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Fotogrammi d’alta quota

Trou de Fer *

Regia Pavol Bàrabaš (Slovacchia 2011) - 56 minuti - In concorso Film Festival di Trento (2012)

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Quando, a causa di una apocalittica immensa eruzione, la superficie del vulcano Piton des Neiges, (isola della Réunion) collassò sprofondando di circa 1.000 metri, si creò quello che viene chiamato il Trou de Fer (The Iron Hole): una voragine straordinaria con pareti verticali coperte dalla più vigorosa vegetazione che si possa immaginare. Il Trou de Fer offre un paesaggio spettacolare difficile da trovare altrove sul nostro pianeta anche perché la sua inaccessibilità ha permesso alla natura di preservarsi nella forma più selvaggia e libera. Definito il Monte Everest dei canyon, la sua monumentalità è esaltata da cinque grandi cascate che celano le crepe sul fondo solitamente anche con la complicità della intensa nuvolosità propria dei tropici. Il che rende difficile poterne scrutare le profondità anche sorvolandolo con l’elicottero. Vi è solo una possibilità, assai più difficile e pericolosa per esplorarlo, che solo i migliori possono cercare: tentare di scendere a corda doppia nelle sue cavità sapendo di non avere comunque la garanzia di poter tornare indietro. Sarà anche la natura a deciderlo. È per questo che i cinque amici che hanno deciso di mettersi alla prova per verificare tale possibilità non hanno dormito troppo bene negli ultimi tre anni. I lavori di Pavol Bàrabaš hanno ottenuto diversi riconoscimenti al Festival di Poprad. Nel 1999 ha vinto il Gran Premio “Città di Trento” con il film “118 Days in Captivity of Ice”. Documentario di torrentismo in un ambiente selvaggio e lussureggiante con immagini e riprese che testimoniano la quasi inaccessibilità del luogo. Condizioni meteo quasi sempre al limite, pioggia e temporali violenti, rendono ancora più difficoltosa l’esplorazione dell’immenso canyon. La spaventosa violenza dell’acqua delle cascate mette a dura prova la resistenza e le capacità fisiche degli esploratori. Le immagini in soggettiva delle discese nelle cascate sono di grande effetto. L’obiettivo della telecamera diviene l’occhio del protagonista mentre scende lungo toboga levigati da secoli di scorrimento impetuoso dell’acqua. Il passaggio dalla soggettiva alla ripresa dell’ambiente circostante funziona ed è ben mixato così come le inquadrature dei dettagli e dei particolari. Il tutto rende in maniera fantastica il senso del vuoto, dell’immensità del luogo, della profondità e della sensazione visiva di sentirsi quasi precipitare e catapultare, come l’Alice Carroliana, in un pozzo senza fondo. Suggestive le immagini della discesa, ai lati di una delle cascate, in corda doppia con una delle due corde che si sta sfilacciando ed è quasi al limite della rottura: attimi di suspence sino al momento del raggiungimento della base della parete. Leggermente un po’ noiosa e lenta la parte descrittiva sull’utilizzo delle varie attrezzature tecniche utilizzate in questa pratica.

* La prenotazione dei titoli è riservata alle Sezioni Cai. Per informazioni sul prestito del film: www.cai/itcineteca - cineteca@cai.it

Sopra e a sinistra, il Trou de Fer. Sotto, un componente della spedizione in discesa in corda doppia (foto Archivio FilmFestival Trento)

LaMunt, ovvero, la montagna è donna

Creato da donne per donne, con uno sguardo inedito sull’esperienza femminile in montagna, il gruppo altoatesino Oberalp irrompe nel panorama outdoor con un nuovo brand, LaMunt, la montagna appunto, la cui radice è da ricercarsi nell'antica lingua ladina ancora parlata in alcune zone delle Dolomiti. Ed è proprio dall'amore di Ruth Oberrauch per la montagna, e dalla lingua della nonna originaria dell’Alta Badia, che prende vita la prima collezione primavera/estate del marchio, disponibile online e in alcuni negozi selezionati a partire da gennaio 2022. LaMunt mira a combinare funzionalità ed estetica sviluppando capi sempre più versatili ed è la risposta del gruppo al crescente numero di donne che praticano sport di montagna e che sono alla ricerca di un abbigliamento che soddisfi le loro esigenze, senza compromessi in termini di funzionalità.

Drago LV, il climbing secondo SCARPA

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