Pagine da SDS Scuola Dello Sport n° 88

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ANTIDOPING

Prime riflessioni sulle nuove Norme Sportive Antidoping in vigore dal gennaio 2011

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Si presentano le Nuove norme sportive antidoping pubblicate dal Coni, in vigore dal 1 gennaio 2011 analizzando le novità introdotte con esse. Dopo avere sintetizzata brevemente la nuova struttura delle Norme, se ne presentano gli elementi di novità nei due titoli: Principi generali e Procedimento disciplinare in cui esse si articolano. Si analizzano così le novità introdotte nel I Titolo pèr quanto riguarda il campo di applicazione delle Norme (cui è stato dedicato un paragrafo unificando le relative disposizioni precedentemente dislocate in una pluralità di articoli); i principi generali; le sanzioni; la lista delle sostanze e dei metodi proibiti; le procedure di esenzione (con particolare riferimento all’introduzione della Notifica di intervento terapeuticoi in sostituzione della previgente Dichiarazione di uso terapeutico); la disciplina dell’esecuzione dei controlli e l’analisi di laboratorio. Si esamina, successivamente, il II Titolo, che organizza e contiene, secondo la nuova impostazione, tutte le disposizioni che riguardano il provvedimento disciplinare; le indagini; le disposizioni comuni disciplinari; il procedimento dinanzi all’organismo giudicante di I grado; le fasi del dibattimento, il dibattimento e la decisione; le procedure d’impugnazione. Si descrive poi nei particolari il sistema articolato dei vari provvedimenti che possono essere impugnati, oggetto della IV sezione del II Titolo.

Introduzione Nella rubrica Trainer’s Digest del numero 84 del gennaio-marzo 2010 di questa rivista, con un articolo dal titolo Doping: quello che atleti ed atlete debbono sapere è stato dato conto di un opuscolo pubblicato dalla Deutsche Sport Jugend, DSJ, l’organizzazione giovanile della Deutschen Olympischen Sport Bund, DOSB (la Federazione sportiva olimpica tedesca, che è l’organo che dirige lo sport tedesco a livello federale nazionale) diretto ad informare atleti e atlete della regole più rilevanti sul tema antidoping per fare in modo che potessero agire in modo sicuro nell’ affrontare i problemi legati a questa materia – riportandone i principali contenuti, in particolare quelli che riguardano le conoscenze principali per gli atleti e le atlete, le informazioni sulle vitamine e gli integratori alimentari e le regole d’oro che debbono essere rispettate se si vuole evitare la possibilità di essere trovati positivi ad un controllo antidoping. Il presente lavoro, ad un anno preciso di distanza, si ricollega a tale articolo e, analizzando i contenuti del nuovo Regolamento dell’attività antidoping, in vigore dal 1 gennaio 2011, si propone di fornire ad atleti, dirigenti, medici, informazioni su quali siano state le principali modifiche da esso introdotte, in modo tale che possano essere aggiornati su cosa vi è di nuovo in questa importante e delicata materia.

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LE NUOVE NORME SPORTIVE ANTIDOPING

Marco Ferrante Avvocato, Advisory Group of Legal Issue, Consiglio di Europa Giuliana Conte Avvocato, membro della Società Italiana degli Avvocati Amministrativisti, Esperto di Diritto comunitario dello sport Marco Arpino Direttore della Scuola dello sport, Coni Servizi Spa, Roma


RESPONSABILITÀ SOCIALE E SPORT La responsabilità sociale nelle Organizzazioni sportive italiane: un modello d’indagine (parte seconda)

Introduzione Nella prima parte dell’articolo (cfr. SDS-Scuola dello sport, 87, 3-8) è stato introdotto il tema della responsabilità sociale e il suo legame sempre più intimo con le organizzazioni sportive che operano a livello sia professionistico sia dilettantistico. È stato inoltre descritto un modello di indagine che, attraverso lo studio di caso multiplo, si è proposta di approfondire il tema della responsabilità sociale nel complesso sistema dello sport presente nel nostro Paese. La recente pubblicazione del nuovo bilancio sociale della Federazione motociclistica italiana, giunto alla sua quinta edizione, ma anche la new entry della Federazione italiana pallavolo che ha presentato per la prima volta un bilancio sociale confermano la necessità di animare il dibattito culturale su una tematica di assoluto interesse per la valorizzazione nello sport, in virtù della sua indiscussa funzione sociale. Questa seconda parte dell’articolo presenta i risultati di tale ricerca – che riguardano l’analisi verticale (coerenza generale tra dimensioni) e l’analisi orizzontale (confronto tra stesse dimensioni nell’ambito di organizzazioni diverse) della responsabilità sociale di quattro tipologie diverse di agenti che operano nel sistema sportivo italiano: una Società per azioni, il Calcio Padova Spa, una associazione riconosciuta senza scopo di lucro, la Federazione Motociclistica italiana, una società consortile a responsabilità limitata, la Maratona di Treviso, e una società a responsabilità limitata, la Pallacanestro Virtus Roma - e le conclusioni e le prospettive che si possono ricavare da essi rispetto ad un tema che è percepito come sempre più importante.

MANAGEMENT DELLO SPORT

L’articolo descrive la seconda parte della sintesi di un progetto di ricerca finalizzato alla lettura della responsabilità sociale nelle organizzazioni sportive italiane, alle modalità della sua diffusione e alla verifica di quali percorsi inducono non solo grandi organizzazioni, ma anche piccole e medie società sportive italiane, verso la sua valorizzazione. In particolare la strategia di ricerca si è focalizzata sullo studio di caso multiplo analizzando una società per azioni (Padova calcio), una associazione riconosciuta senza scopo di lucro (Federazione Motociclistica italiana), una società consortile a responsabilità limitata (Maratona di Treviso) e una società a responsabilità limitata (Pallacanestro Virtus Roma). I risultati dello studio sembrano dimostrare che la responsabilità sociale sia percepita come un argomento importante, anche da parte dei dirigenti sportivi italiani intervistati, ma esiste un certo divario tra la sua rappresentazione e i concetti teorici ad essa connessi. In particolare è emerso che sono state scelte modalità diverse di erogazione della responsabilità sociale nelle organizzazioni sportive italiane, non sempre corrispondenti a logiche strategiche consapevoli; un altro particolare dato emerso è la frequente debole coerenza tra le varie dimensioni che interessano l’erogazione della responsabilità sociale. La scelta di modalità diverse della sua erogazione parrebbe legata principalmente ad una scarsità di risorse (tra le quali il Know How) da dedicare al tema, la cui trattazione è spesso connessa a coincidenze particolari e a interessi di ben identificati stakeholder (sponsor piuttosto che mondo accademico). Eppure la gestione corretta della responsabilità sociale può offrire alle organizzazioni sportive la possibilità di trovare qualche metrica – ormai indispensabile - per misurare, contabilizzare e valorizzare alcuni preziosissimi elementi quali la reputazione, la conoscenza, il clima organizzativo, la creatività, la gestione delle aspettative degli stakeholder, i momenti aggreganti, il consenso, la trasparenza e non ultima la passione delle tantissime persone che spesso, a titolo volontario, lavorano nello sport, per lo sport.

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Giovanni Esposito, Scuola dello sport, Roma


ORGANIZZAZIONI SPORTIVE

Fabrizio Biffi, Scuola dello Sport, Roma

CONOSCERE le ORGANIZZAZIONI SPORTIVE

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Dopo avere illustrato quali siano i motivi per i quali per ottenere dei buoni risultati di gestione e un’efficienza complessiva del management di una organizzazione sportiva, è necessario studiare le organizzazioni sportive, i loro sistemi e le loro strutture, si analizza il sistema in cui tali organizzazioni sono inserite, regolamentate e organizzate. Tale sistema viene descritto tenendo conto dei suoi vari livelli di riferimento: internazionale, continentale, nazionale, attraverso un’analisi sintetica di come si collocano nell’architettura generale del sistema sportivo istituzionale, le principali figure organizzative che si riconoscono nella visione e nella missione che sono alla base del Movimento olimpico moderno: il Comitato olimpico internazionale,

le Federazioni sportive internazionali, i Comitati olimpici nazionali, i Comitati organizzatori dei Giochi olimpici, le Federazioni e le Associazioni nazionali, le Società sportive (i club). Si possono così identificare i diversi soggetti dell'organizzazione sportiva, collocandoli nei vari livelli di riferimento (mondiale, continentale, nazionale), attribuendo ad ogni tipologia organizzativa un ruolo ed una funzione, che dipendono dalla tradizione e dai vari livelli di riconoscimento in ambito nazionale ed internazionale. Si fornisce così uno strumento sintetico che permette di orientarsi nel sistema sportivo che, con tutte le sue peculiarità e le varie forme in cui si articola, rappresenta uno dei fenomeni più universali dell'epoca moderna

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Un'analisi essenziale delle dinamiche organizzative nel mondo dello sport, premessa indispensabile per lo studio del management sportivo


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METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO

Eystein Enoksen, Istituto di scienze dello sport, Oslo Fredrik Aukland, Swiss Ski, Berna Edvard Harnes, Federazione degli allenatori d’atletica leggera norvegesi, Oslo

IL MODELLO NORVEGESE D’ALLENAMENTO nello SCI DI FONDO

Dopo avere analizzato nella prima parte i fattori che determinano le prestazioni internazionali di alto livello nello sci di fondo si presenta la documentazione relativa all’allenamento di uno sciatore di fondo norvegese di alto livello durante un periodo di allenamento della durata di tre anni (1999-2002). In questa seconda parte si analizza l’utilizzazione delle diverse forme di allenamento, le ore di allenamento nelle diverse zone d’intensità, la durata in ore e il numero della gare e la preparazione immediata alla gara dei 50 km a tecnica classica con partenza in linea dei Campionati mondiali del 2005. I dati quantitativi sono stati ricavati da quelli riportati nei diari di allenamento dell’atleta.

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Una analisi dei fattori che derminano la prestazione, la periodizzazione dell’allenamento e l’ottenimento della forma nello sci di fondo a livello internazionale (parte seconda)


ALLENAMENTO DELLA FORZA

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Miriam Hilgner-Reck, Istituto di scienza dello sport, Università tecnica, Darmstadt; Klaus Wirth, Istituto di scienza dello sport, Università Johann Wolfgang von Goethe, Francoforte sul Meno

L’ALLENAMENTO della FORZA nel NUOTO Nel nuoto un allenamento sistematico della forza può essere utilizzato sia per contribuire a migliorare diversi fattori che influenzano la prestazione di gara (partenza, virata e tempi di nuotata), sia come prevenzione dei traumi da sport. Se si esamina la letteratura sull’allenamento della forza in questo sport si ottiene però un quadro non unitario per quanto riguarda la scelta dei contenuti, dei metodi e dei mezzi di allenamento. Senza volere esporre la situazione molto contraddittoria dei dati sperimentali su questo tema, partendo da riflessioni teoriche e da ricerche rilevanti per l’allenamento di questa capacità, l’obiettivo dell’articolo è quello di ricavare aspetti che permettono di fornire un quadro delle basi, delle specificità e dei metodi pratici di allenamento, che possa essere rilevante per la pratica dell’allenamento della capacità di forza nel nuoto.

SdS/Scuola dello Sport Anno XXIX n.87

Le capacità di forza rilevanti per il nuoto e il loro controllo nell’allenamento in vasca e a secco (parte prima)


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Pietro Luigi Invernizzi, Facoltà di Scienze motorie, Università degli Studi di Milano Raffaele Scurati, Facoltà di Scienze motorie, Università degli Studi di Milano Claudio Ciapparelli, Facoltà di Scienze motorie, Università degli Studi di Milano Giorgio Gatta, Facoltà di Scienze motorie, Università di Bologna Antonio La Torre, Facoltà di Scienze Motorie, Università degli Studi di Milano

PERFORMANCE NATATORIA, CONTROLLO MOTORIO e APPRENDIMENTO TECNICO Eclettismo e subacquee, due elementi chiave della prestazione

Per fornire una risposta alle domande se esista una relazione tra performance di alto livello e insegnamento tecnico di costruzione; quali siano le competenze che un tecnico sportivo deve possedere per costruire atleti competitivi sul piano tecnico e se la ricerca deve fornire un contributo verso un miglioramento dell’insegnamento tecnico finalizzato alla performance, la tecnica di nuoto viene osservata in modo nuovo rispetto all’approccio tradizionale, secondo una proposta basata su una concezione che prevede l’integrazione costante tra teorie, osservazione dei risultati della performance, ricerca e un indirizzo mirato dell’apprendimento tecnico.

SdS/Scuola dello Sport Anno XXX n.88

ALLENAMENTO DELLA TECNICA


ESTENSIBILITÀ MUSCOLO-TENDINEA e RISCALDAMENTO Determinazione del numero di serie efficaci per raggiungere la massima elongazione muscolo-tendinea

METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO

Per individuare il numero delle serie utili al massimo allungamento muscolare senza percepire la sensazione di dolore, un gruppo di atleti è stato sottoposto al test sit and reach. Il gruppo campione era composto da atleti praticanti tennis a livello agonistico. Sono stati studiati cinque atleti (Gm) (età 14±3 anni, peso di 51±14 kg, altezza 160±14 cm, con 5±2 anni di allenamento) e cinque atlete (Gf) (età 15±3 anni, peso 59±7 kg, altezza 163±7 cm, 5±3 anni di allenamento). Il test, proposto come vero e proprio esercizio è stato ripetuto a intervalli regolari di 30 s. Il tempo massimo di allungamento statico raggiunto è stato mantenuto per circa 2±1 s. Le misure ripetute del test hanno indagato se la muscolatura estensoria del rachide presenti un trend di elongazione muscolare individuabile in un numero probante di serie efficaci al massimo allungamento. Il campionamento delle variabili è stato effettuato in prima istanza senza la somministrazione di warm up e quindici giorni dopo, in condizioni standardizzate di warm up, per stabilire un’eventuale variazione della flessibilità. Nell’analisi statistica p è stato fissato a 0,05, i dati rilevati sono stati trattati con i test statistici non parametrici di Wilcoxon, Mann-Whitney e la Correlazione di Spearman. Lo studio mette in luce come sia stato possibile individuare il numero delle serie utili al raggiungimento della massima elongazione muscolo-tendinea. Si evidenzia come il protocollo del test possa essere assimilato ad una tecnica di allungamento statico, però ridotta nei suoi tempi di mantenimento della postura raggiunta, e intervallata in modo regolare da 30 s di recupero. Le misure ripetute del test, divenuto l’esercizio stesso per la ricerca del massimo allungamento individuale, hanno permesso di stabilire un numero di serie efficaci al suo raggiungimento che in condizioni di non warm up, dal minimo ROM al massimo ROM (p<0,01), è risultato di dodici serie. Le stesse misurazioni in condizioni standardizzate di warm up, dal minimo ROM al massimo ROM (p<0,001) hanno evidenziato un numero di dieci serie. Le misurazioni svolte a caldo nei confronti di quelle eseguite a freddo hanno permesso di comprendere come il campione in condizioni di riscaldamento parta da un basale più elevato, avvalorando come suggerimento antinfortunistico la procedura del riscaldamento e non quella dello stretching.

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SdS/Scuola dello Sport Anno XXX n.88

Massimiliano Gollin, Centro Ricerche Scienze Motorie, Unità di allenamento e performance, SUISM, Università degli studi di Torino, Maurizio Gioda, SUISM Torino Alessandro Luciano, Centro di Medicina preventiva e dello sport, Università di Torino, Stefano Palma, SUISM Torino Luigi Casale, Comitato Piemontese FIT, Scuola regionale dello sport Coni Piemonte, T.C. Monviso Grugliasco, Torino


SPORT E SOCIETÀ

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Claudio Macchi, Corso di Laurea Magistrale in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie e Sportive Preventive e Adattate Università degli Studi di Firenze

L’ATTIVITÀ FISICA ADATTATA sul POSTO DI LAVORO Per Attività fisiche adattate (Afa) si intendono programmi di esercizio non sanitari, svolti in gruppo, finalizzati anche alla modificazione dello stile di vita, per la prevenzione secondaria e terziaria della disabilità. Infatti, una consolidata evidenza scientifica indica che numerose condizioni di morbosità, disabilità e mortalità prematura possono essere prevenute attraverso comportamenti e stili di vita sani, dove l’attività fisica viene riconosciuta come un fattore determinante. Se questo è vero per il soggetto sano, lo è ancora di più per quello malato. Le sindromi algiche da ipomobilità comprendono una serie di affezioni che interessano principalmente l’adulto, in gran parte riconducibili a patologia miofasciale e a forme minori di patologia osteoarticolare cronica. I disturbi più frequentemente riscontrabili sono rachialgia (mal di schiena), dolori mioarticolari diffusi, alterato controllo della postura, dell’equilibrio e del cammino. Hanno una patogenesi multifattoriale e includono tra i principali fattori di rischio anche aspetti connessi allo stile di vita (sedentarietà, sovraccarichi di tipo meccanico, fumo, alimentazione). Nell’approccio a queste condizioni croniche è fondamentale

che il soggetto acquisisca consapevolezza che il procedimento terapeutico deve prolungarsi nel tempo anche attraverso una modifica dello stile di vita. In questa ottica i programmi Afa rappresentano strategie di intervento per la promozione della salute e non di contenimento/cura della malattia. Gli obiettivi specifici sono rappresentati dal miglioramento del trofismo muscolare in particolare a livello dei muscoli assiali, della flessibilità articolare, della distribuzione del carico sui corpi vertebrali, della resistenza allo sforzo, del cammino e dell’equilibrio. Altri obiettivi sono la prevenzione della perdita di massa ossea e della sindrome metabolica. L’ingresso nel programma Afa è raccomandato a tutti i soggetti con postura flessa e/o mal di schiena cronico senza instabilità clinica. I soggetti possono essere indirizzati al programma di Afa dal medico di medicina generale o dallo specialista oppure da istruttori laureati in Scienze motorie e in attività motoria e sportiva preventiva e adattata. Fondamentale l’impiego di questionari validati per evidenziare eventuali controindicazioni e poter eseguire il programma in sicurezza. I programmi di Afa non devono essere svolti in ambienti sanitari, anche se il locale da adibire,

SdS/Scuola dello Sport Anno XXX n.88

Il dorso curvo e il mal di schiena: attività fisica adattata in ambiente lavorativo


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