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PHIT N°05 MAR/APR 2011 ANNO II BIMESTRALE 3,90 €

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I editoriale alle rocce giordane (Phitting Around). Poi c’è chi le difficoltà se le gode come un gioco e magari di arrivare fino in fondo non se lo aspetta nemmeno, come il giovanissimo Markus Eder che, affrontando per la prima volta il Linecatcher, un mix pazzesco di free style e free ride sugli sci, non solo si qualifica, ma riesce addirittura a… Scoprirelo nel Phit Inside. A volte, poi, si arriva lontano, inseguendo un sogno che si ha fin da bambini. Ma si scopre anche che il sogno va difeso e conquistato senza tregua: «devi lottare giorno per giorno per dimostrare quello che vali e conquistare un posto in squadra», ci dice Marco Belinelli in Phitted!. Un bolognese che dal campetto ha raggiunto le vette dell’NBA, uno che con quelle gambe è arrivato lontano, fino in America. Un po’ come Juliu Horvath, che però ha fatto un viaggio Oltreoceano molto più amaro, che ha a che fare con l’esilio ma anche con una vittoria personale e umana straordinaria: trovate il resto della storia del GYROTONIC® a pag. 41. Ed ecco perché penso che le difficoltà siano fondamentali. È sicuramente così per noi di Phit, giunti con fatica e passione (si chiama “allenamento”!) alla nostra quinta avventura. E speriamo sia così per tanti altri: gli atleti, i popoli oppressi, gli Egiziani e gli Italiani: a proposito, buon 150esimo anniversario, Italia.

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Federico Riva

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n tale di nome Charles Bukowski in uno dei suoi crudissimi romanzi diceva:«i soldi sono come il sesso, [...] sembrano molto più importanti quando non ce n'è» (Hollywood, Hollywood!, ndr). La frase mi è rimasta così impressa che mi è venuto da paragonarla allo sport: c'è una cosa nella vita che avrà sempre la stessa importanza per me. Ed è la possibilità di correre, scalare, sciare, nuotare, insomma di muovermi. É un pensiero che mi fa stare bene, benissimo. E forse tutti dovremmo pensare più spesso a quale fortuna abbiamo nel poter fare movimento in libertà, nel poter aumentare le prestazioni del nostro corpo allenandolo, nel poterlo vedere crescere ed evolversi, esplorando sempre nuovi livelli di percezione fisica e, di conseguenza, mentale. Spesso anche tra i professionisti, però, questa gioia può diventare un problema, dal momento che per arrivare a certi traguardi bisogna avere una capacità di concentrazione notevole, fare sacrifici, superare le peggiori difficoltà. Leggete, in proposito, la prima puntata del nostro Phit Therapy - “Vincere con la testa”: una bomba. A proposito di difficoltà, penso all’idea della salita, quella vera. Quella in cui non ti importa tanto del punto di arrivo, quanto di tutti i minuscoli, faticosissimi passi che fai per arrivarci: dall’attacco della cresta di Peuterey (Phit Passion)


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phit parade < eventi, tech, people >

Valentino "il Duca", l'ultimo i-training, i campioni in erba del golf: notizie in pillole dal mondo Phit.

vitamina < il latte fa crescere... >

Latte: berne un bicchiere dopo l'attività fisica aiuta il recupero e il potenziamento muscolare.

phitted! < il signore dell'anello >

Un Italiano in America, un bolognese in NBA: intervista a Marco Belinelli, un uomo "di statura".

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< la noire >

La cresta del Peuterey, l'impresa di Valentina Casellato e del suo compagno. Frammenti di quotidianità per una passione infinita.

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< arrampicare nel tempo > Scalare pareti di roccia, fra tramonti infuocati e notti di luna: viaggio nel deserto del Wadi Rum e tra le rovine di Petra.

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phit therapy < vincere con la testa >

Non bastano i muscoli, la passione e l'allenamento. Ci vuole anche il mental coach, l'applicazione della PNL allo sport.

outphit < stile alle corde >

La moda e la boxe salgono sul ring, è il match di Phit. Un incontro/scontro senza esclusioni di colpi.

< la settimana verde >

Come fare in modo che le nostre vacanze sulla neve siano anche "green" e rispettose dell'ambiente.

< dischi, eventi, novità >

Via il cappotto, fuori la bici, cuffioni in testa e musica Phit. Anna Calvi fa l'amore con Fujiya & Miyagi: nasce Twin Shadow. È un'orgia musicale.

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phit & chips

< gyrotonic >

< asparagi e capericce >

Il tai-chi, la danza e lo yoga uniti in un allenamento unico, completo e adatto a tutti. I segreti della disciplina di Juliu Horvath.

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INDICE

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Neve fresca, rocce, cliffs e tricks improvvisati: ecco il Linecatcher e il suo ultimo campione Markus Eder.

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< backcountry freestyle >

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La ricetta Phit per chi ha già voglia di mare: linguine con cappericce, asparagi e bottarga.


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photoshock.02 under the rail PH. luca belotti


eventi

La primavera del derby

Valentino "il Duca"

Nel mese di aprile si svolgeranno i più entusiasmanti derby e incontri di calcio di tutta Europa, dall’Italia alla Liga spagnola, passando per la Premier League inglese. Si parte con Milan-Inter il 3, si continua con “il clasico” Real Madrid-FC Barcelona il 17 e si finisce con la sfida Arsenal-Manchester United il 30. Per la cronaca, il derby della “Madunina” si è svolto la prima volta nel 1909, è il più prestigioso a livello europeo (entrambe le squadre hanno vinto la Champions League) e trabocca ' di ricordi (le sfide Rivera-Mazzola, il “Barone” Nils Liedholm), record (quello per presenze di Paolo Maldini e Beppe Bergomi) e leggende (la moviola nacque nel 1967 su un goal dubbio di Rivera). Questo sarà il derby decisivo per il campionato.

L’emozione più grande per tanti è stata vedere per la prima volta Valentino Rossi con la sua nuova Ducati Desmosedici al Test Day One di Valencia (novembre 2010). Un'emozione così grande da far saltare per qualche minuto il sito ufficiale www.motogp.com. Per rivedere lui e la sua nuova compagna fiammante, dovremo aspettare la partenza del MotoGP il 20 marzo. Ci saranno anche il temibile campione del mondo Jorge Lorenzo su Yamaha M1, e Casey Stoner su Honda, al fianco di Daniel Pedrosa. Mai Motomondiale fu più atteso: basti pensare che i biglietti per il Gran Premio del Mugello (3 luglio) sono già quasi tutti esauriti dall’inizio dell’anno. Ai blocchi di partenza anche la Formula 1, il 13 marzo con il Gran Premio del Bahrain.

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tanto per rompere il ghiaccio Con i Campionati Mondiali di Biathlon (Russia, marzo 2011) si chiude la stagione degli sport invernali. Ma prima di salutare la neve, è il ghiaccio a regalarci le più “calde” emozioni. Dal 21 al 27 marzo in Giappone si svolgeranno i Campionati Mondiali di Pattinaggio su Figura, con in pista i campioni italiani Valentina Marchei (pattinaggio artistico), Federica Faiella e Massimo Scali (coppia). Per chi di romanticismi, piroette e tutù volteggianti non ne vuole proprio sapere, invece, c’è la

finale di Red Bull Crashed Ice (Canada, 21 marzo), una competizione 100% adrenalina e follia che mixa cross downhill, ice skating e hockey. Curve a gomito, paraboliche, ostacoli, pareti verticali, tante mazzate e dei pazzi totali che si divertono a 50 km/h sul ghiaccio. Infine, il 29 aprile avrà inizio nella Repubblica Slovacca il Men's World Ice Hockey Championships, con i giocatori di hockey sul ghiaccio più forti del mondo, provenienti da 48 paesi differenti.

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a colpi di remi Come da tradizione, l'ultimo sabato di marzo è dedicato alla Boat Race Oxford vs Cambridge: la regata di canottaggio in cui si sfidano le due università più antiche e prestigiose del Regno Unito. Un appuntamento secolare, nato per gioco nel 1829 da un’idea di due amici

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di college e diventato ora un evento internazionale in grado di attirare anche 250.000 spettatori ogni anno. I chilometri da percorrere sono sette e la gara è una delle più massacranti in assoluto («dopo due minuti ti sembra di morire», dichiarò una volta Sir Steven

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Redgrave). Tra leggende, episodi drammatici, e rush al centimetro, a fronteggiarsi sono i più grandi campioni di canottaggio del mondo, divisi in due squadre da nove componenti l'una (otto vogatori e un timoniere). L'ultima volta è toccato a Cambridge, who’s next?

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19 marzo ciclismo Milano San Remo

2 aprile mondiali cricket India

17 aprile maratone UK/USA

Dopo il bilancio estivo di Barcellona (l’Italia XVII nel medagliere dei Campionati Outdoor 2010), gli italiani affronteranno gli Indoor di Atletica Leggera a Parigi (dal 4 al 6 marzo). I tempi di Mennea e Simeoni sono lontani, ma si punta sul veterano del martello Nicola Vizzoni, su Alex Schwazer per la marcia e sulla siciliana Simona La Mantia per il salto triplo.

È chiamata la “classicissima” e apre la primavera delle due ruote, tra cui “le classiche del nord” di aprile (Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix e Liegi-Bastogne-Liegi). È la più antica e ha visto correre per lei il Girardengo cantato da De Gregori, come pure Coppi, Bartali, e Moser. Immerso in polemiche amare come il doping, il Giro d’Italia si svolgerà, invece, dal 27 al 29 maggio.

Si svolgerà il 2 aprile la finale della Coppa del Mondo di Cricket di India, Sri Lanka e Bangladesh. Lo sport di Alice nel Paese delle Meraviglie è molto popolare, tanto che i Mondiali risultano il quarto evento sportivo più seguito del mondo. Le regole possono sembrare un po’ insolite. Qualche esempio? Un match può durare anche per giorni e non c’è una lunghezza del campo prefissata.

Con la primavera iniziano anche le maratone nelle grandi città del Mondo: il 17 aprile è la volta della Virgin London Marathon, da Tower Bridge a Buckingham Palace per beneficenza. Mentre Il giorno successivo, sull’altra sponda dell’oceano “prende piede” - è proprio il caso di dirlo - la Maratona di Boston che, nata nel 1897 è la più antica di tutte e celebra il Patriot’s Day.

www.paris-2011.com

www.milano-sanremo.org

www.thecricketworldcup.it

www.virginlondonmarathon.com

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4-6 marzo europei atletica Parigi



tech

power web Da oggi i professionisti hanno uno strumento in più per potenziare le loro performance durante l’allenamento, la competizione e il recupero: basta indossarlo. È TECHFIT™ PowerWEB™, l’ultimo nato di casa Adidas. La novità è l’integrazione della tecnologia PowerWEB™ sull’abbigliamento sportivo ad alto livello di compressione TECHFIT™, già studiato e realizzato da Adidas Innovation Team in Lycra Power®, per potenziare la libertà di movimento, il comfort e la traspirazione. Ora l’innovazione raggiunge un livello più elevato: PowerWEB™ consiste in una serie di fasce ad alta compressione in TPU (uretano termoplastico), che sono ancorate sul tessuto dell’indumento sportivo TECHFIT™ in alcuni punti chiave (girovita e ginocchia, per esempio), agendo a mo’ di “molle” su determinati gruppi muscolari, come quelli delle cosce e delle spalle. Con questa nuova tecnologia il tessuto “segue” all’unisono il movimento e lo imita, allungandosi sul lato di estensione del muscolo, per immagazzinare energia elastica, e contraendosi insieme ai muscoli estesi, per liberare poi la massima potenza. Per informazioni: www.adidas.it.

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i-training

skate aerospaziale

«Il 50% degli abitanti di Hong Kong supera i 40 anni di età»: così esordisce la presentazione di El:Dudy, un nuovo prototipo hi-tech di manubri da ginnastica adatti ai meno giovani e a chi non ama le palestre. A brevettare l’invenzione, è il giovane cinese Chan Po Yee (evidentemente tanto giovane da ritenere i quarantenni già un po’ troppo vecchiotti). Si tratta di tre pesi leggeri, dal design sobrio ed elegante, che possono essere comodamente trasportati, per allenarsi ovunque. La loro caratteristica più innovativa è di essere dotati di sensori di movimento in 3D e “accelerometri” che rilevano il numero di movimenti e la loro forza.

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La supertecnologica tavola progettata da Nuno Pereira per DaPowa è una “skate machine” quasi “fantascientifica”, che può soddisfare ogni esigenza degli amanti del lusso e, soprattutto, dell’altissima velocità. Grazie a rotaie smussate, trucks regolabili tra 0 e 90 gradi e pezzi di precisione CNC (computer numeric control), godrete di tutta l'eccellenza di un “ride” perfetto che, altrimenti, sarebbe possibile ottenere solo con un sacco di cuscinetti, gommini, assi trasversali, spessori e attrezzi di ogni genere. I trucks sono realizzati in alluminio aerospaziale, gli assi delle ruote sono ricavati da blocchi solidi di acciaio. La tavola ha un nucleo in betulla e Airex ed è laminata con fibre di carbonio e resina epossidica.

Nike Training Club (NTC) è la nuova applicazione gratuita per i-Phone o iPod Touch, studiata appositamente da un trainer professionista del team NIKE, per snellire, tonificare e costruire la massa muscolare. È adatta a tutti i livelli di al-

lenamento (principiante, esperto, intermedio) e contiene oltre 60 workout multidimensionali e multidirezionali, della durata di 15, 30 e 45 minuti, e 90 esercizi per il potenziamento vascolare e il miglioramento di forza e resistenza. “Get Learn”, “Get Toned” e “Get Strong” sono i tre obiettivi differenti di allenamento tra cui scegliere. Le istruzioni audio sono molto dettagliate e arricchite dagli interventi di atlete Nike quali Maria Sharapova e Allyson Felixe. In pratica, sarà come avere un personal trainer in tasca che motiva, incita (anche con un calendar reminder), premia ed è sempre a disposizione. Chi ama la musica, può anche farsi accompagnare dai brani preferiti della propria libreria iTunes. Per informazioni www.nike.com.


NON EVITA I COLPI, MA AIUTA A SUPERARLI.

LIOT LIOTONTRAUMA CON TE CONTRO TRAUMI E CCONTUSIONI. ON Grazie G Gr raz aziie ie ai ai suoi s oi su o principi pri r nc n ip ipi attivi, a ti at t vi vi, i, Escina Esci Es cina ina + Dietilamina Die Die ietti t ila l mi mina na salicilato, sallicil sal ic illaatto ic to, Liotontrauma Lio iot oto tonttra raum ma 2%+5% 22% %+5% 5% gel è utile u in caso di traumi. È un medicinale. Leggere attentamente il foglio illustrativo. Liotontrauma è a base di escina + dietilamina salicilato. Attenzione: i medicinali vanno assunti con cautela, per un breve periodo di tempo, non superando le dosi consigliate e solo per le indicazioni riportate nel foglio illustrativo. In caso di dubbio rivolgersi al medico o al farmacista. Autorizzazione del 18/10/2010.


people

golf in erba A 5 anni sanno già cos’è un “doppio bogey”, da adolescenti padroneggiano così bene il green da raggiungere i vertici delle classifiche amatoriali più prestigiose. Poi via, sempre più su, verso le stelle, gli Open e i contratti multimilionari. Il prodigio numero uno è Matteo Manassero, classe 1993, il più giovane golfista di sempre ad aver "passato il taglio". Tanto che la PDA lo ha eletto Rookie del 2010 (il miglior debuttante dello European Tour).

Rory Mcilroy

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Francesco “Chicco” Molinari

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Rickie Fowler

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Noh Seung-Yul

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Con un nome poco pronunciabile, questo fenomeno nasce nel 1989 a Holywood con una sola "l", nel nord dell'Irlanda. All'età di 16 anni fa la sua apparizione allo European Tour e nel maggio del 2010 conclude il suo primo torneo PGA. Capace di conquistare le posizioni più alte in classifica e perderle dopo una sola settimana, ha già alle spalle una carriera vertiginosa.

Rafael Nadal Parera Abu Dhabi, 7/02/2011, Laureus World Sports Awards: il tennista spagnolo, classe 1986, è Sportsman of the Year.

le atlete orientali. Da un estremo...

Nato nel 1988, è californiano, ma ha un nonno giapponese e una nonna Navajo. Dopo una sfolgorante carriera da amateur al college, è stato subito corteggiato dagli sponsor più prestigiosi e si è involato verso il PGA Tour nel 2010. Ha da poco pareggiato (a denti stretti) contro il nostrano Edoardo Molinari, durante la Ryder Cup.

Capelli nerissimi, occhi a mandorla, proviene dalla Corea del Sud e rappresenta il contraltare orientale di Manassero. Nato nel 1991, è stato il Rookie asiatico del 2008 ed è entrato nella storia del golf nel 2010, grazie a una vittoria in Malesia che lo ha reso il campione più giovane dell’Asian Tour. Nel suo futuro? I Masters e un posto tra i primi 30 del mondo…

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...all'altro. Ragazze in bikini e donne iraniane col velo nella stessa arena di gioco? È accaduto agli Asian Games di Guangzhou (Cina). «Paese che vai, gente che trovi», dice un noto proverbio. Così per la stampa internazionale non è stato troppo "scioccante" vedere le atlete iraniane gareggiare col velo e la divisa fin sotto i piedi, quanto, piuttosto, sentire le dichiarazioni rilasciate dalla nazionale di beach volley yemenita, subito dopo l'amara sconfitta inflitta dagli avversari indonesiani. Nella fattispecie i giocatori, tutti di fede musulmana, hanno dato la colpa della loro debàcle alle cheerleaders seminude della squadra avversaria, che agitando sotto i loro occhi ponpon e grazie femminili, li avrebbero distratti dalla vittoria. «Impossibile concentrarsi con ragazze svestite che ballano a ogni interruzione a pochi metri da te», ha dichiarato il giocatore Adeeb Mahfoudhal Tianfu.

Made in Italy, classe 1982, è più grande dello strabiliante Manassero e più piccolo del fratello Edoardo “Dodo”. Facendo emozionare l’italia, i due Molinari hanno gareggiato in coppia nella scorsa Ryder Cup di ottobre, vinta dall’Europa grazie all’uomo dell’anno Graeme McDowell. Allo Hyundai Tournaments of Champions di gennaio, Chicco si è piazzato quindicesimo.


latte a cura di

giorgia baroni

il latte fa crescere... +

vità dimostrano che, dopo un’intensa atti … e non solo i bambini! Recenti studi scolaa sviluppare e far riposare il tono mu fisica, un bel bicchiere di latte aiuta . agrire perché riduce la massa grassa re. E – sorpresa! – aiuta anche a dim a Francesco Maglione. Phit ne parla con l’esperto nutrizionist

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l latte non fa ingrassare, anzi. Questi i risultati di un recente studio canadese, condotto su un campione di donne presso la McMaster University, dopo gli esiti positivi già ottenuti su atleti di sesso maschile. Sfatando il mito e lo spauracchio tipicamente femminile che il bianco liquido e i suoi derivati facciano ingrassare, il Dottor Philips, autore della ricerca, sottolinea come l’assunzione di latte (scremato), combinata con un’adeguata attività fisica, provochi una consistente riduzione del grasso corporeo, un aumento della massa muscolare e un più rapido recupero nel post-workout. Non solo per gli sport di resistenza e quelli aerobici come nuoto, corsa e ciclismo, ma anche per quanto riguarda le attività “di forza”, finalizzate all’aumento della potenza corporea e dei muscoli, tra cui troviamo le flessioni, il sollevamento alla sbarra e, soprattutto, il sollevamento pesi. Il che suona, all’apparenza, piuttosto curioso: ce lo vedete un enorme culturista che, ancora tutto sudato e oliato, si trangugia un bel tazzone di latte? Non esiste ancora una correlazione scientificamente provata tra cause ed effetti, ma gli studiosi ipotizzano che i benefici del liquido sull’organismo siano dovuti alla combinazione dei nutrienti in esso contenuto. Ad aiutarci a capire è Francesco Maglione, il nostro nutrizionista di fiducia. «Il latte è composto per il 90% di acqua, e per la restante parte di calcio e proteine ad alto valore biologico e lento rilascio energetico. Poi ci sono gli zuccheri (il lattosio), le vitamine del gruppo B, gli elettroliti e i sali minerali». E riecco il culturista attaccato al “biberon”: «consumare una bevanda a base di latte arricchita con proteine in polvere – prosegue Maglione - è il must per chiunque faccia sollevamento pesi, per due motivi fondamentali: la crescita e la disgregazione muscolare». In altri

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termini, la massa tende ad aumentare, ma al contempo ha bisogno di essere “ricompensata” dello sforzo compiuto. Ed è proprio il giusto equilibrio dei nutrienti presenti nel latte ad aiutare lo sportivo a far fruttare il proprio lavoro e “recuperare” dalla fatica, ridando il giusto nutrimento ai muscoli. E per quanto riguarda il dimagrimento? «La glicomacropeptide - spiega Maglione - è una molecola presente nel latte che, una volta assorbita dall'organismo, libera colecistochinina, attivando quei particolari recettori che conferiscono il senso di sazietà e aiutano a regolare in maniera naturale lo stimolo della fame». Insomma, è la riscossa del famoso bicchiere di latte prima di andare a dormire: «è una valida strategia per sostituire gli eventuali “snack spazzatura” tipici della fame nervosa ed evitare gli attacchi notturni al frigo. Infatti, il latte possiede proteine della caseina a rilento rilascio notturno, che favoriscono la ricostruzione muscolare e il languore del sonno». Sentito, donne? Ma gli scaffali del supermercato traboccano di confezioni: quale scegliere? «La prima distinzione da fare è tra il latte fresco e quello UHT (o a lunga conservazione, ndr). Il primo, sottoposto a pastorizzazione, è ricco di tutti i nutrienti essenziali che apporta e conserva il suo sapore naturale. Il latte UHT, invece, viene depauperato delle sue proprietà, durante il processo di sterilizzazione delle vitamine B». Quando possibile, quindi, è meglio scegliere il latte fresco. Bisogna, poi, stare attenti alle famigerate calorie, che portano alla distinzione tra latte intero, parzialmente scremato e scremato. «Il latte intero contiene 65kcal per 100gr di peso, quello parzialmente scremato ne ha 45 e quello magro 35». Ma esistono anche “tipi” diversi di latte: «ci sono il

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Acqua

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Zuccheri

4,7

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4,5

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Materia grassa

3,8

7,5

3,8

7,4

Proteine

3,8

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3,6

5,8

Sali

0,9

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0,9

0,9

espressa in percentuale Composizione indicativa del latte di alcune specie animali

latte di mucca, di capra e, addirittura, di asina. E qui il gusto personale è condizionato, oltre che dal sapore conferito dall’alimentazione degli animali stessi, anche dalle mode». Niente paura per i vegani o per chi sia intollerante al lattosio: il latte di soia e quello di riso presentano molteplici vantaggi. «Il primo è

privo di colesterolo, possiede grassi insaturi utili per la nostra salute e può contare su proteine in quantità molto simile a quelle del latte di mucca. Nelle donne in menopausa, poi, grazie agli isoflavoni della soia, contribuisce a limitare le tipiche “vampate di calore”. Dalla macerazione del riso – conclude

Maglione – si ottiene, invece, un altro tipo di latte: sempre privo di lattosio e consumabile anche da chi è allergico al glutine». Ma attenti alla linea: il riso ha un elevato indice glicemico! E la scelta non finisce qui: mandorle, avena, cocco… Di che latte siete?

Vetro

Plastica

Alluminio

É il nome dell’azienda svedese che lo produce, e non del contenitore in sé. Leggero, poco pesante e ideale per la conservazione, è criticato da molti perché fa uso di carta, con buona pace delle foreste.

Una volta si andava alla centrale del latte con la bottiglia di vetro da riempire. A tutt’oggi questo materiale risulta il più naturale, ecologico e pulito di tutti, anche se viene impiegato sempre meno.

Il corpo della bottiglia realizzato in PET, il tappo in PE. Il contenitore è comodo, leggero, e riciclabile, ma poiché fatto di materie plastiche è assai criticato come potenziale nemico dell’ambiente.

È il buon caro vecchio secchiello, che compariva ai piedi delle mucche e nei cartoni animati come Heidi. Peccato che il latte non si prenda più direttamente dalla stalla: l’alluminio si può riciclare all’infinito…

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Tetra Pak


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simona contaldo alessia giorgia pagano courtesy of nike

a cura di intervista di foto

il signore dell'anello + a lui “dall’alto” dei suoi 196cm: L’ accento bolognese lo precede, poi arriv aveva 5 anni. Presto le gamla testa nel pallone da basket fin da quando i da gigante: dal campetto be sono diventate lunghissime e ha fatto pass na alla NBA. Già, l’”Enbiei”: alla Fortitudo Bologna, dalla Nazionale Italia rminato, con quel pizzico di il sogno americano… Di poche parole, dete italiano in America. spavalderia in più, Marco Belinelli è ora un

Come ci si sente a essere un giocatore dell’NBA? Arrivare in NBA è sempre stato il mio sogno, fin da bambino. E un sogno che si realizza è qualcosa di meraviglioso. Essere un giocatore dell’NBA significa trovarsi nel gotha del basket; significa avere tanto, in termini di possibilità, perché sei nella più alta organizzazione possibile. Ma vuol dire anche gestire un’enorme responsabilità e dover crescere molto in fretta: devi lottare giorno per giorno per dimostrare quello che vali e conquistare un posto in squadra. Quest’estate sei passato ufficialmente agli Hornets: come ti trovi? New Orleans è una città fantastica, il clima stupendo, la gente super. Gli Hornets sono una squadra formidabile: mi trovo benissimo sia con i compagni che con lo staff. C’è molta serietà e altrettanto entusiasmo. Insomma, mi sento a casa. Sei passato da una posizione di difesa e back-up alla prima linea: come vivi questo cambiamento? È il coronamento di tutti i miei sforzi. Questa è la mia quarta stagione in NBA, ma in realtà è come se fosse la prima: finalmente ho trovato chi crede in me, dopo tutti questi anni in cui ho dovuto lavorare sodo, per migliorare sempre e togliermi di dosso l’etichetta di "quello che tira e basta". Io voglio essere un giocatore completo.

Un italiano in America: i tuoi colleghi come vivono il tuo essere italiano? Ovviamente la prima cosa di cui ti parlano è il cibo! Poi c’è anche chi vuole imparare qualche parola nella nostra lingua. Pronostici di metà anno sugli Hornets? Noi siamo qui e non ci nascondiamo, anche se nessuno si aspettava da noi questo inizio di stagione. Io voglio giocare i playoffs perché sono un traguardo che ancora mi manca, e so che con questa squadra possiamo farcela. Cosa vedi nel tuo futuro prossimo? Voglio migliorare sempre e dare il massimo per la squadra. Voglio far cambiare idea a tutti quelli che non hanno creduto in me e dimostrare a chi mi ha dato la possibilità di giocare che non ha sbagliato. E nel futuro della Nazionale Italiana a Eurobasket? Siamo una squadra forte e non penso che la qualificazione, anche se arrivata inaspettatamente, sia per noi immeritata. Abbiamo giocato un buon basket e abbiamo dimostrato di essere uniti: un team di livello.

PHITTED !

Il coach Monty Williams dice di te «è uno che sa sparare la palla, e nessuno può portargli via la sua passione e il suo costante desiderio di mi-

gliorare». Qual è il tuo rapporto con lui? Di grande rispetto. La sua prima telefonata mi è arrivata mentre ero in ritiro con l’Italia per le qualificazioni europee, e lui mi ha fatto subito capire che le porte sarebbero state aperte per me, che c’era fiducia e che avrei avuto la possibilità di dimostrare il mio valore. Secondo me il suo essere un ex giocatore incide molto: lui sa esattamente cosa proviamo e cosa pensiamo.


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25 Young Forever, Jay-Z

Facebook (Marco Belinelli: the real!) ne posto uno. Ultimamente ascolto molto Drake, Jay-Z e Kaney West.

«L'NBA è sempre stato il mio sogno. E un sogno che si realizza è qualcosa di meraviglioso. Essere un giocatore dell’NBA significa trovarsi nel gotha del basket»

Tre parole sul tuo compagno Chris Paul? Un leader, un fenomeno, un talento puro. Le principali differenze tra un giocatore di basket americano e uno italiano? Il talento e la struttura corporea: quelli dei player Made in USA sono decisamente migliori. Quali sono i giocatori che temi di più al momento? Io non temo nessuno. Posso dirti, però, il nome del giocatore che ammiro di più: è Kobe Bryant. Sei in contatto con i tuoi colleghi italiani in NBA: Andrea Bargnani (Toronto Raptors) e Danilo Gallinari (New York Knicks)? Sì, certo. Ci sentiamo ogni tanto e, quando giochiamo gli uni contro gli altri, andiamo sempre a cena insieme. Esiste il doping nel basket? No, decisamente non esiste!! (con due punti esclamativi, ndr)

Un commento su Dan Peterson? Sono molto contento del ritorno di Dan sulla panchina dell' AJ Milano (Armani Jeans, ndr). Lui farà bene e, soprattutto, farà pubblicità al campionato italiano. Sai descriverci cosa provi ogni volta che metti piede in campo? Mi sento libero, felice: per me il campo è il posto più naturale del mondo. Sarò un tipo strano, ma io non mi stanco mai di giocare… E com’è l’atmosfera negli spogliatoi? Regna la massima concentrazione: quasi tutti abbiamo le cuffie e ascoltiamo la musica che più ci carica. A proposito, cosa ascolti ultimamente nel tuo lettore mp3? Sei un tipo da hip-hop come ogni giocatore NBA che si rispetti? Io sono esclusivamente un tipo hiphop! La musica per me è fondamentale e ascolto solo hip-hop, per lo più della East Coast. Infatti sul mio sito (www.marcobelinelli.it, ndr) ho messo una playlist con i miei video preferiti e quasi ogni giorno sulla mia pagina di

Qual è la tua azione più bella finora, il tuo miglior ricordo? Be’, di canestri ne ho fatti tanti, ma sicuramente è un bellissimo tiro quello che ho realizzato praticamente da dietro il tabellone, quando giocavo a San Francisco durante una partita contro i Bucks, nel gennaio del 2009. Quando hai iniziato a giocare a basket? Come hai capito che questa sarebbe stata la tua strada? Ho iniziato a giocare a 5 anni e a pensare seriamente all’NBA dai primi mesi della mia permanenza in Fortitudo. Che tipo di allenamenti fai? Raccontaci la tua giornata di “lavoro”. In NBA faccio una sessione unica di allenamenti, che di solito si svolgono dalle 10 alle 14 e comprendono palestra e gioco in campo. Personalmente, io arrivo sempre mezzora prima dell'orario prefissato e mi trattengo oltre le 14, per allenarmi sui tiri. Ciascun giocatore ha un proprio programma e obiettivi di allenamento differenziato, ma c’è un lavoro duro comune a tutti: l’alimentazione. Fastfood, patatine fritte, milkshake, cibi multicolore ipercalorici: com’è la tua dieta americana? Ferrea! Se un giocatore NBA ingrassa e ha un indice di massa grassa supe-

PHITTED !

Così, a bruciapelo, cosa pensi della decisione di LeBron di passare al Miami? Lui avrà sicuramente fatto le sue valutazioni, però mi trovo d’accordo con quello che ha detto MJ (Michael Jordan, ndr). «Io non mi sarei mai so-

gnato di prendere il telefono e chiamare Magic Johnson o Larry Bird per dir loro:”giochiamo tutti insieme in un’unica squadra e vinciamo tutto”. Ero troppo impegnato a lavorare per batterli».

Ci racconti un aneddoto per capire quanta passione e determinazione siano necessarie per arrivare a certi livelli? Per arrivare al successo occorre sicuramente molto impegno e io, ora come in passato, sto facendo tantissime rinunce rispetto a tutto ciò che possono fare i miei coetanei: andare in discoteca, passare le festività con la famiglia, avere in generale una stabilità. Ma quando guardo indietro, so di aver fatto le scelte giuste.


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IDENTIPHIT

«A San Francisco mi ero fatto prendere dalla passione per i cookies: ne mangiavo a quintali! Poi alla prima multa dell’NBA mi sono ridimensionato…»

riore alle tabelle previste dallo staff, deve pagare una multa salatissima. Io, per esempio, il primo anno in cui abitavo a San Francisco, mi ero fatto prendere dalla passione per i cookies (biscotti tipicamente americani, con chili di burro e pezzi di cioccolato, ndr). Ne mangiavo a quintali! Poi alla prima multa mi sono ridimensionato (ride, ndr). A parte tutto, il fatto di sapersi gestire e controllare fa parte dell’essere dei professionisti. Qual è il tuo rapporto personale con la palla da basket? È l'oggetto più bello che esista: me la porterei anche a dormire! La stampa si interessa sempre di più a te: che rapporto hai coi giornalisti? Con la stampa ho un normale rapporto atleta/giornalista. Certo, l’attenzione sempre crescente fa molto piacere, ma sinceramente evito di leggere gli articoli post-gara: io gioco e basta. Al contrario, mi piace molto vedere cosa scrivono su di me i media “non di settore”. Comprendere lo slang americano è molto difficile, tu come te la cavi? È vero: è molto complesso! Ma a forza di stare in mezzo ai compagni, miglioro di giorno in giorno. Cosa hai imparato dagli Americani? A essere competitivo sul mio lavoro!

PHITTED !

Cosa, invece, ti manca di più dell’Italia? La famiglia e il cibo, anche se i miei parenti vengono spesso a trovarmi e cerco sempre dei ristoranti italiani dove sentirmi “a casa”, almeno un po’, visto che la cucina emiliana all’estero non esiste! E allora le cucini tu le tagliatelle al ragù? Io non so cucinare, ma per fortuna ho amici, fratelli e – naturalmente! – una mamma molto in gamba in cucina, e quando vengono a trovarmi li metto subito al lavoro! Qual è l’italiano più rappresentativo

del mondo, secondo te? Su questo non riesco a risponderti, perché siamo un grande paese e ci sono veramente tanti Italiani che hanno fatto molto per la nostra nazione all'estero... Forse anche io, nel mio “piccolo”, ho dato un contributo all'esportazione delle eccellenze italiane all'estero. Tu hai vissuto a San Francisco, Toronto e, ora, New Orleans: qual è la città che ami di più? In modi diversi, le amo tutte e tre. San Francisco e Toronto sono più ”americane” e piene di vita; New Orleans, invece, è più caratteristica, a misura d’uomo: diciamo che offre meno tentazioni… Cosa ti piace fare dopo la gara? Andare a mangiare qualcosa in un buon ristorante con gli amici e godermi la serata, meglio se dopo una bella vittoria e una mia prestazione di alto livello!!! (tre punti esclamativi, ndr). E come passi il tuo tempo libero? Faccio passeggiate in centro, un po’ di shopping. Oppure sto in casa: amo i film e le serie TV. Anche il tuo rapporto con la tecnologia sembra molto assiduo: social networks come Twitter, Facebook… Sì, mi piace dialogare coi miei tifosi, comunicare con loro, far sapere cosa faccio quotidianamente, che musica ascolto e che film guardo. Mi piace anche sapere che loro stessi possono scrivermi quello che pensano, le loro opinioni, e anche le loro critiche: essendo sempre in viaggio, è per me un modo per avere dei punti fissi! Fan a parte, cosa si dice in giro di te? Sinceramente non mi importa molto di quello che gli altri dicono, pensano, o scrivono di me: io parlo con i fatti. È l'unica cosa che conta al mondo. C’è qualcosa che invece ti fa proprio incazzare? L'ignoranza e la cattiveria gratuita della gente. Ma io rispondo voltando le spalle e

Nome: Marco Stefano Belinelli Detto: “Beli” o “Mr B” (decretato da un sondaggio del Trio Medusa tra gli ascoltatori di Radio Deejay) Luogo e data di nascita: San Giovanni in Persiceto (BO), 25/03/1986 Altezza/Peso: 196cm/98kg Ruolo: guardia Club: New Orleans Hornets Numero maglia club: 8 Nazionale: Italia Record personale: 27 punti (2008)

tirando dritto per la mia strada. Qual è stata la tua vacanza più bella? Non ho molto tempo per le vacanze, quindi direi ogni volta che ritorno in Italia dagli States! Chi sono i tuoi ispiratori? Michael Jordan, il mio idolo assoluto, e Kobe Bryant. Troppo?! (sorride, ndr) Sei tifoso di qualche altro sport? Non seguo altri sport se non il basket!!! (altri tre punti esclamativi!!! Ndr) Hai amici sportivi? Sì tanti, e sicuramente il mio migliore amico è Stefano Mancinelli, che adesso gioca a Milano (nell’Armani Jeans, ndr) e con il quale sono costantemente in contatto. E gli amici americani VIP? No, non conosco nessun VIP... E c'è chi mi rimprovera per questo! Ma a me non interessano certe cose. Io ho i miei amici di "Sangio", conosco le persone della città in cui vivo e frequento i miei compagni di squadra. Quali altre passioni hai? L'abbigliamento, soprattutto. Vorrei avere il tempo di andare a vedere le sfilate dei miei stilisti preferiti (quelli italiani, ndr), ma o sono qui negli States oppure in raduno con la Nazionale. Quindi le seguo su internet. Poi ci sono il cinema e gli amici. Tira fuori un sogno dal cassetto. L’anello (il titolo NBA, ndr). Cosa significa essere “phit” per te? Essere sempre e costantemente in forma!!!! (con quattro punti esclamativi e un "gigantesco" in bocca al lupo da parte di Phit, ndr)


Android 2.2 Display 2.8" Multi-Touch Processore 600MHz HSDPA 3.6 WI-FI A-GPS MicroSD da 2GB inclusa

Colori disponibili

Silver Blue Titan

Sistema operativo Android 2.2

Sistema operativo Android 2.2

A-GPS, WI-FI, HSDPA 7.2

A-GPS, WI-FI, HSDPA 7.2, HSUPA 2.0

Processore da 600MHZ con 512MB di RAM

Display 3.2" Multi-Touch

Display 3.2" Multi-Touch

Memoria interna da 150MB e Micro SD da 2GB inclusa

Memoria interna da 160MB e Micro SD da 2GB inclusa

On screen phone e DLNA


la noire

nel blu

PHIT PASSION

È il sogno di molti. Un po’ come l’Eiger negli anni 70. In quel film con Clint Eastwood i venti del sud avevano portato un tempo da lupi tra le cime. Foschia, neve, gelo: non si vedeva più niente. Ma non succede solo al cinema: lassù il tempo può diventare davvero cattivo all’improvviso (crudele a volte). Anche il nostro ultimo tentativo di attaccare la cresta del Peuterey è fallito per colpa sua. Questa volta, però, le cose sono diverse: è piena estate, siamo immersi nel blu e le previsioni dicono che farà bello per almeno due giorni. Sì, lo so: non c’è niente di sicuro a certi livelli… Ci affidiamo alla fortuna.

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la noire

dettagli Qualche moschettone, un secchiello, due lumini, la piccozza, 6 bustine di tè, 10 barrette energetiche: controllo lo zaino in ogni dettaglio. Ci deve essere tutto il necessario, ma non più dell’indispensabile. Allenati, leggeri, fiduciosi, sentiamo che non ci metteremo più di due giorni, oltre all’avvicinamento e al ritorno. Ma in quanti siamo? Il rifugio è strapieno di omoni grandi e grossi. Bonariamente ci prendono in giro: io e il mio compagno (d’avventura e di vita) siamo minuti e poco appariscenti. Loro sembrano dirci: «ma dove volete andare?». Ma la mia preoccupazione è un’altra: come faremo a starci tutti in quella “botte” lassù?

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scalpito

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La notte prima è sempre così: provi a riposarti, ma l’emozione sale e anche tu non vedi l’ora di salire. Intanto nel rifugio, cominciamo a sentire rumori sempre più fitti: sono gli altri, che hanno deciso di partire a notte fonda, quando fuori è ancora buio pesto. «Matti», mi dico. È meglio aspettare quando il cielo è più chiaro, per poter scorgere la via di salita. Sì, è meglio. Ma io comincio a scalpitare come un cavallo prima della corsa. Gli altri stanno già salendo e noi siamo ancora qui… Divento furibonda: voglio uscire! «Non possiamo arrivare ultimi»: penso, prima di appisolarmi un po’.

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1200 Sono le prime luci dell’alba finalmente! La Noire è lì, meravigliosa, con tutto il suo granito ruvido e dorato. Le lucette degli altri non sembrano poi così lontane. Ma dal basso sale la paura: è quell’ultimo istante di esitazione, che ti fa dire «quasi torno indietro»… Io e lui ci scambiamo uno sguardo e via: cominciamo a salire, con le nostre “scarpette”, per essere più veloci e sicuri e poter progredire sempre di "conserva". Lì devi essere bravo, concentrato, perché non ti fermi mai. Vai, vai, vai… In 50 minuti superiamo tutti gli altri e poi andiamo “al galoppo” per 8 ore e 1200m di salita, prima di concederci una vera sosta.

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la noire

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la botte Si riparte: discesa a corda doppia. E roccia, neve, ghiaccio. Sento il gelo anche attraverso i guanti e vado in cerca della pietra nuda, che è calda, sincera, viscerale come la terra. La tocco con le mani. Ma ogni volta che mi sembra di essere arrivata, c’è ancora da scendere e salire. Ci sono le arcigne Dame Inglesi e l’Aguille Blanche: altera, elegantissima, mozzafiato. Siamo soli e da qui in poi non possiamo più tornare indietro. All’imbrunire, dopo 16 ore, arriviamo alla “nostra” botte: lo storico bivacco Craveri. Sospeso a 3.490 metri di altezza, è alto 60 cm, minuscolo, senza né luce né acqua. Noi, tutti schiacciati, abbracciati, ci addormentiamo come bambini.

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la noire valentina casellato alessia giorgia pagano giulia salemi

da una storia di testo di illustrazioni di

l'ultimo sole

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È l’alba e la cima del Bianco si staglia finalmente di fronte a noi: grandiosa, impressionante, in mezzo al cielo. La cresta finale ci sembra infinita: siamo sempre più alti, sempre più stanchi. Ma a un tratto ecco gli ultimi metri, ecco la Francia e l'orizzonte libero senza più pareti, senza altre montagne. Raggiungiamo la cima del Monte Bianco al tramonto: l’ultimo sole ci riempie il cuore. Ce l’abbiamo fatta, abbiamo realizzato il sogno di tanti alpinisti, il nostro sogno: la più lunga scalata delle Alpi. Quando vediamo arrivare il brutto tempo da lontano, siamo già vicini al Refuge du Gouter. Sapendo della nostra impresa, qui ci accolgono con tutti gli onori: il gestore ci fa persino dormire nella sua “cuccia” privata. Ma noi siamo così felici e stanchi che, come i cavalli, dormiremmo anche in piedi. È stata una cavalcata stupenda.


WADI RUM – COORDINATE: 29°34’35.40"N; 35°25’11.74"E È una vasta vallata nella zona meridionale della Giordania, scavata nel corso dei millenni da un antico fiume. Il suo nome arabo viene dall’unione delle parole “wadi”, “valle” appunto, e “rum”, ovvero “alto” (vi sono picchi fino a 1.754m). Conosciuto anche come “Valle della luna” è il deserto del leggendario Lawrence d’Arabia.

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Lawrence of Arabia OST, M. Jare

wadi rum

testo di foto di

alessia giorgia pagano luca biagini

arrampicare nel tempo + Arrampicare su pareti di roccia in mezzo al deserto, tra tramonti infuocati e notti di luna. Con i canti dei beduini davanti al fuoco e il richiamo del muezzin alla preghiera portato dal vento fin dentro al cuore. Phit va in esplorazione delle pareti di roccia in Giordania.

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agente segreto della Regina d’Inghilterra combatté nel 1916 la Rivolta Araba contro gli Ottomani. «Spazi immensi, echeggianti, divini» in cui effettuare anche arrampicate su roccia fuori dal comune, come ci racconta Luca Biagini, Guida Alpina - Maestro d’Alpinismo, che ha fatto un viaggio qui nel novembre del 2010.

LONTANO DAL MONDO «Nel Wadi Rum si arrampica dagli anni 80», ci dice. «È un luogo favoloso, completamente diverso dai paesaggi a cui noi europei siamo abituati: lì sei in mezzo al deserto». Ma attenzione: non

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è il deserto che si potrebbe immaginare, con le distese di sabbia e le dune dalle forme morbide continuamente ritoccate dal vento. Qui si parla di rocce, di piccoli gruppi montuosi con miriadi di cime spesso attraversate da lingue di deserto. Di pareti e canyon che al tramonto si accendono con ogni sfumatura del rosso, mentre al calare della notte evocano paesaggi lunari. Di un luogo lontano dal mondo che può essere modificato e scavato solo dal tempo, un tempo lunghissimo. «Ci si va ad arrampicare proprio per questo: è un luogo fuori dal comune. Io, per esempio, insegnando l’arrampicata su roccia e su ghiaccio e lo

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Il tramonto cremisi infuocava le stupende rocce e gettava lunghi fasci di luce sui muri»: quando Thomas Edward Lawrence parla del Wadi Rum è ispirato come se recitasse una poesia. E leggendo certe pagine del suo celeberrimo “I sette pilastri della terra” vengono quasi le lacrime agli occhi, tanto è l’amore che traspare per questa terra. Non a caso il Wadi Rum, la vasta area al confine tra Giordania e Arabia Saudita è considerata “il deserto di Sir Thomas Edward”, meglio conosciuto come Lawrence d’Arabia. L’omonimo film del 1962 con Peter ‘O Toole e Omar Sharif fu girato proprio in questi territori, dove il leggendario


«Devi sceglierti tu la tua strada, ed è la parte più bella: camminare, arrampicare e perdersi. È proprio l'avventura che vai cercando» sci d’alpinismo, sono abituato alle Alpi e alla loro vegetazione. Nel Wadi Rum, invece, mi è sembrato un miracolo ogni volta che ho visto qualche macchiolina di verde, magari un arbusto nascosto in un canyon o un cespuglio che lotta contro la sete… È un posto pazzesco».

IL VIAGGIO Il periodo ideale per raggiungere il Wadi Rum è il tardo autunno, tra ottobre e novembre, quando il sole non batte a picco e l’escursione termica tra gior-

no e notte non è troppo elevata. «Noi siamo partiti in novembre», conferma Luca. «Le temperature in quel periodo sono molto gradevoli, intorno ai 20/25 gradi: l’ideale per arrampicare, anche perché non devi mai preoccuparti del meteo, e puoi goderti la piena luce di giorno e il cielo stellato di notte». Il gruppo era composto da cinque persone e, per la gioia di noi femmine, specifichiamo che includeva anche una donna, Stefania, soprannominata “Blondie”. «In questo caso ci siamo serviti di un’agenzia di viaggi – prosegue - ma la volta

precedente abbiamo organizzato tutto noi di www.guidealpine. mi.it: bastano il passaporto e un visto. A novembre ci siamo fermati in tutto una settimana, con due giorni di spostamenti e cinque giorni nel deserto». Per raggiungere queste zone bisogna arrivare in aereo ad Amman, la capitale della Giordania, e poi spostarsi in automobile fino al deserto. «In città abbiamo fatto una bella cena all’aperto, davanti a un megaschermo 5 x 5m che trasmetteva la partita del Milan… Gli arabi vanno pazzi per il calcio italiano! Il giorno dopo, in quattro ore di auto, abbiamo raggiunto prima Petra e poi il Wadi Rum».

I BEDUINI E ora lasciamoci alle spalle l’asfalto, le macchine e il caos: qui

gli unici grattacieli dello skyline sono i picchi di roccia e l’unico rumore è il sibilo del vento. Il Wadi Rum, infatti, è un Parco Nazionale protetto dal Governo, in cui non è possibile spostarsi, se non accompagnati dai beduini, gli abitanti del deserto, che si muovono con le gip (poche) o con i cammelli. «Sono organizzatissimi: alcuni di loro possiedono dei fuoristrada e abitano in piccole case di cemento. La volta in cui abbiamo pianificato il viaggio senza ricorrere a un’agenzia ci siamo accordati direttamente con loro via email!». I beduini in una situazione così sono compagni d’avventura indispensabili: ti accolgono, ti trasportano da un luogo all’altro e ti forniscono una guida, oltre che l’acqua e le vettovaglie. Sono un popolo molto curioso e ospitale, anche perché i turisti costituiscono per

Sand Board

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LUCA BIAGINI 41 anni, di Milano, è un geologo e una Guida Alpina - Maestro d’Alpinismo. «È bene specificare la dicitura corretta – spiega Luca – perché c’è molta confusione sull’argomento: gli istruttori del CAI, per esempio, svolgono questa attività solo come hobby. Mentre le Guide Alpine pos-

que notti». E qui si dischiude un paradiso per chiunque voglia arrampicare o, più semplicemente, effettuare del trekking molto avventuroso: pareti di roccia, canyon, fessure, cammini, passaggi e ponti naturali sospesi a 35 metri di altezza, come quello di Burdah. «Anche la roccia è diversa da quella abituale», spiega Luca che, prima di essere una Guida Alpi-

solo in minima parte e…». Scusa, come dici? Ci si arrampica sulla sabbia? «Sì, e se la gratti con le unghie, si sgretola! Può essere maggiormente insidiosa, proprio perché dà meno garanzie di tenuta e necessita di una maggiore esperienza, per poter valutare meglio la bontà del percorso da scegliere, ma… – sorride – non vale scavarsi gli appigli con le dita!»

NEL CUORE DEL DESERTO

na – Maestro di Alpinismo, è un geologo. «Nel Wadi Rum le montagne sono fatte di arenaria, ovvero di sabbia compattata: un elemento che sulle nostre cime è presente

Ci vuole una notevole esperienza anche per orientarsi: «il Wadi Rum è un vero e proprio labirinto, con dossi, vicoli ciechi, cime molto vicine tra loro e passaggi strettis-

«All’alba ci hanno accompagnato all’interno del deserto, nel campo in cui avremmo dormito per cin-

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siedono un vero e proprio brevetto (v. immagine in calce, ndr) che si ottiene solo dopo aver frequentato una scuola di specializzazione con tanto di esami». Il tesserino di Guida Alpina – Maestro d’Alpinismo si può riconoscere dal logo della UIAGM (Unione Internazionale Associazioni Guide di Montagna), che abilita chi lo possiede a esercitare la professione in tutta Europa e nei restanti paesi del mondo. Queste figure, regolarmente iscritte ad albi regionali, sono in grado di insegnare l’arrampicata su roccia e su ghiaccio, lo sci d’alpinismo, il trekking e accompagnare gruppi di appassionati nelle camminate in montagna. In particolare, Luca lavora sulle Alpi: la Valtellina, le Orobie, quelle della Svizzera Centrale, della Val d’Aosta e del Piemonte. Per info: www.guidealpine.mi.it

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loro una cospicua fonte di guadagno. «La sera si cenava tutti insieme», ricorda Luca. «Piatti molto semplici ma squisiti, come verdura, patate, riso e carne di pollo o di capra, sempre accompagnati da una tazza di tè fumante. E poi rimanevamo seduti tutti intorno al falò ad ascoltarli cantare: era un momento bellissimo. Con noi c’era sempre “Lamborghini”, il nostro autista, ed eravamo tutti uomini: le donne beduine non si mostrano al pubblico molto facilmente. Pare siano bellissime, un po’ come la loro regina Ranja…». Il primo giorno, Luca e i suoi hanno trovato, appunto, i beduini ad aspettarli: «ci hanno accolto con grande ospitalità e ci hanno portato subito al loro villaggio, attrezzato con tende/stanze». Si tratta di Rum: l’unico centro abitato dell’intera area e l’unico punto di riferimento per quanto riguarda gli approvvigionamenti.



«Ero impegnato a scalare una parete gigantesca, quando ho sentito il richiamo del muezzin alla preghiera: quella voce meravigliosa che arrivava dal nulla mi ha riempito il cuore: ho ancora la pelle d’oca se ci penso» simi “dentro” i massicci montuosi. È un paesaggio che replica continuamente se stesso e non c’è alcuna indicazione, se non qualche sasso impilato ogni mezzora, a dirti che (forse) stai percorrendo la strada giusta…». Già, perché gli unici a battere e conoscere queste vie da secoli sono i beduini, tanto che si parla di Beduin’s Routes. «Non esistono i sentieri come noi li concepiamo. Anzi, spesso non c’è nemmeno lo spazio per poggiare entrambi i piedi! Certo, prima di mettersi in viaggio si consultano le guide che indicano i cammini migliori finora scoperti, ma sostanzialmente devi sceglierti tu la tua strada, ed è la parte più bella: camminare, arrampicare e perdersi. Alla fine, è proprio l’avventura che vai cercando».

IN CIMA

L’ARRAMPICATA «Con cime alte fino a 1.700 metri, le pareti possono arrivare fino a 400 metri, ma le corde sono lunghe massimo 50: ciò significa che c’è sempre una guida nel gruppo che procede, crea un ancoraggio e poi fa salire gli altri». E a correre i rischi maggiori è proprio la guida, Luca in questo caso, che durante la salita deve fissare degli ancoraggi intermedi, in modo da limitare gli effetti di un’eventuale caduta. «Va anche detto, però, che tra le attività di montagna, l’arrampicata è la più sicura. Sono molto più rischiosi il trekking e lo sci d’alpinismo»

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«Il momento più emozionante per me è stato proprio durante un’arrampicata: ero impegnato a scalare una parete gigantesca, quando ho sentito il richiamo del muezzin alla preghiera. Veniva dall’unica moschea presente nel villaggio beduino di Rum, che era lontanissimo da dove mi trovavo io. Quella voce meravigliosa che arrivava dal nulla mi ha riempito il cuore: ho ancora la pelle d’oca se ci penso». Poi c’è l’emozione dell’arrampicata in sé, naturalmente, che da anni è la passione di Luca, come lo sono sua moglie e le sue figlie. «È una disciplina coinvolgente ed entusiasmante, anche se all’apparenza attrae meno di altre e fa molta più paura. Ma la parte migliore è che non finisci mai di imparare: anche se con l’età le prestazioni “calano” e non fai più i numeri che facevi a vent’anni, in realtà diventi sempre più bravo e ottieni sempre maggiori soddisfazioni. La sfida non consiste “solo” nell’arrivare in alto, come molti pensano, ma in tutti i passi che compi per arrivarci e nel farli sempre meglio, come fossero passi di danza. È un gioco sottile di forza, resistenza, sensazioni e soddisfazioni; è un’attività completa di tecnica, preparazione fisica ed emotività. Ed è comunque un immenso piacere». La scalata è come un viaggio, insomma, e per questo viaggio ringrazioamo il nostro amico Luca.

Petra «Trovatemi una pari meraviglia che non sia sotto il cielo d'Oriente, una città rossa come una rosa, antica quasi come il tempo» Dean Burgon - “Petra”.

«A un certo punto ci inoltriamo dentro una parete strettissima. La guida, intanto, ci fa guardare alle nostre spalle per osservare le rocce, i loro colori, il cielo… Ci dice “Allah ha creato tutte queste meraviglie, e l’uomo…”. E a quel punto ci fa voltare e rimaniamo a bocca aperta: ecco davanti a noi la parete immensa del Palazzo del Tesoro». Con una facciata di 30m x 43m, è la tomba più famosa di Petra, che molti avranno visto nel film cult “Indiana Jones è l’ultima crociata”. A circa 250km a sud di Amman, la capitale giordana, Petra è un’antica città interamente scavata nella roccia e rimasta praticamente abbandonata, quindi intatta, per secoli, a causa di calamità naturali o regressioni economiche. Dal X secolo al 1812, quando la riscoprì l’esploratore svizzero J. L. Burckhardt, è stata abitata solo da qualche famiglia di beduini, gli abitanti del deserto. Immensi mausolei, tesori, anfiteatri, colonnati, obelischi, templi: Petra ostenta ancora i segni del suo antico splendore di 2000 anni fa, quando la popolazione araba dei Nabatei ne aveva fatto uno snodo cruciale tra Asia e Mar Mediterraneo, lungo le rotte commerciali della seta e delle spezie...

I migliori spot consigliati da Luca: LES GORGES DU VERDON – Francia YOSEMITE VALLEY – California/U.S.A. MARSIGLIA – Francia VAL DI MELLO – Lombardia SUPRAMONTE – Sardegna DOLOMITI – Trentino PHIT

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Dove arrampicare su roccia?


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GYRO TONIC ®

federico riva luisa castellari

testo di illustrazioni di

potenziamento in stretching Riunisce in sé la completezza del nuoto, la saggezza antica del tai-chi, l’armonia della danza, le tecniche di respirazione del kundalini yoga, la coordinazione della ginnastica artistica… Ed è un allenamento completo, adatto a tutti e sempre più praticato. Ma in cosa consiste davvero il GYROTONIC®? Phit ve ne svela i segreti.

Cos’è?

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certificato. È quest’ultimo a scegliere il lavoro più adatto a ciascuno e a guidare passo passo nella corretta esecuzione delle posture. Ma la vera innovazione – continua Paolo - è che si tratta di un allenamento tridimensionale, che aggiunge una terza dimensione alle classiche due su cui lavorano tutte le altre discipline, creando un movimento a spirale, in cui ogni muscolo del corpo si estende completamente, prima di compiere uno sforzo». In realtà, per la fluidità, l’armonia e l’ampiezza dei movimenti sembra di osservare dei ballerini alle prese con un demi-plié. E non è un caso, perché Horvath è stato un professionista della danza, ma anche un amante del nuoto, del canottaggio, della ginnastica artistica. E dello yoga, tanto che a ogni esercizio è associato un preciso modello di respirazione, che riesce a coinvolgere e far lavorare i livelli muscolari più profondi, non solo quelli superficiali. Con la conseguenza che il tono corporeo risulta integralmente più sano e solido. Gli effetti? Un’estrema mobilità delle articolazioni che ci riporta ai 20 anni di età, la decompressione della colonna vertebrale schiacciata dallo stress quotidiano del lavoro e dagli altri sport (come la corsa), il potenziamento dei muscoli in fase di allungamento. A metà tra un training completo e un elisir di giovinezza, il GYROTONIC® può essere definito in conclusione un potenziamento muscolare in stretching.

ON THE ROAD PHITNESS

l suo nome, “gyrotonic”, viene dall’unione delle parole greche “gyros” (curvo, tondo) e “tonos” (da "teino" = allungarsi). Ma – attenzione! – si scrive GYROTONIC®, con la “®” di marchio registrato, perché è una disciplina brevettata e può essere insegnata solo da chi possiede un tesserino di specializzazione rilasciato da scuole autorizzate. È il caso del centro di training e formazione GYROTONIC® MILANO e di Paolo Bernasconi, uno dei suoi fondatori: sarà lui a guidare Phit in questa nuova esplorazione. «Il Gyrokinesis™ è la base del GYROTONIC®» ci spiega. «Le due discipline si differenziano perché la seconda, più recente, può contare su speciali macchine, che facilitano movimenti di per sé molto difficili da eseguire correttamente». Come nella tradizione delle migliori invenzioni, poi, dietro tutto ciò c’è una storia bizzarra e avventurosa… «Tutto prende le mosse da Juliu Horvath che negli anni 70 è costretto a lasciare Bucarest, per sfuggire al regime dittatoriale di Nicolae Ceausescu»… Ma cosa c’entra la ginnastica dolce con l’esilio? É proprio in America, dove trova asilo politico, che Horvath comincia a elaborare i fondamenti della disciplina che poi si è diffusa in tutto il mondo. Ma cos’è, di fatto, il GYROTONIC®? «Si tratta di sessioni della durata di un’ora, che si svolgono su determinate macchine, con il costante affiancamento di un personal trainer


la respirazione Il Metodo GYROTONIC EXPANSION SYSTEM® sfrutta ed enfatizza una necessità fondamentale del nostro corpo, un’attività talmente basilare che, di fatto, nella vita di tutti i giorni, non viene presa in considerazione, se non a livello superficiale: la respirazione. Tutti noi, infatti, respiriamo in maniera “naturale”, senza porre la dovuta attenzione al modo in cui lo facciamo. E senza

considerare che una sincronizzazione scorretta di respiro e movimento non consente all'atleta di esprimere al meglio il suo potenziale in termini di forza e resistenza. Mentre, al contrario, persino le persone più sedentarie possono ricevere molteplici benefici nell’utilizzare il respiro in maniera cosciente. Attraverso le sue molteplici esperienze come atleta e danzatore e grazie

agli studi approfonditi sulle pratiche del kundalini yoga, Juliu Horvath ha posto nuovamente l’attenzione sulla respirazione. Per ottenere un movimento più fluido, infatti, gli esercizi del GYROTONIC® sfruttano specifiche dinamiche respiratorie, oltre alla resistenza continua data dalla macchina. A ogni esercizio è quindi abbinato un modello di respirazione corrispondente.

Ballet (in patria era già un conosciuto ballerino). Durante un’esibizione, però, si ruppe il famigerato tendine d’Achille e vide la propria carriera di ballerino stroncata. Erano gli anni 80 e fu proprio da lì che, praticando lo yoga a scopo terapeutico, cominciò a sviluppare le sue innovative teorie, che avrebbero posto le basi dapprima del Gyrokinesis™ e, successivamente, del GYROTONIC®. Lui stesso,

con le proprie mani, costruì le attrezzature del Gyrotonic Expansion System®, che sono a tutt’oggi usate nella disciplina. Un pioniere, insomma: uno che ha iniziato a far conoscere le sue idee allenandosi a Central Park ed è ora il rinomato maestro di una pratica sempre più conosciuta e apprezzata nel mondo, tanto che è l’unico a poter autorizzare i certificati dei Trainers Gyrotonic®.

juliu horvath C ' e r a una volta Juliu Horvath, ungherese di nascita ma cresciuto in Romania, che negli anni 70 fu costretto a lasciare Bucarest, per sfuggire al regime dittatoriale di Nicolae Ceauşescu. Trovò asilo in America, dove realizzò il suo sogno: entrare a far parte dello Houston

ES.01

single spiral reverse

STEP 1 Mettersi in posizione sulla macchina: seduti, con la spina dorsale eretta, le spalle aperte e il collo allungato. Spingere il petto in avanti e la spalla destra verso il basso.

PHITNESS

STEP 2 Tornare con le spalle in posizione orizzontale e inarcare la schiena, continuando il movimento di spinta rotatoria con le mani. STEP 3 Invertire la curva della schiena, spingendo indietro l’ombelico. Tornare alla posizione iniziale.

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twist and pull continuous

STEP 1 Posizionarsi davanti alla macchina Pulley Tower con la schiena dritta e le ginocchia leggermente piegate. Con le spalle ben aperte, allungarsi verso l’alto. STEP 2 Rotare la colonna vertebrale, con il braccio sinistro che spinge verso la Tower e l’avambraccio che spinge indietro (il gomito è leggermente piegato). La testa passa da destra a sinistra velocemente. STEP 3 Ripetere lo STEP 2 con l’altro braccio.

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holding split straps

STEP 1 Partire da una posizione con la testa in giù, la schiena in arco e le braccia lungo il corpo con gli straps alle mani. STEP 2 Risalire inspirando partendo dal petto (schiena in arco), aprendo le braccia e finendo seduti con le braccia lungo il busto. STEP 3 Eseguire una piccola flessione in avanti del busto, mentre le mani vanno a posizionarsi dietro il sacro e spingere l'ombelico in dentro. Le mani salgono verso le scapole con un'espirazione. Questo movimento incrementa l'apertura della zona lombare.

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archbody stepping

STEP 1 Posizionarsi con le scapole appoggiate al supporto e i piedi sul secondo piolo della scala. STEP 2 Portare il piede sinistro sull’ultimo piolo sopra la propria testa.

ON THE ROAD PHITNESS

STEP 3 Estendere la gamba destra e portare la testa verso il basso, inarcando la schiena. Ripetere l’esercizio con l’altra gamba.

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kneeling splits

STEP 1 Posizionarsi con il ginocchio sinistro posto sul cuscino e il piede destro sul disco del binario. Le mani sono appoggiate alla parallela, la schiena dritta. STEP 2 Stendere la gamba destra, facendo scorrere il disco sul binario. STEP 3 Cercare la migliore spaccata possibile, lavorando sull’asse sagittale.

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catback arch and curl

STEP 1 Eseguire la posizione del “gatto”, con la schiena curva e le mani sul disco del propeller. STEP 2 Ruotare il propeller di 180°, portando la schiena da una posizione di curva a una posizione di arco, spingendo gli ischi nella direzione opposta del propeller. STEP 3 Partendo da una spinta dell'ombelico, riportare il propeller in posizione di partenza, passando da un arco a una curva. In questo modo si effettua un giro di 360° col propeller.

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side arch

STEP 1 Posizionarsi seduti con i piedi dentro le straps, le mani allacciate dietro il collo e la schiena dritta.

PHITNESS

STEP 2 Sollevare la gamba destra sulla macchina Leg Extension e flettere la schiena sull’asse frontale verso destra. STEP 3 Tornare alla posizione iniziale, ripetendo lo STEP 2 dalla parte opposta.

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leg curl

STEP 1 Sdraiarsi sulla panca con le braccia distese e i piedi puntati allacciati agli straps. Effettuare una piccola curva lombare verso l’alto. STEP 2 Con lo sguardo in alto, sollevare il braccio destro e la gamba sinistra, invertendo la curva della schiena. STEP 3 Tornare alla posizione iniziale, ripetendo lo STEP 2 dalla parte opposta.

i benefici del gyrotonic migliora la mobilità delle articolazioni e l’uso pieno della capacità motoria in ogni direzione

stimola e rinforza il sistema nervoso per migliorare la contrazione e l’estensione muscolare

rende più mobile la colonna vertebrale, liberandola dalla rigidità

migliora le capacità di eliminazione delle tossine, dei cattivi odori, dell’alito cattivo, dei gas e di tutti gli altri elementi di rifiuto che sono un ostacolo per il funzionamento corretto dell’organismo

migliora la circolazione del sangue e dei liquidi linfatici, attraverso la stimolazione aerobica e cardiovascolare

crea una percezione più chiara dei sensi crea più armonia ed equilibrio nei flussi di energia crea una migliore coordinazione attraverso la rigenerazione neuro-muscolare si concretizza in una postura corretta e in un fisico più armonioso

gyrotonic milano ni. Danza classica, golf, arti marziali sono solo alcuni dei format che vengono applicati all’interno della lezione. Inoltre, anche chi voglia diventare trainer può iniziare a completare il percorso di formazione all’interno dello studio stesso, come ha fatto Marco Gialinà, ora tirocinante. www.gyrotonicmilano.com

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ON THE ROAD PHITNESS

È l'unica Struttura Registrata e Attrezzata con GYROTONIC® EXPANSION SYSTEM e Gyrokinesis™ a Milano. L’idea nasce dall’incontro di tre danzatori professionisti e dalla voglia di trasmettere la loro esperienza applicata al GYROTONIC®. Il team è composto da Selene Manzoni, Mauro Barbetta e Paolo Bernasco-


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High Times, Jamiroquai

micol della penna red bull photofiles

linecatcher

a cura di foto

backcountry freestyle + A vedere i loro video non ci si crede: neve fresca, rocce, cliff alti 50 metri, salti di 25 metri, backflip, tricks improvvisati al momento e 500 metri di montagna nuda e cruda sotto i loro sci. In real time, vanno a caccia della linea giusta per arrivare in fondo. Ecco il Linecatcher e il suo ultimo freschissimo campione: Markus Eder.

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Markus Eder foto di Klaus Polzer, Red Bull Photofiles


foto di Damiano Levati, Red Bull Photofiles

«Puoi metterci tutta la lucidità, la preparazione e la conoscenza della neve che hai, ma se non ti va bene…»

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foto di Damiano Levati Red Bull Photofiles

È

un mix pazzesco di freeride e freestyle sugli sci. E, soprattutto, è uno degli eventi più spettacolari organizzati dal team di Red Bull: il suo nome è Red Bull Linecatcher. Si tratta di una competizione in cui gli atleti fanno riding fuori pista, cimentandosi in tricks mozzafiato. Ma il bello è che devono trovare in diretta la propria “linea” di discesa, ovvero la strada giusta per arrivare fino in fondo. Una scelta che dipende dal per-

corso, dal terreno, dai cliff, dalle evoluzioni che sanno fare meglio, dalla velocità (dopo un salto si può arrivare fino a 80km/h). Ma anche dall’inventiva, dall’istinto e dalla fortuna. E se si sbaglia la linea? Si rischia di cadere e farsi veramente male. Carpe diem: questa è una sfida in real time tra l’uomo e la montagna. Francia, Vars, gennaio 2011, Red Bull Linecatcher. Ecco il podio: primo il canadese Sean Pettit, secondo l’italiano Markus Eder e

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terzo l’americano Tim Durtschi. Ma è Markus a lasciare tutti a bocca aperta: un ragazzone altoatesino di 21 anni, che prima di questo momento non ha mai partecipato a una gara di freestyle in vita sua. È un professionista e scia da 14 anni, certo, ma solo negli snowpark. Lui ci prova, convinto di non passare nemmeno le qualificazioni, e invece eccolo lì, a sbaragliare tutti gli altri. Markus è uno che “ci dà di brutto”, insomma, tanto per usa-


foto di Damiano Levati Red Bull Photofiles

foto di Samo Vidic Red Bull Photofiles

Markus Eder, foto di Kluas Polzer, Red Bull Photofiles

percontento: non se lo aspettava nessuno, tantomeno il sottoscritto! Perché di solito non sono un freerider, scio negli snowpark che “sono fatti col gatto” (delle nevi, ndr) e mi alleno sul sicuro, mentre nel freeride non sai mai com’è la neve quando atterri». Così Markus ci racconta la sua “prima volta”: «Franz, il mio manager, mi ha comunicato che ero stato invitato per le “qualifiche“ di Red Bull Linecatcher solo un mese e mezzo prima della gara. All’inizio, Oberstdorf – Nebelhorn, e molMarkus Eder nasce a Brunico guardando i video, ho pensato ti altri primi posti (Kumi Yama, (BZ) nel 1990. Inizia a sciare “ma sì, dai, posso farlo anche all’età di tre anni e a fare free- Open Champs). È spesso invitaio”… Per fortuna, poi, a casa to agli eventi più importanti delskiing nel 2005 tre anni prima di mia ha nevicato in abbondanterminare la scuola superiore. È la categoria e ama girare i video za quest’anno e mi sono potuufficialmente italiano, ma parla dei contest perchè riesce così a to allenare molto. Ero curioso e esprimere il massimo della sua molto meglio il tedesco. Bioncontento». Felicissimo anche di do teutonico, altissimo, sorriso creatività, esattamente come salire per la prima volta sull’estampato in faccia, è un ragazzo quando gareggia alla ricerca del licottero che trasporta gli atleti simpaticissimo e chiacchierone, trick più fantasioso. Vuole andasulla vetta, dove, finalmente ci re fino in fondo alla carriera di che vive per lo sci e per i suoi LINECATCHER: COS'È si trova faccia a faccia con la amici del pub, tutti snowboarder freeskier, senza mai perdere la «Il Red Bull Linecatcher è l’unica discesa da affrontare. «Vedere gioia di sciare. Dice di sé: «quano freestyler. Nel 2010 ha conclugara dove mettono i cliff in mezzo il percorso dalla cima è increso una stagione spettacolare con do scio sono felice, questo è ciò alla montagna», ci spiega candidibile: la “linea della natura” è la vittoria alla Nine Knights di che voglio fare!» damente Markus. Appare subipazzesca… A inizio gara il cuoto come un ragazzo semplice, re mi stava per scoppiare: ero diretto e simpaticissimo, con un supernervoso! Poi dopo le prime irresistibile accento germanico, curve è andato tutto da sé: al “fa la linea” più bella da vedere e i tricks più lo slang colorito dei 20 anni e qualche stramdifficili. Il campione di quest’anno, per esem- primo round ho chiuso la linea bene e mi sono bo neologismo tipico delle zone di frontiera pio, ha fatto i salti più grossi, “chiudendo” bene sentito più tranquillo, più sicuro. Poi c’è stato (è originario di Brunico – BZ). «L’unica altra tutto, senza mai frenare troppo». A valutare le il secondo giro e l’ho fatto con un trick in più, competizione simile è la Red Bull Cold Rush, prestazioni di ciascuno, attribuendo i punteg- scegliendo una linea ideale per me. E dopo il che si svolge in America. Tutte le altre gare di terzo round… sono arrivato secondo!». gi che vanno a costituire la classifica finale, è freeride, invece, non prevedono salti particolari: una giuria posta all’arrivo. si scende liberamente sulla neve fresca, magari LA SORTE con qualche cliff alto, ma senza tricks, mentre MARKUS EDER il backcountry freestyle è pieno di backflip, ma Ma nella scelta della linea giusta, c’è anche non prevede un vero e proprio percorso di riuna buona dose di fortuna, e gli atleti lo sanE la giuria, in questo caso, ha deciso che a ding». Ma chi si aggiudica la vittoria di una no fin da quando, il giorno prima della gara, conquistare il secondo posto è “il novizio” gara come il Red Bull Linecatcher? «Vince chi Markus… «Eh sì – sorride – e io ne sono su- si estraggono i nominativi per l’ordine di dire un’espressione che userebbe lui. Phit lo contatta subito dopo la gara e la chiacchierata è un bagno di energia pura. Energia, sì, perché la trasmette da tutti i pori. La trasmette con il suo viso sempre sorridente e con il suo blog pieno di entusiasmo (e di faccine e di foto e di punti esclamativi!). La trasmette con la sua anima da sportivo, il suo amore per la vita, la natura, il rischio. Lui è uno che dimostra di buttarsi vincendo la paura, di saper perdere ammirando sinceramente le prodezze degli avversari, ma anche di saper gioire quando vince. Markus ha qualcosa in più, quel qualcosa che gli fa dire «non so spiegarti cosa provo: tutto lo sport è la mia vita, e senza sciare non sono più capace di stare».

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foto di Samo Vidic Red Bull Photofiles

linecatcher Carpe diem: una sfida in real time tra l’uomo e la montagna scesa: chi va per primo trova la neve più fresca, ma non ha idea dei risultati degli altri. Chi scende dopo, invece, viene caricato anche dalle prestazioni avversarie, ma non può comunque vederle perché sono coperte dal salto finale. «Sì, il giorno prima della gara ognuno ha assegnato un numerino che poi viene tirato su da un sacchetto. Tipo lotteria… Ma la fortuna c’entra anche nella scelta del tuo salto: puoi metterci tutta la lucidità, la preparazione e la conoscenza della neve che hai, ma se non ti va bene…». Se non ti va bene, rischi cadute anche pesanti: «durante le qualificazioni – racconta Markus – un ragazzo ha fatto la sua linea e ha chiuso tutto bene, ma poi è finito sulla tenda di Red Bull, è scivolato sulla neve fresca, gli si è aperto lo sci e ha sbattuto contro un albero a una velocità incredibile, spaccandosi una spalla. Un altro ragazzo, invece, ha effettuato un cork 7 ma non è riuscito a completare la rotazione ed è saltato su un sasso: per fortuna non si è fatto niente. Ha avuto un culo grandissimo!».

ROBA DA MATTI?

UN RAGAZZO DI 20 ANNI Scusa, Markus, ma i tuoi cosa dicono di tutto ciò? «Mio padre, pur avendo paura, mi ha sempre aiutato, fin da quando ho iniziato seriamente, cinque anni fa. Allora non avrebbe mai pensato che sarei arrivato a certi livelli, ma quando se ne è reso conto, mi ha detto che posso fare quello che voglio perché so quello che faccio»… E la mamma? «Lei ha veramente paura, e non ne vuole sapere niente, anche se non viene a dirmelo»… Eppure, a dispetto delle acrobazie estreme che ama, Markus sembra un ragazzo molto più sano e saggio di tanti altri suoi coetanei. La vita quotidiana? Quella di ogni ventenne che abita in una località turistica di montagna: qualche volta in discoteca, specialmente in inverno quando ci sono molti turisti, e più spesso al pub, frequentato dagli amici freestyler e snowboarder («quello è il posto più bello!»). Per il resto, sci, sci e ancora sci: «non so spiegarti cosa provo, ma tutto lo sport è la mia vita, senza sciare non sono più capace di stare».

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foto di Damiano Levati Red Bull Photofiles

foto di Vegard Breie Red Bull Photofiles

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«No, non ti senti un pazzo», risponde Markus di cuore (e di pancia). «Non so come dire, ma per chi lo fa è normale rischiare. Sai che è pericoloso, ma sei sicuro che andrà tutto bene. Ogni tanto si cade, sì, ma quando sei lì non stai certo a pensare di cadere!». E – sorpresa – c’è anche qualche donna che ci prova: «non ce ne sono molte, perché per fare una cosa del genere devi essere sicuro dentro, nella testa. Le donne, forse, lo sono meno, perciò risultano più brave nel race… Però conosco delle ragazze forti nel freeride, come Ane Enderud: la migliore. Poi c’è Keri Her-

man, la più brava nello snowspark». Ci vuole passione, per il Linecatcher e forse Markus ha vinto perché di passione ne ha da vendere: ha iniziato a sciare a 4 anni, conosce la neve come le sue tasche e sente la montagna come il suo habitat naturale, tanto che – scrive sul suo blog – «l’estate è proprio una stagione di m…!». A Phit confessa anche che spesso nei mesi caldi fa l’elettricista per sbarcare il lunario, ma quest’anno, anche con il premio appena ricevuto (3.000 euro per il secondo posto) potrà finalmente andare a sciare in Nuova Zelanda.


a cura di

alberto brigidini

vincere con la testa Per diventare dei campioni non bastano talento, abilità tecnico-tattiche e preparazione fisica. Ci vuole anche un buon training mentale. Determinazione, tenacia, grinta, convinzione: tutti elementi che si possono imparare con un (mental) coach che alleni la nostra… testa! Phit ne parla con Claudio Belotti: uno dei più stimati professionisti del settore.

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Lewis Hamilton, Serena Williams, Michael Jordan, Andre Agassi: cosa hanno in comune questi "magnifici quattro"? Sono tutti dei campioni: questo è ovvio. Ma c'è anche dell'altro, qualcosa che è strettamente connesso alle loro performance agonistiche e, soprattutto, alle loro vittorie più straordinarie. Qualcosa che ne costituisce spesso la base fondante e il punto di partenza. Contrariamente alla credenze più diffuse, infatti, il successo sportivo, il record e “il miglior tempo” non sono solamente il risultato del livello di preparazione fisica. Una vittoria è fatta anche, e soprattutto, di testa. Purtroppo fino a qualche anno fa l'aspetto mentale è stato trascurato dagli atleti stessi per diversi motivi, tra cui lo spauracchio del "dover andare dallo psicologo". Ma oggi, grazie alla figura del mental coach, il training mentale è diventato sempre più pratico, accessibile e diffuso.

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Phit ne parla con Claudio Belotti, pioniere del coaching in Italia. Tanto che, con alle spalle 20 anni di attività, ha aiutato a migliorare le performance, e quindi l’esistenza stessa, di manager, uomini, donne e atleti professionisti, tra cui Giuseppe Signori e Filippo Volandri. È, inoltre, un esperto internazionale di PNL, ovvero Programmazione Neuro-Linguistica, il metodo empirico che sta alla base del mental coaching e che nasce negli anni 70 in California, per poi diffondersi in tutto il mondo. Per essere precisi, anzi, possiamo definire il coaching come l’applicazione della PNL allo sport. Ma in che modo possiamo predisporre il nostro atteggiamento mentale verso il miglioramento del risultato sportivo? Insomma, come possiamo vincere? «Per migliorare, dobbiamo prima osservare, conoscere e poi cambiare» spiega Belotti. «Il nostro punto di partenza è quindi l'apprendimento, ovvero quel


processo di modificazione del comportamento che si basa sull'esperienza, per poi perdurare nel tempo. In particolare, il cambiamento prende “a modello” gli atteggiamenti vincenti nelle più diverse discipline sportive, dopo averli osservati attentamente». Un processo definito tecnicamente “Modeling”, che rappresenta una delle tecniche base della PNL e quindi del coaching. «Ma bisogna fare attenzione: per ottenere risultati soddisfacenti, evidenti e in tempi ragionevolmente contenuti, il coaching deve essere concretizzato da un professionista, ovvero da persona adeguatamente preparata». Quindi è bene rivolgersi solo agli esperti certificati. Ma ciò che conta davvero è il risultato finale? «Esattamente. Il coaching è un approccio pragmatico che si basa sul riconoscimento delle cosiddette “interferenze”, siano esse “interne”, come lo stato d'animo personale o eventuali infortuni, oppure esterne (l'avversario, l'arbitro). Il nostro obiettivo pratico è di ridur-

Osservare, conoscere e poi cambiare. re le interferenze al minimo». E visto che parliamo di risultati, eccovi una semplice formula: “P – I = p”, che significa “Potenziale – Interferenze = performance”, dove la seconda "p" è volutamente scritta minuscola, perché le performance sono sempre inferiori al potenziale, per colpa delle interferenze che le indeboliscono. «Questa formula - spiega Claudio Belotti – è stata messa a punto dall'americano Timothy Gallwey, colui che ha fatto conoscere il coaching a livello mondiale». Ancora, però, non abbiamo capito bene come lo stato mentale possa in concreto influire sulla performance fisica… «Prendiamo ad esempio una brutta sconfitta o un infortunio. È chiaro che dopo questi eventi sia necessaria una fase di recupero, ma è altrettanto chiaro che il recupero stesso è influenzato negativamente, se non ostacolato, dalle tensioni accumulate per la partita persa o per il timore di farsi nuovamente

male. È qui che interviene il mental coach – prosegue Belotti - con un’altra tecnica della PNL chiamata “Imagering”». Si tratta della visualizzazione dei propri obiettivi, non solo con la vista, ma attraverso l'intera sfera sensoriale. «È una fase fondamentale e molto delicata nel recupero di ogni atleta, perché è proprio lì che ciascuno affronta i suoi limiti e le paure che nascono dalle proprie convinzioni». Ma allora il limite è qualcosa che spesso ci costruiamo noi stessi? «Proprio così», conferma Belotti, che in proposito ci racconta uno degli esempi maggiormente citati da formatori e motivatori sportivi di tutto il mondo. «Roger Bannister fu il primo uomo a correre il miglio terrestre sotto i 4 minuti. Era il 1954. E sino ad allora, quest’impresa era stata ritenuta impossibile, completamente al di fuori della portata umana. Be’, da quel giorno, nei soli quattro anni successivi, ben 46 atleti raggiunsero il medesimo risultato».

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SUNLENS BY

S U N G L A S S E S H A ND M A D E I N I TA LY


Possiamo allora capire quanto la visualizzazione di un traguardo e la convinzione di poterlo raggiungere siano aspetti tutt'altro che secondari. Incalzato dalla nostra curiosità per l’argomento sempre più interessante, Belotti ci spiega anche quali sono gli stimoli, i segreti e le tecniche per indirizzare la nostra mente verso la convinzione di potercela fare. «La nostra mente è sempre attiva, anche mentre dormiamo, attraverso i sogni. Per ottenere una determinata risposta ci vuole un certo stimolo, che è unico e riconoscibile da noi stessi. Può essere un suono, un gesto, un segno». La musica, per esempio, ha un forte potenziale stimolante: il sound di una certa canzone può scatenare in noi un determinato impulso a tirare fuori la grinta, a sentire meno la fatica e via dicendo. Senza nemmeno accorgerci, stiamo parlando di un’altra tecnica della PNL: l’Ancoraggio. «In termini tecnici, l'àncora

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è uno stimolo cui è legata una determinata risposta. Pensate a un tennista che stia per effettuare un servizio o a un pallavolista alla battuta: se ci fate caso la maggior parte delle volte questi atleti effettuano dei microrituali prima di compiere quel gesto. Se a volte ciò avviene inconsciamente, in molti casi, invece, stanno effettuando degli “ancoraggi”, per cercare di entrare in un determinato stato d'animo che permetta loro di aumentare le chance di fare un ace o un punto diretto». Come tiene a specificare Cladio Belotti, però, l’ancoraggio non è da confondersi né con la scaramanzia né con i suoi relativi gesti o rituali. Se non si fosse capito, infatti, siamo di fronte a un metodo assolutamente pragmatico, che permette di ottenere risultati effettivi in breve tempo. Insomma, fato e “dea bendata” c'entrano davvero poco. La domanda sorge spontanea: ma allora potenzialmente siamo tutti dei campioni? «La

convinzione, nello sport come nella vita in generale, funge da propellente per giungere alla meta» conclude Belotti. «Molti grandi atleti sono divenuti tali proprio perché, prima di tutto, si sono autoconvinti di potercela fare. Un atteggiamento coltivato poi con l'esercizio mentale, il lavoro su se stessi e l’allenamento. Un atteggiamento che diventa fondamentale, specialmente quando le cose non vanno bene». E che le cose non vadano bene capita a tutti noi, anche ai più forti campioni. In quel momento le convinzioni limitanti e i pensieri negativi non fanno altro che porre i presupposti per impedire il raggiungimento di qualsiasi risultato. Non solo sportivo. Non dimentichiamocene. Phit ringrazia il coach degli sportivi Claudio Belotti. E, visto l'argomento veramente interessante, promette che a breve arriverà la seconda puntata dedicata al mental coaching, perché vincere è anche una questione di testa.

la Programmazione Neuro-Linguistica

glossario

guimento degli obiettivi personali. Il termine “neuro”, invece, denota che l'esperienza soggettiva è filtrata dal sistema nervoso attraverso i cinque sensi. Ciascuno di noi percepisce il mondo esterno secondo una propria mappa che è sì una rappresentazione soggettiva della realtà, ma non coincide con essa. Con “linguistica”, infine, si intende sottolineare che i processi neurologici sono espressi attraverso il linguaggio, non solo verbale. La PNL si occupa di studiare, modellare e riprodurre i comportamenti delle persone che hanno risultati eccellenti in vari

ambiti della vita. È una disciplina nata in California all'inizio degli anni 70, grazie ad anni di ricerche e alle intuizioni geniali di John Grinder e Richard Bandler. I modelli, le presupposizioni e le tecniche di questi ultimi, poi, sono a tutt’oggi in continua evoluzione, anche grazie all'apporto di nuovi abili trainer. Le tecniche della PNL possono essere applicate ai più diversi ambiti della vita, dunque anche allo sport, per ottenere un miglioramento personale. Bibliografia: "PNL per lo sport" di Ted Garratt. Editore: NLP Italy–Alessio Roberti Editore.

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coaching È l’applicazione pratica della PNL alle più diverse discipline sportive, in particolare nella fase preparatoria. Chiamato anche “allenamento mentale”, il coaching ha come obiettivo quello di minimizzare o trasformare le interferenze (interne ed esterne) che riducono il potenziale personale, influendo negativamente sulla performance sportiva.

modeling È l’apprendimento che nasce dall'osservazione e dalla riproduzione di comportamenti e azioni di successo. Studiando i modi di pensare e gli atteggiamenti delle persone “vincenti”, infatti, si possono raccogliere dati sufficienti per ricostruire un “programma” di successo universalmente valido e riproducibile per tutti.

imagering È il processo di visualizzazione degli obiettivi che avviene tramite l'intera sfera sensoriale. Nel coaching rappresenta una fase fondamentale, in quanto affronta convinzioni negative, limiti e paure, come quelle di non essere all'altezza, di non farcela, di infortunarsi nuovamente.

àncora “Àncorare” significa stabilire dei segnali o degli inneschi di riconoscimento collegati a uno o più specifici stati d’animo. Una dinamica che prende le mosse dai processi di associazione, ovvero dalle risposte interne agli stimoli esterni, siano essi casuali o controllati. Le àncore, quindi, possono essere generate naturalmente o create appositamente.

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È anche definita come “la scienza dell'eccellenza umana”. Si tratta di un metodo empirico volto allo sviluppo e alla crescita personali, che ha come base lo studio della struttura dell'esperienza soggettiva. Nello specifico, la parola “programmazione” indica che tutte le nostre azioni avvengono tramite processi neurologici cui seguono specifici comportamenti. E il modo in cui agiamo può essere ricondotto a "programmi" riproducibili. Ciò significa anche che è possibile operare precise scelte di organizzazione delle proprie azioni e idee, per il perse-

il breve glossario del Mental Coaching


LUI Shorts tecnici EVERLAST Casco ADIDAS Bendaggi elastici LEONE1947 LEI Canotta doppia con rete interna CK CALVIN KLEIN Guantoni da boxe EVERLAST


STILE ALLE CORDE Guantoni da boxe e mini dress. Shorts oversize e plissé di seta. Moda e sport questa volta salgono sul ring: è il match di Phit.

a cura di Simona Contaldo foto di Andrea Benedetti stylist: Luca Incani makeup: Barbara Devoti location: palestra “University of Fighting“ Milano


A SINISTRA Canotta grigia lurex CK CALVIN KLEIN Shorts tecnici ADIDAS Scarponcino da boxe, casco e borraccia LEONE1947 A DESTRA Blusa di seta e sandali spuntati con plateaux MAURO GRIFONI Calamity Jane di Juliette Has A Gun

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A SINISTRA Pantaloni tuta LE COQ SPORTIF Bendaggi elastici LEONE1947 Stivaletti da boxe ADIDAS A DESTRA Shorts tecnici e scarponcini da boxe ADIDAS Felpa DMAJUSCULE



A SINISTRA LUI T-shirt doppia GRIFONI DENIM Bermuda MAURO GRIFONI Stivaletti da boxe e bendaggi elastici LEONE1947 LEI Minidress di seta MAURO GRIFONI Scarpe con chiusura a strappo GRIFONI DENIM Paraseno tecnico VANDAL A DESTRA Asciugamano LEONE1947 Shorts LE COQ SPORTIF Guantoni da boxe EVERLAST



LEI Canotta HTC Not A Perfume di Juliette Has A Gun SULLA PANCA da sinistra Scarponcino da boxe ADIDAS T-shirt felpata HTC Top tecnico NIKE SULLE GRUCCIE da sinistra Canotta di cotone NIKE Shorts tecnici ADIDAS Scarponcini bianchi EVERLAST Casco e guantoni da boxe ADIDAS

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a cura di

giorgio alfieri

la settimana "verde" Il cielo blu che-più-blu-non-si-può, la neve bianchissima, il sole in faccia, la natura davanti e il mondo intero ai piedi. Tanto meglio se ai piedi c'è anche un bel paio di sci nuovi fiammanti. Pronti... via! Ma siamo sicuri che la nostra “settimana bianca” sia anche “green” e rispettosa dell'ambiente?

L'

l'adrenalina, quel volo pazzo in discesa di cui si percepisce ogni secondo come al “rallenty”. Con gli sci, con la tavola, in freestyle. È la libertà, la potenza della natura... Ma dietro agli scenari idilliaci e bucolici di cui amiamo riempirci gli occhi (e le vacanze), si nascondono gli effetti del massiccio, spesso sconsiderato,

ECOPHIT

ebbrezza d'alta quota è una sensazione familiare a tutti gli amanti degli sport invernali, della montagna e delle celeberrime “settimane bianche”. È rinascere con l'aria frizzante, respirare a pieni polmoni, “assaggiare” i fiocchi appena caduti, circondarsi di colori cristallini. È

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intervento umano che, ancora una volta, rischia di distruggere tutto. Basti pensare a cosa accade a una montagna che se ne sta lì da secoli tutta tranquilla e intatta, con il suo ecosistema di fauna e flora e l'aria pura, quando qualcuno decide di costruirci sopra una località sciistica. Ovvero piste, impianti di


aut osu ffic ien za ene am rge pio tica uso ma ter iali aum rici ent cla ti o is ola me nto dim ter inu mic zio o ne nev ea rtifi cia le

Eco-Sci

La stazione sciistica del futuro dovrà avere queste caratteristiche.

Tutti possiamo contribuire a un soggiorno nel rispetto dell'ambiente con alcuni accorgimenti.

muoversi risalita e di innevamento, residence, hotel (e perché no? - boutique), parcheggi, automobili, navette, gatti e mostri delle nevi. Accade allora che la nostra montagna subisca processi di disboscamento e cementificazione, consumi abnormi delle sue risorse energetiche e idriche, emissioni tossiche, forme di inquinamento acustico e atmosferico, produzione di ulteriori “montagne” di rifiuti da smaltire. Insomma, accade che a pagare il prezzo troppo alto del nostro piacere di indossare gli sci, bere la cioccolata calda in baita e far nevicare (artificialmente) quando ci pare, sia proprio l'ambiente che ci ospita. Su larga scala, poi, il globo si surriscalda, i ghiacci si sciolgono, le stagioni impazziscono, nevica sempre meno, il terreno frana e anche le nostre settimane bianche rischiano di andare a farsi benedire. Ecco perché a correre ai ripari (o, meglio, ai “rifugi”) sono sempre di più gli stessi gestori degli impianti e delle infrastrutture turistiche.

Incluso il Comitato Olimpico di Vancouver (Olimpiadi Invernali 2010) che, dopo lo scempio ambientale lasciato dai Giochi di Pechino, ha deciso di dare il via alle prime olimpiadi ecosostenibili della storia. Le aree di intervento principali perché una stazione sciistica riduca il più possibile il suo impatto ambientale sono l'autosufficienza energetica, l'impiego di risorse naturali rinnovabili (pannelli solari e turbine eoliche), l'uso di materiali riciclati e riciclabili, il miglioramento dell'isolamento termico e la riduzione del ricorso a neve artificiale. Basti considerare che i metri cubi usati per innevare una montagna in una stagione potrebbero dissetare un milione e mezzo di persone. Ma ci sono anche interventi più fattibili, per tempistiche e costi, come, per esempio, la cosiddetta “mobilità dolce”, che comprende l'interdizione di ampie aree al traffico, il miglioramento dei servizi di trasporto pubblico, l'introduzione di car-sharing e mezzi “green”. Il tutto al fine

Alpine Pearls

di limitare la circolazione di automobili e l'emissione di anidride carbonica. Molti comprensori, poi, hanno già adottato l'Eco-skipass: un pass gratuito per chi raggiunge la località sciistica in treno o con un'automobile condivisa. Poi ci sono i produttori di attrezzature sportive e abbigliamenti tecnici, che si sono affrettati a introdurre materiali ecocompatibili e a km 0, dalla tavola costruita con bamboo agli sci in legno riciclato e fibre naturali di lino, passando per gli accessori con rifiniture in carta e acciaio inossidabile. Le resine multicolore inquinanti sono impiegate sempre meno, così come i materiali plastici, che vengono anche riutilizzati per produrre calore. È stata, per esempio, brevettata una giacca a vento costruita con 14 bottigliette di plastica, che protegge dal freddo e non inquina. Esistono persino le tute a pannelli solari e LED integrati per le corse in notturna, e i vecchi sci sono recuperati dalle discariche per produrre combustibile.

info www.alpine-pearls.com

Alcune località ecosostenibili

Alcune iniziative "green"

Arosa (Svizzera) Bled (Slovenia) Chamois (AO) Forni di Sopra (UD) Funes (BZ) Hinterstoder (Austria) Interlaken (Svizzera) Les Gets (Francia)

Alpe d'Huez (Francia) Auron (Francia) Avoriaz 1800 (Francia) La Rosière (Francia) Monte Livata-Subiaco (RM) Moso (BZ) Merano 2000 (BZ) Piztal (Austria)

Mallnitz (Austria) Neukirchen (Austria) Nova Levante (BZ) Nova Ponente (BZ) Racines (BZ) Sauris (UD) Tires (BZ) Werfenweng (Austria)

È preferibile muoversi in treno o condividendo un'automobile e, una volta in loco, usare le navette e i mezzi pubblici.

dormire

Si possono scegliere villaggi invernali ecofriendly, hotel “bio” e ristoranti che prediligano prodotti locali.

sciare

È meglio noleggiare l'attrezzatura sul posto ed evitare le piste innevate artificialmente

ECOPHIT

PHIT

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WWW.MOLLUSCOBALENA.IT

www.brunomars.com www.warnermusic.it www.youtube.com/warnermusicit


music Fujiya & Miyagi

Silver Pony Emi

Kaputt Merge

strawberry

tommaso riva

Cassandra Wilson

Destroyer

Ventriloquizzing Full Time Hobby

vanilla

a cura di

poetry

quiet

weep

breeze

Giapponesi? No, Inglesi di Brighton. E di musica se ne intendono veramente. La chiamano "chill electro-pop". Se non conoscete ancora il loro nome, vi siete persi altri due album. Fate un po’ di spesa, poi ne riparliamo. Dai la cera, togli la cera..

Immaginate di camminare in mezzo a Chinatown con le cuffie grandi in testa; intorno a voi regna il caos più completo, ma dentro c'è un forte e inspiegabile senso di quiete. Kaputt è il soft rock “sassofonoso” dei canadesi Destroyer.

Da Varsavia a Siviglia, passando per Granada, la Wilson riporta in studio una serie di brani live dal sapore jazz, ma con un forte retrogusto funk e blues. Fatevi coccolare da questo splendido album, intimo come un caldo abbraccio.

Anna Calvi

Twin Shadow

Joan as Police Woman

Anna Calvi Domino

muccino

The Deep Field Pias

Forget Terrible Records

tarantino

Rossetto rosso, capello tirato indietro da danzatrice di flamenco, chitarra alla mano, voce potente e maestosa, ma anche soffice e sussurata da apertura di un film pulp. Quelle artistelle pop inglesi se le mangia a colazione.

1980

2011

Da NYC, ancora una volta, arriva il debutto di un grande nuovo artista: George Lewis, in arte Twin Shadow, che sembra guardare al passato con grande nostalgia. Forse agli anni 80? Mood chillwave, melodie da giornata uggiosa.

punk

soul

Avrà forse superato lo shock dopo la morte del suo fidanzato Jeff (Buckley), ma Joan, supertalentuosa musicista di NYC, arriva a regalarci un album mezzo-felice. Struggente animo punk ricoperto da un fitto strato di soul?

Coachella, “The City of Eternal Sunshine”

L’hanno capito bene quelli di Koostik che, idealizzando un mondo senza fili, hanno progettato un amplificatore per iPhone interamente costruito in legno. La vostra musica verrà magicamente amplificata dalle due cavità frontali, senza bisogno di corrente. Vi sembrerà di essere tornati indietro nel tempo. Poi il vostro iPhone si scaricherà e… A quel punto non c’è rimedio. Non ancora, forse. iPhone, iPod, iPhit!

15, 16, 17 aprile. Segnate queste date sul calendario. The Chemical Brothers, Arcade Fire, Erykah Badu, Twin Shadow e !!! sono solo alcuni tra i protagonisti dell'arcinoto Coachella Festival. Nel mezzo del deserto del Colorado, la manifestazione prende forma all’interno di un campo da polo, tra installazioni ed esibizioni musicali di artisti che forse mai arriveranno in Italia. Info: www.coachella.com

PHIT

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PHIT ORCHESTRA

Legno: cattivo conduttore, buon amplificatore.


Herbalife. SentirSi in forma, sempre.

CarOliNa KOsTNer, CamPioneSSa Di PattinaGGio SUL GHiaCCio. “Come nello sport, anche nella vita di tutti i giorni è fondamentale sentirsi in forma per affrontare al meglio la giornata. Grazie ai prodotti Herbalife e ad uno stile di vita sano ed attivo vinci anche tu le sfide quotidiane che ti attendono”.

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food a cura di

tommaso riva

Linguine asparagi e cappericce Un primo piatto "phit " leggero e facile da preparare, con il gusto pungente della bottarga, il tocco gourmand dell’asparago e vongole di razza: le cappericce. Per sentire già l’aria di mare…

preparazione

ingredienti

Mentre l’acqua della pasta è già sui fornelli, mettere una padella capiente sul fuoco e insaporire l’olio extravergine con uno spicchio d’aglio. Nel frattempo, prendere gli asparagi, eliminare i pezzi più duri e la parte finale del gambo (3/4cm) e tagliarli a rondelline abbastanza grandi. Quando l’olio è sufficientemente caldo, buttare gli asparagi in padella e farli saltare un minuto. Poi aggiungere un cucchiaio dell’acqua di cottura già salata, coprire con un coperchio e fare andare a fuoco vivace, eliminando l’aglio. Nel frattempo, appena l’acqua bolle, calare le linguine.

È il momento delle cappericce: dopo averle sciacquate, fatele saltare con gli asparagi, aggiungendo altra acqua di cottura e tenendo il tutto coperto, con la fiamma un po’ più bassa. Dopo 7/8 minuti massimo aggiungere in padella una manciata abbondante di bottarga. Le linguine andranno colate molto al dente, perché devono saltare in padella con gli asparagi, le cappericce e la bottarga. Se la pasta non fosse pronta, si può sempre aggiungere dell’acqua di cottura. Infine, condire con un filo d’olio extravergine, una spolverata di prezzemolo e un po’ di bottarga. Servire su un piatto tenuto in caldo e ricoperto di fette di pane carasau. E il piatto Phit è servito!

(per due persone) - 100g a testa di linguine - 12 asparagi - bottarga di muggine - cappericce (una manciata grande a testa) - pane carasau - uno spicchio d’aglio - prezzemolo - pepe (a piacere) - olio extravergine d’oliva

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contributors

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PHIT N°05 MAR/APR 2011 ANNO II BIMESTRALE 3,90 €

5 °0 N

Phit 05 IN COPERTINA Marco Belinelli foto: courtesy of Nike EDIZIONI UNO61 S.r.l. tel: 02/45473411

Markus Eder

Luca Biagini

Valentina Casellato

Nato a Brunico (BZ) nel 1990, è campione di sci e pratica il freeskiing dal 2005. Simpatico, chiacchierone, iperattivo, ha il sorriso sempre stampato sul volto e un inesauribile amore per lo sport.

41 anni, geologo, Guida Alpina, è un profondo conoscitore delle alpi e si dedica con entusiasmo all'insegnamento di tutte le discipline della montagna. Ama i viaggi, la fotografia e i video.

Laureata in fisica, lavora come Guida Alpina da una decina di stagioni. Predilige l'insegnamento delle tecniche di arrampicata, sia su roccia che su ghiaccio. Ma con tre bimbe il tempo libero è poco...

Francesco Maglione

GYROTONIC® Milano

Chef Sisinnio

Specialista in nutrizione, medicina estetica e anti-aging, è il coordinatore di una struttura wellness a Milano dedicata alla forma fisica, alla riabilitazione e alla medicina, che raggruppa esperti in alimentazione, psicologia e chirurgia.

È fondato da tre danzatori: Paolo Bernasconi, il primo Master Trainer di GYROTONIC® a Milano, Mauro Barbetta, Pre Trainer di GYROTONIC® e di Gyrokinesis™, e Selene Manzoni, Trainer di GYROTONIC® e Ballet Coach internazionale.

C'è un angolo di Sardegna nascosto tra i Navigli milanesi, all'interno del Carlotta Café. Dietro i fornelli lo Chef Sisinnio che trasforma qualunque “abitante del mare” in un quadretto della sua terra natia.

TM

Autorizzazione Tribunale di Tortona: Num. Reg. Stampa 1/2010 Direttore responsabile Federico Riva f.riva@phit.it Direttore esecutivo & Fashion editor Simona Contaldo s.contaldo@phit.it Art director Federico Riva f.riva@phit.it Photo editor Tommaso Riva t.riva@phit.it Caporedattore Alessia Giorgia Pagano a.pagano@phit.it In redazione Alberto Brigidini, Giorgia Baroni, Giorgio Alfieri, Luca Incani, Micol Della Penna, Samuela Nisi Immagini di: Andrea Benedetti, Damiano Levati, Klaus Polzer, Luca Belotti, Luca Biagini, Samo Vidic,Thomas Stockli, Tommaso Riva, Vegard Breie Illustrazioni di: Giulia Salemi, Luisa Castellari Un progetto grafico di: Inedit srl info@ineditweb.com Stampa Stampa Tipografica Derthona Tortona (Al)

Si ringraziano: Alessio Abbateianni, Antonio Masciariello, Diego Jrillo, Francesco Perini, Katia Mercuri, Lapo, Lisa Scappin, Marco Contaldo, Marco Gialinà, Mauro Tavola, University of Figthing, Valentina Roda, Luca Salvador.

Distribuzione So.di.p Responsabile amministrativo Giorgio Camporeale g.camporeale@phit.it Concessionaria esclusiva per la pubblicità:

UNO 61 srl Editore di riviste e periodici Domicilio Fiscale: Tortona, (AL) Strada vicinale Ribrocca 6/5 Redazione : Via Pietrasanta 12 - 20141, Milano codice fiscale e p. iva: 02283960066 tel. 02.45.47.34.11 - fax 02.45.47.31.49 web: http://www.unoseiuno.it / mail: info@unoseiuno.it n. R.E.A.: 241990 - C.C.I.A.A.: ALESSANDRIA Autorizzazione Tribunale di Tortona: Num. Reg. Stampa 1/2010 Presidente: Luca Martinotti Amministratore delegato: Federico Riva, Carlo Salvador

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