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INTRODUZIONE Allenatori ed atleti hanno oggi raggiunto piena cosapevolezza di quanto sia importante raggiungere e mantenere il peso corporeo ottimale per riuscire ad ottenere la massima prestazione sportiva nella disciplina in cui militano (14). Nella quasi totalità delle discipline sportive avere struttura, dimensione e composizione corporea adeguata e che soddisfi il modello di prestazione, è un primo decisivo step per raggiungere i migliori livelli in fatto di qualità e di risultati (14). Il peso corporeo (PC) è un parametro che esprime la risultante del complesso: Struttura, Dimensione e Composizione corporea. Queste caratteristiche fisiche sono largamente predeterminate dal corredo genetico ereditato dai genitori e che contribuiscono in diversa misura a determinare il peso corporeo stesso (14). La citata predeterminazione legata all’ereditarietà non deve diventare motivo per trascurare que-
ste componenti del proprio “profilo fisico” nella convinzione che poco si possa fare per modificarlo o migliorarlo proprio agendo su tali caratteristiche (14). La struttura e la dimensione corporea possono essere in effetti modificate solo di poco, mentre più facile risulta agire sulla composizione corporea apportando modifiche, sostanziali attraverso: • dieta alimentare; • esercizio fisico. L’allenamento contro resistenze può indurre un notevole incremento della massa magra o Fat-Free Mass (FFM); una dieta alimentare corretta, associata all’esercizio fisico intenso, può portare ad una significativa riduzione del grasso corporeo o Fat Mass (FM) (14). Sono questi cambiamenti di notevole importanza che contirbuiscono in maniera decisiva al raggiungimento di una performance sportiva ottimale (14).
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2.1 TERMOREGOLAZIONE Gli esseri umani sono organismi omeotermici: la loro temperatura corporea interna o profonda tende ad essere mantenuta pressoché costante per tutta la vita. La temperatura corporea si presenta come fenomeno variabile di giorno in giorno e di ora in ora anche se normalmente queste fluttuazioni in aumento o in diminuizione non superano 1 °C (1,8 °F) circa. Solo in occasione di attività fisica impegnativa e prolungata, in condizioni climatiche estreme di caldo e freddo o in caso di cattive condizioni di salute, la temperatura corporea raggiunge valori che fuoriescono dal range di normalità, ovvero 36,1-37,8 °C. La temperatura corporea è la risultante dell’equilibrio tra produzione, acquisizione (dall’ambiente esterno) e dispersione di calore (C). Gran parte dei carburanti fisiologici trasformati dall’organismo nel corso dei processi metabolici per la produzione dell’energia (sistemi energetici ATP-PCr; glicolitico; ossidativi) generano calore, ovvero la forma elementare dell’Energia (E): quindi tutti i tessuti metabolicamente attivi producono calore, che viene utilizzato per
FIGURA 2.1 Equilibrio tra calore acquisito dai processi metabolici interni e dai fattori ambientali esterni e calore disperso attraverso irraggiamento, conduzione, convezione ed evaporazione
Calore proveniente dal metabolismo + Calore assunto dall’ambiente Conduzione Convezione Irraggiamento Calore acquisito
Irraggiamento + Conduzione + Convezione + Evaporazione
Calore disperso
Fonte: da Wilmore J. H. & Costill D. L., “Fisiologia dell’esercizio fisico e dello sport”, 2005, modificata
mantenere quanto più possibile costante la temperatura interna dell’organismo. Quando si verifica una situazione in cui la quantità di calore prodotto dall’organismo, di origine metabolica e da esercizio, assie-
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3.1 RISPOSTE ORMONALI AL BILANCIO IDRO-ELETTROLITICO DURANTE L’ESERCIZIO FISICO Un adeguato bilancio idrico durante lo svolgimento di un’attività fisica risulta essenziale per ottimizzare le funzioni cardiovascolari e termoregolatrici (14). Nella fase iniziale di un esercizio fisico, l’acqua viene trasferita dal plasma sanguigno (ECF) agli spazi interstiziali (ECF) ed intracellulari (ICF) (14). L’entità di questo trasferimento dipende da: • la maassa muscolare in attività; • l’intensità dell’impegno fisico. I metaboliti si accumulano inizialmente all’interno ed attorno alle fibre muscolari; la pressione osmotica in questi siti aumenta attirando acqua. Con l’attività muscolare in aumento, sale anche la pressione sanguigna con l’effetto di spingere l’acqua fuori dal sangue, e la sudorazione aumenta (14).
Tutti questi effetti, dipendenti dall’aumento dell’attività fisica, combinati fra di essi, producono una condizione finale in cui i muscoli assumono acqua a spese del volume plasmatico. Una riduzione del volume plasmatico provoca una diminuzione di: • pressione sanguigna; • afflusso di sangue verso l’epidermide; • afflusso di sangue verso i muscoli. con esito negativo sulla performance sportiva che risulta seriamente compromessa (14). Ad intervenire sulla regolazione omeostatica dei fluidi è l’“apparato endocrino”, il quale svolge un ruolo fondamentale di controllo e di continuo monitoraggio dell’omeostasi organica (1). L’apparato endocrino, mediante i messaggeri chimici secreti dalle ghiandole che lo costituiscono, mira a mantenere adeguato il livello dei liquidi corporei, a regolare il bilancio elettrolitico (14), a correggere eventuali squilibri dovuti a situazioni “stressogene”.
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INTRODUZIONE Le diffusissime procedure per la riduzione del peso corporeo da parte degli atleti partecipanti a discipline sportive che prevedano le categorie di peso (12), o in quegli sport dove il peso corporeo riveste un ruolo rilevante, trovano convinzioni e giustificazioni nella teoria: “Ridurre il peso corporeo permette al partecipante di guadagnare un margine competitivo” (10). Una teoria fondamentalmente molto funzionale ed efficace solo se applicata correttamente. Purtroppo nella maggior parte dei casi non viene ben interpretata, ed invece di trarre beneficio dalla perdita di peso, l’atleta incombe in una serie di effetti negativi che influiscono direttamente sull’efficienza fisiologica dell’organismo e sul rendimento durante la prestazione. Il pugilato, pur se consiste nell’espressione di un’arte differente, trova analogie molto simili nella lotta, altra disciplina legata al problema del calo peso; per questa ragione sono state prese in esame anche pubblicazioni scientifiche sui lottatori e le relative considerazioni e conclusioni emerse.
Per più della metà del XX secolo, la pratica del calo peso è rimasta nel limbo dei privati rapporti tra allenatori, operatori tecnici professionali, studiosi della fisiologia dell’esercizio e familiari degli atleti (9). Anche a fronte dei progressi scientifici veramente notevoli registrati in tempi più recenti, rimane ancora molto diffusa la consuetudine di perdere la maggior parte del peso corporeo nel periodo imminente alla gara, mediante: sovraccarichi in quantità di esercizio fisico, dieta con massiva riduzione dell’apporto calorico e vari metodi di disidratazione. I metodi tradizionali sono, in buona sostanza, tutte tecniche che influiscono negativamente sugli equilibri di quegli elementi che permettono invece un’efficiente funzionalità fisiologica; in ordine di importanza: acqua, elettroliti, glicogeno, proteine, massa magra e solo in piccola parte la massa grassa. L’azione di riduzione che incide su questi elementi non garantisce la stabilità del peso che, di fatto, viene subito recuperato nell’immediato post-gara. In uno studio condotto ai campionati americani di lotta, si è riscontrato che la pratica del calo peso era diffusa in tutte le
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INTRODUZIONE Le motivazioni che spingono gli atleti a perdere peso sono riassumibili generalmente in tre categorie (13): • rientrare in una specifica categoria di peso; • ottenere un aspetto estetico qualitativamente migliore; • migliorare i propri livelli di prestazione. Sono numerosi i quesiti posti da specialisti e praticanti sulla possibilità di provocare potenziali danni alla salute causati dalla continua perdita di peso. Molte critiche si sono concentrate sui metodi rapido e moderato; e importanti considerazioni sono state formulate sulla modalità, per ottenere il calo peso, definita per un obiettivo a lungo termine, graduale (13). Le tecniche di calo peso correlate alla riduzione in breve tempo della massa corporea: • • • •
digiuno o dieta ipocalorica, carico fisico, disidratazione intenzionale, epurazione
hanno degli effetti, essenzialmente negativi, molto importanti. Questi effetti negativi legati alla provocata condizione di “disidratazione”, si ripercuotono sulle funzioni fisiologiche e sulla prestazione (9). A pagina seguente, vengono esposti gli effetti fisiologici negativi associati alle diverse tecniche di disidratazione.
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6.1 RAGGIUNGERE IL PESO OTTIMALE In questo ultimo capitolo, verranno illustrati i metodi e le linee guide da seguire per il raggiungimento del peso corporeo utile, nel rispetto dei principi fisiologici per una pratica del calo peso ottimale.
6.1.1 EVITARE IL DIGIUNO E LE DIETE LAMPO A poche settimane o giorni dall’evento agonistico, spesso si registra nei pugili un peso decisamente superiore a quello stabilito per la propria categoria. Tra le molteplici cause di questo stato di cose, una tra le più diffuse risulta essere un’attività agonistica non ben programmata, con obiettivo di raggiungimento del peso di gara anche fuori torneo o campionato. Spesso il comportamento dei pugili è di stabilizzarsi in un range di peso ridotto, definito in un intervallo di pochi chilogrammi, superiore al loro peso di gara. Questo genere di approccio (voluto o suggerito) generalmente è riscontrabile nei momenti di:
• preparazione di un evento (torneo o campionato) importante; • preparazione ad una competizione non ufficiale. L’atteggiamento che si riscontra nella maggior parte dei casi, è che questi atleti riducono drasticamente l apporto energetico a partire dagli ultimi giorni di avvicinamento alla gara, fino al giorno della gara stessa. Nei periodi di pausa molti atleti tendono ad ingrassare e quindi ad andare fuori forma e peso, per aver abusato nel mangiare e per aver troppo ridotto l’attività fisica; all’avvicinarsi della competizione si decide spesso di intraprendere una “dieta lampo” (tradizionali e/o fra quelle in voga al momento) teoricamente in grado di far perdere chilogrammi fino a raggiungere la pesata desiderata. Questa tattica procedurale di calo peso avrà sicuramente un’influenza negativa sulle funzioni fisiologiche, sulla composizione corporea (FM, FFM) e, come conseguenza finale, decadimento della performance (14). Più di uno studio sull’argomento ha evidenziato che le diete a bassissimo contenuto calorico (500 kcal/giorno o anche meno) comportano perdite di peso note-
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