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La filosofia del camminare | Perché camminiamo
Camminando si vive (e si attraversa) la storia. Ma qual è il motivo che spinge a consumare un passo dopo l’altro, sulla via dei pellegrini e non solo? A volte la risposta è nei sorrisi
di Fabrizio Ardito
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Fabrizio Ardito è giornalista e scrittore. Dal 1974 si è dedicato alla speleologia e alla documentazione delle grotte dei sotterranei e degli ipogei artificiali. Insieme a Daniele Valentini è stato autore di quattro speciali TG1 dedicati all’Italia sotterranea. Ha scritto di montagna su numerose riviste. Nel 2004 percorre per la prima volta il cammino francese di Santiago, pubblicando l’anno successivo il reportage Peregrinos per il Touring Club Italiano. I suoi ultimi libri sono Le vie di Francesco (Ediciclo, 2020) e 111 segreti delle chiese di Roma che devi proprio scoprire (Emons, 2020).
UNO SCRITTORE IN CAMMINO
Sempre più persone lo fanno. Basta guardare le statistiche che, anche se spesso un po’ azzardate, lo certificano. Oppure sedersi al tavolino di un caffè a San Gimignano, Assisi oppure a Subiaco, cioè nel bel mezzo della Via Francigena, della Via di Francesco o del Cammino di San Benedetto, a veder passare i moderni pellegrini. Sempre di più, ogni anno che passa. Camminare. Seguendo vie lunghe e cariche di storia. Tra boschi, piane assolate, eremi e borghi silenziosi. Ma la domanda principale resta, per chi come me da qualche decennio ha scoperto la passione per il viaggio on the road. Perché? Siamo tutti coscienti di non fare parte di un popolo molto sportivo, più amante del buon vivere che della fatica quotidiana affrontata per hobby. Però, grazie a una serie di coincidenze e avvenimenti che si sono verificati negli ultimi vent’anni, quello del cammino è diventato un tema sulla bocca (e sui piedi) di tutti. Con una significativa prevalenza del numero delle donne su quello dei ragazzi di ogni età. Ecco le mie poche risposte, forse incomplete e certamente soggettive. La vita in cammino è piacevole, profonda e aperta. Allarga la mente e fornisce mille occasioni per incontrare i nostri simili. La fatica fisica c’è, ma è facile abituarsi (sempre che non si decida di esagerare con i chilometri). Ed è ripagata dalla felicità del muoversi davvero lentamente attraverso il nostro mondo, con tanto tempo per pensare. Le giornate sono spudoratamente facili, le ansie poche: mangiare, dormire, “pioverà?”. E questo basta a fare del cammino un’attività di grande successo. La prova? Tra le migliaia di foto che riposano nel mio computer, scattate su decine di cammini differenti, non riesco mai a trovare una faccia che non sia sorridente. Anche se bagnata di pioggia, bruciacchiata dal sole o coperta di sudore. E quante sono, di grazia, le altre attività che vi possono garantire un fantastico risultato del genere?