I disturbi del comportamento alimentare sono malattie mentali che portano la persona ad avere un rapporto distorto con cibo, peso e immagine corporea.
AUTOSTIMA E IMMAGINE DI SE.
Gli adolescenti si vedono brutti perchè sono grassi e,per questo,pensano di non suscitare simpatia negli altri. Molti adolescenti non hanno un' immagine positiva di sé perchè non sono contenti del loro aspetto fisico. Chi non si guarda con benevolenza e non accetta il proprio corpo risulta poco attraente. Per volersi bene è importante rendersi conto che la bellezza non si misura con i centimetri e che si è amati non per l'aspetto fisico, ma per le emozioni e le sensazioni che si riescono a suscitare. Inoltre,pensare di essere belli soltanto se si ricalcano i canoni estetici della moda del momento è riduttivo anche dal punto di vista esteriore, perchè la bellezza o bruttezza di una persona è un concetto soggettivo e variabile in base ai gusti di chi guarda dal modo di guardare e dall' espressione del viso traspare l'interiorità di una persona.
ADOLESCENTI E CIBO. L'ipersensibilità adolescenziale sembra avere la capacità di rendere protestabile ogni dato di realtà. Quando la protesta viene affidata all'alimentazione assistiamo a quelle forme di alimentazione scorretta nella qualità e nella quantità che si concretizza nelle abbuffate e nei digiuni, in quel mangiare disordinato e qualitativamente dannoso al fisico che sembra interpretare il sotterraneo desiderio di protesta contro di sé,di rifiutare la propria persona con la quale si è in conflitto;in questi casi il dialogo è inutile perchè l'alimentazione non è il problema ma l'elemento di copertura di esso. Le tensioni familiari,le preoccupazioni di lavoro,i dissensi con una persona cara,e a più forte ragione i tradimenti e le separazioni,possono toglierci l'appetito sia al contrario indurci a mangiare più del necessario.
I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono complesse malattie mentali che portano, chi ne è affetto, a vivere con l'ossessione del cibo, del peso e dell'immagine corporea. Il peso, tuttavia, non è un marcatore clinico imprescindibile di disturbi del comportamento alimentare, perché anche persone di peso corporeo normale possono essere affette dalla patologia. I disturbi del comportamento alimentare possono compromettere seriamente la salute di tutti gli organi e apparati del corpo e portare a morte. Colpiscono con più frequenza le giovani donne e tendono ad essere molto mutevoli, anche nello stesso individuo. L'età di esordio si è abbassata e non è raro ormai trovare forme di disturbi del comportamento alimentare anche tra bambini e pre-adolescenti.
Se ne distinguono quattro tipi principali: • anoressia nervosa • bulimia • binge eating • altre forme: disturbi sottosoglia, forme ibride ed Ednos Le cause dei disturbi del comportamento alimentare non sono ben definite e certamente non univoche, ma multifattoriali, comprendenti cioè tanto fattori psicologici che biologici. Per il successo del trattamento sono fondamentali la diagnosi precoce e un trattamento tempestivo affidato ad un'équipe di specialisti, comprendente medici, psichiatri, psicologi e nutrizionisti. Le caratteristiche comuni dei disturbi del comportamento alimentare sono: l'ossessione del cibo, del peso e dell'immagine corporea. Tuttavia, ciascuna variante si presenta con modalità specifiche.
Anoressia nervosa È la patologia psichiatrica con la mortalità più elevata (il rischio di morte in questi pazienti entro i primi 10 anni dall'esordio è 10 volte maggiore che nella popolazione generale di pari età). Le persone che sono affette da anoressia nervosa mantengono a livelli molto bassi il loro peso (peso inferiore di almeno il 15% rispetto a quello atteso o un indice di massa corporea inferiore a 17,5 Kg/m2) facendo diete estreme o procurandosi il vomito o attraverso un'attività fisica molto intensa. Sono terrorizzate dall'idea di prendere peso e di diventare grasse, sebbene siano assolutamente sottopeso; hanno una distorsione della loro immagine corporea e del loro peso e negano assolutamente di trovarsi in una condizione di pericolo per la propria salute e la propria vita. I livelli di autostima del paziente sono esageratamente dipendenti dal peso e dall'immagine corporea.
Per perdere peso, oltre a evitare i cibi ingrassanti, possono ricorrere alle seguenti pratiche: • praticano esercizio fisico in modo esagerato • ricorrono a purghe, farmaci anoressizzanti, diuretici • si auto-provocano il vomito Il DSM-IV, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, ne distingue due tipi: • quello con restrizioni (dieta, digiuno e attività fisica intensa) • quello con abbuffate (binge) e condotte di eliminazione (uso inappropriato di lassativi, diuretici, clisteri; vomito autoindotto anche dopo assunzione di piccole quantità di cibo). Le persone affette da anoressia nervosa presentano: • magrezza estrema con scomparsa dei depositi adiposi e atrofia muscolare • cute secca, rugosa, comparsa di lanugine sul volto e sugli arti; riduzione della produzione sebacea e del sudore; colorazione giallastra della cute • estremità delle mani e dei piedi bluastre in seguito all'esposizione a freddo (acrocianosi) • cicatrici o callosità sul dorso delle dita (segno di Russell), dovuti al continuo mettersi le dita in gola per provocarsi il vomito • capelli opachi, spenti e assottigliati
• denti con smalto opaco, carie ed erosioni, infiammazioni delle gengive, ingrossamento delle ghiandole parotidi (dovuti al vomito autoindotto di frequente e al conseguente aumento di acidità all'interno della bocca) • bradicardia (rallentamento del battito cardiaco), aritmie, palpitazioni e ipotensione • crampi allo stomaco, ritardato svuotamento gastrico • stipsi, emorroidi, prolasso rettale • alterazioni del sonno • amenorrea (scomparsa del ciclo mestruale, per almeno 3 cicli consecutivi) • perdita dell'interesse sessuale • osteoporosi e aumentato rischio di fratture • perdita di memoria, difficoltà di concentrazione • depressione (possibile ideazione suicidaria e tentati suicidi), comportamento auto-lesionistico, ansia, comportamento ossessivo-compulsivo • possibili rapide fluttuazioni del livello degli elettroliti, con importanti ripercussioni sul cuore (fino all'arresto cardiaco).
Bulimia La principale caratteristica che distingue la bulimia dall'anoressia è la presenza di ricorrenti abbuffate. Questo provoca episodi nei quali si consumano grandi quantità di cibo (abbuffate) in un piccolo intervallo di tempo (es. nell'arco di due ore). Il malato riferisce la sensazione di non riuscire a smettere di mangiare durante l'episodio, cioè di aver perso completamente il controllo della situazione. Nel tentativo di non ingrassare, successivamente all'episodio bulimico, le persone affette da bulimia si possono procurare il vomito o ricorrere a lassativi, purghe, farmaci anoressizzanti, diuretici e ormoni tiroidei (sono le cosiddette "condotte compensatorie"). Secondo i criteri del DSM-IV, perché si possa parlare di condizione di bulimia è necessario che abbuffate e condotte compensatorie si verifichino in media almeno due volte a settimana per tre mesi. Le persone con bulimia sono terrorizzati dall'idea di ingrassare, ma allo stesso tempo sono attratti in maniera irresistibile dal cibo. Molto spesso (ma non sempre) nella loro storia è presente una storia di anoressia nervosa. I livelli di autostima delle persone affette da questo disturbo del comportamento alimentare sono esageratamente dipendenti dal peso e dall'immagine corporea.
Il DSM-IV ne distingue due tipi di bulimia: • quello con condotte di eliminazione (uso inappropriato di lassativi, diuretici, clisteri, vomito autoindotto) • quello senza condotte di eliminazione (durante l'episodio di bulimia il paziente ha utilizzato altri comportamenti compensatori ma non ricorre abitualmente all' uso inappropriato di lassativi, diuretici, clisteri o al vomito autoindotto). Le persone con bulimia presentano: • denti con smalto opaco, carie ed erosioni dei denti, infiammazioni delle gengive, ingrossamento delle ghiandole parotidi (dovuti al vomito autoindotto di frequente e al conseguente aumento di acidità all'interno della bocca) • cicatrici o callosità sul dorso delle dita (segno di Russell), dovuti al continuo mettersi le dita in gola per provocare il vomito • stipsi e rallentamento del transito intestinale; dipendenza dall'uso dei lassativi per vincere la stipsi • possibili rapide fluttuazioni del livello degli elettroliti, con importanti ripercussioni sull'attività del cuore (fino all'arresto cardiaco)
Disturbi del comportamento alimentare non altrimenti specificati Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (DAI) o Binge Eating Disorder (BED) consiste in una serie di abbuffate incontrollate che la persona fa in un arco di tempo molto breve e con una modalità compulsiva, cioè senza nemmeno rendersene conto. Nello specifico il DAI si presenta con le seguenti caratteristiche: • Mangiare una quantità enorme di cibo in brevissimo tempo (una o due ore). • Mangiare senza riuscire a controllarsi, compulsivamente. • Si mangia molto velocemente. • Si mangia fino a non farcela più, fino a sentirsi pienissimi. • Si mangia anche quando non si ha fame. • Si mangia da soli o in orari assurdi per non farsi scoprire dagli altri. • Si vive un profondo senso di vergogna, colpa, rabbia e disgusto verso se stessi, nonché una grande solitudine per non poter parlare del problema con altri.
La diagnosi di DAI, secondo la comunità scientifica, si fa quando le abbuffate si realizzano almeno due volte a settimana per un periodo minimo di sei mesi, a mio parere non bisogna invece aspettare sei mesi per capire se c’è un problema, inoltre, la frequenza è molto variabile, a volte ci si può abbuffare per una volta in un mese, a volte lo si può fare tutti i giorni, questo per dire, che i criteri diagnostici sono molto relativi. Comprende i disturbi del comportamento alimentare che non rientrano nei criteri diagnostici dell'anoressia nervosa e della bulimia. Per esempio, • sono presenti tutti i criteri dell'anoressia nervosa nelle donne sono tutti presenti, a eccezione dell'amenorrea nervosa, a eccezione del peso che, nonostante una cospicua riduzione, è ancora nei limiti della norma •sono presenti tutti i criteri della bulimia, a eccezione delle abbuffate incontrollate e dei meccanismi compensatori inappropriati, che si verificano con frequenza inferiore a due volte a settimana o per meno di 3 mesi
• la persona presenta un peso normale ma fa ricorso abitualmente a comportamenti compensatori inappropriati, dopo aver mangiato piccole quantità di cibo • la persona, in modo abituale, mastica ripetutamente grandi quantità di cibo, per poi sputarlo, senza inghiottirlo • la persone fa ricorrenti abbuffate non accompagnate da regolari comportamenti compensatori inappropriati, caratteristici dei pazienti con bulimia nervosa. In tal caso si parla di disturbo da alimentazione incontrollata, che è spesso, ma non necessariamente, associato all'obesità. • la persona presenta anoressia al mattino, aumento dell'appetito nel corso della sera e insonnia. Può anche non ricordarsi di aver mangiato durante la notte. Viene definita sindrome da alimentazione notturna. Le cause dei disturbi del comportamento alimentare non sono ben definite e certamente non univoche, ma multifattoriali, comprendenti cioè tanto fattori psicologici che biologici. Sono stati tuttavia identificati dei fattori di rischio che aumentano le probabilità di ammalarsi di disturbi del comportamento alimentare.
In particolare, il documento di consenso sui disturbi del comportamento alimentare redatto dell'Istituto superiore di sanità in collaborazione con la AUSL Umbria 2 riconosce come condizioni predisponenti: • la familiarità per disturbi del comportamento alimentare, depressione, abuso di sostanze • possibili eventi avversi/traumatici, malattie croniche dell'infanzia e difficoltà alimentari precoci • l'appartenenza a gruppi sociali nei quali è maggiore la pressione socio-culturale verso la magrezza • la percezione e interiorizzazione dell'ideale di magrezza • l'insoddisfazione dell'immagine corporea • la scarsa autostima e perfezionismo • stati emotivi negativi. Il DAI si differenzia dalla bulimia per vari aspetti: • Il bulimico mangia e ingrassa, a meno che non mette in atto condotte compensatorie come il vomito autoindotto, l’uso di lassativi o un esercizio fisico smisurato, il paziente DAI invece non ingrassa, al massimo è in leggero sovrappeso, oltre all’esercizio fisico, può stare anche giorni interi senza mangiare per compensare ciò che ha ingurgitato con l’abbuffata.
• Nel paziente bulimico, tra le altre cose, sono presenti: una profonda distorsione dell’immagine di Sé, degli errori cognitivi introiettati e difficili da sradicare, e un persistente legame morboso con l’imago materna o la famiglia d’origine. Nel paziente DAI ci troviamo di fronte ad un problema soprattutto emotivo, il soggetto è ansioso, nervoso, infelice, insoddisfatto, annoiato, e mangia per compensare questi stati emotivi che sono quasi temporanei, non profondamente radicati nella sua personalità. • Il bulimico oltre alle abbuffate episodiche solitarie mangia molto anche in presenza di altre persone, oppure mangia di nascosto anche in contesti sociali dove il rischio di essere scoperti è altissimo. Il paziente DAI non fa tutto questo, quando sta con altre persone si controlla, mangia poco, mai rischierebbe di farsi scoprire, il suo comportamento diventa compulsivo solo quando è sicuro di essere da solo o di non essere scoperto. • Il paziente DAI si vergogna enormemente del suo aumento di peso, fa di tutto per non ingrassare, il bulimico invece è più tollerante con se stesso, anche se è in sovrappeso, riesce a tollerare la vergogna e l’imbarazzo.
In entrambi i casi, sia nel Disturbo da Alimentazione Incontrollata che nella bulimia, ci troviamo di fronte a persone che soffrono moltissimo, soprattutto perché sono sole, non parlano del loro problema. All’interno delle varie problematiche psicologiche ci sono disagi di cui è più facile parlare, ad esempio l’ansia o il panico, i disturbi depressivi e dell’umore, a volte, anche se è difficile, vengono condivisi con parenti o amici. Altre fonti di malessere, come i disordini alimentari o disagi sessuali, difficilmente vengono espressi, difficilmente ci si rivolge anche ad un professionista, per la profonda vergogna e il disgusto verso se stessi che si provano. E’ impossibile per loro parlare di queste cose senza sentirsi giudicati o presi in giro, e allora si ritrovano soli, ancora più arrabbiati, emotivamente provati, sfiniti, stanchi, e si ricorre al cibo, l’unica consolazione, l’unico vero amico e l’unica compagnia, è un circolo vizioso.
Purtroppo questa gratificazione spesso ci sfugge, e allora il bisogno primario diventa un’abitudine compulsiva, la necessità diventa un vizio, un’esigenza naturale diventa un divertimento, una forma di piacere fine a se stessa e svincolata dall’urgenza fisiologica di nutrirsi. Il cibo, nei suoi aspetti morbosi, è una consolazione, è una forma di piacere immediato e poco faticoso da ottenere, è una grande consolazione, spesso è un sostituto del sesso, riporta alle gratificazioni di quando si era bambini, libera dalle ansie e dal nervosismo, è facile da reperire e facile da consumare, è legale ed economico, dà un piacere immediato e molto intenso, è estremamente variabile e diversificato. Ancora, il cibo è un “riempitivo” molto efficace dei vuoti interiori, il cibo è un premio meritato dopo una giornata di lavoro o di studio o quando si è invece avuto una giornata storta.
La terapia per il DAI necessita di approfondimenti diagnostici molto accurati per capire se vi sono disagi accessori come disturbi di personalità, disturbi dell’umore o altri quadri psicopatologici. E’ necessario poi agire in collaborazione con un nutrizionista o dietologo molto attento. Data l’intenso piacere che si vive nel mangiare compulsivamente, per superare il problema sono indispensabili molto impegno e grande forza di volontà. I disturbi del comportamento alimentare possono avere serie conseguenze sulla salute. L'anoressia nervosa, nel lungo termine, può portare a: • alterazioni ormonali • problemi di fertilità e riduzione della libido • bradicardia e aritmie • osteoporosi e aumentato rischio di fratture • anemia • squilibrio elettrolitico • depressione, comportamento auto-lesionistico
La bulimia, invece, può essere causa di: • erosione dello smalto, carie, problemi gengivali • ritenzione idrica, edemi agli arti inferiori, distensione addominale • gastriti acute, reflusso gastro-esofageo, disturbi della deglutizione dovuti a danni dell'esofago • riduzione dei livelli di potassio • amenorrea o irregolarità dei cicli mestruali. Le persone affette da disturbi del comportamento alimentare dovrebbero ricevere interventi mirati sia agli aspetti psichiatrici e psicologici, sia a quelli nutrizionali, fisici e socio-ambientali. Gli interventi vengono inoltre declinati in base all'età e alla tipologia del disturbo. Spesso, inoltre, sono presenti altre patologie che richiedono un trattamento.
Inoltre, anche i membri della famiglia dovrebbero essere normalmente coinvolti nel trattamento dei bambini o degli adolescenti con disturbi del comportamento alimentare. Gli interventi si differenziano sulla base del tipo di disturbo alimentare. Nel caso dell'anoressia nervosa, si possono impiegare farmaci, ma una parte importante del trattamento è la terapia di riabilitazione nutrizionale che dovrebbe coinvolgere tutta la famiglia. Se il malato è drammaticamente sottopeso o se è in pericolo di vita è necessario il ricovero ospedaliero Gli antidepressivi sono impiegati anche nel trattamento della bulimia. In questo caso, l'approccio psicoterapeutico di prima scelta è la terapia cognitivo-comportamentale, di pari passo al counseling nutrizionale. Per le persone a elevato rischio di suicidio o di comportamento auto-lesionistico spesso si sceglie il ricovero.
Nel trattamento del disturbo da alimentazione incontrollata l' approccio psicoterapeutico di prima scelta è la terapia cognitivo-comportamentale, opportunamente adattata alla patologia. Sono utili anche i programmi di auto-aiuto psico-educativi certificati.
L'obesità , uno dei principali problemi di salute pubblica, è causata nella maggior parte dei casi da stili di vita scorretti; è quindi una condizione ampiamente prevenibile
L’obesità è una condizione caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo, condizione che determina gravi danni alla salute. E’ causata nella maggior parte dei casi da stili di vita scorretti: da una parte, un’alimentazione scorretta ipercalorica e dall’altra un ridotto dispendio energetico a causa di inattività fisica. L’obesità è quindi una condizione ampiamente prevenibile. L’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica a livello mondiale sia perché la sua prevalenza è in costante e preoccupante aumento non solo nei Paesi occidentali ma anche in quelli a basso-medio reddito sia perché è un importante fattore di rischio per varie malattie croniche, quali diabete mellito di tipo 2, malattie cardiovascolari e tumori.
L’indice di massa corporea IMC è l’indice per definire le condizioni di sovrappeso-obesità più ampiamente utilizzato. Secondo dati dell’OMS, la prevalenza dell’obesità a livello globale è raddoppiata dal 1980 ad oggi; nel 2008 si contavano oltre 1,4 miliardi di adulti in sovrappeso (il 35% della popolazione mondiale); di questi oltre 200 milioni di uomini e oltre 300 milioni di donne erano obesi (l’11% della popolazione mondiale). Il problema ha ormai iniziato ad interessare anche le fasce più giovani della popolazione: si stima che nel 2011 ci fossero nel mondo oltre 40 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni in sovrappeso.
Il progetto Hbsc-Italia, uno studio multicentrico internazionale a cui aderisce anche l’Italia, con l’obiettivo di approfondire le conoscenze sulla salute dei ragazzi di 11, 13 e 15 anni, nel 2010 ha evidenziato che la frequenza dei ragazzi in sovrappeso e obesi è più elevata negli 11enni (29,3% nei maschi e 19,5% nelle femmine), che nei 15enni (25,6% nei maschi e 12,3% nelle femmine). Questo dato è particolarmente preoccupante, in quanto indica che il fenomeno obesità è in espansione e colpisce più frequentemente le generazioni più giovani. Secondo i dati raccolti nel 2010 dal sistema di sorveglianza Passi, in Italia il 32% degli adulti è sovrappeso, mentre l’11% è obeso. In totale, oltre quattro adulti su dieci (42%) sono cioè in eccesso ponderale in Italia.
L’obesità e il sovrappeso sono causati nella maggior parte die casi da uno squilibrio tra apporto e consumo energetico. Oggi si consumano cibi più ricchi di calorie rispetto al passato e ci si muove sempre meno, per le tante ore trascorse seduti al lavoro o a scuola, per la mancanza di spazi dove fare attività fisica soprattutto nelle grandi città, per un aumento del tempo trascorso davanti alla televisione, al computer, ai giochi elettronici. Per recarsi a scuola o al lavoro o anche per fare shopping si usano ormai soli mezzi di trasporto privati e ci si muove sempre di meno a piedi. Il valore energetico del cibo si misura in Kilocalorie. Il fabbisogno medio di kilocalorie giornaliere per una persona attiva è intorno alle 2.000. Più raramente l’obesità è causata da condizioni genetiche o da malattie endocrine.
Alcuni farmaci possono indurre un aumento di peso. Quando si smette di fumare, si può avere un modesto aumento di peso come effetto collaterale temporaneo. Avere molti chili di troppo comporta una serie di conseguenze a breve e a medio- lungo termine. Le persone obese nella vita di tutti i giorni presentano affanno, anche compiendo attività fisica di bassa intensità, sudano profusamente, hanno disturbi del sonno e russano, hanno sonnolenza diurna e problemi alle articolazioni. Inoltre frequentemente i soggetti obesi autolimitano la loro vita sociale, hanno problemi della sfera psicologica, quali bassa autostima, che possono sfociare nella depressione. A lungo termine l’obesità comporta un aumentato rischio di sviluppare ipertensione arteriosa, e quindi accidenti cardio-vascolari, diabete di tipo 2 e tumori.
Obesità e sovrappeso sono condizioni associate ad elevata mortalità e rappresentano un importante fattore di rischio per le principali malattie croniche: malattie cardiovascolari, ipertensione, diabete mellito di tipo 2, sindrome metabolica, alcune forme di tumori (in particolare il tumore dell’endometrio, del colon retto, renale, della colecisti, della prostata e della mammella). L’obesità aumenta anche il rischio di malattie della colecisti (calcoli) e delle malattie muscolo-scheletriche. La valutazione della quantità e della distribuzione del grasso corporeo può essere effettuata in diversi modi. L’indice di massa corporea (IMC o BMI) permette di fare diagnosi di sovrappeso e obesità, ma non dà informazioni sulla distribuzione, né sull’esatta quantità del grasso corporeo.
A seconda dell'MC si definiscono le seguenti categorie: • IMC < 16 : grave magrezza • IMC tra 16 a 18,49 : sottopeso • IMC tra 18,5 e 24,99 : normopeso • IMC tra 25 e 29,99 : sovrappeso • IMC tra 30 e 34,99 : obesità classe 1 • IMC tra 35 e 39,99 : obesità classe 2 • IMC > 40 : obesità classe 3
Calcola il tuo IMC. Un altro metodo per diagnosticare il sovrappeso e l’obesità, è misurare la circonferenza del punto vita. Inoltre, la distribuzione del grasso può essere valutata con la plicometria cutanea con il rapporto tra la circonferenza della vita e dei fianchi o con tecniche strumentali avanzate quali l’ecografia, la TAC o la risonanza magnetica che possono valutare anche la quantità del grasso ‘nascosto’ all’interno dell’addome, cioè del grasso ‘viscerale’, che è il più pericoloso dal punto di vista metabolico e del rischio cardiovascolare. Il trattamento dell'obesità consiste nella riduzione del peso corporeo, da effettuarsi sotto stretto controllo medico, seguendo un’alimentazione corretta ed effettuando un regolare programma di attività fisica, adeguato alle proprie possibilità e nel successivo mantenimento di un peso adeguato alla propria altezza. Può essere d’aiuto in alcuni casi, ricorrere ad un supporto psicologico.
La dieta per la riduzione del peso deve essere personalizzata; in linea generale deve comprendere frutta e verdura; cereali (pane e pasta) con moderazione e preferibilmente integrali, privilegiare carne e pesce, come principali fonti di proteine. Andranno invece evitati sale e zucchero aggiunti a cibi e bevande, i cibi troppo ricchi di sale (es. insaccati) e di grassi e zuccheri (merendine, patatine fritte, cibi dei fast food e di rosticceria/pizzerie ecc), i soft drink e le bevande alcoliche. Lâ&#x20AC;&#x2122;attivitĂ fisica va iniziata in maniera graduale (soprattutto per i piĂš sedentari), cominciando con 10-15 minuti di attivitĂ aerobica (camminata a passo veloce, nuoto, tennis, tapis roulant, ballo, ecc) e aumentando gradualmente, fino a raggiungere almeno i 30 minuti al giorno, 5 giorni a settimana.
Qualche piccolo accorgimento può contribuire a mantenere un livello adeguato di attività fisica: non prendere mai l’ascensore, ma fare le scale, andare a fare la spesa alimentare a piedi se non si devono portare buste pesanti, evitare di usare l’autovettura per coprite brevi distanze. Nei pazienti con forme di obesità grave e altre condizioni mediche associate che possono trarre beneficio da un’importante perdita di peso, un’alternativa di trattamento è rappresentata dalla chirurgia bariatrica. Gli interventi chirurgici per l’obesità possono essere classificati in: • restrittivi - riducono le dimensioni dello stomaco e rallentano i processi digestivi • restrittivi-malassorbitivi - riducono le dimensioni dello stomaco e scavalcano o eliminano una parte del tratto digerente per ridurre l’assorbimento del cibo. Molti di questi interventi vengono ormai effettuati per via laparoscopica
Nonostante i grandi progressi di questa branca della chirurgia, soprattutto nel caso degli interventi più complessi, il tasso di mortalità rimane dell’ordine dello 0,5-2% e non mancano le complicanze a breve e lungo termine, per cui sono da destinare a casi molto selezionati. Si può fare molto per prevenire sovrappeso e obesità. Ecco alcune indicazioni: • limitare il consumo di grassi e zuccheri, molto abbondanti soprattutto nei cibi confezionati e nei soft drink • aumentare il consumo di verdure, legumi, cereali integrali e, in generale cibi freschi, non processati • seguire una dieta variata, riducendo le porzioni, nel caso in cui si voglia perdere peso • limitare l’alcol, che oltre ad essere nocivo alla salute degli organi, è anche un’importante fonte di calorie, senza apportare nessun vantaggio nutrizionale
• non ricorrere al cibo come genere di conforto, nel caso in cui ci si senta depressi o giù di corda • dare ai bambini un buon esempio in materia di alimentazione; i figli di genitori obesi tendono a loro volta ad avere problemi di peso • fare una regolare attività fisica: gli adulti dovrebbero fare almeno 30 minuti/giorno per 5 volte/settimana di attività fisica aerobica di intensità moderata; i bambini almeno 60 minuti/giorno; nel caso in cui si desideri perdere peso, il livello di attività fisica dovrà essere gradualmente incrementato.
Secondo lâ&#x20AC;&#x2122;OMS circa 1/3 delle malattie possono essere evitate grazie a una equilibrata e sana alimentazione
Un’alimentazione varia ed equilibrata è alla base di una vita in salute. Un’alimentazione inadeguata, infatti, oltre a incidere sul benessere psico-fisico, rappresenta uno dei principali fattori di rischio per l’insorgenza di numerose malattie croniche. Di cosa abbiamo bisogno L’organismo umano ha bisogno di tutti i tipi di nutrienti per funzionare correttamente. Per questa ragione l'alimentazione deve essere quanto più possibile varia ed equilibrata. • Cereali Grano, mais, avena, orzo, farro e gli alimenti da loro derivati (pane, pasta, riso) apportano all’organismo carboidrati, che rappresentano la fonte energetica principale dell’organismo, meglio se consumati integrali. Contengono inoltre vitamine del complesso B e minerali, oltre a piccole quantità di proteine.
• Frutta e ortaggi Sono una fonte importantissima di fibre, un elemento essenziale nel processo digestivo. Frutta e ortaggi sono inoltre ricchi di vitamine e minerali, essenziali nel corretto funzionamento dei meccanismi fisiologici. Contengono, infine, antiossidanti che svolgono un’azione protettiva. • Carne, pesce, uova e legumi Questi alimenti hanno la funzione principale di fornire proteine, una classe di molecole biologiche che svolge una pluralità di funzioni. Partecipano alla “costruzione” delle diverse componenti del corpo. Un insufficiente apporto di proteine può compromettere queste funzioni, ma un eccesso è altrettanto inappropriato. Le carni, in particolare quelle rosse, contengono grassi saturi e colesterolo. Pertanto vanno consumate con moderazione.
Vanno consumati con maggior frequenza il pesce, che ha un effetto protettivo verso le malattie cardiovascolari e i legumi, che rappresentano la fonte più ricca di proteine vegetali e sono inoltre ricchi di fibre. • Latte e derivati Sono alimenti ricchi di calcio, un minerale essenziale nella costruzione delle ossa. E' preferibile il consumo di latte scremato e di latticini a basso contenuto di grassi. • Acqua Circa il 70% dell’organismo umano è composto di acqua e la sua presenza, in quantità adeguate, è essenziale per il mantenimento della vita. È il mezzo principale attraverso cui vengono eliminate le sostanze di scarto dei processi biologici. Per questo, un giusto equilibrio del “bilancio idrico” è fondamentale per conservare un buono stato di salute nel breve, nel medio e nel lungo termine.
Obesità Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità l’obesità colpisce nel mondo quasi mezzo miliardo di persone. L’alimentazione gioca un ruolo fondamentale assieme alla mancanza di attività fisica. Corretta alimentazione significa anche adattare la propria alimentazione al momento della vita che si sta attraversando. Le indicazioni valide per la popolazione generale possono, infatti, necessitare di leggeri adattamenti, che rispondano alle necessità del corpo caratteristiche di particolari periodi. Durante la gravidanza, per esempio, è necessario apportare nutrienti che soddisfino il fabbisogno della mamma, ma anche quello di crescita del feto. L’organismo dei bambini, va tenuto presente, utilizza parte dell’energia assunta con il cibo per la crescita. Gli anziani, al contrario, possiedono processi di utilizzo del cibo rallentati.
È quindi opportuno scegliere con cura la quantità e la tipologia di nutrienti in maniera appropriata in ogni fase della vita. Bambini L’alimentazione dei più piccoli è fondamentale per una normale crescita, per prevenire malattie croniche e per acquisire uno stile alimentare sano che si porterà avanti per tutta la vita. Tuttavia, i bisogni nutrizionali di bambini sono peculiari. Innanzitutto, perché il loro bisogno in energia e in nutrienti è più alto, in rapporto al peso, rispetto a quello degli adulti. Ciò impone di adottare uno stile alimentare distribuito in 5 pasti quotidiani: oltre ai 3 principali, 2 spuntini che facciano fronte ai bisogni nutritivi, senza portare però a un eccessivo introito di calorie. È fondamentale che la dieta sia varia, ricca e abbia un alto contenuto di frutta e ortaggi. Fondamentale è l’apporto di proteine, vitamine e sali minerali.
Adolescenti L’adolescenza è un momento decisivo nella vita: il corpo cresce rapidamente, si registrano cambiamenti ormonali. E di pari passo cambia il fabbisogno di sostanze nutritive. Aumenta la necessità di proteine, ferro, calcio, vitamine A, C e D.L’alimentazione, dunque dovrà prestare particolare attenzione a un corretto consumo degli alimenti che contengono questi nutrienti.Inoltre, molta attenzione va posta alla tendenza, in questo periodo della vita, specie tra le ragazze, a seguire un’alimentazione squilibrata per cercare di ridurre il peso.
Muoversi quotidianamente produce effetti positivi sulla salute fisica e psichica della persona
L'organismo umano non è nato per l'inattività: il movimento gli è connaturato e una regolare attività fisica, anche di intensità moderata, contribuisce a migliorare tutti gli aspetti della qualità della vita. Al contrario, la scarsa attività fisica è implicata nell'insorgenza di alcuni tra i disturbi e le malattie oggi più frequenti: diabete di tipo 2, malattie cardiocircolatori (infarto, miocardico, ictus, insufficienza cardiaca), tumori. I benefici dell'attività fisica Muoversi quotidianamente produce effetti positivi sulla salute fisica e psichica della persona. Gli studi scientifici che ne confermano gli effetti benefici sono ormai innumerevoli.
• previene e riduce l'osteoporosi e il rischio di fratture, ma anche i disturbi muscolo-scheletrici (per esempio il mal di schiena) • riduce i sintomi di ansia, stress e depressione • previene, specialmente tra i bambini e i giovani, i comportamenti a rischio come l'uso di tabacco, alcol, diete non sane e atteggiamenti violenti e favorisce il benessere psicologico attraverso lo sviluppo dell'autostima, dell'autonomia e facilità la gestione dell'ansia e delle situazioni stressanti • produce dispendio energetico e la diminuzione del rischio di obesità Attività fisica. Quale? Quando si parla di attività fisica non è raro incorrere nell'errore di confonderla con lo sport. Non è così. L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) la definisce come qualsiasi movimento corporeo prodotto dai muscoli scheletrici che richiede un dispendio energetico.
Per svolgere attività fisica, quindi, non è necessario trovare del tempo espressamente dedicato a questo. Si può trovare l'occasione di fare movimento in ogni momento della giornata trasformando le normali attività quotidiane, in un pretesto per fare un po' di esercizio. Quanto muoversi? Non esiste un livello di attività fisica che sia valido per ogni persona. Né è semplice misurare la quantità di movimento svolto.
• anziani (dai 65 anni in poi): le indicazioni sono le stesse degli adulti, con l'avvertenza di svolgere anche attività orientate all'equilibrio per prevenire le cadute. Chi fosse impossibilitato a seguire in pieno le raccomandazioni, dovrebbe fare attività fisica almeno 3 volte alla settimana e adottare uno stile di vita attivo adeguato alle proprie condizioni. Bambini Per i bambini e i ragazzi la partecipazione ai giochi e ad altre attività fisiche, sia a scuola che durante il tempo libero, è essenziale per un sano sviluppo dell'apparato osteoarticolare e muscolare, il benessere psichico e sociale, il controllo del peso corporeo, il corretto funzionamento degli apparati cardiovascolare e respiratorio.
Inoltre, lo sport e l'attività fisica contribuiscono a evitare l'instaurarsi di comportamenti sbagliati, come l'abitudine a fumo e alcol e l'uso di droghe. L'Oms consiglia almeno 60 minuti al giorno di attività moderata-vigorosa. Anziani Anche per gli anziani l'esercizio fisico è particolarmente utile. Il movimento quotidiano ritarda l'invecchiamento, previene l'osteoporosi, contribuisce a prevenire la disabilità, la depressione e la riduzione delle facoltà mentali. Previene il rischio di cadute accidentali migliorando l'equilibrio e la coordinazione.
Per chi non ha tempo Non tutti possono dedicare una parte del giorno a svolgere attività fisica. Tuttavia, ciò non significa che non sia possibile svolgere la giusta quantità di movimento. Basta mantenersi attivi sfruttando ogni occasione.
Per esempio è possibile:
• andare a lavorare o a scuola a piedi o in bicicletta • quando si usano i mezzi pubblici, scendere una fermata prima e finire il tragitto a piedi • non prendere la macchina per effettuare piccoli spostamenti e, quando la si usa, scegliere di parcheggiare un po' più lontano dalla destinazione finale • fare le scale e non prendere l'ascensore • portare a spasso il cane • fare giardinaggio o i lavori domestici • andare a ballare • giocare con i bambini possibilmente all'aperto o attraverso attività che richiedono movimento fisico.