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La filosofia del camminare | In solitaria verso gli altri

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Lettere

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Il significato del cammino per Sara Bonfanti, impegnata lungo il Sentiero Italia CAI e incontrata sull’Appennino Pistoiese

di Vito Paticchia

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Sara Bonfanti, che ha compiuto 40 anni a Ferragosto, si è regalata la possibilità di percorrere il Sentiero Italia CAI in solitaria: è partita il 17 maggio con un “complice” che poi, per problemi fisici, si è fermato per diversi giorni. Altra particolarità della sua impresa è che coprirà il SICAI al contrario, cioè partendo da Muggia (TS) e arrivando a Santa Teresa di Gallura (SS). In precedenza aveva fatto il Cammino di Santiago, la Via Francigena, il Tour del Monte Rosa e la Via della Lana e della Seta.

Abbiamo incontrato Sara Bonfanti a Pracchia, sull’Appennino Pistoiese. Proveniva dal Lago Scaffaiolo e dal Corno alle Scale, dove era stata accolta dai gestori del Rifugio Cai “Duca degli Abruzzi”. In località I Lagoni, nei pressi del Passo della Collina, all'ombra di un rigoglioso pioppo e davanti ad un lago da pesca, abbiamo avuto una lunga, piacevole chiacchierata sulla sua esperienza del cammino sul Sentiero Italia CAI, sul tratto che ha percorso in solitaria durante l'estate. Ne riportiamo qualche battuta. «La mia idea iniziale – inizia Sara – era di partire da sola, ma riflettendo ho pensato che un cammino così lungo e impegnativo poteva riservare a una donna sola dei momenti spiacevoli e allora ho coinvolto un amico, Adriano Di Giovanni, e da Muggia, il 17 maggio 2022, siamo partiti in due».

VIAGGIARE DA SOLI

«A due mesi dalla partenza, – continua – Adriano ha avuto dei problemi fisici che lo hanno costretto a una lunga sosta e allora, di comune accordo, si è deciso che avrei continuato. Il camminare da sola, dovendo fare affidamento solo sulle mie risorse, mi ha portato ad avere una maggiore apertura verso gli altri, una propensione a cercare il dialogo con le persone che incontravo, a chiedere informazioni sui luoghi, ma soprattutto il loro aiuto per l’accoglienza, dal momento che nulla era programmato per il mio viaggio, tranne l’idea di fermarmi dove c’era un rifugio o una piccola località. Se prima, quando ero con Adriano, mi appoggiavo più a lui, ora che sono da sola mi sento più forte e decisa, sicura di chi sono e cosa faccio. Viaggiare da soli necessita dell’aiuto degli altri, spinge ad aprirsi al mondo e stimola gli interlocutori a proteggerti, a offrirti il loro aiuto, la loro ospitalità, a prendersi cura di te. L’esperienza di vivere un cammino da soli, di aprirsi e affidarsi agli altri, è veramente unica, straordinaria e appagante», conclude.

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