ABITARE GLI INGRANAGGI Carlos Noriega Luca Richini Emanuele Savino
“FABBRICA E NATURA”
Il caso di Nera Montoro tra energia e paesaggio.
LABORATORIO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA POLITECNICO DI MILANO Docenti ROBERTO SPAGNOLO GIANCARLO ALLEN BARBARA COPPETTI 2012
schizzi
riferimenti
_Zollverein Kohlenwasche _Parc de la Villette _Call center Portugal Telecom _Cloudscapes _Breathing Room 2
Rem_Koolhaas Architetto dei Paesi Bassi (n. Rotterdam 1944). Personalità tra le più significative del periodo contemporaneo, la sua architettura - sostanziata da linguaggi espressivi eclettici e apparentemente distonici - pur rimanendo soprattutto debitrice nei confronti del modernismo è stata associata al movimento decostruzionista. I progetti di K. nascono da articolati programmi funzionali che non rinunciano a manifestare tutta la loro complessità anche nell’articolazione volumetrica e distributiva, facendo ampio ricorso alla tecnologia più innovativa, che però non risulta mai fine a se stessa, bensì strumentale al conseguimento di esiti formali talora spettacolari. Nel 2000 gli è stato assegnato il Pritzker Prize.
«Il contributo più positivo dell’architettura è stato l’avermi permesso di sviluppare i campi più svariati nelle mie vesti di scrittore. Questo in definitiva è il mio unico vero interesse, riconoscermi o riuscire a immaginarmi in un altro mondo.» (R. Koolhaas)
ZOLLVEREIN KOHLENWÄSCHE Germany_Essen, 2006
L’ex miniera di carbone Zeche Zollverein di Essen, ha una superficie di 100 ettari, ed è stato dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2001. OMA è stata incaricato di sviluppare un masterplan con l’obiettivo di trovare un utilizzo contemporaneo per il sito.
Il programma congiunto per il centro visitatori, il Ruhrmuseum e la Metaform coprirà una superficie complessiva di 12.000 m2 e saranno alloggiati nell`edificio più imponente del sito: l’Kohlenwäsche, una ex fabbrica di carbone per lo stoccaggio del materiale. Il nuovo programma verrà aggiunto senza togliere le macchine esistenti che dominano l’edificio. Il risultato è un monumento industriale che coniuga l’uso moderno con il contesto storico.
Bernard_Tschumi Architetto svizzero (n. Losanna 1944) con doppia nazionalità (svizzera e francese). Tra i maggiori interpreti del decostruttivismo, è uno dei punti di riferimento dell’architettura internazionale. Il suo linguaggio eclettico, ispirato al costruttivismo russo, è reso attuale da personali interpretazioni di tematiche della contemporaneità. Tra le opere: Centro multifunzionale Zénith a Rouen (1998-2000).
«Quando ti muovi all’interno di uno spazio, ne cambi il senso statico. L’architettura non è come la pittura, si crea una relazione attiva e forte tra il visitatore e lo spazio stesso. Questa relazione è piena di contraddizioni e di difficoltà e per questo io parlo di violenza, proprio per spiegare il legame tra una persona e lo spazio....» (B. Tschumi)
PARC DE LA VILLETTE France_Paris, 1982
Tshumi vince il concorso per la realizzazione del parco che si configura come un “open plan”, una variazione dello schema spaziale canonico moderno. Il nuovo parco è costituito dall’insieme di tre sistemi autonomi, ognuno con la propria logica, le proprie peculiarità e i propri limiti: il sistema puntuale (folies, programmi), il sistema lineare (movimenti) e il sistema superficiale (spazi aperti). La sovrapposizione dei differenti sistemi crea quindi una serie di tensioni, organizzate e controllate con attenzione, che intensificano il dinamismo del parco. La sua opera si oppone al sopravvalutato concetto della forma, tentando di riscrivere all’interno dell’architettura dei corpi nello spazio unitamente alle realtà sociali e politiche ad essi connesse.
Il parco è realizzato mediante una griglia orizzontale e verticale, dove su ogni incrocio troviamo degli edifici in calcestruzzo rivestiti di lamiera rossa che ospitano bar e chioschi, definiti le folie caratterizzati da regole arbitrarie, cosÏ che uno era dotato di una rampa, un altro di una scala, un altro ancora di una grande ruota. Attorno si trovavano passaggi pedonali sospesi e tetti sinuosi. Era concepito come un nuovo tipo di paesaggio per il XXI secolo che rifiutava passate concezioni romantiche della natura.
Manuel y Francisco_Aires
Mateus
Architetti porteghesi (n. a Lisbona rispettivamente nel 1963 e nel 1964). Le loro opere, per la loro natura rivolta ai temi della massa e dello spessore, costituiscono una delle più interessanti ed attuali evoluzioni della tradizione “a spessore” intrapresa da Louis Kahn. Tra le opere più celebri: House in Monsaraz e House in Coruche.
«Si tratta di una ricerca “diretta, ossessiva, regolata”, che concentra la propria attenzione sul disegno del vuoto e sulla possibilità di rendere monumentale lo spazio interno lavorando sull’invenzione di luoghi inattesi e sulla difficoltà di percepirne le dimensioni reali». (M. Aires Mateus)
CALL CENTER - Portugal Telecom Portugal_Santo Tirso, 2010
La trama dell’edificio assimila una sequenza di diversi livelli, che può essere vista dalla città alta, in punti e momenti diversi. La sua posizione segna il passaggio tra il paesaggio urbano della città di Santo Tirso, e il paesaggio naturale di una valle coltivata. Il progetto è concepito a partire da questi valori esistenti: la topografia e la condizione di frontiera. Un chiaro sistema è organizzato all’interno di volumi gravitanti intorno ad un grande spazio centrale. I cortili e le aperture tra i volumi registrano l’esperienza della luce durante i vari momenti della giornata.
Tetsuo_KONDO Architetto giapponese (n. nella prefettura di Ehime 1975), laureatosi nel 1999 al Nagoya Institute of Technology. Lavora dal 1999 al 2006 per Kazuyo Sejima & Associates, SANAA. Tra le nuove promesse dell’architettura giapponese, vincitore nel 2011 del AR House Awards, Runners Up. Tra i suoi progetti: Carbon Lace Table (2006), e N House (2009).
«L’uomo libero è come una nuvola bianca. Una nuvola bianca è un mistero; si lascia trasportare dal vento, non resiste, non lotta, e si libra al di sopra di ogni cosa. Tutte le dimensioni e tutte le direzioni le appartengono. Le nuvole bianche non hanno una provenienza precisa e non hanno una meta; il loro semplice essere in questo momento è perfezione.» (Osho Rajneesh)
CLOUDSCAPES Italy_Venice, 2010
Cloudscapes è stata una delle opere più discusse presentate all’interno delle Corderie durante la biennale di architettura del 2010, le Corderie è uno edificio lungo 319 metri usato in passato dalla Marina Militare Italiana per la produzione di corde e cavi e che ora viene impiegato per ospitare una parte della biennale di Venezia. L’istallazione, progettata dall’architetto Tetsuo Kondo in collaborazione con un’azienda tedesca di ingegneria climatica Transsolar Klimaengineering, permette al visitatore di sperimentare le nubi dal basso, da dentro e al di sopra attraverso una rampa elicoidale dell’altezza di 4,3 metri.
La nube si basa sul fenomeno fisico di aria satura, attraverso la condensazione. Le atmosfere sopra e sotto la nuvola hanno diverse qualità di luce, temperatura e umidità, separando gli spazi da un effetto filtro. La nube può essere toccata, e può essere sentita e percepita in diverse condizioni microclimatiche. La nuvola è creata attraverso l’ingegneria del clima. Tre strati d’aria vengono pompati nella stanza: aria fresca secca in basso che permette alla nuvola di fluttuare, aria calda umida in mezzo che crea una nebbia densa ed infine aria calda secca nella parte superiore.
Antony_GORMLEY Scultore inglese (n. Londra 1950). Dopo gli studi di archeologia, antropologia e storia dell’arte al Trinity college di Cambridge e un lungo viaggio nel subcontinente indiano, ha completato la propria formazione artistica a Londra (Central School of art, Goldsmiths College, Slade School of art). Tra i massimi esponenti della New British Sculpture, partendo dallo studio del proprio corpo come luogo della memoria e della trasformazione, ha esteso il proprio campo d’indagine artistica al “corpo collettivo”, alla condizione umana nelle sue relazioni con l’ambiente esterno. Ha ricevuto nel 1994 il Turner Prize, nel 1999 il South Bank Prize for Visual Art e nel 2007 il Bernhard Heiliger Award for sculpture.
«L’uomo è una macchina. tutto ciò che fa, tutte le sue azioni, tutte le sue parole, pensieri, sentimenti, convinzioni, opinioni, abitudini, sono i risultati di influenze e impressioni esterne....» (G.I.Gurdjieff)
BREATHING ROOM 2 at the Sean Kelly gallery U.S.A._New York, 2010
Entrando nella BREATHING ROOM 2 alla galleria Sean Kelly si possono osservare i grandi volumi scultorei che esplorano i rapporti delle figure fra di loro e con lo spazio che le circonda. Appena entrati si vive lo spazio come se fosse bidimensionale e solo dopo ci si accorge della dridimensionalitĂ dell`opera.
Il buio della sala crea l’illusione di una proiezione ma che in realtà si rivela solida e tangibile e dà la sensazione di essere racchiusi in uno spazio delimitato.