BuoneNotizie: Il Magazine - Numero 4

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BuoneNotizie

TM

NUMERO 4

DEL

IL DIGITAL AWARD ITALIANO DE IL SOLE 24ORE

Cover Story

Oliviero Toscani

Quanto fermento... nelle pene Focus

L’arte della comunicazione positiva

Economia

Con i dati tra le nuvole: il cloud

Green

Le città sono sempre più smart

Salute

Storie di ordinaria eccellenza


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Editoriale

La positività è contagiosa

di Giuseppe Riva*

M

olti di noi pensano che la positività e l’ottimismo siano risorse importanti che ci permettono di vivere meglio. E la scienza ha cominciato a darci ragione.

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Il lavoro decennale della psicologa americana Barbara Fredrikson, noto con il nome di “Broaden-and-Build Theory of Positive Emotions” ha dimostrato che un’esperienza positiva momentanea - come quella che sperimentiamo leggendo una buona notizia che ci colpisce - è in grado di estendere i suoi effetti positivi anche nel futuro. Ciò avviene attraverso l’ampliamento del repertorio pensieroazione (broaden) e la costruzione di nuove risorse cognitive (build). Più precisamente il ruolo delle emozioni positive sarebbe quello di:

1) Estendere il repertorio di pensiero-azione: sperimentare emozioni positive “apre” la mente, ampliando lo spettro dell’attenzione e la varietà del pensiero. 2) Ridurre l’impatto delle emozioni negative: le emozioni positive possono ridurre o mitigare l’impatto stressante delle emozioni negative. 3) Aumentare la resilienza: le emozioni positive aiutano ad aumentare la concentrazione o ristrutturare le esperienze attribuendo un significato positivo, una strategia molto utile per riuscire a superare delle crisi. La positività è anche arrivata nel mondo nel marketing. A New York, dove a metà Gennaio 2013 si è tenuta la seconda edizione della Conferenza Annuale sul Positive Marketing l’attenzione degli esperti è rivolta al possibile legame tra brand e positività. Secondo il positive marketing le esperienze positive, producendo engagement e benessere, potranno giocare un ruolo centrale nelle future strategie di brand management attraverso la creazione di un patto fiduciario con il consumatore, fondato sullo scambio tra valori e fedeltà. Si veda anche il recente articolo in italiano sul Positive Digital Marketing per un approfondimento di questi temi Un ultimo segnale del ruolo emergente della Positività nel mondo aziendale è il Positive Business Forum che si terrà per la prima volta in Europa, il 27-28 Marzo 2013 al MiCo-Milano Congressi. Lo slogan dell’evento, che raccoglie i principali esperti mondiali di positività aziendale è il seguente: “Immaginiamo un futuro in cui i nostri figli siano più felici, in cui il benessere delle persone sia riconosciuto come elemento indispensabile per la crescita e la produttività delle aziende, un futuro nel quale prosperare e crescere. Un gruppo di scienziati è andato oltre cercando nella prova scientifica risposte e strumenti concreti per rendere realizzabile tutto ciò“. Questo futuro lo stiamo immaginando anche noi. Speriamo con il vostro aiuto di riuscire a realizzarlo. * Direttore responsabile di BuoneNotizie



Sommario

Focus

Green e Ambiente

Quanto fermento nelle pene

Le città intelligenti

Oliviero Toscani e la sua buona dose di ottimismo

Il Positive Marketing Cos’è? E’ il Marketing elaborato in modo da suscitare nel possibile cliente delle sensazioni positive. Semplice no?

Le fabbriche della felicità I casi di successo del positive marketing

Economia e Risparmio Con i dati tra le nuvole Il mondo alle prese con una nuova “Rivoluzione Digitale”

Economy Flash Notizie dal web

Utopia? Sogno? No, semplice realtà

Green Flash Notizie dal web Salute e Benessere Storie di ordinaria eccellenza Dietro le grandi strutture ci sono sempre grandi uomini

Wellness Flash Notizie dal web


focus

Fotonotizia

Il Nobel per la Pace 2012 all’Unione Europea finanzierà progetti a sostegno di oltre 23mila bambini


Focus

Quanto FERMENTO nelle PENE… Abbiamo incontrato Oliviero Toscani, immaginatore, fotografo di fama mondiale, artista controverso e discusso. Cavallo di razza italiana al cento per cento. Una vita al massimo, sempre. Amante del rischio (nell’arte) ci rivela una buona dose di ottimismo nei momenti di crisi perché, il fermento creativo è come la fenice. di Valentina Marchioni

S

ig. Toscani è veramente un “momento di pene” questo? Cosa intende per pene? L’organo genitale maschile? Non proprio, ma se vuole… Ma no! Scherza? “Momenti di pene” sono momenti di gran cambiamento. Anzi, le dirò di più, sono momenti bellissimi, di grande fermento. Questi momenti qui, sono quelli in cui la spinta creativa ha delle enormi potenzialità evolutive. Com’è ottimista… Certo. Ma lei lo sa che chi più odia più ama? O tutto o niente. La bellezza è ovunque: anche nella tragedia, nelle difficoltà. Bisogna saperla vedere. Si, però le persone tendono a ricordare più facilmente il male piuttosto che il bene. Questo perché il male tende ad imprimere nella nostra coscienza un marchio più netto di quanto faccia il bene. E’ d’accordo? Ma… Male, bene… Sono categorie su cui non mi piace ragionare. Hanno


Focus / Quanto fermento nelle pene

un’accezione morale che non esiste. Sono imposizioni religiose, culturali. Viviamo schiacciati da queste imposizioni. Questo è male. Non si fa. Conformarsi: questo è il problema. Tutti vogliono essere accettati e ottenere consenso. E invece bisogna cominciare a organizzare la vita sull’emozione e non sull’economia. Bisognerebbe lavorare per il piacere di fare il proprio lavoro e invece tutti odiano il proprio lavoro. E’ vergognoso. Ma secondo lei esiste un’estetica del male? E una del bene? Ma certo: è una questione di fascino. Cioè? Il “male” ha un’estetica più interessante, ma l’arte è e deve restare al di sopra di ogni cosa. Insomma, io credo che il bene ed il male siano, come ho già detto categorie morali. Imposizioni. Se noi fossimo liberi di fare quello che vogliamo, saremmo tutti in galera. Prenda per esempio la caduta delle torri gemelle dell’11 settembre. Una tragedia. Ma che fascino… Nessun opera d’arte è al di sopra di quell’immagine. E’ una questione di fascino.

Moriremo eleganti L’ultimo libro intervista di Toscani

Ma allora, cos’è la bellezza secondo un Immaginatore? La bellezza è emozione e sorpresa. Punto. Sta ovunque si possa trovare una di queste due dimensioni. C’è ancora spazio per le buone notizie? Assolutamente. Anche perché buono e cattivo è tutto relativo. Insomma, tutte le notizie sono belle per qualcuno e brutte per qualcun altro. Certo, poi tenga presente che l’Italia è un paese di merda… E quindi… E quindi, in Italia sono sempre pronti tutti a vedere solo i difetti, a criticare. Perché la mediocrità ha bisogno di consenso, ma il consenso porta mediocrità. Oltre ad essere un immaginatore lei è un artista… Perché dice oltre? Essere un artista è la conseguenza dell’essere un immaginatore. Io sono uno perché sono anche l’altro. Non c’è oltre. Va bene. Lei è un immaginatore, un artista che nella propria vita ha, a sua detta, seguito spesso (e volentieri) l’istinto… Si, si. Mi sono fidato del mio istinto perché l’arte è rischio. Se non rischi non hai speranza. Solo i cretini non rischiano.


Focus / Quanto fermento nelle pene

…e seguendo l’istinto ha colto l’opportunità di entrare nella giunta comunale di Salemi, in veste di Assessore alla Cultura: partendo da quella che è stata la sua esperienza, cosa pensa possa insegnare l’arte alla politica? (ride).. Ahi, ahi… Guardi, onestamente, l’arte ha tutto da insegnare alla politica. L’immaginazione, il rischio, l’estetica, ciò che è bello. Peccato però che i politici in Italia siano (in generale) delle persone mediocri, in cui prevale con forza solo l’istinto a delinquere. Persone mediocri. Basta che arrivi il primo comico di talento e prende voti. Quindi la politica non ha nulla da dare all’arte? Lei sa cos’è lo “zero”? Il numero? Ecco sì il numero! Lo zero non ha alcun angolo. Chi è zero non ha nulla da insegnare o da dare perché non ha angoli. Ha capito? Penso proprio di sì. Torniamo all’idea di consenso. Allora come è riuscito a trovare un compromesso tra la politica sempre alla ricerca di consenso e l’arte che, come sostiene lei, dovrebbe evitarlo per non produrre mediocrità? E di fatti non l’ho trovato! Me ne sono andato via praticamente subito. Non si poteva lavorare. Il problema è che tutti cercano consenso. Ma il consenso produce mediocrità. Le grandi idee in questo paese non passano. L’Italia non è ancora pronta per il nuovo.

Toscani è diventato celebre grazie anche alle sue provocanti campagne pubblicitarie


Focus / Quanto fermento nelle pene

Lei ha spesso prestato la sua creatività ad un impegno sociale. Penso a mostre come Razza Umana (sulle diverse morfologie e condizioni), progetti come Nuovo Paesaggio Italiano (con prof. Settis e FAI) e a pubblicazioni come S.Anna di Stazzema (sull’eccidio SS). In fin dei conti lei pensa che la creatività salverà il mondo… Ma la creatività è una conseguenza di un’azione culturale. Tutti i progetti che lei ha citato. Bellissimi eh, ma sono stati un calvario. Sono stati, come li definisco io, uno splendido fallimento. Più una cosa è facile e meno sarà criticata, ma questo perché ciò che è facile è stupido. Il paese è schiavo del conformismo e di convenzioni che certo non aiutano la creatività. Ma l’arte è un’altra cosa: se c’è una strada, l’artista bisogna che la eviti. Bisogna andare dove non c’è niente. Quest’anno compie 70 anni: è tempo di bilancio o è ancora indeciso su quel che farà da grande? Eh, io direi che è tempo di bilanci. Ovvero, non c’è più tanto tempo e sento di non aver fatto ancora niente. Ho ancora moltissime cose da fare. Guardi, anzi le dico che morirò lavorando. Avrei pensato che volesse “morire elegante” No, quelli sono i milanesi.. Buoni propositi per il 2013? Lavorare, lavorare, lavorare.

Far scorrere il dito verso il basso

Oliviero Toscani Pubblicitario e fotografo di fama internazionale ha fatto campagne per Esprit, Chanel, Fiorucci, Prénatal, ma soprattutto con Benetton che lo fa conoscere al grande pubblico. Come fotografo di moda ha collaborato e collabora tuttora per i giornali Elle, Vogue, GQ, Harper’s Bazaar, Esquire, Stern. Nel 1990, ha fondato il giornale Colors. Nel 1993, ha fondato Fabrica, centro internazionale per le arti e la ricerca della comunicazione moderna. Fabrica ha prodotto progetti editoriali, libri, programmi


Focus

Il Positive Marketing E’ il Marketing elaborato in modo da suscitare nel possibile cliente delle sensazioni positive. Semplice no? di Enrico Banchi, COO Scuola di Palo Alto

N

O! Fino a qualche anno fa nel marketing imperavano le 4P secondo le quali era sufficiente presentare ai propri clienti delle campagne pubblicitarie che, sulla carta, sarebbero state di alto impatto. Oggi non è più così, o meglio, oggi c’è di più. La scienza che se ne occupa si chiama Neuromarketing e la sua provenienza è implicita nel nome stesso. Laura è alle prese con la lista dei regali di Natale. Come tutti gli anni all’eccitazione del momento subentra lo stress da regalo perfetto per famiglia, amici, suoceri eccetera. E’ appena uscita da un negozio dove la commessa le ha fatto capire chiaramente di NON toccare e di chiamarla nel caso avesse bisogno. In nessun caso doveva passarle per la


Focus / Il Positive Marketing

la frontiera del marketing è trasformare le campagne pubblicitarie in momenti esperienziali veri

mente di servirsi da sola. “Ha forse paura che le stropicci la mercanzia??”. Se non fosse stata la commessa, i cartelli distribuiti strategicamente in tutto il negozio avrebbero fatto il loro lavoro: “Si Prega Di Non Toccare La Merce”. Nel negozio precedente, invece, nessun limite sulla possibilità di stimolare la sensibilità tattile. Peccato che se desideravi provare un capo d’abbigliamento dovevi aspettare il responsabile per l’apertura di uno dei camerini. “Non sia mai volessi portarmi via chissà che cosa”. Ma l’apice di un pomeriggio potenziale consumatore frustrato Laura l’ha toccato in una piccola libreria del centro, dove non pochi libri erano addirittura avvolti nella plastica. Cosa succede nel cervello di Laura? Se potessimo osservarlo in questo momento vedremmo un indaffaratissimo Ipotalamo mandare ordini a tutto spiano alle ghiandole surrenali stimolando una produzione extra di Cortisolo, l’ormone dello stress. L’aumento del tono muscolare e la diretta influenza sul sistema nervoso stanno trasformando il pomeriggio di Laura in un calvario, e il suo umore in un rapido imbrunire tipico dei pomeriggi invernali. L’unico desiderio della nostra Laura è quello di entrare in un negozio dove spendere i suoi sudati risparmi in un modo gradevole, dove i responsabili la capiscano e la lascino respirare, toccare la mercanzia, provarla..... e riprovarla. Dove magari le offrano un caffè (o meglio ancora un cioccolatino) e dove le facciano capire che è la benvenuta solo per il fatto di essere entrata. E’ questa la nuova frontiera del marketing. Capacità delle aziende di trasformare le campagne pubblicitarie in momenti esperienziali veri, coerenti con i messaggi divulgati dai media. Mantenere le promesse è d’obbligo.

CHE COS’È Positive Marketing Il “Positive Marketing” è una particolare forma di marketing esperienziale il cui principale obiettivo è realizzare esperienze positive e multisensoriali, capaci di coinvolgere contemporaneamente i sensi, l’emotività e il pensiero razionale, e associarle ad uno specifico brand.

Il termine è stato introdotto nel 2005 dai docenti della Fordham University di New York dopo la pubblicazione di una serie di studi che hanno mostrato l’impatto positivo delle esperienze e notizie positive sulla percezione dei brand. Attualmente alla Fordham University esiste il Center for Positive Marketing che coordina la ricerca internazionale nel settore e organizza la principale conferenza a livello mondiale sull’argomento, che si è tenuta a New York a metà gennaio 2013.


Focus / Il Positive Marketing

Il Positive Marketing è una questione di Ossitocina, la molecola della fiducia. Secondo Paul Zak, la produzione di questo ormone ci predispone ad avere piú fiducia in ciò che stiamo per intraprendere e nelle persone con le quali stiamo interagendo.

Guarda il video Paul Zak, PhD, discute il gene dell’ ‘empatia’: l’ossitocina

COME FUNZIONA il Positive Marketing Sono tre i vantaggi che il Positive Marketing offre ai brand e alle loro strategie di comunicazione. In primo luogo, grazie alla produzione di ossitocina, la capacità di coinvolgimento delle buone notizie e delle esperienze positive spinge il consumatore ad avere più fiducia nei contenuti del messaggi pubblicitari associati alle buone notizie. Esiste poi un legame diretto tra la positività e la tendenza a condividere contenuti: da una parte i soggetti altruistici tendono maggiormente a condividere contenuti online, dall’altra i contenuti positivi sono più virali di quelli negativi. Infine, l’effetto positivo indotto dalle buone notizie non produce effetti solo nel soggetto che le legge ma anche nella rete sociale intorno a lui. Una recente ricerca scientifica ha dimostrato che se un amico che vive vicino a me (entro un chilometro e mezzo di distanza) sperimenta emozioni positive ciò aumenta del 25% la mia probabilità di sentirmi felice.

I circuiti interni che ci aiutano a stare meglio si nutrono di alcuni neurotrasmettitori come la serotonina e la dopamina che sono strettamente legate alle nostre relazioni interpersonali. Se le aziende vogliono intraprendere, dunque, la strada del Positive Marketing devono tornare a pensare all’interazione con il proprio pubblico. Devono creare un profondo sentimento di coerenza fra il messaggio divulgato e l’azione che ne consegue al momento della decisione di acquisto. Qualunque incoerenza è registrata da una parte della nostra Corteccia Prefrontale che manda segnali dissonanti al nostro cervello emotivo, che reagirà producendo ormoni e neurotrasmettitori che bloccano i circuiti del piacere e non predispongono all’acquisto. La prossima volta che invitate il vostro potenziale cliente a visitare il vostro locale, siate pronti a riceverlo, e se si presentano in molti, per favore, non lamentatevi... mai!


Focus

Le fabbriche della felicità I casi di successo del positive marketing a cura di Giuseppe Riva Campagna Coca Cola “Happyness Factory”

A

ll’interno delle strategie di marketing la pubblicità ha un ruolo centrale: oltre ad informare essa mira a coinvolgere il consumatore e, per farlo, adotta spesso narrazioni in grado di trasportare l’utente al suo interno. Accanto alla struttura della narrazione, anche il contesto in cui la pubblicità viene presentata sta cominciando ad avere un ruolo fondamentale sull’efficacia del messaggio trasmesso. Non sono rari i casi di comunicazioni che hanno perso efficacia perché inseriti in contesti editoriali insieme a contenuti non edificanti o negativi.

Esempi di pubblicità negativa

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Il brand deve essere associato a significati che mettano il consumatore in una fase di predisposizione e questo avviene quando il media scelto crea sia empatia con il brand sia quando propone contenuti di interesse o un coinvolgimento emotivo emozionale. In quest’ultimo caso il brand presidia il proprio target portando valori positivi, esperienze positive e rinforzando gli aspirazionali progetti di vita degli utenti.

Campagne che hanno lavorato sulla positività legando il proprio brand all’emozione di felicità sono state Coca-Cola con “Happiness Factory” e Illy Caffè con Live HappIlly”. La multinazionale americana nel 2006 sull’onda della teorizzazione dei LoveMarks di Kevin Roberts, Ceo di Saatchi & Saatchi, ha abbandonato la veste più vintage e tradizionale per sottolineare


Focus / Le fabbriche della felicità

Campagne in video

Happyness Factory Coca-Cola

LIVE HAPPilly Illy Caffè

The Sun AD TV Allianz

le dimensioni di ottimismo e positività, marchio di fabbrica della propria comunicazione. Il risultato è l’esaltazione della gioia di vivere narrata rendendo il distributore di Coca Cola come il cancello di accesso alla Happiness Factory, un mondo fatto di immaginarie creature colorate e gioiose che producono la Coca Cola. Un’altra campagna che sottolinea l’importanza delle emozioni positive nella creazione della brand experience è quella lanciata nel 2011 da Saatchi & Saatchi per Illy Caffè. La campagna “LIVE HAPPIlly”è stata l’occasione per lanciare il nuovo posizionamento della marca attraverso il racconto di come i piccoli gesti quotidiani possano trasformarsi in istanti di pura rivelazione, dove tutto ciò che accade intorno all’improvviso appare straordinario, dando vita a momenti di felicità. All’interno della narrazione degustare una tazzina di buon caffè e lasciarsi andare al piacere dei sensi si fonde con il piacere intellettuale ed estetico. Ispirata ai valori della tranquillità e della serenità anche la campagna Allianz del 2007 dove Mr Sunshine, personificazione del gruppo, sulle note di “Here comes the sun” dei Beatles, rassicura le persone nei momenti più critici della loro vita offrendo soluzioni e consigli. Quindi, come si legge in un interessante articolo di Forbes, nella celebre gaffe di Mitt Romney “Le aziende sono persone” c’è, in fondo, della saggezza, perché è nelle relazioni e nelle emozioni che sta la vera differenza d’approccio. Lo hanno dimostrato anche al Centro Marketing Positivo alla Fordham University dove hanno appreso che esiste un forte legame tra un marchio e l’impatto positivo che ha sulla vita delle persone e che alla base degli acquisti, ci sono sempre uomini e donne che cercano di migliorare la loro vita.

Far scorrere il dito

Il Positive Digital Marketing di TED

Guarda il video

Un esempio particolarmente efficace di Positive Digital Marketing viene da TED, un’organizzazione non-profit che cerca di sostenere e diffondere le ‘idee che meritano di essere diffuse’- ‘ideas worth spreading’. Nata come una conferenza 25 anni fa, TED ha progressivamente integrato nella propria strategia comunicativa l’utilizzo degli strumenti digitali. La strategia è molto semplice: nella Conferenza annuale di TED scienziati, ricercatori e imprenditori che si


economia e risparmio Fotonotizia

Joe Lueken, proprietario di 3 supermercati del Minnesota (USA) va in pensione e lascia la proprietĂ ai suoi 400 dipendenti



Economia e Risparmio

Con i dati tra le nuvole Il mondo è alle prese con una nuova “Rivoluzione Digitale” che ha reso la grande rete il posto ideale dove salvare i propri dati

L

a rivoluzione digitale si chiama cloud computing (in italiano “nuvola informatica”) e porta con sé una riduzione dei costi, un aumento dei profitti e un evidente aumento della facilità di manutenzione delle risorse. Una vera svolta per il mondo del lavoro e un elemento di grande versatilità per l’uso personale. Ma la nuvola aiuta anche a salvare l’ambiente, facendo nascere quello che è ormai noto come green computing. Il cloud offre diversi vantaggi, primo tra tutti l’utilizzo di servizi che comprendono le infrastrutture, le applicazioni o gli spazi di archiviazione ad un costo nominale. Poiché questi servizi vengono creati e offerti dal provider di servizi cloud, non è necessario acquistare né server, né applicativi, né sistemi operativi. Si paga solo per le risorse utilizzate, seguendo il modello pay-per-use. Qualsiasi nuvola informatica deve avere determinate caratteristiche, indipendentemente dal fatto che sia privata o pubblica, e indipendentemente dal tipo di servizio che offre. Un recente studio ha rivelato che

LA PERCEZIONE DEL CLOUD COMPUTING Quello che la gente crede quando si parla di cloud computing

Fai tap sulle percentuali per saperne di più

Fonte DeVryUniversity


Economia e Risparmio / Con i dati tra le nuvole

Deve essere in grado di rispondere velocemente alle richieste di accesso e fruizione dei dati, deve avere backup in tempo reale e deve essere in grado di soddisfare le esigenze dei clienti, senza dover coinvolgere i clienti nella gestione del servizio.

?

Cos’è il

Fai TAP sulle icone per approfondire

Cloud computing

ACCESSIBILITÀ REMOTA Le aziende non sono vincolate a un particolare luogo. È possibile accedere ai database, agli archivi personali, ai servizi ovunque. Tutto ciò che serve è l’ID e la password.

Esistono diversi tipi di nuvole, ognuna con i propri vantaggi. La SaaS (Software as a Service) è la forma più popolare. Il fornitore offre un software per collegarsi al servizio, mentre gli utenti finali possono configurarlo, personalizzandolo in base alle loro esigenze. Solitamente, per l’utilizzo di questo servizio si deve solo pagare un canone mensile o annuale.

Cloud Insieme di tecnologie che permettono di gestire dati grazie all’utilizzo di risorse hardware/software distribuite e situate in Rete

Cloud

SaaS

DaaS

HaaS

PaaS

IaaS

Poi abbiamo la PaaS (Platform as a Service) che offre una piattaforma per scopi diversi a clienti specifici, come ad esempio sviluppatori, tester e host che possono poi essere accessibili agli utilizzatori finali. Anche qui lo spazio di memorizzazione per dati può essere aumentato o diminuito e, come per il SaaS, non è necessario sviluppare la piattaforma, ma basta pagare un prezzo nominale per l’utilizzo. Infine abbiamo la IaaS (Infrastructure as a Service) che offre infrastrutture su richiesta. Può essere di qualsiasi tipo, dai server di storage per applicazioni ai sistemi operativi. L’acquisto d’infrastrutture o il noleggio al di fuori dei modelli tradizionali può essere molto costoso, quindi IaaS è la scelta migliore per risparmiare in termini di spese, spazio e personale necessari per impostare e mantenere il sistema. E’ il provider di servizi cloud che se ne occupa.


Economia e Risparmio / Con i dati tra le nuvole

Guarda il video Come i pescatori di Bari utilizzano il Cloud

Ma uno degli aspetti più interessanti della nuvola informatica è l’impiego efficiente delle risorse, che si traduce in green computing. La maggior parte dei computer oggi sono certificati Energy Star e sono progettati per ridurre il consumo di energia elettrica e quindi le emissioni che danneggiano l’ambiente. Il cloud permette di non dover utilizzare ulteriori apparecchiature favorendo così la sostenibilità. Inoltre, permettendo anche di usufruire del sistema di telelavoro, i dipendenti possono accedere ai dati da qualsiasi angolo del mondo risparmiando carburante e il numero di dispositivi elettronici in linea. Per tutte queste caratteristiche il cloud computing si merita l’aggettivo di “rivoluzionario”. E la rivoluzione c’è stata davvero.


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Green e Ambiente

Le città intelligenti Immaginate di vivere in una città dove servizi, urbanistica e viabilità funzionano alla perfezione. Utopia? Sogno? No, semplice realtà grazie ai progetti portati avanti da alcuni dei nomi più importanti dell’industria tecnologica mondiale di Alessandro Milini e Alessia Marsigalia

N

el 1927 il regista austriaco Fritz Lang mostrava al grande pubblico del cinema il suo capolavoro: Metropolis. Secondo la sua visione del futuro nel 2026 le città della Terra sarebbero state “perfette”, almeno per quanto riguarda la vita di chi occupava le classi più alte della società. Sistemi automatici in grado di ottimizzare i flussi di traffico, macchine volanti e molto altro avrebbero reso più facile e idilliaca la vita. Ovviamente il film non si limita a questo e la lotta di classe a cui si assiste nel prosieguo della pellicola ne è la prova, però ci fa capire quanto anche negli anni passati si pensasse al futuro per risolvere i problemi di traffico, qualità della vita e ambiente delle grandi città.


Green e Ambiente / Le città intelligenti

Gira l’iPad per interagire Ne sono un esempio aziende come IBM che, sorretta dalla sua visione di uno “Smarter Planet”, un Pianeta più intelligente, sta investendo sul programma “Smarter Cities” in tutto il mondo. In Italia ha già toccato più di 100 città, siglando 12 protocolli strategici e avviando diversi progetti di innovazione. Attraverso l’applicazione di modelli analitici avanzati, le città sono in grado di prevedere i problemi, rispondere con tempestività alle potenziali situazioni di crisi e gestire al meglio le risorse, con conseguente eliminazione degli sprechi. Strettamente connessa a questa capacità predittiva, è l’IBM Smart Vision Suite di video analisi, capace di trasformare le immagini videoriprese in “meta dati” per poter correlare eventi, generare informazioni e segnalare allarmi. L’utilizzo “intelligente” di informazioni può, infatti, aiutare a prevenire atti di microcriminalità o terroristici, furti, sabotaggi e rapine. Molti altri poi i progetti firmati dall’azienda americana, come “Abitare Sicuri”, una soluzione di teleassistenza attiva nella Città di Bolzano che ha l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle persone della terza età attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie IT, e come “Assistenza Turistica ai disabili ACT”, attiva nella Città di Nettuno, che permette di guidare i cittadini e i turisti “step-by-step”, grazie all’uso di un servizio interattivo disponibile tramite un’app per smartphone.


Green e Ambiente / Le città intelligenti

Guarda il video Curare le malattie ereditarie con i dati: i metodi innovativi dell’Istituto Ortopedico Rizzoli

L’IT è una chiave fondamentale per questo processo di innovazione nelle città. Anche Philips, con il progetto Livable Cities, e HP sono impegnate nel migliorare la qualità della vita con progetti innovativi. Fulcro di queste attività è il costante monitoraggio della città e la condivisione di idee intelligenti che aiutino a gestire le risorse in modo ottimale. Così facendo si crea un enorme database che, reso disponibile a tutti, permette di rendere sempre più virtuose le nostre città destinando, per esempio, fondi ad alcune scuole, utilizzando al meglio Internet o risparmiando grazie all’utilizzo di risorse energetiche naturali. Con l’adozione delle moderne tecnologie si possono ad esempio dotare i lampioni di pannelli che accumulano energia durante il giorno e la restituiscono nella notte con conseguente risparmio economico per il comune e di emissioni per l’ambiente, accendendosi “on demand” quando un pedone o un veicolo stanno percorrendo la strada. A Torpignattara, un quartiere della città di Roma, sono stati montati questi pannelli in un parco giochi che hanno permesso ai bambini di giocare in completa sicurezza anche quando la luce ambientale non è sufficiente. In Olanda un’intera cittadina ha organizzato il sistema sanitario per fare in modo che gli assistiti possano essere visitati direttamente a casa, via internet, risparmiando così migliaia di euro in visite inutili e dando più rapidamente accesso alle strutture a chi ne ha realmente bisogno, come anziani o persone che per qualche motivo non riescono a recarsi dal medico. Per limitare i costi relativi alla bolletta energetica delle comunità, invece, l’azienda inglese Pavegen Systems ha creato uno speciale pavimento che produce elettricità trasformando l’energia cinetica dei passi dei cittadini in energia elettrica per alimentare l’illuminazione pubblica.

Esempio di LifeSafe, illuminazione a led degli attraversamenti pedonali

A Parma il Comune ha installato LifeSafe su alcune strisce pedonali. Un semplice, un sistema di led intelligenti che capisce quando le persone stanno attraversando la strada e provvede a illuminarle dal basso così da renderle più visibili. Un’installazione completamente “green” perché i led sono alimentati grazie a batterie che si caricano durante il giorno.


Green e Ambiente / Le città intelligenti

La “Stanza del Sindaco”, una vera e propria centrale operativa del futuro, un luogo nel quale possono essere visualizzate in tempo reale - grazie a un sistema integrato di sensori e a una serie di display e cruscotti interattivi - tutte le informazioni relative al vivere urbano, così da consentire agli amministratori di prendere decisioni e avviare attività di pianificazione per migliorare e rendere più efficace il governo della città.

Fai TAP sull’immagine per ingrandirla

Sono questi dei semplici esempi di progetti legati all’idea di una città intelligente che possono essere utilizzate nel quotidiano e soprattutto in futuro, dove la tecnologia farà ancora più parte del nostro stile di vita. Per rendere più socialmente utili le città, sono anche i cittadini a dover cambiare marcia, adottando uno stile di vita più sostenibile ed “eco-compatibile”. Per questo i grandi colossi dell’IT e della tecnologia impegnati in questo campo danno grandissimo spazio alle idee innovative che ci permettono, per esempio, di ridurre a zero, o quasi, le emissioni dannose per l’ambiente grazie alla ricerca sui carburanti alternativi piuttosto che al ricorso all’energia solare per fare tutto, dal cucinare al ricaricare i propri dispositivi elettronici sfruttando micropannelli fotovoltaici o riciclando al massimo i rifiuti.


Green e Ambiente

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Salute e Benessere

Storie di ordinaria eccellenza Dietro le grandi strutture ci sono sempre grandi uomini: l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma di Isabella Berardi

L’

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma è una delle strutture al vertice dell’eccellenza pediatrica italiana. Vanta personale qualificatissimo, reparti e terapie d’avanguardia. Abbiamo scelto di raccontare l’eccellenza di quest’ospedale attraverso la storia di due medici che ci lavorano: la loro quotidianità, le loro sfide come professionisti e come uomini. Perché, come ci hanno raccontato loro stessi, l’aspetto umano è importantissimo quando si ha a che fare con i più piccoli e con le loro famiglie.

SONO UN PAPÀ, PRIMA DI ESSERE UN MEDICO: ALBERTO VILLANI

È questa la frase che il Dott. Alberto Villani, Responsabile di Pediatria Generale e Malattie infettive dell’Ospedale Bambino Gesù, pronuncia ai bambini che visita. Parole semplici ma che, sicuramente, hanno il pregio di mettere a proprio agio i suoi piccoli pazienti, ponendo in primo piano, rispetto alla professione, il suo essere padre di tre figli, ormai grandi. “Due studiano ingegneria” mi racconta con orgoglio “l’altro ha scelto medicina”. A questi studi, Villani si interessa fin da giovane, grazie alla presenza di uno zio pediatra in casa. Un mondo, a cui si appassiona fin da subito, perché il pediatra è “un medico speciale, che si differenzia dagli altri” dice con forza “avendo a che fare con i bambini deve innanzitutto amarli, è impensabile che qualcuno possa interagire con loro se non è molto ben disposto verso il mondo dell’infanzia”. L’equazione è semplice: pazienti speciali meritano medici speciali. Villani racconta con umiltà del suo ruolo di primario, di come si senta “in vantaggio rispetto a colleghi che si occupano di Dott. Alberto Villani Responsabile di Pediatria malattie molto più impegnative dal punto Generale e Malattie infettive dell’Ospedale di vista umano e psicologico, per esempio Bambino Gesù


Salute e Benessere / Storie di ordinaria eccellenza

l’oncologia”. Tutto questo perché è più facile, nel suo reparto, incontrare nemici che si possano “curare o provare a sconfiggere”. Gli chiedo cosa si provi a vedere la malattia colpire tutti i giorni questi piccoli: “è assolutamente un luogo comune dire che ci si abitua: non ci si abitua proprio a nulla. Il confronto con il bambino che soffre e sta male è sempre qualcosa che agisce su noi pediatri”. Quando gli domando quali siano i suoi progetti per il futuro, Villani, anche docente universitario alla scuola di specializzazione in Pediatria presso La Sapienza di Roma, non pensa un istante alla risposta: “ogni pediatra sogna un mondo in cui sempre meno bambini abbiamo bisogno dell’ospedale e delle cure ospedaliere”. E prosegue, auspicando anche maggiore attenzione nei confronti della maternità e dei più piccoli da parte della società. “Il mio sogno come uomo e come pediatra” conclude ”è che realmente volendo pensare al futuro si pensi di più ai bambini”.

IL PAZIENTE AL CENTRO DELLE CURE: FRANCESCO PARISI

Il Dott. Francesco Parisi, all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù fin dal 1986, è responsabile Follow up trapianti cardiopolmonari. Follow up è un termine inglese che vuol dire “seguire”. “Il trapianto si svolge in 24 ore” spiega Parisi, “poi però questi pazienti vanno seguiti per tutta la vita” in quanto dovranno sottoporsi a una terapia che non potranno mai interrompere per evitare il rischio del rigetto dell’organo trapianto. Una dimensione, quella del trapianto, che non riguarda quindi solo la sfera prettamente clinica: un trapianto coinvolge tutta la famiglia”. Per questo, fondamentale è il lavoro che svolge con la sua equipe prima e dopo l’intervento con i genitori: “gli spieghiamo che qui comincia una nuova vicenda familiare, nella quale chiediamo il massimo della loro convinzione, perché da quel momento il futuro, loro e nostro è legato per tutta la vita a quello del loro piccolo”. Un lavoro dove l’aspetto fondamentale è quello della vita che continua, nel migliore dei modi, alla ricerca di una dimensione di normalità. Ma cosa si prova a rivedere i propri pazienti che stanno bene e che conducono una vita simile a quella di tutti gli altri? “L’emozione è grande, adesso ci sono altre tre ragazze che abbiamo messo nelle condizioni di poter avere figli” spiega con orgoglio “che vuol dire adattare la terapia immunosoppressiva, che non si può Dott. Francesco Parisi, Responsabile Follow up sospendere, in modo che non comprometta trapianti cardiopolmonari all’Ospedale Pediatrico la gravidanza”. Bambino Gesù Pazienti speciali, meritano medici speciali


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Sono questi esempi di vita quotidiana a fornire coraggio a quei genitori a cui bisogna dare la difficile notizia che il proprio figlio necessita di un trapianto: “chiaramente non è una garanzia che si può offrire” puntualizza Parisi “ ma è una possibilità concreta per cui vale la pena di impegnarsi. Le famiglie acquisiscono fiducia in questo modo”. Anche in questo caso, quando chiedo al Dott. Parisi, padre di tre figli, quali siano i suoi obiettivi per il futuro, la risposta è tutta orientata alle esigenze del paziente: “riuscire, nel concreto, a fare sempre di più una medicina centrata sul paziente”. Una medicina dove il paziente sia il fulcro della cura e dove tutte le figure di specialisti gravitino attorno a lui e alle sue esigenze. E dove a schiere di medici si possano sostituire le figure di due, al massimo tre, professionisti: “dobbiamo centrare un po’ di più la cura sulle persone” conclude il medico “più che sulle malattie”.

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PEDIATRIA: LE STRUTTURE D'ITALIA ECCELLENTI

L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma L’OSPEDALE PEDIATRICO BAMBINO GESÙ DI ROMA

L’OSPEDALE PEDIATRICO MEYER DI FIRENZE

L’ISTITUTO GIANNINA GASLINI DI GENOVA

Nasce nel 1869 su iniziativa della Famiglia Salviati. Ad oggi, vanta tre poli di ricovero e cura, a Roma, Palidoro e Santa Marinella. I numeri sono impressionanti: circa 34.000 ricoveri all’anno, oltre 837.000 prestazioni ambulatoriali e 18.000 interventi chirurgici. Vi lavorano circa 2.200 tra medici, ricercatori, infermieri, tecnici ospedalieri e volontari, suddivisi in oltre quaranta specialità. A fine ottobre 2012, è stato inaugurato, in una zona adiacente alla Basilica di San Paolo fuori le mura, il nuovo centro dedicato alle attività ambulatoriali mediche e chirurgiche. Scopo del centro è quello di fornire assistenza sanitaria innovativa, proponendo una visione della medicina basata sulla multidisciplinarità, al fine di umanizzare il più possibile le cure date ai piccoli pazienti.

www.ospedalebambinogesu.it


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