KYUSHO
CINEMA MARCIAL
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Cung Le è uno dei pochi privilegiati che riesce a fare dei combattimenti che sembrano i prestabiliti dei migliori film di Arte Marziale. E' una leggenda, è coraggioso, valoroso e il suo stile è molto spettacolare (calci e pugni) e se domandassimo all'excampione dei pesi medi della UFC, Rich Franklin, chi cadde come un piombo al tappeto dopo aver ricevuto un destro dal vietnamita-americano nel campionato UFC Macao, la risposta è abbastanza ovvia. In questa intervista, Cung ci ha regalato il meglio delle sua esperienza nel mondo degli sport da combattimento, delle Arti Marziali e del cinema, e adesso la condividiamo con tutti i nostri lettori.
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KICK BOXING
YARIJUTSU
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(il punto vitale) dello sviluppo dell'energia. Posizione 2: “Posizione del piede” Kundalini è il collegamento energetico del corpo con la coscienza e la saggezza più spirituale in relazione con l'universo, è l'energia universale che si è manifestata per la prima volta nella divisione delle prime cellule al momento del sorgere della vita.
Yari Jutsu o Sojutsu, l'arte della lancia, ha una storia simile a quella della Naginata Jutse, l'arte della naginata, una specie di lancia con una lama tondeggiante all'estremità. Tutte due sono state adoperate in tantissimi stili diversi , come specializzazioni nel campo delle lame lunghe o corte, che si applicavano
Pedro Conde, meglio conosciuto per il suo lavoro come giornalista, Direttore per decenni di riviste come DOJO e BRUCE LEE, ha sviluppato un intenso lavoro come istruttore di Kick Boxing e Full Contact, discipline di cui è sempre stato un insegnante esperto, svolgendo un lavoro bellissimo e pieno di
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autentica esperienza.
ai bastoni di legno.
UN GIORNALE SENZA FRONTIERE
BUDO INTERNATIONAL NEL MONDO
Budo International è senza alcun dubbio la rivista di Arti Marziali più internazionale del mondo. Siamo convinti di vivere in un mondo aperto. Gli unici confini sono quelli che la nostra mente vuole accettare. Così costruiamo, mese dopo mese, una rivista senza frontiere, dove ci sia spazio per tutte le informazioni che interessano ai praticanti, qualunque sia il loro stile.
Budo International è un gruppo editoriale internazionale che lavora nell’ambito delle Arti Marziali. Raggruppa le migliori aziende che lavorano nel settore ed è l’unica rivista al mondo pubblicata in sette lingue diverse e che viene diffusa in oltre 55 Paesi di tre continenti tra cui: Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Inghilterra, Stati Uniti, Australia, Svizzera, Olanda, Belgio, Croazia, Argentina, Brasile, Cile, Uruguay, Messico, Perù, Bolivia, Marocco, Venezuela, Canada, Senegal, Costa d’Avorio…
MUAY BORAN La mente y el cuerpo: La formación total de un boxeador tailandés:Un Arte marcial que ha demostrado su valía en todas las condiciones. En realidad, una parte integrante de tal arsenal, quizá incluso más importante que las armas naturales, lo que hace una verdadera máquina de combate al thai boxer es su espíritu guerrero.
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KARATE KUMITE E' uno dei guerrieri più nobili che abbia mai conosciuto. Con la sua carriera vasta ed internazionale oggi è qui per condividere con voi la sua esperienza nel Kumite e presenta un DVD pieno di trucchi, idee e concetti esplicativi, risultato di autentica vera esperienza e di p. 06 grande dedizione. Non solo karateca, ma anche fighter sportivi di qualunque stile troveranno qui ispirazione e verità a non finire, lo raccomando con tutto me stesso.
VOVINAM VIET VO DAO KARATE Dopo averci raccontato alcuni anni fa la storia di Meitatsu Yagi, oggi Salvador Herraiz ci avvicina alla figura di suo fratello Meitetsu, altro figlio del leggendario Meitoku Yagi (1912-2003), che è attualmente il principale leader ed erede del Karate trasmesso da suo padre.
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Il Vovinam ufficiale in Vietnam e la sua efficacia. Il concetto moderno dimenticato. Si dice che quando è stato creato il Vovinam, nel 1938, l'idea del Maestro Nguyen Loc era di formare combattenti attraverso l'apprendimento di tecniche efficaci. Tuttavia, nell'attuale Vovinam ufficiale del Vietnam, alcune tecniche sono più simili al circo che ad un'arte marziale: parti comiche, salti acrobatici, avversari lanciati in aria dopo avere ricevuto un colpo…
Direttore editoriale: Alfredo Tucci, e-mail: budo@budointernational.com. Facebook: http://www.facebook.com/BudoInternationalItalia. Traduttori: Miguel Establés Pubblicità e Redazione: Nicola Pastorino, e-mail: budoitalia@gmail.com Hanno collaborato: Don Wilson, Yoshimitsu Yamada, Cass Magda, Antonio Espinós, Jim Wagner, Coronel Sanchís, Marco de Cesaris, Lilla Distéfano, Maurizio Maltese, Bob Dubljanin, Marc Denny, Salvador Herraiz, Shi de Yang, Sri Dinesh, Carlos Zerpa, Omar Martínez, Manu, Patrick Levet, Mike Anderson, Boulahfa Mimoum, Víctor Gutiérrez, Franco Vacirca, Bill Newman, José Mª Pujadas, Paolo Cangelosi, Emilio Alpanseque, Huang Aguilar, Sueyoshi Akeshi, Marcelo Pires, Angel García, Juan Díaz. Fotografi: Carlos Contreras, Alfredo Tucci.
Non siamo esseri umani che stanno vivendo un'esperienza spirituale. Siamo esseri spirituali che stanno vivendo un'esperienza umana. (Pierre Teilhard de Chardin) Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi. (Marcel Proust)
na delle costanti dell'evoluzione è la complessità. Gli esseri, quanto più sono antichi nella catena evolutiva, tanto più sono semplici; la vita stessa è una cosa più complessa nell'organizzazione della materia, che nell'inerzia. Dalle forme unicellulari a quelle pluricellulari, l'evoluzione sembra mostrarci un modello inequivocabile, più complesso, più autonomo e infine, più consapevole. Gli animali, in generale, nascono con tutto il necessario per gestire la propria vita, ma come la catena evolutiva si avvicina agli umani, l'importanza dell'apprendimento cresce. Una tartaruga nasce senza la presenza dei suoi genitori e sa già quello che deve fare correndo verso il mare. Porta il programma scritto nei suoi geni e, nella sua memoria essenziale, c'è tutto ciò che le serve per vivere. Un bambino umano invece, non sa quasi nulla e per un lungo periodo dipende dai suoi genitori per la cosa più elementare, sopravvivere. In pratica, dovrà imparare tutto mentre sviluppa il suo debole corpicino... è un miracolo. In realtà se ci fermiamo a pensare, questo cambiamento è stato una scommessa rischiosa dell'evoluzione. Basta che una generazione si perda, affinché tutta la conoscenza, che è costata forse secoli per essere raccolta, scompaia in un colpo solo. Ma noi umani siamo compulsivamente educatori, è un mestiere che non abbiamo studiato, ma che tutti noi tendiamo a fare. La ragione è che l'educazione, l'insegnamento, il trasferimento delle conoscenze, è una legge scritta nel nostro codice essenziale. L'evoluzione indica così un'altra costante, il cambio dall"automatico" al "manuale" nei processi della coscienza. Quanto più c'è evoluzione, tanto più c'è coscienza! La coscienza dell'Essere articola e da forma alla diversità ed infine alla libertà. Solo quando siamo consapevoli della differenza possiamo scegliere e ogni scelta passa per prima attraverso il processo d'individuazione. Gli esseri meno evoluti tendono a comportarsi tutti in modo uguale; tanto più complessi diventano, più variabili s'incorporano nel loro comportamento, perché loro stessi includono strutturalmente un maggior spazio per la differenza. La complessità articola così
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L'ultima vera frontiera dell'uomo è dimensionale e non si raggiunge con navicelle spaziali” la possibilità di libertà e questa sarà direttamente proporzionale al livello di coscienza di ogni persona. La coscienza è tuttavia un congegno estremamente complesso. Anch'essa si costruisce su una piramide. Le sue basi sono automatiche e man mano che si sale, sorgono i primi barlumi di autonomia. Questa scala ascendente corrisponde analogicamente con i famosi Chakra e tutti culminano nel Chakra superiore o corona, chiamato anche Chakra spirituale. Per tanto che la nostra società sembri prevalentemente ancorata nei centri inferiori, dobbiamo concludere che, da questo punto di vista, lo spirituale è il culmine dell'evoluzione, anche al di sopra del mentale. Tuttavia, quest'aspetto della coscienza è il meno conosciuto di tutti, il più complesso e certamente il più sottile. La percezione di questa dimensione della coscienza, non è gestita dagli organi sensoriali, che si trovano sempre al di sotto di questa; essi si occupano del piano materiale e ne hanno già abbastanza con esso. Tuttavia, da quando l'uomo fu capace di garantire il suo sostentamento elementare ed iniziò a godere di un certo tempo libero, dedicò molta energia a esplorare questa frontiera. I più portati tra di noi hanno cercato di andare più in là e, con questa nostra frenetica abitudine, hanno passato le informazioni ai loro coetanei. Ma risulta difficile dare una dimensione all'ineffabile, difatti non sono state poche le volte nella storia, che questi sforzi si sono convertiti in formulazioni senza comprensione, regole di comportamento o semplici abitudini, atavismo o etichette senza coscienza e discernimento, ovvero, in religioni o metodi che si ripetono e niente più.
La frontiera dello spirituale è la vera avventura della coscienza, perché questa è la quintessenza dell'evoluzione. Tutti prima o dopo dobbiamo affrontare questo piano di realtà, perché in un modo o nell'altro esso filtra attraverso la complessità del quotidiano con testardaggine incessante. La maggior parte di noi non vede o non vuole vedere, perché temiamo l'ignoto, o perché siamo incapaci di superare il catalogo del materiale che tanto c'è costato mettere in piedi. Abbattere i muri dell'appreso, delle idee e dei concetti ricevuti, è un salto che da solo si impone; nessuno s'iscrive volontariamente al cammino della coscienza, ma a ogni crocevia del nostro divenire appare sempre quest'opzione. Sottilmente, silenziosamente, lo spirituale s'intrufola nella nostra coscienza ogni giorno con più premura e con maggiore intensità. Lo spirituale, occhio(!), non è necessariamente religioso, poiché ciò che è veramente sacro non si può mettere in un vaso. Lo spirituale può portare, questo sì, "etichette", queste sono le strade che altri hanno percorso prima di noi, le mappe che ci hanno lasciato di una simile impresa. I Shizen li chiamarono “i fiumi navigabili della spiritualità". Sono molti e molto diversi, ma tutti parlano da una stessa dimensione invisibile e complessa, troppo complessa perché sia convertita in semplici formule o protocolli, semplicemente sulla base di verità che nascono nel "voler credere" e nel “bisogno di credere". La vera spiritualità non si accontenta di spiegazioni e deve essere vissuta in prima persona, perché la coscienza, questa conquista dell'evoluzione, così lo richiede, altrimenti sarà solo un placebo del nostro bisogno, un sostituto della nostra evoluzione e della nostra crescita individuale. L'evoluzione ha le sue costanti e queste vanno inequivocabilmente in una direzione: in avanti, verso l'alto, alla complessità, verso la libertà e verso la coscienza. L'ultima vera frontiera dell'uomo è dimensionale e non si raggiunge con navicelle spaziali; per percorrere questo cammino, come le tartarughe siamo forniti di tutta l'attrezzatura di serie; questa vera frontiera è il mondo spirituale. Trovare e
Alfredo Tucci es Director Gerente de BUDO INTERNATIONAL PUBLISHING CO. e-mail: budo@budointernational.com http://www.facebook.com/BudoInternationalItalia
imparare bene come utilizzare una buona mappa di questo tesoro, è una fortuna incomparabile e degna di essere preservata. Però il viaggio è personale e la decisione di andare è di ciascuno. Prima o dopo, raggiunto il limite della nostra realtà, urteremo con quest'altra dimensione e quello sarà probabilmente il migliore, o il peggiore di tutti i nostri giorni.
Taduzione: Chiara Bertelli
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Karate E' uno dei guerrieri piÚ nobili che abbia mai conosciuto. Con la sua carriera vasta ed internazionale oggi è qui per condividere con voi la sua esperienza nel Kumite e presenta un DVD pieno di trucchi, idee e concetti esplicativi, risultato di autentica vera esperienza e di grande dedizione. Non solo karateca, ma anche fighter sportivi di qualunque stile troveranno qui ispirazione e verità a non finire, lo raccomando con tutto me stesso. Alfredo Tucci
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arlando in generale se domandiamo a qualcuno perché pratica le Arti Marziali ti risponderà che è per imparare a combattere. La risposta è raramente: per apprendere i Katà , imparare ad usare armi o le proiezioni waza. Suppongo che tutti abbiamo una parte di noi che vuole “essere forte” o può darsi che ci motivi una reale necessità di proteggerci. Quello che voglio fare è parlare di una serie di tecniche basilari e di concetti che tutti noi dovremmo conoscere, sia che siamo allievi principianti o avanzati; verranno mostrate cose che mi sono risultate utili. Alcune tecniche si possono utilizzare per strada, ma io mi concentrerò soprattutto sulle tecniche sportive da competizione. Vi posso dire più volte di tenere la guardia alta per proteggere il viso. Alcuni mi prestano attenzione ed altri no. Nel momento che vi colpiranno in faccia varie volte, imparerete a farlo. Perfetto,iniziamo. Per prima cosa, parliamo degli “otto punti dell'armonia”. Alcune persone usano la posizione 12:00 come fosse la numero uno,io uso le otto. Lo comparo ad un orologio affinchè sia più facile visualizzare la direzione del movimento. Posso muovermi avanti o indietro,a destra o a sinistra. Posso anche muovermi in basso o verso l'alto. A volte la gente dice: la persona con cui lotto “è veramente veloce”.
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In realtà non lo è. Quel che succede è che usa un angolo di attacco che l'avversario non riesce a vedere. Qui eseguo ciò che si chiama “bloccare il passo del tuo avversario”. In altre parole avanza verso l'avversario per anticipare la sua tecnica, sia questa un pugno o un calcio. Se ricevete il colpo e perdete il punto è perché rimanete lì. Questo invece vi darà una via di fuga. Dovete prendere il vostro tempo e praticare muovendovi in una direzione e poi nell'altra affinchè vi possiate fermare e cambiare direzione nel momento in cui l'avversario si muove in quella direzione. Dovete muoverti in avanti ed eseguire la tecnica. Un altro concetto base è riconoscere dov'è situata la “zona di battaglia”, quale è il raggio d'azione? Non si tratta di collocare il vostro piede in avanti, di fronte al suo piede anteriore. Dovete collocare il piede davanti alla sua gamba posteriore. L'efficienza di ciò si può testare quando si esegue una parata con la gamba posteriore. Per eseguire una parata con la gamba anteriore ed oltrepassare il corpo del tuo avversario dovrete buttare la schiena all'indietro. Abbassando il baricentro chiudete la distanza ,il gap, per eseguire tecniche e in più potete muovere il piede posteriore avanti per avere maggiore stabilità ed equilibrio durante le vostre tecniche. Una delle tecniche che meglio funziona è il pungno di “stop”. Così è come lo eseguo io. Ve lo dico io, ne ho
viste di persone perdere l'equilibrio con questa tecnica. Non parlo di saltare o accucciarsi. Io non penso al movimento in questi termini, perché le gambe in genere assorbono gli impatti. Non dovete staccare i piedi dal pavimento,dovete piegare le ginocchia per abbassare il baricentro. In questa maniera potrete muovervi in qualsiasi direzione per attaccare. Quando abbasso il baricentro, il mio ginocchio in guardia anteriore si muove verso l'obbiettivo. Le mie mani si muovono in avanti ed io avanzo per eseguire la tecnica. Se c'è troppa distanza posso spingere con la gamba anteriore. Sia come sia, le mie anche puntano sempre l'obbiettivo quando colpisco, non creano angoli. Se si eseguono i movimenti per bene, si possono usare le anche per riposizionare i piedi. Un altra cosa da fare è “telegrafare” i movimenti, quindi non ripetere gli stessi schemi . Io allungo sempre le mani “come fossero i miei occhi”. La mia mano è posta avanti verso il viso e segue il pugno “di stop”. Si muovono talvolta come fossero unite da una corda. Io colpisco per segnare punto non uso la mano posteriore come esca. Perché dovrei farlo? Io intendo segnare direttamente con quella. Se bloccano il mio primo colpo ho in serbo un'altro pungo per segnare. Qui è dove interviene la fisica,”un corpo in movimento tende a rimanere in movimento”. E' più facile eseguire la tecnica quando si è in movimento
Grandes Maestros
“Dovete prendere il vostro tempo e praticare muovendovi in una direzione e poi nell'altra affinchè vi possiate fermare e cambiare direzione nel momento in cui l'avversario si muove in quella direzione.â€?
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Grandi Maestri piuttosto che da una posizione statica. Una cosa che gli avversari cercano di fare è imitare il tuo movimento. Per questo dovete cercare di essere i leader o la parte dominante del combattimento. Potete attuare ciò in diverse maniere. Rimanete eretti senza chiudere la guardia, puntate con le anche l'obiettivo, allontanatevi dal suo pungo diretto, chiudete il raggio di azione, mantenete una buona guardia tanto da attacco come da difesa, tenete l'equilibrio, abbassate il corpo ed attaccate. Mi piace bluffare portando gli altri ad imitare il mio movimento, e dopo cambio direzione muovendo la gamba posteriore verso il centro così sembra che sono fuori dalla portata e poi attacco. Un'altra tecnica effettiva è il colpo con il dorso della mano. Io eseguo il mio oscillando per poi abbassare la guardia e girare il pugno verso il centro. Loro abbassano automaticamente la guardia e allora faccio così. In questo punto io alzo il gomito e colpisco con la mano anteriore come un jab. Se stessi facendo questo in strada, abbasserei il mio gomito posteriore e colpirei la mandibola con le nocche mentre lo faccio indietreggiare. Posso anche attaccare il corpo , giusto al di sotto della sua guardia, non se lo aspetta. Devo precisare una cosa. Non vi dovete alzare mentre eseguite le tecniche. Perderete la potenza, gli farete capire la vostra tecnica e probabilmente non segnerete. Molte volte le cose più semplici funzionano. A volte quando oscillo, mi abbasso o
piego le ginocchia, mi muovo come se stessi per portare un pugno jab, poi colpisco con la mano posteriore. Parliamo dell'uso della guardia offensiva o difensiva. Io le uso entrambi, a seconda di chi è il mio avversario, e di come è posizionato, però preferisco combattere con la guardia difensiva. La maggior parte della gente la usa meno perché pensa che sia più lenta, ma se si usa per bene è estremamente efficace. Io credo che si possa contrattaccare in maniera più veloce quando mi portano un calcio o un pugno. Ho un area più ampia di protezione. Se hai la possibilità di usare la gamba anteriore come parte della guardia o per bloccare sarà più efficace e spaventerà di più il tuo avversario. Quando eseguo un calcio preferisco usare la gamba anteriore perché è più vicina all'avversario. Se utilizzo la gamba posteriore, preferisco fingere di caricare un calcio per poi cambiare ed effettuare una parata frontale o fintare una parata frontale per poi eseguir ne una circolare. Potete prendere alla sprovvista molti avversari facendo così. Se sto lottando con qualcuno che sa usare bene i pugni “di stop” mi piace ingannarlo abbassando la mia mano anteriore come se volessi allontanarmi da loro. Quando mi sferrano il pugno, alzo la guardia per coprirmi il viso, e quindi lancio la mia gamba anteriore e giro i fianchi per colpire al di sotto della guardia nelle costole o nell'ascella.
Alcune volte riesco a prenderli anche in testa. Poi rispondo con un calcio a mia volta. Puoi generare molta potenza facendo così. Sono riuscito a sbattere fuori dal ring e a fare ko svariate volte con questo metodo. Assicurati di girare i fianchi,sennò saranno loro a prendere il dominio. Probabilmente riuscite a ingannare l'avversario ,ma l'arbitro potrebbe non vedere per bene e dare punto alla sua tecnica e non alla vostra. Una volta che riuscirete ad eseguire il movimento angolare di attacco che abbiamo già visto, potrete usare una tecnica a gancio. Funziona bene perché potete sferrare il calcio a gancio al di sotto della guardia dell'avversario e dopo di ciò potete alzare la gamba e colpire schiena o testa. L'avversario si muoverà semplicemente verso il vostro calcio. Se state combattendo contro qualcuno che ha la gamba anteriore ben piantata, io raccomando di usare un calcio ad ascia o uno circolare frontale. Posso attaccare la testa o dare un semplice tocco alla guardia dell'avversario o eseguire un pugno “di stop”. Si può anche usare un calcio corto circolare con la gamba posteriore per abbassare la guardia e dopo di ciò segnare punto con il pugno. Se l'avversario ha la gamba anteriore stabile potete colpirlo sulla testa. Per contrattaccare chiunque ci attacchi con un calcio ad ascia o un calcio corto frontale, abbassate il baricentro, mantenete la mano alta per pararvi e sferrate il pungo contrario al di sotto del suo calcio. Non se lo aspettano mai. Di solito potete utilizzare questa tecnica una sola volta ma se la eseguite per bene segnerete il punto. Se Si tratta di due combattenti di abilità simile solitamente vince chi dei due è fisicamente più preparato. Siate lottatori intelligenti. Quando state aspettando l'incontro seguente concentratevi sui fighter che combattono prima o dopo,perché dovrete confrontarvi con uno dei vincitori,studiate i suoi punti deboli e come potreste contrattaccarlo. Osservate che tecniche hanno usato per segnare punto. Potreste usare le sue stesse tecniche. Se state vincendo a volte è meglio lasciare che il tempo scorra senza fare niente. Loro sanno che devono segnare,per questo
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attaccano precipitosamente e commettono errori dovuti alla mancanza di tempo,potreste approfittarne per contrattaccare. Potete sfruttare anche delle distrazioni come fare rumore, fintare etc. Questo è il mio stile. Se il combattimento si fa intenso guardate in terra improvvisamente, fatelo in maniera disinvolta e quello a sua volta guarderà in terra, se lo fa approfittatene per colpirlo con il diretto. Non vi limitate mai a fare una sola tecnica. Eseguite sempre combinazioni di due o tre movimenti. Anche se segniate con la prima, può darsi che l'arbitro non la veda, non abbassate la mani, rilassatevi solo dopo aver finito o dopo che l'arbitro segna punto. Restate nella “zona calda” quando vi state preparando per l'incontro. Sudate poco e riscaldatevi bene. A me piace ascoltare la musica, quando siete in un tor neo molte persone vorranno avvicinarsi e parlare con voi. Quando sono pronto preferisco stare vicino al ring, preparato per il
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combattimento. Non siate antipatici, parlate con gli avversari dopo averci combattuto. Dovete sempre avere un bell'aspetto. Io mi porto sempre dietro un'attrezzatura pulita e ben organizzata. Porto sempre bende sotto i guanti, e anche i parastinchi. Assicuratevi di avere le unghie delle mani e dei piedi corte per non causare ferite a nessuno. Porto sempre con me un tubetto di Neosporin e degli Steri Strip nel caos mi tagliassi. Ho prevenuto il formarsi di molte cicatrici ed infezioni così. Uso nastri di diversi colori, me li metto ai piedi o sopra i guanti, in questo modo i giudici possono vedere meglio i miei piedi o i miei guanti quando colpisco l'avversario. Per esempio, se l'avversario porta un Kimono nero e i miei guanti sono neri, con dei nastri di colori diversi si distinguono meglio i colpi. L'ultima cosa di cui voglio parlare è la vostra posizione rispetto ai giudici. Se per esempio ci sono tre giudici e voi effettuate un pungo contrario
destro, posizionatevi in modo tale che almeno due giudici vi vedano frontalmente. Se i giudici si stanno muovendo all'indietro muovetevi con loro così che vedranno meglio le vostre tecniche. Se ci sono cinque giudici assicurati che almeno tre vedano bene le vostre tecniche. Normalmente salgo per primo sul ring si modo da trovare la posizione migliore dalla quale sono ben visto dai giudici, e se si spostano posso spostarmi verso il punto in cui mi vedono meglio. Se non posso fare ciò, mi sposterò nella posizione una volta che è iniziato il combattimento. Spero che queste tecniche vi tornino utili. Come in ogni cosa la pratica porta alla perfezione. Allenatevi molto, ed esercitatevi tanto nei combattimenti con i vostri compagni del Dojo. In questo modo combatterete sempre contro persone che lottano in maniera differente gli uni dalle altre. Per maggiori info su seminari o su quello che volete voi mi potete contattare all'indirizzo: bigbuckbierman@comcast.net
“Non vi limitate mai a fare una sola tecnica. Eseguite sempre combinazioni di due o tre movimenti.�
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Reportage
Testo: Emilio Alpanseque Foto: Cortesia di Jane Estioko - Cung Le's MMA
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UFC CON UNO STILE DA ACTION HERO La maggior parte dei praticanti di Arti marziali, o sono bravi nel dimostrare i loro stili, o sono grandi fighter. Cung Le è uno dei pochi privilegiati che riesce a fare dei combattimenti che sembrano i prestabiliti dei migliori film di Arte Marziale. E' una leggenda, è coraggioso, valoroso e il suo stile è molto spettacolare (calci e pugni) e se domandassimo all'ex-campione dei pesi medi della UFC, Rich Franklin, chi cadde come un piombo al tappeto dopo aver ricevuto un destro dal vietnamita-americano nel campionato UFC Macao, la risposta è abbastanza ovvia. In questa intervista, Cung ci ha regalato il meglio delle sua esperienza nel mondo degli sport da combattimento, delle Arti Marziali e del cinema, e adesso la condividiamo con tutti i nostri lettori.
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Reportage Budo International: Credi che le arti marziali possano trasformare positivamente una persona? E se è così come hanno cambiato te? Cung Le: E' assolutamente vero che praticare le Arti Marziali cambia positivamente la vita! Nel mio caso , mi hanno trasformato in tantissimi modi, non saprei nemmeno da dove iniziare. Disciplina, autostima, abilità fisica e mentale, che ho potuto utilizzare in tutta la mia vita, sia sopra un tatami, dentro un ottagono, o di fronte alle telecamere, ovunque; arrivando a permettermi di “portare il pane in tavola”e mantenere economicamente la mia famiglia. Io insegno Arti Marziali, io le vivo, io competo e faccio film grazie a loro. Insomma mi hanno aiutato a trovare un cammino e una carriera e mi sento tremendamente fortunato a sapere che queste sono e saranno per sempre una parte così importante della mia vita. B.I.: Parlaci del tuo inizio con il Sanda (combattimento libero del Wushu). C.L.: Circa 20 anni fa, non sapevo niente né del Sanda né del Sanshou. A quei tempi, per quanto riguardava la mia carriera professionale, la gente non mi conosceva. Io praticavo Kung Fu tradizionale vietnamita e allo stesso tempo Taekwondo, Sambo, Lotta greco-romana e freestyle. Partecipavo alla competizioni locali di Taekwondo e di Lotta, all'inizio degli anni '90. Nella fine del '93, durante un campionato organizzato da Shawn Liu in Mobile, Alabama, m'interessai a questo stile di combattimento a pieno contatto di origine cinese chiamato Sanda. Così, l'anno seguente, mi presentai lì per competere, vinsi l'oro e da lì s'intrecciò al mio stile da combattimento per sempre. Mi affascinava lo stile - pungi calci, spazzate e proiezioni - La verità è che con il tempo dimostrai di potermi adattare alla perfezione fino a farlo mio, sviluppando le mie abilità in ciascuna di queste aree. E fu così che mi ci dedicai in modo completo, fino a entrare a far parte della squadra nazionale di EEUU. B.I.: E nei mondiali di Sanda hai ottenuto tre medaglie di bronzo consecutivamente in tre differenti campionati. Cosa ci racconti di questi tre momenti della tua vita? C.L.: Il primo bronzo lo vinsi a Baltimora nel 1995. La verità è che non mi aspettavo di andare così bene, né di salire sul podio. Io, che arrivavo ai mondiali imbattuto, fui sconfitto per la prima volta da Ramazan, Russia, il due volte cam-
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pione del mondo nella mia categoria, che mi sconfisse per questione di punti. Nonostante ciò , in questi campionati si combatteva per la medaglia di bronzo, infatti mi toccò combattere anche contro l'altro semifinalista, e anche con il Russo, sconfiggendolo definitamente e vincendo così il bronzo. Quel giorno capii che il Sanda era ciò che volevo realmente fare. Il secondo bronzo fu a Roma nel 1997. In quell'occasione, dopo aver vinto Getsadze , Bielorusso, il favorito del mio peso, fui squalificato dalla semifinale contro Shahvandi, Iraniano, per un calcio all'inguine che in realtà non ho mai portato. Tu eri lì, di sicuro te lo ricordi. B.I.: Si me lo ricordo fu una decisione terribile da parte dell'arbitro per la finta dell'iraniano, che passò in finale per poi gettare la spugna appena cominciato la prima ripresa. C.L.: Esatto! Tutti nello stadio lo sapevano e lo fischiarono senza sosta quando ricevette la medaglia d'argento sul podio. Al contrario, quando ricevetti il bronzo , il pubblico mi rispose con un'ovazione , il che significò un sacco per me. Finalmente il terzo bronzo fu ad Hong Kong nel 1999. Sfortunatamente durante quel viaggio ebbi un attacco di dissenteria fulminante che mi fece stare malissimo. Ciò nonostante vinsi il bronzo, ma fu complicato. Mi toccò lottare nei quarti di finale contro Ataev, Russo. Nella prima metà dell'incontro stavo vincendo, ma da un momento all'altro sentì che avevo finito l'energia. Fu un vero strazio, poiché avevo la preparazione fisica migliore di tutta la mia vita. Mesi prima avevo sconfitto uno dei migliori lottatori del mondo del Sanda, il re mongolo Nashun Gerile, però mi ammalai e non potei fare niente per rimediare.
B.I.: E ora che hai sviluppato la tua carriera come fighter di MMA , pensi al Sanda come ad un capitolo chiuso della tua vita? C.L.: Il capitolo Sanda non sarà mai concluso nella mia vita, perché io continuo a praticarlo a promuoverlo ed a insegnarlo, però non partecipo più alle competizioni ovviamente. In un certo senso per me è stato come scalare dal basso verso la cima e quando sei lassù, devi avere a che fare con contratti professionali o combattere solo con una organizzazione specifica etc. Però sento che facendo ciò che faccio ora , posso promuovere il Sanda o S a n s h o u molto meglio rispetto a quello che potrei fare restando nell'ambito dei campionati di Arti Marziali Cinesi o nel circuito del sanshou mondiale etc. In più all'interno dell'MMA gli stipendi sono migliori (ride).
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Sprazzi di Attualità B.I.: Puoi spiegarci alcune differenze principali fra il Sanda e l'MMA? C.L.: Certo, ci sono un sacco di differenze. Da una parte, i campionati di Sanda sono di max quattro giorni, durante i quali, puoi arrivare a combattere fino ad 8 volte, contro persone che conosci magari, mentre nell'MMA ti prepari ad un combattimento con una sola persona. Poi, nell'MMA gli incontri sono più lunghi e i guanti più sottili e non si combatte sopra un Leitai (piattaforma elevata) come nel Sanda. Strategicamente parlando se ti sai muovere sopra il leitai e sai come utilizzare i regolamenti a tuo favore, è possibile concludere gli incontri di Sanda senza andare in clinching. Naturalmente quelli effettuati durante le eliminatorie li accusi, di combattimento in combattimento, ma mai quanto nell'ottagono, dove devi prestare attenzione a innumerevoli cose in più. Per esempio, mentre sul leitai tutti si preoccupano che tu non finisca al di fuori di esso, tanto che se accade due volte, perdi l'incontro, dentro l'ottagono, il combattimento non è contenuto, può capitare che ti attacchino alla parete della gabbia per poi proseguire con la lotta a terra; ci sono gomitate, ginocchiate, non è così semplice sfuggire al clinching o alla sottomissione. Tutto è molto differente. B.I.: Qual è la tua opinione riguardo all'infinito dibattito secondo il quale le Arti Marziali tradizionali non sono efficaci contro i fighter di MMA? C.L.: A molta gente gli piace dire “il mio stile è meglio del il tuo”, però in realtà tutto sta nel mantenere una mente aperta e capace di evolversi nelle Arti Marziali. Così come gli esseri umani sono in continua evoluzione, ed anche la tecnologia, in questo universo ciò che non si evolve tende ad estinguersi, nelle Arti Marziali è uguale. Per arrivare ad essere dei grandi maestri, molti tradizionalisti hanno dovuto evolversi dentro le rispettive arti, mentre coloro che hanno mantenuto un'attitudine più conservatrice , più “vecchia scuola” hanno causato danni alla loro disciplina. Praticando le Arti Marziali si deve fare scorre l'energia dell'universo così com'è, se non la lasci fluire potresti perdere l'abilità di esprimerti in libertà. Non è la disciplina Marziale ciò che segna la differenza, ma la persona dietro all'Arte Marziale. Talento, mente aperta e capacità di adattamento, è un processo che non finirà mai.
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“Abbiamo tutti paura, però il segreto sta nel come controllarla. Puoi arrivare ad un incontro con una preparazione migliore o peggiore, ma in realtà il fattore più importante è dentro te.” B.I.: Il tuo incontro di UFC contro Wander Silva fu veramente dur… Come si fa a non demoralizzarsi o regredire dopo una situazione così estrema ? Non provavi paura e voglia di smettere? C.l: Tutti noi abbiamo paura, il segreto sta nel controllarla. Uno può arrivare ad un'incontro in forma migliore o peggiore, ma in realtà il fattore decisivo è dentro di te, nel tuo cuore e nella tua mente. Ho dimostrato la mia tempra come artista marziale tradizionale e il mio cuore come fighter. Questo è tutto ciò che posso fare. È vero che lui mi ha rotto il naso, in totale me l'hanno rotto tre volte, ma questo non mi ha fermato. Io sentivo che comunque continuavo ad avere forza dentro me per lottare e non ho mai perso la mia attitudine. Comunque lui mi stava dando colpi dietro la testa e questo è chiaramente proibito. Se il combattimento si fosse svolto per cinque minuti come dicevano i regolamenti, forse avrei avuto l'opportunità di recuperare e cambiare il corso dell'incontro , o forse no, questo non lo sapremo mai. Però oggi, tutto ciò è storia; ho imparato dall'esperienza ed ho continuato il mio Cammino. Evoluzione. B.I.: Ora, passando alla tua carriera cinematografica, hai lavorato con alcuni dei nomi più importanti come Donnie Yen, jean Claude Van Damme, il regista Yuen Woo-Ping etc. com'è successo?
C.L.: Di nuovo, è stato il fluire naturale dell'universo che mi ha favorito in tutto (ride). Il semplice fatto di non chiudere la mia mente e di continuare ad imparare mi ha dato l'opportunità. E' stato durante il mio quarto incontro di MMA contro Tony Fryklund, che fu trasmesso sulla televisione payperview e sul satellite; il mio attuale promoter vide il combattimento e riconobbe immediatamente il potenziale che avevo e pensò: ”quest'uomo è in forma e combatte con uno stile che sembra quello di un film o di un videogioco, dobbiamo farlo entrare nel mondo del cinema…”. E credo che un paio di settimane più tardi mi avessero già contattato con offerte come “fighting”(2009) e “Tekken”(2010). Poi, dopo il mio incontro con Frank Shamrock uscì il lavoro per “pandorum” (2009). Con questi tre film iniziai ad acquistare notorietà e fu così che il produttore di Hong Kong , Bill Kong, si interessò per propormi in Cina , per un progetto in collaborazione con il regista Yuen Woo-Ping. E così fu; andai in Cina e girare “true Legend” (2010) e questo film è stato quello che mi ha aperto le strade per il cinema di Hong Kong e per una collaborazione con il maestro Woo-Ping per produzioni come “Bodyguards and Assassins”(2009) e “the grandmaster” (2012). B.I.: C'è differenza nel combattere davanti alle cineprese? Quanto è stato difficile per te adattarti al ritmo ed alle coreografie? C.L.: Quando si parla di cinema e riprese d'azione, ebbe per me una grande importanza, l'esperienza con Jean Claude Van Damme nel film “Dragon Eyes” (2012). Ebbi l'incarico e la responsabilità per le coreografie di tutte le scene di combattimento del film, incluso la mia scena contro Van Damme e, ovviamente imparai tantissimo. Nel cinema si lavora ore ed ore per concludere il lavoro, con la pressione di fare tutto senza sbagli, però se si commettono errori durante le riprese, nella maggior parte dei casi si può tentare di ripetere la scena, mentre in un combattimento reale, un solo errore può spegnerti! (ride). B.I.: Grazie mille per averci concesso quest'intervista e ti auguriamo il meglio sia per il cinema sia per la Gabbia. Ti va di aggiungere qualcos'altro? C.L.: Grazie a voi. E per i vostri lettori ricordatevi: metteteci il 185% in tutto quello che fate! Yeah!
Potete seguire Cung Lee su twitter (congle185), Facebook e su CungLe.com
CURRICULUM MMA: 9 vittorie, 2 sconfitte, 8 ko. Strikeforce e Ultimate Fighting Championship(UFC) KICKBOXING/SHANSHOU: 17 vittorie, 0 sconfitte, 12 KO. International Federation (IKF), International Sport Karate Association (ISKA), Draka, Shidokan, K-1 e Strikeforce. SANSHOU AMATEUR: 18 vittorie, 3 sconfitte. International Wushu Federation (IWUF). FILMOGRAFIA: The Grandmasters 2012 2012 Dragon Eyes The Man with 2011 the Iron Fists 2010 True Legend 2010 Tekken Bodyguards 2009 and Assassins 2009 Fighting 2009 Pandorum Blizhniy Boy: 2007 The Ultimate Fighter 2006 Dark Assassin
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Yarijutsu- L'arte della Lancia Yari Jutsu o Sojutsu, l'arte della lancia, ha una storia simile a quella della Naginata Jutse, l'arte della naginata, una specie di lancia con una lama tondeggiante all'estremità. Tutte due sono state adoperate in tantissimi stili diversi , come specializzazioni nel campo delle lame lunghe o corte, che si applicavano ai bastoni di legno. Quest'arte, trasmessa dal feudalesimo, racchiude in sé tantissime tecniche Jojutsu. La yari originariamente nasce come una canna di bambù (take-yari), a cui successivamente verranno applicate le lame per un risultato migliore in battaglia. La crescita della popolarità della spada fra il medioevo del feudalesimo Giapponese e il periodo precedente (la restaurazione Meiji), lasciava comunque la lancia sempre presente durante le cerimonie ufficiali, così com'era sempre portata appresso dai guerrieri che scortavano i Signori delle Provincie durante i loro spostamenti. Le armi erano adoperate ugualmente anche negli eserciti dei vari clan. La lancia Giapponese non era generalmente utilizzata con il solo fine di infilzare. E' sempre stata utilizzata fin dall'alba dei tempi. Alcune Yari furono create per spadaccini tradizionali e per questo le loro strutture erano somiglianti a quelle di una spada,altre invece furono fatte da fabbri meno esperti, composte da un unico pezzo, con materiale non temperato . Era un'arma utilizzata dai Samurai e dai soldati semplici (ashgaru). Esistono un sacco di varianti della Yari. Quelle più conosciute sono:”su yari”(lama dritta) e “Kama yari” (con una lama orizzontate che incrocia quella dritta).Talvolta la “su
yari” lunga viene chiamata “omi no yari”). Le “kama yari” a loro volta possiedono particolarità nella loro terminologia, ad esempio se due lame di uguali dimensioni s'incorciano, il suo nome diventa “jumonji yari”. La katakama yari possiede una lama perpendicolare ai due lati, quindi di dimensione differente rispetto a quella dritta. Se è speculare, vuol dire che è il risultato di una riparazione di una lama trasversale che si era rotta, e abbiamo una Yumonji yari. Le “Kikuchi Yari”(rare) hanno una punta sol, fatta di solito secondo lo stile Kira zuzuki o shobu zukuri. Questo stile di yari venne in seguito chiamato Higo dalla famiglia Kikuchi, durante l'era Nambokucho (1336-1392). La yari Kikuchi è un po' troppo lunga per le sue proporzioni. I guerrieri che usavano la lancia in battaglia continuarono per un periodo a essere allenati professionalmente e a praticare nei dojo delle scuole di Bujutsu. Tuttavia, l'isolamento di questa tipologia di guerriero, per quanto in precedenza fosse comune in tutto il Giappone, in seguito fece si che questa figura divenisse sempre più rara, fino alla quasi totale estinzione. Nonostante sia una lama lunga il cui obiettivo è quello di colpire l'avversario a distanza, i suoi movimenti non si restringono unicamente a colpi o parate. Se utilizzata bene, la yari può diventare un'arma versatile ed efficace, con movimenti che sorpendono l'avversario.
Lo Yari e La Pratica “Fai in modo che l'energia del tuo corpo raggiunga la punta della yari” Il tempo ci ha dimostrato che tutto questo va ben oltre il semplice allineamento delle mani, del punto hara, del corpo… Niente è più semplice che provarci e non riuscirci. Capiamo l'importanza di altri dettagli nella yari, richiamando l'attenzione sul respiro. Ciascuna forma, indipendentemente dai movimenti che possiede e dell'elaborazione energetica di cui ha bisogno per raggiungere l'efficacia e la velocità, ha delle peculiarità proprie. Dedicarsi agli esercizi specifici di Haragei, facilità la comprensione del tutto. La yari se stesa per intero, ci porterà a contrarre il diaframma, che è poi ciò che si sente durante respirazione; il lavoro specifico aumenterà la capacità del punto Hara di contenere Chi. Il fine è quello di far si che la yari si faccia più robusta in corrispondenza delle braccia, e di conseguenza, il punto Hara, con la sua forma espansa proporzionerà l'energia rendendola intensa e facendo si che possa bloccare un'onda d'urto dovuta ad un impatto, disperdendola per tutta la lunghezza della lancia. Il Provare a capire perché la yari debba essere praticata in questo modo è un qualcosa che conduce solo a errori e vizi, tenendo in considerazione che il nostro corpo troverà sempre un modo per abituarsi alla pratica. Negli attacchi sentiamo che ogni respiro, quando eseguito in maniera corretta, fa si che il punto Hara si allarghi e si contragga più velocemente cercando di isolare i due tipi di chi, quello al di sopra e quello al di sotto del punto Hara. Al contrario quando ritiro il colpo, lo farò più rapidamente, e il punto Hara si espanderà e si contrarrà completamente: le braccia riflettono questo movimento e i piedi, in questo caso, hanno il ruolo di appoggiare e sostenere l'energia delle braccia. IL processo di attivazione di questa energia, se la si vuole utilizzare in maniera veloce ed efficiente, può essere al principio complicato da
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capire; liberare la yari, la fusione dell'individuo con il momento, l'Uke… per capire questi concetti è necessario ricercare la verità dentro ogni singolo istante durante il combattimento: la distanza, il tempo, il parallelismo esistente fra Tori ed Uke. Molti maestri insegnarono questa tecnica ai loro allievi tramite la posizione “Seiza”, mentre l'energia del punto Hara si condensa, si lavora con la parte bassa del corpo, leggermente isolata. La respirazione fa si che si crei una simbiosi fra le differenti forme di vita e anche fra l'esistenza (yari) e la coscienza (allievo). In questo caso il Haragei ha come meta principale il dirigere questa forza biomotoria accompagnando l'arma che vibra il colpo in relazione con il corpo umano. Alcune scuole e maestri hanno sviluppato tecniche sistematiche di respirazione regolandone la velocità, la profondità ed il ritmo. In circostanze normali, la nostra respirazione è molto irregolare, essendo sia l'inspirazione che l'espirazione molto superficiali e senza armonia. Alcuni maestri hanno spiegato cosa succede quando si maneggia una yari in una situazione reale e la relativa perdita di energia,
che differisce da quel che succede e in allenamento o durante un katà. Vediamo: in un confronto reale, ci sono diversi fattori come i sentimenti , le paure, la speranza, il pericolo, che esigono un consumo maggiore di energia. Possiamo percepire che durante questa inquietudine mentale ed emozionale, la prima cosa che si altera è proprio la respirazione che accelera, e consuma il Chi ancora prima che questo arrivi nel punto Hara. Tuttavia si può percepire che si fa più armonica, più lenta quando siamo tranquilli a livello fisico e mentale. Se è presente un conflitto o desideri opposti, ecco che si fa irregolare ed aritmica. Tuttavia, se fisicamente sani , liberi da problemi psichici, si respira con una frequenza regolare . Questo è un argomento che gli insegnanti cercano di sviluppare attraverso esercizi specifici.
La Yari e L'angolo Opposto Se si guarda con attenzione, scrutando ed analizzando la pratica Seiteigata che coinvolge la lancia, vediamo che molte delle sue forme, anche se spesso presentano una struttura a quadrato, serbano
sorprese nel corso degli esercizi di attacchi e difese - awase. Un tema che è degno di nota è il contrattacco che cerca l'angolo opposto come traiettoria per colpire. Vediamo un semplice esempio per capire la tecnica: Analizzando la forza usata dal movimento Kesagiri Uke - taglio diagonale - vedremo che sono i fianchi ciò che mantengono l'equilibrio che permette di effettuare un taglio dall'alto verso il basso in maniera uniforme, che inizia all'altezza della clavicola e si è conclude all'altezza delle ultime costole. In questa prospettiva, vediamo che la dislocazione delle anche dell'Uke fornisce un'apertura contraria che viene ampiamente utilizzata dalle armi lunghe che utilizzano una distanza di sicurezza dalla lama della spada dell'Uke. E 'abbastanza semplice da capire. Una volta effettuato l'attacco Kesagiri Uke, il Tori cerca il lato opposto e da una posizione accovacciata colpisce dal basso verso l'alto, cercando di colpire la zona dei polmoni. Durante il Seiteigata, questo attacco fondamentale, presenta infinite variabili e modi di essere eseguito. Il contrattacco deve essere effettuato in
uno spazio vuoto di 2/3 in relazione alla lama dell'Uke. Si può dire in modo inequivocabile che vi è una linea immaginaria che talvolta favorisce l'Uke e talvolta il Tori. Dobbiamo andare oltre, trascendendo i Shiki (fenomeni) e il Sukima (vuoto). Dovremmo pensare oltre a ciò che è simile e ciò che è differente. Dobbiamo andare oltre il Sukima e i Shiki, oltre il pensiero e nonpensiero. La comprensione del momento perfetto del taglio dell'Uke e della risposta del Tori, si chiama Shinkoubu - il pensiero illuminato della guerra. Esso comprende il tempo del vuoto e l'esistenza di
una vita. Tutto ciò è appena un respiro, un momento magico ... Solo un secondo che separa la vittoria dalla sconfitta. Se capiamo questo rapporto, tutto sarà facile. Non bisogna comprenderlo con il cervello, per capirlo fino in fondo occorre utilizzare il non pensare. E' il momento in cui la coscienza di Tori e di Uke si conoscono senza che vi sia dualità. Senza inizio né fine. Nessun disordine o purezza. Nessuna crescita o declino. È solo un momento ... Né l'uno né l'altro in grado di pensare ... E' il colpo perfetto
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Raúl Gutiérrez Cosa è il Fu-Shih Kenpo Se è vero che il nostro destino è scritto in anticipo, il Fu-Shih Kenpo nasce molto semplicemente dalla mia opera e come conseguenza del mio destino. La realtà cruda delle strade dove ho trascorso la mia infanzia, mi ha insegnato il lato ostile, viscerale, a volte necessario per la sopravvivenza in un mondo in cui la barbarie, la brama di potere e la mancanza d'amore verso il prossimo, verso la famiglia e spesso verso sè stessi, ci sottopongono ad un perenne stato di tensione, di aggressività e di istinti negativi rivolti verso la società nella quale dobbiamo vivere; tutto questo avviene a meno che decidiamo di produrre un cambiamento ed infatti, personalmente ho compiuto questo passo. Ho assistito da vicino a vari contrasti tra esseri umani, che portano alla reciproca distruzione, senza distinzioni di carattere sociale, politico, religioso, etico, morale o di elementare giustizia. Questo si avverte con maggiore o minore intensità a seconda dell'ambiente circostante dove sviluppiamo la nostra personalità e, se ci viene a mancare una maggiore e migliore formazione educativa o morale, noi ci lasciamo portare a credere che: “fuggire é da vigliacchi”. E così, cerchiamo di fare i maschietti o cerchiamo di primeggiare sugli altri; coscientemente o no, ci pieghiamo a questo modo stupido ed assurdo di vivere in modo sbagliato la nostra vita. È stato così che fin da bambino, ho conosciuto la morte intorno a me in diverse occasioni. Amici, compagni ed estranei hanno abbandonato questo mondo in varie circostanze, fortuite o attese. Anche la morte naturale dei miei cari, mi avvicinava sempre di più alla comprensione che questo è un processo, a volte naturale, che occorre accettare, ma che in altre occasioni può essere evitato, se é questo il nostro desiderio e il nostro modo di vedere e comprendere. Mio padre faceva parte della Guardia Civil, l'equivalente del Corpo dei Carabinieri in Spagna. Un buon poliziotto ma anche un uomo integro, onesto, instancabile. La sua vita non è stata rose e fiori, anzi. Suo padre, cioè mio nonno, morì improvvisamente morto ad una età molto precoce, lasciando quattro figli maschi. Mio padre era il secondogenito e fu costretto a cominciare a lavorare fin da bambino per aiutare sua madre (mia nonna) e dare così la possibilità di studiare agli altri fratelli. Così mio padre ha dovuto diventare duro e resistente a qualsiasi tipo di tempesta fin da piccolo. Era un uomo molto
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“Soltanto quando l'Arte sarà realmente entrata nelle nostre vene, soltanto allora si potrà manifestare in modo istintivo ed, efficace, naturalmente e semplicemente.” semplice e nobile, a volte duro, quando le circostanze lo esigevano. Essendo un adolescente di appena 15 anni e dopo avere visto tanta crudeltà intorno a me, ho deciso di iniziare a praticare boxe, con amici del mio quartiere. In seguito ho praticato Judo, Karate e Tae-Kwon-Do, tra amici ed attingendo ai pochi testi disponibili a quei tempi; infine approdai all'accademia di Kenpokarate guidata dall'ormai scomparso Maestro Don Arturo Petit Almonte. Il problema in quei tempi era che il Karate o il Kenpo, erano strutturati in modo così tradizionale, che al principio mi è risultato impossibile applicarli nelle lotte di strada, che anche a quei tempi erano frequenti. Mi riferisco al fatto che le posizioni, le parate e le tecniche non erano efficaci in una situazione reale. Questo perché, ogni volta che ho dovuto affrontare questo tipo di situazioni, tornavo alle mie reazioni istintive abituali. Ed é qui che sorge il mio primo punto di riflessione: Perché ci succede questo? Con il tempo ho capito che ci sono due ragioni fondamentali. La prima è il riflesso di una reazione naturale che si produce in base al comportamento già registrato nel nostro cervello e nel nostro corpo. Cioè, mettiamo in atto i movimenti naturali che ci sono già familiari, e che in definitiva ci hanno dato buoni risultati in precedenza. Ci troviamo di fronte ad un mondo nuovo rappresentato dalle arti marziali, dove succede il contrario: le posizioni, le modalità di parata e di contrattacco non sono “naturali”, ma piuttosto complesse, statiche e spesso assurde. O almeno questo avviene all'inizio del nostro apprendistato marziale. La seconda ragione è che, nello stesso modo in cui abbiamo reazioni di riflesso interiorizzate
precedentemente, avremo bisogno di allenare, ripetere, perfezionare, comprendere, credere e sentire i movimenti tradizionali di ogni stile d'arte marziale, tante volte quanto sia necessario perché questi siano in seguito espressi o applicati con quella naturalezza richiesta per prevalere in un combattimento reale. Altri aspetti che credo sia necessario sottolineare, sono i seguenti; occorre dire fin dall'inizio ai nostri allievi, che l'addestramento tradizionale di posizioni marziali come: Kiba-dachi= posizione del Cavaliere, Zenkutsu-Dachi= Arco e freccia anteriore (posizione frontale), Kokutsudachi= Arco e freccia posteriore (posizione arretrata), o Neko-ashi dachi= posizione del Gatto, come le stesse paratte (Jodan-Uke, Shuto Uke, Gedan Barai Uke, ou Juji-Uke), o i pugni, come Seiken tsuki, Uraken tsuki, tatte tsuki o tatte tsuki, ecc.…, sono semplicemente esercizi fisici e tecnici, che tendono a rafforzare il nostro corpo ed il nostro arsenale naturale (braccia, mani, gambe, piedi, gomiti, ginocchia, ecc.….), i riflessi, la reazione, il coordinamento, la velocità, la forza, la precisione, l'equilibrio, la flessibilità, l'estetica, così come il fatto di effettuare affondi, addominali, squat o altri esercizi complementari. Sono solito dire ai miei allievi, ad esempio, che tutto l'addestramento tradizionale è assolutamente utile e necessario, similmente agli esercizi per gli addominali, che servono per acquisire definizione, forza e resistenza e, che una volta ottenuti, ti appartengono, sono lì a tua disposizione per utilizzarli come e quando sarà necessario. Allo stesso modo, l'addestramento delle posizioni marziali, costituisce un insieme di esercizi che servono per ottenere resistenza, forza, definizione muscolare, elasticità e che preparano le articolazioni ed i legamenti per una buona esecuzione dei calci. Per riuscire a mettere in pratica le tecniche del nostro addestramento nelle arti marziali e perchè queste risultino efficaci e funzionali nei combattimenti reali, è necessario indirizzare le applicazioni verso la logica e la spontaneità delle tecniche. Per questo il dominio assoluto di questi movimenti è necessario, in modo che possano essere espressi senza mediarli attraverso il pensiero, ma piuttosto che siano il risultato di una reazione riflessa logica dinanzi ad qualunque attacco o aggressione. Soltanto quando l'Arte sarà realmente entrata nelle nostre vene, soltanto allora si potrà manifestare in modo istintivo, efficace, naturalmente e semplicemente. Ci vediamo il mese prossimo …
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Pedro Conde, meglio conosciuto per il suo lavoro come giornalista, Direttore per decenni di riviste come DOJO e BRUCE LEE, ha sviluppato un intenso lavoro come istruttore di Kick Boxing e Full Contact, discipline di cui è sempr e stato un insegnante esperto, svolgendo un lavoro bellissimo e pieno di autentica esperienza. Nel DVD che ci pr esenta oggi mostra come rafforzare il sistema difensivo (schivate, parate e bloccaggi), con esercizi innovativi e completamente differenti da quelli utilizzati abitualmente negli sport di combattimento, punta a mostrare come realizzarli con tempistica e attacchi, lasciando una porta aperta per qualsiasi variante che si voglia applicare. Nella sezione pugni mostra come colpire con velocità, precisione ed una esplosività devastante con le braccia, applicando prima tecniche di attacco, ed in seguito, di difesa. Tutte le tecniche sono accompagnate dalla spiegazione del movimento e da una serie di esercizi per metterli in pratica con successo. La terza parte è dedicata a rafforzare il lavoro di gambe nella Kick Boxing, con alcuni esercizi che mettono un accento speciale nell'acquisire tecnica, potenza, velocità e anche elasticità, e complessivamente rafforzano l'efficacia nel combattimento con le gambe. Il video può essere una guida eccellente di lavoro, non soltanto tecnico, ma anche di allenamento per quelli che praticano Kick Boxing o Full Contact.
L'allenamento di Kick Boxing Nel 1973 sono rimasto colpito dal primo capitolo della serie televisiva Kung Fu, a tale punto, che ho iniziato a raccogliere compilare dati ed informazioni su ciò che appariva così tanto innovativo e diverso da ciò che avevamo visto e conosciuto: le Arti Marziali. Nel giro di poche settimane, mio padre mi iscrisse ad una palestra. Su consiglio dell'istruttore, ho iniziato a praticare Judo; secondo il Maestro, era quanto
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di più completo e adatto per la mia età ci fosse, ma non assomigliava per nulla a quello che si vedeva nella Serie Televisiva, e neppure a quello che si vedeva al cinema , mesi dopo. Dopo avere visto in azione Bruce Lee, mi è successa la stessa cosa che era successa a migliaia di giovani, rimasi catturato dalle sue capacità e dal suo carisma. Volevo combattere come lui, tuttavia, nella palestra, appena si lanciavano
Nel variare ed alternare gli allenamenti risiede il segreto per mantenere viva l'attenzione dell'allievo.�
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“atemi„ (colpi), quasi tutto si basava su afferraggi, proiezioni e combattimenti a terra. Un giorno, mi imbattei nella collina di Los Angeles con bambini del quartiere che praticavano karate, e fu inevitabile che sorgesse la eterna discussione: “La mia arte marziale è migliore della tua…. Dopo avere discusso di ciò, senza arrivare a nessun accordo, decidemmo di disputare un combattimento amichevole; ogni volta che provavo ad avvicinarmi al mio avversario, inevitabilmente venivo colpito. Da una sconfitta, si a p p re n d e più che da una vittoria e quella non fu una eccezione, ha cambiato completamente il mio concetto di combattimento ed ho deciso di cambiare arte marziale, non senza prima congedarmi dal mio Istruttore, che mi dimostrò che con l'esperienza, un judoka poteva afferrarti da qualsiasi angolazione e proiettarti con una velocità spaventosa, certamente…, ma come non esistono verità assolute, non esiste l'arte marziale “perfetta„ ed universale per tutti. Non c'è stata nè mai ci sarà semplicemente perché ogni persona possiede attributi fisici diversi ed i suoi propri obiettivi marziali, non sono né migliori né peggiori rispetto ad altri, ma sono semplicemente diversi. Riassumendo, lo Judo non rispondeva alle mie aspettattive e da lì è iniziato il
“Maestro non è colui che insegna qualcosa, ma colui che spinge l'allievo a dare il meglio di sè per scoprire una conoscenza che ha già dentro nella sua anima.” 28
mio viaggio nelle Arti Marziali, un viaggio di quasi quaranta anni di pratica ininterrotta, dei quali, più di venti trascorsi allenandomi in due arti di combattimento diverse, in modo complementare. A parte il fatto che, ovviamente, essendo direttore delle riviste “Dojo” e “Bruce Lee”, non soltanto ho avuto l'occasione di intervistare e conoscere a moltissimi Maestri, ma ho potuto anche allenarmi con molti di loro, grazie agli inviti che ricevevo per assistere a stage e seminari. Per questo motivo ho potuto apprendere e comparare varie ottiche e
scere che ciò che influisce realmente è la tappa di apprendistato nella quale ti trovi. A volte, consiste semplicemente nel trovare una risposta alle tue domande, cosa che non implica che questo rappresenti il meglio, ma semplicemente quello che ti porta ciò di cui hai bisogno in quel momento o se si preferisce, quello che ti ispira, come ha detto Paulo Coelho: “Maestro non è colui che insegna qualcosa, ma colui che spinge l'al-
concetti marziali, arrivando alla conclusione che a volte quello in cui credi meno, è ciò da cui apprendi di più e che quello che più ti è affine e dal quale più ti aspetti è quello che che meno ti insegna. Alla fine scopri che a volte dove cerchi meno, è dove trovi di più. Quante delusioni da Maestri Insigni e quante sorprese da insegnanti sconosciuti? Il Sapere non si accompagna sempre alla notorietà (a volte immeritata), conseguenza magari di una azzeccata campagna di marketing o di essere semplicemente nel luogo giusto al momento giusto, o frutto di una fortuna casuale. Forse in questo non posso essere del tutto imparziale ed equanime come dovrei perché, oggettivamente bisog n a ricono-
lievo a dare il meglio di sè per scoprire una conoscenza che ha già dentro la sua anima”. Non so se avevo queste conoscenze dentro di me, ciò che so è che si procede per tappe: la prima è “fisica” dove apprendi e lavori per manifestare le tue capacità; la seconda è quella della “crescita”, dove apprendi ad insegnare e condividere, e la terza è “la tappa dell'evoluzione” il viaggio interiore dove scopri che c'è qualcosa di più oltre a calci e pugni... Dopo anni di pratica di arti marziali e di sport di contatto, credo di essere arrivato ad una tappa della maturità marziale nella quale posso contribuire o ispirare altri a lavorare, o almeno a fare ricerche su settori nuovi del proprio allenamento. Ho provato nel DVD a non a cadere nell'errore di mostrare come si attacca con un diretto destro o sinistro, così come con qualunque tipo di gancio, perché ritengo che queste tecniche siano conosciute da tutti,
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così come alcuni esercizi che vengono ripetuti da oltre 30 anni in qualsiasi palestra in cui si impartiscono lezioni di sport di contatto in generale ed in generale di Kick Boxing. In questo DVD mostro come rafforzare il sistema di difesa (schivate, parate e bloccaggi), con esercizi innovativi e completamente diversi da quelli che sono frequentemente utilizzati negli sport di combattimento, mostrando come metterli in pratica in tempo e come portare attacchi e lasciando una porta aperta per effettuare ogni variante che si voglia eseguire. Nella loro maggioranza, questi esercizi sono adattamenti estratti da altre arti marziali che ho praticato, co s a che no n implica che co n picco le mo difiche, no n po s s ano essere utili ed efficaci, applicati nella Kick Boxing. L'esperienza mi ha dimo s trat o che v ariando e cambiando gli esercizi, si ottimizzano i risultati nell'addestramento. La peggiore cosa che può succedere ad un allievo o ad praticante è cadere nella routine, cosa che costituisce un pas s o v ers o la demo tiv az io ne e quindi, una s t rada v ers o l'abbandono. Non si può ripetere gli stessi esercizi per anni e pretendere di mantenere la mo t iv az io ne e l'entusiasmo del primo giorno. Nel variare ed alternare gli allenamenti risiede il segreto per mantenere l'attenzione dell'allievo; a questo scopo, l'istruttore, come l'acqua, deve “scorrere” perché altrimenti si cade nel rischio di chiudersi e di rovinarsi… Alcuni esercizi che sono mostrati nel DVD servono a sviluppare allo stesso tempo varie abilità, ad esempio, il lavoro di schivate tra tre persone per rafforzare e perfezionare lo spostamento, lo schivare, il lavoro di bloccaggio e soprattutto, la fisicità. Ovviamente il dispendio e la scarica di adrenalina non è la stessa quando si schiva da una persona piuttosto che da due e certamente, serve anche a sviluppare il sesto senso o sviluppare la velocità della percezione, cioè la rapidità di vedere o indovinare il colpo che verrà tirato.
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“Non tutti hanno il dono di colpire. nella Kick Boxing si pone un accento speciale su due tipi di potenza di base: la potenza bruta e la potenza esplosiva.” Questo tipo di rapidità è di primaria importanza quando si partecipa in maniera assidua a competizioni e da essa dipende direttamente ciò che conosciamo come il principio di anticipo in difesa. Quando si combatte molto spesso, arriva un momento in cui il concorrente diventa capace di prevedere il colpo che gli sarà lanciato, e ovviamente, conoscendolo, potrà evitarlo e quindi potrà effettuare un contrattacco efficace. Nella sezione pugni si mostra come colpire con velocità, precisione ed una esplosività devastante con le braccia, applicando prima tecniche di attacco, e quindi, di difesa. Tutte le tecniche sono accompagnate da una spiegazione del movimento e da una serie di esercizi per metterli in pratica con successo. Non tutti hanno il dono di colpire. Nella Kick Boxing si pone un accento speciale su due tipi di potenza di base: la potenza bruta e la potenza esplosiva. La prima si basa sulla quantità d'energia bruta che lo sportivo marziale è capace di trasmettere fino alle sue giunture o ai suoi piedi; la seconda, meno conosciuta, che spieghiamo e sottolineiamo è quella esplosiva, dove la velocità è l'attributo più importante per svilupparla, perché questa dipende in gran parte dalla rapidità di
contrazione e rilassamento dei diversi muscoli implicati nel movimento e dall'accelerazione che raggiunge il nostro arto. L'efficacia della esplosività risiede nell'effetto “colpo di frusta” cioè, lanciare un oggetto ad una grande velocità verso un obiettivo ed ritirarlo bruscamente effettuando il movimento contrario o, equivalentemente, il richiamo di quest'ultimo, in modo che l'estremità di quest'oggetto flessibile (punta di una frusta, peso attaccato ad una fune, ecc.) colpisca l'obiettivo esattamente al momento della trazione inversa, quando viene richiamato. In un certo modo, alla potenza d'estensione si aggiunge la potenza di contrazione, fondendo tutti e due in una esplosione di energia. Oltre a questi, negli sport di contatto si usano altri tipi diversi di potenza o, dovrei meglio dire che, al momento di attaccare, un praticante può avvalersi o ricorrere ad alcune “particolarità” per aumentar ne l'efficacia. Queste caratteristiche particolari alle quali ci riferiamo, non dipendono assolutamente né hanno nulla vedere con il peso e la forza bruta del praticante. Ad esempio, nei pugni o nei calci girati, la potenza è prodotta dall'inerzia che si ottiene girando o ruotando il corpo, e il peso rappresenta un ostacolo, perché con un peso più grande, la rotazione è più lenta e quindi meno potente. Nel DVD mostriamo come lavorare il pugno in rotazione e come arrivare ad applicarlo in combattimento e naturalmente il pugno portato con inerzia è sempre più più usato sul ring. La terza ed ultima parte del DVD è dedicata a rafforzare il lavoro di gambe nella Kick Boxing, con alcuni esercizi che mettono un accento speciale sull'acquisire tecnica, potenza, velocità ed anche elasticità, che nel loro insieme aumentano l'efficacia nel combattimento con le gambe. Infine, il DVD si chiude mostrando una varietà di esercizi e di tecniche poco abituali, che occorre indagare e sperimentare per la loro efficacia, importanza e validità dimostrata in combattimento.
Sport da Contatto
“Nel 1973 sono rimasto colpito dal primo capitolo della serie televisiva Kung Fu, a tale punto, che ho iniziato a raccogliere compilare dati ed informazioni su ciò che appariva così tanto innovativo e diverso da ciò che avevamo visto e conosciuto: le Arti Marziali.”
“Dopo anni di pratica di arti marziali e di sport di contatto, credo di essere arrivato ad una tappa della maturità marziale nella quale posso contribuire o ispirare altri a lavorare, o almeno a fare ricerche su settori nuovi del proprio allenamento.”
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Mente e corpo: l'addestramento totale di un Thai Boxer n Nak Muay si presenta come un atleta sempre pronto al combattimento, fiducioso del proprio arsenale fatto di gomiti, ginocchia, tibie e mani forgiate per essere vere e proprie armi, che egli sa usare con maestria sfruttando i principi tecnici e scientifici di un'Arte Marziale che ha provato la sua validità in tutte le condizioni. In realtà una parte integrante di tale arsenale, forse ancora più importante delle armi naturali, che rende il thai boxer una vera macchina da combattimento è il suo spirito guerriero; mai arrendersi, mai arretrare di fronte al nemico, non mostrare i segni del dolore o della fatica estrema durante lo scontro, restare imperturbabile nella sconfitta così come nella vittoria, in tutto ciò si estrinseca tale attitudine marziale. Imparare a sopportare il dolore. Come per tutti gli altri attributi fisici (resistenza, forza, velocità, riflessi) anche la volontà di ferro necessaria a superare qualsiasi ostacolo viene allenata progressivamente. Partendo da una quantità di lavoro non eccessiva, un maestro esperto, aumenta progressivamente il carico totale di allenamenti in termini di intensità e di durata per portare la capacità di resistere alla fatica estrema ed al dolore a livelli sempre più elevati. Inoltre, sebbene la Muay Thai sia per definizione un'attività individuale, nell'addestramento in un Kai Muay, l'elemento “gruppo” gioca un ruolo fondamentale. I Maestri thai esprimono questo concetto con il detto “Khru Puk Luk Chum” che letteralmen-
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te vuol dire imparare attraverso l'osservazione degli altri. Secondo molti studiosi di tecnica pugilistica, questa parte dell'apprendimento si rivela spesso altrettanto importante della supervisione e dei consigli dati direttamente dal Maestro. Osservare i propri senior che soffrono senza mostrare segni apparenti di fatica oppure assorbono gli impatti sul proprio corpo restando impassibili (pur sapendo che la loro è in realtà solo una maschera che indossano per non dare al nemico indizi sul proprio stato fisico o emotivo) è per i giovani combattenti una scuola di vita che non ha prezzo. Il continuo contatto con combattenti esperti insegna ai nuovi praticanti come rendere la propria concentrazione assoluta durante le varie fasi degli allenamenti: niente deve distogliere l'attenzione del thai boxer dal suo solo obiettivo, addestrarsi ad eliminare tutti gli avversari che egli si troverà ad affrontare. Qualsiasi pensiero negativo che possa in alcun modo incrinare la corazza di sicurezza che viene preparato ad indossare, deve essere tenuto lontano.
La tecnica di addestramento Sotto il profilo tecnico, il primo degli esercizi utilizzati dai Khru Muay per insegnare ai loro allievi a soffrire è la corsa su strada: tutti i thai boxers cominciano a forgiare il loro spirito combattivo indossando scarpette da corsa e percorrendo kilometri e kilometri a ritmi più o meno elevati. Il passo successivo del profondo training mentale a cui vengono sottoposti i combattenti consiste nelle lunghe sessioni di allenamento all'impatto che rappresenta gran parte dell'addestramento giornaliero di un Nak Muay; sacco pesante per condizionare le ossa e per aumentare la pesantezza dei colpi, focus gloves per allenare l'esplosività e la precisione dei pugni e dei colpi di gomito, e soprattutto l'attrezzo per eccellenza della Muay Thai, i Pao. Durante i molti rounds di lavoro ai colpitori Pao (Thai Pads) il thai boxer viene instradato sul cammino della imperturbabilità anche in condizioni di estremo stress psico fisico; mai mostrare segni di cedimento, sorridere di fronte al dolore ed alla fatica rendendo l'avversario sempre incerto sulle nostre vere condizioni fisiche e psicologiche. Il terz o element o fo ndamentale utiliz z at o nella preparazione psico fisica del Nak Muay è rappresentato dagli esercizi a coppie; sparring libero o condizionato (che in Thailandia è chiamato Len Chern o “giocare con le tecniche”) e soprattutto la lotta thailandese Muay Pram. Quest'ultimo è il tipo di allenamento in cui si forgia letteralmente la capacità di incassare colpi sempre più violenti su tutto il corpo ed è in questa fase che si riesce a valutare realmente se un nuovo adepto ha la “stoffa”. Ginocchiate sul tronco, sulle gambe, sulle braccia, torsioni del collo e strette al torace, dure proiezioni a terra, pugni a mani nude su addome e costato, tutte le tecniche vengono impiegate per addestrare il Nak Muay ad assorbire impatti di ogni genere senza mostrare di accusare il minimo dolore e resistendo per ore agli attacchi di partner di statura e pesi diversi.
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La Naginata è un'arma tradizionale usata dai Samurai del Giappone feudale, simile a una lancia con una lama curva. La sua pratica è simile a quella della Katana ed essendo più corta dello Yari, rende possibile l'esecuzione di un maggior numero di attacchi e difese e può essere manipolata in modo molto rapido ed efficace. In questo nuovo DVD, il Maestro Akeshi ci mostra nel dettaglio i 20 Kumidashi di Naginata e i 5 Kumidashi di Kihon, questi ultimi per creare un ponte tra la Naginata e la Katana e sottolineare le similitudini che esistono tra di esse. Questi Kumidashi sono eseguiti con Bokken che, a causa del suo peso, risveglia i muscoli sopiti, i quali aiuteranno in modo decisivo il comportamento e l'evoluzione tecnica di entrambe le armi. La Naginata colloca gli allievi di Arti Marziali davanti a un nuovo scenario di distanze, pesi e mobilità e il suo studio deve essere considerato prioritario per gli amanti del Kobujutsu, perché enfatizza le sensazioni, l'equilibrio e la forza, affinché tutte siano gestite con fluidità.
Dave Kovar, consumato artista marziale e Cintura Nera in 6 stili di Arti Marziali, possiede un'esperienza di più di 30 anni in attività di insegnamento. Professore di Kenpo, ebbe l'occasione di imparare con alcuni dei migliori, e in qualità di Maestro di maestri fuori e dentro il tatami ha sviluppato un metodo unico di insegnamento che offre all'Istruttore la capacità unica di aiutare gli allievi a migliorare le loro abilità e ad aumentare la fiducia in se stessi, la disciplina e il rispetto. Allenando differenti sistemi, presto o tardi si giunge alla conclusione che, al margine dei rituali e le tradizioni, nella loro essenza, le Arti Marziali sono molto simili tra loro, possono all'inizio approcciare le cose in modo differente, ma generalmente giungono alle stesse conclusioni. In questo modo usa il Kenpo come base per mescolare tecniche e teorie di altri sistemi, di fronte ad attacchi basilari universali come punto di partenza. In questo DVD ci mostra le combinazioni di doppio pugno, sequenze di difesa personale progressiva, "Kenpo 6" o esercizi interattivi con compagno e tecniche di punti di pressione. Uno spirito indomito nella ricerca dell'eccellenza che ha dato già magnifici frutti.
Il Maestro Montana, insieme al suo team d'istrutori, ancora una volta ci sorprende con questo DVD che mostra i concetti e le tecniche di base con il Sarong da un punto di vista occidentale, ma senza dimenticare le sue radici indonesiane. In questo DVD si studia in diversi metodi di lavoro l'aspetto tradizionale, attraverso le tecniche di polizia e militari in un modo educativo, facile e conveniente con i passi da seguire, a partire delle modalità di presa, tecniche di gamba, mano vuota e una particolare attenzione sul disarmo di coltello e bastone, per finalizzare con il Kerambit in simbiosi con il Sarong, collegandosi così con il precedente lavoro sul coltello a doppio taglio indonesiano e filippino. Scopri la nobile arte del Sarong, abbigliamento e arma invisibile caratteristica in Indonesia e nelle Filippine, due delle influenze e pilastri del sistema MTS. Dopo aver appreso le sue applicazioni, in generale, è possibile adattarlo al tuo stile personale, ampliando la propria attività di ricerca e sviluppo, con una vasta gamma di possibilità. Con la pratica costante, il sarong entrerà a far parte del tuo sistema in modo libero e intuitivo. (Disponibile in spagnolo-inglese-francese)
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Tutti i DVD prodotti da Budo International vengono identificati mediante un’etichetta olografica distintiva e realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafie rispettano i più rigidi standard di qualità. Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o la copertina non coincide con quella che vi mostriamo qui, si tratta di una copia pirata.
Nella cultura marziale vietnamita, qualunque sia lo stile o la scuola, due armi sono particolarmente importanti: l'alabarda Dai Dao e la sciabola. Lo studio di queste due armi é indispensabile per ogni praticante di arti marziali vietnamite, in quanto sono le armi più importanti nei campi di battaglia. Se paragoniamo la sciabola e la alabarda, notiamo che la sciabola é particolarmente adatta ai colpi di taglio, di punta, alle parate e bloccaggi. In alcuni casi, si può utilizzare l'impugnatura della sciabola per colpire e la guardia per agganciare le lame, ma è l'ultima risorsa. Dall'altro lato, l'alabarda é veramente concepita per essere un'arma versatile che permette di portare colpi di taglio, affondi di punta a corta e lunga distanza, parate e bloccaggi con la lama e con l'asta, inoltre consente di agganciare l'arma dell'avversario, é efficace usata come mazza e per portare fendenti. In questo DVD realizzato dal Maestro Patrick Levet, studieremo le tecniche di base della sciabola: attacchi, schivate, parate, deviazioni, le 15 tecniche fondamentali della sciabola, il Quyen di Sciabola Tinh Hoa Luong Nghi Kiem Phap, basato sull'essenza del principio delle 2 opposte polarità, e il Quyen della “Alabarda della Luna e del Sole”, insieme alla forma attuale da competizione, con alabarda leggera.
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Il Palo, Arma del Vecchio Maestro Il Choy Li Fut vanta un grande arsenale di armi e fra tutte forse la più importante, grazie alle nostre origini Shaolin, è il palo, chiamato anche bastone. Il Maestro di Choy Li Fut, Chan Heung grazie ai suoi maestri ha appreso le tecniche del tempio di Shaolin del Sud e del tempio del Nord, poiché Chan Yuen Woo e Li Yau San era Maestri del Sud e il monaco Choy Fok del Nord. Il palo è una delle armi più importanti del sistema Choy Li Fut e degli stili Shaolin del Nord e del Sud. Le conoscenze che abbiamo ora delle forme e delle tecniche di bastone hanno una lunga storia che risale alla dinastia Song del Nord (960-1126). In questo periodo è esistita una famiglia di soldati famosi per utilizzare la lancia in modo virtuoso, la famiglia Yang. Vista la fama raggiunta dalla loro tecnica, oggi si parla della Lancia della famiglia Yang (Yang Jia Qiang). Il quinto figlio della famiglia
Yang, Yang Wu Lang, col tempo e per i casi della vita giunse fino al tempio di Shaolin del Nord per diventare in monaco buddista. Poiché uno dei precetti buddisti era di non uccidere, Yang Wu Lang ha tagliato la punta della lancia trasformandola in un bastone e in questo modo egli ha potuto praticare le tecniche della lancia che lo avevano reso famoso e contemporaneamente ha creato le tecniche di bastone. I precetti buddisti predicano la misericordia, ma i monaci buddisti avevano bisogno di difendersi dai banditi ribelli della Cina, che approfittavano della incapacità di difendersi dei monaci per picchiarli e derubarli, ed è la ragione per cui Yang Wu Lang istruì i monaci affinchè potessero difendere sè stessi ed il tempio della Montagna del Wudang, migliorando al contempo la loro salute.
Tecniche del Bastone nello Stile Choy Li Fut Come possiamo riconoscere se uno studente effettua le tecniche di Shaolín del Sud o del Nord? Gli studenti del Sud utilizzano sempre la mano destra in avanti e la sinistra indietro, ma anche le tecniche sono diverse da quelle del Nord. Il bastone del Sud utilizza il così chiamato Ging appiccicoso e arrotolato come la coda di un Drago (portare l'energia facendola vibrare fino alla fine del palo).
Gli studenti del Nord antepongono la mano sinistra alla destra Le tecniche sono ampie e circolari, con colpi verticali diretti verso il suolo, facendo in modo che il bastone o palo amplii il suo raggio di azione. Utilizzano anche le tecniche di bastone come se fossero lancie: colpi diritti, con vasti cerchi, chiamati colpi di frusta. Le tecniche fondamentali del bastone, che ogni studente di Choy Li Fut dovrebbe conoscere ed allenare quotidianamente, iniziano ad essere insegnate a partire dal secondo o dal terzo anno, quando lo studente conoscerà perfettamente i movimenti delle gambe e dei pugni. A partire dal terzo anno, l'istruttore, il Sifu, ecc. deve fare in modo che gli allievi inizino a conoscere le tecniche di bastone a singola e doppia estremità. Nello stile Choy Li Fut abbiamo una grande e variegata quantità di forme o di Kuen di bastone. Come esempio possiamo citare il
Choi Li Fut bastone a estremità singola , il bastone a doppia e singola estremità, il bastone della lancia, il bastone della bandiera, il bastone del pescatore, il palo dalla doppia testa di drago, ecc. Possiamo enumerare le tecniche di base nel modo seguente: • Jeh-Lan (blocco del palo della bandiera). Si posiziona il bastone in posizione verticale con una angolazione rispetto al corpo di circa 80º, per bloccare un attacco orizzontale diretto al fianco del corpo sopra le costole fluttuanti. • Lau. E' un colpo diretto con la punta, dalla cintura al mento, simile al pugno Jong. • Sot (colpo di frusta o tirare verso l'ester no). E' un colpo laterale e verticale diretto alla testa. • Gort (tagliare e tirare all'indietro). E' una tecnica per disarmare l'avversario colpendogli il polso e disarmandolo. • Tiu (sostenere la canna del pescatore). E' un colpo di attacco verso l'alto con la punta del palo. Si usa per colpire l'inguine o il polso. • Peet (il segno del pennello). Blocco discendente che copre la parte laterale includendo le gambe ed il corpo.
• Tao-ding-fa (il fiore sopra la testa). Può partire dalla cintura facendo girare il legno attorno al nostro corpo, creando un colpo devastante. Potremmo paragonarlo alle eliche di di un ventilatore. • Dik-soy (sgoccciolando l'acqua). È un blocco che protegge la zona della testa con un angolo di 45º. • Dah-siu-kei (colpo del giro di bandiera). Colpo con il legno che gira sopra la testa e colpisce orizzontalmente di lato, verso il plesso solare. • Boi-gim (portando la spada incrociata). La mano destra gira mettendo il legno dietro il corpo per proteggere il dorso e l'estremità del bastone afferrato con la mano sinistra termina coprendo la testa.
Queste tecniche di base sono un piccolo esempio di tutte quelle che devono essere praticate fino ad arrivare a raggiungere le 19 tecniche originali. Tra gli artisti marziali cinesi esisteva un vecchio detto, che recita all'incirca così: “Quando combatti con i pugni, pensa solo a correre se il tuo avversario è giovane e forte; quando combatti con il lungo legno contro un altro lungo legno, preoccupati ti trovi davanti un avversario vecchio e saggio “. L'umiltà porta alla saggezza. Ricordalo tutti i giorni della tua vita. Jie-GaoPedro Rico Escuela Shaolin Choy Li Fut c/ Bélgica nº 11 local 976533296 Zaragoza
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Hung Gar Yin e Yang nell'Hung Gar Molte volte i segni conosciuti in Occidente come Yin e Yang sono utilizzati per cose molto diverse. Purtroppo, anche in relazione all'uso di cannabis. Non c'entra assolutamente niente! La definizione, che si trova su Wikipedia, serve per una buona introduzione a questo capitolo: Yin e Yang descrivono le contraddizioni nelle loro relazioni bilaterali. Pertanto possono essere utilizzati come una spiegazione dei fenomeni e dei processi di cambiamento e per rappresentare parti in conflitto e la loro ripetizione continuativa. Yin e Yang si alternano nella salita e nella discesa. Dopo una fase alta di Yang, segue necessariamente un calo di Yang e un aumento di Yin e viceversa. "La fonte originale si muove e crea Yang. Quando il movimento si esaurisce, si ferma e questa staticità genera Yin. Quando questo immobilità termina, si rigenera il movimento. Così abbiamo alternativamente movimento e riposo. I due compongono il fondamento dell'origine dello Yin e e dello Yang sul quale si basano le due forme”. Questa concezione appartiene ad un uso popolare o, per meglio dire, serve a definire la misura media dell'etica nella società. Secondo ciò, il popolo, in tempi prosperosi non deve sprecare, ad esempio, durante anni di buon raccolto, deve conservare per quando verranno anni di penuria di carestia. Durante i cattivi tempi si deve svegliare la speranza del popolo, poiché, secondo l'insegnamento dello Yin-Yang, ai cattivi tempi devono inevitabilmente seguire tempi buoni.
La trasformazione dello Yin e Yang rappresenta, oltre a questi modi di progredire secondo gli antichi astronomi, anche la ragione per la quale i fenomeni naturali avvengono come avvengono, ma anche che questi fenomeni naturali sono la conseguenza di alcuni comportamenti sociali. Così, lo Yin e lo Yang ed i suoi cambiamenti trovano ragione nella periodicità delle stagioni dell'anno e nel comportamento degli uomini, che si adattano a questi cambiamenti. Yin e Yang non possono alzarsi o diminuire allo stesso tempo. Quando Yang viene esaltato, si riduce lo Yin e viceversa.
Yam Yeung (espressione cantonese dello Yin e Yang) Il modo di pensare occidentale ama categorizzare e impacchettare tutto in piccole scatole. Dentro e fuori, Yin e Yang sono buoni esempi di questo schema. La comprensione cinese dello Yin e Yang è, al contrario, molto relativa. Una tigre è Yang, quando la paragoneranno a una gru, tuttavia la gru è Yang paragonata ad un pesce. La trama dell'universo che si dissimula dietro lo Yin e lo Yang è qualcosa di dinamico, e non è bianco o nero. Questa è una concezione molto importante per comprendere gli stili morbidi. Dopo tutto si tratta di trarre vantaggio, dalle relazioni mutevoli tra i due poli. Yin e Yang sono in questo modo suddivisibili in modo infinito. Il Gran maestro Chiu Chi Ling mi ha rivelato un giorno che “nell'Hung Gar non si tratta di utilizzare la forza. E' possibile sconfiggere 1.000 chili soltanto con 10“. Gli occidentali chiamano questo Yin e Yang, ma il concetto cinese corretto è Taiji, che vuole significare: “La legge definitiva più alta” Lo stesso termine è utilizzato in Cina per l'arte marziale inter na conosciuta come Taiji Quan. Il modo nel quale il Gran
Maestro Chiu si esprime coincide con le enunciazioni della letteratura classica cinese e delle teorie morbide, che enunciano che la forza morbida è in condizione di sottomettere la forza forte. Il Gran Maestro Chiu mi ha spiegato che: “Quando viene chiesto alla gente riguardo al Taiji, loro affermano di applicarlo sempre“. Nell'Hung Gar troviamo il Principio dello Yin e dello Yang anche nella legge delle 6 Direzioni, che conosciamo già, una legge di base dello Shaolin Hung Gar kung originale. Lo troviamo intensamente nella forma, universalmente conosciuta, della tigre e della gru (Fu Hok Seung Yin Kuen). L'allievo avanzato di Hung Gar, si troverà ad avere a che fare (prima o poi) con le due forze: Forte (Gong) e Morbida (Yau). Normalmente lo vedo spesso tra i miei allievi, l'allievo non comprende la relazione tra Gong (Forza) e Say Lik (Forza Morta). Hanno l'impressione che tutte e due siano la stessa cosa. Questo non è vero. Occorre naturalmente sentire questa necessità di conoscenza, per comprendere le forme più avanzate dell'Hung Gar e potere lavorare con esse. Per potere imparare la medicina tradizionale cinese, bisogna approfondire lo Yin e lo Yang. È necessario anche quando qualcuno vuole apprendere il Feng Shui (Fung Soi). La stessa cosa è necessaria se un allievo di Hung Gar vuole progredire nello Stile. Raccomando di approfondire intensamente lo Yin e lo Yang. Questa predisposizione di base aiuterà in seguito a comprendere i 5 elementi ed in questo contesto anche gli animali classici.
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Kyusho Kyusho (il punto vitale) dello sviluppo dell'energia Posizione 2: “Posizione del piede” Abbiamo già parlato della posizione al suolo che agisce sul chakra della radice e sul canale principale Shushuma (colonna vertebrale e sistema nervoso centrale); ora il praticante è pronto ad affrontare altri aspetti del corpo prima di svegliare la Kundalini (energia interna in relazione con l'elettricità del corpo). L'obiettivo dello yoga è di aiutare il corpo ad essere preparato per indirizzare la sua elettricità interna evitando i suoi effetti nocivi potenziali. Kundalini è il collegamento energetico del corpo con la coscienza e la saggezza più spirituale in relazione con l'universo, è l'energia universale che si è manifestata per la prima volta nella divisione delle prime cellule al momento del sorgere della vita. Dopo la nascita il corpo cresce rapidamente mentre l'energia scorre senza peso, trasmessa dal cervello attraverso il midollo spinale, con l'aumento dell'energia vitale o prana. Durante questo tempo il processo della Kundalini è molto attivo, specialmente nel centro più potente di questa energia vitale nel corpo, gli organi sessuali. Tuttavia quando
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terminerà il processo di crescita del corpo, le nostre abitudini, l'alimentazione, lo stress fisico come quello mentale comincieranno a chiudere questa via di forza energetica primaria gradualmente dal cervello fino al resto del corpo. Le posizioni dello yoga (che sono correlate con quelle dello Chi Gong) iniziano a portarci rilassamento per l'apertura del corpo e in questo modo potere ristrutturare nuovamente quest'energia. Una volta aperto, Kundalini migliorerà il sistema nervoso ed accelererà l'evoluzione del cervello e del sistema nervoso e questo si traduce in una più grande efficacia delle funzioni vitali, delle funzioni mentali, e della saggezza della coscienza. La preparazione accurata della Kundalini è un altro punto vitale dello yoga; per assicurare che il Risveglio sia sicuro e piacevole e non distruttivo e gravoso per la salute fisica e mentale del praticante. Liberare Kundalini senza controllo o preparazione spesso è causa di una serie di sintomi sgradevoli, che possono includere: insonnia, attacchi di panico, attività muscolare involontaria (come ad esempio, sindrome delle gambe affaticate), contrazioni, spasmi, disequilibrio del tronco e della mente; sovraccarico della percezione sensoriale, allucinazioni, incapacità per concentrarsi, deficit d'attenzione, e molto altro.
Esploreremo di più Kundalini nei prossimi capitoli, e cercando di rendere il praticante conoscitore di ogni posizione per controllare e prepararsi al risveglio. Mi raccomando di non affrettarsi a passare da posizione a posizione, datevi tempo per preparare ogni posizione approfonditamente prima di passare alla successiva.
“Posizione del piede” (Pádásana) Questa posizione centrata sui piedi prevale in molte culture ed in molte religioni attraverso il tempo come l'Induista, la Buddista o la Taoista. Rappresenta una estensione della prima posizione “Il Loto” e l'obiettivo è lo stesso, armonizzare il corpo. Questa posizione è una posizione a terra dove si chiude il perineo per trattenere l'energia crescente, i muscoli esterni e posteriori delle gambe sono sollecitati per mantenere l'equilibrio laterale. Appena le gambe si uniscono il cervello avverte l'equilibrio da lato a lato e manda conoscenza ed energia a questi muscoli perché mantengano l'equilibrio… in questo modo l'energia dal cervello scorre verso il basso attraverso il corpo fino al tallone e la parte esterna del piede. Unendo il palm delle mani contemporaneamente ai gomiti verso l'alto e di lato si ottengono due obiettivi principali, aumentare il movimento da
lato a lato cosi come l'attività cerebrale; apre inoltre la spina dorsale in una zona importante che va dalla base del collo (vertebra cervicale) fino alla zona situata tra le scapole nella prima vertebra toracica. Questo consente che la spina dorsale si rilassi e si apra ed inoltre raddrizzi la curva dello colonna vertebrale in questa zona. Questa curva che si crea quotidianamente con attività come lavorare al computer, guidare o altro, blocca il flusso d'energia dal cervello attraverso la spina ed i nervi periferici. Questo può minare la salute fisica e causare dolori di spalle e di testa (che a sua volta influiscono su altre funzioni). Per sperimentare questo e diventarne più coscienti interiormente, restate con i piedi e le mani uniti e le spalle verso il basso. Concentratevi sulla sensazione che avvertite nella parte bassa del collo e la parte alta della spina dorsale, sentirete una sottile ma crescente tensione nella zona, e stanchezza e pressione nella parte media posteriore del corpo. Una volta chiara questa sensazione alzate i gomiti verso l'alto e verso i lati così come mostra la fotografia. Sentirete un sollievo ed un rafforzamento di tutta la spina dorsale. Vi sentirete più leggeri poiché l'energia non sarà trattenuta, ma anzi circolerà liberamente verso il basso dalla spina verso le gambe; otterrete una maggiore area di appoggio, facendo in modo che il corpo si senta tanto più leggero tanto più è assestato. Quando il corpo chiede al cervello stabilità, controllo o movimento, si inviano vibrazioni bioelettriche ai nervi motori e periferici per condurre a termine la funzione richiesta. Quando l'energia si muoverà dal cervello più che salire verso di esso nelle funzioni sensoriali, sarà un effetto di base. Quando il corpo si rinforza con una tensione muscolare, deve avere una base sulla quale fare forza; questa superficie è dove trova fondamento l'energia o un effetto di base. Sono queste tensioni (benché leggere) che la posizione ottiene, che muovono l'energia verso il basso dal cervello fino al corpo ed alla base. L'unione delle mani ha inoltre due funzioni; colloca l'equilibrio centrale focale nella spina dorsale anzichè gravare sulla struttura muscolare inoltre assesta la parte frontale del petto. Assumendo questa posizione con il palmo delle mani separati, le spalle ed i muscoli della parte posteriore delle gambe ricevono più energia delle gambe. Unendo i palmi avvertirai l'equilibrio ed il peso corporeo più centrato sulla spina dorsale perché l'energia si concentra in quel punto anzichè sulla zona muscolare. Inoltre il petto e lo stomaco sono più centrati e compressi per poter successivamente mantenere l'integrità del petto dal davanti verso la parte posteriore. Questo non soltanto aiuta a mantenere la spina più diritta, ma anche un assetto del corpo più centrato e più equilibrato. Dopo avere avvertito la sensazione cosi come prima descritto, dirigete la vostra attenzione verso la testa ed il cervello. Separate nuovamente il palmo delle mani, concentratevi per avvertire le sensazioni nella testa. Sentirete i lati del collo e della testa (particolarmente la parte posteriore della testa) più tesi. Quando unirete il palmo delle mani non sentirete l'energia gravare sui muscoli ma provenire dal centro del cervello. Quando avvertirete queste differenze sottili, potrete sentirle come fisiche, ma dovrete rendervi conto che tutte queste azioni fisiche, tensioni, e sensazioni sono prodotte dalla presa di conoscenza del cervello di questa elettricità che si dirige verso questi muscoli e strutture. Tutto è energia, anche ciò che è fisico, una volta che sarete coscienti di questo, la vostra conoscenza del flusso dell'energia inter na crescerà sostanzialmente… … é il vostro viaggio, non soltanto la vostra ricerca.
Respirazione e intenzione: Quando inali lentamente attraverso il tuo naso, prova a sentire l'aria che sale dalle narici e che discende dal centro del cervello verso il basso fino ai piedi in contatto con il suolo. Prova a sentire come fluisce dal centro del vostro corpo verso il suolo attraverso i piedi. Quando espiri con la bocca, senti come il corpo si rilassa, arrivando alla coscienza, senti i lievi movimenti sottili del corpo mentre mantiene l'equilibrio. Renditi cosciente, quando espiri, anche dell'espansione fisica del corpo mentre si fonde con l'ambiente circostante. Col tempo inizierai a sentire la vibrazione o l'impulso espirando, questo è reale e naturale. Testo: Evan Pantazi Yoga Instructor: Carolina Lino - Ponta Delgada, Azzorre Foto: Tiago Pacheco Maia - Ponta Delgada, Azzorre
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Questo DVD di Pronto Soccorso è uno strumento indispensabile per tutti i praticanti di arti marziali che, prima o poi, incontrano situazioni in cui si deve "aiutare". In ogni scuola dove si combatte, o semplicemente c'è un duro contatto fisico è stato uno studente o un insegnante che è stato picchiato o ha subito qualche lesione. Forse sono stati messi fuori combattimento, o hanno avuto alcuna difficoltà respiratoria, crampi muscolari, vertigini, nausea, o qualsiasi altra malattia causata da una pratica dannosa. Gli "incidenti" sono reali e si devono riparare al più presto, prima che la disfunzione prodotta possa duplicare il danno da una semplice mossa sbagliata. Non credete che questa informazione dovrebbe essere obbligatoria per tutti gli “istruttori" se non altro per preservare la sicurezza e il benessere degli studenti? Questo DVD è il primo di una serie di opere del Maestro Pantazi, concentrandosi "sull'altro lato" del Kyusho, quel lato che presta attenzione alle scienze della "energia" della salute e del benessere, spesso legate alle scuole profonde e segrete delle Arti marziali.
REF.: • KYUSHO19
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Aderenza e non aderenza
S
pesso, nei miei seminari e discussioni sulle arti marziali, mi chiedono indicazioni generali su un metodo per organizzare l'insegnamento ai miei allievi e istruttori di WingChun. Nel tentativo di organizzare in modo logico l'apprendistato del Wing Tsun, mi sono visto costretto a codificare alcuni “settori” che esistevano in modo non scritto nel sistema stesso. Devo riconoscere che ho ricevuto e ricevo spesso molte critiche per la mia “audacia” nel provare ad organizzare la formazione in modo leggermente diverso da ciò che originariamente ho appreso dai miei maestri. Benché le critiche non piacciano a nessuno ed ovviamente nemmeno a me (chi afferma il contrario mente), devo riconoscere che ci faccio sempre meno caso perché ho un obbligo superiore alle critiche stesse: l'onestà di insegnare nel migliore modo possibile ai miei allievi. Giorni fa, ho ascoltato una frase che mi ha veramente impressionato e con le quale mi sono molto identificato. Come in molte occasioni, ancora una volta la vecchia saggezza che proviene dall'Estremo Oriente ci fornisce una frase brillante: “Una tigre non perde il sonno per il parere delle pecore…(che ciascuno la interpreti come meglio vuole!). Ciò che è certo è che coloro che hanno osato proporre cose diverse per migliorare l'Arte o la disciplina alla quale hanno dedicato una grande parte della loro vita, si sono ritrovati spesso ricoperti da un alluvione di critiche (poco meditate generalmente) che ottengono sempre due risultati: la prima, che “l'idealista„ crolla e abbandona la via dell'audacia, che finisce sepolta nel più profondo cassetto dell'oblio; la seconda, che le critiche spingono a rafforzarsi e lavorare più duramente per portare avanti sogni ed idee. Come esempio, penso a grandi scienziati e pensatori, ma essendo questa una rivista di arti marziali, non perderò l'occasione di utilizzare nuovamente due dei più grandi: Yip Man e Bruce Lee. Due chiari esempi di Maestri molto criticati alla loro epoca, ai quali il Tempo ha dato il posto meritato, il posto riservato agli audaci!
La mancanza di una struttura formativa, o per chiamarla in un'altro modo, l'anarchia nel metodo ha condotto molti ad abbandonare la pratica di questo sistema, annoiati dal vai-e-vieni, dai capricci dell'istruttore di turno che decide ad ogni momento (secondo la sua convenienza) quali cose sono migliori da allenare di volta in volta. Esiste la necessità di concepire un itinerario logico, poiché una persona che ha il tempo ed il desiderio di dedicare centinaia e migliaia di ore ogni anno all'addestramento ed allo studio di un'arte, credo che meriti tutte le facilitazioni che sono alla nostra portata per rendergli PIÙ FACILE la comprensione e l'allenamento di questi sistemi. Se avviene in altre discipline dallo sport all'arte, agli aspetti tecnici o tecnologici, ecc. ..... perché non nel nostro mondo? Bene, le risposte che ricevo sono spesso divertenti… Un altro giorno potremo parlare di esse… Viene ammesso da tutti i filoni del WingChun che il cuore di questo sistema è il Chi Sao. In una traduzione più o meno libera, Chi Sao significa “mani appicicose” . Come ho già avuto modo di commentare in qualche altro articolo, non è qualcosa di unico ed originario del WingTsun, esiste in molti e diversi sistemi di arti marziali (soprattutto nelle AAMM cinesi), ma è innegabile che il Chi Sao è il cuore del sistema WingTsun ed un tratto inconfondibile di esso, qualunque sia il filone dello stile o l'insegnante di WT che ce lo mostri. Inoltre, ho la convinzione ferma che una buona parte delle capacità che il praticante di WT acquisisce nella sua vita, è prodotta dal grande numero di ore che si allena con questi esercizi strutturali, nei quali si creano una serie di collegamenti neuromuscolari che servono,
non soltanto nel lavoro delle mani appicicose, ma in molte altre parti del nostro sistema, che possono essere: mobilità, aumento della potenza elastica, radicamento dinamico, ecc. Potremmo scrivere molte pagine sui vantaggi enormi di questo tipo d'addestramento (e certamente lo faremo), ma oggi voglio focalizzarmi su di un altro aspetto dimenticato dalla maggioranza dei praticanti di Wingtsun. È il lavoro di Chi Gerk. Ancora una volta, in una traduzione libera ed approssimativa dal Cinese, potremmo dire che queste due sillabe significano qualcosa come “gambe appiccicose”. Comprendiamo allora che l'obiettivo di queste due parti dell'addestramento (di mani e di gambe) và
Wing Tsun “Dicono che il WingTsun sia uno stile influenzato dalle tre principali dottrine/religioni orientali: Confucianesimo, Buddismo e Taoismo. Ma sembra ovvio che è quest'ultimo, il Taoismo, la dottrina che ha più influenzato le origini di questo sistema.”
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orientato ad acquisire la capacità di aderire alle estremità del nostro aggressore. È un allenamento particolarmente interessante, perché unisce, molti aspetti assolutamente fondamentali per il combattimento: a) collegamento neuromuscolare b) capacità di sviluppo della sensibilità “tattile„ (osservare il vuoto, forza superiore di cedevolezza, ecc.) c) capacità “di inibire„ parte dalla forza dell'avversario (tramite la propria“viscosità„ ) d) sviluppo della elasticità naturale del nostro corpo per sviluppare la forza o potenza elastica chiamata in cinese forza “jing”. Potremmo trattare questi ed altri punti, ma credo che sia una informazione sufficiente trasferirti, caro lettore, al motivo dell'addestramento delle mani e le gambe “appiccicose”. Spiegare tutto ciò oggi ha molto senso, perché nella vita e particolarmente nelle arti marziali cinesi, non c'è nulla completamente ying o completamente yang, ma esattamente il contrario. L'esistenza di un punto “forte”per il sistema WT come la ADERENZA, genera un punto “debole” senza un nome definito nel nostro stile, che denomino NON ADERENZA. A cosa mi riferisco con questo termine? Bene , esattamente a questo: quando non ho contatto! Il non avere contatto può essere dovuto a molte ragioni: perdita di distanza, l'avversario ci supera con la sua più grande capacità in quest'aspetto, l'avversario sottrae subitaneamente le mani o le gambe e spezza la distanza uscendo dal campo di azione per contrattaccare nuovamente, ecc. Ma anche se i motivi possono essere vari, l'obiettivo è di sintetizzare l'argomento per la comprensione da parte del praticante. È per ciò che sottolineo particolarmente l'idea contatto/non contatto. Curiosamente, ci siamo “dimenticati” di trasmettere al praticante di WingTsun la parte “debole” del sistema. È molto comune osservare negli esercizi di sparring tra praticanti di WT che si ferma il combattimento per ricominciare nuovamente in una posizione vicina all'aderenza (dove un praticante di WT
“Cosa propongo? Bene, é semplice: allenare molto il Chi Sao, ma senza dimenticare la pratica del NON-contatto.” si trova come un pesce nell'acqua). E' chiaro che in questo modo non potremo “quasi mai” affrontare uno che pratica fuori del nostro “ecosistema”. Cosa propongo? Bene, é semplice: allenare molto il Chi Sao, ma senza dimenticare la pratica del noncontatto. Sono solito fare un esempio nei miei corsi per mostrare ai praticanti di WingTsun l'importanza di quest'aspetto e quello che si trascura nella sua pratica. Quando non sappiamo molto bene cosa fare in un combattimento o ci troviamo disorientati, utilizziamo generalmente una delle armi favorite di questo sistema: “il pugno a catena”. Ovvio che questo strumento del nostro sistema FUNZIONA e anche molto bene. Fino a tal punto, che la grande maggioranza dei praticanti di WT di qualsiasi filone utilizza questo strumento con risultati abbastanza buoni, quando affrontano un combattimento o uno sparring con chiunque altro pratichi arti marziali. Ma… mi hanno chiesto a volte, a quale settore appartiene “il pugno a catena„? Si, mio caro lettore, la raffica di pugni che ha reso famoso il grande Bruce Lee quando è arrivato negli USA (il WT era uno stile praticamente sconosciuto per il mondo occidentale a quei tempi) sembra ovvio che appartenga a questa parte del nostro stile che chiamo “NON ADERENZA”. Cosa volete che vi dica! Sembra ovvio che qualcosa che funziona così bene ci obblighi a guardare profondamente il nostro sistema, per vedere se esistono altri strumenti o strategie per poter allenare quest'aspetto del WingTsun. Dicono che il WingTsun sia uno stile influenzato dalle tre principali dottrine/religioni orientali:
Confucianesimo, Buddismo e Taoismo. Ma sembra ovvio che è quest'ultimo, il Taoismo, la dottrina che ha più influenzato le origini di questo sistema. Guardando le sue origini, pare ovvio capire che la dualità fa parte della vita ed il WT non resta fuori da questa concezione. Di conseguenza, sembra logico allenare con fermezza, riflessione e costanza il Chi Sao, ma anche, nella ricerca di un equilibrio, la parte di Non Contatto (quando per qualche ragione non possiamo restare appiccicati all'avversario). A seguito di questo ragionamento, la domanda conseguente sarà: Ci sono ulteriori tecniche di Non Contatto, oltre al pugno a catena? O meglio… Dove si trovano nel nostro sistema? Domando questo, perché spesso, persone che hanno individuato questa mancanza o carenza nel nostro sistema, ne hanno cercato al di fuori le risposte. L'intenzione era assolutamente lodevole, ma mescolare il WT con altri sistemi non è la soluzione. Credo inoltre, che questo stile sia UNICO e le mescolanze con altre cose non siano mai riuscite bene fino ad oggi… (questa é una personale opinione). Credo anche che il sistema WT abbia ogni strumento per coprire questa mancanza e allenare in modo corretto ciò che completa quell'equilibrio di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente. Ci sono volte che potrò mantenere il mio “punto forte” con l'aderenza ad un avversario ed altre in cui (per le più diverse ragioni) non potrò restare a contatto con esso. In quel momento il pugno a catena non sarà sempre l'arma che ci risolverà il problema. Abbiamo bisogno di altro. Dove? Secondo me, é abbastanza chiaro: la Forma Biu Tze Tao, la Muk yan Chong et la Bart Cham Dao. In queste tre forme appare una grande parte del programma di lavoro per potere trovare l'equilibrio. I passi, conoscere le zone, l'utilizzo del peso, angolazioni , lunghi passi, ecc.…., che combinati in modo logico ci permetteranno di adattarci a situazioni che, coloro che hanno dovuto affrontare combattimenti reali fuori “dell'ecosistema Wingtsun”, conoscono e perciò sanno ciò di cui parlo.
Wing Tsun Un paio di anni fa ho iniziato a studiare a fondo la relazione tra la forma e la biomeccanica delle Forme Biu Tze Tao e Bart Cham Dao. In questa ricerca ho trovato conclusioni interessanti sulla parte oggetto del nostro argomento, su come agire quando non possiamo per varie ragioni utilizzare l'aderenza come arma. Queste due Forme collegate alla forma di Muk Yann Chong (forma dell'Uomo di legno) creano un triangolo assolutamente fondamentale per poter, insieme al CHI SAO (cuore del sistema), conformare un metodo globale di combattimento che ci permette di lavorare su tutte le distanze in modo dinamico ed intelligente. Voglio incoraggiare gli appassionati di WingTsun che
“osano” a giocare e misurarsi con il sistema. E' ovvia la necessità di acquisire strutture di base solide in quanto a tecnica e strategia, quando una persona inizia i primi passi nel sistema, ma arrivati ad un certo livello, bisogna essere coraggiosi e cercare il giusto equilibrio (ying/yang) tra evoluzione logica e rispetto della tradizione. Avvicinarsi troppo ad una delle estremità ci farà perdere il meraviglioso equilibrio che ci permette quest'arte marziale. Grazie a tutti i lettori per la quantità enorme di messaggi di sostegno al nostro progetto di ricerca ed addestramento. E' un piacere sentire che molti appassionati di WingTsun ascoltano questo umile praticante di Arti Marziali. Con tutto il mio rispetto alla Comunità Marziale.
Libro in spagnolo
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KOBUDO AIKIDO/KENDO/IAIDO
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YOSEIKAN/SHIDOKAN Ref. 13651
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Ref. 13652 Ref. 10910 Ref. 13311 Ref. 10920 Kimono Ninja. Nero. Con rinforzi
Ref. 13351 Ref. 13400
Ref. 10190
Ref. 10175
Ref. 11800
REF.: • TAOWS1
La TAOWS Academy sorse con un'unico intento: formare, ricercare e lavorare duro in modo che il WingTsun sia conosciuto per la comunità di artiste marziali come un'arte marziale emozionante. La TAOWS Academy vuole essere un ponte tra le linee più tradizionali e quelli che vogliono fare evolvere un'arte classica e adattarla ai tempi moderni. Crediamo che nel punto centrale si può raggiungere un perfetto equilibrio tra il rispetto per la tradizione marziale e la ricerca dell'efficienza utilizzando tutte le possibilità che questo splendido sistema ci offre: arte, marziale, etichetta, filosofia, sviluppo personale e salute. Sifu Salvador Sanchez e il suo team di istruttori ci offrono una breve introduzione al lavoro profondo che stanno sviluppando in un progetto a lungo termine. In questo DVD possiamo vedere spiegati aspetti fondamentali che non sempre sono state correttamente trasmessi: chi siamo, quali sono i nostri obiettivi, aderenza, non aderenza, passi e spostamenti e applicazioni alla difesa personale. Primo di una serie di opere in cui ci aspettiamo che le TAOWS Academy continuerà a fonire il suo spazio e la sua conoscenza come un raccordo tra le scuole e le filiali di WingTsun, e agli appassionati delle arti marziali che vogliono conoscere la sensazione della "Eterna Primavera".
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Reportage Dopo averci raccontato alcuni anni fa la storia di Meitatsu Yagi, oggi Salvador Herraiz ci avvicina alla figura di suo fratello Meitetsu, altro figlio del leggendario Meitoku Yagi (1912-2003), che è attualmente il principale leader ed erede del Karate trasmesso da suo padre.
LA FORZA TECNICA DEL MEIBUKAN
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Salvador Hérraiz 7º Dan di Karate (Kume, Okinawa)
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Meitetsu Yagi La famiglia Yagi è discendente di Jana Ueekata Teido, a sua volta appartenente a una delle 36 famose famiglie che nel 1392 si erano stabilite a Okinawa portando con sè la cultura e le arti marziali cinesi nell'isola. Jana Teido giunse a Kume (Okinawa) ad inizio del secolo XVII arrivando ad essere membro del Sanshikan, vale a dire, uno dei tre Ministri Reali (chiamati Ueekata) del Re di Okinawa, Sho Nei. Quando nel 1609 Okinawa viene invasa dal Giappone, il re ed i tre ministri vennero catturati e imprigionati presso Kagoshima. Dopo due anni di prigionia venne offerta loro la libertà in cambio della sottomissione al clan giapponese. Il re e due ministri accettarono ma Jana Teido rifiutò e venne giustiziato, bollito vivo nell'olio. Meitoku Yagi (1912-2003) è stato uno dei principali discepoli di Chojun Miyagi, benché sia stato influenzato anche dal taiwanese Shinko Ko e dall'esperto in Kobudo okinawese Shinken Taira.
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Nel 1986 Meitoku è stato dichiarato dal governo Patrimonio Nazionale Vivente. Quanto a suo figlio, Meitetsu Yagi, lo conoscevo personalmente da anni, ma era giunto il momento di saperne di più su di lui, sul suo pensiero e sulla sua tecnica. È per questo che, grazie alla cooperazione del loro allievo residente in Canada Sean Wong, riesco a farmi concedere un appuntamento a Okinawa che è iniziato in karategi ed é finito… mangiando tempura seduti su di una panchina in un parco. Lo incontriamo nel Meibukan Dojo, che ha la sede a Kume dal 1957 (ci ero già andato molte volte in passato per incontrare suo fratello Meitatsu). Nella vicinanze si trova non soltanto il giardino Fukushu Enn (creato in onore delle relazioni con la Cina) ma anche il monumento dedicato a Kanryo Higaonna e Chojun Miyagi, ed il monumento in onore delle 36 famiglie di Kume. Meitetsu ci attende sulla scala d'entrata, indossando il karategi, e dopo una breve conversazione saliamo sul
tatami, al terzo piano dell'edificio. Lì posso verificare la forza del Maestro, ma anche la sua cortesia. Tecnicamente é… un okinawese, grande esponente del Goju Ryu praticato nell'isola, stile nel quale si lascia da parte la componente estetica così tanto apprezzata in Occidente per lasciare il posto ad un Karate più orientato ai vantaggi interni ed esterni della pratica, e non tanto alla ricerca di posizioni che ricercano un'eleganza spesso artificiale. Il Goju Ryu a Okinawa, salvo lodevoli eccezioni, è un karate meno bello da vedere ma carico di forza e spirito. Meitetsu Yagi è molto potente, persino rude nel portare le sue tecniche. Ricordo le sue spiegazioni durante un seminario nel 2009 nel quale sembrava avere assai pochi amici. Niente di più lontano dalla realtà. Si tratta di una persona ospitale e desideroso di piacere. Nella sala del tatami ci sono molti ideogrammi tracciati in varie grandi calligrafie incorniciate. Una di esse è molto importante. Cosa significa?
Giappone “Oku Myo Zai Ren Shin”: Non si può ottenere un buono livello nel Karate se non si hanno buone intenzioni. La nostra pratica è basata su principi come tamashii (spirito), shingi (obbligo), sonkei (rispetto), nintai (pazienza) e kizuna (bontà). Dopo la sessione sul tatami, scendiamo a casa sua, e mentre beviamo bibite fresche, imprescindibili per combattere il calore e l'umidità dell'isola, parliamo lungamente di lui, della sua vita, sulle sue opinioni e sul Karate in generale. Sfogliamo alcuni dei miei libri, che lo soddisfano visibilmente. In qualcuno, appare ovviamente lui ed il Meibukan Dojo. Secondo Yagi… “i praticanti di Karate devono accuratamente conoscere la storia. Occorre leggere libri e domandare, benché sia impossibile spesso riuscire a fare tutto”. Meitetsu Yagi è nato nel 1949, il 1° gennaio, ed è stato iniziato al Karate alla precoce di 6 anni. A 16 ottiene il suo 1° Dan, non soltanto nel Karate ma anche nello Judo. Meitetsu ricorda: “Mio padre mi chiamava molto presto per allenarmi intensamente. Lo avrei ucciso in quel momento, ah, ah, ah…. Mi allenava anche di notte. Ora lo capisco ed ho fatto la stessa cosa con mio figlio. “ Che ricordi ha del primo Dojo di suo padre, il Daido Dojo? "Del Daido Dojo ricordo che ci allenavamo con le tecniche di pugno.
Non ricordo che fosse un allenamento molto duro perchè ero molto giovane. C'era poca luce, era molto buio. Era 60 anni fa. Nel 1978 Meitetsu inizia insegnare presso il Meibukan dojo e nel 1983 presiede il Dojo di Nagata mentre diventa Direttore di All Okinawa Karatedo Goju Kai. Lo stesso anno compie un viaggio in India per tenere un corso, come farà durante gli anni seguenti in Australia, negli Stati Uniti e soprattutto in Canada, dove ha forse il suo principale gruppo di allievi fuori dal Giappone e dove si reca spesso. Nel 1996 ottiene il 9º Dan ed un anno più tardi si reca nelle Hawaii per un altro dei suoi corsi. Nel 1999 è scelto come vicepresidente di All Okinawa Karatedo Association, e nel 2001 viene onorato con il 10º Dan Hanshi. Nel 2009, Meitetsu si pensiona dal suo incarico di professore d'inglese in un istituto di Okinawa e dedica tutto i suoi sforzi soltanto al Karate ed alla sua famiglia. Quando tra il 2006 ed il 2009 visitavamo il Meibukan di Naha, Meitatsu Yagi, suo fratello maggiore guidava il dojo e la sua associazione. Oggi le cose sono cambiate e risulta evidente che è Meitetsu a dirigere l'orchestra. Sembra che suo fratello sia passato in secondo piano. Sui rapporti con
suo fratello, Meitetsu non vuole che io scriva nulla, ma mi lascia trapelare che il rapporto tra loro due non è buono per motivi… che non devo spiegare qui. Il figlio di Meitatsu, cioè il nipote di Meitetsu, non è altro che Akihito Yagi, diventato famoso nel nostro piccolo mondo come protagonista del film Kuro Obi (Cintura Nera) interpretato da Tetsuya Naka, 7º Dan Shotokan-JKA. Le pratiche tecniche nel Meibukan dojo includono molti tipi di Yakusoku Kumite (Ippon, Nihon, Bunkai, Renzoku et Kakome), Kata Enbu, Junbi Undo (esercizi di potenziamento\condizionamento utilizzando gli attrezzi chiamati hojo undo) e Kumite. “Ho anche introdotto il Yakusoku Kumite del Bunkai del Kata Kururunfa ed il Kata Enbu Shishochin”, nota Yagi. Ci sono due Kihon Kata, Sanchin e la combinazione Sanchin-Tensho. In ambedue si effettua una forte respirazione Ibuki. “San significa tre, Chin battaglia, Ten ritorno e Sho simbolizza palmi aperti” spiega il maestro. Nel Meibukan si studiano anche 10 Kaishu Kata (basati su tecniche a
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Reportage mano aperta), due di questi, il Geki Sai Ichi ed il Geki Sai Ni, vengono dal Maestro Chojun Miyagi. Altri 8 di derivazione cinese, li ha introdotti il Maestro Kanryo Higaonna dalla Cina e sono i kata Saifa, Shisochin, Sanseiru, Seisan, Sepai, Seienchin, Kururunfa e Suparinpei. “Nel Suparinpei lavoriamo Nakayubi Ippon Ken con Nukite. I kata Suparinpei e Peichurin sono la stessa cosa. Di fatto si scrivono nello stesso modo ad eccezione del primo kanji (ideogramma) “, spiega il maestro, che aggiunge: “Abbiamo poi studiato il Heishu Kata (basato su tecniche a mani chiuse). Il nostro unico kata Heishu è il Tenshio, sviluppato da Miyagi dopo essere arrivato dalla Cina”. Quale importanza riveste ogni singolo aspetto tecnico nel Meibukan? “Credo che per circa il 50% la pratica è composta da Kata, per il 20% la pratica con sparring e per il 30% combattimento libero. Noi, a differenza di altri, pratichiamo il combattimento. Molto. Partecipiamo anche a competizioni. Prima partecipavamo a molte di esse, oggi un pò meno, ma ancora lo facciamo. “ Nel dojo di Yagi, contrariamente a molti altri nell'isola, si pratica il combattimento. Altri dojo centrano invece la loro pratica sui kata. “È
importante che tutta la pratica venga seguita dal maestro per evitare strade sbagliate, non bisogna mai tradire il maestro né deluderlo. Gli uomini senza importanza parlano soltanto, non ascoltano. I più avanzati ascoltano e parlano, ma i più grandi non parlano, ascoltano soltanto. “ Quale é il suo kata preferito? “Il mio kata preferito cambia a seconda del momento della mia vita. Attualmente é Seienchin. Prima era Sepai. Ma anche lo sono stati anche Kururunfa e Suparinpei. È una domanda con molte risposte possibili. “ Meitoku, padre di Meitetsu, ha lasciato come tesoro più prezioso i cinque kata Meibuken, Tenshi (cielo e terra), ed i quattro guardiani protettori Seryu (drago blu), Byako (tigre bianca), Shujaku (passero rosso) e Genbu (tartaruga). L'accoppiamento dei kata Seryu e Byako da un lato e Shujaku e Genbu dall'altro, creano un addestramento a coppie. Cosa pensa del grande numero di insegnanti 10º Dan presenti in Okinawa? “Ci sono molti 10º Dan di Karate in Okinawa. Credo troppi. Fra tutte le organizzazioni ce ne sono quattro che sono quelle più importanti, i cui capi sono Minoru Higa, Isamu Arakaki,
Kanmei Uechi e, io, Meitetsu Yagi. Gli altri non sono così grandi e importanti come queste. “ Quali differenze ci sono tra il Karate antico e quello attualmente praticato in Okinawa? “Una delle ragioni della esistenza di molteplici kata è che a volte i maestri dimenticavano alcune parti del kata ed in seguito li eseguivano diversamente. È per questo motivo che alcuni erano valutati in un modo ed altri in un altro. Anche il livello di comprensione è diverso. Ma questo non è un grande problema. Chojun Miyagi insegnava cose diverse secondo il momento, l'epoca… L'altezza del pugno posteriore caricato è cambiato, è cambiata l'altezza dei calci. Eseguiamo in modo sempre uguale i kata, come mio padre me li ha insegnati. Nei viaggi faccio in modo che tutto il gruppo si mantenga omogeneo. “ Meitetsu Yagi, fedele alla tradizione di suo padre, che era un grande appassionato di musica, ha dimostrato il suo talento componendo alcuni brani, ovviamente dedicati al Karate okinawese. Cosa è per lei il Karate? “Il Karate rappresenta la nostra cultura, quella di Okinawa. Non è soltanto combattere. Non mi sono mai trovato a combattere
Da sinistra a destra e dall'alto verso il basso: Meitetsu Yagi e suo padre, Meitoku. Meitetsu in ginocchio secondo da destra, in una fotografia nel cortile del Meibukan durante gli anni 50, con suo fratello Meitatsu, terzo in piedi da sinistra e insieme ad altri praticanti. La famiglia di Meitoku Yagi al completo in una foto scattata intorno al 1952. Meitetsu e sua moglie Sueko al Castello di Shuri a Meitoku dopo la sua proclamazione nel 1997 come Patrimonio Intangibile di Okinawa. Gruppo di karateki riuniti nel Meibukan dojo durante la visita di Goshi Yamaguchi, figlio di Gogen il Gatto, nel giugno 1998.
al di fuori della pratica del Karate. Il nostro obiettivo finale è conservare la nostra cultura e migliorare il mondo migliorando le persone attraverso il Karate. La mia missione è preservare la cultura okinawese attraverso il Karate “. Quali differenze osserva tra i karateki okinawesi o giapponesi e gli occidentali? “In America non conoscono la storia, le genealogie, i maestri… Là cambiano tutto. Bisogna avere molta attenzione perché si possono perdere molte informazioni importanti. L'occidentale vuole allenarsi in tutto. Allena vari stili o sistemi. A Okinawa non è così. Qui ciascuno pratica soltanto ciò che deve praticare, il suo, quello che gli è assegnato. Niente di più. “ I vari, importanti insegnanti in Okinawa intrattegono tra di loro rapporti continuativi? “Ognuno ha un Karate diverso e tramanda diversi Kata. Ciascuno pratica
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all'interno del suo gruppo, niente di più. Non c'è un rapporto al di fuori degli eventi speciali nei quali si eseguono dimostrazioni… “ Una ulteriore attrattiva nello stare con Meitetsu Yagi è scoprire che conserva i karategi che a suo tempo hanno utilizzato suo padre, Meitoku, e Chojun Miyagi stesso. Il karategi di Miyagi, sembra, fu regalato al suo maestro da Eiichi Miyazato, e donato dalla famiglia Miyagi a Yagi nel 1963. Infatti ci mostra gli abiti, incorniciati nel piccolo salotto della sua casa come veri tesori insieme alle rispettive cinture. Durante la discussione Meitetsu Yagi prende una sigaretta e si prepara ad accenderla. “Le dispiace se fumo?” Domanda “No, no. È a casa sua “, gli rispondo con tono lievemente sarcastico. Si mette a ridere e si affretta a spiegare: “È vero che non si dovrebbe fumare. Ma anche è vero che con le
mie pratiche di respirazione pulisco molto il mio interno”. Il Maestro effettua alcune respirazioni profonde impressionanti con le quali sembra realmente espellere ogni tossina interna. Impressionante la sua respirazione Ibuki, ma… dubito che sia sufficiente perché gli effetti nocivi del tabacco non compiano la loro missione negativa. Meitetsu Yagi è molto ospitale, e poiché questo stesso pomeriggio avrà luogo la festa di quartiere Kume, ci invita ad assistere. I suoi nipoti eseguiranno una dimostrazione di Kata e di Kumite. Yagi ci tiene molto a che rimaniamo alla festa e gli prometto che, conciliando con altri impegni che ho a Naha (città costiera di Okinawa), così sarà. Quando lascio il Meibuken e passeggio vicino al giardino di Fukushu Enn (vedi i casi della vita!), mi imbatto in suo fratello Meitatsu, che credo intuisca da dove stia venendo… ma non succede niente. Lo saluto
Reportage cortesemente, non potrebeb essere altrimenti, e ci scambiamo qualche frase di convenienza. Appena un mese fa è stato il suo compleanno ed io non avevo dimenticato di fargli gli auguri, cosa per la quale mi ringrazia. Nel pomeriggio dopo che il Maestro Masahiro Nakamoto, 10º Dan, e suo figlio Mamoru, 8º Dan, ci lasciano a Matsuyama per toglierci i karategi, dopo essere venuti insieme da Shikina Enn a bordo della loro vecchia Mercedes guidata dal Hanshi di Kobudo, andiamo alla festa di Kume. Quando Meitetsu Yagi ci vede arrivare, la sua faccia si accende di gioia e soddisfazione e ci riempie di premure. Durante la presentazione della dimostrazione di Karate cita anche la presenza di un Allievo: “un 7º Dan di Karate venuto dalla Spagna” chiedendo al pubblico un applauso veramente… immeritato. Io nel frattempo, mentre saluto ritualmente tutto ciò che è rispettabile, mi preparo nell'eventualità che il Maestro mi chiedesse di eseguire un kata o cose similari, come in un'altra occasione mi era capitato a Okinawa inaspettatamente. Questa volta non è successo. Facciamo conoscenza di sua moglie, Sueko, che esegue danze tradizionali di Okinawa con altre ballerine. Dice Meitetsu:… “Mia moglie è importante per me. Il matrimonio è importante. Occorre comprendere bene il carattere della propria moglie ed altrettanto lei, del marito. È molto più di un gesto esterno e vuoto. In questo modo si contribuisce alla società e se il matrimonio funziona bene ciò influenzerà positivamente il carattere dei figli. Un matrimonio felice è una importante parte della società ed il Karate ed i suoi insegnamenti possono contribuire a mantenere anche le tradizioni familiari. “ Meitetsu e Sueko hanno un figlio, Ippei, che è nato nel 1977 ed all'età di 6 anni, come era successo nella generazione precedente della sua famiglia, é stato iniziato al Karate da suo padre, nel Dojo di Nagata. Tra gli anni 2001 e 2007 Ippei Yagi è stato campione di Okinawa di Kumite ed oggi dirige il Dojo Yagi nel quartiere di Tsuji, molto vicino a Naminoue. A loro volta i figli di Ippei, Kohei e di Ryuhei, rappresentano per Meitetsu una grande speranza. Infatti la prima cosa che ha fatto quando ci siamo visti la mattina, è stato presentare con orgoglio i suoi nipoti come campioni di karate, nipoti che sono visibilmente bene educati al rispetto e all'umiltà. Al tramonto, mentre beviamo, Meitetsu Sensei mi chiede che ora parte il giorno dopo l'aereo per Tokio, perché sa che il mio soggiorno nell'isola volge al termine. Quando gli dico a che ora lasceremo l'albergo, Yagi si offre di darci un passaggio e di fronte alla sua insistenza… accetto. Il giorno seguente, in effetti, all'ora fissata, il Sensei Yagi personalmente ci porta a Naha-kuko con grande piacere, ma… il
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Le Tre Zone Da dove si trae l'ispirazione? Nel mio caso, una delle fonti è l'essere umano, uomini e donne che mi sorprendono, mi illuminano con i loro testi o conversazioni. Ci si immagina grandi saggi, eloquenti, eruditissimi, con biblioteche immense, grandi studiosi dalla reputazione universale. Certamente è così, ma non è sempre così, ed io personalmente prendo nota di tutto quello che mi porta saggezza, conoscenza, pace, serenità… Matti Hemmi è un esempio di questo. Attraverso la Rete ho scoperto una storia fantastica raccontata da Ramón Rodriguez, che mi ha ispirato per questo articolo, facendo un parallelismo tra vita e le arti marziali. Per intraprendere qualunque cosa nella vita bisogna deciderla e focalizzarsi verso un punto determinato. Nel nostro quotidiano, nella comodità, dove ci muoviamo in un habitat conosciuto, sicuro, senza grandi soprassalti, dove il tempo trascorre quotidianamente, dove ogni cosa ha un orario, ogni attività il suo luogo. Nelle arti marziali questa zona è rappresentata dal nostro orario d'addestramento, gli stessi compagni, le stesse tecniche, gli stessi esercizi secondo un canone determinato. E questa é una cattiva cosa? Ovviamente no, ma aldilà di questo ci attende una nuova zona, la zona dell'apprendistato e questo avviene quando visitiamo un nuovo Dojo, un nuovo Maestro, un nuovo sistema, che lungi dall'abbandonare quello che già possediamo, ci arricchisce e ci porta una nuova visione del mondo, allarga il nostro punto di vista conoscendo nuove culture, provandole, condividendo e svegliandoci verso un mondo senza limiti. Se ci addentriamo in questa nuova zona, ci muoveremo al grande ritmo della conoscenza vasta, immensa, un universo ampio alla nostra portata. Apprendere significa estendere, scoprire diverse influenze e metodi da aggiungere al nostro sistema base. Invito sempre i miei allievi a ricercare e scoprire, come Ed Parker consigliò a Guro Dan Inosanto, di andare alla scoperta delle sue radici filippine e della sua cultura guerriera. Non si tratta di cambiare, ma di aggiungere. E' ben vero che il nostro spirito, le nostre abitudini, il nostro ambiente, le nostre paure, le nostre sensibilità, cercheranno
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“…continuo ad apprendere dai grandi maestri che ho l'onore di conoscere; sono sempre una fonte di motivazione, non soltanto mentre apprendo da loro ma anche cercando il riflesso del loro splendore.” di impedirci di esaminare questa zona e inizialmente, si manifesterà il panico o il senso dell'ignoto. Mi riferisco a questa fase come “il male della cintura nera”. Con il tempo ho scoperto che intraprendendo la via marziale, la cintura nera era la vetta della montagna ma dopo esserci arrivato ho capito che era in realtà il Campo Base e che sopra di esso si ergeva una grande roccia che ci invitava ad essere scalata, una nuova vetta inospitale piena di incognite. In quel momento ci invade la vertigine; guardando verso il basso ci lasciamo dietro la zona di comodità e la zona di apprendistato e la natura, in questi casi, sembra quasi congiurare contro di noi per difendere l'inviolabilità della montagna e allora compare questo nemico invisibile, il filo della rinuncia. Allora più che mai il nostro sherpa, il nostro sensei, deve guidare i nostri passi, abile conoscitore della strada migliore, una strada che ha già percorso, ma che è diversa ogni volta che la si affronta. Non dobbiamo dimenticare la via percorsa dove si conservano gli strumenti necessari che ora più che mai acquisicono significato, unendo corpo, mente e spirito per scoprire una nuova zona, la zona magica, dove evolvere, sentire ed
ottenere realizzazioni nuove. È la zona delle grandi sfide, dove si producono cose ammirevoli… Entrando in questa zona, non abbandoniamo ciò che è precedente, esso non scompare, semplicemente lo si amplia, aggiungendo ed estendendo.
Il cambiamento è sviluppo Dobbiamo tenere conto che la tensione emozionale e la tensione creativa operano come due forze opposte, la parte emozionale ci attira verso la zona di comodità, la tensione creativa ci fa avanzare, ed è allora che la motivazione fronteggerà la paura. Quando impartisco lezioni o seminari a Maestri o ad istruttori di altri sistemi, la più grande delle sfide per loro consiste nell'abbandonare la zona dove non ci sono errori. Conoscono le loro tecniche, ma confrontandosi con una zona sconosciuta per estendere le proprie conoscenze, il ridicolo ed il fallimento li invade e non dovrebbe essere così, perché in realtà non perdono nulla, acquisiscono. Avranno bisogno del loro tempo e la loro evoluzione sarà rapida grazie alla loro esperienza precedente. Non alimentiamo la vergogna, il ridicolo, la paura del fallimento, la paura di quello che gli altri diranno… Prendiamo coscienza del cammino che desideriamo percorrere, di ciò che resta da apprendere, senza dimenticare le origini, i valori, i principi, agiamo sui pregiudizi limitanti, restiamo aperti ad una nuova forma senza forma. Come dice il Gran Maestro Jordan Augusto, sempre allievi, a volte insegnanti. Il mio interesse per l'insegnamento è sempre stato presente, ma parallelamente, continuo ad apprendere dai grandi maestri che ho l'onore di conoscere; sono sempre una fonte di motivazione, non soltanto apprendendo da loro ma cercando il riflesso del loro splendore. Chi di noi ha la piena conoscenza di tutto? Chi possiede tutte le risposte? Chi non ha bisogno del riparo, dell'appoggio, dei consigli, dell'aiuto di un insegnante? Tuttavia siamo i protagonisti della nostra vita. Dovremo essere perseveranti e positivi e guardando indietro scopriremo la maestosità del lungo e affascinante cammino percorso.
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Il metodo Fa Kuen nacque nelle sale d'allenamento del famoso Tempio Shaolin del Sud e si diffuse nel corso del tempo fino a raggiungere il Dai Duk Lan, dove il giovane studente Andreas Hoffmann ha promesso al Maestro Wai Yan di diffondere il Weng Chun. Una parte importante di esso è il metodo Fa Kuen che ci permette di raggiungere la forza di un tornado, studiando il principio del cerchio. Il nostro corpo, con la sua struttura di giunture eccetera, ci permette di fare movimenti circolari, e il metodo Fa Kuen riconosce che il movimento più corto non è quello diretto, ma quello circolare, permettendoci di ottenere così un potere enorme. In questo lavoro il maestro Hoffmann ci rivela i 5 ponti del Fa Kuen, conosciuti come il cuore della forma Kuen Fa, e che possono essere eseguiti in forma di pugni, gomitate, calci, ecc. La combinazione di questi concetti sviluppa una spirale di colpi che permettono distruggere la resistenza dell'avversario e metterlo fuori equilibrio. Il DVD viene completato con la forma del Fa Kuen in 10 sezioni e le sue applicazioni, così come l'allenamento con i Pads. Uno stile che ha reso famosi i combattenti di Weng Chun nelle gare di wrestling e Sanda per i loro metodi poco ortodossi di colpire di Fa Kuen.
REF.: • WENG-3
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Pedro Conde, meglio conosciuto per il suo lavoro come giornalista, Direttore per decenni di riviste come DOJO e BRUCE LEE, ha sviluppato un intenso lavoro come istruttore di Kick Boxing e Full Contact, discipline di cui è sempre stato un insegnante esperto, svolgendo un lavoro bellissimo e pieno di autentica esperienza. Nel DVD che ci presenta oggi mostra come rafforzare il sistema difensivo (schivate, parate e bloccaggi), con esercizi innovativi e completamente differenti da quelli utilizzati abitualmente negli sport di combattimento, punta a mostrare come realizzarli con tempistica e attacchi, lasciando una porta aperta per qualsiasi variante che si voglia applicare. Nella sezione pugni mostra come colpire con velocità, precisione ed una esplosività devastante con le braccia, applicando prima tecniche di attacco, ed in seguito, di difesa. Tutte le tecniche sono accompagnate dalla spiegazione del movimento e da una serie di esercizi per metterli in pratica con successo. La terza parte è dedicata a rafforzare il lavoro di gambe nella Kick Boxing, con alcuni esercizi che mettono un accento speciale nell'acquisire tecnica, potenza, velocità e anche elasticità, e complessivamente rafforzano l'efficacia nel combattimento con le gambe. Il video può essere una guida eccellente di lavoro, non soltanto tecnico, ma anche di allenamento per quelli che praticano Kick Boxing o Full Contact.
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Shaolin Storia dello Shaolin Chin Na Le tecniche di Chin Na provengono dal tempio Shaolin. Qin, vuole dire, Na significa le due parole insieme Qin na possono essere tradotti come Catturare e controllare, nell'Antico Shaolin esisteva già uno stile chiamato Chan se Chin Na Shou. Secondo la leggenda, lo Shaolin Chin Na, è sorto all'epoca di Damo (Bodhidharma) ed è iniziato con tecniche per catturare gli animali. Si racconta, che quando Damo insegnava il buddismo nel tempio Shaolin nella montagna Song Shan, vide spesso degli animali selvaggi attaccare i monaci, allora pensò ad un modo per proteggere i monaci, senza danneggiare esseri viventi. Damo iniziò ad imitare i movimenti per catturare gli animali utilizzati dalla gente del popolo, studiando anche il sistema articolare del corpo animale ed i suoi punti deboli, alla fine, trovò un metodo per girare e torcere ossa ed articolazioni, concrettizzando così una tecnica di cattura, è stato l'inizio di Chin Na. A mano a mano che i suoi allievi aumentavano, Damo creò varie forme di Kung Fu, inoltre, alcuni dei suoi discepoli prima di diventare monaci Shaolin, conoscevano già altre tecniche di Kung Fu, in questo modo dettero un grande contributo per arricchire e sviluppare lo Shaolin Chin Na. Ma lo Shaolin Chin Na ha avuto una vera notorietà fuori del tempio, all'epoca finale della dinastia Sui ed inizio della dinastia Tang. In una guerra tra l'imperatore Li Yuan della dinastia Tang contro il g en eral e Wang Sh i ch on g della dinastia Sui, il figlio di Li Yu an , L i Sh i mi n (s econ do i mperat o re del l a di nas ti a Tan g ) f u i mpri gi o nat o a L u o y ang . Per s alv are s u o
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figlio Li Shimin, Li Yuan inviò una lettera al tempio Shaolin chiedendo aiuto . Durante l'anno 620, i mo naci di Shaolin scesero in guerra, e salvarono Li Shimin. Tra i monaci guerrieri, c'era un monaco che si chiamava Tan Zongͺ◊⁄, con un livello di kung fu molto elevato, specializzato nel campo del Shaolin Chin Na, e fu colui che maggiormente si distinse in battaglia. Quando Li Shimin diventò Imperatore, nominò il monaco Tan Zong generale dell'esercito Tang, e ricompensò il tempio Shaolin con 40 ettari di terra. L'imperatore fece costruire nel tempio più di 2 mila alloggi e fece addestrare più di 2 mila monaci guerrieri. Inoltre, a questi monaci venne consentito di mangiare carne e bere vino. In quel periodo il tempio Shaolin era gunto al suo apogeo. In quei tempi il Kung Fu del tempio Shaolin era legato stettamente con la guerra, quindi, lo sviluppo e l'addestramento dello Shaolin Kungfu iniziò ad essere sempre più importante. Per migliorare le tecniche di lotta, i monaci decisero di allenare il Chin Na, anche perchè si resero conto che il Chin Na era molto pratico nella lotta corpo a corpo. Gli istruttori e i maestri del tempio invitarono maestri famosi di altre regioni per dare lezioni ai monaci. Molti artisti marziali famosi vennero al tempio Shaolin in ragione della sua fama e offrirono le loro tecniche di Kung Fu. Dunque dalle sue origini, lo Shaolin Qin Na, combinandosi con stili di varie regioni, ed evolvendosi e migliorando ha gradualmente sviluppato le sue caratteristiche fino ad essere quello che conosciamo al giorno d'oggi.
Traduzione: Lin Yan Adattamento all'italiano: Marcos Bava, Nicola Pastorino
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Il Vovinam ufficiale in Vietnam e la sua efficacia Il concetto moderno dimenticato Si dice che quando è stato creato il Vovinam, nel 1938, l'idea del Maestro Nguyen Loc era di formare combattenti attraverso l'apprendimento di tecniche efficaci. Tuttavia, nell'attuale Vovinam ufficiale del Vietnam, alcune tecniche sono più simili al circo che ad un'arte marziale: parti comiche, salti acrobatici, avversari lanciati in aria dopo avere ricevuto un colpo…
Come si è prodotto questo cambiamento? Conoscere precisamente ciò che aveva concepito originariamente il Maestro Nguyen Loc è difficile, poiché non esistono insegnanti in attività, che continuano ad insegnare in una palestra e che siano stati istruttori professore di Vovinam all'epoca dell'Maestro fondatore. Le informazioni che abbiamo provengono da personaggi che hanno conosciuto il Maestro fondatore ma che non praticano più Vovinam da 40 o 50 anni e che indossano il Vophuc blu con cintura di Maestro solo nelle grandi esibizioni. Per quanto riguarda i veterani del Vovinam in attività, quando parliamo con loro senza il filtro di un traduttore, i punti di vista non sono unanimi. Alcuni non vogliono lavorare sulla efficacia dello stile ma soltanto per “lo spirito Vovinam” senza mai interrogarsi sull'inefficienza di alcune tecniche. Altri insegnanti sono della vecchia scuola, e preparano l'individuo per “la rivoluzione del corpo e dello spirito”(“cach mang tam than” concetto molto caro a Maestri come Tran Huy Phong e Lê Sáng), contemporaneamente lavorando sull'allenamento al combattimento e sull'efficacia. Credo che sia precisamente questo concetto che dovremmo mettere a fuoco nel Vovinam, perché il tempo che passiamo apprendendo e allenando i Quyen e gli Song Luyen, o lavorando alle acrobazie, lo si sottrae all'apprendimento di elementi realmente marziali (difesa personale, combattimenti con pugni e piedi, combattimenti di lotta a terra, combattimenti con armi, leve e controleve, contro minacce armate, respirazione e concentrazione…). Ho diretto molti seminari dove le
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cinture superiori di Vovinam “sportivo„ erano incapaci di difendersi in caso d'aggressione. Con quale programma vengono allenati?
Vovinam prima o dopo del 1975? Un elemento di primaria importanza separa il Vovinam del Vietnam dai vari gruppi di praticanti di Vovinam nel mondo: il programma chiamato “prima del 1975”. Questa data non si riferisce ad un cambiamento di programma tecnico ma ad un cambiamento politico, cioè quando il paese è passato sotto il regime comunista. Il programma del Vovinam non è stato modificato in quell'anno. I mutamenti per il Vovinam avvengono dopo il 1975 e sono stati il divieto della sua pratica, in seguito al cambio di leadership del Vovinam dopo la liberazione del Maestro Tran Huy Phong nel 1980 e soprattutto, il
nuovo programma tecnico dopo la messa in libertà provvisoria dell'insegnante Lê Sáng, nel 1988, programma che è stato diffuso con cassette video dal To Duong, all'inizio del 1990 e non nel 1975. Senza parteggiare per nessun gruppo in particolare, occorre riconoscere che i cambiamenti del 1991 sono illogici e contrari allo spirito originale del Vovinam, oltre che essere instabili in quanto modificati ripetutamente senza alcuna ragione apparente. Generalmente, il programma attuale del Vovinam in Vietnam contiene troppi Quyen, non mette l'accento sull'efficacia e lavora superficialmente le tecniche per favorire il lato sportivo e acrobatico. Con il nuovo regolamento dei combattimenti del WVVF, il lato sportivo è sottolineato e sono vietate: le parate di calci sopra la gamba, low kicks liberi, l'utilizzo del Vat o di proiezioni libere, la vecchia tecnica cosiddetta della forbice 6, ecc. In poche parole, i combattimenti si avvicinano più
Arti Tradizionali Vietnam ad un miscuglio tra Taekwondo e karate (con forbici obbligatorie) che ad un'applicazione del Vovinam. Di conseguenza, benché chiamare “programma prima del 1975„ non sia corretto dal punto di vista cronologico, è con quel Programma che il Vovinam è più vicino allo spirito originale. Un altro importante punto è quello delle tesi del Vovinam: per gli esami delle cinture superiori, i Maestri devono presentare una tesi che può trattare dell'organizzazione, della filosofia o delle tecniche nuove da includere nel Vovinam per migliorarlo. Purtroppo anziché seguire il principio fondamentale del Vovinam “di studiare tecniche di arti marziali vietnamite o straniere…/… per includerle nel Vovinam„, da parte del Vovinam ufficiale del Vietnam si è riusciti soltanto ad aggiungere più Quyen inventati (con doppio coltello, strategie di combattimento, contrattacchi, nuova forma di bastone, ecc.….) così come la creazione di tecniche di contrattacco
non efficaci (Phan Don Tay Trinh Do 2).
Difesa contra coltello 3 1- L'avversario estrae la sua arma… 2- … ed attacca con un vasto movimento circolare diagonale verso il basso, che evitiamo all'indietro. 3- L'avversario non si ferma e prepara l'arma per attaccare nuovamente in senso contrario. 4- Chiudiamo la misura proteggendoci bloccando con l'avambraccio sinistro al livello del gomito del braccio dell'attaccante. 5- Eseguiamo quindi di seguito una leva dietro il gomito fino a far perdere l'arma all'avversario o fino a spezzargli il braccio… 6- … per terminare con un calcio al viso con la tibia. Siamo lontani dal concetto originale del Maestro Fondatore, nel quale il lavoro di Kata o di Quyen non era preponderante, perché l'obiettivo di questo concetto era il combattimento e l'autodifesa.
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Le forme Mae Mai sono principi universali di combattimento: ogni tecnica può essere imparata in accordo con una versione di base, ma deve essere praticata facendo particolare attenzione alle molteplici varianti esistenti, codificate dai Grandi Maestri del passato. Le diverse applicazioni si dovranno allenare seguendo i principi del footwork tradizionale, per permettere al praticante di eseguirli contro attacchi provenienti dalle quattro direzioni e non solo frontali. In questo secondo DVD Arjarn Marco de Cesaris focalizza l'analisi tecnica sull'esecuzione della Forma e sull'allenamento degli spostamenti avanzati, terminando con l'applicazione delle tecniche Mae Mai dalla nº8 alla nº15. Un inesauribile bagaglio di azioni tecniche di attacco, difesa e contrattacco che ogni buon praticante dovrebbe conoscere alla perfezione.
REF.: • CESAR12
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"Karate: immagini di una Storia" è il libro che contiene il maggiore e piÚ interessante archivio di documenti storici della storia del Karate. Funakoshi, i suoi Maestri, i grandi delle generazioni successive, Nakayama, Yamaguchi; tutto questo in documenti inediti o poco conosciuti, fotografie che sono parte della storia del Karate.
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Il Gran Maestro Marco Morabito, direttore tecnico e responsabile globale della Federazione IKMO, pratica le arti marziali e sport da combattimento da quasi 30 anni. Istruttore militare e coordinatore tecnico nei settori di sicurezza pubblica e privata, e con diversi anni di esperienza in anti-terrorismo e antisequestro di persona, insegna sia ai civili che ai militari, ed è anche un istruttore esperto nella lotta corpo a corpo e nell'uso di qualsiasi arma o oggetto come mezzo di difesa. Come fondatore di Systema Marco Morabito, ha raccolto le tecniche più efficaci di varie scuole del sistema russo, così come molte altre tecniche sviluppate da lui sulla base della sua esperienza specifica in situazioni ad alto rischio, civili e militari. È inoltre fondatore del sistema di difesa israeliana " Sistema Krav Maga di Sopravvivenza di Israele" e "Sistema Kapap di Sopravvivenza Israeliano", ed ha formato più di 500 istruttori in tutto il mondo. In questo secondo DVD ci presenta le tecniche di disarmo di bastone, armi bianche e da fuoco, utilizzate nel Systema Marco Morabito, derivato dal programma russo Spenatz.
DVD: € 25,00 REF.: • SYSTEMA2
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