05.05.2016 BURQA Il divieto di indossare il burqa applicato in varie Municipalità, in attesa del voto parlamentare Nonostante il Parlamento debba ancora votare la legge che proibisca di indossare burqa e indumenti che coprano il volto nell’intero paese, alcune Municipalità hanno già proposto o direttamente votato l’applicazione di tale disposizione. La cosiddetta legge anti-burqa, proposta dalla coalizione nazionalista Fronte Patriottico, è stata introdotta nei giorni scorsi nella città di Pazargik. Nell’ultima settimana si è aggiunta anche la municipalità di Stara Zagora, la quinta città del Paese per popolazione. Nonostante Stara Zagora non sia considerata una città a rischio di infiltrazioni dell’Islam radicale, le autorità locali hanno adottato varie misure per limitare la promozione di ideologie fondamentaliste fra cui una normativa che vieta “eventi pubblici religiosi in cui si vadano a violare i valori morali e della tradizione”. Anche la Municipalità di Plovdiv ha proposto una delibera che vieti di indossare indumenti che coprano il volto. Plovdiv è la seconda città della Bulgaria e il suo Consiglio municipale voterà la delibera il prossimo 17 maggio. Vista la vicinanza di Plovidiv con Pazargik, i rappresentanti locali del Partito Nazionalista Movimento Nazionale Bulgaro (VMRO) hanno proposto la delibera come “misura precauzionale”. “Adottare questo tipo di abbigliamento vuol dire seguire la politica dei jihadisti, che sta provando ad espandersi in Europa e in Bulgaria” ha dichiarato Aleksandar Sidi, consigliere municipale del VMRO. Il partito VMRO ha proposto una legge analoga anche nella città di Shumen dove risiede una grande minoranza di religione musulmana. LEGGE ELETTORALE Disputa fra il leader nazionalista Valeri Simeonov e bulgari residenti all’estero Gli emendamenti alla legge elettorale della Bulgaria hanno causato un’aspra discussione fra Valeri Simeonov, uno dei leader della Coalizione Nazionalista Fronte Patriottico, e alcuni rappresentanti dei cittadini bulgari all’estero. In numerose città europee hanno avuto luogo manifestazioni di protesta indette dai cittadini bulgari emigrati, in contrasto alla decisione del Governo, inizialmente approvata anche dal Parlamento, di vietare l’apertura di nuovi seggi elettorali al di fuori delle sedi delle missioni diplomatiche bulgare. Di fronte ad una montante protesta degli emigranti bulgari e dell’opposizione interna, il Governo ha parzialmente fatto marcia indietro. Nonostante questo, Elena Hambardzhieva, una attivista bulgara residente negli Stati Uniti, ha dichiarato all’emittente televisiva privata BIT (Bulgarian International Television) di aver ricevuto una email “di avvertimento” da Valeri Simeonov. In seguito ad una manifestazione di protesta tenutasi davanti al Consolato bulgaro di New York, Simeonov avrebbe chiesto alla Hambardzhieva se la comunità di bulgari residenti negli Stati Uniti fosse semplicemente interessata a mettersi in mostra di fronte all’opinione pubblica straniera. Nella mail, Simeonov avrebbe fatto presente come la partecipazione elettorale dei bulgari residenti negli Stati Uniti e in Canada sia stata in passato molto limitata, al confronto di quella dei cittadini bulgari recatisi a votare in altri Paesi. La questione relativa alla non apertura di ulteriori seggi elettorali si legherebbe alla forte presenza di cittadini bulgari musulmani residenti in Turchia che negli anni passati hanno in gran parte votato per il Movimento per i Diritti e le Libertà (DPS), il partito della minoranza turca in Bulgaria. Da parte loro, i cittadini bulgari residenti all’estero si ritengono vittime di una limitazione al diritto di voto a causa