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Sentieri accessibili | Nessuno resti indietro

La montagna accoglie tutti, ma non tutti i sentieri sono ugualmente percorribili. Il Cai, da sempre attento all’integrazione, ha elaborato un documento per classificare i percorsi accessibili

di Maria Ornella Giordana* e Marco Battain**

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Lo slogan “non lasciare indietro nessuno” rappresenta uno dei punti cardine della nuova visione degli obiettivi di sviluppo sostenibile del nostro Paese nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con lo scopo di garantire a tutte le persone – comprese quelle anziane, con disabilità, con problemi di salute – di sentirsi incluse nella società sfruttando dotazioni utili a vivere una vita sana e dignitosa. Come si legge anche nella “Carta di Norcia”, la fruibilità della natura e dell’ambiente, nei valori materiali e immateriali, assicura lo sviluppo della personalità e una migliore qualità di vita, e pertanto deve essere garantita a tutti con riguardo alle condizioni psicofisiche di ognuno, nel pieno rispetto degli ecosistemi. Il minimo comune denominatore dell’accessibilità è condizione che permette di godere di un’esperienza gratificante, indipendentemente della propria abilità.

sul Monte Zuccalone (foto Gianmarco Simonini)

IL TAVOLO DI LAVORO

Da molti anni il Club alpino italiano promuove progetti solidali rivolti a persone con disabilità, tra l’altro accompagnando in ambiente montano persone con mobilità ridotta. L’effettuazione in ragionevole sicurezza di questo tipo di attività non può però prescindere da una valutazione preliminare delle difficoltà specifiche dell’itinerario che si intende percorrere. A questo scopo, con il compito di definire preventivamente le caratteristiche di accessibilità dei percorsi montani, è stato costituito un tavolo di lavoro allargato a tutti i soggetti competenti sui temi dell’inclusione, dell’integrazione e della sostenibilità. Sono stati coinvolti la Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap), l’Antoi (Associazione nazionale tecnici e ortopedici italiani), la Sito (Società tecnico scientifica di terapia occupazionale), la Simfer (Società italiana di medicina fisica e riabilitativa), l’A.i.fi (Associazione italiana di fisioterapia), la Fand (Federazione nazionale delle associazioni delle persone con disabilità) e la direzione regionale Piemonte dell’Inail.

gita organizzata dalla Sat nella Valle dei Mòcheni (foto Ornella Giordana).

CLASSIFICARE PER INFORMARE

L’elemento infrastrutturale che rappresenta il primo fondamentale passo per l’accessibilità dei luoghi montani è le rete sentieristica, di cui il Club alpino italiano cura la preservazione e la manutenzione. Un lavoro imprescindibile, proprio perché è la rilevazione delle caratteristiche oggettive utili a definire le peculiarità dei percorsi accessibili così da graduarne la difficoltà in base a una scala studiata appositamente dal gruppo di lavoro e approvata dal Comitato centrale di indirizzo e controllo del Cai con l’atto numero 70 del 19 giugno 2021. Classificare un percorso non significa elencare situazioni difficili o di arduo superamento, ma creare uno strumento di comunicazione che ha lo scopo preciso di informare con esattezza e in maniera esaustiva coloro che si preparano a intraprendere un itinerario o un’attività. Per quanto attiene la classificazione degli itinerari di montagnaterapia, le sigle proposte richiamano volutamente la scala già ampiamente in uso in ambito escursionistico e nascono dalla collaborazione con organi tecnici centrali quali la Commissione centrale di escursionismo (Gruppo di lavoro sulla montagnaterapia) e la Scuola centrale per l’escursionismo.

VIVERE I TERRITORI

Pur senza addentrarci nei dettagli tabellari, deve sottolinearsi che il tavolo di lavoro allargato non si è limitato all’individuazione di un mero strumento tecnico ma, già altresì inteso, di porre le basi per lo sviluppo di molte altre tematiche connesse. Va infatti specificato che sussiste la possibilità di considerare il grado T (“Turistico”, “per Tutti”) di questa classificazione adatto a un’utenza ampliata (bambini, anziani e molteplici individui che, per ragioni diverse, possono trovarsi in situazioni di difficoltà – anche temporanea – rispetto all’ambiente e conseguentemente esclusi) e che la sinergia tra diversi attori (Cai, amministrazioni e risorse locali) può rappresentare un buon investimento in termini di maggiore fruibilità del territorio. Con questa attività si favorisce inoltre la promozione dello sviluppo e della conversione di località e siti montani verso modelli di fruizione attenti alla sostenibilità, all’inclusione e alla diversificazione di approcci e di stagionalità. Il Club alpino italiano può essere, anche in questo caso, motore di sensibilizzazione e formazione dei propri Soci rispetto alle tematiche sociali e solidali, inerenti l’accompagnamento di persone con disabilità, oltre che polo di attrazione per idee, scambi di esperienze, tavoli di lavoro sui temi legati all’inclusione, all’accessibilità e alla sostenibilità.

* Referente montagnaterapia - Commissione centrale escursionismo Cai ** Coordinatore del gruppo di lavoro sulla montagnaterapia

INCLUSIVI E RISPETTOSI

Questa nuova e specifica classificazione di itinerari e sentieri fruibili da portatori di diverse abilità, o con limitazioni dovute a patologie, costituisce la riprova della precisa volontà di quanti si occupano, in senso lato, di Montagnaterapia, di offrire strumenti sempre più mirati e accessibili per favorire una frequentazione della montagna che sì, risulti inclusiva, ma parimenti rispettosa delle particolarità dei singoli.

Vincenzo Torti Presidente generale Cai

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