GIPS 11 Giornale Italiano di Psicologia dello Sport

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RICERCHE

L e motivazioni alla pratica sportiva in un gruppo di giovani nuotatori competitivi italiani Stefano Amici e Laura Capranica Dipartimento di Scienza del Movimento Umano e dello Sport, Università degli Studi di Roma “Foro Italico”

Riassunto

In letteratura molti studi hanno esaminato le motivazioni alla pratica sportiva competitiva, ma quasi tutti indagano realtà culturali differenti da quella italiana. Le differenze culturali degli atleti italiani potrebbero produrre diversi risultati in termini di motivazioni che portano ad avviare l’attività agonistica e che ne sostengono la pratica nel corso degli anni. La ricerca si propone di indagare le motivazioni alla pratica competitiva del nuoto in giovani atleti italiani, analizzate in base al genere e all’età, considerando che il nuoto agonistico è uno sport caratterizzato da alte percentuali di abbandono. Il questionario utilizzato è lo Sport Motivation Scale (Pelletier, Fortier, Vallerand, Tuson, Brière e Blais, 1995). I risultati mostrano che con l’aumentare dell’età i nuotatori competitivi mostrano un minor interesse per il loro sport e aumenta per loro il rischio di dropout, in particolare per i nuotatori di genere maschile. Protocolli di ricerca di tipo longitudinale potranno essere implementati in futuro per poter meglio rispondere ad alcune considerazioni emerse in questo studio.

Parole chiave Motivazioni, sport competitivo, abbandono.

Summary

In literature several studies have examined motivations for competitive sports, but almost all investigate different cultural backgrounds from Italian. Cultural differences of Italian athletes could produce different results in terms of motivations that lead to start competitive activity and that support practice over the years. The research aims to investigate motivations for competitive swimming in young Italian athletes, analyzed by gender and age, considering that competitive swimming is a sport characterized by high drop-out rates. Questionnaire used is Sport Motivation Scale (Pelletier, Fortier, Vallerand, Tuson, Brière e Blais, 1995). Results show that with increasing age competitive swimmers decrease interest in their sport and the risk of dropout for them increases, in particular for male swimmers. Longitudinal research protocols could be implemented in future in order to better answer to some considerations raised in this study.

Keywords Motivations, competitive sport, dropout.

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RICERCHE

L a mente dei velisti solitari: un caso di ricerca/intervento basato sull’applicazione di uno strumento di autovalutazione della prestazione sportiva in condizioni estreme Gladys Bounous Psicologa dello sport, Socia fondatrice di Skill Flow, SUISM Università degli Studi di Torino

Riassunto

L’obiettivo principale di questo studio è stato monitorare le risposte psicologiche di una velista solitaria che ha partecipato alla competizione Mini Transat del 2009. Un obiettivo secondario è stato esaminare qualitativamente i fattori che influenzano la prestazione e le strategie di coping adottate per fronteggiare le risposte psicologiche sperimentate durante la gara.

Parole chiave

Preparazione mentale, psicologia dello sport, vela, navigatori solitari

Summary

The primary aim of this study was to monitor psychological responses of a female singlehanded sailor entered into the 2009 Mini Transat competition. A secondary aim was to qualitatively examine factors that influenced performance, and coping strategies adopted to cope with psychological responses experienced during the race.

Keywords Mental training, sport psychology, sailing, singlehanded sailors

INTRODUZIONE Cercare di comprendere le risposte psicofisiologiche e le strategie di coping adottate dagli atleti che competono in condizioni ambientali estreme, come ad esempio i navigatori solitari, ha da sempre affascinato molti ricercatori (Bennet, 1973; Lewis, Harries, Lewis e de Monchaux, 1964). Tuttavia esistono ad oggi pochi studi scientifici capaci di tracciare un profilo di ciò che accade nella mente di un atleta (Butler e Hardy, 1992) costretto a competere per diversi giorni consecutivi in condizioni di isolamento, spesso alle prese con condizioni tecnico-tattiche molto difficili. È questo il caso dei velisti solitari che affrontano competizioni transoceaniche di lunga durata. La ragione per cui la realizzazione di questo genere di studi non è sempre facile è imputabile a molteplici fattori, fra i quali certamente si annoverano le condizioni estreme in cui questi atleti si muovono, che richiedono strumenti di valutazione pratici e veloci, che l’atleta possa utilizzare in autonomia e che non incidano pesantemente, soprattutto in termini di tempo, nella programmazione giornaliera delle attività già molto intensa (Bounous, 2010). Questo studio si basa su uno strumento di autovalutazione psicologica che, per le sue caratteristiche intrinseche, è facilmente utilizzabile dagli atleti che affrontano competizioni in condizioni estreme. Nel caso specifico, si è monitorato il profilo psicologico di un atleta che ha partecipato all’edizione 2009 della Transat 650, una regata transoceanica in solitaria, che parte dalle coste francesi per concludersi in Brasile. La presente ricerca è stata realizzata grazie ad una collaborazione internazionale fra psicologi che da anni svolgono ricerca e consulenza lavorando con velisti di alto livello. Questa indagine vuole essere anche un incentivo a tali forme di collaborazione a distanza fra colleghi, volte a promuovere una cultura psicologica che vada oltre i confini dei centri universitari e che accorci le distanze fra teoria e pratica professionale.

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V ariabili psicologiche in grado di influenzare insegnanti di educazione fisica in formazione: indagine su un campione Donatella Di Corrado*, Marinella Coco**, Valentina Perciavalle***, Santo Di Nuovo*** e Vincenzo Perciavalle** * Dipartimento di Scienze Motorie, Università “Kore” di Enna ** Dipartimento di Scienze Fisiologiche, Università degli Studi di Catania *** Dipartimento dei Processi Formativi, Università degli Studi di Catania

Riassunto

L’attività fisica è uno dei cosiddetti comportamenti “protettivi” per la salute, ovvero una di quelle abitudini che, con uno sforzo individuale relativamente modesto, possono migliorare il proprio benessere. In particolare durante l’adolescenza l’attività fisica come quella sportiva contribuisce in modo significativo alla costruzione dell’identità personale. Lo scopo di questa ricerca è valutare se e in quale misura alcune variabili psicologiche (auto-efficacia, stress percepito, emotività, soddisfazione lavorativa) influenzano un gruppo di insegnanti di educazione fisica in formazione. Lo studio è stato condotto su un campione di 70 insegnanti di età compresa fra i 24 e i 39 anni (35 maschi e 35 femmine), somministrando alcuni questionari. I risultati mostrano che: a) un più alto stress percepito nelle situazioni sociali è legato ad un calo di dinamismo e di intraprendenza degli insegnanti; b) un approccio fiducioso ed entusiasta nei confronti della vita promuove la credenza positiva di avere la capacità di far fronte a molte situazioni problematiche; c) gli insegnanti che canalizzano in modo migliore la propria emotività sono anche più capaci di controllare il proprio livello di stress; d) gli insegnanti che si percepiscono più capaci di fronteggiare i cambiamenti lavorano più duramente fino al raggiungimento del proprio obiettivo finale. La presente ricerca evidenzia l’influenza di alcune variabili psicologiche (auto-efficacia, stress percepito, emotività, soddisfazione lavorativa) su un campione di insegnanti di educazione fisica in formazione. Pertanto si sottolinea la centrale responsabilità degli insegnanti di educazione fisica: nella scuola dell’obbligo essi dovrebbero favorire l’acquisizione degli studenti di cospicue abilità motorie che contribuiscono allo sviluppo globale della persona, non solo fisico, ma anche cognitivo, affettivo e sociale.

Parole chiave

Insegnanti di educazione fisica, auto-efficacia, stress percepito, emotività, soddisfazione lavorativa

Summary

Physical activity is one of the so called “protective” behaviors for health, or rather one of those habits that, with a relatively modest individual effort, can improve her own well-being. In particular during adolescence physical activity such as sports significantly contributes to the construction of personal identity. The aim of this study is to evaluate if and to what extent several psychological variables (self-efficacy, perceived stress, emotionality, work satisfaction) influence a group of physical education teachers in training. Study was carried out on a sample of 70 teachers aged between 24 and 39 years old (35 males and 35 females), administering several questionnaires. Results show that: a) higher perceived stress in social situations is related with a decrease in dynamism and in resourcefulness of teachers; b) a confident and enthusiastic approach to life promotes the positive belief of having the capacity to cope with many problematic situations; c) teachers who better canalize their own emotionality are also more able to control their own stress level; d) teachers who felt themselves more able to cope with changes work harder until achieving their final goal. The present research highlights the influence of several psychological variables (self-efficacy, perceived stress, emotionality, work satisfaction) on a sample of physical education teachers in training. Therefore, central responsibility of physical education teachers is underlined: at school they should encourage students’ acquisition of conspicuous motor skills that contribute to the individual global development, not only physical, but also cognitive, emotional, and social.

Keywords Physical education teachers, self-efficacy, perceived stress, emotionality, work satisfaction

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D anza e corporeità: la rappresentazione del proprio corpo in preadolescenti praticanti e non praticanti danza classica Elena Gatti*, Elisabetta Colombo**, Chiara Ionio*, Alessandra Marcazzan**, Elena Riva** e Emanuela Confalonieri* * Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano ** Minotauro, Istituto di Analisi dei Codici Affettivi, Milano

Riassunto

Nella preadolescenza lo sport riveste un ruolo importante per la percezione dell’immagine corporea, specialmente quando è praticato a livello agonistico (Sundgot-Borgen e Torstveit, 2004). Tra i diversi sport, la danza classica ha un forte impatto sulla percezione e soddisfazione del proprio corpo, in particolare per le ragazze adolescenti (Price e Pettijohn, 2006). Il presente studio qualitativo si pone l’obiettivo di indagare le percezioni corporee in due gruppi di preadolescenti praticanti e non praticanti danza classica attraverso il test grafico “Mi disegno”. I risultati indicano che i disegni dei ballerini, specialmente nelle forme corporee, sono più dettagliati nei caratteri sessuali raffigurati di quelli dei non ballerini. Inoltre, i ballerini tendono a rappresentare se stessi con i “costumi di scena” mentre stanno danzando. Questi primi risultati suggeriscono che la danza classica praticata a livello agonistico genera nei preadolescenti ballerini una diversa rappresentazione del proprio corpo rispetto ai non ballerini che corrisponde ad una diversa mentalizzazione dello stesso. Questa differenza apre interessanti aree di ricerca future.

Parole chiave Rappresentazione corporea, soddisfazione corporea, preadolescenti, ballerini

Summary

During preadolescence sport plays an important role for body perception, especially when sport is practiced at competitive level (Sundgot-Borgen & Torstveit, 2004). Among different sports, ballet has an important impact on body perception and satisfaction, in particular for adolescent girls (Price & Pettijohn, 2006). The present qualitative study aims to investigate body perceptions in two groups of preadolescents practicing ballet and not practicing ballet through “Drawing Me” graphical test. Results suggest that ballet dancers’ drawings, especially in bodily forms, are more detailed in the drawn sexual characteristics if compared with non ballet dancers’ drawings. Furthermore, ballet dancers tend to represent themselves dressing their “scene costumes” while they are dancing. These first results suggest that competitive ballet dance produces in preadolescent dancers a different body representation if compared to not ballet dancers that corresponds to a different mentalization of the body. This difference opens interesting future research areas.

Keywords Body representation, body satisfaction, preadolescents, ballet dancers

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U n modello integrato di ipnosi, imagery guidata e intervento educativo sulle abilità mentali: uno studio di caso nell’equitazione Gianfranco Gramaccioni e Mario Fulcheri Facoltà di Psicologia, Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara

Riassunto

Il presente studio ha esaminato gli effetti di un programma psicologico integrato che include ipnosi, imagery guidata e intervento educativo sulle abilità mentali, rivolto ad una atleta praticante equitazione, specialità salto ad ostacoli. Il programma è stato attuato in dodici sedute distribuite in un periodo di sei mesi. Al termine del programma di intervento, si è avuta una riduzione dell’ansia cognitiva e somatica, un incremento della fiducia e un miglioramento di alcune abilità mentali, in particolare le abilità di imagery e di self-talk.

Parole chiave

Ipnosi, imagery, allenamento mentale, intervento educativo, equitazione

Summary

The present study examined effects of an integrated psychological program that includes hypnosis, guided imagery, and educational intervention on mental skills addressed to an athlete practicing horse riding, jumping specialty. The program was implemented in twelve sessions spread over a period of six months. At the end of the intervention program there was a reduction in cognitive and somatic anxiety, an increase on confidence, and an improvement on some mental skills, in particular imagery and self-talk skills.

Keywords Hypnosis, imagery, mental training, educational intervention, horse riding

INTRODUZIONE L’allenamento delle abilità mentali si è sviluppato sulle base di due principali fonti di ricerche. La prima deriva da osservazioni di atleti di successo comparate a quelle di atleti di livello inferiore: tali ricerche hanno evidenziato come atleti di alto livello raggiungano esperienze di peak-performance utilizzando tecniche di goal-setting, imagery, self-talk, regolazione dell’arousal, stategie di coping, routines di preparazione alla gara (Williams e Krane, 2001). Un’altra importante fonte di ricerche deriva dall’osservazione e dall’analisi delle esperienze di un’ampia popolazione di atleti e di allenatori di livello Olimpico che utilizzano forme diverse di allenamento delle abilità mentali (Gould,

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Guinan, Greenleaf, Medbery e Peterson, 1999; Greenleaf, Gould e Diefffenback, 2001; Orlik e Partington, 1988). Allo stato attuale si ritiene che i numerosi programmi di preparazione mentale proposti in letteratura, pur diversificandosi sotto il profilo operativo, abbiano in comune l’allenamento delle seguenti abilità: goal-setting, pratica mentale (imagery) e self-talk, controllo dell’arousal, gestione delle emozioni, allenamento della concentrazione, strategie di preparazione alla gara. Per conseguire tali abilità sono stati proposti numerosi programmi multimodali di mental training. In questo contesto, l’utilizzo in ambito sportivo dell’ipnosi per il conseguimento e/o il miglioramento delle abilità mentali è stato da tempo proposto in letteratura (Uneståhl, 1983, 1986a, 1986b, 1986c; Robazza, Bortoli e Gramaccioni 1994).

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Attività fisica, auto-stima corporea e auto-efficacia in soggetti adulti con diabete di tipo 2 attivi e sedentari Liliana Indelicato*, Agata Toro**, Carmelo D’Urso* e Maurizio Di Mauro* * Centro Diabetologico, Policlinico Universitario “Gaspare Rodolico”, Centro Studi e Ricerche per l’Attività Motoria nel Diabete ** Dottore di ricerca in Scienze Motorie, Università degli Studi di Catania

Riassunto

Scopo della ricerca è verificare eventuali differenze nell’auto-stima corporea e nella percezione del senso di auto-efficacia fra soggetti adulti con diabete di tipo 2 attivi e sedentari. Lo studio è stato condotto su un campione di 95 soggetti (45 diabetici attivi e 50 diabetici sedentari), di età compresa tra i 50 e gli 80 anni, somministrando la Self-Efficacy Scale e il Test Multidimensionale dell’Auto-stima. Dai risultati emerge come i diabetici avviati ad un programma di attività fisica manifestano una migliore percezione sia dell’auto-efficacia sia dell’auto-stima corporea rispetto al gruppo dei sedentari. Le analisi di genere nel gruppo dei diabetici attivi rivelano come tanto le donne quanto gli uomini abbiano una buona auto-stima corporea, anche se solo gli uomini hanno una buona percezione di auto-efficacia di fronte alle situazioni difficili della vita quotidiana. Inoltre i diabetici che praticano attività fisica da due anni mostrano una migliore auto-stima corporea rispetto a coloro che praticano da soli sei mesi. Al contrario non emerge alcuna differenza tra i due gruppi sull’auto-efficacia. Questo risultato probabilmente si deve al fatto che la Self-Efficacy Scale valuta la percezione di auto-efficacia riferita alla vita quotidiana in generale e non riferita specificamente all’attività fisica.

Parole chiave

Attività fisica, diabete, auto-efficacia, auto-stima

Summary

Research purpose is to verify any differences on body self-esteem and on selfefficacy perception between active and sedentary adults with diabetes type 2. The study has been conducted on a sample of 95 subjects (45 active diabetics and 50 sedentary diabetics), whose age ranged between 50 and 80 years, administering Self-Efficacy Scale and Multidimensional Self- Esteem Test. From results emerges that diabetics that have undertaken a physical activity program show a better perception both on self-efficacy and both on body self-esteem compared with the sedentary group. Gender analyses on active diabetics group reveal that both women and men have a good body self-esteem , though only men have a good self- efficacy perception coping with daily life difficult situations. Moreover diabetics who practice physical activity since two years show a better body self-esteem compared with those who practice only since six months. On the contrary no differences emerged between two groups on self- efficacy. This result is probably due to the fact that Self-Efficacy Scale evaluates self-efficacy perception referred to daily life in general and not referred specifically to physical activity.

Keywords Physical activity, diabetes, self-efficacy, self-esteem

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