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CAPITOLO I
LE ATTIVITÀ DI FITNESS COLLETTIVO
INTRODUZIONE
L e attività di fitness collettivo comprendono tutte quelle attivi-
tà proposte nei centri specializzati che con l’ausilio dell’istruttore coinvolgano intere classi che svolgono contemporaneamente la stessa pratica. Queste attività si svolgono seguendo il ritmo della musica, che detta l’intensità della lezione stessa, e possono includere l’ausilio di attrezzi come pesi, bilancieri, manubri o elastici, tanto per citarne alcuni. Tali esercizi non si svolgono soltanto a corpo libero, ma anche su bici stazionarie, su remoergometri o su treadmill meccanici.
Per un istruttore che tiene un corso di fitness collettivo, la difficoltà sta nell’uniformare la tipologia di lezione all’eterogeneità della classe. A seconda del livello di fitness o del background sportivo, i partecipanti si presentano con un grado di allenamento differente. Spesso, infatti, la scelta dell’attività da seguire è dettata non solo dall’interesse personale, ma anche dalla possibilità di potersi allenare in una particolare fascia oraria. In alcuni casi, ciò comporta una scelta obbligata sui corsi da seguire, non necessariamente correlata ai propri obiettivi. Per questo motivo l’istruttore deve riuscire a uniformare la lezione alle esigenze dei partecipanti. Come già sottolineato, uno dei motivi principali che determina l’abbandono dei clienti dai centri fitness è la partecipazione a corsi troppo intensi, fatto che comporta una più elevata incidenza di traumi e un calo della propria autostima. Viceversa, chi è già in forma, e magari trova nella fascia oraria preferita soltanto lezioni che prevedono attività più “blande”, sicuramente si demotiverà, perché gli insegnamenti non rispecchieranno le aspettative. Resta quindi fondamentale il corretto controllo del carico interno da parte dell’istruttore, per individualizzare al massimo il lavoro proposto. Le attività in sala corsi sono aumentate negli ultimi anni anche in base alla sempre crescente richiesta dell’utenza, come visto dai dati ISTAT presentati nel capitolo precedente. Queste pratiche cambiano spesso denominazione, tipologia di musica o di attrezzi utilizzati. Tuttavia i principi generali che regolano la costruzione di una lezione e il controllo dei suoi effetti rimangono trasversali e sono applicabili a tutte le discipline.
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CAPITOLO 2
LINEE GUIDA PER L’ALLENAMENTO IN SALA PESI
INTRODUZIONE
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aumento della forza muscolare si è reso necessario inizialmente per motivi di sopravvivenza e successivamente sia per il miglioramento delle prestazioni sportive, del benessere e della salute che per il miglioramento della qualità della vita in generale. I primi studi scientifici a occuparsi di metodologie corrette di allenamento per la forza risalgono ai lavori di DeLorme e Watkins, datati 1948. In quei lavori gli autori dimostravano l’importanza di metodiche che seguivano il concetto di progressività del carico per aumentare la forza e l’ipertrofia nella riabilitazione dei militari feriti durante la Seconda guerra mondiale. Successivamente, negli anni ’50 e ’60 la ricerca scientifica applicata più direttamente al mondo atletico ha convenuto sulla necessità di una progressione nel carico per permettere continui e sostanziali incrementi di forza e per permettere ipertrofia. Progressione del carico vuol dire scegliere correttamente il carico, il recupero, il numero di ripetizioni e di serie per il raggiungimento dell’obiettivo prefissato. Dato che il tasso di incremento di forza e ipertrofia non è costante nel tempo, a maggior ragione con l’avanzamento dei progressi sarà sempre più importante monitorare i miglioramenti per la scelta ottimale dei carichi da somministrare (Stone et al. 1991). Ciò premesso, l’allenamento della forza è riconosciuto come metodo importante per migliorare la salute e l’efficienza fisica ed è praticato da un numero sempre crescente di persone, sia maschi che femmine. Inoltre, il raggiungimento di adeguati livelli di forza permette agli individui che invecchiano di mantenere buoni livelli di indipendenza nello svolgimento delle attività quotidiane.
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LINEE GUIDA PER L’ALLENAMENTO IN SALA PESI
DOPO AVER LETTO IL CAPITOLO sull’allenamento in sala pesi il lettore dovrà conoscere: • le linee guida dell’ACSM per la corretta somministrazione dei carichi in sala pesi in base all’età, al sesso e al grado di allenamento del soggetto; • la tipologia di esercizi da proporre, la differenza fra esercizi multi articolari e mono articolari; • l’ordine corretto di somministrazione degli esercizi; • l’intensità, il volume e il recupero corretti per allenare la forza, l’ipertrofia e l’endurance muscolare; • come programmare, sia con i pesi liberi sia con le macchine.
Le linee guida internazionali vanno intese e comprese come prevalentemente idonee per chi pratica e frequenta la sala pesi per motivi di salute ed efficienza fisica. Chi invece vuol seguire un allenamento vero e proprio e ben periodizzato nel tempo, perché ha come finalità l’aumento della forza massima o l’ipertrofia, deve necessariamente seguire delle vere e proprie tabelle di allenamento individualizzate. L’allenamento con i pesi, inserito in un programma di allenamento che include anche attività finalizzata al miglioramento del sistema aerobico, riduce il rischio di malattie cardiovascolari (Goldberg 1989; Goldberg et al. 1984; Hurley et al. 1988) e di diabete non insulino dipendente (Fluckey et al. 1994; Miller et al. 1984) e previene l’osteoporosi (Layne e Nelson 1999; Gutin e Kasper 1992). Esso promuove, inoltre, la perdita di peso in maniera più efficace che non il solo esercizio aerobico (Katch e Drum 1986; Van Etten et al. 1994) e migliora il benessere psicofisico (Ewart 1989; Stewart et al. 1988). Nel 1998, l’American College of Sports Medicine ha proposto delle linee guida generiche per l’allenamento in sala pesi volto a migliorare la condizione di salute e il benessere in adulti sani non allenati (Pollock et al 1998). Dette linee guida
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CAPITOLO 2
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INTRODUZIONE
ACQUAFITNESS
INTRODUZIONE
L
a pratica di fitness in acqua accoglie sempre più utenza, sia maschile che femminile, e a oggi sono oltre 70 le attività proposte in piscina. L’attività in acqua, come forma di ginnastica, è nata intorno agli anni ’90 soprattutto a scopo riabilitativo. Solo successivamente si è capito che si potevano effettuare in questo ambiente le attività di fitness all’epoca già molto di moda in palestra. Infatti, in acqua si praticano le differenti forme di aerobica (aquagym o aquastep), lo spinning (hydrobike), le attività di gruppo sugli aquatreadmill e quelle di puro potenziamento. In ambiente acquatico si combinano i benefici apportati dall’attività eseguita con i benefici apportati da un’azione miorilassante del fluido, dall’effetto sospensione (o sgravio del peso corporeo) e dalla maggior resistenza offerta dall’acqua che permette degli ottimi lavori di tonificazione.
DOPO AVER LETTO IL CAPITOLO il lettore dovrebbe essere in grado di: • • • • • • •
conoscere gli adattamenti dovuti a un ambiente acquatico; conoscere gli effetti delle differenti discipline acquatiche; conoscere le FC di riferimento per l’attività di fitness in acqua; conoscere gli adattamenti acuti e cronici dello step e dell’aquagym; conoscere le differenti tipologie di hydrobike; conoscere gli adattamenti acuti di differenti lezioni di hydrobike; conoscere gli adattamenti acuti e cronici di lezioni di aquatreadmill.
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ACQUAFITNESS
3.1 ADATTAMENTI IN ACQUA L’immersione del corpo in acqua termoneutra (33-36°C) in posizione verticale, a testa fuori, indipendentemente dall’esercizio svolto, provoca i seguenti cambiamenti: • a livello cardiocircolatorio, i benefici ottenuti da un lavoro costante in ambiente acquatico determina un aumento della pressione venosa centrale, una diminuzione della frequenza cardiaca e un aumento della gittata cardiaca; • la pressione esercitata dall’acqua sul corpo (pressione idrostatica): • facilita il ritorno venoso del sangue al cuore favorendo la circolazione; • determina un maggior afflusso di sangue all’atrio sinistro e provoca l’aumento della gittata sistolica (quantità di sangue espulsa a ogni contrazione); • aumenta il volume di sangue nella parte alta del corpo; • provoca la redistribuzione del flusso sanguigno; • provoca un maggior aumento della frequenza respiratoria in situazioni di aumentata richiesta metabolica;
CAPITOLO III
• provoca una riduzione della FC per mantenere un’adeguata gittata cardiaca (Chu e Rhodes 2001). L’abbassamento della frequenza cardiaca in immersione dipende anche dalla temperatura dell’acqua. In acqua si ha anche un effetto miorilassante dato dal continuo massaggio dell’acqua stessa sui muscoli. Inoltre, è importante considerare l’alleggerimento del peso corporeo dovuto ai differenti gradi di immersione (tabella 1) e la maggiore resistenza offerta dall’acqua che diminuisce la velocità di esecuzione di alcuni gesti. L’acqua è più densa dell’aria, aumentando dunque la resistenza offerta (Faina et al. 2003) arrivando a opporre a ogni movimento una resistenza 12 volte superiore a quella creata dall’aria. È facile intuire quanto ciò possa essere utile nella programmazione delle lezioni di fitness collettivo, potendo naturalmente scegliere di aumentare la resistenza offerta. I movimenti, infatti, possono risultare più o meno intensi, non solo in base al grado di immersione, ma anche se il movimento viene effettuato con gli arti tesi, aumentando il braccio di resistenza. Nell’aquafitness questa possibilità di modulare l’intensità del carico, variando la velocità e l’ampiezza dei
Parte del corpo immersa
Peso del corpo rispetto al reale
Tutto
3%
Fino a spalle
20%
Fino al petto
33%
Fino all’ombelico
50%
Fino al polpaccio
95%
TABELLA 1 Alleggerimento del peso corporeo a seconda del grado di immersione in acqua
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3.2
OBIETTIVI DI UN ALLENAMENTO ACQUATICO
movimenti (ancor di più che in palestra, grazie alla maggiore densità dell’acqua), conferisce particolare importanza alla coreografia prescelta (Faina et al. 2003) e rende necessaria la conoscenza degli gli effetti fisiologici. Come riportato nella tabella 1, si assiste a uno sgravio del peso corporeo dipendente dalla parte del corpo immersa in acqua (Faina et al. 2003). In considerazione di questi adattamenti fisiologici che si osservano in funzione del grado di immersione, è necessario, per il calcolo delle FCtarget da mantenere durante lezioni di aquafitness, adattare la formula di Karvonen secondo la seguente equazione: [(FCmax – FCriposo) · % intensità + + FCriposo] –17 (Sova 2000)
3.2 OBIETTIVI DI UN ALLENAMENTO ACQUATICO L’attività acquatica permette di svolgere pratiche di gruppo divertenti e adatte a tutte le età e a entrambi i generi. Permette di lavorare simultaneamente sulla fitness cardiocircolatoria e sulla forza muscolare. Le attività più comunemente proposte sono il woga, l’evoluzione acquatica dello yoga, l’aquafin, rendendo l’attività acquatica più intensa attraverso l’applicazione di speciali attrezzi a forma di ali fissati alle caviglie, l’aquagym, un’evoluzione della aerobica terrestre, l’aquakickboxing, l’aquastep e l’hydrobike. Attraverso queste attività ci si prefigge di fornire una proposta alternativa e/o complementare a tutti coloro che frequentano
il centro fitness o la piscina da tempo, in modo da diversificare l’offerta e coinvolgere una percentuale sempre maggiore di clientela maschile, ancora troppo lontana dalle attività di fitness collettivo.
3.3 AQUAGYM E STEP IN ACQUA LA NASCITA Benché gli effetti benefici, miorilassanti e terapeutici dell’acqua erano già noti all’epoca degli Assiri, dei Babilonesi, degli Egizi e dei Romani, è più difficile trovare l’inventore dell’attività intesa come movimento in acqua a scopi di miglioramento della propria fitness. Inizialmente considerata un’ottima attività per motivi di riabilitazione, solo intorno agli anni Novanta l’attività di fitness in acqua ha iniziato a essere una valida alternativa alla classica aerobica tradizionale praticata nei centri fitness. Molte persone che si erano appassionate alle lezioni di aerobica, diventandone quasi dipendenti, iniziarono a considerarle troppo traumatiche per le articolazioni e la colonna. Pertanto, uno dei modi per diminuire i traumi causati da questa disciplina fu proprio quella di trasferirla in acqua. È in questo momento che nasce l’aquagym, che si avvale di lezioni eseguite a differenti profondità dell’acqua e con l’ausilio di differenti attrezzi (da www.aquagym.org/ aquagym.htm). L’aquagym è la trasposizione in acqua di una disciplina che nasce a terra. Per questo gli scienziati si sono inizialmente chiesti se l’attività in acqua fosse davvero meno intensa dell’analoga attività esegui-
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CAPITOLO IV
ATTIVITÀ DI FITNESS DURANTE LA GRAVIDANZA
INTRODUZIONE
D urante la gravidanza la donna è sottoposta a cambiamenti
morfologici, anatomici e fisiologici in maniera repentina. Ciò determina un periodo di maggior fabbisogno energetico. Tutti questi cambiamenti provocano, inoltre, delle ripercussioni a livello umorale. Fino a qualche decennio fa, nemmeno si ipotizzava che la donna potesse svolgere attività fisica durante la gravidanza, perché si pensava che l’attività potesse ulteriormente sovraccaricare l’organismo femminile. Con le nuove linee guida che saranno di seguito presentate, invece, non solo si forniscono indicazioni sull’attività da intraprendere, ma s’incentiva la pratica di attività fisica, per evitare l’eccesso ponderale e soprattutto perché attraverso la socializzazione e gli effetti ormai riconosciuti dell’attività fisica si ottengono considerevoli benefici a livello psicologico.
DOPO AVER LETTO IL CAPITOLO il lettore potrà: • conoscere le linee guida per la corretta prescrizione di attività fisica alle gestanti a seconda del livello di fitness pregresso e del mese di gravidanza; • conoscere i principali cambiamenti fisiologici, anatomici e ormonali che si verificano durante la gravidanza; • conoscere gli effetti benefici dell’attività fisica sulla madre e sul feto; • conoscere come lo svolgimento di attività fisica possa prevenire l’insorgenza del diabete gestazionale o dell’ipertensione tipica della gravidanza; • conoscere le linee guida per una ripresa sicura dell’attività post gravidanza.
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ATTIVITÀ DI FITNESS DURANTE LA GRAVIDANZA
4.1 LE PRINCIPALI MODIFICAZIONI INDOTTE DALLA GRAVIDANZA Prima di prescrivere attività fisica per la donna incinta bisogna conoscere le principali modificazioni che avvengono a livello cardiocircolatorio, respiratorio e muscoloscheletrico. Inoltre, è da tener presente che non tutti i trimestri di gestazione sono uguali, essendo in particolare il secondo il più favorevole per approfittare a pieno dell’attività extra che si desidera svolgere, poiché la donna è in piena forma e piena di energie, prima che si verifichi il maggior tasso di incremento ponderale e la gestante si senta troppo “ingombrante”.
ADATTAMENTI CARDIOVASCOLARI Durante la gravidanza si assiste a un aumento del volume del sangue (4050%) e della frequenza cardiaca e una diminuzione della resistenza vascolare. Intorno a metà gravidanza, la gettata cardiaca è maggiore rispetto al periodo pre gravidico del 30-50%. La pressione arteriosa diminuisce a metà del secondo trimestre di circa 5-10 millimetri di mercurio (mmHg), per poi gradualmente tornare ai livelli pre gravidici. L’aumento di FC a riposo di circa 10 bpm va tenuto in considerazione durante la prescrizione di attività fisica, come riportato in tabella 2 presentata nel paragrafo delle linee guida. Inoltre, si assiste a un aumento del volume plasmatico che raggiunge il massimo intorno alla 34esima settimana. Benché la massa eritrocitaria tenda ad aumentare, essa rimane percentualmente minore con l’aumento del volume plasmatico, pertanto l’ematocrito tende a diminuire.
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CAPITOLO IV
Riassumendo, il cuore va incontro a un aumento costante del suo lavoro sia per l’aumento del volume di sangue circolante sia per l’aumento di FC (Artal e O'Toole 2003).
ADATTAMENTI METABOLICI In gravidanza aumenta il consumo di ossigeno a riposo (16-32%) e durante esercizio. Di conseguenza aumenta il costo energetico di tutte le attività intraprese.
ADATTAMENTI MUSCOLO-SCHELETRICI La postura cambia notevolmente, abituandosi mese dopo mese al nuovo peso che il corpo deve sostenere. Infatti, lo sviluppo del feto comporta un considerevole spostamento in avanti del centro di gravità, provocando un’accentuata lordosi lombare (Artal e O’Toole 2003). La lordosi provocata dall’aumento di peso contribuisce alla maggiore prevalenza (50%) di dolore nella zona lombare. L’aumento di peso, che mediamente si aggira intorno ai 12-14 kg, potrebbe anche provocare un aumento del carico sulle articolazioni, soprattutto quelle delle anche e degli arti inferiori se le donne praticano attività antigravitazionali. Benché non esista alcuna evidenza scientifica a riguardo, si potrebbe ipotizzare che in questo periodo la donna possa essere esposta a un maggiore rischio di infortuni da sovraccarico. L’aumento del peso corporeo della madre non avviene in maniera graduale e tutto il peso grava sulla colonna vertebrale. A causa di questi repentini cambiamenti posturali, anche l’equilibrio può subire delle alterazioni in questo periodo. Tuttavia, non è stato riscontrato un aumento dell’incidenza delle cadute durante la gravidanza. Inol-
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CAPITOLO 5
BAMBINI E FITNESS
INTRODUZIONE a crescente diffusione del benessere economico, con le sue ripercussioni sulle abitudini di vita, ha determinato, specie tra i più giovani, una serie di limitazioni sul piano motorio. Gli stili di vita occidentali hanno purtroppo fortemente limitato il movimento anche nei bambini, con il conseguente aumento della sedentarietà in questa fascia d’età (Morano e Colella 2009). Inoltre, nelle grandi città si sono ridotti anche gli spazi all’aperto e diventa meno sicuro far muovere i bambini da soli a piedi, in bici o sui pattini senza la sorveglianza di un adulto. Ciò premesso, sembra che la pratica di attività dei bambini sia assai legata alla disponibilità di tempo di un adulto che li possa accompagnare sia a giocare al parco sia a svolgere un’attività sportiva strutturata extra scolastica. I dati confermano queste semplici osservazioni: il bambino di oggi è sempre meno attivo rispetto a quelli di venti o trenta anni fa. Secondo una recente indagine svolta in Gran Bretagna (Noble 1999), si è constatato un sensibile declino dell’attività svolta dai bambini dagli anni ’80 a oggi. Infatti, in quel periodo, il 67% dei bambini fra i 5-10 anni andava a scuola a piedi, mentre alla fine degli anni ’90 la percentuale era scesa al 56%. Questo decremento è stato purtroppo associato a un aumento dell’incidenza dell’obesità, sia nei maschi che nelle femmine. In Italia, invece (figura 1), si nota come fra il 1995 e il 2006 il FIGURA 1
1995
2000
2006
60 50 40 %
L
30 20 10 0
Maschi Femmine 3-5 anni
Maschi Femmine Maschi 6-10 anni
Femmine
11-14 anni
Numero di non praticanti, divisi per fascia di età e genere, dal 1995 al 2006 in Italia (ISTAT 2006)
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BAMBINI E FITNESS
numero dei bambini che non pratica alcuna forma di attività sportiva rimane piuttosto stabile e diminuisce con l’aumentare dell’età. Tuttavia, dal 1995 al 2006 nella fascia d’età 11-14 anni si è visto il maggior incremento di coloro che non praticano alcuna forma di attività fisica o sportiva (ISTAT 2006). Le ragioni di questa diminuzione di attività fisica, soprattutto quella spontanea legata al tempo libero, sono molteplici, ma certamente la carenza di spazi verdi nelle città o il non potere più giocare nei cortili sotto casa contribuiscono a far sì che nel corso della giornata il bambino abbia poche occasioni di stimolo sul piano motorio e passi gran parte del tempo a sedere nei banchi di scuola o davanti a un televisore o a un computer.È dimostrato che le attività fisiche praticate in età giovanile contribuiscono allo sviluppo armonico dell’organismo e della psiche del giovane, limitando la predisposizione a malattie cardiovascolari in età adulta e apportando vistosi miglioramenti delle funzioni cardiovascolari, respiratorie e muscolari. Anche sul piano comportamentale e affettivo-emozionale si evidenziano dei vantaggi: infatti il gioco sport, attraverso le sue forme ludiche, ritmiche, fantasiose e creative, avvia alla vita di gruppo favorendo il processo di socializzazione, la sicurezza di sé e l’introduzione all’autonomia e all’autocontrollo. In una recente indagine condotta su ragazzi di 11, 13, e 15 anni risulta che gli adolescenti italiani sono i più pigri rispetto alla media europea. Ciò deriva sia dal minor numero medio di giorni in cui praticano almeno 60 minuti di attività sia per il numero di giovani che dichiarano di praticare almeno 5 giorni alla settimana un minimo di un’ora di attività fisica (OMS/HBSC 2006; WHO/ENHIS 2007). Inoltre, da un’indagine del 2006, risulta non solo in forte aumento il tempo passato davanti a televisore o playstation fra i bimbi, ma bisogna anche tenere in considerazione un problema di natura sociale: i genitori malvolentieri lasciano i loro figli camminare da soli verso mete anche vicine, pertanto diminuisce drasticamente anche l’attività che può derivare dallo spostamento (Physical activity and health in Europe, WHO 2006). Secondo altri dati, nei primi due anni delle scuole primarie l’incidenza di dismorfismi a carico della colonna vertebrale raggiunge il 70%. Nello stesso periodo l’obesità colpisce il 20% dell’intera popolazione giovanile e contemporaneamente si assiste a una diminuzione delle capacità motorie, soprattutto nelle attività fisiche che richiedono velocità, forza muscolare e resistenza generica.
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CAPITOLO 6
HOME FITNESS E NUOVE TENDENZE NEI CENTRI
INTRODUZIONE
N egli ultimi anni il fitness è in evoluzione continua. Mentre in
passato si andava nelle palestre soltanto per migliorare il proprio fisico e ci si dedicava prevalentemente ad allenamenti d’ipertrofia muscolare, oggi il modello dell’“ipertrofico” non riceve molti consensi. Il presente e il futuro del fitness riguardano soprattutto un benessere psichico più che fisico o, meglio ancora, si tende a far procedere i due fattori di pari passo. Pertanto, ricevono uguale consenso dalla clientela le attività in sala corsi che hanno un dispendio energetico estremamente elevato e le attività più mirate al wellness come lo yoga, il pilates, la capoeira, la ginnastica dolce, ecc. Ma, in realtà, esiste un numero sempre maggiore di attività meno “convenzionali”, che nascono dalla fusione di un’attività sportiva combinata con la musica. Come già osservato, il bisogno della clientela si sta orientando verso attività di benessere psicofisico. Nascono quindi nuove attività di fitness in acqua, si sviluppa il pilates, con macchinari sempre più completi e duttili; si inventano lezioni di fitness con svariati tipi d’attrezzi e tra le lezioni di gruppo, a fianco dell’ormai affermato indoor cycling, o indoor rowing, prendono consensi discipline come il yogilates, lezioni di gruppo sui treadmill meccanici, il pilates in acqua e così via. Va inoltre sottolineato che le esigenze di mercato portano al rapido crescere di nuove attività, che spesso non sono soggette a studi approfonditi sugli effetti metabolici che possono avere su quella vasta gamma di popolazione che le pratica. In particolare, vi sono alcuni attrezzi che nascono per un uso casalingo e poi si inseriscono prepotentemente nella sala corsi, come i treadmill meccanici e il programma HEAT.
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HOME FITNESS E NUOVE TENDENZE NEI CENTRI
6.1 I TREADMILL MECCANICI E L’HOME FITNESS TIPI DI TREADMILL Il treadmill o nastro trasportatore, più comunemente conosciuto come tapis roulant, è una delle principali macchine utilizzate per un l’allenamento cardiocircolatorio nei centri fitness. Esso può essere utilizzato per integrare l’allenamento di ogni tipo di sport che richiede il miglioramento di fattori cardiocircolatori e respiratori, quindi il miglioramento di resistenza e potenza. Nel fitness, quindi nelle palestre, è una delle più comuni ed efficaci attrezzature cardiovascolari e può essere utilizzato dai giovani come dagli anziani a seconda degli obiettivi specifici. Esistono essenzialmente treadmill di due tipi: • elettrici; • meccanici. I primi sono alimentati da un motore che permette lo scorrimento del nastro trasportatore. Nei secondi, invece, lo scorrimento del nastro è provocato dalla forza meccanica del soggetto, dal grado d’inclinazione e dall’attrito. Il treadmill elettrico è un macchinario certamente più completo e permette di monitorare e programmare l’allenamento a seconda degli obiettivi. Questo perché, soprattutto i più moderni, dispongono di computer e accessori grazie ai quali è possibile controllare la propria FC e scegliere i programmi di fitness idonei, variare l’inclinazione e la velocità manualmente. Per quel che riguarda il treadmill meccanico, invece, ne esistono diversi tipi ed essi possono essere suddivisi in:
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CAPITOLO 6
• treadmill con tavole: il nastro scorre su tavole di legno-plastificato e prelubrificato; • treadmill con rulli: il nastro scorre su dei rulli che differiscono per numero e dimensione; lo scorrimento su rulli garantisce meno attrito rispetto alle tavole. Il treadmill meccanico è in commercio da molti anni. Il basso costo, la comodità e la sua versatilità d’utilizzo lo rendono ancora più gettonato. Esso è presente nelle due aree principali del fitness: • l’home fitness: ovvero quando il suo utilizzo è casalingo; • il fitness nelle palestre. Indubbiamente il treadmill meccanico riceve più consensi nell’home fitness per via delle sue doti descritte e dato che ora è venduto in formato compatto e pieghevole. Lo scopo del presente capitolo è anche quello di dare delle indicazioni a chi usa il treadmill meccanico a casa e quindi senza istruttore o senza un cardiofrequenzimetro. Ciò appare ancora più importante perché i treadmill meccanici non hanno alcun indicatore o display, al contrario di quelli elettrici, che invece indicano velocità o calorie spese o intensità relativa del lavoro svolto. Per camminare su treadmill meccanici i soggetti devono inevitabilmente mantenere gli arti superiori in appoggio sull’apposita struttura del macchinario; questo perché da alcuni test preliminari è stata osservata la difficoltà di mantenere un corretto equilibrio senza tale aiuto. Ogni treadmill dispone di una manovella per variare la resistenza che incontra il nastro