Pagine da SDS 94

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SOCIOLOGIA DELLO SPORT

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Antonio Tintori Istituto di Ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (IRPPS), Consiglio nazionale delle ricerche (CNR)

IL METODO DELPHI e POLITICHE PER lo SPORT

Roma Sport 2020 è uno scenario socio-economico che illustra gli interventi prioritari da realizzare da oggi al 2020 a Roma allo scopo di ristrutturare l’ambiente urbano e ripensare le relazioni sociali e gli stili di vita adottando l’ottica olistica e armonizzante dello sport, qui inteso come fenomeno globale e potenziale fonte di benessere individuale, sviluppo economico e sostenibilità sociale. Lo scenario è stato realizzato mediante una variante metodologica della tradizionale tecnica Delphi ideata dall’Autore e da lui descritta nel precedente numero di questa rivista.

“Lo sport ha il potere di cambiare il Mondo. Di unire la gente. Parla una lingua che tutti capiscono. Lo sport può creare la speranza laddove prima c’era solo disperazione”

Nelson Mandela, 2000

SdS/Scuola dello Sport Anno XXXI n.94

Seconda parte: i risultati dell’indagine Delphi Roma Sport 2020: uno scenario in tema di politiche per lo sport per la città di Roma al 2020


MANAGEMENT DELLO SPORT

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Elena Radicchi Laboratorio di Management dello Sport, Università degli Studi di Firenze

I MODELLI DI BUSINESS delle IMPRESE SPORTIVE NELL’ERA della MULTIMEDIALITÀ Per comprendere come sono strutturate, fanno business e creano valore in un contesto dominato dalle nuove tecnologie digitali e multimediali viene applicata alle Leghe sportive statunitensi la strumentazione concettuale del modello di business. L’ipotesi è che esista attualmente una significativa relazione tra società sportive e diffusione dei nuovi media. Si tratta così la tematica dei modelli di business delle maggiori leghe sportive statunitensi Major League Baseball, National Football League, National Basketball Association e Major League Soccer - in relazione all’intensificarsi della diffusione globale dei nuovi media. Il quadro teorico di riferimento è quello che inquadra il concetto di business model; la letteratura che approfondisce i processi di integrazione fra le nuove tecnologie e il settore sportivo; il filone analitico

del service management e infine i contributi relativi alla resource-based view nell’ambito di un approccio di organizational economics. L’analisi è stata realizzata secondo la metodologia del multi-cases di tipo descrittivo supportata da interviste ai key executives di diversi dipartimenti all’interno delle singole Leghe, dalla consultazione dei bilanci e dei documenti ufficiali delle Leghe e dalla raccolta-consultazione di articoli, documenti, reports online. I modelli di business adottati dalle Leghe presentano caratteristiche “firm specific” in relazione alla centralità assunta dai new media: struttura organizzativa, acquisizione delle risorse strategiche, processi di sviluppo di nuove competenze vanno progressivamente plasmandosi con modalità diverse evidenziate nello sviluppo dei singoli case studies.

SdS/Scuola dello Sport Anno XXXI n.94

L’analisi di quattro Major Leagues statunitensi


MEDICINA DELLO SPORT

Oliver Faude Istituto per lo sport e la scienza dello sport, Università di Basilea Tim Meyer Istituto di medicina preventiva e dello sport, Università della Saar, Saarbrücken

LA RIGENERAZIONE nello SPORT di ELEVATA PRESTAZIONE

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Un esame dello stato dell’arte nella prospettiva della medicina sportiva e della scienza dello sport

SdS/Scuola dello Sport Anno XXXI n.94

FOTO CALZETTI & MARIUCCI EDITORI

Per restare al vertice delle classifiche mondiali nello sport di vertice occorre essere in grado di tollerare carichi elevati sia di allenamento sia di gara. In molti sport la somma di ciò che viene richiesto agli atleti ha raggiunto un livello tale da rendere impossibile continuare ad aumentare la capacità di prestazione degli atleti con il solo processo di allenamento, per cui è indispensabile che al processo di rigenerazione dopo gare molto impegnative o dopo unità di allenamento con carichi di elevata intensità sia dedicata un’attenzione molto maggiore che in passato. Si fornisce un quadro dello stato attuale dell’arte su questo aspetto, dal punto di vista della medicina sportiva e della scienza dello sport.


DOSSIER

Gesellschaft für pädiatrische Sportmedizin

Documento congiunto del Bundesinstitut für Sportwissenschaft (BISp, Istituto federale per la scienza dello sport), della Deutsche Vereinigung für Sportwissenschaft (dvs, Associazione tedesca per la scienza dello sport), della Deutsche Gesellschaft für Sportmedizin und Prävention (DGSP, Società tedesca per la prevenzione e medicina dello sport), della Gesellschaft für orthopädisch-traumatologische Sportmedizin (GOTS, Società di medicina dello sport ortopedico-traumatologica) della Gesellschaft für pädiatrische Sportmedizin (GPS, Società per la medicina pediatrica dello sport)

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SdS/Scuola dello Sport Anno XXXI n.94

PRESA di POSIZIONE SCIENTIFICA sul RUOLO dell’ALLENAMENTO della FORZA nello SPORT GIOVANILE di ALTO LIVELLO

Andrea Horn, Istituto federale per la scienza dello sport; Michael Behringer, Scuola superiore di sport, Istituto di la scienza dello sport e di informatica, Colonia; Ralph Beneke, Società tedesca di prevenzione e medicina dello sport; Holger Förster, Società di medicina pediatrica; Wolfgang Gruber, Società di medicina pediatrica; Ulrich Hartmann, Università di Lipsia, Istituto di scienza del movimento e dell’allenamento sportivo; Helve U. Hebestreit, Società di medicina pediatrica; Andreas Hohmann, Società tedesca di scienza dello sport; Thomas Jöllenbeck, Società di medicina dello sport ortopedico-traumatologica; Joachim Mester, Scuola superiore di sport, Istituto di scienza dello sport e di informatica; Margot Niessen, Università di Lipsia, Istituto di scienza del movimento e dell’allenamento sportivo; Petra Platen, Università della Ruhr-Bochum, Cattedra di alimentazione e medicina dello sport; Holger Schmitt, Società di medicina dello sport ortopedico-traumatologica.


Klaus Bartonietz

IL CERVELLO: un ORGANO CON il QUALE PENSIAMO CHE PENSIAMO Terza parte: l’aspetto energetico dell’attività cerebrale; apprendimento motorio e coordinazione dei movimenti; dagli animali possiamo apprendere come apprendiamo; dal movimento reale a quello che si vuole ottenere: identificazione degli errori, delle loro cause e loro correzione

Dopo avere fornito un quadro dello stato attuale della ricerca neurologica (cfr. prima parte) e avere trattato il rapporto tra forma e funzione del cervello; le eventuali differenze di genere; il ruolo dei neurotrasmettitori, l’interazione tra innato e acquisito, la memoria e il ruolo dei geni nella formazione della memoria a lungo termine (cfr. seconda parte), in questa terza parte si trattano l’aspetto energetico dell’attività cerebrale; l’apprendimento motorio e la coordinazione dei movimenti; come la ricerca sugli animali ci permetta di comprendere meglio come apprendiamo (neuroni specchio); come l’identificazione degli errori, l’identificazione delle cause, e la correzione permettano di passare da ciò che è a ciò che dovrebbe essere.

L’aspetto energetico dell’attività cerebrale Un cervello completamento sviluppato, che rappresenta al massimo il 2% della massa corporea, impegna una percentuale elevata del metabolismo energetico – nei lattanti quasi il 50% (Klaus 2005)1, per il quale, ad esempio, è necessario il 15% della gittata cardiaca e il 25% della quantità globale di glucosio che viene utilizzata (Magistretti, Pellerin, Martin 2000). La tabella 1 offre un quadro della percentuale del metabolismo cerebrale sull’intero metabolismo del corpo.

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Scambio Acqua Nutrienti di ossigeno ed elettroliti* Stato passivo (riposo)

8%

Ogni 12 ore

9%

Lavoro intenso del sistema nervoso

25%

Ogni 5-7 ore

24%

Tabella 1 – Percentuale del metabolismo del cervello sull’intero metabolismo del corpo (secondo Savel’ev 2005); * = i dati che riguardano l’acqua e gli elettroliti vanno interpretati come periodo di tempo necessario affinché tutta l’acqua del corpo transiti attraverso il cervello.

Il cervello non dispone di riserve proprie di ossigeno e presenta solo una limitata capacità di immagazzinare glucosio o glicogeno, che rappresenta la sua principale e unica riserva di energia, sufficiente per alcuni minuti (McKenn, Gruetter, Sonnewald et al. 2006). Non esiste neppure una riserva per i prodotti del metabolismo. “La possibilità che il metabolismo cerebrale dipenda dall’attività e dalla partizione spazio-temporale è una idea che si è evoluta con il tempo, poichè diversi tipi di studi hanno contribuito a chiarire l’architettura funzionale e interattiva del sistema delle cellule, dei neurotrasmettitori e degli enzimi del cervello” (Diesel 2004). Il cervello ha bisogno di almeno il 60% dell’energia disponibile per l’elaborazione delle informazioni. L’intero metabolismo delle cellule nervose – scambio gassoso, circolazione dei fluidi, apporto di nutrienti e di sostanze nutritive, eliminazione dei prodotti del metabolismo – si svolge attraverso uno strato estremamente sensibile di cellule endoteliali, la barriera emato-encefalica (BEE: Dermietzel, Spray, Nedergaard 2006; cfr. anche Scheneider 2003b). Il trasporto viene realizzato dai 700-800 ml di sangue che ogni minuto scorrono attraverso il cervello (minimo necessario riferito alla massa corporea: in media 50 ml/100 g/min). Per un allenamento che funzioni, specie quando ci si allena duramente, il cervello deve disporre di una quantità sufficiente di zuccheri (glucosio) e di una grande parte dell’ossigeno respirato (per una trattazione completa del metabolismo glucidico del cervello, cfr. Schneider 2003c). Il consumo di glicogeno dipende anche dal lavoro di costruzione e dalla densità delle sinapsi (figura 1), che sono diverse per le varie aree della corteccia. Ad esempio, crescita e massima densità delle sinapsi nella corteccia visiva nei primi anni di vita, e nel 5° anno di vita nella corteccia uditiva e prefrontale (un esempio della “dipendenza dall’attività e dalla partizione spazio-temporale del metabolismo cerebrale” di Diesel (2004)).

SdS/Scuola dello Sport Anno XXXI n.92

BIOLOGIA DELLO SPORT


Marco Arpino Scuola dello sport, Roma Michele Maffei Maestro dello sport Claudia Svalduz Federazione italiana scherma

PERFORMANCE ANALYSIS

LA GESTIONE della MISURA nella SCHERMA Seconda parte: perché la distanza tra due atleti deve essere oggetto di notazione In questa seconda parte si completa l’analisi della misura e del perché essa debba essere oggetto di notazione, soffermandosi su alcuni concetti e aspetti, quali il cronotopo nella scherma, l’arbitro quale osservatore osservabile, esempi di studi e di benchmark per performance ed indicatori. Infine vengono riportate alcune attualità arbitrali.

Tra le regole principali dei giochi sportivi vi sono certamente quelle dedicate al “terreno di gioco” e alla “durata della gara”: i significati di spazio e di tempo, seppur modificati più volte nella storia dell’uomo, assumono particolare rilevanza anche nei processi di analisi della performance sportiva, soprattutto in quelli che mirano a registrare in un modo oggettivo feedback qualitativi e quantitativi nella gestione della misura schermistica. In fisica per cronotopo si intende, lo spazio a quattro dimensioni (le tre coordinate spaziali, reali, più il tempo, immaginario), introdotto da H. Minkowski (1908), per mettere in luce lo stretto legame fra lo spazio e il tempo, stabilito dalla teoria della relatività ristretta1. Così come nella nostra visione classica dello spazio le sue tre dimensioni componenti (avanti-dietro, destra-sinistra e altobasso) sono equivalenti, omogenee fra loro e relative all'osservatore (ciò che viene considerato avanti o dietro da un osservatore può essere considerato destra o sinistra da un altro osservatore disposto diversamente), la visione relativistica assimila anche la dimensione temporale (prima-dopo) alle tre dimensioni spaziali, rendendola percepibile in modo diverso da osservatori in condizioni differenti. Un possibile impiego di interesse schermistico del concetto di cronotopo è quello che si intende proporre in questa sede per indicare: "l'interconnessione dei rapporti temporali e spaziali all'interno di ciascun assalto di scherma, a seconda dei diversi osservatori". Secondo il noto linguista del XX secolo Ottorino Pianiggiani, osservare deriva dal latino observare, composto da ob che ha il senso di avanti, sopra, attorno e servare cioè custodire, salvare, guardare, anche nel senso di tenere gli occhi addosso. Quindi significa considerare, guardare diligentemente tanto con gli occhi fisici, che con quelli della mente2. Chi sono dunque gli “osservatori” ai fini dell'interconnessione dei rapporti temporali e spaziali all'interno di ciascun assalto di scherma? In primo luogo gli attori senza i quali non ci potrebbe essere l’assalto di scherma: gli schermidori contendenti e l’arbitro di gara (con gli assessori ed i consulenti-video nel video-arbitraggio); successivamente coloro che sono direttamente interessati alla prestazione sportiva, fra i quali, certamente i tecnici ed i match analisti.

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SdS/Scuola dello Sport Anno XXXI n.94

FOTO GIOVANNI MINOZZI – ARCHIVIO FIS

Lo spazio e il tempo: il cronotopo nella scherma


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Alessandro Russano Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze motorie (Suism), Università degli Studi di Torino Claudio Scotton Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze motorie (Suism), Università degli Studi di Torino, Preparatore atletico della Squadra giovanile Fiv 2005/2011

UN MODO DIVERSO di FARE VELA Kiteboarding: classe olimpica della vela a Rio de Janeiro 2016 Negli ultimi decenni si è diffuso molto rapidamente un nuovo modo di navigare, che unisce caratteristiche di vari sport come surf, windsurf e wakeboard, ed entrerà a far parte delle discipline olimpiche di Rio de Janeiro 2016. Si tratta del kiteboarding, “quello con l'aquilone”. Analizzati gli aspetti regolamentari, tecnici e bioenergetici, confrontato con i suoi predecessori, il kiteboarding può essere considerato un sport ambientale contraddistinto dalla sua componente velica - l’aquilone - che ne rende unica la tecnica di navigazione, ma che necessita particolari misure preventive al fine di garantirne la pratica in massima sicurezza. Coinvolge il metabolismo aerobico/anaerobico alternato e un buon livello di fitness costituisce un fattore utile nella prestazione.

Origini e attrezzatura Il kiteboarding chiamato anche kitesurf o flykite, si pratica oggi con una tavola (surf) trainati da un aquilone (in inglese kite). Nel testo, per brevità, verrà spesso utilizzato il vocabolo kite. “L'invenzione del kite si deve a due cinesi vissuti tra la fine del V e l'inizio del IV secolo a.C. Sin da allora gli aquiloni vennero utilizzati per vari scopi tra cui il semplice invio di messaggi per fini militari…”. ..”.Nella nostra cultura occidentale invece i kite hanno avuto scopi ricreativi diventando quello che è l'attuale kiteboarding. “All'inizio degli anni settanta s’iniziarono a vedere le prime persone che praticavano sci nautico trainati da un aquilone…” ...”Nel 1984, i fratelli Dominique e Bruno Legaignoux brevettarono il Wipika (Wind Powered Inflatable Kite Aircraft), cioè il primo kite gonfiabile rilanciabile dall'acqua chiamato anche LEI (Leading Edge Inflatable), che abbatté finalmente un grande limite per la pratica in questo ambiente (figura 1).

SdS/Scuola dello Sport Anno XXXI n.94

NOVITÀ OLIMPICHE


FOTO CALZETTI & MARIUCCI EDITORI

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Stefano D’Ottavio Corso di studi in Scienze motorie, Università Tor Vergata, Roma; Responsabile Area tecnica, Federazione italiana gioco calcio, Settore giovanile e scolastico

L’ALLENAMENTO DELLA RESISTENZA DEI CALCIATORI

UNA RASSEGNA

Seconda parte: i mezzi di allenamento con la palla; gli effetti del concurrent training e del detraining; la valutazione della potenza aerobica mediante test da campo

L’importanza delle capacità di resistenza e la necessità di collocare la massima potenza aerobica tra le qualità elettive nella pianificazione dell’allenamento del giocatore di calcio, è una indicazione che scaturisce da numerose ricerche che mettono in risalto come ad una maggiore espressione delle caratteristiche aerobiche sia centrali sia periferiche del calciatore corrisponda una maggiore capacità di gioco, rilevata attraverso la misurazione di parametri tecnici espressi in partita. Dopo avere trattato nella prima parte il modello di prestazione del calcio; i fattori che determinano la massima potenza aerobica, e i mezzi di allenamento senza palla, in questa seconda parte si trattano i mezzi di allenamento con la palla, con particolare accento sugli Small sided games, su alcuni aspetti che riguardano allenamenti combinati di forza e di resistenza, gli effetti del detraining e i test da campo che permettono di valutare la potenza aerobica.

SdS/Scuola dello Sport Anno XXXI n.94

CALCIO


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