«… in questo recesso di verginità e di quiete dove si impara a guardare con la mente ancor prima che con gli occhi, i sensi si acuiscono, il silenzio affina l’udito e anche l’olfatto (…). Queste selve sono veramente l’espressione della forza primordiale della natura, luoghi in cui si è alla mercé di un potere che sfugge al controllo, in cui ci si sente degradati da qualcosa che anticamente avevamo posseduto, ma che oggi non ci appartiene più. È una natura ostile, tiranna, piena di enigmatica solitudine da dare spavento. Tuttavia, sembra una contraddizione, si addensa sempre più intorno a me il velo e attraente e affascinante del mistero». «
Walter Bonatti, «Io e la tigre, per quaranta giorni (1968)» tratta da In terre lontane, Baldini & Castoldi, Milano 1997