Misticismi Corsari

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CinePiccolaCittĂ Periodico di Economia Cultura e Tradizioni Vulture Alto Bradano Anno XXI n.1 Gennaio 2016

Orson Welles e Pier Paolo Pasolini

Krzysztof Kieslowskji

Direttore Responsabile: Chiara Lostaglio Edito da: CineClub Vittorio De Sica aderente a Presidente: Armando Lostaglio Redazione: Amila Aliani, Eugenio Bonanata, Armando Lostaglio, Chiara Lostaglio Direttivo: Amila Aliani, Daniele Bracuto, Carmela Cutolo, Michele Di Capua, Luciana Facchiano, Manuel Flumero, Ernesto Grieco, Enzo Liccione, Chiara Lostaglio, Gianni Maragno, Vito Petruzzelli. Art Direction: BrucoMela Design Stampa: Digital Point 1


XXI CinEtica - Mostra Cinematografica 2016 Misticismi corsari Pasolini e Oltre Il CineClub Vittorio De Sica, Associazione di cultura cinematografica, intende, anche per questo nuovo anno, proporre opere cinematografiche legate ad una tematica specifica. In questa XXI edizione si è pensato ad un titolo (quasi un ossimoro) Misticismi corsari. Un omaggio al pensiero e all’opera di Pier Paolo Pasolini, di cui si sono da poco celebrati i 40 anni dal suo assassinio. Intrecciare, dunque, attorno a questa idea altre opere di autori che, ispirati da una sorta di misticismo (religioso o laico), hanno interpretato con il loro cinema una idea di profondità e di sacro, in una misura non convenzionale. A questi autori leghiamo anche l’immenso Orson Welles (cadono nel 2015 cento anni dalla nascita e 30 dalla scomparsa), che è stato anche attore di un film di Pasolini (La ricotta) che proporremo in questa Mostra. Intendiamo introdurre i film e discuterne con autori ed intellettuali che possano offrire ulteriore spessore dialettico ai film, opere che un CineClub deve sempre mantenere vive nella memoria collettiva, contro ogni forma di oblio. CinEtica in questa edizione ha avuto un prologo con la presenza della regista NELLA CONDORELLI che ha presentato nell’ottobre scorso, al pubblico e agli studenti del Campus (oltre 400 persone), il suo film documentario “1893. L’inchiesta”, che avemmo


modo di vedere all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, in collaborazione di Cinit Cineforum Italiano. Ed avrà una conclusione editoriale, dopo la visione dei sette film in rassegna, con la presenza della scrittrice e critica Carmen DE STASIO, che presenterà il suo ultimo libro “Come raccontare la magia delle parole” (Ed. Arianna). Con BasilicataCinema (network di festival) e Cinit - Cineforum Italiano, aderiscono a CinEtica anche la Università Unilabor “E. Cervellino” ed il C.I.F. Centro Italiano Femminile, CineClub Pasolini, col patrocinio del Ministero dei Beni e Attività Culturali. Regione Basilicata, Comune di Rionero in Vulture.


Domenica 31 Gennaio, ore 17.30 DECALOGO 2 di Krzysztof Kieslowskji Riflessioni di Amila Aliani, regista

Nazione: Polonia Anno: 1991, Mostra del Cinema di Venezia Durata: 58’ Cast: Krystyna Janda, Aleksander Bardini, Olgierd Łukaszewicz

E’ il secondo dei dieci mediometraggi realizzati dal regista polacco Krzysztof Kieslowskji (scomparso 20 anni or sono) ed orientati verso i Dieci Comandamenti; ma il film si ispira solo metaforicamente al comandamento “Non nominare il nome di Dio invano”. Dorota, il cui marito è in ospedale in pericolo di vita, sa di essere al terzo mese di gravidanza. Il padre del bambino è il suo amante nonché un amico del marito Andrej. La donna sa che è l’unica possibilità che le resta di avere un figlio. Il tormento nel film è un supplizio senza fine celato dal non detto. Kieslowsky è un autore che sa raccontare con delicatezza i malesseri dell’anima attraverso simbologie significative ed eloquenti silenzi. (chiara lostaglio)


Domenica 7 Febbraio, ore 17.30 TIMBUKTU di Abderrahmane Sissako

Domenica 31 Gennaio, ore 17.30 DECALOGO 2 (1988) di K. Kieslowskji

In un villaggio nei pressi di Timbuktu, capitale del Mali, la vita scorre tranquilla tra le dune del deserto finchè un gruppo di jihadisti armati assoggetta la comunità imponendole un violento proibizionismo. E’ proibita la musica, è proibito il fumo, il calcio, non si può stare seduti sulla soglia di casa, le donne sono costrette a portare velo e guanti e vengono emanate sentenze ingiuste ed inumane, basate su una visione fondamentalista dell’Islam. Malgrado la ferocia della repressione, la popolazione resiste coraggiosamente, spesso in nome di un’altra e più corretta visione giuridica, sociale e culturale dell’Islam. Sissako (di formazione europea), costruisce il racconto seguendo la lentezza quotidiana di quei luoghi. Mette in giusta luce la brutale tirannia dei fondamentalisti in contrasto con la spiritualità della popolazione locale. Sullo sfondo, l’Africa, fotografata magnificamente nei suoi abbaglianti colori, apprezzata da sempre da intellettuali come Pasolini.

Nazione: Francia, Mauritania Anno: 2014 Festival del Cinema Cannes Durata: 97’ Cast: Ibrahim Ahmed, Abel Jafri, Hichem Yacoubi

Riflessioni di Padre Dominique Agbalenyo

(chiara lostaglio)


Domenica 14 Febbraio, ore 17.30 TEOREMA di Pier Paolo Pasolini

Riflessioni di Prof. Pina Cervellino e Prof. Antonietta Lostaglio

Nazione: Italia Anno: 1968 Durata: 58’ Cast: Terence Stamp, Massimo Girotti, Silvana Mangano, Laura Betti (premio miglior interprete Mostra del Cinema di Venezia)

Un vero e proprio ciclone investe una famiglia di industriali del Milanese. Nella loro casa arriva un giovane ospite 25enne che avrà rapporti sessuali con la figlia e poi via via con gli altri componenti della famiglia, compresa la domestica. Gli equilibri saltano come birilli e quando il giovane se ne sarà andato la famiglia non tornerà più ad essere quella di una volta. Il capofamiglia lascerà la fabbrica ai suoi operai, gesto incomprensibile solo qualche settimana prima. Il cliché della famiglia borghese viene così smontato pezzo per pezzo attraverso la pellicola. Il film crea sconquasso nell’Italia dell’epoca. Il 13 settembre ’68, infatti, la Procura di Roma sequestra la pellicola per “oscenità”, poco dopo lo stesso provvedimento sarà preso anche da parte del tribunale di Genova. Troppo dirompente il messaggio, per essere metabolizzato da una società che proprio allora si affacciava timidamente alla ‘rivoluzione sessuale’ del ’68. (eugenio bonanata)


Domenica 21 Febbraio, ore 17.30 PROFONDO SACRO di Gianni Maragno

Presenta il regista con il Prof. R. Giordano, UNIBAS Matera

Il cammino del genere umano dai primi insediamenti rupestri (l’abitare in grotta) lo scavare nel “Profondo” la sacralità di ogni esperienza umana, unita alla perenne esigenza di ogni uomo di un abbraccio con l’Eterno (credente o non credente che esso sia)è la trama piena di interrogativi sui temi esistenziali e di coscienza verso i quali l’uomo del terzo millennio guarda e si interroga. Con un linguaggio asciutto, il cinema “artigianale” di Gianni Maragno è sospeso nella imperfezione appena percettibile, metafora dell’uomo moderno, imperfetto e insicuro; ma proprio perché frutto di lavoro artigianale, il documentario di Maragno è caldo e vivido proprio come il lavoro non automatico e quindi profondo e ricco dell’esperienza e degli studi e di tante domande sul perché delle cose. Non effetti speciali, dunque, ma emozioni reali. (armando lostaglio)

Domenica 31 Gennaio, ore 17.30 DECALOGO 2 (1988) di K. Kieslowskji

Nazione: Italia Anno: 2009 Durata: 19’ Documentario Musiche originali: Francesco Perri (immagini Cripta del Peccato Originale, Matera)


Domenica 28 Febbraio, ore 17.30 Ro.Go.Pa.G (La Ricotta) di Pier Paolo Pasolini Riflessioni del Prof. Giampaolo D’Andrea

Nazione: Italia Anno: 2009 Durata: 19’ Cast: Krystyna Janda, Aleksander Bardini, Olgierd Łukaszewicz

Ro.go.pa.g è un film neoralista composto da 4 cortometraggi. Prende il nome dai 4 registi che l’hanno realizzato (Rossellini, Godard, Pasolini e Gregoretti). Delle 4 sequenze la più nota è la Ricotta, ad opera di Pasolini. Una trama incentrata sulla Passione di Cristo e ambientata nelle periferie romane. Il regista chiamato a dirigere comparse e attori è Orson Welles. Il protagonista principale è Stracci, un borgataro che recita la parte del ladrone. Morirà sulla croce dopo aver fatto indigestione di ricotta. La critica di Pasolini, neanche troppo velata, è nei confronti della borghesia italiana, da lui considerata “la più ignorante d’Europa”. E il sottoproletariato, figlio dell’iconologia marxista e ben simboleggiato dal personaggio ‘Stracci’, è un corpo sociale destinato a sopperire “sotto i colpi dello sfruttamento e del meccanismo produttivo”. Brevi apparizioni anche per Thomas Milian (soldato romano) e per il compianto Sergio Citti (aiuto regista).

(eugenio bonanata)


Domenica 6 Marzo, ore 17.30 IL GRANDE SILENZIO di P.Groning (sequenze) IN MEMORIA DI ME di S.Costanzo (sequenze)

Domenica 31 Gennaio, ore 17.30 DECALOGO 2 (1988) di K. Kieslowskji

Riflessioni del Mons. Gianfranco Todisco e Armando Lostaglio

Siamo nel monastero della Grande Chartreuse, sulle Alpi francesi (vicino Grenoble), E’ il silenzio ad unire queste due opere cinematografiche: in questo ultimo film non ci sono dialoghi. Il regista segue con discrezione lo svolgersi quotidiano dei monaci fra preghiere, attività agresti e ricerca interiore. L’occhio del regista e quello dello spettatore avvertono le stesse sensazioni. hanno gli stessi dubbi, cercano le stesse vie di fuga; la ricerca di se stessi nella preghiera e nel canto. Il film dura 3 ore ma ne abbiamo selezionato un’ampia sintesi. Il secondo film racconta il percorso interiore di Andrea, un giovane in crisi spirituale che decide di entrare in seminario per dedicarsi al sacerdozio. Nel convento gesuita, a Venezia nell’isola di San Giorgio, Andrea scopre il silenzio, la fede e riflette su grandi domande esistenziali condividendole con gli altri novizi della confraternita.

Nazione: Germania Anno: 2005 Sundance Film Festival Durata: 162’

(armando lostaglio)

Nazione: Italia Anno: 2006 Durata: 115’ Cast: Christo Jivkov, Filippo Timi, Marco Baliani


Domenica 13 Marzo, ore 17.30 MELANCHOLIA di Lars Von Trier Riflessioni di Amila Aliani, regista

Nazione: Danimarca, Germania Anno: 2011 Durata: 130’ Cast: Kirsten Dunst (premio miglior interpretazione femminile Festival del Cinema di Cannes), Charlotte Gainsbourg, Kiefer Sutherland

Melancholia è lo stato di consapevole impotenza a convivere con l’incompiuto del passato, accettando passivamente presente e futuro. Melancholia è il nome che Lars Von Trier da’ al pianeta che potrebbe investire la Terra. L’intenzione del regista danese (del quale anni fa proiettammo in CinEtica altri suoi capolavori) è quella di esaminare la psiche umana durante una metaforica catastrofe naturale. La malinconia di Justin nella quiete del suo stato fatto anche di preveggenza, attende la fine, senza rivolta. Clear, che vive in funzione del presente e futuro, si abbandona alla speranza, poi al terrore, poi alla sfida dell’impossibile. La reazione di John è del tutto inaspettata. Tutto si svolge in una villa, sembra che il mondo non esista, non esiste un esterno con il quale condividere il dramma, ne’ una via per scappare oltre la diciannovesima buca del loro campo da golf. La psiche rinchiusa in un microcosmo. (amila aliani)


“1893. L’inchiesta” di Nella Condorelli presentato con la regista a Rionero per la XX mostra CinEtica - contro le mafie Promosso dal CineClub “Vittorio De Sica” - Cinit, coadiuvato dal Cinecircolo “P.P. Pasolini” e dal Comune di Rionero (con Regione Basilicata e MiBact), è stato presentato, in due distinti momenti, il film di Nella Condorelli ‘1893. L’inchiesta’, prodotto da Factory Film. La regista, accompagnata dal responsabile del “De Sica” Armando Lostaglio, ha incontrato per la proiezione del mattino oltre duecento studenti degli Istituti superiori e licei presso l’auditorium del campus. Un incontro di alto valore culturale che ha visto la diretta partecipazione degli studenti. Un viaggio cinematografico in una pagina dimenticata della Storia italiana: i Fasci Siciliani dei Lavoratori (1891-1894). La lotta per i diritti del lavoro di migliaia di contadini e zolfatari, uomini e donne. Gli scioperi contro la schiavitù e la mafia dei feudi. La fine del movimento, considerato dalla storiografia europea secondo per importanza e numero di iscritti solo alla Comune di Parigi. E insieme, la fine del secolo XIX secolo, la turbolenta vita politica e parlamentare nazionale, la prima crisi economica e finanziaria europea, lo scandalo della Banca Romana, la questione meridionale. Il film, proiettato nel pomeriggio al pubblico nel Centro sociale P. Sacco”, è basato sull’inchiesta realizzata nell’ottobre del 1893 da un giornalista sceso dal Polesine, Adolfo Rossi, giovane “inquieto” ed animato da un forte senso di giornalismo d’inchiesta; ha attraversato la Sicilia interna a dorso di mulo, fra paesi poveri e feudi antichi, luoghi di sfruttamento minorile e povertà. Il docufilm (61 minuti) ha coinvolto emotivamente il pubblico soprattutto per quella miniera di informazioni inedite, mediante una ricostruzione originale e avvincente, del primo movimento popolare italiano contro lo sfruttamento del lavoro, citato da Leonardo Sciascia anche quale prima manifestazione antimafia dell’Italia contemporanea. Sottile il richiamo a Verga e Tomasi di Lampedusa, scrittori attenti che hanno però “sorvolato” sulla importanza di questo fenomeno sociale che coinvolse decine di paesi e città siciliane con migliaia e migliaia di iscritti ai Fasci dei Lavoratori. Il film della Condorelli miscela bene riprese dal vero e fiction, foto, disegni animati e monologhi in studio, proponendo un linguaggio narrativo congruo. Il documentario si avvale di con-


tributi reali utilizzando anche il linguaggio del disegno animato laddove non vi è un materiale visivo e scenografico da poter utilizzare da supporto a quanto scritto. Di certo l’argomento storico - il ruolo del clero, le commistioni con l’organizzazione politica nascente, dai socialisti agli anarchici, le strumentalizzazioni internazionali - è stato trattato con equilibrio evitando non difficili cadute in questo o in quella posizione. Tutti i documenti proposti sono originali e verificati, a partire dall’inchiesta su cui si basa la narrazione del film, “L’agitazione in Sicilia. Inchiesta sui Fasci Siciliani dei Lavoratori”, del giornalista veneto Adolfo Rossi, pubblicata a Milano nel 1894: 11 articoli apparsi tra l’ottobre ed il novembre 1893 sul quotidiano romano La Tribuna, oggi archiviati presso la Biblioteca Alessandrina. Al giornalista si deve tra l’altro la prima inchiesta sull’emigrazione italiana in America, all’origine della prima Legge di Tutela degli Emigrati Italiani all’estero. Messa all’indice dal fascismo, recuperata solo nel 1998 da Marcello Cimino per le edizioni La Zisa di Palermo, l’inchiesta di Rossi è considerata dalla storiografia internazionale un fondamentale contributo alla ricerca storica sui movimenti sociali di fine Ottocento. L’ Inchiesta offre inoltre spunti di riflessione sui temi dei diritti e della cittadinanza, dell’uguaglianza, della necessità della partecipazione civica e della coscienza antimafia. Precorre inoltre i principi di diritto all’informazione, come sanciti dall’articolo 21 della Costituzione. Anche Papa Francesco, in una lettera inviata dal Vaticano alla produzione del film, ha apprezzato e ‘benedetto’ il lavoro della Condorelli, ritrovandone le tracce del suo apostolato. Nella Condorelli con gli studenti del Campus di Rionero


120 ANNI DI CINEMA 120 anni fa nasceva il cinema, l’ invenzione dei Fratelli Lumiere che a Parigi proiettarono in un caffè la loro prima opera in pubblico: al contrario di quanto loro stessi presupponevano, hanno cambiato il corso della Storia... Non fosse altro che prima di quel 28 dicembre la storia veniva tramandata SOLO dai libri oppure oralmente. Da quella ora fatidica sarà invece l’immagine ad irrompere nel divenire, lasciando alla memoria futura ogni evento o documento, l’emozione di uno sguardo, la Storia e le microstorie, tutto un immaginario collettivo che si fa presente negli sguardi dello spettatore, tuttavia prima di allora soltanto ascoltatore passivo, mentre con i Lumiere saranno protagonisti di se stessi, con la fantasia e il desiderio proiettati in mondi e storie parallele. 120 anni di stupore e di suggestioni impareggiabili. Grazie ai Lumiere miliardi di sequenze sono passate per i nostri occhi. Tante le sale un tempo fumose per le quali immagini in movimento sono passate: prima mute e in bianco e nero, poi sonore e a colori. Una emozione lunga 120 anni. Che lo spettacolo continui... Per Viaggiare senza freni nell’ubiquità dell’immaginario, un piccolo semplice meccanismo che ciascun appassionato di Cinema conosce bene e pratica facendo ricorso alla propria memoria come a un vizio prezioso. Purtroppo, da troppo tempo quest’area di Basilicata non ha più che un solo cinema: solo a Venosa, la Città di Orazio e di Gesualdo, opera a tempo pieno una sala cinematografica, l’accogliente cinema Lovaglio. Rionero in Vulture ne vantava ben tre: dai primi anni’30 veniva costruito il Teatro Combattenti (foto Archivio Lacetra), a Melfi ne operavano due, a Lavello uno; persino a Barile e Atella erano attive salette di cinema, sempre affollate, per uno spettacolo unico al mondo. Ora lo spettacolo continui pure, ma qui non c’è più. A Rionero adottiamo una sala del Centro Sociale per tenere fede ad una promessa di sogno, il CineClub “De Sica” ritiene da sempre necessaria la seduzione del Cinema. Facciamo nostra la tesi di Andrej Taskovskij “Il cinema per me non è una professione, è una morale. Che rispetto, per rispettarmi”. (armando lostaglio)



ETTORE SCOLA ora divertirà gli angeli E’ inevitabile, prima o poi vanno via. Ma di quelli che lasciano il segno si ricorderà per sempre una battuta, un quadro, uno scritto, una scena e il suo modo di rappresentarla. Di Ettore Scola che ci ha appena lasciati (84 anni, irpino di origine, romano per sempre) resteranno i suoi film e le sceneggiature, mai banali, ricchi di una ironia graffiante, la rilettura della Storia come una Commedia. La terrazza (1980), La famiglia (1987), Maccheroni (1985), e i film degli anni ’70: C’eravamo tanto amati (1974), Brutti sporchi e cattivi (1976), La più bella serata della mia vita (1972); già, gli anni Settanta, ora con Scola sono davvero finiti. Perché è in quel decennio che il regista realizzerà quelle pagine fra le più ardenti nella storia del Cinema, che dire italiano appare persino riduttivo. Una giornata particolare (1977) lo conduce di diritto nel gotha dei dieci/cento film più belli di sempre. Non vi è mai una sequenza di troppo, in questo come in altri suoi film. Ma è qui che Scola sfiora l’apoteosi. Il ricordo di ciascun film ci riconduce alla nitidezza narrativa, misurata, col suo impegno civile che si fa Politica allo stato puro, elementare. Brutti, sporchi e cattivi rimane il manifesto sociale più drammaturgicamente veritiero: i borgatari un po’ zingari e un po’ anarcoidi resi epici, ben prima che lo facesse Kusturica (anni ’90), esaltandone l’ironia un po’ stracciona, in compendio alla lettura poetica e corsara che qualche anno prima ne faceva Pasolini. Il poeta avrebbe infatti dovuto girare un documentario quale prologo al film, ma venne ucciso poco prima. E’ Scola, dunque, l’essenza esaltante di un cinema che però, senza quell’Olimpo di attori non avrebbe avuto l’identico superlativo esito. Da Manfredi a Sordi, da Gassman a Mastroianni e Tognazzi, dalla Loren alla Vitti, Giannini e Sandrelli, Setta Flores e Fabrizi, Trintignan e Fanny Ardant: le vette sono state toccate; il cinema a venire raccoglierà un testimone difficile da eguagliare. Grazie Ettore, anche per l’intervista al volo nella hall dell’Excelsior in quella lontana Mostra di Venezia (presentava Romanzo di un giovane povero, 1995, con Sordi e Ravello): poche battute e il richiamo al nostro comune Sud. Ora in Cielo ti attende l’amico di sempre, Federico Fellini, per ricomporre gli schizzi da pubblicare Sul Marc’Aurelio come facevate da ragazzi. Ora, lassù, divertirete anche gli angeli. (armando lostaglio)


E David Bowie ritorna sulle stelle E’ sempre l’inizio dell’anno a toglierci qualche stella dal firmamento della musica e della cultura: lo scorso anno Pino Daniele, questa volta il mito fra i miti: David Bowie, cantante e trasformista d’avanguardia che ha contaminato più generi; produttore ed anche attore. Lo ricordiamo nei panni di Ponzio Pilato nel discusso e maltrattato film di Martin Scorsese L’ultima tentazione di Cristo che tanto clamore provocò a Venezia nel 1988. Ed ancora sarà Andy Warrol per il film Basquiat di Julian Schnabel (1996, anche questo visto a Venezia). Dopo alcune piccole apparizioni, ha avuto un ottimo successo nel 1976 come protagonista del film di fantascienza L’uomo che cadde sulla Terra di Nicolas Roeg. Tra le sue interpretazioni più note si ricordano Furyo (Merry Christmas Mr. Lawrence) di Nagisa Oshima del 1983, Absolute Beginners e Labyrinth del 1986. David Bowie, pseudonimo di David Robert Jones (8 gennaio 1947 – New York, 10 gennaio 2016), stroncato da un tumore, è stato uno dei più importanti interpreti della musica rock da un cinquantennio in qua, reinventando nel tempo il suo stile e la sua immagine e creando numerosi alter ego, come Ziggy Stardust, Halloween Jack, Nathan Adler e The Thin White Duke (noto in Italia come il “Duca Bianco”). Dal folk acustico all’elettronica, passando attraverso il glam rock, il soul e il krautrock, David Bowie ha lasciato tracce che hanno influenzato molti artisti. Fra i titoli che lo hanno celebrato in questi giorni, ci piace ricordare quello del settimanale Via Po: “Sono solo venuti a riprenderselo”. Il ricordo più entusiasmante va al concerto che ho visto allo stadio Flaminio di Roma, quando atterrò da una gigantesca farfalla: giusto trent’anni or sono, una emozione indelebile accompagnata dal pezzo che lo riporta sulle stelle, le sue stelle tanto amate e cantate, Absolute Beginners. Eravamo lì, in migliaia a testa in su, a guardarlo scendere dalle stelle di una notte romana. David Bowie, il Duca bianco, efebico e persino trasparente, evanescente e nobile, dotato di un talento senza pari, mistico e trasgressivo ad un tempo. Eroe (come una sua canzone) con l’eleganza di un artista che passa di diritto nella storia del secolo scorso. “Signore, mi inginocchio e ti offro la mia parola su un’ala e cerco disperatamente di trovare un mio spazio nel tuo ordine delle cose” (David Bowie – “Word on a Wing”) (a.l.)


Addio a Gianni Rondolino, maestro di storia e critica del Cinema Aveva fondato nei primi anni 80 a Torino il festival del Cinema Giovani, divenuto poi l’ormai quotato Torino Film Festival. Gianni Rondolino ha insegnato a diverse generazione come leggere un’opera cinematografica; ha ispirato con la sua monumentale opera in due volumi (edito da UTET) la Storia del Cinema fin dai suoi albori. Ha portato fra i banchi dell’università di Torino (in via S.Ottavio) a contatto diretto coi suoi studenti autori ed attori fondamentali, da Vittorio Gassman a Carmelo Bene (terribilmente memorabile quella sua lezione) all’emergente Roberto Benigni. Chi scrive è stato allievo di quel maestro mite e sempre paziente, assillato quasi dall’idea di essere compreso (“sono stato chiaro?” ripeteva) e che trasmetteva l’amore per il cinema e l’arte di interpretarlo andando talvolta anche oltre gli intendimenti del cineasta... Chi scrive deve molto a quell’impareggiabile cultore delle immagini in movimento, i cui testi rimarranno pietre miliari sempre mirabili per chiarezza e oltremodo formative. La bibbia dei cinefili come lo hanno definita. Rondolino aveva anche scritto la Storia del cinema di animazione nella quale non poche erano le critiche mosse alla vasta produzione di Walt Disney. Ciao Professore.

(armando lostaglio)


Woody Allen, 80 anni nel segno del cinema “colto” Ironia, autoironia. Provaci ancora Woody! La vita sotto il suo sguardo in oltre cinquanta opere d’arte, alcune pietre miliari per la storia del Cinema, almeno fino agli anni Novanta. La religione e la politica: “Avevo una ragazza e dovevamo sposarci, ma c’era un conflitto religioso: lei era atea e io agnostico. Non sapevamo senza quale religione educare i figli”. E poi la società e la vita interiore: una coscienza civile mai presa troppo sul serio, consapevole di essere, tutti, solo un granello di sabbia di un universo inconsapevole delle nostre ansie. Già, l’ansia. “L’ansia è la vertigine della libertà”. In questo concetto di Kierkegaard si potrebbe racchiudere la sua vita, i suoi film più riusciti (tanti), la sua mai affievolita volontà di raccontarsi e raccontare la contemporaneità con i suoi vizi (molti) e le sue virtù (poche). E proprio questo verso è alla base del suo nuovo film appena uscito da noi (ma presentato a Cannes fuori concorso) Irrational man. L’opera omnia di Woody Allen si è sempre nutrita di filosofia, influenzato da Ingmar Bergman (che emulerà in Interior, 1978): “Non avevo ancora letto Nietzsche o Kierkegaard, filosofi molto amati da Bergman, ma i suoi film mi hanno fatto scattare la molla”, è il pensiero di Allen. In questo suo ultimo lavoro, il cineasta e musicista newyorchese sonda con maggiore piglio la discrasia tra filosofia e vita, tra la morale e la sua applicazione alla quotidianità. “Esiste una differenza tra un mondo teorico di stronzate filosofiche e la vita vera” farà dire al suo protagonista, fascinoso docente di filosofia in un college, sull’orlo di una depressione e rinvigorito con l’idea della morte, o meglio, di dare la morte da presunto giustiziere ad un giudice, colpevole secondo lui di creare ingiustizia e violenza verso gli altri con la sua professione. La casualità e l’etica, il fato, l’amore e il crimine sono fondamenti di questa sua cinquantesima opera che non sarà il massimo della sua vasta produzione (le vette le ha già toccate il caro Woody) ed appare un po’ come un deja-vu rispetto ad alcune delle precedenti, da Crimini e misfatti a Match Point e Sogni e delitti: ad ammaliarlo rimane Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij, con citazioni (ben cadenzate in una buona sceneggiatura) anche di Hannah Arendt e La banalità del male. Ma a differenza del giovane Raskol’nikov del capolavoro russo, per il professore di filosofia (ben interpretato da Joaquin Phoenix) l’omicidio diventa una sorta di ripresa esistenziale: amore e morte in una ardua quanto esaltante simbiosi di vita. E la giovane studentessa (è


Emma Stone) è il contraltare composto di morale, con lo sguardo alla Sonja (appunto) di Delitto e castigo. “Credo molto nella casualità senza senso dell’esistenza”, afferma Allen. Amore e morte, caso e caos; “l’orgasmo rappresenta un antidolorifico” dice il suo ultimo protagonista filosofo. Eppure in precedenti espressioni Woody ci aveva deliziato con affermazioni come “la mia posizione verso la morte è sempre la stessa: sono assolutamente contrario”. Ed ancora “La cosa più ingiusta della vita è il modo in cui finisce … Che cos’è la morte? Una specie di bonus per aver vissuto? Credo che il ciclo vitale dovrebbe essere del tutto rovesciato …” Il filosofo Levy nel finale di Crimini e misfatti, come un testamento, afferma: “Per tutta la vita siamo messi di fronte a decisioni angosciose, a delle scelte morali, alcune di esse importantissime, altre meno importanti. E noi siamo determinati dalle scelte che abbiamo fatto, siamo in effetti la somma totale delle nostre scelte. Gli avvenimenti si snodano così imprevedibilmente, così ingiustamente. La felicità umana non sembra fosse inclusa nel disegno della Creazione; siamo solo noi, con la nostra capacità di amare che diamo significato all’universo intero, indifferente. Eppure, la maggior parte degli esseri umani sembra aver la forza di insistere e perfino di trovare gioia nelle cose semplici, nel lavoro, nella loro famiglia e nella speranza che le generazioni future possano capire di più.” Infine, la sua vocazione per la musica (il jazz in primis) ci ammalia quando “suggerisce la personalità di ciascun personaggio”. In questo suo ultimo film è uno swing vivace, dei Ramsay Lewis Trio. I brani straordinari sono The ‘In’ Crowd, Wade in the Water e Look-A-Here. Stupendi. Pur nella sua geniale e controversa vicenda artistica, i film di Woody Allen (che ama Fellini e rispetta Germi) rappresentano nella storia del Cinema un gioiello di vitalità espressa con garbo riflessivo, avulso da ogni influenza strumentale, di religione o di politica che sia. Chi altri saprebbe incastonare come fa lui Sartre Camus e Kant, Emily Dickinson e Tolstoj. Woody Allen (come Groucho Marx) ci accompagna con quell’umorismo dotto; è dai suoi primi film che ci fa sorridere con velata amarezza, con lo stupore di chi guarda con ironia alla vita come un grande spettacolo del Creato, del quale siamo (inconsapevoli?) spettatori e protagonisti ad un tempo.

(armando lostaglio)


BASILICATA CINEMA, il network lucano del Cinema di qualità Con CinEtica che si svolge da ventuno edizioni a Rionero in Vulture per iniziativa del CineClub Vittorio De sica aderente al network BasilicataCinema, il “BasilicataCinema International Film Festival” 2016 è già iniziato: è innovativo perchè si divide in più sezioni che avvengono in più location dell’intera regione durante tutto l’arco dell’anno. La prima delle nostre retrospettive si tiene a Rionero, intitolata “Misticismi Corsari - Pasolini e Oltre” con film di grande qualità discussi con il pubblico insieme a registi, critici cinematografici ed intellettuali della portata di Giampaolo D’Andrea, capo del Gabinetto Ministero Beni Culturali. Saranno ancora tanti gli eventi del BCIFF 2016 dei quali ovviamente vi terremo aggiornati. BasilicataCinema International Film Festival il network lucano del cinema di qualità. - *Festival Nazionale Cinema e Musica* - Lagonegro e Latronico - *Bella Basilicata Film Festival*- Bella - *Matera Sport Film Festival* - Matera - Potenza - San Arcangelo - *Rainbow - il Cinema LGBT* - Potenza - *CineOasi - il Cinema dell’ecologia* - Pignola - Potenza - *Mostra Cinematografica CinEtica* - Rionero - *Altro Cinema Possibile* - Potenza - Matera - Tolve www.basilicatacinema.it




Parole al Vento, Donato Larotonda


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