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Fotogrammi d’alta quota

China Jam *

Regia Evrard Wendenbaum (Francia 2014) - 53 minuti - Premio Mario Bello al Film Festival di Trento 2015

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Continuamente alla ricerca di nuove vette da scalare, Sean Villanueva O’Driscoll, Nicolas Favresse, Stéphane Hanssens e Evrard Wendenbaum arrivano in una sperduta valle in Cina, dove si trovano di fronte a una parete incredibile. Nel corso della salita dovranno affrontare tempeste di neve e condizioni proibitive, senza tuttavia mai rinunciare a trovare un modo per divertirsi. È il racconto della prima ascensione assoluta in libera del pilastro sud est (1250 m) Sopra, bivacco lungo la via. In alto a destra, Sean Villanueva e Stéphane Hassens. A destra, bivacco in parete (in senso antiorario Stéphane Hassens, Sean Villanueva e Nicolas Favresse). Foto Archivio FilmFestival Trento del Kyzyl Asker nel Tien Shan (Montagne Celesti in cinese), catena montuosa che segna il confine fra Cina e Kirghizistan. Magnifica avventura in puro stile alpino, girata e montata con un preciso equilibrio delle immagini e una fotografia mai banale che narra di un ambiente poco conosciuto, selvaggio e ancora poco esplorato. Il montaggio dinamico spazia con sapienza dai totali ai particolari nella giusta misura evitando ripetizioni e sovrapposizioni di inquadrature

inutili. Nella narrazione è più che evidente, e lo si avverte in maniera corretta, l’esatto bilanciamento fra la fatica, le difficoltà alpinistiche e le avverse condizioni meteo. Il tutto narrato con ironia e, a tratti, in modo scanzonato ma sempre tecnicamente inappuntabile. La fatica, la gioia, la disperazione, la paura… tutto emerge nello scorrere delle sequenze. Ottima la scelta delle inquadrature, così come le riprese dall’alto che non sono mai scontate, così come la cura della ricerca del dettaglio non rivela mai passaggi banali. Le riprese in parete, la capacità di superare le difficoltà in progressione, il rapporto del corpo che si adatta, e quasi si plasma, alle linee disegnate nella roccia, i passaggi difficili superati con agilità e, a tratti, quasi in misura scanzonata nonostante l’impegno fisico profuso. Un film sottilmente ironico e graffiante, che a tratti può apparire eccessivo nella interpretazione di alcuni componenti della spedizione e che travalica gli schemi tradizionali dei film di alpinismo e arrampicata. Un film che rappresenta le peculiarità di O’Driscoll, Favresse e compagni. L’alternanza dei piani di ripresa restituisce allo spettatore la giusta dimensione e sensazione degli spazi e della fatica. I bivacchi passati nelle portaledge, l’attesa che le condizioni meteo cambino, l’impegno del tempo che sembra non passare mai, le jam session improvvisate con gli strumenti portati in parete. Le percussioni, il mandolino e il flauto che rimandano a melodie musicali e a sonorità tipicamente irlandesi, il modo di ingannare il tempo nell’attesa di poter raggiungere la vetta, raccontati sempre con quel filo di sottile umorismo che supera la tradizionale narrazione abitualmente citata nei film di genere. L’arrivo in vetta in notturna è girato con sapienza e senza sbavature e imperfezioni con una fotografia precisa e una descrizione affascinante della luce di quegli istanti, un’atmosfera magica e surreale.

* La prenotazione dei titoli è riservata alle Sezioni Cai. Per informazioni sul prestito del film: www.cai/itcineteca - cineteca@cai.it

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