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La filosofia del camminare | Una scelta di vita

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Lettere

Lettere

di Luca Calzolari

Quella che segue è una sorta di letteratura minima sul senso odierno del camminare. Ho riflettuto sulle parole che ci hanno regalato questi (per lo più) giovani camminatori e camminatrici cercando di rintracciare un filo comune. Il primo che ho trovato è che il senso profondo del camminare sta tutto nella nostra personale e intima interpretazione del mondo e nella nostra storia di vita. Poteva essere diversamente? A mio modo di vedere non può essere che così. Possiamo teorizzare all’infinito il valore simbolico del cammino, ma camminare non ha nulla di accademico. Leggendo queste testimonianze emerge come una visione solo teorica è destinata a frantumarsi come un vetro colpito da un sasso. Perché camminare è una scelta di vita. Forse radicale, senz’altro consapevole, senza ogni ombra di dubbio arricchente. L’altro, forse più sottotraccia, e qui mi riferisco in particolare alle ragazze e ai ragazzi giovani, è che sembrano essere liberi (o sono stati capaci di liberarsi) dal miraggio della motorizzazione come approccio dominante all’esperienza del mondo e della vita in viaggio. E così, quasi senza accorgersene, passo dopo passo si coprono di distanze che si misurano in chilometri. Anzi, in centinaia o migliaia di chilometri. E per ogni chilometro si accumulano esperienza, relazioni, conoscenze. Si accumula vita. Di fatto, dicevamo, camminare è un’esperienza in cui ognuno trova il suo significato. C’è chi lo fa in coppia, chi in solitaria, chi in gruppo. Riccardo Carnovalini mi ha fatto pensare col suo richiamo all’esposizione della complessità. Anche lui ha ragione, eccome. Poi c’è chi mette in risalto le relazioni. È il caso di Fabrizio Ardito, che trova la bellezza nei sorrisi. Ma il mondo dei camminatori è grande, anzi grandissimo. È grande e variegato come l’umanità. Siamo tutti fatti di sfumature, e ciascuno di noi trova il senso delle cose anche in conseguenza alle esperienze individuali. È sufficiente sfogliare le prossime pagine per scoprire che per il giovane Nicolò Guarrera camminare è un atto meditativo, che gira il mondo non tanto per conoscerlo, ma soprattutto per incontrare persone, culture e tradizioni altrui. E camminando impara a desiderare di meno. E poi ci sono persone come Marika Ciaccia che hanno scelto di camminare come cura. Quando Giorgia Marinelli cammina tutto diventa relativo, si ridimensiona. Insomma, ci sono infinite possibilità, come infiniti (o quasi) sono i percorsi possibili. E poi c’è il bisogno di raccontare. Molti – quasi tutti, a dire il vero – si raccontano in video utilizzando YouTube. Un altro indice di come vanno le cose: Facebook è utilizzato da chi ha qualche anno di più, Instagram resiste, TikTok incomincia a intercettare le narrazioni dei più giovani. Ma YouTube, che lo si voglia o no, è il canale di broadcasting che più di tutti unisce persone e generazioni. Di questo tema e della narrazione del camminare che ne emerge non abbiamo lo spazio qui per occuparcene.

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