Calcestruzzi: rassegna stampa 2011

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Rassegna Stampa Calcestruzzi Questo documento contiene gli articoli pubblicati nel 2011 relativi alle attività e ai prodotti di Calcestruzzi □ □ □ □ □ □ □ □ □ □ □ □ □ □ □ □ □

Mose e Marine Concrete Ponte della Musica e il Calcestruzzo ad Alta Resistenza Fonisocal e Fonisocal Plus Pavimix Quadrilatero Umbria - Marche Maxxi a Roma SS640 Porto Empedolce Sponsorizzazione: Rocco Papaleo a Taranto Sponsorizzazione: Giro della Puglia in vela Impianto di Taranto certificato Impianto di Rho (Mi) certificato Controlli antimafia a La Spezia: tutto ok Due anni senza infortuni in Campania Una nuova figura della Safety:l’”Animatore della Sicurezza” Visita di studenti alla cava di Casalgrasso (Cn) Ricerca &Sviluppo Interviste varie

Per info e approfondimenti potete consultare il sito www.calcestruzzi.it oppure potete scrivere a ufficiostampa@calcestruzzi.it



Marine Concrete Per il MO.S.E. di Venezia un calcestruzzo che resiste nell’acqua della laguna oltre 200 anni

innovazione

A pochi chilometri da Padova c’è il più grande cantiere di ingegneria idraulica del mondo: il MO.S.E. il sistema di paratoie mobili a scomparsa in costruzione alle bocche di porto lagunari del Lido, di Malamocco e di Chioggia per la difesa di Venezia e dell’intero ecosistema dalle acque alte. Ad oggi è già stato realizzato per oltre il 60% dell’intera opera. Nei lavori di costruzione sono impegnati circa 3mila addetti tra diretti e indiretti. Le paratoie mobili del MO.S.E. rappresentano il cuore di un vasto sistema che coniuga la difesa fisica dei centri abitati lagunari dagli allagamenti con il ripristino e la riqualificazione ambientale della laguna. Si tratta del più imponente programma di difesa, recupero e riqualificazione dell’ambiente che lo Stato italiano abbia mai intrapreso, un impegno che viene attuato secondo un approccio sistemico e coordinato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Magistrato alle Acque di Venezia attraverso il Consorzio Venezia Nuova. La realizzazione del MOSE richiede una produzione di circa 220mila metri cubi di calcestruzzo, un quantitativo certamente imponente e che ha comportato una particolare attenzione nell’impiego di calcestruzzi a prestazioni specifiche.

Calcestruzzi, società leader in Italia nella produzione di calcestruzzo, è intervenuta nei lavori presso la bocca di porto di Malamocco al confine con l’estremità settentrio-

nale dell’isola di Pellestrina affidata a Grandi Lavori Fincosit. In questo cantiere so-

no realizzati i cassoni sia per la bocca di Malamocco che per una delle due bocche di

Porto di Lido a San Niccolò. Il prodotto messo a punto per questa opera si chiama Marine Concrete, un calcestruzzo innovativo per applicazioni specifiche appositamente

sviluppato per l’uso in ambienti marini o esposti a condizioni ambientali soggette

all’azione corrosiva del mare o dell’aria. Pur immerso nell’acqua di mare il prodotto è

in grado di resistere a diverse azioni corrosive quali quelle esercitate da cloruri e sol-

fati, dall’azione meccanica esercitata dalle onde e dal conseguente azione del bagna-

sciuga. È in grado di garantire una vita di esercizio dell’opera di oltre 200 anni. I cassoni che contengono le paratie – ciascuno dell’imponente misura di 60 x 35 metri –

sono realizzati con Marine Concrete e rinforzati con barre di acciaio.

Per far fronte agli elevati volumi richiesti dall’opera, Calcestruzzi ha installato una

centrale di betonaggio sul litorale dell’isola di Pellestrina all’interno dell’area di cantiere composto da due impianti mobili. Il Marine Concrete viene immesso a ciclo continuo nelle autobetoniere e dopo un breve tragitto viene scaricato direttamente nei cas-

soni. Una volta stagionati, i cassoni saranno posati direttamente in mare per la realizzazione dell’opera.

Grazie al dispositivo industriale del Gruppo Italcementi, il cemento prodotto dalle ce-

menterie di Calusco d’Adda (Bg) e Trieste arriva al Porto Marghera e da lì raggiunge

direttamente via mare l’impianto di produzione del calcestruzzo. Grazie a questa scel-

ta sostenibile è stato completamente eliminato il traffico su ferry boat e su strada nella

zona della laguna. •

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La tecnologia del prodotto Parla Nicola Zuppelli Responsabile Tecnologie e Qualità Zona Nord Est, Calcestruzzi Spa

L’ambiente in cui vengono realizzati questi cassoni può esser considerato a tutti gli effetti marino, soprattutto una volta che saranno adagiati lungo il fondale. Fino al momento dell’inabissamento abbiamo hanno previsto una situazione ambientale che rientrasse nella tipologia della classe di esposizione XS3. Una volta completate le operazioni che porteranno all’affondamento completo dei cassoni, inquadrabili in un’esposizione ambientale XS2 (perennemente sommersi). Un altro dato che ha influenzato la realizzazione del mix design è stata la presenza di una fitta rete di armature di acciaio normale e inox presente all’interno degli elementi del cassone. Da qui la scelta di adottare aggregati con due diametri massimi 25 mm e 16 mm, il primo utilizzato nel calcestruzzo S5 per le strutture orizzontali con l’aggiunta di SRA all’interno del Rck45 XS3, il secondo per le strutture verticali. Si è deciso di impiegare un calcestruzzo Scc contenente filler di natura calcarea maggiormente competitivo sotto l’aspetto qualitativo rispetto ad altri filler. Con diciotto mesi di anticipo sull’inizio della produzione del calcestruzzo e quattro centri studi compresi i laboratori universitari, sono state effettuate prove di caratterizzazione sulle miscele; prove di Filling Ability (Slump Flow, V-Funnel), Passing Ability e resistenza alla segregazione dinamica (L-Box). Per poter rispondere alle specifiche esigenze del progettista si sono svolte prove in regime adiabatico e semiadiabatico in grado di dare risposte su due temi fondamentali: i ritiri igrometrici e la deformazione viscosa, andando a ricercare il creep puro (i.e. deformazione viscosa depurato del valore di ritiro igrometrico). L’ambiente marino è fra i più aggressivi per le opere in calcestruzzo armato. All’azione meccanica dovuta ai moti delle masse d’acqua (onde, spruzzi) si assomma l’azione degradante dei sali contenuti in forte concentrazione nell’acqua di mare. Uno degli elementi principali da tener presente durante le fasi di realizzazione del mix design è l’effetto che il cloruro di sodio (NaCl) produce sulle strutture, abbreviandone la vita utile di esercizio dell’opera a mare a causa della corrosione indotta sui ferri di armatura. A dispetto di altri tipi di cloruro, il NaCl agisce infatti sulle barre d’armatura per corrosione localizzata una volta che è riuscito a raggiungerle attraverso meccanismi di trasporto legati alla porosità diffusa o locale del conglomerato o alle vie preferenziali di veicolazione. (L’intervista completa è disponibile sul numero di dicembre de Il Nuovo Cantiere, ed. Tecniche Nuove).

L'idea di Marine Concrete nasce a Brindisi Marine Concrete è stato messo a punto nel Laboratorio di Brindisi una struttura collegata al Centro Ricerca e Innovazione della sede centrale di Bergamo del Gruppo Italcementi. È un centro dedicato allo sviluppo di tecniche e materiali per l’incremento dell’affidabilità e della durabilità delle grandi infrastrutture. È strutturato in termini di personale e attrezzature in modo da poter intraprendere la progettazione e lo sviluppo di nuovi prodotti e di nuovi materiali per il mondo delle costruzioni. Dal 2000 ha condotto un progetto di ricerca e sviluppo, in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli, per migliorare le conoscenze e le tecniche inerenti la Durabilità delle strutture in calcestruzzo armato esposte all’ambiente marino e lagunare a clima temperato. I risultati di questa ricerca hanno portato al Marine Concrete che successivamente è stato messo a punto per il MO.S.E. di Venezia, con oltre 150 prove nel laboratorio Calcestruzzi di Limena (Pd) e poi ulteriormente testato presso alcuni laboratori esterni. • 23 • Galileo 202 • Ottobre-Novembre 2011




INGEGNERI - numero 10 | ottobre 2011

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> Intervista

Il calcestruzzo protagonista del MO.S.E. di Venezia … e non solo A colloquio con l’ing. Giuseppe Marchese, direttore Tecnologie e Qualità di Calcestruzzi s.p.a. a cura di Mauro Ferrarini Sulle pagine di questa rivista abbiamo già in passato gettato uno sguardo su cosa sta avvenendo a Venezia nei cantieri del MO.S.E., l’ambiziosa infrastruttura in grado di isolare (e preservare) il capoluogo veneto dal Mare Adriatico durante gli eventi di alta marea. Nella realizzazione dell’opera è coinvolta Calcestruzzi s.p.a., primo produttore di calcestruzzo preconfezionato in Italia e parte del Gruppo Italcementi. L’ing. Giuseppe Marchese, direttore Tecnologie e Qualità dell’azienda di Bergamo, ha accettato di incontrarci e di rispondere alle nostre domande sulle caratteristiche della fornitura di materiale nei lavori del MO.S.E., sugli altri prodotti innovativi dell’azienda e sulla sostenibilità del calcestruzzo. Ingegneri. Il calcestruzzo ‘sostenibile’? Giuseppe Marchese. Di primo acchito, affermare che il calcestruzzo è un prodotto ecologicamente sostenibile può forse creare sconcerto, soprattutto nei non addetti ai lavori. Ma per un tecnico questo è un dato di fatto difficilmente contestabile. Ingegneri. Si spieghi meglio … GM. Se c’è la necessità di realizzare un’infrastruttura, magari imponente e che mantenga per un lungo periodo di tempo la sua utilità, considerando nel ‘conto’ della sostenibilità di un’opera l’intero suo ciclo di vita, l’uso di risorse, la durabilità e la necessità di interventi di manutenzione, l’impiego del calcestruzzo quale materiale da costruzione rappresenta la soluzione più sostenibile possibile, rispetto alla scelta del legno o dell’acciaio.

Ingegneri. Per esempio il MO.S.E. GM. L’opera in corso di realizzazione a Venezia dovrà avere una vita utile superiore ai 200 anni. Per ottenere questo risultato Calcestruzzi s.p.a. fornirà complessivamente qualcosa come 220.000 m3 di calcestruzzo speciale, di cui è già stata prodotta una quota di circa il 60%. La nostra società partecipa, nell’ambito del cantiere alla bocca del porto di Malamocco, alla costruzione dei cassoni di soglia, su cui poggeranno le paratie meccaniche che regoleranno il flusso dell’acqua nei periodi di marea, e i cassoni di spalla sui quali verranno ospitate le strutture di servizio e ispezione. Ingegneri. Può fornirci qualche numero di questa fornitura? GM. Sull’isola artificiale creata presso Malamocco abbiamo installato due impianti mobili di ultima generazione per la produzione e la fornitura in loco del calcestruzzo. Questi impianti sono caratterizzati da un bassissimo impatto ambientale, poiché non hanno strutture fisse e, al termine dei lavori, saranno smantellate completamente senza lasciare alcuna traccia della loro presenza. Ciascun impianto ha una capacità produttiva di 120 m3/ora. Tra l’altro, grazie al dispositivo industriale del Gruppo Italcementi, il cemento prodotto dalle cementerie di Calusco d’Adda (Bg) e Trieste arriva al Porto Marghera e da lì raggiunge direttamente via mare l’impianto di produzione del calcestruzzo. Grazie a questa scelta sostenibile è stato completamente eliminato il traffico su ferry boat e su strada Ingegneri. Non si tratta di grossi volumi …

GM. Si tratta dei volumi ideali per garantire la messa in opera con continuità del calcestruzzo, in modo da assicurare le migliori prestazioni tecniche ed economiche. In ogni caso, l’impegno di Calcestruzzi in quest’opera non è limitata esclusivamente alla fornitura del calcestruzzo ma anche nella posa in opera dei cassoni sul fondo della laguna, a circa 25 metri di profondità. Lavoreremo anche sui fondali per ottenere la planarità della superficie dove troveranno collocazione i cassoni. Ingegneri. Il calcestruzzo sarà dunque in continuo contatto con l’acqua salmastra della laguna. Si tratta di un ambiente decisamente aggressivo, quali sono i problemi connessi? GM. Per il cantiere di Malamocco forniamo calcestruzzi particolari della famiglia dei ‘MarineConcrete’, in grado di assicurare resistenza e durabilità pur in presenza dei cloruri e dei solfati. Questi ultimi, in particolare, attaccano la pasta del calcestruzzo. I cloruri, invece, in presenza di ossigeno innescano una reazione redox che ossida i ferri di armatura, provocando un aumento del volume e causando l’espulsione del calcestruzzo copriferro. Tra l’altro, questo tipo di corrosione non è diffusa ma puntuale e ha un decorso relativamente rapido: la conseguenza è una riduzione della resistenza a trazione della struttura. Per alcuni, in realtà, la ‘minaccia’ all’integrità del calcestruzzo rappresentata dai cloruri in ambiente sottomarino sarebbe trascurabile, poiché verrebbe a mancare l’ossigeno in grado di scatenare la reazione di ossidoriduzione. Ingegneri. È così? GM. Non esattamente. Abbiamo condotto degli studi

specifici sulla laguna e, per quanto riguarda la presenza dell’ossigeno, occorre tenere presenti il fenomeno delle maree e la presenza delle alghe. Le maree, ovviamente, possono lasciare scoperta all’azione dell’aria parte dei manufatti, mentre la cospicua presenza di flora algale sottomarina rende comunque costante la produzione di ossigeno, tramite la fotosintesi clorofilliana. Ingegneri. Prima accennava ai calcestruzzi MarineConcrete. GM. Si tratta di una famiglia di nuovi calcestruzzi prestazionali, specifici per la realizzazione di elementi strutturali in ambiente marino o esposti a condizioni di elevata salinità. Si tratta di prodotti costituiti da materie prime selezionate e appositamente sviluppati per garantire la durabilità di elementi strutturali posizionati direttamente nell’ambiente marino o in prossimità della coste – come i porti ad esempio - soggetti quindi all’azione aggressiva del mare o dell’aerosol o dall’azione meccanica esercitata dalle onde e dal conseguente azione del bagnasciuga. Nello specifico caso del MO.S.E. sono utilizzati due prodotti: il MarineConcrete autocompattante Rck 45, la cui vita utile, come ricordavo, è superiore ai 200 anni, e il MarineConcrete Lc 44. Quest’ultimo, pur possedendo le medesime caratteristiche di resistenza del precedente, è molto più leggero ed è impiegato per la costruzione dei cassoni di spalla, che devono affrontare problemi di galleggiamento diversi dai cassoni di soglia. Ingegneri. Da dove nascono questi calcestruzzi così particolari? GM. La storia dei MarineConcrete nasce da lontano. Tra il 1999 e il 2000 il Gruppo Italcementi avviò un progetto di ricerca mirante alla definizione della durabilità del calcestruzzo in ambiente marino e lagunare. Questo studio fu eseguito a Brindisi, poiché potevamo sfruttare il suo porto naturale, all’interno del quale istallammo delle banchine galleggianti sulle quali posizionammo strutture costituite da diverse miscele di calcestruzzo, per verificarne il comportamento e la durabilità in condizioni così particolari. I dati poi venivano rilevati in continuo, inviati al nostro laboratorio e analizzati. Al nostro fianco lavorò l’Università Federico II di Napoli, con una ricerca per migliorare le conoscenze e le tecniche inerenti la “Durabilità delle strutture in calcestruzzo armato esposte all’ambiente marino e lagunare a clima temperato”. Nello specifico la formulazione

utilizzata al MO.S.E. è stato messo a punto ulteriormente con oltre 150 prove nel laboratorio Calcestruzzi di Limena (Pd) e poi testato presso alcuni laboratori esterni. Ingegneri. Cosa scopriste? GM. Quell’esperienza ha portato alla definizione del MarineConcrete come lo conosciamo oggi e ci permise anche di “correggere” alcuni parametri teorici , per la soluzione della legge di diffusione dei cloruri all’interno del calcestruzzo. Grazie a quegli studi riuscimmo a elaborare modelli molto precisi, che ci consentono, oggi, di fornire calcestruzzi ad hoc per ogni specifica esigenza. Ingegneri. Con quali vantaggi? GM. Rispetto a un calcestruzzo standard, l’utilizzo di un calcestruzzo progettato ad hoc consente, per esempio, di ridurre i tempi di esecuzione e i costi della manodopera, diminuendo nel contempo anche gli oneri di sicurezza. Ingegneri. Nel campo dell’innovazione tecnologica, quali altre ricerche state portando avanti? GM. Negli ultimi anni lo sforzo di Calcestruzzi e più in generale del Gruppo Italcementi si è orientato per proporre soluzioni all’insegna dello sviluppo sostenibile. Tra i prodotti che ultimamente hanno riscosso maggiore riscontro da parte del mercato vorrei citare Fonisocal e Fonisocal Plus, calcestruzzi impiegati nell’edilizia residenziale e commerciale per la realizzazione di massetti alleggeriti. Questo prodotto contiene materie plastiche della frazione

non ulteriormente riciclabile e che, diversamente, sarebbero destinate alla discarica. Per la loro leggerezza assicurano un buon isolamento termico, inoltre, grazie alla presenza nel mix design di diversi tipi di plastica, ha elevate prestazioni di isolamento acustico. Consideriamo quindi questi prodotti tre volte sostenibile. Sempre in tema di soluzioni innovative, vorrei citare anche il cemento trasparente, impiegato nel padiglione dell’Expo di Shanghai e l’ormai noto cemento “mangiasmog” a base di TX Active utilizzato ultimamente anche nella costruzione dell’i.lab il Centro Ricerca e Innovazione del Gruppo Italcementi.Proprio i.lab, inserito nel campus del Kilometro Rosso, otterrà la certificazione LEED Platinum, quale miglior edificio d’Italia per efficienza energetica e sostenibilità ambientale. In questa realizzazione sono stati utilizzati prodotti molto sofisticati: calcestruzzi auto compattanti ad altissima fluidità che hanno tempi di lavorabilità prolungati e che permettono la posa in opera senza nessun intervento del personale. Per la realizzazione dei massetti, delle fondazioni e dei muri perimetrali della struttura sono stati impiegati calcestruzzi con inerti fini riciclati, provenienti da demolizioni edili o scorie d’alto forno, recuperati a una distanza non superiore a 400 chilometri dal cantiere. Per realizzare altre parti dell’edificio sono stati utilizzati calcestruzzi con loppa da riciclo, oltre ad altri materiali provenienti al 100% da cascami di lavorazione industriale.



www.ship2shore.it

SHIP2SHORE FORNITORI

Anche in mare si costruisce con Italcementi Il calcestruzzo Marine Concrete è già stato impiegato nella realizzazione del MOSE di Venezia e troverà applicazione in altre infrastrutture portuali Italcementi, non accontentandosi delle costruzioni on-shore, si è ‘inventata’ un calcestruzzo studiato ad hoc per opere marine e infrastrutture portuali. La prima applicazione in Italia non poteva che essere il Mose, il più grande cantiere di ingegneria idraulica del mondo

il Consorzio Venezia Nuova in qualità di committente, Grandi Lavori Fincosit come general contractor e Calcestruzzi per la fornitura di Marine Concrete, il calcestruzzo per applicazioni specifiche appositamente sviluppato per l’uso in ambienti marini o esposti a condizioni

che dovrebbe divenire operativo nel 2014. Il sistema di difesa della laguna di Venezia prevede la realizzazione di schiere di paratie mobili a scomparsa, il rafforzamento dei litorali, il rialzo delle rive e la riqualificazione della laguna stessa. Gli interventi rappresentano il più imponente programma di difesa, recupero e riqualificazione dell’ambiente che lo Stato italiano abbia mai intrapreso. L’opera, del valore complessivo di circa 4.700 milioni di euro, vede impegnati

ambientali soggette all’azione corrosiva del mare o dell’aria anche in relazione alla temperatura dell’acqua. La realizzazione del Mose richiede una produzione di circa 220.000 metri cubi di calcestruzzo, un quantitativo imponente se si pensa che un palazzo di 6 piani richiede circa 5.000 metri cubi. Dopo attente verifiche il progettista ha deciso di utilizzare Marine Concrete per la realizzazione dei muri perimetrali e centrali dei cassoni destinati a essere

posati direttamente in mare. Si tratta di un calcestruzzo innovativo a valore aggiunto sviluppato dal Centro Ricerca e Innovazione del Gruppo Italcementi e in grado di resistere a diverse azioni corrosive quali quelle esercitate da cloruri e solfati, dall’azione meccanica esercitata dalle onde e dalla conseguente azione del bagnasciuga. Disponibile in RCK da 40, 45 e oltre 50 è in grado di garantire una vita di esercizio delle opere di circa 250 anni. I cassoni rinforzati con barre di acciaio realizzati con Marine Concrete sono complessivamente 18, ciascuno dell’imponente misura di 60 x 35 metri. Per far fronte agli elevati volumi richiesti dall’opera, Calcestruzzi ha installato un impianto di betonaggio in sito sul litorale dell’isola di Pellestrina all’interno dell’area di cantiere con una capacità produttiva per singolo impianto di 65 metri cubi l’ora. Il Marine Concrete prodotto negli impianti di betonaggio di Calcestruzzi a Pellestrina viene immesso a ciclo continuo nelle autobetoniere, che dopo un breve tragitto lo scaricano direttamente nei cassoni. Una volta stagionati, i cassoni vengono posati direttamente in mare per la realizzazione dell’opera. Grazie al dispositivo industriale del Gruppo Italcementi, il cemento prodotto dalla cementeria di Calusco d’Adda (Bergamo) e Trieste arriva a Porto Marghera e da lì raggiunge direttamente via mare l’impianto di produzione del calcestruzzo. L’obiettivo di Italcementi è ora quello di allargare il mercato del calcestruzzo Marine Concrete anche alle altre opere di sviluppo infrastrutturale che stanno partendo in diversi porti italiani.

Lunedì 21 Novembre 2011


Ingegneria Idraulica La mastodontica “sfida di ingegneria idraulica più grande al mondo” è giunta ad oltre il 60% nella realizzazione delle opere a Progetto

Porti & Idrovie

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STATO DELL’ARTE DEL PROGETTO MOSE PER LA SALVAGUARDIA DELLA LAGUNA VENEZIANA

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Inquadra il codice QR qui sopra seguendo le istruzioni di pag. 10.

Antonello Gambitta

Il MOSE (MOdulo Sperimentale Elettromeccanico), cantiere di ingegneria idraulica in corso d’opera più grande al mondo, presenta geniali e stupefacenti soluzioni ingegneristiche messe in atto per il pieno raggiungimento degli obiettivi prefissati, riassumibili nella parte del titolo del presente articolo “La salvaguardia della laguna veneziana”. Come nel Dopoguerra, l’Autostrada del Sole (e in particolare le opere di “alta ingegneria” della tratta appenninica) fu il “fiore all’occhiello” dell’Ingegneria infrastrutturale italiana, affrontando una sfida pressoché impensabile a quel tempo, così il Progetto MOSE rappresenta quanto di più avanzato l’Italia, e ci spingeremmo a dire non solo l’Italia, possa mostrare in merito all’altissima qualità delle risorse professionali e tecnologiche nel campo dell’ingegneria infrastrutturale in genere e idraulica nello specifico.

er il prossimo futuro - che auspichiamo confermare e rafforzare l’imponente mole di opere infrastrutturali “in progress” così necessarie e strategiche per il nostro Belpaese - ora possiamo prendere a riferimento un progetto che, per la certosina attenzione posta alle molteplici problematiche, dal rispetto per il delicato ecosistema lagunare all’esame delle migliori proposte progettuali individuandone “la migliore”, alla cura dei minimi dettagli tecnici, amministrativi, di pianificazione, controllo operativo e mantenimento costante dei cronoprogrammi risulta essere da esempio. Già agli inizi degli anni Settanta vedeva, pur se in fase embrionale, la sua nascita anche in conseguenza dell’arcinota acqua alta del No-

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Figura 1 - Gli interventi di riqualificazione e di tutela ambientale nell’ambito della realizzazione del Sistema MOSE: le attività ultimate e in corso

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Ingegneria Idraulica vembre 1966 che evidenziò, nella sua drammaticità, come un piano di intervento “organico” fosse ormai improcrastinabile. Sebbene con inevitabili omissioni - diversi tomi sarebbero necessari per una cronistoria esaustiva, già efficacemente redatta in trattazioni con le quali non ambiamo a competere per completezza e contenuti riteniamo comunque utile un preambolo che riassuma i passaggi principali dell’iter di attuazione.

L’iter politico-amministrativo Il cosiddetto “Progettone” aveva già avuto parere positivo dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici nell’ormai lontano 1982, accompagnandolo con prescrizioni e raccomandazioni per indagini conoscitive e di sperimentazione. La soluzione individuata prevedeva un sistema di più tipologie di opere per la chiusura temporanea di tutte e tre le bocche di porto mediante dispositivi mobili ed interventi di consolidamento e rialzo delle rive. Si è giunti così, dopo innumerevoli “passaggi” e Autorità coinvolte, ad un progetto di massima delle opere mobili nel 1992, approvato da tutti gli Enti competenti, ivi compreso il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Nella seconda metà degli anni Novanta è poi stato sottoposto a procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Il MOSE, parte di un vasto piano di interventi per la salvaguardia di Venezia e della sua laguna, coniuga la difesa dei centri abitati dall’acqua alta con la tutela e il recupero ambientale. Questo insieme di opere rappresenta un importantissimo impegno dello Stato italiano per la difesa del territorio ed è realizzato dal Ministero dell’Infrastrutture e dei Trasporti - Magistrato alle Acque di Venezia (suo organismo tecnicoperiferico) attraverso il Concessionario Consorzio Venezia Nuova. Infatti, data la vastità e la complessità dell’ecosistema lagunare in cui era necessario intervenire, si scelse di ricondurre l’unitarietà di azione e di responsabilità ad un unico soggetto attuatore, che garantisse un approccio sistemico e coerente nel tempo e nel territorio. Come richiesto dai Governi via via succedutisi, il Magistrato alle Acque di Venezia, tramite il Consorzio Venezia Nuova, ha completato la progettazione del sistema MOSE e delle opere complementari. Da sottolineare l’ampiezza e complessità dell’attività del Magistrato che con il suo Concessionario si è avvalso anche della collaborazione del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston. Il Panel del MIT ha seguito gli studi validandone i risultati. Nel Settembre 2002 il Consorzio Venezia Nuova ha consegnato il progetto definitivo del sistema di difesa.

La descrizione Numerosi gli studi preliminari nonché le ipotesi progettuali considerate; ciò ha permesso le analisi più approfondite, confortando le scelte conclusive nella consapevolezza di aver vagliato ogni possibile alternativa, valutandone le “ricadute” in termini di efficienza, durabilità, economicità e, “last but not least”, eco-sostenibilità. Una volta ottenute tutte le risultanze attese, è stato elaborato un Sistema Integrato di opere con dighe mobili, paratoie per le tre Bocche di Porto, nonché opere complementari come le scogliere all’esterno delle Bocche di Porto, ed il rialzo di rive e pavimentazioni fino a +110 cm. Il Consorzio Venezia Nuova, come detto, è l’organismo responsabile della realizzazione delle opere; alle tre bocche di porto lavorano: Grandi Lavori Fincosit e Ing. E. Mantovani SpA per le Bocche di Porto di Lido e Malamocco ed il Consorzio Clodia, con Condotte SpA come capofila, alla Bocca di Porto di Chioggia.

Figura 2 - La laguna di Venezia: la localizzazione delle bocche di porto

L’organicità degli interventi consentirà di contenere le chiusure a 3/5 volte l’anno, in base alle attuali condizioni di marea, minimizzando l’impatto sia in termini ambientali che operativi (navigazione). Il livello di marea oggi previsto per l’entrata in funzione del sistema è di 110 cm, in relazione alla succitata quota di rialzo delle rive. Non si tratta, lo ricordiamo, di una quota rigida: essa può infatti essere modificata in relazione alla gestione ottimale del sistema lagunare. Le opere mobili sono sostanzialmente delle schiere di paratoie posizionate sul fondo delle bocche di porto e definite “mobili” perché, in condizioni “nor-

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Figura 3 - Il movimento delle paratoie del Sistema MOSE

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Ingegneria Idraulica Molteplici i modelli in scala utilizzati nelle simulazioni “reali” del sistema in funzione. In caso di allarmanti scenari di innalzamento del mare nei prossimi 100 anni, Venezia sarà comunque adeguatamente protetta. Il MOSE, infatti, è stato messo a punto per fronteggiare fino a 60 cm di eustatismo. Livello che, peraltro, metterebbe a rischio gran parte del territorio italiano.

Il progetto in dettaglio

Figura 4 - La schiera di paratoie in esercizio

Figura 5 - La sezione tipo e gli elementi costruttivi della schiera di paratoie

mali” sono piene d’acqua restando “invisibili” all’interno delle strutture “calate” sul fondo. Quando si prevede invece una marea superiore alla “quota di soglia” viene immessa aria compressa nelle paratoie espellendo così l’acqua presente; a seguire, le stesse vengono sollevate fino all’emersione. Si raggiunge così l’obiettivo di separare “fisicamente” la laguna dal mare solo quando necessario, bloccando quindi il fenomeno “dell’acqua alta” provocato dalle maree, e consentendo al tempo stesso il ricambio mare-laguna fondamentale per l’ecosistema. Il Sistema MOSE può proteggere la laguna e tutto il suo “abitato” da maree sino a 3 m di altezza!

18 paratoie alla bocca di Chioggia, 19 a Malamocco, mentre alla bocca di Lido si realizza un elemento intermedio (nuova isola) tra due schiere di 20 (Lido-Treporti) e 21 (Lido-S. Nicolò) paratoie; le paratoie si compongono di struttura scatolare metallica con larghezza di 20 m ed altezze variabili dai 5 sino a quasi 30 m in base alla profondità del canale di bocca; le operazioni di “chiusura” delle Bocche di Porto hanno un tempo massimo di esecuzione tra le quattro e le cinque ore complessive. Paratoie connesse al territorio mediante le apposite “spalle” all’interno delle quali trovano alloggio impianti ed edifici dedicati al funzionamento del sistema; una conca di navigazione alla bocca di Malamocco per il transito delle grandi navi così da garantire l’operatività del porto anche con le paratoie in funzione. La conca, protetta dalla scogliera esterna che crea un bacino di acqua calma riparato dal moto ondoso, è situata sulla sponda Sud della bocca e ha una lunghezza utile di circa 370 m e una larghezza di 48 m; alle bocche di porto di Lido e Chioggia, porti rifugio e conche di navigazione per ricovero e transito delle imbarcazioni da diporto, mezzi di soccorso e pescherecci anche con paratoie in funzione; le scogliere a Sud delle bocche di porto, per attutire le correnti di marea. A Chioggia con lunghezza circa 520 m e quota di sommità di 2,5 m; a Malamocco, con lunghezza di circa 1.280 m e quota di sommità da 3 a 4 m. La scogliera esterna alla bocca di Malamocco ha anche funzione di bacino di acque calme per l’ingresso delle navi nella conca di navigazione, a paratoie in funzione; alla bocca di Malamocco, rialzo del fondale da −16 a −14 m.

L’eco-sostenibilità Fra gli sforzi più profusamente dedicati al progetto, quelli rivolti a cogliere lo spunto per una ulteriore valorizzazione del territorio. Il Magistrato alle Acque di Venezia, con il contributo dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, ha previsto e realizzato una proposta di intervento volta a non intaccare le caratteristiche e la fantastica percezione del paesaggio che tutto il mondo ci invidia. Figura 6 - Il movimento delle paratoie. Normalmente, le dighe restano sul fondo piene d’acqua. Quando si prevede un’acqua alta, viene immessa aria compressa che le svuota dall’acqua e le fa sollevare fino a emergere, bloccando la marea in ingresso in laguna

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Ingegneria Idraulica

Figure 7A e 7B - Un largo canale dove si può notare la situazione pre (7A) e post (7B) consolidamento delle sponde con effetti lampanti

Gli interventi all’arsenale Oltre alle bocche di porto ed alla costruzione delle barriere sono in pieno svolgimento anche i lavori dell’Arsenale di Venezia, dove verranno localizzate le attività manutentive e di gestione del MOSE. L’area suddetta è stata affidata in concessione dal Demanio al Consorzio Venezia Nuova. Attualmente sono completati il restauro e recupero di edifici cinquecenteschi (“Tese”) per

Figura 9 - L’area Nord dell’Arsenale di Venezia

Figura 8 - La localizzazione dell’Arsenale di Venezia

le attività di gestione con le relative opere di “infrastrutturazione”. In realizzazione anche la riorganizzazione funzionale dei bacini di carenaggio grande e medio per la manutenzione delle paratoie e altre componenti, nonché dei mezzi navali di servizio. Così, dopo l’evidente compromissione del secolo passato, l’Arsenale si trasforma in polo di ricerca e produzione, eccellenza tecnologica ed innovazione, senza tralasciare i conseguenti sviluppi occupazionali.

Figura 10 - L’area Nord dell’Arsenale di Venezia in concessione per la gestione del sistema lagunare e la manutenzione del MOSE

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Ingegneria Idraulica Le altre lavorazioni Fondamentale nella piena riuscita e per il perfetto funzionamento dei meccanismi alla base del sistema “a paratoie” del MOSE - le immagini a seguire mostrano gli elementi principali per la con-

nessione tra gli elementi paratoia e i sistemi di alloggiamento predisposti nei cassoni -, è stata ancora una volta la grande creatività e qualità della nostra cara (“vecchia”, ma solo per età anagrafica) industria manufatturiera che, lo dimentichiamo troppo spesso, il mondo guarda con rispetto e ammirazione. A Selvazzano Dentro (PD), è stata per esempio avviata la produzione del gruppo cerniera-connettore. A Venezia (Porto Marghera) e a Chioggia (Cavarzere) sono stati realizzati gli acropodi per le scogliere delle bocche di Malamocco e Chioggia. Gli acropodi non sono che massi in calcestruzzo utilizzati per ricoprire le parti della scogliera più esposte al moto ondoso, elementi utilizzati nelle costruzioni marine per la forma che ne permette l’incastro reciproco assicurando grande resistenza alla forza del moto ondoso.

Lo stato di avanzamento dei lavori (Luglio 2011): il quadro d’insieme Figure 11A e 11B - La sezione tipo e gli elementi costruttivi del gruppo cerniera-connettore (11A sezione longitudinale e 11B sezione trasversale): 1) l’elemento maschio e la cerniera; 2) l’elemento femmina e gli ancoraggi; 3) il gruppo di aggancio e il connettore

L’avanzamento dei lavori è giunto al 63% e il numero di addetti alle realizzazioni sono 3.000, tra diretti e indiretti: dighe mobili in corso di realizzazione: due alla bocca di Lido, una a Malamocco e una a Chioggia; paratoie previste: 78 complessivamente, di tipo “a ventola a spinta di galleggiamento, oscillante e a scomparsa”; paratoia “mini”: 18,5 m x 20 m x 3,6 m, lunghezza, larghhezza e spessore (schiera di Lido - Treporti); paratoia “maxi”: 29,6 m x 20 m x 4,5 m, lunghezza, larghezza e spessore (schiera di Malamocco); conca di navigazione per grandi navi: una alla bocca di Malamocco per l’operatività del porto con paratoie in funzione; conche di navigazione: tre in totale, due a Chioggia e una a Lido Treporti per il transito di pescherecci e imbarcazioni da diporto con paratoie in funzione; altezza massima di marea “fronteggiabile”: 3 m (la marea più alta ad oggi è giunta a 1,94 m); innalzamento del mare previsto: 60 cm in 100 anni, il livello che il MOSE e 46 km di litorale rinforzato possono fronteggiare; lunghezza della scogliera costruita all’esterno della bocca di Malamocco: 1.300 m; lunghezza della scogliera costruita all’esterno della bocca di Chioggia: 650 m; lunghezza della scogliera prevista all’esterno della bocca di Lido: 1.000 m.

Lo stato di avanzamento dei lavori (Luglio 2011): le tre bocche di porto La bocca di porto di Lido 1. Il lato Nord - Treporti - porto rifugio e conca di navigazione Il porto rifugio, formato da due bacini, lato mare e lato laguna, collegati da una conca di navigazione, sono entrambi ultimati. Il bacino lato mare, impermeabilizzato e svuotato dall’acqua, viene utilizzato come area di cantiere per la prefabbricazione dei cassoni cellulari. Per le paratoie di Lido Treporti sono previsti sette cassoni, quasi tutti ultimati. Figura 12 - Il gruppo di aggancio per il bloccaggio degli elementi maschio e femmina del gruppo cerniera-connettore

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La spalla. Lavori in corso per la spalla, elemento di raccordo tra paratoie e territorio.

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Ingegneria Idraulica 2. I canali di Bocca e la nuova isola - area della schiera di paratoie - canale di Treporti Completati i lavori di predisposizione del fondale dove verranno collocate le paratoie. Gli interventi sono volti a evitare fenomeni erosivi attraverso la realizzazione di una protezione in materiale lapideo al di sopra di uno strato di transizione in geotessuto. La nuova isola. Sono stati ultimati i lavori per la realizzazione del nucleo centrale dell’isola e la formazione delle sponde verso Treporti e San Nicolò che ospiteranno le “spalle”. E’ stato realizzato anche il canale navigabile di collegamento tra Treporti e San Nicolò con paratoie in funzione.

Figura 15 - La bocca di porto di Lido: la nuova isola intermedia con le spalle che sosterranno le due schiere di paratoie previste per questo varco

L’area della schiera di paratoie - il canale di San Nicolò. E’ stata realizzata la predisposizione del fondale per le paratoie. 3. Lato Sud - San Nicolò - assetto della sponda Consolidato il tratto iniziale del molo con realizzazione di una scogliera parallela all’esistente.

Figure 13A e 13B - La bocca di porto di Lido prima degli interventi (13A) e con le opere previste dal Sistema MOSE (13B) Figura 16 - In primo piano, il molo Sud già rinforzato, le opere di spalla e, al centro della bocca, la nuova isola che collegherà le due schiere di paratoie previste per la sua ampiezza e la presenza di due canali con due diverse profondità

Figura 14 - La bocca di porto di Lido: la bocca con i cantieri in corso. Al centro, la nuova isola intermedia tra le due schiere di paratoie previste per questo varco e le relative opere di spalla. Sullo sfondo, Venezia

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Ingegneria Idraulica La spalla. Sono in fase di completamento i lavori per la spalla della schiera del canale di San Nicolò. 4. Il tratto di mare antistante alla bocca di porto - Scogliera Sono in corso di realizzazione la scogliera in massi e l’acropodi come a Malamocco e Chioggia.

La bocca di porto di Malamocco 1. Lato Nord - Alberoni - Spalla Sono in corso i lavori sul lato Nord della spalla. 2. Canale di bocca - area della schiera di paratoie E’ in corso d’opera la predisposizione del fondale dove verranno collocate le paratoie. Gli interventi sono volti a evitare fenomeni erosivi attraverso la realizzazione di una protezione in materiale lapideo al di sopra di uno strato di transizione in geotessuto.

Figura 18 - La bocca con i cantieri in corso. La nuova scogliera ultimata, la conca di navigazione per il passaggio delle grandi navi quando le paratoie saranno alzate e l’area provvisoria attrezzata per la costruzione degli alloggiamenti delle paratoie. Sono in corso i lavori per la protezione dei fondali

3. Lato Sud - Santa Maria del mare - conca di navigazione E’ quasi ultimata la conca di Malamocco, costruita per accogliere sia grandi navi che rimorchiatori. Gli interventi in corso riguardano la costruzione della “camera”, elemento strutturale attraverso il quale transiteranno le navi.

Figura 19 - La grande conca di navigazione per il passaggio delle grandi navi dirette a Marghera quando le paratoie saranno alzate

La spalla. In corso i lavori per la realizzazione della spalla Sud. L’assetto della sponda. In corrispondenza della conca di navigazione è completata la sponda a ridosso di forte San Pietro.

Figure 17A e 17B - La bocca di porto di Malamocco prima degli interventi (17A) e con le opere previste dal Sistema MOSE (17B)

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L’area provvisoria di produzione e interventi accessori. In corrispondenza dello spazio compreso tra la conca di navigazione e la spiaggia di Pellestrina, si trova l’area per la prefabbricazione e il varo dei cassoni di alloggiamento delle paratoie di Malamocco e di Lido-San Nicolò.

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Ingegneria Idraulica La bocca di porto di Chioggia

Figura 20 - Un particolare dell’area provvisoria attrezzata per la costruzione degli alloggiamenti delle paratoie della bocca di porto di Malamocco

4. Il tratto di mare antistante alla bocca di porto - Scogliera E’ stata completata la scogliera in massi e acropodi. La nuova scogliera di Malamocco è diventata un prezioso habitat per flora e fauna marine.

Figura 23A e 23B - La bocca di porto di Chioggia prima degli interventi (23A) e con le opere previste dal Sistema MOSE (23B)

1. Lato Nord - Ca’ Roman - porto rifugio e conca di navigazione Ultimato il Porto rifugio di Chioggia formato da due bacini, lato mare e lato laguna, collegati da una doppia conca di navigazione per il transito dei pescherecci anche con paratoie in funzione. Figura 21 - Le spugne del genere Axinella (colore arancio) e Haliclona (colore grigio-azzurro), sulla scogliera di Malamocco

La spalla. Sono in corso i lavori in corso per le opere di “spalla. 2. Canale di bocca - area della schiera di paratoie E’ stata predisposta l’area del fondale dove verranno collocate le paratoie.

Figura 22 - La vegetazione del fondale della laguna allo stato attuale: la Dictyota Dichotoma var. Dichotoma sulla scogliera di Malamocco

Figura 24 - In primo piano, il porto rifugio e la doppia conca di navigazione

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Ingegneria Idraulica 3. Il tratto di mare antistante alla bocca di porto - Scogliera E’ stata completata la scogliera esterna alla bocca di porto, realizzata in massi e acropodi. Anche la nuova scogliera di Chioggia è diventata un prezioso habitat per flora e fauna marine.

innovativo calcestruzzo Marine Concrete®, in versione “su misura”, ulteriormente adattata con continui sviluppi e “modellato” in corso d’opera, è protagonista nella realizzazione dei cassoni terminali del lotto “Malamocco”, affidato dal Consorzio Venezia Nuova a Grandi Lavori Fincosit in qualità di General Contractor; è stato ideato, prodotto e fornito dalla Società Calcestruzzi del Gruppo Italcementi. Coinvolgente ed esaustiva l’introduzione all’argomento che l’Ing. Giuseppe Marchese, Direttore Tecnologie e Qualità di Calcestruzzi, nonché capofila del brillante lavoro di Ricerca e Sviluppo svoltosi, nell’arco di un decennio, presso il Laboratorio di Brindisi, ci ha proposto in una recente intervista.

L’

Figura 25 - La bocca vista dal mare con i cantieri in corso. In primo piano la nuova scogliera esterna ultimata

Conclusioni Preme sottolineare - come si evince anche dai box dedicati rispettivamente a Doka Italia SpA (Produttore e Fornitore di sistemi di casseratura industrializzati) e a Calcestruzzi (Italcementi Group - Produttore e Fornitore, per i lotti affidati a Grandi Lavori, dell’innovativo calcestruzzo Marine Concrete®) - che il successo di un siffatto Progetto, dalla fase embrionale sino allo stato attuale, si è reso possibile grazie alle forti e costruttive sinergie attivate fra tutti gli attori protagonisti della “filiera” di costruzione. Senza un continuo e propositivo confronto fra Professionisti, Fornitori, Autorità ed Enti di ogni livello che ponesse in modo assolutamente prioritario l’obiettivo del “massimo ritorno per la collettività”, in termini di sostenibilità ambientale ed economica, di qualità e durabilità delle opere, oltre al corretto inserimento in un definito - in special modo parlando di una città come Venezia - contesto storico-territoriale, un Progetto di tale portata sarebbe stato destinato, se non al fallimento, a estensioni temporali e moltiplicazioni dei costi oggi insostenibili. Fondamentale si è rivelata, operativamente parlando, la brillante sinergia creata e mantenuta tra i Responsabili, di vario grado, dei cantieri dei tre lotti - della Grandi Lavori Fincosit per Malamocco e Lido e della Società Italiana per Condotte d’Acqua, capofila del Consorzio Clodia per Chioggia - e Progettisti e Fornitori, nel rispetto di un Capitolato redatto “a regola d’arte” che ha dato riferimenti certi e inequivocabili - tramite dettagliate specifiche inerenti le procedure, i materiali, ecc. - per le continue e susseguenti migliorie apportate “day by day”, attraverso l’analisi congiunta dei vari protagonisti delle risultanze di cantiere emerse durante le operazioni. Il risultato, oltre al rispetto della tabella di marcia e dei costi preventivati, va nella direzione dell’ottenimento di un sistema infrastrutturale di altissima qualità prestazionale che - ne siamo certi - il mondo guarderà come un grande esempio di capacità gestionale, tecnica, amministrativa ed operativa italiana. Ci ripetiamo ricordando come gli interventi descritti rappresentino il più imponente programma di difesa, recupero e riqualificazione dell’ambiente che la Repubblica Italiana abbia mai intrapreso. Come i più attenti fra i nostri Lettori avranno notato, questo numero di “Strade & Autostrade” ha visto la nascita, seguendo la rapida crescita di importanza del settore marittimo anche in “senso lato”, della nuova ma non meno importante sezione “Porti & Idrovie”; sarà questo un ulteriore stimolo per seguire sempre più da vicino il completamento delle opere trattate in queste righe, cogliendo così l’occasione per ulteriori approfondimenti, con il coinvolgimento delle Imprese di costruzione e dei loro Responsabili “operativi”, per offrire una panoramica completa del processo costruttivo.

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Figura 26 - I cassoni realizzati con il Marine Concrete®

Le attività di Ricerca e Sviluppo si sono svolte nella struttura brindisina direttamente collegata al Centro Ricerca ed Innovazione della sede centrale di Bergamo del Gruppo Italcementi, struttura dedicata allo sviluppo di tecniche e materiali volti a incrementare affidabilità e durabilità della famiglia di prodotti pensata per le grandi infrastrutture, famiglia dalla quale emerge Marine Concrete® per le sue peculiarità, riassumibili nella definizione “Il calcestruzzo per l’acqua”. La nostra - e immaginiamo anche Vostra - “sete” di conoscenza, ci ha fatto chiedere all’Ing. Marchese se e quali grandi infrastrutture internazionali siano state prese a riferimento nelle considerazioni iniziali del progetto, e lo stesso racconta come due opere in particolare siano state esaminate relativamente all’azione corrosiva provocata da cloruri e solfati, che penetrano prima nel cls “copriferro”, per poi concentrarsi in quantità via via maggiori sulle barre d’armatura: il Ponte di Øresund che collega la Danimarca alla Svezia; il Ponte “De la Confédération” in Canada, che collega l’isola del Principe Edoardo con la terraferma nel New Brunswick. Pensando alla durabilità delle strutture in c.a., alla resistenza meccanica all’azione delle onde ed alle particolari condizioni che si creano nell’elemento acqua, i “campioni” sono suggestivi, ma la differenza di temperatura, rispetto al nostro “caldo” Mediterraneo, rende facilmente comprensibile la “location” brindisina dei laboratori di ricerca; temperatura che è, fra i molteplici fattori “scatenanti” le reazioni chimiche così aggressive per le strutture, uno se non “il” fattore principale. Sin dal 2000, in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli (Dipartimento di Ingegneria dei Materiali), Marchese ha condotto un progetto di ricerca e sviluppo per migliorare le conoscenze e le

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Ingegneria Idraulica Calcestruzzi - Italcementi Group: l’innovativo Marine Concrete® per il MOSE Figura 27 - Il ponte “De la Confédération” Figura 28 - Il ponte di Øresund

tecniche inerenti la “Durabilità delle strutture in calcestruzzo armato esposte all’ambiente marino e lagunare a clima temperato”. Il risultato della ricerca ha portato alla “nascita” del Marine Concrete®. L’ingegnere, e non possiamo non convenire, ha più volte sottolineato come tutta la “filiera”, dal Fornitore al Progettista, dal Costruttore agli Operatori sul campo, determini la qualità finale dell’opera; al MOSE abbiamo avuto un esempio concreto dei benefici dati da una progettazione mirata ed accurata, accompagnata da un Capitolato preciso e dettagliato che, se da un lato ha messo a dura prova i protagonisti, dall’altro ha permesso obiettivi chiari e precisi riferimenti per studi e sviluppi conseguenti; finalmente i modelli teutonici e francesi, parlando di specifiche tecniche del calcestruzzo, non sembrano più lontane chimere.

Figura 29 - I cassoni realizzati con il Marine Concrete®

Basilare il rapporto “day by day” con i protagonisti sul campo per la rifinitura del prodotto che non ha “una ricetta per tutte le stagioni”, bensì specifiche caratteristiche “tarate” al singolo progetto; infatti, venendo allo stato attuale dei lavori, per alcuni dei cassoni di Malamocco, che per ragioni strutturali ed operative presentano alcune delle cosiddette “camere” che li compongono come “piene” e non cave, con aumenti di peso considerevoli, si è giunti all’ultima versione del Marine Concrete®, quella alleggerita, così da contenere in modo significativo l’aumento del peso delle strutture (che come sappiamo dovranno essere “varate” e messe in opera con difficoltà logistiche straordinarie per “mastodonti” di questo genere). Riassumendo, Marine Concrete® è un calcestruzzo con un rapporto acqua/cemento particolarmente basso, compensato - anche in termini di lavorabilità - da additivi di ultima generazione, “ricetta” che ne aumenta considerevolmente la resistenza all’aggressione, in particolare dei cloruri, dell’ambiente marino; gli innumerevoli test sul campo effettuati nei dieci anni di sviluppo del prodotto evidenziano come siano proprio i primi di questi anni che vedono concentrarsi gli effetti dannosi sulle strutture, rendendo una “curva” quasi verticale nella fase iniziale con un progressivo assestamento nel tempo; da qui il concentrarsi su una soluzione di ricetta che riducesse al minimo la penetrazione nello strato esterno del calcestruzzo da parte di cloruri e solfati. Difficile dare un’esatta temporizzazione della durabilità, anche perché, concordiamo per questo pienamente con l’Ing. Marchese, si tratta di teorie non empiricamente comprovabili, ma resta il fatto che, nonostante i riferimenti normativi italiani ed europei “inquadrino” in 50 anni l’obiettivo del Progettista, nel caso in esame un esercizio teorico più che plausibile ci porterebbe oltre i 200 anni! In effetti, l’imponenza e importanza, nonché i grandi sacrifici in risorse necessari per la realizzazione, del Sistema MOSE meritano ampiamente una durata di questa entità. Nei numeri a venire di “Strade & Autostrade” sarà nostro impegno dare, step by step, aggiornamenti sul tema e le risultanze della citata ultima versione “alleggerita” del Marine Concrete®.

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Ingegneria Idraulica Doka Italia SpA: know-how e “sistemi su misura” per il MOSE diviso in aree di colore diverso. I pannelli di rivestimento neri corrispondono al reticolo dei getti in elevazione che, dovendo sostenere il peso delle pareti e del solaio di copertura delle celle, sono stati allestiti con un sistema di puntellazione ad alta portata (100 kN). I pannelli gialli, invece, corrispondono alla base delle celle dei cassoni e, dovendo portare solo il peso proprio del solaio di fondo, richiedono una puntellazione di tipo classico. Il cassero riproduce esattamente la geometria di ogni cassone: è il materiale nelle aree gialle a venire

Figura 30 - Su uno dei cassoni più avanzati di Chioggia è riconoscibile la sagoma della paratoia e la soletta inclinata, realizzata in SCC

e soluzioni costruttive per la realizzazione del sistema MOSE vedono la partecipazione in qualità di Partner - termine che non vuole essere un semplice inglesismo, bensì l’evidenziazione della fondamentale importanza di un rapporto, appunto, di “partnership” tra Committente e Fornitore onde raggiungere i migliori risultati - di Doka Italia SpA, Azienda specializzata nella produzione e nella commercializzazione di sistemi di casseratura industrializzati. I sistemi e il know-how Doka, consolidato in 60 anni di attività su scala mondiale come Azienda di riferimento, vengono impiegati nella costruzione dei cassoni di fondazione delle schiere di paratoie dei cantieri di Chioggia e Malamocco, nonché per gli “edifici tecnologici” sull’isola intermedia di San Nicolò. Lo studio delle soluzioni costruttive è stato affinato con un lungo percorso, dalla fase di progettazione preliminare sino alla realizzazione in cantiere. Un continuo e proficuo “scambio” di idee ed esperienze con i Professionisti coinvolti nel processo costruttivo, dai Progettisti ai Responsabili di vario grado dei diversi lotti, ha portato alla scelta delle attrezzature più idonee a soddisfare i requisiti progettuali massimizzando la resa produttiva dei cantieri con la minima quantità di attrezzature; obiettivo raggiunto tramite un’accurata analisi delle fasi costruttive e delle fasi di disarmo “anticipato”, permettendo una “rapida rotazione” delle dotazioni con l’obiettivo primario del rispetto delle tempistiche di programma. Nonostante la forte similitudine tra i cantieri di Malamocco e Chioggia, la scelta delle singole Imprese di adottare differenti metodi di varo dei cassoni (Malamocco mediante carrelli speciali e piattaforma ascensore - Chioggia per mezzo di un processo di watering in tura) ha comportato differenti soluzioni “ad hoc”, in particolare per il sostegno delle solette di fondazione degli stessi. Nel cantiere di Malamocco ogni cassone di soglia viene sorretto da pilastri all’interno dei quali si posizioneranno i carrelloni per il trasporto alla postazione di varo del sincrolift. La soletta di fondazione si presenta quindi sopraelevata e deve sostenere, oltre al peso proprio, anche il carico derivante dal getto delle elevazioni e del primo livello di solai di tutto il cassone. E’ stato quindi necessario studiare il cassero di fondo (Figura 32) così da consentire un recupero parziale del materiale dopo soli sette giorni dal getto, portandolo in avanzamento per la fase successiva. Per questo motivo il cassero è stato

L

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Figura 31 - La realizzazione dei cassoni a Malamocco. L’impiego di Framax Xlife, con angoli di disarmo, per le elevazioni ha consentito di velocizzare il lavoro

disarmato dopo soli sette giorni dal getto e portato in avanzamento sul cassone successivo, mentre il materiale nelle aree nere viene lasciato in opera fino alla conclusione dell’opera. Nel cantiere di Chioggia, invece, la soletta di fondazione poggia sul fondale della tura, con la sola interposizione di un tappeto speciale che consenta l’infiltrazione al suo interno dell’acqua in pressione durante la fase di watering. Mentre nel cantiere di Chioggia le pareti che delimitano le celle principali dei cassoni sono di spessore costante per tutta l’altezza, a Malamocco le pareti presentano in sommità una mensola in aggetto, che deve sostenere le lastre prefabbricate per il getto dei vari livelli di solaio. Quindi, oltre ad aver sviluppato uno studio dettagliato delle elevazioni, che consentisse la realizzazione delle svariate forme delle celle con l’impiego di casseforme a telaio Framax Xlife e relativi angoli di disarmo nel cantiere di Malamocco è stato ideato un cassero metallico “speciale” (progettato e realizzato dalla sede centrale Doka Italia) per la parte in aggetto. L’impiego del sistema Doka Framax Xlife con angoli di disarmo ha consentito una sistematicità delle operazioni e, di conseguenza, una velocizzazione del lavoro. La cassaforma per il vano viene infatti “sfilata” dal calcestruzzo come un “singolo blocco” ed immediatamente impiegata sulla cella successiva, senza alcuna operazione intermedia. Tutte le attrezzature sono state testate con un modulo sperimentale presso la sede centrale Doka, provando tutte le fasi di armo, disarmo e movimentazione di macro unità. Gli spessori di parete contenuti, anche per altezze fino ad oltre 5,00 m, e l’alta incidenza del ferro d’armatura, hanno richiesto l’impiego di calcestruzzo SCC (Self Compacting Concrete: calcestruzzo autocompattante) comportando uno studio dettagliato onde eliminare ogni interferenza fra ancoraggi del sistema di casseratura e barre

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Ingegneria Idraulica

Figura 32 - Il fondo armato di uno dei cassoni a Malamocco. I pannelli neri corrispondono al reticolo dei getti in elevazione. I pannelli gialli corrispondono alla base delle celle. I primi prevedono puntellazione ad alta portata, i secondi di tipo classico

tatto con i cantieri, indispensabile per la gestione logistica ed il cord’armatura e richiedendo quindi un’accurata fase progettuale volta retto utilizzo dei materiali, nonché per far fronte alle continue ria soddisfare gli alti standard di tolleranze costruttive richieste dai chieste progettuali che di volta in volta venivano espresse. Scelta Committenti. che si è rivelata vincente, consentendo di afAnche la presenza di solette inclinafrontare la complessità e i volumi dell’opera con te, nella zona di alloggiamento delle paratoie, ha richiesto soluzioni paruna presenza puntuale e costante. ticolari (Figura 31); presentando una Il MOSE, con la sua imponenza, ha ulteriormente variazione in altezza di circa 4 m e confermato come il Fornitore non può essere una lunghezza di 60 m, da realizzare in mera fonte di approvvigionamento, ma deve inveunica fase con calcestruzzo SCC, è ce svolgere un ruolo attivo nella costante ricerca stata brillantemente supportata dae sviluppo di soluzioni specifiche in stretta sinergia con tutti gli attori coinvolti nel “processo edigli appositi moduli Framax Xlife con lizio”; ciò può evidentemente essere garantito sobocchettone di getto incorporato che lo da Aziende che abbiano il necessario know-how, ha permesso il pompaggio “dal basuna struttura tale da permettere gli studi più pronso” con evidenti vantaggi operativi. ti ed accurati e, certo non meno importante, la Per la puntellazione dei solai degli Figura 33 - Due persone, senza l’ausilio dei mezzi massima qualità dei materiali e personale altaedifici tecnologici, con travi ribassadi sollevamento, allestiscono le torri Staxo 40 nel mente qualificato che possa supportare in ogni fate, sull’isola intermedia della bocca cantiere degli edifici tecnologici sull'isola intermedia di San Nicolò se e necessità la Committenza. di San Nicolò, Grandi Lavori Fincosit ha utilizzato il nuovo sistema di puntellazione leggera Doka Staxo 40 (Figura 33). La flessibilità d’impieRINGRAZIAMENTI go del suddetto sistema di torri ha consentito di far fronte ad ogni imSi ringraziano vivamente il Magistrato alle Acque di Veneprevisto presentatosi durante la fase di montaggio. Staxo 40 è imzia e il Consorzio Venezia Nuova per il supporto e la dispopiegato in combinazione con il sistema per solai Dokaflex. nibilità dimostrataci nel reperimento di informazioni e imData la complessità e variabilità delle soluzioni, nonché la grande magini e le Società Doka Italia SpA e Calcestruzzi di Italcequantità di attrezzature necessarie, Doka Italia ha dedicato al Promenti Group per la consueta professionalità ed entusiasmo getto MOSE un Project Manager costantemente presente ed in connel farci partecipi dei loro interventi più rappresentativi.

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Infrastrutture | Il sistema Mose per la difesa di Venezia dalle acque alte

Opera di ingegneria idraulica senza precedenti al mondo Dicembre 2011 N. 9

I

IL NUOVO CANTIERE

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l sistema Mose (acronimo di Modulo sperimentale elettromeccanico) è un’infrastruttura composta da una serie schiere di paratoie mobili a scomparsa posizionate alle tre bocche di porto sul fondale marino, in grado di isolare la laguna di Venezia dal Mare Adriatico durante le acque alte. Queste opere, insieme ad altre complementari come il ripascimento dei litorali, il rialzo di rive e pavimentazioni e la riqualificazione morfologico-ambientale della laguna, provvederanno alla difesa della città di Venezia e della sua laguna da eventi estremi come le alluvioni e dal degrado morfologico. L’opera si sviluppa lungo le tre bocche di porto del Lido, di Malamocco e di Chioggia, i varchi che collegano la laguna con il mare e attraverso i quali si svolge il flusso e il riflusso della marea.

Il sistema Mose è realizzato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che opera a Venezia attraverso il Magistrato alle Acque; l’esecuzione dei lavori è affidata al Consorzio Venezia Nuova. La costruzione è iniziata nel 2003, al termine di un articolato iter progettuale durante il quale il Mose è stato confrontato con soluzioni alternative diverse e scelto e approvato dagli organismi tecnici di controllo e dalle istituzioni competenti. Cos’è e come funziona Il sistema Mose è costituito da paratoie mobili in grado di separare temporaneamente la laguna dal mare. In condizioni normali di marea, le paratoie stazionano sul fondale delle bocche di porto all’interno della sagoma dei cassoni di fondazione, senza modificare gli

scambi tra mare e laguna, restando completamente invisibili e mantenendo inalterata la navigabilità. Quando la marea supera il livello prestabilito, le paratoie vengono azionate a bloccare il flusso entrante. Complessivamente sono previste 4 schiere di paratoie: una a Malamocco (con 19 paratoie), una a Chioggia (con 18 paratoie) e due al Lido (una sul canale di Treporti con 21 paratoie e una sul canale di San Nicolò con 20 paratoie). Con le paratoie in funzione, l’operatività del porto è sempre garantita dalla conca di navigazione per le grandi navi prevista e in fase di costruzione presso la bocca di Malamocco; per garantire il rientro in laguna in sicurezza per i pescherecci e per i diportisti sono in corso di realizzazione dei porti rifugio alle bocche di porto di Chioggia e di Lido.


Il cantiere Luogo: Venezia, Italia Progetto: 1986 – 2015 Committente: Ministero delle Infrastrutture – Magistrato delle acque di Venezia – Consorzio Venezia Nuova

Venezia

Imprese affidatarie: Società italiana Condotte d’Acqua spa (cantiere di Chioggia); impresa di Costruzioni Ing. E. Mantovani spa (cantiere di Lido Treporti e Malamocco); Grandi Lavori Fincosit spa (cantiere di Lido Treporti e Malamocco) Bocca di porto di Lido

calcestruzzo

di Corrado Colombo

Progetto: Technital spa Calcestruzzo: Italcementi Group Casseforme: Doka spa Gruppi cerniera paratoie mobili: Fip Industriale spa

Il committente Bocca di porto di Malamocco

Il Magistrato alle Acque di Venezia è un istituto periferico del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e tra le sue competenze vi è l’attuazione delle attività per la salvaguardia di Venezia e della sua laguna secondo la legislazione speciale per Venezia. La realizzazione delle opere è stata affidata a un soggetto unitario in grado di operare, secondo una visione sistemica dell’ecosistema lagunare, con un’azione complessiva che integra la protezione dalle acque alte con il ripristino del patrimonio naturale lagunare. Tale soggetto è il Consorzio Venezia Nuova, composto da imprese italiane a livello nazionale e locale, sulla cui azione il Magistrato svolge il ruolo dell’alta sorveglianza.

Chioggia

Una serie di schiere di paratoie mobili a scomparsa posizionate sul fondale marino per isolare la laguna di Venezia dal Mare Adriatico durante le acque alte. Non solo: queste opere, con altre complementari come il ripascimento dei litorali, il rialzo di rive e pavimentazioni e la riqualificazione morfologicoambientale, provvederanno alla difesa di Venezia e della sua laguna da eventi estremi come le alluvioni e dal degrado morfologico. L’intervento è unico, dall’ideazione della soluzione, degli impianti di funzionamento, alla concezione del sistema di gestione, con opere complesse e collocate in un ambiente fragile e difficile sotto il profilo geotecnico, con tolleranze inusuali per l’ingegneria civile.

Un insieme senza precedenti per funzioni e per utilizzo, ideato, sperimentato per una vita utile non inferiore ai 100 anni. L’opera, che si sviluppa lungo le tre bocche di porto del Lido, di Malamocco e di Chioggia, ha richiesto di affrontare insieme questioni ambientali, sociali e ingegneristiche, molte delle quali del tutto innovative. I cassoni in calcestruzzo, approfonditi in questo speciale de Il Nuovo Cantiere, sono uno degli esiti di questa elaborazione sperimentale. Realizzati con un materiale ad alte prestazioni messo a punto per questo progetto e in grado di resistere all’azione aggressiva dell’ambiente marino, hanno comportato speciali dinamiche di lavorazione e una logistica di cantiere del tutto sui generis.

Società Italiana per Condotte d’Acqua spa, fondata ne 1880, con lo scopo di «fornire acqua per usi civici, agricoli e industriali», oggi è in grado di realizzare grandi progetti «chiavi in mano» e si propone per operazioni di project financing per grandi opere nel mondo. La società opera in diversi settori nei quali ha realizzato dighe, impianti idroelettrici, strade e autostrade, ferrovie e metropolitane, porti e opere marittime, opere idrauliche e progetti d’irrigazione, aeroporti, opere in sotterraneo, opere civili per centrali termiche e nucleari, interventi di edilizia residenziale, direzionale, sportiva, industriale, e ospedaliera, opere di salvaguardia ambientale e monumentale che, per qualità e impegno tecnico, hanno spesso raccolto unanimi consensi a livello internazionale. Nel settore marittimo sono molteplici le opere di rilievo realizzate in tutto il mondo: complessi portuali civili e industriali, bacini di carenaggio e darsene, moli e dighe foranee, sistemazioni costiere di protezione. La Grandi Lavori Fincosit spa è una delle maggiori società italiane nel settore delle opere pubbliche, specializzata nella realizzazione di infrastrutture civili e marittimi. Nata nel 1989 dalla fusione della Fincosit spa (fondata nel 1905) con la Grandi Lavori spa (fondata nel 1965), oggi è costituita da un settore marittimo (specializzato nell’esecuzione di moli e dighe, bacini di carenaggio, banchine, pontili, terminali Lng, petroliferi e chimici, prese d’acqua, lavori costieri e riempimenti) e da un settore civile infrastrutturale. L’Impresa di Costruzioni Ing. E. Mantovani, fondata nel 1949, per lungo tempo ha operato prevalentemente nel settore delle ristrutturazioni stradali e, negli ultimi anni, opera nel dragaggio e dell’ingegneria idraulica finalizzata alla regimazione delle acque, alla conservazione ambientale e alla manutenzione delle aree umide. I suoi settori d’intervento riguardano la costruzione e la manutenzione delle infrastrutture stradali, ferroviarie, portuali e delle vie navigabili; il recupero delle terre emerse mediante colmate e rinforzi arginali; la protezione delle coste e delle spiagge dall’erosione; il mantenimento dell’efficienza idraulica dei fiumi e delle loro foci; il risanamento di ambienti umidi con rimozione, trattamento e conferimento a discarica dei sedimenti contaminati; la conservazione della morfologia e dell’equilibrio idrodinamico delle lagune; l’espurgo dei bacini artificiali d’invaso con trattamento del materiale di risulta; la messa in opera di condotte marine, la costruzione d’attraversamenti di corsi d’acqua, i dragaggi di precisione per il varo di tunnel praticabili; la realizzazione e la manutenzione delle valli da pesca; la grande edilizia in genere.

La progettazione Technital, fondata nel 1964, spazia in settori che vanno dalle infrastrutture di trasporto, le opere portuali e aeroportuali, il recupero ambientale, la difesa del territorio e delle coste, la decontaminazione delle acque e dei suoli, le opere idrauliche, ai terminali petroliferi e l’edilizia. Technital fornisce una vasta gamma di servizi: studi di fattibilità, piani finanziari, progetti preliminari, definitivi, esecutivi, studi specialistici di supporto alla progettazione, studi di impatto ambientale, direzioni lavori, consulenze nei diversi settori di competenza, project management, project financing.

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Bocca di porto di Chioggia

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Le imprese


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cino lagunare. Le paratoie sono state progettate con la possibilità assecondare il moto ondoso e a tale scopo sono state studiate le varie risonanze che si verranno a generare con il moto delle stesse trasmesso sulle strutture dei cassoni con il rischio di mandare in crisi statiche impreviste. La progettazione ha previsto anche la fase di manutenzione: una volta completato il sistema, tutte le paratoie saranno soggette a regolare manutenzione nell’area dell’Arsenale nord che verrà debitamente predisposta per accogliere una catena di montaggio in grado di lavare le paratoie, effettuare le riparazioni, sabbiarle, verniciarle e successivamente stoccarle in attesa di esser nuovamente posizionate in mare. Il sistema di gestione delle paratoie è stato studiato attraverso la previsione delle maree, quelle metereologiche, le previsioni lo-

L’ innalzamento del livello del mare Recenti studi evidenziano come nell’immediato futuro il fenomeno delle acque alte possa aumentare per il previsto innalzamento del livello medio del mare a seguito dei cambiamenti climatici. Rispetto a questa tematica, il Mose (insieme al rinforzo del cordone litoraneo) è stato progettato, secondo un criterio precauzionale, per fronteggiare un eustatismo fino a 60 cm nei prossimi cento anni. Grazie alla flessibilità di gestione, il Mose può far fronte alle acque alte in modi diversi, in base alle caratteristiche e all’entità dell’evento di marea. Le strategie di difesa possono prevedere sia la chiusura contemporanea di tutte e tre le bocche di porto, in caso di evento eccezionale, sia, in alternativa e a seconda dei venti, della pressione e dell’entità di marea prevista, anche la chiusura differenziata delle bocche di porto o, ancora, chiusure solo parziali di ciascuna bocca, essendo le paratoie indipendenti l’una dall’altra. Il Mose rappresenta l’ultimo e più importante tassello del piano di interventi realizzato dal Magistrato alle Acque di Venezia attraverso il Consorzio Venezia Nuova per la salvaguardia del territorio lagunare. La sua costruzione è stata preceduta da un programma di lavori che non ha eguali al mondo per l’ampiezza del territorio interessato, per la natura delle tematiche affrontate, per l’estensione e le caratteristiche delle opere eseguite. Alcuni esempi sono gli interventi, già ultimati, per la difesa dalle mareggiate che hanno comportato il rinforzo di 46 km di spiagge, i lavori per la tutela ambientale dell’ecosistema, con la messa in sicurezza di discariche e canali industriali di Porto Marghera (45 km) e con il ripristino di habitat caratteristici quali barene e bassi fondali (oltre 1500 ettari).

la gestione Grazie alla flessibilità di gestione, il Mose può far fronte alle acque alte in modi diversi, in base alle caratteristiche e all’entità dell’evento di marea. Le strategie di difesa possono prevedere sia la chiusura contemporanea di tutte e tre le bocche di porto, in caso di evento eccezionale, sia, in alternativa e a seconda dei venti, della pressione e dell’entità di marea prevista, anche la chiusura differenziata delle bocche di porto o, ancora, chiusure solo parziali di ciascuna bocca, essendo le paratoie indipendenti l’una dall’altra.

Il progetto La soluzione, proposta e elaborata da Technital, risulta concettualmente molto semplice: cassoni che riempiti d’aria e di acqua potessero interrompere l’afflusso di acqua dal mare aperto verso la laguna di Venezia. Complessivamente sono state progettate 78 paratoie, 156 connettori e sistemi impiantistici caratterizzati da ridondanza necessaria affinché il sistema possa sempre funzionare. La sfida maggiore affrontata era che tutto, ogni componente, ogni tecnologia, era da inventare in quanto non ancora presente sul mercato. L’intervento doveva avere la caratteristica di esser invisibile quando non funzionasse, non doveva prevedere l’utilizzo di pile intermedie e soprattutto funzionare attraverso un sistema che in tempo reale avvisasse tutti gli enti e i soggetti coinvolti all’interno del ba-

cali dell’andamento delle esigenze del porto, della pesca, aggiungendo anche una dettagliata tabella di parametri ambientali, il tutto monitorato ventiquattrore al giorno. Il sistema di movimentazione riceve le previsioni di maree e le condizioni meterologiche (in particolare vento e pioggia) e dalla combinazione di queste informazioni viene stabilito in modo automatico la chiusura. Complessivamente sono state 150 le persone che hanno messo in campo le proprie competenze, nell’arco di 25 anni, acquisendo conoscenze e competenze uniche al mondo, spaziando da discipline che vanno dall’idrogeologia, idrodinamica, impatto paesistico, progettazione ingegneristica, sino ad arrivare alla traduzione ingegneristica di tutte le normative susseguitesi nell’arco di tempo della progetta-

zione. Progettare un impianto, in quanto il Mose non rientra fra le opere civili, ha comportato il trasferimento delle tolleranze tipiche dell’industria a quelle dell’edilizia, ripensando tutte le logiche di cantierizzazione. Il know how acquisito nel progettare, sta diventando lo stesso che le imprese stanno acquisendo nella realizzazione del sistema Mose. Le imprese sono state indirizzate a implementare il proprio sistema di lavoro, svolgendo un vero e proprio salto di qualità. I Cassoni di alloggiamento Assieme alle paratoie, sono l’elemento principale del sistema Mose. I cassoni di alloggiamento o di soglia, assieme a quelli di spalla (da due a quattro a seconda della grandezza della bocca) sono strutture multicellulari in calcestruzzo che, una volta completati, verranno adagiati all’interno di una trincea scavata sotto il fondale marino. I cassoni sono tutti realizzati secondo una tipologia geometrica che varia a seconda della profondità del canale di bocca: si va dai più piccoli di Lido (60m x 36 m x h 8,7m) fino ai più grandi di Malamocco (60m x 48m x h 11,55m). I cassoni di alloggiamento, allineati tra di loro, costituiranno lo sbarramento della bocca vero e proprio, mentre quelli di spalla permetteranno l’interfaccia tra i cassoni di soglia e l’aggancio con la terraferma, con al proprio interno le discese per l’impiantistica e le maestranze. All’interno di ogni cassone è possibile trovare sostanzialmente due elementi fissi: celle stagne e la doppia dorsale di corridoi posti lungo l’asse longitudinale. Le celle interne hanno dimensioni variabili da 4x5 in pianta con altezze prossime ai 3-4-5 metri a seconda della loro ubicazione. Le celle destinate a esser allagate o riempite attraverso calcestruzzo sono state rese stagne e per necessità, durante le fasi di ripresa dei getti, sono stati inseriti gli elementi water stop. Le armature contenute all’interno delle pareti «bagnate» sono state realizzate con acciaio inossidabile. L’allagamento delle celle, o il loro riempimento con calcestruzzo, servirà quando i cassoni verranno varati in mare per poter controbilanciare le spinte del moto ondoso e andare a migliorare il baricentro del cassone stesso, fortemente spostato lungo il lato dell’attacco delle paratoie, evitando dunque qualsiasi tipo di ribaltamento. I corridoi centrali di distribuzione sono stati studiati doppi e paralleli, perché ogni tipologia di impianto, meccanico, elettrico e idraulico è stato realizzato in maniera ridondante in modo da poter sempre funzionare anche in caso di guasto. La chiusura delle celle cieche è realizzata attraverso l’utilizzo di lastre predalles che, vista la dimensione e la natura dell’opera, non


laguna

mare

laguna

mare

calcestruzzo

Il funzionamento | i cassoni

 immissione aria  espulsione acqua

I cassoni di alloggiamento o di soglia, assieme a quelli di spalla (da due a quattro a seconda della grandezza della bocca) sono strutture multicellulari in calcestruzzo che, una volta completate, verranno adagiati all’interno di una trincea scavata sotto il fondale marino. 1 Paratoia 2 Cerniera 3 Sede della paratoia 4 Gallerie impianti 5 Elementi per consolidamento fondale mare

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laguna

33 I cassoni di alloggiamento, allineati tra di loro nel fondale, costituiranno la sede delle paratoie mobili, mentre quelli di spalla permetteranno la connessione tra i cassoni di soglia e la terraferma, con al proprio interno le discese per l’impiantistica e le maestranze.

IL NUOVO CANTIERE

In condizioni normali di marea, le paratoie stazionano nel fondale delle bocche di porto all’interno dei cassoni di fondazione, senza modificare gli scambi tra mare e laguna, restando completamente invisibili e mantenendo inalterata la navigabilità. Quando la marea supera il livello prestabilito, le paratoie vengono azionate a bloccare il flusso entrante ed evitando l’allagamento del territoio.


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potevano trovare accoglimento presso la normale produzione da stabilimento ma vengono di volta in volta realizzate all’interno del cantiere e certificate in loco. Con lievi differenze all’interno di ogni cantiere, ogni cassone viene approntato con un tempi che variano dai 9 ai 12 mesi, con un minimo di 15 sino a un massimo di 23 fasi di getto. La percentuale di armatura, sia normale che inox, presente all’interno di ogni singolo cassone è molto elevata, con punte di circa 500 kg a metro cubo in alcune sezioni dello stesso. Per poter gettare il calcestruzzo all’interno di tale fittitudine si è reso necessario l’utilizzo di calcestruzzi Scc dal mix design appositamente studiato. Il progetto ha previsto, per i getti dei setti in corrispondenza di locali tecnici e gallerie (presenza di ossigeno), armatura di acciaio inox 316 L.

diante struttura scatolare; al centro della femmina è realizzata un’apertura di forma tronco conica studiata per l’inserimento dell’elemento maschio. Complessivamente l’elemento femmina sviluppa un’altezza di quasi 1,15 m e un peso di circa 23 tonnellate. La solidarizzazione dell’elemento femmina alla fondazione è assicurata dalla presenza di 10 barre di ancoraggio post-tese precaricate con una forza di 3800 kN ciascuna e disposte con passo variabile lungo il perimetro della femmina. Esse contrastano superiormente sulla piattabanda di estradosso della femmina, mentre inferiormente trovano riscontro sul soffitto del locale connettore. Tali barre sono alloggiate in appositi tubi disposti sia nella carpenteria metallica che nella sottostante struttura in cemento armato,

Le Cerniere Ogni paratoia verrà vincolata al cassone di alloggiamento mediante due gruppi cerniera – connettore. La produzione dei gruppi cerniera – connettore è iniziata nel 2005 da parte di Fip Industriale spa con la progettazione dei moduli in collaborazione con Technital. Dopo questa fase è stata realizzata una prima serie di prototipi su cui sono stati sviluppati test che hanno svolto un ruolo fondamentale per il funzionamento e la manutenzione degli elementi che una volta installati sott’acqua dovranno esser garantiti per 100 anni con una manutenzione quinquennale. In totale è prevista la produzione di 156 gruppi, due per le 78 paratoie di progetto, a cui si aggiungono 16 elementi maschio di riserva, il tutto sotto la supervisione del Magistrato alle Acque di Venezia e del Mit di Boston. Gli elementi sono realizzati da una struttura di acciaio costituita da tre componenti principali uniti tra loro: il gruppo connettore (costituito da una parte mobile -elemento maschio- e da una parte fissa -elemento femmina-), la cerniera e il gruppo di aggancio. L’elemento maschio, vincolato alla paratoia, è stato realizzato con una geometria tronco conica con la parte più larga al centro e la parte più stretta in basso. La parte superiore del maschio è la vera e propria cerniera costruita mediante una forcella dotata di una boccola sferica entro cui viene inserito il perno che vincola il maschio alla paratoia. Il perno permette la rotazione della paratoia, oscillando liberamente sotto l’azione del moto ondoso. Il maschio ha un’altezza di quasi 3 m e un peso pari a 10 tonnellate. L’elemento femmina, vincolato al cassone di alloggiamento della paratoia, è realizzato me-

gli interventi Le schiere di paratoie mobili a scomparsa posizionate sul fondale marino, insieme ad altre complementari come il ripascimento dei litorali, il rialzo di rive e pavimentazioni e la riqualificazione morfologico-ambientale, provvederanno alla difesa della città di Venezia e della sua laguna da eventi estremi come le alluvioni e dal degrado morfologico. L’opera ha richiesto di affrontare insieme questioni ambientali, sociali e ingegneristiche, molte delle quali del tutto innovative. all’interno dei quali sarà possibile iniettare del grasso protettivo. Tutte le operazioni di tesatura e controllo periodico del tiro potranno essere svolte agendo dall’interno del locale posto al di sotto del connettore. Pertanto, la testata inferiore rimane sempre accessibile, mentre quella superiore verrà protetta dall’azione dell’acqua di mare tramite un cappello protettivo. Tutte le testate delle barre sono state incassate nel corpo dell’elemento scatolare; in tal modo si evitano sporgenze dalla piattabanda superiore, in particolare nella zona posta a ridosso della parete verticale del cassone dove altrimenti ostacolerebbero il movimento rotatorio della paratoia. L’operazione di inghisaggio dell’elemento femmina e di tesatura delle 10 barre avverrà prima dell’affondamento del cassone. Nel corso della vita delle opere mobili, qualora per motivi eccezionali si ravvisi la necessità

di sostituire l’intera femmina, tale operazione potrà essere eseguita liberando gli ancoraggi inferiori delle barre demolendo, almeno parzialmente, lo strato di intasamento con grout e quindi sollevando la femmina. Per facilitare le operazioni di sollevamento sono state previste 4 staffe, sporgenti lateralmente dal cassone, sul cui foro centrale è possibile imperniare la mensola di contrasto per una portata massima di 750 kN. L’ultimo componente è il gruppo di aggancio che è il dispositivo che realizza l’accoppiamento tra la parte fissa (femmina) e la parte mobile (maschio) del connettore mediante una forza di pretensione controllata. Il valore della forza di precarico è stato assunto pari a 3000 kN. Tale valore è stato identificato tenendo presente i valori massimi di tiro scaricati dalla paratoia per le condizioni meteomarine più gravose, l’influenza che tale parametro ha sugli spostamenti e le rotazioni dell’elemento maschio (e quindi gli sforzi di contatto maschio-femmina) e l’impegno del sistema di tensionamento e blocco meccanico. Il gruppo di aggancio è stato progettato per consentire le operazione di aggancio e di sgancio e, quindi, di rimozione di ciascuna paratoia, senza l’intervento di sommozzatori. Il dispositivo è costituito essenzialmente dai seguenti componenti: stelo di aggancio; valvola di segregazione; struttura di guida e contrasto; meccanismo oleodinamico per la movimentazione assiale dello stelo; meccanismo oleodinamico per l’applicazione della forza di pretensione e blocco meccanico; dispositivo di rotazione dello stelo; traversa di riscontro del cilindro di pretensione. La struttura in acciaio di guida e contrasto è fissata alla piastra di contrasto. Il gruppo comprende anche l’importante valvola di segregazione disposta al di sotto della piastra di contrasto e a essa fissata, necessaria per chiudere il passaggio all’acqua quando il maschio non è presente, o perché si è nella fase di prima installazione delle paratoie oppure perché la paratoia è stata rimossa per consentire gli interventi di manutenzione. L’operazione di sgancio richiede fondamentalmente: lo sblocco del dado di contrasto; il sollevamento di 20 mm e poi la rotazione dello stelo di 90°; abbassamento dello stelo (testa al di sotto della valvola di chiusura); blocco dello stelo; chiusura della valvola a ghigliottina. La corsa dello stelo è di 730 mm, di cui 20 mm sono di extracorsa. Per consentire l’azionamento del gruppo anche nel caso di allagamento accidentale del locale connettore, tutti i comandi elettrici e oleodinamici saranno derivati verso la galleria principale tramite un pannello di interfaccia


calcestruzzo

Le cerniere | pensate per durare 100 anni 1 Parte mobile (elemento maschio e cerniera) 2 Parte fissa (elemento femmina e ancoraggi)

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3 Gruppo di aggancio-connettore

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È prevista la produzione di 156 gruppi cerniera, due per ciascuna delle 78 paratoie di progetto, a cui si aggiungono 16 elementi maschio di riserva. Gli elementi sono realizzati da una struttura di acciaio costituita da tre componenti principali uniti tra loro: il gruppo connettore (costituito da una parte mobile -elemento maschio- e da una parte fissa -elemento femmina-), la cerniera e il gruppo di aggancio. Una volta installati sott’acqua dovranno esser garantiti per almeno 100 anni con una manutenzione quinquennale.

L’elemento femmina. Vincolato al cassone di alloggiamento della paratoia, è realizzato mediante struttura scatolare: con un’altezza di quasi 1,15 m e un peso di circa 23 tonnellate. La sua solidarizzazione alla fondazione è assicurata da 10 barre di ancoraggio post-tese disposte lungo il perimetro della femmina.

L’elemento maschio. Vincolato alla paratoia, la sua parte superiore è la vera e propria cerniera. Il maschio ha un’altezza di quasi 3 m e un peso pari a 10 tonnellate.

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la Bocca di porto di Chioggia | La tura Com’era

Come sarà

bocca di porto di Chioggia 1 porto rifugio con conche di navigazione 2 spalla 3 schiera di paratoie 4 spalla 5 scogliera

laguna

mare

I lavori. Il cantiere della bocca di Chioggia è quello posto più a sud delle tre bocche. Oltre alla schiera con 18 paratoie mobili, è prevista anche la realizzazione di un porto rifugio per garantire il rientro in laguna in sicurezza per i pescherecci e per i diportisti quando le paratoie saranno in funzione per un evento di acqua alta, chiudendo temporaneamente l’accesso al canale di bocca. Si tratta della attuale tura, che a fine lavori verrà restituita alla navigazione.

La tura di prefabbricazione. I cassoni sono costruiti in una tura realizzata con una depressione di 14 metri al disotto del livello medio del mare, strappando una superficie di 90mila metri quadrati alle acque. È stata ottenuta con una fase di dewatering successiva all’infissione di 1,8 km di palancolato metallico, spinto fino a una profondità di 35 metri. Una volta completate le operazioni, si procederà con una fase di watering dell’area che durerà all’incirca un mese di tempo.


calcestruzzo

i pistoni

Ogni cassone è stato dotato di quattro pistoni posizionati lungo la piastra di fondazione, che garantiranno l’orizzontalità di tutti i sei cassoni una volta che toccheranno il fondale marino. I pistoni lasceranno un’intercapedine di 50 cm tra il fondo della piastra e il fondale marino che verrà colmata con geobags riempiti con iniezioni subacque. I fondali sono stati trattati con un materassino zavorrato che si estende per circa 200 metri a monte e a valle della struttura, posato con un pontone con una struttura metallica appositamente realizzata.

Tutti gli approvvigionamenti sono avvenuti attraverso l’utilizzo di una logistica terra-mare; i mezzi autocarrati e le tecnologie prefabbricate sono giunte in cantiere attraverso l’utilizzo di appositi pontoni. L’unica lavorazione che è stata eseguita direttamente in situ è il confezionamento del calcestruzzo, in quanto per ogni cassone era necessario l’approntamento di varie tipologie di calcestruzzo (in particolare di calcestruzzo Scc) per complessivi 8mila metri cubi, materiali e quantitativi impensabili da far giungere via mare.


La Bocca di porto di Malamocco | la piarda Com’era

Come sarà

bocca di porto di Malamocco 1 spalla 2 schiera di paratoie 3 spalla 4 conca di navigazione 5 scogliera

laguna

mare

I lavori. In questo cantiere vengono realizzati i cassoni di spalla e di soglia sia per la bocca di Malamocco che per una delle due bocche di Porto di Lido- San Niccolò. Lungo il lato mare è stata realizzata una scogliera curvilinea di circa 1.300 metri con la doppia funzione di smorzare la vivacità delle correnti di marea e di realizzare un bacino di acque calme a protezione della conca di navigazione per le grandi navi dirette a Marghera, prevista per evitare interferenza negativa con le attività portuali con le paratoie in funzione.

La piarda. Non potendo lavorare direttamente sul fondo del mare, causa le difficili condizioni e l’impossibilità di chiudere le bocche alla navigazione, è stato deciso di prefabbricare gli elementi di fondazione a terra e di posizionarli solo successivamente nelle trincee predisposte sui fondali. Per poter procedere a ciò si è reso necessario realizzare una piarda di 140mila metri quadrati, spazio guadagnato al mare in tre anni di lavoro e sospeso a metà fra mare e terra, che comprende anche l’impianto di varo per la messa in acqua dei cassoni.


calcestruzzo Il varo dei cassoni. Al termine della costruzione, i cassoni saranno varati tramite una piattaforma ascensore (sistema syncrolift) e trasportati nelle loro sedi nei fondali delle bocche di porto. Il trasferimento dei cassoni è stato studiato dalla norvegese Tts Handlying Systems, che ha ideato carrelli speciali su rotaie che s’infilano sotto i cassoni, lo sollevano e lo trasportano sulla piattaforma. Le rotaie verranno posate in avanzamento durante la fase di trasferimento e poi rimosse.

I cassoni. Con un peso medio di 23mila t l’uno, sono realizzati con circa 8mila mc di calcestruzzo e hanno una soletta di fondo con base da 2mila a 3 mila mq, realizzata su 120 pilastri alti 2,30 m, per creare lo spazio utile per i carrelli di trasferimento, e pareti da 25 a 50 cm di spessore che disegnano le celle interne. Le solette di fondo vanno gettate in un’unica soluzione e il cantiere è organizzato per un getto continuativo di 15/18 ore, con un impianto di betonaggio autonomo e approvvigionamenti perfettamente organizzati.


La Bocca di porto di Lido | le due schiere di paratoie Com’era

Come sarà laguna

bocca di porto di Lido 1 porto rifugio e conca di navigazione 2 spalla 3 schiera di paratoie 4 nuova isola e spalle 5 schiera di paratoie 6 spalla

mare

7 scogliera I lavori. Nella Bocca di Porto di Lido sono previste due schiere di paratoie: una sul canale di Treporti con 21 paratoie e una sul canale di San Nicolò con 20 paratoie. Al centro la nuova isola artificiale dove sono stati previsti edifici tecnici in grado di alloggiare le attrezzature e i macchinari per il funzionamento del sistema di paratoie. La prima fase di realizzazione dell’isola ha previsto la scogliera con materiale lapideo poi riempito. successivamente è iniziata la realizzazione delle opere di spalla con i cassoni cellulari.

Il cantiere di Mose Treporti. Si sviluppa sul lato nord-est della bocca di Lido e comprende le opere di spalla ovest della nuova isola artificiale formata al centro della bocca di Lido, le opere di protezione fondali e formazione dei recessi di barriera in corrispondenza del canale navigabile verso Treporti, la formazione dei bacini di porto rifugio lato mare e lato laguna (comunicanti attraverso una conca di navigazione) nelle aree prospicienti il lungomare Dante Alighieri a Punta Sabbioni (Cavallino Treporti).


calcestruzzo La tura di prefabbricazione. Il porto rifugio lato mare è utilizzato temporaneamente come tura di prefabbricazione dei cassoni di Treporti. Il bacino ha un’impronta di circa 600 m per circa 110 m e la quota di fondo si trova a – 8,70 m sotto il livello del medio mare. La tura verrà riallagata solo quando tutte le attività previste nei cassoni verranno completate e le attività di allagamento in circa 25 giorni, molto lentamente, in modo da minimizzare eventuali squilibri idraulici.

Il varo dei cassoni. In base alla spinta idraulica dell’acqua e al loro peso iniziale i cassoni assumeranno una posizione di galleggiamento e sino a che non verranno collocati in mare aperto, saranno zavorrati. Poi si porterà in galleggiamento un cassone alla volta, accoppiato a uno speciale catamarano che eseguirà il trasporto dal bacino di prefabbricazione, fino alla posizione prevista. Il cassone, affondato su selle d’appoggio provvisorio e verrà unito agli altri e l’intercapedine tra cassone e sottofondazione verrà intasata.


L’isola artificiale. Sono previsti edifici tecnici per le attrezzature e i macchinari di funzionamento del sistema di paratoie: l’edificio compressori per il pompaggio dell’aria; l’edificio quadri elettrici e l’edificio gruppi elettrogeni (solo per le emergenze, perché l’alimentazione principale verrà dalla rete nazionale). Sono previsti edifici minori.

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dotata di attacchi rapidi, predisposto a lato della porta stagna di ingresso. I gruppi afferenti a una paratoia potranno essere azionati contemporaneamente tramite l’impiego di due centraline idrauliche carrellate. Il gruppo cerniera – connettore comprende, infine, tutte le parti impiantistiche necessarie per il funzionamento delle paratoie. Tra queste, i tubi per il flusso dell’aria necessaria al loro movimento e le connessioni elettriche e meccaniche degli strumenti che rilevano l’esatta inclinazione di ciascuna paratoia in funzione. I singoli componenti del gruppo cerniera – connettore, che sono dimensionati per eventi di marea e di moto ondoso millenari, possono essere agevolmente ispezionati in modo da verificarne la piena efficienza.

IL NUOVO CANTIERE

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I cantieri I lavori, che procedono contemporaneamente alle tre bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia, hanno un avanzamento di oltre il 65%. I cantieri sono organizzati per ricevere materiali, macchinari e personale quasi interamente via mare, per non interferire con il territorio litoraneo. Inoltre, al fine di non interferire con le attività economiche, marittime e portuali, i lavori vengono svolti senza interrompere mai la transitabilità dei canali, ma convergendo sempre sulla metà di ciascuna bocca.

La bocca di porto di Chioggia Il cantiere della bocca di Chioggia è quello posto più a sud delle tre bocche ed è stato affidato alla società Condotte spa che esegue i lavori attraverso la propria società Clodia scarl. La metodologia impiegata ha previsto l’immediata realizzazione di una tura con una depressione di 14 metri al disotto del livello medio del mare, strappando complessivamente una superficie di 90mila metri quadrati alle acque. Per realizzarla è stata necessaria una fase di dewatering successiva all’infissione di 1,8 km di palancolato metallico, spinto fino a una profondità di 35 metri. Una volta completate le operazioni, si procederà con una fase di watering dell’area che durerà all’incirca un mese di tempo. Tutte queste operazioni sono di carattere «one shot» e non permettono il minimo errore o ritardo. La tura, una volta restituita alla navigazione, consentirà il riparo e il transito a pescherecci e imbarcazioni in laguna quando le paratoie saranno in funzione per un evento di acqua alta, chiudendo temporaneamente l’accesso al canale di bocca. Complessivamente due sono i bacini, uno lato mare e uno lato laguna, collegati da una doppia conca di navigazione. Per gestire la spinta dell’acqua e permettere alle maestranze di lavorare in un ambiente sicuro e protetto si è reso necessario deprimere

anche la falda sottostante, quella che premeva il terreno verso l’alto. L’aspetto maggiormente importante è stato quello di riuscire a mantenere il livello di funzionamento ridondato dei pozzi profondi che pescano a 35-38 metri dal medio mare, per garantire che il fondo della tura non si sollevasse, che non subendo fenomeni di sifonamento. Giornalmente è stato effettuato un emungimento di 2.500 metri cubi giorni, con punte di 4mila metri cubi d’acqua pompati, trattati attraverso appositi filtri e reimmessi nel mare. Grazie a sistemi di schermatura idraulica si è potuti scendere con la portata emunta. Tutti i pozzi sono stati collegati attraverso una rete di sensori e di alimentazione elettrica ridondata in modo che non si potesse verificare mai un fermo anomalo di tali apparecchiature. I cassoni vengono all’interno della tura, attraverso una sequenza di 15 fasi esecutive. Tutte le fasi di getto sono legate a una precisa tempistica sull’analisi coattiva stabilita dal progettista. Tutti gli approvvigionamenti sono avvenuti attraverso l’utilizzo di una logistica terra-mare; i mezzi autocarrati, le tecnologie prefabbricate sono giunte in cantiere attraverso l’utilizzo di appositi pontoni di proprietà della Condotte spa. L’unica lavorazione che è stata eseguita direttamente in situ è il confezionamento del calcestruzzo, in quanto per ogni cassone era necessario l’approntamento di varie tipologie di calcestruzzo (in particolare di calcestruzzo Scc) per complessivi 8mila metri cubi, materiali e quantitativi impensabili da far giungere via mare. Tutti i cassoni sono dotati di accellerometri e inclinometri che monitorano l’assetto del cassone durante tutte le fasi di spostamento del cassone che si interfacceranno con sistemi satellitari e attraverso dei software consentono di stabilire la corretta posizione di affondamento e monitorare tutta la fase di navigazione del cassone. Ogni cassone è stato dotato di quattro pistoni posizionati lungo la piastra di fondazione, che garantiranno l’orizzontalità di tutti i sei cassoni una volta che toccheranno il fondale marino. I pistoni lasceranno un’intercapedine di 50 cm tra il fondo della piastra e il fondale marino che verrà successivamente colmata attraverso l’utilizzo di geobags riempiti con iniezioni subacque. I fondali sono stati trattati con un materassino zavorrato che si estende per circa 200 metri a monte e a valle della struttura, posato mediante un pontone con una struttura metallica appositamente realizzata. La Bocca di porto di Malamocco La bocca di porto di Malamocco, posizionata centralmente a confine con il lembo settentrionale dell’isola di Pellestrina, è stata affidata a


calcestruzzo

Perimetro area del Demanio Civile in concessione al Consorzio Venezia Nuova

1 Cantieristica per manutenzione paratoie del Mose 2 Cantieristica per manutenzione mezzi di Servizio e monitoraggio del sistema 3 Gestione (area della Novissima e dei Lamierini)

tramite una piattaforma ascensore (sistema syncrolift) e trasportati nelle loro sedi nei fondali delle bocche di porto. Su entrambe le sponde sono già avanzate le strutture di contenimento dei cassoni di «spalla» della schiera di paratoie. Nel canale di bocca sono quasi ultimati gli interventi di predisposizione della trincea dove verranno installati i cassoni di fondazione delle paratoie e il consolidamento del fondale sottostante, mentre è ultimata la protezione dei tratti adiacenti, per evitare fenomeni erosivi. Parte di questo cantiere è l’impianto di varo, una soluzione brevettata da Rolls Royce Naval

Marine Corporation, costituito da una piattaforma ascensore e realizzato in parte direttamente in cantiere. Il trasferimento dei cassoni è stato studiato dalla norvegese Tts Handlying Systems, che ha ideato carrelli speciali su rotaie che s’infilano sotto i cassoni, lo sollevano e lo trasportano sulla piattaforma. Le rotaie verranno posate in avanzamento durante la fase di trasferimento e poi rimosse. L’isola artificiale nella Bocca di Porto di Lido La realizzazione dell’isola artificiale ha comportato una fase preparatoria molto comples-

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L’area dell’Arsenale nord. La progettazione ha previsto anche la fase di manutenzione: una volta completato il sistema, tutte le paratoie saranno soggette a regolare manutenzione nell’area dell’Arsenale nord che verrà debitamente predisposta per accogliere una catena di montaggio in grado di lavare le paratoie, effettuare le riparazioni, sabbiarle, verniciarle e successivamente stoccarle in attesa di esser nuovamente posizionate in mare.

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GrandiLavori Fincosit spa. In questo cantiere vengono realizzati i cassoni di spalla e di soglia sia per la bocca di Malamocco che per una delle due bocche di Porto di Lido- San Nicolò. Lungo il lato mare è stata preventivamente realizzata una scogliera curvilinea con un andamento di circa 1.300 metri con la doppia funzione di smorzare la vivacità delle correnti di marea e di realizzare un bacino di acque calme a protezione della conca di navigazione per le grandi navi dirette a Marghera, in corso di realizzazione. La presenza della conca di navigazione eviterà qualsiasi interferenza negativa con le attività portuali quando le paratoie saranno in funzione. Non potendo lavorare direttamente sul fondo del mare, causa le difficili condizioni e l’impossibilità di chiudere le bocche alla navigazione, è stato deciso di prefabbricare gli elementi di fondazione a terra e di posizionarli solo successivamente nelle trincee predisposte sui fondali. Per poter procedere a ciò si è reso necessario realizzare una piarda di 140mila metri quadrati, spazio guadagnato al mare in tre anni di lavoro e sospeso a metà fra mare e terra, che comprende anche l’impianto di varo per la messa in acqua dei cassoni. Inizialmente è stata realizzata una conterminazione perimetrale con roccia, preso la sabbia dal bacino antistante e pompata all’interno colmando l’area. Poi è stato realizzato uno strato poroso di breccia e di materiale arido, seguito da 30 cm di misto cementato materiale inerte con cemento per dare stabilità a tutto. I cassoni, che hanno un peso medio di 23mila t l’uno, realizzati con circa 8mila mc di calcestruzzo, sono costituiti da una soletta di fondo a base variabile da 2mila a 3 mila mq, realizzata su 120 pilastri alti 2,30 m, per creare lo spazio utile all’inserimento di carrelli di trasferimento, e pareti da 25 a 50 cm di spessore che disegnano le celle interne. Il solai superiori sono previsti in lastre predalles. Le solette di fondo dei cassoni presentano alcune caratteristiche progettuali che hanno influenzato l’organizzazione del cantiere e la scelta delle soluzioni costruttive. Innanzitutto, devono essere gettate in un’unica soluzione. Per questo motivo il cantiere è organizzato per sostenere un getto continuativo di 15/18 ore, con un impianto di betonaggio completamente autonomo e una catena di approvvigionamenti perfettamente organizzata. In secondo luogo, l’elevato contenuto di acciaio dei cassoni (fino a un massimo di 500 kg di ferro per mc di calcestruzzo, vale a dire una media di 300-350 kg di ferro / mc per cassone) è stato determinante nello studio del sistema di casseratura delle solette di fondo. Al termine della costruzione, i cassoni saranno varati


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Il calcestruzzo | Ambiente e dinamiche speciali

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Per la realizzazione dei cassoni di soglia e di spalla all’interno dell’area di cantiere della bocca di Malamocco e Lido San Niccolò, GrandiLavori Fincosit ha scelto Calcestruzzi. Fin da subito è emerso che la fornitura di tecnologia non dovesse limitarsi al cantiere ma dovesse esser frutto di un pensiero progettuale a scala territoriale. Il prodotto calcestruzzo doveva rispondere a tre requisiti: doveva essere trasportabile, sicuro e durevole. Il tema della trasportabilità all’interno della laguna veneta Calcestruzzi ha preso organizzato tutta la movimentazione delle attrezzature e tutti i gli approvvigionamenti via mare, in modo da svincolare completamente la viabilità dell’isola di Pellestrina. La sicurezza del prodotto ha comportato un’attenta analisi del territorio limitrofo, con la ricerca di giacimenti degli aggregati (sabbia, ghiaia, inerti) che potessero dare oltre alla qualità richiesta dal capitolato e implementata secondo il know how Calcestruzzi, anche una durata e costanza tipologica nell’approvvigionamento lungo tutto l’arco della realizzazione delle opere in calcestruzzo armato. Circa il terzo requisito, la durevolezza delle opere, storicamente Calcestruzzi ha sempre confezionato cls in grado di resistere all’azione aggressiva dell’ambiente marino, ma per questo progetto si è deciso di mettere a punto un prodotto innovativo, frutto di 10 anni di studi e ricerche effettuate presso il Laboratorio del gruppo Italcementi di Brindisi d’intesa con l’Università di Napoli. È nato così il Marine Concrete, un calcestruzzo in grado di resistere a diverse azioni corrosive quali quelle esercitate da cloruri e solfati, dall’azione meccanica esercitata dalle onde e dal conseguente azione del bagnasciuga in grado di fornire prestazioni maggiormente elevate. Una volta decisi questi primi tre ma fondamentali punti, si è proceduto all’analisi del cantiere e delle varie dinamiche di confezionamento e getto del calcestruzzo. Tutti i materiali sono stati imbarcati lungo le banchine di Marghera e poi scaricati direttamente sull’area di cantiere di Pellestrina attraverso l’utilizzo di pontoni dedicati e, anche in caso di mare grosso, si è preventivamente predisposto uno scivolo in mare in modo che potesse attraccare altre tipologie di imbarcazioni con pontile a ribalta. A lato dell’ area di costruzione, area strappata al mare tramite riempimento idraulico, è stato installato un impianto di betonaggio che apparentemente poteva sembrare singolo ma nella realtà erano due impianti completamente autonomi affiancati, dotati di sistema ausiliario di cogenerazione per l’energia elettrica. Questa soluzione è stata adottata per non interrompere la produzione di calcestruzzo, soprattutto nelle fasi di getto delle platee in un’unica soluzione, in cui veniva richiesta

una quantità di calcestruzzo con un range dai 1500 ai 2000 mc. Gli impianti sono tutti dotati di stoccaggio di materiali con una capacità di garantire fino a 10 giorni di produzione in più, per eventuali avversità climatica di impedimento all’approvvigionamento di materiale. Il calcestruzzo L’ambiente in cui vengono realizzati questi cassoni può esser considerato a tutti gli effetti marino, soprattutto una volta che verranno adagiati lungo il fondale della bocca. Fino al momento dell’inabissamento i tecnici Calcestruzzi hanno previsto una situazione ambientale che potesse rientrare nella tipologia della classe di esposizione xs3. Una volta completate le operazioni che porteranno all’affondamento completo dei cassoni, grazie anche alla prevista impregnazione dei setti più interni che evita l’effetto macrocoppia, i cassoni sono inquadrabili in una esposizione ambientale xs2 (perennemente sommersi). Un altro dato che ha influenzato la realizzazione del mix design è stata la presenza di una fitta rete di armature di due tipologie (acciaio normale e inox) presente all’interno degli elementi del cassone. Da qui la scelta di adottare aggregati con due diametri massimi 25 mm e 16 mm, il primo utilizzato nel calcestruzzo S5 per le strutture orizzontali con l’aggiunta di sra all’interno del Rck45 XS3, il secondo per le strutture verticali: si è deciso di impiegare un calcestruzzo Scc contenente filler di natura calcarea maggiormente competitivo sotto l’aspetto qualitativo rispetto ad altri filler qualitativamente non costanti a seconda della partita di provenienza. Con diciotto mesi di anticipo sull’inizio della produzione del calcestruzzo e quattro centri studi compresi i laboratori universitari, sono state effettuate prove di caratterizzazione sulle miscele; prove di filling ability (slump flow, v-funnel), passing ability e resistenza alla segregazione dinamica (l-box). Per rispondere alle specifiche esigenze del progettista, si sono svolte prove in regime adiabatico e semiadiabatico in grado di dare risposte su due temi fondamentali: i ritiri igrometrici e la deformazione viscosa, a ricercando il creep puro (deformazione viscosa depurato del valore di ritiro igrometrico). L’ambiente marino è fra i più aggressivi per le opere in calcestruzzo armato. All’azione meccanica dovuta ai moti delle masse d’acqua (onde, spruzzi) si assomma l’azione degradante dei sali contenuti in forte concentrazione nell’acqua di mare. Uno degli elementi principali da tenere presente durante le fasi di realizzazione del mix design è l’effetto che il cloruro di sodio (NaCl) produce sulle strutture, abbreviandone la vita utile di esercizio dell’opera a mare a causa della corrosione indotta sui ferri di armatura. A dispetto di altri tipi di

cloruro, il NaCl agisce infatti sulle barre d’armatura per corrosione localizzata una volta, che è riuscito a raggiungerle attraverso meccanismi di trasporto legati alla porosità diffusa o locale del conglomerato o alle vie preferenziali di veicolazione (fessure). Per evitare che tale fenomeno potesse agire, i tecnici Calcestruzzi hanno indirizzato le ricerche sull’ implementazione della resistenza al pitting dell’acciaio attraverso epoxy coat o zincatura; sulla massimizzazione dell’impermeabilità della miscela, miglioramento della protezione apportata dal copriferro; per rendere il tempo di percorso del cloruro (dalla superficie della struttura fino alle armature metalliche) superiore alla vita attesa di servizio, è necessario rispettare due condizioni. La prima è un basso rapporto a/c per rendere il calcestruzzo poco poroso e quindi difficilmente penetrabile dal cloruro, la seconda è di realizzare un copriferro di spessore adeguato (40 mm per le opere in ca e 50 mm per le opere in cap) per allungare il cammino che deve percorrere il cloruro per arrivare ai ferri. Inoltre si provveduto a una progettazione, esecuzione e cura dell’elemento che minimizzi il rischio di fessure attraverso l’utilizzo di un agente sra (shrinkage-reducing admixtures) che in fase di curing, indurimento e maturazione eliminasse il rischio di fessure cercando di dare la massima stabilità del prodotto. L’impermeabilità della struttura è stata perseguita sia ottimizzando la miscela sia attraverso la progettazione e la messa in opera. Progettare una miscela ad altissime prestazioni che non tenga però conto né dei ritiri di varia natura né della cura da porre nel getto (compattazione, altezza di caduta, pulizia dei casseri) e nella fase post-getto (tempo di riposo nei casseri, stagionatura umida) ha significato impiegare maggiori risorse perché i cloruri, sia per capillarità che per diffusione, potrebbero potenzialmente esser in grado di raggiungere e aggredire le barre d’armatura. Un calcestruzzo autocompattante garantisce il riempimento omogeneo del cassero, anche se di forma complessa e contenente armatura con bassi valori di interferro. I conglomerati a base cementizia soffrono di due naturali conseguenze alla loro maturazione: il riscaldamento per la reazione esotermica di idratazione del cemento e la riduzione del volume nel tempo per la migrazione dell’acqua di impasto non legata chimicamente al cemento. Queste due conseguenze possono portare a dissesti notevoli nei manufatti se non governate da una sapiente gestione del mix-design e della cura dei getti. Minimizzare la quantità di legante, contenere il rapporto acqua/cemento, combinare gli aggregati in favore di quelli a più grande diametro

sa: la boccha di porto di Lido è stata attraversata in teleguidata per consentire di portare sulla futura isola tutti i servizi di elettricità, telefono, e fibre ottiche che necessitano al sistema di controllo del Mose, oltre ad alimentazioni idriche e di gas. Sull’isola sono stati previsti edifici tecnici in grado di alloggiare le attrezzature e i macchinari per il funzionamento del sistema di paratoie. Si tratta di 3 edifici principali: l’edificio compressori per il pompaggio dell’aria e che serviranno sia per la bocca di Lido che per quella di Treporti

(alla bocca di Lido gli edifici tecnici servono entrambe le bocche, tant’è che sono compartimentati e simmetrici); l’edificio quadri elettrici; l’edificio gruppi elettrogeni (che verranno impiegati in caso di emergenza, perché l’alimentazione principale verrà garantita dalla rete nazionale). Inoltre sono previsti numerosi edifici minori: magazzino, stoccaggio gasolio, raffreddamento compressori, impianti antincendio. Successivamente agli edifici principali avverrà il completamento del tunnel, in parte realizzato in isola dall’impresa che lavora sul

lato di Treporti. Il tunnel ha l’entrata per tutti gli edifici, oltre a essere collegato con il cassone di spalla. La sistemazione finale dell’isola è attualmente in fase di elaborazione da parte degli ingegneri Iuav, che prevedono innanzitutto un mascheramento del sistema per chi arriva dal mare. Parte dell’isola, non dedicata al Mose, sarà aperta al pubblico. Analoghi spazi pubblici sono previsti sulla parte di San Nicolò. La prima fase di realizzazione dell’isola ha previsto la scogliera con materiale lapideo poi riempito. Entrambe le imprese


Il cantiere di Pellestrina è un villaggio in costruzione aperto 365 giorni l’anno, un villaggio in riva al mare. Le miscele per la fornitura sono state approntate in tre versioni, con tre diversi tipi di additivi superfluidificanti da utilizzare in funzione della temperatura ambiente (registrata da apposita centralina meteo). Tale soluzione permette di mantenere la lavorabilità e i tempi di presa ideali in tutte le stagioni dell’anno. Il capitolato d’appalto prevede dei tempi di mantenimento del cassero capienti, per poter garantire una maturazione umida e in condizioni termiche ottimali dei getti, a favore dell’integrità del copriferro.

calcestruzzo

il Cantiere

I controlli

terminata dal fatto che gli strati corticali, da una parte, dissipano una maggiore quantità di calore rispetto al nucleo e, dall’altra, proprio per la ridotta conducibilità termica del conglomerato, ostacolano la dissipazione del calore prodottosi nel nucleo della struttura. Tale gradiente termico può determinare la comparsa di indesiderati quadri fessurativi nel calcestruzzo i quali possono interessare la struttura già dopo qualche ora dalla ultimazione dei getti. Le aggiunte sono ottimi coadiuvanti alla produzione di calcestruzzi impermeabili e a basso calore di idratazione. Le aggiunte agiscono infatti in duplice modo sulla microstruttura della pasta cementizia, da un lato si nota la chiusura meccanica dei pori per la finezza delle aggiunte, dall’altro le aggiunte reagiscono con la calce liberata dall’idratazione del cemento, combinandosi in idrosilicati di calcio secondari (simili ai composti che danno la resistenza meccanica ai prodotti a base cementizia) che riducono le microporosità della pasta.

Fibrorinforzato Fra le miscele richieste si annovera un calcestruzzo con fibrorinforzo che possa contare su una resistenza a trazione residua di 2 mpa ad apertura di fessura pari a 3.5 mm (Cmod). Tale miscela, ad alta tenacità e resistenza agli urti, è impiegata per il massetto di protezione sommitale dei cassoni di soglia. Il raggiungimento del target di resistenza residua è stato definitivo dopo una lunga serie di prove su fibre di diversa natura e geometria; la scelta finale è caduta su una fibra d’acciaio made in Italy dal rapporto d’aspetto (lunghezza/diametro) elevato.

operanti sui due lati dell’isola (Grandi Lavori Fincosit sul lato di San Nicolò e Ing. Mantovani su quello di Treporti) sono quindi partite con la realizzazione delle opere di spalla. Si è optato per una soluzione a cassoni cellulari, in linea con il progetto originario, che sono stati prefabbricati presso gli impianti Grandi Lavori Fincosit di Taranto e Civitavecchia, arrivati a Venezia a rimorchio, e poi affondati in opera. Per parte dei cassoni sono state già completate le sovrastrutture. Quindi sia sui cassoni andatori di spalla nord che di spalla sud,

la configurazione dell’opera è quella finale. In corrispondenza dei due recessi dei cassoni di spalla, le sovrastrutture sono state completate insieme agli edifici posizionati sui cassoni di spalla. Quindi si è proceduto alla posa dei palancolati, perché gli edifici sono fondati a una quota inferiore rispetto al livello medio mare. All’interno dei palancolati sono stati gettati tamponi di fondo in calcestruzzo subacqueo. Terminata questa operazione si è provveduto ad aggottare l’acqua, gettare il magrone di fondo e impostare gli edifici con il solettone di base.

La Bocca di porto di Lido Nella Bocca di Porto di Lido sono previste due schiere di paratoie: una sul canale di Treporti con 21 paratoie e una sul canale di San Nicolò con 20 paratoie. Il cantiere di Mose Treporti si sviluppa sul lato nord-est della bocca di Lido e comprende le opere di spalla ovest della nuova isola artificiale formata al centro della bocca di Lido, le opere di protezione fondali e formazione dei recessi di barriera in corrispondenza del canale navigabile verso Treporti, la formazione dei bacini di porto

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e scegliere leganti a basso calore di idratazione conducono al duplice obbiettivo di abbassare il valore di innalzamento della temperatura nel manufatto (quindi il differenziale fra nucleo e periferia dell’opera) e di contenere il valore di ritiro idraulico. In particolare, per quanto concerne il ritiro idraulico, è stata impiegata una matrice silico-calcarea di aggregati in grado di occupare il maggior volume possibile nella miscela ha condotto a due vantaggi: diminuire il contenuto d’acqua efficace (cfr. regola di Lyse) e porre uno scheletro rigido, poco deformabile in opposizione alla contrazione di volume. L’aggiunta di un agente antiritiro sra ha permesso di agire sulla tensione superficiale dell’acqua non legata chimicamente presente nei micropori della struttura cementizia; il risultato misurabile di tale aggiunta è la riduzione significativa del ritiro igrometrico del calcestruzzo. La disomogeneità dei valori di temperatura all’interno di un elemento in calcestruzzo di grande spessore è de-

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I responsabili della qualità di GrandiLavori Fincosit e di Calcestruzzi hanno messo a punto un Piano di controllo della qualità che viene periodicamente verificato nell’implementazione durante meeting dedicati. L’impianto di Pellestrina è certificato in conformità alla Iso 9001 per la Gestione del sistema qualità. Il Pcq è esteso sia alle materie prime che ai prodotti finali, le caratteristiche allo stato fresco di ogni batch di produzione vengono monitorate con metodi diretti (slump, slump flow) e indiretti (potenza assorbita del premescolatore, pressione delle Atb). Viene inoltre prelevato un campione ogni 100 mc di calcestruzzo prodotto per accertarne la conformità delle proprietà allo stato indurito (resistenza meccanica, penetrazione all’acqua in pressione ecc.).


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Le casseforme | «Rotazione» del materiale

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Le attrezzature provvisionali sia per i cantieri di Malamocco e San Nicolò dell’impresa Grandi Lavori Fincosit, che di Chioggia del consorzio Clodia del gruppo Condotte, sono fornite da Doka Italia. Lo studio delle soluzioni costruttive è stato affinato con un lungo percorso che è partito dalla fase di progettazione preliminare e si è concluso con la fase di realizzazione in cantiere. Questo processo ha portato alla scelta delle attrezzature più idonee a rispettare i requisiti progettuali e a individuare le dotazioni che consentissero una rotazione del materiale in cantiere, con l’obiettivo primario di rispettare il programma lavori. Nonostante la forte similitudine tra i due cantieri di Malamocco e Chioggia (dove vengono realizzati i cassoni di fondazione), la scelta delle singole imprese di adottare un metodo di varo differente (Malamocco mediante carrelli speciali e piattaforma ascensore mentre Chioggia per mezzo di un processo di watering in tura) ha richiesto l’adozione di soluzioni differenti, soprattutto per quanto riguarda la puntellazione delle solette di fondazione. Nel cantiere di Malamocco, ogni cassone di soglia è previsto venga sorretto da pilastri all’interno dei quali si posizioneranno i carrelloni per il trasporto alla postazione di varo del syncrolift. Per tale motivo la soletta di fondazione si presenta sopraelevata e la stessa deve sostenere, oltre al peso proprio, anche il carico derivante dal getto delle elevazioni e del primo livello di solai di tutto il cassone. Solo dopo questa fase può avvenire lo scassero della soletta. Questo ha imposto la necessità di studiare il cassero di fondo in modo tale da consentire un recupero parziale del materiale dopo 7 giorni dal getto, per portarlo in avanzamento sul getto successivo. Il cassero è stato diviso in aree di colore diverso, anche per facilitarne il riconoscimento ai carpentieri.

I pannelli di rivestimento neri corrispondono al reticolo dei getti in elevazione che, dovendo sostenere il peso delle pareti e del solaio di copertura delle celle, sono stati allestiti con un sistema di puntellazione ad alta portata (100 kN). I pannelli gialli, invece, corrispondono alla base delle celle dei cassoni e, dovendo portare solo il peso proprio del solaio di fondo, richiedono una puntellazione di tipo classico. Il cassero riproduce quindi esattamente la geometria di ogni cassone, con l’obiettivo di rimuovere e recuperare il materiale nelle aree gialle e portarlo in avanzamento sul cassone successivo, lasciando in opera solo la parte nera. Nel cantiere di Chioggia, invece, la soletta di fondazione poggia sul fondale della tura, con la sola interposizione di un tappeto speciale che consenta l’infiltrazione al suo interno dell’acqua in pressione. La geometrie dei cassoni di soglia del Mose è costituita da una serie di reticoli di celle stagne e di corridoi di ispezione. Mentre nel cantiere di Chioggia le pareti che delimitano le celle principali sono di spessore costante per tutta l’altezza, a Malamocco le pareti presentano in sommità una mensola in aggetto, che deve sostenere le lastre prefabbricate per il getto dei vari livelli di solaio. Quindi, oltre ad aver sviluppato uno studio dettagliato delle elevazioni che consentisse la realizzazione delle svariate forme delle celle, con l’impiego di cassero Framax Xlife e angoli di disarmo, nel cantiere di Malamocco si è studiato un cassero metallico speciale per la parte in aggetto. L’impiego di Framax Xlife con angoli di disarmo ha consentito una sistematicità delle operazioni e, di conseguenza, una velocizzazione del lavoro. La cassaforma per il vano, infatti, viene sfilata dal calcestruzzo come unità di moduli parete e angoli e immediatamente impiegata sulla cella successiva, senza smontaggi intermedi. Tutto questo

processo costruttivo è stato testato con un modulo sperimentale presso lo stabilimento Doka, per il quale sono state provate tutte le fasi di armo, disarmo e movimentazione di macro unità. Le dimensioni delle elevazioni di tutti i cantieri, aventi spessori contenuti per altezze anche rilevanti fino oltre 5 m, e l’alto contenuto di ferro, hanno imposto l’impiego di calcestruzzo scc (self compacting concrete: calcestruzzo autocompattante). Questo ha comportato, a fronte delle elevate pressioni esercitate dal calcestruzzo dovute alle spinte idrostatiche, un aumento della quantità delle legature e, di conseguenza, uno studio dettagliato per eliminare le interferenze fra legature e ferro, che ha impegnato notevolmente la fase progettuale per soddisfare gli alti standard di tolleranze costruttive richieste dai committenti. Un altro requisito prestazionale di complessa soddisfazione è stato l’utilizzo di manicotti che, collegando le barre di legatura passanti, fossero a tenuta idraulica per evitare che, una volta posati i cassoni in acqua, queste zone non subissero infiltrazioni. Ciò è stato pienamente rispettato e comprovato anche da un test in scala reale eseguito in cantiere, fino a una pressione di 2,5 bar. Anche il getto della soletta inclinata, nella zona di alloggiamento delle paratoie, ha richiesto una soluzione particolare. La soletta inclinata in questione presenta una variazione di altezza di circa 4 m e lunghezza 60 m, da gettare in un’unica fase con calcestruzzo scc. In questo caso la necessità di pompare il calcestruzzo dal basso ha consentito di sfruttare il cassero Framax Xlife con bocchettone di getto inglobato. Per la puntellazione dei solai degli edifici tecnologici, con travi ribassate, sull’isola intermedia della bocca di San Nicolò, Grandi Lavori Fincosit ha utilizzato il nuovo sistema di puntellazione leggera Staxo 40. La dotazione complessiva di 1.200 mq viene impiegata per casserare i solai dell’edificio elettrico, compressori e gruppo elettrogeno a servizio del funzionamento delle paratoie mobili. La sua flessibilità d’impiego ha consentito di assorbire gli imprevisti che si sono presentati durante la fase di montaggio dell’edificio. Staxo 40 viene impiegato in abbinata con il sistema per solai Dokaflex. Per la realizzazione delle pareti perimetrali degli edifici, nonché delle vasche, è stato impiegato il sistema per pareti Framax Xlife. Nel caso specifico delle vasche, è stato abbinato con tralicci di puntellazione per getti contro terra, per altezze di getto di 5,20 m. Vista la complessità, la variabilità di soluzioni e l’elevato quantitativo di attrezzature che si sono rese necessarie per i cantieri del Mose, Doka ha dedicato a questo progetto un project manager, che facesse da interfaccia con i cantieri per organizzare le consegne e le rotazioni dei materiali, nonché recepire le svariate richieste progettuali che di volta in volta venivano espresse. La scelta di avere un unico referente per tutti i cantieri si è rivelata e, in quanto ha consentito di affrontare la complessità e i volumi dell’opera con una presenza puntuale e costante.

rifugio lato mare e lato laguna (comunicanti attraverso una conca di navigazione) nelle aree prospicienti il lungomare Dante Alighieri a Punta Sabbioni (Cavallino Treporti). In particolare, il porto rifugio lato mare è utilizzato temporaneamente come tura di prefabbricazione dei cassoni di Treporti. Il bacino ha un’impronta di circa 600 m per circa 110 m e la quota di fondi si trova a – 8,70 m sotto il livello del medio mare. Per mantenerlo all’asciutto è stato preventivamente cinto con diaframmi plastici costituiti

con tecnica Csm lungo il lato terra e con palancole metalliche lungo il lato mare che sono spinte sino a una profondità di -25 m sul medio mare. Lungo il perimetro della tura sono stati posizionati 18 pozzi disposti in due anelli di cui 10/12 sempre funzionanti al fine di mantenere le sottopressioni in corrispondenza della tura controllate entro soglie piezometriche stabilite, costantemente monitorate da sistemi automatici di rilievo. Tutto questo ha permesso di lavorare in completa sicurezza durante le fasi di costruzione dei cassoni.

La tura verrà riallagata solo quando tutte le attività previste nei cassoni verranno completate, ivi comprese la parziale posa degli impianti meccanici ed elettrici; le cerniere, gli arredi temporanei di manovra dei cassoni, i tamponi e i torrini temporanei dei cassoni. Inoltre saranno completate alcune opere propedeutiche all’attività di allagamento come la riconfigurazione dei pozzi inferiori per poterli utilizzare durante le fasi di allagamento e la protezione in scogliera della scarpata lato terra della tura.


Le attività di allagamento verranno eseguite con sistemi di pompe dotate di contalitri in modo da poter controllare la portata giornaliera che dovrà essere strettamente conforme a quanto previsto in progetto; si prevede di allagare la tura in circa 25 giorni, dunque molto lentamente, in modo da minimizzare eventuali squilibri idraulici. A tura allagata verrà rimosso il cofferdam (intercapedine trasversale che separa due compartimenti stagni contigui, vuoto e mantenuto sempre asciutto e pulito) in corrispondenza

della spalla Est, attraverso cui passeranno tutti i cassoni per essere trasportati e affondati nella posizione prevista. In base alla spinta idraulica dell’acqua e al loro peso iniziale i cassoni assumeranno una posizione di galleggiamento e per questo sino a che non verranno collocati in mare aperto, saranno zavorrati per essere stabilizzati sul fondo. Dopodiché si procederà a portare in galleggiamento un cassone alla volta che verrà successivamente accoppiato a uno speciale

possibilità di interfacciamento ai sistemi gestionali più complessi con la possibilità di connettere via Web l’impianto da remoto. Betonwash Moby Oltre alla dotazione di serie di tutti i filtri necessari a intercettare le polveri a bordo dell’impianto, Simem ha sviluppato la versione mobile del sistema di recupero delle acque di lavaggio e del calcestruzzo residuo, più noto come Betonwash che permette di separare, per mezzo di una serie di spirali rotanti all’interno del tamburo inclinato, i materiali solidi con granulometria superiore a 0,15 mm estratti semiasciutti, scaricando le acque reflue, per tracimazione forzata, all’interno di vasche opportunamente predisposta per lo stoccaggio e il reimpiego del ciclo produttivo. Facilmente trasportabile e sollevabile, questa unità non richiede opere di fondazione e integra la vasca in acciaio per lo stoccaggio delle acque riciclate completa di agitatore e pompe di sollevamento. Waterwash È il sistema per il trattamento delle acque sporche in esubero, provenienti da impianti BetonWash oppure da vasche di accumulo acque di lavaggio calcestruzzo: il WaterWash separa i solidi in sospensione, chiarifica l’acqua, disidrata i fanghi, neutralizza il pH permettendo lo scarico delle acque in esubero nell’ambiente. Il sistema è composto da una sezione di neutralizzazione e una di chiarificazione. Le acque di scarico, dopo aver subito il trattamento del BetonWash nel quale vengono eliminati i solidi grossolani, confluiscono in una vasca di raccolta, nella quale sono posti 3 interruttori di livello: i due inferiori abilitano il funzionamento della pompa di alimentazione mentre il più alto abilita la commutazione di apertura di due valvole automatiche che smistano l’acqua chiarificata allo scarico oppure nuovamente alla vasca di raccolta. L’acqua da trattare ha un pH elevato e deve essere neutralizzata mediante il dosaggio di anidride carbonica (CO2), regolato da un pH-metro. La miscelazione e l’omogeneizzazione dell’acqua con la CO2 avviene per mezzo di un eiettore, con riciclo in un serbatoio di neutralizzazione. L’acqua neutralizzata fluisce nel sedimentatore/ispessitore tramite una tubazione nella quale viene dosato del polielettrolita. Il fango precipita e si deposita all’interno del filtro ispessitore posto sotto il fondo del sedimentatore. Delle celle di carico misurano il peso di ogni apparecchiatura, che aumenta fino al set point di saturazione. Quando il sedimentatore è saturo di fango comincia la sequenza di scarico che avviene tramite delle valvole automatiche, con controllo delle varie fasi di apertura e chiusura mediante l’ausilio di microinterruttori fine corsa. Il processo è continuo e il grado di disidratazione del fango è influenzato dal tipo delle lavorazioni fonti degli scarichi e comunque sufficiente a rendere il fango «palabile» in conformità con le leggi vigenti in materia di rifiuti. Un modulo è in grado di chiarificare fino a 25 mc/giorno di acque torbide; portate superiori sono ottenibili affiancando più moduli, utilizzando la medesima pompa.

catamarano che, tramite un sistema di cime opportunamente distribuito nell’ambito della bocca di porto, eseguirà il trasporto del cassone dal bacino di prefabbricazione, attraverso la spalla Est, percorrendo il recesso di barriera fino alla posizione prevista di quel cassone. Infine con adeguati argani e avendo cura di zavorrare il cassone, quest’ultimo verrà affondato fino a farlo poggiare temporaneamente su selle d’appoggio provvisorio precedentemente posizionate. Poi si procederà all’unione del cassone appena affondato con quello

Dicembre 2011 N. 9

L’impianto Super Mobile Si compone di un modulo di stoccaggio inerti, un silos di stoccaggio cemento e di un modulo di mescolazione. Il modulo di stoccaggio inerti integra un telaio sovradimensionato per sopportare le sollecitazioni del trasporto su strada e per trasmettere a terra il carico statico e dinamico in condizione di lavoro senza richiedere opere di fondazione. All’interno sono disposte quattro distinte tramogge di stoccaggio inerti con altrettanti sistemi di estrazione. Il dosaggio degli aggregati avviene a peso grazie

a una bilancia su celle di carico ad alta precisione, con nastro estrattore per il trasferimento dei materiali al trailer di mescolazione. Il trailer è dotato di sponde pieghevoli per supportare la spinta di una rampa, da realizzare con materiale di riporto, per l’alimentazione degli inerti con pala caricatrice. Il silos di stoccaggio cemento è stato concepito con specifiche caratteristiche di mobilità per i tradizionali silos cilindrici di stoccaggio cemento, proprio per consentirne un’agevole trasporto e un ridottissimo tempo di installazione. La struttura dei silos è stata rinforzata per permetterne il sollevamento con un’unica grù senza rischi di deformazione. Tutti i dispositivi accessori, a inclusione della coclea di trasporto cemento, sono stati preinstallati e cablati a bordo dello stesso silos. Le piastre di appoggio a terra sono state progettate per connettersi velocemente a piastre di fondazione. Il modulo di muscolazione è installato sul telaio che ne permette il trasporto su strada, il sollevamento in posizione di lavoro con un unico movimento grù e la stabilizzazione a terra senza bisogno di opere di fondazione. In esso sono installati il mescolatore, con capacità di 2,25 cubi resi, il sistema di aspirazione delle polveri per il mescolatore, il sistema di pesatura del cemento, il sistema di pesatura dell’acqua con contenitori separati per acque pulite e riciclate, il sistema di pesatura degli additivi chimici, il nastro di alimentazione degli inerti al mescolatore, il quadro elettrico contenente anche l’hardware dell’automazione. La cabina comandi e locale additivi è strutturata per sopportare le sollecitazioni di frequenti trasporti e sollevamenti; è un locale coibentato per offrire agli operatori lo stesso comfort di un impianto stazionario. Grazie al cablaggio a bordo macchina dell’impianto che include anche il quadro potenza e gli azionamenti hardware dell’automazione, il collegamento tra la cabina comandi e l’impianto consta di pochi cavi dati e si effettua in pochi minuti. L’automazione a bordo del’Impianto Super permette il controllo del processo, la reperibilità dei dati e la

47 IL NUOVO CANTIERE

In corrispondenza di tutti e tre i cantieri relativi alle tre bocche di porto sono installati impianti di Simem. I prerequisiti e le specifiche descritte dai capitolati hanno orientato la scelta verso gli impianti mobili e in particolare per il cantiere di Malamocco, gestito da Calcestruzzi spa, una soluzione chiamata «supermobile». Vista la straordinaria specificità dell’opera, era richiesta come assolutamente temporanea ogni installazione, con la specifica esigenza di minimizzare le opere propedeutiche di fondazione, prevedendo allo stesso tempo ogni tipo di accorgimento atto alla salvaguardia dell’ambiente. Atri fattori da considerare erano la criticità di alcuni getti (oltre 1000mc in continuo), con l’esigenza di soluzioni di back-up, con due punti di carico, rigorosamente premescolati, indipendenti in grado di far fronte ai picchi di produzione garantendo anche in caso di avaria di uno degli impianti la continuità della produzione. Le linee guida dettate dalla committenza, comuni per i tre cantieri relativi alle tre bocche di porto, hanno così prodotto soluzioni similari che nel caso del cantiere di Malamocco, per il quale Simem si è occupata anche della impiantistica generale, sono composte da due impianti «super mobili» per la produzione di calcestruzzo, due impianti «betonwash 10 moby» per il recupero del calcestruzzo residuo e un impianto «waterwash» per la chiarificazione delle acque di processo.

calcestruzzo

Il betonaggio | Minimizzare l’impatto


Il valore delle competenze | l’Eccellenza Italiana Ing. Alberto Scotti presidente Technital «Il progetto di Venezia è certamente la maggiore sfida della mia carriera avendo dovuto introdurre importanti novità nei metodi e negli strumenti di lavoro e nelle competenze da coinvolgere. È stato necessario affrontare insieme questioni ambientali, sociali e ingegneristiche molte delle quali del tutto innovative. Dal piano generale degli interventi per la salvaguardia di un territorio di 500 milioni di kmq, alla concezione del sistema di difesa dagli allagamenti. Dalla progettazione degli impianti per il funzionamento del sistema, alla progettazione del sistema per gestirlo e mantenerlo efficiente nel tempo. Dalla progettazione di opere complesse in un ambiente fragile e difficile sotto il profilo geotecnico, nel rispetto di tolleranze inusuali per l’ingegneria civile, alla progettazione del gruppo cerniera connettore. Una componente vitale del sistema, senza precedenti per funzioni e per utilizzo, ideata, sperimentata e calcolata con l’obiettivo di una vita utile non inferiore ai 100 anni, come del resto l’intero progetto».

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Ing. Giulio De Polli Impresa Mantovani direttore cantiere di Treporti Cavallino

IL NUOVO CANTIERE

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«Tra gli aspetti più interessanti dell’opera, due sono quelli che mi hanno stimolato maggiormente: il coinvolgimento di molte discipline, il gruppo di lavoro affronta quotidianamente problematiche che implicano aspetti di ingegneria marittima, ambientale, civile, meccanica ed elettrica, sviluppando quindi il know how personale e dell’impresa; la sfida legata alla precisione topografica nei lavori marittimi che stiamo affrontando che ci ha spinto a ripensare l’approccio delle verifiche dimensionali delle opere civili e marittime, dovendole considerare a tutti gli effetti impianti elettromeccanici».

Ing. Massimo Paganelli direttore cantiere di Chioggia, Società Italiana per Condotte d’Acqua spa «La soddisfazione di partecipare a opere come questa è la nostra maggiore motivazione. Il Mose è un progetto complesso e organico, che comprende diverse zone d’intervento, ma viene gestito unitariamente. È un progetto unico nel suo genere, come unica è la laguna di Venezia, che consente di spostare il filo labilissimo di divisione fra mare e terra».

Ing. Davide Palmigiano direttore cantiere di Lido S. Nicolò Grandi Lavori Fincosit spa «La sfida di realizzazione del sistema Mose è stata particolarmente complessa, trattandosi di opere a mare e di aree delicate. Anche nel cantiere di San Nicolò è stata necessaria una gestione logistica peculiare: tutte le forniture per l’isola vengono consegnate con trasporti sia acquei che stradali sula lato di San Nicolò, dove vengono verificate, smistate, ricaricate e trasportate su chiatta fino all’isola».

Ing. Enrico Pellegrini direttore cantiere di Malamocco, Grandi Lavori Fincosit spa «Le tolleranze di costruzione sono molto ristrette e ci hanno imposto una selezione accurata delle tecniche costruttive e dei metodi di controllo. Organizzare un cantiere così vasto e complesso è stata un bella sfida che affronto ogni giorno con un team affiatato di tecnici della mia Società, per garantire la produttività e rispettare i tempi di consegna dell’opera».

Francesco Epis direttore commerciale Calcestruzzi «Il Marine Concrete è un esempio di innovazione del Gruppo Italcementi. È nato nei nostri laboratori di Brindisi agli inizi del 2000, con un progetto di ricerca con l’Università Federico II di Napoli, sulla «Durabilità delle strutture in calcestruzzo armato esposte all’ambiente marino e lagunare a clima temperato». Numerosi test successivi hanno portato a un suo costante miglioramento fino alla messa a punto finale».

Gabriele Basile direttore generale Doka Italia spa «Il reale valore aggiunto di Doka alla costruzione del sistema Mose è rappresentato dalla capacità ingegneristica: sia il knowhow tecnico, derivato dall’esperienza nella costruzione di opere idrauliche complesse, sia il numero dei nostri ingegneri in cantiere a supporto delle imprese. Il risultato sono soluzioni costruttive studiate e verificate nei minimi dettagli per assicurare continuità dei lavori e produttività senza margini di errore».

Ing. Franco Damiani direttore di cantiere di Malamocco Impresa Mantovani «Operare in asciutto a 17 metri sotto il livello del mare per la costruzione degli alloggiamenti delle porte della conca di navigazione è stata la sfida più difficile. L a consapevolezza però di partecipare alla realizzazione di un’opera unica nel suo genere come il Mose è lo stimolo in più che ci porta superare le difficoltà e a raggiungere gli obiettivi prefissati».


Federico Furlani managing director Simem «Simem è fiera di aver fornito tutti gli impianti per la produzione di calcestruzzo per la realizzazione del progetto Mose. In linea con la mission aziendale, questo progetto andrà a salvaguardare il patrimonio artistico e culturale di una delle città considerate tra le più belle al mondo e tutelata, per questo, dall’ Unesco che l’ha inclusa tra i patrimoni dell’umanità. Vista la straordinaria specificità dell’opera, era richiesta come assolutamente temporanea ogni installazione, con la specifica esigenza di minimizzare le opere propedeutiche di fondazione, prevedendo allo stesso tempo ogni tipo di accorgimento atto alla salvaguardia dell’ambiente».

Ing. Franco Damiani, Impresa Mantovani direttore di cantiere di Malamocco Laureato nel 1986 in Ingegneria civile idraulica all’università «La Sapienza» di Roma e specializzato in costruzioni marittime, Franco Damiani collabora con l’Impresa Mantovani dal 2004. Ha sempre svolto la propria attività nell’ambito delle costruzioni marittime: opere civili del circuito acqua di mare di raffreddamento della centrale nucleare di Montalto di Castro; completamento del porto industriale di Porto Torres e opere di salvaguardia della laguna di Venezia. Ing. Giulio De Polli, Impresa Mantovani direttore cantiere di Treporti Cavallino 39 anni, ingegnere civile edile, laureato alla facoltà di Ingegneria dell’Università di Padova, collabora con l’Impresa Mantovani dal 2000. Ha sempre seguito lavori di costruzione di infrastrutture nell’ambito della Laguna di Venezia: formazione di banchine del Porto di Chioggia (Aspo); interconnessione dei sistemi acquedottistici di Venezia e Chioggia (Vesta – Asp); lavori di dragaggio dei canali di Marghera (Autorità portuale di Venezia) fino agli studi preliminari del Mose con il successivo sviluppo dei lavori in qualità di direttore di cantiere. Ing. Massimo Paganelli, Società Italiana per Condotte d’Acqua spa, direttore cantiere di Chioggia Laureato in Costruzioni idrauliche e specializzato in costruzioni marittime, Massimo Paganelli lavora dal 1991 in Società Italiana per Condotte d’Acqua. Lavora nell’ambito delle costruzioni marittime: dal completamento del porto industriale di Cagliari nel 90 in poi, si dedica quasi interamente alla salvaguardia della laguna di Venezia. Ing. Davide Palmigiano, Grandi Lavori Fincosit spa direttore cantiere di Lido S. Nicolò Davide Palmigiano ha 42 anni, è laureato in Ingegneria Civile Idraulica al Politecnico di Bari e dopo alcuni anni alla Rilter per la realizzazione del Sistema Informativo del Demanio Marittimo (Sid), nel 1998 è approdato in Grandi Lavori Fincosit, dove prima del Mose, ha seguito in Italia cantieri per importanti infrastrutture portuali a Civitavecchia e Taranto e i lavori per il restauro statico e architettonico dell’isola del Lazzaretto Vecchio a Venezia. Ing. Enrico Pellegrini, Grandi Lavori Fincosit spa direttore cantiere di Malamocco Enrico Pellegrini ha 48 anni, è laureato in Ingegneria Civile Idraulica all’Università di Roma «La Sapienza» ed ha seguito in Grandi Lavori Fincosit, in Italia e all’estero, i cantieri di importanti opere: il mega porto di Ras Laffan e la banchina Qafac di Umm Said in Qatar; il porto turistico di Roma a Ostia; il recupero dell’isola di Sant’Erasmo (Venezia) e il mega Impianto di varo «Syncrolift» di Malamocco (Venezia).

L’inserimento paesaggistico delle nuove opere Per le tre bocche, ridisegnate dal Mose, sono stati progettati dallo Iuav (l’Istituto universitario di architettura di Venezia) interventi di inserimento architettonico e paesaggistico delle nuove strutture: aree verdi, percorsi pedonali e altre strutture andranno a valorizzare questi nuovi spazi e a renderli fruibili da veneziani e turisti. Il Mose diventa parte integrante del paesaggio di confine tra mare e laguna. Il resto dell’opera, quella che sta sott’acqua, non turberà né la vista né i naviganti. La Manutenzione e gestione Nel 2006 con la concessione da parte del Demanio al Consorzio Venezia Nuova di parte dell’Arsenale nord, si è andato a definire uno degli insediamenti più importanti per quest’area destinato alle attività di gestione, controllo operativo e manutenzione del sistema Mose, ma anche al monitoraggio e al mantenimento funzionale dell’intero ecosistema lagunare. Queste attività rappresentano per Venezia e l’Arsenale un’occasione strategica di grandissimo rilievo rispetto all’attivazione e all’organizzazione di professionalità qualificate, confermando e ampliando un processo di sviluppo occupazionale già attivato con le opere in corso per la realizzazione del Mose. La riconversione dell’Arsenale nord come sede di attività di ricerca e produzione è destinata ad avere importantissime ricadute economiche per l’intera città storica e per il territorio nel suo complesso. Si ringrazia per la collaborazione il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - Magistrato alle Acque di Venezia e il suo concessionario Consorzio Venezia Nuova © RIPRODUZIONE RISERVATA

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«Nel 2005, quando venne chiesto a Fip Industriale se accettava la sfida di partecipare alla costruzione dell’opera di ingegneria idraulica più grande e innovativa che fosse mai stata progettata al mondo, assieme a un sentimento di profondo orgoglio, non nascondo che provammo anche un certo timore. Infatti non esistevano precedenti del genere, nessun riferimento cui ispirarsi, ci sosteneva solo il coraggio di osare e la consapevolezza delle nostre capacità. Oggi, dopo aver preso parte alla progettazione del cuore del sistema, il connettore-cerniera, e alla sua realizzazione prima come prototipo e poi come serie, possiamo, oltre all’orgoglio, aggiungere la grande soddisfazione di aver centrato tutti gli obiettivi prefissati e aver contribuito alla scrittura di un nuovo capitolo dell’ingegneria strutturale, per un’opera unica al mondo».

Ing. Alberto Scotti, presidente Technital Laureato in ingegneria al Politecnico di Milano ha maturato la sua esperienza in Italia e all’estero nella progettazione di importanti infrastrutture per amministrazioni pubbliche, per clienti privati e per imprese di costruzione. È stato responsabile della progettazione di terminali marittimi per Lng in Australia, negli Emirati Arabi e in Qatar, nella progettazione di porti in Italia, in Libia, in Trinidad Tobago, in Israele, a Djibouti, in Algeria, in Egitto, in Albania. Ha progettato interventi per la difesa di quasi 100 km di difese dei litorali. Dal 1987 è responsabile della progettazione degli interventi per la Salvaguardia di Venezia e dal 1986 è amministratore delegato della Società Technital di cui dal 2002 ha assunto anche la carica di presidente.

49 IL NUOVO CANTIERE

Ing. Gianpaolo Colato project manager Fip Industriale

precedente, quindi all’intasamento dell’intercapedine tra cassone e sottofondazione. Il mix design del calcestruzzo è stato studiato nell’ambito del cantiere, avendo costituito un doppio impianto di betonaggio dedicato esclusivamente alle opere di Treporti. Secondo normativa il calcestruzzo è un xs2/3 che definisce la classe di esposizione delle opere permanentemente sommerse o sottoposte a maree. In più per garantire la durabilità, la miscela studiata determina un ritiro del calcestruzzo molto ridotto, minimizzando quindi il rischio di formazione di cavillature, principali veicoli di agenti di deterioramento del calcestruzzo e delle barre d’armatura. In cantiere inoltre è stato particolarmente curata la fase di stagionatura dei getti avendo cura di mantenerli casserati non meno di 7 giorni o in alternativa mantenendo le superfici orizzontali (solette e platee) annegate in uno strato di almeno 2/5 cm di acqua dolce.

calcestruzzo

gli attori


Competizione & Sviluppo

2000 nell’area del porto di Brindisi vennero installate alcune banchine galleggianti sulle quali furono posizionate strutture costituite da diverse miscele di calcestruzzo, per verificarne il comportamento e la durabilità in condizioni così particolari. I dati poi venivano rilevati in continuo, inviati al laboratorio e analizzati. Agli studi partecipò anche l’Università Federico II di Napoli, con una ricerca sulla “Durabilità delle strutture in calcestruzzo armato esposte all’ambiente marino e lagunare a clima temperato”.n

Calcestruzzo da mare

MARINE CONCRETE IN LIGURIA Calcestruzzi è impegnata in diversi cantieri tra Genova e La Spezia proprio con la fornitura di Marine Concrete, «un prodotto che si è rivelato particolarmente adatto per diverse realizzazione a contatto con l’acqua di mare - ha detto Deborah Floris responsabile tecnologico zona Nord Ovest -. A La Spezia stiamo realizzando alcune vasche di grandi dimensioni per pesci, che, una volta ultimate, saranno varate in acqua e trasportate fino a Genova. Qui in città stiamo utilizzando oltre 1.000 metri cubi di prodotto per il ripristino della diga foran ea, lavor i comm ission ati dall’A utori tà Portu ale. La spett acola rità dell’operazione consiste nel fatto che le betoniere e le pompe sono imbarcate su una chiatta che, dopo trenta minuti di navigazione sotto costa , attrac ca all’es tremi tà della massicciata di contenimento del porto per effettuare le lavorazioni. Lo scorso anno abbiamo realizzato un molo a Punta Nave per arginare le correnti. La committenza (Renzo Piano workshop) chiedeva un calcestruzzo colorato, resistente all’acqua di mare e che riprendesse l’effetto cromatico della scogliera circostante. In questo caso abbiamo aggiunto a Marine Concrete pigmenti colorati per ricreare la tonalità richiesta».n

Per il MOSE di Venezia la Calcestruzzi spa ha messo a punto un prodotto innovativo che resiste in ambiente marino oltre 200 anni. Il MOSE è il sistema di paratoie mobili a scomparsa in costruzione alle bocche di porto lagunari per la difesa di Venezia e dell’intero ecosistema dalle acque alte. A oggi è già stato realizzato per oltre il 60%. Rappresenta il più grande cantiere di ingegneria idraulica del mondo, che vede impegnati circa 3.000 addetti diretti e indiretti. Le paratoie mobili del Mose rappresentano il cuore di un vasto sistema di opere che coniuga la difesa fisica dei centri abitati lagunari dagli allagamenti con il ripristino e la riqualificazione ambientale della laguna. Si tratta del più imponente programma di difesa, recupero e riqualificazione dell’ambiente che lo Stato italiano abbia mai intrapreso, un impegno che viene attuato secondo un approccio sistemico e coordinato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - Magistrato alle Acque di Venezia attraverso il Consorzio Venezia Nuova. La realizzazione del MOSE richiede una produzione di circa 220.000 metri cubi di calcestruzzo, un quantitativo certamente imponente e che ha comportato una particolare attenzione nell’impiego di calcestruzzi a prestazioni specifiche. Genova Impresa

Calcestruzzi è intervenuta nei lavori alla bocca del porto di Malamocco dove sono realizzati i cassoni di soglia, su cui poggeranno le paratie meccaniche che regoleranno il flusso dell’acqua nei periodi di marea, e i cassoni di spalla sui quali verranno ospitate le strutture di servizio e di ispezione. Per questa opera Calcestruzzi ha messo a punto un calcestruzzo per applicazioni specifiche - il Marine Concrete - appositamente sviluppato per l’uso in ambienti marini o esposti a condizioni ambientali soggette all’azione corrosiva del mare o dell’aria. Pur immerso nell’acqua di mare il prodotto è in grado di resistere a diverse azioni corrosive quali quelle esercitate da cloruri e solfati, dall’azione meccanica esercitata dalle onde e dal conseguente azione del bagnasciuga. È in grado di garantire una vita di esercizio dell’opera di oltre 200 anni. Marine Concrete è costituito da materie prime selezionate e appositamente sviluppate per garantire la durabilità di elementi strutturali posizionati direttamente nell’ambiente marino o in prossimità delle coste, come i porti. Per far fronte agli elevati volumi richiesti dall’opera, Cal56

Novembre / Dicembre 2011

cestruzzi ha installato un impianto di betonaggio sul litorale dell’isola di Pellestrina all’interno dell’area di cantiere composto da 2 impianti mobili. Il Marine Concrete viene immesso a ciclo continuo nelle autobetoniere e dopo un breve tragitto viene scaricato direttamente nei cassoni. Una volta stagionati, i cassoni saranno posati direttamente in mare per la realizzazione dell’opera. Da sottolineare che il cemento arriva a Porto Marghera e da lì raggiunge direttamente via mare l’impianto di produzione del calcestruzzo. Grazie a questa scelta sostenibile è stato completamente eliminato il traffico su ferry boat e su strada. Marine Concrete è stato messo a punto nel Laboratorio di Brindisi, una struttura collegata al Centro Ricerca e Innovazione della sede centrale di Bergamo del Gruppo Italcementi. È un centro dedicato allo sviluppo di tecniche e materiali per l’incremento dell’affidabilità e della durabilità delle grandi infrastrutture. È strutturato in termini di personale e attrezzature in modo da poter intraprendere la progettazione e lo sviluppo di nuovi prodotti e di nuovi materiali per il mondo delle costruzioni. Tra il 1999 e il Genova Impresa

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Competizione & Sviluppo

2000 nell’area del porto di Brindisi vennero installate alcune banchine galleggianti sulle quali furono posizionate strutture costituite da diverse miscele di calcestruzzo, per verificarne il comportamento e la durabilità in condizioni così particolari. I dati poi venivano rilevati in continuo, inviati al laboratorio e analizzati. Agli studi partecipò anche l’Università Federico II di Napoli, con una ricerca sulla “Durabilità delle strutture in calcestruzzo armato esposte all’ambiente marino e lagunare a clima temperato”.n

Calcestruzzo da mare

MARINE CONCRETE IN LIGURIA Calcestruzzi è impegnata in diversi cantieri tra Genova e La Spezia proprio con la fornitura di Marine Concrete, «un prodotto che si è rivelato particolarmente adatto per diverse realizzazione a contatto con l’acqua di mare - ha detto Deborah Floris responsabile tecnologico zona Nord Ovest -. A La Spezia stiamo realizzando alcune vasche di grandi dimensioni per pesci, che, una volta ultimate, saranno varate in acqua e trasportate fino a Genova. Qui in città stiamo utilizzando oltre 1.000 metri cubi di prodotto per il ripristino della diga foran ea, lavor i comm ission ati dall’A utori tà Portu ale. La spett acola rità dell’operazione consiste nel fatto che le betoniere e le pompe sono imbarcate su una chiatta che, dopo trenta minuti di navigazione sotto costa , attrac ca all’es tremi tà della massicciata di contenimento del porto per effettuare le lavorazioni. Lo scorso anno abbiamo realizzato un molo a Punta Nave per arginare le correnti. La committenza (Renzo Piano workshop) chiedeva un calcestruzzo colorato, resistente all’acqua di mare e che riprendesse l’effetto cromatico della scogliera circostante. In questo caso abbiamo aggiunto a Marine Concrete pigmenti colorati per ricreare la tonalità richiesta».n

Per il MOSE di Venezia la Calcestruzzi spa ha messo a punto un prodotto innovativo che resiste in ambiente marino oltre 200 anni. Il MOSE è il sistema di paratoie mobili a scomparsa in costruzione alle bocche di porto lagunari per la difesa di Venezia e dell’intero ecosistema dalle acque alte. A oggi è già stato realizzato per oltre il 60%. Rappresenta il più grande cantiere di ingegneria idraulica del mondo, che vede impegnati circa 3.000 addetti diretti e indiretti. Le paratoie mobili del Mose rappresentano il cuore di un vasto sistema di opere che coniuga la difesa fisica dei centri abitati lagunari dagli allagamenti con il ripristino e la riqualificazione ambientale della laguna. Si tratta del più imponente programma di difesa, recupero e riqualificazione dell’ambiente che lo Stato italiano abbia mai intrapreso, un impegno che viene attuato secondo un approccio sistemico e coordinato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - Magistrato alle Acque di Venezia attraverso il Consorzio Venezia Nuova. La realizzazione del MOSE richiede una produzione di circa 220.000 metri cubi di calcestruzzo, un quantitativo certamente imponente e che ha comportato una particolare attenzione nell’impiego di calcestruzzi a prestazioni specifiche. Genova Impresa

Calcestruzzi è intervenuta nei lavori alla bocca del porto di Malamocco dove sono realizzati i cassoni di soglia, su cui poggeranno le paratie meccaniche che regoleranno il flusso dell’acqua nei periodi di marea, e i cassoni di spalla sui quali verranno ospitate le strutture di servizio e di ispezione. Per questa opera Calcestruzzi ha messo a punto un calcestruzzo per applicazioni specifiche - il Marine Concrete - appositamente sviluppato per l’uso in ambienti marini o esposti a condizioni ambientali soggette all’azione corrosiva del mare o dell’aria. Pur immerso nell’acqua di mare il prodotto è in grado di resistere a diverse azioni corrosive quali quelle esercitate da cloruri e solfati, dall’azione meccanica esercitata dalle onde e dal conseguente azione del bagnasciuga. È in grado di garantire una vita di esercizio dell’opera di oltre 200 anni. Marine Concrete è costituito da materie prime selezionate e appositamente sviluppate per garantire la durabilità di elementi strutturali posizionati direttamente nell’ambiente marino o in prossimità delle coste, come i porti. Per far fronte agli elevati volumi richiesti dall’opera, Cal56

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cestruzzi ha installato un impianto di betonaggio sul litorale dell’isola di Pellestrina all’interno dell’area di cantiere composto da 2 impianti mobili. Il Marine Concrete viene immesso a ciclo continuo nelle autobetoniere e dopo un breve tragitto viene scaricato direttamente nei cassoni. Una volta stagionati, i cassoni saranno posati direttamente in mare per la realizzazione dell’opera. Da sottolineare che il cemento arriva a Porto Marghera e da lì raggiunge direttamente via mare l’impianto di produzione del calcestruzzo. Grazie a questa scelta sostenibile è stato completamente eliminato il traffico su ferry boat e su strada. Marine Concrete è stato messo a punto nel Laboratorio di Brindisi, una struttura collegata al Centro Ricerca e Innovazione della sede centrale di Bergamo del Gruppo Italcementi. È un centro dedicato allo sviluppo di tecniche e materiali per l’incremento dell’affidabilità e della durabilità delle grandi infrastrutture. È strutturato in termini di personale e attrezzature in modo da poter intraprendere la progettazione e lo sviluppo di nuovi prodotti e di nuovi materiali per il mondo delle costruzioni. Tra il 1999 e il Genova Impresa

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“Doghe di legno fallate che giungevano dall'estero”. Decisamente telegrafico il commento di Marco Corsini, assessore all’Urbanistica del Comune di Roma, per spiegare il motivo del rinvio dell’inaugurazione del Ponte della Musica, prevista per sabato scorso, 21 maggio, e rimandata di una decina di giorni. Prossimo appuntamento 31 maggio, sperando sia la volta buona, poiché Visualizza la galleria di immagini l’inaugurazione era già stata posticipata rispetto alla data originaria del 21 aprile 2011. Dunque, secondo le parole di Corsini, il “colpevole” del ritardo è da attribuirsi a doghe ammalorate che dovranno essere sostituite. Ma lasciamo da parte le giustificazioni e le polemiche politiche seguite alla mancata inaugurazione (che non si sono fatte attendere). Il titolo del nostro articolo, volutamente ironico, vuole essere solo l’introduzione per un interessante approfondimento a firma di Andrea Zecchini, responsabile tecnologico territoriale di Calcestruzzi per il Lazio, che è intervenuto alle Giornate AICAP 2011, dove ha presentato il contributo della Calcestruzzi alla realizzazione del Ponte della Musica di Roma. Per il ponte, che speriamo venga finalmente aperto al pubblico il 31 maggio, è stato messo a punto un calcestruzzo innovativo ad Alta Resistenza (AR) con Rck 85. I vantaggi strutturali ed economici riscontrati ne rendono prevedibile una maggiore diffusione anche nell’edilizia civile ordinaria. “Le potenzialità prestazionali del calcestruzzo ad Alta Resistenza hanno avuto efficace riscontro sia riguardo alle sollecitazioni flessionali di carattere locale – schema statico di trave continua tessuta in direzione longitudinale su traversi intermedi con luce di 3.0m – che a quelle globali, permettendo di limitare la precompressione dell’impalcato di contrasto alla spinta”, ha detto Zecchini. “Nel caso si fosse impiegato un calcestruzzo ordinario comunemente utilizzato per solette di ponti stradali, sarebbe stato necessario realizzare una soletta di 28cm di spessore, con un aggravio del 56% in termini di peso e ovvie ripercussioni sui costi. Inoltre, l’incremento dello spessore strutturale, avrebbe comportato la necessità di innalzare la livelletta del ponte, precludendo la possibilità di adattare una futura linea tranviaria”. L’iter progettuale del nuovo ponte sul Tevere di Roma ha avuto inizio nel 2000, quando l’Amministrazione comunale capitolina bandì un concorso di progettazione internazionale per la realizzazione di un attraversamento pedonale del fiume Tevere, per collegare l’area del Foro Italico con il comprensorio del Parco della Musica e del museo MAXXI (leggi anche Le grandi imprese di costruzioni romane a lezione da Nervi). La progettazione esecutiva e costruttiva venne affidata alla studio di ingegneria Mario Petrangeli & Associati in associazione temporanea con lo Studio Biggi-Guerrini, entrambi di Roma. I lavori, iniziati nel 2008, dovrebbero concludersi con l’inaugurazione dell’opera all’inizio della prossima estate.

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Questo articolo è stato inserito il 24/05/2011 nella categoria Materiali, letto 1002 volte Tags: architettura calcestruzzo infrastrutture ntc

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The National Aquatics Center Beijing 2008

Il calcestruzzo Il ricorso a un calcestruzzo ad alta resistenza ha permesso di limitare l’aumento di peso rispetto alla soluzione in acciaio, contenendo lo spessore strutturale in soli 18 cm. Complessivamente il peso del pacchetto strutturale e della pavimentazione nella soluzione eseguita, è risultato essere addirittura inferiore a quello originario, grazie alla realizzazione del sovraspessore, necessario per la predisposizione a linea tranviaria, con un conglomerato alleggerito.

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Le potenzialità prestazionali del calcestruzzo ad AR hanno avuto efficace riscontro sia riguardo alle sollecitazioni flessionali di carattere locale – schema statico di trave continua tessuta in direzione longitudinale su traversi intermedi con luce di 3.0m – che a quelle globali, permettendo di limitare la precompressione dell’impalcato di contrasto alla spinta. Nel caso si fosse impiegato un cls ordinario, C35/45, comunemente utilizzato per solette di ponti stradali, sarebbe stato necessario realizzare una soletta di 28 cm di spessore, con un aggravio del 56% in termini di peso ed ovvie ripercussioni sui costi. Inoltre, l’ incremento dello spessore strutturale, avrebbe comportato la necessità di innalzare la livelletta del ponte, precludendo la possibilità di adattare una futura linea tranviaria.

08/02/2008 su www.architetti.com

Accanto a quelli di carattere strutturale, l’impiego di calcestruzzi ad AR in luogo della p.o., garantirà numerosi vantaggi durante l’esercizio dell’opera, che si concretizzeranno in:

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Ponte della Musica di Roma: Calcestruzzo batte Legno 1-0 - Materiali

- drastica riduzione della rumorosità (fondamentale per un opera in ambito urbano, ancor più se pedonale); - eliminazione dei rischi di rottura per fatica tipica delle p.o.; - un generalizzato miglioramento della durabilità (minore fessurazione); - drastica riduzione degli oneri manutentivi; - possibilità di attacco diretto della rotaia di una futura linea tranviaria.

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TriDmetriX Lo stesso calcestruzzo è stato utilizzato per la realizzazione dei basamenti da cui spiccano le arcate in acciaio. Il calcestruzzo, prodotto da Calcestruzzi, è stato oggetto di studi preliminari di prequalifica della miscela, che hanno portato alla individuazione di un mix ad elevate prestazioni, ben superiori a quelle di progetto. Le prove di prequalifica del calcestruzzo, sono state eseguite da Calcestruzzi presso il laboratorio centrale della zona Lazio ed hanno fornito risultati molto soddisfacenti. I risultati relativi ai getti di cantiere sono perfettamente in linea con quelli ottenuti nel corso delle prove di prequalifica. Applicando il controllo di accettazione di tipo “A” sono verificate entrambe le disequazioni indicate dalla tabella 1 del capitolo 11 delle Norme tecniche per le costruzioni (NTC).

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I calcestruzzi AR sono caratterizzati da basso rapporto in peso acqua/legante (a/l), da alto dosaggio di legante, dall'impiego di aggiunte minerali reattive verso l'idrossido di calcio (ceneri volanti, argille calcinate, pozzolane naturali, microsilice) che intervengono sulle caratteristiche fisico-meccaniche e sulla durabilità del calcestruzzo e di additivi chimici superfluidificanti.

NUOVO HEADQUARTER NOBEL BIOCARE di ArchiLabs

SCOTTS TOWER Caratteristiche della miscela Per la fornitura relativa al Ponte della Musica, Calcestruzzi ha messo a punto un calcestruzzo Rck 85 con diametro massimo 16 mm, la classe di esposizione ambientale scelta per l’opera XC4 e consistenza S5.

di UNStudio

LA VILLE INTELLIGENTE di Jakob + MacFarlane Architects

Prove di prequalifica Presso il laboratorio centrale Calcestruzzi della zona Lazio sono state effettuate le prime verifiche e le prime analisi di fattibilità del calcestruzzo. I primi studi di laboratorio avevano l’obiettivo di individuare materie prime tali da assicurare il rispetto contemporaneo dei tre requisiti fondamentali di una miscela di calcestruzzo preconfezionato ad Alta Resistenza: - Requisito Tecnologico – il ridotto rapporto acqua / cemento - Requisito Reologico – Adeguata Lavorabilità e idoneo mantenimento di lavorabilità - Requisito Meccanico – Resistenza a compressione di progetto La scelta dei componenti e dei vari dosaggi per il calcestruzzo AR è ricaduta su: - Aggregati di natura basaltica - Cemento tipo 52.5 R Cem I - Additivo superfluidificante - Aggiunte di tipo II (Fumi di silice) Conclusioni L’impiego dell’Rck 85 per il Ponte della Musica, così come per tutte le opere di eccellenza, ha richiesto un’intensa attività di laboratorio per la progettazione e la messa a punto della miscela. A tale fine la Calcestruzzi ha sviluppato e assecondato a pieno le richieste dei progettisti e della direzione lavori, producendo un miscela ad elevate performance meccaniche, ben superiori a quelle previste in progetto. L’applicazione descritta in questa memoria costituisce un’ulteriore dimostrazione della validità dei calcestruzzi ad Alta Resistenza per la costruzione di opere dove sono richiesti elevati requisiti in termini di capacità prestazionali. I vantaggi strutturali ed economici riscontrati nel Ponte della Musica, ne rendono peraltro prevedibile una maggiore diffusione anche nell’edilizia civile “ordinaria”. Tale auspicio è supportato dalla constatazione che oggi, grazie allo sviluppo nell’industria degli additivi superfluidificanti, all’utilizzo di varie tipologie di aggiunte minerali e al progresso tecnico degli impianti, risulta possibile produrre con relativa semplicità calcestruzzi ad Alta Resistenza con rapporti acqua / cemento inferiori a 0,35. di Andrea Zecchini

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INGEGNERI - numero 5-7 | maggio-luglio 2011

26

> maTERIALI

Calcestruzzo ad Alta Resistenza: aspetti tecnologici e mix design L’intervento integrale tenuto alle Giornate Aicap 2011 di Andrea Zecchini* Study and evalution of technological aspects regarding the planning of the mixture high resistence Rck 85 for the supply from Calcestruzzi to Ponte della Musica (Roma). They will estimate the tests carried out in phase of prequalification in the laboratories of the Calcestruzzi and the verifications during the phase of qualification from the customer near the plant. Il calcestruzzo strutturale viene identificato e classificato in riferimento alle sue prestazioni allo stato indurito mediante la resistenza caratteristica Rck verificata attraverso la prova a compressione effettuata su provini cubici o cilindrici. Le normative di riferimento sia europee [1] che quelle italiane [2] suddividono il calcestruzzo attraverso la dicitura CXY/KZ in riferimento alla resistenza a compressione su provini cilindrici (CXY) e su provini cubici (KZ). Classi di resistenza I calcestruzzi con resistenza cubica superiore a 55 MPa vengono

ulteriormente suddivisi nelle seguenti categorie [3]: - calcestruzzi con resistenza cubica inferiore a 55 MPa e con rapporto a/c minore di 0.55 (Calcestruzzo ordinario o a resistenza normale – NR); - calcestruzzi con resistenza cubica superiore a 55 MPa ed inferiore a 75 MPa con rapporto a/c minore di 0.45 (Calcestruzzo ad alte prestazioni – AP); - calcestruzzi caratterizzati da un rapporto a/c minore di 0.35 e una resistenza cubica superiore a 75 MPa ed inferiore a 115 MPa (Calcestruzzo ad alta resistenza – AR). I calcestruzzi AR sono caratterizzati da basso rapporto in peso acqua/legante (a/l), da alto dosaggio di legante, dall’impiego di aggiunte minerali reattive verso l’idrossido di calcio (ceneri volanti, argille calcinate, pozzolane naturali, microsilice) che intervengono sulle caratteristiche fisico-meccaniche e sulla durabilità del calcestruzzo e di additivi chimici superfluidificanti. Il dosaggio del legante varia nell’intervallo 400 - 550 Kg/m3 e rappresenta il totale del cemento Portland più le aggiunte minerali attive. Il rapporto a/l

Vista della soletta a getto completato del Ponte della Musica a Roma 3 7 14 28

gg gg gg gg

R85 Con aggregati normali 63 78.7 81 81.4

R85 Con aggregati basaltici 70.1 84.5 86.3 87.8

Tabella 1 – Resistenze a compressione A e B. Nota: I dati a compressione sono espressi in MPa 90 85 80 75 70 65 60

R85 Con aggregati normali

55

R85 Con aggregati basaltici

50 0

5

10

15

20

Figura 1 - Resistenze a compressione mix A e B

25

30

è generalmente nell’intervallo 0,25 - 0,35. Miscela - Caratteristiche Per la fornitura relativa al Ponte della Musica è stato commissionato un calcestruzzo Rck 85 con diametro massimo 16 mm, la classe di esposizione ambientale scelta per l’opera XC4 e consistenza S5. Esperienza Calcestruzzi Prove di Pre-Qualifica Presso il laboratorio centrale della zona Lazio sono state effettuate le prime verifiche e le prime analisi di fattibilità del calcestruzzo. I primi studi di laboratorio avevano l’obiettivo di individuare materie prime tali da assicurare il rispetto contemporaneo dei tre requisiti fondamentali di una miscela di calcestruzzo preconfezionato ad Alta Resistenza: - requisito tecnologico – il ridotto rapporto acqua / cemento; - requisito reologico – adeguata lavorabilità e idoneo mantenimento di lavorabilità; - requisito meccanico – resistenza a compressione di progetto. La scelta dei componenti e dei vari dosaggi per il calcestruzzo AR è ricaduta su: - aggregati di natura basaltica; - cemento tipo 52.5 R Cem I; - additivo superfluidificante; - aggiunte di tipo II (Fumi di silice).

Vista d’insieme del Ponte della Musica ultimato

che migliori. In fase di pre-qualifica della miscela, i risultati a compressione hanno precluso l’utilizzo di alcuni aggregati e quindi obbligatoriamente richiesto la loro sostituzione. Di seguito sono stati riportati due tipologie di mix (A e B) e i relativi risultati in termini meccanici nei quali i componenti sono dosati in egual misura ma la tipologia di aggregato grosso, nel caso del mix B, è di natura basaltica (tabella 1 – figura 1).

Materie prime – Aggregati Aggregato fine I calcestruzzi ad alta resistenza hanno un quantitativo di legante cementizio superiore rispetto ai calcestruzzi ordinari l’apporto di particelle fini alla miscela richiesto alle sabbie, fondamentale per le formulazioni correnti, non è determinante per questo tipo di miscele dove la distribuzione granulometrica della sabbia non ha conseguenze sul bleeding e sulla segregazione ma bensì solo ed esclusivamente sulla richiesta d’acqua.

Come si può osservare (tabella e figura 1) lo sviluppo della resistenza nei calcestruzzi AR, con rapporti acqua/cemento inferiori a 0.35, risulta molto influenzato dalla natura litologica e dalle caratteristiche meccaniche dell’aggregato grosso. La forma e la tessitura dell’aggregato grosso influenza, come l’aggregato fino, la reologia della miscela e la richiesta d’acqua. Viene preferita una tipologia di aggregato grosso con superficie frantumate perché queste generano una sorta di effetto incastro meccanico all’interno della miscela. Al contrario si preferisce evitare, anche nel caso di calcestruzzi ordinari, tipologie di aggregati con particelle aventi forme allungate, le quali potrebbero creare, in fase indurita, zone di disomogeneità con possibili piani di rottura preferenziali.

Aggregato Grosso La scelta dell’aggregato grosso risulta di fondamentale importanza per questo tipo di miscele dove il ridotto rapporto acqua/ cemento (cc 0.30) conferisce alla matrice cementizia un livello di resistenza molto simile e a volte uguale a quello dell’aggregato stesso. In questi casi ogni ulteriore riduzione del rapporto acqua/ cemento non crea nessuna tipologia di vantaggio in termini di resistenza a compressione. L’unica possibilità, in casi analoghi, è quella di cambiare la tipologia di aggregato con uno avente caratteristiche meccani-

Cemento Per questo tipo di prodotto è stato indispensabile utilizzare il cemento 52.5 R tipo Cem I in

Miscele A 530

B 530

526

654

1140

1054

8

6.9

Componenti Cemento 52.5 R Cem I Microsilice Sabbia Aggregato Grosso Ordinario Aggregato Grosso Basaltico

UM kg kg kg kg kg

Add. Superfluidificante Add. SRA Add. Espansivo

Lt Lt kg

MV Teorica

kg/m 3 2382

C 480 50 745 908

D 530 40 630 990

7.2 4.8

2411

10.6 20

2364

2386

Tabella 2 – Componenti miscele

Vista dell’intradosso della piattaforma del Ponte della Musica a Roma

modo tale da garantire il requisito meccanico richiesto.

di progetto e la lavorabilità desiderata.

Aggiunte – Fumi di Silice Il fumo di silice o microsilice è un sottoprodotto della fabbricazione di silicio e leghe ferro-silicio. La microsilice, grazie alle sue caratteristiche, possiede svariate funzioni, le più riconosciute attualmente sono: - Funzione “Fillerizzante”. La microsilice si presenta con particelle sferiche con dimensioni variabili tra lo 0.1 μm e 2 μm e superficie specifica (Blaine) con valori compresi tra 15.000 e 25.000 m2/kg, quindi con caratteristiche dimensionali 10 volte inferiori a quelle dei cementi normalmente utilizzati per la produzione di calcestruzzo. Questo consente ai granuli di microsilice di collocarsi all’interno della matrice cementizia con la creazione di una struttura molto più compatta. - Funzione “Pozzolanica”. Le caratteristiche mineralogiche e la composizione chimica della microsilice rendono il prodotto altamente reattivo e quindi valutabile, non solo come un’aggiunta di inerte all’interno della miscela, ma bensì un contributo al dosaggio del cemento. L’impiego di fumo di silice costituisce un mezzo per innalzare e per conseguire la resistenza

Microstruttura e zona di transizione Nei calcestruzzi ordinari, quindi con rapporto a/c compreso tra 0.45 e 0.65, la microstruttura della matrice è caratterizzata da un’elevata porosità e da una zona di transizione con l’aggregato di circa 50 μm. La zona di transizione si presenta con una porosità, una densità ed una morfologia completamente differenti dalla matrice cementizia indisturbata (figura 2). Le differenze morfologiche e di densità comportano una “difettosità” all’interno della zona di interfaccia e questa causa un difficile trasferimento delle tensioni dalla pasta di cemento all’aggregato, la conseguenza di ciò è la scarsa influenza delle caratteristiche degli aggregati sulle proprietà della matrice legante. Nei calcestruzzi AR la zona di interfaccia è praticamente nulla e le proprietà meccaniche dell’aggregato sono molto simili a quelle della pasta di cemento, questo comporta un migliore trasferimento delle tensioni tra matrice e aggregato, quindi un comportamento molto più elasto-lineare anche fino a tensioni

Valutazione resistenze a compressione Miscele Rck 85

Valutazione della consistenza Miscele Rck 85 MPa 300

110

280 260

100

Abbassamento al cono (mm)

220 200 180 160 140 120 100 80

Slump a t0

60

Slump a t30

40

90

80

70 Resistenze a 3gg 60

Slump a t60

20 0

Resistenze a 7gg Resistenze a 28 gg

50

A

B

C Miscele

Figura 2 – Schema della zona di transizione [4]

Reistenza a Compressione (MPa)

240

Figura 3 – Valutazione della consistenza (UNI EN 12350:2)

D

A

B

C

D

Miscele

Figura 4 – Valutazione resistenze a compressione (UNI EN 12390:3)


INGEGNERI - numero 5-7 | maggio-luglio 2011

Vista dei piedritti in cls di spiccato dell’arco del Ponte della Musica di Roma

molto vicine al carico di rottura. L’utilizzo della microsilice comporta un aumento della durabilità dell’opera perché l’eliminazione totale o parziale della zona di transizione non permette agli elementi “dannosi” per il calcestruzzo di permeare all’interno dello stesso.

Successivamente sono state verificate le resistenze a compressione (UNI EN 12390-3) rispettivamente dopo 3, 7 e 28 giorni di maturazione alle condizioni standard (tabella 4 – figura 4). Facendo le opportune considerazioni nei riguardi della tipologia di richiesta da parte del Committente e soprattutto in considerazione della tipologia di opera, della complessità e della densità di armatura all’interno dei piedritti, la miscela più idonea risulta la miscela D. Un’altra considerazione da effettuare è nei riguardi della resistenza a compressione in termini di resistenza di progetto.

Miscele di prova Qui di seguito sono elencate alcune prove effettuate nei laboratori Calcestruzzi durante la progettazione dell’Rck 85 per la fornitura presso il Ponte della Musica. Le miscele sono denominate A – B – C – D e di seguito sono elencati i costituenti (tabella 2).

Rmtarget = Rck + k * σ

Per ogni singola miscela sono state verificate le caratteristiche reologiche attraverso la misurazione dell’abbassamento al cono di Abrams (UNI EN 12350-2) a intervalli prestabiliti (tabella 3 – figura 3).

Slump a t 0 Slump a t 30 Slump a t 60

Miscele A 180 0 0

Rmtarget = 85 + (1.64 * 5) = 93.2 MPa Nella valutazione della resistenza di progetto è stata presa in considerazione anche la curva B 270 230 180

C 180 170 140

D 260 240 210

Pre-qualifica presso laboratorio accreditato Nella progettazione della miscela risultava utile verificare anche alcune caratteristiche della miscela allo stato indurito, Calcestruzzi in collaborazione con un laboratorio riconosciuto dal Ministero del lavori pubblici ha effettuato sulla miscela le seguenti prove: Verifica del Ritiro Idraulico e Verifica del Modulo Elastico Secante a Compressione. La valutazione del ritiro idraulico è stata effettuata a determinati intervalli temporali con riferimento ad un valore “zero” equivalente al tempo di fine presa del calcestruzzo. Le contrazioni che avvengono nel calcestruzzo e che danno luogo al ritiro sono distinguibili in due differenti tipologie: a) Il Ritiro Autogeno Questo è dovuto essenzialmente a motivi interni del calcestruzzo poiché avviene anche quando non sussistono variazioni igrometriche e termiche nell’ambiente di maturazione. Tale fenomeno è causato dall’idratazione del cemento, i prodotti derivati dalla reazione occupano un volume inferiori nei confronti di quelli che hanno prodotto la reazione. Questa contrazione dipende fondamentalmente dal tenore

Tabella 3 – Consistenza delle miscele. Nota: I dati sono espressi in mm di abbassamento

Resistenza a Compressione Resistenza a Compressione Resistenza a Compressione

Miscele A 3 gg 78 7 gg 80 28 gg 84.6

Rapporto A/C eq

0.340

B 80.5 82.3 86.5

C 63 78.7 81.4

D 71.3 86.8 106.3

0.330

0.317

0.316

Tabella 4 – Resistenze a Compressione delle miscele. Nota: I dati sono espressi MPa. Stagionatura (ore/gg) Ritiro μm/m

24h

48h

3gg

6gg

7gg

14gg

28gg

-10

-110

-170

-230

-240

-330

-390

Tabella 5 – Determinazione Ritiro Idraulico

Normalmente quando si fa riferimento al ritiro ci si riferisce al ritiro idraulico considerato come deformazione totale ottenuta dalla somma del ritiro autogeno e dal ritiro idrometrico. Nella tabella 5 e figura 6 vengono riportati i risultati ottenuti in laboratorio sulla miscela Rck 85. Viene quindi determinato un ritiro idraulico dopo 28 giorni di maturazioni di -390 μm/m quindi valori riconducibili a calcestruzzi ordinari. Durante la pre-qualifica della miscela si è determinato sperimentalmente il modulo elastico sia dopo 7 giorni di maturazione e sia dopo 28 giorni di maturazione. Il modulo elastico risulta essere un parametro fondamentale nella progettazione e nelle applicazioni strutturali. Tale proprietà, differentemente dall’acciaio, dipende da molti fattori comunque tutti riconducibili alla natura composita del calcestruzzo. In letteratura sono presenti molte relazioni tra la resistenza a compressione e il modulo elastico secante.

1

Provini 2

Medie

Resistenza a compressione 7gg 28gg Modulo elastico secante d.m. 14-01-2008 7gg 28gg Modulo elastico secante sperimentale 7gg 28gg

75.6 92.9

75.1 92.4

75 93

40363 42937

40282 42867

40322 42902

41346 42269

41767 43700

41557 42985

Tabella 6 – Determinazione Modulo Elastico Secante a Compressione. Nota: I dati sono espressi in MPa

Curva Calcestruzzo - Cem I 52.5 R 90 80

Resistenza a compressione (MPa)

di cemento utilizzato per il confezionamento della miscela. b) Il Ritiro Igrometrico Le cause che provocano il ritiro igrometrico, a differenza di quello precedentemente descritto, sono imputabili a condizioni esterne al prodotto. L’evaporazione dell’acqua contenuta nella miscela verso l’ambiente esterno provoca l’instaurarsi di contrazioni all’interno della massa di calcestruzzo. Tale fenomeno dipende esclusivamente dai fattori ambientali quali la temperatura esterna, l’umidità relativa e la velocità dell’aria nonché dal rapporto a/c poiché un eccesso di acqua libera provocherebbe un aumento del ritiro.

70 60 50 40 30 20 10 0 0.3

0.4

0.5

0.6

0.7

0.8

0.9

1

Rapporto a/c

Figura 5 – Curva del calcestruzzo 52.5 R Cem tipo I gg di maturazione 0

5

10

15

20

25

30

0 -50

Ritiro Idraulico (μm/m)

del calcestruzzo con il cemento tipo I 52.5 R. Come si può notare dalla figura 5 lo sviluppo della resistenza con rapporti acqua/ cemento molto bassi risente di qualsiasi piccola variazione. Piccole variazioni sul rapporto acqua/cemento possono creare grosse variazioni sulle resistenze, per queste motivazioni la progettazione della miscela in oggetto è stata effettuata con valori a 28 giorni di circa 100 MPa.

27

-100 -150 -200 -250 -300 -350 -400 -450

Figura 6 – Grafico del Ritiro Idraulico

Nella tabella 6 sono riportati i valori ottenuti dopo 7 giorni di maturazione e 28 giorni di maturazione e confrontati con la relazione presente nelle Norme tecniche per le costruzioni del 14 gennaio 2008. Dalla tabella 6 si può verificare come esista una buona corrispondenza, soprattutto a 28 giorni di maturazione, tra il valore sperimentale e quello calcolato attraverso la correlazione presente nelle Norme tecniche per le costruzioni. Conclusioni La realizzazione dell’Rck 85 per il Ponte della Musica a Roma, così come per tutte le opere di eccellenza, ha richiesto un’intensa attività di laboratorio per la progettazione e la messa a punto della miscela. Oggigiorno grazie allo sviluppo nell’industria degli additivi superfluidificanti, l’utilizzo di varie tipologie di aggiunte minerali e del progresso tecnico degli impianti risulta possibile produrre, con relativa semplicità, calcestruzzi ad Alta Resistenza con rapporti acqua/cemento inferiori a 0.35 su tutto il territorio nazionale. Calcestruzzi, insieme al suo staff tecnico, sviluppa e asseconda

le richieste dei progettisti sia in termini di prodotti ad elevate performance meccaniche, come il prodotto oggetto della seguente memoria, sia attraverso nuovi prodotti innovativi valorizzando e utilizzando materie prime seconde. Ringraziamenti Il presente lavoro e lo studio della miscela sono stati svolti dalla direzione tecnologia e qualità della zona Lazio ed in particolare in collaborazione con i geometri Giuseppe Bottoni, Franco Francucci e Domenico Sassone. Per informazioni www.calcestruzzi.it Bibliografia [1] EN 206:2006. [2] UNI EN 11104:2003. [3] Linee guida su calcestruzzi strutturali Alta Resistenza. Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici Servizio Tecnico Centrale. [4] COLLEPARDI M., Il Nuovo Calcestruzzo, Ed. Tintoretto. *Direzione Tecnologia Qualità , Responsabile Tecnologico Territoriale Zona Lazio, Calcestruzzi

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Building Automation per l’efficienza energetica nel terziario Il recente intervento di ristrutturazione delle sedi milanesi della società Accenture di Silvio Della Casa* Con chiari e ben precisi obiettivi di efficienza energetica, sicurezza e condizioni ottimali di comfort sul lavoro, è stato recentemente portato a termine un ampio progetto di ristrutturazione di un edificio destinato a riunire le due precedenti sedi milanesi della società Accenture che, operando in oltre 120 Paesi, fornisce alle aziende consulenza globale per le attività direzionali, servizi tecnologici e outsourcing.

La nuova sede, in cui lavorano circa mille persone, occupa un’area di 17.000 m2 di cui 9.000 coperti, suddivisi fra un corpo di fabbrica perimetrale e una torre centrale di sette piani. Considerando un utilizzo degli uffici di 250 giorni/anno, per otto ore al giorno, l’edificio è in media occupato per 2.000 ore. Le scelte dei progettisti si sono orientate verso un moderno sistema BMS (Building Management System) frutto della collaborazione tra ABB e SAET. Per tale applicazione sono stati

I dispositivi ABB i-bus KNX sono connessi al sistema di supervisione SAET GEMSS, garantendo una gestione integrata dei diversi impianti e sottosistemi presenti nell’edificio

utilizzati dispositivi ABB i-bus, a standard internazionale KNX, connessi al sistema di supervisione SAET GEMSS, il quale è in grado di garantire una gestione integrata dei diversi impianti e sottosistemi presenti nell’edificio: illuminazione, termoregolazione, rilevazione incendi, interruttori dei quadri elettrici, allarmi. Complessivamente vengono controllati, attraverso un’intuitiva interfaccia utente, più di 6.000 punti. Il controllo dell’illuminazione avviene secondo due criteri operativi tra loro complementari: la regolazione della luminosità artificiale in funzione della luce naturale, proveniente dalle ampie vetrate che rivistono gran parte dell’edificio, e la rilevazione della presenza di persone nei locali. La regolazione è svolta mediante sensori di luminosità montati sulle lampade e reattori in tecnologia Dali in grado di variare da 0 a 100% l’intensità luminosa. L’illuminamento in ogni settore è mantenuto costante dai sensori che intervengono sul flusso emesso dalle lampade in modo tale da variarlo in base al contributo della luce naturale. Tutti i corpi illuminanti e i sensori di luminosità sono collegati

al sistema ABB i-bus KNX che comprende 24 gateway Dali ABB DG/S1.1, 60 sensori di luminosità ABB LR/S 4.16.1 e 277 sensori di presenza. Per quanto riguarda l’impianto termico, sono state realizzate ottimizzazioni del funzionamento delle centrali tecnologiche mediante l’uso di inverter, sono state installate caldaie ad alto rendimento ed è stato realizzato un sistema ad aria primaria con recuperatori di calore. L’installazione di sonde di temperatura e umidità nelle diverse zone dei piani, gestite tramite il sistema ABB i-bus KNX, garantisce microclimi separati adatti a necessità specifiche. Le misurazioni effettuate nei mesi già trascorsi dall’inaugurazione documentano i risparmi ottenuti rispetto alle soluzioni impiantistiche tradizionali. Le fonti illuminotecniche a risparmio energetico assicurano un minore consumo annuo del 50% (300.000 kWh); la gestione ottimizzata dell’intensità luminosa rende possibili riduzioni dei consumi del 20% (70.000 kWh) e la rilevazione di presenza delle persone porta a una riduzione del 10% (30.000 kWh).

Nella nuova sede milanese di Accenture, realizzata secondo specifici obiettivi di efficienza e comfort, è stato applicato un moderno sistema di building management frutto della collaborazione tra ABB e SAET

Inoltre, l’illuminazione secondo fasce orarie e programmi settimanali/annuali diminuisce i consumi del 5% (100.000 kWh), mentre la gestione di riscaldamento e condizionamento li riduce del 20% (200.000kWh). In totale, la riduzione complessiva dei consumi su base annua è di 700.000 kWh, pari al 18% ed equivalenti a 161 Tep. L’illuminazione, inoltre, è sempre al livello ottimale, allineata ai valori prescritti nella norma

UNI 12464-1 relativa ai luoghi di lavoro. Si ringraziano per la collaborazione la società GSP, committente dell’intervento, e lo Studio di Progettazione Elettrica Mastrogiacomo.

*Ingegnere, responsabile comunicazione tecnico scientifica ABB


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Supplemento di Tecnici.it - Quotidiano di informazione scientifica e tecnica - Anno 5 n° 19 del 27/01/2012

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Un calcestruzzo innovativo per il Ponte della Musica di Roma

Un calcestruzzo innovativo per il Ponte della Musica di Roma Il ricorso a un calcestruzzo ad alta resistenza ha permesso di limitare il peso rispetto all'acciaio, in linea con la scelta estetica di leggerezza e sostenibilità Mi piace

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IN PRIMO PIANO - 20 giugno 2011 Inaugurato il 31 maggio scorso, il lungo arco sospeso sul Tevere è stato realizzato con un calcestruzzo innovativo ad alta resistenza Rck 85 messo a punto da Calcestruzzi proprio per il Ponte della Musica di Roma e che ha richiesto un’intensa attività di laboratorio per la progettazione e la messa a punto della miscela.

ARCHIVIO Chip House: l'integrazione possibile tra architettura, tecnologia e sostenibilita' Il pvc nei prodotti da costruzione: quali vantaggi? La "ricetta" dell'Antitrust per la crescita del Paese Appalti pubblici: la formula vincente degli ingegneri

I primi studi avevano l’obiettivo di individuare materie prime tali da assicurare il rispetto contemporaneo dei tre requisiti fondamentali di una miscela di calcestruzzo preconfezionato ad alta resistenza: il ridotto rapporto acqua/cemento; adeguata lavorabilità e idoneo mantenimento di lavorabilità; resistenza a compressione di progetto. La scelta dei componenti e dei vari dosaggi è dunque ricaduta su aggregati di natura basaltica, cemento tipo 52.5 R Cem I, additivo superfluidificante e aggiunte di tipo II (Fumi di silice). Le caratteristiche tecniche, le performance meccaniche e i vantaggi strutturali ed economici di Rck 85, utilizzato anche per la realizzazione dei basamenti sottili da cui spiccano le arcate in acciaio, sono stati illustrati da Andrea Zecchini, responsabile

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Un calcestruzzo innovativo per il Ponte della Musica di Roma - Ingegneri.info...

Cambi CVT a variazione continua di rapporto per autovetture: lo stato dell'arte

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tecnologico territoriale zona Lazio di Calcestruzzi, nel corso del 26° Convegno nazionale Aicap, (Associazione italiana calcestruzzo armato e precompresso).

I calcestruzzi ad alta resistenza risultano caratterizzati dal basso rapporto in peso acqua/legante, dall’alto dosaggio di legante, dall'impiego di aggiunte minerali reattive verso l'idrossido di calcio ceneri volanti, argille calcinate, pozzolane naturali, micro silice -, che intervengono sulle caratteristiche fisico-meccaniche e sulla durabilità del calcestruzzo, e di additivi chimici superfluidificanti. L’impiego di Rck 85 ha permesso dunque di limitare l’aumento di peso rispetto alla soluzione in acciaio contenendo lo spessore strutturale in soli 18 cm, in linea quindi con la scelta estetica di leggerezza e di sostenibilità dell’opera voluta dai progettisti. Complessivamente il peso del pacchetto strutturale e della pavimentazione è risultato essere addirittura inferiore a quello originario, grazie alla realizzazione del sovraspessore, necessario per la predisposizione a linea tranviaria, con un conglomerato alleggerito. Le potenzialità prestazionali del calcestruzzo hanno avuto efficace riscontro sia riguardo alle sollecitazioni flessionali di carattere locale – schema statico di trave continua tessuta in direzione longitudinale su traversi intermedi con luce di 3 m – che a quelle globali, permettendo di limitare la precompressione dell’impalcato di contrasto alla spinta. Nel caso si fosse impiegato un calcestruzzo ordinario, comunemente utilizzato per solette di ponti stradali, sarebbe stato necessario realizzare una soletta di 28 cm di spessore, con un aggravio del 56% in termini di peso ed ovvie ripercussioni sui costi. Inoltre, l’incremento dello spessore strutturale, avrebbe comportato la necessità di innalzare la livelletta del ponte, precludendo la possibilità di adattare una futura linea tranviaria. Accanto a quelli di carattere strutturale, l’impiego di calcestruzzi ad alta resistenza garantisce numerosi vantaggi durante l’esercizio dell’opera, che si concretizzeranno in una drastica riduzione della rumorosità e degli oneri manutentivi; nell’eliminazione dei rischi di rottura per fatica; in un generalizzato miglioramento della durabilità; nella possibilità di attacco diretto della rotaia di una futura linea tranviaria. O.O.

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CALCESTRUZZO

ROMA

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arketipo

STUDIO:

MATERIaL-MENTE Gli ultimi aggiornamenti dal mondo della ricerca

a cura di michele sauchelli

— Call for papers L’obiettivo è quello di creare una maggiore interazione tra il mondo della ricerca e quello dei professionisti e delle aziende, dando la possibilità di stabilire positive connessioni relazionali al fine di introdurre maggiore innovazione nel processo edilizio e promuovere la ricerca. Per comparire in questa rubrica è necessario sottoporre un abstract della ricerca al Comitato Scientifico, che selezionerà, a suo giudizio, i lavori più interessanti. È richiesto un testo max di 2500 battute (spazi inclusi) in cui si evincono chiaramente gli obiettivi e gli sviluppi, i possibili risvolti pratici e le aziende e/o gli enti coinvolti. Dovranno, inoltre, essere indicati il nome e i contatti di un referente, nonché i finanziamenti ricevuti/necessari per lo sviluppo della ricerca stessa. Una o più immagini in alta risoluzione (300 dpi, in formato .tiff o .jpg) rappresentative dei temi trattati o dell’istituto/ente saranno motivo di maggiore apprezzamento.

— The new Bouwkunde Politecnico di Milano Facoltà di Ingegneria Edile-Architettura Contatti > Maurizio Parri mail mau.parri@gmail.com

Vista 3D d’insieme

Tipologia > La tesi di laurea, sviluppata da due studenti (Umberto Magni e Maurizio Parri) della facoltà di Ingegneria Edile-Architettura del Politecnico di Milano, ha riguardato la progettazione della nuova facoltà di Architettura dell’Università di Delft (Olanda). Obiettivi > Realizzare un progetto che risponda alle tematiche di risparmio energetico e di progettazione bioclimatica e sostenibile. Attraverso l’ottimizzazione delle prestazioni dell’involucro e l’utilizzo di risorse rinnovabili si è garantito il corretto soddisfacimento delle condizioni di comfort acustico, illuminotecnico e termoigrometrico. Fasi > L’ottimizzazione dell’involucro trasparente e di quello opaco è passata attraverso accurate analisi energetiche in regime dinamico di differenti soluzioni costruttive, in modo da combinare elementi tecnologici presenti sul mercato e investire maggiori risorse sull’innovazione di processo piuttosto che su quella di prodotto, limitando in tal modo i costi complessivi

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Tutto il materiale dovrà essere fornito in formato digitale al seguente indirizzo mail: redazione.arketipo@ilsole24ore.com Indicare nell’oggetto della mail: “MATERIAL-MENTE per ARKETIPO”

dell’opera. Per controllare il comportamento energetico degli spazi destinati alle attività universitarie, caratterizzati da elevati carichi termici interni, si è agito, da una parte, sui sistemi esterni di schermatura, come la doppia copertura costituita dalla parte sommitale della scocca che racchiude l’intero edificio, dall’altra su soluzioni atte a smorzare e sfasare nel tempo i picchi termici. A questo proposito gli orizzontamenti, realizzati con solai alveolari di calcestruzzo armato, fungono da volano termico consentendo al contempo una maggiore rapidità di messa in opera. Lo studio energetico si è spinto fino alla valutazione dell’efficacia del “dilavamento notturno” (night flushing) che, realizzabile mediante ventilazione naturale attivata da camini contrapposti alle aperture vetrate, provvede a scaricare termicamente le superfici di calcestruzzo. Per favorire il ricambio naturale dell’aria minimizzando il discomfort acustico dovuto all’apertura delle porzioni vetrate, si è fatto ricorso a un sistema di camini (split duct) che consente di sfruttare, nelle stagioni miti, la ventilazione naturale a finestre chiuse. Il sistema di illuminazione artificiale a LED, abbinato a un controllo domotico per singolo ambiente, porta a una drastica riduzione dei consumi elettrici connessi. La scocca di rivestimento unisce funzioni estetiche a finalità tecnologiche ed energetiche: nello spazio tra solaio e rivestimento sono alloggiate le unità di trattamento aria che sfruttano il pre-riscaldamento dell’aria attraverso i solar-wall migliorando l’efficienza complessiva dell’impianto; all’esterno sono, invece, installati moduli fotovoltaici e solari termici. L’acqua piovana raccolta dall’ampia copertura viene immagazzinata in apposite cisterne poste al piano interrato e utilizzata per l’irrigazione degli spazi verdi, lo scarico dei sanitari e per la pulizia degli ambienti interni. Si conclude in questo modo il quadro completo della sostenibilità energetica e prestazionale di questo interessante e innovativo progetto.

Schema funzionamento bioclimatico invernale

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material-mente

studio

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— Calcestruzzi di ultima generazione per il Ponte della Musica Calcestruzzi Spa mail info@calcestruzzi.it WEB www.calcestruzzi.it

Tipologia > Ricerca sperimentale per la corretta definizione di un innovativo mix design per un calcestruzzo ad alta resistenza. Obiettivi > La ricerca nasce dall’esigenza strutturale ed estetica di ottenere un impalcato per il Ponte della Musica (Roma) particolarmente resistente e sufficientemente sottile. Punto saliente del lavoro è stata la messa a punto di una miscela adeguata all’impiego di calcestruzzo con Rck pari a 85 MPa. Fasi > Il progetto del nuovo ponte sul Tevere a Roma ha inizio nel 2000 con un concorso internazionale di progettazione, bandito dall’Amministrazione Comunale. L’idea era quella di realizzare un nuovo collegamento tra l’area del Foro Italico e il recente comprensorio dell’Auditorium Parco della Musica e del museo MAXXI. Il concorso è stato vinto dagli studi inglesi Powell-Williams Architects insieme a Buro Happold Engineering. La progettazione esecutiva è stata affidata allo studio di ingegneria Mario Petrangeli & Associati in associazione temporanea con lo Studio Biggi-Guerrini, entrambi di Roma. I lavori iniziati nel 2008 si sono conclusi a maggio 2011. Partendo dalla necessità estetica di ottenere un ponte che desse parvenza di leggerezza con uno spessore strutturale limitato, la Calcestruzzi ha definito e studiato un corretto mix design per il calcestruzzo dell’impalcato. I risultati ottenuti, ricorrendo a

un calcestruzzo ad alta resistenza, sono andati ben oltre le aspettative, consentendo uno spessore strutturale di soli 18 cm e un peso complessivo del pacchetto strutturale e della pavimentazione inferiore a quello originario previsto. Le potenzialità prestazionali di un simile calcestruzzo hanno avuto un interessante riscontro sia in termini di sollecitazioni flessionali locali sia globali, consentendo di limitare la precompressione dell’impalcato di contrasto alla spinta degli archi. L’utilizzo di un calcestruzzo ad alte prestazioni, comparato a un calcestruzzo ordinario di classe C35/45, ha portato a un risparmio in termini di peso di oltre il 50% e a uno spessore di ben 10 cm inferiore, con dirette ricadute in termini di costo. Per la corretta definizione della miscela da adottare, la Calcestruzzi ha preventivamente definito più scenari possibili basati su differenti mix design; successivamente ha condotto nei suoi laboratori delle prove di pre-qualifica e, infine, ha effettuato ulteriori test in collaborazione con un laboratorio riconosciuto dal Ministero dei Lavori Pubblici. Le prove così eseguite sono servite per individuare le materie prime in grado di soddisfare i tre requisiti fondamentali di una miscela di calcestruzzo ad alta resistenza ovverosia il requisito tecnologico (ridotto rapporto acqua/ cemento), reologico (adeguata lavorabilità) e meccanico (resistenza a compressione di progetto).Avendo fatto ricorso a un materiale ad alte prestazioni con un rapporto di acqua/cemento molto basso (inferiore a 0,35), si è potuto ottenere un calcestruzzo molto più compatto, meno poroso e quindi anche meno soggetto a difettosità con importanti ricadute in termini di durabilità. I vantaggi strutturali ed economici riscontrati rendono prevedibile una maggiore diffusione di questi calcestruzzi anche nell’edilizia civile “ordinaria”.

Vista d’insieme del ponte ultimato Vista della soletta a getto completato Vista dell’intradosso della piattaforma

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Calcestruzzo

Cementi & Calcestruzzi

Per il Ponte della Musica di Roma, la Società Calcestruzzi SpA ha messo a punto i vantaggi strutturali ed economici dati dall’utilizzo del calcestruzzo innovativo di ultima generazione ad elevate performance meccaniche grazie anche ad un’intensa attività di laboratorio per la progettazione e la produzione della miscela

CALCESTRUZZI

INNOVATIVI DI ULTIMA GENERAZIONE

Andrea Zecchini*

La presente relazione è stata presentata dalla Società Calcestruzzi al 26° Convegno Nazionale AICAP (Associazione Italiana Calcestruzzo Armato e Precompresso), tenutosi a Padova nel mese di Maggio e che ha avuto come tema centrale il calcestruzzo innovativo di ultima generazione messo a punto per il Ponte della Musica di Roma. vantaggi strutturali ed economici riscontrati con l’utilizzo del calcestruzzo innovativo di ultima generazione messo a punto per il Ponte della Musica di Roma rendono più che plausibile una maggiore diffusione del prodotto anche nell’edilizia civile “ordinaria”. L’impiego dell’Rck 85 ha richiesto un’intensa attività di laboratorio per la progettazione e la messa a punto della miscela. Calcestruzzi ha sviluppato e assecondato a pieno le richieste dei Progettisti e della direzione lavori, producendo un miscela ad elevate performance meccaniche, ben superiori a quelle previste in progetto.

I

Figura 1 - Una vista dell’intradosso della piattaforma

Grazie allo sviluppo industriale degli additivi superfluidificanti, all’utilizzo di varie tipologie di aggiunte minerali e al progresso tecnico degli impianti, risulta possibile produrre, con relativa semplicità, calcestruzzi ad alta resistenza con rapporti acqua/cemento inferiori a 0,35.

Figura 2 - Una vista d’insieme del Ponte della Musica ultimato

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STRADE & AUTOSTRADE 5-2011


Calcestruzzo Il nuovo ponte sul Tevere L’iter progettuale del nuovo ponte sul Tevere a Roma ebbe inizio nel 2000, quando l’Amministrazione Comunale capitolina bandiva un concorso di progettazione internazionale per la realizzazione di un attraversamento pedonale del fiume Tevere, per collegare l’area del Foro Italico con il comprensorio del Parco della Musica e del museo Maxxi, quest’ultima opera anch’essa realizzata con calcestruzzo fornito dalla Calcestruzzi. La progettazione esecutiva e costruttiva veniva affidata allo Studio di Ingegneria Mario Petrangeli & Associati in associazione temporanea con lo Studio Biggi-Guerrini, entrambi di Roma (si veda “S&A” n° 88). I lavori sono iniziati nel 2008 e si sono conclusi a fine Maggio 2011 con l’inaugurazione da parte del Sindaco Giovanni Alemanno. Figura 4 - Una vista della soletta in fase di getto

Il calcestruzzo Il ricorso ad un calcestruzzo ad alta resistenza (ultraresistente) ha permesso di limitare l’aumento di peso rispetto alla soluzione in acciaio, contenendo lo spessore strutturale in soli 18 cm, in linea quindi con la scelta estetica di “leggerezza” e di “sostenibilità” dell’opera concepita dai Progettisti. Il peso complessivo del pacchetto strutturale e della pavimentazione derivante dalle operazioni progettuali esecutive, è risultato essere addirittura inferiore a quello originario, grazie alla realizzazione del sovraspessore, necessario per la predisposizione a linea tranviaria, con un conglomerato alleggerito. Le potenzialità prestazionali del calcestruzzo ad AR hanno avuto efficace riscontro sia riguardo alle sollecitazioni flessionali di carattere locale - schema statico di trave continua tessuta in direzione longitudinale su traversi intermedi con luce di 3,0 m - sia a quelle globali, permettendo di limitare la precompressione di contrasto alla spinta dell’impalcato. Nel caso si fosse impiegato un calcestruzzo ordinario, C35/45, comunemente utilizzato per solette di ponti stradali, sarebbe stato necessario realizzare una soletta di 28 cm di spessore, con un aggravio del 56% in termini di peso ed ovvie ripercussioni sui costi. Inoltre, l’incremento dello spessore strutturale, avrebbe comportato la necessità di innalzare la livelletta del ponte, precludendo la possibilità di adattare una futura linea tranviaria.

un generalizzato miglioramento della durabilità (minore fessurazione); drastica riduzione degli oneri manutentivi; possibilità di attacco diretto della rotaia di una futura linea tranviaria. Lo stesso calcestruzzo è stato utilizzato per la realizzazione dei basamenti sottili ma ultraresistenti da cui spiccano le arcate in acciaio. Il calcestruzzo, prodotto dalla Calcestruzzi, è Controllo di tipo A Controllo di tipo B stato oggetto di studi R1 ³ Rck - 3,5 preliminari di pre-quaRm ³ Rck + 3,5 Rm ³ Rck + 1,4 s lifica della miscela, che hanno portato al(tre prelievi) (³ 15 prelievi) l’individuazione di un Un estratto delle Norme Tecniche (Capitolo 11) Dove: mix ad elevate prestaRm = resistenza media dei prelievi (N/mm2); zioni, ben superiori a R1 = minore valore di resistenza dei prelievi (N/mm2); quanto previsto nel s = scarto quadratico medio. progetto. Le prove di prequalifica del calcestruzzo, eseguite da Calcestruzzi presso i propri laboratori hanno fornito risultati molto soddisfacenti. I risultati relativi ai getti di cantiere sono perfettamente in linea con quelli ottenuti nel corso delle prove di prequalifica. Applicando il controllo di accettazione di tipo “A” (Tabella), sono verificate entrambe le disequazioni.

Le caratteristiche del calcestruzzo utilizzato I calcestruzzi AR sono caratterizzati da basso rapporto in peso acqua/legante (a/l), da alto dosaggio di legante, dall’impiego di aggiunte minerali reattive verso l’idrossido di calcio (ceneri volanti, argille calcinate, pozzolane naturali, microsilice) che intervengono sulle caratteristiche fisico-meccaniche e sulla durabilità del calcestruzzo e di additivi chimici superfluidificanti.

Le caratteristiche della miscela

Figura 3 - Una vista dei piedritti in calcestruzzo di spiccato dell’arco

Oltre alle migliorie di carattere strutturale, l’impiego di calcestruzzi ad AR garantisce numerosi vantaggi durante l’esercizio dell’opera, che si concretizzeranno in: drastica riduzione della rumorosità (fondamentale per un opera in ambito urbano, ancor più se pedonale); eliminazione dei rischi di rottura per fatica;

Per la fornitura relativa al Ponte della Musica, Calcestruzzi ha messo a punto un calcestruzzo Rck 85 con diametro massimo degli inerti di 16 mm, classe di esposizione ambientale scelta per l’opera XC4 e consistenza S5.

Le prove di prequalifica Presso il laboratorio centrale Calcestruzzi sono state effettuate le prime verifiche e le prime analisi di fattibilità del calcestruzzo. I primi studi di laboratorio avevano l’obiettivo di individuare materie prime tali da assicurare il contemporaneo rispetto dei tre requisiti fondamenta-

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Calcestruzzo li di una miscela di calcestruzzo preconfezionato ad alta resistenza: requisito tecnologico - il ridotto rapporto acqua/cemento; requisito reologico - adeguata lavorabilità e idoneo mantenimento di lavorabilità; requisito meccanico - resistenza a compressione di progetto. La scelta dei componenti e dei vari dosaggi per il calcestruzzo AR ha puntato su: aggregati di natura basaltica; cemento Italcementi tipo 52,5 R Cem I; additivo superfluidificante; aggiunte di tipo II (fumi di silice).

Conclusioni L’impiego dell’Rck 85 per il Ponte della Musica, così come per tutte le opere di eccellenza, ha richiesto un’intensa attività di laboratorio per la progettazione e la messa a punto della miscela. A tale fine, la Calcestruzzi ha sviluppato e assecondato a pieno le richieste dei Progettisti e della direzione lavori, producendo un miscela ad elevate performance meccaniche, ben superiori a quelle previste in progetto. L’applicazione costituisce un’ulteriore dimostrazione della validità dei calcestruzzi ad alta resistenza per la costruzione di opere dove sono richiesti elevati requisiti in termini di capacità prestazionali, di estetica e di lavorabilità. I vantaggi strutturali ed economici riscontrati nella realizzazione del Ponte della Musica, ne rendono peraltro prevedibile una maggiore diffusione anche nell’edilizia civile “ordinaria”. Tale auspicio è supportato dalla constatazione che oggi, grazie allo sviluppo nell’industria degli additivi superfluidificanti, all’utilizzo di varie tipologie di aggiunte minerali e al progresso tecnico degli impianti, risulta possibile produrre con relativa semplicità calcestruzzi ad alta resistenza con rapporti acqua/cemento inferiori a 0,35. * Geologo Responsabile Tecnologico Territoriale Zona Lazio di Calcestruzzi SpA

Figura 5 - Una vista della soletta a getto completato

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Anno 21 luglio 2011 n. 6

www.rivistedigitali.com

attualità lavori Roma-Università di Tor Vergata. 78mila mq che aumentano di molto la recettività e che serviranno all’Università capitolina per essere più appetibile a studenti fuori sede sempre in cerca di soluzioni comode e a basso prezzo. Inaugurato il Ponte della Musica, opera in acciaio costata 8 milioni di euro. Il ricorso a un calcestruzzo ad alta resistenza ha permesso di limitare l’aumento di peso rispetto alla soluzione in acciaio, contenendo lo spessore strutturale in soli 18 cm.

Campus universitario modello americano S

ono giunti quasi alla fine i lavori per il nuovo campus dell’università di Tor Vergata, un esempio di modernità che ha preso spunto dai migliori campus americani ed europei. Verranno consegnate a breve le chiavi degli ultimi 550 posti letto che vanno ad aggiun-

biliare Sgr. Attraverso una gara è stata poi scelta la società che gestirà il campus romano, la Siram Sì spa. La struttura di concezione modernissima, progettata dallo studio Ingegnum Re, ha la forma di una corte intorno alla quale si affacciano gli appartamenti degli studenti.

per coloro che intendono fare sport ma anche come crocevia e luogo d’incontro per i residenti. Le soluzioni abitative sono di vario tipo e di metrature differenti che vanno dai 40 ai 55 metri, tutte dotate di angolo cucina con elettrodomestici incorporati e servizi pri-

auditorium, un centro sportivo all’aperto, un piccolo supermercato, vari punti di ristorazione. L’intera area sarà resa pedonale, create piste ciclabili, e l’uso delle autovetture sarà esclusivo per coloro che compiono servizi, mentre gli altri le dovranno lasciare nei par-

fatto in acciaio ed è costato 8 milioni di euro, si tratta di un collegamento sospeso tra le due sponde del Tevere tra Lungotevere Cadorna e piazza Gentile da Fabriano. Sotto il ponte, raggiungibile attraverso scalinate vi sono due piazze pedonali. Per la realizzazione sono occorsi

dei musei» che aggancerà nel suo tratto Gnam, Valle Giulia, Auditorium, Maxxi, Museo dello Sport e Musei Vaticani. Il calcestruzzo. Il ricorso a un calcestruzzo ad alta resistenza ha permesso di limitare l’aumento di peso rispetto alla soluzione

Foto di Moira Villa

Nuovo Campus Tor Vergata. 1500 posti letto, 78mila mq che aumentano di molto la recettività. 70 i milioni di euro dell’investimento stanziati dall’Indap attraverso il fondo immobiliare Aristotele, gestito da Fabrica Immobiliare Sgr.

gersi ai 950 già pronti dalla fine dello scorso anno, per arrivare a un totale complessivo di 1500. 78mila mq che aumentano di molto la recettività, oltre che dell’ateneo di Tor Vergata, dell’intera capitale e che serviranno all’università capitolina per essere più appetibile a studenti fuori sede sempre in cerca di soluzioni comode e a basso prezzo. I 70 milioni di euro dell’investimento sono stanziati dall’Indap attraverso il fondo immobiliare Aristotele, gestito da Fabrica Immo-

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Caratteristiche della miscela. Per la fornitura relativa al Ponte della Musica, Calcestruzzi ha messo a punto un calcestruzzo Rck 85 con diametro massimo 16 mm, la classe di esposizione ambientale scelta per l’opera Xc4 e consistenza S5. Una nuova concezione del costruire, distante dalle tradizionali che vedevano edifici squadrati dai corridoi lunghissimi e piccole stanze in cui ospitare gli universitari. Il complesso è composto da 17 unità edificate e organizzate intorno a un parco di sei ettari che servirà sia

vati. Cosa importante e rilevante per una città come Roma dove i posti letto per gli studenti raggiungono prezzi spropositati, l’affitto medio è di 350 euro mensili. L’area sarà arricchita da servizi sia di utilità quotidiana che inerenti il tempo libero: aule per lo studio, un

cheggi limitrofi. L’università non ha sostenuto spese in quanto ha concesso il terreno in diritto di superficie per 90 anni e al termine di questi rientrerà in possesso di tutto sia del terreno sia di quanto edificato sopra.

Inaugurato il Ponte della Musica È stato inaugurato il Ponte della Musica: l’ultimo tratto del boulevard delle arti e dello Sport che collega lo stadio Olimpico all’Auditorium. Il

ponte lungo 190 m con due archi di 160 m è un manu-

tre anni perché si è pensato di fare un tipo di varo più sicuro, a spinta, senza il pilastro al centro previsto inizialmente. Raggiunto un nuovo schema statico, sono state eliminate le grosse spinte sui collettori in corrispondenza del Lungotevere, aggiungendo dei cavi. Superato anche il problema legato a una serie di doghe e assi di legno fallate. Il ponte era concepito come passaggio pedonale e ciclabile ma al centro è già stata predisposta una doppia navetta elettrica denominata «linea

in acciaio, contenendo lo spessore strutturale in soli 18 cm. Complessivamente il peso del pacchetto strutturale e della pavimentazione nella soluzione eseguita, è risultato essere addirittura inferiore a quello originario, grazie alla realizzazione del sovraspessore, necessario per la predisposizione a linea tranviaria, con un conglomerato alleggerito. Le potenzialità prestazionali del calcestruzzo ad Ar hanno avuto efficace riscontro sia riguardo alle sollecitazioni flessionali di carattere locale – schema statico di trave continua tessuta in direzione longitudinale su traversi intermedi con luce di 3m – che a quelle globali, permettendo di limitare la precompressione

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attualità lavori Il calcestruzzo del Ponte della Musica I calcestruzzi Ar sono caratterizzati da basso rapporto in peso acqua/ legante (a/l), da alto dosaggio di legante, dall’impiego di aggiunte minerali reattive verso l’idrossido di calcio (ceneri volanti, argille calcinate, pozzolane naturali, microsilice) che intervengono sulle caratteristiche fisicomeccaniche e sulla durabilità del calcestruzzo e di additivi chimici superfluidificanti.

Ponte della Musica. Intradosso della piattaforma, vista dei piedritti in calcestruzzo di spiccato dell’arco, vista d’insieme del ponte ultimato. dell’impalcato di contrasto alla spinta. Nel caso si fosse impiegato un calcestruzzo ordinario, C35/45, comunemente utilizzato per solette di ponti strada-

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li, sarebbe stato necessario realizzare una soletta di 28 cm di spessore, con un aggravio del 56% in termini di peso e ovvie ripercussioni sui costi. Inoltre, l’incre-

mento dello spessore strutturale, avrebbe comportato la necessità di innalzare la livelletta del ponte, precludendo la possibilità di adattare una futura linea

tranviaria. Accanto a quelli di carattere strutturale, l’impiego di calcestruzzi ad Ar in luogo della p.o., garantirà numerosi vantaggi durante l’esercizio

dell’opera, che si concretizzeranno in: • drastica riduzione della rumorosità (fondamentale per un opera in ambito urbano, ancor più se pedonale);

• eliminazione dei rischi di

rottura per fatica tipica delle p.o.; • un generalizzato miglioramento della durabilità (minore fessurazione); • drastica riduzione degli oneri manutentivi; • possibilità di attacco diretto della rotaia di una futura linea tranviaria. Lo stesso calcestruzzo è stato utilizzato per la realizzazione dei basamenti da cui spiccano le arcate in acciaio. Il calcestruzzo, prodotto da Calcestruzzi, è stato oggetto di studi preliminari di pre-qualifica della miscela, che hanno portato all’individuazione di un mix a elevate prestazioni, ben superiori a quelle di progetto. Le prove di prequalifica del calcestruzzo, sono state eseguite da Calcestruzzi presso il laboratorio centrale della zona Lazio ed hanno fornito risultati molto soddisfacenti. I risultati relativi ai getti di cantiere sono perfettamente in linea con quelli ottenuti nel corso delle prove di prequalifica. • C. Ca.

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Giornate AICAP 2011

Il Nuovo Ponte della Musica di Roma Il contributo di Calcestruzzi Sintesi della relazione presentata da

Andrea Zecchini

Responsabile Tecnologico Territoriale Zona Lazio

Calcestruzzi ha presentato al 26° Convegno Nazionale AICAP, Associazione Italiana Calcestruzzo Armato e Precompresso, che si è tenuto a Padova nel mese di maggio, il calcestruzzo innovativo ad Alta Resistenza messo a punto per il Ponte della Musica di Roma. I vantaggi strutturali ed economici riscontrati ne rendono prevedibile una maggiore diffusione anche nell’edilizia civile ordinaria. L’impiego dell’Rck 85 ha richiesto un’intensa attività di laboratorio per la progettazione e la messa a punto della miscela. Calcestruzzi ha sviluppato e assecondato a pieno le richieste dei progettisti e della direzione lavori, producendo un miscela a elevate performance meccaniche, ben superiori a quelle previste in progetto. Grazie allo sviluppo dell’industria degli additivi superfluidificanti, all’utilizzo di varie tipologie di aggiunte minerali e al progresso tecnico degli impianti risulta possibile produrre, con relativa semplicità, calcestruzzi ad Alta Resistenza con rapporti acqua/cemento inferiori a 0,35. Info e contatti su www.calcestruzzi.it

Il nuovo ponte sul Tevere

L’iter progettuale del nuovo ponte sul Tevere di Roma aveva inizio nel 2000, quando l’Amministrazione Comunale Capitolina bandiva un concorso di progettazione internazionale per la realizzazione di un attraversamento pedonale del fiume Tevere, per collegare l’area del Foro Italico con il comprensorio del Parco della Musica e del museo MAXXI, opera anch’essa realizzata con calcestruzzo fornito dalla Calcestruzzi. La progettazione esecutiva e costruttiva veniva affidata alla studio di ingegneria Mario Petrangeli & Associati in associazione temporanea con lo Studio Biggi-Guerrini, entrambi di Roma. I lavori, iniziati nel 2008, sono terminati lo scorso maggio 2011.

Il calcestruzzo

Il ricorso a un calcestruzzo ad alta resistenza ha permesso di limitare l’aumento di peso rispetto alla soluzione in acciaio, contenendo lo spessore strutturale in soli 18 cm. Complessivamente il peso del pacchetto strutturale e della pavimentazione nella soluzione eseguita è risultato essere addirittura inferiore a quello originario, grazie alla realizzazione del sovraspessore, necessario per la predisposizione a linea tranviaria, con un conglomerato alleggerito. Le potenzialità prestazionali del calcestruzzo ad AR hanno avuto efficace riscontro sia riguardo alle sollecitazioni flessionali di carattere locale – schema statico di trave continua tessuta in direzione longitudinale su traversi intermedi con luce di tre metri – che a quelle globali, permettendo di limitare la precompressione dell’impalcato di contrasto alla spinta. Nel caso si fosse impiegato un cls ordinario, C35/45, comunemente utilizzato per solette di ponti stradali, sarebbe stato necessario realizzare una soletta di 28 cm di spessore, con un aggravio del 56% in termini di peso e ovvie ripercussioni sui costi. Inoltre l’incremento dello spessore strutturale avrebbe comportato la necessità d’innalzare la livelletta del ponte, precludendo la possibilità di adattare una futura linea tranviaria. Accanto a quelli di carattere strutturale l’impiego di calcestruzzi ad AR in luogo della p.o. garantirà numerosi vantaggi durante l’esercizio dell’opera che si concretizzeranno in: • drastica riduzione della rumorosità (fondamentale per un opera in ambito urbano, ancor più se pedonale); • eliminazione dei rischi di rottura per fatica tipica delle p.o., • un generalizzato miglioramento della durabilità (minore fessurazione), • drastica riduzione degli oneri manutentivi, • possibilità di attacco diretto della rotaia di una futura linea tranviaria. Lo stesso calcestruzzo è stato utilizzato per la realizzazione dei basamenti da cui spiccano le arcate in acciaio Il calcestruzzo, prodotto da Calcestruzzi, è stato oggetto di studi preliminari di pre-qualifica della miscela che hanno portato all’individuazione di un mix a elevate prestazioni, ben superiori a quelle di progetto. Le prove di prequalifica del calcestruzzo, sono state eseguite da Calcestruzzi presso il laboratorio centrale della zona Lazio e hanno fornito risultati molto soddisfacenti. I risultati relativi ai getti di cantiere sono perfettamente in linea con quelli ottenuti nel corso delle prove di prequalifica. Applicando il controllo di accettazione di tipo A (vedi tabella) sono verificate entrambe le disequazioni. Estratto Norme Tecniche Capitolo 11

innovazione

Controllo di tipo A Rm≥Rck+3,5 (n. prelievi: 3)

R1≥Rck-3,5

Controllo di tipo B Rm≥Rck+1,4 s (n. prelievi: ≤15)

Ove: Rm = resistenza media dei prelievi (N/mm2) R1 = minore valore di resistenza dei prelievi (N/mm2) s = scarto quadratico medio 22 • Galileo 201 • Luglio-Agosto 2011


Le caratteristiche del calcestruzzo utilizzato

I calcestruzzi AR sono caratterizzati da basso rapporto in peso acqua/legante (a/l), da alto dosaggio di legante, dall’impiego di aggiunte minerali reattive verso l’idrossido di calcio (ceneri volanti, argille calcinate, pozzolane naturali, microsilice) che intervengono sulle caratteristiche fisico-meccaniche e sulla durabilità del calcestruzzo e di additivi chimici superfluidificanti. Caratteristiche della miscela Per la fornitura relativa al Ponte della Musica Calcestruzzi ha messo a punto un calcestruzzo Rck 85 con diametro massimo 16 mm, la classe di esposizione ambientale scelta per l’opera XC4 e consistenza S5. Prove di prequalifica Presso il laboratorio centrale Calcestruzzi della zona Lazio sono state effettuate le prime verifiche e le prime analisi di fattibilità del calcestruzzo. I primi studi di laboratorio avevano l’obiettivo di individuare materie prime tali da assicurare il rispetto contemporaneo dei tre requisiti fondamentali di una miscela di calcestruzzo preconfezionato ad Alta Resistenza: • requisito tecnologico il ridotto rapporto acqua-cemento • requisito reologico adeguata Lavorabilità e idoneo mantenimento di lavorabilità • requisito meccanico resistenza a compressione di progetto. La scelta dei componenti e dei vari dosaggi per il calcestruzzo AR è ricaduta su: • aggregati di natura basaltica • cemento tipo 52.5 R Cem I • additivo superfluidificante • aggiunte di tipo II (Fumi di silice)

Conclusioni

L’impiego dell’Rck 85 per il Ponte della Musica, così come per tutte le opere di eccellenza, ha richiesto un’intensa attività di laboratorio per la progettazione e la messa a punto della miscela. A tale fine la Calcestruzzi ha sviluppato e assecondato a pieno le richieste dei progettisti e della direzione lavori, producendo un miscela a elevate performance meccaniche, ben superiori a quelle previste in progetto. L’applicazione costituisce un’ulteriore dimostrazione della validità dei calcestruzzi ad Alta Resistenza per la costruzione di opere dove sono richiesti elevati requisiti in termini di capacità prestazionali. I vantaggi strutturali ed economici riscontrati nel Ponte della Musica ne rendono peraltro prevedibile una maggiore diffusione anche nell’edilizia civile ordinaria. Tale auspicio è supportato dalla constatazione che oggi, grazie allo sviluppo nell’industria degli additivi superfluidificanti, all’utilizzo di varie tipologie di aggiunte minerali e al progresso tecnico degli impianti, risulta possibile produrre con relativa semplicità calcestruzzi ad Alta Resistenza con rapporti acqua-cemento inferiori a 0,35. • 23 • Galileo 201 • Luglio-Agosto 2011


IN BREVE

di Claudia di Sante

Materiali e sistemi

Calcestruzzo ad alta resistenza | il Nuovo Ponte della Musica di Roma

Sviluppato ad hoc, potrà essere largamente impiegato

Luglio 2011 N. 5

Messo a punto per il Ponte della Musica di Roma, l’innovativo calcestruzzo ad alta resistenza di Calcestruzzi ha caratteristiche strutturali ed economiche che ne rendono prevedibile un largo impiego anche nell’edilizia civile «ordinaria». L’impiego dell’Rck 85 per il Ponte della

IL NUOVO CANTIERE

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Musica, così come per tutte le opere di eccellenza, ha richiesto un’intensa attività di laboratorio per la progettazione e la messa a punto della miscela. Calcestruzzi ha sviluppato e assecondato le richieste dei progettisti e della direzione lavori, producendo una miscela a elevate performance meccaniche, superiori a quelle previste in progetto. Grazie allo sviluppo dell’industria degli additivi superfluidificanti, all’utilizzo di varie tipologie di aggiunte minerali e al progresso tecnico degli impianti, risulta possibile produrre, con relativa semplicità, calcestruzzi ad alta resistenza con rapporti acqua/cemento inferiori a 0,35. Il ricorso a un calcestruzzo ad alta resistenza ha permesso di limitare l’aumento di peso rispetto alla soluzione in acciaio, contenendo lo spessore strutturale in soli 18 cm. Complessivamente il peso del pacchetto strutturale e della pavimentazione è risultato essere inferiore a quello previsto, grazie alla realizzazione del sovraspessore, necessario per la predisposizione a linea tranviaria, con un conglomerato alleggerito. Le potenzialità prestazionali del calcestruzzo ad alta resistenza hanno avuto efficace riscontro sia riguardo alle sollecitazioni flessionali di carattere locale (schema statico di trave continua tessuta in direzione longitudinale su traversi

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Il nuovo ponte sul Tevere, sospeso tra il Lungotevere Flaminio e il Lungotevere Maresciallo Cadorna, collega l’area del Foro Italico e il Parco di Monte Mario con il comprensorio del Parco della Musica, Villa Glori, il Teatro Olimpico e il museo Maxxi. Si tratta di una struttura (inizialmente immaginata ciclo-pedonale e successivamente modificata per consentire anche il passaggio di tram e veicoli) costituita da un impalcato sorretto da due archi ribassati in acciaio (con 190 metri di

lunghezza e 18 metri di larghezza massima nella parte centrale) poggianti su una piattaforma in cemento armato, che aprirà una sorta di piazza sul fiume. Il ponte è caratterizzato dall’inclinazione dei due archi rispetto al piano verticale e dall’assenza di un loro collegamento orizzontale nella zona sovrastante l’impalcato, elementi che determinano la leggerezza dell’immagine e l’eventualità di separare una corsia carrabile centrale dai due percorsi pedonali. Le impo-

intermedi con luce di 3.0 m) che a quelle globali, permettendo di limitare la precompressione dell’impalcato di contrasto alla spinta. Nel caso si fosse impiegato un cls ordinario, C35/45, comunemente utilizzato per solette di ponti stradali, sarebbe stato necessario realizzare una soletta di 28 cm di spessore, con un aggravio del 56% in termini di peso e le conseguenti ripercussioni sui costi. Inoltre, l’incremento dello spessore strutturale, avrebbe comportato la necessità di innalzare la livelletta del ponte, precludendo la possibilità di adattare una futura linea tranviaria. Accanto ai vantaggi di carattere strutturale, l’impiego

ste in calcestruzzo armato, che riportano alle fondazioni le spinte degli archi proseguendone lo sviluppo fino al suolo, sono utilizzate anche come elementi di collegamento tra il piano di calpestio del ponte e le rive attrezzate del Tevere. L’opera, costata circa 8 milioni di euro, è nata sulla base del progetto vincitore di un concorso internazionale di progettazione, redatto dallo studio inglese Buro Happold di Londra con Powell-Williams Architects e successivamente affianca-

del calcestruzzo ad alta resistenza garantirà numerosi vantaggi durante l’esercizio dell’opera, che si concretizzeranno in una drastica riduzione della rumorosità (fondamentale per un opera in ambito urbano, ancor più se pedonale); nell’eliminazione dei rischi di rottura per fatica, in un generalizzato miglioramento della durabilità (minore fessurazione); in una riduzione degli oneri manutentivi e nella possibilità di attacco diretto della rotaia di una futura linea tranviaria. Lo stesso calcestruzzo è stato utilizzato per la realizzazione dei basamenti da cui spiccano le arcate in acciaio. In particolare i calcestruzzi ad

to dalla Soc. Carlo Lotti & Associati di Roma, società ingegneria specializzata nella costruzione di ponti e dighe. La progettazione esecutiva è stata effettuata da Mario Petrangeli Associati srl in associazione temporanea con lo Studio BiggiGuerrini e la direzione dei lavori, sotto la regia di Franco Policicchio, è stata affidata alla Atp Carlo Lotti & Associati e Buro Happold. L’appaltatore è il Consorzio Stabile Consta e i lavori sono stati eseguiti dall’impresa Mattioli Sspa.

alta resistenza sono caratterizzati da basso rapporto in peso acqua/ legante (a/l), alto dosaggio di legante, e impiego di aggiunte minerali reattive verso l’idrossido di calcio (ceneri volanti, argille calcinate, pozzolane naturali, microsilice) che intervengono sulle caratteristiche fisico-meccaniche e sulla durabilità del calcestruzzo e di additivi chimici superfluidificanti. Circa le caratteristiche della miscela, per la fornitura relativa al Ponte della Musica, Calcestruzzi ha messo a punto un calcestruzzo Rck 85 con diametro massimo 16 mm, la classe di esposizione ambientale scelta per l’opera Xc4 e consistenza S5.

28/06/11 09.49


PROGETTO

Ponte della Musica

Un ponte verso la musica Di Federica Calò

Roma rimane la capitale indiscussa del Bel Paese, la città che raccoglie ed esprime al meglio la ricchezza di quella che un tempo è stata la potenza dell’Impero Romano. Tra le memorie del tessuto storico consolidato, oggi appaiono sempre più spesso, scenografiche architetture contemporanee. Cogliere il dialogo che si instaura tra i siti e i reperti archeologici e le avveniristiche architetture delle archistar più famose, è un valore aggiunto per chi si appresta a visitare questa città.

D

a qualche anno è stato inaugurato, il Parco della Musica di Renzo Piano, l’Auditorium composto da grandi sale e spazi multi-culturali. Non molto distante oggi è presente il Maxxi di Zaha Hadid, il Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo. Sono alcune delle recenti architetture queste che sono sorte nel quartiere Flaminio, che oggi si arricchisce di un’altra presenza contemporanea: il Ponte della Musica. Il corso del fiume Tevere, da qualche settimana, può essere attraversato mediante questo nuovo e particolare collegamento che unisce il quartiere Flaminio, con gli insediamenti sportivi come il Palazzetto dello sport e quelli artistici come l’Auditorium e il Maxxi e il quartiere della Vittoria, caratterizzato anch’esso da elementi significativi come il complesso sportivo del foro Italico, il Museo del genio e l’Auditorium della Rai.

Il progetto del Ponte della Musica Il Ponte della Musica nasce sulla base di un progetto di un Concorso Internazionale di Progettazione bandito nel 2000 dal Comune di Roma.

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CSC novembre 2011


PROGETTO

Ponte della Musica

Vantaggi nell’utilizzo del calcestruzzo ad alta resistenza • drastica riduzione della rumorosità (fondamentale per un opera in ambito urbano, ancor più se pedonale); • eliminazione dei rischi di rottura per fatica; • un generalizzato miglioramento della durabilità (minore fessurazione); • drastica riduzione degli oneri manutentivi; • possibilità di attacco diretto della rotaia di una futura linea tranviaria.

Il progetto vincitore è stato redatto dalla studio di architettura Buro Happold di Londra e successivamente affiancato dalla Soc. Carlo Lotti & Associati di Roma, una delle più antiche società italiane di ingegneria, specializzata nella costruzione di ponti e dighe. La progettazione esecutiva del ponte è stata effettuata dalla

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CSC novembre 2011


PROGETTO

Ponte della Musica

Intervista al Responsabile Tecnologico Zona Lazio Calcestruzzi Andrea Zecchini Come si presenta il calcestruzzo, data l’innovazione del prodotto utilizzato? Quali sono le procedure e la messa in opera di questo materiale? Il calcestruzzo ad Alta Resistenza fornito per la realizzazione del Ponte della Musica è stato progettato presso il laboratorio della Calcestruzzi Spa di Pomezia (Roma). Oltre a essere estremamente durabile, grazie al suo bassissimo rapporto acqua/cemento, il calcestruzzo si presentava con una consistenza molto fluida paragonabile a un calcestruzzo autocompattante (SelfCompacting Concrete) distribuendosi uniformemente anche in par ti d’opera, per esempio i piedritti, dove la densità di armatura era di circa 350 Kg al m³ contro valori abituali di 150 Kg al m³. Come avviene la sua applicazione in funzione della realizzazione di un'architettura e quali sono i tempi di applicazione del calcestruzzo Rck 85? L’applicazione del calcestruzzo ad Alta Resistenza C70/85 è risultata simile a un calcestruzzo standard così come le accortezze durante la fase di getto e di maturazione. Ciò che risulta importante sottolineare é che i calcestruzzi ad Alta Resistenza permettono di raggiungere performance meccaniche di tutto rispetto alle brevi stagionature quindi con notevoli vantaggi nei tempi di

fruizione. Queste tipologie di prodotti consentono di realizzare anche opere architettonicamente complesse dove la reologia dell’impasto risulta di fondamentale importanza ai fini sia estetici sia durabili dell’opera. L'innovazione di questo prodotto conduce anche a una riduzione dei costi a seguito della sua produzione? Costi in termini di riduzione di materiale, riduzioni dei tempi, riduzione dei costi di manutenzione futuri? Le potenzialità prestazionali del cls ad Alta Resistenza hanno permesso, in riferimento alla porzione centrale d e l l a p i at t a fo r m a , d i l i m i t a re l’aumento di peso rispetto alla soluzione originariamente costituita da una piastra ortotropa in acciaio, contenendo quindi lo spessore strutturale in soli 18 cm. Nel caso si fosse impiegato un cls ordinario, C35/45, comunemente utilizzato per solette di ponti stradali, sarebbe stato necessario realizzare una soletta di 28 cm di spessore, con un aggravio del 56% in termini di peso e ovvie ripercussioni sui costi. Il calcestruzzo C70/85 risulta essere un calcestruzzo con elevate caratteristiche di durabilità grazie al bassissimo rapporto acqua/cemento. Questo comporta una riduzione drastica della velocità d’ingresso degli agenti aggressivi.

Quanto è importante la sinergia fra il ruolo del progettista e il ruolo del ricercatore o ingegnere di un'azienda per realizzare un'architettura fatta da un prodotto realmente innovativo? È stato anche il caso di questo progetto? Le sinergie tra il ruolo del progettista e il ruolo del ricercatore o ingegnere sono fondamentali. L’innovazione nel mondo dell’edilizia viene ostacolato proprio dalla frammentazione della filiera la quale risulta essere composta da molti addetti ai lavori con formazioni diversificate e soprattutto esigenze differenti. Solo il dialogo fra tutta la filiera consente di studiare, progettare e fornire prodotti innovativi per il mondo dell’edilizia. Nelle opere di eccellenza il dialogo tra tutta la filiera ha reso possibile la produzione di miscele ad elevate per formance meccaniche, come nel caso del Ponte della Musica, calcestruzzi architettonici, come nel caso del Museo Maxxi, fino ad arrivare a calcestruzzi per ambienti marini (MarinConcrete) per il Mose di Venezia.

Forma ed estetica del ponte

ATP Mario Petrangeli Associati con lo Studio Biggi-Guerrini, mentre la direzione dei lavori, sotto la regia di Franco Policicchio, è stata affidata alla Atp Carlo Lotti & Associati e Buro Happold. L’intervento, si inserisce nel Progetto Parco della Musica e delle Arti, posizionato lungo la direzione Est-Ovest della direttrice Villa Glori - Monte Mario,

lungo l’asse di Via Guido Reni sino all’accesso alla Porta Sud del Complesso Sportivo Monumentale del Foro Italico. Anche questa suggestiva infrastruttura sottolinea con eleganza e leggerezza il forte legame urbanistico e sociale che si è creato negli ultimi anni tra il quartiere Flaminio e il quartiere Delle Vittorie.

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CSC novembre 2011

Inizialmente il ponte doveva avere una funzione ciclo-pedonale, a cui poi è stata aggiunta anche la possibilità di inserimento di una linea tranviaria pubblica e del passaggio di veicoli privati per renderlo carrabile. I progettisti affermano che “ la soluzione proposta è caratterizzata dall’inclinazione dei due archi rispetto al piano verticale e dall’assenza di un loro collegamento orizzontale nella zona sovrastante l’impalcato. Ciò consente una particolare leggerezza dell’immagine architettonica e l’eventualità di separare una corsia carrabile centrale dai due percorsi pedonali che si affacciano senza ostacoli sul fiume. Le imposte in calcestruzzo armato, che riportano alle fondazioni le spinte degli archi proseguendone lo sviluppo fino al suolo, sono utilizzate anche come elementi di collegamento tra il piano di calpestio del ponte e le rive attrezzate del Tevere. L’accessibilità è favorita dall’assenza di raccordi in pendenza a scale e la sezione dell’impalcato consente un’ottimale flessibilità d’uso del ponte”. Il ponte, realizzato in acciaio, cemento e legno, è costituito da un impalcato


PROGETTO

Ponte della Musica

al piano verticale e dall’assenza di un loro collegamento orizzontale nella zona sovrastante l’impalcato, che permette una particolare sinuosità e luminosità dell’immagine architettonica. Il Ponte della Musica è costituito da una parte centrale che ospita il corridoio predisposto per il trasporto pubblico protetto. La struttura è fondata su pali mentre la spalla sinistra è posta su cuscinetti mobili in grado di assorbire le sollecitazioni termiche e sismiche. La parte centrale è asfaltata mentre quelle laterali sono costituite da doghe in legno che poggiano sulla struttura in acciaio. Si è anche provveduto a prevedere, ai lati del ponte, l'installazione degli impianti semaforici che serviranno a facilitare la percorribilità del Ponte da parte dei bus elettrici.

L’innovazione del Calcestruzzo Rck 85

sorretto da due archi ribassati in acciaio - di 190 metri di lunghezza e 22 metri di larghezza massima nella parte centrale - poggiati su una piattaforma in cemento armato rivestita di legno, progettata come spazio pubblico sospeso sopra il corso del fiume. La soluzione proposta è caratterizzata dall’inclinazione dei due archi rispetto

Le qualità e le caratteristiche di Rck 85, messo a punto per il Ponte della Musica, sono state presentate da Calcestruzzi durante il 26° Convegno Naziona le AICAP, l’Associazione Italiana Calcestruzzo Armato e Precompresso che si è tenuto a Padova nello scorso maggio. La ricerca alle spalle di questo nuovo materiale ha richiesto un’intensa attività di laboratorio che ha portato a soddisfare a pieno le richieste dei progettisti e della direzione lavori, producendo, infine, una miscela a elevate performance meccaniche, ben superiori a quelle previste in progetto. Grazie allo sviluppo dell’industria degli additivi superfluidificanti, all’utilizzo di varie tipologie di

aggiunte minerali e al progresso tecnico degli impianti, è risultato possibile produrre, con relativa semplicità, calcestruzzi ad alta resistenza con rapporti acqua/cemento inferiori a 0,35. I vantaggi strutturali ed economici della sua applicazione prevedono quindi una sua maggiore diffusione anche nell’edilizia civile “ordinaria”. Il ricorso a un calcestruzzo ad alta resistenza ha permesso di limitare l’aumento di peso rispetto alla soluzione in acciaio, contenendo lo spessore strutturale in soli 18 cm, in linea quindi con la scelta estetica di “leggerezza” e di “sostenibilità” dell’opera voluta dai progettisti. Complessivamente il peso del pacchetto strutturale e della pavimentazione nella soluzione eseguita è risultato essere addirittura inferiore a quello originario, grazie alla realizzazione del sovraspessore, necessario per la predisposizione della linea tranviaria, con un conglomerato alleggerito. Le potenzialità prestazionali del calcestruzzo ad AR hanno avuto efficace riscontro sia riguardo alle sollecitazioni flessionali di carattere locale - schema statico di trave continua tessuta in direzione longitudinale su traversi intermedi con luce di 3.0 m - che a quelle globali, permettendo di limitare la precompressione dell’impalcato di contrasto alla spinta. Nel caso si fosse impiegato un cls ordinario, C35/45, comunemente utilizzato per solette di ponti stradali, sarebbe stato necessario realizzare una soletta di 28 cm di spessore, con un aggravio del 56% in termini di peso e ovvie ripercussioni sui costi. Inoltre, l’incremento dello spessore strutturale avrebbe comportato la necessità di innalzare la livelletta del ponte, precludendo la possibilità di adattare una futura linea tranviaria. Lo stesso calcestruzzo è stato utilizzato per la realizzazione dei basamenti sottili e ultraresistenti da cui spiccano le arcate in acciaio.

Le caratteristiche del calcestruzzo utilizzato I calcestruzzi ad alta resistenza sono caratterizzati da basso rapporto di peso acqua/legante, da alto dosaggio di legante, dall’impiego di aggiunte minerali reattive verso l’idrossido di calcio (ceneri volanti, argille calcinate, pozzolane naturali, microsilice) che intervengono sulle caratteristiche fisico-meccaniche e sulla durabilità del calcestruzzo e di additivi chimici superfluidificanti. 

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CSC novembre 2011


2 Strutture in Calcestruzzo

Laboratorio sul Tevere UN CALCESTRUZZO AD ALTA RESISTENZA, CON VANTAGGI IN TERMINI STRUTTURALI E DI MANUTENZIONE, FA DA “SPINA DORSALE” AL PONTE DELLA MUSICA, UNA DELLE OPERE RECENTI PIÙ SUGGESTIVE REALIZZATE A ROMA. ALLA BASE DELLA SOLUZIONE, ADDITIVI SUPERFLUIDIFICANTI, AGGIUNTE MINERALI E IMPIANTI DI ULTIMA GENERAZIONE. 1

Ponti&Viadotti

Andrea Zecchini geologo Responsabile Tecnologico Territoriale Lazio Calcestruzzi


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Foto Francesco Feliciani

1. Vista d’insieme del ponte in fase di ultimazione 2.Particolare del ponte ultimato

n calcestruzzo ultraresistente di ultima generazione (cosiddetto ad Alta Resistenza) al servizio di un progetto urbano di elevata qualità tecnica e architettonica come il nuovo Ponte della Musica di Roma. Il materiale è stato presentato da Calcestruzzi (Italcementi Group) nell’ambito del 26° Convegno Nazionale AICAP, l’Associazione Italiana Calcestruzzo Armato e Precompresso, che si è tenuto a Padova nel maggio di quest’anno, nonché riproposto anche al recente MADEexpo di Milano, il 7 ottobre scorso. Si tratta di un calcestruzzo caratterizzato da Rck 85 che ha richiesto un’intensa attività di laboratorio per la progettazione e la messa a punto della miscela. L’esito finale: quello di assecondare a pieno le richieste dei progettisti e della direzione lavori, attraverso la produzione di un formulato ad alte performance meccaniche, persino superiori a quelle previste in progetto. Grazie allo sviluppo dell’industria degli additivi superfluidificanti, all’utilizzo di varie tipologie di aggiunte minerali e al progresso tecnico degli impianti, infatti, risulta attualmente possibile produrre, con relativa semplicità, calcestruzzi ad Alta Resistenza con rapporti acqua/cemento inferiori a 0,35. Di seguito, dopo una doverosa introduzione sul nuovo ponte, cercheremo di approfondire le caratteristiche tecniche di questa recentissima produzione, realizzata si può dire “su misura” di un’opera infrastrutturale che ha già fatto molto parlare di sé e insieme portatrice di vantaggi strutturali ed economici che ne rendono prevedibile una maggiore diffusione anche nell’edilizia civile “ordinaria”.

Il nuovo Ponte della Musica L’iter progettuale del nuovo Ponte della Musica - opera inizialmente immaginata per uso ciclo-pedonale e successivamente modificata per consentire anche il passaggio di mezzi pubblici - ha avuto inizio nel 2000, quando l’amministrazione comunale della Capitale bandì un concorso di progettazione internazionale per la realizzazione di un attraversamento pedonale del fiume Tevere, per collegare l’area del Foro Italico con il comprensorio del Parco della Musica e del Museo MAXXI. Il progetto vincitore è risultato quello predisposto dallo studio di architettura londinese Buro Happold, affiancato successivamente dalla Società Carlo Lotti & Associati di Roma. Il progetto esecutivo è stato invece redatto - nell’ambito della gara per la progettazione esecutiva e la realizzazione aggiudicata dal consorzio stabile Consta, con in prima fila, nella fattispecie, la consorziata Mattioli - alla Mario Pietrangeli Associati con lo Studio Biggi-Guerrini, società entrambe di Roma. In altre parole: due nomi di altissimo profilo in fatto di progettazione di ponti, a livello italiano e internazionale. I lavori di costruzione sono iniziati nel 2008 per concludersi nella primavera di quest’anno: il Ponte della Musica è stato infine inaugurato il 31 maggio scorso. Il progetto esecutivo ha previsto una modifica dello schema strutturale senza alterare la geometria e le forme pensate in origine. Il ponte si presenta infatti, nella nuova configurazione, con uno schema a spinta eliminata per mezzo di stralli precompressi posti all’interno dell’impalcato. Al fine di ridurre gli effetti dell’azione sismica, la spalla sinistra è stata inoltre isolata alla base per mezzo di isolatori sismici. Un’ulteriore modifica ha riguardato quindi la porzione centrale della piattaforma, originariamente co-

12/2011 leStrade

Ponti&Viadotti

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4 stituita da una piastra ortotropa in acciaio che successivamente è stata sostituita da una sottile soletta realizzata proprio in calcestruzzo ad Alta Resistenza (C70/85). Il ricorso a questa tipologia di materiale di ultima generazione ha permesso di limitare l’aumento di peso rispetto alla soluzione in acciaio, contenendo lo spessore strutturale in soli 18 cm. Nel caso si fosse impiegato un calcestruzzo ordinario, C35/45, comunemente utilizzato per solette di ponti stradali, sarebbe stato necessario realizzare una soletta di 28 cm di spessore, con un aggravio del 56% in termini di peso e ovvie ripercussioni sui costi. Complessivamente, il peso del pacchetto strutturale e della pavimentazione nella soluzione eseguita è risultato essere addirittura inferiore a quello originario, grazie alla realizzazione del sovraspessore, necessario per la predisposizione a linea tranviaria, con un conglomerato alleggerito. Grazie a questa soluzione la “leggerezza dell’immagine architettonica” richiesta dai progettisti è stata così soddisfatta.

3 3. Vista dell’intradosso della piattaforma 4. Vista dei piedritti in calcestruzzo di spiccato dell’arco

Il calcestruzzo AR: punti di forza e identikit Le potenzialità prestazionali del calcestruzzo ad Alta Resistenza hanno avuto così un riscontro efficace sia per quanto riguarda le sollecitazioni flessionali di carattere locale - schema statico di trave continua tessuta in direzione longitudinale su traversi intermedi con luce di 3 m - sia quelle globali, permettendo di limitare la precompressione dell’impalcato di contrasto alla spinta. Lo stesso calcestruzzo è stato inoltre utilizzato per la realizzazione dei basamenti sottili ma ultraresistenti da cui spiccano le arcate in acciaio. Accanto alle prestazioni di carattere strutturale, l’impiego di calcestruzzi ad Alta Resistenza garantisce, durante la vita dell’opera, altri numerosi vantaggi, che si concretizzeranno in: • drastica riduzione della rumorosità (fondamentale per un opera in ambito urbano, ancora più se pedonale); • eliminazione dei rischi di rottura per fatica; • un generalizzato miglioramento della durabilità (minore fessurazione); • drastica riduzione degli oneri manutentivi; • possibilità di attacco diretto della rotaia di una futura linea tranviaria. Il calcestruzzo fornito per la realizzazione del Ponte della Musica, in particolare, è stato progettato presso il laboratorio della Calcestruzzi di Pomezia (Roma). Oltre a essere estremamente durabile - requisito importante per ogni manufatto - questo calcestruzzo si presenta con una consistenza molto fluida paragonabile a quella di un calcestruzzo autocompattante (Self-Compacting Concrete) distribuendosi uniformemente anche in parti d’opera, per esempio i piedritti, dove la densità di armatura era di circa 350 kg al m3 contro valori abituali di 150 kg al m3. L’applicazione è risultata praticamente uguale a quella di un calcestruzzo standard così come le accortezze durante la fase di getto e di maturazione. Con questo approccio i calcestruzzi ad Alta Resistenza permettono di raggiungere performance meccaniche di tutto rispetto alle brevi stagionature, quindi con notevoli vantaggi nei tempi di fruizione. Queste tipologie di prodotti consentono di realizzare anche opere architettonicamente complesse dove

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TAB. 1 CONTROLLO DI ACCETTAZIONE (ESTRATTO NORME TECNICHE CAP. 11) Controllo di tipo A Controllo di tipo B R1 ≥Rck-3,5 Rm ≥ Rck+3,5 Rm ≥ Rck+1,4 s (N° prelievi: 3) (N° prelievi ≥15) Ove: Rm = resistenza media dei prelievi (N/mm2); R1 = minore valore di resistenza dei prelievi (N/mm2); s = scarto quadratico medio

TAB. 2 LA MISCELA IN OPERA Dopo tre giorni di maturazione Sponda Rottura (N/mm2) Sinistra 64 Destra 63 Dopo sette giorni di maturazione Sponda Rottura (N/mm2) Sinistra 89 Destra 87 Dopo 28 giorni di maturazione Sponda Rottura (N/mm2) Sinistra 96 Destra 103 Resistenza minima a 28 giorni: Rl=96 N/mm2 Resistenza media a 28 giorni: Rm=95,5 N/mm2 la reologia dell’impasto risulta di fondamentale importanza ai fini estetici e durabili dell’opera. I calcestruzzi ad Alta Resistenza sono inoltre caratterizzati da basso rapporto in peso acqua/legante (a/l), da alto dosaggio di legante, dall’impiego di aggiunte minerali reattive verso l’idrossido di calcio (ceneri volanti, argille calcinate, pozzolane naturali, mi-

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crosilice) che intervengono sulle caratteristiche fisico-meccaniche e sulla durabilità del calcestruzzo e di additivi chimici superfluidificanti. Dal punto di vista normativo, il calcestruzzo in questione, come si accennava, è un Rck 85 con diametro massimo pari a 16 mm, in classe di esposizione ambientale XC4 e consistenza S5.

Le prove 5. Vista della soletta in fase di getto 6. Vista della soletta a getto completato

Sempre presso il laboratorio della Calcestruzzi dell’area Lazio sono state effettuate le prime verifiche e le analisi di fattibilità del calcestruzzo ad Alta Resistenza. I primi studi avevano l’obiettivo di individuare materie prime tali da assicurare il rispetto contemporaneo dei tre requisiti fondamentali di una miscela in calcestruzzo preconfezionato ad Alta Resistenza: requisito tecnologico: il ridotto rapporto acqua/cemento;

requisito reologico: adeguata Lavorabilità e idoneo mantenimento della lavorabilità; requisito meccanico: resistenza a compressione di progetto. La scelta dei componenti e dei vari dosaggi per il calcestruzzo AR è ricaduta su: • aggregati di natura basaltica; • cemento Italcementi tipo 52.5 R Cem I; • additivo Axim superfluidificante; • aggiunte di tipo II (fumi di silice). Il fumo di silice o microsilice è un sottoprodotto della fabbricazione di silicio e leghe ferro-silicio. La microsilice, grazie alle sue caratteristiche, possiede svariate funzioni; le più riconosciute attualmente sono: • funzione “fillerizzante” (creazione di una microstruttura molto più compatta): la microsilice si presenta con particelle sferiche con dimensioni variabili tra lo 0,1 mm e 2 mm e superficie specifica (Blaine) con valori compresi tra 15.000 e 25.000 m2/kg, quindi con caratteristiche dimensionali notevolmente inferiori a quelle dei cementi normalmente utilizzati per la produzione di calcestruzzo; • funzione “pozzolanica” (sostituzione/contributo al dosaggio del cemento): le caratteristiche mineralogiche e la composizione chimica della microsilice rendono il prodotto altamente reattivo e quindi valutabile, non solo come un’aggiunta di inerte all’interno della miscela, bensì anche come un contributo al dosaggio del cemento. I risultati relativi ai getti di cantiere (tab. 2) sono perfettamente in linea con quelli ottenuti nel corso delle prove di prequalifica (tab. 1). Il prodotto realizzato praticamente “su misura” dalla Calcestruzzi per il Ponte della Musica deriva da un dialogo continuo tra progettisti, impresa e produttore di materiali. Questo approccio - che può essere preso ad esempio per tutti gli attori della filiera - ha permesso di trovare una soluzione innovativa per il mondo delle costruzioni. nn 6

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un’idea di Calcestruzzi per la certificazione acustica e per ridurre il rumore nelle case

le aziende informano

La certificazione energetica è diventata ormai un requisito necessario a garantire la qualità di un immobile ed è una discriminante di rilievo nella scelta della propria casa. Però chi compra casa dovrebbe richiedere anche la classificazione acustica di un edificio. È una caratteristica fondamentale che, se chiarita prima dell’acquisto, può evitare fastidiose sorprese e una migliore vivibilità del proprio spazio abitativo. I tacchi dell'inquilina del piano di sopra o gli elettrodomestici nelle ore serali sono spesso causa di litigi in un condominio dove non sono stati rispettati i giusti parametri di isolamento acustico. Nel Veneto come nel resto d’Italia sono ancora poche le imprese e i costruttori che al momento della progettazione richiedono un controllo sul rumore da parte di tecnici specializzati, nonostante viga una normativa del 5 dicembre del 1997 riguardo alla determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici.

«CALCESTRUZZI risponde alle nuove esigenze di progettazione e all'evoluzione normativa mettendo a disposizione del mercato una nuova famiglia di conglomerati leggeri isolanti, innovativi, e ad elevato valore aggiunto, studiati per soddisfare le nuove esigenze progettuali e il bisogno del costruttore di utilizzare materiali di alta qualità, senza rinunciare ai requisiti ormai indispensabili di velocità e semplicità di applicazione». Con queste parole il dott. Nicola Zuppelli, Responsabile Tecnologia e Qualità Zona Nord-Est di Calcestruzzi, ci presenta Fonisocal Plus la soluzione studiata appositamente dal centro ricerca e innovazione del Gruppo Italcementi, di cui Calcestruzzi fa parte, per l’isolamento termo-acustico. «Fonisocal Plus si usa per la realizzazione di massetti dalle proprietà fonoassorbenti, in grado di consentire la riduzione della rumorosità ambientale. Grazie al particolare mix permette di realizzare massetti fonoisolanti adatti a ricevere la posa di qualsiasi pavimentazione (ceramica, parquet, gres). È caratterizzato come conglomerato cementizio fibrorinforzato, ideale per contenere i fenomeni di fessurazioni e cavillature rilevanti, prevenendo eventuali danneggiamenti dei materiali scelti per la finitura e, se utilizzato con un idoneo materassino resiliente, permette di ridurre il rumore dovuto al calpestio e di rispettare i limiti imposti dalla legge. L'elevata fluidità consente una facile messa in opera con una migliore aderenza al fondo di posa e una notevole riduzione dei tempi di lavorazione. È particolarmente raccomandato per realizzare massetti di sottofondo in abitazioni, scuole, uffici, palestre e grandi superfici interne sia nell'edilizia residenziale sia nel terziario. È utilizzabile anche in esterno per superfici piastrellate e le sue caratteristiche lo rendono particolarmente adatto come soluzione di massetto monostrato, nei casi in cui gli spessori non permettono la posa di sottofondi alleggeriti. Non solo, ma la sua natura fibrorinforzata lo rende ideale anche per le applicazioni finalizzate a coprire direttamente le calottature degli impianti».

Fonisocal Plus allo stato fresco.

Fonisocal Plus®

FONISOCAL® è un prodotto green Il segreto di Fonisocal Plus è un aggregato polimerico proveniente da materie plastiche sottoposte a controllo fin dalla loro fase iniziale di lavorazione. Il processo di riutilizzo della raccolta differenziata delle materie plastiche in aggregato avviene secondo un sistema di trasformazione industriale brevettato che, attraverso operazioni meccaniche di macinazione e sanificazione trasformano gli scarti polimerici in una materia prima certificata. L’aggregato prodotto risponde alle specifiche della norma UNI 10667-14 «Materie plastiche di riciclo». Questo processo industrializzato ga-

rantisce la riproducibilità e la pulizia/igiene del materiale plastico senza alterare le caratteristiche fisiche, quali il peso specifico e la pezzatura massima dell’aggregato. Si può dire a pieno titolo che Fonisocal Plus è un prodotto tre volte sostenibile: consente il recupero di materie plastiche che altrimenti andrebbero in discarica, consente un risparmio energetico grazie alle sue caratteristiche di isolamento termico e contribuisce al confort acustico delle case grazie al particolare mix.

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La posa in opera.

La normativa Partiamo dall’acustica: in Italia il 5 dicembre 1997 è stato emanato un DPCM sui requisiti acustici passivi degli edifici il quale sancisce che tutte le costruzioni realizzate o ristrutturate dopo l’entrata in vigore di tale legge devono rispettare dei criteri, piuttosto restrittivi, di isolamento acustico. Nell’attuale giurisprudenza le pene pecuniarie per chi non rispetti detti criteri sono alquanto aspre, infatti s’attestano sul 20% del valore dell’immobile (che viene restituito agli acquirenti). L’isolamento acustico delle strutture edilizie è un’operazione piuttosto complessa e delicata basata sia su una corretta e mirata progettazione sia su un’attenta messa in opera. Errori anche piccoli, praticamente ininfluenti dal punto di vista termico, nella realizzazione di sistemi isolanti, possono compromettere quasi totalmente la resa acustica. Per gli aspetti energetici il primo concetto di certificazione energetica nasce con l’emanazione della direttiva europea 2002/91/CE sull'efficienza energetica degli edifici. Tale direttiva, evidenziava la necessità di porre dei limiti al fabbisogno di energia degli edifici sia per via legislativa imponendo l’obbligo appunto della certificazione energetica degli edifici. La prima attuazione nazionale della direttiva 2002/91/CE è stata il D.Lgs 192/2005 che ha fatto seguito ad una serie di documenti emanati da diversi ministeri prima dell’agosto del 2005 e mai diventati ufficiali. Atteso per oltre tre anni dopo la direttiva europea, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Dpr n. 59 del 2 aprile 2009 recante l’attuazione dell’articolo 4, comma 1, lettere a) e b), del Dlgs 192/2005 e concernente attuazione della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia. Tale Regolamento definisce le metodologie di calcolo e requisiti minimi per la prestazione energetica degli edifici e degli impianti termici per la climatizzazione invernale e il riscaldamento dell’acqua calda sanitaria. La nuova normativa regolamentare si applica all’edilizia pubblica e privata di nuova progettazione e alle ristrutturazioni di edifici esistenti. In pratica sono state adottate le metodologie di calcolo definite all’interno delle norme tecniche nazionali della serie UNI/TS 11300: UNI/TS 11300 – 1 Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 1: Determinazione del fabbisogno di energia termica dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale; UNI/TS 11300 – 2 Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 2: Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria.

Fonisocal Plus allo stato indurito.

Dati per la voce di capitolato

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«Esecuzione di un massetto con spessore di … cm adatto a ricevere la posa di pavimenti incollati, costituito da conglomerato cementizio preconfezionato a base di inerti selezionati e aggregati polimerici conformi alle specifiche della norma UNI 10667-14 (Tipo FONISOCAL PLUS® di Calcestruzzi Spa o equivalente) avente caratteristiche fonoisolanti».


18 PAVIMENTAZIONI

PITTURE E VERNICI

INTONACI SPECIALI

Sottofondo antirumore

Superfici naturali

Leggero e resistente

Il conglomerato cementizio leggero Fonisocal di Calcestruzzi (Gruppo Italcementi) è adatto per la realizzazione dei sottofondi alleggeriti, con prestazioni fonoisolanti che riducono il rumore dovuto al calpestio all’interno degli edifici secondo i limiti imposti dalla legge 447/1995 e successivi decreti. Fonisocal è composto da legante idraulico e aggregati polimerici riciclati, conformi alla norma Uni 10667-14, e una volta impastato e pronto per la posa è caratterizzato da una buona fluidità che semplifica le operazioni di applicazione garantendo, nel contempo, la migliore aderenza al solaio portante limitando la possibile formazione di ponti acustici e termici. I principali campi di utilizzo di Fonisocal sono i sottofondi leggeri con isolamento termoacustico per le pavimentazioni residenziali e commerciali, i massetti leggeri per la formazione di pendenze su coperture piane, il riempimento o il recupero di strutture leggere, il risanamento acustico degli edifici e la posa di sottofondi di supporto per gli impianti di riscaldamento a pavimento. I vantaggi pratici dell’utilizzo di Fonisocal consistono

principalmente nella riduzione dei costi di manodopera, nella possibilità di ottenere una maggiore produzione giornaliera, la migliore aderenza al fondo di posa senza l’impiego di tecniche o attrezzature particolari, la mancanza di una giacenza in cantiere delle materie prime. In primo piano, anche le elevate prestazioni del prodotto nel quadro della realizzazione di edifici in linea con le prescrizioni di efficienza energetica da un lato, di comfort e benessere degli ambienti interni dall’altro. Integrato con i tradizionali materassini acustici contribuisce ad ampliare le proprietà di fonoisolamento, cui si uniscono le prestazioni di isolamento termico che consentono di limitare le fughe di calore verso l’esterno del locale ottimizzando, anche, il lavoro dell’impianto di riscaldamento a pavimento.

I colori in argilla per la pittura delle superfici in edilizia di ProCrea sono utilizzabili per lavori di rinnovo o rifinitura, interventi di recupero edilizio, finitura di costruzioni nuove e vecchie, anche su pannelli in cartongesso, gessofibra o elementi in gesso e sono ideali per la finitura ad asciugatura rapida di solai e parti inclinate. I prodotti della gamma ProCrea Pittura, ecologici e a base di pigmenti naturali, privi di additivi e con struttura granulometrica ottimizzata permanente, sono applicabili con pennello o rullo su diversi tipi di supporto anche per la finitura colorata di intonaci nuovi o preesistenti di argilla, e permettono di ottenere superfici traspiranti e resistenti all’abrasione. Elevata la facilità di posa, con la lavorabilità estesa su più giornate. L’argilla ha processo di lavorazione che sfrutta un impiego minimo di energia e non utilizza processi chimici; le proprietà naturali comprendono il basso impatto sull’ambiente e la riciclabilità costante, ma soprattutto la capacità di regolare l’umidità interna degli ambienti, di assorbire odori e sostanze tossiche, e di assorbire calore immagazzinandolo alleggerendone quindi il carico sul locale abitato.

Due versioni – a base cemento e a base calce idraulica naturale – e massima versatilità di utilizzo per il nuovo Termointonaco Laterlite, l’intonaco termoisolante premiscelato a base di vetro espanso di produzione Laterlite. Grazie alla presenza di questo aggregato leggero e ad alto potere termoisolante ottenuto da materia prima riciclata, Termointonaco Laterlite consente di ottenere un intonaco finito particolarmente resistente e adatto per la posa su

caratteristiche vincenti del Termointonaco Laterlite sono l’elevata traspirabilità e l’incombustibilità, protezione termica, elevata resistenza meccanica, nonché la possibilità di applicazione sui diversi tipi di supporto (laterizio, blocchi di cemento e calcestruzzo a superficie scabra) senza trattamenti consolidanti superficiali o l’impiego di particolari attrezzature, macchine o manodopera specializzata. È pronto da impastare con acqua pulita sia con mi-

edifici con alte prestazioni di efficienza energetica. La versione “legante cemento” è adatta all’impiego sia per gli edifici di nuova costruzione che per gli interventi di ristrutturazione di quelli esistenti, mentre la versione “legante calce idraulica naturale” (NHL 3.5) abbina alle prestazioni ecoefficienti e di resistenza meccanica l’adeguatezza al campo del restauro architettonico e della bioedilizia, forte anche della certificazione di ecocompatibilità rilasciata da Anab-Icea. Fra le

scelazione manuale, sia meccanica: una volta posato con uno spessore da 1 a 6 cm va staggiato accuratamente e fatto essiccare proteggendo le superfici da pioggia, vento e sole almeno nelle prime 24-48 ore. Una volta essiccato completamente, Termointonaco Laterlite è pronto per essere rifinito con un prodotto rasante, con o senza rete di armatura, ed eventualmente protetto con una finitura esterna a base di pitture acriliche, silossaniche o altra tipologia di prodotto.

MALTE E INTONACI

SICUREZZA

ADESIVI E SIGILLANTI

A misura di bioedilizia

Il cordino salvavita

La fuga perfetta

La linea Naturcalce di Ruredil, adatta per la bioedilizia e il restauro storico, comprende prodotti per rispondere a tutte le esigenze del cantiere edile, sia nel caso di interventi su edilizia di nuova costruzione, sia per gli interventi si risanamento e conservazione dei manufatti storici e monumentali. I prodotti Naturcalce sono a base di materiali inorganici naturali, che associano ecocompatibilità e basso impatto ambientale alle elevate prestazioni meccaniche, con grande facilità di lavorazione e applicazione. La linea è composta da 18 prodotti: malte da costruzione e consolidamento a base calce NHL (Naturcalce Iniezione, Naturcalce Muratura e Naturcalce Stilatura), malte da intonaco a base calce NHL (Naturcalce Rinzaffo, Naturcalce Zoccolatura, Naturcalcio Intonaco, Naturcalce Rasatura e Naturcalce Rasatura F), finiture

anno XXX . n. 3 . aprile 2011

Si chiama PRO Stretch il cordino con assorbitore di energia di Protecta, marchio di Capital Safety, che arricchisce la gamma di cordini con assorbitore che la casa già commercializza sul mercato europeo. Disponibile in un’ampia varietà di combinazioni di connettori CE, in acciaio e alluminio, e di lunghezminerali a base calce (Naturcalce Fondo, Naturcalce Tonachino, Naturcalce Pittura, Naturcalce Marmorino e Naturcalce Stucco), e finiture minerali a base silicato (Naturcalce Sil Fissativo, Naturcalce Sil Fondo, Naturcalce Sil Tonachino, Naturcalce Sil Pittura e Naturcalce Sil Stucco). Le materie prime utilizzate per la produzione della linea Naturcalce, di origine minerale e inorganica, conferiscono ai prodotti permeabilità, dilatazioni e resistenze compatibili con quelle delle murature tradizionali: calce idraulica naturale NHL 3,5, sabbia silicea di origine fluviale, grassello di calce conforme alla norma EN 459-1, e silicato, legante inorganico che reagisce chimicamente con il sottofondo e assicura un’elevata impermeabilizzazione delle superfici mantenendone nel contempo la traspirabilità.

ze, PRO Stretch utilizza un sistema di assorbimento totalmente nuovo per Capital Safety in Europa: i materiali assorbenti distribuiti per tutta la lunghezza eliminano il volume di un assorbitore tradizionale, ottenendo una superficie e un equilibrio migliori. Nella lunghezza è stato inoltre integrato un elemento elastico, accorgimento che mantiene il cordino sollevato da terra, lontano da sporcizia ed elementi contaminanti e riduce allo stesso tempo il pericolo di inciamparvi o rimanere impigliati.

Per il riempimento di fughe e la sigillatura di piastrelle di ogni tipo, in esterno o in interno, Technokolla propone il sigillante cementizio Powercolor, disponibile in 4 colori (bianco, cenere, beige e grigio chiaro). Powercolor – a base di cementi ad alta resistenza, cariche minerali quarzose selezionate, resine sintetiche e additivi specifici – contiene ioni d’argento che proteggono dalla proliferazione di funghi, batteri e muffe, ha una forte azione antibatterica anche dopo la carbonatazione dello stucco ed elevato potere fungicida, inoltre è idrorepellente, ingelivo, duro e resistente alle abrasioni, e in più mantiene il colore inalterato nel tempo. Le caratteristiche di idrorepellenza rendono Powercolor un prodotto idoneo per le sigillature di vasche e piscine. Per preparare l’impasto è sufficiente aggiungere alla miscela di Powercolor 1,3 l di acqua pulita per sacco da 5 kg fino a ottenere un impasto cremoso

e senza grumi, con perfetta omogeneità di colore; una volta pronto, va steso con l’apposita spatola di gomma riempiendo perfettamente la fuga per tutta la sua profondità togliendo poi l’eccesso di prodotto. Quando Powercolor inizia a rapprendersi scatta la fase di pulizia con una spugna pulita e inumidita, rimuovendo le tracce di prodotto secco sulle piastrelle il giorno successivo con un panno asciutto e morbido. Per la stuccatura di vasche e piscine è consigliato l’utilizzo il lattice di gomma sintetica TK-Stuk al posto dell’acqua.





Pavimentazioni/CALCESTRUZZI

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Comfort acustico, termico e risparmio energetico: un MASSETTO a basso impatto ambientale per la BIBLIOTECA-AUDITORIUM di Bernareggio

A

Bernareggio nel cuore della Brianza è stata ultimata la costruzione della nuova biblioteca comunale con annesso auditorium. Calcestruzzi ha contribuito alla realizzazione fornendo Fonisocal Plus, l’innovativo massetto a basso impatto ambientale, in grado di garantire elevati livelli di isolamento termo-acustico. I massetti realizzati con Fonisocal Plus sono tre volte sostenibili in quanto garantiscono il risparmio energetico, aumentano il comfort acustico e riducono gli sprechi di calore. L’edificio, progettato dall’architetto Ivo Maria Redaelli, è stato costruito secondo i criteri di sostenibilità: risparmio della domanda di acqua e di energia, uso di risorse energetiche rinnovabili, attenzione alla forma e all’orientamento dell’edificio. Particolare rilevanza è stata rivolta alla scelta di materiali eco-compatibili, all’isolamento acustico e alle tecnologie semplici e affidabili. Il complesso è costituito da due fabbricati: la biblioteca, un parallelepipedo su due livelli fuori terra e un interrato, per i giovani della zona; l’Auditorium, a forma ellittica a un solo livello fuori terra, per eventi musicali e spettacoli in grado di far sedere

fino a 250 spettatori. L’intervento di Calcestruzzi consisteva nel realizzare un massetto per la pavimentazione sia della biblioteca sia dell’auditorium per un totale di 1600 m2. Dopo una verifica della stratigrafia di progetto e un opportuno sopralluogo del cantiere, accertato che lo spessore medio del massetto realizzabile sopra la pavimentazione radiante era di 3-4 cm medi, è stata proposta la soluzione Fonisocal Plus in quanto in grado di rispondere pienamente alle esigenze del progettista e dell’impresa. Fonisocal Plus, grazie alla sua elevata fluidità, ha permesso la massima aderenza alle tubazioni, evitando la formazione di calotte d’aria e di escludere, nonostante i limitati spessori a disposizione, le classiche fessurazioni e gli imbarcamenti in corrispondenza dei giunti di dilatazione. Tutto ciò senza dover ricorrere all’onerosa chiusura temporanea dei locali, sia durante la posa che nella successiva fase di asciugatura. Inoltre a sole 48 ore dalla posa in opera il massetto è risultato calpestabile permettendo così di passare alla fase finale di lavorazione, definita “carteggiatura”, propedeutica all’applicazione della pavimentazione finale (il parquet).

LA NUOVA BIBLIOTECA E AUDITORIUM DI BERNAREGGIO (MB) È STATA REALIZZATA DALLA COSTRUZIONI EDILI R.B. DI BERGAMO SECONDO IL PROGETTO DELLO STUDIO DI ARCHITETTURA E INGEGNERIA REDAELLI E ASSOCIATI – ARCH. IVO MARIA REDAELLI DI VIMERCATE (MB). L’ISOLAMENTO ACUSTICO È STATO GARANTITO DAL MASSETTO A BASSO IMPATTO AMBIENTALE FORNITO DA CALCESTRUZZI.


E R A Z Z RIUTILI

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I T R A C E GLI S RICICLARE I MATERIALI HA UNA LUNGA TRADIZIONE E OGGI UN SEMPRE PIÙ AMPIO FUTURO di Federico Mombarone

no degli esempi più smart è la completa ristrutturazione delle due famose torri della Deutsche Bank, a Francoforte. Uno dei simboli della capitale finanziaria della Germania è anche la prima grande ristrutturazione ecocompatibile. E per di più progettata da un architetto italiano, Mario Bellini. Il piano architettonico non è cosa da poco: per rifare radicalmente il quartier generale della banca sono stati stanziati 200 milioni di euro. Ma la vera notizia non è questa: la novità, rispetto a opere analoghe, è che Bellini ha scelto di riciclare il 98% dei materiali rimossi. Così, oltre a raggiungere un risparmio di energia elettrica del 55%, nonché del 43% di acqua rispetto al vecchio edificio, sono stati evitati centinaia di tonnellate di rifiuti da demolizione. Il riutilizzo dei materiali edili, insomma, non è più riservato agli iscritti al partito dei buoni, delle piccole ristrutturazioni che puntano a un impatto

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NON BUTTATE QUELLA PORTA I materiali che possono essere riutilizzati sono parecchi: dal vetro ai profilati degli infissi, dal metallo contenuto nel cemento armato al cemento stesso (che a seconda del livello di frantumazione può essere utilizzato in diversi modi, per esempio come sottofondo stradale). E nel caso in cui la demolizione riguardi edifici di pregio, si può arrivare al recupero di piastrelle, laterizi o conci di pietra. Tra l’altro, a partire dalla Finanziaria del 1996 un’ecotassa sul deposito in discarica dei rifiuti solidi incentiva proprio il riutilizzo dei materiali. Inoltre, per gestire e controllare il ciclo dei rifiuti, a partire dal 1988 è stato introdotto un Catasto dei Rifiuti.

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ambientale più sintonizzato con i tempi, ma è entrato a buon diritto nell’olimpo dell’architettura. Perché i tempi sono più fair, direbbero gli inglesi. Intendiamoci: la strada da percorrere è ancora lunga. In Europa sono Olanda, Belgio e Danimarca a distinguersi per aver introdotto politiche indirizzate al riciclo e al riutilizzo particolarmente avanzate. Forse anche a causa della scarsità delle risorse naturali, nel profondo Nord le percentuali di riutilizzo degli edifici superano l’80%. Per esempio, in Olanda è vietato smaltire in discarica rifiuti da demolizione e costruzione che possono essere riutilizzati o impiegati come combustibile. «Così il legno delle travi dimesse serve a produrre calore o energia», spiega Jon Vaneerdest, uno studioso di processi economici ecocompatibili. In Paesi come la Spagna, l’Irlanda, la Grecia e l’Italia, la percentuale di rifiuti riutilizzati e riciclati non supera, invece, il 10%. Ed è un aspetto non da poco se si considera che nel 2004, l’anno d’oro (si fa per dire) dei rifiuti da D&C, l’Italia ha prodotto materiale per 46,5 milioni di tonnellate. Ma la quota di scarti riutilizzati è destinata a salire. E, in ogni caso, il riciclo non è più una prerogativa del Nord. Qualche volta, anche grazie agli incentivi messi in campo dagli amministratori della cosa pubblica, anche il Sud si adegua al trend. In Sicilia, per esempio, la Regione ha adottato un bonus volumetrico del 25% per chi costruisce secondo i criteri della bioedilizia. L’incentivo, è stato specificato, 26 - YOUGREEN

comprende l’uso di materiali riciclati o locali. Senza contare che ci sono aziende che puntano esplicitamente all’impiego di materiali usati non solo per abbracciare una filosofia più ecocompatibile, ma anche per puntare alla qualità. È il caso, per esempio, dello spagnolo Gruppo Cosentino, multinazionale leader mondiale nella produzione, lavorazione e commercializzazione di superfici realizzate in pietra naturale (granito, quarzo) o con materiale di riciclo. L’azienda ha appena deciso di aumentare la propria presenza commerciale in Italia, anche attraverso l’apertura di un center a Milano, anche perché l’attenzione verso un argomento come l’ecocompatibilità nel nostro Paese è in crescita. Non a caso anche in Italia fioriscono le aziende che sul reimpiego dei materiali edili fondano la propria forza. È il caso della emiliana Kerakoll. «Abbiamo pensato la svolta verde nel 2000, quando ancora non ne parlava nessuno, ed è diventata il nostro punto di forza competitivo», rievoca Gianluca Sghedoni, amministratore delegato della Kerakoll. L’azienda di prodotti per l’edilizia ha più di 300 milioni di euro di fatturato e 1.200 dipendenti. «Ora abbiamo in catalogo 1.700 prodotti classificati da uno a cinque in termini di eco compatibilità, per i quali dichiariamo il quantitativo di Co2 per ogni chilo, la percentuale di materiale riciclato presente e come riciclarli a fine vita», dice Sghedoni. La ricetta della Kerakoll prevede un forte investimento in ricerca (il 5,4% del fattura-

C’ERA UNA VOLTA La filosofia del riutilizzo dei materiali edili ha una lunga storia: come per il maiale, anche degli edifici non si butta via niente. Nonostante, per paradosso, ora l’operazione sia più difficile che nel passato: «Per millenni si sono riciclati edifici e intere città, ma perché questo avvenga occorre che i materiali e le tecniche di costruzione siano durevoli», è la considerazione del critico dell’architettura Nikos Salìngaros. «Invece dagli anni Venti del Novecento in poi l’uso di materiali industriali, dal cemento armato al vetro, ha portato a realizzazioni di qualità così scarsa che si può pensare solo alla loro rottamazione». Cemento e laterizi di poco valore, difficili da impiegare di nuovo, sono infatti alla base dell’enorme accumulo di rifiuti edili (e del conseguente spreco di energia) per gran parte delle demolizioni. Ma ora la logica del riciclaggio è entrata nella cultura industriale. Anche perché oltre a costituire un bene per l’ambiente, è anche un business che trasforma il materiale di scarto in risorsa primaria. Anche se, appunto, non sempre è possibile: «È il tipico problema del cemento armato: se l’umidità raggiunge i ferri questi arrugginiscono, con il tempo perdono spessore e forza, e a lungo andare la stabilità strutturale può ridursi pericolosamente», conclude Salìngaros. to) proprio per arrivare a materiali che consumino il minimo di risorse in fase di produzione e possano essere totalmente riciclati. Tra l’altro, i materiali di scarto o già utilizzati possono perfino trasformarsi in oggetti di pregio per la casa o di complemento all’edificio: «Nel 2002 – racconta l’architetto Marco Capellini, studioso di eco design – ho creato il Matrec, una banca dati italiana di tutti i materiali riciclati, che viene continuamente aggiornata e può essere consultata gratuitamente da progettisti e imprese. Così anche i designer oggi hanno a disposizione molte possibilità per sviluppare nuovi progetti sostenibili».


e c i t c a r p t s be

O L C I C I R

di Santina Muscarà

Applicazione Fonisocal di Calcestruzzi

SMALTIMENTO E RICICLO DI PANNELLI FOTOVOLTAICI Pioniera dello sviluppo di processi per il riciclo di impianti fotovoltaici e il recupero della materia prima silicio è SolarWorld. «Nell’ambito di questi processi – spiega Fabrizio Limani, senior area sales manager Italia di SolarWorld – non soltanto i materiali riciclabili, come l’alluminio e il vetro, ma anche le celle solari vengono disassemblate e trattate al fine di ottenere un wafer riutilizzabile». Sulla base di sperimentazioni pluriennali condotte in un impianto pilota, l’azienda ha dimostrato la fattibilità del riciclo di moduli su scala industriale, «necessaria – secondo Limani – Fabrizio Limani in considerazione dell’aumento delle quantità di moduli a fine vita all’interno di un mercato in crescita». I metodi per riciclare in maniera efficiente e sostenibile sono in costante aggiornamento.

VALORIZZARE LE MATERIE PRIME SECONDE Non si tratta di semplice riciclo fine a se stesso, ma di «valorizzazione di materie prime seconde, attraverso la messa a punto di prodotti innovativi che senza di esse non avrebbero determinate caratteristiche prestazionali», afferma Giuseppe Marchese, direttore tecnologie e qualità di Calcestruzzi, società filiale del Gruppo Italcementi, tra le principali in Italia nella produzione di calcestruzzo, riferendosi alla mission aziendale. Il matrimonio tra innovazione e sostenibilità è dimostrato concretamente: «Per esempio – spiega Marchese – realizziamo il prodotto Fonisocal, un conglomerato cementizio specifico per sottofondi, utilizzando come aggregati plastiche riciclate opportunamente trattate. In questo modo otteniamo un maggior isolamento termico dato dalla leggerezza del prodotto, caratteristica non possibile con l’utilizzo di aggregati naturali; un maggior isolamento acustico, grazie ai processi di riciclo delle plastiche che permettono di avere aggregati con differenti densità, consentendo l’assorbimento di onde QUANDO IL RICICLO acustiche di diversi spettri, e quindi – SI INSEGNA specifica Marchese – un maggior comfort A dare un apporto alla diffusione della abitativo». Ecco come le materie prime cultura del riciclo è il Gruppo Made. «Le seconde conferiscono valore aggiunto rivendite che svolgono attività di riciclo ai prodotti, rendendoli più competitivi – sostiene Roberto Onofri, responsabile sul mercato. «Un altro esempio concreto Progetti Speciali Gruppo Made – sanno riguarda i calcestruzzi autocompattanti di offrire un’ulteriore opportunità con resistenze Rck 35 e Rck 15, realizzati ai propri clienti e di poter avere un con inerti fini riciclati provenienti dalle favorevole riscontro economico. acciaierie – informa Marchese –. Questi Alcuni imprenditori, inoltre, sono prodotti sono stati usati per la costruzione mossi da ragioni etiche». Le logiche del di i.lab, il Centro ricerca e innovazione riciclo e del riuso «dovrebbero essere del Gruppo Italcementi, e oltre a derivare considerate una precisa esigenza, da un processo industriale, presentano essenziale per il nostro pianeta – una densità e una resistenza all’abrasione suggerisce Onofri –. Per quanto molto elevata». Non è difficile capire come riguarda i prossimi sviluppi, credo sia la motivazione lecito attendersi etica che ha spinto Roberto Onofri Giuseppe Marchese una crescita Calcestruzzi importante». sulla strada della A conferma di sostenibilità, questa tendenza, fornisca anche un il Gruppo Made si ritorno economico sta adoperando e di qualità del per creare un prodotto finale che servizio di rende più che mai consulenza vincente la filosofia specifico, presto dello sviluppo a disposizione di sostenibile. tutti gli aderenti.

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Il primo calcestruzzo tre volte sostenibile

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Il primo calcestruzzo tre volte sostenibile Lo sappiamo tutti: la certificazione energetica è ormai un requisito necessario a garantire la qualità di un immobile e, proprio per questo motivo, può anche essere una discriminante nella scelta della propria abitazione. Oltre però a questa certificazione e agli altri "accessori" come gli infissi, le porte, i sanitari o le mattonelle, chi compra casa dovrebbe sempre richiedere anche la classificazione acustica dell'edificio, una caratteristica altrettanto importante che, se verificata prima dell'acquisto, permette una migliore vivibilità all'interno del propria casa ed evita fastidiose sorprese. Pensiamo ai tacchi dell'inquilina del piano di sopra o agli elettrodomestici nelle ore serali: sono solo due esempi dei fastidi che spesso sono causa di litigi in un condominio dove non sono stati rispettati i giusti parametri d'isolamento acustico. Proprio per un miglior risparmio energetico e aumentare la protezione dai rumori, l'italiana Calcestruzzi, azienda del Gruppo Italcementi, ha realizzato Fonisocal, un innovativo materiale per l'edilizia al cui interno sono presenti elementi in plastica che, invece di finire in discarica, vengono recuperati e opportunamente trattati così da conferire al prodotto notevoli capacità di isolamento sia termico sia acustico. Ecco il motivo perché Fonisocal è stato definito il primo calcestruzzo tre volte sostenibile...

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Pavimentatori al congresso Ecco la ricetta anti-crisi - Economia - L'Eco di Bergamo - ... Page 1 of 2

L'Eco di Bergamo Economia

Pavimentatori al congresso Ecco la ricetta anti-crisi Consiglia

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31 marzo 2011 Economia

DARIO BELLOMETTI (Foto by Archivio2)

Qualità, aggregazione tra imprese del comparto, internazionalizzazione con particolare attenzione ai mercati di riferimento più vicini, regolamentazione normativa degli interventi. «Credo che questa sia la strada che le aziende di pavimentazione industriale devono seguire, se si vuole uscire da una crisi ormai strutturale». Il bergamasco Dario Bellometti, presidente di Conpaviper (l'associazione nazionale che raggruppa le aziende del comparto pavimentisti industriali e posatori di rivestimenti e resine), oltre che titolare della Resindast Srl di Urgnano (rivestimenti di pavimenti in resina) si dice «ottimista» per natura, ma ciò non toglie che occorra guardare le cose con «sano realismo».

La stessa impronta che vuole dare al 5° congresso Conpaviper, in programma oggi al parco tecnologico Kilometro Rosso. «La nostra – prosegue Bellometti – è un'organizzazione nata nel 2003 con l'intenzione di dare maggiore spessore e visibilità all'attività degli associati («da soli non si va da nessuna parte, dobbiamo affrontare insieme i problemi della categoria") e alla loro complessiva crescita qualitativa». Ma anche numerica. «Per ora le imprese iscritte all'associazione – aggiunge il presidente – sono circa 150 a livello nazionale, ma contiamo di accrescere il numero per rendere più forte la nostra voce». Ha sede in Bergamasca circa un decimo degli associati, tra cui la Calcestruzzi del gruppo Italcementi, presente nel settore con due prodotti specifici (un calcestruzzo per pavimentazioni durevoli e un conglomerato cementizio per isolamento termo-acustico). • Popolare Bergamo, aperto in Tenaris il primo bancomat per non vedenti • Stipendi non pagati: la Fmi «sotto presidio» • «Rosa camuna» della Lombardia a Silvana Fedeli e Anna Cassina

«Un numero elevato in rapporto al numero degli iscritti – dice Bellometti – ma che non corrisponde al peso che la Bergamasca ha nella pavimentazione industriale, della quale può essere considerata la patria». Regole e concorrenza Nel congresso verranno affrontate soprattutto le problematiche che riguardano la qualificazione del comparto e l'individuazione di regole «per una concorrenza leale – rileva il presidente – perché credo che sia ora di mettere fine alla guerra dei prezzi al ribasso, che non porta da nessuna parte. Sono convinto che si debba invece puntare sulla qualificazione dell'attività e alla regolamentazione normativa tecnica nella pavimentazione, con maggior coinvolgimento degli operatori già in sede di progettazione dei lavori. Anche la scelta del Kilometro Rosso non è casuale. Piuttosto che in un'anonima struttura, abbiamo preferito ritrovarci in un contesto che va nella direzione opposta rispetto al degrado industriale in cui il nostro Paese è caduto». Il 2011 sembra destinato a confermare le criticità. «Nel 2009 abbiamo visto contrarsi del 20-30% le attività. L'anno scorso c'è stata una sostanziale tenuta e per l'immediato prevediamo un leggero calo. D'altronde il mercato degli immobili industriali si è notevolmente ridotto. A ciò si aggiungono le difficoltà per la riscossione dei crediti. Le prospettive non sono rosee, ma occorre reagire, anche cercando nuovi sbocchi in mercati vicini, come nell'Est Europa, e anche nel Nord Africa, quando la situazione si sarà normalizzata». © riproduzione riservata

http://www.ecodibergamo.it/stories/Economia/195559_pavimentatori_al_congresso_e... 27/01/2012


Tecniche & Prodotti

PAVIMENTAZIONI CALCESTRUZZO

Per impieghi

heavy duty SONO

QUELLI CUI SONO DESTINATE LE PAVIMENTAZIONI CONTINUE IN CALCESTRUZZO.

LUNGA

Mauro Rancati DURATA,

ELEVATA RESISTENZA MECCANICA, ATTITUDINE A RESISTERE A VARI AGENTI AGGRESSIVI I LORO REQUISITI, DA RAGGIUNGERE INNANZITUTTO TRAMITE UNA CORRETTA PROGETTAZIONE.

E

UNA REALIZZAZIONE A

REGOLA D’ARTE, CHE NON TRALASCI QUANDO RICHIESTO ANCHE GLI ASPETTI FORMALI.

nche se a volte considerate un’opera di ingegneria civile d relativamente semplice realizzazione, le pavimentazioni industriali in calcestruzzo – vuoi per la destinazione d’uso, vuoi per le performance che sono chiamate a soddisfare – costituiscono in realtà un tema progettuale, produttivo ed esecutivo di notevole complessità. In particolare la generica definizione di pavimentazioni industriali, comunemente utilizzata per designare quelle tipologie di rivestimenti destinati ad operare in ambienti particolarmente impegnativi dal punto di vista meccanico o chimico, e sottoposti a carichi e condizioni di esercizio particolarmente gravosi, deve in realtà più propriamente essere intesa come riferita ad una ampia famiglia di materiali e tecniche applicative, caratterizzate ognuna da specifiche proprietà tecnologiche e prestazionali ma accomunate dal medesimo obiettivo: la realizzazione di pavimentazioni resistenti e durevoli. Sintesi di saperi e soluzioni qualitativamente sofisticate, questo segmento offre numerosi spunti di analisi, a partire dagli aspetti più propriamente progettuali per arrivare a quelli esecutivi. Di seguito ci soffermiamo su alcuni dei più significativi.

A

I presupposti Le pavimentazioni in calcestruzzo sono, in linea generale, destinate all’applicazione in ambienti produttivi e industriali di qualsiasi genere, dalla meccanica all’industria alimentare e farmaceutica, dal settore tessile all’allevamento di animali, dai depositi di merci

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e materiali agli autosili e piazzali di manovra; per questo motivo, esse devono offrire adeguate garanzie prestazionali e specifiche caratteristiche, che possiamo così sintetizzare: - resistenza meccanica; in funzione dei carichi previsti e delle condizioni di esercizio ipotizzabili, sarà necessario assicurarsi che la pavimentazione prescelta offra adeguate garanzie in termini di resistenza a compressione, agli urti e alle abrasioni; - resistenza chimica: nella scelta di una pavimentazione industriale devono essere valutate con attenzione la natura e la concentrazione delle sostanze chimiche con cui questa può entrare in contatto, nonché le possibili reazioni che potrebbero avvenire fra le sostanze presenti in ambiente e la loro azione sulla superficie della pavimentazione; - antiscivolo: al fine di ridurre il rischio di infortuni, potenzialmente elevato in ambienti che ospitino lavorazioni lavorazioni che producono un alto tasso di umidità oppure per la presenza di acqua, oli e grassi sulla pavimentazione, la pavimentazione dovrà essere sottoposta ad appositi trattamenti antisdrucciolo; - antistaticità e conducibilità elettrica: per l’utilizzo in particolari settori industriali (in particolare l’elettronica), e nei casi in cui sia assolutamente necessario impedire la formazione di scintille (come, ad esempio, nel caso di depositi di materiali infiammabili o esplosivi), la pavimentazione dovrà essere caratterizzata da buona conducibilità elettrica, in modo da impedire l'accumulo di cariche elettrostatiche; - igiene: per l’utilizzo nei settori alimentare, farmaceutico o elet-

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I parametri di progetto Accanto a una accurata analisi e preparazione del sottofondo, fondamentale importanza rivestono innanzitutto le caratteristiche della massicciata, ovvero di quella parte dello strato di supporto direttamente a contatto con la pavimentazione di calcestruzzo. Generalmente costituita da uno o più strati di materiale lapideo selezionato e stabilizzato naturalmente (misto granulare), oppure legato artificialmente con cemento (misto cementato), ha infatti il compito di sopportare le sollecitazioni

Calcestruzzi Per la realizzazione di pavimentazioni in calcestruzzo ad uso industriale l’azienda ha creato la linea di calcestruzzi a marchio Pavimix®, prodotti a prestazione specifica, atti a fornire la soluzione ottimale alle diverse tipologie di pavimentazioni industriali su massicciata, una corretta durabilità in rapporto alle scelte del progettista, alle esigenze delle imprese e alle aspettative del committente. I calcestruzzi a marchio Pavimix, sono prodotti in conformità alle indicazioni della norma UNI 11146-05 e al capitolato Tecnico Conpaviper e, così come tutta la produzione di calcestruzzo preconfezionato di Calcestruzzi, sono prodotti in impianti di betonaggio operanti con processo industrializzato e dotati di Certificazione del Controllo del Processo di Produzione in Fabbrica, rilasciato da Organismi abilitati ai sensi del DPR 246/93 eD.M. 156/03, dal S.T.C. del Consiglio Superiore dei LL.PP. Bergamo

Principali cause di difettosità nelle pavimentazioni in calcestruzzo. 2%: Errato dimensionamento statico (carichi, sottofondo, R, cls)

3%: Mancanza planarità o insuff. compattazione sottofondo

25%: Difetti calcestruzzo

(Fonte: Enco)

35%: Errata esecuzione finitura superficiale

35%: Errata esecuzione giunti

trasmesse dalla pavimentazione per effetto dei carichi, interagendo con la struttura di sottofondo. Gli strati che costituiscono la massicciata debbono essere in grado di reagire ai carichi applicati senza subire nè trasmettere cedimenti globali e differenziali, che comporterebbero fessurazioni della piastra di calcestruzzo della pavimentazione compromettendone la funzionalità. Le caratteristiche fisiche dei materiali costituenti, lo spessore, le caratteristiche di resistenza a taglio e la deformabilità della massicciata vanno definite in sede progettuale, in funzione del tipo e delle prestazioni richieste per la pavimentazione, dei carichi e delle

Levocell Per la realizzazione di pavimentazioni interne l’azienda propone il sistema Pieri Solacir, che consente l’esecuzione di pavimenti in calcestruzzo cerato. Composto da cinque prodotti - Pieri Deco SLC, induritore di superficie, Pieri Curing SLC, antievaporante in base solvente, Pieri Protec SLC Stain, patina di colorazione e sfumatura, Pieri Protec SLC Fix, primer di adesione con funzione turapori, e Pieri Protec SLC Cire, cera decorativa e protettiva il sistema conferisce ad un pavimento in calcestruzzo getto in opera una finitura liscia, brillante o satinata, con aspetto monolitico. Derivato dal pavimento industriale, Pieri Solacir si integra in modo armonioso in ogni tipo d’interno destinato ad uso pubblico o privato, con una varietà di dodici tinte sfumabili con tre patine, ottenendo una superficie di gran durabilità e di facile manutenzione. La versione “Solacir Interiors”, invece, funge da rivestimento di finitura millimetrico per realizzare pavimenti in calcestruzzo cerato anche su pavimentazioni già esistenti. Castenedolo Bs

tronico, caratterizzati da esigenze igieniche molto severe, la pavimentazione dovrà risultare facilmente lavabile, disinfettabile e totalmente esente da polveri; è quindi necessario adottare una pavimentazione monolitica, facilmente pulibile, priva di angoli non accessibili, fessurazioni e discontinuità; - manutenibilità: data la possibilità di danneggiamenti della superficie dovuti a usura d’esercizio o aggressioni chimiche, la pavimentazione dovrà risultare facilmente e rapidamente ripristinabile, curando in particolare la compatibilità fra il materiale originale e quello utilizzato per la riparazione. Per rispondere a tali molteplici esigenze l’industria dei materiali da costruzione offre oggi un ampio ventaglio di soluzioni, il cui corretto utilizzo deve essere guidato da una attenta progettazione della pavimentazione in funzione della destinazione d’uso e delle condizioni di esercizio cui questa sarà soggetta. Vediamone alcuni principi essenziali.

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Tecniche & Prodotti

Occhio ai giunti

Ruredil Ruredil X Fiber 54 (RXF 54) è una fibra sintetica strutturale ibrida, progettata per migliorare la durabilità e le proprietà meccaniche del calcestruzzo e dello sprayed concrete, costituita da un monofilamento non fibrillato a base di una miscela speciale di polimeri poliolefinici e da una fibra fibrillata di polipropilene, in grado di ridurre, e in alcuni casi eliminare totalmente, il ritiro plastico. RXF 54 incrementa la resistenza a flessione, la duttilità, la resistenza alla fatica e la durabilità del calcestruzzo. RXF 54 è resistente al 100% agli acidi, alle basi e in genere a tutti gli aggressivi, essendo chimicamente inerte. In grado di sostituire in tutte le applicazioni la rete elettrosaldata, il prodotto è utilizzabile nel confezionamento di calcestruzzi destinati alla realizzazione di pavimentazioni sottoposte a carichi pesanti ed elevati carichi dinamici, anche senza giunti. San Donato Milanese Mi

Sika Italia

L’azienda propone una gamma completa di soluzioni per la realizzazione di pavimentazioni continue in calcestruzzo destinate ai più svariati impieghi. Con massetti in calcestruzzo additivati con Sika Betonfloor, in particolare, è possibile formare pavimentazioni resistenti e con adeguati livelli e pendenze; i prodotti premiscelati da spolvero delle linee Sikafloor e Dursiquar si applicano invece direttamente sulla superficie del calcestruzzo fresco appena posato, prima di procedere alla sua finitura mediante frattazzo meccanico. I prodotti reagiscono con l’acqua di affioramento, idratandosi con un basso rapporto acqua/cemento e fondendosi con il massetto sottostante, creando così una finitura estremamente dura e resistente. Il ciclo può essere ultimato con l’applicazione di prodotti antievaporanti, turapori o induritori di superficie. Peschiera Borromeo Mi

Le variazioni di temperatura e il ritiro del calcestruzzo ingenerano tensioni e deformazioni nel pavimento legate alle dimensioni della piastra; per assorbire tali tensioni, riducendo i conseguenti fenomeni di fessurazione superficiale, è quindi necessario realizzare nel pavimento alcune soluzioni di continuità, i giunti, tali da ridurre le dimensioni delle lastre. Quattro, in particolare, sono le tipologie di giunti realizzabili in una pavimentazione: - i giunti di costruzione interessano l’intera sezione della piastra e vengono realizzati al termine dell’esecuzione del getto di ogni porzione di pavimento per consentire gli spostamenti orizzontali relativi delle porzioni di pavimento afferenti al giunto, garantendo nel contempo una corretta trasmissione delle sollecitazioni di taglio e flessione; - I giunti di contrazione o di controllo vengono realizzati mediante taglio meccanico della piastra al fine di ridurre la sezione resistente e favorire la fessurazione del calcestruzzo, dovuta agli sforzi di trazione indotti dal ritiro igrometrico nelle zone del taglio. I giunti di contrazione, pur evitando che le fessure si manifestino casualmente sulla superficie del pavimento, non eliminano il ritiro della piastra, ma consentono di controllarne gli effetti; - i giunti di dilatazione hanno lo scopo di assorbire le variazioni dimensionali della piastra dovute alle escursioni termiche, e generalmente si fanno coincidere con i giunti di costruzione; - I giunti di isolamento, infine, hanno la funzione di rendere il pavimento indipendente dalle strutture ad esso adiacenti come pilastri, muri, cordoli. Al contrario dei giunti di contrazione che vengono eseguiti tagliando parzialmente la piastra di calcestruzzo, interessano l’intera sezione del pavimento e vengono realizzati predisponendo nelle sezioni di giunto uno strato di materiale deformabile.

Mapei Ultratop Living è una malta autolivellante a base di speciali leganti idraulici, ad indurimento ultrarapido per realizzare pavimentazioni resistenti all’abrasione in uno spessore compreso tra 5 e 15 mm in ambienti interni. Il prodotto si utilizza come pavimento finito all’interno di ambienti civili, per realizzare pavimentazioni lisce e planari, su sottofondi di nuova realizzazione o preesistenti in calcestruzzo o in ceramica, allo scopo di resistere al traffico pedonale all’interno di centri commerciali, supermercati, hotel, ristoranti, uffici, negozi, show-room, appartamenti, ecc. Ultratop Living, grazie alle sue resistenze meccaniche, all’abrasione e al suo aspetto estetico caratterizzato da una forte matericità, offre infinite soluzioni per la realizzazione di pavimentazioni destinate al settore decorativo dell’edilizia civile nei più svariati ambiti. Il prodotto è disponibile nei seguenti colori: grigio chiaro, bianco, antracite e natural (beige tendente al marrone chiaro). Milano

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Foto Ideal Work

sollecitazioni esterne in rapporto alle caratteristiche geotecniche del sottofondo. La massicciata deve in particolare essere caratterizzata da omogeneità e planarità, assortimento granulometrico (pezzatura massima dei grani inferiore a 75 mm), assenza di frazioni argillose, spessore adeguato, definito sulla base delle caratteristiche geotecniche del sottofondo, buon grado di compattazione, saturazione e livellamento. Medesima cura deve essere posta anche in caso di supporti diversi dalla massicciata su cui realizzare la pavimentazione in calcestruzzo: ipotesi tipiche sono quelle delle pavimentazioni su soletta (ovvero su un solaio esistente, costituito

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La strada della qualità Abbiamo incontrato a margine dell’ultimo Congresso Nazionale Conpaviper l’ing. Giuseppe Marchese, Direttore Tecnologie e Qualità Calcestruzzi. A lui abbiamo chiesto di tracciare un panorama sulle evoluzioni tecnologiche e normative nel settore delle pavimentazioni industriali in calcestruzzo. Le pavimentazioni in calcestruzzo sono state a lungo sottovalutate dal punto di vista tecnologico, scontando un’immagine di strutture “minori”. Cosa è cambiato di questa percezione in questi ultimi anni? Direi molto. In passato troppo spesso i progettisti hanno concentrato l’attenzione esclusivamente su singoli aspetti, come la resistenza caratteristica del calcestruzzo e la lavorabilità, omettendo di tenere nella giusta considerazione le condizioni di esercizio in cui la pavimentazione è destinata ad operare e, di conseguenza, le effettive sollecitazioni, che vanno ben oltre i semplici carichi statici. Oggi grazie innanzitutto a una maggiore consapevolezza della complessità e delle funzioni che le pavimentazioni industriali sono chiamate a svolgere, questi aspetti sono disciplinati da una norma tecnica, la UNI 11146, che definisce nel dettaglio i criteri di progettazione. Si tratta di un passo importante verso la corretta interpretazione tecnologica di queste strutture che, non va dimenticato, scontano anche modalità e tempistiche di messa in opera che vanno dettagliatamente programmate. Nella norma si tiene finalmente conto della corretta classe di esposizione in funzione della tipologia e della destinazione d’uso della pavimentazione. Cosa può dirci a riguardo di quest’ultimo aspetto? Anche in questo caso progettisti e imprese hanno oggi a disposizione precisi riferimenti normativi e soluzioni tecnologicamente adeguate. La UNI EN

generalmente da elementi prefabbricati), su pavimento esistente (dove la nuova pavimentazione viene realizzata in sovrapposizione ad un pavimento esistente di calcestruzzo) o su coibentazione (dove il calcestruzzo viene gettato su uno strato di elementi isolanti morbidi o rigidi). Per quanto riguarda il dimensionamento delle lastre di calcestruzzo per pavimentazioni ad uso industriale, le metodologie di calcolo attualmente in uso sono largamente conosciute e sperimentate. Interessante può invece risultare una analisi più approfondita di proprietà e caratteristiche dei materiali utilizzati, primo fra tutti il calcestruzzo. Calcestruzzi? Solo di qualità Le prestazioni della pavimentazione dipendono strettamente dalle caratteristiche del calcestruzzo impiegato per la sua realizzazione, che a questo scopo dovrà essere confezionato in base

206-1 e la sua norma di recepimento nazionale, la UNI 11104, individuano infatti una serie di classi di esposizione ambientale e il corrispondente meccanismo di degrado. Per ognuna di esse, vengono suggeriti i requisiti composizionali (in termini di rapporto a/c massimo, contenuto minimo di cemento, aria inglobata ecc.) e quelli prestazionali (resistenza caratteristica a compressione minima) da adottare per rendere le strutture durevoli alle sollecitazioni ambientali. Attenersi a tali riferimenti significa evitare numerosi problemi, in primo luogo il rapido degrado della struttura e la necessità di ripristinarla, e i relativi costi. Il rispetto di questi requisiti consente una durabilità di 50 anni senza interventi di manutenzione straordinaria. E per quanto riguarda invece le imprese esecutrici? Le realtà più professionali stanno prendendo atto del fatto che una adeguata progettazione della pavimentazione e la selezione del giusto calcestruzzo incide favorevolmente anche sul loro lavoro; a patto, naturalmente, di dedicare la necessaria attenzione alla programmazione dell’intervento. Per limitarsi ad alcuni esempi, in primo luogo anche il migliore cls ha una precisa finestra temporale entro la quale deve essere gettato per rendere al meglio. In secondo luogo, da una accurata tempistica dipende un’ulteriore fase critica nell’esecuzione di una pavimentazione, vale a dire la realizzazione dei giunti di contrazione, cui è necessario provvedere prima dell’innesco del naturale ritiro del calcestruzzo. In realtà, anche in questo ambito la tecnologia dei materiali offre oggi all’impresa un importante aiuto; utilizzando, ad esempio, calcestruzzi a ritiro compensato in condizioni di maturazione umida già oggi è possibile realizzare pavimentazioni a piastra continua di superficie fino a 900 mq in interni e 600 mq in esterno. E’ sempre più auspicabile direi anche necessario un dialogo e un confronto costanti fra progettista, impresa e fornitore di calcestruzzo, il presupposto migliore per interventi in grado di offrire tutte le necessarie garanzie di funzionalità e durabilità.

alle prescrizioni dettate dagli ormai numerosi riferimenti tecnici e normativi in materia. Su questo presupposto, il progettista deve fare riferimento ai disciplinari tecnici in materia (in particolare le norme UNI EN 206-1, UNI 11104 e UNI 11146, il Codice di Buona Pratica per i pavimenti in calcestruzzo ad uso industriale e, non ultimo, Pavical, il Capitolato Tecnico e di Oneri per la fornitura e l’impiego di calcestruzzo destinato alle pavimentazioni industriali messo a punto in seno a Conpaviper), specificando parametri quali classe di resistenza e di esposizione ambientale, diametro massimo nominale dell’aggregato, classe di consistenza, tipo e classe di resistenza del cemento, rapporto acqua /cemento (a/c); in funzione di specifiche esigenze prestazionali, inoltre, il calcestruzzo può essere chiamato ad ottemperare ad ulteriori requisiti. Molte pavimentazioni, ad esempio, sono sottoposte a severe condizioni d’usura, e in queste situazioni il progetto do-

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Tecniche & Prodotti

Pavimentazioni in cls: un esempio di calcolo dei costi.

(Fonte: Ecoplan)

vrà prevedere un calcestruzzo con opportune caratteristiche prestazionali ad integrazione della resistenza all’abrasione propria dello strato d’usura.; o ancora, determinate realizzazioni richiedono al calcestruzzo una buona resistenza a trazione per flessione (ad esempio pavimenti su soletta, su strato coibente, ecc.), o una elevata resistenza agli urti, condizioni che possono rendere necessario ricorrere ad accorgimenti come l’inserimento di fibre d’acciaio o comunque strutturali, in dosaggio tale da incrementare la tenacità del pavimento, o il raddoppio dei tempi di stagionatura umida rispetto a quelli normali. Pavimentazioni soggette a frequente contatto di acqua, particolarmente se a pressione, richiedono infine calcestruzzi caratterizzati da elevata resistenza alla penetrazione dell’acqua in pressione e, in fase esecutiva, la realizzazione di pendenze non minori dell’1,5% nonché il rivestimento superficiale (impregnazione o trattamento impermeabilizzante) della pavimentazione. Anche se i pavimenti sono considerati e dimensionati come strutture non armate, infine, una idonea quantità di armatura, in casi specifici, permette di fornire un margine più ampio di sicurezza qualora vengano accidentalmente superate le condizioni di impiego previste nel progetto o in presenza di eccessiva deformabilità della massicciata di supporto, e di contenere gli effetti delle variazioni dimensionali della pavimentazione dovute a ritiro oppure alle escursioni termiche. In funzione delle sollecitazioni prevedibili (cedimenti della massicciata, tensioni calcolate, imbarcamenti delle lastre e viscosità) il progettista deve quindi scegliere l’armatura più idonea

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e il relativo posizionamento; le soluzioni in questo senso più frequenti sono costituite da rete elettrosaldata, fibre metalliche o comunque strutturali, fibre sintetiche, barrotti ripartitori e barre di rinforzo.

Lo strato di usura Il compito dello strato d’usura è di migliorare le caratteristiche superficiali della pavimentazione di calcestruzzo ovvero la durezza, la polverosità e la planarità. La resistenza all’usura di un pavimento dipende soprattutto dalla tecnica applicativa; due i metodi più comunemente utilizzati, quello a pastina e quello a spolvero. Nel primo caso il manto d’usura, di spessore variabile tra i 5 e i 10 mm e realizzato con la tecnica del fresco su fresco, è costituito da un impasto di cemento e quarzi, corindone o metallo di natura e granulometria variabile a seconda delle caratteristiche finali della pavimentazione desiderate. La superficie così ottenuta presenta una elevatissima resistenza all’usura (urti, abrasioni, trascinamenti, ecc.), e potrà essere levigata in modo da garantire anche una soddisfacente resa estetica. Un capitolato per le pavimentazioni Pavical è il Capitolato Tecnico e di Oneri per la fornitura e l’impiego di calcestruzzo destinato alle pavimentazioni industriali. Il documento nasce da un lavoro iniziato nel 2001 in Con. Pav.I. per trovare una soluzione concreta ai problemi connessi alle forniture di calcestruzzo preconfezionato. Il calcestruzzo per pavimenti è un prodotto speciale, che deve soddisfare caratteristiche e prestazioni che negli altri usi comuni non sono contemplate; Pavical consente di definire le prescrizioni del calcestruzzo e attribuire le responsabilità. Nella definizione del Capitolato, alla quale hanno partecipato numerosi esperti del settore, si è fatto riferimento alle norme UNI EN 206-1 e UNI 11146, nonché ai contenuti del Codice di Buona Pratica per i pavimenti in calcestruzzo ad uso industriale. La versione attuale è la numero 4, approvata dal Comitato Calcestruzzo Conpaviper il 12 dicembre 2009.

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Pavimentazioni a Convegno Si è tenuto lo scorso 31 Marzo presso il Kilometro Rosso di Bergamo il V Congresso Nazionale Conpaviper, l’Associazione Nazionale Pavimentazioni Continue che oggi riunisce su base volontaria oltre 150 imprese di tutte le dimensioni, operanti nella realizzazione di pavimenti, nella produzione di materiali dedicati, nella fornitura di servizi. Molti, in questa occasione, i temi sul tappeto, accomunati da un unico leit motiv: l’importanza di un corretto rispetto delle regole – nella progettazione, nell’esecuzione, nella gestione d’impresa – in tutti i passaggi che caratterizzano questa complessa filiera. Il Presidente Conpaviper, Dario Bellometti, ha in particolare sottolineato come “elemento centrale della sfida con cui oggi tutte le imprese del settore sono chiamate a confrontarsi è quello della qualificazione, che a propria volta poggia le basi su regole certe e condivise, presupposto indispensabile di una corretta competizione di mercato. Su questo fronte, che da anni vede l’Associazione fortemente impegnata, è stato di recente raggiunto un importante traguardo: la costituzione di una commissione CNR incaricata di predisporre le prime Linee guida per la Progettazione, l’esecuzione e li controllo delle pavimentazioni in calcestruzzo. Un documento di fondamentale importanza, quindi, già in avanzata fase di realizzazione, che potrebbe cambiare radicalmente gli scenari tecnici ed economici del nostro settore”.

Una seconda tecnica è quella a spolvero: in questo caso, sul calcestruzzo fresco posato in opera a quota di piano viene applicato a semina un quantitativo predeterminato di una miscela anidra di cemento e aggregati, normalmente quarzo, corindone o sabbie silicee. La scelta della tipologia di aggregati e la relativa percentuale sono variabili in relazione all’entità dell’azione abrasiva cui sarà presumibilmente sottoposta la pavimentazione. In entrambi i casi, naturalmente, sarà necessario prestare particolare attenzione al livello di resistenza meccanica del calcestruzzo costituente la pavimentazione, che dovrà essere adeguatamente parametrato all’entità degli sforzi che questa dovrà sopportare; in particolare, è buona norma utilizzare quale armatura apposite reti elettrosaldate, eventualmente apprettate con finish antialcalino, su un primo strato di materiale ancora fresco e successivamente ricoperte. ■

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focus pavimenti in calcestruzzo Andrea Dari

Uno speciale dedicato al calcestruzzo Ogni anno PSC dedica uno speciale al tema del calcestruzzo per pavimenti. Questa volta lo fa in modo un po’ irrituale, con pochi articoli tecnici e con molte interviste. Già il numero si apre con un’intervista a un grande del settore, il Prof. Mario Collepardi, che è sicuramente tra i principali protagonisti dell’evoluzione tecnica del calcestruzzo, e non solo per pavimenti. Lo speciale prosegue poi con molte altre interviste. Al Vice Presidente Conpaviper, responsabile del Comitato ©alcestruzzi, ad alcuni dei produttori di calcestruzzo iscritti al CONPAVIPER, quindi ad alcuni imprenditori del settore. Lo speciale ospita anche un articolo di Giuseppe Zambetti, che reduce dalla scrittura della seconda edizione del suo libro “Note sul Calcestruzzo”, finalmente torna sulle pagine di PSC. Di seguito vengono affrontati due temi particolari: i pavimenti lucidati e i pavimenti stampati: due soluzioni in cui il calcestruzzo diventa soluzione architettonica. Non abbiamo voluto inserire articoli tecnico-scientifici: questo perché per una volta abbiamo voluto dedicare tutta la nostra attenzione a chi si trova sul campo, che spesso deve affrontare problematiche che non si trovano scritte sui manuali, a cui si chiede una soluzione in tempi brevi, e che sia attuabile. Una scelta che ha avuto l’obiettivo quindi di dare voce ai soci, per una volta più protagonisti che destinatari di PSC. .

la

classifica

delle

università

Dal 2004 QS World University Rankings ® Scorecard predispone una classifica mondiale delle migliori università d e l m o n d o, e n t r a n d o a n c h e n e l m e r i t o d e l l e d i ve r s e specializzazioni. Nell’ambito dell’ingegneria civile e strutturale il MIT è in cima alla classifica. Nelle prime cinquanta il Politecnico di Milano (46°), mentre la Sapienza di Roma nelle prime 100, il Politecnico di Torino e l’Università di Bologna nelle prime 150.

Classifiche Ingegneria Strutturale 2011 Rango

Titolo

1

Massachusetts Institute of Technology (MIT)

Stati Uniti

2

Stanford University

Stati Uniti

3

Università di Cambridge

Regno Unito

4

Università della California, Berkeley (UCB)

Stati Uniti

5

Imperial College di Londra

Regno Unito

6

Università di Oxford

Regno Unito

7

National University of Singapore (NUS)

Singapore

8

Università di Tokyo

Giappone

9

California Institute of Technology (Caltech)

Stati Uniti

10

Politecnico federale di Zurigo (Istituto Federale di Tecnologia)

Svizzera

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Paese


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focus pavimenti in calcestruzzo Stefania Alessandrini Redazione IMREADY

Intervista a Riccardo Romanini Vice presidente CONPAVIPER e Coordinatore Comitato Calcestruzzo

Vice Presidente, nel 2001 su CONPAVI news si affermava che “II Direttivo ha mosso un primo passo importante: ha autorizzato 1o studio di fattibilità di un accordo con i fornitori di calcestruzzo per promuovere I’utilizzo di impasti veramente concepiti per le pavimentazioni industriali. Che gran cosa poter ordinare finalmente un calcestruzzo CONPAVI.CAL, con la certezza che finalmente tutti noi, i progettisti, i committenti e i fornitori parliamo tutti lo stesso linguaggio !!!”. Successivamente, sul primo numero di Pavimenti Industriali, nel 2003 si affermava “il calcestruzzo costituisce l’anima della pavimentazione e una scelta non corretta rappresenta spesso l’origine dei guai – e in molti casi purtroppo non l’unica – che il committente si troverà a risolvere. Per questo motivo l’argomento è stato sempre al centro delle attività svolte prima dalla CONPAVI e ora dalla CONPAVIPER, raccogliendo l’interesse sia dei produttori di pavimenti che dei fornitori di materiali e degli esperti del settore. L’obiettivo che quindi l’Ente si è posto è quello di definire un sistema, il PAVICAL per l’appunto, che potesse consentire

una corretta e completa prescrizione del calcestruzzo. Dopo oltre due anni di riunioni e approfondimenti si è giunti alla definizione del Sistema PAVICAL.” Sono quindi 10 anni che si parla di PAVICAL, e otto che è in vigore un primo sistema di qualificazione. Eppure i risultati sono molto deludenti: pochi impianti certificati, pochi cantieri realizzati con PAVICAL. Significa che non esiste un problema calcestruzzo? Il problema esiste ancora. Sia Conpavi che CONPAVIPER hanno sempre affrontato il tema calcestruzzo con grande attenzione e con una visione a 360 gradi, coinvolgendo tutte le figure: noi, i progettisti, i committenti e i fornitori. D’altronde la maggior parte dei contenziosi esistenti nella filiera riguardano per l’appunto problemi riscontrati sul calcestruzzo nei pavimenti. Questo significa che spesso si sottovaluta l’importanza di utilizzare un calcestruzzo adeguato alle caratteristiche a cui la pavimentazione industriali deve rispondere. Le motivazioni sono le più diverse e spesso coesistenti: dalla speculazione economica alla non consapevolezza dell’importanza di utilizzare

un calcestruzzo idoneo, credendo che qualche chilo di quarzo al mq. possa essere la formula magica per un risultato soddisfacente. Infine, la causa più frequente si basa sulla più ingenua delle prerogative, “ho sempre fatto così”, e così non si tiene conto che il “sistema pavimento” si è evoluto ed è radicalmente cambiato, dimenticandosi peraltro dell’esistenza di normative vigenti. Sono peraltro cambiati anche i livelli di prestazioni in cui i pavimenti devono essere in grado di operare, essendosi appesantiti i cicli e i ritmi di lavoro, i mezzi di movimentazione delle merci, in particolare i carrelli che sono stati profondamente rivisti rispetto a quelli utilizzati negli anni scorsi, e le scaffalature hanno avuto un notevole sviluppo verticale incrementando di conseguenza i carichi concentrati. Anche gli stessi materiali sono cambiati: oggi abbiamo una svariata tipologia di cementi con caratteristiche e qualità differenti e non possiamo pensare che utilizzarne uno al posto di un altro non cambi nulla all’interno dell’anima della pavimentazione, ossia il calcestruzzo. Su questo argomento sia Conpavi che CONPAVIPER hanno sempre cercato di fare formazione e informazione presso le gli ordine degli

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ingegneri e geometri di tutta Italia. Organizzavamo i mitici convegni itineranti, in modo tale che il progettista sapesse esattamente quali erano gli elementi determinanti da chiede all’esecutore dell’opera per ottenere un pavimento di qualità. In questo lungo processo che dura da 10 anni, come da te sottolineato, abbiamo predisposto un capitolato tecnico e un sistema di qualificazione dei fornitori, denominato sistema PAVICAL, ma non è vero che i risultati sono insoddisfacenti. Dobbiamo imparare dai politici o meglio ancora dagli ottimisti di chi vuole vedere il bicchiere mezzo pieno. Negli ultimi dieci anni il quantitativo medio di cemento utilizzato per confezionare un metro cubo di calcestruzzo avente destinazione una pavimentazione è notevolmente aumentato. Se andiamo a vedere l’utilizzo di additivi specifici sono aumentati, il quantitativo dell’armatura, qualunque essa sia di natura sintetica o ferrosa è aumentato. Gli stessi produttori di calcestruzzo hanno inserito nella loro produzione un calcestruzzo dedicato alle pavimentazioni industriali e gli stessi confermano che la richiesta e la produzione hanno valori nettamente in aumento anno dopo anno.

Credo che la principale fatica che stiamo incontrando sia quella di uniformare la produzione di un calcestruzzo dedicato con un unico capitolato PAVICAL. Credo che la ragione stia nel fatto che ognuno vuole mantenerne la paternità e il “brand” del proprio prodotto ed il risultato è quello che gli impianti certificati PAVICAL sono ancora pochi. L’importante, come già detto, è che però i metri cubi prodotti di calcestruzzo dedicato sono in netto aumento. Di recente CONPAVIPER ha realizzato uno studio con il Dott. Verdesca dal quale risulta che l’uso di un calcestruzzo specifico potrebbe portare all’eliminazione quasi completa del protrarsi della lavorazione del getto nelle ore notturne. Se la soluzione è così semplice, perchè allora si continua a soffrire di questo problema? Il progetto del Dott. Verdesca l’ho voluto fortemente e credo che sia uno dei canali fondamentali dove investire le ns. risorse economiche e non solo. Oggi il mondo del lavoro non può permettersi di non parlare di sicurezza dei lavoratori e delle condizioni degli stessi. Argomenti troppo importanti per la salvaguardia dei lavoratori e delle aziende che se non ottemperano a quanto previsto in materia rischiano sanzioni pecuniarie pesanti fino alla interdizione dell’attività. Dobbiamo crederci tutti, in primis noi e impegnarci a fare informazione e formazione di tutte le figure coinvolte dal progettista al committente al direttore dei lavori al responsabile alla sicurezza, che il lavoro notturno, svolto allo stato attuale, non risponde ai requisiti minimi di sicurezza. Un altro dei problemi che sta affliggendo il settore è quello della delaminazione. CONPAVIPER ha creato una commissione di studi per individuare le cause che portano a generare un degrado così devastante delle pavimentazioni e, dalle prime riunioni, è emerso come la composizione del prodotto possa essere considerata tra le possibili cause del fenomeno.

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Ritiene che se si arrivasse ad una sistematica applicazione del PAVICAL, in cui è vietato all’impresa esecutrice di modificare le caratteristiche e la composizione del calcestruzzo, questo servirebbe per chiarire le responsabilità in caso di contenzioso? Premetto che dalle prime riunioni è emerso che potrebbero essere “29” le cause che fanno scaturire questo fenomeno e, tranne per un numero ristretto, quasi tutte sono riconducibili alla composizione del prodotto. Questo è un aspetto molto importante, che va nella direzione di tutelare la salvaguardia delle ns. aziende, troppo spesso attaccate come uniche e inequivocabili responsabili del fenomeno, anche quando non fornisce i materiali Utilizzare il PAVICAL garantirebbe alle ns. aziende e ai preconfezionatori di rispettare determinati requisiti che garantirebbero la composizione e le caratteristiche del calcestruzzo ed essendo l’anima della pavimentazione si garantirebbe il risultato finale, il pavimento. Il PAVICAL è frutto di molti anni di lavoro, di prove, analisi, riunioni, a cui hanno collaborato non solo tecnologi e professori universitari ma anche ns. operatori che hanno contatto quotidiano con il calcestruzzo che hanno visto e vissuto la metamorfosi di questa in tutte le sue evoluzioni .


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focus pavimenti in calcestruzzo Stefania Alessandrini Redazione IMREADY

Calcestruzzo e pavimentisti Intervista ad alcuni Soci Conpaviper che producono calcestruzzo per Pavimenti

Fausto Casciotta

Gabriele Ciatti

Antonio Uboldi

Marco Sgarzerla Le principali società che producono calcestruzzo preconfezionato hanno messo a punto dei prodotti speciali per la realizzazione delle piastre dei pavimenti industriali. Eppure vi sono ancora imprese che, senza curarsi dei problemi della frattazzatura ritardata e del degrado del prodotto in opera, continuano a ordinare calcestruzzi ordinari. Quali sono le ragioni

Francesco Epis

Sergio Vivaldi

e che cosa si potrebbe fare per cambiare queste abitudini? Antonio Uboldi - Dir. Comm. Betonrossi

Il motivo principale è sicuramente di tipo economico. Infatti un calcestruzzo per pavimenti industriali costa mediamente di più di uno ordinario. Ma in realtà si tratta di un’errata valutazione economica: un calcestruzzo specifico per pavimentazioni industriali, infatti, consente la

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Giuseppe Marchese

realizzazione degli strati di usura a spolvero o a pastina in tempi molto rapidi anche con temperature relativamente basse evitando che gli stessi debbano essere realizzati nella notte successiva al getto con rilevante dispendio di risorse economiche per la inevitabile giornata di riposo che occorre concedere alle maestranze impegnate nelle operazioni di finitura in notturna.


35 Un calcestruzzo specifico per pavimenti industriali è caratterizzato da tempi di presa più rapidi rispetto ai normali calcestruzzi. Questo significa che, organizzando il cantiere in modo da realizzare i getti nelle prime ore del mattino, si possono concludere le operazioni di finitura entro la sera garantendo che la “squadra di operai” possa essere impiegata, senza interruzioni, il giorno successivo per la prosecuzione dei lavori. Francesco Epis - Dir. Comm. Calcestruzzi

Per il mondo dell’edilizia il pavimento non è ancora diventato un elemento da curare con attenzione. Mentre si controllano accuratamente il tetto o le struttura portanti di un capannone, il “povero” pavimento è considerato di serie B. Questo nonostante esiste, come è noto, una precisa normativa che parla di Durabilità anche delle pavimentazione e che tiene finalmente conto della corretta classe di esposizione in funzione della tipologia e della destinazione d’uso della pavimentazione. Tra l’altro rispettare norme assicura la durabilità dell’opera e in questo senso Calcestruzzi ha messo a punto un prodotto Pavimix, un prodotto specifico per le pavimentazioni, studiato ad hoc che consente da una parte di ridurre i tempi di esecuzione, i costi della manodopera e gli oneri della sicurezza e dall’altra di aumentare la durabilità dell’opera, risparmiare energia e migliorare il confort abitativo”. Utilizzare invece un calcestruzzo standard comporta l’allungamento dei tempi di esecuzione che nella quasi totalità dei casi implica il ricorso a cicli di lavorazione continua con lavoro notturno. Sono questo gli aspetti e i vantaggi da far percepire alle imprese. Fausto Casciotta – Dir. Comm. Colabeton

Da oltre 10 anni la nostra azienda ha inserito nel proprio catalogo prodotti

una gamma di calcestruzzi specificatamente studiati per le pavimentazioni industriali, denominati PAVBETON. Oltre a questo abbiamo organizzato numerosi seminari sul tema delle pavimentazioni, invitando sia imprese che tecnici del settore allo scopo sensibilizzare gli operatori ad una massima attenzione in tutte le fasi realizzative. Nonostante questi sforzi i risultati non sono stati al pari delle aspettative. Le cause sono riconducibili sostanzialmente a due fattori. Spesso manca la progettazione di una pavimentazione industriale che definisca l’utilizzo dei materiali, la posa in opera e la maturazione. In aggiunta a questo c’è il fattore prezzo che, soprattutto in questa fase recessiva, incide sulle scelte della committenza a discapito della qualità dei materiali. La nostra azienda continua nella sua campagna di sensibilizzazione per l’utilizzo di calcestruzzi specifici per pavimentazioni, ma questo non basta, è necessario anche un intervento delle varie associazioni di categoria di produttori ed utilizzatori che, congiuntamente, sottoscrivano un protocollo d’intesa per un impegno di tutte le parti in causa. Gabriele Ciatti – Direz. Serviz.Tecn. UNICAL

Le ragioni per cui non ordinano i calcestruzzi speciali per pavimentazioni industriali possono essere: • non conoscenza delle problematiche legate a questo tipo di opera; • scarsa promozione tecnica da parte del produttore di calcestruzzo; • mancanza di una progettazione completa di tutte le fasi di produzione che tenga di conto di tutte le problematiche strutturali, di messa in opera, finitura superficiale e progettazione/tempistica dei giunti. Per cambiare le abitudini occorre: • un maggior impegno da parte del

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36 produttore di calcestruzzo nell’illustrazione dei requisiti dei calcestruzzi speciali; • avere finalmente un progetto con chiari requisiti prestazionali per il calcestruzzo e che tenga di conto di tutte le problematiche strutturali, di messa in opera, finitura superficiale e progettazione/ tempistica dei giunti. Capita anche che il prodotto ordinato sia quello giusto ma poi, a seguito di manipolazioni fatte in cantiere, ciò che va in opera non sia quanto desiderato e previsto. Che cosa si può fare per combattere questo “vizio” ? in che modo si può prevenire? Antonio Uboldi - Dir. Comm. Betonrossi

Tale problema può essere risolto solo con stretti e continui controlli in cantiere, preventivamente concordati tra Direzione Lavori, Impresa Esecutrice e Fornitore di Calcestruzzo. Francesco Epis - Dir. Comm. Calcestruzzi

Un buon calcestruzzo progettato ad hoc non è un buon calcestruzzo per sempre. La nostra rete commerciale ad esempio insiste nel dialogo continuo nella filiera tra impresa, i pavimentisti e noi produttori di calcestruzzo. L’obiettivo è coordinarsi e gestire al meglio il cantiere ispirandosi alla “catena di montaggio” tipica del settore automotive: ottimizzare i tempi, curare la logistica dei materiali, definire le responsabilità. Quando vendiamo Pavimix diciamo che le betoniere devono arrivare “just in time”. Fausto Casciotta – Dir. Comm. Colabeton

Per combattere questo malcostume è necessario un maggiore impegno di tutte le parti in causa. I controlli di accettazione del materiale devono essere presenziati dal Direttore Lavori, o persona da lui preposta, allo scopo di accettare o respingere il materiale senza alterare la miscela originaria. Da parte nostra, i produttori di calcestruzzo devono garantire le caratteristiche

qualitative della miscela di calcestruzzo in tempi definiti, senza che altri fattori possano alterarle: distanza dal cantiere, condizioni meteo, tempi d’attesa in cantiere ecc.

pavimentazioni industriali, le quali non sono “viste” dalle Committenze come opere atte ad assolvere specifici compiti strutturali, ma come opere di corredo all’edificio.

Gabriele Ciatti – Direz. Serviz.Tecn. UNICAL

Francesco Epis - Dir. Comm. Calcestruzzi

Due sono le principali manipolazioni: • aggiunte di acqua per rendere il calcestruzzo più fluido e quindi rendere la stesura più veloce e meno faticosa; • aggiunte di vari prodotti (additivi, fibre, ecc.) che alterano spesso in maniera importante la reologia dell’impasto e di conseguenza le prestazioni finali del calcestruzzo fresco e indurito. La prevenzione può avvenire solo attraverso due strade che debbono essere tutte e due percorse: • l’ordine di un calcestruzzo alla consistenza corretta; • rifiuto da parte del produttore di calcestruzzo di qualsiasi tipo di aggiunte e manipolazione in cantiere. Aggiungerei che la presenza al getto del Direttore dei Lavori, così come previsto dalle Norme Tecniche delle Costruzioni, sarebbe un efficace e auspicato antitodo al problema. CONPAVIPER ha messo a punto da tempo un capitolato per la fornitura del calcestruzzo per pavimenti in collaborazione con i migliori tecnici e commerciali del settore. Eppure, dopo diversi anni dalla sua promozione, continua ad essere praticamente ignorato. Qual’è il problema alla base di questa mancata diffusione? Antonio Uboldi - Dir. Comm. Betonrossi

Il problema è riconducibile alla mancanza della progettazione delle

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Il lavoro di CONPAVIPER è importante e dovrebbe continuare proprio sul tema della formazione e della sensibilizzazione continua. I soci e le società di pavimentazioni dovrebbero far scattare per primi gli “alert” in caso di pavimentazioni non corrette ed aver in mano tutti gli strumenti necessari per dare le giuste indicazioni anche perché, lo ripeto, il mercato offre numerose soluzioni. Fausto Casciotta – Dir. Comm. Colabeton

Alla base di questa mancata applicazione del capitolato Pavical c’è, ancora una volta, la carente progettazione dei pavimenti industriali e in molti casi addirittura la totale assenza. Questo comporta che la fase realizzativa viene affidata alla impresa esecutrice senza alcuna specifica in merito alla scelta dei materiali, alla posa in opera e alla maturazione, basandosi esclusivamente sul preventivo di prezzo. Il capitolato Pavical potrebbe essere un utile strumento per la progettazione dei pavimenti, ma per la sua diffusione è necessario che questo tipo di opere non siano considerate alla stregua di altre strutture, ma che vi sia un obbligo specifico alla progettazione di un pavimento industriale rispetto alla progettazione dell’intero fabbricato che lo contiene. Gabriele Ciatti – Direz. Serviz.Tecn. UNICAL

La mia società negli anni passati ha


37 certificato diversi impianti in linea con le specifiche del capitolato Pavical nella speranza di vedere modificare la richiesta dei calcestruzzi per pavimenti e così ottenere un miglior risultato. Purtroppo, fino ad oggi, le aspettative sono andate sostanzialmente deluse, qualche interesse iniziale poi si è spento tutto. Essendo Pavical uno specifico capitolato elaborato da Conpaviper, sarebbe necessario che primi fra tutti i soci dell’associazione stessa fossero i più interessati e ne facessero richiesta per la fornitura nei propri cantieri. Essendo un’iniziativa delle imprese di pavimenti industriali, è difficile che la promozione e divulgazione venga sviluppata dal produttore di calcestruzzo. Quali sono le prestazioni che un calcestruzzo speciale per pavimenti dovrebbe possedere a differenza da un buon prodotto ordinario? Marco Sgarzerla – Resp. Tecn. Betonrossi

Un calcestruzzo specifico per pavimentazioni (come il ns. Betonpav) deve conciliare le esigenze richieste dalla pavimentazione in servizio con quelle

legate alla fase esecutiva. Il calcestruzzo speciale per pavimenti deve possedere una maggiore facilità di stesa e di compattazione agevolando, pertanto, la posa in opera ed alleviando la fatica degli operatori di cantiere. Inoltre, grazie alla particolare composizione, al tipo di cemento impiegato, e, soprattutto, alla natura degli additivi chimici che esso contiene, deve consentire di ridurre drasticamente i tempi di inizio e fine presa del calcestruzzo rispetto a quelli di un analogo impasto di conglomerato di pari Rck. Risulta inoltre importante confezionare il calcestruzzo con speciali accorgimenti per minimizzare le contrazioni da ritiro igrometrico. Questo consente, unitamente ad una tempestiva e corretta disposizione dei giunti di contrazione, di realizzare pavimentazioni industriali praticamente prive di antiestetiche e dannose fessurazioni. Giuseppe Marchese – Dir. Tecn. Qual. Calcestruzzi

Tenuto conto che le pavimentazioni industriali sono la base di ogni attività perché vi si lavora, vi si depositano materiali, vi si installano macchinari e

scaffalature, i calcestruzzi devono essere formulati secondo i criteri di resistenza a compressione e a flessione, di durabilità e di lavorabilità. L’impiego di macchine operatrici, transpallets, carrelli elevatori, così come il traffico di automezzi pesanti, richiedono pavimentazioni ad alta resistenza all’abrasione,a fatica, ai carichi e alle azioni ambientali. Per questi motivi è necessario • lavorare con produttori di calcestruzzo preconfezionato con adeguate competenze tecnologiche • sapere la destinazione d’uso finale • verificare correttamente la corretta finestra temporale durante la quale andrà gettato il calcestruzzo • verificare le condizioni esterne Sergio Vivaldi – Resp. Serviz. Tecn. Colabeton

I calcestruzzi destinati alle pavimentazioni industriali devono rispondere a dei requisiti prestazionali comuni anche ai calcestruzzi per usi ordinari. La classe di resistenza, la lavorabilità (che varia in base alle modalità di stendimento e quindi realizzazione della lastra), il diametro massimo degli aggregati e di non poco conto anche la classe dei cloruri. La pavimentazione finale deve avere delle caratteristiche legate in maniera predominante alla “giusta” scelta delle materie prime, sicuramente una buona resistenza all’abrasione, agli urti, alla permeabilità dell’acqua, insomma numerose sono le prestazioni attese ma tra le più significative possiamo

Pavimenti e Superfici Continue - N°12


38 annoverare, sicuramente, il tempo di inizio frattazzabilità. Con questo termine si intende il periodo che intercorre tra il carico del calcestruzzo in autobetoniera ed il momento in cui la squadra di posatori è in grado di effettuare la stesura dello strato indurente e, quindi, di frattazzare. Il produttore di calcestruzzo, operando in concomitanza delle variazioni climatiche annuali, deve predisporre un calcestruzzo che consenta questa operazione in tempistiche ben determinate, l’inizio fratazzabilità deve essere superiore alle 4 ore e quello di fine inferiore alle 8, con 1 ora di tolleranza per l’inizio e 2 ore per la fine fratazzabilità, integrando le sue informazioni con quelle fissate dal progettista e dall’impresa esecutrice che possono influenzarne il risultato, tipo lo spessore della lastra, la presenza della barriera vapore, la modalità di stendimento del calcestruzzo ed anche gli orari previsti per il getto. Gabriele Ciatti – Direz. Serviz.Tecn. UNICAL

Domanda a cui è impossibile dare una risposta univoca. Sappiamo tutti che ogni pavimento è una storia a sé, il risultato finale è condizionato da numerosi fattori di diversa origine-natura come quelli progettuali, tecnici, ambientali, stagionali, di messa in opera ecc.. È fondamentale una corretta progettazione del massetto tenendo in considerazione tutti i fattori sopra detti. Con una progettazione ben elaborata, che esprima con chiarezza caratteristiche e prestazioni definite, diventa tutto più semplice per l’individuazione del giusto calcestruzzo. Questa impostazione porta inoltre, aspetto non indifferente, a definire anche chiare responsabilità delle varie figure professionali. Le indicazioni previste dalla UNI EN 206 sono sufficienti per regolamentare un cls per pavimenti oppure sarebbe necessario avere una norma dedicata ? se sì cosa dovrebbe contenere?

La UNI EN 206-1 regola la durabilità ma non le altre condizioni e caratteristiche indispensabili per una buona pavimentazione. La UNI EN 11146 rappresenta un primo tentativo ma va integrato con specifiche e più dettagliate note sui calcestruzzi e sulle modalità della messa in opera. Ho avuto l’opportunità di leggere la bozza che sta redigendo il CNR e trovo il lavoro svolto di qualità eccellente e in linea con quanto Calcestruzzi auspica.

sere considerate delle strutture debolmente armate e come tali, la EN206 da la possibilità di poterle richiedere anche in classe C25, invece penso che ormai si renda necessario una norma che preveda una volta per tutte che i calcestruzzi per pavimenti vengano richiesti con una Rck 30, nella nuova norma si potrebbe fare riferimento esplicito esclusivamente al prospetto 4 della 11104. Nelle classi XF si parla di contenuto minimo di aria aggiunta e non di valore massimo di aria totale. Questo a mio avviso dovrebbe essere fissato al max al 5%. questo è già previsto in Pavical). Un contenuto di aria molto elevato in una pavimentazione finita a spolvero, le operazioni di fratazzatura meccanica potrebbe portare in superfici le bollicine d’aria e quindi provocare un indebolimento del calcestruzzo nell’estradosso.

Sergio Vivaldi – Resp. Serviz. Tecn. Colabeton

Gabriele Ciatti – Direz. Serviz.Tecn. UNICAL

Marco Sgarzerla – Resp. Tecn. Betonrossi

La UNI EN 206, la UNI 11104 e la UNI 11146 devono costituire la base per una corretta progettazione del cls e delle pavimentazioni industriali, inoltre le Linee Guida del Compaviper ed il Capitolato Tecnico Pavical sono indubbiamente un valido riferimento nel mondo delle pavimentazioni industriali. Giuseppe Marchese – Dir. Tecn. Qual. Calcestruzzi

A seguito del crescente aumento del numero di contenziosi che riguardano le pavimentazioni in calcestruzzo si sente la necessità di una norma che tenga presente quanto espresso nella UNI EN 206, ma che nello stesso tempo dia delle indicazioni più specifiche per ciò che riguarda quelle grandezze (vedi domanda 1) che diventano di primaria importanza per la progettazione di un calcestruzzo specifico per pavimentazioni. Se si fa riferimento al prospetto F1 della UNI EN206 – si nota che le pavimentazioni interne possono es-

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Prendere in considerazione le indicazione previste dalla normativa UNI EN 206-1 è sicuramente necessario ma forse non è sufficiente. La struttura pavimentazione industriale non si può associare alle classiche strutture in calcestruzzo armato; oltre al basso rapporto volume/superficie esposta, caratteristica delle strutture orizzontali come massetti, platee, sola, c’è da prendere in considerazione la particolare lavorazione e finitura superficiale con lo spolvero. Studi e relazioni sull’argomento non mancano, forse quello che ancora non è stato fatto è un documento


39 (Linee Guida, norma o altro) che chiarisca tutto il processo produttivo della pavimentazione dalla formazione del sottofondo fino alla sigillatura dei giunti. Questo documento potrebbe essere un’utile riferimento per il progettista. Per informazione, un documento di questo tipo e con questo scopo è all’esame di una commissione tecnica istituita presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche e incaricata di formulare delle “Linee Guida per la progettazione, l’esecuzione e il controllo delle pavimentazioni in calcestruzzo”. Uno dei problemi più importanti che negli ultimi anni hanno manifestato le pavimentazioni è stato quello della delaminazione. Si tratta di un problema tutt’ora in crescita ? quali sono le cause? Marco Sgarzerla – Resp. Tecn. Betonrossi

La delaminazione è sicuramente il problema più importante che può avere una pavimentazione industriale, anche perché risultano molto onerosi i conseguenti interventi di ripristino e di rifacimento dello strato di usura. Il problema è sicuramente correlato, ed è da imputare, alle errate tempistiche di lavorazione dello strato di usura. Troppo spesso la responsabilità della delaminazione viene imputata al preconfeziontore, ed in particolar modo all’ipotetico eccesso di aria nel calcestruzzo. Riteniamo che i controlli sull’aria del calcestruzzo debbano essere fatti in

contarddittorio tra preconfezionatore ed impresa esecutrice ogni 100 mc di fornitura, e se questi rispettano i limiti preventivamente concordati (solitamente aria totale < 3%) il preconfezionatore debba essere sollevato da ogni responsabilità. Giuseppe Marchese – Dir. Tecn. Qual. Calcestruzzi

Rispondo in modo schematico con un elenco: • problematiche legate alla messa in opera (spolvero anticipato o ritardato); • calcestruzzo di scarsa qualità; • eccessivo sviluppo d’aria nel conglomerato; • incompatibilità tra cemento e additivi; • eccesso di particelle fini nel calcestruzzo. Sergio Vivaldi – Resp. Serviz. Tecn. Colabeton

Il problema è ancora contingente. Le cause sono molteplici e tutte discusse in convegni o incontri specifici sul tema. Fare un elenco non credo abbia un senso, ritengo invece sottolineare l’evoluzione, sia, delle materie prime impiegate all’interno del calcestruzzo e delle tecniche applicative. L’attenzione del settore alle caratteristiche di tutte le materie prime ha sicuramente portato notevoli migliorie in termini di caratteristiche prestazionali del conglomerato cementizio, la scelta dei cementi è sempre più spostata verso cementi con alti contenuti di clinker, gli aggregati sono scelti in base alle caratteristiche non solo granulometriche ma anche di assorbi-

mento di acqua e gli additivi svolgono una funzione sempre più determinante. A questa maggiore attenzione sulle materie prime nel corso degli anni si sono aggiunte migliorie legate alle fasi operative, dalla preparazione del fondo, che rientra sempre più tra le voci da tenere in considerazione nelle fasi di “dimensionamento”, alle tempistiche da osservare per l’esecuzione dei tagli ed il posizionamento delle eventuali reti, fino alle tecniche di maturazione dell’opera finita, quasi del tutto ignorate negli anni passati. La soluzione alla problematica della delaminazione scaturirà solo da un confronto tra i vari soggetti che partecipano alla buona realizzazione di una pavimentazione industriale, cercando il giusto compromesso tra le caratteristiche prestazionali del conglomerato, le esigenze di “cantiere” e la riuscita a regola d’arte dell’opera finale. Gabriele Ciatti – Direz. Serviz.Tecn. UNICAL

Il tema della delaminazione o scartellamento è un fenomeno esploso negli ultimi anni e le cause possono essere: a) Calcestruzzi innovativi: I calcestruzzi di una volta destinati alle pavimentazioni industriali venivano prodotti senza alcuna limitazione di rappor to acqua/cemento e quindi con abbondanti quantitativi di acqua che facilitavano la stesura e l’incorporamento dello spolvero nel calcestruzzo ma mettevano il massetto a notevo-

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40 li rischi di fessurazioni e imbarcamenti. Da qualche anno, con l’avvento dei nuovi calcestruzzi confezionati con i nuovi riferimenti normativi di durabilità (alte resistenze e bassi rapporti acqua/ cemento), si è manifestato, in maniera preoccupante e crescente, il fenomeno della delaminazione a causa della difficoltà a far incorporare lo spolvero in un calcestruzzo particolarmente compatto e coeso. b) Sviluppo anomalo di aria c) Precoce asciugatura dello strato corticale d) Ritardo dell’inizio della lavorazione superficiale Dopo tanti pavimenti “saltati”, possiamo dire che oggi la causa del fenomeno è quindi ben conosciuta e proprio per questo credo che il fenomeno sia fortunatamente in netta diminuzione.

(come il ns. Betonpav ZeroJoint e Betonpav Expan), in cui sono limitate le sezioni che debbono essere sottoposte a manutenzione e permette di utilizzare sistemi di movimentazione automatici il cui funzionamento corretto è subordinato all’assenza di discontinuità. I calcestruzzi a ritiro controllato permettono di realizzare inoltre pavimenti in calcestruzzo di spessore molto ridotto, consentendo di limitare a valori ingegneristicamente accettabili il fenomeno del curling (imbarcamento) caratteristico dei calcestruzzi tradizionali applicati a basso spessore. Infine tali calcestruzzi, data la loro stabilità dimensionale, consentono di limitare numerosità e 
ampiezza delle lesioni nelle pavimentazioni realizzate su solai prefabbricati 
sia in aderenza (collaboranti) che desolidarizzate.

Quali sono le innovazioni tecniche più importanti per il calcestruzzo per pavimenti?

Giuseppe Marchese – Dir. Tecn. Qual. Calcestruzzi

Marco Sgarzerla – Resp. Tecn. Betonrossi

Le innovazioni più importanti per le pavimentazioni industriali sono costituite dai calcestruzzo fibrorinforzati (sia con fibre metalliche che sintetiche), sia i calcestruzzi a ritiro controllato. Questi ultimi, confezionati con additivi iperfluidificanti, agenti espansivi e additivi riduttori del ritiro (SRA), permettono di realizzare pavimentazioni senza giunti di controllo un

breve

La tecnologia dei materiali offre oggi all’impresa un impor tante aiuto; utilizzando, ad esempio, calcestr uzzi a ritiro compensato (come ad esempio Pavimx) in condizioni di maturazione umida già oggi è possibile realizzare pavimentazioni a piastra continua di superficie fino a 900 mq in interni e 600 mq in esterno. Come diceva il collega è sempre più auspicabile direi anche necessario un dialogo e un confronto costanti fra progettista, impresa e fornitore di

commento

alle

interviste

ai

calcestruzzo, il presupposto migliore per interventi in grado di offrire tutte le necessarie garanzie di funzionalità e durabilità. Sergio Vivaldi – Resp. Serviz. Tecn. Colabeton

Sicuramente fra le innovazioni tecnologiche per i pavimenti ci sono i calcestruzzi fibrorinforzati. Il calcestruzzo fibrorinforzato (FRC) è un materiale composito basato su una matrice di calcestruzzo alla quale sono state aggiunte delle fibre. L’impiego di tali compositi è particolarmente adatto nelle strutture iperstatiche, tra le quali le pavimentazioni industriali su massicciata continua sono un esempio significativo, in quanto la resistenza residua a trazione in fase fessurata aumenta la capacità portante complessiva della struttura. Gabriele Ciatti – Direz. Serviz.Tecn. UNICAL

Le innovazioni si potrebbero così sintetizzare: • sviluppo di calcestruzzi durabili nel rispetto dei valori limite previsti dalle normative di riferimento; • sviluppo di calcestruzzi specifici per pavimenti come i fibrorinforzati, antiritiro, con tempi di presa controllati ecc.; • utilizzo di additivi, riduttori d’acqua, non generici ma specifici per pavimenti industriali; • utilizzo di additivi riduttori di ritiro (SRA) per ridurre il fenomeno del ritiro igrometrico e dell’imbarcamento. .

preconfezionatori

L’intervista ai soci Conpaviper produttori di calcestruzzo per pavimenti, evidenzia le problematiche che collocano il mercato italiano in ritardo rispetto alle realtà internazionali. Emerge tuttavia una forza dalle risposte degli intervistati che lascia intravedere le possibili soluzioni, e la strada da percorrere per arrivarci. È opportuno però mantenere un atteggiamento di prudenza nell’affrontare i problemi del settore. Il fenomeno della delaminazione, ad esempio, non può essere semplificato con pochi giudizi sommari. L’eccesso di aria nel calcestruzzo non è “ipotetico”, è molto reale, è stato analizzato in più occasioni è certamente una delle cause. Ridurre questa causa ad un’ipotesi è fuorviante e non aiuta certo il settore. A chi sostiene che il fenomeno sia “sicuramente correlato e da imputare alle errate tempistiche di lavorazione dello strato di usura”, vorrei dire che normalmente nei casi di delaminazione accertata durante i lavori, si interviene sempre nel calcestruzzo e la sua composizione. Non su chi applica lo strato di usura. Ing. Gian Luigi Pirovano – Consigliere CONPAVIPER

Pavimenti e Superfici Continue - N°12











cemento & calcestruzzo cemento & calcestruzzo L’infrastrutturazione viaria fra Marche ed Umbria

L’industria

Quadrilatero

Brunella Confortini

La fornitura del calcestruzzo nel cantiere del Quadrilatero si contraddistingue per dinamiche e ritmi tipicamente industriali. Ce ne parla Paolo Piersantelli di Calcestruzzi Spa, una della società che fanno parte di San Francesco Scarl, il consorzio che si dedica a questa attività

P

rendete una matita, tracciate 4 punti su un foglio di carta, uniteli con 4 linee rette ed avrete un poligono di 4 lati, un quadrilatero. Rifate la stessa cosa su una cartina geografica dell’Italia Centrale, più precisamente dell’area fra le Marche e l’Umbria, ed avrete invece… il Quadrilatero. È questo infatti il nome del grande progetto di infrastrutturazione viaria attualmente in corso nelle due regioni, un progetto che ha la forma dell’omonima figura piana geometrica ed è finalizzato al completamento ed all’adeguamento di tre ar-

terie principali, le SS 318 e 76 della Val d’Esino e la SS 77 della Val di Chienti, della Pedemontana Fabriano-Muccia/ Sfercia, oltre a numerosi altri interventi viari. L’obiettivo, come sempre nel caso delle infrastrutture, è quello di collegare, di raccordare e di migliorare l’accessibilità interna, accrescendo le comunicazioni e i contatti. In sintesi un volano di sviluppo. Per assolvere ad un compito così rilevante è stata creata ad hoc la Quadrilatero Marche Umbria Spa, società pubblica di progetto, senza scopo di lucro,

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Il primo lotto è stato affidato ad un contraente generale, la Val di Chienti Scpa, società di progetto costituita nel maggio 2006 dal raggruppamento di imprese formato da Strabag AG (capogruppo), CMC di Ravenna, Grandi lavori Fincosit e Consorzio Stabile Centritalia (Strabag, CMC, GFL, CO.CI.). La Val di Chienti, a sua volta, ha dato in appalto la produzione di inerti e la fornitura del calcestruzzo alla società consor-

Territoriale della zona “Adriatico” di Calcestruzzi, una delle realtà della suddetta consortile, coinvolto personalmente nel cantiere umbro-marchigiano. «Innanzitutto – ha sottolineato Piersantelli – vale la pena di ricordare che ognuno dei componenti della San Francesco Scarl si è dotato di almeno un impianto di betonaggio ad hoc, per soddisfare le esigenze specifiche del cantiere del primo maxi-lotto.

tile San Francesco Scarl, formata da Colabeton Spa, Calcestruzzi Spa, Edilcalce Viola Spa, Ediltevere Spa e Luigi Metelli Spa. Per avere un quadro più completo dei compiti e delle attività della San Francesco Scarl, abbiamo parlato con Paolo Piersantelli, Responsabile Tecnologico

In totale il consorzio dispone quindi di 5 impianti: 2 nostri, della Calcestruzzi, nell’area ad est della tratta del Quadrilatero (a Camerino Pontelatrave e a Serravalle del Chienti), 1 di Colabeton nell’area centrale (Taverne in provincia di Macerata), 1 di Edilcalce Viola (a Casenove in provincia di Perugia) e 1 della Luigi Metelli Spa a Pale di Foligno, nell’area occidentale. Nonostante la molteplicità di imprese coinvolte, siamo perfettamente sinergici, anche grazie alla presenza di un coordinatore generale, Mario Simone, che svolge un’attività di gestione operativa sia degli impianti di frantumazione e selezione inerti sia delle forniture di calcestruzzo in cantiere. Il dialogo e il raccordo tra i soggetti operanti sono continui: settimanalmente, ad esempio, i tecnici delle varie aziende si incontrano per confrontarsi, verificando lo stato degli scavi e affrontando le problematiche tecnico-tecnologiche emerse durante i lavori. Non è tutto. Sono attivi sin dall’inizio dei lavori due comitati tecnologici, uno della

Paolo Piersantelli, Responsabile Tecnologico Territoriale della zona “Adriatico” di Calcestruzzi

istituita ufficialmente il 6 giugno 2003. Al fine di ottimizzare ed accelerare i lavori il progetto è stato suddiviso in due maxi-lotti che dovrebbero essere completati nel 2013-2014: il primo comprende la SS 77 Val di Chienti, tratto Foligno Collesentino (completamento di 4 corsie), la SS 78 Val di Fiastra tratto Sforzacosta-Sarnano, le intervallive di Macerata e Tolentino-San Severino, la SS 3 Flaminia tratto Foligno-Pontecentesimo e gli allacci SS 77 a SS 16 (Civitanova Marche) e a SS 3 (Foligno); il secondo prevede l’ampliamento della SS 76 Val d’Esino, tratti Fossato di Vico-Cancelli e Albacina-Serra S. Quirico (completamento di 4 corsie), della SS 318 di Valfabbrica, tratti Pianello-Valfabbrica (completamento di 4 corsie) e della Pedemontana delle Marche, tratto Fabriano-Muccia/Sfercia.

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cemento & calcestruzzo San Francesco Scarl, di cui faccio parte anch’io, che raccoglie le voci di tutte le aziende produttrici di calcestruzzo ed aggregato e uno della Val di Chienti. Una volta al mese i due comitati si incontrano per condividere le informazioni sullo stato dei lavori e sui controlli effettuati». Il controllo di produzione del calcestruzzo avviene pressoché in real time, dato che la San Francesco Scarl ha adottato un software dedicato, già da diverso tempo in utilizzo al proprio interno, che consente di mettere in rete e di condividere tutti i

dati relativi alle performance del prodotto. A questi dati di produzione accedono non solo tutte le imprese del consorzio, ma anche i referenti di Val di Chienti: l’aggiornamento viene fatto quotidianamente e, nel caso insorgano problematicità, si può intervenire in maniera immediata, evitando inconvenienti più seri e anche eventuali contestazioni. Il risultato? Il lavoro si svolge all’insegna della condivisione delle informazioni e della massima trasparenza. L’attenzione alla qualità del prodotto è talmente elevata che ad oggi, su circa 900.000 m3 totali confezionati, sono stati

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Tre domande a Domenico Metelli, Amministratore Delegato di Luigi Metelli Spa e Presidente di San Francesco Scarl

Domenico Metelli, AD di Luigi Metelli Spa e Presidente di San Francesco Scarl

Com’è nata l’idea di creare una società consortile che riunisse realtà tanto differenti fra loro? Colabeton Spa, Calcestruzzi Spa, Edilcalce Viola Spa, Ediltevere Spa e Luigi Metelli Spa sono infatti aziende diverse sia a livello di diffusione dei prodotti sul suolo italiano che di fatturati.

A cosa è dovuta la scelta del nome “San Francesco” per questo consorzio?

Credo che proprio questo sia il punto di forza del

ci serviva un grande santo… Allo stesso

nostro consorzio. L’idea della società consortile, che

modo è nata, del tutto spontaneamente,

unisce realtà imprenditoriali nazionali ad altre locali,

la decisione di iniziare questa nuova

è nata infatti dalla necessità di coniugare al meglio la

esperienza riunendo il primo Consiglio di

Il nome San Francesco Scarl è venuto praticamente da sé: dato che si trattava di una grande commessa, ci trovavamo davanti a una grande scommessa e di conseguenza

Amministrazione presso il Sacro Convento di Assisi, nella Sala del Capitolo. Sono lieto di dire che da quel momento il rapporto tra me, i miei soci e la Comunità francescana si è andato rafforzando, fino ad arrivare al punto di stipulare una sorta di “contratto” che prevede il sostegno, sia finanziario che morale, alle opere del Sacro Convento e alla comunicazione evangelica.

Com’è organizzata operativamente la San Francesco Scarl per la frantumazione degli inerti e la produzione di calcestruzzo? Alla fine del 2009 il Consorzio ha acquistato due impianti di frantumazione, mentre i soci hanno comperato direttamente cinque centrali di betonaggio: sia gli impianti che capacità di lavorare su grande scala alla conoscenza e alla presenza sul territorio umbro-

le centrali sono dedicati solo ed esclu-

marchigiano. Credo che grazie a questo cantiere tutti i membri del consorzio stiano facendo

sivamente alla fornitura dei cantieri del

un’esperienza di notevole valore, visto il grande lavoro in team e la sinergia che si è creata.

Quadrilatero. Gli impianti di betonaggio

Io personalmente posso parlare per la Luigi Metelli Spa e sono orgoglioso di dire che questo

sono stati messi dalle singole aziende

cantiere ci sta permettendo di crescere moltissimo.

a disposizione della San Francesco Scarl che, a sua volta, li ha ridati loro in

tiere…

di cls, il .489 m 6 7 to a è z z el mese ha reali o Scarl la fine d c o s s e r dotti c e n ro V sivi p San Fra ’opera. 3 comples izio dell mbre la n m e ’i v i Tutto ll o d . a N 1 0 d i 1 0 od elevato 1.000.0 esto 20 i u d iù q p a Nel cors in li le e g il lo o ns lamente uali so che la s tivo me ai state m3 dei q m 0 erata an quantita 0 p o u .0 n s 0 ia 0 e s che ere, 7 che ci ggiunta . Un dato del canti - senza stata ra erimento tando, apertura if linearlo r n i o i d tt ro d o o ff i s c a i rn pena d dal gio o dei so carl sta S ti la n o ro c ie s e h v e C dav Val di n Franc ciò - vale parte di ui la Sa tà con c zioni da ie ta r s e s te. te n n la o co ì importa pegno e era cos nia l’im p o o t’ m s ti e s te o, qu opo giorn giorno d

al can d a r o ’ #Ultim

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3

gestione: questo per evitare ogni tipo di rischio di compromettere il buon esito della fornitura. Non si è scelto di servirsi degli impianti e delle centrali già in possesso delle singole aziende del consorzio sul territorio per evitare sovrapposizioni e continuare ad assicurare un buon servizio ai clienti storici delle stesse.


cemento & calcestruzzo

effettuati oltre 8.000 prelievi sul calcestruzzo per le verifiche sia di autocontrollo che di accettazione (secondo la legge 1086/71), attraverso l’analisi dei dati di rottura a compressione a 7 giorni e 28 giorni dei provini di calcestruzzo. «Ogni prelievo – ancora Piersantelli – prevede il confezionamento di 8 provini cubici, 4 dei quali vengono conservati da noi della San Francesco. Altri 2 vengono consegnati all’Anas per accettazione presso laboratori ufficiali, mentre gli ultimi 2 restano al Direttore Lavori e sono conservati integri fino al collaudo finale dell’opera». Oltre a queste verifiche interne vengono eseguiti controlli esterni in cantiere senza preavviso dal Dipartimento Interforze. In qualsiasi momento quindi possono essere effettuati prelievi per verificare che le caratteristiche del calcestruzzo siano rispondenti a quelle previste dal progetto. Questo monitoraggio così puntuale e rigoroso si traduce, ovviamente, in una garanzia di solidità e durabilità nel tempo dei manufatti, che non può che riverbe-

rarsi positivamente sull’utenza finale, vale a dire la collettività. I calcestruzzi forniti dalla San Francesco Scarl per il Quadrilatero rispondono a delle necessità particolari, visto che buona parte dei lavori è in sotterraneo. «Fin ad ora – ci ha spiegato Piersantelli – abbiamo fornito due tipologie prevalenti di calcestruzzo strutturale, Rck37 XC3, necessario per le opere di galleria, quali calotte, archi rovesci, murette, e calcestruzzo proiettato posto in opera per la stabilizzazione delle volte di scavo. Naturalmente ognuno dei vari impianti di betonaggio che si trovano sul territorio necessita di molteplici miscele preventivamente qualificate in situ in contraddittorio con la Direzione Lavori e rispondenti alle caratteristiche richieste dal progetto. È importante sottolineare che, per quanto possibile, la produzione del calcestruzzo viene realizzata con gli aggregati risultanti dallo smarino delle gallerie. Ciò comporta da parte del comitato tecnologico un impegnativo e costante lavoro di verifica e selezione del materiale presso i fronti di scavo e nei depositi previsti attraverso frequenti ed accurate analisi petrografiche e mineralogiche. L’utilizzo degli aggregati derivanti dallo scavo delle gallerie dà quindi un’apprezzabile connotazione ecosostenibile all’opera viaria. È interessante osservare che ognuna delle imprese della Val di Chienti che lavora sul Quadrilatero ha a disposizione

un proprio tecnico per valutare la qualità dello smarino e decidere se utilizzarlo per la produzione di calcestruzzo oppure, in caso di qualità non eccelsa, per il rilevato e stabilizzato in galleria o, infine, quando inadatto per tutti gli usi, se destinarlo a un centro di raccolta indifferenziata. Tra l’altro va sottolineato che, una volta frantumati e selezionati, gli aggregati prodotti vengono sottoposti settimanalmente presso il laboratorio San Francesco di Taverne ad un’accurata serie di verifiche chimico-fisiche come massa volumica, assortimento, prova Los Angeles… Analisi queste atte ad ottenere e mantenere la necessaria marcatura CE del materiale, rendendolo utilizzabile nel processo di confezionamento del calcestruzzo. «Per il tipo di calcestruzzo che produciamo – ci ha spiegato Piersantelli – ci avvaliamo di cementi pozzolanici di classe 42,5R provenienti da vari cementifici dell’Italia centrale, alcuni legati alle realtà che fanno parte dello stesso consorzio San Francesco. L’obiettivo primario dei produttori di calcestruzzi e di aggregati della San Francesco Scarl rimane quello di monitorare costantemente il prodotto fornito in modo sinergico per consentire il rispetto delle caratteristiche e delle prestazioni richieste da progetto. n Novembre 2011 quarry & construction

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cemento & calcestruzzo cemento & calcestruzzo L’infrastrutturazione viaria fra Marche ed Umbria

L’industria

Quadrilatero

Brunella Confortini

La fornitura del calcestruzzo nel cantiere del Quadrilatero si contraddistingue per dinamiche e ritmi tipicamente industriali. Ce ne parla Paolo Piersantelli di Calcestruzzi Spa, una della società che fanno parte di San Francesco Scarl, il consorzio che si dedica a questa attività

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rendete una matita, tracciate 4 punti su un foglio di carta, uniteli con 4 linee rette ed avrete un poligono di 4 lati, un quadrilatero. Rifate la stessa cosa su una cartina geografica dell’Italia Centrale, più precisamente dell’area fra le Marche e l’Umbria, ed avrete invece… il Quadrilatero. È questo infatti il nome del grande progetto di infrastrutturazione viaria attualmente in corso nelle due regioni, un progetto che ha la forma dell’omonima figura piana geometrica ed è finalizzato al completamento ed all’adeguamento di tre ar-

terie principali, le SS 318 e 76 della Val d’Esino e la SS 77 della Val di Chienti, della Pedemontana Fabriano-Muccia/ Sfercia, oltre a numerosi altri interventi viari. L’obiettivo, come sempre nel caso delle infrastrutture, è quello di collegare, di raccordare e di migliorare l’accessibilità interna, accrescendo le comunicazioni e i contatti. In sintesi un volano di sviluppo. Per assolvere ad un compito così rilevante è stata creata ad hoc la Quadrilatero Marche Umbria Spa, società pubblica di progetto, senza scopo di lucro,

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Il primo lotto è stato affidato ad un contraente generale, la Val di Chienti Scpa, società di progetto costituita nel maggio 2006 dal raggruppamento di imprese formato da Strabag AG (capogruppo), CMC di Ravenna, Grandi lavori Fincosit e Consorzio Stabile Centritalia (Strabag, CMC, GFL, CO.CI.). La Val di Chienti, a sua volta, ha dato in appalto la produzione di inerti e la fornitura del calcestruzzo alla società consor-

Territoriale della zona “Adriatico” di Calcestruzzi, una delle realtà della suddetta consortile, coinvolto personalmente nel cantiere umbro-marchigiano. «Innanzitutto – ha sottolineato Piersantelli – vale la pena di ricordare che ognuno dei componenti della San Francesco Scarl si è dotato di almeno un impianto di betonaggio ad hoc, per soddisfare le esigenze specifiche del cantiere del primo maxi-lotto.

tile San Francesco Scarl, formata da Colabeton Spa, Calcestruzzi Spa, Edilcalce Viola Spa, Ediltevere Spa e Luigi Metelli Spa. Per avere un quadro più completo dei compiti e delle attività della San Francesco Scarl, abbiamo parlato con Paolo Piersantelli, Responsabile Tecnologico

In totale il consorzio dispone quindi di 5 impianti: 2 nostri, della Calcestruzzi, nell’area ad est della tratta del Quadrilatero (a Camerino Pontelatrave e a Serravalle del Chienti), 1 di Colabeton nell’area centrale (Taverne in provincia di Macerata), 1 di Edilcalce Viola (a Casenove in provincia di Perugia) e 1 della Luigi Metelli Spa a Pale di Foligno, nell’area occidentale. Nonostante la molteplicità di imprese coinvolte, siamo perfettamente sinergici, anche grazie alla presenza di un coordinatore generale, Mario Simone, che svolge un’attività di gestione operativa sia degli impianti di frantumazione e selezione inerti sia delle forniture di calcestruzzo in cantiere. Il dialogo e il raccordo tra i soggetti operanti sono continui: settimanalmente, ad esempio, i tecnici delle varie aziende si incontrano per confrontarsi, verificando lo stato degli scavi e affrontando le problematiche tecnico-tecnologiche emerse durante i lavori. Non è tutto. Sono attivi sin dall’inizio dei lavori due comitati tecnologici, uno della

Paolo Piersantelli, Responsabile Tecnologico Territoriale della zona “Adriatico” di Calcestruzzi

istituita ufficialmente il 6 giugno 2003. Al fine di ottimizzare ed accelerare i lavori il progetto è stato suddiviso in due maxi-lotti che dovrebbero essere completati nel 2013-2014: il primo comprende la SS 77 Val di Chienti, tratto Foligno Collesentino (completamento di 4 corsie), la SS 78 Val di Fiastra tratto Sforzacosta-Sarnano, le intervallive di Macerata e Tolentino-San Severino, la SS 3 Flaminia tratto Foligno-Pontecentesimo e gli allacci SS 77 a SS 16 (Civitanova Marche) e a SS 3 (Foligno); il secondo prevede l’ampliamento della SS 76 Val d’Esino, tratti Fossato di Vico-Cancelli e Albacina-Serra S. Quirico (completamento di 4 corsie), della SS 318 di Valfabbrica, tratti Pianello-Valfabbrica (completamento di 4 corsie) e della Pedemontana delle Marche, tratto Fabriano-Muccia/Sfercia.

118 Nquarry

ovembre 2011 & construction


cemento & calcestruzzo San Francesco Scarl, di cui faccio parte anch’io, che raccoglie le voci di tutte le aziende produttrici di calcestruzzo ed aggregato e uno della Val di Chienti. Una volta al mese i due comitati si incontrano per condividere le informazioni sullo stato dei lavori e sui controlli effettuati». Il controllo di produzione del calcestruzzo avviene pressoché in real time, dato che la San Francesco Scarl ha adottato un software dedicato, già da diverso tempo in utilizzo al proprio interno, che consente di mettere in rete e di condividere tutti i

dati relativi alle performance del prodotto. A questi dati di produzione accedono non solo tutte le imprese del consorzio, ma anche i referenti di Val di Chienti: l’aggiornamento viene fatto quotidianamente e, nel caso insorgano problematicità, si può intervenire in maniera immediata, evitando inconvenienti più seri e anche eventuali contestazioni. Il risultato? Il lavoro si svolge all’insegna della condivisione delle informazioni e della massima trasparenza. L’attenzione alla qualità del prodotto è talmente elevata che ad oggi, su circa 900.000 m3 totali confezionati, sono stati

Novembre 2011 quarry & construction

119


Tre domande a Domenico Metelli, Amministratore Delegato di Luigi Metelli Spa e Presidente di San Francesco Scarl

Domenico Metelli, AD di Luigi Metelli Spa e Presidente di San Francesco Scarl

Com’è nata l’idea di creare una società consortile che riunisse realtà tanto differenti fra loro? Colabeton Spa, Calcestruzzi Spa, Edilcalce Viola Spa, Ediltevere Spa e Luigi Metelli Spa sono infatti aziende diverse sia a livello di diffusione dei prodotti sul suolo italiano che di fatturati.

A cosa è dovuta la scelta del nome “San Francesco” per questo consorzio?

Credo che proprio questo sia il punto di forza del

ci serviva un grande santo… Allo stesso

nostro consorzio. L’idea della società consortile, che

modo è nata, del tutto spontaneamente,

unisce realtà imprenditoriali nazionali ad altre locali,

la decisione di iniziare questa nuova

è nata infatti dalla necessità di coniugare al meglio la

esperienza riunendo il primo Consiglio di

Il nome San Francesco Scarl è venuto praticamente da sé: dato che si trattava di una grande commessa, ci trovavamo davanti a una grande scommessa e di conseguenza

Amministrazione presso il Sacro Convento di Assisi, nella Sala del Capitolo. Sono lieto di dire che da quel momento il rapporto tra me, i miei soci e la Comunità francescana si è andato rafforzando, fino ad arrivare al punto di stipulare una sorta di “contratto” che prevede il sostegno, sia finanziario che morale, alle opere del Sacro Convento e alla comunicazione evangelica.

Com’è organizzata operativamente la San Francesco Scarl per la frantumazione degli inerti e la produzione di calcestruzzo? Alla fine del 2009 il Consorzio ha acquistato due impianti di frantumazione, mentre i soci hanno comperato direttamente cinque centrali di betonaggio: sia gli impianti che capacità di lavorare su grande scala alla conoscenza e alla presenza sul territorio umbro-

le centrali sono dedicati solo ed esclu-

marchigiano. Credo che grazie a questo cantiere tutti i membri del consorzio stiano facendo

sivamente alla fornitura dei cantieri del

un’esperienza di notevole valore, visto il grande lavoro in team e la sinergia che si è creata.

Quadrilatero. Gli impianti di betonaggio

Io personalmente posso parlare per la Luigi Metelli Spa e sono orgoglioso di dire che questo

sono stati messi dalle singole aziende

cantiere ci sta permettendo di crescere moltissimo.

a disposizione della San Francesco Scarl che, a sua volta, li ha ridati loro in

tiere…

di cls, il .489 m 6 7 to a è z z el mese ha reali o Scarl la fine d c o s s e r dotti c e n ro V sivi p San Fra ’opera. 3 comples izio dell mbre la n m e ’i v i Tutto ll o d . a N 1 0 d i 1 0 od elevato 1.000.0 esto 20 i u d iù q p a Nel cors in li le e g il lo o ns lamente uali so che la s tivo me ai state m3 dei q m 0 erata an quantita 0 p o u .0 n s 0 ia 0 e s che ere, 7 che ci ggiunta . Un dato del canti - senza stata ra erimento tando, apertura if linearlo r n i o i d tt ro d o o ff i s c a i rn pena d dal gio o dei so carl sta S ti la n o ro c ie s e h v e C dav Val di n Franc ciò - vale parte di ui la Sa tà con c zioni da ie ta r s e s te. te n n la o co ì importa pegno e era cos nia l’im p o o t’ m s ti e s te o, qu opo giorn giorno d

al can d a r o ’ #Ultim

120 Nquarry

ovembre 2011 & construction

3

gestione: questo per evitare ogni tipo di rischio di compromettere il buon esito della fornitura. Non si è scelto di servirsi degli impianti e delle centrali già in possesso delle singole aziende del consorzio sul territorio per evitare sovrapposizioni e continuare ad assicurare un buon servizio ai clienti storici delle stesse.


cemento & calcestruzzo

effettuati oltre 8.000 prelievi sul calcestruzzo per le verifiche sia di autocontrollo che di accettazione (secondo la legge 1086/71), attraverso l’analisi dei dati di rottura a compressione a 7 giorni e 28 giorni dei provini di calcestruzzo. «Ogni prelievo – ancora Piersantelli – prevede il confezionamento di 8 provini cubici, 4 dei quali vengono conservati da noi della San Francesco. Altri 2 vengono consegnati all’Anas per accettazione presso laboratori ufficiali, mentre gli ultimi 2 restano al Direttore Lavori e sono conservati integri fino al collaudo finale dell’opera». Oltre a queste verifiche interne vengono eseguiti controlli esterni in cantiere senza preavviso dal Dipartimento Interforze. In qualsiasi momento quindi possono essere effettuati prelievi per verificare che le caratteristiche del calcestruzzo siano rispondenti a quelle previste dal progetto. Questo monitoraggio così puntuale e rigoroso si traduce, ovviamente, in una garanzia di solidità e durabilità nel tempo dei manufatti, che non può che riverbe-

rarsi positivamente sull’utenza finale, vale a dire la collettività. I calcestruzzi forniti dalla San Francesco Scarl per il Quadrilatero rispondono a delle necessità particolari, visto che buona parte dei lavori è in sotterraneo. «Fin ad ora – ci ha spiegato Piersantelli – abbiamo fornito due tipologie prevalenti di calcestruzzo strutturale, Rck37 XC3, necessario per le opere di galleria, quali calotte, archi rovesci, murette, e calcestruzzo proiettato posto in opera per la stabilizzazione delle volte di scavo. Naturalmente ognuno dei vari impianti di betonaggio che si trovano sul territorio necessita di molteplici miscele preventivamente qualificate in situ in contraddittorio con la Direzione Lavori e rispondenti alle caratteristiche richieste dal progetto. È importante sottolineare che, per quanto possibile, la produzione del calcestruzzo viene realizzata con gli aggregati risultanti dallo smarino delle gallerie. Ciò comporta da parte del comitato tecnologico un impegnativo e costante lavoro di verifica e selezione del materiale presso i fronti di scavo e nei depositi previsti attraverso frequenti ed accurate analisi petrografiche e mineralogiche. L’utilizzo degli aggregati derivanti dallo scavo delle gallerie dà quindi un’apprezzabile connotazione ecosostenibile all’opera viaria. È interessante osservare che ognuna delle imprese della Val di Chienti che lavora sul Quadrilatero ha a disposizione

un proprio tecnico per valutare la qualità dello smarino e decidere se utilizzarlo per la produzione di calcestruzzo oppure, in caso di qualità non eccelsa, per il rilevato e stabilizzato in galleria o, infine, quando inadatto per tutti gli usi, se destinarlo a un centro di raccolta indifferenziata. Tra l’altro va sottolineato che, una volta frantumati e selezionati, gli aggregati prodotti vengono sottoposti settimanalmente presso il laboratorio San Francesco di Taverne ad un’accurata serie di verifiche chimico-fisiche come massa volumica, assortimento, prova Los Angeles… Analisi queste atte ad ottenere e mantenere la necessaria marcatura CE del materiale, rendendolo utilizzabile nel processo di confezionamento del calcestruzzo. «Per il tipo di calcestruzzo che produciamo – ci ha spiegato Piersantelli – ci avvaliamo di cementi pozzolanici di classe 42,5R provenienti da vari cementifici dell’Italia centrale, alcuni legati alle realtà che fanno parte dello stesso consorzio San Francesco. L’obiettivo primario dei produttori di calcestruzzi e di aggregati della San Francesco Scarl rimane quello di monitorare costantemente il prodotto fornito in modo sinergico per consentire il rispetto delle caratteristiche e delle prestazioni richieste da progetto. n Novembre 2011 quarry & construction

121


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"Il fatto di poter creare pietre fuse di qualunque forma, superiori alle naturali, perché capaci di resistere a tensioni, ha in sé qualcosa di magico". È questo uno degli insegnamenti che ha lasciato Pier Luigi Nervi, architetto e ingegnere, a cui il MAXXI di Roma rende omaggio con una mostra dal titolo “Pier Luigi Nervi. L’Architettura come sfida”. Un omaggio che hanno voluto rendere anche le grandi imprese del mondo delle costruzioni romano – tra cui Lamaro, Salini, Metro B1 – invitate per l’occasione da Calcestruzzi a visitare la mostra sotto la guida di due ciceroni d’eccezione: Tullia Iori e Sergio Poretti, professori alla facoltà di Ingegneria di Tor Vergata e tra i curatori della mostra. Pier Luigi Nervi (1891-1979) può essere considerato a pieno titolo l’inventore del cemento armato, materiale innovativo resistente ed elastico di cui, come spiega il catalogo della mostra, esplorò tutte le possibilità espressive e strutturali. Se da un lato, ponti, chiese, cattedrali, edifici industriali, stadi e infrastrutture di trasporto erano per lui progetti con una forte connotazione estetica, dall’altro rimase però sempre fortemente convinto che la sua arte, quella di ingegnere e costruttore, dovesse prima di tutto essere messa umilmente al servizio della comunità. Di lui si ricordano le grandi infrastrutture realizzate in occasione delle Olimpiadi di Roma, lo stadio di Firenze, il Palazzo delle Esposizioni di Torino, la sede dell’Unesco e l’ambasciata d’Italia a Brasilia per citarne alcune. Ma il suo nome è indissolubilmente legato alla Sala Nervi in Vaticano a pochi passi dalla cupola di Michelangelo, completata nel 1971 Fu proprio con il Centro Ricerche Italcementi a Bergamo che Nervi compì “le ricerche e le prove per determinare le miscele più opportune per il calcestruzzo … un tipo di calcestruzzo alquanto particolare, che consentisse nello stesso tempo il raggiungimento dei requisiti estetici richiesti dall’opera e il superamento di alcune difficoltà tecniche legate alla sua esecuzione”, come lui stesso raccontava in una bellissima cronaca delle varie tappe della costruzione nel 1973.

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Questo articolo è stato inserito il 24/03/2011 nella categoria Edilizia, letto 1342 volte Tags: architettura calcestruzzo cultura curiosita pierluigi nervi

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Inaugurato nel giugno 2010 presso il CIVA – Centre International pour la Ville l’Architecture et le Paysage di Bruxelles, il progetto espositivo su Nervi ha fatto tappa in Italia con la vasta rassegna in programma al MAXXI di Roma per poi continuare con Torino e altre capitali d’Europa e d’America. L’opera di Nervi, in molti anni di carriera, ha ruotato intorno ad almeno sei attività fondamentali: progettare, disegnare, calcolare, modellare, scrivere, insegnare. Lungo queste sei tracce, diverse eppur complementari, si snoda il percorso della mostra, punteggiato da 12 progetti principali, a illustrazione esemplare di un corpus architettonico ancora ricco di spunti e stimoli concettuali e progettuali. Infine una curiosità che riguarda il MAXXI, il Museo nazionale delle Arti del XXI secolo, prima opera italiana dell’architetto anglo-iracheno Zaha Hadid situato nel cuore del quartiere Flaminio di Roma. Per la realizzazione di questo importante progetto, che ha permesso la riqualificazione di un ex area militare, Calcestruzzi ha fornito un supporto tecnologico e di know-how che ha saputo conciliare le esigenze estetiche richieste dall’archistar e le prestazioni strutturali dell’edificio. Le sfide che si presentavano erano tre: la necessità di avere delle strutture architettoniche imponenti e curvilinee prive di difetti, l’eliminazione delle tipiche giunture che caratterizzano i blocchi di calcestruzzo, richieste espressamente da Zaha Hadid, e le problematiche legate alla stagionatura del calcestruzzo una volta rimossi i casseri, espresse dall’impresa. La carta vincente che ha messo d’accordo tutti è stata la messa a punto

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nei laboratori ENCO, sotto la direzione del prof. Mario Collepardi, e nel Centro Ricerca e Innovazione del Gruppo Italcementi, di una soluzione che ha costituito una novità nel panorama edile italiano: un calcestruzzo contenente tre additivi che garantissero contemporaneamente capacità autocompattanti (Self-compacting), la corretta compressione (Self-compressing) e un’adeguata autostagionatura (Self-curing).

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Approda a Torino il progetto espositivo su Pier Luigi Nervi Si terrà dal 28/04 al 10/07 presso Torino Esposizioni, la più nota delle opere torinesi dell’ingegnere romano, la mostra che rientra nel più ampio progetto espositivo itinerante su Pier Luigi Nervi. L’opera di Nervi, in molti anni di carriera, ha ruotato intorno ad almeno sei attività fondamentali: progettare, disegnare, calcolare, modellare, scrivere, insegnare. Lungo queste sei tracce, diverse eppur complementari, si snoda il percorso della mostra, punteggiato da 12 progetti principali, a illustrazione esemplare di un corpus architettonico ancora ricco di spunti e stimoli concettuali e progettuali. Si approfondiscono, poi, aspetti meno noti della figura di Nervi: da un lato il rapporto con la grande committenza industriale, FIAT in primis, e, dall’altro, quello con i grandi architetti italiani del Novecento. Tema centrale dell’allestimento torinese sara’ ovviamente anche Italia ‘ 61 e il cantiere del Palazzo del Lavoro, realizzato a tempi di record. A rendere omaggio al grande personaggio, anche le grandi imprese del mondo delle costruzioni romane (tra cui Lamaro, Salini, Metro B1) invitate per l’occasione da Calcestruzzi a visitare la mostra sotto la guida di due ciceroni d’eccezione: Tullia Iori e Sergio Poretti, professori alla facoltà di Ingegneria di Tor Vergata e tra i curatori della mostra. Inaugurato nel giugno 2010 presso il Civa (Centre International pour la Ville l’Architecture et le Paysage di Bruxelles), questo progetto espositivo ha già fatto tappa al Maxxi di Roma, con la mostra dal titolo “Pier Luigi Nervi. L’Architettura come sfida” e, in seguito, coinvolgerà altre capitali d’Europa e d’America. Pier Luigi Nervi (1891-1979), architetto e ingegnere, può essere considerato a pieno titolo l’inventore del cemento armato, materiale innovativo resistente ed elastico di cui, come spiega il catalogo della mostra, esplorò tutte le possibilità espressive e strutturali. Se da un lato, ponti, chiese, cattedrali, edifici industriali, stadi e infrastrutture di trasporto erano per lui progetti con una forte connotazione estetica,

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dall’altro rimase però sempre fortemente convinto che la sua arte, quella di ingegnere e costruttore, dovesse prima di tutto essere messa umilmente al servizio della comunità. Di lui si ricordano le grandi infrastrutture realizzate in occasione delle Olimpiadi di Roma, lo stadio di Firenze, il Palazzo delle Esposizioni di Torino, la sede dell’Unesco e l’ambasciata d’Italia a Brasilia per citarne alcune. Ma il suo nome è indissolubilmente legato alla Sala Nervi in Vaticano a pochi passi dalla cupola di Michelangelo, completata nel 1971. Fu con il Centro Ricerche Italcementi a Bergamo che Nervi compì «le ricerche e le prove per determinare le miscele più opportune per il calcestruzzo, un tipo di calcestruzzo alquanto particolare, che consentisse nello stesso tempo il raggiungimento dei requisiti estetici richiesti dall’opera e il superamento di alcune difficoltà tecniche legate alla sua esecuzione», come lui stesso raccontava in una cronaca delle varie tappe della costruzione nel 1973. Attraverso un’opera quantitativamente e qualitativamente eccezionale, dispersa nei cinque continenti, Pier Luigi Nervi è divenuto l’emblema di un professionista italiano davvero cosmopolita nei rapporti professionali e nelle frequentazioni intellettuali. Come pochi altri, e’ stato uno dei “veicoli” più straordinari di un’immagine scientifica e insieme creativa dell’Italia nel mondo. Tags: calcestruzzo, eventi, materiali

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Le grandi imprese di costruzioni romane a “lezione” da Nervi

24/03/2011

"Il fatto di poter creare pietre fuse di qualunque forma, superiori alle naturali, perché capaci di resistere a tensioni, ha in sé qualcosa di magico". È questo uno degli insegnamenti che ha lasciato Pier Luigi Nervi, architetto e ingegnere, a cui il MAXXI di Roma rende omaggio con una mostra dal titolo “Pier Luigi Nervi. L’Architettura come sfida”. Un omaggio che hanno voluto rendere anche le grandi imprese del mondo delle costruzioni romano – tra cui Lamaro, Salini, Metro B1 – invitate per l’occasione da Calcestruzzi a visitare la mostra sotto la guida di due ciceroni d’eccezione: Tullia Iori e Sergio Poretti, professori alla facoltà di Ingegneria di Tor Vergata e tra i curatori della mostra.

L’Orvieto Aircraft Hanger di Pier Luigi Nervi

Pier Luigi Nervi (1891-1979) può essere considerato a pieno titolo l’inventore del cemento armato, materiale innovativo resistente ed elastico di cui, come spiega il catalogo della mostra, esplorò tutte le possibilità espressive e strutturali. Se da un lato, ponti, chiese, cattedrali, edifici industriali, stadi e infrastrutture di trasporto erano per lui progetti con una forte connotazione estetica, dall’altro rimase però sempre fortemente convinto che la sua arte, quella di ingegnere e costruttore, dovesse prima di tutto essere messa umilmente al servizio della comunità. Di lui si ricordano le grandi infrastrutture realizzate in occasione delle Olimpiadi di Roma, lo stadio di Firenze, il Palazzo delle Esposizioni di Torino, la sede dell’Unesco e l’ambasciata d’Italia a Brasilia per citarne alcune. Ma il suo nome è indissolubilmente legato alla Sala Nervi in Vaticano a pochi passi dalla cupola di Michelangelo, completata nel 1971 Fu proprio con il Centro Ricerche Italcementi a Bergamo che Nervi compì “le ricerche e le prove per determinare le miscele più opportune per il calcestruzzo … un tipo di calcestruzzo alquanto particolare, che consentisse nello stesso tempo il raggiungimento dei requisiti estetici richiesti dall’opera e il superamento di alcune difficoltà tecniche legate alla sua esecuzione”, come lui stesso raccontava in una bellissima cronaca delle varie tappe della costruzione nel 1973. Inaugurato nel giugno 2010 presso il CIVA – Centre International pour la Ville l’Architecture et le Paysage di Bruxelles, il progetto espositivo su Nervi ha fatto tappa in Italia con la vasta rassegna in programma al MAXXI di Roma per poi continuare con Torino e altre capitali d’Europa e d’America. L’opera di Nervi, in molti anni di carriera, ha ruotato intorno ad almeno sei attività fondamentali: progettare, disegnare, calcolare, modellare, scrivere, insegnare. Lungo queste sei tracce, diverse eppur complementari, si snoda il percorso della mostra, punteggiato da 12 progetti principali, a illustrazione esemplare di un corpus architettonico ancora ricco di spunti e stimoli concettuali e progettuali. Infine una curiosità che riguarda il MAXXI, il Museo nazionale delle Arti del XXI secolo, prima opera italiana dell’architetto anglo-iracheno Zaha Hadid situato nel cuore del quartiere Flaminio di Roma. Per la realizzazione di questo importante progetto, che ha permesso la riqualificazione di un ex area militare, Calcestruzzi ha fornito un supporto tecnologico e di know-how che ha saputo conciliare le esigenze estetiche richieste dall’archistar e le prestazioni strutturali dell’edificio. Le sfide che si presentavano erano tre: la necessità di avere delle strutture architettoniche imponenti e curvilinee prive di difetti, l’eliminazione delle tipiche giunture che caratterizzano i blocchi di

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calcestruzzo, richieste espressamente da Zaha Hadid, e le problematiche legate alla stagionatura del calcestruzzo una volta rimossi i casseri, espresse dall’impresa. La carta vincente che ha messo d’accordo tutti è stata la messa a punto nei laboratori ENCO, sotto la direzione del prof. Mario Collepardi, e nel Centro Ricerca e Innovazione del Gruppo Italcementi, di una soluzione che ha costituito una novità nel panorama edile italiano: un calcestruzzo contenente tre additivi che garantissero contemporaneamente capacità autocompattanti (Self-compacting), la corretta compressione (Self-compressing) e un’adeguata autostagionatura (Self-curing). Per ulteriori informazioni www.calcestruzzi.it

http://www.infobuild.it/mecgi/drv?tlHome&mod=modNewsSheet&IDMENU=3&ME... 25/01/2012


Calcestruzzi partner d’eccezione al MAXXI protagonista la speciale formula 3SC per le pareti faccia vista Il MAXXI, Museo nazionale delle Arti del XXI secolo, è prima opera italiana dell’architetto anglo-iracheno Zaha Hadid vincitrice del concorso internazionale per la costruzione di un nuovo Centro per le arti contemporanee bandito nel 1998 dal Ministero per i Beni e le Attività culturali. Il complesso museale sorge nell’area precedentemente occupata dalla Caserma Montello, al quartiere Flaminio a Roma, di cui ha inglobato i due edifici militari pre-esistenti, che sono stati conservati e inseriti nell’attuale contesto museale. Il nuovo museo è caratterizzato da una flessibilità spaziale e da un morbido intreccio di volumi interrotto da scale metalliche nere ed esaltato dalla luce diffusa dai lucernai e dalle ampie vetrate. Le imponenti pareti interne e esterne, lunghe fino a oltre 100 metri e caratterizzate dal colore grigio del calcestruzzo facciavista, si intersecano perfettamente tra loro: pareti spesse, alte, curve e inclinate. L’effetto finale è quello di un rivestimento uniforme, liscio e senza difetti estetici in grado di unire i diversi ambienti in un unico corpo sinuoso, come fosse un solo blocco.

L’esperienza Calcestruzzi incontra la creatività di Zaha Hadid Il completamento di questo importante progetto è stata possibile grazie anche al contributo tecnologico, al dialogo con l’impresa e la progettista e al di know-how apportato da Calcestruzzi, quale fornitore del nuovo calcestruzzo 3SC (self compacting, self compressing, self curing concrete). La realizzazione ha richiesto 12mila mc di questo innovativo calcestruzzo sviluppato per il cantiere del MAXXI, più fluido rispetto a quelli utilizzati comunemente e in grado di soddisfare le esigenze di costruzione e di design architettonico richieste dall’architetto Zaha Hadid. Per la realizzazione delle strutture curve e imponenti, Calcestruzzi ha finalizzato un calcestruzzo auto-compattante e privo di segregazione, che impiega un additivo superfluidificante combinato con un viscosizzante e filler calcareo (SCC, Self Compacting Concrete – Reocal Scc di Calcestruzzi) capace di riempire le cassaforme nonostante un congestionato sistema di armature metalliche, garantendo così una superficie che a vista risulta priva di difetti.

www.calcestruzzi.it

Le sfide erano tre: la necessità di avere strutture architettoniche imponenti e curvilinee prive di difetti, l’eliminazione delle tipiche giunture che caratterizzano i blocchi di calcestruzzo, richiesta espressamente da Zaha Hadid, e le problematiche legate alla stagionatura del calcestruzzo una volta rimossi i casseri, espresse dall’impresa appaltatrice (Italiana CostruzioniSspa e SAC Spa). Le prime problematiche sono state risolte grazie all’impiego nel calcestruzzo di un agente espansivo capace di generare una sorta di auto-compressione per il contrasto dell’espansione da parte delle armature metalliche. Nel caso specifico, però, questa tecnologia non avrebbe potuto essere applicata con successo a causa della terza problematica che impediva la stagionatura umida delle superfici appena sformate. Si è dovuto pertanto mettere a punto un terzo additivo capace di assicurare un’adeguata espansione del calcestruzzo anche in assenza di stagionatura umida, che consentisse al calcestruzzo di autostagionarsi anche in condizioni ambientali sfavorevoli per il clima secco. Il conglomerato cementizio, contenente i tre additivi e l’agente espansivo è stato prodotto da Calcestruzzi e messo a punto dai laboratori di ricerca ENCO, sotto la direzione del prof. Mario Collepardi. Presentato come un calcestruzzo contemporaneamente self-compacting, self-compressing e self-curing, viene per questo denominato 3SC. •

Committente Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Fondazione MAXXI Ubicazione Via Guido Reni 4A, Roma, Superficie: 29mila m2 Architetto Zaha Hadid Architects, 10 Bowling Green Lane, London EC1R 0BQ, UK Materiali 6mila t di acciaio per le strutture, 700 t di carpenterie in acciaio della copertura, 50mila mc di calcestruzzo gettato in opera.

Sistema costruttivo Intreccio e sovrapposizione di volumi e forme sinuose per una trama spaziale e funzionale di grande complessità. Due gli elementi architettonici cardine del progetto: le pareti in calcestruzzo a vista, che con la loro apparenza neutra definiscono le gallerie espositive e configurano la rete di flussi modulari, e il soffitto vetrato, concepito come luogo di intercettazione e diffusione della luce naturale.











@ERIEREDH,GTORNO L Venerdi 27 maggio 20ll

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- r,89 A 5,53 T 75,88 5a corsa (Premio Italia m. 160O 4 anni): 1. Nixie Grif (2), 2. Nevada Grif (6), 3. Navajo Om (3). Quote:Y 2,7I P 1,66 - 2,OO 48,26T 25AO 6a corsa @remio Olanda m. 160O invito Gentlemen): 1. Ionia Allmar (4), 2. Icaro Caf (8), 3. Laconia Rab (5). Quote: V 1,51P 1,I9 - 1,8O - 3,10 A 6,97 T 145,rO 7a corsa (Premio Belgio, m. 2O2O, invito, Gent./Prof): t. Ipparco (4), 2. Mauro Om (3), 3. Igea (8). Quote: V 2,37 P 1,37 -1,86 - 3,36 A 6,13T t57,t2 8a corsa (Premio Nazioni, m.2O2Q invito Gentl):1. Oliver Bar (6), 2. Oro Del Rio (1), 3. Ottilia Mn (5). Quote: V 1,60 P 1,53- 2,34 A5,7LT 25,67

Pugliese Z-'onale Dadomaniil Campionato t Domani e domenica organizzata dal Circolo Vela Brindisi, si disputerà la quinta edizione del Campionato Zonale Pugliese,valido quale selezione per il Campionato Italiano Assoluto. Le giornate del Campionato, saranno valide come 15t e 16a tappa del diciottesimo Giro di Puglia di Vela d'Altura. Il segnale di awiso della prima prova in programma sarà dato alle 12 di sabato, potranno essere corse tre prove al giorno. Lo scorso anno conquistarono la partecipazione al campionato itaZonalePugliese liano la barese Luduan (priTUTTOPRONTO Partedomaniil Campionato

mo posto) dell'armatore Giovanni Sylos Labini del C. V. Bari, al secondo posto l'imbarcazione gallipolina Costa del Salento armatore Fioravante Totisco della Lni Gallipoli ed al terzo posto l'imbarcazione tarantina StudioloO - Excellent dell'armatore Marco Andrisano del CV. Taranto. <cAbbiamoscelto di sostenere la barca StudiolooExcellent - ha detto Evaristo Rota, direttoré zona Sud di Calcestruzzi - con un'prodotto innovativo, il Marine Concrete, perché per innovare occorre avere molto coraggro, molta determinazio-

ne e capacità nel saper cogliere le sfide. In questo senso Marco Andrisano e il suo team rappresentano molto bene tali aspetti: tra l'altro Marine Concrete, che è un calcestruzzo resistente all'acqua ed è usato per il Mose a Venezia, nasce dall'attività di ricerca e innovazione del laboratorio di Brindisi del Gruppo Italcementi di cui Calcestruzzi fa parte>. Buon Vento è l'augurio tipico che coinvolge tutti gli equipaggr che parteciperanno nel prossimo fine settimana nelle acque di Brindisi al Campionato Zonale.




















Calcestruzzi: due anni senza infortuni in Campania

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28-04-2011 - Aziende e rivendite e imprese Certificazione ambientale

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Calcestruzzi: due anni senza infortuni in Campania Gli impianti Calcestruzzi della Campania hanno raggiunto due anni senza infortuni.

» Forum Efficienza energetica Elementi Strutturali

Costruzione/Specializzata Tecniche Cantiere

Geosintetici

Distribuzione/La Rivendita Distribuzione

Progettazione/Progetto Energia Efficienza Energetica

Progettazione/Impianto Elettrico

La società Calcestruzzi è presente in Campania con 7 impianti produttivi, di cui 3 nella provincia di Napoli e 4 nella provincia di Salerno, che danno lavoro a un centinaio di persone tra dipendenti diretti e indotto. L’azienda ha fornito calcestruzzo per tutte le più importanti opere realizzate nella Regione in questi ultimi anni tra cui: la Metropolitana di Napoli, il collettore fognario in Provincia di Napoli, l’ammodernamento dell’autostrada A3 tratto Pontecagnano – Salerno e le banchine del Porto di Pozzuoli. L’obiettivo dei due anni senza infortuni è stato raggiunto grazie all’impegno dedicato da Calcestruzzi al tema della sicurezza, soprattutto attraverso il progetto “Zero Infortuni” lanciato dalla società in tutti gli impianti produttivi in Italia e che affianca quanto già si sta facendo in tema di sicurezza in conformità alle normative vigenti.

Modulo Specializzata InBeton La Rivendita Progetto Energia Finiture e Colore Contatto Elettrico

Negli impianti della Campania, come nelle altre centrali di produzione del calcestruzzo, il continuo confronto con il personale è l’elemento chiave per portare all’identificazione e alla prevenzione di condizioni e atti pericolosi, con la conseguente e tempestiva messa in atto di azioni correttive. L“animatore della sicurezza”, gli audit, la realizzazione di procedure di lavoro sicure e l’analisi degli infortuni sono, poi, alcuni tra i principali strumenti posti in essere con questo progetto.

Impianto Elettrico

Costruzione/InBeton

Zero Infortuni si inserisce nella politica generale di Italcementi Group – a cui Calcestruzzi appartiene per lo “Sviluppo Sostenibile”.

Concrete Technology

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MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo Roma Le pareti esterne sono state protette con un trattamento aggregante superficiale idrofobizzante a base fluorurata denominato Colordoc®, in

Fanton presenta la nuova gamma di cavi SATV e di accessori che vanno a integrare il catalogo Ambra90. 25-01-2012 - Aziende e rivendite e imprese

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Abrogati gli incentivi per il fotovoltaico a terra Il decreto liberalizzazioni, approvato venerdì dal Cdm, prevede che per gli impianti solari fotovoltaici con moduli collocati a terra in aree agricole, non è consentito l'accesso agli incentivi statali di cui al decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28.

Decreto Monti: via libera dal Senato Confermati l'accelerazione dell'iter di avvio dei Piani casa per l'housing sociale, le norme su siti inquinati e il Libro unico del lavoro.

Detrazioni 55% prorogate al 31 dicembre 2012 Inserita nella Manovra approvata dal Governo l’agevolazione fiscale

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sicurezza

attualità e cronache

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Una nuova figura della Safety: “l’Animatore della Sicurezza” A cura di Mauro Ferrarini

Alla vigilia della Giornata mondiale della Sicurezza e della Salute sul luogo di lavoro (28 aprile 2011), è stata diffusa la notizia che negli impianti produttivi della Campania della Calcestruzzi, primo produttore di calcestruzzo preconfezionato in Italia e parte del Gruppo Italcementi, sono stati raggiunti i due anni senza infortuni. Al di là del risultato raggiunto, particolarmente significativo considerando il tipo di lavorazioni che si svolge negli impianti di betonaggio, si apprende che questo obiettivo è solo l’ultimo di una serie positiva nell’ambito della sicurezza sul lavoro, raggiunto grazie a Zero Infortuni. Il progetto, implementato in questi anni dal Gruppo di Bergamo in tutto il mondo, si avvale di una nuova figura: l’Animatore della Sicurezza. Per scoprire qualcosa di più su tutto questo, abbiamo incontrato Gionata Cinquanta, responsabile ambiente, salute e sicurezza di Calcestruzzi e Franco Bartesaghi, responsabile della direzione Compliance di Calcestruzzi.

Progetto Sicurezza  3-4.2011

Progetto Sicurezza. Partiamo dalla Campania. Due anni senza infortuni nei siti produttivi della Regione sono un successo importante: su quanti impianti si è raggiunto questo traguardo? Gionata Cinquanta. I due anni senza infortuni non hanno riguardato una parte degli stabilimenti, ma l’insieme dei complessi produttivi situati nel territorio. Parliamo dunque di tutti e sette i siti di produzione che si trovano entro i confini della Regione Campania.

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Progetto Sicurezza. Quanti lavoratori sono coinvolti in questo risultato? GC. I dipendenti di Calcestruzzi in Campania sono circa una trentina, ma il risultato dello “Zero infortuni” ottenuto comprende anche l’indotto, che interagisce e lavora “con” e “nei” siti di produzione del territorio. Vanno quindi conteggiati, per esempio, anche gli operai delle imprese appaltatrici e i visitatori. Arriviamo così a considerare protagonisti di questo successo oltre un centinaio di persone. E quello della Campania non è che l’ultimo di una serie di performance notevoli, che Calcestruzzi ha raggiunto sul fronte della tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro.

PS. Quali sono questi risultati? GC. Per citarle qualche esempio: il medesimo obiettivo dei due anni “Zero infortuni” era già stato raggiunto a febbraio 2011 nelle attività di cava e selezione dell’intera area del Centro-Sud. E ancora, a oggi (19 maggio 2011 ndr), nella sede Calcestruzzi di Bergamo, non accadono infortuni di sorta da 500 giorni consecutivi. PS. Immaginiamo che queste prestazioni di tutto rispetto derivino dall’applicazione del vostro progetto Zero Infortuni. Possiamo saperne qualcosa di più? GC. Zero Infortuni nasce undici anni fa, nel 2000, e affianca quanto già messo in atto nell’ambito delle normative in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro dai singoli Paesi. È applicato non solo da Calcestruzzi ma anche da tutte le aziende del Gruppo Italcementi a livello mondiale. Si mira a fare della Sicurezza un valore di Gruppo e sviluppare una vera e propria cultura d’impresa in materia di prevenzione degli infortuni. In estrema sintesi, tutto questo si traduce nello sforzo di ridurre il più possibile il numero di infortuni, fino a raggiungere il risultato di “Ze-


attualità e cronache

PS. Può esplicitare questi tre punti? GC. In Calcestruzzi consideriamo la Sicurezza sul lavoro un valore aziendale da perseguire alla stessa stregua di altri indicatori prestazionali come la Produttività degli impianti, la Qualità del prodotto finito, l’Efficienza dei processi e la Tutela ambientale. Quando parliamo di “Cultura della sicurezza”, il secondo pilastro, intendiamo dire che il nostro obiettivo è creare, tra i dipendenti e anche tra i collaboratori esterni, un sistema di valori condiviso, per il quale la tutela dell’integrità e della sicurezza dei lavoratori è un obbligo irrinunciabile e imprescindibile. PS. Il terzo pilastro è quello dei Comportamenti. Che cosa significa? GC. Per definire ancora meglio il nostro modo di concepire la sicurezza, abbiamo creato un motto: Safety: a way of living, che potremmo tradurre molto liberamente come: Sicurezza: uno stile di vita, dentro e fuori l’ambito lavorativo. Questo motto riprende uno dei punti cardine della nostra Politica della Sicurezza, per il quale: “Ciascun individuo è responsabile del proprio comportamento, che deve essere orientato alla sicurezza nel lavoro quotidiano, facendo della Sicurezza il proprio stile di vita”. È ormai noto a tutti, infatti, che la maggior parte degli infortuni accadono non a causa di carenze tecniche o impiantistiche, ma per errati comportamenti dei singoli. Zero Infortuni, quindi, mira a intervenire anche sui comportamenti scorretti, correggendoli. PS. In che modo? GC. La sua domanda mi consente di illustrare quali siano gli strumenti operativi su cui si basa l’implementazione di Zero Infortuni. Sulla vigilanza dei comportamenti sul campo, sicuramente lo strumento più originale è quello che noi chiamiamo “I-SAFE”. In sostanza, si tratta dell’osservazione del comportamento della persona mentre lavora, effettuata figure aziendali appositamente addestrate e formate. Al termine della fase di osservazione si attiva immediatamente un feedback e un confronto con la persona interessata, per condividere e analizzare i comportamenti non sicuri e per sottolineare quelli sicuri. Tra gli altri strumenti operativi vanno poi ricor-

date le riunioni periodiche del Comitato di sicurezza, cui prende parte il management (Datore di lavoro e i primi riporti tra cui il Responsabile del servizio di prevenzione e protezione e Animatore della sicurezza), le riunioni di impianto, che vengono svolte con i lavoratori e poi, ancora, l’analisi degli infortuni e dei quasi-infortuni e la successiva condivisione e discussione con tutti gli attori coinvolti. PS. È stata citata una figura del tutto nuova: l’Animatore della Sicurezza. Di chi si tratta? Franco Bartesaghi. L’Animatore della Sicurezza è una figura di staff, che non coincide necessariamente con il RSPP. Ovviamente è un ruolo che richiede una profonda conoscenza dei temi inerenti la sicurezza sul lavoro e a cui viene conferito il compito di mantenere costantemente viva l’attenzione sul progetto Zero Infortuni. L’Animatore è colui che, per esempio, esegue gli I-SAFE a cui accennava il collega Gionata Cinquanta, gestisce le attività di analisi degli infortuni e dei quasi-infortuni, visita gli impianti e monitora costantemente gli aspetti della sicurezza e della tutela dei dipendenti e degli appaltatori. Oggi Calcestruzzi ha sette Animatori della Sicurezza: uno per ogni zona nella quale l’azienda ha diviso il territorio in cui opera (cinque zone di produzione del calcestruzzo e due zone per le attività di estrazione degli inerti dalle cave). Abbiamo però anche attivato un programma di addestramento e formazione, grazie al quale circa una cinquantina di altri dipendenti (dai capi-area alle maestranze di stabilimento) potrebbero rivestire il ruolo di conduttori dell’I-SAFE. PS. Una serie davvero impressionante di attività e investimenti. Come reagiscono a questo approccio così sentito ai temi della sicurezza i vostri lavoratori e quelli delle imprese esterne? FB. Premetto che dall’Alta Direzione è sempre arrivato a tutti i livelli gerarchici della nostra organizzazione un fortissimo commitment a considerare il tema della Sicurezza un elemento cardine dell’attività complessiva di Calcestruzzi. Tanto per dare un’idea: nel 2011 abbiamo in programma 4.500 ore di formazione tutte dedicate alla sicurezza. Quando abbiamo iniziato questo percorso, oltre dieci anni fa, tra i responsabili e gli operai delle aziende che lavoravano con noi il sentimento principale era di “stupore” nel constatare quanto sforzo e quante risorse investissimo nella Sicurezza. Ma fin dal principio, e oggi sempre di più, posso affermare che è massimo il nostro

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Progetto Sicurezza  3-4.2011

ro infortuni”, appunto. Alla base del progetto si possono individuare tre pilastri: Sicurezza come valore aziendale, Cultura della Sicurezza e Comportamenti.

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sicurezza

impegno per coinvolgere non solo i nostri dipendenti, ma anche gli esterni, in queste iniziative e fare loro sviluppare una sensibilità personale nei riguardi della cultura della sicurezza, adottando un comportamento responsabile sul luogo di lavoro.

Progetto Sicurezza  3-4.2011

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PS. Altre iniziative in cantiere? FB. Le iniziative che si susseguono anche a livello locale sono numerose. Periodicamente vengono effettuate azioni di rilancio di alcuni aspetti della sicurezza. Ad esempio è partita nelle scorse settimane un’informativa specifica dedicata all’uso del DPI, in alcune zone viene prodotto un periodico, a distribuzione interna, con tutte le informazioni e i risultati riguardanti la sicurez-

za e la tutela dell’ambiente. La stessa Giornata Mondiale della Sicurezza del 28 aprile scorso ci ha dato lo spunto per organizzare in tutte le sedi e gli impianti produttivi un momento di riflessione sul tema. Il nostro approccio alla sicurezza sta iniziando a diventare un modello virtuoso anche all’esterno; recentemente, per esempio, presso una delle nostre cave nel territorio piemontese abbiamo avuto come ospiti alcuni giovani professionisti che seguono un corso presso la Confindustria delle province di La Spezia e Massa Carrara sui temi della tutela dell’ambiente e la sicurezza del lavoro. Il nostro modo di “pensare” e “agire” in sicurezza, insomma, comincia a fare scuola.


www.cronaca4.it

li 2011-05-19 | La Spezia | Cronaca

Gita di studio degli studenti del Cisita alle cave del cuneese La gita di studio promossa dal Cisita, Ente di formazione delle Associazioni Industriali della Spezia, Parma e Confindustria Ligure Dodici studenti spezzini che stanno frequentando un corso di formazione, finanziato dalla Provincia della Spezia, per diventare “Tecnici nel campo della sicurezza, dell’energia e dell’ambiente” hanno visitato insieme ai loro docenti la cava di Casalgrasso in provincia di Cuneo. La gita di studio promossa dal Cisita, Ente di formazione delle Associazioni Industriali della Spezia, Parma e Confindustria Ligure, ha visto la collaborazione di Esa Monviso, società del gruppo Calcestruzzi, proprietaria della cava. I giovani allievi hanno potuto vedere da vicino e toccare con mano le moderne tecniche di coltivazione, i piani di recupero e gli aspetti legati alla sicurezza. La cava rimarrà attiva ancora per diversi anni dopodiché completato il ripristino ambientale, sarà ceduta gratuitamente al comune per diventare parco naturalistico aperto al pubblico sotto il patrocinio dell’Ente Parco del Po.

Editore Responsabile di Redazione Marco Capellazzi, pubblicità Cronaca4 Communication Tel. 0187.020717 - www.cronaca4.it




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N° e data : 110401 - 01/04/2011 Diffusione : 20000 Periodicità : Mensile Energia24_110401_52_306.pdf Web Site: http://energia24club.it

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1/2 Copyright (Energia24) Riproduzione vietata

Calcestruzzi


N° e data : 110401 - 01/04/2011 Diffusione : 20000 Periodicità : Mensile Energia24_110401_52_306.pdf Web Site: http://energia24club.it

Pagina : 53 Dimens. : 100 % 794 cm2

Intervenite anche

Rho primo impiantocertificato

A

L'impiantoCalcestruzzi Rho haottenuto certificazione delsistema gestione AmbienteIso14001 Salute sicurezzaOhsas 18001 Con unacapacitàproduttiva giornaliera 1.000metricubi calcestruzzo trova posizionestrategica all'interno della grandezona Expo2015. Oggi l'impianto dopo averlavorato come centrale betonaggio per TavNovara-Milano produce prodotti innovativicomegli isolanti termoacustici calcestruzzi mangiasmog Unaltro impiantocertificato Taranto quello partendodaquesti due Calcestruzzi impegnata di

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Calcestruzzi


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MATERIALI E TECNOLOGIE

NEWS IMPRESE

CALCESTRUZZI

L’evoluzione del calcestruzzo, cosa chiede il mercato Per molti anni il calcestruzzo era uno e unico. Qualche dato tecnico sulla sua composizione e poco altro, ma negli ultimi tempi le cose sono cambiate: progettisti attenti hanno colto le potenzialità di questo materiale. Ne abbiamo parlato con il dott. Francesco Epis, direttore commerciale Calcestruzzi Conosco i produttori da circa 20 anni e posso affermare che certamente il mercato del calcestruzzo è caratterizzato nell’ultimo periodo da una forte evoluzione. Calcestruzzi è un produttore che vede nel prodotto tradizionale il suo core business e con cui realizza la maggior parte dei volumi. Però oggi il mercato delle costruzioni è sempre più attento ai temi della sostenibilità e del risparmio energetico e quindi chiede al calcestruzzo (e ai prodotti per l’edilizia) prestazioni diverse dalla sola resistenza come ad esempio la durabilità innanzitutto, l’isolamento termico (con minori sprechi di energia), l’isolamento acustico (per le abitazioni), la leggerezza e resistenza, la fluidità e la rapidità nella messa in opera (minori costi). Alla base di questo fenomeno c’è l’innovazione tecnologica. Calcestruzzi (e il Gruppo Italcementi di cui fa parte) si è strutturata già da tempo in questa direzione operando una scelta vincente, per seguire tutta la filiera: dal committente al progettista, dall’impresa all’applicatore fino all’assistenza tecnica in cantiere. E oggi il mercato ci riconosce questo valore aggiunto. Un esempio su tutti è il nostro prodotto speciale Fonisocal dedicato all’isolamento termico e acustico. È un prodotto che definiamo tre volte sostenibile: recupera materie plastiche altrimenti inutilizzate, consente di risparmiare sui costi del riscaldamento grazie alle sue caratteristiche di isolamento termico e contribuisce a ridurre il rumore negli appartamenti grazie al particolare mix. È una soluzione che abbiamo presentato al mercato e che sta dando ottimi ritorni. Chi stimola l’innovazione tecnologica? Nel mix dei prodotti speciali e quindi ad alto contenuto tecnologico e molto risolutivi, e invece nel prodotto tradizionale? Le imprese quando trattano il prodotto richiedono il calcestruzzo classico. Negli ultimi anni i progettisti e gli architetti, oltre al prodotto base per realizzazioni residenziali e strutturali, hanno cambiato i criteri di valutazione del prodotto: sono più orientati ad una richiesta prestazionale e ne valutano il contesto applicativo e il risultato finale. Si sta sempre più passando

dal calcestruzzo visto come “commodity” ad un calcestruzzo visto come “prodotto”. Più aumenta la complessità dell’opera più sale la prestazione del nostro prodotto. Calcestruzzi si sta trovando quasi quotidianamente di fronte a queste richieste. Un esempio recente lo abbiamo avuto a Roma ad dove abbiamo contribuito a realizzare un’opera che sta avendo molta eco a livello nazionale, il Ponte della Musica. D’intesa con i progettisti abbiamo utilizzato un calcestruzzo innovativo ultraresistente (RcK 85) che ha sostituito l’acciaio, ha ridotto del 56% il peso dell’opera con conseguente riduzione dei costi e ha contribuito ha mantenere la leggerezza estetica del manufatto. I vantaggi strutturali ed economici riscontrati sono tale che rendono prevedibile una maggiore diffusione di questi calcestruzzi anche nell’edilizia civile “ordinaria”.Questa Alta Attenzione all’innovazione e alle nuove esigenze della building community ci deriva dal far parte del Gruppo Italcementi. C’è un Centro Ricerca e Innovazione con team multidisciplinari e rapporti con tutte le principali università italiane. È lì che nascono tutti i nostri nuovi prodotti. Il più famoso è senz’altro il TX Active il cemento mangiasmog utilizzato dagli architetti per numerosi manufatti sia in Italia che all’estero. È un prodotto innovativo e sostenibile. I calcestruzzi contenenti TX Active sono in grado di abbattere gli inquinanti organici e inorganici presenti nell’aria e conservano nel tempo la qualità estetica dei manufatti. Un altro prodotto innovativo è il Marine Concrete il calcestruzzo studiato appositamente per l’ambiente marino che stiamo utilizzando al Mose di Venezia. È in grado di resistere all’aggressione degli agenti marini - i cloruri e i solfati - per oltre 200 anni. Certamente l’innovazione si scontra con una certa abitudine e tradizione del settore ma quando leggo che anche al recente 56° Congresso Nazione degli Ingegneri a Bari si parla di “più responsabilità, più ambiente, più innovazione” guardo al futuro con maggior ottimismo sempre più convinto che la strada che la società sta percorrendo sia quella giusta.

N.5 LUGLIO-AGOSTO 2011

Quale criterio per misurare la bontà della ricerca? Il Gruppo Italcementi ha un parametro, l’“Indice di Innovazione”, che è il rapporto tra ricavi generati dai progetti di innovazione e i ricavi totali. Dal 2,5% del 2007 è passato al 3,9% del 2010. Per un settore come il nostro è un buon passo in avanti ed è la strada che stiamo percorrendo. Che tipo di servizi offrite in termini di assistenza al cliente nello specifico? Innanzitutto Calcestruzzi ha un approccio al mercato che favorisce il dialogo con la filiera e con la building community. In termini concreti la società ha un servizio assistenza tecnica e un servizio innovazione interamente dedicati ai clienti. In tutta Italia - oltre alla “classica” rete commerciale sul territorio - è presente una struttura di vendita dedicata esclusivamente ai prodotti innovativi e speciali. D’intesa con Italcementi mettiamo a disposizione i Laboratori Mobili un vero e proprio

laboratorio in grado di effettuare sul campo prove su cemento, additivi, aggregati e calcestruzzi. Un’opportunità unica di assistenza tecnica direttamente nei cantieri, negli stabilimenti di prefabbricazione e nelle centrali di betonaggio. Il dialogo e il confronto con le imprese e i progettisti è continuo anche perché le costruzioni stanno andando sempre di più verso una tecnologia sempre più spinta. Uno dei nostri compiti più ardui è proprio quello di andare oltre la richiesta del cliente, metterci in ascolto delle sue esigenze, comprendere il progetto e dove necessario mettere a punto la soluzione ideale per lui. In questo chiediamo alla clientela e al mercato di fare un salto culturale e di qualità dimenticando l’immagine del vecchio e grigio calcestruzzo che continua ad esistere, ma che non è più l’unica soluzione utilizzabile. Al contrario come detto sino ad ora, la ricerca tecnologica ci ha consentito di fare passi da gigante che con

Prima di tutto: Sicurezza nei fatti Il mondo Italcementi, di cui Calcestruzzi fa parte, pone da sempre la massima attenzione alla sicurezza e alla salute dei suoi lavoratori e quindi non poteva mancare in questa intervista uno spazio dedicato al tema. “Zero Accident”, il programma di Sicurezza è da sempre parte integrante e non derogabile dell’attività del Gruppo Italcementi, un impegno che ha portato nel giro di 10 anni ad un significativo miglioramento dei risultati. Dal 2000 al 2010, infatti, il dato che misura il tasso di frequenza degli infortuni che hanno comportato un’assenza dal lavoro (LTI - Lost Time Injuries, indicatore sottoposto alla certificazione da parte di società terze) ha registrato una riduzione del 75%. Diversi impianti di produzione di calcestruzzo hanno raggiunto e superato uno o più anni senza infortuni. Il risultato premia l’impegno non solo dell’azienda, ma soprattutto dei lavoratori che con il loro comportamento virtuoso e la messa in atto di tutte le procedure previste dalla politica sulla Sicurezza hanno permesso il raggiungimento di traguardi importanti. Da questa condivisione di obiettivi, nasce “Safety: a way of living” che rappresenta la cultura della sicurezza intesa non come un insieme di divieti e obblighi, ma come uno stile di vita che lega senza soluzione di continuità la vita professionale a quella privata. Entrare in un impianto di produzione di cemento o di calcestruzzo significa entrare in un mondo in cui ogni elemento viene gestito e organizzato secondo i più alti standard di sicurezza, ben oltre il rispetto dei requisiti minimi previsti dalle normative vigenti. Un’attenzione non solo rivolta ai propri dipendenti, ma a chiunque entri in contatto con le nostre strutture: appaltatori, subappaltatori, terze parti in genere. I migliori dispositivi di protezione personale disponibili sul mercato sono previsti per chiunque lavori - dipendenti e non - all’interno dei siti della società. Anche per quanto riguarda la formazione, accanto alle oltre 560.000 ore di training rivolte ai propri lavoratori, il Gruppo Italcementi ha garantito più di 190.000 ore di formazione ad appaltatori e subappaltatori perchè sono le persone che contano in questo percorso comune, in cui ognuno è protagonista ed è chiamato a fare le scelte corrette per sé e per gli altri.

grande sforzo devono essere portati a conoscenza del mercato e degli utilizzatori. Stato dell’arte sul mercato del cls. Sicuramente il mercato è maturo e molto parcellizzato ma questo dà spazio a chi vuole innovare. Attenzione però che non si fa innovazione solo con il prodotto o con il servizio ma con un approccio complessivo al mercato che comprende anche la sicurezza (v. box qui a fianco) l’attenzione all’ambiente, lo sviluppo di prodotti che nella loro fase di produzione emettano meno CO2, l’attenzione ai materiali da riciclo che messi nel calcestruzzo contribuiscono a migliorarne le performance. ...il mercato gioca un ruolo fondamentale... Per passare dalle parole ai fatti abbiamo da tempo attivato un efficace controllo dell’intero processo produttivo. Questo consente di avere la certezza che i prodotti Calcestruzzi rispondano in modo fedele e rigoroso a quanto dichiarato e abbiano determinate prestazioni a garanzia del prodotto finito e della resa finale. Non a caso siamo presenti sulle grandi opere, che richiedono stringenti alte prestazioni ed elevati standard di controllo. Relativamente alla qualità... Il nostro processo di produzione è certificato Gli impianti di betonaggio, certificati secondo quanto previsto dal Decreto Ministeriale sulle Norme Tecniche per le Costruzioni, sono automatizzati e in grado di fornire un prodotto a qualità costante e con caratteristiche di prestazione elevate, che consentono di realizzare strutture in calcestruzzo sicure e durevoli. Oltre a questo, alcuni impianti hanno una triplice certificazione o certificazione integrata ambiente, sicurezza e salute. Ma la testimonianza migliore della nostra qualità ce la dà il mercato. Calcestruzzi è presente in numerose grandi opere che rappresentano l’eccellenza delle costruzioni oggi in Italia: la Pedemontana, il Quadrilatero Umbria-Marche, il Mose a Venezia, la Salerno-Reggio Calabria. la metropolitana di Roma e Milano, i passanti di Genova e Torino. Dott. Francesco Epis Direttore commerciale Calcestruzzi

Nuove commesse in Italia per circa 40 milioni di euro Trevi, azienda specializzata nelle opere ingegneristiche relative al sottosuolo, ha sottoscritto alcuni contratti di significativa importanza sia per le tecnologie che verranno applicate nei progetti, sia per la rilevanza delle opere nell’ambito del mercato italiano. Il primo contratto riguarda i lavori per le fondazioni ed il consolidamento dei terreni per il passante ferroviario Alta Velocità del nodo di Firenze che sarà realizzato dalla società consortile Nodavia (costituita tra Coopsette ed Ergon). Per Trevi questo rappresenta da un lato uno dei contratti di maggiore importo acquisiti in Italia e dall’altro un motivo di prestigio per l’importanza infrastrutturale dell’opera stessa. Trevi sta peraltro ultimando i lavori per le opere infrastrutturali connesse alla fluidificazione del traffico ferroviario (scavalco) dello stesso progetto, iniziati un paio di anni fa. Questo il commento di Cesare Trevisani, Amministratore Delegato di Trevi S.p.A.: “L’acquisizione di queste ultime commesse è la conferma che anche in un mercato difficile e competitivo come quello italiano il Gruppo Trevi mantiene un ruolo di riferimento per quelle opere e quei lavori che richiedono tecnologie ed esperienza all’avanguardia, ma soprattutto là dove sono richieste garanzie di risultato, rispetto dell’ambiente e tempi di esecuzione certi”.

CMC

Metropolitana di Singapore Il primo lotto è costituito da 2.800 metri di linea a doppia canna per una lunghezza totale di tunnel pari a 5.600 metri. Il secondo lotto invece prevede la realizzazione di 1.400 metri di linea, sempre a doppia canna, e dunque per una lunghezza complessiva di 2.800 metri. Ciascuno dei due lotti comporta inoltre la costruzione di una stazione a 23 metri sotto il piano di campagna. I tunnel verranno scavati con 6 macchine di scavo (TBM Tunnel Boring Machine), quattro delle quali verranno messe a disposizione dal committente. I lavori verranno completati entro circa 5 anni.

COOPSETTE

ASTALDI

TREVI S.P.A.

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Nuovo terminal a San Pietroburgo Il Gruppo Astaldi, in joint venture con la società di costruzioni turca IC Ictas, si è aggiudicato il contratto per la costruzione dell’ampliamento dell’Aeroporto Internazionale di Pulkovo a San Pietroburgo, il quarto in Russia per numero di passeggeri. Il valore complessivo delle opere da realizzare è di EUR 700 milioni (50% in quota Astaldi). L’esecuzione delle opere comporterà la realizzazione di un edificio principale, che si estenderà su una superficie complessiva di 95.475 metri quadrati, con 85 check-in desk, ponti di imbarco e collegamenti con i parcheggi e i terminal “Pulkovo 1” e “North Pier” già esistenti, di un centro direzionale (Classe B, 11.660 metri quadrati), di un hotel a quattro stelle (200 stanze, 13.800 metri quadrati) e di tutte le opere connesse alla messa in esercizio della nuova struttura (airside facilities, snow storage areas, fire station, de-icing facilities, aree commerciali, ecc.), nonché la ristrutturazione dell’esistente terminal “Pulkovo 1” (per una superficie di 34.314 metri quadrati). I lavori sono stati avviati nel mese di giugno 2011, per una durata delle opere di 39 mesi.

Autostrada Cispadana Coopsette partecipa alla società Autostrada Regionale Cispadana, affidataria della concessione per la progettazione, costruzione e gestione dell’infrastruttura che correrà per 67,5 chilometri da Reggiolo, sulla A22, a Ferrara Sud, sulla A13, e il cui costo previsto è pari a circa un miliardo e 150 milioni di euro. Conclusa la procedura di Via, seguiranno le approvazioni dei progetti definitivo ed esecutivo, e il conseguente avvio effettivo dei lavori, previsto nel primo semestre del 2013.

PEDEMONTANA

Da Varese a Bergamo

FIEC

Mercato globale con le stesse regole Luisa Todini: il mercato europeo delle costruzioni non diventi terra di conquista da parte di imprese non soggette alle stesse regole competitive. Alla Conferenza annuale il Presidente dei Costruttori Europei lancia un appello contro la concorrenza sleale cinese nel settore delle infrastrutture “In Europa sono in aumento i casi di imprese di costruzioni e di logistica cinesi che si aggiudicano appalti nei settori stradale, ferroviario, portuale, edilizio, spesso ricorrendo a misure di dumping sociale ed economico. Inoltre queste società, essendo di proprietà statale, godono di aiuti finanziari preclusi alle imprese europee” ha dichiarato Luisa Todini, Presidente FIEC, alla conferenza annuale della Federazione dell’Industria Europea delle Costruzioni che quest’anno si è svolta a Sofia, in Bulgaria. “Il caso della Polonia, dove nel 2009 il consorzio guidato da un’impresa cinese di proprietà statale si è aggiudicato, nonostante le molte e manifeste anomalie dell’offerta presentata, la gara per la costruzione di un tratto autostradale, e dove oggi i ritardi e i problemi nei lavori e pagamenti dei subappaltatori stanno inducendo il governo polacco a rescindere il contratto mettendo a rischio una infrastruttura necessaria ai campionati Europei di calcio del 2012, è solo il più evidente di un fenomeno preoccupante e in rapida diffusione” ha dichiarato Luisa Todini. “Il Sistema-Paese Cina troppo spesso agisce ricorrendo a misure sleali, e non solo nel nostro settore” ha ricordato il Presidente FIEC, anche nella sua veste di Presidente del Comitato Leonardo. “Ne sono un esempio lo sfruttamento degli investimenti diretti esteri come strumento per carpire tecnologie e know how, che si traduce spesso in furto di proprietà intellettuale e in attività di contraffazione”. Come condiviso anche con il PM bulgaro Borisov, incontrato a margine del congresso, Todini ha ribadito: “Siamo per il libero mercato e non invochiamo misure protezionistiche, ma le regole devono essere uguali per tutti: noi europei abbiamo creato un mercato interno senza alcuna difesa da pratiche commerciali che, se attuate da un paese membro, sarebbero considerate sleali. Le imprese cinesi partecipano alle gare europee con offerte che non rispettano gli standard economici, ambientali e sociali previsti dall’Unione ed è parimenti inaccettabile il fatto che, al contrario, le imprese europee incontrino ancora molti ostacoli nell’ accesso al mercato cinese degli appalti. A questo proposito, ha concluso Luisa Todini, ringraziamo e appoggiamo il lavoro di Pascal Lamy, direttore generale WTO, che - nel suo messaggio letto oggi al Congresso Fiec - ha ricordato gli sforzi nei negoziati per far aderire la Cina al GPA (la parte di accordo, all’interno del WTO, riguardante il settore costruzioni)”.

CARRON

Aeroporto di Bologna: lavori per 20 milioni

PIZZAROTTI

Carron si aggiudica i lavori per la riqualificazione del terminal passeggeri dell’aeroporto G. Marconi di Bologna, vincendo una gara per un importo di circa 20 milioni di euro. I lavori di riqualificazione del terminal passeggeri di Bologna inizieranno entro la fine dell’anno e dureranno 720 giorni. Gli interventi rivoluzioneranno gli attuali spazi e le loro funzioni nell’ambito di una superficie complessiva di 24.000 metri quadrati. L’aeroporto, che registra un flusso annuo di 6 milioni di passeggeri, continuerà a funzionare regolarmente grazie ad una accurata organizzazione a scacchiera degli interventi. Saranno realizzati: un’unica area check-in al piano terra, il collegamento delle sale ritiro bagagli, la ridistribuzione degli spazi commerciali air side e land side, la suddivisione delle sale imbarchi Schengen e extraSchengen al primo piano, un volume in vetro per l’accesso al terminal passeggeri, un edificio per gli spazi d’accomodamento e doganali, l’ampliamento delle sale imbarchi.

L’impresa parmigiana Pizzarotti è impegnata in prima linea nella realizzazione del progetto eseguendo lavori per una quota del 23%. L’infrastruttura ha un’importanza strategica in una delle zone nevralgiche del Paese e sarà anche lo sbocco naturale del nuovo raccordo Brescia, Bergamo, Milano (la cosiddetta Bre.Be.Mi) che sta realizzando proprio l’Impresa Pizzarotti. La Tem permetterà di assorbire oltre 75.000 veicoli giornalieri, di cui 35.000 dal traffico locale e risparmiare 9 milioni di ore annuali di viaggio. Lungo il suo percorso prevede la collocazione di 2,2 milioni di mq di verde e assicurerà l’abbattimento del 20% di inquinamento. L’avvio dei lavori è previsto per l’autunno di quest’anno, immediatamente dopo la registrazione della Corte dei Conti della delibera Cipe. La fine lavori è prevista all’inizio del 2015, in tempo per l’Expo. L’intervento è caratterizzato da una sezione trasversale a tre corsie per senso di marcia con corsia di emergenza. L’autostrada è a regime di esazione chiuso (proposto dalla Regione il sistema free flow).

Presto al via i cantieri della Tem

Si avvia a conclusione la gara da 2,3 miliardi di euro per il completamento dell’Autostrada Pedemontana Lombarda, che con 75 km di tracciato (oltre 35 di svincoli e 60 di nuova viabilità locale) attraverserà e servirà 5 province e 100 comuni nel cuore del sistema produttivo lombardo. ZH TITOLO

Nuova sede a Milano Nel mese di luglio è stata aperta la sede della Zh a Milano. Sotto un unico tetto sono state unite la Zh Milano con la Zh General Construction Company. Dopo essersi aggiudicata gli appalti per la costruzione del “Bosco Verticale” (il progetto dell’architetto Stefano Boeri sarà realizzato entro il 2013 a Milano Porta Nuova; la commessa vale 83 milioni), quello di un edificio in Corso Como (commessa da 22 milioni) e quello di una parte dell’area Milanofiori, la Zh di Campo Tures che fa capo alle famiglie Zimmerhofer e Reichegger intende puntare su altri grandi opere a Milano.

UNIECO

Ceduto il Fidenza Shopping Park Unieco di Reggio Emilia, impresa multibusiness che si posiziona tra i maggiori sviluppatori immobiliari italiani, con una decina di importanti progetti in corso di realizzazione in ambito residenziale, direzionale, commerciale e alberghiero in Italia ha ceduto un immobile retail, il “Fidenza Shopping Park”, a Cordea Savills SGR per conto del nuovo fondo immobiliare chiuso riservato ad investitori qualificati “Radegonda”. La vendita è stata chiusa per un importo di circa 40 milioni di euro.

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FoCUs / CALCestrUZZo

edilizia: intesa tra regione piemonte e Atecap Per una corretta cultura del costruire in calcestruzzo armato di simona De Carli

S

icurezza e durabilità delle opere. Questi i temi al centro della collaborazione tra la Regione Piemonte e l’Atecap, Associazione tecnico economica del calcestruzzo preconfezionato. Il Protocollo d’Intesa è stato siglato il 5 dicembre scorso a Torino dal Vicepresidente regionale e assessore all’Urbanistica, Ugo Cavallera e dal Presidente dell’Associazione Silvio Sarno. Le attività previste sono in primis quelle di divulgazione, formazione e informazione sull’applicazione delle norme in tema di prescrizione, fornitura, utilizzo e relativi controlli del calcestruzzo e del calcestruzzo armato, un materiale che riveste un ruolo centrale nel mondo delle costruzioni, considerato che vi viene realizzata la stragrande maggioranza delle opere pubbliche e private del Paese. “Con la sottoscrizione di questo protocollo - ha dichiarato Cavallera - la Regione intende attuare, at-

traverso il supporto dell’ATECAP, azioni di informazione e formazione, rivolte alle proprie strutture, alle amministrazioni, agli enti territoriali locali e ai singoli professionisti. Ipotizziamo seminari e corsi di formazione gratuiti - ha spiegato l’Assessore - e la predisposizione di documentazione tecnica, di opuscoli e manuali nonché di capitolati prestazionali. Il tutto nell’ottica di una sempre maggiore dif-

fusione, tra gli operatori del settore, della cultura della verifica e dei controlli sui materiali”. L’Intesa mira anche a realizzare un proficuo dialogo tra gli Enti pubblici territoriali e l’imprenditoria del settore, attraverso il ruolo centrale della Regione, con l’obiettivo di migliorare la qualità delle costruzioni in un clima di legalità. Soddisfazione è stata espressa anche dal presidente Sarno, secon-

do il quale con queste iniziative virtuose è possibile “trasformare l’obbligo civico del rispetto delle leggi in una realtà praticata e verificata realmente nelle costruzioni, anche per scoraggiare la concorrenza sleale a danno sia dei cittadini che delle aziende corrette che fanno della qualificazione il loro punto di forza. I rischi di inquinamento del settore - ha aggiunto - vanno stroncati sul nasce-

re favorendo più elevati standard qualitativi e di sicurezza delle opere in calcestruzzo riducendo in questo modo anche il rischio di infortuni sul lavoro. La qualità del calcestruzzo - ha concluso Sarno - può essere garantita solo dal rispetto di tutte le norme alla base della produzione, del trasporto e della consegna del calcestruzzo. Attività che vanno, al pari delle altre, adeguata-

mente controllate. E attraverso questa collaborazione,ci auguriamo di raggiungere più efficacemente questi obiettivi e di esportare il modello anche in altre regioni”. Cavallera e Sarno hanno altresì ricordato che l’intesa si realizzerà facendo ricorso anche all’azione di Progetto Concrete, l’iniziativa di diffusione della cultura del costruire in calcestruzzo e calcestruzzo armato promossa dall’Atecap insieme alle più importanti Associazioni del settore (AITEC – Associazione Italiana Tecnico Economica Cemento, ANCE – Associazione Nazionale Costruttori Edili, SISMIC –Associazione Tecnica per la Promozione degli Acciai Sismici per Cemento Armato, ASSIAD – Associazione Italiana Produttori Additivi e Prodotti per Calcestruzzo, ANSFER – Associazione Nazionale Presagomatori Acciaio per Armature in Cemento Armato).

stop alle infiltrazioni criminali e agli imprenditori sleali Intervista al presidente dell’Atecap Silvio Sarno

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ual è l’obiettivo principale dell’Intesa con la regione Piemonte? Realizzare un raccordo istituzionale: la nostra Associazione ha obiettivi ambiziosi non solo nella rappresentanza ma anche nel far comprendere quanto sia importante progettare le miscele di calcestruzzo, quindi prescrivere il calcestruzzo nelle opere pubbliche per arrivare al controllo e all’ applicazione della perfetta filiera. Ed è necessario stabilire in che modo, attraverso questo raccordo, il rispetto delle leggi avvenga non solo per lo spiccato senso civico ma anche per esigenze opportune. Come avviene il controllo sul calcestruzzo in termini pratici? Si effettuano prelievi alle autobetoniere che arrivano nei cantieri, si fanno dei provini che vengono portati in laboratori ufficiali con una prescrizione particolare del diret-

tore dei lavori. Ma noi vogliamo andare oltre: dalla nostra Assemblea di Milano dello scorso anno abbiamo con forza voluto mettere fuori gli operatori scorretti. Le Intese con le regioni servono anche per consolidare questo intervento e per evidenziare cosa l’Associazione può fare per evitare pratiche e persone sleali. In che modo si può essere certi di costruire opere sicure e durabili? L’unica via è quella che l’Atecap sostiene da tempo: far sì che il rispetto delle normative avvenga già in fase di progettazione delle opere, quindi fare in modo che quando si arriva alla loro esecuzione si abbia già un progetto uniforme garantendo il rispetto delle regole. Il controllo deve essere davvero solo un controllo. Un esempio riguarda proprio il Piemonte: nella Torre San Paolo si

sta applicando un tipo di calcestruzzo ad altissima resistenza per consentire a questo grande palazzo, a questo vero e proprio gigante, di poter essere in piedi per tanti anni. Si tratta di un’ opera strategica e durabile.

Con questo Protocollo si sta consolidando un modello di dialogo con le istituzioni? È la terza regione grande coinvolta dopo Friuli Venezia Giulia e Lombardia. Un’attività importante nel nord dove le attenzioni sul-

le opere pubbliche sono particolari in un momento in cui c’è poco lavoro. Tutto il nord del Paese ha opere infrastrutturali in itinere sulle quali devono sorvegliare le associazioni di categoria e le istituzioni pubbliche.

Un’altra parte importante del Protocollo riguarda la lotta alle infiltrazioni malavitose. In che modo avviene? La tutela antimafia è una priorità in pieno raccordo con il decreto dello scorso luglio dell’ex ministro Maroni (Piano straordinario contro le mafie, ndr) che ci ha dato l’occasione di ragionare sulle criticità del settore. Noi le riconosciamo e da dentro le vogliamo combattere. È chiaro che più soldi ci sono nelle opere pubbliche più la malavita ha interesse a investire a riciclare denaro. È un problema che ha tutta la filiera delle costruzioni. Noi abbiamo deciso di realizziamo un modello tecnico-tecnologico e così diamo la possibilità agli enti che approvano il Protocollo di evitare che gli operatori scorretti possano essere in qualche modo recuperati.


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FoCUs / CALCestrUZZo

Analisi e scenari futuri

erMCo 2012: il congresso in italia dopo 26 anni Analisi e scenari futuri per uscire dalla crisi I protagonisti del mercato del calcestruzzo preconfezionato di tutto il Mondo si incontreranno a giugno a Verona di A. M.

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ercato, sostenibilità, competitività sono le parole chiave che animeranno la XVI edizione del Congresso internazionale dell’ ERMCO, l’Associazione che riunisce i rappresentanti dell’industria del calcestruzzo preconfezionato dell’Europa, di Israele, Turchia, India, Sud America, Stati Uniti, Russia e Giappone. Il Congresso, che torna in Italia dopo 26 anni, punterà sull’analisi degli scenari futuri, influenzati dalla perdurante situazione di incertezza in Europa occidentale e dagli effetti della crescita economica in Europa orientale; osserverà i diversi orientamenti del mercato mettendo a confronto differenti esperienze. L’iniziativa, in partnership con Ance ed Atecap, si terrà dal 20 al 22 giugno prossimi e sarà ospitata da Veronafiere. “A fronte di una realtà in cui le preoccupazioni sembrano prevalere rispetto alle speranze di un rilancio produttivo – spiega Andrea Bolondi, presidente di ERMCO - l’industria europea del calcestruzzo preconfezionato si ritrova a Verona per un’analisi oggettiva dello stato attuale delle costruzioni così da poter delineare un percorso di ripresa basato su molteplici aspetti: dai processi di razionalizzazione organizzativa delle imprese e di valorizzazione del prodotto alla conoscenza delle opportunità che il mercato attuale comunque presenta.” Per il Presidente di Ance Paolo Buzzetti il futuro “dipenderà soprattutto dalla capacità dell’Europa di rilanciare gli investimenti infrastrutturali anche coinvolgendo le risorse private. Egualmente il grande mercato di domani non potrà che essere la riqualificazione soprattutto urbana, mettendo a valore le grandi potenzialità dell’industria edilizia sul piano delle soluzioni più adatte a perseguire gli obiettivi dell’efficienza energetica e della sostenibilità. Secondo il presidente di Atecap Silvio Sarno “l’’industria italiana del calcestruzzo preconfezionato sta vivendo un momento molto difficile, ma è consapevole che proprio in una fase critica come l’attuale è possibile riconfigurarsi su obiettivi di qualità e offrire prodotti e soluzioni sempre più rispondenti alla domanda del mercato che verrà. Al Congresso Ermco, che siamo felici di ospitare in Italia, porteremo le nostre esperienze e sono certo daremo un contributo importante al dibattito sul futuro delle costruzioni”. Ad accogliere il Congresso sarà non a caso la città di Verona, collocata strategicamente in un crocevia che ne fa uno dei riferimenti della mobilità europea tra Nord e Sud e tra Est e Ovest; e Veronafiere che già organizza la fiera triennale Samo-

da di calcestruzzi di maggiore resistenza, più fluidi e più rispondenti alle esigenze di impatto ambientale. In calo costante risulta anche la produzione complessiva di calcestruzzo (comprendendo oltre al preconfezionato anche gli elementi prefabbricati (precast)). Nei Paesi dell’Unione europea nel 2008 si erano prodotti 605 milioni di metri cubi, scesi nel 2009 a 563,9 e nel 2010 a 547,6. Per quanto concerne i Paesi che fanno parte di ERMCO la produzione nel 2008 è stata di 699,2 milioni di metri cubi, nel 2009 653, 5 milioni e nel 2010 655, 9, un calo meno rilevante per il segno positivo registrato da alcuni Paesi extra europei e dalla Turchia in particolare, che passa dai 78 milioni di metri cubi nel 2008 ai 90 del 2010.

ter, appuntamento internazionale importante per le macchine per le costruzioni e per le tematiche del calcestruzzo in genere e preconfezionato in particolare. “Un riconoscimento dell’impegno profuso da Veronafiere - ha commentato il presidente Ettore Riello - al servizio del settore e che farà di Verona, nel giugno del prossimo anno, la capitale europea della sostenibilità e competitività nel mercato del calcestruzzo, uno degli snodi fondamentali del settore delle moderne costruzioni”. Il mercato del calcestruzzo preconfezionato: male i consumi, meglio la qualità La produzione di calcestruzzo preconfezionato registra una diminuzione rilevante nel triennio 2008/2010, sia nei Paesi della UE sia tra i paesi federati di ERMCO. Gli effetti della crisi economica e finanziaria sono preoccupanti: considerando solo il 2010 i consumi sono stati ridotti del 6%. Non manca un dato positivo: in due anni la quantità di cemento in ogni metro cubo di preconfezionato è cresciuta mediamente del 2,6%. È una tendenza verso una sempre mag-

giore domanda di calcestruzzi di qualità. In particolare nei Paesi Ue, secondo le ultime statistiche ERMCO, la produzione di calcestruzzo preconfezionato nel 2008 si attestava a 368,1 milioni di metri cubi. Un anno dopo, nel 2009 è sceso a 291,7 milioni di metri cubi con una diminuzione del 20, 8%. Il calo della domanda è proseguito nel 2010 quando i consumi (che per quanto riguarda il calcestruzzo preconfezionato coincidono con la produzione) sono ammontati a 274, 5 milioni di metri cubi prodotti, con un ulteriore calo del 5,9% rispetto al 2009. In due anni il comparto ha registrato una contrazione produttiva di oltre un quarto (26,7%) rispetto al 2008. Tra i Paesi con andamento peggiore si segnalano l’Irlanda con un calo della produzione del 62% tra il 2008 e il 2009 e del 28, 9% tra il 2009 e il 2010; la Spagna ( –29, 1% nel 2009 e –20, 1% nel 2010; la Grecia ( –22, 7% nel 2009 e –22, 4%

nel 2010). La netta diminuzione della produzione si evidenzia anche nei paesi componenti di ERMCO, seppure con percentuali più contenute, dovute alla presenza di Paesi extra europei per i quali la

crisi è stata decisamente più morbida e per alcuni, che hanno registrato dinamiche positive, addirittura non vi è stata Per l’insieme dei Paesi ERMCO nel 2008 la produzione è stata di 463 milioni di metri cubi mentre nel 2009 era scesa a 382, 9, con un calo percentuale del 17, 4%. Nel 2010 la produzione si attesta sui 380,3 milioni di metri cubi (–0, 6% rispetto all’anno precedente). Tra i Paesi che hanno registrato un andamento positivo si segnala in particolare la Turchia che passa da 66, 4 milioni di metri cubi nel 2009 ad una produzione di calcestruzzo precon-

fezionato di 79, 7 milioni nel 2010, con una crescita in due anni del 20% rispetto al 2008. Anche Israele ha registrato un dato positivo: da 9, 5 milioni di metri cubi nel 2008 e nel 2009 ha prodotto 11 milioni

Il programma: come, quando, perché partecipare Due giornate di confronto e un programma “fuori congresso” per conoscere la straordinarietà di Verona e la tecnica del materiale da costruzione più utilizzato al mondo. Il Congresso ERMCO, il più importante e prestigioso appuntamento del settore, ospiterà produttori

Il Calcestruzzo preconfezionato, materiale sostenibile Affronterà aspetti riferiti al produrre e costruire sostenibili, perché “sostenibilità” è diventata una parola importante nelle costruzioni. La sostenibilità della produzione, distribuzione e impiego del calcestruzzo coinvolge sia l’impatto ambientale dei componenti che la produzione e l’impiego del materiale. Si valuteranno gli effetti positivi della disponibilità di materiali avanzati, di impianti che riducono il consumo di risorse naturali,. Dell’efficienza del progetto e della distribuzione del prodotto, ed esempi sostenibili di impiego. La struttura operativa dell’impresa di produzione del calcestruzzo - Tratterà i modelli di impresa e i fattori che un produttore di calcestruzzo preconfezionato può ottimizzare per aumentare la propria competitività, dalla scelta dei fornitori all’organizzazione. Verranno esaminati i punti di forza e di debolezza del management delle organizzazione delle piccole, medie e grandi imprese, evidenziando i recuperi di efficienza legati ai punti di snodo del processo produttivo e i temi con-

di metri cubi di calcestruzzo preconfezionato nel 2010 (+15, 8%). In questi anni di crisi si riscontra, però, una crescita del contenuto medio di cemento. Nei Paesi dell’Unione europea, a fronte di 288 kg di cemento per metro cubo di calcestruzzo preconfezionato registrato nel 2008, nel 2010 il valore medio è aumentato a 295 Kg, in miglioramento ulteriore rispetto anche al dato del 2009 (293 Kg). In due anni la quantità di cemento in ogni metro cubo di preconfezionato è cresciuto mediamente del 2,6%.Questo dato sta ad indicare una tendenza verso una doman-

europei di calcestruzzo preconfezionato di tutto il mondo. Cinque sessioni di lavoro e momenti di svago tra cui la partecipazione all’apertura della stagione lirica all’Arena. Il programma, dal 21 al 22 giugno a Verona, si articola nelle seguenti sessioni: Combattere la crisi - Intende valorizzare due strumenti di crescita economica e sociale: le infrastrutture e la riqualificazione urbana mettendo a confronto esperienze e programmi. Il mercato del calcestruzzo preconfezionato in Europa : scenari 2012-2015 - Esaminerà un mercato in evoluzione in confronto al trend del mercato delle costruzioni Si cercherà di capire come reagiscono i produttori ai differenti contesti di mercato alla luce del rallentamento del settore, all’accesso di capacità produttiva, agli effetti della crisi finanziaria ma anche al risveglio economico in alcuni Paesi.

nessi alla ricerca di risorse umane qualificate. L’evoluzione del prodotto Tratterà le novità dei materiali, attrezzature, impianti, macchine, software, per la più efficiente produzione e distribuzione del calcestruzzo preconfezionato. Per quanto concerne il programma sociale il congresso offrirà innumerevoli occasioni di svago. All’arrivo, il 20 giugno, i partecipanti saranno accolti da un informale cocktail di benvenuto; mentre la sera del 21 si terrà la cena di gala al palazzo della Regione nel cuore del centro di Verona. Infine il 22 si potrà assistere alla Prima all’Opera nella suggestiva location dell’Arena di Verona. In programma anche appuntamenti per eventuali accompagnatori: una visita guidata nel centro storico della città e un tour al Lago di Garda e Valpolicella. Per iscrizioni e maggiori informazioni: www.ermcocongress2012.com


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FoCUs / CALCestrUZZo

Cresce l’attenzione per le specifiche esigenze di un mercato in evoluzione Intervista a Francesco Epis, direttore commerciale di Calcestruzzi di patrizia ricci

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ome sta evolvendo il mercato del calcestruzzo in funzione dell’attuale contesto economico? La situazione di crisi economica che perdura da alcuni anni e le previsioni dei centri studi stanno indubbiamente condizionando e trasformando il mercato del calcestruzzo in Italia. C’è molta attenzione da parte delle imprese, dei progettisti e dei prescrittori ai temi della sostenibilità e del risparmio energetico e al calcestruzzo vengono richieste prestazioni diverse dalla sola resistenza prevista dalla normativa. Faccio alcuni esempi per essere più chiaro: i massetti in calcestruzzo per l’isolamento termico e acustico offrono indubbi vantaggi in termini di minor costi di applicazione e un maggior confort abitativo; la leggerezza unita alla resistenza consente la realizzazione di opere più snelle dal punto di vista estetico e un risparmio di costi; la fluidità e la rapidità nella messa in opera permettono alle imprese risparmi di tempo e di manodopera. Quindi un calcestruzzo che cambia pelle? Fermo restando il calcestruzzo “base” per realizzazioni residenziali e strutturali, sono cambiati i criteri di valutazione del prodotto: il mercato è sempre più orientato verso una richiesta prestazionale con una valutazione del contesto applicativo e del risultato finale. Questo porta a trasformare il calcestruzzo da “commodity” a “soluzione” che permettere di risolvere com-

zione LEED, che prevede la messa a punto di un efficiente piano di impiego di inerti provenienti dal riutilizzo di materie prime seconde, partendo dalla scelta di cementi di miscela contenenti un’elevata percentuale di materie seconde (loppe di altoforno) materiale che non rientra più nel ciclo produttivo industriale. In Ci può fare qualche esempio Posa in opera di Fonical Plus, il massetto tre volte sostenibile Calcestruzzo Marine Concrete, studiato per il Mose di Venezia particolare sono state pratico dei prodotti e soluzioconfezionate due classi di calceSiete impegnati anche sul del KM Rosso di Berni proposti dalla vostra azienda per ristruzzi. Per la realizzazione dei masfronte della sostenibilità? gamo. Il progettista, spondere alle esigenze del mercato? setti, delle fondazioni e dei muri inRegistriamo dal merl’architetto Richard Calcestruzzi è sempre di più il terterrati a contatto con terreni non cato un’attenzione Meier, il voleva un calminale sul mercato e verso i clienaggressivi sono stati impiegati calparticolare per una cestruzzo bianco liscio ti dello sforzo di innovazione e di cestruzzi con inerti fini riciclati, prosoluzione termoacuma morbido e setoso, ricerca che il Gruppo Italcementi venienti da demolizioni edili o scostica per i massetti. La che riflettesse la luce sta esprimendo in questi anni. rie d’alto forno, recuperati a una nostra risposta si chiama in grado di assorPotrei parlare del Marine Concredistanza non superiore a 400 chima Fonisocal Plus. È birne una parte, il tutte, il calcestruzzo che stiamo utilizlometri dal cantiere. un prodotto tre volte to per dare leggerezza zando al Mose di Venezia. È nato Per realizzare altre parti dell’edifisostenibile: consente anche alla struttura più nei laboratori Italcementi di Brincio sono stati utilizzati cementi con infatti il recupero di robusta e corposa quadisi ed è stato sviluppato anche graloppa da riciclo, oltre ad altri mamaterie plastiche che le quella dell’i.lab e Calzie ad una ricerca condotta con teriali provenienti al 100% da caaltrimenti andrebbecestruzzi è stata in gral’Università di Napoli. Successivascami di lavorazione industriale. ro in discarica, condo di fornire le soluziomente è stato messo a punto con In altre parole Calcestruzzi cerca sente un risparmio ni più adeguata tra l’aloltre 150 prove presso i laboratori Getto di calcestruzzo per il Centro Ricerca e Innovazione di fare innovazione non solo con il energetico grazie alle tro in linea con le preCalcestruzzi di Limena (Pd) e ultedel gruppo Italcementi, i.lab. prodotto o con il servizio ma con sue caratteristiche di scrizioni previste dagli riormente testato presso laboraun approccio complessivo al merisolamento termico e contribuidi circa il 56% il peso della soletta standard LEED, la più importantori esterni. Resiste all’azione corcato che comprenda anche la sicusce al confort acustico delle case con conseguente risparmio dei cote e rigorosa certificazione in marosiva dell’acqua di mare e delle rezza l’attenzione all’ambiente, lo grazie al particolare mix-design. E sti e dall’altra di mantenere la quateria energetica e ambientale. A onde e garantisce una vita utile delsviluppo di prodotti che nella loro anche per questa soluzione abbialità estetica del manufatto così coRoma, invece, per la realizzaziol’opera di oltre 200 anni. fase di produzione emettano memo un dialogo costante con gli apme richiesto dai progettisti. L’aspetne del Ponte della Musica i nostri Un altro esempio sono i calcestruzno CO2 e l’attenzione ai materiaplicatori. to innovativo del prodotto è stato tecnici hanno messo a punto con i zi auto compattanti bianchi e grili da riciclo che miscelati al calceSempre per i.lab, Calcestruzzi ha presentato anche al MadeExpo di progettisti un calcestruzzo ultraregi messi a punto per i.lab il centro struzzo contribuiscono a migliofornito materiali sostenibili e greMilano all’interno del Forum delsistente di ultima generazione. Ha di ricerca e innovazione di Italcerarne le performance. en come richiesto dalla certificala Tecnica delle Costruzioni. permesso da una parte di ridurre menti che sta sorgendo nell’area plessità progettuali grazie ad una serie di servizi aggiuntivi tra cui la messa a punto del prodotto, la qualità, l’assistenza in cantiere e nella posa in opera . In altre parole un mix di progettualità e impegni concreti che oggi sono già patrimonio e tratto distintivo di Calcestruzzi.

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INCHIESTA

La lunga strada delle opere pubbliche Ponti, strade, gallerie e non solo…L’iter di progettazione e realizzazione delle opere infrastrutturali in Italia è lungo e accidentato. Complesse le dinamiche che regolano la domanda e l’offerta e molte le difficoltà per le aziende produttrici di assicurarsi una fornitura

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l valore delle elevate caratteristiche tecniche dei prodotti e delle prestazioni dei materiali passa in secondo piano rispetto all’iter di progettazione e costruzione dominato da norme specifiche e cogenti. Se questo concetto si può facilmente generalizzare per qualsiasi processo dell’edilizia moderna, vale ancora di più quando entriamo nel campo della realizzazione di infrastrutture sul territorio per le quali la burocrazia rappresenta una vera e propria giungla. È complicato fare un’analisi dello stato di fatto delle infrastrutture in Italia: crisi, fondi nazionali ed

europei inaccessibili, debito pubblico e patto di stabilità, hanno collaborato in questi ultimi anni a deprimere un mercato che solitamente rappresenta anche il polso della situazione dello stato economico del paese.

La Pubblica Amministrazione Il rapporto con la Pubblica Amministrazione è storicamente considerato una delle difficoltà primarie nella realizzazione delle infrastrutture; questo è dovuto sia a problemi burocratici, che rendono complesso e farraginoso l’iter del progetto e, soprattutto, a lungaggini nei pagamenti, che spesso espongono i fornitori a lunghi tempi di attesa, oggi più che mai difficili da sostenere. Una delle problematiche più evidenti è che lo “Stato”, ai diversi livelli, racchiude in se diverse figure della filiera: è “normatore” promulgando le norme e imponendo le regole specifiche; è “proscrittore” determinando le caratteristiche dell’opera; e, infine, è “utente finale” in quanto potrà godere del progetto realizzato.

Infrastrutture? Mai più Discesa a picco dei fondi destinati al patrimonio pubblico del Paese. Tagli ad Anas e Ferrovie. Finanziamenti al Piano Cipe ancora da approvare. E una Manovra finanziaria che incombe sul poco che resta. Mario Draghi nella sua ultima relazione da Governatore della Banca d’Italia, ha parlato chiaro: le infrastrutture costituiscono una priorità per la crescita e il recupero di competitività del Paese. Eppure, i dati elaborati da Ance (Associazione nazionale costruttori edili) nell’ultimo Rapporto congiunturale – datato 30 giugno – ci dicono che questo importante capitolo sta subendo negli ultimi anni un vero e proprio drenaggio di risorse. Considerando il triennio 2009-2011, le risorse per nuovi investimenti infrastrutturali hanno subito una contrazione di oltre il 34 per cento. Un bagno di sangue. Dall’analisi del bilancio dello Stato per il 2011, infatti, risulta che le risorse destinate a nuove infrastrutture rappresentano solo l’1,7 per cento della spesa complessiva. Non solo, perdiamo competitività rispetto all’Europa nel capitolo strade e ferrovie. Le reti nazionali necessitano non solo di manutenzione ma anche e soprattutto d’investimenti che ne aumentino la capacità riportando il Paese ai livelli degli altri partner europei: l’Italia ha 6.588 chilometri di autostrade, circa la metà di Germania e Spagna e un terzo in meno della Francia, mentre nel 1970, con 4 mila kilometri di rete, era seconda solo alla Germania. Stessa situazione per le ferrovie: 16.667 chilometri di rete con un incremento rispetto al 1970 del solo 4 per cento, mentre i passeggeri sono aumentati del 50 per cento. A fronte di tutto ciò la manovra di finanza pubblica per il 2011 non prevede alcun contributo annuale in conto capitale per l’Anas: da due anni l’Ente per le strade non riceve i fondi ordinari necessari allo svolgimento della sua regolare attività, con gravi conseguenze sia sullo sviluppo, sia sulla manutenzione di tutta la rete stradale. Stiamo assistendo a un effetto esaurimento degli

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stanziamenti degli anni passati. Così avviene anche per le Ferrovie dello Stato, vittime di una riduzione delle risorse (meno 922 milioni nel triennio 2011-2013) che rischia di provocare un sostanziale congelamento della spesa per nuovi interventi ferroviari. A tutto questo va aggiunta la ciliegina sulla torta: in un quadro di continua riduzione di risorse, appare ancora più grave la lentezza con cui si procede alla spesa di quelle disponibili. Ciò vale in particolare per il programma infrastrutturale approvato dal Cipe nel giugno 2009, che prevede investimenti pubblici per 11,33 miliardi di euro e che ha di fatto assunto i connotati di Piano infrastrutturale anticrisi. Purtroppo a due anni dall’approvazione del Piano Cipe un terzo dei finanziamenti, pari a 3,7 miliardi di euro, deve ancora essere confermato. Degli altri 7,6 miliardi solo 1,3 si è trasformato in bandi di gara, mentre i restanti sono ancora tutti da sbloccare. Elemento aggravante è che sono proprio i programmi di opere mediopiccole dotati complessivamente di 3,4 miliardi di euro a registrare i tempi più lunghi per l’attivazione. Per questi programmi da più di un anno, non si registra nessuna nuova assegnazione di risorse da parte del Cipe. In sostanza il 90 per cento delle risorse (circa 3 miliardi) è rimasto sulla carta. Finito qui? No, proprio nel momento in cui scriviamo è in corso di approvazione una nuova manovra finanziaria e tra tutti gli elementi che rischiano di indebolire ulteriormente la nostra dotazione infrastrutturale (tetto all`1 per cento messo agli ammortamenti sulle concessioni, effetti generati dal Patto di Stabilità interno, riforma dell`Anas, con separazione della gestione dalla concessioni) Ance e Federcostruzioni sono particolarmente preoccupate anche per la riduzione di fondi ai ministeri: una parte sostanziale, 1,8 miliardi, riguarda i fondi Fas, destinati per il 30% alle infrastrutture.


Paradossalmente questa triplice figura rende complesso l’iter di progettazione, appalto e costruzione, allungando i tempi, ancor più quando l’ente pubblico è rappresentato da diversi soggetti (Ministeri, Regioni, Provincie e Comuni) che si ostacolano l’un altro. Norme più comprensibili, iter più rapidi e diretti, e una corretta (e soprattutto limpida) gestione del sistema di affidamento degli appalti, sarebbero senz’altro strumenti utili per semplificare il processo burocratico e le procedure. Iniziative in tal senso, seppur modeste, sono state fatte e la delocalizzazione del potere statale potrebbe contribuire ulteriormente; bisogna però imporre un vero e proprio stravolgimento culturale, che attualmente, invece, associa alle opere pubbliche un basso valore tecnico e tecnologico, focalizzandosi esclusivamente sul minimo importo economico. Infatti, se le procedure per ottenere l’appalto dei lavori si sono snellite negli ultimi anni, è spesso ancora valido il principio che lega l’affidamento del servizio all’offerta più bassa: un presupposto che solitamente invalida le finalità di un buon progetto. Il periodo di crisi inoltre non migliora di certo queste condizioni; se da un lato quindi è necessario il perseguimento di valutazioni di ordine tecnologico e prestazionale, dall’altro bisogna scontrarsi con una realtà che pone importanti vincoli legati all’aspetto economico. L’offerta più vantaggiosa deve perciò essere un perfetto connubio tra gli aspetti qualitativi ed economici

Un project financing andato bene L’intervento riguardava il completamento di un’area centrale Corso del Popolo – di Terni. La società Corso del Popolo Spa si è aggiudicata l’affidamento in concessione dell’intervento con procedura, avviata nel 2000 – con la pubblicazione dell’avviso pubblico – e conclusasi con la firma della Convenzione di concessione nel 2005. Il Project Financing è in grado di determinare, con la sua prospettica generazione di cassa, le condizioni di garanzia di restituzione del debito contratto dalla “Società di Progetto” con le Istituzioni Finanziarie. Gli interventi pubblici di corso del popolo vengono realizzati dalla “Società di Progetto” mediante risorse interamente private la cui controprestazione consiste nella gestione delle opere realizzate accompagnate da un prezzo consistente, nella fattispecie, nella cessione di un terreno con diritti edificatori a una nuova società costituita dagli stessi azionisti e che svilupperà l’operazione immobiliare di costruzione degli edifici privati. La particolarità tecnico-economica di questa operazione consiste proprio nella fusione tra la concessione per lo sfruttamento trentennale di un parcheggio pubblico e lo sviluppo immobiliare di un’area edificabile per la realizzazione di edifici privati all’interno del Piano Particolareggiato al centro della città. La garanzia di realizzazione dell’intero intervento si fonda, da un lato nell’equilibrio economico-finanziario previsto nel piano economico della Società di Progetto, nel quale i costi di realizzazione delle opere pubbliche sono coperti dalle vendite dei diritti edificatori e dalla sub-concessione di gestione del parcheggio pubblico a pagamento costituito da 1.036 posti auto e dall’altro dallo sviluppo immobiliare attuato dalla Corso del Popolo Immobiliare attraverso l’operazione di costruzione e vendita di edifici privati a destinazione mista. Il project financing che ha dato vita alla grande realizzazione del piano particolareggiato è stato uno dei progetti guida valutati come esemplari in campo nazionale nel corso dall’Anci.

dell’opera, considerando inoltre che i benefici legati alla realizzazione di un’opera pubblica sono numerosi, e spesso riescono a innescare un vero e proprio processo di crescita economica. Non per niente, è proprio in questo momento storico che ci si affida alla realizzazione di infrastrutture per riuscire a far ripartire l’economia dell’intero sistema-paese.

Il ciclo costruttivo Articolato è l’impianto normativo che governa il progetto di un’infrastruttura in quanto spazia dagli aspetti burocratici a quelli tecnologici a quelli di impatto ambientale e sociale. Le aziende produttrici di prodotti e tecnologie per la costruzione sono quindi costrette a far i conti sia con la tradizionale ricerca ed innovazione, sia con il lungo iter di commessa pubblica, se vogliono riuscire a ottenere forniture in quest’ambito. Un iter che modifica totalmente i canonici metodi di vendita e distribuzione del prodotto in quanto devono modificare sostanzialmente le normali dinamiche procedurali ed economiche legate alle opere civili o al mondo privato, rettificando i propri sistemi di vendita che normalmente si articolano su un consolidato rapporto con la distribuzione organizzata o al massimo direttamente con le imprese di costruzione.

Le risorse finanziarie Uno degli ostacoli maggiori nel processo di realizzazione delle opere rimane senz’altro la ricerca delle risorse finanziarie, sempre più limitate sul versante pubblico. Una soluzione che si affaccia con sempre maggiore efficacia è il project financing, l’assunzione da parte di investitori privati dell’onere di realizzazione di un’opera pubblica a fronte della gestione dell’opera e dei conseguenti introiti economici che da essa ne deriveranno per un determinato periodo. Una soluzione che, in linea di principio, dovrebbe sopperire alla carenza di fondi pubblici.

Abbiamo chiesto il parere di operatori del mondo della progettazione e della produzione di materiali e tecnologie, di manufatti per dare un quadro il più organico su questo settore strategico della costruzione ed in particolare sulle tecnologie del calcestruzzo che hanno rappresentato in passato un punto di forza delle nostre imprese anche in funzione dell’internazionalizzazione.

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Dalla parte del progettista… Ingegner Alberto Dal Lago Studio di Ingegneria DLC

Nella mia lunga attività di progettista strutturale ho assistito al lento e inesorabile declino della figura del committente pubblico, la cui credibilità è oggi arrivata pressochè allo zero. Nessuna fiducia di poter accedere ad una commessa pubblica per propri meriti e referenze, perchè non è nè sul merito, nè sulle referenze che la commessa viene assegnata. Nessuna possibilità che la programmazione dei lavori sia organizzabile su date certe, perchè la commessa è finanziata solo sulla carta e il suo avvio finisce per essere una decisione politica. Nessuna sicurezza che l’ente pubblico paghi quanto è dovuto nei tempi contrattualmente previsti, senza neppur trovare una banca che sconti una fattura intestata ad un ente statale. Nessuna meraviglia quindi che le imprese serie si tengano lontano dalle commesse pubbliche, che rimangono a disposizione di faccendieri, di improvvisatori ,di imprenditori spregiudicati o peggio di mafiosi o camorristi.

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Un’esperienza personale

Invece di elencare innumerevoli esempi di pessima gestione di appalti pubblici, è meglio parlare di quella mosca bianca che è stata la realizzazione del nuovo palazzo della regione Lombardia, realizzato a tempi record su un ottimo progetto che ha vinto un appalto concorso. Un miracolo? No, si è semplicemente attivata un’organizzazione di progettisti , di direttori lavori e di project manager abituati a lavorare per committenti privati. Per realizzare l’obiettivo di consegnare in 18 mesi l’edificio della Regione Lombardia, si è utilizzata la prefabbricazione strutturale degli edifici più bassi

La mia attività nel settore della progettazione di ponti e gallerie ha avuto termine quando dopo aver concorso con una società di ingegneria, di cui ero presidente, a quattro appalti per opere pubbliche, arrivando sempre secondo o terzo, sono stato avvicinato da un sedicente rappresentante dell’ente appaltante, che mi ha chiarito come potevo rientrare nel “giro” delle assegnazioni pagando in Svizzera una tangente sull’importo dell’appalto. Quando ho chiesto come fossero in grado di pilotare l’assegnazione dell’appalto, mi è stato risposto che era banale, perchè con un punteggio importante assegnato al tempo di progettazione, con elevate penali per ritardo, bastava inserire nella formula il tempo di 2 settimane invece di 6 mesi, e voilà, l’appalto era vinto con ampio margine di utile su cui la loro tangente era “poca cosa”. L’ente appaltante avrebbe perfezionato e spedito il contratto firmato per l’assegnazione ufficiale , 6 mesi meno 2 settimane dopo aver comunicato la vincita dell’appalto. Sempre che i soldi in Svizzera arrivassero, perchè in caso contrario l’assegnazione ufficiale sarebbe stata subito spedita. È stata una magra consolazione aver letto sui giornali

ed è stato impostato un turno di lavoro notturno per il nucleo centrale dell’edificio più alto, utilizzando, per la massima contrazione dei tempi, innovativi sistemi

alcuni mesi dopo che tutti i membri di una commissione per assegnare appalti pubblici erano stati incriminati;peccato che non erano i “miei”.

Una mosca bianca

di alleggerimento dei solai e apposite armature preconfezionate di rapida posa. I sub-appalti specialistici sono stati pianificati valutando l’effettiva disponibilità di mano d’opera esperta per i tempi programmati d’intervento. Il tutto potrebbe rientrare nella normalità, se non si trattasse di un edificio pubblico realizzato da un ente pubblico.


L’opinione dei produttori … Livio Izzo CSP Prefabbricati

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alla vostra prospettiva di produttori, come vede l’andamento del mercato dedicato alle infrastrutture negli ultimi anni? Quali sono le differenze che hanno interessato il rapporto tra la vostra azienda e l’ente pubblico? Con il grande crollo del mercato dei fabbricati, per la produzione e commerciali di tipo privato, le aziende di prefabbricazione stanno diversificando la loro offerta orientandosi anche verso nuovi mercati: le infrastrutture e le residenze. Si tratta di settori interessati negli ultimi anni comunque da un forte calo, ma, almeno per quanto riguarda le infrastrutture, meno a picco rispetto agli altri. Inoltre alcune opere hanno goduto di una serie di finanziamenti, soprattutto nelle grandi metropoli: Roma per le metropolitane e Milano in vista dell’expo 2015. Si tratta purtroppo di impegni per ora residuali perché non riescono ancora a colmare la fetta di mercato venuta meno con il crollo del privato industriale e commerciale, in particolar modo di quello costruito per essere poi rivenduto. L’Ente pubblico è un interlocutore estremamente complesso da trattare, da non privilegiare quindi rispetto al privato. La complessità sta nel fatto che i referenti sono vari e le procedure sia di prevendita ed ancor di più di postvendita risultano molto lunghe e macchinose. La CSP prefabbricati si è attrezzata per tempo e, sviluppando competenza specifica, è entrata in grande stile in questo mercato con la fornitura con posa in opera di travi PREM e pilastri PCM per Palazzo Lombardia a Milano e per la stazione di Rho-Pero della linea ad alta velocità.

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porta a dire che la competenza all’interno degli enti pubblici è spesso qualificata. La normativa prevede per le opere pubbliche check tecnici, che riguardano la progettazione, i piani di qualità e di sicurezza oltre alle attività di controllo durante la produzione ed il montaggio, estremamente complessi e svolti in maniera dettagliata e meticolosa da molti interlocutori diversi tra loro. Questo porta ad un inevitabile allungamento dei tempi e ad un più importante impegno di risorse umane con competenze professionali di livello medio-alto. Ma non sempre questi allungamenti sono solo burocratici: questi controlli portano frequentemente a rendersi conto in maniera anche pi dettagliata di esigenze concrete ed effettive, aumentando la qualità del prodotto finale. Interfaccia di queste committenze particolarmente attente sono le stesse figure aziendali che gradualmente si specializzano, mentre altre figure più giovani prendono il loro posto occupandosi di competenze più semplici. Tutto ciò comporta un aumento dei costi in un’epoca di sovrabbondanza di offerta sul mercato e prezzi assurdamente bassi: l’aumento della struttura aziendale naturalmente è in controtendenza e crea un’ulteriore riduzione della marginalità. È solo avendo le spalle forti, quindi, che si può sperare di superare questo periodo. Ma non è possibile, comunque, andare avanti così per molto tempo e la ricerca di nuovi sbocchi di mercato diventa sempre di più un obbligo per le aziende. La ripresa del mercato delle infrastrutture è solitamente considerato come un elemento di inversione di tendenza nei periodi di crisi. Quali sono le prospettive degli operatori italiani? In termini di fatturato, ci sono guadagni importanti o è una fetta di mercato difficile da gestire e di poca rilevanza? È una discesa con il freno tirato, tutto in contrazione. È difficile pensare che questo possa essere un elemento propedeutico ad una inversione di tendenza, si tratta piuttosto di una strada da percorrere per contenere situazioni peggiori: i prezzi

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La realizzazione delle opere pubbliche passa attraverso un lungo iter progettuale e, soprattutto, burocratico. Quali sono le modalità con cui sviluppate questi progetti? Avete figure professionali ad hoc che si occupano della gestione di questi tipi di rapporti? Ciclicamente, in precedenza anche negli anni 90, siamo stati grandemente impegnati nelle infrastrutture e la nostra esperienza ci

sono bassissimi e si registra una fortissima competizione tra i diversi produttori per riuscire ad aggiudicarsi le poche commesse disponibili. Parlare di inversione di tendenza mi sembra quindi assolutamente improprio: non possono essere quindi qui riposte le prospettive degli operatori se l’Ente Pubblico non ricomincia ad investire. Di guadagni importanti non se ne parla neppure. Tuttavia, si tratta di un mercato sicuramente importante e di soddisfazione, per chi ha sviluppato la forte competenza necessaria, purchè in prospettiva riparta il mercato, anche se inevitabilmente le proporzioni fra i vari comparti saranno definitivamente cambiate. Ed ecco perché bisogna prepararsi con una gamma di soluzioni ed una competenza molto differenziate. Ci sono particolari tecnologie o innovazioni che volete proporre in un futuro prossimo per aumentare l’interesse del mercato? Ci sono dei cantieri che attualmente considerate un vostro “fiore all’occhiello”? Per tutto quanto detto in precedenza, in questo momento conta in maniera determinante il prezzo finale, a cui comunque bisogna convergere per non essere fuori mercato. Ciononostante, a parità di prezzo esposto rispetto ai concorrenti, sicuramente una tecnologia migliore e più appropriata fà la differenza: le innovazioni e gli sviluppi di prodotto in senso tecnologico che le aziende hanno perseguito negli anni sicuramente adesso danno i propri frutti. CSP Prefabbricati ha investito molto in ricerca e sviluppo di nuove tecnologie come, ad esempio, quella del top-down e di nuovi prodotti e questa maggiore competenza e completezza ci permette di giocare delle carte in più rispetto ai concorrenti. Abbiamo investito molto anche nella messa a punto delle travi PREM, diversificandone morfologie e categorie strutturali, e anche qui sicuramente abbiamo chance importanti. Attualmente stiamo lavorando su importanti lavori in varie città d’Italia. Uno dei più rilevanti è a Roma, in uno dei cantieri di infrastrutture più importanti su scala metropolitana. Non possiamo ancora rivelarne i dettagli per ragioni di impegni di riservatezza ma possiamo fin d’ora sicuramente dire che anche questo cantiere diventerà un punto di riferimento per la tecnologia e le costruzioni in Italia. In sintesi, possiamo sicuramente confermare che il periodo è difficile e che, come in altri momenti, la via d’uscita non verrà da sola, contando sugli aiuti dall’esterno, ma che occorre costruirsela con determinazione, creatività, competenza e tanto impegno.

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INCHIESTA L’opinione dei produttori … Alberto Parpajola Laterlite

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alla vostra prospettiva di produttori, come vede l’andamento del mercato dedicato alle infrastrutture negli ultimi anni? Quali sono le differenze che hanno interessato il rapporto tra la vostra azienda e l’ente pubblico? Sicuramente negli ultimi anni abbiamo risentito di un calo del mercato delle infrastrutture, come delle costruzioni in generale, dovuto principalmente alla crisi economica del 2008 che ha provocato forte incertezza. Questo sentimento si è diffuso rapidamente in tutte le stazioni appaltanti e nelle imprese, da queste poi anche ai produttori e dunque a tutti gli operatori del settore con conseguente brusca frenata dell’operatività dei cantieri.

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La realizzazione delle opere pubbliche passa attraverso un lungo iter progettuale e, soprattutto, burocratico. Quali sono le modalità con cui sviluppate questi progetti? Avete figure professionali ad hoc che si occupano della gestione di questi tipi di rapporti? Noi sviluppiamo questi progetti avendo persone dedicate che seguono tutto l’iter che porta alla realizzazione dell’opera e dunque dai rapporti con le committenze (ANAS, Autostrade, ecc), alla consulenza agli studi di progettazione per la realizzazione del capitolato. In seguito naturalmente seguiamo tutta la parte commerciale e di assistenza/consulenza al cantiere con le imprese che devono realizzare l’opera.

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La ripresa del mercato delle infrastrutture è solitamente considerato come un elemento di inversione di tendenza nei periodi di crisi. Quali sono le prospettive degli operatori italiani? In termini di fatturato, ci sono guadagni importanti o è una fetta di mercato difficile da gestire e di poca rilevanza? Credo che non ci sia una reale ripresa del mercato delle infrastrutture, penso invece che nel breve - medio periodo questo settore soffrirà ancora di più a causa della diminuzione sensibile degli investimenti statali legati alla crisi economica ed alla necessità di risanare il debito pubblico. Il mercato delle infrastrutture è certamente interessante, coinvolgendo opere anche di grande importanza e rilevanza tecnica. Per Laterlite è un settore complementare al tradizionale canale dell’edilizia, nel quale stiamo investendo molto in ricerca e formazione a tutti i livelli con obiettivi di crescita.

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Ci sono particolari tecnologie o innovazioni che volete proporre in un futuro prossimo per aumentare l’interesse del mercato? Ci sono dei cantieri che attualmente considerate un vostro “fiore all’occhiello”? In riferimento alle nuove tecnologie/ innovazioni stiamo sviluppando una nuova applicazione per quanto riguarda l’impiego della argilla espansa Leca nello scavo meccanizzato di gallerie profonde, progetto su cui abbiamo delle buone aspettative e sul quale stiamo investendo molto dal punto di vista tecnico ed economico. I cantieri che in questo ultimo periodo ci stanno dando le maggiori soddisfazioni sia per l’importanza dell’opera sia per i volumi consegnati sono sicuramente: i cantieri del Mose a Venezia, nel quale forniamo Leca strutturale per produrre calcestruzzi leggeri strutturali che trovano impiego nella costruzione di parte dei cassoni, e i cantieri della Variante di Valico tra Bologna e Firenze, nei quali ormai da tre anni viene impiegata argilla espansa per la formazione dei rilevati alleggeriti.


L’opinione dei produttori … Nemesio Brenna M.V.B.

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alla vostra prospettiva di produttori, come vede l’andamento del mercato dedicato alle infrastrutture negli ultimi anni? Quali sono le differenze che hanno interessato il rapporto tra la vostra azienda e l’ente pubblico? Da sempre M. V. B., proprio per il carattere della nostra produzione (masselli autobloccanti e blocchi in cls sia a vista che da intonaco e termoisolanti), è indirizzata al settore del pubblico, in particolare piazze, strade, marciapiedi, opere di arredo urbano in genere. L’andamento del mercato infrastrutturale in questi anni è stato molto fluttuante, in concomitanza dei vari momenti economici che ha incontrato il paese. Ultimamente si nota una certa ripresa di questo segmento di mercato, lo vediamo da un aumento della richiesta di preventivazione da parte in particolare dei Comuni, enti provinciali e regionali, segno di una nuova ventata di ottimismo nel settore delle infrastrutture.

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La realizzazione delle opere pubbliche passa attraverso un lungo iter progettuale e, soprattutto, burocratico. Quali sono le modalità con cui sviluppate questi progetti? Avete figure professionali ad hoc che si occupano della gestione di questi tipi di rapporti? Il nostro ufficio tecnico è a disposizione dell’Ente Pubblico come del privato e delle imprese per sviluppare preventivi e progetti dedicati, con sopralluoghi in cantiere e offerta di consulenza specifica. È vero che l’iter del lavoro pubblico lascia meno spazio alla flessibilità e all’improvvisazione ma il nostro impegno a soddisfare le esigenze del

cliente rimane immutato. Il lavoro pubblico diventa spesso una sfida anche per la burocrazia che comporta tempi di gestione molto lunghi ma, una volta acquisito il lavoro, la soddisfazione è comunque grande. Purtroppo il “patto di stabilità” frena un po’ gli entusiasmi da parte delle aziende che decidono di dedicarsi al settore. Ci vorrebbe una maggiore fluidità nei pagamenti, in modo da non costringere le aziende a esposizioni eccessivamente lunghe.

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La ripresa del mercato delle infrastrutture è solitamente considerato come un elemento di inversione di tendenza nei periodi di crisi. Quali sono le prospettive degli operatori italiani? In termini di fatturato, ci

sono guadagni importanti o è una fetta di mercato difficile da gestire e di poca rilevanza? Per quanto ci riguarda, il settore pubblico occupa il 15% del nostro mercato, non tantissimo quindi, ma credo che le premesse ci siano per sviluppi futuri, in previsione anche della tanto auspicata ripresa.

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Ci sono particolari tecnologie o innovazioni che volete proporre in un futuro prossimo per aumentare l’interesse del mercato? Ci sono dei cantieri che attualmente considerate un vostro “fiore all’occhiello”? Una tecnologia nella quale crediamo molto e che spingiamo prevalentemente nel settore pubblico è quella che ha visto lo sviluppo della Linea Green Active, che comprende masselli “intelligenti” mangia smog basati sul principio fotocatalitico che trasforma gli inquinanti presenti in atmosfera, e che si depositano sul manufatto cementizio, in sali non nocivi per la salute. Il principio attivo è il TX Active di Italcementi che viene additivato alla pasta cementizia di cui sono fatti i masselli autobloccanti della Linea GreenActive. Il monitoraggio su realizzazioni di piazze e strade pavimentate con masselli di questo tipo ha dimostrato un effettivo abbattimento degli agenti inquinanti, per questo il prodotto è perfetto in applicazioni di quest’ambito. Ma in genere è il massello autobloccante che riteniamo una scelta particolarmente valida ed ecosostenibile in un periodo come questo di grande sensibilità per l’ambiente: è un prodotto che non va a intaccare il patrimonio ambientale, in quanto di tipo industriale e riproducibile senza impattare con l’ambiente, contribuisce alla riduzione dell’effetto di surriscaldamento in quanto è normalmente drenante, è posato a secco e quindi rimovibile e riutilizzabile, ed è riciclabile alla fine del suo ciclo di vita. Inoltre è ecosostenibile anche nel prezzo rispetto a soluzioni come la pietra. Per quanto riguarda i nostri “fiori all’occhiello” ritengo cantieri d’eccellenza tutte le piazze e i percorsi pedonali realizzati fino a oggi.

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INCHIESTA L’opinione dei produttori … Marco Sganzerla Betonrossi

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alla vostra prospettiva di produttori, come vede l’andamento del mercato dedicato alle infrastrutture negli ultimi anni? Quali sono le differenze che hanno interessato il rapporto tra la vostra azienda e l’ente pubblico? Per quanto ci riguarda, negli ultimi dieci anni, abbiamo sviluppato svariati progetti legati alle infrastrutture, confrontandoci con diversi enti pubblici su tutto il territorio nazionale, soprattutto nel nord Italia. Questo grazie alla distribuzione capillare dei nostri stabilimenti e dei laboratori dedicati alla produzione di calcestruzzo. Relazionandoci direttamente con le imprese nostre clienti, non abbiamo notato particolari evoluzioni del mercato, neanche durante i periodi di crisi; bisogna infatti tener presente che i lavori dedicati alle infrastrutture si sviluppano su un periodo medio-lungo, permettendoci una fornitura più o meno costante nel tempo.

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La realizzazione delle opere pubbliche passa attraverso un lungo iter progettuale e, soprattutto, burocratico. Quali sono le modalità con cui sviluppate questi progetti? Avete figure professionali ad hoc che si occupano della gestione di questi tipi di rapporti? Come accennavo in precedenza, sono le imprese a trattare con gli enti pubblici; il nostro compito, invece, è fornire il miglior prodotto, o meglio quello più adatto alle esigenze dell’impresa. Solitamente questo tipo di progetti è seguito direttamente dalla Direzione Aziendale della società; una scelta dovuta sia per i volumi in gioco, si tratta infatti di commesse di qualche centinaio di migliaio di metri cubi di calcestruzzo, sia per i controlli più stringenti sul prodotto. Vengono infatti maggiormente curati i

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dettagli delle prestazioni e inoltre si presta maggior attenzione all’aspetto legale e normativo dei contratti. Infine, bisogna considerare che solo la struttura centrale è in grado di gestire al meglio le questione legata alle importanti esposizioni se la solvibilità di un progetto “pubblico” è garantita, è altrettanto vero che si dilunga nel tempo, così come l’impegno della fornitura del prodotto, che può subire un andamento piuttosto incostante, partendo spesso a rilento, per poi avere delle cadenze (settimanali o mensili) più o meno regolari, con picchi di gestione legati alle caratteristiche dell’opera.

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La ripresa del mercato delle infrastrutture è solitamente considerato come un elemento di inversione di tendenza nei periodi di crisi. Quali sono le prospettive degli operatori italiani? In termini di fatturato, ci sono guadagni importanti o è una fetta di mercato difficile da gestire e di poca rilevanza? Betonrossi è un partner affidabile e ricercato per questo tipo di progetti, non a caso oltre il 50% del nostro fatturato è legato alle opere pubbliche. Le nostre prospettive future quindi non possono che essere positive, basti considerare che nemmeno la crisi economica e, soprattutto, finanziaria, ha bloccato questo tipo di progetti; anzi, il sostanziale rallentamento del mondo dell’edilizia, dovuto in gran parte all’allungamento dei tempi di pagamento, ha intaccato solo minimamente il mondo delle infrastrutture, che rappresentano invece un importante volano per la ripresa economica del paese.

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Ci sono particolari tecnologie o innovazioni che volete proporre in un futuro prossimo per aumentare l’interesse del mercato? Ci sono dei cantieri che

attualmente considerate un vostro “fiore all’occhiello”? Il periodo dal 2002 al 2007 ci ha visti protagonisti nei principali cantieri legati alle opere pubbliche in Italia. Abbiamo contribuito con oltre 750.000 m3 di calcestruzzo alla realizzazione della TAV Milano-Bologna, sulla tratta Piacenza - Fidenza, laddove abbiamo i nostri stabilimenti di Piacenza, Fiorenzuola e Borghetto dedicato anche alla fornitura delle travi prefabbricate del viadotto Piacenza, compresa la fornitura dei calcestruzzi per la realizzazione del ponte strallato sul fiume po di Piacenza. Sempre per l’Alta Velocità Ferroviaria, i nostri stabilimenti di Noale (VE) e Campodarsego (PD) hanno partecipato alla realizzazione della Padova-Mestre, mentre quelli di Medolla (MO), Revere (MN) e Nogara (VR) hanno contribuito alla fornitura di calcestruzzo per la tratto Bologna-Verona (circa 400.000 m3 di calcestruzzo). Per quanto poi riguarda le infrastrutture stradali abbiamo partecipato alle forniture dei calcestruzzi per parte del Passante di Mestre (VE) con più di 30.000 m3 i calcestruzzo, ed inoltre stiamo fornendo i calcestruzzi presso il cantiere della Valdastico sud dell’autostrada A31 Vicenza-Rovigo, della Corda Molle a Brescia (bretella tra la A4 e la A21) e del ponte per la tangenziale sul fiume Trebbia a Piacenza. Per tutti questi progetti abbiamo fornito una vasta gamma di prodotti: calcestruzzi strutturali, alleggeriti ed ad alta resistenza. Richieste diverse sempre soddisfatte dalla varietà di calcestruzzi “speciali”, che riescono a soddisfare qualsiasi tipologia di operazione. Betonrossi, infatti, è un’azienda che deve la sua fortuna alla produzione di calcestruzzi preconfezionati, prodotti cioè che devono esser lavorati in cantiere e richiedono quindi un supporto tecnico, assistenza e monitoraggio sul “campo”: tutte peculiarità che forniamo in un “pacchetto completo”.


L’opinione dei produttori … Attilio Berrino Holcim

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alla vostra prospettiva di produttori, come vede l’andamento del mercato dedicato alle infrastrutture negli ultimi anni? Quali sono le differenze che hanno interessato il rapporto tra la vostra azienda e l’ente pubblico? Negli ultimi 3 anni nella nostra zona di influenza, costituita da Lombardia e Piemonte, ed in particolare nella “Grande Milano” abbiamo riscontrato una crescita importante nel segmento infrastrutture che ancora non si è riflessa completamente nel mercato, ma è destinata a farlo nel prossimo quinquennio. Sono le cosiddette “Opere essenziali e connesse” all’Esposizione Universale del 2015 (Pedemontana Lombarda, Brebemi, Metro 4, Metro 5, Prolungamento Metro 1, Potenziamento Ferrovia Rho Gallarate, Collegamento Molino Dorino A8 A9, Prolungamento Rho Monza) accompagnate dalla sviluppo della rete Alta Velocità Ferroviaria lungo le direttrici dei Corridoi 5 e X (Torino Lione, Milano Verona, Terzo Valico) che saranno il motore dei prossimi anni. Come produttori di calcestruzzo ci relazioniamo quasi esclusivamente con le imprese aggiudicatarie degli appalti pubblici e non direttamente con la stazione appaltante, tuttavia ultimamente ci siamo dovuti adattare a sempre più stringenti richieste di controllo rivolte a tutte le società coinvolte nell’espletamento dell’opera pubblica: le verifiche riguardano la prevenzione dell’ingresso della criminalità organizzata e la tracciabilità dei flussi finanziari.

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progettuale e, soprattutto, burocratico. Quali sono le modalità con cui sviluppate questi progetti? Avete figure professionali ad hoc che si occupano della gestione di questi tipi di rapporti? L’azienda si è dotata negli ultimi anni di figure dedicate alla gestione dei Grandi Lavori sia in fase di acquisizione che di gestione, nonchè di strutture ad hoc per l’elaborazione di tutte le pratiche documentali connesse alla qualifica di essa stessa e dei propri fornitori. In alcune opere soggette a Protocollo di Legalità (es. Pedemontana e Brebemi) abbiamo dovuto anche stilare contratti specifici con i nostri fornitori che sono stati anche essi soggetti a tutti i controlli antimafia. - La ripresa del mercato delle infrastrutture è solitamente considerato come un elemento di inversione di tendenza nei periodi di crisi.

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Quali sono le prospettive degli operatori italiani? In termini di fatturato, ci sono guadagni importanti o è una fetta di mercato difficile da gestire e di poca rilevanza? Nella prima metà di quest’anno Holcim Aggregati Calcestruzzi ha fatturato circa 1/5 del totale su lavori infrastrutturali. Riteniamo che questa percentuale crescerà grazie al portafoglio acquisito negli ultimi mesi ed alla grande offerta di lavori di questo tipo attesa nella nostra zona di influenza. Il mercato residenziale, commerciale e delle opere pubbliche non infrastrutturali non offre purtroppo le stesse prospettive, fatta eccezione per alcuni progetti localizzati nella città di Milano. La gestione di queste opere è indubbiamente difficile e va affrontata con un approccio strutturato e professionale che permetta di valutare a priori tutte le variabili in gioco; infatti, per quanto volumi e fatturati siano elevati, l’assorbimento di risorse aziendali è cospicuo ed una scorretta preventivazione o controllo dei costi può portare a situazioni spiacevoli.

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Ci sono particolari tecnologie o innovazioni che volete proporre in un futuro prossimo per aumentare l’interesse del mercato? Ci sono dei cantieri che attualmente considerate un vostro “fiore all’occhiello”? Negli ultimi 3 anni abbiamo fornito in esclusiva il calcestruzzo per la costruzione della area di Porta Nuova, situata a Milano nei pressi della stazione Garibaldi. Per questo cantiere abbiamo progettato sia calcestruzzi ad alta resistenza (capaci di sopportare compressioni fino a 85 MPa) sia calcestruzzi a basso calore di idratazione per getti massivi di fondazione (con resistenze 37 e 40 MPa e confezionati con cemento pozzolanico ed aggiunte di filler con attività pozzolanica.) Dall’anno scorso abbiamo cominciato a fornire anche il cantiere dell’Autostrada diretta Brescia Bergamo Milano. Su di esso abbiamo servito calcestruzzi di resistenza 55 MPa per la costruzione di conci prefabbricati con importanti sviluppi di resistenza nelle prime ore di vita del prodotto.

La realizzazione delle opere pubbliche passa attraverso un lungo iter

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L’opinione dei produttori … Francesco Luda di Cortemiglia Calcestruzzi

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alla vostra prospettiva di produttori, come vede l’andamento del mercato dedicato alle infrastrutture negli ultimi anni? Quali sono le differenze che hanno interessato il rapporto tra la vostra azienda e l’ente pubblico? Stiamo vivendo un momento di calo e stagnazione importanti del mercato che non suggerisce prospettive rassicuranti a breve periodo. Tuttavia in questo momento sono in fase di sviluppo e realizzazione una serie di progetti approvati e avviati negli anni precedenti. Sicuramente si registra un rallentamento importante, ma la semplificazione dell’iter amministrativo per sostenere le opere pubbliche e le opere di corredo alle grandi infrastrutture sono elementi che contribuiscono allo stimolo e allo sviluppo del settore. Tengo a precisare che Calcestruzzi si relaziona con le imprese di costruzione e non direttamente con l’Ente Pubblico committente. Abbiamo però un approccio al settore delle costruzioni riconosciuto dal mercato e anche dalla Pubblica Amministrazione, che poggia su diversi pilastri: abbiamo adottato un Protocollo di legalità come scelta consapevole e innovativa per operare sul territorio in stretto rapporto con le istituzioni (recentemente abbiamo firmato a Reggio Calabria e Catania), operiamo affinché tutte le nostre operazioni siano tracciabili, la società ha standard di sicurezza elevati grazie al progetto “Zero Infortuni” e per tutte le nostre attività abbiamo impostato un triplice controllo della qualità.

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La realizzazione delle opere pubbliche passa attraverso un lungo iter

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progettuale e, soprattutto burocratico. Quali sono le modalità con cui sviluppate i vostri progetti. Avete figure progettuali ad hoc che si occupano della gestione di questi tipi di rapporti? Da sempre e soprattutto per le Grandi Opere auspichiamo il dialogo con la filiera ovvero con la committenza, i progettisti, le imprese esecutrici e gli applicatori. Questo approccio ci ha permesso di trasferire il nostro know-how in più di un’occasione come ad esempio nella realizzazione nella nuova sede della Regione Lombardia, della realizzazione del MAXXI a Roma, nelle recente realizzazione del Ponte della Musica sempre a Roma o nella preparazione del calcestruzzo per il Mose a Venezia. Spesso e volentieri veniamo chiamati nella fase progettuale per fornire indicazioni suggerendo tecnologie e sistemi innovativi per le specifiche esigenze. Proprio per

questo motivo al nostro interno abbiamo un servizio Assistenza Tecnica e un Servizio Innovazione molto attenti alle richieste del cliente.

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La ripresa del mercato delle infrastrutture è solitamente considerato come un elemento di inversione di tendenza nei periodi di crisi. Quali le prospettive per gli operatori italiani? In termini di fatturato ci sono guadagni importanti o è una fetta di mercato difficile da gestire o di poca rilevanza? Gli indicatori economici sono sotto gli occhi di tutti e non direi niente di nuovo rispetto alla situazioni di crisi in atto. Una parte significativa del fatturato di Calcestruzzi proviene dalle Grandi Opere. Per la società è un’importante cartina di tornasole rispetto alla nostra capacità di gestire progetti importanti e particolarmente complessi e posso affermare che il mercato ci riconosce questo nostro approccio.

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Ci sono particolari tecnologie o innovazioni che volete proporre in un futuro prossimo per aumentare l’interesse del mercato? Ci sono dei cantieri che attualmente considerate un vostro “fiore all’occhiello”? Molti cantieri che stiamo seguendo sono per noi “fiori all’occhiello”, a partire dal Mose nel quale siamo protagonisti con una fornitura di calcestruzzo innovativo chiamato Marine Concrete frutto di dieci anni di ricerca e sviluppo presso il centro di ricerca Brindisi del Gruppo Italcementi di cui facciamo parte , poi siamo presenti nella Pedemontana, nei passanti di Torino e Genova, nel Quadrilatero Umbria-Marche, nelle nuove linee metropolitane di Roma e Milano sui cantieri sulla Salerno-Reggio Calabria. A Rho alle porte di Milano ad esempio abbiamo un impianto di produzione del calcestruzzo – è il nostro primo in Italia - che ha ottenuto una triplice certificazione: ambiente, sicurezza e salute. È in grado di fornire al mercato i prodotti speciali e innovativi tra cui i calcestruzzi isolanti termo-acustici e i calcestruzzi “mangiasmog” sempre più richiesti dai progettisti e dalle imprese.


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N. 19 - 1 Ottobre 2011

IL GIORNALE dell’INGEGNERE

MADEexpo/

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Milano Architettura Design Edilizia Fiera Milano Rho 5/8 Ottobre 2011

Tutte le novità per il futuro delle costruzioni e del progetto S aranno gli Stati Generali delle Costruzioni a inaugurare la quarta edizione di MADE expo, la manifestazione fieristica internazionale che si terrà a Fiera Milano, Rho, dal 5 all’8 ottobre. Un tavolo di confronto di eccellenza che vedrà l’intera filiera delle costruzioni, le istituzioni, la politica e la società confrontarsi su un modello di sviluppo basato sulla qualità e la legalità dell’impresa e del lavoro. MADE expo è il principale appuntamento fieristico internazionale dedicato al mondo dell’edilizia e si conferma momento ideale per conoscere le migliori soluzioni e le tecnologie più evolute dedicate a architetti, progettisti, designer e costruttori, che ritrovano nei percorsi

specializzati di MADE expo un panorama completo del settore. Non solo. Gli eventi e i convegni organizzati all’interno di MADE expo offrono ai visitatori e agli espositori internazionali importanti momenti di confronto e di approfondimento sulle dinamiche e sulle sfide che riguardano il futuro delle costruzioni. Il calendario degli eventi è nutrito di importanti iniziative e attività a partire dal Forum della Tecnica delle Costruzioni, organizzato in partnership con Federcostruzioni. Oltre 35 i convegni in programma, per confrontarsi su temi quali sicurezza delle opere, salvaguardia dell’ambiente, sostenibilità, housing sociale e smart materials. Inoltre, Federcostruzioni presenta

a MADE expo il II Rapporto sul mercato delle costruzioni e il I Rapporto sull’Innovazione nelle costruzioni, due studi che aiuteranno gli esper-

La parola ad Andrea Negri, presidente Made Eventi Le tre edizioni di MADE expo hanno registrato una crescita costante delle presenze. Quali sono le caratteristiche di MADE expo che ne hanno determinato il successo e quali le aspettative per questa edizione?

Innovazione tecnologica, ricerca, prodotti di qualità, qualificazione degli operatori, sono gli elementi che fin dall’inizio hanno caratterizzato MADE expo. Il nostro obiettivo è da sempre quello di presentare un’offerta completa e rappresentativa di tutto il settore delle costruzioni; ciò è possibile grazie al format espositivo che propone diversi percorsi tra saloni specializzati, in modo da indirizzare gli operatori fra le novità e gli aggiornamenti del settore. Uno dei requisiti vincenti della fiera è, inoltre, la concreta opportunità di business che mettiamo a disposizione dei partecipanti, oltre all’alto livello espositivo e alla cultura delle costruzioni. MADE expo ha saputo poi coniugare il momento espositivo con una serie crescente di eventi a carattere tecnico e politico, che hanno elevato la manifestazione a momento culturale di riflessione su tutto il settore. L’obiettivo che ci prefiggiamo per questa edizione è di arrivare a 300.000 visitatori e i riscontri ricevuti fino a ora ci fanno ben sperare. Quali sono i principali eventi che caratterizzeranno questa edizione?

Quella di quest’anno sarà un’edizione tutta incentrata sul futuro, con un ricco calendario di iniziative, a partire dagli Stati Generali delle Costruzioni, che apriranno la quarta edizione: un momento di incontro e di riflessione molto importante, nel quale l’intera filiera delle costruzioni, le istituzioni, la politica insieme rifletteranno su un nuovo modello di sviluppo. Evento irrinunciabile sarà anche quest’anno il Forum della Tecnica delle Costruzioni, con un nutrito calendario di convegni sui temi caldi dell’edilizia. La sostenibilità sarà al centro di questo appuntamento come di altri, tra cui AAA Agricoltura, Alimentazione, Archi-

tettura, spazio dedicato alla presentazione delle tendenze del progettare e costruire green e sostenibile, capace di coniugare lo sviluppo tecnico e professionale con il progresso urbano. Altro tema fondamentale sarà il social housing, oggetto di una serie di eventi: si va da Social Home Design “Abitare il Futuro”, una mostra espositiva che presenterà soluzioni abitative, progettate da firme prestigiose dell’architettura, che coniugano i canoni dell’edilizia sociale e il design tipico del made-in-Italy, al concorso Instant House, quest’anno proprio dedicato al tema Social Club. Saranno inoltre presentati i progetti del bando Housing Contest. Parlando di edilizia non si può non parlare di ristrutturazione e rivalorizzazione dell’esistente: da qui la seconda edizione di Borghi & Centri Storici,

che presenterà le competenze tecniche e conoscitive della filiera in materia di restauro, progettazione, bioarchitettura e nuove fonti di energia. Ci sarà infine un nuovo salone, Components & Contract, il nuovo Salone dei Componenti, Materiali, Tecnologie e Macchine per il Design, il Contract e la Decorazione d’Interni. Ma questi sono solo alcuni degli oltre 200 convegni in calendario. Come si posizione MADE expo nel calendario fieristico internazionale?

Fin dalla prima edizione MADE expo si è segnalata come manifestazione fieristica di respiro internazionale leader nel campo delle costruzioni e del progetto e oggi è la sola fiera che raggruppa in un unico momento tutto il sistema. Lo spostamento di date a ottobre

per questa edizione è stata una conseguenza del desiderio di inserirsi in modo ancor più organico all’interno del calendario fieristico internazionale e rispondere alle richieste degli espositori e del mercato. In questo modo potremo aprirci a un maggior numero di visitatori da tutto il mondo e dedicare ancora maggiore attenzione a questo aspetto. Alla luce della situazione attuale dell’economia del Paese, qual è il ruolo di MADE expo per il settore dell’edilizia?

Nonostante arrivino segnali incoraggianti la ripresa è ancora lontana e questo determina la preoccupazione delle aziende. Il governo non sta facendo molto in termini di supporto e incentivi alle imprese, e questo nonostante il comparto delle costruzioni rappresenti il 20% del Pil italiano. Quello che è stato fatto fino a oggi non è sufficiente, bisogna cambiare le regole e snellire le procedure e le burocrazie. Serve un cambiamento radicale nei prodotti e nell’organizzazione dell’offerta, ma soprattutto nel concetto del “costruire” per un vero rilancio del settore. MADE expo è la fiera di riferimento dell’intero mondo delle costruzioni e del progetto, è il luogo in cui si trovano i trend del futuro e i nuovi spazi del mercato dove è opportuno investire. Per affrontare il futuro in positivo occorre puntare soprattutto su recupero e ristrutturazione dell’esistente, oltre che sulle prospettive offerte dal social housing. Credo che, data la situazione attuale, riusciranno a emergere quelle realtà che sapranno proporre prodotti di qualità e di eccellenza, che sapranno cogliere le tendenze del momento e investire nelle sfide green, che sapranno offrire materiali e tecnologie altamente performanti in grado di coniugare valore estetico ed efficienza energetica. MADE expo è senza dubbio il luogo di incontro ideale per trovare le eccellenze e per discutere delle prospettive del costruire.

ti a fare il punto della situazione del mercato edilizio. MADE expo è attenta al sostegno della ripresa del settore delle costruzioni e dedi-

ca ampia visibilità alle opportunità di sviluppo. Dopo il successo dello scorso anno, torna Borghi & Centri Storici, in collaborazione con Borghi Srl, il progetto che guarda alla riqualificazione degli oltre 5.000 borghi e piccoli centri che caratterizzano il territorio italiano. Diverse le iniziative, invece, dedicate al social housing, la vera frontiera dell’edilizia del futuro. In un’area di oltre 1.000 mq sarà allestita Social Home Design “Abitare il futuro”, in collaborazione con My Exhibition, la mostra che presenta un nuovo modo di costruire che unisce i criteri estetici del design e dello stile, materiali e prodotti italiani altamente performanti, contenendo i costi di realizzazione. Ampia visibilità an-

che per i risultati del bando Housing Contest, organizzato da FederlegnoArredo in partnership con Comune di Milano, Ordine degli Architetti della Provincia di Milano, Assimpredil, ANCE e IN/ARCH Sezione Lombardia, e per la premiazione della terza edizione del concorso InstantHouse, promosso da FederlegnoArredo e Politecnico di Milano. Spazio anche per i temi della salvaguardia ambientale e dell’architettura ecosostenibile con AAA Agricoltura Alimentazione Architettura e per Components & Contract, il nuovo salone dedicato a componenti, materiali, tecnologie e macchine per il design, il contract e la decorazione d’interni.

L’opinione di Paolo Buzzetti, presidente di Federcostruzioni

“I

l MADE costituisce oggi un progetto importante, anche alla luce di Milano Expo 2015, un progetto di marketing e di promozione delle costruzioni italiane. Per questo Federcostruzioni ha scelto di realizzare una partnership con questa grande manifestazione fieristica.” Paolo Buzzetti, presidente di Federcostruzioni, così spiega la scelta della federazione in cui si riconoscono le categorie produttive più significative di tutto il mercato edile e infrastrutturale. “Con MADE abbiamo avviato un progetto comune dove Federcostruzioni mette a disposizione della manifestazione e delle attività promozionali studi, ricerche e contenuti ampiamente condivisi dalla maggior parte delle associazioni e dei diversi segmenti produttivi protagonisti dell’attività costruttiva. Così quest’anno saremo noi a raccontare lo scenario, purtroppo, ancora assai negativo sull’andamento del mercato. Saranno i dati del secondo Rapporto sul sistema delle costruzioni di Federcostruzioni a sintetizzare le dinamiche della crisi. Così come per la prima volta presenteremo un Rapporto sull’innovazione e la sostenibilità delle costruzioni, dove vengono illustrate un’ampia gamma di soluzioni tecnologiche e di prodotto.” Può sintetizzarci con alcuni dati la difficile situazione del settore?

“Il primo elemento da considerare riguarda i tempi della crisi che ha colpito il nostro Paese e che si sta prolungando oltre ogni previsione. I rischi di un collasso sono alti. E tutti ne risentiamo negativamente. L’industria delle costruzioni, che nella quasi totalità si riconosce in Federcostruzioni, vive un momento per molti aspetti e per la maggior parte dei settori che non esitiamo a definire drammatico. Dal 2008 ad oggi si sono persi nel nostro settore oltre 300.000 posti di lavoro. Nel 2010 secondo le nostre stime sintetizzate nel secondo

Rapporto Federcostruzioni sul sistema delle costruzioni in Italia, che presenteremo al MADE nella giornata inaugurale, il calo della produzione in termini reali (al netto dell’inflazione) dell’intero comparto produttivo è stato di circa il 2%, che si va ad aggiungere al calo del 12% del 2009 e a quasi il 3% del 2008. In sintesi in tre anni abbiamo perduto il 16% del valore della produzione. Un valore che tra l’altro sarebbe ben più elevato se escludessimo dal conto l’andamento del nostro export, che per molti settori ha significato un contenimento delle perdite. Oltre un terzo, infatti, dei fatturati del nostro sistema industriale delle costruzioni viene realizzato sui mercati esteri. E nel 2010 la ripresa di molti Paesi soprattutto nell’Estremo Oriente e in Sud America ha consentito a comparti come il legno, le ceramiche o la produzione di macchine di ridurre le perdite che si andavano accumulando sul mercato italiano a causa della minore attività. E la situazione relativa all’anno in corso resta molto critica, con una previsione di un ulteriore calo sostanzialmente uguale a quello del 2010 alzando al 17,5% la contrazione complessiva degli ultimi quattro anni.” Quali sono le proposte di Federcostruzioni per superare questa fase difficile e rilanciare il settore e l’economia?

“Come Federcostruzioni ab-

biamo avanzato diverse proposte. Fin da quando si è iniziata a manifestarsi la crisi, dopo la bolla immobiliare americana, avevamo indicato che sarebbe stato opportuno utilizzare le costruzioni in funzione anticongiunturale, immettendo sul mercato, come del resto hanno fatto poi tutti i maggiori Paesi industrializzati, europei e non, le pochi risorse disponibili per un vero e proprio piano di piccole opere. Egualmente, abbiamo invitato il Governo a utilizzare immediatamente i fondi FAS e le risorse messe a disposizione dall’Unione Europea, nella convinzione che il problema principale del nostro Paese sia quello di aumentare la nostra capacità produttiva. Abbiamo sostenuto, altresì, con forza scelte di politica fiscale in grado di selezionare, di incentivare chi ha possibilità di investimento, chi può e vuole creare nuova ricchezza. Ma il tempo è passato, la crisi si è inasprita e le decisioni non sono arrivate. E quando qualcosa si è mosso, come nel caso del Decreto Tremonti, che per molti aspetti ha recepito le nostre proposte soprattutto sul fronte dello snellimento delle procedure quasi tutto è rimasto sulla carta. Siamo di fronte ad una situazione molto molto difficile. Eppure l’industria delle costruzioni si conferma attiva e competitiva come stanno a dimostrare i successi sui mercati esteri, dove crescono fatturato e commesse. Ci vuole un cambio di passo, ci vuole soprattutto un’assunzione di forte responsabilità da parte della politica e degli amministratori pubblici a tutti i livelli. Come Federcostruzioni noi abbiamo proposto un insieme di iniziative che collegate fra loro possono costituire un grande progetto di sviluppo, noi lo abbiamo chiamato “piano città”, perché deve avere al centro la riqualificazione urbana. In questo modo ancora una volta le costruzioni potrebbero svolgere quel ruolo di volano che già altre volte hanno svolto in passato.”


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MILANO ARCHITETTURA DESIGN EDILIZIA – FIERA MILANO RHO 5/8 OTTOBRE 2011

MADEexpo/ Zaffaroni: La crisi trasforma anche il mercato del calcestruzzo

“L

a situazione di crisi economica che perdura da alcuni anni sta indubbiamente condizionando e trasformando il mercato del calcestruzzo. I progettisti e i prescrittori sono sempre più attenti ai temi della sostenibilità e del risparmio energetico e richiedono al calcestruzzo prestazioni diverse dalla sola resistenza prevista dalla normativa”. È quanto sostiene l’ing. Fortunato Zaffaroni, Consigliere Delegato di Calcestruzzi Spa, in merito all’evoluzione del mercato del calcestruzzo in funzione dell’attuale contesto economico. “Faccio alcuni esempi – prosegue l’ing. Zaffaroni - i calcestruzzi per l’isolamento termico e l’isolamento acustico offrono indubbi vantaggi in termini di minor costi di applicazione e un maggior confort abitativo; la leggerezza unita alla resistenza consente la realizzazione di opere più snelle dal punto di vista estetico e un risparmio di costi; la fluidità e la rapidità nella

messa in opera permettono alle imprese risparmi di tempo e di manodopera. Negli ultimi anni, oltre al calcestruzzo “base” per realizzazioni residenziali e strutturali, sono cambiati i criteri di valutazione del prodotto: il mercato è sempre più orientato verso una richiesta prestazionale con una valutazione del contesto applicativo e del risultato finale. Tutto ciò fa sì che il calcestruzzo visto non più come “commodity” ma come “soluzione” che permettere di risolvere complessità progettuali grazie ad una serie di servizi aggiuntivi tra cui la messa a punto del prodotto, la qualità, l’assistenza in cantiere e nella posa in opera. In altre parole un mix di progettualità e impegni concreti che oggi sono già patrimonio e tratto distintivo di Calcestruzzi”. “Abbiamo diversi prodotti innovativi e soluzioni “su misura” per il cliente – prosegue il Consigliere Delegato, sottolineando l’impegno dell’azienda nell’integrare il con-

cetto di sviluppo sostenibile nelle proprie attività e strategie. Nel cantiere del Mose a Venezia, Calcestruzzi è intervenuta con la fornitura di Marine Concrete, il calcestruzzo per applicazioni specifiche appositamente sviluppato per l’uso in ambienti marini o esposti a condizioni ambientali soggette all’azione corrosiva del mare o dell’aria. Immerso nell’acqua di mare della laguna, il prodotto è in grado di resistere a diverse azioni corrosive quali quelle esercitate da cloruri e solfati, dall’azione meccanica esercitata dalle onde e dalla conseguen-

te azione del bagnasciuga. L’aspetto che vorrei sottolineare è che garantisce una vita di esercizio dell’opera di oltre 200 anni e questo grazie alle ricerche avviate oltre 10 anni fa nel Laboratorio Italcementi di Brindisi e allo sviluppo del mix-design fatto d’intesa con l’impresa. A Roma, invece, per la realizzazione del Ponte della Musica abbiamo messo a punto con i progettisti un calcestruzzo di ultima generazione (un Rck 85) che ha permesso di ridurre di circa il 56% il peso della soletta con conseguente risparmio dei costi. Un ultimo esempio è sul fronte della sostenibilità. Registriamo dal mercato un’attenzione particolare per una soluzione termoacustica per i massetti. La nostra risposta si chiama Fonisocal Plus. È un prodotto tre volte sostenibile: consente infatti il recupero di materie plastiche che altrimenti andrebbero in discarica, consente un risparmio energetico grazie alle sue caratteristiche di isolamento termico e con-

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tribuisce al confort acustico delle case grazie al particolare mix-design. E anche per questa soluzione abbiamo un dialogo costante con gli applicatori. Calcestruzzi si può permettere questo approccio alla clientela grazie anche a due servizi dedicati: l’Assistenza Tecnica e il Servizio Innovazione per dialogare con la filiera (committenza,proscrittore, impresa, applicatori) nel fornire sempre il prodotto e/o l’applicazione più adeguata alle diverse esigenze progettuali”. Sulle ragioni della presenza al MADEexpo, nell’ambito del Forum della Tecnica delle Costruzioni, l’ing. Zaffaroni precisa: “Siamo al MADEexpo nell’ambito di un percorso di innovazione che sta attuando da tempo il Gruppo Italcementi. La casa madre è presente con uno stand in cui espone, tra l’altro, il cemento trasparente usato per il padiglione italiano all’Expo di Shanghai: è un prodotto innovativo frutto

della nostra ricerca, su cui si sta concentrando l’attenzione della building community. Calcestruzzi partecipa, invece, al Forum della Tecnica delle Costruzioni con l’obiettivo di dare un contributo al rinnovamento del mondo delle costruzioni favorendo il dialogo nella filiera tra progettisti, committenza, imprese e mercato. “Cerchiamo anche noi, nel nostro settore, di fare innovazione non solo con il prodotto o con il servizio ma con un approccio complessivo al mercato che comprenda anche la sicurezza l’attenzione all’ambiente, lo sviluppo di prodotti che nella loro fase di produzione emettano meno CO2 e l’attenzione ai materiali da riciclo che miscelati al calcestruzzo contribuiscono a migliorarne le performance – prosegue Zaffaroni. In questo senso ci riconosciamo nello slogan del recente Congresso Nazionale degli Ingegneri che si è tenuto a Bari: “più responsabilità, più ambiente, più innovazione”.

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MADEexpo/ Il Forum della Tecnica delle Costruzioni a MADEexpo 2011 GIOVANNI PLIZZARI*

Dal 5 al 8 ottobre si terrà a Milano il MADEexpo 2011, una manifestazione fieristica che consente a tanti espositori di presentare le novità nel campo dei materiali e delle tecnologie edilizie. Per il secondo anno consecutivo, il MADE ospiterà uno spazio riservato alla cultura del costruire, chiamato “Forum della Tecnica delle Costruzioni”, nel quale saranno presenti le università e le principali associazioni culturali italiane che operano nell’ambito dell’edilizia. Come si è già verificato lo scorso anno, il Forum favorirà il contatto tra i numerosissimi visitatori (più di 240.000 nell’edizione del 2010) e gli operatori culturali che lavorano quotidianamente per promuovere l’innovazione per un’edilizia di qualità. Questo contatto rappresenta una opportunità per gli operatori e le aziende italiane per acquisire know-how ed essere più competitive in un mercato sempre più difficile, dove la riduzione dei costi non rappresenta più l’unica soluzione per acquisire

nuove fasce di clienti. Nell’ambito del Forum sono organizzati numerosi convegni culturali che, con la partecipazione di aziende sponsor, entreranno nel vivo dei problemi attuali dell’edilizia. Molti di questi convegni sono organizzati dalle associazioni culturali. Tra i temi trattati nel 2011 sarà presente anche la sostenibilità edilizia, in un contesto nel quale il risparmio energetico e il riutilizzo dei materiali rivestono certamente un ruolo fondamentale, così come la necessità di riqualificare le costruzioni post-belliche, costruite quando la necessità di resistere alle azioni sismiche e di risparmiare energia non erano sentite e nemmeno previste dalle normative dell’epoca. Nel Forum è anche riservato uno spazio per la “Mostra prodotti”, dove diverse aziende selezionate da un Comitato scientifico del forum presentano ai visitatori prodotti e sistemi caratterizzati da un elevato contenuto tecnologico, che saranno fisicamente presenti in fiera e che potranno essere toccati con mano dal pubblico.

Il Forum della Tecnica delle Costruzioni vuole quindi creare un ponte tra la ricerca nel mondo delle costruzioni e una manifestazione fieristica come il MADE. Infatti, negli ultimi anni, la ricerca universitaria italiana ha fatto grandi progressi nel settore dei materiali e delle tecnologie per le costruzioni, tanto che i risultati ottenuti sono riconosciuti a livello internazionale. Ne è una dimostrazione la presenza di diversi docenti italiani nei comitati scientifici delle principali conferenze internazionali del settore. La ricerca ha consentito di sviluppare materiali pronti a rispondere alle principali esigenze delle costruzioni, tra le quali si possono citare certamente la sicurezza nei confronti di possibili terremoti e l’esigenza di realizzare costruzioni sostenibili anche nel senso di ridurre i costi di manutenzione; ciò è possibile garantendo una elevata durabilità alla struttura.

È ormai ben noto che la nuova normativa tecnica per le costruzioni, il D.M. 14.1.2008, impone che le strutture abbiano una vita utile non inferiore ai 50 anni, che diventano 100 per le grandi infrastrutture, durante la quale non sono ammesse manutenzioni straordinarie. Il coinvolgimento delle università e delle associazioni ha un significato ben preciso. Le università, infatti, rappresentano un servizio pubblico e possono veramente rappresentare una risorsa per le aziende che vogliono migliorare i loro prodotti. È ormai impensabile pensare a strutture di ricerca d’avanguardia all’interno delle aziende di costruzione, dove le professionalità sono prevalentemente orientate ad altri obiettivi aziendali. Su un altro fronte, le associazioni culturali hanno sempre avuto un ruolo fondamentale nel divulgare le conoscenze acquisite dai centri di ricerca, attraverso con-

vegni, giornate di studio e corsi di formazione. Ciò per colmare un “gap” dovuto al fatto che, troppo spesso, il mondo del lavoro in generale e delle costruzioni, in particolare, ha recepito solo in minima parte l’innovazione proposta dai centri di ricerca, preoccupato solo di ridurre i costi di produzione, dimenticando il valore aggiunto rappresentato dalla qualità del prodotto; in sostanza, sembra che il mondo della ricerca e il mondo delle operatori delle costruzioni (amministrazioni, imprese e progettisti) abbiano percorso negli ultimi anni strade parallele, con pochissime interazioni. Il Forum di Tecnica delle Costruzioni rappresenta per questo una grande opportunità di incontro tra i ricercatori e gli operatori, in modo da unire le diverse strade a vantaggio di tutti: dell’università che ha bisogno di conoscere i bisogni ed i problemi specifici dei cantieri e delle imprese di costruzione che non possono rinunciare all’innovazione tecnologica in un paese che deve guardare avanti, soprattutto in questi anni.

Il Forum di Tecnica delle Costruzioni si avvale dell’apporto di un Comitato scientifico al quale fanno parte diversi docenti universitari esperti per diversi materiali, come il calcestruzzo, l’acciaio, il laterizio o il legno, e per le diverse tecnologie che caratterizzano il mondo delle costruzioni. Tutti i membri del Comitato scientifico sono docenti di riconosciuta fama nazionale e internazionale e sono considerati tra i maggiori esperti nel mondo della ricerca nel settore delle costruzioni. Il Comitato scientifico ha il compito di valutare le proposte fatte dalle diverse aziende per la mostra prodotti, in modo da presentare ai visitatori solo proposte caratterizzate da un elevato contenuto tecnologico. I visitatori potranno incontrare direttamente le università e le associazioni nel padiglione che ospiterà il Forum della Tecnica delle Costruzioni, per poter parlare direttamente dei problemi e delle grandi novità che sono o saranno a breve disponibili a tutti gli operatori dell’edilizia. *presidente del CTE

Diamo spazio ad alcune delle aziende che sponsorizzano i convegni organizzati dal Giornale dell’ingegnere al Forum della Tecnica delle Costruzioni

Da oltre 25 anni nel settore dei prefabbricati per l’edilizia, Tecnostrutture è leader italiana nella progettazione e nella produzione di Pilastri e Travi REP®, un sistema costruttivo Rapido, Economico e Pratico, brevettato nel 1967. I prodotti REP® si abbinano ad ogni tipo di solaio e sono adatti a tutte le destinazioni d’uso: infrastrutture, ponti, metropolitane, ospedali, ma anche edifici adibiti al terziario o civili abitazioni. Uno staff di engineering altamente specializzato supporta il professionista ed il committente dall’individuazione della migliore soluzione strutturale al supporto post vendita. Tecnostrutture innova costantemente i propri prodotti attraverso partnership con numerose università italiane ed internazionali ed il deposito di brevetti industriali. Attualmente Tecnostrutture è impegnata nei cantieri delle metropolitane di Milano, Brescia e Roma e delle 2 torri Eurosky, le più alte di Roma.

CSPFea c.s. Sviluppo e Distribuzione Software CSPFea distribuisce rilevanti softwares di calcolo per l’ingegneria civile, ricercando le più performanti soluzioni: in particolare da Seoul, i softwares di MIDAS, la più importante novità apparsa nel mercato italiano negli ultimi dieci anni e dall’Olanda il software di TNO-DIANA, un vero e proprio punto di riferimento mondiale per le analisi. CSPFea lavora a fianco di Enti quali NAFEMS, Fondazione Eucentre e numerose Università italiane operando nel Modeling & Simulation, nelle tre fasi: Verifica dei codici di calcolo, Verifica della correttezza numerica delle modellazioni, Validazione dei modelli con esperimenti e casi reali. L’attività comprende inoltre l’attività editoriale, la rivista trimestrale di modellazione numerica “Structural Modeling” www.structural-modeling.it

La Divisione BASF Construction Chemicals La divisione BASF Construction è fornitore leader di sistemi chimici e formulazioni nell’industria delle Costruzioni. Continua innovazione e soluzioni personalizzate assicurano al cliente maggior successo. L’Unità di business Admixture Systems facilita particolarmente i propri clienti nel settore del preconfezionato, prefabbricato, calcestruzzo terra umida e industria delle costruzioni underground. L’unità Construction Systems offre un’ampia gamma di prodotti per pavimenti di impianti sportivi ed industriali, intonaci esterni e pareti di isolamento, giunti espansivi, impregnanti per il legno, nonché speciali malte da ripristino, adesivi per piastrelle e membrane impermeabili. La divisione opera con siti produttivi e centri commerciali in più di 50 paesi e, nel 2010, ha raggiunto vendite per circa 2 miliardi di euro, con circa 7100 dipendenti.

www.tecnostrutture.eu

www.cspfea.net

www.basf-cc.it

Ecologia, sostenibilità, economia La più completa gamma di Additivi liquidi ed in polvere per le più avanzate tecnologie del calcestruzzo Prodotti e tecnologie per la protezione e la riparazione dei cls armati e murature - Inibitori di corrosione in sinergie funzionali e multiple - Rinforzi strutturali per pre e post sisma - Formulati duttili ad alta energia di frattura - Prodotti e tecnologie per durabili costruzioni e riparazioni dei pavimenti in calcestruzzo - Tecnologie di impermeabilizzazione di strutture interrate ed in quota - Prodotti e tecnologie per il restauro monumentale Finiture, protezioni e decorazioni per facciate di edifici. www.tecnochem.it

Tekla BIMsight in anteprima per l’Italia a MADE expo Harpaceas presenta in anteprima per l’Italia Tekla BIMsight il rivoluzionario prodotto della multinazionale finlandese Tekla rappresentata in esclusiva per l’Italia dalla società milanese. Tekla BIMsight è il software Building Information Modeling per una collaborazione efficiente in qualsiasi progetto di costruzione. Ingegneri, architetti, disegnatori, general contractor, imprese di costruzione, carpentieri e prefabbricatori, possono ora condividere i loro modelli, verificare la presenza di interferenze, inserire commenti e cooperare in maniera ancora più proficua. Tekla BIMsight è in grado di supportare l’intero processo di progettazione, coordinamento e revisione del flusso di lavoro. Tekla BIMsight importa modelli in formato IFC, DWG e DGN prodotti da qualsiasi software 3D.Tekla BIMsight è scaricabile gratuitamente sul sito www.teklabimsight.com. Presso lo stand Harpaceas nel Padiglione 10 - il visitatore di MADE expo avrà l’opportunità di toccare con mano le potenzialità rivoluzionarie di Tekla BIMsight utilizzandolo personalmente grazie ad una postazione dotata di video touch screen a sua disposizione.

Casseri in EPS per realizzare pareti in cemento armato ad elevato isolamento termico ICF Italia è l’innovativo sistema a pareti portanti che garantisce la realizzazione di edifici antisismici, a basso consumo energetico e dall’elevato isolamento acustico. È il frutto del lavoro di ricerca svolto dal Consorzio ICF Italia, composto da aziende dislocate sul territorio italiano e caratterizzate da grande professionalità nella realizzazione di prodotti in EPS per l’edilizia. I pannelli ICF Italia sono disponibili con spessori di isolante variabili da 6 a 15 cm e con spessore del setto in cls da 15, 20, 25 e 30 cm. La particolare conformazione degli incastri impedisce la fuoriuscita del calcestruzzo e migliora la stabilità durante le fasi di getto. Mediante semplici operazioni di assemblaggio i casseri ICF consentono dunque di ottenere pareti in calcestruzzo armato o “debolmente armato” (in conformità al DM14/01/2008) già coibentate.

Fassa Bortolo: qualità e affidabilità per il risparmio energetico Con un’articolata gamma di soluzioni, un vero e proprio “Sistema Integrato” per qualsiasi tipo intervento, Fassa Bortolo è in grado di operare a 360° e rispondere ad ogni esigenza del cantiere. Sempre al passo con l'evoluzione del mercato, i sistemi Fassa offrono tutela dell’ambiente, bassi costi di gestione e benessere abitativo, rispettando pienamente i criteri dell’edilizia moderna. Il Sistema Cappotto consente una perfetta coibentazione esterna dell’edificio, permette di raggiungere e superare i parametri di efficienza energetica stabiliti dall’attuale normativa e mette a disposizione diverse tipologie di lastre: EPS, sughero, lana di roccia apprettata e la lastra termoisolante Colorex. Il tutto completato da una ricca gamma di accessori. I Benestari Tecnici Europei ETA 07/0280 e ETA 09/0280 – ottenuti per le lastre in EPS, EPS Colorex e lana di roccia – ne certificano la qualità e l’affidabilità.

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