Italia Rivista Budo International Marzo 2013

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CYNTHIA ROTHROCK JEET KUNE DO

CYNTHIA ROTHROCK Un'intervista con Cynthia Rothrock, una leggenda vivente. La incontestabile regina dei film di Arti Marziali.

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SARONG

KRAV MAGA

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Quando ci troviamo di fronte a un uomo che ha un coltello e minaccia di ucciderci, qualsiasi essore per quanto piccolo sia, può ammazzarci…

“Ferire è molto più facile che curare”questo detto riassume perfettamente l’essenza della nuova trasformazione che il Gran Maestro Pantazi vuole proporci.

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David Arama e Maor Bashan hanno preparato un notevole lavoro sull'autodifesa che sicuramente farà parlare. Entrambi hanno approfittato del viaggio in Spagna per insegnare e girare un DVD che ora pubblicizziamo, nel quale si combinano i concetti più avanzati di autodifesa realistica con tecniche di MMA studiate per scenari verosimili.

Pochi maestri hanno ereditato quest’arte (pochi ma illustri come il maestro Inosanto). Oggi Tony Montana, ci offre un DVD completo, e presto una versione cartacea, sul sarong.

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UN GIORNALE SENZA FRONTIERE

BUDO INTERNATIONAL NEL MONDO

Budo International è senza alcun dubbio la rivista di Arti Marziali più internazionale del mondo. Siamo convinti di vivere in un mondo aperto. Gli unici confini sono quelli che la nostra mente vuole accettare. Così costruiamo, mese dopo mese, una rivista senza frontiere, dove ci sia spazio per tutte le informazioni che interessano ai praticanti, qualunque sia il loro stile.

Budo International è un gruppo editoriale internazionale che lavora nell’ambito delle Arti Marziali. Raggruppa le migliori aziende che lavorano nel settore ed è l’unica rivista al mondo pubblicata in sette lingue diverse e che viene diffusa in oltre 55 Paesi di tre continenti tra cui: Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Inghilterra, Stati Uniti, Australia, Svizzera, Olanda, Belgio, Croazia, Argentina, Brasile, Cile, Uruguay, Messico, Perù, Bolivia, Marocco, Venezuela, Canada, Senegal, Costa d’Avorio…


KUNG FU Dall'esperienza di oltre 40'anni di totale dedizione allo studio, ricerca e pratica nell'arte marziale, nasce un programma specializzato sul combattimento a mano nuda.

p. 06 SYSTEMA MARCO MORABITO

KUNG FU N a t a meno di un anno fa, l’Unione per il Wushu Kung Fu sta facendo le cose in grande e l’incontro recentemente svoltosi a Milano ne è un chiaro esempio: circa 400 atleti provenienti da una cinquantina di Scuole diverse, in rappresentanza di tre nazioni europee, si sono dati appuntamento al Centro Sportivo Pavesi per un fine settimana interamente dedicato al Kung Fu.

Oggi è di nuovo qui con noi su Budo il maestro Morabito, che ci presenta il suo nuovo lavoro sulle tecniche di disarmo, materiale essenziale per i professionisti dell’autodifesa moderna, che presto sarà in DVD e in versione cartacea.

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HWA RANG DO®

p. 99 Per rendere le tecniche più efficaci bisogna ridurre il numero di passi, il che aumenterà la velocità di esecuzione delle stesse…

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Direttore editoriale: Alfredo Tucci, e-mail: budo@budointernational.com. Traduttori: Miguel Establés Pubblicità e Redazione: Nicola Pastorino, e-mail: budoitalia@gmail.com Hanno collaborato: Don Wilson, Yoshimitsu Yamada, Cass Magda, Antonio Espinós, Jim Wagner, Coronel Sanchís, Marco de Cesaris, Lilla Distéfano, Maurizio Maltese, Bob Dubljanin, Marc Denny, Salvador Herraiz, Shi de Yang, Sri Dinesh, Carlos Zerpa, Omar Martínez, Manu, Patrick Levet, Mike Anderson, Boulahfa Mimoum, Víctor Gutiérrez, Franco Vacirca, Bill Newman, José Mª Pujadas, Paolo Cangelosi, Emilio Alpanseque, Huang Aguilar, Sueyoshi Akeshi, Marcelo Pires, Angel García, Juan Díaz. Fotografi: Carlos Contreras, Alfredo Tucci.


“Personalmente detesto l'oscurità e la morbidezza della mente. Mi piace l'immensità del pensiero” Carlos Castaneda a conoscenza è analoga alla luce, un bene strano e piccolo in un Universo dominato dall'oscurità. La luce illumina quello che vediamo, ci toglie dalle tenebre dell'ignoranza e ci permette di comprendere la natura delle cose o la loro stessa esistenza. Noi umani ci siamo impegnati molto a migliorare la nostra comprensione, la nostra capacità di interagire con il visibile e abbiamo raggiunto dei successi notevoli ma, visti in prospettiva, molti sono più risultati apparenti che sostanziali. Essenzialmente il mistero rimane e non abbiamo risposto a quasi nessuna delle grandi domande. È vero che da appena qualche decennio ci illuminiamo con le lampadine che ci hanno tolto dalla tirannia dei cicli circadiani, ci spostiamo in veicoli mossi da motori, comunichiamo a distanza attraverso mezzi tecnologici anziché urlare e utilizziamo arsenali speciali contro i “nemici” della nostra specie. Ma l'Universo visibile continua a nascondere il mistero della nostra esistenza; il suo senso è solo un mare di ipotesi, la stessa cosa che succede con la nostra origine e il nostro destino. La stessa scienza ha problemi semplicemente per definire che cosa è “vita”. Sappiamo molto più di prima sui suoi meccanismi, ma siamo incapaci di determinare che cosa li anima alla fine. L'ambito dello sconosciuto si è in parte ridotto per quanto attiene al visibile, ma siamo quasi al punto di partenza di fronte all'invisibile. Il problema è che abbiamo fatto pochi progressi in questo ambito da quando i sacerdoti e gli sciamani dell'antichità si decisero a esplorare il mistero con molta più decisione e senso comune dei nostri scienziati attuali, più occupati questi ultimi con la questione di dimostrare se “c'è o non c'è” piuttosto di pensare a come accedere a un'interazione con esso. Il fegato, l'infinito coraggio e la determinazione di quegli antichi saggi rese possibile questo salto nel vuoto per due ragioni: la prima e principale di queste è stato il pragmatismo degli sciamani davanti al mistero e la seconda, forse paradossale, la stessa ignoranza che li obbligò a cercare nell'invisibile tutte le ragioni del visibile, qualcosa che tuttavia la scienza di oggigiorno ottiene con relativo successo e in modo molto pertinente per quanto riguarda il mondo visibile, un lusso che essi non avevano. Per gli Miryoku Shizen o gli sciamani americani, ogni conoscenza proveniva dalla loro relazione con due tipi essenziali di forze: quella inerente al materiale e

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l'energia che animava le cose dall'invisibile. Quando si lanciarono alla ricerca di risposte, lo fecero usando i loro strumenti percettivi interni: la loro inequivocabile e profonda capacità di osservazione si canalizzò attraverso un metodo analogico di interpretazione della realtà. Al posto del metodo analitico (dividere l'unità per comprendere) tentarono di interpretare le interazioni dell'unità attraverso la somiglianza e la differenza delle forze che componevano l'Universo. Siccome si trattava di forze indifferenziate, supposero che tutti gli altri mondi, quelli non visibili, operassero in modo analogo a quelle grandi forze e che queste non fossero altro che la polarizzazione di una grande forza che soggiaceva in tutto e in tutte le cose. Come risultato delle loro ricerche trovarono un intero Universo di diverse dimensioni invisibili che chiamarono “mondo spirituale”. Secoli di ricerca e interazione con quei piani invisibili, diedero luogo a grandi culture, molte delle quali perse e dimenticate, ridotte nel migliore dei casi a resti archeologici monumentali, ma impossibili da conoscere nella loro vera essenza. Questo si deve al fatto che i detentori della conoscenza erano pochi sacerdoti che la trasmettevano solo in modo orale e da Maestro a Discepolo nell'ambito di sacre iniziazioni. La conoscenza restava così circoscritta a una corporazione o a una casta e, all'interno di essa, la sua stessa essenza apparteneva solamente al centro di selezionate gerarchie piramidali. Tutto porta in sé il germe della sua stessa distruzione, tanto che fu questa acerrima segretezza a difendere per molto tempo la sua validità e perpetuazione ma fu paradossalmente questo che, a sua volta, la condusse all'estinzione… La maggior parte di queste culture non lasciò scritti e, quando lo fecero, il loro linguaggio con l'obiettivo di perpetuare il segreto risultava incomprensibile, poiché colui che lo avesse letto avrebbe dovuto possedere le chiavi per interpretarlo; in questo modo garantivano che, nel caso fosse caduto in mani sbagliate, le loro conoscenze fossero impermeabili agli occhi dei nemici. La seconda ragione che concorre all'estinzione di un'informazione tanto vasta forse fu che la natura umana o la stessa evoluzione di quegli individui, non era preparata ad assumere le conseguenze del suo utilizzo, ma questa è farina di un altro sacco. L'arroganza e l'etnocentrismo della nostra cultura moderna non aiutano

nell'interpretazione dei pochi dati sui quali possiamo contare per comprendere quelle culture, poiché partiamo dal presupposto che essi fossero degli ignoranti e, naturalmente, che noi siamo molto intelligenti. Risulta paradossale, tuttavia, che il metro di misura della scienza continui a non spiegare né riesca a equipararsi ad alcuni dei loro risultati materiali e che dire di alcune delle loro conoscenze scientifiche o matematiche, molto più avanzate delle nostre a quel tempo, come il concetto di numero zero nei Maya, la perfetta ubicazione dei loro edifici rispetto ai punti cardinali, la volta celeste e tante altre cose che ancora oggi affascinano gli studiosi. Religione e scienza terminarono con il poco che restava di quella sapienza antica, perpetuando l'ignoranza del mondo invisibile al comune dei mortali. Le tradizioni antiche come lo Shizen sono un grande enigma. Woody Allen disse che la tradizione è l'illusione della permanenza. Ma dalla modernità ci resta solo l'accusa e la denuncia riguardo qualcosa che nemmeno riceviamo più. Le tradizioni sull'invisibile che ci lasciarono in Occidente i nostri nonni, sono principalmente lembi formali privati di ogni spiritualità, una cornice senza quadro al suo interno o al massimo un insieme di beate superstizioni. La minima parte che rifiutò la scommessa storica dei fanatismi religiosi si nascose in piccole fazioni segrete e sembra che ora comincino a spuntare dalle loro tane, ma senza perdere di vista gli amanti degli incendi, che sempre ci saranno, o i fanatici, sempre impegnati a convincere gli altri di qualcosa di cui non sanno né capiscono la parte superiore. In tutte le culture moriamo ma continuiamo ad essere vivi simbolicamente nei rituali di coloro che ci succedono. Oggi nelle società postmoderne nemmeno questo, poiché viviamo dando le spalle alla morte nell'autoinganno e nella paura negando l'evidenza. Il punto è che tutto è passeggero e tutti hanno la loro data di scadenza. In Occidente la nostra nuova misura è la scienza, posto che le religioni sono gambe all'aria e naturalmente quasi tutta la conoscenza antica nelle nostre culture si è persa. Il resto del mondo segue il suo ritmo, immerso nelle sue stesse cronologie, alcuni, come sappiamo, sono ancora impegnati a uccidere coloro che la pensano in modo diverso. Se ora è così, vi sorprende che gli antichi sciamani custodissero le loro conoscenze come segreti?


Alfredo Tucci es Director Gerente de BUDO INTERNATIONAL PUBLISHING CO. e-mail: budo@budointernational.com

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Reportage

Testo: Pedro Conde Foto: © Archivos: Budo International

Jeet Kune Do: Solo un Nome? Bisogna comprendere che la cosa veramente rivoluzionaria del Jeet Kune Do non è la sua parte tecnica e nemmeno il suo metodo, ma la sua filosofia. Perché infatti il Jeet Kune Do non ha “tecniche” né “metodi” propri. È questo che lo differenzia da qualsiasi altra arte marziale. Bruce Lee lo definiva come l'arte di “usare la non-via come via, di avere i non-limiti come limiti”. Quindi non c'è nessun aspetto marziale che non possa essere esplorato dal Jeet Kune Do: non ci sono divieti. Così come non c'è nessuna tecnica che sia di per sé propria del Jeet Kune Do, non c'è niente di prestabilito. Nella sua genesi, ogni stile parte dalla scoperta di un maestro (o di molti) di uno o più concetti marziali chiave. Per esempio Jigoro Kano, fondatore del Judo, esplorò a fondo il concetto di flessibilità e lo rese asse strutturale del suo stile; Morihei Ueshiba, fondatore dell'Aikido, fece lo stesso con i concetti di circolarità e di equilibrio. Se analizziamo la struttura di ogni stile troveremo sempre parecchi concetti basilari che lo definiscono, con il Jeet Kune Do succede la stessa cosa, esiste una base tecnica o dei concetti che danno un'identità specifica a questo stile di lotta. Nel caso di Bruce Lee, nella sua ricerca marziale scoprì una buona quantità di concetti basilari (estratti da numerose arte marziali che esplorò) e li sviluppò creando una struttura marziale. Una struttura sempre incompiuta, sempre mutante, in costante evoluzione. Alcuni dei concetti esposti da Bruce Lee e dal suo stile hanno un valore inestimabile per qualsiasi praticante di arti marziali, dato che lo possono visibilmente aiutare a migliorare il suo stile o almeno lo possono invitare alla riflessione, offrendogli o discutendo con lui su alcune idee e concetti rivoluzionari, per lo meno a quei tempi. Questi concetti sono i seguenti: il lavoro dell'intercettazione, le cinque vie dell'attacco e le distanze di combattimento, che sono senza nessun dubbio le basi, a livello tecnico, del Jeet Kune Do. Queste sono (molto riassunti) alcuni dei contributi concreti di Bruce Lee che devono essere studiati, sviluppati, perfezionati e trasformati da ognuno a partire da alcune basi tecniche che egli precisò come imprescindibili per arrivare alla fine del cammino… Senza queste basi qualsiasi praticante può fare uno stile libero, diretto, efficace e non classico, ma non è e non sarà mai Jeet Kune Do, perché lo sia è necessario sviluppare il concetto dell'intercettazione e, se si può, quello dell'anticipazione con delle tecniche concrete e da una difesa specifica, dove il pugno e il piede anteriore hanno un ruolo preponderante.

“Il Jeet Kune Do non è per tutti. Ho insegnato a molti allievi, ma pochissimi sono diventati miei discepoli. Molti allievi non dimostrano capacità adatte per comprenderlo né per applicarlo nel modo dovuto, fisicamente o mentalmente” Su questo argomento Bruce Lee spiegava nel Tao del Jeet Kune Do: “Il diretto con la mano davanti è la spina dorsale di tutti i colpi nel Jeet Kune Do. Si usa come arma sia offensiva sia difensiva per “trattenere” e intercettare un attacco complesso dell'avversario in un determinato momento. Quando sei in piedi, con il piede destro in avanti, il tuo pugno destro e la tua gamba destra diventano le principali arme offensive grazie alla loro posizione avanzata. Con il tuo piede destro in avanti, la tua mano destra è molto più vicina all'avversario rispetto alla tua mano sinistra. Il contrario è valido per la posizione con il piede sinistro in avanti. Quando lotti, mantieni il tuo lato più forte davanti”. Evidentemente questa è la base, il punto di partenza all'interno dello stile, ovvero la chiave che semplicemente “apre” la porta. Come diceva Bruce Lee: “Nessun pugno, nemmeno l'efficace diretto con la mano davanti, è fine a se stesso, anche se ci sono stili che utilizzano solamente il colpo in linea retta. Il diretto con mano davanti si usa come mezzo per un fine e naturalmente deve rafforzarsi e appoggiarsi su altri pugni (e calci) da un altro angolo, rendendo le tue armi più flessibili senza limitarti a una sola linea. Dopotutto, un buon lottatore deve essere in grado di colpire da tutti gli angoli e con qualsiasi mano (o gamba) per approfittare del momento”. Per questo concetto nel concetto, il “Piccolo Drago” battezzò il suo stile Jeet Kune Do. A proposito del Jun Fan Gung Fu, sul cambiamento e sul nome del Jeet Kune Do, Dan Inosanto ci racconta: “Tutto iniziò quando, agli inizi del 1968, io e

Bruce eravamo in macchina; parlavamo della difesa (difesa orientale). Bruce disse che il modo migliore di contrattaccare era il colpo intercettatore. Il colpo intercettatore non è fermare o bloccare e poi attaccare, è tutto nello stesso tempo. Quando l'avversario attacca, tu intercetti i suoi movimenti con un assalto o un tuo colpo. È fatto per collocare un colpo durante l'attacco dell'avversario ed è la migliore e più semplice forma di contrattacco”. Fu allora che Bruce aggiunse: “Dovremmo chiamare il nostro metodo 'stile del pugno intercettatore'”. Come si direbbe in cinese?- chiesi. Sarebbe Jeet Kune Do- rispose. Jeet Kune Do significa 'il cammino del pugno intercettatore' o 'la via del pugno che arresta'. Così, anziché bloccare e poi fermare, il nostro concetto principale è prescindere completamente dal bloccare all'interno del blocco e dell'attacco. Sappiamo che questo non si può fare sempre, ma è la cosa fondamentale. Fino al 1967 il nostro metodo si chiamava “Jun Fan Gung Fu”. Fu in quel periodo che Bruce sviluppò il suo proprio stile di calcio; dare calci modificando parecchi stili di Kung Fu del nord, migliorandoli molto per il modo in cui si allenava. Negli anni successivi si dispiacque di aver creato il termine Jeet Kune Do perché diceva che limitava e, secondo le sue stesse parole: “Non esistono stili se comprendi le radici del combattimento”. Il termine JKD apparve spontaneamente, poiché Bruce era solito abbreviare molto del suo vocabolario (come HIA, ABC, SAA1 PIA, ecc…). Un giorno gli dissi: “Questo JKD è fantastico” e lui disse “Hey, mi piace il termine JKD (da leggere: jei, kappa, di). E lo usò come abbreviazione del Jeet Kune Do. Nelle nostre conversazioni personali usavamo JKD come termine per qualcosa di molto buono, qualcosa al di fuori di questo mondo, qualcosa di unico e velocissimo. Così, per esempio, potevamo essere in macchina e vedere un ristorante che ci piaceva e dire “Yeach”, il cibo di questo posto è JKD o anche “Il film che ho visto questa sera è JKD” O ummmmmmm canta JKD o quel quadro è JKD…”. Indubbiamente, così come indica Dan Inosanto, Bruce Lee si pentì di avergli dato un nome per timore che lo etichettassero o che potesse nuocere. Tuttavia, non per questo il sistema è carente di una struttura o di una base tecnica. Così come spiegava il suo creatore: “È ridicolo tentare di contrassegnare un tipo o l'altro di Gung Fu come il Jeet Kune Do di Bruce Lee. Lo chiamo semplicemente Jeet Kune Do perché voglio mettere in evidenza la nozione di decidere il momento opportuno per trattenere il nemico sulla porta”. (Tao Jeet Kune Do di Bruce Lee). Queste frasi racchiudono un mondo di saggezza, trattenere il nemico sulla porta

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prima che questo ti “invada”. Nell'insegnamento e nella teoria delle arti marziali, soprattutto negli anni sessanta e ancora oggi, si tende a distinguere chiaramente tra attacco e difesa e perfino ad allenarli separatamente, quando nella realtà del combattimento entrambi tendono a confondersi. Bruce Lee arrivò alla conclusione, più di trenta anni fa, che il modo migliore di difendersi è attaccare, così come il migliore attacco è quello che include la difesa. La contraddizione è solo apparente, poiché il metodo marziale ottimo e più rapido è quello che integra attacco e difesa in un solo movimento, in altre parole: intercettazione, che è l'unico sistema di lotta che contempla o basa strettamente la sua struttura tecnica su questo. Bisogna riconoscere che al giorno d'oggi molti stili hanno incorporato in alcune delle loro tecniche questo rivoluzionario concetto che grazie a Bruce Lee è stato conosciuto in tutto il mondo, tuttavia, egli non lo inventò, infatti esistevano alcune arti marziali, soprattutto cinesi, che lo contemplavano o lo includevano in parti determinanti del loro bagaglio ma, torniamo a insistere, non basano la loro struttura tecnica, unicamente ed esclusivamente su di lui, seguendo delle linee guida specifiche come il Jeet Kune Do.

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Ricapitolando, in senso generale intercettare significa “trattenere qualcosa sul proprio cammino” (Dizionario della RAE, ed. 2001). In un senso marziale o nel caso concreto del Jeet Kune Do, si tratta di trattenere un attacco attaccando. Il concetto di attacco “come migliore difesa” o di difesa offensiva si traduce nel sistema in due tattiche: l'anticipazione, che consiste nell'attaccare quando il rivale sta ancora preparando il suo attacco ma non lo ha ancora iniziato, per cui si evita. E l'intercettazione, che consiste nell'attaccare quando il rivale inizia il suo attacco, per cui è interrotto o ostacolato. L'intercettare presuppone che il nostro contrattacco sia accompagnato da una difesa efficace, poiché non dimentichiamo che il rivale ha già iniziato il suo attacco e bisogna proteggersi da lui, anche se gran parte di quanto esposto risulta applicabile anche all'anticipazione. Infatti, è probabile che Bruce Lee sia partito nella sua ricerca di questo metodo da un principio del Kung Fu Wing Chun denominato “Lin sil die dar”, che significa “attacco e blocco simultaneo”. Poi approfondì questo concetto indagando sulla scherma

occidentale, dove per questione di rapidità, economia di movimento ed “effetto sorpresa” non ci si abitua a fermare o a difendere e poi ad attaccare, ma spesso si integrano difesa e attacco in un unico movimento. Questo concetto è quello che in scherma occidentale si chiama “replica”. Bruce Lee chiamò le tecniche intercettatrici “colpi di arresto” (Stop-Hit in inglese, Jeet Da in cinese) e le descrisse nel modo seguente: “Un colpo di arresto è un colpo sincronizzato fatto contro l'avversario nello stesso tempo in cui sta lanciando un attacco. Si anticipa o intercetta la linea finale dell'attacco e si lancia in modo tale che l'esecutore sia coperto perché si trova in linea dietro al colpo o (perché è coperto) da una copertura supplementare”. (Tao del Jeet Kune Do). Nel libro, Bruce Lee insiste sull'importanza del pugno in avanti per poterlo realizzare. “Il diretto con la mano in avanti è il più rapido di tutti i pugni. Con i minimi movimenti che compongono la sua esecuzione non si turba l'equilibrio e va diretto verso il bersaglio aumentando le sue probabilità di arrivare (l'avversario ha meno tempo per bloccare). Il diretto è anche più preciso degli altri colpi”.


Bruce Lee Nello stesso volume sottolinea che… “Il colpo deve essere sferrato dal centro e non dalla spalla, cosa che ti trasforma in un lottatore che si bilancia, deve dirigersi verso la parte frontale del naso. È come la scherma occidentale, ma senza la spada. Devi essere capace di lanciarlo quasi all'istante”. E continua… “Considerato che il 90% dei colpi si danno con la mano destra in avanti, bisogna dominare il lancio della destra contro la testa o contro il corpo, in modo semplice o in combinazione”. Puntualizzando quanto segue: “È una potente arma offensiva e difensiva grazie alla sua posizione avanzata; si trova a metà strada dell'obiettivo, prima di uscire”. Nel dettaglio… “È efficace per mantenere sbilanciato l'avversario e per creare aperture per altri colpi (di conseguenza, costituisce un colpo sia offensivo sia difensivo)”. Ma avverte anche che non si vince il combattimento soltanto con il pugno diretto, ovvero non è l'arma definitiva, ma solo la “chiave” che apre la porta: “Nessun pugno, nemmeno l'efficace diretto con la mano in avanti, è fine a se stesso, anche se ci sono stili che utilizzano

solamente il colpo in linea retta. Il diretto con mano in avanti si usa come mezzo per un fine e naturalmente deve rinforzarsi e appoggiarsi ad altri pugni (o calci) da un angolo, rendendo le tue armi più flessibili senza limitarti a una sola linea. Dopotutto, un buon lottatore deve essere in grado di colpire da tutti gli angoli e con qualsiasi mano (o gamba) per approfittare del momento”. L'intercettazione non si realizza solo con le estremità superiori, ma si esegue anche con quelle inferiori: “Il calcio con la gamba anteriore contro lo stinco è un'arma potente in attacco e in difesa. È una grande assassina. Questo calcio allo stinco equivale a un colpo corto e rapido nel pugilato occidentale, con la condizione che è più lungo ed è molto più difficile difendersi. Il calcio è la punta di lancia del tuo attacco e la sua efficacia è radicata semplicemente nel principio di usare il più lungo contro il più vicino”. C'è chi pensa, tuttavia, che l'anticipazione sia ancora più efficace (intendendosi nel Jeet Kune Do come la perfezione assoluta dell'intercettazione). Se si realizza prima di iniziare l'attacco, riduce il rischio e rende superflua la difesa, ma ha una grande difficoltà tattica: considerato che si tratta di colpire l'avversario

prima che questo arrivi almeno a iniziare il suo attacco, bisogna avere una sensibilità, un “timing” e una velocità più che straordinarie per raggiungerlo perché, ovviamente, esiste solo una minuscola frazione di tempo nella quale la tecnica risulta efficace. Se ci anticipiamo, il rivale non ha ancora disposto un attacco concreto e potrà difendersi o cambiare il suo attacco. Se ritardiamo un istante, avrà già iniziato il suo attacco ostacolando la nostra anticipazione. Il vantaggio tattico e tecnico dell'intercettazione è proprio questo, che il rivale ha già lanciato un attacco e quando ci concentriamo nell'attaccare risulta quasi inevitabile aprire buchi nella nostra difesa. L'intercettazione consiste nell'approfittare di quei buchi del rivale quando non può fare niente per proteggerli, poiché l'attacco che li ha scoperti è già in corso. Questo richiede anche, è chiaro, una certa anticipazione mentale o percettiva (ovvero sapere quando e come attaccherà il rivale prima che lo faccia), ma non un'anticipazione tecnica o di impatto, poiché bisogna lasciare che l'avversario inizi la sua azione perché scopra i suoi buchi. Se si inizia il colpo prima del tempo, ovvero, se si anticipa troppo, stiamo mettendo sull'avviso il rivale e condannando la strategia in anticipo.

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Reportage L'intercettazione è un'azione molto complicata, tutto ciò che ha di e ff i c a c e è a n c h e d i ff i c i l e , p o i c h é b i s o g n a r i c o n o s c e re c h e è m o l t o rischiosa dal momento che nella sua applicazione bisogna mettersi alla portata del rivale che sta attaccando, q u i n d i i l m i n i m o e r ro re p u ò comportare di ricevere un colpo fatale che cambia il corso della lotta. Bisogna precisare che non tutte le tecniche si possono intercettare né tutte le situazioni permettono di applicare questa tecnica. Infatti, la capacità di intercettare è possibile solo dopo molti anni di allenamento e un allenamento particolarmente pratico, efficace e realistico, con molte centinaia di “ore di volo” in combattimento. Più di un praticante o neofito si chiede: vale dunque la pena dedicare tanto tempo e sforzo a una tattica così complicata e perfino rischiosa dal momento che ne esistono altre molto più semplici? Senza dubbio, poiché i vantaggi dell'intercettazione sono straordinari. È fuori discussione che sia il modo di contrattaccare più rapido e che esige minore sforzo fisico o dispendio energetico. Bisogna tenere in considerazione che per intercettare bisogna appena spostarsi (al massimo allungare un po' il corpo), considerato

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che è l'avversario che, nel suo attacco, si dirige verso di noi. Non solo si risparmia tempo, ma anche fatica, poiché gran parte della potenza dell'impatto intercettatore non la mettiamo noi ma il nostro rivale quando si lancia per fracassarsi contro il nostro pugno, piede o gomito. Alla potenza generata dai nostri muscoli e dal giro di fianco bisogna sommare quindi tutta l'energia e l'inerzia dell'assalto dell'attaccante. Poche tecniche assicurano un impatto tanto devastante con così poco sforzo proprio. Come spiegava Bruce Lee nel Tao: “Nel Jeet Kune Do non colpisci mai il tuo avversario solo con il pugno; lo colpisci con tutto il tuo corpo. In altre parole: non devi colpire colo con la potenza del braccio. Le braccia sono qui un mezzo per trasmettere una grande forza con la sincronizzazione corretta del movimento di piedi, vita, spalla e polso a gran velocità”. Affinché le tecniche fossero efficaci, aggiungeva: “I colpi non si danno mai nel punto in cui si tenta di arrivare. Si spingono per attraversare il punto. La prosecuzione è tanto importante nella

lotta come in qualsiasi altro sport e si può conseguire solo lanciando il punto come se si volesse attraversare il bersaglio e arrivare al di là dell'obiettivo dell'attacco”. Questo rende l'intercettazione la tattica ideale contro un avversario molto più pesante e potente di noi con il quale sarebbe una pazzia fermarsi a scambiare colpi. Infatti, quanto più pesante e potente è l'avversario, tanto più potente risulterà l'intercettazione. Invece non si raccomanda di provare ad applicare le tattiche di intercettazione davanti a rivali più veloci, più alti e robusti o anche tentare di metterlo in pratica con quelli che hanno più esperienza di noi in combattimento, poiché i risultati possono essere nefasti. Un altro vantaggio essenziale di questa tecnica è di carattere psicologico. Come abbiamo detto, l'intercettazione è la capacità di contrastare un attacco colpendo nello stesso tempo. Frustrazione non solo fisica e tecnica, ma anche psicologica. Ci sono poche cose più frustranti e demoralizzanti in combattimento che ricevere un contrattacco proprio quando si è lanciato un attacco da una


posizione, situazione e distanza ottime. Bastano due o tre buone intercettazioni perché, pur restando fisicamente in piedi, il morale sia a terra e si sia psicologicamente sconfitti. La capacità di intercettazione (come quella di anticipazione) dota il combattente di un'aurea di superiorità, imbattibilità e sicurezza i cui effetti psicologici non devono essere trascurati. Non bisogna dimenticare che le lotte si combattono, vincono o perdono sia fuori sia dentro la mente. La corretta intercettazione dipende dall'abilità del lottatore di approfittare delle opportunità o, in loro mancanza, (e soprattutto) di crearle. Per opportunità marziale si intende, in generale, il momento più adeguato per attaccare il rivale, ovvero, quando risulti più vulnerabile ai nostri colpi e noi meno vulnerabili ai suoi. Quando l'avversario rimane in attesa, osservando, sulla difensiva, sia perché aspetta un attacco oppure perché ha appena finito di attaccare o di fingere, è il momento peggiore per attaccare, perché è in attesa dei nostri movimenti. Il momento migliore è, al contrario, quando sta eseguendo un movimento, uno spostamento o una combinazione offensiva o sta manovrando per

attaccare. In tal caso, l'intercettazione approfitta dell'opportunità psicologica: quando si sta attaccando non si pensa alla difesa; e all'opportunità tecnica: attaccare presuppone inevitabilmente di aprire buchi nella difesa e lasciare scoperte certe aree. Nel Jeet Kune Do, come nella vita, le opportunità non bisogna aspettarle, bisogna crearle. In molte occasioni per intercet tare bis o g na indurre l'avversario all'attacco, cosa che si può fare es ibendo buchi (co n nat uralez z a o co n una certa provocazione) che invitino a entrare o facendo fin te per prov ocare i l contrattacco, in quello che in Jeet Ku ne Do s i chi ama 'at tacco per induzione'. Provocare l'attacco è un sottile gioco di inganno, certamente

“I colpi non si danno mai nel punto in cui si vuole arrivare, si spingono per attraversare quel punto”

rischioso ma che ben fatto può dare buo ni frutt i. P ermet te di s apere quando attaccheranno e come, cosa che dà un immenso vantaggio, poiché si può prevedere come proteggersi dall'attacco e quali buchi cercare per colpire. Ma, come abbiamo detto, l'intercettazione è una tattica particolarmente difficile e sofisticata, poiché esige un alto livello in numerose capacità marziali e molta esperienza in combattimento. Le principali qualità implicate sono (tra le altre) la sensibilità, il controllo corporeo, i riflessi, il “timing”, la distanza, la velocità e la precisione. L'azione è sempre più rapida della reazione, cosicché reagire all'inizio effettivo di un colpo (percepirlo e cercare una risposta adeguata) ed essere capace di controcolpire prima che ci raggiunga, sembra poco meno che impossibile. O piuttosto è possibile solo se si iniziano la difesa e il contrattacco praticamente quando il rivale inizia il suo attacco. La sensibilità risulta perciò fondamentale per l'intercettazione, ovvero: una buona capacità di anticipazione percettiva, come è già stato detto, di conoscere alcuni istanti prima quando e come sarà l'attacco. È quello che in Jeet Kune Do è chiamato 'stato di allerta', che è la capacità di liberare la mente da

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Reportage qualsiasi pensiero o emozione che ci distragga affinché l'incoscio possa percepire tutta l'informazione, processarla e cercare all'istante la reazione più adeguata. Chi ha praticato combattimento con contatto sa che le tecniche che risultano più efficaci sono quelle che si lanciano spontaneamente, con naturalezza, senza averle pensate. Questo perché abbiamo lasciato agire il nostro inconscio e la sua sensibilità è capace di captare e interpretare all'istante la minima tensione muscolare, sguardo o movimento che precede ogni attacco del rivale. Pensare risulta sempre più lento che reagire. Dall'altro lato, la capacità di reagire con la tecnica idonea con la maggiore rapidità possibile dipenderà da come abbiamo allenato questa tecnica. L'unico modo per accellerare e migliorare i riflessi consiste nel praticare. A forza di ripetere e ripetere una tecnica si rinforzano le connessioni nervose cerebrali che la controllano, migliorando così la loro velocità di inizio, esecuzione e precisione. Attributi come quelli di sensibilità o allerta e capacità di reazione risultano fondamentali in azioni nelle quali la rapidità è fondamentale, come nell'intercettazione. La cosa più sicura consiste nell'intercettare appena comincia l'attacco, poiché così la cosa più probabile è che questo non ci raggiunga mai (anche se non per questo bisogna rilassare la difesa). Chiaramente questo ci obbliga ad agire prima, con il rischio di rivelarci e che il rivale annulli o modifichi il suo attacco o riesca a proteggersi. L'ideale è non intercettare fino a quando praticamente l'attacco non ci ha quasi raggiunto, così prenderemo in contropiede l'attaccante, cosa che resta riservata ai veri esperti poiché il rischio personale è altissimo. Per quanto riguarda il punto di intercettazione, la cosa più semplice consiste nell'attaccare la parte del corpo dell'attaccante che si avvicina per prima (se attacca con un pugno, la sua gamba anteriore), con la nostra “arma” più vicina e alla maggior portata (di solito il nostro piede anteriore). Ci riferiamo alla classica intercettazione del Jeet Kune Do, molto usata dallo stesso Bruce Lee, di calcio laterale diretto al ginocchio o alla coscia della gamba con la quale avanza il rivale (Jeet Tek o calcio intercettatore), mentre ci proteggiamo dal suo attacco o lanciamo anche uno “jab” o diretto alla faccia. Questa è

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l'interpretazione di gran lunga più semplice poiché, con poca pratica, chiunque la può realizzare. Come minimo il calcio che intercetta sbilancerà il rivale e scardinerà la sua guardia, facilitando un nostro secondo attacco, poiché è possibile che con un po' di forza si ferisca al tallone. Riassumendo: intercettare è, senza dubbio, uno dei metodi e tecniche più difficili da mettere in pratica. Il Jeet Kune Do pone un'enfasi speciale sul suo allenamento per arrivare a dominarlo, poiché pensa che sia l'essenza della strategia marziale; è la vittoria della mente e dell'abilità sulla forza; è l'arte creata da un genio che

era anche un gran guerriero, anche se il suo sistema di lotta non può essere utilizzato da tutti. Come disse Amadeus Mozart: “Né un'intelligenza sublime, né una grande immaginazione né le due cose insieme formano un genio”. “Il Piccolo Drago” era indiscutibilmente un genio e non tutti possiedono la sua genialità, come riconosceva lo stesso Bruce Lee: “Il Jeet Kune Do non è per tutti. Ho insegnato a molti allievi, ma pochissimi sono diventati miei discepoli. Molti allievi non dimostrano capacità adatte per comprenderlo né per applicarlo nel modo dovuto, fisicamente o mentalmente”. Sagge parole di un “artista” della vita…


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DVD Arti marziali

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La Naginata è un'arma tradizionale usata dai Samurai del Giappone feudale, simile a una lancia con una lama curva. La sua pratica è simile a quella della Katana ed essendo più corta dello Yari, rende possibile l'esecuzione di un maggior numero di attacchi e difese e può essere manipolata in modo molto rapido ed efficace. In questo nuovo DVD, il Maestro Akeshi ci mostra nel dettaglio i 20 Kumidashi di Naginata e i 5 Kumidashi di Kihon, questi ultimi per creare un ponte tra la Naginata e la Katana e sottolineare le similitudini che esistono tra di esse. Questi Kumidashi sono eseguiti con Bokken che, a causa del suo peso, risveglia i muscoli sopiti, i quali aiuteranno in modo decisivo il comportamento e l'evoluzione tecnica di entrambe le armi. La Naginata colloca gli allievi di Arti Marziali davanti a un nuovo scenario di distanze, pesi e mobilità e il suo studio deve essere considerato prioritario per gli amanti del Kobujutsu, perché enfatizza le sensazioni, l'equilibrio e la forza, affinché tutte siano gestite con fluidità.

Dave Kovar, consumato artista marziale e Cintura Nera in 6 stili di Arti Marziali, possiede un'esperienza di più di 30 anni in attività di insegnamento. Professore di Kenpo, ebbe l'occasione di imparare con alcuni dei migliori, e in qualità di Maestro di maestri fuori e dentro il tatami ha sviluppato un metodo unico di insegnamento che offre all'Istruttore la capacità unica di aiutare gli allievi a migliorare le loro abilità e ad aumentare la fiducia in se stessi, la disciplina e il rispetto. Allenando differenti sistemi, presto o tardi si giunge alla conclusione che, al margine dei rituali e le tradizioni, nella loro essenza, le Arti Marziali sono molto simili tra loro, possono all'inizio approcciare le cose in modo differente, ma generalmente giungono alle stesse conclusioni. In questo modo usa il Kenpo come base per mescolare tecniche e teorie di altri sistemi, di fronte ad attacchi basilari universali come punto di partenza. In questo DVD ci mostra le combinazioni di doppio pugno, sequenze di difesa personale progressiva, "Kenpo 6" o esercizi interattivi con compagno e tecniche di punti di pressione. Uno spirito indomito nella ricerca dell'eccellenza che ha dato già magnifici frutti.

Il Maestro Montana, insieme al suo team d'istrutori, ancora una volta ci sorprende con questo DVD che mostra i concetti e le tecniche di base con il Sarong da un punto di vista occidentale, ma senza dimenticare le sue radici indonesiane. In questo DVD si studia in diversi metodi di lavoro l'aspetto tradizionale, attraverso le tecniche di polizia e militari in un modo educativo, facile e conveniente con i passi da seguire, a partire delle modalità di presa, tecniche di gamba, mano vuota e una particolare attenzione sul disarmo di coltello e bastone, per finalizzare con il Kerambit in simbiosi con il Sarong, collegandosi così con il precedente lavoro sul coltello a doppio taglio indonesiano e filippino. Scopri la nobile arte del Sarong, abbigliamento e arma invisibile caratteristica in Indonesia e nelle Filippine, due delle influenze e pilastri del sistema MTS. Dopo aver appreso le sue applicazioni, in generale, è possibile adattarlo al tuo stile personale, ampliando la propria attività di ricerca e sviluppo, con una vasta gamma di possibilità. Con la pratica costante, il sarong entrerà a far parte del tuo sistema in modo libero e intuitivo. (Disponibile in spagnolo-inglese-francese)

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Tutti i DVD prodotti da Budo International vengono identificati mediante un’etichetta olografica distintiva e realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafie rispettano i più rigidi standard di qualità. Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o la copertina non coincide con quella che vi mostriamo qui, si tratta di una copia pirata.


“Una specialità agonistica creata dal Gm. Sifu Paolo Cangelosi” Dall'esperienza di oltre 40'anni di totale dedizione allo studio, ricerca e pratica nell'arte marziale, nasce un programma specializzato sul combattimento a mano nuda. Il Grand Master Paolo Cangelosi ha creato un sistema completo ed efficace per tutti gli appassionati del combattimento. Il Maestro o Sifu ha iniziato la pratica delle arti marziali verso la fine degli anni 60 ed a cimentarsi nel combattimento sin dai primi anni 70, dalle semplici sfide che avvenivano tra ragazzi praticanti di stili e arti differenti, con la voglia, il coraggio e la passione di confrontarsi in combattimenti stradali che creavano un'atmosfera viva e reale, per passare ad un breve periodo di competizioni sportive nel karate, full contact e ju jitzu, fino ad arrivare all'inizio dei suoi viaggi in estremo oriente dove ha potuto incrociare le realtà dell'epoca e della vera tradizione marziale. Oltre 30'anni fa gli occidentali venivano considerati inferiori nell'abilità marziale dagli specialisti orientali, quindi bisognava conquistarsi la stima ed il rispetto sul campo di battaglia, con i fatti e non con le parole, racconta il Sifu Cangelosi. Dai 20 ai 34 anni ha combattuto nel kung fu contact e nel free style, quando qui in occidente non si parlava ancora di incontri interstyle senza o con pochissime regole e protezioni e senza meriti e fini sportivi. Dopo un lungo periodo tra Cina, Hong Kong, Macau e Tailandia, il maestro Cangelosi ha deciso di smettere di combattere portando la sua conoscenza ed esperienza all'interno dei suoi programmi didattici. Maestr o di grande talento e di fama internazionale è stato apprezzato e premiato da attori della cinematografia marziale, da grand masters, da campioni internazionali

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che hanno riconosciuto la sua abilità e cultura marziale. Testimonianze di artisti come: Joe Lewis, Samart Payakaroon, Sakat Pectchindee, Carlos Machado, Bill Wallace, Jhon Rhee, Smir now Nicolai, Tat Ma Wong, Ngau Da Yuk, Cynthia Rotrock, Vincent Lyn, Don Wilson “the dragon”, Santiago Sanchis e molti altri che hanno condiviso con lui momenti di lavor o, allenamenti, stages, dimostrazioni, show, pubblicazioni e video tape. E' proprio per tutto questo inter esse, per questo continuo ed incessante lavoro e per tutti i suoi fans che nasce il “combat free style by Paolo Cangelosi”.

“Un sistema che esplora tutte le possibili situazioni del combattimento sotto la supervisione di istruttori esperti, abilitati da un corso di formazione diretto personalmente dal fondatore del sistema, con metodologie di allenamento moderne, protezioni ed attrezzature professionali, disegnate appositamente dalla KHAY MUAY Product Thailand.”


Il Grand Master Paolo Cangelosi e il suo “Combat Free Style” Dall'esperienza di oltre 40'anni di totale dedizione allo studio, ricerca e pratica nell'arte marziale, nasce un programma specializzato sul combattimento a mano nuda. Il Grand Master Paolo Cangelosi ha creato un sistema completo ed efficace per tutti gli appassionati del combattimento. Il Maestro o Sifu ha iniziato la pratica delle arti marziali verso la fine degli anni 60 ed a cimentarsi nel combattimento sin dai primi anni 70, dalle semplici sfide che avvenivano tra ragazzi praticanti di stili e arti differenti, con la voglia, il coraggio e la passione di confrontarsi in combattimenti stradali che creavano un'atmosfera viva e reale, per passare ad un breve periodo di competizioni sportive nel karate, full contact e ju jitzu, fino ad arrivare all'inizio dei suoi viaggi in estremo oriente dove ha potuto incrociare le realtà dell'epoca e della vera tradizione marziale. Oltre 30'anni fa gli occidentali venivano considerati inferiori nell'abilità marziale dagli specialisti orientali, quindi bisognava conquistarsi la stima ed il rispetto sul campo di battaglia, con i fatti e non con le parole, racconta il Sifu Cangelosi. Dai 20 ai 34 anni ha combattuto nel kung fu contact e nel free style, quando qui in occidente non si parlava ancora di incontri interstyle senza o con pochissime regole e protezioni e senza meriti e fini sportivi. Dopo un lungo periodo tra Cina, Hong Kong, Macau e Tailandia, il maestro Cangelosi ha deciso di smettere di combattere portando la sua conoscenza ed esperienza all'interno dei suoi programmi didattici. Maestro di grande talento e di fama

“Dall'esperienza di 40 anni, il meglio delle Arti Marziali asiatiche concentrate in un mix di estrema efficacia.”

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internazionale è stato apprezzato e premiato da attori della cinematografia marziale, da grand masters, da campioni internazionali che hanno riconosciuto la sua abilità e cultura marziale. Testimonianze di artisti come: Joe Lewis, Samart Payakaroon, Sakat Pectchindee, Carlos Machado, Bill Wallace, Jhon Rhee, Smirnow Nicolai, Tat Ma Wong, Ngau Da Yuk, Cynthia Rotrock, Vincent Lyn, Don Wilson “the dragon”, Santiago Sanchis e molti altri che hanno condiviso con lui momenti di lavoro, allenamenti, stages, dimostrazioni, show, pubblicazioni e video tape. E' proprio per tutto questo interesse, per questo continuo ed incessante lavoro e per tutti i suoi fans che nasce il “combat free style by Paolo Cangelosi”.

La tecnica del Combat free style Stile libero, ma libero da cosa? Intendo libertà di azione nella pienezza della conoscenza. Non dobbiamo cadere nel solito inganno di chi confonde la “liberta” con l'ignoranza, muoversi a casaccio, facendo affidamento solo sulla propria improvvisazione. Il nostro metodo si basa su


Reportage profonde conoscenze, e richiede severo e lungo addestramento nelle tecniche, in una selezione accurata delle più efficaci, tratte da tre grandi aree dell'Arte Marziale asiatica: CINA, THAILANDIA, GIAPPONE. Ognuna di esse offre la sua competenza, perché non sfruttarla e mettere a punto il meglio di tutte e tre? L'astuto maestro cinese, imprevedibile e creativo, ispessito da millenni di tradizione, dotato di armi taglienti, strategie complesse come broccati che narrano di personaggi mitologici, gli otto immortali, il Buddha, il Tao in un unico fiume di CHI; Dall'esperienza del KUNG FU cinese, prendiamo sia tecniche che strategie, dagli infiniti sistemi per colpire di pugno ne selezioniamo alcuni come il KUA CHOY (BACK FIST) pugno con il dorso della mano, che può essere frustato veloce come un JAB, passante, girato, portato usando traiettorie particolari e difficili da intuire; il TAN SAW che sfrutta la mano aperta colpendo di taglio anche con l'uso di parte dell'avambraccio, si insinua dentro la guardia e colpisce duramente come una bastonata; lo YAT CHI CHOY, pugno verticale ottimo per gli attacchi al busto in fase di uscita dalla traiettoria di attacco; gli innumerevoli calci della tradizione cinese: circolari ad anca frontale ottimi per spazzare via le difese dell'avversario restando a misura di attacco; spinti di taglio ad anca laterale, il famoso calcio che Bruce lee ha reso famoso per la sua irruenza; il calcio all'indietro, infido e di grande potenza, un calcio risolutivo se entra nell'addome; il calcio ad ascia che scende dal cielo tagliando e devastando tutto quello che incontra, e molti altri l'implacabile giocoso guerriero THAI, con i suoi ondeggianti movimenti che nascondo esplosioni inarrestabili e travolgenti, irriverente e rispettoso nello stesso tempo, senza nessun rimorso, solo spietata efficacia; L'arte Tailandese porta con se molte tecniche estremamente efficaci, anche se quasi certamente di derivazione cinese, le studiamo con il metodo THAI che le ha rese famose su tutti i ring internazionali degli ultimi 30 anni: i violentissimi calci circolari alle gambe LOW KICK con la loro metodologia di avanzamento a SKIP; stessa forza di impatto, sfruttando l'anca e tenendo la gamba semirigida, si alza il target al busto ed al viso con forza passante; l'uso incalzante e serrato del ginocchio, soprattutto durante il raffinato maneggio del CLINCH che richiede una grande sensibilità, forza ed astuzia; il tagliente

gomito che sfrutta tutte le traiettorie, compreso la devastate discesa dal cielo nelle tecniche saltate e la forza circolare nei colpi rovesciati; non da ultimo il grande lavoro pugilistico che trova le sue origini nella BOXE occidentale dove ha raggiunto livelli di sofisticatezza altissimi nella strategia e nel movimento di busto. Il gelido Samurai spoglio di ogni arma, essenziale nel muoversi con gesti minimi di massima resa, avvolgente nel suo lottare come un pennello nel gesto degli antichi KANJI, una morsa letale che non lascia scampo, che ti proietta fuori

equilibrio come se la gravità gli facesse eccezione. Quando si parla di corpo a corpo, i Giapponesi ne hanno fatto una scienza talmente precisa e dettagliata che non si può trovare di meglio in nessuna altra tradizione: con qualche variazione dovuta dall'assenza di divise come il JUDOJI, prendiamo grande spunto dal lavoro di presa di contatto KUMIKATA, e di sbilanciamenti KUZUSHI ed inseriamo nel nostro programma una selezione di proiezioni adatte ad essere inserita in un contesto di scherma dove l'elemento più

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“Una specialità agonistica creata dal Gm. Sifu Paolo Cangelosi”

Questo libro è il risultato del loro lavoro assieme, è un libro di autentico Cross Fighting tra il meglio della tradizione Thai e il meglio della tradizione cinese, tutto ciò al servizio dell'efficacia nel combattimento. Le loro tecniche sono state studiate dettagliatamente e sono una proposta che piacerà a tutti gli interessati all'autodifesa come scienza ma anche come Arte Marziale.

“Un occhio di riguardo all'aspetto stilistico dell'arte marziale oltre che all'efficacia nel combattimento”.

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Reportage “Da sempre la nostra scuola organizza circa ogni 2 anni dei tornei di combattimento libero per fare esercitare i ragazzi che sentono l'esigenza di una esperienza agonistica. Da quest'anno svilupperemo un vero e proprio circuito annuale di galà e di tornei che saranno suddivisi in tre categorie: dilettanti, semi professional, professional”. pericoloso nel contatto dei due corpi è l'uso del ginocchio; senza fare un elenco freddo di nomi giapponesi, le proiezioni a terra che usiamo appartengono alle principali categorie: ancate, sollevamento del baricentro, spazzate del gambe, sbilanciamenti progressivi, e ne consegue un importante sviluppo di lotta che analizza i vari sistemi di immobilizzazione a terra OSAI KOMI, un grande lavoro sulle articolazioni con leve di ogni genere, e strangolamenti su tutte le parti del corpo sia con gli arti superiori che con quelli inferiori.

Cosa potevo avere di meglio come dotazione per giocare questo splendido ruolo, per competere sportivamente? Comunque tutto questo deve essere dominato da una grande qualità tecnica ed artistica, per questo alcuni stratagemmi che abbiamo inserito, soprattutto nel regolamento di gara, obbligheranno gli atleti a sforzarsi di restare puliti e tecnici nella ricerca della massima efficacia, senza cadere nella zuffa sporca e di pura violenza che tanto entusiasma un pubblico di poche pretese. Perché limitarsi ad un solo mondo quando la conoscenza di un Maestro di livello superiore mette a disposizione sapienza disparate tra le più efficaci. Quando osservo i giovani entusiasti che si affacciano timidi a chiedere informazioni in segreteria posso già vedere come una promessa sui loro volti, lo stupore di crescere giorno per giorno affinando le proprie facoltà sotto la guida di queste antiche discipline. Poi cerco attento le parole giuste per accendere la loro fantasia, catturarli nel magico gioco esoterico della disciplina marziale, e di questa etica ferrea e spirituale. Lo sforzo più grande è frenare in loro l'impeto di dominare, di vincere qualcuno, di sentirsi forti nel sopraffare un avversario, di dimenticare che la vera arte consiste nel vincere se stessi; anche se stiamo partecipando ad uno dei tanti tornei della nostra vita.

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''Un'intervista con Cynthia Rothrock, una leggenda vivente'' È l'incontestabile regina dei film di Arti Marziali. Una lunga carriera nella quale ha creato molti stereotipi di donna-guerriero, un ruolo che poi molte altre hanno imitato, ma che nessuna ne ha mai raggiunto la popolarità. Vera artista Marziale, donna affascinante, ha incantato e sedotto i sogni di moltissimi artisti marziali nelle ultime decadi. Simpatica, sensibile e affettuosa, Cynthia è inoltre molto cara a questa redazione dove è venuta a registrare due video alcuni anni fa, lasciando un insuperabile ricordo di professionalità e sensibilità. Ha partecipato ai 30 anni della scuola del suo amico Paolo Cangelosi, dove ebbi per l'ultima volta occasione di godere della sua compagnia. Oggi ho il piacere di portarvi questa recente intervista, realizzata in America, un modo come un altro per dare la giusta rilevanza a questa donna magnifica. Alfredo Tucci Testo: © Gulrukh Khan with Cynthia Rothrock 2011 Foto: Courtesy of Spirit2Power - Away Team Productions

C

ome direttore di Spirit2Power, un Nuovo documentario sullo spirito delle Arti Marziali, ho avuto il privilegio di registrare un'intervista con la leggendaria regina delle Arti Marziali Cynthia Rothrock. La pellicola con protagonisti Maestri di calibro mondiale, Artisti Marziali e Campioni di Arti Marziali debutterà agli inizi del 2012 (vedere www.spirit2Power) Budo International: Cynthia, per favore, parlaci della tua infanzia. Cynthia Rothrock: Sono figlia unica. Mia madre era commessa in un negozio di scarpe, non stava mai a casa, salvo le domeniche. Il suo orario era dalle 10 del mattino alle 9 della sera e io normalmente passavo quasi tutto il tempo con mio padre. Si potrebbe dire che ero la bambina di papà. Normalmente andavamo a nuotare, a giocare a baseball, al cinema quasi tutte le domeniche, a pescare, a passeggiare e a pattinare sul ghiaccio. Era solito portarmi al bar vicino casa, dove si prendeva un paio di birre con gli amici e mi faceva promettere di non dirlo alla mamma. Io normalmente giocavo ai videogiochi mentre papà si sedeva con i suoi amici. Ero un po' un maschiaccio. Avevo molti amici, tanti ragazzi quante ragazze. Un giorno il mio vicino mi disse che gli piacevo e io lo colpii in testa con un libro, fino a quando non disse che non gli piacevo più. Mio padre era un uomo divertente. Mi ricordo che da adolescente, a volte indossavo i pigiami di mio padre. Erano comodi benché un po' grandi. Normalmente me li mettevo a rovescio e me li legavo con la mia cintura di Karate, e un giorno mi disse che non mi ero accorta delle aperture che aveva dietro. B.I: Che cosa ti spinse a praticare Arti Marziali? C.R: Gli amici dei miei genitori stavano imparando Tang Soo Do. Come bambina ero molto attiva e cominciai a fare molte cose, ballo, musica, bastone… ma non mi concentravo mai veramente su qualcosa. Un giorno li vidi praticare Arti Marziali. Essendo molto giovane mi intrigavano le

uniformi, le cinture e i movimenti. Decisi di iscrivermi a Tang Soo Do. Mia madre mi iscrisse per quattro mesi. Dopo un mese feci quello che facevo sempre: lo odiavo e volevo lasciarlo. Questa volta mia madre mi ricordò che ero ormai iscritta per quattro mesi. Fu un richiamo preciso da parte di mia madre che voleva che io continuassi. Non mi piaceva perché ero l'unica ragazzina della classe. C'era una piccola cintura nera, ma quando la vidi pensai che fosse un ragazzo. Mi sentivo molto scoordinata; non riuscivo a gridare ed ero intimorita da tutti gli uomini della classe. Un giorno, il mio istruttore ci parlò e ci disse che i deboli abbandonano e i forti praticano e migliorano. Pensai che si riferisse in particolare a me e cominciai a praticare con più serietà. Un mese dopo mi piaceva e volevo partecipare a una competizione. B.I: Come eri a scuola? C.R: Ero come tutti i bambini, preferivo rimanere a casa a giocare piuttosto che andare a scuola. Mi piaceva, ma facevo i compiti un istante prima che cominciasse la lezione successiva e sembravo sempre stare a galla. Non lo raccontate a mia figlia. Non partecipavo alle attività sportive per via del mio allenamento nelle Arti Marziali. Avevo amici nell'Istituto, ma in realtà mi dedicavo a seguire la mia strada nelle Arti Marziali. B.I: Quali erano le tue materie preferite? C.R: Mi piaceva l'Arte, la musica e la lettura. Mi piaceva partecipare a competizioni di spelling. Quando diventai un po' più grande mi iniziò a piacere il Francese. B.I: Ti piace cucinare, quali sono i piatti che più ti piace cucinare? C.R: Sì, mi piace cucinare, ma non mi piace tanto mangiare. Normalmente mangiavamo fuori e un giorno sentii mia figlia dire: “Mia madre non cucina mai” e ci rimasi molto male; comprai la rivista di Rachel Ray e dissi che avrei iniziato a cucinare tre giorni la settimana. Tutto andò molto bene... e più tardi la sentii parlare con un amico. L'amico diceva che sua madre faceva sempre cene a base di cibo surgelato e Sky gli disse che sua madre

invece lo preparava sempre fresco. Un giorno misi accidentalmente la pelle del pollo nella mia zuppa di mais, allora Sky si arrabbiò e non volle che cucinassi più. Ma ora sto tornando poco a poco a farlo. I miei piatti preferiti sono la pasta, l'insalata e il pane all'aglio, ed ovviamente un buon bicchiere di vino rosso, per gli adulti. B.I: Ti piacciono altri sport? C.R: Sì, mi piacciono tutti gli sport. Mi piace l'attività fisica. I miei sport preferiti sono il trekking, lo scii, il canottaggio e la pallavolo. B.I: Che paesi hai visitato? C.R: Molti, sono stata nella maggior parte degli stati degli Stati Uniti, Cina, Taiwan, Corea, Hong Kong, Russia, Spagna, Italia, Francia, Germania, Svizzera, Austria, Messico, Caraibi, Inghilterra, Giappone, Australia, Turchia, Nuova Zelanda e i posti in cui più mi piace andare che sono Africa, Egitto e L'Antartide. B.I: Quale personaggio famoso ti piacerebbe conoscere per farci una passeggiata sulla spiaggia o una cena? C.R: Mike Meyers perché credo che mi farebbe ridere un sacco col suo brillante senso dell'umorismo. B.I: Qual è il tuo punto di vista sulla religione? C.R: Sono Cattolica e la religione è una parte molto importante della mia vita. Per me, Dio è tutto e ringrazio Lui per ogni giorno della vita e per le benedizioni che mi ha concesso. B.I: Sei una persona spirituale nella pratica? C.R: Credo di esserlo, prego tutti i giorni. Lo faccio con un gruppo di madri che pregano, ma potremmo essere sempre un po' più spirituali di quanto siamo. B.I: Che personaggio storico ti piacerebbe essere stato? C.R: Giovanna d'Arco, per il suo coraggio e la sua forza come donna, ma non mi piacerebbe essere bruciata in un falò.

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Intervista C.R: Mi piace viaggiare con mia figlia, questo è il mio m i g l i o r momento per rilassarmi, perché a lei piacciono le piscine degli hotel o fare brevi fughe in montagna.

B.I: Se tu potessi rinascere essendo un'altra persona, che cosa ti piacerebbe fare nella vita? C.R: Mi piacerebbe essere un fotografo famoso e girare il mondo fotografando persone e posti. B.I: Quali sono il tuo stile musicale e il tuo artista preferiti? C.R: Un'altra domanda difficile, mi piace un'ampia varietà di musica da Il Divo fino a Lady Gaga. Credo di poter dire che il miglior concerto a cui sono andata fino ad ora è quello de Il Divo; piansi per l'emozione - la musica ero così bella! E per ascoltare uno stile di musica, se voglio energia metto un cd di Jennifer Lopez, ed anche di Lady Antebellum. B.I.: Qual è la forma di Arte che ti piace? C.R: Wyland, perché il suo lavoro artistico e le sue foto sono incredibilmente reali ed espressive. B.I: Ti è capitato di fare terapie complementari e se è così, quali? C.R: Beh, credo che ti riferisca a trattamenti per la salute e il benessere. Ogni tanto faccio un programma per eliminare le tossine del corpo. Mi faccio fare un massaggio ogni volta che posso... questo è tutto. B.I: Quali sono i tuoi scrittori preferiti e perché? C.R: Mi piace Joel Osteen, perché mi spinge a voler essere una persona migliore e a lasciarmi trasportare dalla spiritualità. Mi piacciono gli Harry Potter, perché mi piace la magia... ed inoltre sono scritti in maniera molto intelligente e divertente. Sono autori molto differenti, ma come ho detto prima, ci sono molti aspetti nel mio stile di vita, non ce n'è soltanto uno. B.I: Quali sono i tuoi detti preferiti? C.R: La vita non è una prova generale. I sogni possono diventare realtà. Chi dorme non piglia pesci. Vivi, ama, ridi. B.I: Che cosa ti piace fare per rilassarti?

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B.I: Com'è la tua serata perfetta? C.R: Uscire accompagnata da qualcuno di cui veramente mi importa... Un'altra cosa che mi piace è una cena e un gioco, o qualcosa di avventuroso. B.I: Che cosa mangi generalmente durante il giorno? C.R: Di mattina mi prendo un caffè e acqua di cocco e poi un'insalata. Normalmente mangio carne magra e pesce con verdure, se non facessi attenzione a quello che faccio, prenderei un sandwich per pranzare e pasta o pollo e insalata per cena. B.I: Raccontaci per favore qual è stato il più grande spavento della tua vita? C.R: Ero in Austria, a un evento di Arti Marziali, e mio marito e mia figlia erano con me. Sky aveva circa un anno e mezzo, io dissi loro che ci saremmo trovati all'angolo dopo 15 minuti. Voleva fare shopping. Stavo andando qui e là da due ore ormai e non li vedevo. Credo che i miei ormoni avessero perso il controllo perché cominciai a pensare che avessero sequestrato Sky e che suo padre fosse da qualunque parte con la polizia. Il pensiero mi era venuto il gior no precedente quando andammo a vedere alcune rovine e Sky era addormentata sul suo seggiolino, allora suo padre si allontanò per contemplare il panorama. Mi trovai che non avevo denaro, mi stavo strappando i capelli, colpendo le mani, sul punto di diventare matta. Loro invece erano tranquilli a 4 isolati più in là di dove eravamo rimasti, mio marito si stava prendendo un caffè con Don Wilson. Mi presi un gran spavento. B.I: Qual è stato il più grande spavento avuto durante delle riprese? C.R: Dovevo saltare da un edificio di 10 piani, con un'esplosione dietro di me, tenendo un bebè finto tra le braccia, indossavo i tacchi, doveva saltare su un materassino e su alcune scatole nel film Reporter ad Hong Kong. Il regista Yuen Kwei mi disse: “Se non salti quando dico azione, il fuoco dell'esplosione ti raggiungerà”. Pertanto non potevo sprecare nemmeno un secondo. L'edificio sembrava molto alto da sopra, e doveva tenere il falso bambino mentre saltavo.

B.I: Qual è stato il momento più divertente della tua vita? C.R: Ci sono stati molti momenti divertenti… Devo dire che non sono sicura di quale sia stato il più divertente. Una volta ero in Canada stavo facendo uno spettacolo, un adolescente mi chiese un autografo. Gli domandai quale fosse il suo nome e mi disse a voce molto bassa "anus" (ano). Gli dissi di nuovo: “Qual è il tuo nome?” E quello rispose Anus. Gli dissi A-N-U-S e annuì con la testa. Allora scrissi per Anus, coi miei migliori auguri Cynthia Rothrock. Tor nai dal mio compagno nello show, gli dissi di andare verso quel ragazzo per dargli un autografo e vedere quale fosse il suo nome. Si voltò verso di me e mi guardò in modo strano quando firmava la foto, e quando ritor nò mi disse: “E che ci sarebbe di divertente?”, e gli domandai: “Come si chiamava?” E Lui mi disse che si chiamava Amos. B.I: Qual è stato il momento più divertente della tua carriera? C.R: Stavo girando "Il prezzo del Sole", in Nepal, e si filmava una scena nella quale Jeff Falcón ed io dovevamo lottare... Stavo camminando all'indietro e finii per cadere in un parterre di pietra, e mi ritrovai con il posteriore in un roseto. Mi ci vollero dieci minuti per tirarmi fuori le spine dal posteriore, in quel momento non mi sembrò molto divertente, ma ora rido ogni volta che me lo ricordo. B.I: Con che attori di rilievo hai lavorato? C.R: Ho lavorato con molta gente di talento che si potrebbero definire attori di rilievo, ma credo che i più importanti siano stati Sally Field, Brad Douriff, David Carradine e Stacy Keach. B.I: Puoi raccontarci qualche momento divertente che hai condiviso con loro? C.R: Stavo lavorando con David e Chad McQueen, e David stava facendo il morto... e stavamo esaminando il suo corpo, a quel punto gli scappò una gran scoreggia. Non riuscivamo più a smettere di ridere mentre cercavamo di fare quella scena. David semplicemente faceva il morto. B.I: Qual è stato il momento più imbarazzante durante delle riprese? C.R: Il mio piede si agganciò nei pantaloni di un attore quando stavo lottando con lui, gli caddero… B.I: Qual è stato il momento più imbarazzante nella tua vita? C.R: Ero in un parco acquatico, andai in una piscina piccola, e volevo fare una capriola. Mi ritrovai bocconi nella piccola porzione d'acqua. Tutti ridevano, pensavano che l'avessi fatto a posta. B.I: Potresti parlarci di tua figlia Sky? C.R: È l'amore della mia vita. È molto divertente e vuole recitare a Broadway. Prende lezioni di interpretazione, ballo e canto.


B.I: Che cosa fate voi due per divertirvi? C.R: Viaggiamo... Questo è quello che più mi piace fare con lei. Mi piace perché quando usciamo, lei ed io siamo sole... tutto il tempo, senza le distrazioni della vita che si intromettono durante il tragitto. B.I: Che personaggio ti piacerebbe interpretare? C.R: In realtà il prossimo anno interpreterò due tipi di personaggio che ho da sempre voluto fare. Uno è in un film del terrore, intitolata Il venerdì del bambino, con Dean Meadows. Sono una fan di questo genere. La seconda è un film spaziale tipo La Guerra delle Galassie chiamata Lo spazio solitario, con Mark

Grove. Mi piacciono i film in stile futurista. Mi piacerebbe un giorno interpretare anche una vamp. B.I: Che cosa pensi sul ruolo della donna nella società attuale? C.R: Credo che stia migliorando. Guarda Helen Mirren, ha avuto grandi ruoli, è una donna anziana e può competere ancora con gli attori giovani che i produttori vogliono nei suoi film… e poi si domandano perché non si vendono. Credo che la gente voglia vedere belle storie. Se fai attenzione alla televisione qui negli Stati Uniti, gli show tipo sexy che si incentrano solo su quell'aspetto, sono stati tutti cancellati. Le donne forti come Maria Bello stanno dominando lo schermo

B.I: Che cosa pensi dell'amore, dello spirito, della cura istantanea o della telepatia? C.R: L'amore è la cosa più bella del mondo. Tutti amiamo, che sia i nostri figli, i nostri genitori, i nostri amici o le nostre mascotte. La vita è amore, essere vivi e camminare in un bella giornata è amore. Dio è amore. Credo nella fede per la cura istantanea. La telepatia, credo che sia Dio a dire delle cose e che ci guida. Telepatia, istinto, intuizione, t ut t o è la s t es s a co s a. S o no una persona che pensa di dover seguire tutto questo. B.I: Qual è il tuo stile di architettura preferito? C.R: Mi piacciono gli edifici antichi progettati da Gaudí in Spagna. Lavorò molto con i mosaici. B.I: Quali sono le tue Arti Marziali preferite e perché? C.R: Mi piacciono le Arti Marziali. Tutti gli stili hanno qualcosa di sorprendente da offrire. Credo che la scelta dello stile sia un qualcosa di molto personale. Mi piacciono specialmente alcuni stili nei quali bisogna lavorare con le armi, il mio corpo si adatta bene a questi movimenti. Ma in realtà non credo che ci sia uno stile migliore di altri, tutti sono buoni, bisogna fare quello che funziona meglio per ognuno di noi. B.I: Qual è il tuo consiglio per i giovani che cominciano le Arti Marziali? C.R: Che si allenino duramente e che si sforzino al cento per cento in ogni allenamento. Che non si scoraggino: quanto più si pratica, più si migliora. B.I: Dove vivi attualmente? C.R: Vivo nella zona di Los Angeles. Preferisco le montagne, per questo motivo non vivo in città. B.I: Quali sono i tuoi attori e attrici preferiti? C.R: Oh questa è difficile, cambia costantemente, ma mi piacciono Anthony Hopkins, Johnny Depp, Meryl Streep, Helen Mirren, Leo DiCaprio. B.I: Che cos'è che ti piace di più della gente? C.R: Mi piace la gente che mi fa ridere. B.I: Che cos'è che ti piace meno della gente? C.R: Non mi piace la gente bugiarda, né la gente negativa.

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Autodifesa

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David Arama e Maor Bashan hanno preparato un notevole lavoro sull'autodifesa che sicuramente farà parlare. Conobbi Dadiv Arama tempo fa, un istruttore eccellente, una persona nata e cresciuta in strada, immerso nella realtà più cruda di un paese durissimo: Israele.Gli proposi, tempo fa, di venirci a trovare e di condividere con i lettori di Budo i suoi insegnamenti; finalmente è stato possibile e per l'occasione il maestro ha voluto portare con sé Maor Bashn.Entrambi hanno approfittato del viaggio in Spagna per insegnare e girare un DVD che ora pubblicizziamo, nel quale si combinano i concetti più avanzati di autodifesa realistica con tecniche di MMA studiate per scenari verosimili.Due magnifici esperti di prima categoria per tutti coloro che amano affrontare la cruda realtà del combattimento. Alfredo Tucci

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David Arama e Maor Bashn, Israeliani, sono arrivati questa settimana a Madrid, per insegnare a un gruppo con il team Leaderrank; il seminario, durato cinque giorni, è stato organizzato da Roberto Delgado Fernandez Mark Fornos. Il workshop affrontò una vasta gamma di argomenti: dall'autodifesa, ai coltelli, al lavoro con le armi, all'investigazione, VIP security e molto altro.

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avid Arama è il fondatore di Kapap & MMA organization, i cui capi sono quattro Senior Guides “strappati” all'unità speciale Forze di Difesa Israeliane ed ai Servizi Segreti Israeliani.David Arama offre la sua vasta esperienza in anti-terrorismo e la sua conoscenza come allenatore dei combattenti delle Forze di Difesa Israeliane, in più David ha allenato studenti in tantissimi paesi negli ultimi anni, catturando interesse e raggiungendo il tutto esaurito un mese prima del seminario. Maor Bashan, ex-esperto di Kravmaga dell'unità antiterroristica Israeliana, insegnante di migliaia di fighters dell'unita speciale Forze di Difesa Israeliane, ha allenato combattenti di altri eserciti da tutto il mondo, ma non è questo il momento di divagare. I seminari di Kapap & MMA organization sono limitati a venti studenti, fatta eccezione per eventi speciali, pianificati in modo da permettere a più persone di parteciparvi, diversamente dai soliti seminari. Al termine del seminario ogni studente così potrà migliorare notevolmente il suo livello. All'inizio del seminario, gli istruttori Kapap & MMa eseguono un match di prova per valutare il livello degli studenti ed alla fine sono nuovamente messi alla prova per vedere se hanno metabolizzato le tecniche studiate. Se lo studente riesce a ottenere un risultato positivo a questi test, è nominato TeamLeader . Questo è il procedimento per eventualmente ottenere la certificazione di Istruttore e rappresentante della Kapap & MMA organization nel mondo. I TeamLeader certificati hanno la possibilità di partecipare a qualsiasi seminario nel mondo dell'associazione, gratuitamente. I TeamLeader certificati dovranno visionare ogni mese sotto la tutela dei loro istruttori (coloro che hanno organizzato il seminario) una serie di video sui metodi di allenamento, che crescono man mano di livello e di difficoltà. Dovranno poi allenare le nuove tecniche per un mese, fino all'uscita del video seguente. In ogni momento un TeamLeader può filmare il suo allenamento e ricevere dei feedback via internet dagli istruttori senior dell'organizzazione. Noi della KAPAP & MMA organization sappiamo che ci sono tantissimi seminari simili organizzati per il mondo, quindi siamo estremamente aggiornati, ed aggiungiamo sempre qualcosa di nuovo nei nostri seminari. L'organizzazione si adopera affinché i workshop siano di altissimo livello.

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“Bashan Maor è responsabile per l'allenamento dei soldati dell'unità speciale anti-terroristica IDF”

Quando a David Arama gli fu chiesto perché avesse scelto di fondare una nuova organizzazione, la KAPAP & MMA, così diversa da tutte le altre, lui rispose: “Negli ultimi anni ho vagato per il mondo allenando per conto di un'organizzazione, alla fine dei seminari capivo che erano piaciuti ma che non avevano migliorato il livello dei partecipanti… quindi ho deciso di fare meno “affari” e dare di più… quindi ho colto il fior fiore dell'esercito Israeliano e di altre organizzazioni di security (ISA etc.) e mi sono impegnato a fare cambiamenti nell'organizzazione per raggiungere il risultato di realizzare seminari che fossero apprezzati e che aumentassero notevolmente il livello di esperienza.Il seminario è solo una piccola parte di quello che potrebbe essere un percorso… Inizia con un seminario introduttivo di 2-3 giorni, segue dopo un pò il corso TeamLeader, si prosegue poi con quello per Istructor Assistent, quindi istruttori ed anche più in là… Non importa che livello hai oggi… puoi iniziare e crescere con noi… Ci siamo strutturati specialmente con questo scopo, ed è qualcosa che nessun'altra organizzazione possiede. Io credo che il mondo sia grande abbastanza e che ci sia posto per tutte le organizzazioni, inoltre molto spesso mi invitano come ospite nei seminari di altre organizzazioni con le quali ho l'onore di condividere esperienze… io la penso così…. Bashan Maor è responsabile per l'allenamento dei soldati dell'unità speciale anti-terroristica IDF. Molte persone lo definiscono come un 'esperto di lavoro mentale… Sì! Sembra che combattere il terrorismo non sia solo questione di tecnica, infatti Maor venne al seminario che si è tenuto a Madrid per proporre agli studenti l'unica esperienza che non avevano ancora provato… Disse che solo coloro che avessero guardato da vicino gli occhi di un terrorista avrebbero potuto capire che cosa accade nel corpo in quei secondi in cui deve esplodere al massimo della potenza e della tecnica… quando gli leggi negli occhi la paura di non tornare a casa vivo… è qualcosa che ho appreso negli anni e che ho trasmesso ai miei studenti così che loro già sappiano a cosa vanno incontro ancora prima di provarlo nella realtà… usando esercizi e la determinazione… un sacco di lavoro mentale… KAPAP & MMA si è organizzata in modo tale da tenere almeno due seminari all'anno per ogni gruppo che ci rappresenta nel mondo… Questo è il secondo seminario in Spagna di quest'anno, e siamo entusiasti di vedere la quantità di risposte che hanno i nostri corsi.. Pensiamo che partecipare a due seminari l'anno sia un modo molto efficiente per avanzare rapidamente rispetto alla sola ed esclusiva pratica quotidiana… Ti dà l'opportunità di capire il motivo esatto dei tuoi errori, con uno sguardo professionale che osserva i tuoi allenamenti da un occhio esterno e che ti dà un valido aiuto velocemente. …Un commento ricevuto dall'esterno e tutto ad un tratto realizzi il tuo errore, lo capisci, e cambi il modo di eseguire l'esercizio.

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Il testo di questo articolo è un estratto dal libro “Chiavi dell'etica Samurai” pubblicato in spagnolo.


FORSE NON MI SONO SFORZATO DEL TUTTO? "Niente si ottiene senza sforzo; tutto si può ottenere con esso" Ralph Emerson “Automotivarsi” è sommare entusiasmo, impegno e fiducia e usarli come percorsi per la realizzazione. Essere coraggioso, non rinunciare a un compito, insistere sempre anche se qualcosa non viene bene, sono cose che oltre all'ottimismo esigono obiettivi chiari: quello che si chiama atteggiamento “di coloro che ce la possono fare”. È facile perdere di vista l'obiettivo o smettere di vedere con chiarezza dove si vuole arrivare, quando qualcosa o qualcuno richiama la nostra attenzione. Ci illudiamo, ci distraiamo molto facilmente e ci allontaniamo dal nostro centro decisionale; può anche accadere che stabiliamo mete senza che gli obiettivi siano preparati o strutturati per diventare realtà. Commettere un errore ed essere ripreso per esso è una delle migliori lezioni di apprendimento che si possa avere e il modo migliore per diventare bravi in qualcosa è continuare a lavorarci. Se ci sforziamo sinceramente, vedremo che l'allenamento diventa più facile. Tutto diventa più facile con la pratica. Se insistiamo nei nostri sforzi per rimanere attenti e concentrati sull'allenamento o sull'apprendimento, svilupperemo un atteggiamento più proficuo e la ricompensa sarà il successo di raggiungere ogni giorno il massimo. Molte persone che seguono il cammino tradizionale finiscono per mancare nello sforzo personale a causa della loro bassa attività nella concentrazione. Tre sono gli atteggiamenti importanti per la pratica del dominio della mente nell'allenamento e nel processo dell'autodisciplina: 1. Sostituire immediatamente pensieri negativi con pensieri positivi. È importante la qualità dei pensieri che manteniamo nella mente. Sperimentare condizioni ed esperienze corrispondenti al nostro atteggiamento mentale predominante e ai nostri pensieri abituali. Un pensiero negativo ci condurrà a un'esperienza sgradevole, mentre i pensieri positivi ci condurranno a esperienze gradevoli. Siccome il pensiero è creativo, quello che crediamo essere verità nella mente sarà manifestato o creato. Per questa ragione, una persona che pensa abitualmente e persistentemente in modo negativo ha bisogno di cambiare i suoi pensieri in positivi. Ha bisogno di pensare a quello che fa bene e, soprattutto, di rifiutare di pensare a quello che fa male.

La vitalità, la sensazione di avere energia è proporzionale alla qualità di vita che si ha quotidianamente. La qualità di vita non è un bene di consumo che si può acquistare. La qualità di vita è frutto della conoscenza delle proprie necessità, del proprio potenziale e dei propri limiti in ogni fase della vita. È il frutto della conoscenza di se stessi, del curarsi, del rispettarsi e di darsi delle priorità. Darsi delle priorità non significa essere egoisti, ma imparare a proteggere la propria vitalità. Questa è l'energia capace di mantenere la forza per lavorare e la capacità di comprendere e vivere la vita. 2. Ridurre i pensieri Ogni tanto dobbiamo ricordare questo: osservare la mente e capire che ciò che stiamo pensando è completamente inutile. Possiamo semplicemente rimuovere questo pensiero inutile. Non alimentarlo e fare di questo un'abitudine. Riducendo i pensieri inutili calmiamo la mente. Generalmente non osserviamo la mente per vedere cosa sta facendo, per vedere se il suo comportamento è buono o cattivo, per vedere se sta creando qualcosa di cattivo o qualche sciocchezza. Raccogliamo il frutto di questi pensieri e poi iniziamo a utilizzare l'immaginazione: “Perché ho meritato questo? Io non ho fatto del male a nessuno”. “Sono depresso. Perché mi sento così?” Non capiamo che tutto è nato dalla mente incontrollata. La vigilanza migliora la qualità dei nostri pensieri. La mente non pensa cose cattive se è osservata. La mente si sente male quando è sorpresa a pensare qualcosa di sciocco. Se facciamo veramente uno sforzo per osservare la mente e vedere cosa sta facendo, lei tenderà a comportarsi bene. La mente agisce in modo peggiore quando sa che non stiamo badando a quello che fa. Quando osserviamo costantemente la mente, lei si calma e si tranquillizza. 3. Mantenere la mente equilibrata e stabile. Spesso la mente è molto instabile. Quasi tutte le influenze esterne possono togliere alla mente dell'equilibrio e farci pensare quello che in realtà non vogliamo pensare. Non possiamo stabilizzare la mente da un momento all'altro, perché per molti anni ha seguito i suoi stessi desideri. Ma la mente può diventare stabile attraverso delle pratiche che esistono per questo scopo: la concentrazione, la meditazione, la pratica costante della vigilanza sui nostri pensieri. Se manteniamo la mente instabile, saremo continuamente soggetti a cambi

di obiettivi, di concetti e anche di umore. Tutto questo influenza la predisposizione a realizzare le cose. Partendo dal principio che per raggiungere alcuni ideali dobbiamo lavorarci sopra, questo è impossibile nel caso in cui ci sia sempre instabilità negli obiettivi che richiedano di dedicare loro del tempo. A volte, quando desideriamo cose che possono essere raggiunte con pochi atteggiamenti, vediamo nascere i risultati in alcuni giorni o mesi. Tuttavia, quando qualcosa richiede più tempo, gran parte delle persone cade nello sconforto di fronte a investimenti a lungo termine. Siccome ogni persona acquista risposte dall'allenamento in tempi diversi, può essere che questi risultati si manifestino in pochi anni, mentre altri in decenni. In questo caso, il cammino marziale può provocare scoraggiamento, così come qualsiasi altra attività che esiga più di uno sforzo fisico. Non stiamo parlando di esercizi che dipendono da un grado superiore, da una conoscenza più profonda o di altre arti che devono essere dominate; per quello che riguarda il cammino marziale sappiamo che se non fosse una via si chiamerebbe in qualche altro modo e non “cammino”. Tuttavia, non si può fare un piccolo corso marziale e considerarsi un esperto in materia. E nemmeno pensare che sei anni di studio possano rendere una persona un maestro in determinate arti, come fanno le università. È qui la grande differenza. Se si tratta di un cammino marziale, stabilizzare la mente è un fattore primario per comprendere il tempo e le conseguenze, gli investimenti su noi stessi ed i risultati, i sacrifici e quello che raccogliamo. La mente deve essere educata tanto quanto il corpo. Questo perché con lei possiamo vedere la vita in molti modi e considerarla una lotta eterna. Uno squilibrio può provocare una visione distorta delle cose, non tenendo in considerazione possibilità di agevolazioni e felicità. Per quanto riguarda questo possiamo dire chiaramente che molte volte, indipendentemente da quello che una persona ha acquisito o ha, i suoi stessi pensieri possono farla sentire disgraziata e miserabile, credendo che mancherà sempre qualcosa di estrema importanza affinché si possano raggiungere le condizioni di felicità. Tuttavia, anche se quel determinante fosse conquistato, la sensazione di vuoto permarrebbe, perché la condizione della mente continua a essere la stessa. Quindi, quello che dobbiamo modificare e migliorare è la mente. Se non controlliamo la mente non c'è niente che possiamo controllare. Tutto dipende da lei e parte da lei. A lei ritor-

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nano e da lei si fanno le interpretazioni. Tuttavia, la vera gioia viene a una persona quando essa si libera dal carico della propria mente. Questa liberazione si realizza in modo graduale. Gradualmente si allontanano i pensieri e i sentimenti negativi e si stabilisce uno stato d'animo positivo, più salute fisica ed emotiva. Difficilmente riusciremo a mantenere la mente completamente stabile in ogni momento, ma possiamo comprendere le leggi degli opposti e cercare di mantenere l'equilibrio in un momento in cui manca l'armonia. Questa è la teoria di Yin e Yang, che considera come tutto nel mondo sia composto dagli elementi opposti Yin e Yang. Il lato positivo è lo Yang e il negativo è lo Yin. Questi elementi si trasformano, si completano e sono in eterno movimento, equilibrati dall'invisibile e onnipresente Tao. Yang è la forza positiva del bene, della luce e della mascolinità. Yin è l'essenza negativa del male, della morte e della femminilità. Quando questi elementi non sono in equilibrio, il ritmo della natura si interrompe con disaccordi che sfociano in conflitti. La stessa cosa può accadere internamente. Così come l'acqua all'interno di un recipiente assume la sua forma, l'uomo deve imparare a equilibrare il suo Yin e Yang per vivere in armonia con il Tao. Principi opposti e complementari, Yin e Yang sono generati l'uno dall'altro, così come il giorno segue la notte. La salute dell'essere umano e le sue relazioni armoniose con l'ambiente dipendono dall'equilibrio tra queste forze. In questo modo, comprendiamo che avere equilibrio è un atto di saggezza e coltivarlo significa mantenere questa saggezza.

Equilibrio (autore sconosciuto) Per sentirmi pieno devo essere stabile. Per essere stabile è necessario l'equilibrio. L'equilibrio tra Essere felice e non sconveniente. Essere sincero e non offendere. Essere fermo nelle idee e non essere arrogante. Essere umile e non sottomesso. Essere veloce e non impreciso. Essere contento e non compiacente. Essere spensierato e non incurante. Essere amoroso e non attaccato. Essere pacifico e non passivo. Essere disciplinato e non rigido. Essere flessibile e non debole. Essere comunicativo e non esagerato. Essere obbediente e non cieco. Essere dolce e non mieloso. Essere malleabile e non essere sciocco. Essere introspettivo e non chiuso.

Essere determinato e non ostinato. Essere coraggioso e non aggressivo. 4. Sapere che il pensiero plasma il destino Bisogna comprendere che ogni pensiero plasma il nostro destino. Attraverso il controllo dei nostri pensieri controlliamo il nostro destino, il nostro procedere e, si spera, possiamo prevedere determinate situazioni. Possiamo cambiare atteggiamento di fronte agli eventi. Possiamo cambiare gli effetti delle conseguenze dei nostri atteggiamenti passati. Possiamo smettere di soffrire ed essere più contenti. Nell'allenamento non possiamo legarci al fatalismo, determinando il nostro cammino a un fallimento o a una mancanza di successo, come se i risultati dei nostri sforzi fossero vincolati a un destino immutabile che rende tutti i nostri passi inutili. Questo significherebbe non comprendere le leggi del pensiero. Noi abbiamo creato il nostro stesso destino attraverso i nostri pensieri e le nostre azioni. La prima cosa, dopo aver stabilizzato la mente, è essere coscienti che nel cammino marziale i sogni realizzati sono formati da molte dosi di azioni, atteggiamenti, pensieri e decisioni. Non c'è modo di raggiungerli incrociando le dita e, se tutto è parte di un lungo cammino, esisteranno sempre fattori che collaboreranno con l'entusiasmo e con la rinuncia. Bisogna vincere il sentimento che alimentiamo di più poiché entrambi, entusiasmo e rinuncia, saranno sempre presenti. Questo è inevitabile. Raggiungere una meta dipende dall'impegno che ci si mette. Se il desiderio profondo della nostra anima è arrivare più in alto, maggiori saranno anche gli ostacoli, e questo è giusto. Ma se ci accontentiamo di meno, più facile sarà anche la conquista. Questo dobbiamo averlo chiaro nella nostra mente. Non serve a niente puntare in alto e proiettare gli sforzi verso il basso incolpando poi il destino di quello che succede o tentando di nascondere la frustrazione convincendo noi stessi che eravamo destinati a un determinato livello. Tutto è fatto di opzioni e per questo la sincerità con noi stessi deve essere presente, poiché in caso contrario avremo anche cattivi risultati, poiché desiderando la cosa più bassa dovremo sopportare i sacrifici di un cammino più tortuoso, senza

la minima soddisfazione e coraggio. Se vogliamo essere più prosperi, sani, forti, tranquilli e pieni di entusiasmo aspirando a sperimentare la pace interiore durante ia nostro percorso, allora, desiderando queste cose, abbiamo bisogno di disciplinare la mente affinché essa scelga di pensare in modo positivo, per muovere le nostre azioni secondo l'obiettivo. Pensando, desiderando e agendo correttamente, prima o dopo, potremo essere più felici. “La cosa più importante nella vita non è la situazione in cui ci troviamo, ma la direzione verso cui ci muoviamo” - Oliver Wendell Holmes



Muay Kard Chiek a forma più spettacolare di combattimento agonistico a pugni nudi (o più precisamente fasciati con corde) utilizzata nella Arte Marziale tradizionale denominata Muay Boran prende il nome di “Muay Kard Chiek”, o pugilato a mani bendate. Secondo gli studi condotti in passato dalla Commissione Cultura della Thailandia, le epoche di sviluppo della lotta siamese si possono distinguere in tre grandi ere (a loro volta suddivise in vari periodi intermedi): quella arcaica in cui i combattimenti venivano disputati a mani completamente nude, quella di mezzo in cui, per aumentare l'efficacia degli attacchi i pugili si fasciavano le mani con corde di cotone più o meno lavorate e quella moderna che segna la nascita della Muay Thai, con l'introduzione dei guantoni da pugilato. Il nostro studio si è concentrato negli ultimi 10 anni sull'analisi delle caratteristiche del periodo intermedio, riscoprendo le tecniche di combattimento e di allenamento dell'era delle mani bendate o Muay Kard Chiek. Studiare e riscoprire i sistemi di allenamento che permettevano ad un esperto di Muay Kard Chiek di colpire a massima potenza a mani nude senza subire danni alle mani (è questo infatti il principale problema che deve affrontare oggigiorno qualsiasi pugile, abituato ormai all'uso dei bendaggi e dei guantoni, che si trovi a colpire a mani nude il cranio di un avversario in una situazione di necessità estrema) così come imparare a sfruttare al meglio i movimenti di intrappolamento, resi possibili dall'assenza dei guantoni, per neutralizzare le braccia dell'avversario e bloccarlo in presa per colpirlo con ginocchiate e gomitate alla testa e al corpo o proiettarlo a terra: questo è il fine primario della riscoperta di una forma di combattimento per decenni dimenticata nella stessa madrepatria. E' inoltre attualmente in corso in estremo Oriente una riscoperta a

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livello agonistico del Muay Kard Chiek: combattenti Thai, Malesi, Laotiani, Cambogiani e del Myanmar si stanno cimentando sempre più frequentemente in combattimenti a pugni fasciati, di una durezza incredibile, sui ring di varie parti del Sud Est Asiatico e, soltanto in occasione del Songkran Festival, in località Mai Sot al confine tra Thailandia e Myanmar (Birmania). Un regolamento che permette una ampia possibilità di tecniche in piedi (inclusi i colpi di testa), valide fino all'atterramento dell'avversario, è la forma di combattimento che è stata scelta in oriente per questo ritorno alle origini della Muay Thai. Nel frattempo in Europa, alla fine degli anni '90, dalla stretta collaborazione tra il Maestro Thailandese Chinawooth Sirisompan e il suo allievo italiano Marco De Cesaris, è stata messa a punto una forma di competizione agonistica Muay Kard Chiek “moderna”, in seno all'organizzazione che da sempre si occupa della diffusione della Muay Boran al di fuori dei confini thailandesi, l'International Muay Boran Academy (IMBA). Tali competizioni, pur rispettando in pieno lo spirito tradizionale di scontro marziale senza concessioni (finalizzato al fuori combattimento dell'avversario), grazie ad alcuni accorgimenti tecnici studiati dai due maestri, risultano molto più vicine alla sensibilità occidentale del combattimento regolamentato sportivamente. Il Muay Kard Chiek IMBA rappresenta un valido compromesso tra l'estrema durezza dei combattimenti senza regole che vengono disputati in Oriente e la necessità molto sentita in Occidente di tutelare in ogni modo l'integrità fisica degli atleti: questa forma di Muay Thai a pugni nudi rappresenta attualmente la

applicazione agonistica più realistica della Muay Boran (di cui ovviamente non permette la totalità delle tecniche) potendo offrire ai praticanti di Muay Tradizionale un valido banco di prova per le loro effettive capacità di combattenti e, agli studiosi dell'Arte, una prova continua della esattezza o meno delle loro teorie, portando quindi ad uno sviluppo ininterrotto della specialità verso il raggiungimento della massima efficacia agonistica e marziale.


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Il principio Punch-Prove nel Gracie Jiu-jitsu La prima regola del Gran Maestro Hélio Gracie nello sviluppare la sua difesa personale, fu stabilire l'efficacia delle tecniche e dei principi e trasformare il Gracie Jiu-jitsu nel sistema che oggigiorno conosciamo e pratichiamo. In inglese si chiama Punch-Prove e in italiano potremmo dire che è l'applicabilità realistica delle tecniche per la strada, principalmente quando l'avversario può restituire il colpo o sferrare dei calci. Ma come portare tutto questo nell'allenamento e nella realtà? Spiegato in maniera facile, si può dire che ogni tecnica e con essa ogni processo (cioè il cammino che ci porta ad essa) dovette essere vagliata, per vedere se funzionava anche contro un avversario che ignora le tecniche del ring o simili ai ring, ma anche contro un lottatore di Kickboxing, un Pugile o semplicemente qualcuno che ha imparato a lottare per la strada - qualcuno che istintivamente non userebbe tecniche di lotta ma preferibilmente colpi. Molte volte si dimentica che i veri "assalitori" in una situazione reale per la strada, per esempio in una rapina, non sono artisti marziali, bensì persone che hanno imparato a lottare per strada e per sopravvivere. Queste persone hanno valori basilari e opinioni differenti circa la sopravvivenza. Sto pensando a città del mondo come New York, Rio de Janeiro, Città del Messico, ma anche qui, in Europa. I professori di arti marziali di oggi si

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devono occupare di queste circostanze cangianti, soprattutto quando insegnano una difesa personale moderna. È il nostro dovere adattare il sistema alle esigenze più recenti, ma senza violare i principi e le regole basilari. Nel Brazilian Jiu-jitsu, la parte sportiva delle competizioni del Gracie Jiu-jitsu, non è diverso. Per essere perfettamente preparati e poter così essere sempre tra i primi, gli atleti del BJJ devono sempre adattarsi alle nuove regole delle competizioni, ai periodi di lotta e ai sistemi dei punti. Vediamo un paio di questi scenari e parliamo rapidamente di quello che dovremmo osservare: La posizione Montada o "Montaña" Lo scenario è il seguente: lei si trova supino a terra e l'avversario è seduto sopra di lei. Chiamiamo questa posizione "montagna" - benché non abbia niente a che vedere con le montagne svizzere, così è più facile ricordarla come la Montada. Qui bisognerebbe aggiungere che l'avversario potrebbe pesare dieci, venti o molti più chili di lei, e che ovviamente non sarà solamente seduto sopra, ma tenterà di controllarla, usando il suo peso o perfino strangolandola o attaccandola al viso. Cioè, un incubo totale per qualunque persona. Un altro vantaggio per l'avversario in questo caso e questo lo dimenticano spesso gli esperti senza esperienza nel Gracie Jiu-jitsu, è che utilizzerà anche il suo peso corporale nel colpire e strangolare. Cioè, anche se esercitasse pressione solamente con una

mano contro la sua laringe, lei avrebbe approssimativamente dai 5 ai 10 secondi prima di svenire, a quel punto lui potrebbe fare di lei tutto quello che vuole. Spesso vedo esperti di difesa personale che pensano che in casi come questi si possa colpire facilmente i genitali o gli occhi. Se le dicono qualcosa del genere, mi creda, dovrebbe cambiare accademia il più rapidamente possibile, poiché quell'esperto le sta raccontando una favola che forse vorrà ascoltare, ma che non la salverà sicuramente. In realtà, la lunghezza di un braccio fa già di per sé una grande differenza se cerca di toccare dalla posizione supina gli occhi dell'avversario. È possibile che colpisca una volta i genitali, ma in quello stesso momento l'avversario potrà romperle la faccia da sopra. In tutto questo sta la differenza tra realtà e fantasia!

Catturare e Girare I Gran Maestri Carlos Gracie e Hélio Gracie davano molta importanza a questa posizione, poiché gli "increduli" che nel Vale-Tudo salivano sul ring contro di loro, furono scaraventati a terra in pochi secondi ed ininterrottamente dominati dalla posizione Montada. Il vantaggio di questa posizione è stato già menzionato, è la possibilità di usare tutto il corpo nella tecnica. Con la prospettiva giusta, una leva alle spalle o al braccio funziona in un movimento in frazione di secondi, senza correre pericolo né dare una


seconda opportunità all'avversario (immagine 1). Per questo motivo giustamente qui comincia la prima lezione del Gracie Jiu-jitsu. In casa si può fare un esperimento: chieda a un amico di controllarla dalla posizione Montada. La prima cosa che noterà sarà che la sua respirazione peggiorerà sempre più e sarà sempre più difficile. Se lui non rimane seduto sul suo ventre, ma sposta lentamente il peso in direzione dei suoi polmoni, ostacolerà la sua respirazione del doppio. Chi penserebbe che in questo momento si possa sconfiggere l'avversario con un colpo solo? Solo chi non è mai stato realmente in questa situazione. Ma i Gracie fecero di questa posizione la Nº 1 e la studiarono in tutti i suoi dettagli. Da questo venne fuori qualcosa in più: le tecniche di difesa da questa posizione. Da un lato volevano sapere come bisognava dominare un avversario da quella posizione, ma interessava loro anche come poter uscire efficacemente da essa. Così sorse il primo principio della difesa dalla Montada, ovvero "catturare e girare". In questo principio si deve capire che il corretto "essere steso" è già una parte importante della tecnica. A questo va sommata la posizione del gomito che obbliga l'avversario a rimanere seduto sul ventre, poiché quanto più sale, più difficile sarà una tecnica di contrattacco. Ora arriva la parte del "catturare". Questo vuol dire che lei sarà capace

di controllare una delle braccia dell'avversario. Se per esempio lui cercasse di strangolarla, lei avrebbe già la possibilità di mettere quel braccio sotto controllo, catturando la sua mano e il suo gomito. Allo stesso tempo controllando anche il piede da questo lato, dall'esterno, per ostacolare così la mobilità delle sue gambe; anche l'altra gamba la alziamo, ma in mezzo all'avversario, affinché l'anca abbia sufficienza forza. Salendo dal proprio fianco, l'avversario cadrà con tutto il suo peso del corpo in avanti e ci darà così l'opportunità di "girarlo". Lo stesso principio si usa anche se l'avversario mette il suo braccio sotto la mia nuca. Questo si fa spesso per bloccare la testa. Ma risulta che in questa maniera, l'avversario avrà dato già il suo braccio - sarà allora più facile controllarlo e applicare la stessa tecnica di difesa. Una terza variante del "catturare e girare" si usa quando l'avversario ci pressa non solo verso il basso e ci strangola, bensì ci sta attaccando dove può. In un primo istante bisogna pensare a proteggersi contro questi colpi alla testa, per questo motivo muoviamo il nostro tronco e la testa in direzione del ventre dell'avversario e proteggiamo il nostro viso spingendolo contro il suo ventre. Bisogna utilizzare le braccia e le mani libere per afferrare la schiena dell'avversario. Con questa presa del tronco è possibile strascinarlo al suolo; se continua

ancora a pensare di colpirci, cadrà quasi sicuramente a terra. Per questo motivo cercherà di tenersi. Bisogna approfittare di questo tempo per continuare a salire con piccoli movimenti verso le spalle, per poi poter "catturare" una delle sue braccia da dentro verso fuori. Ora sarà in una situazione simile alle varianti precedenti, con la differenza che dovrà prendere l'iniziativa. Se per esempio ha catturato il braccio dell'avversario col suo braccio destro, ora dovrà bloccare nuovamente il piede dell'avversario col suo piede destro. La nostra mano sinistra possiamo metterla sulla sua anca o sotto il suo avambraccio, per generare più forza di leva nel giro. Non dimentichi di alzare l'anca, poiché è dall'anca che si trae la vera forza di leva e non dalla forza muscolare.

Nota breve Voglio ringraziare i componenti della mia squadra della Triangle Academy a Zurigo - senza il lavoro di anni assieme a loro e il loro instancabile sforzo, niente di tutto questo sarebbe stato possibile. Ringraziamenti speciali anche per (nella foto, da sinistra verso destra): Jonas Ambühl, Luca Gorgoni, Jonathan Bradley, Daniel Lehmann, Domenic Schnoz e mio fratello Demetrio Vacirca. A Zurigo abitualmente teniamo anche corsi di formazione per istruttori. (www.triangleacademy.ch)


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Hung Gar-Lavoro di passi Deeper and more power - sento ancora il mio Sifu, il Gran Maestro Dr. Chiu Chi Ling, 10° Dan, quando ricordo l'inizio delle classi con lui. Voleva sempre che le mie posizioni fossero più profonde e più radicate. In ogni tecnica dovetti sforzarmi al massimo. Senza dubbio, tutto questo stanca molto ed è un allenamento eccellente in termini di salute e di ginnastica. Se penso ai seminari sotto la sua guida, immediatamente mi viene in mente come fosse solito parlare di "Mabo". Allora conoscevo la "Mabo" come espressione che gli apprendisti del "Modern-Wushu" usavano molto per la posizione del fantino. Ma il mio Maestro non parlava specificamente di questa posizione. Quando parlava di "Mabo" nelle classi o nei seminari, si riferiva al lavoro di passi completo dell'Hung Gar Kung Fu. Più volte, in molte occasioni, sottolineava quanto importanti fossero le posizioni e i passi. In realtà, posizione non sarebbe la parola corretta. Lotta è movimento. Da una posizione si passa a un'altra. Niente è fisso, tutto è in movimento. Tuttavia o proprio per questo motivo, è importante imparare e comprendere ogni posizione. L'apprendista deve sapere quali sono i vantaggi di una posizione, come bisogna proteggere efficacemente le ginocchia, i genitali e altre parti importanti dal corpo. Come contemporaneamente il movimento generi forza, pura forza di percussione, così che potrà colpire il rivale il più duramente possibile col minimo sforzo possibile. Ma contemporaneamente il lottatore deve mantenere un eccellente equilibrio. Deve essere il più stabile e sicuro possibile. Questi sono solo alcuni dei punti cardinali di una posizione.

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Nell'Hung Gar usiamo posizioni ortopedicamente corrette. Vuol dire, se le esercitiamo correttamente, non avremo mai dolori alle ginocchia o cose simili e il nostro corpo sarà sempre più forte. Se si osserva un pugile che ha s ucces s o , s i capis ce perché il lavoro dei passi è importante. Qui, s i tratta di dev iare e di av ere i migliori angoli per tornare a colpire e contemporaneamente non essere colpito. Un lavoro di passi corretto è importante non solo nel Pugilato. Lo stesso argomento possiamo trovarlo nella Kick Boxing, nella Thai-boxe e perfino nel Judo. Sono cosciente che per i principianti dell'Hung Gar tutto questo non as s o mig li a ciò che av ev ano immaginato dello Shaolin Kung Fu. Vorrebbero cominciare a lottare subito e imparare subito la tecnica letale.... Posizioni e lavoro di passi sono imprescindibili per un buon lottatore. Non importa quale sia il sistema.

Hung Gar - Bagua Nell'Hung Gar le posizioni e tutto il lavoro degli angoli si basano molto sul Bagua (Pak Kua). Tutte le direzioni si riferiscono al Bagua. Bagua è senza alcun dubbio un simbolo ottagonale che tutti avranno visto all'entrata delle scuole di Kung Fu, dei ristoranti cinesi o dei templi. Si usa come simbolo del Feng Shui (Fung Soi). Si trova spesso con un specchio nel mezzo. Quando parliamo di direzioni e angoli di posizioni nell'Hung Gar classico, vi sono sempre anche le denominazioni del Bagua. Così, molte situazioni si spiegano facilmente. Inevitabilmente un Sifu di Hung Gar deve conoscere il Bagua.

Nel programma di armi di Hung Gar troviamo il famoso "Ng Long Pa Kua Kwan". Anche in questa forma del palo, il Bagua è un principio importante. Ma la forma del palo si insegna solo verso la fine del grado medio. È l'ultima e più difficile forma di palo nell'Hung Gar con Chiu Chi Ling. Naturalmente, il Bagua è anche importante in altre forme.

Hung Gar-le tre distanze Derivato sempre dal Bagua troviamo il numero "3". In questo caso si tratta delle distanze nel nostro Hung Gar. Conosciamo 3 distanze: 1ª. Distanza: Lanciare, spazzare, gomito, ginocchio (tutto quello che sta vicino al corpo), comprese tecniche a terra 2ª. Distanza: Colpi di tutti i tipi e forme 3ª. Distanza: Calcio (Tecniche di gambe) Queste distanze le controlliamo nella lotta. Decidiamo noi in quale distanza vogliamo combattere.

Hung Gar-le tre altezze Sempre derivate dal Bagua troviamo le tre altezze dell'Hung Gar classico: 1. Livello basso: Gambe fino all'addome inferiore 2. Livello medio: Addome inferiore fino alle spalle 3. Livello alto: Spalle e testa Anche qui bisogna coprire 3 livelli. Da una parte con una sequenza di passi ragionevole e dall'altra con la po s iz io ne della mano co rris po ndente. In ag g iunt a s i at t acca e/o co nt ro lla il liv ello corrispondente mediante colpi.


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Il Gran Maestro Marco Morabito, direttore tecnico e responsabile globale della Federazione IKMO, pratica le arti marziali e sport da combattimento da quasi 30 anni. Istruttore militare e coordinatore tecnico nei settori di sicurezza pubblica e privata, e con diversi anni di esperienza in anti-terrorismo e antisequestro di persona, insegna sia ai civili che ai militari, ed è anche un istruttore esperto nella lotta corpo a corpo e nell'uso di qualsiasi arma o oggetto come mezzo di difesa. Come fondatore di Systema Marco Morabito, ha raccolto le tecniche più efficaci di varie scuole del sistema russo, così come molte altre tecniche sviluppate da lui sulla base della sua esperienza specifica in situazioni ad alto rischio, civili e militari. È inoltre fondatore del sistema di difesa israeliana " Sistema Krav Maga di Sopravvivenza di Israele" e "Sistema Kapap di Sopravvivenza Israeliano", ed ha formato più di 500 istruttori in tutto il mondo. In questo secondo DVD ci presenta le tecniche di disarmo di bastone, armi bianche e da fuoco, utilizzate nel Systema Marco Morabito, derivato dal programma russo Spenatz.

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I 6 principi e 1/2 del Weng Chun palo Lungo Parte 1 Prima di tutto va ricordato che le armi principali del Weng Chun sono il palo lungo e i coltelli doppi. Un vecchio proverbio del Weng Chun dice: “Le forme di mano sono le sementi, il palo lungo è il maestro e i coltelli doppi sono la madre e il padre”. Il primo articolo sulle armi è incentrato sul palo lungo, in quanto uno degli strumenti principali delle Arti Marziali cinesi. Gli storici monaci di Shaolin erano molto noti per la loro maestria nell'uso del palo lungo. Poiché la loro filosofia pacifica per molto tempo non ha permesso loro di affilare le armi, sono divenuti esperti nell'uso del lungo palo. Con le loro armi i samurai hanno sconfitto anche i pirati giapponesi e protetto i poveri e gli innocenti dai banditi armati. Secondo la leggenda, un cuoco salvò col suo palo lungo il tempio da una banda di ladri. Ma esiste un'altra storia in merito a questo: quella dell'ultimo abate di Shaolin del Sud, Chi Sim, che noleggiò la Barca Rossa e vinse Tiger Wong. Entrambi i monaci Shaolin rappresentano una reincarnazione del protettore buddista di Shaolin, Kimnaro (in India lo chiamano Vajrapani), che impugna un lungo palo ed è venerato nello stesso tempio di Shaolin. Il sistema di allenamento chiaramente ideato dal Weng Chun, rende facile l'uso del palo lungo. I principi possono essere trasferiti su ogni tipo di arma e strumento di combattimento. Un fatto interessante è che anche il lavoro corpo a corpo e le strategie vengono usate per la lotta senza armi. Potremmo pertanto affermare che esiste una sorta di fluire in tutti i tipi di combattimento con o senza armi.

Il mio grande Maestro Wai Yan è ricorso alla sua arte persino per difendere i suoi affari nel Mercato di Hong Kong. I suoi Maestri l'hanno usato a suo tempo per proteggere paesi e vaste distese di terreno dell'Antica Cina, quando gruppi di banditi vagavano per la zona. Per questo motivo la gente chiamava i Maestri di Weng Chun “i re del palo lungo”. Per questo il Gran Maestro Fung Siu Ching, il Gran Maestro Tang Suen e il Gran Maestro Pak Cheung meritano una menzione speciale. Ma c'è di più, in verità il famoso metodo di Wing Chun di Yip Man ha incorporato al suo sistema parte del metodo di palo lungo del Weng Chun. Cento anni fa, Wong Wah Bo ha praticato il palo lungo nella Barca Rossa, in seguito il Gran Maestro del Wing Chun Leung Jan ha imparato parti della forma di lungo palo di Weng Chun dal Gran Maestro Fung Siu Ching. Anche il Gran Maestro di Wing Chun Yip Man ha imparato una parte della forma di palo lungo nella scuola di Kung Fu chiamata Dai Duk Lan, dal Gran Maestro Wai Yan, che è lo stesso luogo in cui anche io ho studiato. Poiché l'uso dell'arma veniva tenuto segreto a molti, il vero utilizzo veniva trasmesso solo agli allievi veramente leali che, ovviamente, venivano messi alla prova per lungo tempo. Come ho menzionato prima, il palo lungo è chiamato il maestro nel Weng Chun (kwun wai si). Questo non permette solo che l'allievo abbia una più chiara dimensione spaziale delle tecniche di Kung Fu, ma la sua applicazione può essere utile nell'uso di tutti gli oggetti quotidiani e nella lotta senza armi. Un palo lungo non ha una lama tagliente, il guerriero deve essere in grado di concentrare la propria forza su un punto del palo

lungo. Se vuole essere in grado di usare la propria arma in modo efficace, il palo lungo deve diventare una parte di lui. Il detto cinese “Kwun Mo Leung Heung” (“il palo lungo non emette due suoni”) descrive perfettamente il modo di lottare col palo lungo nel Weng Chun: si deve cercare di colpire direttamente l'attaccante e non di bloccare la sua arma. Se ciò non risulta possibile, la sua arma dovrà servire come guida per giungere alle sue braccia, disarmare l'avversario e demolire il suo equilibrio. Un'altra possibilità è quella di controllare il rivale con un passo veloce, in modo che questi non possa più usare la sua arma. Giunti a questo punto l'attaccante ha un palo lungo “morto" in mano, mentre l'allievo di Weng Chun ne ha uno "vivo". Se l'attaccante tenta di bloccare, useremo l'energia per contrattaccare e tornare ad attaccarlo. Nell'articolo che seguirà descriverò il programma di palo lungo di Weng Chun includendo: - Ging (potere) esercizi col palo lungo. - Allenamento di lotta basilare con le 6 tecniche chiave. - L'applicazione del Luk Dim Boon Kwun, lotta contro un solo avversario con armi differenti. - Chi Kwun, allenamento per lottare col palo contro un avversario tenace, deviando la forza del suo colpo, demolendo il suo equilibrio, trasformando il suo palo "vivo" in un palo "morto." - Comprensione e applicazione dei 6 principi e 1/2 Luk Dim Boon Kwun - Palo Dummy Kwun Chong - Bagua Kwun, lotta contro vari rivali - Movimento speciale a cerchio kiu (ponte), esercizi kwun, applicando al Bagua Kwun i quattordici principi del palo lungo


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MEZZA PAGINA verticale o orizzonta

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MEZZA PAGINA verticale o orizzonta

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MEZZA PAGINA verticale o orizzonta

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“Proteggimi dalla saggezza che non piange, dalla filosofia che non ride e dalla grandezza che non si inchina davanti ai bambini” Khalil Gibran a vita ci mette ogni giorno davanti l'opzione di essere grandi o piccoli, generosi o avari, inclusivi od esclusivi, ed è a tali crocevia che è più facile perdersi. Imbottiti nella nostra protettiva routine, addormentati nel più banale impegno, ci identifichiamo con l'insignificante, dimenticandoci della grandezza e del miracolo di essere vivi; persi nella piccolezza di criteri troppo spesso egoistici ed avari per necessità auto prodotte, spesso cadiamo nelle visioni più moraliste dell'esistenza. La vita diventa così un triste e sterile transito in una valle di lacrime, perdendo gusto e senso. Che grande dono questo stesso preciso momento! E' nelle nostre mani vederlo così o soccombere alle nostre miserie. Noi siamo ciò che identifichiamo, perché noi siamo quello che scegliamo. Decidere con grandezza, diventarlo, è un'opzione dello spirito piuttosto che il risultato dell'accumulo di vittorie od onori mondani. Magnanimo dal latino "Magnanimus", è composto da Magnus ("grande") e da "animus" ("spirito"). In greco classico, "Mago" significava "soprannaturale", un termine che a sua volta deriva dalla radice indoeuropea "magh" sinonimo di "avere potere". "Animus" parla di spirito, di anima, di mente, per cui l'uomo magnanimo è colui il cui spirito è grande. Sicuramente la magnanimità è privilegio dei grandi, dei saggi, però non tutti arriviamo a tanto. In sua assenza o difetto, ci rimane almeno il conforto e l'opzione della tolleranza, perché per tanto che questo in qualche modo implichi un "dare il permesso", un "sopportare senza concordare" e di conseguenza un giudizio di valore, è la tolleranza l'olio che permette la convivenza nel dissenso. La tolleranza è come una specie di porta d'uscita, una sistemazione per non trattare. E' che la tolleranza, implica una posizione più o meno prepotente o arrogante, chi la esercita ha già giudicato e in qualche modo si sente in possesso della verità. Al contrario, colui che è magnanimo non giudica, perché sa che il grande è integratore e con ampiezza di vedute intravvede se stesso e gli altri al di là dei limiti personali. Dando agli

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Traduzione: Chiara Bertelli

altri con il cuore la libertà di essere diversi, acquisisce per sé il privilegio di essere realmente libero, assumendo i suoi limiti, si converte così in un percorso fertile affinché il positivo accada. Il magnanimo include, non esclude, accetta la dissomiglianza e abbraccia la diversità, perché capisce che la grandezza implica la differenza ed è possibile solamente quando vi è accettazione e inclusione. Di conseguenza, il magnanimo ascolta senza giudicare e fluisce nel mare delle differenze senza sforzo e senza pretese; nel suo silenzio sa che nell'includere si ingrandisce, mentre nell'escludere si rimpicciolisce. Il saggio dà un attestato di naturalezza alle cose, perché non pretende di possedere tutte le risposte e comprende che, per tanto che la sua mente sa, nulla è senza il cuore. Lo stolto al contrario diventa schiavo del suo cuore, poiché pensa di sapere molto e di poterlo quindi soggiogare alle esigenze della sua ragione, quando per certo è che, la maggior parte delle volte, un uomo risponderà al suo cuore piuttosto che alla sua testa, per quanto fornita diventerà questa. L'uomo magnanimo è generoso, ma non dispendioso; dà poiché la sua natura è di brillare naturalmente, senza sotterfugi; perché non lo fa per manipolare, quindi non possiede agende nascoste, offre perché non si sente possessore di nulla ma parte del tutto. Il saggio vede la vita con ottimismo, non per decisione o convinzione ma per altezza personale. Prende della vita la sua parte generosa, nutrice e materna, che tiene senza arenarsi nelle sue miserie e crudeltà. Ignorarle è stupido, è settarismo, finzione e follia, però abbracciare la focalizzazione su di esse ci rimpicciolisce, ci schiaccia e ci affonda. Il saggio si adatta davanti alle avversità, perché guarda con positività; dove gli altri vedono disastro, egli vede opportunità, dove gli altri vedono male, egli vede "ciò che è", perché la magnanimità sceglie la grandezza anziché la piccolezza, sceglie di accettare piuttosto che rinnegare, sceglie di decidere invece che rassegnarsi, e quando non ci sono opzioni... sceglie... di non scegliere, per sottrarre così al destino il suo privilegio mordace e rognoso, per tentare di

Budo fare il piccolo miracolo della grandezza del vivere. Il saggio è magnanimo con se stesso e con gli altri e per questo sembra flessibile. La rigidità si rivela nella sua stessa arroganza, perché presuppone un ordine di cose che "deve essere" e di conseguenza che non deve essere, posizione presuntuosa e ingiusta per definizione. La rigidità, quando si verifica con la legge dell'uomo, rende ingiusta la giustizia, poiché non lascia spazio al cambiamento in un mondo dove tutto è transizione. Arresta il momento con la sua durezza, forzando una risoluzione ma, chi può arrestare il fiume della vita? Chi ferma i venti del cambiamento? Il male di oggi è il bene di domani, però la rigidità congela i momenti cercando di strutturare, di definire una situazione senza guardare oltre, senza dare le ali al movimento, all'eterna mutazione delle cose e delle persone. Il saggio al contrario, si permette di essere creativo e di non sottomettersi alle prerogative della definizione. Per creare, uno deve concepire al di là delle scelte ovvie, i suoi occhi guardano avanti come un faro che espande la sua luce, illuminando i cammini dove gli altri, nella loro ristrettezza, trovano solo vicoli senza uscita. Il saggio non si arrende, non perché si sforza strenuamente, ma perché scorre nella turbolenza confidando nel suo destino, senza aggrapparsi ai resti del suo relitto e affondare con essi. La perseveranza del saggio non è rettilinea, serpeggia come la superficie del mare, che apparentemente instabile abbraccia la terra da tutti i lati segnando però in maniera impeccabile la linea dell'orizzonte. In questo modo, senza cercarlo, il saggio diventa un riferimento del tutto e il tutto gli risponde. L'uomo saggio infine ama senza voler possedere; ama perché sceglie di amare, e sceglie di fondersi e trascendere, perché conosce la sua piccolezza come la sua grandezza. Ama perché solamente così sommerà la sua forza alla grande forza, che tutto e tutti condividiamo, dissolvendo gli attributi inutili del nostro essere, senza che scompaia, sterile e inutile, tutta la potenza e l'esperienza del suo spirito, che confortato torna a casa sapendo, ora, che non l'ha mai abbandonato.

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Autodifesa

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Reportage

L'esplosione di nuovi approcci ed alternative nell'autodifesa, scaturite dall'arte marziale Russa Systema, si combinano qui su Budo con l'esperienza e la conoscenza di un grandissimo professionista del self defense, con un curriculum ricco e lungo.Oggi è di nuovo qui con noi su Budo il maestro Morabito, che ci presenta il suo nuovo lavoro sulle tecniche di disarmo, materiale essenziale per i professionisti dell'autodifesa moderna, che presto sarà in DVD e in versione cartacea. Alfredo Tucci

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UNA VISIONE PERSONALE DELLE ARTI MARZIALI DA DIFESA “Per conoscere a fondo una verità bisogna averla combattuta.” (Novalis)

IL SYSTEMA MORABITO Racchiude le migliori tecniche di base ed avanzate del Systema russo. Il Systema è un'arte marziale russa di combattimento corpo a corpo. Preferisce la versatilità e l'improvvisazione nel confronto, combinando l'uso di movimenti di lotta con tecniche brutali e immediate. Non ci sono posizioni prestabilite, ne katà, né formalità. Molti dei suoi aspetti sono considerati, ancora oggi, un segreto di Stato, poiché è stato sviluppato e migliorato per essere utilizzato dalle unità speciali russe, le "Spetsnaz". Il Gran Maestro Marco Morabito è istruttore internazionale di arti marziali, sport da combattimento e istruttore militare. Direttore tecnico internazionale della Federazione I.K.M.O. Riconosciuto Maestro di Russian Martial Arts Systema da vari organi federali russi. Gran Maestro VI DAN (qualifica rilasciata a Valencia durante Hall of Fame 2011 dal Generale Santiago Sanchis). Riconosciuto dalla ISMA come fonda-

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tore del Systema Morabito. Fondatore del Krav Maga Israeli Survival System riconosciuto da organizzazioni Israeliane. Istruttore avanzato di Kapap. Istruttore anti-terrorismo. Docente per vari video didattici tra cui Budo International. Autorizzato a insegnare e a formare istruttori in ogni parte del mondo per divulgare le discipline da lui rappresentate. Il Systema Morabito è basato sulle esperienze personali acquisite dal Gran Maestro a seguito d'importanti collaborazioni internazionali nel settore militare e civile ed operazioni in ambienti ad alto rischio.

COS'E' IL SYSTEMA RUSSO? Come spesso accade quando si studia la cultura russa, le origini di quest'arte marziale non sono chiare. Secondo alcuni si tratterebbe di un'antica arte da combattimento già adottata nel periodo medioevale da cavalieri cosacchi. Secondo altri, sarebbe una rielaborazione moderna delle tecniche tenute segrete fin dalla rivoluzione russa del 1917. È certo che il Systema veniva impiegato solo per addestrare alcuni membri delle forze armate e delle unità speciali di sicurezza. Durante il governo bolscevico - e in particolare durante il periodo staliniano - il Systema russo è

stato sviluppato e migliorato per essere utilizzato da particolari unità operative speciali russe, gli “Spetsnaz”. Il Systema predilige la versatilità e l'improvvisazione nello scontro, unite all'utilizzo di tecniche brutali e immediate. Non sono previste né posizioni prestabilite, né forme eleganti assimilabili ai kata del karate, né formalità di alcun tipo, né alcun rituale, nessun grado, nessuna cintura, e neppure nessun nome suggestivo per le mosse più eleganti. Il Systema si caratterizza per essere una disciplina altamente efficace e semplice da apprendere; questo metodo è stato ideato per mettere in grado chiunque di difendersi e, in caso di necessità, per contrattaccare in modo incisivo e determinato.

SYSTEMA MORABITO METODI DI DIFESA DAI COLPI Per “togliere” velocemente i colpi dell'avversario durante il combattimento è importante saper trovare il punto di contatto con l'aggressore nello spazio durante l'azione. E' una delle cose più interessanti, importanti e contemporaneamente difficili dell'arte del combattimento, indipendentemente dagli stili. La difesa dai colpi è rappresentata da due concetti : “il piano del colpo” e


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Russian Martial Arts “il piano difensivo” (la superficie della ricezione del colpo). • Il piano del colpo è la traiettoria del colpo d'attacco dell'avversario munito di armi o senza. La traiettoria può essere molto complessa, per questo il piano del colpo non segue necessariamente una linea retta e convenzionale. • Il piano difensivo è lo spazio che può essere rappresentato da un arto della persona che si difende durante l'avvicinamento dell'oggetto attaccante e dal compimento della difesa. L'angolo d'incontro, o l'angolo tra il piano del colpo e il piano difensivo, non deve superare i 1015° nel momento del contatto. per la difesa si impiega non più del 15-25% dell'energia del colpo, mentre il resto si trasferisce nel contraccolpo e si impiega per il “carico” (espulsione) dell'avversario e la sua gestione. Il contatto viene realizzato con la parte interna o esterna dell'articolazione delle dita della mano. Dopo il contatto, la mano o l'oggetto che effettua l'attacco scivola lungo la linea difensiva. Il cambiamento d'angolo d'incontro si realizza tramite la rotazione (pronazione e supinazione) della mano lungo l'asse longitudinale sul movimento d'incontro o d'accompagnamento. Ciò consente di cambiare la traiettoria della mano (oggetto) attaccante impiegando il minimo di energie. Esaminiamo un esempio concreto. Le gocce di pioggia, alla loro caduta, si scontrano con una superficie dura (il tetto inclinato di una casa) e balzano via da essa (rimbalzo o contraccolpo) sotto una determinata angolazione e continuano la loro caduta in un'altra direzione. In questo modo il flusso della pioggia si divide e la forza del suo colpo durante la caduta su una superficie piana diminuisce. La cima del triangolo fornisce una chiara rappresentazione della posizione del punto di contatto al momento dell'aggressione. Avvertendo il livello di aggressione dell'avversario, il corpo riceve un segnale istantaneo riguardo le azioni successive. Dopo il contatto iniziale c'è la possibilità di creare proprio all'inizio una lieve pressione (“nodo” delle forze), per poi cedere e creare il vuoto, ovvero: senza rompere il contatto con l'aggressore spostare il vettore delle forze nella direzione necessaria secondo i principi della perdita dell'equilibrio

TUTTO CIO' PUO' ESSERE PRATICATO ANCHE SENZA IL CONTATTO FISICO (NO CONTACT) È possibile non solo togliere il punto di contatto, ma anche continuare l'azione mentre l'avversario e' sbilanciato (cambiando la struttura della stabilità del suo corpo). Durante la difesa dai calci sono in vigore le stesse regole della difesa con le mani. Nel momento del colpo in arrivo create contatto con la mano/gamba dell'avversario, respingendola leggermente (costruendo per la mano/gamba un piano inclinato), mantenendo il contatto. Per quale motivo stiamo dedicando così tanta attenzione alla morbidezza, alla cedevolezza e alla mancata resistenza? Se le azioni dell'avversario ci passano oltre, noi associamo la nostra forza alla sua e aggiungiamo l'accelerazione al suo movimento. Ciò consente di risparmiare le forze e di stare vicino all'aggressore, mentre mantenendo il contatto possiamo persino comandarlo. Sulla mancata resistenza e sulla morbidezza si basa il cambiamento della traiettoria dei colpi del-

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l'avversario con l'aiuto di colpi specifici, di sostegni e di contraccolpi. L'uscita dal piano del colpo, come schivate o scivolamenti, possono essere realizzate stando in piedi, spostando il centro della massa su una delle due gambe con una leggera torsione del corpo. (Se la gamba sinistra è posta in avanti, il corpo deve effettuare la torsione in senso orario.) Se siete in piedi, in posizione frontale davanti all'avversario, spostatevi nel momento del suo attacco con una decisa e breve scivolata (il principio del “passo seguito da un mezzo passo”) in avanti verso l'avversario con un angolo di 45° circa. Le gambe sono ad altezza delle spalle. Il centro della massa è sulla gamba in avanti. È importante non trascinare l'altra gamba. La torsione del corpo avviene nel momento del colpo, così come anche nel momento dell'azione difensiva. In relazione a ciò, uno dei principi più importanti è la cedevolezza, la mancata resistenza alla forza in arrivo o il riempimento di spazio vuoto intorno a essa, la capacità di stare vicino all'avversario e di 'mantenere il contatto con lui. Bisogna trovare una via di mezzo, unirsi al partner in un'azione unica, nello stesso sistema. Il lavoro (l'apporto di forza) è l'insieme di azioni motorie per esempio i colpi e le leve finalizzate a far perdere l'equilibrio a un corpo. Nel lavoro ci sono tre stadi da prendere assolutamente in considerazione: • Unione prima dell'inizio del contatto fisico con l'avversario e inizio del contatto; • Rafforzamento - caricamento con dei colpi o con il proprio centro di massa (leva sul proprio appoggio o sull'appoggio dell'avversario); • Guida - comando, azione basata sulla perdita dell'equilibrio. Se l'unione e il rafforzamento sono eseguiti correttamente, la realizzazione risulta del tutto facile. In tutti i casi, lavorando, è consigliabile usare i colpi di caricamento o creare il “nodo” delle forze. In tal modo il corpo dell'avversario si muoverà naturalmente, mentre per voi sarà facile comandarlo, usando il suo stesso centro di massa. Il principio di "mantenimento del contatto" con l'avversario viene sempre conservato. In molti casi sono possibili colpi, sostegni con il ginocchio, prese e spinte. Liberate il posto per la cadu-


Reportage ta dell'avversario, togliendo in tempo (dopo la creazione dell'appoggio per l'avversario) la gamba con la quale l'avete colpito (respinto con la gamba). Inoltre, e' possibile (in particolare lavorando con le armi) elaborare un piano verticale che include il caricamento, la torsione lungo una spirale corta verso il basso ad angolo di 45°, l'eliminazione di un appoggio con i colpi verso il suolo (in direzione delle parti deboli della struttura biologica del corpo), utilizzo del proprio centro di massa e del centro di massa dell'avversario; spostamento della linea verticale della colonna vertebrale di 1-2 centimetri in avanti o indietro (a sinistra-a destra). Tutti gli spostamenti sopraindicati, più un'altra serie di alcuni movimenti, danno un movimento simile al pendolo (oscillazione, ondeggiamento), il movimento principale per la difesa dai colpi. Ricordate che è l'avversario a modellare la situazione nella quale si ritrova. Voi gli cedete il posto in questo spazio (uscita dalla superficie), nel susseguirsi delle azioni create e spostate il “nodo” delle forze, apportate dei colpi e gestite l'avversario. Bisogna dire che non in tutti i casi è necessario attuare la tecnica descritta a volte sono sufficienti uno o pochi colpi. Tutto dipende dalla situazione

Programma DVD: Systema Marco Morabito The Russian Revolution Disarmament Techniques Acrobatica Propedeutica Tecniche di disarmo: neutralizzare l'attacco con bastone Tecniche di disarmo: neutralizzare l'attacco con coltello Coltello VS coltello Tecniche di disarmo: neutralizzare l'attacco con pistola La Federazione I.K.M.O (International Krav Maga Organization) è un'organizzazione riconosciuta a livello internazionale che collabora con i migliori professionisti nel settore della difesa personale e della sicurezza. Le attività principali sono: Systema Morabito, RMA Systema, Krav Maga Israeli Survial System, Kapap, CQB, Tonfa PR24; inoltre, organizza corsi, addestramenti, seminari e aggiornamenti per istruttori, operatori della sicurezza, polizia, reparti militari, difesa in ambienti di lavoro, corsi su mezzi di trasporto ed anti terrorismo. Per corsi ed apertura centri I.K.M.O. Federazione Internazionale I.K.M.O. International Krav Maga Organization www.internationalkravmaga.com - www.ikmo.it info@internationalkravmaga.com

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Grandi Maestri

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l Maestro Sueyoshi Akeshi è nato a Osaka, Giappone, il 15 aprile 1958. Ha iniziato a praticare Batto Jutsu a vent'anni con il Maestro Kono Yoshinori. È leader mondiale della Mugen Kai con sede in Portogallo, è uno dei più rispettati monaci di Shugendo, ha studiato agopuntura e Shiatsu, è un profondo amante del buddismo e delle arti antiche del Giappone e oggi uno dei più conosciuti e famosi maestri dentro e fuori il “Paese del Sol Levante”. Il suo notevole approccio e la sua grande passione per le arti marziali ha iniziato a rivelarsi rapidamente fin da quando ne ha iniziato la pratica. La sua fama è giunta in Europa quando si è trasferito a vivere in Portogallo e anche in Spagna alla fine degli anni novanta. Ha approfittato degli anni in cui ha vissuto nella penisola iberica per diffondere la sua arte e, di conseguenza, oggi mantiene ancora il suo gruppo di allievi più datato nel Portogallo, Paese che visita da tre a quattro volte all'anno e dove ha abitato per circa cinque anni. Ormai da più di un decennio i suoi allievi del Portogallo mantengono vivi tutti i suoi insegnamenti. La sua abilità innata per ciò che concerne le arti marziali è notevole. Per esempio, il modo in cui domina la katana, con movimenti tanto rapidi da sembrare quasi fotografici: è capace di trasformare il dif-

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Testo: Carlos Martins Foto: © www.budointernational.com

ficile in facile. Quest'uomo ha la capacità di farci viaggiare nel tempo grazie alla sua profonda conoscenza delle antiche arti giapponesi. La sua abilità e grazia applicate alla sua eccellente tecnica sono di una bellezza e di un'efficacia indescrivibili, tanto che è quasi impossibile esprimerlo a parole. Ormai con dieci DVD pubblicati e un quarto libro in lavorazione, dimostra in modo ovvio chi è, e non tenta di tenersi dei segreti ma, al contrario, il suo obiettivo principale è che la sua conoscenza arrivi a tutti gli interessati e che i suoi insegnamenti non cadano nell'oblio. Monaco di Shugendo, ha partecipato a un gran numero di cerimonie di estrema durezza fisica e psicologica come la cerimonia del fuoco, che consiste nello stare di fronte a un enorme falò a una distanza molto ravvicinata recitando mantra e alla fine passare scalzo sopra di esso. L'“okugake”, un pellegrinaggio nelle montagne di Ominesan, molto importante per i monaci di Shugendo, realizzato ogni anno nel mese di agosto, che consiste nel camminare per una settimana attraverso terreni di montagna con varie tappe in templi per cerimonie di meditazione. Qui, il pellegrino non ha nessun tipo di accesso a beni materiali, solo il contatto con la natura e una ricerca incessante della pace interiore. Alla fine di ogni giornata, i monaci principianti partecipano a rituali di iniziazione, alcuni di essi pericolosi, come girare intorno a una roccia scoscesa sopra un precipizio senza nessun tipo di appoggio o di corde o essere appeso per i piedi a un masso affinché i suoi peccati gli siano perdonati, tutto questo con una media di venticinque miglia percorse al giorno e solo tre palline di riso giornaliere come alimento, considerando che uno di quei giorni le tre palline di riso si dividono con un compagno. Uno dei rituali più duri che ha affrontato per due volte, è il digiuno per venti giorni, dei quali dieci rinchiuso in un buco di appena un metro per un metro nel quale si può stare solo in due posizioni: seduto o in piedi, cosa che porta a essere molto debilitati nel fisico e a poter contare solo sulla forza mentale per riuscire a sopravvivere. Secondo i racconti della sua esperienza, il modo migliore per rafforzare lo spirito è punire il corpo, così non solo la mente e lo spirito si vedono rafforzati, ma anche fisicamente si educa il corpo a sopportare condizioni estreme. Ogni praticante di arti marziali deve allenare allo stesso modo corpo, mente e spirito poiché,

Chi è chi nel Budo? quando dimentichiamo uno di questi, quelli che restano perdono l'equilibrio. La cerimonia delle “diecimila gomme” consiste nello stare di fronte a un falò e recitare un mantra per ogni legno che si lancia nel fuoco. Questa cerimonia può durare più di quattro settimane fino a completare le “diecimila gomme”. Una delle prove più dura è stata senza dubbio quella dei cento giorni di montagna, simile all' Okugake ma molto più lunga. Sono stati cento giorni di isolamento nei quali è stato solo in contatto diretto con la natura e con il buddismo; per lui la parte più dura è stata poter dormire solo tre o quattro ore al giorno e certi giorni non dormire per nulla, per poter rispettare tutti i requisiti di questo duro ritiro di cento giorni. La conclusione è che questo uomo è un'opera d'arte della natura umana, che mantiene un'ossessione per la religione, la cultura e le antiche arti marziali del Giappone. La buona notizia è che i suoi insegnamenti sono alla portata di tutti coloro che sono intrappolati allo stesso modo nel vizio incurabile delle arti marziali.

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Coltello Secondo la divisione in ranghi e cinture che Imi stabilì il 16 agosto del 1971, al termine del primo corso di istruttore di Krav Maga, il programma di cintura azzurra di Krav-Maga prevede la maggior parte delle difese, contro un avversario armato, in quest'Arte Israeliana del Budo. I programmi cintura marrone e nera includono invece solo tecniche di attacco. Ciò significa che la parte relativa alla difesa personale del Krav Maga si esaurisce con la cintura azzurra. In realtà, sono stati proprio gli esercizi di difesa del programma di cintura azzurra a rendere così popolare il Krav-Maga in tutto il mondo. In questa serie di DVD presentati da Budo International, per la prima volta nella storia del Krav-Maga, si mostra il metodo completo e originale creato da Imi. Imparare il metodo originale di Imi non è un'impresa facile e richiede un notevole sforzo fisico e mentale. Inoltre necessita di una dedizione assidua. Ma alla fine almeno potremmo dire di essere Artisti Marziali, artisti di Krav-Maga. Quando ci troviamo di fronte a un uomo che impugna un coltello e minaccia la nostra vita, il minimo errore, per quanto piccolo possa essere, può compromettere la nostra incolumità. Per questa ragione Imi decise che le difese contro un attacco con coltello venissero apprese già nel programma di cintura azzurra, in modo che i movimenti che compongono queste tecniche siano applicati senza paura; a quel punto li avremo già recepiti e avremo acquisito una certa fiducia in Imi, nel suo KravMaga e soprattutto una certa fiducia in noi stessi. Il cammino di Imi nella realizzazione del Krav Maga non è stato facile e per dar vita a ciascuna delle tecniche incluse nel Krav-Maga, ha cercato sempre la migliore e più concreta/efficace forma per eseguire un attacco contro un possibile avversario. Imi ha cercato una serie di

difese contro coltello che permettessero di imparare a contrastarne tutti i possibili attacchi, partendo dal più difficile, ossia con la disamina della tecnica di attacco che esigeva la massima concentrazione di forza per fare un movimento di pugnalata col braccio, per finire con la più semplice e morbida in cui l'attaccante poteva finalizzare il suo avversario. Un esempio di questi movimenti è il Dekirat Shisuf (scivolamento). Solamente in un secondo momento, quando avevamo già acquisito il controllo totale nell'uso del coltello, incominciava a insegnarci le difese, con l'idea che solo chi avesse trionfato nel tatami e avesse saputo difendersi dalle perfette tecniche di attacco che aveva sviluppato, sarebbe stato in grado di difendersi in qualunque situazione. Imi ha sempre ribadito ai suoi unici dieci studenti Cintura Nera che questa idea è sempre stata viva in tutto il processo di creazione del Krav-Maga. Il tema dei dieci discepoli di Imi è stato ampiamente trattato nel libro ufficiale di J. Tuchman & G. Mayers sulla Storia del Krav Maga “Genesi - La Storia del Krav-Maga”, nel capitolo “I dieci più grandi”. Imi ha basato le sue difese su quattro possibili posizioni di attacco. Ovviamente, ha affermato che da queste quattro posizioni si possono sviluppare molte altre situazioni. Se un individuo sa come difendersi dalle quattro opzioni basilari, sarà in grado di difendersi da qualunque tipo di attacco con coltello. Tuttavia, prima di iniziare a imparare i principi di queste difese, bisogna essere consapevoli che non sono le stesse difese che eseguiamo contro i calci e i pugni. Il coltello è un'arma molto pericolosa ed esiste sempre la possibilità di rimanere feriti durante la difesa per strada o in qualunque altro luogo. Tuttavia, un taglio o un leggero graffio non sono letali. Quando esegui una delle difese di

Imi, in qualche occasione potrebbe accadere, ma sarà sempre l'aggressore a pagare il prezzo più alto. Due grandi scrittori americani, Jeffrey Tuchman e George Mayers, hanno spiegato nel loro libro “Genesi-La Storia del Krav-Maga”, come e perché Imi abbia basato tutta la sua Arte su 14 regole fondamentali e quale fosse il significato, l'obiettivo e il proposito di quelle regole. Poiché ogni regola può aiutarci a migliorare le nostre capacità, sia fisiche che mentali, esse non possono essere separate. La prima regola, e anche la più importante di tutte, è “Minimo sforzo massima velocità”. Ciò significa, tra le altre cose, che quanto più brevi saranno i nostri movimenti corporei, più rapidi diverranno. E questa, cari lettori, è la chiave della vittoria. Ora cercheremo di comprendere gli attacchi con coltello nel Krav-Maga. Il primo è chiamato Dekira Regila (pugnalata normale). Questa metodo di pugnalare si basa sulla forza. È facile da imparare e molti lo preferiscono perché la forza che applica l'attaccante nel suo movimento va dall'alto verso il basso. Questo tipo di pugnalata è il preferito tra le persone che prediligono usare la forza bruta come soluzione immediata. Esiste la teoria che questa pugnalata cosi come oggi la conosciamo, fosse stata sviluppata e migliorata dagli istruttori del corpo dei Marines. Il modo di afferrare il coltello e la quantità di forza che usiamo ci dà l'impressione che l'attaccante sia invincibile. La pugnalata in sé si realizza facendo un passo avanti con la gamba sinistra, mentre si alza la mano destra che poi scende con forza verso la spalla del rivale. La combinazione di passo in avanti e movimento di mano discendente fornisce all'attaccante una notevole forza, il che sembra molto difficile da difendere in teoria. Nonostante ciò, o a

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Krav Maga

causa di ciò, è relativamente facile imparare e avere successo nella difesa contro questo tipo di pugnalate. È necessario sapere e capire un'altra regola che Imi aveva incluso nel KravMaga. La regola numero 14 dice che sempre, in qualunque situazione, bisogna mantenere la distanza di un passo dal nostro rivale, sia che sia armato o che non lo sia. Solo nella difesa contro pistola non si usa questa regola d'oro del Krav-Maga. Il secondo tipo di pugnalata è il Dekirat Beten, pugnalata allo stomaco. Imi mise molti nomi a questa pugnalata, poiché per anni fu necessario cambiare il nome originale. Originariamente Imi la chiamò "Pugnalata Orientale". La ragione era che quando Imi servì nell'esercito britannico, dapprima nel deserto del Saharay e poi in Egitto, scoprì il coltello dei beduini chiamati "Shabria", considerato l'arma tradizionale in questa parte del mondo. La tecnica di pugnalata allo stomaco era progettata in particolare per questo coltello, per questo motivo Imi gli diede il nome di "Pugnalata Orientale". Più tardi, per essere più "politicamente corretto", cambiò il nome con quello di pugnalata allo stomaco. La pugnalata si esegue afferrando il coltello con la mano destra, per esempio, facendo un passo in avanti con la gamba sinistra e pugnalando con la mano destra. Il movimento della pugnalata è verso lo stomaco, dal basso verso l'alto. La lama unica della Shabria dei beduini che esiste dai giorni di Maometto, all'inizio dell'Islam, permette all'attaccante di "aprire" completamente lo stomaco del rivale in un movimento morbido e rapido. Possiamo comprendere facilmente che questo tipo di attacco è più pericoloso del precedente, Dekira Regila. La tecnica di difesa contro coltello nel Krav-Maga mostra, insegna e spiega quanto è necessario avere un notevole controllo della gran varietà di calci che Imi incluse nel Krav-Maga. Il suo pensiero iniziale quando sviluppò i calci del Krav-Maga fu che la gamba è sempre più lunga del braccio, specialmente quando il rivale è armato con un coltello. Solo usando il calcio corretto saremo capaci di raggiungere il nostro rivale senza che egli ci tocchi per primo. Senza questo aspetto non saremo capaci di difenderci in maniera efficace contro un coltello. La terza tecnica di attacco è Yeshara (pugnalata diretta). Questa tecnica, come possiamo vedere, è la più popolare e per questo motivo Imi ha creato nel KravMaga più difese per difendersi da questa pugnalata che da qualunque altra. Oggigior no sono molti quelli che assicurano che il Krav-Maga non è una Arte Marziale nel senso classico del termine. Per questa ragione esistono solamente pochi che acquisiscono realmente la fiducia necessaria per affrontare un aggressore armato con un coltello, sapendo di essere capaci di applicare la tecnica di difesa appropriata

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Grandi Maestri

contro l'attacco di coltello. Solamente un apprendistato corretto e preciso di tutte le difese, così come una comprensione mentale e fisica di ogni movimento creato da Imi, farà sì che si concepisca il Krav-Maga come un'Arte Marziale e noi come degli Artisti Marziali; a sentire il Krav-Maga come il "Budo" Israeliano, con le regole d'onore di Imi di questo peculiare "Budo". Un'Arte Marziale, di qualunque tipo, esige certe abilità per fare determinate cose. In qualche punto di ogni Arte Marziale c'è chiesto di provare le nostre capacità e difese contro un attaccante con coltello; nel Krav-Maga si insegna più questo che qualunque altra cosa. L'apprendistato di queste difese nel Krav-Maga è più che altro un processo. È impossibile imparare a difendersi in maniera efficace contro un coltello in poche lezioni. Chiunque abbia avuto questa esperienza lo sa. Un attacco di coltello di un compagno di allenamento non è mai uguale a quello di un criminale per la strada. Questo è il motivo per il quale molti credono, erroneamente, che sia molto difficile difendersi da un attacco con coltello. Ma la cosa certa è che nel programma completo originale del Krav-Maga creato da Imi, abbiamo tutte le risposte. Semplicemente dobbiamo imparare a controllare tutti i piccoli dettagli. Ovviamente, non possiamo evitare il fatto che siano necessari alcuni requisiti fisici addizionali, come flessibilità, rapidità e una capacità di reazione precise. Imi creò 7 tecniche differenti contro il Dekira Yeshara, cosicché saremo in grado di difenderci da questo attacco da qualunque direzione e in qualunque situazione. Questo include anche alcuni stili di attacco che il pubblico in generale non è abituato a vedere e che si insegnano per la prima volta in questo DVD all'esterno del circolo chiuso dei discepoli di Imi.

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La quarta e ultima pugnalata è la Dekirat Shisuf (pugnalata guizzante). Questa è probabilmente una delle difese più difficili contro qualunque arma nel Krav-Maga. Questa tecnica di attacco è molto pericolosa e difficile da difendere e dobbiamo capire che è impossibile uscire completamente illesi da un attacco di coltello, specialmente se si tratta di questo tipo di attacco. Ma se non pratichiamo la tecnica di difesa, nella quale correremo il rischio di subire dei tagli, potremmo morire. Prima dell'epoca dei moderni rasoi elettrici, quasi tutti si radevano con una rasoio a lama. Questo coltello aveva un filo molto fine e affilato ed era necessario solo un leggero movimento per tagliare il collo a qualcuno. Durante il servizio di Imi nella Seconda Guerra Mondiale, quasi tutti i soldati avevano un rasoio di questo tipo, sia per radersi, che per usarlo come arma. La maniera di impugnare il coltello e i movimenti di taglio che si potevano fare, lo rendevano qualcosa di molto pericoloso. E ancora una volta potete vedere come Imi fu il primo uomo al mondo a trovare un metodo, in realtà l'unico tuttora esistente, per difendersi da una tecnica pericolosa quanto il Dekirat Shisuf. Oggigiorno poca gente ha in tasca un rasoio di questo tipo e tanto meno

lo si vede usare in una rissa. Lo stesso Imi diceva che l'epoca del rasoio era finita. Ma la cosa importante non è il coltello che ci attacca, bensì la nostra capacità fisica e la nostra preparazione mentale ad affrontare l'attaccante e a realizzare tutte le difese. Solo così acquisiamo le capacità fisiche e mentali di cui abbiamo bisogno. Questa è l'unica maniera per trovare dentro noi stessi il coraggio e la volontà per difenderci in un momento di pericolo. Un'idea generalizzata di pericolo, o che un giorno potrebbe succederci qualcosa, non è sufficiente. I grandi guerrieri del mondo hanno già scritto molto su questo argomento. Dobbiamo sentirci e vederci mentre affrontiamo la realtà ogni giorno e continuamente. Questo è un ulteriore motivo per cui la BUKAN organizza allenamenti speciali nell'Istituto Wingate, in Israele. Wingate si trova vicino all'ottava base di istruzione IDF, il posto dove Imi cominciò a sviluppare il suo metodo conosciuto oggi come Krav-Maga. Durante i dieci giorni di soggiorno in Israele gli allievi si integrano nello stile di vita del paese, con quella sensazione giornaliera di stress e pericolo. Solo in questo modo si riesce a comprendere

lo spirito della creazione di Imi, il Krav come l'unica Arte Marziale Israeliana. L'istituto Wingate decise di contribuire all'idea di preservare il KravMaga permettendoci di usare le sue installazioni, dando conferenze e diplomi certificati ai partecipanti. Questi allenamenti sono aperti a tutti, di tutte le federazioni e associazioni. Imi creò il Krav-Maga combinando queste tecniche tra loro, il che significa che ogni tecnica è costruita dentro un'altra e la completa, come gli strati di una cipolla, una sull'altra, fino a raggiungere il nucleo. Nel nostro caso, il nucleo è la nostra abilità a difenderci che è l'essenza della nostra fiducia in noi stessi. Prima di concludere, voglio aggiungere un'altra cosa. La difesa non è mai contro il coltello, è contro l'avversario che tiene il coltello. E' necessario studiare e memorizzare le 14 regole del Krav-Maga di Imi. Solo attraverso di esse saremo capaci di proteggerci nei momenti di necessità e pericolo. Imi una volta scrisse nella scuola BUKAN: "Capacità fisica = capacità mentale, ed entrambe unite significano fiducia in noi stessi. Questa è la formula segreta del Krav-Maga." Questo è ciò che disse Imi.


FOTO Nella pagina precedente: La foto fu fatta nel 1984, nella Bukan School of Krav-Maga, nella città di Rehovot, Israele. Questo allenamento con Imi a Bukan, rappresenta l'ultima volta in cui Imi riunì tutti i suoi allievi cintura nera in un allenamento speciale. Il proposito dell'allenamento era presentare la scuola Bukan a tutti. Alcuni allievi veterani vennero con i loro allievi. Ufficialmente, questo fu l'ultimo allenamento con questo gruppo di pionieri. Nella foto, con la sua cintura dell'epoca: In piedi da destra verso sinistra: Eli Ben Ami, cintura azzurra Oskar Klein, cintura marrone Yaron Lichtenstein,

cintura nera 4º Dan Imi Assieme a Imi, la sua segretaria, Gila Dietro a Gila - Shmulik Kurtzveil, cintura nera Haim Zut, 2º Dan Beni, cintura verde Haim Hakani, cintura nera Tani Maimom, allievo di Bukan Seduti: da destra verso sinistra: Boaz Hagai, cintura marrone Reuven, allievo di Eli Avikzar Uri Refaeli, allievo di Eli Avigzar Eyal Yanilov, cintura nera, allievo di Eli Avigzar Guy, allievo di Haim Zut Eitan Savir, allievo cintura marrone di Bukan. Haim Gideon, allievo cintura nera di Eli Avigzar Eyal Savir, allievo cintura marrone di Bukan.

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Kenpo

Il Nobile Ottuplice Sentiero e la sua relazione con il Kempo Il Nobile Ottuplice Sentiero e la sua relazione con il Kempo Per prima cosa osserviamo questa posizione delle mani, chiamata “Ogamite”, il cui significato può essere interpretato come una specie di preghiera a Dio, un Essere Universale Superiore, senza sfumature o connotazioni religiose specifiche, al di là di quelle che ogni allievo gli vuole attribuire da un punto di vista strettamente personale, poiché, questo è molto importante, ha come significato profonda umiltà in quanto sostiene che non siamo al vertice della conoscenza e della ragione, che al di sopra di noi esistono delle forze superiori che ci aiutano e ci guidano nell'utilizzo del Kempo, nella difesa dei diritti umani, ci aiutano prima di un conflitto a cercare un chiarimento, forze che ci insegnano la differenza fra ciò che è giusto e ciò che non lo è. È inoltre un profondo sentimento di umiltà, offrendo le nostre conoscenze invece di causare danno al prossimo. In secondo luogo questa posizione delle mani era assunta con lo scopo di avvisare l'avversario che si sarebbero utilizzate tecniche di difesa personale, tipiche dell'arte dell'evasione e della fuga, ed inoltre era utilizzata nella difesa da armi metalliche da taglio e di legno di varia dimensione. Adesso invece la posizione assunta è quella chiamata “Mute”, ovvero “mano vuota”, che sottolinea la mancanza di eventuali armi, l'assenza di cattive intenzioni, la scomparsa di pregiudizi, la chiarezza mentale, e la purezza nel cuore, il desiderio di pace e di contemplare esclusivamente il bene dell'esistenza umana. Come la precedente posizione anche questa dà un preavviso all'avversario di un prossimo utilizzo di tecniche di difesa personale, basate sulle arti interne della proiezione e dell'attacco. In questa posizione, le Mani Vuote protese in avanti con un angolo di 45°, viene rappresentato il rispetto per le forze superiori, l'adorazione del Sole e della Luna (ying yang), la bellezza di una magnifica montagna e le sue imperfezioni, nello stesso modo in cui gli esseri umani mettono tanti cromosomi femminili quanti maschili, virtù e difetti. Durante ogni allenamento kempo come quando entriamo in contatto con altre persone, cerchiamo di eliminare al massimo tutto ciò che è malevolo in noi, per incrementare tutto ciò che è benefico. L'ultima figura delle posizioni delle mani si chiama “Hiken”, il cui significato è “coprire il pugno”. Il pugno destro rappresenta la parte violenta dell'essere umano, le nostre tecniche devastanti di difesa personale, che devono rimanere segrete, nascoste dalla mano sinistra, la quale rappresenta lo spirito, la parte mentale dell'essere umano, l'intelligenza che può permetterci di evitare un conflitto fisico, per questo, diceva il Gran Maestro James M. Mitose, il pugno è come un tesoro in tasca che deve essere tenuto al sicuro dagli altri. Il pugno

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serrato è la mia arma, la mia arte o il mio stile, e la mano aperta è lo scudo che la occulta evitandole di causare danni agli altri. In fine, Hiken si utilizza per eseguire attacchi a zone muscolari con un chiaro obbiettivo di finalizzazione o di controllo totale. La libertà di interpretazione all'interno dei parametri che caratterizzano la simbologia Kempo ci può essere trasmessa attraverso il seguente giuramento o motto: “Prego affinché io eviti l'utilizzo delle mie conoscenze marziali e scongiuri un conflitto, per questo mi rivolgo a te con onestà, con le mie mani vuote e l'unica cosa che voglio fare è quella di osservare e apprezzare il buono che è in te come persona, e non mostrarti la mia conoscenza delle arti marziali senza motivo alcuno o giustificazione se non la difesa dei diritti umani, degli innocenti e della vita.” Lo ying e lo yang è un concetto basato sulla dualità di tutto ciò che esiste nell'universo secondo la dottrina Taoista, nella quale è nato. Questa descrive le due forze fondamentali come opposte e complementari, presenti in tutte le cose. In tutto può essere ritrovato questo concetto: luce/buio, suono/silenzio, caldo/ freddo, movimento/stasi, vita/morte, mente/corpo, maschio/femmina etc. Lo Ying è il principio dello spirito femminile, della terra, dell'oscurità, di ciò che è passivo e di ciò che assorbe. Lo yang invece è nel maschio, nel cielo, nella luce, nell'attivo e nella penetrazione. Secondo questa teoria ogni essere, ogni oggetto o pensiero, ha un complementare dal quale dipende per la sua esistenza, che a sua volta esiste in sé stesso. Da qui si deduce che non esiste niente in uno stato puro e nemmeno in assoluta quiete, ma che tutto è in continua trasformazione. In più ogni idea può essere opposta se la si osserva da un altro punto di vista e quindi il suddividere tutto in categorie è solo una convenzione. Queste due forze, lo ying e lo yang rappresentano lo stadio successivo del Tao, principio generatore di tutte le cose, dal quale derivano. La pratica e lo studio delle arti marziali deve condurci su un sentiero di apprendimento che contiene in sé la consapevolezza della vita, tanto nella sua origine quanto nella sua evoluzione e sviluppo successivo, permettendoci di captare nuove sensazioni che possono trasformarsi in autoconoscenza, il quale deve incanalare le energie, sia quelle positive sia quelle negative, verso l'accettazione realistica della nostra esistenza. La violenza è estranea proprio perché non presente in questa realtà esistenziale, questo ci permette di raggiungere a piccoli passi momenti di armonia e equilibrio (fisico e psichico) ottenendo così quello che conosciamo come “felicità”.


La Rubrica di Raúl Gutiérrez “Prego affinché io eviti l'utilizzo delle mie conoscenze marziali e scongiuri un conflitto, per questo mi rivolgo a te con onestà, con le mie mani vuote e l'unica cosa che voglio fare è quella di osservare e apprezzare il buono che è in te come persona, e non mostrarti la mia conoscenza delle arti marziali senza motivo alcuno o giustificazione se non la difesa dei diritti umani, degli innocenti e della vita.”

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Un semplice pezzo di tela, oggetto quotidiano nel sud-est asiatico (clima tropicale: monsoni, calore e umidità), diventa un'arma da difesa eccezionale e sorprendente. L'uso del “Sarong” è un'arte sconosciuta in Occidente. Pochi maestri hanno ereditato quest'arte (pochi ma illustri come il maestro Inosanto). Oggi Tony Montana, ci offre un DVD completo, e presto una versione cartacea, sul sarong.


Reportage “Non potete perderlo! Velocità, tecnica, eleganza… un lavoro eccezionale di un magnifico maestro” Alfredo Tucci

“Nel DVD ho fatto un accenno particolare al corretto modo di effettuare la presa, poiché questa nobile arte dipende da questo concetto base”. 69


Le Arti Classiche LA NOBILE ARTE DEL SARONG, STORIA E TRADIZIONE Tradizionalmente l'arte del Sarong è legata al Silat, arte marziale indonesiana, sia nell'uniforme tipica che nell'aspetto marziale. Anche se non è limitata solo a quest'arte, difatti ha una lunga discendenza nei paesi asiatici del pacifico. Consiste nell'uso di un pezzo di tela rettangolare, utilizzato sia dagli uomini che dalle donne. Ci sono vari modi d'impiego per esempio portato come gonna avvolto intorno alla vita, oppure si può portare in modo che copra la parte superiore del corpo, e ovviamente le

donne realizzano con questi teli dei bei indumenti. Può servire anche come scialle o porta-bebè, incrociando il sarong sul petto dell'uomo e posando il neonato all'interno. Si utilizza anche come elemento decorativo grazie ai suoi colori ed alla varietà dei tessuti che possono essere anche di seta. Questa tela solitamente ha colori sgargianti o motivi, disegni che rappresentano animali o piante, fantasie geometriche o a scacchi. I saragon tradizionali sono sprovvisti di lacci, ganci o cerniere nascosti per fissare l'in-

dumento. Per annodare il Sarong al corpo è sufficiente doppiare le sue estremità, sovrapporle ed incastrarlo, si reggono grazie all'attrito con il corpo.

L'ASPETTO MARZIALE L'ARMA INVISIBILE Scoprendo il lavoro tecnico e conoscendo l'aspetto marziale, il Saragon si converte in un'arma invisibile, che agli occhi dei nemici è solo un indumento, che ha in sé un vasto bagaglio tecnico di un eccezionale durezza. La funzione base del Saragon è quella di avvolgerlo intorno al collo o ai polsi, per strangolare o eseguire chiavi articolari, indebolendo


la struttura ed esercitando pressione sulle arterie, sui tendini e sui muscoli del corpo. Dal momento che è un'arma estremamente duttile, cercheremo di limitare le risposte tecniche in funzione degli attacchi proposti, che potrebbero essere con o senza armi.

DISARMI La risposta tattica ad un'aggressione con coltello dipende dall'angolo di attacco. La lunghezza del sarong ci permette un disarmo da una distanza di sicurezza dal coltello, quindi mentre la tela urta la mano o il coltello, si accorcia la distanza con il fine di controllare il braccio o il collo e finalizzare la tecnica. In una distanza corpo a corpo, il braccio verrà bloccato per afferrare il polso ed avvolgerlo nel sarong, una volta fatto ciò, disarmiamo senza toccare l'arma con il resto della tela,strattonandola nella direzione contraria. Evitare il contatto con l'arma significa niente ferite e l'assenza d'impronte digitali, cosa che non accadrebbe con l'utilizzo delle mani. Dal momento che i polsi sono tenuti insieme dal sarong, gli sarà molto difficile controllare la mano armata, ma invece è una posizione comoda e sicura per noi e possiamo esercitare pressione sull'articolazione, e creare lesioni a tendini ed arterie, creando conseguenze nel resto del corpo a seconda del grado d'inclinazione, spinta o lussazione dell'articolazione. Il modo più sicuro per disarmare è arrivando dalla parte esterna del braccio allontanandosi dalla sua zona di attacco centrale, dal suo altro braccio o dalla gamba, con la quale potrebbe colpirci. E' molto importante non limitarci usando solo il sarong, difatti durante la presa doppia, nella quale le mani sono avvolte nei due estremi della

tela, possiamo colpire come se fossimo a mani libere, dal momento che il Sarong è avvolto intorno ai polsi e fa pressione verso l'esterno. Logicamente appena c'è l'occasione, bisogna approfittare dell'energia e della direzione dell'aggressore per avvolgergli collo, i gomiti, i polsi ed asfissiare o spintonarlo. Nel mentre attuiamo la mossa, colpiamo con i gomiti, con le ginocchia, con le gambe o con il Sarong, cercando sempre il momento opportuno, lasciando così l'avversario in svantaggio. Io personalmente pratico e consiglio le Arti Marziali Filippine, pilastro del mio sistema, per conoscere gli angoli di attacco, tanto con il coltello come con un bastone, e in questo modo ho il contrattacco efficace per ogni occasione. Le dodici posizioni del disarmo dl coltello si eseguono nello stesso modo sia con il sarong che senza, scegliendo se disarmare o contrattaccare con il coltello,

effettuando un disarmo sfruttando il suo corpo. Per quel che riguarda il disarmo di un bastone, le uniche differenze stanno nella distanza e nell'assenza di lame. L'angolo di attacco si mantiene uguale ed il concetto di disarmo anche. E' consigliabile avvicinarsi, accorciando la distanza, approfittando della lunghezza del palo. Nel DVD ho fatto un accenno particolare al corretto modo di effettuare la presa, poiché questa nobile arte dipende da questo concetto base. Una volta metabolizzata la tecnica, possiamo sviluppare un metodo per conoscere le variazioni e le possibilità tramite i concetti filippini ed indonesiani di fluidità, armonia nello spostamento e la filosofia tipica della cultura in cui è nata quest'arte. Come non parlare di concetti universali come l'anticipazione, l'economia nel movimento, la durezza e la leggerezza, la strategia e la

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“Bloccare ed arrestare con il sarong è molto facile ed efficace”.


psicologia che possono essere applicati al sarong.

LA COMBINAZIONE PERFETTA Nel mio lavoro scorso, tanto nel DVD quanto nel libro, portai fra queste pagine un'arma devastante, il kerambit, un coltello a doppia lama curvo, originario dell'Indonesia e delle Filippine, anche se sono tanti i paesi in cui quest'arma è in uso. Se quest'arma ed il sarong vengono usate simultaneamente, non c'è limite, mentre il polso sostiene la tela, la mano è armata di kerambit. La somiglianza tecnica e l'origine dei due concetti, provocano una fusione naturale fra questi due oggetti molto compatibili, i movimenti circolari del kerambit e del sarong, avvolgono e tagliano allo stesso tempo, le articolazioni, i tendini e i muscoli. Lo ying e lo yang rappresentano la comunione suprema intrecciati fra loro come se stessero danzando. La leggerezza e la fermezza della stoffa e la durezza penetrante dell'acciaio freddo ed inflessibile a doppia lama curva. La combinazione delle nostre armi naturali quali i pugni, i calci, le gomitate, le lussazioni, le proiezioni, la conoscenza della nostra anatomia, se unita a queste due armi, farà di noi un arma letale completa e sofisticata.

IL SARONG IN OCCIDENTE Nella mia sede centrale a Palma di Mallorca (Sport Nation), ho l'onore di

dividere il tatami con i maestri Javier Berga (esperto di taekwondo), Carlos Portela (MMA, Judo) e Lucas Brenes (Judo), e anche se gli stili sono differenti dal mio, conoscono i concetti base del Sarong applicati alla cintura, a una corda, a una sciarpa, ad una camicia, ad una borsa di plastica o una tovaglia, nello stesso modo in cui un militare applica i concetti più aggressivi, rapidi e letali che un poliziotto potrebbe applicare con controllo senza giungere al soffocamento, o causare lesioni, ogni allievo troverà una variante in funzione del proprio sistema, questo senza alterare i meccanismi tecnici propri del sarong. Sono tanti i sistemi di difesa personale che oggi integrano il concetti di silenzioso ed efficace.

COME PRATICARE PASSO PER PASSO Per evitare lesioni, il primo passo sarà quello di lavorare in maniera statica, con il fine di controllare meglio i movimenti e soprattutto la pressione da usare con il corpo. Il collo è la zona più delicata quando lo avvolgiamo con il sarong, basta una piccola pressione per asfissiare bloccando il flusso di aria o sangue, e talvolta causare lesioni alle vertebre della cervicale, per cui procederemo con controllo regolando la pressione che esercitiamo su questa zona. Arrotolando il sarong intorno ai polsi si può capire la forza esercitata a livello osseo articolare, arteriale e

nervoso. I movimenti vanno sempre accompagnati da spostamenti (foot work) e lussazioni. Il raggio d'azione del sarong (2 Mt) ci permette di controllare due lati e due punti simultaneamente. La tecnica più comune è controllare il polso ed il collo, lasciando la possibilità di estrarre un arma con la mano libera, finalizzare la tecnica con una leva o utilizzando uno spostamento. Colpire con il sarong ad una lunga distanza estraendolo o doppiandolo è un buon attacco, la velocità con cui si colpisce il viso, ci permette di guadagnare tempo e debilitare l'avversario per finalizzare la tecnica in modo sicuro. Bloccare ed arrestare con il sarong è molto facile ed efficace, tenendo in ciascuna mano un angolo della tela e tendendolo, bloccheremo un attacco di braccio o gamba, di coltello o di bastone, fermando i colpi come se avessimo una sbarra. Per attacchi offensivi possiamo mirare alla gamba al viso ed al collo, spingendo e sbilanciando, variando la tensione fra i due angoli della tela, mettendola più o meno in tirare, mentre esercitiamo pressione. In questo DVD, scopriremo in maniera didattica e chiara, come maneggiare un pezzo di tela apparentemente inoffensivo, con le infinite possibilità che ci offre, un punto di vista più eclettico seguendo la filosofia del mio sistema, senza dimenticare le mie conoscenze accumulate in trentacinque anni di esperienza.

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Punti Vitali “ferire è molto più facile che detto riassume curare”questo perfettamente l'essenza della nuova trasformazione che il Gran Maestro Pantazi vuole proporci. Dopo molti anni passati a insegnarci “come ferire”, alla fine Evan Pantazi crea un intero DVD su come “curare”. Questo DVD di pronto soccorso, è un bagaglio indispensabile per tutti i praticanti di Arti Marziali che prima o poi si ritrovano in situazioni in cui bisogna “soccorrere”. Questo DVD è il primo di una lunga serie, che Pantazi tiene moltissimo a realizzare da subito; si tratta di una serie di lavori che si concentrano “sull'altro lato” del Kyusho e questo lato è quello della scienza dell'energia, della salute e del benessere, che sono spesso legati ai profondi insegnamenti segreti delle Arti Marziali. Noi accompagniamo gioiosi questa trasformazione, poiché ci crediamo, e siamo a favore di questa nuova via, incoraggiando i lettori ad andare più in là delle “botte”. Non è niente di nuovo, però è comunque rinfrescante trovare un sano principio in quest'ambito.

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Reportage

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Reportage

Kyusho pronto soccorso La nuova produzione di pronto soccorso di Kyusho è una chiave finale e cruciale nella serie delle Arte Marziali Kyusho. Comunque non si tratta solo di questo, è una specie di enciclopedia sui componenti base del Kyusho e della sua relazione con le arti marziali e i suoi praticanti. Io dico che è cruciale non solo perché ci mostra una gamma completa di abilità, ma anche perché ci guida verso ciò che è la vera conoscenza delle Arti Marziali, e la comprensione completa dello Ying e della Yang. Non si tratta di una tesi sul Chi o sull'energia, non è focalizzato sulla medicina cinese con propositi curativi, ma si tratta d'informazione e dimostrazione diretta di causa ed effetto. Non è qualcosa di nuovo, già i guerrieri antichi si resero conto di ciò che causava danno agli avversari sul campo di battaglia. Loro ricordavano e tramandavano la conoscenza dei punti vitali e l'effetto nel caso siano colpiti correttamente; dovevano rammentarlo poiché queste capacità o abilità erano quelle che gli permettevano di vivere. Si tratta della correzione o della rianimazione delle disfunzioni che il Kyusho provocava nel corpo umano…per questo si usano informazioni raccolte sui campi di battaglia, in epoche in cui la popolazione era minore e gli uomini

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"E se potessi calmare i nervi di qualcuno affinché egli risponda alle reazioni in maniera lucida ed efficace?” feriti dovevano essere protetti al sicuro in ville o addirittura proseguire nelle battaglie che stavano combattendo. Avevano bisogno che la maggior parte degli uomini feriti (sempre che non fossero feriti a morte) tor nassero quanto prima all'azione. Recentemente abbiamo esplorato i differenti aspetti di un manuale militare antico chiamato “Bubishi”. Non scelsi questo libro per ottenere una più accurata conoscenza tecnica; lo scelsi perché avevo i testi più popolari o più facili da reperire. Ci sono tanti scritti di cui la gente non è al corrente, o perché sono troppo antichi o perché sono troppo strani. IL Bubishi è stato selezionato in modo che tutto il mondo

potesse leggere e comprendere la correlazione con il Kyusho, i punti vitali sono la base della nostra Arte Marziale (non negli sport marziali). Un'altra cosa interessante di questo libro è che vi sono anche rimedi curativi incluse medicine di erbe per guarire i soldati, ufficiali di campo e la milizia (artisti marziali di città). Mi spingo a dire che il comandante dell'esercito necessitava avere queste informazioni così come capire le conseguenze negative e positive di ogni cosa. Non solo aveva bisogno di guerrieri più efficienti, ma anche di medici più efficienti e capaci di riabilitare il maggior numero possibile di soldati. Come professionista di Arti Marziali da più di trenta anni, non posso concepire il fatto che alcuni istruttori non abbiano la minima conoscenza di pronto soccorso, incluso alcuni che praticano Kyusho. In ogni scuola in cui si tengono combattimenti, lotte o semplicemente contatto fisico duro si sono verificati episodi in cui istruttori o allievi sono stati colpiti o lesionati. Sia perché hanno subito un knockout o hanno avuto difficoltà respiratorie o crampi muscolari, giramenti di testa, nausea o qualsiasi altro dolore che può accadere durante un allenamento lesivo. Gli “incidenti” sono reali quanto quelli della serie sul Kyusho, nessuno dubita che siano frequenti all'interno della classe, e in questo modo bisogna correggerli


quanto prima giacché l'errore può diventare il doppio più rischioso di un semplice incidente. Non dovrebbero queste informazioni essere obbligatorie per qualsiasi istruttore per la sicurezza e il benessere dello studente? Ma vi dirò di più, io credo fermamente che qualsiasi medico o assistente di ring in ogni tor neo sportivo, che sia un campionato di judo o Jujitsu, di Boxe o MMA, dovrebbe avere un certificato che attesta la sua conoscenza di pronto soccorso. Tutti noi siamo stati testimoni di molti attacchi Kyusho “accidentali” duranti i quali gli assistenti non hanno potuto fare niente per le vittime. Ma il problema è che questo non è il pensiero condiviso, nemmeno dalla legge… questo è il problema, la carenza di assistenza o metodi di soccorso (che funzionino). Questa conoscenza è molto importante poiché già sappiamo che più una persona resta incosciente o non si recupera bene da un colpo o da uno strangolamento, e più sarà difficile che stia bene in futuro. Basti pensare che in tutte gli incontri a cui ho assistito, quando uno dei combattenti è andato giù (knockout) non si è mai riuscito a capire effettivamente cosa fosse accaduto (come in un knock-out tecnico di boxe) l'unica era contare fino ad otto per vedere se effettivamente era un KO,

“E se riuscissi ad essere più vigile con il solo tocco dei nervi o insegnare a qualcuno a fare ciò in qualunque luogo a qualunque ora?” oppure se poteva continuare. La procedura tipica era quella di guardare la risposta degli occhi e dell'udito, o facendogli annusare i sali (inalando prodotti chimici che causano danni alle cellule celebrali) che molto spesso sono inefficaci. In effetti, ci sono poche soluzioni sicure o reali! La tecnica usata nel Kyusho è neurologica, non chimica, è efficace e contiene le ripercussioni che gli atleti potrebbero avere nei giorni seguenti e talvolta in settimane. Questo metodo può essere utilizzato da chiunque, difatti l'abbiamo provato in tutto il mondo con migliaia di persone. Riesci ad immaginare un fighter con le vertigini che riesce a recuperare la vista, l'equilibrio e la

sensibilità mentre l'arbitro sta contando? Questo non solo è possibile, ma anche facile, basta sapere come fare… Quanti incontri leggendari avrebbero avuto un diverso risultato? Pensa anche solo a te stesso, colpito, con le vertigini, impossibilitato… Non vorresti sapere un metodo semplice e rapido per recuperare le tue capacità fisiche... o preferiresti essere completamente debilitato alla mercé del tuo avversario? Possiamo andare ancora più in là, le squadre sportive professionali , dal football all'hockey, possono avere gli stessi problemi e le stesse lesioni presenti nelle Arti Marziali, e possono utilizzare anche loro queste abilità. E se apprendessero questi metodi, se potessero sfruttare questa capacità per ridurre le lesioni, aumentare la concentrazione ed alleviare il dolore? Pensa cosa significherebbe questo in termini di sicurezza, stabilità, stato d'animo. Invece molti professionisti si riprendono annusando sali o ingoiando capsule di ammoniaca per aumentare la lucidità o l'adrenalina… con possibili complicazioni per il cervello o gli organi interni. Non lo possono fare a lungo poiché le loro carriere terminano prematuramente. E se conoscessi un punto dietro il braccio che rilassa tutti i muscoli, per aiutare uno sfidante nervoso o assistere qualcuno che soffre di crampi muscolari? E se

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Punti Vitali riuscissi a calmare i nervi di qualcuno in modo che riesca a capire e rispondere in maniera lucida ed efficace? Sebbene sia importante sapere tutto ciò, viene completamente ignorato. Per concludere, è stato un lungo viaggio con tutto quello che avete visto o letto (e spero appreso) sul Kyusho grazie a queste pubblicazioni. Esistono molti pettegolezzi riguardo al Kyusho o al Dim Mak secondo i quali non esistono punti che realmente sono efficaci, dal momento che sono letali o causano gravi danni al corpo, tutto ciò è semplicemente falso. Avete visto durante questi anni (sin dal primo articolo e dal primo video di Budo International del settembre 2002), che gli effetti possono essere devastanti, ma che si possono controllare e fermare senza che diventino letali…Si tratta di un gruppo di persone che ignorano cosa sia il Kyusho o ne sanno veramente poco a riguardo. Di fatto nessuno è stato ferito o ha accusato effetti negativi da queste applicazioni di primo soccorso. Di fatto in questi trent'anni in cui il pubblico ha imparato a conoscere quest'arte, nessuno si è fatto male o ha riportato danni seri alla salute... quale altra Arte Marziale può vantare ciò?

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Reportage Spero di aver mostrato la vera essenza del Kuysho, che non è niente di mistico, ma è tutto basato sulla psicologia e sull'anatomia umana. Il mio obiettivo è stato levare quest'alone di mistero affinché la gente potesse comprendere la semplicità così come i suoi metodi, a discapito delle informazioni erronee che vagano nel web, nei libri e nei video.

Ci auguriamo di continuare a portare luce,e di sfatare i falsi miti nelle serie che seguiranno…Nel frattempo potete seguitare a mandarci i vostri dubbi o le vostre domande a support@kyusho.com, e le risposte saranno nella nostra rubrica mensile. Chiarimento: non tutti nel mondo del kyusho (o chi dice di praticare kyusho) hanno

questa capacità, questa conoscenza o abilità. E' stata promossa e portata avanti nel gruppo internazionale di kyusho più che in qualsiasi altra organizzazione. E ha continuato a autopromuoversi prima all'interno del kyusho, poi anche in altre organizzazioni. Questo viene scritto qui affinché il lettore sappia dove trovare informazioni ed allenarsi in questo multi sfaccettato mondo che è il Kyusho.

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Este DVD de primeros auxilios es una herramienta indispensable para todos los practicantes de Artes Marciales que tarde o temprano se encuentran con situaciones en las que hay que “ayudar”. En cada escuela en la que hay luchas, combates, o simplemente contacto físico duro ha habido algún estudiante o instructor que ha sido golpeado o ha sufrido alguna lesión. Puede que hayan sido noqueados, que hayan tenido dificultades respiratorias, calambres mareos, musculares, nauseas, o cualquier otra dolencia provocada por un entrenamiento lesivo. Los “accidentes” son reales y hay que subsanarlos cuanto antes ya que la disfunción causada puede duplicar a la provocada por un simple accidente. ¿No debería ser esta información obligatoria para todo “instructor” simplemente para preservar la seguridad y bienestar de los estudiantes? Este DVD es el primero de una serie de trabajos a cargo del Maestro Pantazi, centrados en el “otro lado” del Kyusho, ese lado que presta atención a las ciencias de la “energía” de la salud y del bienestar, no sólo aplicables en el Dojo, sino también en el día a día con vuestros seres queridos y la gente que nos rodea.

REF.: • KYUSHO19

Tutti i DVD prodotti da Budo International vengono identificati mediante un’etichetta olografica distintiva e realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafie rispettano i più rigidi standard di qualità. Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o la copertina non coincide con quella che vi mostriamo qui, si tratta di una copia pirata.

Ordinala a: Budo international. net


In occasione del 100º anniversario della nascita di Imi Lichtenfeld, Yaron Lichtenstein, massimo grado nel mondo di Krav Maga e certificato come 9º dan dallo stesso Imi, ha deciso di intraprendere un ampio progetto in memoria del creatore: trattare il programma originale ufficiale di Cintura Blu, come appare nel manuale emesso da Imi nel 1971, in una serie di 6 DVD. L'intera essenza del sistema, sia nel suo aspetto fisico che mentale, appare nel livello di Cintura Blu: il più alto livello che lo studente può raggiungere. In questa serie, e con l'aiuto di suo figlio Rotem, Gran Maestro Yaron ci spiega in dettaglio tutte le difese contro gli attacchi frontali a mano nuda, contro calci, esercizi speciali, attaccanti diversi, esercizi per situazioni di strangolamento o presa, tutte le difese contro gli attacchi bastone, coltello e pistola, coltello contro coltello, e, infine, gli esercizi più avanzati del programma: difesa contro il fucile con la baionetta e le sue varianti. Un lavoro che vi permetterà di capire la grandezza della creazione di Imi, la grandezza del Krav Maga come arte marziale di autodifesa. Questo volume 4 è principalmente dedicato alla difesa contro gli attacchi con coltello, che per molti è la paura più profonda. In questo lavoro, il Gran Maestro Yaron ci insegna il modo di Imi di risolvere con successo questo tipo di problemi.

(Disponibile in spagnolo-inglese-francese)

REF.: • YARON5

Tutti i DVD prodotti da Budo International vengono identificati mediante un’etichetta olografica distintiva e realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafie rispettano i più rigidi standard di qualità. Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o la copertina non coincide con quella che vi mostriamo qui, si tratta di una copia pirata.


Cintura gialla Stato di Spirito Il tuo obiettivo è la cintura gialla, la tua prima cintura che simboleggia la volontà di acquisire una conoscenza del Krav Maga e concretizza i tuoi sforzi di indagine e di allenamento degli ultimi sei mesi. Per questa prima cintura tutto è nuovo e da scoprire. Soprattutto, non lasciarti scoraggiare. R i c o rd a c h e s i tratta di un l a v o ro a l u n g a durata, che il

programma è lungo e richiede una grande dedizione da parte tua per poter essere applicato un giorno alla l e t t e r a . Ve d r a i m a n m a n o c h e f a i progressi e che domini i principi e le tecniche di base, che molte volte sono gli stessi movimenti e principi che ritornano. E, di conseguenza, la loro assimilazione non sarà tanto laboriosa.

Il Krav Maga E' Semplice, Veloce ed Efficace nella sua pratica, insegnamento e apprendimento Meta da raggiungere Non tentare di bruciare le tappe e di trascurare il tuo apprendimento perché ciò di solito genera vizi. L'inizio è la cosa più importante. Cura bene le tue basi. L'apprendimento corretto dei diversi tipi di colpi, il modo di ruotare i fianchi, di trasferire il peso del corpo o di mettersi in guardia… tutti questi elementi saranno determinanti per il tuo Krav Maga nel suo complesso.

Programma 1) Cadute a) Cadute in avanti Per le cadute è fondamentale girare sempre la testa da un lato per non essere colpiti sul naso o sul mento, poiché potresti ferirti in caso di cadute violente davanti. b) Caduta di schiena in posizione di guardia Non dimenticare di mettere la testa tra le spalle nel momento della caduta per evitare un colpo a terra. Le braccia in una posizione a 45° urtano a terra il più forte possibile per assorbire l'intensità della caduta e poi tornano in guardia, mentre un piede si appoggia a terra per alzare i fianchi e l'altro si mette in protezione. 2) Rotolamenti a) Rotolamento in avanti Quando si rotola, non bisogna dimenticare che questo rotolamento potrà essere realizzato su una superficie dura. Quindi, è essenziale allenarsi a rotolare senza che la testa tocchi mai terra. Per rotolare in avanti, si tratta di mettere le braccia a terra come è indicato nella foto e passare direttamente dalla zona della mano fino alla spalla formando un piccolo arco con il braccio per non rotolare sopra il gomito.

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b) Rotolamento all'indietro Per il rotolamento all'indietro bisogna gettare le gambe all'indietro e rotolare sulla spalla opposta al lato dove abbiamo lanciato le nostre gambe unite e lo stesso per le ginocchia, che non dovranno toccare per terra. 3) Posizione di guardia Piede sinistro un passo avanti e leggermente girato verso l'interno per fermare eventuali colpi ai genitali. Il piede destro indietro è alzato in posizione dinamica di attacco e non di difesa passiva. Le mani in alto, la sinistra in avanti e la destra che protegge il mento. Sprofondiamo la testa tra le spalle, in modo che il mento si metta a lato della nostra spalla sinistra. La regola essenziale per la guardia è che un colpo a lato può incrinarci o romperci una costola, ma possiamo sempre continuare a combattere o fuggire, mentre un colpo in faccia può metterci a K.O. e deve essere evitato a ogni costo. Quindi, la cosa più importante è una buona protezione della faccia. 4) Pugni - Colpo di pugno sinistro - Colpo di pugno destro - Pugno sinistro e destro Non dimenticare di girare i fianchi per trasferire tutto il peso del corpo nel colpo e vincere sulla distanza di un colpo. Colpiamo con i due “kento” (le ossa delle nocche mano-dita), con il pugno che segue una traiettoria completamente lineare. La linea retta è sempre il percorso più breve. - Gancio Pensare di adottare una posizione di impatto formando un angolo di 90° a livello del gomito. La potenza del colpo verrà essenzialmente dalla rotazione dei fianchi. - Uppercut Pensare di adottare una posizione del gomito piegato alle costole. È la oscillazione dei fianchi verso l'alto che assicura la potenza dei colpi nell'uppercut. 5) Colpi con la mano - Tocchi: a) Agli occhi b) Alla gola - Con il palmo Adottare sempre una posizione di mano leggermente contratta come un cucchiaio per evitare di rompersi le dita in caso di impatti troppo forti o di blocco dei nostri attacchi. - Zvinger (colpo dato con il braccio) Può essere fatto con la parte del braccio a livello del polso, con la parte alta del braccio o con entrambi: prima con il polso e poi con il bicipite effettuando un movimento di scivolamento. 6) Gomitate - 3 colpi di gomito orizzontale - 4 colpi di gomito verticale Bisogna lavorare unicamente con i fianchi. Non lavorare solo con il braccio,


indipendentemente dalla spalla e dai fianchi. La rotazione è fondamentale. 7) Colpi di ginocchio - Colpo di ginocchio diretto - Colpo di ginocchio circolare Per realizzare buone ginocchiate, portare al massimo il tuo tallone verso la tua natica affinché l'osso del ginocchio sporga il più possibile per dare la sensazione di un colpo più duro. 8) Calci In posizione statica, a partire dalla posizione di guardia - Calcio diretto, destro e a sinistro - Calcio di lato destro e a sinistro - Calcio circolare (Magal) - Calcio Stira (schiaffo) interno ed esterno Per tutti i calci il punto di partenza sarà lo stesso. Alziamo davanti il ginocchio della gamba che colpirà, eseguendo già un primo giro di 90° della gamba di appoggio. Poi, secondo il tipo di calcio scelto, distenderemo la gamba in avanti, di lato o circolarmente, aggiungendo per questi ultimi due un secondo giro di 90° a partire dalla gamba di appoggio, ovvero un giro totale di 180°. - Calcio alle parti È l'unico calcio che si dà senza presentare la gamba di appoggio, perché si tratta di non dare nessun segnale. Bisogna lanciare un calcio “da gamba morta” con la gamba completamente rilassata per ottenere un effetto particolare di frusta veloce ai genitali. 9) Testata al naso Attenzione: una testata si realizza sempre con la parte dura della testa contro una parte più morbida della testa dell'avversario. Per esempio, la mia fronte colpirà il suo sopracciglio o il suo naso. 10) Difesa contro pugni a) Parata contro pugno sinistro b) Parata contro pugno destro Nell' “1” (fase di difesa e contrattacco simultanei) si tratta di attraversare l'avversario. c) Parata secca corta all'interno contro pugno sinistro e destro. Attenzione, queste parate devono essere molto corte. Non allontanare mai troppo le mani che proteggono la nostra faccia. d) Parata contro gancio Assicurarsi di fare la parata a livello del polso dell'avversario e non del suo gomito, poiché in caso contrario potrebbe accentuare il suo colpo contro di voi. e) Parata contro pugni sinistro-destro Per non arrivare tardi, pensa soprattutto a guardare le spalle dell'avversario, che costituiranno l'inizio del suo attacco, invece di guardare i suoi pugni, perché arriveresti troppo tardi per arrestarli in modo efficace. 11) Difesa contro calci a) Difesa contro calcio diretto Per questa difesa devi “credere” nella tua difesa:

- Proseguire completamente in avanti nell'asse di attacco - Utilizzare lo scivolamento del tuo avambraccio sul lato della gamba dell'avversario per deviarla, mentre entri in “1” (fase di difesa e contrattacco simultanei) in un contrattacco alla faccia. b) Difesa contro calcio circolare: • Basso • Medio • Alto Arresto classico tipo Boxe Thai, difesa ester na della gamba a 45° (altezza variabile secondo l'attacco). 12) Difesa a 360° Scomposizione delle sette difese in 360° Esercizio da praticare su entrambi i lati. Utilizzare le ripetizioni per condizionare letteralmente i tuoi movimenti di semplice difesa e fare di essi delle difese istintive e salvatrici. 13) Difesa contro la minaccia di pistola a) Di fronte La mano si muove più rapidamente del corpo, quindi è la mano che inizierà la difesa e il corpo la seguirà. Per poter effettuare questa tecnica facilmente, è essenziale partire dall'inizio mani in alto in segno di resa davanti al nostro aggressore. Ma in realtà alzeremo le mani esattamente all'altezza della minaccia per stare vicino all'arma e facilitare così la nostra difesa. b) Di lato c) Di schiena Attenzione a non fare segnali con la mano e a partire correttamente dalla nostra posizione iniziale direttamente sull'arma, senza dare nessuna spinta al nostro movimento, cosa che inciterebbe il nostro avversario a sparare. 14) Utilizzo di oggetti Saper sfruttare in modo intelligente l'ambiente a mio vantaggio per la mia difesa personale utilizzando, per esempio, delle chiavi, un accendisigari da macchina, un giornale arrotolato, un ombrello… 15) Concatenazione di colpi - Pugno sinistro - Pugno destro - Gomitata - Testata - Colpo di ginocchia alle parti - Colpo a martello sulla colonna - Gomitata discendente verso la colonna Questo esercizio è essenziale per avere istintivamente una concatenazione di colpi condizionati che verrà fuori automaticamente in caso di aggressione. Questo esercizio è molto utile perché impariamo a utilizzare vari tipi di colpi e non solo dei pugni. 16) Allenamento contro 2 o 3 avversari che attaccano uno dietro l'altro, senza lasciare riposare il difensore, con attacchi visti nel programma di cintura gialla.

Due attaccanti girano in cerchio intorno a noi mentre restiamo al nostro posto e concateniamo le difese senza preoccuparci per il momento della precisione tecnica. Questo esercizio è molto buono per il lavoro cardiovascolare e per abituarsi a lavorare in situazione di stress. 17) Sviluppo dell'aggressività Allenare alcuni esercizi o giochi di ruolo (simulazione di un'aggressione o dell'inizio di un conflitto con una persona furiosa) durante i quali dovremo costantemente superarci fisicamente e mentalmente. Per esempio, dopo aver realizzato alcune corse o flessioni, fino a raggiungere uno stato di spossatezza, iniziare a concatenare gli esercizi appresi nel programma di cintura gialla. 18) Pistola Controllo fondamentale di un'arma da fuoco: mettiti davanti a uno spazio vuoto, senza ostacoli, per evitare rimbalzi e senza nessuna presenza fisica. Facciamo entrare il dito medio nella parte dove si trova il caricatore per verificare proprio che si trovi fuori dall'arma. Poi, tiriamo il calcio all'indietro ed effettuiamo un leggero movimento di oscillazione per essere sicuri che non ci sia nessun proiettile in canna. Attenzione a non puntare l'arma verso la tua faccia, si tratta piuttosto di tenere d'occhio la finestra del calcio. Portare ancora una volta il calcio all'indietro, tirare secondo un angolo di 45 gradi e ripetere questa operazione una seconda volta. - Posizione di tiro con pistola Armamento di una pistola: aprire le gambe all'altezza delle spalle. Con una mano, portare l'arma tra gli occhi, l'altra mano afferrerà la parte dell'arma bloccata. Poi, con un movimento di pugno, proiettiamo la mano armata in avanti e le dita dell'altra mano andranno a coprire le dita della mano armata. I gomiti stretti, la gamba leggermente piegata, il bacino all'indietro. 19) Difesa all'interno contro un attacco di bastone dall'alto al basso, frontale Adotta una posizione di freccia con il tuo corpo lanciandoti letteralmente verso il tuo avversario. Lasciati cadere in avanti con le mani a forma di freccia e colpisci il tuo avversario con tutto il corpo, l'obiettivo è prendere il suo posto. Colpisci con il ginocchio ai genitali e recupera l'arma effettuando una rotazione con il corpo a livello dell'unione mano-bastone del tuo avversario. 20) Allenamenti successivi correndo in cerchio con alternanza di sforzi Questo esercizio si fa in palestra. Attribuisci a 5 o 6 compagni un attacco specifico. Metti ognuno di loro in un punto preciso del salone. Poi corri verso ognuno di loro in cerchio per allenare ogni esercizio il più rapidamente possibile.

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È un Maestro davvero eccezionale! Erede di uno dei sistemi tradizionali della Corea con maggior prestigio nel mondo, Taejoon Lee è l'immagine vivente della qualità marziale che ci offre l'Oriente. Tecnico ma contemporaneamente vibrante, spiega nel dettaglio e con maestria le sfumature del suo stile in questo nuovo DVD che oggi presentiamo e col quale ci addentriamo in quel complesso mondo delle manipolazioni delle articolazioni. Materia basilare di ogni sistema, le manipolazioni delle estremità sono uno dei migliori metodi per finire un confronto con un danno controllato del rivale e con un controllo completo dello stesso. La tradizione coreana del Hwa Rang Do offre interessanti contributi a questo studio, facendo spesso un inaspettato giro nella risoluzione di queste tecniche, per cui qualunque allievo di qualunque altro stile inter essato ad avanzar e in questa materia, troverà in questo DVD dei contributi spettacolari alla sua tecnica offensiva e difensiva. E tutto ciò dalla mano di uno dei migliori pr ofessori marziali dei nostri giorni, un Maestro di grande carattere e dalla magnifica personalità, un lavoro che non potete perdervi. Alfredo Tucci

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Arte della Corea

Il Hwa Rang Do® - manipolazione delle articolazioni e spazzate Nei primi due video promozionali abbiamo visto i concetti, le tattiche e le strategie della lotta con coltello, la manipolazione delle articolazioni e le spazzate. Abbiamo visto come difenderci da un rivale armato, in particolare con un coltello, usando un coltello per difenderci. Inoltre abbiamo studiato come avvicinarci dalla posizione uno (1 - guardia in piedi) alla posizione due (2 - corta distanza) e come abbattere l'avversario in modo efficace, per poi mantenere il controllo e finalizzarlo. In questo terzo DVD vedremo come utilizzare la manipolazione delle articolazioni per abbattere l'avversario. La manipolazione delle articolazioni di solito non è vista come tecnica di spazzata, ma insegneremo come esercitare adeguatamente la pressione, mantenendo l'angolo e la leva corretti, per poter tirare al suolo il rivale, arrivando a una posizione di vantaggio, per poi sottomettere l'avversario al suolo, se è necessario. Nella prima tecnica ci difendiamo da un colpo alla testa. Abitualmente si esegue l'attacco al di sopra della testa quando si ha un'arma o qualcosa in mano per colpire e si muove il braccio verso l'avversario dall'alto verso il basso. Ma per adesso, vediamo un attacco a mani nude. La prima cosa che si deve fare è uscire dalla linea di fuoco. La cosa importante per capire questo è che da ovunque arrivi l'attacco, l'obiettivo che l'attaccante vuole raggiungere è la linea centrale, che chiamiamo "linea di fuoco". Pertanto, prima bisogna proteggere la linea centrale e muoversi di lato rispetto alla linea di fuoco. La manipolazione

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delle articolazioni si esegue con un movimento morbido/circolare; è necessario mantenere la fluidità del movimento per mantenere l'impulso e la leva adattati, per eseguire la tecnica con successo. In Coreano, le tecniche morbide le chiamiamo Yusul, in Giapponese Juijitsu, e le tecniche dure/lineari le chiamiamo Kangsul. Pertanto, quando applichiamo le tecniche circolari, è necessario realizzare un blocco con la mano aperta per afferrare appropriatamente il braccio dell'avversario e mantenere il controllo. Per questo motivo non si usano i blocchi duri, poiché non faciliterebbero la presa delle estremità dell'avversario. I blocchi duri sono stati progettati per intercettare e deviare l'attacco, ma non si possono usare per afferrare. Per questa ragione, non si vedono molte tecniche di manipolazione delle articolazioni negli stili duri o lineari come il Karate o il Tae-kwon-do. La manipolazione delle articolazioni deve essere eseguita con un movimento continuo e fluido. B i s o g n a

assicurarsi che la presa sia ferma, utilizzando tutta l'aderenza della mano. Per utilizzare il corpo in modo efficace e ottenere così la migliore esecuzione per potersi difendere in uno scontro, è necessario comprendere totalmente la funzione e il proposito della conformazione di ogni parte del corpo. La mano è progettata in una determinata maniera, per alcuni propositi specifici. Il pollice e l'indice sono progettati per la destrezza, per realizzare intricati e dettagliati compiti e questa è una delle cose che distingue gli esseri umani e che ci distingue dai primati. Le altre tre dita della mano sono quelle che sono progettate per afferrare. L'indice è lungo e appuntito, è conosciuto comunemente come "l'estensione del KI". Questa è la ragione per la quale usiamo l'indice per puntare o indicare qualcosa a qualcuno, perché dirige l'energia. Pertanto, l'uso appropriato di queste conoscenze può aumentare l'efficacia delle tecniche di manipolazione delle articolazioni. Per rendere le tecniche più efficaci

“Le tecniche di Hwa Rang Do possono essere molto pericolose, a seconda del risultato finale che si desideri”

“La manipolazione delle articolazioni si esegue con un movimento morbido/circolare; è necessario mantenere la fluidità del movimento per mantenere l'impulso e la leva adattati, per eseguire la tecnica con successo”

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Arte della Corea

bisogna ridurre il numero di passi, il che aumenterà la velocità di esecuzione delle stesse. Tuttavia, prima di poter arrivare a questo è necessario fare tutto passo per passo, lentamente e praticarlo più volte. Quando qualcuno domanda se puoi assorbirlo tutto, la risposta è sì, ogni parte a sua volta. Ogni conoscenza può essere imparata, ma deve essere divisa in parti più piccole. Una volta che le cose cominciano ad esserci familiari, allora cominciamo a ridurre il numero di passi, così diventerà molto più efficace. Le tecniche di Hwa Rang Do possono essere molto pericolose, a seconda del risultato finale che si desideri. Nella difesa personale usiamo la manipolazione delle articolazioni per slogare le articolazioni; in competizione, applichiamo una pressione costante, per obbligare al rivale ad arrendersi. Pertanto, per potere slogare dobbiamo imparare a usare la forza vibrazionale. L'idea è come se cercassi di rompere un bastoncino di caramello in più parti; per spezzarlo afferri le due estremità, ti rilassi e spezzi l a

“La manipolazione delle articolazioni deve essere eseguita con un movimento continuo e fluido”

caramella con una forte scossa e la caramella si romperà in molti pezzi. Se eserciti una pressione costante al centro, si romperà solo in due parti. Analogamente, per la difesa personale non si deve esercitare forza dall'inizio della tecnica, poiché il rivale incrementerà la sua resistenza e saboterà la tecnica. È necessario cominciare morbidamente la tecnica, senza vera forza o dolore per il rivale, fino a che non si sia ottenuto l ' a n g o l o corretto, allora e solo allora b i s o g n a realizzare un movimento di scossa e vibrazione. Questa è la chiave per una tecnica di manipolazione delle articolazioni per abbattere e sottomettere il rivale. Alcune delle tecniche comprese nel DVD sono le tecniche circolari da sotto, sia esternamente che internamente. Quando si esegue la tecnica circolare da sotto ed esternamente, la cosa principale è assicurare

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una presa ferma coi pollici sulla mano del rivale, non sul polso, poi bisogna girare sotto il braccio del rivale verso l'esterno del corpo. Questa rotazione collocherà il polso in una presa C inversa che si può usare facilmente per abbattere l'avversario o slogargli il polso. Una delle cose più importanti è non dare molto spazio al rivale, rimanere vicini a lui e mantenere la presa, applicare la pressione senza creare un vuoto. Generalmente, quando si lascia uno spazio in una presa, si crea un'opportunità per scappare. Un'applicazione classica di entrambi i tipi di presa C, sia verso l'esterno che verso l'intero è come nella difesa contro pugno diretto, ma le tecniche circolari da sotto si potranno applicare a patto di essere capaci di assicurare la presa. Il DVD mostra alcune applicazioni e variazioni di queste tecniche, di fronte a vari attacchi. Queste tecniche sono molto efficaci e intelligenti perché si possono applicare con molte combinazioni e variazioni differenti e la forza in rotazione che si crea con tutto il peso del corpo sul braccio dell'avversario, è tremenda. Questo principio si può applicare per prese chiuse, attacchi con armi, prese dei vestiti, prese di parti del corpo, ecc. Questo è il motivo per il quale il Hwa Rang Do ha tante tecniche e applicazioni marziali. L'apprendistato appropriato di questi principi permette all'apprendista di essere in grado di creare tecniche per ogni tipo di situazioni. Per ultimo ma non meno importante, il gioco di piedi è essenziale. Eseguendo queste tecniche, si devono fare piccoli passi invece di grandi passi e grandi movimenti, e mantenere i piedi al suolo. Non alzare i piedi, perché questo aumenterebbe la possibilità di inciampare e cadere. Tutte queste cose aiutano a mantenere un migliore equilibrio durante l'esecuzione delle tecniche. È molto importante per qualunque applicazione di difesa personale evitare di fare passi grandi e incrociare i piedi. Per finire, dobbiamo ricordare che le spazzate con manipolazione delle articolazioni non si possono eseguire in modo efficace a meno che non si abbia una buona posizione, un buon equilibrio e una comprensione profonda delle tecniche di dislocazione. Le migliori tecniche che conosco non valgono niente senza equilibrio e un uso appropriato degli angoli e le leve. Benvenuti nel mondo del Hwa Rang Do. Collezione esaustiva di 4.000 tecniche di difesa personale. Spero che vi piacciano Ci rimane ancora molto da dire!

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Nata meno di un anno fa, l'Unione per il Wushu Kung Fu sta facendo le cose in grande e l'incontro recentemente svoltosi a Milano ne è un chiaro esempio: circa 400 atleti provenienti da una cinquantina di Scuole diverse, in rappresentanza di tre nazioni europee, si sono dati appuntamento al Centro Sportivo Pavesi per un fine settimana interamente dedicato al Kung Fu. Testo: Viviana Bramani Foto: Viviana Bramani

iò che fino a non molto tempo fa pareva soltanto un sogno per i tanti appassionati di Wushu sta ora trovando una realizzazione concreta grazie alla sinergia di quattro tra le più importanti organizzazioni di arti marziali cinesi: WTKF, PWKA, WSL-ACSI e SPL hanno infatti dato vita ad un percorso che ha consentito di riunire, in una sola sigla, tutte le scuole di Kung Fu Tradizionale, Wushu Moderno, Taiji Quan e Sanda, riconoscendo a ciascuno il giusto valore e fondendo in un crogiolo di reciproco rispetto idee diverse, regolamenti agonistici differenti, progettualità a volte opposte. E, naturalmente, da questo incontro è scaturito anche un calendario di attività unificato, di cui l'appuntamento milanese del 2 e 3 febbraio è stato un fulgido esempio. Due giornate fitte di impegni agonistici, che hanno visto confrontarsi sul tappeto di gara esperti di Tao Lu ed atleti di Sanda, combattenti di Shou Bo e di Lei Tai, bambini ed adulti, ragazzi e ragazze, italiani e stranieri… molteplici e variopinti tasselli che si sono uniti per comporre il meraviglioso puzzle della passione per il Wushu. La serata di sabato, poi, ha inaugurato l'anno cinese del Serpente con lo straordinario spettacolo “The Night of the Snakes”: iniziato con la beneaugurante Danza dei Leoni e culminato nell'eccezionale sfida a squadre di Sanda Pro

C

che ha visto sfidarsi Italia e Francia, questo evento ha racchiusoin se esibizioni di Maestri di fama nazionale ed internazionale, dimostrazioni di atleti di diversi stili e discipline ed ha saputo mitigare la marzialità della serata grazie alla partecipazione della Nazionale Italiana di Kid Fit, che ha incantato il pubblico con grazia ed eleganza. Impossibile non citare almeno alcuni dei risultati di questa duegiorni di Kung Fu a tutto tondo; cominciamo allora con i giovanissimi “Draghi”, i bambini di 9/10 anni che si sono cimentati nei combattimenti di Light Sanda senza KO: in ambito maschile il gradino più alto del podio l'ha conquistato Edoardo De Micheli, dell'Accademia Kodokan di Alessandria, seguito dal compagno di squadra Yuri Bergamasco, mentre il bronzo è toccato all'atleta francese Dumas Titouan. In ambito femminile, le bambine hanno da subito messo le cose in chiaro, dimostrando di essere vere combattenti al pari dei loro compagni: bronzo per la giovanissima atleta della Kodokan alessandrina Marie Lys Foco, preceduta dall'argento della PWKA Francia Lana Fonseca e dall'oro della Shan Lung Lao Jia di Rebecca Leoveanu. Passando agli adulti, nella categoria 65/70 kg per il combattimento Sanda con KO si è distinto Matteo Di Santo del Centro Studi Wushu Kung Fu Taresco di Pescara, capace di guadagnarsi il gradino più alto

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del podio lasciando alle proprie spalle l'atleta dell'International Wu Xing Kung Fu Association Mattia Cuomo e il bronzo Davide Zuddas della Feng Huang Kung Fu. Vittoria per Le Tigri d'Acqua WTKA nel Light Sanda-Qing Da senza KO, categoria 75/80 kg, grazie alla prestazione di Cristjan Rudaj, che ha guadagnato l'oro precedendo Abraham Piazza della Sport Dil. Biassono e Denis Taverna dell'Accademia Marziale

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Saronno. Nel Traditional Shaolin Song Shan Boxing i podi sono stati praticamente tutti divisi tra gli atleti di Dimensione Shaolin, A.S.D. Shen Long Shaolin Kung Fu Guan e A.S.D. Shen Long: ragazzi e ragazze hanno letteralmente fatto man bassa di medaglie d'oro, mentre argenti e bronzi sono stati conquistati anche da Cultural Chinese Art Academy, Centro Studi Arti Marziali Tradizionali, Fit Well S.S.D.A.R.L.

Nei combattimenti dei professionisti, Sanda Pro con KO Seniores maschile 70/75 kg, lamedaglia più prestigiosa è volata oltralpe grazie all'atleta della PWKA Francia YoanBenbendra, che ha saputo imporsi sull'italiano Roberto Bottoni della PWKA Italia ASDKung Fu Vietnamita del M° Jang. Tra le signore del ring si registra un successo tutto italiano nel Sanda Pro con KO categoria -52 kg grazie a Luana di Pasquale della PWKA Italia che ha battuto la connazionale Emanuela Sommella dell'Aerobiclub M° Moschella; nella categoria di peso superiore (65/70 kg) l'atleta della PWKA Valtellina Elena Ghezzi ha avuto la meglio sull'atleta Delphine Stambouli, rappresentante della PWKA Francia. Il Lei Tai (o boxe cinese) Seniores maschile categoria 75/80 kg ha visto primeggiare Stefano Zanzottera della Fit Well S.S.D.A.R.L., mentre un buon argento è toccato all'atleta della Scuola Kung Fu Finale Ligure Cristian Giordano; la classe di peso superiore (85/90 kg) ha visto il rappresentante dell'A.S.D. Casatesport, Christian Camastra, salire sul secondo gradino del podio alle spalle del vincitore Davide Luglio, dell'Aerobiclub M° Moschella.


Reportage

Nel Traditional Tai Ji Quan Stile Jang 35/50 anni gli atleti dell'ASD Accademia Shen Qi Kwoon Tai Vercelli Claudio Canessa e Alessandra Taverna hanno conquistato un buon terzo e secondo piazzamento, assestandosi alle spalle del vincitore Carlo Amedeo Benesso, rappresentante del Centro Benessere Jing Qui. Pioggia di medaglie d'oro nelle competizioni di Forme Avanzate per la EWU European Wushu University, capace di conquistare 9 ori su 10 competizioni: Matilde Bettinazzi si è accaparrata la medaglia più prestigiosa in ben tre categorie (Cao Ji Tao Lu, Jian Shu e Gun Shu), altrettanti ori se li è portati a casa il compagno di squadra Amparo Guerrero (Cao Ji Tao Lu, Dao Shu e Gun Shu),

poi Davide Borellini ha aggiunto il suo oro al medagliere nel Nan Quan e Francesco Guidetti ha messo del suo vincengo nel Jian Shu sopra i 18 anni e nel Qiang Shu sopra i 18 anni. Unica, pregevolissima “voce fuori dal coro” quella del giovane Alessandro Capone, dello Sport Dil. Biassono, capace di conquistare l'oro nel Qiang Shu sotto i 13 anni. I prossimi appuntamenti dell'Unione, nel corso dei quali si disputeranno tornei di Sanda Light e Full e di Sanda X3M tutti validi per la scalata del ranking, sono fissati per il 2 e 3 marzo a Perugia, dal 1 al 5 maggio a Belgioioso (PV) ed il 18 maggio a Pescara per concludersi poi il 1 e 2 giugno all'International Martial Arts Day di Roma.

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Quello che si svolgerà domenica 7 aprile a Saronno (VA) ha tutte le carte in regola per essere un evento eccezionale: per la prima volta, infatti, chiunque potrà sperimentare tre diverse discipline di combattimento in un'unica giornata, sotto la guida attenta di tre maestri dalla pluriennale esperienza e di chiara fama. MMA, Krav Maga e Kali sono sistemi di combattimento diversi per nascita, sviluppo e crescita e, nel corso di domenica, sarà possibile saggiarne l'efficacia: “Lo scopo principale del Triple Stage - spiega il Maestro Davide Carpanese, ideatore dell'iniziativa, che a Saronno insegna Kung Fu e MMA, di cui è vice dirigente tecnico nazionale per l'European United Fighters e dirigente tecnico per la Lombardia delle MMA Total

Combat - è quello di avvicinare le persone a queste discipline, di cui magari si sente parlare senza davvero conoscerle, offrendo loro la possibilità di provare tutte e tre, sperimentandone le modalità e l'efficacia in prima persona”. A d affiancare il Maes tro Carpanese in questa iniziativa, il Master Stefano Maiocchi (che gestirà lo stage di Krav Maga, di cui è dirigente tecnico nazionale per la F IS CA M, es pert o internazionale di Sistemi di Self Defense, International Instructor dell'AIKMA) ed il Full Instructor Corrado Vella (presidente della Street Survival School, istruttore euro peo per l'Euro pean Bo dy g uard A s s o ciatio n e responsabile della difesa per la IASUS, oltre che preparatore

delle forze dell'ordine attraverso il Military Program, che terrà lo stage di Kali). “Il Krav Maga è nato in Israele e in israeliano il nome significa combattimento con contatto spiega Master Maiocchi - anche se viene spesso tradotto come combattimento corpo a corpo. Proprio perché insegna ad affrontare i reali pericoli della strada, puntando soprattutto a zone critiche del corpo, il Krav Maga difficilmente può essere praticato in forma sportiva ma porta invece a scegliere l'azione più efficace per salvaguardare la propria incolumità”; diversa la storia del Kali, come spiega il Maestro Vella: “E' un'arte di combattimento e di sopravvivenza originaria delle Filippine ed è

o scorso mese di Febbraio, uno dei più importanti Masetri di Muay Thai del nostro tempo, Yodtong Senanan, ci ha lasciato. Tutto il mondo delle Arti Marziali thailandesi lo piange ed il vuoto che egli lascia sarà difficilmente colmabile. Khru Tui, come egli amava essere chiamato, ha rappresentato per tutti gli insegnanti dell'epoca moderna della disciplina di combattimento siamese un vero punto di riferimento, sotto il profilo tecnico e, soprattutto, morale e spirituale."

“L

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conosciuta anche come Arnis De Mano ed Escrima; ha oltre 400 anni di vita ed è specializzata nelle armi da taglio e nei bastoni, oltre che naturalmente a mani nude. Il Kali non è sport e non è palestra: il Kali è per la vita”. Circa le MMA, poi, tanto si dice e ancor più si vede sul web ed è facile lasciarsi impressionare dalle immagini dell'UFC tralasciando di cercare di conoscere veramente questa disciplina. Le Mixed Martial Arts sono uno sport di combattimento a contatto pieno che ricorre sia a tecniche di grappling che di striking e che può trovare antiche radici mediterranee nel Pankration, l'antica lotta libera greca, ma nota a livello globale grazie al BJJ. Fuori dal ring - o dalla gabbia, più sovente utilizzata

“Lo scopo principale del Triple Stage è quello di avvicinare le persone a queste discipline, di cui magari si sente parlare senza davvero conoscerle, offrendo loro la possibilità di provare tutte e tre, sperimentandone le modalità e l'efficacia in prima persona”.

per questo tipo di combattimento sportivo - però gli elementi di MMA possono rivelarsi utili anche come sistema di autodifesa, soprattutto grazie alle tecniche di lotta a terra che spesso non sono contemplate in molte arti marziali. Tre discipline profondamente diverse, dunque, ma tutte affascinanti e con indiscutibili risvolti utili in termini di self defense; tre discipline i cui principi base verranno eccezionalmente illustrati nel corso di un'unica giornata, domenica 7 aprile, presso la palestra dell'ITIS “G. Riva” di Saronno grazie all'accordo ed alla stima reciproca che lega questi professionisti marziali. Per informazioni e adesioni: tel. 338 8857054 Testo: Viviana Bramani

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Il Maestro Montana, insieme al suo team d'istrutori, ancora una volta ci sorprende con questo DVD che mostra i concetti e le tecniche di base con il Sarong da un punto di vista occidentale, ma senza dimenticare le sue radici indonesiane. In questo DVD si studia in diversi metodi di lavoro l'aspetto tradizionale, attraverso le tecniche di polizia e militari in un modo educativo, facile e conveniente con i passi da seguire, a partire delle modalità di presa, tecniche di gamba, mano vuota e una particolare attenzione sul disarmo di coltello e bastone, per finalizzare con il Kerambit in simbiosi con il Sarong, collegandosi così con il precedente lavoro sul coltello a doppio taglio indonesiano e filippino. Scopri la nobile arte del Sarong, abbigliamento e arma invisibile caratteristica in Indonesia e nelle Filippine, due delle influenze e pilastri del sistema MTS. Dopo aver appreso le sue applicazioni, in generale, è possibile adattarlo al tuo stile personale, ampliando la propria attività di ricerca e sviluppo, con una vasta gamma di possibilità. Con la pratica costante, il sarong entrerà a far parte del tuo sistema in modo libero e intuitivo.

REF.: • SARONG1

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