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In montagna ai tempi del virus

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Lettere

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Sopra, il Bivacco Frattini di Valbondione, Bergamo (foto Orobicon, Italian Wikipedia)

presenza di molti giovani che, ora che hanno conosciuto la montagna, speriamo inizino a frequentarla regolarmente e soprattutto che imparino ad amarla e a rispettarla».

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I RIFUGI In questa situazione inedita i rifugisti hanno dovuto trovare soluzioni per poter continuare a offrire ospitalità e servizi idonei nonostante le limitazioni imposte. In Piemonte, «le prenotazioni sono andate molto bene in quei rifugi che le avevano attivate online», spiega Osvaldo Marengo della Commissione rifugi del Gruppo regionale. «Ritengo che sia una modalità determinante per gestire meglio il flusso, anche in una situazione normale. Inoltre eviterebbe cattive abitudini come doppie e triple prenotazioni, per poi scegliere all'ultimo dove pernottare. Vorremmo creare un’unica piattaforma dove gli utenti possano prenotare in tutti i rifugi piemontesi». Anche Renato Frigo, Presidente del Gr Veneto, è d'accordo sulla necessità di pensare a nuove tipologie e servizi. «Vista la normativa della Regione che prevedeva la capienza dei posti letto ridotta del 50%, c'è stata affluenza soprattutto negli orari del pranzo. A causa della riduzione dei posti letto, alcuni escursionisti hanno dormito nei bivacchi (anche se vietato, se non per stretta necessità) o hanno preferito soggiornare in tenda». In Alto Adige, «molti rifugi hanno installato pareti divisorie nelle camerate che saranno mantenute, a prescindere da eventuali altre ondate. È un’accortezza che alcuni rifugisti preferiscono mantenere per dare più privacy agli ospiti». Una scelta che nelle Marche e in Molise non si è presentata, perché la maggior parte delle strutture sono rimaste chiuse, nonostante il buon numero di presenze. In Valle d'Aosta invece, «la stagione è andata bene per alcuni e non benissimo per altri. La primavera ad esempio è andata totalmente persa per coloro che lavorano con lo scialpinismo, altri al contrario hanno chiuso la stagione in positivo, proprio perché in estate hanno lavorato tantissimo», spiega Pier Mauro Reboulaz, Presidente del Cai Valle d'Aosta. Mentre in Trentino, «dopo una riapertura lenta e il crollo delle presenze straniere, i risultati sono stati migliori delle aspettative. Il sistema Trentino ha tenuto in termini di arrivi e presenze, nonostante la riduzione dei posti letto e i minori pernottamenti», spiega Anna Facchini, Presidente della Sat. Dello stesso tenore il racconto di Francesco Lo Cascio, presidente del Gr Sicilia: «Nonostante le limitazioni dovute alle norme anti-contagio e alla riduzione dei viaggi aerei, c'è stato un buon afflusso di persone sui sentieri e al Rifugio Sapienza dell'Etna». Chiaroscuro in Piemonte, con i rifugi alle quote più basse, con molto spazio a disposizione all’esterno, che hanno lavorato bene nella ristorazione, mentre quelli d’alta quota hanno sofferto per la carenza di spazi. Ancora dal Veneto Frigo ci fa sapere che «l'aumento considerevole delle presenze, caratterizzato spesso da neofiti, ha creato lavoro aggiuntivo al Soccorso alpino, con un incremento di interventi». Anche l'Abruzzo ha avuto una stagione estiva molto positiva: «È andata benissimo, anche i piccoli centri, i borghi che offrono storia e bellezze artistiche, sono stati visitati. Così come la Majella e il Gran Sasso», racconta Gaetano Falcone, Presidente del Gr Abruzzo. In Campania, secondo il Presidente del Gr Raffaele Luise, la stagione è andata meglio degli anni passati, senza episodi di sovraffollamento come al mare, così come in Puglia, «battuta dai cicloescursionisti», racconta il Presidente Mario De Pasquale. Invece, sia in Basilicata che in Calabria, secondo i rispettivi presidenti dei Gruppi regionali Vincenzo De Palma e Maria Rosaria D'Atri, in alcune zone si sono verificati problemi di viabilità a causa dell'affluenza elevata di frequentatori, che hanno lasciato la propria macchina lungo le strade prima di intraprendere i sentieri, o di alcuni avventori che hanno campeggiato in modo abusivo all'interno del Parco del Pollino. Per questo è stato aperto un tavolo di confronto tra il Parco, i Comuni, le autorità locali e il Cai, per promuovere l'utilizzo di mezzi alternativi come le navette e l'incremento di pannelli informativi.

TANTI ESCURSIONISTI MA ANCHE TANTI IMPRUDENTI Dunque se le nostre montagne hanno visto un afflusso di persone considerevole, non sono state rilevate problematiche particolari legate al rispetto delle misure anti-Covid. Allo stesso tempo, diversi escursionisti si approcciavano per la prima volta alla montagna mettendo in pratica comportamenti imprudenti per se stessi e per gli altri. «Abbiamo registrato qualche intemperanza da parte di alcuni frequentatori, del resto quest'anno si sono mossi

Sotto, Rifugio Cai Mongioie, situato a 1520 m di quota nell'alta val Tanaro, nel comune di Ormea, Cuneo (foto Hans Braxmeier, Pixabay) anche maleducati e neofiti e non a caso il Soccorso alpino ha lavorato come non mai, con interventi che si potevano evitare con un po' più di attenzione e preparazione», spiega Massimo Bizzarri dall'Emilia-Romagna. Sartori dall'Alto Adige precisa: «Gli inconvenienti o i turisti che arrivano in alta quota solo con pantaloncini e scarpe da ginnastica ci sono sempre stati». Comportamenti che non appartengono ai Soci Cai. «Le escursioni - ci fa sapere Pierina Mameli, Presidente del Gruppo regionale Sardegna - sono riprese a settembre, e i nostri soci sono stati bravi nel rispettare tutte le norme di distanziamento». Nel Lazio, «nel mese di agosto, i sentieri verso il Terminillo hanno visto un afflusso di 5000 persone» e oggi, a fine stagione, «su 19 Sezioni, 18 hanno ripreso le attività», ci informa Amedeo Parente, Presidente del Gr Lazio. In Liguria il Presidente del Gruppo regionale Gianni Carravieri ci riporta che «le attività delle Sezioni sono riprese a macchia di leopardo». I presidenti Bruno Olivieri (Gr Marche) e Fabiola Fiorucci (Gr Umbria) sottolineano invece le problematiche legate all'impatto sull'ambiente.

I CONSIGLI I presidenti regionali ritengono che il Cai debba continuare e insistere nell’opera di sensibilizzazione per una frequentazione più rispettosa e responsabile della montagna. «Il Sodalizio ha avuto un atteggiamento molto positivo finora. Lo stesso che auspico per il futuro», dichiara Giancarlo Tellini dal

Gruppo regionale Toscana, dove la stagione è andata a gonfie vele. Aggiunge Giurgevich (Cai Fvg): «Quello che consiglio è di continuare a fare ciò che è stato fatto finora, e di insistere su una buona comunicazione e sulle campagne per far conoscere anche mete meno note ma bellissime. Valli defilate e borghi caratteristici, ma non per questo meno suggestivi, dove poter rigenerare spirito e corpo ed evitare l’affollamento». In Emilia-Romagna Massimo Bizzarri spiega che «questa situazione ci mette alla prova, e come Cai dobbiamo impegnarci ancora di più per far capire che andare in montagna non è come andare al supermercato. Dobbiamo allargare il giro dei destinatari della nostra attività formativa, insegnare la buona frequentazione anche a chi non è nostro socio». Invece l'ottimismo di Nino Ciampitti, presidente del Cai Molise, contraddistingue la sua riflessione: «La pandemia ci ha permesso di riscoprire un turismo lento e sostenibile, che può garantire uno sviluppo di questi luoghi». E conclude: «Credo che sia necessario limitare l'accesso negli ambienti montani per preservarli e attutire l'impatto dell’uomo». Impegnarsi ancora di più nell’educare al rispetto della montagna è dunque l’auspicio dei presidenti regionali del Cai, che contemporaneamente elogiano l'atteggiamento concreto di chi conosce bene le Terre alte e non si lascia abbattere dalle difficoltà, a partire dai rifugisti, dai volontari del Club alpino italiano e del Cnsas.

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