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Godiamoci la libertà | Sui sentieri dell’Orsomarso
Trekking nel versante calabrese del Parco del Pollino, da Sant’Agata di Esaro a Morano Calabro, fra boschi, pianori e montagne
di Saverio De Marco*
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Sono partito per quattro giorni di cammino in solitaria nel versante calabrese del Parco del Pollino, proprio dove passa il Sentiero Italia CAI. Un mio amico, Marco Simonetti (Cnsas Basilicata) si è detto però disposto ad accompagnarmi in questo lungo e impegnativo viaggio. Impegnativo perché, a parte il pernotto in un albergo a San Sosti, per il resto delle tre tappe abbiamo dovuto bivaccare e quindi portarci dietro tenda, viveri e sacco a pelo. Per tre giorni non abbiamo incontrano altro che boschi, pianori e montagne; qualche baracca di pastori lungo la strada è l’unico segno della presenza umana. I rifugi presenti a fine tappa risultano al momento chiusi: sarebbe utile, ai fini della promozione turistica del territorio, che si lasciassero aperte delle stanze nelle strutture esistenti, come bivacchi dove trovare cibo e poter trascorrere la notte; sono probabilmente pochi, infatti, gli escursionisti disposti a percorrere delle tappe consecutive con un pesante zaino in spalla.
IMMERSI NELLA WILDERNESS
In questi trekking ci si affida l’uno all’altro, si è “compagni” nel senso autentico del termine: cum panis, “condividere lo stesso pane”. Attraversare i monti d’Orsomarso, una delle aree wilderness più estese d’Italia, non è una passeggiata. Sono luoghi dove per decine di chilometri non si incontra anima viva, anche quando si percorrono delle comode piste forestali. L’escursionista si trova al cospetto di immense e a volte impenetrabili foreste, nelle quali anche un escursionista esperto rischia di perdersi se abbandona il sentiero segnato o non dispone di cartine e gps. Siamo partiti con previsioni meteo buone. Da Sant’Agata di Esaro (in provincia di Cosenza), ai confini con il Parco Nazionale del Pollino, siamo saliti portandoci al cospetto della Montea. Siamo giunti alla famosa Tavola dei Briganti, una spettacolare formazione rocciosa erosiva a forma di fungo (purtroppo sfregiata da tiranti e cemento, utilizzati per evitare il crollo naturale della struttura). Si passa ad ambienti rocciosi e più scoperti, dove fa la sua comparsa il pino loricato, albero simbolo del Parco del Pollino, che popola gli aspri e selvaggi versanti orientali della Montea, montagna che possiamo ammirare dal sentiero. Le prossime tappe sono il Santuario Madonna del Pettoruto e il paese di San Sosti, dove alloggiamo in un accogliente hotel. Il giorno seguente ci aspetta la tappa più dura (e bella) del trekking: 1384 m di dislivello nominale e quasi 20 km. Saliti ai pinnacoli di roccia di Due Dita, ci portiamo dapprima in un esteso bosco dove prevale il cerro e poi, risalendo le sponde di un fossato, nella silenziosa e immensa faggeta che costeggia i ripidi versanti de “La Mula”. Il momento più suggestivo è indubbiamente l’arrivo al grande pianoro carsico de “Il Campo”, una meraviglia selvaggia nel cuore di queste montagne. Arriviamo a Piano di Lanzo verso l’imbrunire, attraversando sempre ontaneti e splendide faggete, in cui avvistiamo un capriolo mentre fugge via con un balzo. Siamo molto stanchi, ci accampiamo e consumiamo un frugale pasto.
L’ARRIVO A MORANO CALABRO
La meta del giorno seguente è Piano Novacco, dove monteremo di nuovo le nostre tende, località che raggiungiamo seguendo più che altro delle comode piste forestali che attraversano l’immensa foresta di faggio: è la tappa più facile e anche più monotona del trekking, dove spicca il bel lago di Tavolara, circondato dai salici. Dopo la fredda notte passata a Novacco, ci attende un’altra meraviglia naturale: i Piani di Masistro, estesi pianori dove incontriamo solo delle vacche al pascolo e qualche cane. Seguiamo poi il valico che costeggia Monte Caroso, ci dirigiamo verso la piana coltivata del Campizzo e poi, seguendo il bel sentiero che costeggia il boscoso Monte Scaletra, giungiamo infine nel centro storico di Morano Calabro, uno dei borghi più belli del Meridione. Il viaggio, dopo quasi 70 chilometri e 5000 metri di dislivello totale in salita è concluso, lasciandomi foto, informazioni utili e… tante emozioni!
* Guida Ambientale Escursionistica (Lagap) Sezione Cai di Castrovillari - Delegato Regionale AIW