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Ambiente | L’utopia dell’unità
Alla fine di un mandato arriva il momento dei bilanci. Al Parco nazionale dello Stelvio, uno dei più antichi d’Italia, serve un Piano (con la P maiuscola). Però qualcosa deve cambiare
di Angelo Schena*
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Nato su iniziativa del Club alpino italiano e del Touring, quello dello Stelvio è uno dei Parchi “storici” d’Italia e il quarto per estensione. È compreso tra le province di Trento e Bolzano e la Regione Lombardia (province di Sondrio e Brescia), con 9 aree di Rete Natura 2000, di cui una zona di protezione speciale e 8 siti d’interesse comunitario. Istituito nel 1935 con lo scopo di tutelare la fauna, la flora e le bellezze naturalistiche del gruppo montuoso Ortles-Cevedale e di promuovere lo sviluppo turistico sostenibile nelle vallate alpine di quell’area, ha avuto vita travagliata, incapace di trovare una propria governance stabile e organica, una corretta pianificazione degli obiettivi di sviluppo e una condivisione da parte della popolazione. La gestione fu affidata all’Azienda di Stato per le foreste demaniali fino al 1993 quando, con l’Accordo di Lucca, fu istituito il Consorzio del Parco per la sua gestione unitaria, mentre quella territoriale fu affidata a tre comitati di gestione (lombardo, alto atesino e trentino). I quattro organi collegiali non sono mai riusciti a funzionare a dovere per la sovrapposizione di norme statali, regionali e provinciali che hanno comportato difficoltà interpretative e applicative.
UN PO’ DI STORIA
Nel 2010 la Commissione dei Dodici - il cui compito è di elaborare proposte al Consiglio dei Ministri per l’attuazione dello Statuto Speciale della Regione Trentino Alto Adige e che è composta da 6 rappresentanti nominati dallo Stato, 2 dalla Regione Trentino-Alto Adige, 2 dalla Provincia di Trento e 2 dalla Provincia di Bolzano - proponeva la soppressione del Consorzio e lo smembramento dell’area protetta in tre realtà del tutto autonome. La proposta fu approvata con il decreto del 22 dicembre 2010 del Consiglio dei Ministri, ma non ratificata dal Presidente della Repubblica, che ne ravvisava illegittimità per il mancato coinvolgimento della Regione Lombardia e per contrasto con la legge sulle aree protette (394/91). Nel 2013 il comma 515 dell’articolo unico della Legge di stabilità 2014 prevedeva che, mediante intesa tra Stato e province autonome, si sarebbero definiti gli ambiti di trasferimento delle funzioni statali alle due province, che si sarebbero accollate tutte le spese del Parco, compresa la parte lombarda, a fronte dello smembramento in tre aree distinte. Nel maggio di quell’anno le associazioni ambientaliste (in primis Cai e Touring) chiesero e ottennero un’audizione presso la Commissione dei Dodici. Seguirono incontri, dibattiti, riunioni, sino a quando l’11 febbraio del 2015 fu siglata un’intesa alla quale partecipò anche la Regione Lombardia. Si stabiliva la soppressione del Consorzio, l’attribuzione della tutela e gestione del Parco ai tre enti locali e la costituzione di un Comitato di coordinamento e di indirizzo (composto da rappresentanti delle tre amministrazioni, del Ministero dell’ambiente, dei sindaci dei tre territori, delle associazioni ambientaliste e di Ispra). Il Regolamento per il funzionamento del Comitato stabiliva che la presidenza spettava, a rotazione ogni cinque anni, al rappresentante delle tre amministrazioni, iniziando dalla Lombardia, per cui fu nominato presidente Ugo Parolo.
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Piana della 3a Cantoniera lungo il Passo dello Stelvio (foto Valentina Amorosi)
CONFIGURAZIONE UNITARIA
Al Comitato, nel quale sono stato nominato, su indicazione del Cai, dal Ministro dell’ambiente come rappresentante delle associazioni di protezione ambientale, fu affidato il compito di predisporre le linee guida e di indirizzo per la redazione dei piani di competenza delle tre amministrazioni. Si è insediato a Bormio il 29 giugno 2016 alla presenza del ministro Gian Luca Galletti, che ebbe a sollecitare i tre enti e i componenti del Comitato a impegnarsi per trovare il modo di mantenere il più possibile la configurazione unitaria, ritenuta una priorità imprescindibile, anche in relazione alla tendenza europea ad accorpare parchi limitrofi, per creare aree sempre più ampie dove difendere le biodiversità e conservare gli habitat specifici dei vari luoghi. Il Comitato costituì un gruppo di lavoro per l’elaborazione della bozza delle linee guida e, una volta pronta, ogni ente presentò osservazioni e proposte di modifiche o emendamenti. L’Osservatorio delle associazioni ambientaliste (Cai, Fai, Tci, Italia Nostra, Wwf, Lipu, Mountain Wilderness, Legambiente e Pro Natura) predispose una fitta serie di osservazioni, condensate in oltre 70 punti, e la stragrande maggioranza fu accolta dal Comitato, andando così a migliorare notevolmente la bozza di partenza. Fu un lavoro lungo e impegnativo, ma sotto molti aspetti, gratificante. Verificammo che molte delle obiezioni sollevate dalle associazioni trovavano riscontro e accettazione da parte degli altri componenti, tant’è vero che, sia pure con qualche riserva, ho espresso voto favorevole all’approvazione delle linee guida nella riunione del 19 gennaio 2017 e alla successiva costituzione di una cabina di regia per coordinare il lavoro dei tre ambiti territoriali.
I PIANI DI COMPETENZA
Attualmente i tre piani sono in fase di elaborazione e, una volta adottati, andranno trasmessi al Ministro della transizione ecologica per la verifica della congruità con le linee guide. Queste sono strutturate con una prima parte su obiettivi e principi ispiratori comuni (conservazione della natura, sviluppo locale sostenibile, ricerca e monitoraggio, educazione e formazione) e una seconda su specifici indirizzi (tutela naturale, culturale e della biodiversità, protezione del paesaggio). Seguono la cartografia, la zonizzazione e le indicazioni su una molteplicità di argomenti: viabilità, infrastrutture, tutela e gestione di flora e fauna, del suolo, degli aspetti geologici e geomorfologici, disciplina delle attività agro-silvo-pastorali, minerarie ed estrattive, discariche e aree sciabili. L’iter di adozione dei piani è attentamente seguito dall’Osservatorio, con esame dei documenti che man mano vengono elaborati e presentazione puntuale di osservazioni.
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i componenti del Comitato di coordinamento e di indirizzo del Parco nazionale dello Stelvio insediatosi il 29 giugno 2016 (archivio fotografico Parco dello Stelvio)
PROPOSTE CONCRETE
Speravo di vedere l’approvazione di piani, regolamenti e norme tecniche di attuazione prima della fine del mio mandato, perché in quasi 90 anni dalla sua istituzione si è discusso, litigato, costruito e distrutto, ma non si è mai riusciti ad approvare un Piano del Parco. La mia speranza è risultata vana e, partito con grande entusiasmo, oggi sono abbastanza disilluso e amareggiato per queste ragioni e criticità: la vanificazione, spesso, del lavoro di coordinamento della cabina di regia a causa degli sfasamenti di normative e tempi di approvazione delle tre amministrazioni; l’impotenza del Comitato di coordinamento per la mancata previsione che i piani passino al suo vaglio per una verifica preliminare prima dell’invio al Ministero per l’approvazione; l’assenza di un ente con rappresentanza giuridica, per cui non vi è un presidente che possa parlare in nome del Parco e rappresentarlo nei consessi nazionali e internazionali e in organismi vari (Federparchi e non solo) o anche semplicemente ricevere finanziamenti. Come ho avuto modo di dire nell’ultima riunione a Bormio, lo scorso 28 giugno, penso che il Cai e le altre associazioni debbano agire per recuperare un’effettiva configurazione unitaria del Parco. Sfruttando il potere del Ministero (articolo 3 dell’Intesa, 3o comma) di “suggerire” in modo vincolante modifiche e integrazioni delle proposte di piano e di regolamento, si potrebbe rimediare alle criticità sopra espresse attribuendo al Comitato la rappresentanza generale del Parco nazionale, il coordinamento e l’indirizzo della gestione, il controllo sull’attuazione degli indirizzi, la sostituzione in caso di inerzia dei gestori e l’accesso a finanziamenti funzionali all’esercizio di tali poteri. Diversamente si andrà verso l’esistenza di tre parchi regionali e la qualifica di nazionale scomparirà del tutto.
* Componente del Comitato di coordinamento e indirizzo del Parco nazionale dello Stelvio