Rivista20 novembre dicembre

Page 1

ARTE E CULTURA NELLE 20 REGIONI ITALIANE

a 20 i r e l l a g TORINO: AE 2 N O S R E IS P DRAMAT LIA A T I N I IO PAESAGG

MILANO: ANDY WARH OL ch n u dm r a v ed : A V GENO

ASSISI: Antonio Ca nova

Edito dal Centro Culturale ARIELE


BIMESTRALE DI INFORMAZIONE CULTURALE

Direttore responsabile: Roberto Borra

----------------------------------------------------------

Caporedattore: Nicoletta Balani Art director: Giovanna Alberta Arancio Redazione: Gianguido Oggeri Breda Paolo Durandetto Virgilio Patarini Emanuela Romano Michele Govoni Angelo Andriuolo Ilario D’Amato Annamaria Parlato Maria Arcella Tommaso Evangelista Vanessa Rusci Laura Coppa Valentina Grecco Francesco Mastrorizzi Impaginazione: Enzo Briscese Ludovico Operti Segreteria: Rosaria Di Dio ----------------------------------------------------------

Rivista20 del Centro Culturale Ariele Presidente: Enzo Briscese Vicepresidente: Giovanna Alberta Arancio -----------------------------------------------------

In copertina: ERMANNO BAROVERO


L’editoriale di Roberto Borra

Progettualità innovative

In Italia la percezione che puntare sui progetti innovativi sia aprioristicamente un’operazione fallimentare è molto diffusa. Il sistema finanziario nazionale, infatti, investe in neo imprese “start up” solo l’un per cento dell’investimento totale europeo. E’ il segno questo di un paese che non crede nelle proprie idee e che non sa più riconoscere il valore della propria identità, imprenditoriale, artistica e culturale. L’arte se intessuta di politiche lungimiranti e di progettualità innovative può essere motore di sviluppo e di nuova occupazione. Laddove fioriscono progetti artistici ben strutturati e supportati dalle istituzioni (una rarità) c’è infatti terreno fertile per coltivare e diffondere l’identità stessa di un territorio. E’ il caso di “Artcevia International Art Festival“, iniziativa che sotto la direzione artistica della nostra collaboratrice Laura Coppa, focalizza annualmente l’attenzione di un’utenza internazionale sulle 18 antiche contrade sparse per le colline in provincia di Ancona, protagoniste del maggiore Festival d’arte contemporanea dell’intera regione Marche. Credo che questo esempio sia illuminante sulla strada da percorrere per trovare soluzioni alla staticità del nostro sistema paese. Anche da Torino, con la mostra di apertura dal titolo emblematico “Start up 20” e con l’ampia e diversificata programmazione della nuova Galleria 20, si è alzato un segnale paradigmatico che riassume l’esigenza di rimettere in moto un sistema di sinergie, di professionalità e di competenze in grado di dare voce all’arte e agli artisti nel modo più efficace e diretto. La Rivista 20, il Centro Culturale Ariele di Torino e la Zamenhof Art di Milano hanno strutturato sinergicamente un comune progetto artistico sfociato con l’istituzione della Galleria 20, uno spazio espositivo che a Torino stà già ottenendo notevoli consensi nonostante la fase di rodaggio cui è sottoposta. A dispetto della

nostra endemica esterofilia, la città di Torino per storia, cultura e tradizione esercita su molti artisti internazionali una notevole attrattiva. E’ emblematica la partecipazione del fotografo d’arte di Basilea Paulus Helbling che dopo la personale ”Geometrie di luce” all’Atelier Chagall di Milano a luglio, ha esposto le sue opere nella personale dal titolo: Varietè d’abstraction. La Galleria 20, confessa l’artista è il luogo ideale per esporre degnamente a Torino, una città cui tiene particolarmente in quanto, capitale dell’Arte Povera, come egli stesso suggerisce. Detto da un artista che vive e lavora a Basilea, una delle capitali dell’arte mondiale è un bel sentire. E’ anche un bel biglietto da visita per una galleria che non aspira solo a ricoprire il ruolo di spazio espositivo ma che si pone l’obbiettivo di diventare un vitale incubatore in grado di focalizzare e dare unità al frammentario sistema di idee, risorse ed intuizioni che caratterizzano l’universo artistico nazionale.


EVENTI

PIEMONTE

RENOIR

dalle Collezioni del Musée d'Orsay e dell'Orangerie 23 Ottobre 2013-23 Febbraio 2014

Un affascinante percorso attraverso l’opera di Renoir. Una straordinaria rassegna che documenta tutta l’attività di questo grandissimo pittore, testimoniando i momenti più significativi e le svolte che, partendo dagli esordi, hanno portato l’artista a fine carriera a un progressivo allontanamento dall’Impressionismo. Una sessantina di capolavori provenienti dal Musée d’Orsay e dal Musée de l’Orangerie, che conservano la collezione più completa al mondo dell’opera di Renoir: i ritratti di William Sisley, Frédéric Bazille e Claude Monet, La liseuse, Madame Georges Charpentier, Femme au jabot blanc, ma anche il celeberrimo La balançoire ovvero L’altalena, immagine della mostra, Danza in campagna e Danza in città, Jeunes filles au piano, le vedute e i paesaggi, i delicati bouquet, i celeberrimi nudi della maturità, Femme nue couchée (Gabrielle), Grand nu, La toilette (Donna che si pettina), Nudo di donna visto di spalle, Odalisque dormant, fino all’ultimo fondamentale capolavoro di Renoir, Le bagnanti, un vero e proprio testamento pittorico.

GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea

via Magenta, 31 - Torino t +39 011 4429518 Infoline: 011.0881178 (dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 18.00 sabato dalle 9.00 alle 13.00) ORARI Lunedì chiuso da Martedì a Domenica 10.00-19.30 Giovedì: 10.00-22.30 La biglietteria chiude un’ora prima PREZZI DEI BIGLIETTI SOLO MOSTRA Intero € 12,00 Ridotto € 9,00 PREZZI MOSTRA + COLLEZIONI GAM Intero € 15,00 Ridotto € 11,00

www.mostrarenoir.it

Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito della GAM



galleria Ariele Linguaggi e luoghi dell’immaginario dal 16 al 30 novembre 2013

A cura di Giovanna Arancio

espongono: LEONARDO PECORARO - MARINO BENIGNA MARCO D’AMBROSIO - GABRIELE OPERTI

INGRESSO LIBERO inaugurazione: sabato 16 novembre, ore 18.00 Via Lauro Rossi, 9c Torino


L’opinione Giovanna Arancio presenta

LINGUAGGI E LUOGHI DELL’IMMAGINARIO “L’opera d’arte è una sorta di presentazione, di inaugurale esibizione di senso” (M. Heidegger) Ci sono state modificazioni del tempo presente che hanno provocato, per certi versi, un forte indebolimento dell’immaginario collettivo, trasformato dalla eccessiva velocità, in specie dall’aggressività dei nuovi media: spesso manca una riflessione attiva sulle informazioni veicolate determinando di fatto anche un impoverimento linguistico generale. Sebbene ciascun artista tenda a costruire un suo modo per comunicare e per realizzare il proprio percorso il fine comune che muove il desiderio di “ fare arte” é la condivisione; la sfida costante sta nel mettere in rapporto il soggettivo con il collettivo e la personale identità con la cultura del tempo storico in cui si vive. Il rapporto con la storia é pertanto condizionato dal potere dei nuovi immaginari che risentono della dimensione spettacolare, a sua volta debitrice della pubblicità e rispondente esclusivamente a un pensiero logico. L’immagine artistica si manifesta come metafora della vita, così riesce a incantarci. Soffermarsi su questo significa ripercorrere un aspetto primordiale dell’animo, ritornando al valore simbolico ed espressivo: é un confronto con l’altrove in cui emergono desideri, angosce, invenzioni, vale a dire un antidoto contro ogni idea totalizzante. Si tratta però di allontanarsi da ogni iper-esperienza mentale, sovraeccitata fino a disconoscere la realtà, e da opposte e complementari isterie che trascinano all’acquiescenza e allo schiacciamento del gusto. Alla collettiva partecipano quattro artisti, due professionisti e due esordienti, voci e generazioni diverse accomunate però da costanti fondamentali. I riferimenti spaziotemporali infatti sono al di là di tempi e luoghi misurabili, la forma e il segno centrano il cuore del linguaggio mentre l’esperienza creativa rappresentata é reale ma non tangibile ed é rafforzata da un colorismo abile e intenso, qualunque sia la tavolozza prescelta.

Nello specifico, gli oli di Leonardo Pecoraro, poliedrico professionista, ci spingono verso il terreno sfuggente e lirico di una pittura evocativa che non racconta ma immerge nel colore carico di paesaggistiche atmosfere. Le opere non cercano facili fughe quanto piuttosto ci riportano alla musicalità della pausa, all’intervallo magico, indispensabile al suono, all’immagine, alla parola, alla ripresa del senso smarrito nel caos. I quadri si fanno respiro, diventano lontananze o presenze traforate di luci, riconquiste di ritmo, finestre del sé e della visione. Le figure di Mario Benigna sono pitture ad olio neoespressioniste, ferite dell’essere alla Giacometti, interrogativi beckettiani aperti sull’abisso esistenziale. Una pennellata materica, bronzea o terrosa, é attraversata da sciabolate chiare lasciando una superficie tra cromie tempestose; i lavori sono scavi nel mistero umano spesso di difficile interpretazione per lo stesso autore. Di converso Gabriele Operti, giovane illustratore di talento, ci accompagna fra terreni surreali e rivisitazioni classiche, trasfigurate da una fantasia onirica e raffinata, ricca di dettagli che sembrano curati da una mano fiamminga. Le opere a tecnica mista narrano storie e illustrano bestiari che richiamano altri tempi; l’ affioramento visivo è appena percepibile e subito ci appare inondato da una sovrabbondanza neobarocca, felicemente controllata da un complesso equilibrio compositivo. Il fumettista Marco D’Ambrosio, grafico estroso, s’inerpica per strade inusuali con invisibili sottofondi musicali che guidano la mente in viaggi sognanti o in scene immaginarie e allegoriche dal retrogusto amaro della critica sociale. Un acceso cromatismo anima i suoi lavori, frutto di geniali contaminazioni e di rimandi alla pop art, realizzati con tecnica mista su PVC. Pratt, Manara, Pazienza, sembrano occhieggiare soddisfatti tra le pieghe dei morbidi supporti usati dal loro giovane “allievo”.



Corso Casale, 85 - Torino Tel. 011.20 73 905

PAESAGGIO IN ITALIA

Opere di: Ermanno Barovero - Preverino Francesco - Piro Antonella Giovanni Cordero presenta il suo ultimo libro intitolato

“SILENZI”

il destino alle diciotto

Dal 17 al 29 novembre 2013

Dal martedì alla domenica ore 15 - 19. lunedì chiuso

INAUGURAZIONE: DOMENICA 17 NOVEMBRE, ore 17.00 ingresso libero


ERMANNO BAROVERO

“……il lavoro di Barovero non è mai concluso ed il messaggio che vi manda dovrà cambiare a seconda del vostro stato d’animo; sarete un pò voi a continuare il lavoro dell’artista. I quadri, in questo caso quelli di Ermanno, non sono a mio avviso opere chiuse che si esauriscono alla prima lettura, ma continueranno a parlare linguaggi diversi, proprio a seconda di come voi vi sentirete nel momento in cui li guarderete. Francesco Casorati “ La quinta stagione” 2003 Galleria Prati, Palermo

…..Nella pittura di Barovero si intersecano fantasia e ragione, gestualità e sentimento; è in tale identità che l’emozione si travasa e si tende, diventa energia ideale e allora ci lasciamo trascinare in questo vortice pittorico-poetico perché ora sappiamo che “ …il cielo cammina”. Clizia Orlando

2005


Credo che la pittura, la scultura e l’ incisione vivano di luce propria e siano ancora forme insostituibili di espressioni artistiche ed esistenziali. So bene che una simile affermazione potrà sembrare anacronistica in un mondo che pare aver scelto la provocazione, lo shock e il “ grande effetto “ quali veicoli privilegiati di contenuti artistici, e che considera i linguaggi suddetti mezzi da tempo superati. Ebbene, in questo clima ho continuato a guardare alla storia alla natura e a queste arti, che sono ben lungi dall’ aver esaurito la propria storia.

Ermanno Barovero

UN URAGANO NEOROMANTICO …….Barovero rivisita, alla luce di un linguaggio attuale, temi e autori di un “genere” che conobbe fra le sue migliori stagioni l’Ottocento e quella articolata fra Espressionismo Astratto e Informale. Si rincorrono chiari riferimenti a Homer, a Monet e Constable,ma anche alla “fisicità” pittorica della pittura neonaturalistica europea e americana degli scorsi anni Cinquanta; il tutto rivissuto attraverso la tradizione della pittura romantica,fra “terribilità” e quiete dei fenomeni naturali… F.Fanelli Dal GIornale dell’Arte, ottobre 2012, Allemandi Editore

……Le sue opere maestose e solenni, testimoniano il barcollare dei nostri passi incerti verso un destino sconosciuto, documentano le nostre azioni votate ad intercettare quel velo sottile che divide la filosofia esistenziale e l'anelito spirituale, quel luogo anonimo che è il territorio dell'arte,lastricato dal' utopia e dall'humus trascendente, dall'umiltà, dalla fatica ma anche dal' abbandono e dalla tenerezza, dal sogno e dalla fantasia. Sono quadri che attestano l'eterno impulso dei veri artisti a cercare quel ritmo interiore, quel respiro profondo che, a mio avviso sono il traguardo unificante cui tendono tutte le manifestazioni espressive….. Giovanni

Cordero

dal " Il Codice segreto della Pittura di Paesaggio “ Villa Vudua di Conzano


EVENTI

LOMBARDIA

ANDY WARHOL

24 Ottobre 2013 - 9 marzo 2014 Palazzo Reale - Piazza Duomo Milano Andy Warhol dalla Brant Foundation è un occasione rarissima per il pubblico di poter vedere uno dei gruppi di opere più importanti dell’artista Americano padre della Pop Art, raccolto non da un semplice collezionista, ma da un personaggio, Peter Brant, intimo amico di Warhol con il quale ha condiviso gli anni artisticamente e culturalmente più vivaci della New York degli anno ’60 e ’70. Ancora ventenne nel 1967 Peter Brant acquistò la sua prima opera di Warhol, un disegno della famosa Campbell’s Soup, iniziando quella che sarebbe diventata una delle più importanti collezioni di arte contemporanea del mondo. La mostra, Prodotta dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, Palazzo Reale, 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e Arthemisia Group, curata da Peter Brant e Francesco Bonami, presenta oltre 150 opere, tele, fotografie, sculture che fanno parte della Brant Foundation e raccontano una storia intensa ed uno scambio culturale unico fra il giovane collezionista e l’artista. Un incontro dal quale nascerà un sodalizio unico dal quale sfocerà la mitica e rivoluzionaria rivista Interview fondata da Warhol stesso nel 1969 e che Brant acquisterà con la sua casa editrice subito dopo la morte dell’artista nel 1987. La mostra parte dai primi disegni del Warhol illustratore per finire con le spettacolari Ultime Cene e gli autoritratti passando attraverso le opere più iconiche come le Electric Chairs, il grande ritratto di Mao, i fiori e uno dei più famosi capolavori di Warhol, Blue Shot Marilyn, il ritratto della famosa attrice Americana con in mezzo agli occhi il segno restaurato di un dei colpi di pistola esploso da un’amica dell’artista nel 1964, che Brant avrebbe poi acquistato per 5000 dollari nel 1967 con i proventi di un piccolo investimento. Attraverso capolavori e opere altrettanto sorprendenti ma meno conosciute, come una serie di Polaroid mai viste prima in Europa, la mostra della Brant Foundation non racconta semplicemente il Warhol star del mondo dell’arte e del mercato ma anche il Warhol intimo, l’amico, l’uomo.

Palazzo Reale

Piazza Duomo, 12 Milano ORARI lunedì 14.30 – 19.30 martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30 giovedì e sabato 9.30 – 22.30 VISITATORI INDIVIDUALI Intero charity: € 12,00 Intero: € 11,00 INFOLINE E PREVENDITA 02 54913 WWW.TICKET.IT/WARHOL Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito del comune di Milano


Il Volto del '900 -

da Matisse a Bacon

Capolavori dal Centre Pompidou MILANO, PALAZZO REALE 25 SETTEMBRE 2013 - 9 FEBBRAIO 2014

Nel corso del XX secolo, il genere del ritratto non è sfuggito alle diverse rivoluzioni estetiche, in particolare a quelle moderniste. Eppure dipingere un volto cubista non ha la stessa portata di un paesaggio cubista. Non si può, impunemente, fare un ritratto come si vuole: qualsiasi allontanamento dalla figurazione o anche solo una semplice deformazione, provoca subito congetture filosofiche, religiose, mitiche o metafisiche. Il volto è collegato al sacro: decostruirlo può assumere una dimensione sacrilega. Il XX secolo produrrà così numerosi e memorabili ritratti, alcuni dei quali sono diventati autentiche icone del ’900. Il soggetto trasfigurato consacra un io dilagante che assume in questo modo una portata universale. Cubista, futurista o surrealista, il ritratto è un manifesto estetico; per questo non sembra mai allontanarsi completamente dai suoi obblighi nei confronti del modello. La sembianza trascende la forma; l’allontanamento dalla figurazione è di fatto una trasfigurazione. Quando arriva la disillusione della Storia, il ritratto porta in sé, tutte insieme, la violenza, la barbarie e la tragedia dell’umanità contemporanea. Questa mostra, concepita partendo dalle prestigiose collezioni del Centre Pompidou di Parigi intorno al tema del ritratto e dell’autoritratto, raggruppa ottanta capolavori eseguiti dai maggiori artisti del XX secolo: Pablo Picasso, Henri Matisse, Amedeo Modigliani, Henri Laurens, Fernand Léger, Alberto Giacometti, Francis Bacon e ancora Antonio Saura... Dopo la prima rivoluzione moderna, rappresentata dai ritratti degli umanisti prodotti da Dürer, Jan Van Eyck o Frans Hals, dopo la frattura dell’Impressionismo che rivendicò un’autonomia per il pittore, l’artista moderno si è dedicato al ritratto superando l’obiettivo dell’espressione del modello per andare incontro al suo “io interiore” e alle proprie intenzioni artistiche, per mezzo del soggetto. L’artista si è inoltre affrancato dalle restrizioni fino ad allora legate al ritratto e fissate dai committenti – che un tempo si aspettavano una rappresentazione lusinghiera e, grazie a un insieme di segni ben codificati, anche una messa in scena della propria posizione sociale...

Palazzo Reale INFOLINE +39 0292800375 (dal lunedì al sabato dalle 8.00 alle 18.30) ORARI Lunedì 14.30-19.30 Martedì, Mercoledì, Venerdì e Domenica 9.30-19.30 Giovedì e Sabato 9.30-22.30 La biglietteria chiude un’ora prima Martedì 24 e martedì 31 dicembre: 9.30-14.30 Mercoledì 25 dicembre e mercoledì 1 gennaio: 14.30-19.30 BIGLIETTO: Intero singolo: € 11,00

http://www.ilvoltodel900.it/ Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito del comune di Milano


Daniele Cestari - Naufrago urbano 21 novembre 2013 – 12 gennaio 2014 Inaugurazione giovedì 21 novembre ore 18

Daniele Cestari ha tanto vissuto, viaggiato, fotografato e dipinto le città, in ogni parte del mondo, fino ad arrivare progressivamente ad inspirarle, digerirle, metabolizzarle…scomporsi lui stesso in esse. E’ esattamente in questa fase del suo percorso che si colloca questa sua ultima personale a Milano, nella quale come mai prima - da moderno esploratore quale lui stesso ama definirsi - è finito letteralmente per naufragare in un caos che all’inizio del suo viaggio forse poteva solo sospettare. Dico questo perché in queste opere – più che mai – le città di Cestari sono distanti anni luce dalle rassicuranti strutture umane precostituite che sembravano essere un tempo: quelle di oggi sono infatti città essenzialmente “evocate” invece che descritte. Il constatato disordine della realtà di oggi finisce per togliere qualsiasi residua possibilità di immedesimazione concreta di queste città in “vere” città; esse al contrario rappresentano soltanto il “simbolo” della complessità ed assolutezza della solitudine umana in ogni luogo. Matteo Scuffiotti

Barbara Frigerio contemporary art Via dell’orso 12 Milano - Tel +39 0236593924 - Barbarafrigeriogallery.it


L’opinione Roberto Borra Paul Helbling L’arte del fotografo Paul Helbling è di complessa lettura. Dapprima di fronte alle sue opere ci sente spaesati poiché la rinuncia ai tradizionali codici estetici tipici della fotografia inducono l’osservatore ad una totale revisione del proprio approccio mentale. Porsi di fronte ad un’opera di Helbling significa percorrere i suoi labirinti intellettuali e cognitivi poiché è nella sua mente che avviene la loro,spesso travagliata gestazione. Il suo lavoro di ricerca e lo studio preliminare,si sviluppa negli archivi fotografici,in quelli d’arte e di architettura. In seguito effettua le sue riprese fotografiche con apparecchi analogici degli anni sessanta (Hasselblad serie 500c,Nikomat e Olympus OM-1n) cui seguono prolungate sessioni in camera oscura. Qui avviene infatti il vero e proprio “processo alchemico” dove,attraverso l’utilizzo di svariate tecniche Helbling pur nel mantenimento strutturale della base originaria dell’immagine,plasma con maestria l’opera definitiva.Il lavoro di Paul nega rigorosamente l’attitudine all’omologazione e ai codici estetici preordinati Per certi versi i territori “desertificati” della sua arte scarna ed essenziale rivendicano il diritto dell’artista di percorrere spazi e visioni minimaliste funzionali all’accentuazione del valore simbolico ed intellettuale. Le tessiture dei suoi progetti e dei suoi gruppi di lavoro dalla fase concettuale alla realizzazione definitiva,durano da uno a tre anni in relazione alla loro complessità.La metrica temporale di questi lunghi processi gestazionali è emblematica di quel rigore teutonico di cui l’artista è per certi versi depositario. Le uniche concessioni all’aspetto emozionale Helbling le esplica attraverso l’uso del colore che comunque utilizza come ulteriore strumento di intima espressività.

I cromatismi e i raffinati passaggi tonali di queste opere sono ottenuti attraverso lunghe sperimentazioni in camera oscura,luogo in cui egli cerca di materializzare le sue “tonalità interiori”. Il ricorso all’utilizzo della fotografia analogica e alla camera oscura ,in alternativa alle più moderne tecnologie digitali,a molti parrà un “modus operandi” desueto ma è dal mio punto di vista, perfettamente funzionale all’ottenimento della resa cromatica che mentalmente Helbling si sforza con coerenza,di ottenere.Degne di nota sono anche le sue opere “incompiute”, criptiche rivelazioni dell’inafferrabilità di un’arte concettuale in continua evoluzione e dunque, aperta alla libera interpretazione dell’osservatore che ne diventa inconsapevolmente protagonista. Come egli stesso afferma nel comunicato stampa della mostra “Varietè d’abstraction” alla Galleria 20 di Torino,esser inglobati nello standard di categorie quasi kantiane, impedisce quei cambiamenti di cui oggi l’Arte avrebbe urgente necessità.Helbling,con la formulazione dei suoi codici espressivi trasversali, sospesi tra la fotografia, la grafica e la pittura offre un prezioso contributo all’opera di smantellamento della pesante ipoteca “realista” che incombe sulla fotografia.


EVENTI

LIGURIA

Edvard Munch La grande mostra a Palazzo Ducale - Appartamento del Doge 6 novembre 2013 - 27 aprile 2014 A cura di Marc Restellini

Nel 150esimo anniversario della sua nascita, Edvard Munch è celebrato in tutto il mondo. L’Italia rende omaggio al sublime artista norvegese con un’imperdibile retrospettiva che si terrà a Palazzo Ducale di Genova dal prossimo novembre.
Curata da Marc Restellini, direttore della Pinacotheque de Paris, che nel 2010 dedicò al maestro norvegese una straordinaria esposizione visitata da oltre 600.000 persone, la mostra è promossa dal Comune di Genova e da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, ed è prodotta da Arthemisia Group e 24ORE Cultura - Gruppo 24 ORE, già partners di Palazzo Ducale nello scorso autunno per la mostra “Mirò!Poesia e Luce”. “Realizzare questa mostra proprio nell’anno delle celebrazioni e con le enormi difficoltà legate ai prestiti di Munch è stato un miracolo.” - dichiarano gli organizzatori - “La scommessa è stata altissima, ma vedremo opere straordinarie, concesse dai più importanti collezionisti di Munch”. Il percorso espositivo racconterà tutta l’evoluzione artistica di Munch con oltre 120 opere.

Palazzo Ducale - Appartamento del Doge Orari: da martedì a domenica (ore 9-19) lunedì (ore 14-19) la biglietteria chiude un'ora prima Infoline prevendita tel. +39 010 986 80 57 Informazioni e prenotazioni scuole tel. +39 010 557 40 04

“Madonna” (1895-1902) Litografia su carta – Ohara Museum of Art

“La natura è l’opposto dell’arte. Un’opera d’arte proviene direttamente dall’interiorità dell’uomo. (...) La Natura è il mezzo, non il fine. Se è necessario raggiungere qualcosa cambiando la natura, bisogna farlo. (...) L’arte è il sangue del cuore umano”. Edvard

Munch (1863-1944)

biglietteria@palazzoducale.genova.it - http://www.palazzoducale.genova.it/ Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito di Palazzo Ducale di Genova


ROBERT DOISNEAU - Paris en liberté 29 settembre 2013 - 26 gennaio 2014

Robert Doisneau e Parigi: un binomio inscindibile tra uno dei più grandi fotografi francesi e la città che ha amato e immortalato con il suo obiettivo. La mostra raccoglie più di 200 fotografie originali scattate da Doisneau tra il 1934 e il 1991. Gli scatti sono raggruppati tematicamente ripercorrendo i soggetti a lui più cari e componendo una grande rassegna antologica che accompagna il visitatore in una suggestiva passeggiata nei giardini di Parigi, lungo la Senna, per le strade del centro e della periferia, e poi nei bistrot, negli atelier di moda e nelle gallerie d’arte della capitale francese. Il soggetto prediletto delle sue fotografie in bianco e nero, sono infatti i parigini: le donne, gli uomini, i bambini, gli innamorati, gli animali e il loro modo di vivere questa città senza tempo. Nel 1974 la Galleria Chateau d’Eau di Toulouse espone le sue opere e, a partire dagli anni Settanta, ottiene i primi importanti riconoscimenti. Da allora le sue fotografie vengono pubblicate, riprodotte e vendute in tutto il mondo. Autore di un vastissimo catalogo di opere, principalmente dedicate alla Ville Lumiére, Doisneau è diventato il più illustre rappresentante della fotografia “umanista” in Francia. Le sue immagini sono oggi conservate nelle più grandi collezioni in Francia, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna e sono esposte in tutto il mondo.

PALAZZO DUCALE

Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura Piazza Matteotti 9 - Genova - Sottoporticato info e prenotazioni: 199.15.11.15 biglietteria@palazzoducale.genova.it http://www.palazzoducale.genova.it/ Orari: da martedì a domenica (ore 10-19), lunedì (ore 14-19) la biglietteria chiude un'ora prima Biglietti comprensivi di audioguida: intero € 11,00 ridotto € 9,00 per giovani fino a 25 anni, maggiori di 65 anni, gruppi di almeno 15 persone e apposite convenzioni, ridotto speciale € 4,00 per scuole e minori di 18 anni la biglietteria chiude alle 18 Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito di Palazzo Ducale


EVENTI

VALLE D’AOSTA

World Press Photo 7 dicembre 2013 - 6 gennaio 2014

II Forte di Bard ospita in esclusiva per il Nord Ovest la nuova tappa italiana della mostra World Press Photo, risultato del più importante concorso internazionale di fotogiornalismo organizzato dal 1955, dalla World Press Photo Foundation, organizzazione indipendente senza scopo di lucro con sede ad Amsterdam. L’esposizione presenta le immagini più rappresentative che per un anno intero hanno accompagnato, documentato e illustrato gli avvenimenti del nostro tempo sui giornali di tutto il mondo. In questa edizione hanno partecipato 5.666 fotografi provenienti da 124 paesi, per un totale di 103.481 immagini selezionate. La mostra tocca ogni anno 45 paesi e oltre 100 città. Una giuria internazionale e politicamente indipenden-

dente, formata da professionisti illustratori, fotografi e rappresentanti di agenzie di stampa, è chiamata a esprimersi su decine di migliaia di domande di partecipazione da parte di fotogiornalisti, quotidiani e riviste provenienti da tutto il mondo. Il lavoro dei fotogiornalisti conosciuti compete ad armi pari con quello dei fotografi alle prime armi. Nove categorie del concorso: vita quotidiana, protagonisti dell’attualità, notizie brevi, notizie generali, natura, storie d’attualità, arte e spettacolo, ritratti, sport. Le immagini sono presentate senza censure. L’immagine che si è aggiudicata il titolo di Foto dell’anno 2012 è quella del fotografo svedese Paul Hansen, scattata per il giornale Dagens Nyheter e mostra il funerale di due bambini palestinesi uccisi durante un attacco missilistico israeliano.

FORTE DI BARD Orari: martedì-venerdì 10.00 | 18.00 - sabato-domenica e festivi 10.00 | 19.00 - Chiuso lunedì La biglietteria chiude un’ora prima del Forte Fine settimana Ognissanti: venerdì 1° novembre, sabato 2 e domenica 3 novembre 10.00 | 19.00 Il Forte di Bard chiude dall’11 novembre al 6 dicembre 2013 compresi. - Riapertura da sabato 7 dicembre Chiuso il 23, 24 e 25 dicembre (Natale) - Aperto tutti i giorni dal 26 dicembre 2013 al 6 gennaio 2014 Info: T. + 39 0125 833811 Prenotazione gruppi: T. + 39 0125 833817 Mail: prenotazioni@fortedibard.it - http://www.fortedibard.it/ Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito del Forte di Bard


Joe Tilson 26 Ottobre 2013 - 4 Maggio 2014 L’Assessorato dell’Istruzione e Cultura comunica che verrà allestita presso il Centro Saint-Bénin di Aosta un’esposizione dedicata a Joe Tilson, uno dei maggiori artisti inglesi contemporanei, rappresentante della Pop Art. La mostra verrà inaugurata il 25 ottobre 2013 e resterà aperta fino al 4 maggio 2014.

Centro Saint-Bénin Fondato intorno all'anno mille dai Benedettini dell'abbazia piemontese di San Benigno di Fruttuaria, poi passato ai canonici del Gran San Bernardo sin dal XII secolo, il priorato di Saint-Bénin fu trasformato in Collegio di Studi superiori dal papa Clemente VIII con una bolla del 1597. Per più di tre secoli il "Collège Saint-Bénin" alimentò la cultura locale e formò la classe dirigente laica della Valle d'Aosta. Secondo la tradizione, fu proprio dai Benedettini di Saint-Benin che S.Anselmo apprese i primi rudimenti della cultura e coltivò la vocazione che lo avrebbe portato sul seggio primaziale di Canterbury. Oggi la vasta cappella del Collegio, ricostruita dal 1676 al 1680 accanto al campanile romanico a. bifore del XII secolo, è adibita a prestigiosa sede di mostre dedicate all'arte moderna e contemporanea nazionale e internazionale

Centro Saint-Bénin

via Festaz n° 27 - 11100 Aosta Telefono: 0165.272687 email: u-mostre@regione.vda.it Dal martedì alla domenica: 9.30-12.30; 14.30-18.30 Chiuso il Lunedì Biglietti: Ingresso: Intero € 3,00 Ridotto € 2,00

Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito della Valle d’Aosta


ALBERTO BESSON

Centro Culturale ARIELE Arte Contemporanea 100 + 100 ARTISTA PARTECIPANTE ALL’INIZIATIVA 100 +100 (100 ARTISTI ITALIANI + 100 ARTISTI STRANIERI), PREVEDE LA REALIZZAZIONE DI UN CATALOGO ON-LINE DA PROMUOVERE IN TUTTE LE REGIONI ITALIANE E NEL RESTO DEL MONDO. PER ULTERIORI INFORMAZIONI : info@galleria-ariele.com - tel. 011.20 73 905


L’opinione di Roberto Borra Giuseppe Orsenigo Giuseppe Orsenigo nasce a Cantù nel 1948 e nel 1966 si diploma all’Istituto d’arte della sua città sotto la direzione di Norberto Marchi.Lo abbiamo incontrato recentemente alla Galleria 20 di Torino che ha ospitato la sua Mostra antologica 2000-2013 dal titolo “La vita che vorrei”.Le sue opere,sono un complesso intreccio di elementi formali che interagiscono con vigorose declinazioni astratte.L’aspetto delle grandi tavole preziosamente dipinte e interfacciate in una complessa mescolanza materica hanno sull’osservatore un notevole impatto visivo.Tuttavia,colpisce la sua capacità di fusione fra gli elementi razionali di uso quotidiano e la dimensione onirica delle sue sospese allusioni mitologiche. Dal magmatico mondo immaginario di Orsenigo emergono quasi costantemente superfici specchianti infrante,elementi di forte impronta concettuale e psicologica in grado di legare intimamentel’opera all’ar-

tista e allo stesso fruitore che nello scorgere il proprio sguardo e nell’osservare il proprio volto infranto ne diviene esso stesso protagonista. Dall’universo artistico di Orsenigo,il senso dell’ironia traspare con evidenza e al contempo l’ampio spettro di citazioni e rimandi stilistici e concettuali sviscerano la sua complessa e a tratti debordante personalità artistica.L’irrefrenabile volontà di sperimentare e amalgamare tecniche ed arti apparentemente lontane come il disegno,la fotografia,la pittura,arricchisce i “bassorilievi” di Orsenigo di una pregnante fusione materica le cui “eccedenze” nella sua più recente fase artistica vengono fortemente mitigate da nuove esigenze di semplificazione.Le ultime opere dell’artista infatti,svelano pochi e scarni elementi figurativi che aleggiano sull’uniformità di ampie superfici parzialmente riflettenti dalle evidenti allusioni cosmiche ed astrali.


EVENTI

VENETO VERSO MONET

STORIA DEL PAESAGGIO DAL SEICENTO AL NOVECENTO Verona, Palazzo della Gran Guardia 26 ottobre 2013 – 9 febbraio 2014 Il secondo capitolo delle esposizioni a Verona e a Vicenza, dopo il grande successo recente della storia del ritratto con 367.999 visitatori finali, è dedicato alla storia del paesaggio in Europa e in America dal Seicento al Novecento. Così, nell’analisi dei maggiori generi pittorici, alla prima esposizione riservata alla storia dello sguardo e dunque alla vicenda del ritratto ma anche alla descrizione del corpo, seguirà questa che intende raccontare lo studio della natura a partire dal XVII secolo, per giungere alle ninfee dipinte da Claude Monet nella prima parte del Novecento.

Facendo ricorso a oltre novanta dipinti e a dieci preziosi disegni provenienti come sempre da alcuni tra i maggiori musei del mondo, e da alcune preziose collezioni private, la mostra sarà divisa in cinque sezioni, che descriveranno i momenti fondamentali legati alla narrazione della natura come fatto autonomo e indipendente rispetto all’inserimento delle figure. Insomma, quella sorta di emancipazione dell’immagine quando il paesaggio non è più visto come semplice fondale scenografico, ma campeggia quale divinità assoluta e dominante.

Per questo motivo la mostra prenderà in esame i punti di snodo

di una vicenda che diventerà sempre più centrale nella storia dell’arte, fino a giungere all’Ottocento, che a buon diritto è stato denominato “il secolo della natura”. Quindi, senza allargarsi a innumerevoli e frazionate esperienze, starà piuttosto stretta ai cardini fondamentali. E in questo senso il titolo dell’esposizione sancisce l’idea dell’enorme cambiamento attuato da Claude Monet a partire dalla seconda metà degli anni sessanta del XIX secolo, lui impegnato in quel momento a dipingere nella foresta di Fontainebleau e sulle coste della Normandia sulla scia di Boudin. Monet che trapassa dal senso pur nobile della realtà, che a Corot prima di lui giungeva da una tradizione secolare – evidenziata in questa mostra –, e si spinge con le ninfee finali, ma già con le “serie” dell’ultimo decennio dell’Ottocento, verso il campo aperto di un paesaggio che non dimenticando appunto la realtà si appoggia quasi totalmente ormai sull’esperienza interiore. Aprendo così ad alcune delle manifestazioni più belle e nuove della natura dipinta nel corso del Novecento. Monet dunque quale paradigma del nuovo paesaggio, il punto di attraversamento tra un prima e un poi.

Verona, Palazzo della Gran Guardia
26 ottobre 2013 – 9 febbraio 2014

La mostra continua a Vicenza, Basilica Palladiana, dal 22 febbraio al 4 maggio 2014 ORARIO MOSTRA: da lunedì a giovedì: ore 9-19 / da venerdì a domenica: ore 9-20 -chiuso 24 dicembre 25 dicembre: ore 15-20 / 31 dicembre: ore 9-20 / 1 gennaio 2014: ore 10-20 BIGLIETTI: Biglietti con prenotazione: Intero € 13,00 Biglietti senza prenotazione (acquistabili solo in mostra): Intero € 12,00 http://www.lineadombra.it/ Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito di Linea d’ombra


MAURIZIO D’AGOSTINI

Centro Culturale ARIELE Arte Contemporanea 100 + 100 ARTISTA PARTECIPANTE ALL’INIZIATIVA 100 +100 (100 ARTISTI ITALIANI + 100 ARTISTI STRANIERI), PREVEDE LA REALIZZAZIONE DI UN CATALOGO ON-LINE DA PROMUOVERE IN TUTTE LE REGIONI ITALIANE E NEL RESTO DEL MONDO. PER ULTERIORI INFORMAZIONI : info@galleria-ariele.com - tel. 011.20 73 905


MARINO BENIGNA

Centro Culturale ARIELE Arte Contemporanea 100 + 100 ARTISTA PARTECIPANTE ALL’INIZIATIVA 100 +100 (100 ARTISTI ITALIANI + 100 ARTISTI STRANIERI), PREVEDE LA REALIZZAZIONE DI UN CATALOGO ON-LINE DA PROMUOVERE IN TUTTE LE REGIONI ITALIANE E NEL RESTO DEL MONDO. PER ULTERIORI INFORMAZIONI : info@galleria-ariele.com - tel. 011.20 73 905


Le avanguardie nella Parigi fin de siecle Signac, Bonnard, Redon e i loro contemporanei 28 settembre 2013 – 6 gennaio 2014 A cura di Vivien Greene

Con un centinaio di opere tra dipinti, disegni, stampe e lavori su carta, la mostra Le avanguardie parigine fin de siècle: Signac, Bonnard, Redon e i loro contemporanei prende in analisi la scena artistica parigina, focalizzandosi sulle maggiori avanguardie francesi di fine ‘800, in particolar modo su neo-impressionisti, Nabis, simbolisti e i loro protagonisti. La Parigi fin de siècle fa da scenario a sconvolgimenti politici e forti trasformazioni culturali. Riflettendo le molte sfaccettature di un’epoca ansiosa e inquieta, questo periodo vede la formazione di una serie di nuovi movimenti artistici, quali neo-impressionisti, Nabis e simbolisti. I soggetti della loro arte sono gli stessi dei loro predecessori impressionisti, paesaggi, vedute cittadine moderne, attività ricreative, a cui si aggiungono scene introspettive e visioni fantastiche, ma è la modalità con cui questi temi vengono trattati a cambiare. Indagando tali avanguardie la mostra si sofferma in particolar modo su alcuni dei maggiori protagonisti di quest’epoca: Paul Signac, Maximilien Luce, Maurice Denis, Pierre Bonnard, Félix Vallotton e Odilon Redon.

PAUL SIGNAC Saint-Tropez. Fontaine des Lices, 1895, olio su tela, 65 x 81 cm, collezione privata

Théo Van Rysselberghe Le canal en Flandre par temps triste (Canale delle Fiandre con un tempo uggioso), 1894, olio su tela, 60 x 80 cm. Collezione privata

FÉLIX VALLOTTON Scène de rue (Scena di strada), 1895, penna d’oca, china, matite colorate e acquerello su carta, 24 x 38 cm, collezione privata

Collezione Peggy Guggenheim Palazzo Venier dei Leoni - Dorsoduro 701 - I-30123 Venezia Biglietti: Adulti: 14€ Biglietto convenzioni: 12€ Senior oltre i 65 anni: 11€ Studenti fino a 26 anni: 8€ (oltre la scuola dell’obbligo con una tessera studenti valida) Bambini fino a 10 anni, soci: gratuito Orario: Apertura 10-18 tutti i giorni / Chiuso il martedì e il 25 dicembre Informazioni generali tel: 041.2405.411 fax: 041.520.6885 e-mail: info@guggenheim-venice.it sito: http://www.guggenheim-venice.it/

MAURICE DENIS Avril (Les anémones) (Aprile [Gli anemoni]), 1891, olio su tela, 65 x 78 cm, collezione privata

Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito Guggenheim Venice


EVENTI PROVINCIA

AUTONOMA DI TRENTO

L’avanguardia intermedia. Ca’ Pesaro, Moggioli e la contemporaneità a Venezia 1913-2013 Galleria Civica, Trento 19 ottobre 2013 / 26 gennaio 2014 Riapre la Galleria Civica di Trento recentemente annessa al Mart di Rovereto che in questo modo concretizza la visione di un sistema museale integrato e all’avanguardia, parte attiva di un territorio vivace e dinamico. Sede distaccata del Museo, avamposto nel capoluogo trentino, la Civica è stata ridisegnata su progetto architettonico realizzato in pochi mesi dal giovane Stefano Grigoletto/ Studio Atelier Zero, vincitore del Bando pubblico destinato ai giovani architetti trentini voluto dal Mart, in collaborazione con l’Ordine degli Architetti della Provincia di Trento. A conferma del radicamento con il territorio e dell’attenzione che il Museo vuole dedicare ai giovani, nella Galleria Civica confluirà anche l’ADAC, l’Archivio degli artisti contemporanei trentini, il cui lavoro di ricerca sul territorio è propedeutico alla formazione, alla produzione, alla circuitazione degli artisti trentini, nonché di interesse per ricercatori, curatori, galleristi e operatori culturali. Sabato 19 ottobre la Galleria Civica riaprirà quindi i battenti nella sua nuova veste, ospitando una mostra, a cura di Alessandro Del Puppo, che ne sintetizza i futuri indirizzi culturali: rapporto fra contemporaneo e storia recente, prossimità verso il territorio e riscoperta di temi e vicende storiche sinora meno indagate. L’esposizione amplia e esplora in chiave del tutto inedita un tema già affrontato dal Mart:

GALLERIA CIVICA TRENTO Via Belenzani 44, 38122 Trento T +39 0461 985511 F +39 0461 277033 Numero verde 800 397760 civica@mart.tn.it

l’opera dell’artista trentino Umberto Moggioli di cui il Museo conserva un importante nucleo di dipinti. L’indagine si amplia con un approfondimento sull’esperienza a Ca’ Pesaro, nel confronto tra Moggioli e gli artisti della sua generazione attivi a Venezia, tra i quali Arturo Martini, Gino Rossi e Felice Casorati e Tullio Garbari. La ricerca si completa nel paragone con la generazione degli artisti attivi alla fine del Novecento, diversi per età, formazione e tecniche, ma accomunati da un medesimo modello operativo, dall’indagine su temi simili e dalla distanza dagli istituti ufficiali. Tra questi Germano Olivotto, Guido Guidi, Gabriele Basilico, Paolo Gioli, Sirio Luginbühl, Michele Sambin e Guido Sartorelli. Nell’inedito raffronto queste due generazioni vengono osservate nello scenario di Venezia, tralasciando, volutamente, quello che potrebbe apparire il momento più solare: la Laguna delle eccezionali Biennali degli anni cinquanta, dell’internazionalizzazione del sistema dell’arte, dei grandi mecenati, galleristi e collezionisti. Attraverso l’analisi del lavoro dei due gruppi di artisti, si finisce per raccontare due momenti cruciali per la definizione stessa di modernità nel Novecento: la sua origine, nell’ambito delle avanguardie storiche e, per certi versi, il suo compimento.

Orari Martedi - Domenica 10.00-13.00/ 14.00 - 18.00 Lunedi chiuso Intero: 2 € http://www.mart.trento.it/

Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito del Mart


EVENTI

PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO

Klara Lidén 14/09/13 – 12/01/14 L’opera di Klara Lidén si caratterizza per un alto tasso di energia, vitalità e istinto, componenti che l’artista impiega per rompere diverse convenzioni sociali. Il suo lavoro consiste in performance, azioni, costruzioni spaziali, installazioni e video, che cercano di coinvolgere il pubblico sia fisicamente che mentalmente. Il visitatore si accorge immediatamente che una sorta di irriverenza, per non dire ribellione, verso norme civili aleggia in tutti i lavori, in maniera più o meno sottile. Per la realizzazione delle opere Lidén si serve molto spesso di materiali trovati nel suo contesto abitativo oppure nell’ambiente limitrofo allo spazio espositivo. Klara Lidén è nata a Stoccolma nel 1979, vive e lavora a Berlino e New York. Il suo lavoro è stato presentato nel Padiglione Nordico della 53a Biennale di Venezia nel 2009; nel 2011 ha ricevuto una menzione speciale per giovani artisti alla 54a Biennale di Venezia. A cura di Letizia Ragaglia.

Diego Perrone 06/10/13 – 07/01/14 La mostra è il risultato del­ la ricerca che Diego Perrone (Asti, 1970) ha effettuato con Alessandro Cuccato presso i laboratori di Vetroricerca a Bolzano su nuove tecniche di fusione del vetro. Nella Project Room sono presentate le sculture risultato di questa sperimentazione. a cura di Frida Carazzato In collaborazione con Vetroricerca & Glas Modern

Foto: Courtesy Diego Perrone

MUSEION - Via Dante, 6 - Bolzano - t. + 39 0471 223413 - f. + 39 0471 223412 Orario: da martedì a domenica: 10.00 – 18.00 - Giovedì@Museion: 10.00 – 22.00 / Ingresso libero: 18.00 – 22.00 / Visita guidata gratuita: 19.00 - Lunedì chiuso Euro 6,00 intero - Euro 3,50 ridotto - Euro 3,00 Kulturpass info@museion.it - www.museion.it Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito della Provincia


EVENTI

FRIULI VENEZIA GIULIA ROBERT CAPA. “LA REALTA DI FRONTE” 20 ottobre 2013 - 19 gennaio 2014

Dal 20 ottobre 2013 al 19 gennaio 2014, Villa Manin di Passariano di Codroipo, in Friuli Venezia Giulia, ospiterà una grande retrospettiva dedicata al celebre fotografo Robert Capa (1913 – 1954), considerato il padre del fotogiornalismo moderno. L’evento è un’esclusiva europea, in quanto è l’unica retrospettiva organizzata in concomitanza del centenario della nascita di Capa, che cadrà il prossimo 22 ottobre. La mostra, voluta dalla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia e organizzata dall’Azienda Speciale Villa Manin con catalogo Silvana Editoriale, è curata da Marco Minuz e si distingue dalle altre dedicate a Robert Capa perché, grazie alla collaborazione dell’agenzia Magnum Photos di Parigi e dell’International Center of Photography di New York, con le sue 180 fotografie, oltre a garantire un percorso antologico completo, permetterà di conoscere ed approfondire un aspetto poco noto del lavoro di Capa, quello di cineasta e di fotografo di scena. Saranno presenti in mostra tutte le principali esperienze che caratterizzano il lavoro del fotografo ungherese, naturalizzato statunitense: gli anni parigini, la Guerra civile spagnola, quella fra Cina e Giappone, la Seconda guerra mondiale con lo sbarco in Normandia, la Russia del secondo dopoguerra, la nascita dello stato di Israele e, infine, il conflitto in Indocina, dove Capa morirà prematuramente nel 1954. Un panorama completo che sarà accompagnato, durante tutto il periodo della mostra, da incontri con studiosi, fotografi e registi che presenteranno i libri e i documentari più recenti dedicati alla vita e all’opera di Robert Capa. Ma la vera sorpresa sarà una ricca sezione di fotografie dedicate al mondo del cinema. Robert Capa, fin dal 1936, ha modo di cimentarsi dietro la macchina da presa. In quell’anno, infatti, mentre si trova in Spagna per documentare la Guerra civile, gira assieme al cameraman russo Roman Karmen alcune sequenze per il film di montaggio “Spagna 36” diretto da Jean Paul Le Chanois e prodotto da Luis Bunuel.

Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito di Villa Manin


Attività testimoniata anche dalla celebre fotografia, che sarà presente in mostra, realizzata da Gerda Taro, in cui Capa ha in mano una macchina da presa 16 mm. L’anno successivo Capa girerà alcune sequenze per il cinegiornale americano “March of Time”. Nel 1938 è impegnato in Cina, come assistente del regista Joris Ivens, per realizzare il documentario “I 400 milioni”, sulla guerra cino - giapponese. Ma è l’incontro con l’attrice Ingrid Bergman, nel giugno del 1945 a Parigi, ad avvicinare ancor di più Capa al mondo del cinema. Fra i due nasce infatti un’intensa storia d’amore che dura due anni. Questa relazione permette a Capa di realizzare nel 1946 alcune foto sul set del film “Notorious” (1946) di Alfred Hitchcock, che aveva come protagonista la Bergman. Nel 1948 è fotografo di scena del film “Arco di trionfo” (“Arch of triumph”, 1948) di Lewis Milestones, che vede ancora la presenza dell’attrice svedese. Nel 1947 realizzerà in Turchia un documentario, purtroppo andato perduto, per la serie “March of Time”. Nel 1948 Capa è in Italia sul set del film di Giuseppe De Santis “Riso amaro” (1949), dove ha una storia d’amore con Doris Dowling, una delle attrici che affiancavano Silvana Mangano. Nel 1950 è in Israele dove realizza, per conto dell’Unites Jewish Appeal (UIA), il documentario di 26 minuti “The journey”, dedicato ai sopravvissuti della shoah che, emigrati in Israele, divengono cittadini israeliani. Grazie alla collaborazione con lo Steven Spielberg Jewish Film Archive e con la Cineteca del Friuli, lo straordinario documento sarà integralmente proiettato in mostra, assieme ad altri filmati d’epoca, permettendo così la conoscenza di questo importante e pressoché sconosciuto lavoro. Il rapporto con il cinema prosegue nel 1952 a Roma con il film “La carrozza d’oro” di Jean Renoir con Anna Magnani. Nello stesso anno Capa è sul set del film “Moulin rouge”, diretto dall’amico John Huston, e nel 1953 fotografa sia “Il tesoro dell’africa (Beat the devil, del 1953), interpretato da Humphrey Bogart e Gina Lollobrigida con la collaborazione di Truman Capote, sia “La contessa scalza” (“The barefoot contessa”) con una magnifica Ava Gardner. Queste collaborazioni con il mondo di “Hollywood” coincidono con la fine della guerra e con la nascita dell’Agenzia fotografica Magnum nel 1947 fondata da Capa assieme ad Henri Cartier-Bresson, David Seymour e George Rodgers. La mostra verrà arricchita da un’ulteriore sezione di ritratti di Robert Capa, realizzati da grandi fotografi come Henry Cartier-Bresson e Gerda Taro; immagini che riprendono il fotografo in alcuni momenti del suo lavoro di fotoreporter e della sua vita privata. Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito di Villa Manin


EVENTI

EMILIA-ROMAGNA

Zurbarán 14 settembre 2013 – 6 gennaio 2014 La mostra, organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Centre for Fine Arts di Bruxelles, è un’importante occasione per scoprire la forza delle invenzioni di un artista straordinario, a lungo ricordato dalla critica come il “Caravaggio spagnolo”. Tra i protagonisti dell’arte iberica del XVII secolo insieme a Velázquez e Murillo, Zurbarán ha reinventato i soggetti più classici grazie a uno stile modernissimo, lasciando in eredità opere percorse da un naturalismo asciutto e monumentale, sintesi mirabile di tradizione e innovazione. In vita il pittore ha conosciuto un grande successo per la sua capacità di interpretare il fervore religioso del suo tempo con immagini quotidiane e visionarie, intime e grandiose, e anche in epoca moderna, a partire dall’Ottocento e fino alla seconda metà del Novecento, le sue tele sono state fonte d’ispirazione per più generazioni di artisti, dai Romantici a Manet, fino a Morandi, Dalí e Picasso. Una selezione di capolavori provenienti dai più importanti musei e collezioni private europee e americane ripercorre l’intera carriera artistica di Zurbarán: dalle opere con le quali egli si afferma sulla scena di Siviglia, “la Firenze spagnola”, a quelle segnate dal luminismo drammatico e contrastato della corrente del tenebrismo ispirata a Caravaggio e Ribera, come nel San Francesco d’Assisi nella sua tomba, fino alle tele successive al soggiorno madrileno e al contatto con Velázquez, dove a prevalere saranno atmosfere più chiare, felici scorci sul paesaggio e dettagli domestici. La sua pittura si distingue tanto per l’abilità nel definire i volumi nello spazio e l’incidenza della luce, che per il gusto dell’astrazione e della semplificazione, giungendo all’essenza delle cose attraverso una visione lucida e cristallina della realtà. Ineguagliabile è poi la maestria nel dipingere le stoffe, dalle più austere, dal carattere quasi scultoreo e giocate su un’unica tonalità, fino alle più raffinate, restituite grazie a una tavolozza intensa e brillante, come nella Santa Casilda, più vicina all’immagine di una nobildonna di corte che a una religiosa.

La mostra rivela la ricchezza e la varietà delle scelte di Zurbarán: visioni estatiche e travolgenti, scene quotidiane pervase da un potente misticismo e realismo, intime rappresentazioni mariane, soggetti mitologici, temi allegorici e straordinarie nature morte, come Una tazza d’acqua e una rosa, che rivelano la vita silenziosa degli oggetti..

http://www.palazzodiamanti.it/

Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito del Palazzo dei Diamanti


MAX GASPARINI

Centro Culturale ARIELE Arte Contemporanea 100 + 100 ARTISTA PARTECIPANTE ALL’INIZIATIVA 100 +100 (100 ARTISTI ITALIANI + 100 ARTISTI STRANIERI), PREVEDE LA REALIZZAZIONE DI UN CATALOGO ON-LINE DA PROMUOVERE IN TUTTE LE REGIONI ITALIANE E NEL RESTO DEL MONDO. PER ULTERIORI INFORMAZIONI : info@galleria-ariele.com - tel. 011.20 73 905


LORENZO CURIONI

Centro Culturale ARIELE Arte Contemporanea 100 + 100 ARTISTA PARTECIPANTE ALL’INIZIATIVA 100 +100 (100 ARTISTI ITALIANI + 100 ARTISTI STRANIERI), PREVEDE LA REALIZZAZIONE DI UN CATALOGO ON-LINE DA PROMUOVERE IN TUTTE LE REGIONI ITALIANE E NEL RESTO DEL MONDO. PER ULTERIORI INFORMAZIONI : info@galleria-ariele.com - tel. 011.20 73 905


L’opinione Michele Govoni presenta

La poesia nelle opere di Alberta Grilanda L'uso della terra, per l'artista ferrarese Alberta Grilanda, suona come qualcosa che va oltre una semplice dichiarazione di poetica. Affidando, infatti, alla materia plastica più semplice il sentimento forte della scultura, l'artista ferrarese dà vita ad una precisa volontà espressiva; una volontà che vede rafforzato il suo carattere semantico con l’ausilio di una figurazione che è tratto distintivo dell’artista. Partendo da questi presupposti, l'analisi dell'opera della Grilanda (che si esprime anche in pittura ed incisione) si allontana dalla semplice carezza superficiale della realtà, a favore di una esplorazione dei territori locali della cultura e dell’espressione. Localizzazione che, però, traendo spunto da una continua innovazione tecnica e tecnologica, diviene sempre più globalizzazione, come a dire:”Racconto la mia realtà con mezzi universali, tanto che la mia realtà locale diviene realtà universale”. E pare proprio dedicarsi di primo acchito ad un'analisi locale l'opera dell'artista, a favore di un passato che, pur nella sua

vicinanza al presente, appare remoto e silenziosamente lontano. Ma è solo impressione superficiale. Sono anche altre le tematiche che animano la poetica espressione dell'artista ferrarese. La religione, ad esempio, su cui l'artista affonda le sue radici, restituendoci un senso profondamente intimo ed intimista della lettura sacra che fa scoprire nuovi spazi di meditazione e preghiera. Mai ovvia, Grilanda affida al segno, ad una tecnica esemplare e ad una spiccata propensione espressiva i suoi significati più reconditi, i suoi messaggi più nascosti, le sue più delicate osservazioni del reale, per restituirci una sempre crescente speranza. Un'artista che merita un'attenzione tutta particolare e da cui è bello lasciarsi incantare, rapiti dalle infinite sfumature della terra, plasmata da mani esperte, o nella ruvidezza della materia cromatica o del segno incisorio, tecniche votate a trasmetterci un messaggio eterno. Per informazioni: www.grilandalberta.com


EVENTI

TOSCANA Steve McCurry Viaggio intorno all’Uomo 15 Giugno – 3 Novembre 2013

Steve McCurry non è solo uno dei più grandi maestri della fotografia del nostro secolo, premiato diverse volte con il World Press Photo Awards che si può considerare come una sorta di premio Nobel della fotografia, ma è un punto di riferimento per un larghissimo pubblico, soprattutto di giovani, che nelle sue fotografie riconoscono un modo di guardare il nostro tempo e, in un certo senso, “si riconoscono”. Ogni suo ritratto racchiude un complesso universo di esperienze, storie, emozioni, dolori, paure, speranze. «Ho imparato a essere paziente. Se aspetti abbastanza, le persone dimenticano la macchina fotografica e la loro anima comincia a librarsi verso di te», spiega McCurry. Veterano di National Geographic, sempre in viaggio, più facilmente in qualche parte dell’Asia che non in America, Steve McCurry ha fatto del viaggiare una sua dimensione di vita: «Perché già il solo viaggiare e approfondire la conoscenza di culture

diverse, mi procura gioia e mi dà una carica inesauribile». Saranno presentate in mostra oltre 200 foto, stampate in vari formati, con una netta prevalenza delle grandi dimensioni. In un video realizzato da Epson sarà raccontato, come in un back stage, il delicato lavoro della stampa a colori su carta fotografica. La mostra di Steve McCurry arriva a Siena dopo aver raggiunto 400.000 visitatori in 4 cttà italiane, rinnovandosi ogni volta nell’allestimento, studiato appositamente per dialogare con ambienti di grande suggestione come quelli del Santa Maria della Scala, e nella selezione delle immagini esposte. Anche la mostra senese comprenderà una antologia di tutta la produzione di McCurry, con numerose delle sue immagini più famose, scattate nel corso degli oltre 30 anni della sua straordinaria carriera di fotografo e di reporter, insieme ad una selezione molto ampia dei suoi lavori più recenti: il progetto The last roll con le immagini scattate utilizzando l’ultimo rullino prodotto dalla Kodak, gli ultimi viaggi a Cuba, in Thailandia e in Birmania, con una spettacolare serie di immagini dedicate al Buddismo, il viaggio in Africa tra Tanzania ed Etiopia e una selezione delle fotografie scattate nei recenti e numerosi soggiorni italiani.

Siena, Complesso Museale Santa Maria della Scala Orari: tutti i giorni dalle 10,30 alle 19.00 Ingresso: 10,00 euro http://www.stevemccurrysiena.it/

Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito della Regione


Dal Giglio al Medioevo. Arte civica a Firenze fra Medioevo e Rinascimento 14 maggio - 08 dicembre 2013

Unica fino ad oggi nel suo genere, la mostra. Arte civica a Firenze fra Medioevo e Rinascimento presenterà al pubblico quelle opere d’arte di epoca comunale e repubblicana, nate originariamenteper arricchire i palazzi pubblici di Firenze, gli edifici che ospitavano le magistrature che amministravano la città, le sedi delle Arti - le antichecorporazioni dei mestieri - la cerchia di mura cittadine. L’esposizione prenderà in considerazione “temi artistici profondamente appartenenti alla storia, alla fede, alla mercatura, alla creatività e in una parola a innumerevoli aspetti della società fiorentina nei suoi secoli d’oro” (Cristina Acidini). Tra questi

l’araldica cittadina, la religione civica, gli emblematici luoghi legati al potere cittadino come il Palazzo dei Priori, il Palazzo del Podestà, Orsanmichele, e le parti politiche dominanti quali gli Angiò, le Arti, Guelfi e Ghibellini, illustrando quali fossero i temi figurativi prescelti ed offrendo dunque una nuova chiave di lettura di numerose opere d’arte. Chiaveche sottolinea come anche a quell’epoca si desse importanza alle immagini come mezzo per la comunicazione e la propaganda, attenzione riposta in particolare dai gruppi che detenevano il potere a Firenze in età comunale e repubblicana, prima che l’ascesa dei Medici modificasse profondamente

l’assetto politico ed estetico della città. Le opere che compongono la mostra rivelano dunque un linguaggio figurativo complesso, ricco di riferimenti allegorici, dove il sacro e il profano si compenetrano, così che nel Palazzo dei Priori, oggi noto come Palazzo Vecchio, si potevano incontrare le raffigurazioni di san Cristoforo e della Ruota di fortuna, dell’eroe mitologico Ercole, presente nel sigillo ufficiale della città (Vangelo dei Priori Firenze, Archivio di Stato; Andrea Pisano, Ercole e il gigante Caco, Firenze, Museo dell’Opera del Duomo) e di quello ebraico David, il cui esemplare scolpito da Michelangelo e divenuto emblema della Firenze repubblicana, conclude idealmente il percorso espositivo.

La mostra riunisce, dopo due secoli, le tavole dei santi patroni che originariamente trovavano posto sui pilastri della chiesa di Orsanmichele, nata dalla progressiva trasformazione in luogo di culto dell’antico mercato del grano e affidata alle Arti che la trasformarono in uno scrigno di opere d’arte. L’esposizione sarà anche un’occasione per valorizzare

il territorio cittadino richiamando l’attenzione sui luoghi per i quali vennero realizzate le opere esposte e favorendo la conoscenza e, quando possibile, la fruizione di tali luoghi, in larga parte sconosciuti ai turisti e ai fiorentini stessi. La mostra è curata da Daniela Parenti e Maria Monica Donato - che hanno curato anche il catalogo edito da Giunti - e promossa dal Ministero per i Beni e

le Attività Culturali, Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana, Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, Galleria dell’Accademia, Firenze Musei, Archivio di Stato di Firenze, Ente Cassa di Risparmio di Firenze, con il Patrocinio della Scuola Normale Superiore di Pisa.

Galleria dell'Accademia, via Ricasoli n. 58-60 - Firenze

Orari: Da martedì a domenica: ore 8,15-18,50 - Chiusura: tutti i lunedì galleriaaccademia@polomuseale.firenze.it - http://www.uffizi.firenze.it/ Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito della Galleria dell’Accademia


ALESSIA ZOLFO

Centro Culturale ARIELE Arte Contemporanea 100 + 100 ARTISTA PARTECIPANTE ALL’INIZIATIVA 100 +100 (100 ARTISTI ITALIANI + 100 ARTISTI STRANIERI), PREVEDE LA REALIZZAZIONE DI UN CATALOGO ON-LINE DA PROMUOVERE IN TUTTE LE REGIONI ITALIANE E NEL RESTO DEL MONDO. PER ULTERIORI INFORMAZIONI : info@galleria-ariele.com - tel. 011.20 73 905


L’opinione Lodovico Gierut “La Versilia Medicea di Papa Leone X: Il Comprensorio dell’Altissimo” Il 2013 è l’anno di Papa Leone X, di cui ricorrono i 500 anni dalla costituzione della cosiddetta “Versilia Medicea”, di cui al Lodo del 1513 attinente l’unione dei territori oggi dei Comuni di Pietrasanta, Stazzema, Seravezza e Forte dei Marmi. Per celebrare questo evento, è stato costituito un Comitato, presieduto da Riccardo Tarabella, che, di concerto con i vari Enti locali ed altri, ha fatto in modo da mettere in essere molte qualificate manifestazioni, cioè presentazioni di libri, conferenze e approfondimenti tematici di valenza storica, mostre. Tra queste ultime – ben inserite nel programma di un territorio solitamente attivo, in cui ci permettiamo rammentare – al di là di altre pur meritevoli di citazione – la ‘personale’ dello scultore Girolamo Ciulla del luglio/agosto fatta a Palazzo Panichi in Pietrasanta e titolata “Il mito come disegno della materia” – ne vogliamo rammentare una, non tanto per un coinvolgimento personale bensì per il fatto d’essere stata un autentico “documento” utile per la lettura dell’arte perentoriamente attiva “in loco”, sia perchè – in linea con i fini celebrativi del Lodo di Papa Leone X (della casata fiorentina dei Medici) – ha espresso l’enorme validità dell’aggregazione e del confronto/dialogo. Titolata “Il Comprensorio dell’Altissimo”, i luoghi dove soggiornò Michelangelo Buonarroti all’inizio del Cinquecento e annotati poi professionalmente da un immenso stuolo di creativi, ha accomunato subito una quarantina di artisti che hanno omaggiato quei luoghi noti soprattutto per la lavorazione del marmo: ciascuno s’è espresso al meglio presentando disegni, oli e acrilici, sculture di gesso e di terracotta e di bronzo. Accanto a questi (Giancarlo Cannas, Renzo Maggi, Paolo Grigò, Mara Moschini, Gabriele Vicari, Joanna BrzescinskaRiccio, Gian Paolo Giovannetti, Marcello Scarselli, Franco Del Sarto, Marco Bianchi, Bruna Nizzola e altri), sono stati posizionati dipinti e disegni di altri artisti scomparsi da qualche tempo: Eugenio Pardini, Lorenzo Viani, Leone e Marcello Tommasi, Ugo Guidi, Ernesto Treccani, Giuseppe Viner, Pietro Annigoni, Grazia Leoncini ... Un gruppo di fotografi (Giovanni Umicini, Luca Carrà, Lorenzo d’Angiolo, Sergio Fortuna, Giacomo Mozzi, Stefano Giraldi, Libero Musetti...) ha poi presentato molte istantanee dedicate alle

bellezze paesaggistiche e all’operosità nelle fonderie e nei laboratori d’arte dei luoghi riguardanti il tema prescelto. In un simile contesto posizionato nell’ampio Palazzo della Cultura a Cardoso di Stazzema, nel cuore delle Alpi Apuane del versante versiliese, è stato protagonista anche un versatile torinese, il pittore e scultore Alberto Bongini col suo interessante omaggio al marmo titolato “Apua felix”, come pure un gruppo di “firme” grafologicamente intese, fatte su carta Magnani della misura di cm 70x50 con tanti nomi di spicco quali Gustavo Aceves, Hanneke Beaumont, Fernando Botero, Girolamo Ciulla, Romano Cosci, Igor Mitoraj, Kan Yasuda, Park Eun-Sun, Giovanni Balderi, Joseph Sheppard, Giuseppe Bergomi, Maria Gamundì, Virginia Tentindò, Ivan Theimer... Nel tutto è stato allestito uno spazio con numerose pubblicazioni di fotografia, pittura, scultura e architettura (compresi alcuni video) ma pure di poesia e di storia locale, gratuitamente fruibili da parte dei visitatori: interessanti anche alcuni grandi pannelli riportanti frasi di giornalisti e di storici e di scrittori come di amministratori pubblici, in un insieme dedicato sempre ai quattro Comuni “medicei”. Non ce ne voglia il lettore, ma tramite questo spazio non desideriamo consegnare alla memoria solo un momento artistico/culturale, ma è una nostra tangibile finalità sottolineare un’iniziativa forse inusuale, diversa o diversificata ma pienamente accettata dal pubblico più sensibile. Forse ripeteremo certi concetti del passato, perciò, tranne vari esempi – in contrasto con un mondo spesso frettoloso, agitato e superficiale, con quell’apparire forzato e troppe volte portato all’esasperazione dove sopravvive una collettività subissata da immagini e da messaggi – anche questa mostra/ documento “Il Comprensorio dell’Altissimo” fatta col cuore e con un impegno mentale e morale forse fuori del tempo, è forse riuscita a gettare un seme aggregativo, a far parlare un artista con l’altro, e l’artista con “la gente”, tutti insieme. Forse ha fatto riflettere qualcuno su un disegno, su una frase, su una forma, a far leggere o a rileggere liriche o racconti e a guardare l’istantanea raffigurante un tramonto, la cima delle ferite bianche delle montagne apuane, il volto d’un cavatore, di uno scalpellino o di fonditore, d’un anziano che ha vissuto di felicità e forse di dolore l’esistenza...


EVENTI

UMBRIA

Antonio Canova

Dal 10 Agosto 2013 al 06 Gennaio 2014 Canova è uno dei più grandi scultori e pittori italiani, ritenuto il massimo esponente del Neoclassicismo e soprannominato per questo il nuovo Fidia. Fu soprattutto il cantore della bellezza ideale femminile, priva di affettazioni: basti a tale proposito ricordare le opere ispirate alle tre Grazie e a Ebe, oppure alcuni suoi capolavori come Venere uscente dal bagno, la Venere italica e la statua dedicata a Paolina Borghese. La sua arte e il suo genio ebbero una grande e decisiva influenza nella scultura dell’epoca. La Mostra sul Canova (programmata dal 10 Agosto 2013 al 6 Gennaio 2014 ), sarà ospitata al Palazzo Monte Frumentario, nella centralissima via San Francesco: comprende 60 tra sculture e quadri, una delle più grandi mostre sul Canova che escono direttamente dalla Fondazione Canova. All’interno della Mostra, che si snoda lungo un percorso di tre piani con dipinti, gessi e marmi in cui è racchiusa

la produzione religiosa, l’impegno del Canova per il patrimonio artistico e la mitologia, è allestito anche un laboratorio didattico, che illustra il modo di operare dello scultore. A Palazzo Monte Frumentario, infatti, sono stati predisposti dei tavoli e delle strutture esplicative che propongono una sequenza di operazioni manuali per produrre una scultura di marmo.La Mostra annovera oltre 60 opere del Canova, insieme ad una scultura di Scipione Tadolini, scultore romano contemporaneo del Canova, e di Joseph Chianard, interprete d’oltralpe dello spirito neoclassico, al fine di confrontare in questo grande evento espositivo assisano le espressioni della scultura europea. Si tratta di un evento straordinario, in quanto è la prima volta in Italia che tanti insigni capolavori vengono trasferiti da Possagno.

Palazzo Monte Frumentario

Via San Francesco, Assisi (Perugia) Orario: tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 19.30 Per informazioni: 075 8138621 Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito della Regione


VIII CONFERENZA NAZIONALE DELLE ASSOCIAZIONI MUSEALI Verso l’Associazione dei professionisti museali. Occasioni, benefici e problemi. Un’opportunità o un limite?

L’VIII Conferenza Nazionale delle Associazioni Museali si svolgerà il 22 novembre presso la Domus Pacis di Assisi. La Conferenza nasce quest’anno sotto l’egida di una rinnovata e convinta collaborazione tra le associazioni museali che porterà, sicuramente, un vivo e partecipato contributo ai lavori su un argomento di pregnante attualità. Tema centrale dell’incontro la legge n. 4 del 14 gennaio 2013 “Disposizioni in materia di professioni non organizzate”. Si discuterà, dunque, sulla opportunità della costituzione di un’Associazione dei professionisti che abbia il compito di certificare le competenze di chi esercita una professione museale non ordinistica. Una materia particolarmente delicata e altrettanto importante poiché i musei sono istituzioni complesse che richiedono professionalità specifiche, acquisite con un iter formativo, oggi non sempre curriculare, complicato dalla carenza dell’offerta formativa e dalle difficoltà, attualissime, determinate dalla crisi e dal cambiamento del mercato del lavoro. Alla luce di queste brevi riflessioni è parsa evidente la necessità di confrontare la Carta nazionale delle Professioni museali, approvata dalla II Conferenza permanente nel 2006, con i requisiti richiesti dagli Organismi deputati ad indicare il corretto percorso da intraprendere per la definizione del processo di riconoscimento, ancorché non ordinistico, della professionalità museale. L’argomento della VIII Conferenza ha suggerito di adottare un taglio seminariale e laboratoriale, capace di far riflettere sulle questioni, di proporre quesiti e, possibilmente, permettere ai partecipanti di avere delle prime risposte. Un dibattito che vuole essere anche un’importante occasione di confronto con altre realtà europee, chiamate a partecipare in videoconferenza. Un raffronto dal quale potranno scaturire suggerimenti o soluzioni diverse adottate dagli altri paesi..

Come garanzia di concretezza, si è pensato di far intervenire, oltre ai tecnici e ai rappresentanti di altre associazioni similari, che hanno già effettuato un percorso nella direzione professionale, anche giuristi, ai quali i partecipanti potranno, immediatamente dopo l’illustrazione della normativa, rivolgere domande e porre i quesiti più pressanti. Ancora volti alla concretezza e al desiderio di ponderare, con cognizione, gli eventuali percorsi da intraprendere, saranno gli interventi dei rappresentanti del COLAP (Coordinamento delle Libere Associazioni Professionali) e dell’UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione). La riflessione e l’analisi sul testo di legge e il dibattito successivo saranno anche un’ulteriore occasione, nel pomeriggio, per le associazioni museali di esprimere il proprio parere, evidenziando i vantaggi e gli svantaggi per i soci e per il mercato e valutando le opportunità offerte dalla formazione di un’Associazione professionale che abbia una dimensione esclusiva o inclusiva. La giornata di studio costituirà un primo passo di attivazione di un programma che dovrà essere seguito dalle associazioni, durante il biennio successivo. Si realizzerà un instant book digitale da far circolare, immediatamente dopo la conferenza, tra tutti i soci e gli interessati. L’illustrazione e la raffigurazione delle idee, emerse ad Assisi, saranno seguite dalla raccolta di nuove proposte entro il 2014, e infine dalla discussione dei risultati e dalla sintesi esecutiva che si prevede di concludere entro il 2015. Le associazioni museali italiane con un progetto di coesione, condivisione e collaborazione, si propongono, dunque, di agire incisivamente nella difficile situazione lavorativa e gestionale dei musei del nostro paese.

http://www.amaci.org

Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito di Amaci


EVENTI

MARCHE

Da Rubens a Maratta dal 29 giugno al 15 dicembre 2013

Il 29 giugno 2013, a Osimo, aprirà i battenti la grande mostra "da Rubens a Maratta", a cura di Vittorio Sgarbi, voluta dal Comune di Osimo e dalla Regione Marche per promuovere e approfondire la conoscenza del Seicento nelle Marche e valorizzarne l’immenso e sommerso patrimonio culturale. Sarà un importante appuntamento con l'Arte e con la Storia volto a far riemergere dall’ombra opere dimenticate o inedite che testimoniano la vitalità della realtà pittorica di questo territorio. Come e perché capolavori straordinari di Maestri che possiamo definire internazionali sono giunti nelle Marche? Quali artisti, nati o vissuti in questa Regione, da considerare a tutti gli effetti “marchigiani”, hanno contribuito a determinare la cultura artistica del Barocco? Pomarancio, Rubens, Bernini, Reni, Guercino, Gentileschi, Preti, Vouet, Solimena, i marchigiani Cantarini, Guerrieri, Sassoferrato, e in particolare Maratta, l'universalmente celebrato pittore di Camerano di cui ricorre proprio nel 2013 il terzo centenario della morte: tutti riuniti in Osimo. Una imponente e suggestiva rassegna, che include l’esposizione anche di pregiati arazzi, sculture ed oreficerie sacre, con l’intento di indagare sull’intensa attività artistica che nel corso del Seicento ha interessato la realtà di Osimo e della Marca di Ancona: una vasta area che dalla zona costiera, con gli antichi centri di Osimo, Ancona, Loreto, Senigallia, Camerano, ma anche Pesaro e Fano, si inoltra lungo le valli nell’entroterra fino a toccare le città di Fabriano, Serra San Quirico e Sassoferrato. Sarà un evento di rilevanza internazionale in ragione dei grandi nomi coinvolti e degli straordinari capolavori presentati. Verrà offerta l'opportunità di approfondire la conoscenza di un periodo storico così ricco di novità nella elaborazione dei linguaggi artistici, attraverso gli itinerari previsti: uno che si snoda all'interno della città di Osimo, l’altro nei luoghi del territorio segnati dai più rappresentativi artisti dell'epoca. Nelle contigue sedi espositive del Museo Civico e di Palazzo Campana, nel centro storico osimano, saranno riunite più di cento opere provenienti dal territorio regionale, da Collezionisti privati e dai più importanti Musei Nazionali che conservano testimonianze legate alla cultura figurativa delle Marche. Un'ampia sezione verrà dedicata all’opera di Carlo Maratta per celebrare il pittore marchigiano di fama internazionale, nato a Camerano nel 1625 e morto a Roma nel 1713, tanto apprezzato dalle Corti Europee e dalle più alte Gerarchie Ecclesiastiche da diventare il modello estetico per eccellenza nel passaggio fra Seicento e Settecento.

Osimo Museo Civico - Palazzo Campana ORARI: dal 29 Giugno al 30 Settembre : lunedì 16.30 - 20.30 / da martedì a giovedì 10.00-13.00 || 16.30 - 20.30 venerdì 10.00-13.00 || 16.30 - 23.00 / prefestivi e festivi 10.00 - 23.00 Ottobre Novembre Dicembre: da martedì a venerdì 9.30 - 12.30 || 16.00 - 19.00 / prefestivi e festivi 10.00 - 19.00 lunedì chiuso Ingresso Euro 8,00 http://www.mostrabarocco.it/ Le immagini e i testi di queste pagine sono tratte dal sito www.mostrabarocco.it


L’opinione Laura Coppa

AR[t]CEVIA C’È! Medioevo contemporaneo: spunti di riflessione (parte prima) Prendete un paese dell’entroterra marchigiano con una vastità territoriale tale da farlo entrare di merito in uno dei comuni più vasti d’Italia e conditelo con una densità popolare pari a quella della Nuova Zelanda (meno di 4.000 abitanti per oltre 126 kmq). Alla fine, ad esaltazione del tutto, aggiungete il fatto che l’età media della popolazione è over 70. Ora, prendete AR[t]CEVIA, il Festival d’arte contemporanea che per oltre 2 mesi invade l’intero territorio e metteteci dentro libere riflessioni artistiche evidentemente scaturite da un periodo storico: i discussi mocassini rossi di Papa Ratzinger, l’intera successione papale a contornare una croce di chiodi, una libera citazione de “La creazione di Adamo” del Michelangelo dove però, le parti del creatore e del creato vengono ribaltate. Metteteci un giovane artista che si impicca con tanto di diario in cui spiega i motivi del gesto e il relativo funerale, oppure, un uomo qualunque che si spara alla tempia lasciando a testimonianza del gesto una lettera di Equitalia. Infine, metteteci pure un’installazione composta da cento scale a simboleggiare la vita, ma sulla cui cima, in realtà, non c’è nulla ad attenderci. Storie di tutti i giorni, insomma. Notizie da quotidiani e relative riflessioni che oramai si fanno anche al bar durante l’aperitivo. Nulla di cui stupirsi, verrebbe da dire. Tuttavia, non è stato così per questa sesta edizione del Festival che si è appena conclusa. Da una parte, la popolazione guidata dal parroco locale, si è unita in una sgangherata crociata criticando l’eccesso di - non si è ben capito cosa... - realtà? Con tanto di lettera inquisitoria scritta dal suddetto prete rupestre che, nel suo curriculum artistico, vanta una profonda conoscenza dell’arte avvalorata da due esami dati all’Università, oltre ad essere grande estimatore dell’arte Rinascimantale del paesello. Dall’altra, gli oltre 6000 visitatori (più della popolazione!) ha difeso a spada tratta le opere messe in discussione, riconoscendo in esse nient’altro che scene che, purtroppo, sono ormai parte di una malata quotidianeità sociale, ma con un punto forte in più: “è pur sempre arte, finzione, sono di fronte a un oggetto inanimato, posso dunque osservarla e riflettere, prendere atto di ciò a cui si ispira.” Spostiamoci adesso a circa 40 km dalla zona del preappennino verso l’Adriatico, anzi, siamo proprio sul mare: Senigallia. In ordine cronologico: si sono sollevate dure critiche da parte delle mamme prima e dei papà poi, quotidiani locali intasati da lettere di protesta, una missiva inviata a Papa Francesco scritta dal pugno tremante di un nonno spaventato per l’effetto negativo e deviante che una simile cosa potrebbe nel tempo provocare sulle innocenti e candide membra della sua creatura di seconda generazione. L’imputato non è altro che un murales (bellissimo, per altro) che ritrae il volto ammiccante e fiero di Cicciolina stampato in un grigio e scalcagnato muretto di fronte a una scuola materna.

Per info sul festival: www.artcevia.org Per info ospitalità e territorio: www.artceviaweb.it


EVENTI

MOLISE Castello di Capua a Gambatesa. Visioni cromatiche

L'antica strada che conduce dai profili montuosi molisani verso la distesa del Tavoliere di Puglia, nel punto in cui la Valle del Tappino confluisce nel territorio del Fortore, è dominata dal castello di Gambatesa. La nascita del feudo di Gambatesa, e probabilmente della struttura fortificata, va fatta risalire all'epoca dell'invasione longobarda. Con l'avvento degli Aragonesi, il feudo passò ad Andrea di Capua, duca di Termoli e fu in questo periodo che il castello fu trasformato da fortilizio in splendida residenza rinascimentale. Il castello oggi si sviluppa su quattro livelli, il più importante dei quali è il secondo, il piano nobile, caratterizzato dagli splendidi affreschi cinquecenteschi commissionati dall'allora feudatario, Vincenzo I di Capua d'Altavilla, e realizzati da Donato da Copertino o Decumbertino. Dell'artista poco si conosce, si può supporre soltanto che fosse stato allievo del Vasari a Roma alla fine degli anni quaranta del Cinquecento. Nonostante la scarsa conoscenza della formazione e dell'attività del loro autore, gli affreschi realizzati nel castello di Gambatesa possono considerarsi tra le pitture cinquecentesche di carattere mitologico più importanti del Regno di Napoli. Nelle nove sale del castello Decumbertino si esibisce in un repertorio talmente vasto di figurazioni e di richiami alle Metamorfosi di Ovidio da determinare l'immersione totale del visitatore nelle sue costruzioni visionarie. Dal ratto di Europa a scene di battaglie, dai paesaggi

ispirati ai resti monumentali della Roma antica alle rappresentazioni delle Virtù, dalle costruzioni in trompe l'oeil ai richiami di decorazioni egiziane, dai medaglioni con i busti di Traiano e Domiziano alle cornucopie, dalle cariatidi che reggono immaginarie architetture alle decorazioni vegetali intrecciate a falsi pergolati, tutto contribuisce a creare un mondo fantastico che avvince l'ospite. È molto probabile che dietro le scelte iconografiche si celi la volontà del committente di celebrare le virtù sue e del proprio casato. Così, ad esempio, nella Sala del Camino il guerriero ritratto nel clipeo potrebbe essere identificato come Giovanni di Capua, che nel 1495 sacrificò la propria vita per salvare quella di Re Ferdinando II d'Aragona. Oppure nella Sala dell'Incendio dove i paesaggi allegorici rimandano a significati morali e sociali identificativi del ruolo di Vincenzo di Capua. Ti invitiamo allora a scoprire i significati nascosti dietro le tante figurazioni dai colori ricchi e vivaci che colpiscono prima gli occhi e rapiscono poi la mente.

Castello di Capua - Via Eustachio, 7 - Gambatesa

Apertura: Lunedì / Sabato: 09:00-13:00 - Domenica: 09:00-13:00 e 15:00-19:00 - Chiuso il Lunedì Contatti: Telefono: 0874 719261 / Fax: 0874 431351 - sbsae-mol@beniculturali@it Le immagini, i testi di queste pagine sono prelevati dal sito della Provincia di Campobasso


IMMAGINE DEL VESPRO Il dolore e la speranza: arte sacra al Santuario dell’Addolorata Mostra storico artistica e collettiva d’arte sacra contemporanea La mostra Immagine del Vespro, organizzata da Don Massimo Muccillo, Vicario Episcopale per il Santuario, coordinata dall’artista Giovanni Antonioli, e curata dallo storico dell’arte Tommaso Evangelista, prende il titolo dalle cosiddette Vesperbild, le piccole sculture in legno, nate in area tedesca nel 1300, che rappresentano la Pietà e il cui nome si riferisce all’uso, all’ora dei Vespri del Venerdì Santo, di meditare sulle cinque piaghe di Cristo morto che giace sulle ginocchia della Madre. Il legame, naturalmente, è con l’immagine dell’Addolorata come si è mostrata tante volte durante le apparizioni promuovendo anche un’iconografia del tutto nuova nell’emblematico gesto “sacerdotale” di offerta. Tale rappresentazione fu fissata sulla tela, per la prima volta, nel 1889 dal pittore romano Giovanni Battista Gagliardi e questa immagine, oggi in mostra, è diventata la riproduzione canonica degli eventi di Castelpetroso. Nell’esposizione si è voluto affrontare, allora, proprio il problema legato all’origine della prima immagine presentando tutte le opere presenti in Santuario che potessero ricostruire il percorso dell’icona. Parimenti si è voluto dare all’evento un taglio storico allestendo, per la prima volta, un percorso documentario sull’arte nel Santuario. [...] Infine, poiché deve rimanere sempre forte il legame tra la storia e il presente, si è dedicata una sezione alla collettiva d’arte. Una selezione dei migliori artisti molisani, pittori, scultori, ebanisti, che si sono confrontati con tematiche religiose o con la stessa immagine dell’Addolorata, ci aiuta a comprendere come il legame con le forme e la rappresentazione non deve essere mai smarrito se si vuol comunicare i messaggi dell’arte sacra autentica. [...] Lo studio nato in preparazione della mostra ha tentato di legare gli eventi delle apparizioni all’idea stessa di forma, analizzando l’iconografia (con i suoi modelli) e la fortuna critica dell’immagine dell’Addolorata; parimenti è stata fatta una ricerca mirata su fonti e documenti per ricostruire la storia artistica del Santuario, le tante testimonianze presenti nella chiesa e i diversi artisti che vi hanno operato, per dare una visione quanto più possibile organica dell’arte sacra in Molise come sintetizzata in questo luogo di fede. A conclusione l’idea di fondo dell’intera mostra, e degli studi, è stata quella di aver voluto creare, visivamente e concettualmente, una linea di continuità tra tutte le esperienze artistiche legate al Santuario per restituire una volta per tutte, alla critica e al fruitore, un fondamentale e purtroppo poco conosciuto frammento di storia artistica molisana.

Mostra fotografica Santuario dell’Addolorata a cura di Officine Cromatiche fotoamatori Isernia Centro don Nicola Lombardi, Santuario dell’Addolorata Via Santuario 40, Castelpetroso (IS) 20 settembre – 26 ottobre 2013 Orari di apertura: da lunedì a venerdì 9.30-13.00 sabato e domenica 9.30-13.00 15.30-19.00 INGRESSO LIBERO

15.30-18.00


FRANCO MARGARI

Centro Culturale ARIELE Arte Contemporanea 100 + 100 ARTISTA PARTECIPANTE ALL’INIZIATIVA 100 +100 (100 ARTISTI ITALIANI + 100 ARTISTI STRANIERI), PREVEDE LA REALIZZAZIONE DI UN CATALOGO ON-LINE DA PROMUOVERE IN TUTTE LE REGIONI ITALIANE E NEL RESTO DEL MONDO. PER ULTERIORI INFORMAZIONI : info@galleria-ariele.com - tel. 011.20 73 905


L’opinione

To m m a s o E v a n g e l i s t a Sara Iafigliola

Le sue opere si contraddistinguono per la riconoscibilità e la ripetizione di segni specifici che trovano sulle tele e le tavole dinamiche nascoste: le stecchette di legno, scelte per la semplicità e l’elementarità della forma, assumono disposizioni apparentemente casuali ma impostate su leggi interne specifiche, diventando elementi grammaticali di un linguaggio nascosto. L’artista, dopo aver studiato determinate strutture attraverso disegni, comincia a lavorare partendo da sinistra per aggiunta di segni-oggetti secondo numeri ricorrenti (24 e 7), gestiti di volta in volta in insiemi differenti. La ripartizione della superficie, pertanto, pur basandosi su logiche matematiche interne, nasce per intuizione momentanea, attraverso un libero gioco formale di segnali e colori: solo a conclusione viene ad assumere un titolo il quale poi altro non è che residuo poetico dell’azione. L’introduzione di forme dissimili, come nel caso dei dischetti di legno, successivamente argentati, di Era la luna conduce l’opera sulla soglia di un paesaggio apparentemente astratto e minimale ma estremamente evocativo nella collocazione degli elementi. Nel caso della serie

Incontri il processo è sempre di addizione di segni anche se in questo caso all’aggiunta di un elemento tridimensionale l’artista preferisce la traccia, in virtù della fossilizzazione sul piano dell’impronta dello stesso stecchetto imbevuto di colore. Non più costruzione e disposizione regolare bensì sottrazione e sovrapposizione di segmenti minimali seguendo le compenetrazioni delle orme. Anche il colore, in tutto ciò, concorre a dare coerenza all’opera. I fondi sono quasi sempre neri opachi omogenei (raramente l’artista lavora su piani di colori accesi) mentre, per le tracce, le tinte principali sono il rosso, il nero lucido, il bianco e il grigio poiché l’importanza data alla forma deve essere esaltata dalla componente cromatica e pertanto solo con una combinazione di tali colori è possibile far percepire l’opera nel suo incontro di elementi. Tratto dal testo I colori dei pensieri per la personale di Sara Iafigliola presso la galleria Officina Solare di Termoli


EVENTI

LAZIO

La Transavanguardia

Achille Bonito Oliva, Enzo Cucchi, Francesco Clemente, Inaugurazione Sabato, Italia Germania, Lun Sab, Mimmo Paladino Paduli, Paladino Opere, Sandro Chia La Transavanguardia Data: il 18 febbraio 2013 al 15 febbraio 2014 Orario: 10:00 - 17:00 Città: Capena Luogo: Art Forum Telefono: 06 90103800 Indirizzo: Viale della Buona Fortuna, 2 eMail: art.forum@wuerth.it Web: artforumwuerth.it Tra Lüpertz e Paladino – Opere nella Collezione Würth Mostra Collettiva La mostra riunisce circa sessanta lavori, tra dipinti e sculture, degli artisti Mimmo Paladino e Markus Lüpertz, tra i maggiori rappresentanti della Transavanguardia. Teorizzato dal critico Achille Bonito Oliva, questo movimento artistico fu presentato ufficialmente nel 1980, raggruppando gli artisti Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De Maria e Mimmo Paladino. Markus Lüpertz (Liberec, 1941) è pittore, scultore e poeta, nel suo lavoro si intrecciano molteplici suggestioni derivanti dal mito, dai grandi maestri del passato e dalla letteratura, ma il suo universo di forme è indipendente, rispondendo unicamente alla visione del proprio creatore ed alle leggi interne alla realtà pittorica. L’opera del pittore e scultore Mimmo Paladino (Paduli, 1948) è guidata da una grande libertà e ricchezza di riferimenti, legati sia all’esperienza personale sia alla storia dell’arte e della cultura. Nella sua opera vivono in simbiosi figurazione ed astrazione, confluendo in un universo di segni enigmatici e misteriosi. La datazione delle opere permette di seguire, tra affinità e specificità, in un ideale dialogo Italia – Germania, le diverse fasi della carriera dei due artisti fino al primo decennio degli anni Duemila. Domenica e festivi chiuso Ingresso gratuito Le immagini, i testi di queste pagine sono prelevati dal sito artforumwuerth.it


ROBERTO BORRA

Centro Culturale ARIELE Arte Contemporanea 100 + 100 ARTISTA PARTECIPANTE ALL’INIZIATIVA 100 +100 (100 ARTISTI ITALIANI + 100 ARTISTI STRANIERI), PREVEDE LA REALIZZAZIONE DI UN CATALOGO ON-LINE DA PROMUOVERE IN TUTTE LE REGIONI ITALIANE E NEL RESTO DEL MONDO. PER ULTERIORI INFORMAZIONI : info@galleria-ariele.com - tel. 011.20 73 905


EVENTI

ABRUZZO Il gran fuoco di Aligi Sassu

(60 ceramiche e sculture dal 1939 al 1989) E’ prorogata fino al 12 di ottobre l’esposizione delle ceramiche di Aligi Sassu donata al Museo delle Ceramiche di Castelli dal noto collezionista Alfredo Paglione. A fianco di preziosi manufatti che risalgono fino al medioevo, prodotti in Castelli dai grandi maestri dell’arte ceramica, si è aggiunto nello storico Museo il valore, notevole, delle 200 opere del Maestro. Considerato, a ragione, uno dei più importanti artisti del novecento italiano, Aligi Sassu trovò nella ceramica, così come molti altri grandi artisti del secolo scorso, “materia” di ispirazione per la realizzazione di importanti e significative opere plastiche. Nelle sale dedicate al Maestro sono allestite le 200 opere provenienti dalla collezione di Alfredo e Teresita Paglione: una raffinata, quanto valevole selezione di opere fra cui il Cavallino marino, l’opera ceramica più importante di Aligi Sassu e l’Arlecchino azzurro, di cui si presentano anche i relativi esemplari in bronzo; il servizio da tavola I cavalli del mare in blu Vecchia Savona; l’alzata e le quattro zuppiere policrome con scene di cavalli e palafrenieri e i grandi piatti (14 pezzi unici) con scene di “cavalli” e “maison tellier” che nel 2009 troveranno una collocazione stabile e definitiva.

Castelli, Museo delle Ceramiche Contrada Convento (TE) Telefono: 0861979398 17 luglio 2013 - 12 ottobre 2013 Orario: giovedì e venerdì 10-13 sabato e domenica 10-13.e 15-18 http://www.beniculturali.it/

Un rapporto privilegiato fu quello fra Alfredo Paglione e Aligi Sassu: oltre quarant’anni di amicizia e stima professionale. Insieme si recano nel 1958 ad Albisola, da sempre uno dei centri più importanti e di tradizione nel panorama della ceramica d’arte in Europa ed anche luogo d’incontro di numerosi poeti fra cui Tullio Mazzotti, Salvatore Quasimodo, Enzo Fabiani; scrittori quali Mario De Micheli e Milena Milani, artisti italiani e stranieri fra cui Lucio Fontana, Enrico Baj, Luigi Broggini, Giuseppe Capogrossi, Roberto Crippa, Agenore Fabbri, Salvatore Fancello, Emilio Scanavino, Karel Appel, Corneille, Asger Jorn, Wilfredo Lam. Nel clima mitteleuropeo di quegli anni nascono le ceramiche di Sassu della collezione Paglione che rivelano l’operosità del Maestro nell’ambito di questo settore; un lavoro senza soluzione di continuità, dove Sassu coniuga indistintamente la serialità di certe soluzioni “produttive” - i servizi da tavola e le serie di piatti in terraglia dipinti in policromia - e le opere uniche, grandi piatti o sculture in maiolica o terracotta. Il lavoro e le influenze di un importante centro della ceramica del Novecento come è stata Albisola Marina, sono testimoniate da opere di grande valore artistico come il Cavallino marino (1939) e il servizio da tavola I cavalli del mare in blu “Vecchia Savona” del 1949, realizzati entrambi nella manifattura Ceramica Mazzotti del futurista Tullio d’Albisola.

Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo


EMILIO GRECO 29 giugno 2013 - 29 settembre 2013 La Fondazione Carichieti celebra il centenario della nascita di Emilio Greco (Catania 1913-Roma 1995) presentando nelle sale di Palazzo de’ Mayo a Chieti, in collaborazione con gli Archivi Emilio Greco di Roma e con l’Opera del Duomo di Orvieto, una grande mostra di sculture e disegni dal titolo “Emilio Greco. La vitalità della scultura” che documenta quasi quarant’anni di inesausta attività creativa, dal 1947 al 1983. Sarà questo un evento particolarmente rappresentativo nel contesto di una serie di importanti mostre che, sotto l’egida di un prestigioso Comitato per il centenario della nascita di Greco, renderanno omaggio al grande artista anche ad Orvieto (dal 22 giugno, nel Museo Emilio Greco), Roma (Museo di Roma in Palazzo Braschi) e Londra (Estorick Collection of Modern Italian Art). La mostra, curata da Gabriele Simongini e centrata sul tema del corpo nell’opera di Greco, presenterà sedici sculture fra bronzi, terrecotte, gessi e cementi, oltre ad un pregevole gruppo di 26 disegni di soggetto sportivo. Le opere provengono dagli Archivi Greco di Roma, dal Museo Emilio Greco di Orvieto e da collezioni private. Greco è stato senza dubbio uno dei maggiori scultori italiani del secondo ‘900, come ha sancito anche il Gran premio per la scultura alla Biennale veneziana del 1956. La sua fama è internazionale e le sue opere sono, tra l’altro, conservate nei più prestigiosi musei di tutto il mondo, dalla New Tate Gallery di Londra all’Ermitage di San Pietroburgo, dal Museo Puskin di Mosca all’OpenAir Museum di Hakone, dai Musei Vaticani alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, solo per citarne alcuni. Fra i suoi lavori più celebri basta ricordare le Porte della Cattedrale di Orvieto, il monumento a Papa Giovanni XXIII in San Pietro, il monumento a Pinocchio di Collodi. Nel contesto di una ricerca essenzialmente figurativa, Greco ha però saputo rinnovare costantemente la forma plastica per raggiungere una pienezza e totalità di vita (evidente ad esempio nelle sensuali figure femminili) che costituisce forse la sua qualità essenziale. Il grande scultore catanese ha così conquistato una cifra totalmente personale muovendosi liberamente ed originalmente fra un ampio panorama di riferimenti: la scultura etrusca, laritrattistica romana, il manierismo (il Giambologna, ad esempio), il barocco, le ricerche di Arturo Marini, Marino Palazzo De Mayo Indirizzo: largo Martiri della Libertà - Chieti Telefono: 0871 359801 Fax: 0871 568203 E-mail: set@fondazionecarichieti.it Sito web: http://www.fondazionecarichieti.it/

Marini, ma anche di Moore e Pevsner. Dall’opera scultorea di Greco promanano una profonda carica di umanità, una misura classica e una dolce sensualità, nonché una vena malinconica, che rivelano un’attitudine lirica confermata anche dalla sua vocazione di poeta, sia pur umile ed appartato a cospetto della sua attività maggiore. Il catalogo, edito da Allemandi, conterrà le riproduzioni delle opere esposte a Chieti, i saggi di Gabriele Simongini ed Elisabetta Cristallini ed un ricordo di Antonella Greco (figlia dell’artista), oltre ad una sezione relativa alla mostra di Orvieto incentrata sull’arte sacra del Maestro e curata da Alessandra Cannistrà (curatore del Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto) con un saggio di Francesco Buranelli.

Costo del biglietto: gratuito Orario: martedì - domenica 19 - 23 - Lunedì chiuso

Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo


EVENTI

PUGLIA

Dipinti tra rococò e neoclassicismo da Palazzo Chigi in Ariccia e da altre raccolte 22 settembre 2013 - 15 dicembre 2013

La mostra è dedicata alla memoria di Fiammetta Luly Lemme Sabato 21 settembre 2013, alle ore 19 nel Palazzo Ducale dei Castromediano di Cavallino di Lecce, verrà inaugurata la mostra Dipinti tra rococo’ e neoclassicismo da Palazzo Chigi in Ariccia e da altre raccolte. Promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Cavallino, grazie all’impegno dell’On.le Gaetano Gorgoni e la partecipazione del P.pe Fulco Ruffo di Calabria, la mostra si pone in continuità ideale ed è una prosecuzione in termini didattici e storico-artistici della mostra Dipinti del Barocco romano da Palazzo Chigi in Ariccia, tenutasi a Cavallino di Lecce tra settembre e dicembre 2012, circoscritta alla pittura romana del Seicento. La presente esposizione si volge invece alla pittura del Settecento, il secolo dei lumi, l’età d’oro del Grand Tour d’Italie, che ebbe in Roma un focale centro attrattivo per artisti e viaggiatori. Tuttavia, oltre a pittori attivi nella capitale pontificia, sono presenti in mostra anche esponenti di altre scuole, soprattutto meridionali, provenienti o attivi nel Regno di Napoli, altro grande centro culturale del ‘700. Le opere esposte provengono in buona parte da Palazzo Chigi in Ariccia, sia dalla collezione Chigi, che dalle donazioni Ferrari, Laschena e soprattutto Lemme. La collezione Lemme, che segue l’evoluzione della pittura romana in particolare dal Rococò fino al Neoclassicismo, costituisce la struttura connettiva del Museo del Barocco Romano di Palazzo Chigi, che ha acquistato con la donazione dei coniugi Fabrizio e Fiammetta Lemme del 2007 particolare forza e coerenza. La mostra è dedicata alla memoria dell’avvocato Fiammetta Luly Lemme, collezionista e storica dell’arte, scomparsa nel 2005. Sono presenti anche opere inedite provenienti dalla collezione privata di Fabrizio Lemme, “l’avvocato dell’arte”, e da altre raccolte. A partire dal fondamentale contributo di Voss del 1924, basato su una visione estremamente dilatata del Barocco che arrivava fino a Mengs, numerosi sono stati gli studi che hanno inquadrato in maniera più specialistica e restrittiva la pittura del ‘700. Vari studiosi hanno cercato di definire la pittura romana del secolo, tra “Barocchetto”, “Tardo-barocco”, “Rococò classicista”, “Proto-neoclassicismo”, “Classicismo arcadico”, fino alla coerente affermazione del vero e proprio Neoclassicismo, manifestatosi compiutamente a partire dagli anni ’80, con gli arrivi di Jacques-Louis David ed Antonio Canova. Effettivamente l’eredità del Barocco fu dura a morire, come ben dimostra il capolavoro del siciliano Francesco Manno raffigurante Carlo Marchionni presenta a Pio VI il progetto per la Sagrestia di San Pietro, appartenuto al papa, che è una fastosa allegoria delle sue virtù.

Palazzo Ducale dei Castromediano - Cavallino di Lecce Mostra a cura di: Francesco Petrucci Collaborazione: Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Lazio Inaugurazione: 21 settembre 2013, ore 19 Durata: dal 22 settembre al 15 dicembre 2013 Orari: 9,30-12,30/16,30-20,00, chiuso il lunedì Ingresso libero

ufficiocultura@comune.cavallino.le.it

Le immagini e i testi di queste pagine sono tratte dal sito del Ministero per i Beni e le Attività Culturali


Con la mostra PAPER, la Primo Piano LivinGallery, ha il piacere di presentare un progetto ambizioso dedicato alla carta, con opere di artisti nazionali ed internazionali. Nel palazzo che ospita la galleria, nelle sale attigue a quelle adibite alle esposizioni, c’è la Primo Piano Atelier, un laboratorio artigianale dedicato allo studio e alla pratica delle tecniche della Grafica d’Arte. PAPER è suddivisa in tre sezioni: Grafica d’Arte, Illustrazione, Poesia Visiva. La mostra comprende opere che risalgono ad un arco di tempo che va dal 1980 ad oggi. La mostra si pare con l’intervento di SALVATORE LUPERTO, direttore del Museo MACMa a Matino (Lecce), che presenterà il video “SAL SAL INA SAL ENTO, il mito della Poesia Visiva” e con la performance “Voce” dell’artista di poesia visiva e sonora LILIANA EBALGINELLI. Note sul video in proiezione: “SAL SAL INA SAL ENTO, il mito della Poesia Visiva” è un prezioso documento audiovisivo, presentato al Museo MACMa di Matino (Lecce), in occasione del Cinquantenario dalla nascita della Poesia Visiva. Il video, curato da Salvatore Luperto, è stato realizzato grazie alla collaborazione di Giovanni Giangrande, Liliana Ebalginelli e Biagio Putignano. Il filmato, sponsorizzato dalla Banca Popolare Pugliese, recensito da Lamberto Pignotti, già presentato il 22 Maggio 2013 dal noto critico Claudio Cerritelli presso l’Accademia

di Brera di Milano, nella Biblioteca Comunale di Tuglie (Le), all’Accademia BB.AA di Roma è attualmente inserito nei programmi delle iniziative culturali (in luoghi istituzionali e non) delle città di Firenze e di Palermo. Dalla premessa di Salvatore Luperto: “Nel 1963 alcuni giovani intellettuali, poeti, artisti, musicisti, filosofi, animati di spirito critico, fondano a Firenze il Gruppo Settanta e attuano una battaglia semiotica contro il potere costituito e il cosiddetto “quarto potere” attraverso una nuova lingua mutuata dal linguaggio della civiltà tecnologica e dai mass-media. Eugenio Miccini, Lamberto Pignotti e poi Michele Perfetti, Lucia Marcucci, Roberto Malquori, prelevano immagini e testi da altri contesti (riviste, manifesti, rotocalchi, pubblicità) e cancellandoli o associandoli ad altri segni, scritte e parole ne manipolano il significato, smascherando l’autentico obiettivo della stampa e della sua capziosa pubblicità. Con lucida ironia criticano la società e i sistemi di comunicazione, attraverso la decontestualizzazione e la scomposizione delle immagini che reinterpretate vengono ricomposte in nuovi e più convincenti significati poetici. Dopo cinquant’anni, questo storicizzato e consolidato evento, viene proposto decontestualizzato dai consueti topos (libri, cataloghi, riviste, mostre, musei) e ricontestualizzato nella Salina dei Monaci della Palude del Conte di Torre Colimena, nel Salento.

Primo Piano Living Gallery


EVENTI

BASILICATA

Incisioni di Raoul Dufy a Castronuovo di Sant’Andrea 9 Settembre - 8 Dicembre 2012 A Castronuovo Sant’Andrea, nelle sale del MIG. Museo Internazionale della Grafica e nella Biblioteca Comunale Alessandro Appella, la mostra di Raoul Dufy che continua il lavoro di informazione iniziato il 20 agosto 2011 con la storia della grafica europea e proseguito con Mirò, Degas, Renoir - Gentilini, Bonnard - Strazza e Matisse Accardi. Poiché il MIG convive con la Biblioteca, ogni incontro è all’insegna di un libro, una mostra. Questa volta tocca a Raoul Dufy (Le Havre 1877, Forcalquier 1953), un altro nome celebre della storia dell’arte, e al volume di Jean Anthelme Brillat-Savarin, Aphorismes et Variétés, illustrato con 20 incisioni originali stampate da De Brunel a Parigi nel 1940 per “Les Bibliophiles du Palais” che, per il testo, si servivano dei torchi di Fequet et Baudier. La mostra, a cura di Giuseppe Appella, attraverso le incisioni di Dufy e immagini, documenti, libri, cataloghi, film, mette in luce tutto questo lavoro anche in relazione all’attività didattica che, all’insegna di “La cultura del cibo lucano”, il MIG intende svolgere, per tutto l’autunno, dedicandola ai bambini e ai ragazzi dei paesi gravitanti nel Parco del Pollino e di quelli limitrofi.

MIG Museo Internazionale della Grafica - Biblioteca Comunale Alessandro Appella Palazzo dell’Antico Municipio - Piazza Guglielmo Marconi, 3 - 85030 Castronuovo Sant’Andrea (PZ) Tel. 0973. 835014 - email: mig-biblioteca@libero.it Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito della Regione


MARTA BETTEGA

Centro Culturale ARIELE Arte Contemporanea 100 + 100 ARTISTA PARTECIPANTE ALL’INIZIATIVA 100 +100 (100 ARTISTI ITALIANI + 100 ARTISTI STRANIERI), PREVEDE LA REALIZZAZIONE DI UN CATALOGO ON-LINE DA PROMUOVERE IN TUTTE LE REGIONI ITALIANE E NEL RESTO DEL MONDO. PER ULTERIORI INFORMAZIONI : info@galleria-ariele.com - tel. 011.20 73 905


MICHELE COCCIOLI

Centro Culturale ARIELE Arte Contemporanea 100 + 100 ARTISTA PARTECIPANTE ALL’INIZIATIVA 100 +100 (100 ARTISTI ITALIANI + 100 ARTISTI STRANIERI), PREVEDE LA REALIZZAZIONE DI UN CATALOGO ON-LINE DA PROMUOVERE IN TUTTE LE REGIONI ITALIANE E NEL RESTO DEL MONDO. PER ULTERIORI INFORMAZIONI : info@galleria-ariele.com - tel. 011.20 73 905


L’opinione Francesco Mastrorizzi Venosa tra storia e cultura Pochi luoghi possono vantare un passato carico di storia e cultura come Venosa, cittadina situata nel nord della Basilicata ai confini con la Puglia. Da quando nel 291 a.C. i Romani, dopo aver scacciato i Sanniti, fondarono la colonia latina di Venusia, in onore della dea dell’amore Venus, hanno lasciato le loro tracce in questo luogo molteplici popoli e civiltà (Longobardi, Saraceni, Normanni, Svevi, Aragonesi), nonché personalità artistiche di rilievo nel campo della poesia, della musica e della pittura. La memoria di questa lunga vicenda storica dimora soprattutto nei monumenti di Venosa: gran parte delle testimonianze del suo passato sono conservate nel tessuto urbano, straordinario esempio di continuità storica tra età romana, medioevo ed età moderna. Quasi per intero il centro storico è fatto di materiali recuperati dalle architetture civili e religiose romane e questo gioco di rimandi e intrecci, innesti e sovrapposizioni, crea il fascino della città. Chi ha la fortuna di visitare Venosa può percepire, incamminandosi per strade e vicoli, la muta presenza del tempo, sedimentato in tantissime emergenze architettoniche, dalle chiese ai palazzi nobiliari alle tante fontane sparse per il centro. Le tracce più significative della colonia latina sono individuabili nell’attuale parco archeologico, che conserva reperti compresi tra il periodo della Roma repubblicana e l’età medievale. Nella stessa area attrazione di grande valore è senza dubbio il complesso della S.S. Trinità, sorto su di un insediamento paleocristiano del V-VI secolo d. C., a sua volta edificato sulle rovine di un tempio pagano. Nel 1135 i Normanni decisero di realizzare un consistente ampliamento dell’abbazia, attraverso un intervento estremamente ambizioso, che però non fu mai portato a termine. A farci immaginare l’imponente progetto restano i muri perimetrali e parte del colonnato, eretti utilizzando

materiali sottratti all’anfiteatro romano, che costituiscono quella che è nota a tutti come l’Incompiuta. Nella parte opposta del centro storico, invece, spicca maestoso il Castello Aragonese con le sue quattro torri cilindriche, costruito nel 1470 per ordine del duca Pirro del Balzo e trasformato nel Seicento in dimora signorile. La città, non bisogna dimenticare, ha dato i natali a due grandi poeti: il celeberrimo Quinto Orazio Flacco, maestro di eleganza stilistica e placido epicureo amante dei piaceri della vita, e Luigi Tansillo, uno dei più eminenti poeti del petrarchismo meridionale, da alcuni ritenuto il creatore del dramma pastorale. Altri venosini illustri sono il sommo madrigalista Carlo Gesualdo, musicista geniale e compositore eccentrico, da molti considerato un autentico precursore della musica moderna, e i pittori Giacomo Di Chirico e Andrea Petroni. Tutto quanto ha dato lustro a Venosa nei secoli dovrebbe farne al giorno d’oggi una città fondata sul turismo e sulla cultura. In realtà questa rimane soltanto una speranza. Infatti i visitatori che ogni anno visitano la cittadina oraziana sono in numero nettamente inferiore rispetto alle sue reali potenzialità. Negli ultimi decenni poche o nulle sono state le azioni politiche sia locali sia regionali volte a favorire l’accrescimento degli afflussi turistici. Apatia che ha coinvolto gli stessi cittadini di Venosa, poco inclini a promuovere di propria iniziativa delle attività di valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale che possano accrescere l’attrattività turistica e di conseguenza favorire lo sviluppo economico e culturale. Davvero un peccato per una città che potrebbe rappresentare una interessante meta turistica per un ampio pubblico culturalmente attento e curioso.


EVENTI

CAMPANIA

DAL VATICANO A CASERTA: VANVITELLI E I SUOI ANGELI 3 luglio – 4 novembre 2013 Il 3 luglio alle ore 11,30 presso la Cappella Palatina della Reggia di Caserta, si inaugurerà la mostra “Dal Vaticano a Caserta: Vanvitelli e i suoi angeli”, organizzata dalla Soprintendenza BAPSAE di Caserta e Benevento diretta da Paola Raffaella David in collaborazione con il Centro Europeo per il Turismo e Cultura presieduto da Giuseppe Lepore e grazie alla sensibile disponibilità del Presidente della Fabbrica di San Pietro in Vaticano Cardinale Angelo Comastri. L’evento si pone, dopo le tante polemiche che hanno investito la Reggia in questi ultimi giorni, come momento di condivisione nella consapevolezza dello straordinario ruolo che il Complesso vanvitelliano svolge per il territorio e nella convinzione che sia sempre possibile un dialogo produttivo tra enti impegnati per la valorizzazione di uno stesso contesto ambientale. In mostra, ospiti graditi a Caserta due grandi angeli - dipinti dal modenese Giacomo Zoboli, tra il 1742 e il 1748, come cartoni per i mosaici della cappella di Santa Maria della Colonna, una delle sette cappelle privilegiate della Basilica di San Pietro dialogheranno, muti, con quelli in marmo e stucco che ornano la Cappella Palatina, uno degli ambienti più straordinari della Reggia progettata e realizzata in massima parte da Luigi Vanvitelli alla metà degli anni cinquanta del secolo XVIII per Carlo di Borbone. E fu proprio il Vanvitelli - che all’epoca di Zoboli era architetto della Fabbrica di San Pietro, ed in gioventù si era impegnato come cartonista al Vaticano - a collaudare in una fase intermedia, il 22 settembre del 1747, il lavoro dell’artista modenese per la cappella di Santa Maria della Colonna. Un evento eccezionale questo della mostra, che per la prima volta mette in stretta connessione, attraverso la figura del grande Vanvitelli, una delle sedi più prestigiose del potere dinastico e temporale e la sede della Chiesa cattolica. Nell’occasione saranno esposti numerosi e preziosissimi paramenti sacri conservati in Reggia pianete e dalmatiche in dotazione alla Cappella Palatina o probabilmente provenienti dalle residenze reali del territorio come San Leucio e Carditello. Sarà riaperto al pubblico il piccolo Museo degli Argenti annesso alla Cappella Palatina e resi percorribili il loggiato al primo piano e la tribuna reale. Nel corso della preparazione della mostra ci sono state due interessanti scoperte. La prima: un quadro raffigurante i lavori in corso nella cava di Castronovo di Sicilia che fornì una serie di colonne per la Cappella Palatina. Il dipinto, inedito, denota nei personaggi una mano assai vicina a quella di Antonio Joli. Ritrovato in condizioni di grave degrado in uno dei depositi della Reggia, è stato sottoposto ad intervento di restauro nell’ambito dei laboratori della Soprintendenza. Nello stesso laboratorio, inoltre, era depositata una testa di putto in marmo bianco di Carrara, rinvenuta nella canna fumaria di uno dei camini della Soprintendenza. La scultura sembra molto vicina a quelle presenti nella Cappella ed anzi è ipotizzabile che possa trattarsi dell’originaria testa di uno dei due putti del Portale d’accesso, realizzati da Gaetano Salomone, reso acefalo dopo il bombardamento del settembre del 1943.

Caserta Palazzo Reale – Cappella Palatina 3 luglio – 4 novembre 2013

Orario: Tutti i giorni ore 08,30/19,30 - Martedì chiuso Chiusura biglietteria ore 18,45 – Tel.0823.448084 http://www.reggiadicaserta.beniculturali.it/ Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito della Soprintendenza


ENZO BRISCESE

Centro Culturale ARIELE Arte Contemporanea 100 + 100 ARTISTA PARTECIPANTE ALL’INIZIATIVA 100 +100 (100 ARTISTI ITALIANI + 100 ARTISTI STRANIERI), PREVEDE LA REALIZZAZIONE DI UN CATALOGO ON-LINE DA PROMUOVERE IN TUTTE LE REGIONI ITALIANE E NEL RESTO DEL MONDO. PER ULTERIORI INFORMAZIONI : info@galleria-ariele.com - tel. 011.20 73 905


EVENTI

CALABRIA

Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito di Art in Progress


TIZIANO CALCARI

Centro Culturale ARIELE Arte Contemporanea 100 + 100 ARTISTA PARTECIPANTE ALL’INIZIATIVA 100 +100 (100 ARTISTI ITALIANI + 100 ARTISTI STRANIERI), PREVEDE LA REALIZZAZIONE DI UN CATALOGO ON-LINE DA PROMUOVERE IN TUTTE LE REGIONI ITALIANE E NEL RESTO DEL MONDO. PER ULTERIORI INFORMAZIONI : info@galleria-ariele.com - tel. 011.20 73 905


DOMENICO LASALA

Centro Culturale ARIELE Arte Contemporanea 100 + 100 ARTISTA PARTECIPANTE ALL’INIZIATIVA 100 +100 (100 ARTISTI ITALIANI + 100 ARTISTI STRANIERI), PREVEDE LA REALIZZAZIONE DI UN CATALOGO ON-LINE DA PROMUOVERE IN TUTTE LE REGIONI ITALIANE E NEL RESTO DEL MONDO. PER ULTERIORI INFORMAZIONI : info@galleria-ariele.com - tel. 011.20 73 905


JINDRA HUSARIKOVA

Centro Culturale ARIELE Arte Contemporanea 100 + 100 ARTISTA PARTECIPANTE ALL’INIZIATIVA 100 +100 (100 ARTISTI ITALIANI + 100 ARTISTI STRANIERI), PREVEDE LA REALIZZAZIONE DI UN CATALOGO ON-LINE DA PROMUOVERE IN TUTTE LE REGIONI ITALIANE E NEL RESTO DEL MONDO. PER ULTERIORI INFORMAZIONI : galleriariele@gmail.com - tel. 011.20 73 905


EVENTI

SICILIA

IL MUSEO TRA STORIA E COSTUMI. OPERE DAI DEPOSITI dal 13/07/2013 al 22/09/2013 I depositi sono il cuore del museo: non si vedono, ma sono indispensabili alla sua vita. Il percorso espositivo, nell’allestimento curato da Corrado Anselmi che aveva firmato anche quello della collezione permanente, rappresenta solo la punta dell'iceberg del patrimonio custodito nella sua collezione, la parte più visibile, a cui è assegnato il compito di raccontare la storia attraverso una sintesi: la storia dell'arte, del costume, degli artisti, dei luoghi e dei collezionisti. Ma altre storie e altri percorsi possono emergere proprio dai depositi: volto in ombra, e certo non meno interessante del museo, un indispensabile serbatoio che custodisce le opere escluse, spesso principalmente per motivi di spazio. Realizzata dal Comune di Palermo in collaborazione con Civita Sicilia, la mostra Il Museo tra storia e costume - a cura di Antonella Purpura e di Fernando Mazzocca, alla Galleria d’Arte Moderna di Palermo - racconta alcune di queste possibili storie, attraverso un cospicuo numero di opere provenienti dai depositi del Museo, normalmente non visibili al pubblico. Sono in mostra, dopo un impegnativo restauro, due opere in passato esposte a Palazzo delle Aquile. Le opere in mostra evidenziano quanto ampio fosse l’orizzonte collezionistico locale: per la maggior parte opere di area siciliana, dal neoclassicismo alla straordinaria stagione del liberty fino alla metà del '900, con alcune inaspettate e inattese sorprese “forestiere”, da un sontuoso rappresentante dell'arte d'accademia torineseGiacinto Grosso - fino al frizzante pittore di genere veneto, ricercato in Europa e in America- Giacomo Favretto. L’esposizione, attraverso sette sezioni tematiche, ripercorre la storia dell'arte dell'Ottocento e del Novecento in Sicilia e in Italia. Cinque sezioni esplorano la suddivisione in “generi” che caratterizzano entrambi i secoli; una sezione è dedicata al Novecento, che metterà in crisi proprio tale suddivisione, svincolando l'arte dalla gerarchia che vedeva nella pittura di storia un genere più impegnativo del ritratto o del paesaggio, o della pittura di genere. La sezione sui nuclei storici mette invece in luce l'anima stessa dei depositi, attraverso una serie di opere rappresentative di nuclei monografici di artisti come Antonio Ugo, Domenico Trentacoste o Pippo Rizzo, di cui il museo conserva serie di opere particolarmente significative che rendono le collezioni indispensabili allo studio e alla conoscenza di questi artisti.

Galleria d'Arte Moderna -

Complesso monumentale di S.Anna Piazza Sant'Anna 21 - Palermo dal 13/07/2013 al 22/09/2013

Visitabile dal martedì alla domenica dalle ore 9.30 alle 18.30, lunedì chiuso Biglietto: 7 euro (intero), 5 euro (ridotto) Informazioni al numero 091.8431605 www.galleriadartemodernapalermo.it servizimuseali@galleriadartemodernapalermo.it Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito della Galleria d’Arte Moderna


'Azīza, la "prima" di ZAC ai Cantieri Culturali alla Zisa dal 12 luglio al 17 novembre

Tutto ha avuto inizio circa sei mesi fa, con un ex hangar all'interno dei Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo, recuperato e trasformato in un laboratorio creativo: il resto della storia, in continuo divenire, si chiama "'Azīza", prima mostra interamente prodotta da ZAC - Zisa Zona Arti Contemporanee. L'esposizione si inaugura giovedì 11 luglio alle ore 18, alla presenza del sindaco Leoluca Orlando e dell'assessore alla Cultura Francesco Giambrone, e rimane aperta dal 12 luglio al 17 novembre, dal martedì alla domenica, dalle ore 9.30 alle 18.30, con ingresso gratuito. Il punto di partenza per tutto questo è stato il progetto/ laboratorio "IN WORK_Artisti per ZAC", diventato casa per circa 67 giovani artisti, che hanno dato vita alla propria creatività, ognuno secondo il proprio

linguaggio, ma sempre sotto un unico, condiviso, tetto. Proprio loro hanno scelto il titolo per questa mostra, che scava nella memoria storica di Palermo ed unisce il termine "ziz", "fiore" in lingua punica nonché nome della città nel momento della fondazione, e "al-'Aziza", "la splendida", denominazione araba del Castello della Zisa. Il verbo "azzizzare", inoltre, indica l'arte di arraggiarsi e di trasformare, metafora per il lavoro che gli artisti hanno portato avanti dentro ZAC. La mostra ‘Azīza si svolge negli spazi dei Cantieri Culturali alla Zisa e in particolare presso ZAC, un tempo il grande padiglione delle Ex-Officine Ducrot. L’allestimento è curato dal Comitato Scientifico e da ZisaLab, laboratorio di laurea della Facoltà di Architettura coordinato da Giuseppe Marsala.

Comune di Palermo - Assessorato alla Cultura - ZAC_Zisa Zona Arti Contemporanee e Spazio Due Navate Cantieri Culturali alla Zisa via Paolo Gili, 4 - 90138 Palermo Apertura al pubblico 12 luglio - 17 novembre 2013 orari: da martedì alla domenica dalle 9,30 alle 18,30 - L’ingresso è libero. Informazioni tel. +39 0918431605 - E-mail: info@palermocultura.it - www.palermocultura.it Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito del Comune di Palermo


«Il segreto è non correre dietro alle farfalle. È curare il giardino perché esse vengano da te.» Mario Quintana

PROGETTO AURORA DELL’ ETNA

7 settembre ore 18.30 Fondazione Brodbeck Catania L’Aurora dell’Etna (Anthocharis damone) è una farfalla autoctona dell’area etnea. Il suo nome deriva dalla presenza sulle ali di una macchia arancione che ricorda il sorgere del sole, e oggi è a rischio d’estinzione a causa delle modifiche degli ambienti naturali in cui vive. La sua presenza in natura, come quella di tutte le farfalle, è un indice di qualità ambientale e rappresenta un simbolo della biodiversità del patrimonio naturale etneo. Ed è per tutelare e valorizzare questa specie che è nata la collaborazione tra gli Amici della terra e l’ Accademia di Belle Arti di Catania che ha promosso un workshop condotto dai docenti Giovanna Lizzio, Nicola Zappalà e coordinato da Marilisa Yolanda Spironello e Viviana Tarascio che ha previsto la straordinaria collaborazione, durante la fase realizzativa, della Fondazione Brodbeck, polo di riferimento per l’arte contemporanea in Sicilia. Il workshop ha previsto la realizzazione di una serie di opere che richiamassero la forma dei bozzoli e delle farfalle (prodotte negli spazi della Fondazione Brodbeck tra gennaio e febbraio 2013), di dimensioni variabili, realizzate in vetroresina, forate all’interno per permetterne la trans illuminazione notturna. E ancora una videoinstallazione, la cui tematica preponderante è stata imperniata proprio sul volo e sulla prossemica delle farfalle. Il concept che lega le opere al video rievoca il ciclo vitale di queste creature, la loro caducità che si nutre, però, di una leggerezza ineffabile e, a volte, irraggiungibile. La fascinazione subita dagli studenti, ha prodotto una ricerca estetica che ha sondato caratteristiche e peculiarità, ponendo in risalto come l’arte possa essere mezzo e strumento di espressione e di conoscenza della natura. Il video Dopo la notte sarà la prima opera ad accogliere il visitatore che poi, una volta risucchiato dentro il blu cobalto di un volo vitalistico, si addentrerà in uno spazio allestito appositamente per accogliere il resto delle opere: bozzoli/incubatrici; uteri dischiusi la cui vita contenuta si è distaccata dal bacino primigenio, divenendo presenza, entità autonoma. Ancora una volta l’Arte si configura come insostituibile trait d’union tra uomo e natura. La Fondazione Brodbeck, rispetto a questa istanza, ha risposto prontamente, in quanto punto di riferimento territoriale per la promozione artistica e cultural Progetto artistico Giovanna Lizzio Nicola Zappalà coordinamento Marilisa Yolanda Spironello Viviana Tarascio e. La mostra "La materia di un sogno. Collezione Paolo Brodbeck" sarà visitabile fino al 21 dicembre 2013 FONDAZIONE BRODBECK Inaugurazione sabato 07 settembre 2013, ore 18.30 VIA GRAMIGNANI, 93 – 95121 CATANIA Tel +390957233111 fax +390952933777 info@fondazionebrodbeck.it www.fondazionebrodbeck.it


FRANCO ERRENI

Centro Culturale ARIELE Arte Contemporanea 100 + 100 ARTISTA PARTECIPANTE ALL’INIZIATIVA 100 +100 (100 ARTISTI ITALIANI + 100 ARTISTI STRANIERI), PREVEDE LA REALIZZAZIONE DI UN CATALOGO ON-LINE DA PROMUOVERE IN TUTTE LE REGIONI ITALIANE E NEL RESTO DEL MONDO. PER ULTERIORI INFORMAZIONI : info@galleria-ariele.com - tel. 011.20 73 905


EVENTI

SARDEGNA

Verso Una Nuova Astrazione Dal 19 Gennaio al 18 Novembre 2013 La Fondazione MACC è lieta di annunciare Verso Una Nuova Astrazione, una mostra sull’arte astratta europea delle opere provenienti dalla Collezione Ermanno Leinardi e integrate dai lavori di una nuova generazione di artisti. La mostra, curata da Karina Joseph, esplora lo sviluppo dell’astrazione geometrica dal 1950 fino ai giorni nostri grazie ai recenti lavori di giovani artisti, la cui ricerca e prospettiva visiva è in linea con gli autori presenti nella collezione permanente: sia per tecniche, come l’uso di vernici, il ricorso al collage e alle stampe, sia per la presenza della figura geometrica disposta su un semplice piano. Questi elementi, combinati in schemi o liberamente disposti, sottolineano lo sfondo piano del quadro per risaltarne la sua illusoria profondità. Opere site-specific amplificano il senso di questa astrazione aprendo nuove possibilità allo sviluppo dell’astrazione geometrica. Artisti contemporanei: Alasdair Duncan, Robert Holyhead, Sara Mackillop and Giulia Ricci. Opere della Collezione permanente: Josef Albers, Carla Badiali, Nicola Carrino, Hugo Demarco, Lucio Fontana, Max Huber, Bice Lazzari, Ermanno Leinardi, Bruno Munari, Aurelie Nemours, Michel Seuphor,

Atanasio Soldati e Luigi Veronesi. La collezione permanente La raccolta dell’illustre artista italiano Ermanno Leinardi (1933 - 2006) è composta da opere appartenenti alla corrente d’arte costruttivista, informale e concreta, ed è ospitata all'interno del Museo d'Arte Contemporanea di Calasetta, inaugurato nel 2000. Elemento di spicco per lo sviluppo dell’arte astratta in Europa, Leinardi è stato co-fondatore nel 1966 del gruppo artistico Transazionale. Fondazione MACC è una nuova organizzazione non-profit, fondata dal Comune di Calasetta in collaborazione con Beyond Entropy Ltd. La Fondazione mira a diventare un epicentro per la produzione culturale e l'arte contemporanea per l’intero territorio del Mediterraneo, con mostre, residenze d'artista e attività educative durante tutto l’arco dell'anno. Il Museo d’Arte Contemporanea di Calasetta e la galleria a cielo aperto di Mangiabarche, un innovativo spazio espositivo voluto dalla Conservatoria delle coste della Sardegna, sono i luoghi dedicati a questa nuova produzione artistica.

Fondazione MACC - Museo d’Arte Contemporanea di Calasetta Via Savoia, 2 Calasetta (CI) tel. 0781 887219 Orari di apertura: Sabato 17 – 20 Domenica 10 – 13 www.fondazionemacc.com Robert Holyhead

Le immagini e i testi di questa pagina sono prelevati dal sito della Regione


ALICE CRISTELLI

Centro Culturale ARIELE Arte Contemporanea 100 + 100 ARTISTA PARTECIPANTE ALL’INIZIATIVA 100 +100 (100 ARTISTI ITALIANI + 100 ARTISTI STRANIERI), PREVEDE LA REALIZZAZIONE DI UN CATALOGO ON-LINE DA PROMUOVERE IN TUTTE LE REGIONI ITALIANE E NEL RESTO DEL MONDO. PER ULTERIORI INFORMAZIONI : info@galleria-ariele.com - tel. 011.20 73 905


SALVATORE ALESSI

Centro Culturale ARIELE Arte Contemporanea 100 + 100 ARTISTA PARTECIPANTE ALL’INIZIATIVA 100 +100 (100 ARTISTI ITALIANI + 100 ARTISTI STRANIERI), PREVEDE LA REALIZZAZIONE DI UN CATALOGO ON-LINE DA PROMUOVERE IN TUTTE LE REGIONI ITALIANE E NEL RESTO DEL MONDO. PER ULTERIORI INFORMAZIONI : info@galleria-ariele.com - tel. 011.20 73 905


Centro Culturale Ariele

Da sinistra: Roberto Borra, Nicoletta Balani, Rino Briscese, Giovanna Arancio, Enzo Briscese Foto: Manuela Gomez

100 Artisti Cercasi Nel contesto del Progetto 100+100 stiamo selezionando i primi 100 artisti da includere nell’iniziativa che prevede la realizzazione per ogni artista di un catalogo virtuale di 44 pagine. I book saranno inseriti nella nostra libreria e verranno proiettati nel circuito della rete Ariele, diffusa capillarmente presso Istituzioni, Associazioni culturali, curatori, critici e collezionisti a livello nazionale e all’estero. Oltre alla realizzazione del raffinato catalogo virtuale in due lingue (italiano e inglese) forniremo all’artista la versione nel formato Pdf per l’eventuale stampa cartacea. Offriamo inoltre il servizio di stampa tipografica grazie ad una convenzione che ci consente di ottenere un ottimo rapporto qualità-prezzo.

CALENDARIO ESPOSIZIONI galleria Ariele - 2013 a cura di Giovanna Arancio

16 novembre - 30 novembre: Linguaggi e luoghi dell’immaginario - Leonardo Pecoraro, Marino Benigna, Gabriele Operti Marco D’Ambrosio

CALENDARIO ESPOSIZIONI galleria20 - 2013 a cura di Virgilio Patarini

1 - 13 dicembre - tre personali a confronto- Vito Carta - inganni di una memoria infedele (tecnica mista) - Anna Maria Angelini - percezioni (fotografia) - Marino Benigna - Presenze (pittura) Per informazioni scrivere a: info@galleria-ariele.com


ANGELO PETRUCCI

NAPOLI


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.