ma anche nel dar vita a svariati oggetti di cui francamente tutti faremmo a meno (come, in effetti, facciamo), ma leggete! Dopotutto come si dice…. It’s worth your five minutes ! Gentili signore, avete da poco dato alla luce un dolce pargoletto che gattona tutto gaio per casa? Rendiamolo partecipe delle faccende domestiche! Vestiamolo con la tutina pulente, che in corrispondenza del
bambinesco strisciare ha una furba applicazione di setole in stile Mocio Vileda! Non lamentatevi però se il frugolo, miracolosamente uscito indenne dal pericolo del latte alla melamina talvolta perda i sensi a causa dell’asma che, su malgrado si sarà procurato portando con sé tutto quel bailamme di polveri sottili! Avete mangiato pesante? Il lavoro vi prosciuga? Bisogno di un riposino nell’immediato? Che problema c’è! Basta acquistare il poggia-mento! Ad altezza regolabile, sorregge il vostro bel visetto per una pennica composta sul tavolo della cucina come in metropolitana…perché OVVIAMENTE voi che siete degli esseri superiori, riuscite a contrastare la forza di gravità anche da dormienti e il rischio che il naso vi si spetasci rovinosamente a terra per voi non sussiste! Siete per caso come me di quella categoria di donne impedite che mettono il rossetto come se giocassero al Superenalotto, sapendo che sicuramente sarà sbavato? Orsù non disperate! Esistono gli stencil facciali! Voi indossate questa specie di mascherina e come se doveste decorare i muri di casa passate il rossetto alla cieca. Eh beh che risultato. Che stile! Sembrate le sorelle disastrate di Robert Smith dei Cure. O Marylin Manson che fa prove di trucco all’età di otto anni. Problema risolto! Siccità? Poca pressione d’acqua in casa? Noi amici del Giappone non ci spaventiamo! Semplicemente incuranti del fatto l’ombrello sia un oggetto ricurvo all’ingiù, proprio per preservarci dall’acqua, noi ne costruiamo uno curvato nel senso assolutamente opposto, per raccogliere la pioggia e già immagazzinarla nel praticissimo bidoncino da portare sotto braccio in dotazione! Acqua pura per tutti insomma! Stupiti? Divertiti? Non è certo finita qui, cercate altre nippo-invenzioni in rete… vi assicuro che senza la mia mediazione, risulteranno ancora più immensamente idiote! A.C.
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GIUSTA
L’
A
lla fine degli Novanta era poco più di un mito per pochi esperti. Oggi troviamo questi grossi centri commerciali quasi in tutte le regioni d’ Italia. La filosofia di base, tutta svedese, è che si può risparmiare economicamente senza rinunciare al design e alla tutela dell’ambiente. Così armadi, divani, camere da letto, cucine, librerie vengono presentate sia nella loro praticità ma anche nella loro capacità miracolosa di salvaguardare il pianeta. Basta guardare il catalogo e ci si accorge di come ogni famiglia sarebbe felice in mezzo all’arredamento IKEA. Chi scrive ha comprato una libreria. Come prassi ho dovuto prima sceglierla in pile di mobili chiusi in scatoloni, poi caricarla su di un carrello, pagarla alla cassa come fosse lo yogurt, caricarla sulla macchina, trasportarla fino a casa e poi, seguendo le istruzioni, montarla. Oggi splendente raccoglie buona parte dei miei libri e sembra proprio una libreria vera! Mi spiego, non è che è solo un ologramma, ma analizzando bene ho scoperto che seppur agli occhi si presenti robusta e massiccia, di legno ce n’è veramente poco. Giusto un’impiallacciatura di betulla. Oltre solo multistrato e truciolato. Alla fine il suo buon lavoro lo svolge come se fosse di massello di noce, ma l’interrogativo che mi perseguita da sempre è: Ikea sì o Ikea no? La qualità non è eccezionale ma costa poco, poca scelta di materiali e modelli ma un minimo di design ricercato. L’idea del mobile come al supermercato non mi convince troppo ma quando molto presto il colosso svedese aprirà il suo centro anche in Basilicata (forse nel 2010 o nel 2011), probabilmente le abitudini mie e di molti altri cittadini potrebbero cambiare. E con le abitudini, si sa, cambiano anche i giudizi! N.P.
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SCENE QUEENS nati sotto il segno del fuxia
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care un lavoro quantomeno dignitoso, cosa fanno costoro? Passano almeno due ore quotidiane allo specchio per l’applicazione di chili di trucco e quintali di extentions dai colori più disparati, si spacciano e si fan spacciare per icone di stile ed il gioco è fatto! Si danno in pasto ad i media americani e cominciano a far soldi come se piovessero dal cielo. Prendiamo Audrey Kitching: questa ragazza non ha particolari talenti né capacità, non è sparticolarmente attraente, fisicamente non bellissima né brutta, ma ha riscosso un successo enorme su myspace come su buzznet semplicemente postando le sue foto in mise glam-chic coloratissime, e kitch, con i più svariati pupazzetti ed i suoi capelli fuxia che ormai sono diventati marchio distintivo, per un livello di saturazione “coloristica” tale, che sembra quasi che la sua vita sia ambientata in una
ostanti sorprese da oltreoceano, i giovani americani adesso personaggi particolari, eccentrici e dotati di uno spiccatissimo cattivo gusto, ma deliziosi! Tra questi, i più in vista sono Jeffree Star ed Audrey Kitching. Chi sono?Due ragazzi molto appariscenti, dall’atteggiamento spudorato, senza una precisa occupazione nella vita se non quella di truccarsi al limite della sopportabilità dermatologica, indossare abiti ed accessori che sfiorano l’inguardabile e farsi foto perfette da mettere sui principali social network per farsi ammirare dai teenager di turno. Per il resto, signore e signori, questi due individui non fanno assolutamente nulla per campare. Eppure campano! Vivono d’aria, di nullafacenza, di vanità! Sebbene questa sia una realtà triste, pensiamoci, è geniale! Mentre noi stiamo qui a cer-
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fuori campo
Big Babol gusto fragola. Questo successo l’ha portata ad aprire un suo sito personale che non ha utilità alcuna se non quella di aggiornarci quotidianamente su come Audrey si sente, cosa fa, cosa pensa. Il sito è visitato a tal punto che la ragazzotta furbamente vuol metter su anche uno shop online che sicuramente offrirà magliette, oggettini, extentions per capelli e quant’altro di sbrilluccicoso ci sia per il piacere delle giovani e vanitose avventrici ansiose di imitarla in tutto e per tutto. Che dire invece di Jeffree Star?
Questo ragazzo, o meglio travestito, ha un approccio ben più aggressivo nei confronti del popolo della rete che lo idolatra. Dice di sentirsi gay fin dalla più tenera età e già a 15 anni comincia a farsi conoscere tra le star di stanza a Los Angeles come truccatore. Figlio di una modella perennemente in viaggio, sviluppa a tal punto le sue abilità, che arriva a lavorare per Paris Hilton. La sua pagina myspace è piena di sue foto che richiamano vagamente atteggiamenti osceni, malattie come la bulimia e promiscuità varie, il tutto condito in salsa rosa come il suo pesante make up da drag queen e fuxia (anche qui!) come i suoi capelli. Anche Jeffree ovviamente ha un suo personale sito, dove un negozio online è già iperattivo ed offre dalle magliette alle penne, dai polsini alle mutande. Ma lui non si ferma qui, ha intrapreso anche la carriera musicale e il suo rap riscuote così tanto successo che ha numerosissime date live in giro per gli Stati Uniti. Ora mi chiedo: come sarebbero questi due simpatici individui senza le loro impalcature di lustrini e le loro pennellate di rosa carico? Molto probabilmente tristemente anonimi e sicuramente con molte meno possibilità economiche. Cosa dire in conclusione? O tutto il resto del mondo non ha capito niente della vita e si ostina a fare un lavoro normale o, beh gente…nel caso dovesse girarvi male, provate a farvi un bagno in una decina di flaconi di tinta color ciclamino... Tutto può succedere! A.C.
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fuori campo
Bene. Bravi. Bis. Colgo con piacere questa nuova possibilità di confronto che offrite alla città di Potenza. Credo che c’è sempre bisogno di una rivista (spero che passerete presto alle uscite mensili) nel quale trovare spunti di riflessione. Mi piace anche la grafica, curata e attenta. Vi seguirò con piacere, magari se vi va potrei anche collaborare con voi. Nicola, Potenza
Tutto sommato un buon lavoro. Ma credo che non durerà a lungo. Un magazine nella nostra regione non ha mai funzionato. (I motivi sono tanti…..) Io vi faccio gli in bocca al lupo, sperando anche che nei prossimi numeri aumenterete il numero di pagine.
che, i vostri spunti... insomma qualsiasi cosa vogliate esporre all’attenzione nostra e di tutti i nostri lettori. Per quanto riguarda la nostra sopravvivenza ce la metteremo tutta cercando anche di aumentare il numero di pagine. Voi sosteneteci, noi non vi deluderemo! È possibile contattarci inviandoci una lettera presso la nostra redazione (via Nicola Sole, 73 - 85100 Potenza), oppure via mail (brekmagazine@gmail.com), o ancora attraverso la nostra pagina di MySpace (www.myspace.com/brekmagazine). Lo Staff
Teresa, Villa d’Agri
Grazie a Nicola e a Teresa per aver scritto alla nostra redazione. Abbiamo ricevuto anche altre lettere, ma più o meno i contenuti erano simili. BREK è un magazine aperto, quindi invitiamo tutti a collaborare con noi (Nicola fatti vivo!). Aspettiamo i vostri consigli, le vostre criti-
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