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Sentieri accessibili | Tutti inclusi

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Lettere

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Mai prima d’ora si era diffusa così radicalmente - e così in fretta - la comprensione del concetto “qualità della vita”. D’accordo, culturalmente c’è ancora molto da lavorare affinché il tema sia davvero declinato nelle piccola e grandi scelte che ogni giorno siamo chiamati a compiere. Questo anno e mezzo di pandemia, di cui avremmo fatto volentieri a meno, ha fatto capire anche alle persone più disinteressate quanto sia fondamentale vivere bene. Ora però non fraintendetemi. Quando parliamo di qualità della vita non dobbiamo pensare a scelte individualiste o destinate esclusivamente all’appagamento dei propri desideri e dei propri bisogni. La vita migliora quando esistono relazioni sociali, una reale inclusione e opportunità diffuse per accedere a luoghi e servizi altrimenti inarrivabili. Ecco, è proprio su questo che stavolta ci concentriamo: i luoghi. Luoghi che diventano spazi da vivere insieme e che per noi sono identificabili con le montagne, coi boschi, con i parchi e con tutte quelle aree in cui la natura determina la bellezza dei contesti e la salubrità dell’aria. Due elementi che rendono la vita una vita migliore. Questo concetto dovrebbe valere per tutti, ma non tutti sono sempre stati ugualmente inclusi. È quindi giunto il momento di ribaltare il paradigma. Il Club alpino italiano, e noi con lui, stiamo andando proprio in quella direzione. Un percorso iniziato già parecchio tempo fa e che ora trova forma e concretezza in atti tangibili (e soprattutto utili). Dapprima le attività di montagnaterapia, che da sporadiche e frammentarie sono state portate a sistema. È da quel gruppo di lavoro che, grazie anche ad associazioni ed enti da sempre impegnati nella difesa dei diritti delle persone con disabilità, è stato possibile elaborare un documento sulla classificazione dei percorsi montani accessibili che il Comitato centrale d’indirizzo e controllo del Cai ha poi approvato ufficialmente. Ma non pensiate che tutto questo sia ad esclusivo appannaggio delle persone con disabilità, perché sarebbe concettualmente e culturalmente sbagliato. Qua non si tratta di spianare sentieri o effettuare interventi per modificare l’esistente. Tutt’altro. L’obiettivo è quello di studiare, analizzare e classificare percorsi che siano accessibili non solo alle persone con disabilità, ma a tutti quelli che per varie ragioni hanno patologie che non consentono loro di affrontare sentieri più impegnativi. Come si legge nel documento, “l’obiettivo del benessere e dell’inclusione sociale di ciascuno è un campo d’interesse che riguarda tutti coloro che progettano, costruiscono, modificano e conservano il mondo antropico che ci circonda”. Ed è proprio partendo da qua che il Cai ha iniziato a lavorare per il raggiungimento di una piena inclusione.

Luca Calzolari

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