5 minute read

Sandro De Manincor: lo sci è uno show

SANDRO DE MANINCOR:LO SCI È UNO SHOW

Advertisement

STORIA E AVVENIMENTI, VITTORIE E COLPI DI SCENA, SPORT E SENTIMENTO, CAMPIONI E ADDETTI AI LAVORI, VOLTI E VOCI, LA 3TRE È UN CONCERTO DI EMOZIONI. SU QUESTO NUMERO DI “CAMPIGLIO” ANDIAMO DIETRO LE QUINTE DELLA GARA-MITO PER INCONTRARE SANDRO DE MANINCOR, IL REGISTA CHE TRASFORMA LO SLALOM SUL CANALONE MIRAMONTI IN UN MEMORABILE SPETTACOLO TELEVISIVO.

É un pomeriggio di metà inverno e da tempo si sono spenti i riflettori sull’edizione 2018 dell’Audi Fis Ski World Cup night slalom di Madonna di Campiglio quando, a pochi passi dal Canalone Miramonti, abbiamo appuntamento con Sandro De Manincor, il regista che cura, per Infront Sports & Media, la produzione televisiva della 3Tre e di numerose altre prove della Coppa del Mondo di sci. È appena tornato dal Grostè dove ha concluso, in collaborazione con la società Funivie, un curioso esperimento. Gli snowmakers dell’Ursus Snow Park gli hanno preparato un salto mozzafiato sotto il quale ha posizionato una telecamera comandata a distanza con un joystick. L’ex velocista azzurro di Campiglio Paolo Pangrazzi ha completato l’operazione, affrontando il salto con gli sci, come fosse nel bel mezzo di una discesa libera vera a propria. Obiettivo? Trovare nuove modalità di ripresa da introdurre alle prossime Finali di Coppa del Mondo (Cortina 18 - 22 marzo 2020) e ai Mondiali di Cortina 2021 (la produzione dei Campionati del Mondo sarà Rai, ma per l’occasione la squadra di Infront sarà interamente al fianco dello staff della rete nazionale, con De Manincor nel ruolo di supervisor, ndr). «Lo sci – afferma il regista della Val di Sole – vivrà fino a quando i media saranno in grado di tradurlo e amplificarlo in uno spettacolo. Quella all’Ursus è stata una prima prova, c’è ancora qualche perfezionamento da fare, ma sono dell’idea che valga la pena andare avanti».

Com’è stare dall’altra parte? Come racconterebbe il suo lavoro a un telespettatore curioso di saperne di più?

Chi è davanti alla tv non si rende conto del numero di persone e del lavoro che ci sono dietro alla produzione televisiva di un evento sportivo. Gli stessi sponsor, che in occasione dell’evento sono accompagnati in “visita guidata” al camion regia, si stupiscono di ciò che vedono. Lo sci è uno sport di velocità e trasformarlo in un prodotto per la tv è una corsa contro il cronometro. Sono alla costante ricerca di novità tecnologiche e fotografiche, di inquadrature particolari. Solo così posso creare lo show che il telespettatore si aspetta.

La formula per fare un buon lavoro e raggiungere gli obiettivi prefissati?

La tecnologia è importante, le persone fondamentali. Negli anni ho costruito una squadra che sa dare il massimo e mi garantisce tranquillità. Considero fondamentali la sintonia all’interno del gruppo e la capacità di prendere decisioni al decimo di secondo. Il team deve lavorare all’unisono, ciascuno nel proprio ruolo specifico, ma insieme, come un’orchestra. Ad ogni operatore assegno camera, compito e posizione sul teatro di gara. Sono tutte figure importanti, quelle in pista, ma anche chi è dedicato al leader corner, che cerca il dettaglio in grado di fare la differenza: il volto di un allenatore al traguardo, la reazione del big, l’emozione di un familiare. Da parte mia, mi sono imposto la cifra dell’autocontrollo, ma pretendo rispetto e sono molto severo: chi sbaglia paga la multa, che riscuoto in birre al pub.

Slalom, gigante, superG, discesa libera, parallelo… Ad ogni disciplina corrisponde un modus operandi?

Sì, le caratteristiche variano, e di molto, da una specialità all’altra. In occasione degli slalom, il team è di una cinquantina di unità che salgano a ottanta per la discesa libera. La prima variabile da considerare è la lunghezza della pista. Nella libera, ad esempio, c’è bisogno di 26-27 telecamere mentre nelle discipline tecniche, con due manche vicine e senza prove, è una questione di interpretazione del tracciato, da capire al volo, senza farsi intimorire dal ritmo serrato. L’atleta può sbagliare in qualsiasi punto della pista, anche dove non si prevede, e occorre essere pronti a cogliere l’attimo. Pensiamo a Marcel Hirscher e Henrik Kristoffersen che alla 3Tre del 22 dicembre 2018 hanno entrambi commesso lo stesso errore saltando la stessa porta (la terza, la “porta stregata” che nella seconda manche ha eliminato i favoriti e consegnato la vittoria al giovane svizzero Daniel Yule, ndr). Nessuno lo avrebbe immaginato. Nello slalom conta la tecnica, nel gigante le linee, se è un parallelo è invece questione di puro ritmo, al fulmicotone. Ogni gara ha la sua storia.

Quanta attenzione dedica al territorio durante la produzione televisiva dell’evento?

Il territorio ha un posto di primo piano nel racconto. Il telespettatore deve riconoscere subito se siamo in Val d’Isere, a Schladming o a Campiglio. È importante far vedere le differenze tra le location di gara e della 3Tre far emergere il valore aggiunto: 65 anni di storia che diventa mito, sia che vinca l’esperto oppure l’outsider. E, poi, il fuori gara: l’atmosfera che si respira alla partenza, all’arrivo e in paese. La 3Tre è lo slalom dove investiamo di più in persone (fino a 55 unità, tra cameramen e tecnici), numero e tipologia di telecamere. Non è solo una questione di personale affetto per la località, Madonna di Campiglio lo merita per ciò che è e rappresenta.

Oltre alla storia ci sono altri elementi che rendono lo slalom di Campiglio “speciale” rispetto ad altre gare di Coppa del Mondo?

Sicuramente il pubblico, che è unico e noi dobbiamo essere bravi a raccontarlo, invogliando chi è a casa, davanti alla tv, ad essere lì. La sfida non è solo sportiva, è un’emozione inserita in una cornice di sentimento. Solo se ci sono elementi particolari, originali e tutte le componenti descritte sopra, il prodotto televisivo diventa interessante. Anche l’anticipo dell’orario delle due manche (15.45 e 18.45) ha dato qualcosa in più, favorendo la permanenza della gente al parterre e sulle ali del Canalone Miramonti.

Al suo lavoro associa uno stile particolare che la caratterizza rispetto agli altri registi sportivi?

Ognuno ha il proprio stile. Il mio è l’utilizzo di numerose camere a spalla per accentuare e far vedere la pendenza della pista, difficile da rendere sullo schermo tv, e stare vicino all’atleta e al pubblico. La gara più bella è quella che, mentre la segui da casa, fila via che non ti accorgi che c’è un regista.

Perché?

Spesso ha scelto Madonna di Campiglio per sperimentare e introdurre innovazioni, ultime, in ordine di tempo, la ripresa e distribuzione delle immagini in 4k in occasione dell’edizione 2018.

Campiglio, quando si parla di cambiare, non si tira mai indietro. Per questo motivo ho cercato di introdurre innovazione proprio qui, compreso il drone e l’anno scorso il 4k-Ultra hd, uno standard che porta la risoluzione della televisione vicina a quella del cinema. Dal punto di vista operativo prevede una filiera tecnologica tutta dedicata: dal camion regia con un’alimentazione autonoma fino alle telecamere. Tecnicamente è tutto più complesso: l’altissima definizione delle immagini è accompagnata da una profondità di campo molto ridotta e per gli operatori, mettere a fuoco il soggetto, è veramente difficoltoso, oltre a dover gestire la necessità di una luminosità maggiore in una gara che si svolge in notturna. La prova del 4 k è stata positiva. Campiglio non poteva mancare tra le tre location scelte per introdurre questa novità che confermo anche nell’edizione dell’8 gennaio 2020.

Guardando al futuro, quali prospettive prefigura per lo sci?

Lo sci vive grazie ai media, in primis la stampa e la tv, e ha bisogno di una formula che costantemente si rinnovi per diventare sempre di più un prodotto televisivo. L’obiettivo è quello di riuscire a far vivere ai telespettatori l’atmosfera vera della gara, come si trattasse di un videogioco, accattivante per le nuove generazioni, con l’aggiunta di informazioni grafiche che supportino la comprensione e l’emozione dello sport. Dal punto di vista tecnologico, mi aspetto che venga introdotta anche nello sci la tecnologia Hdr (High dynamic range), che già esiste sul mercato. Equalizza le zone chiare e quelle scure e si avvicina alla capacità adattiva dell’occhio umano.

Una 3Tre televisivamente ancora più spettacolare? È possibile?

Nell’immediato, a parte il discorso tecnologico, mi piacerebbe che durante la gara si accendessero tutte le luci delle abitazioni, degli hotel e degli edifici di Madonna di Campiglio e si illuminasse con le fotoelettriche la Direttissima dello Spinale. Riusciremo così a trasmettere nel mondo un’atmosfera ancora più fiabesca, magica. •

This article is from: