Carmelo Marchese Varsavia
13 July 2017
Contra Pseudo modernismo Come sopravvivere al mondo moderno
Nel mondo moderno, siamo ormai abituati a tutta una serie di situazioni paradossali che si basano su contraddizioni più o meno esplicite. Scrivo queste poche righe, stando seduto su un autobus ed osservando una natura verde, ma spazzata da una pioggia insistente ed un vento freddo, pur essendo pieno estate. Questa contraddizione, mi spinge a riflettere su come la percezione che abbiamo della libertà sia totalmente priva di fondamento: oggi siamo preda di discussioni sui razzismi, sulla lotta contro il fascismo, contro il nazionalsocialismo; siamo preda di idee controverse contro o pro i vaccini, ma, siamo, anche, attentissimi nell’uso delle parole per evitare ogni possibile ombra o parvenza di discriminazione. Questa situazione, ormai, diventa sempre più complessa: ci costringe, ci forza entro delle maglie sempre più strette ed opprimenti; eppure, nonostante tutto, abbiamo il coraggio di definirci liberi. Ebbene, in queste poche righe, proverò a motivare il perché non si sia affatto liberi, ma ci si e’ rivestiti di una pseudo libertà, di una patina di falsità , di bugie ed di opportunismo. Vedremo, come le stesse notizie, che apprendiamo dai mezzi di informazione siano assolutamente manipolate e strutturate per indurci a pensare in maniera assolutamente contraddittoria (ovvero contro qualcuno ed a favore di qualcun altro). Iniziamo quindi a porre le basi di questo ragionamento, andando ad analizzare alcuni elementi fondamentali che storicamente ci hanno portato a questa penosa situazione e che mi inducono ad avere una visione fosca per il futuro: probabilmente non riusciremo a trovare una via d’uscita e non intraprenderemo mai più un cammino di consapevolezza e di riscoperta dell’individuo. 1) La mente umana, per sua natura, cerca sempre di colmare i vuoti informativi: questo e’ un fenomeno noto sia agli psicologi che a coloro che si occupano di gestire l’informazione. Cosa vuol dire? Vuol dire che, se fornisco un’informazione incompleta, la
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mia audience automaticamente colmera’ i vuoti di quello che ho detto aggiungendo tutta una serie di assunzioni e di informazioni legate agli schemi mentali del substrato culturale cui mi sto rivolgendo. Come posso usare questo meccanismo a mio vantaggio? Semplicemente posso sfruttarlo per influenzarne la percezione, suggerendo un messaggio tra le righe e lasciando un’impronta emotiva nel fruitore del mio messaggio. Vediamo alcuni esempi: 1) Strage e tragedia: questi due termini sono parzialmente sovrapponibili dal punto di vista semantico: entrambe le parole si riferiscono ad un gran numero di persone decedute, cosa succede se, pero’, una volta definisco l’evento come la Strage delle Fosse Ardeatine oppure come la Tragedia delle Fosse Ardeatine? La percezione che induco nella mia audience e’ differente, ottengo quindi una risposta emotiva differente e posso spostare l’accento su un punto o su un altro del tema. 2) Migranti, immigrati, emigranti, rifugiati, clandestini, migranti economici: sono tutte parole che evocano nella mente delle persone concetti differenti, eppure sono tutti legati a persone che si spostano da una nazione ad un’altra in maniera più o meno legale. Chiunque si trovi su un suolo nazionale, pur avendo necessita’ di un visto e non lo possegga e’ un clandestino. I media hanno paura di questa parola, hanno paura di definire le parole e di usarle nel modo corretto, perché? Semplicemente perché usano il meccanismo per cui la mente completa l’informazione, la riempie di significato. 3) Rumeni e rom: non tutti Rom sono Rumeni e non tutti i Rumeni sono Rom. L’informazione usa i due termini in maniera diversa. Il Rom e’ il bandito mentre il termine rumeno ha una connotazione più neutra. Il problema e’ che si inizia ad effettuare un transfer tra le informazioni associate ai termini, per cui tutti i rumeni diventano criminali per definizione. 4) Una tantum: questa espressione e’ assolutamente abusata. L’espressione non vuol dire una cosa che accade in maniera sporadica, ovvero di rado, ma qualcosa che accade una sola volta in via del tutto eccezionale.
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La visione dialettica del mondo e le sue conseguenze. Due secoli addietro e’ sorta nel mondo una pericolosa quanto nociva ideologia che si chiama comunismo. Marx ha utilizzato, per partorire questa ideologia, il metodo dialettico, mutuato dal suo maestro Hegel. Secondo questo metodo tutta la realtà si basa su contrapposizioni e sulla loro sintesi o risoluzione positiva. Il metodo dialettico nasce in opposizione all’approccio deduttivo che si era affermato durante il 1700, nel secolo dei lumi. L’evoluzione storica del marxismo ha portato sempre a forme di dittatura personale ed a modelli di gestione della società di tipo centralizzato, statalista ed autoritario. Perché? Per un semplice motivo, che il materialismo dialettico crea divisioni, vive di divisioni, alimenta divisioni: A. Storicamente abbiamo clero vs nobiltà , borghesia vs nobiltà, le masse vs la borghesia. B. Abbiamo avuto destra vs sinistra, fascisti vs comunisti C. Oggi abbiamo una lotta continua tra gruppi di potere sempre più piccoli ed influenti. Non ci siamo, tuttavia, accorti che la nostra mentalità e’ cambiata e che cerchiamo sempre qualcuno contro cui lottare od a cui opporci. Difficilmente lottiamo per qualcosa in maniera puramente positiva, ma lottiamo contro qualcosa, qualcuno, qualche nemico vero o immaginario che sia. Le considerazioni che ho fatto sopra dovrebbero farci vedere come il modo di pensare stia regredendo, nonostante l’evoluzione tecnologica sia stata impressionante, ci abbia fornito numerosi mezzi ed un accesso alla conoscenza senza precedenti nella storia del mondo. Ci stiamo imbarbarendo, stiamo perdendo delle funzioni fondamentali quali la memoria storica. Quello che vedo sempre di più e’ la comparsa di memorie specifiche a discapito della logica e cultura generale: sai tutto delle canzoni di un certo autore o di un certo periodo storico, sai tutto di una certa squadra di calcio o del calcio di una certa nazione. L’atrofia della memoria e’ un fenomeno molto preoccupante perché stiamo delegando ad un mezzo tecnologico uno degli elementi chiave della mente. Un esempio sotto gli occhi di tutti, quanti oggi riescono a navigare correttamente per tutte le vie della propria città? I tassisti di Londra devono passare un esame in cui dimostrano di conoscere veramente tutte le
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strade ed i percorsi della metropoli, ma noi lo facciamo o ci appoggiamo alla tecnologia? Quanta conoscenza abbiamo perso delegandola al mezzo tecnologico? Dobbiamo usare la tecnologia, ma non lasciarci usare da questa o perderemo la nostra natura. Tornando pero’, ai frutti dannosi del comunismo, che sono quelli della creazione di gruppi separati in cui si alimentano differenze, in cui si costruiscono delle separazioni e che poi difficilmente portano alla riconciliazione o sintesi del metodo dialettico. Quest’approccio crea e favorisce i piccoli gruppi di potere che si combattono per avere una sempre maggiore influenza, mentre lascia ai più il sottoprodotto di una cultura povera e pre-digerita. Il comportamento dell’essere umano, normalmente, si basa su una certa dose di pigrizia, ma se si introduce una forte motivazione (contro qualcuno) si possono sviluppare le rivoluzioni. Tra le varie divisioni possiamo citare ad esempio i gruppi pro e contro vaccini, i gruppi pro e contro euro, le lobby legate alle differenti forme di sessualità. Viviamo in un mondo in cui il proliferare di tutte queste divisioni ci porta alla costruzione di muri invisibili, alla segregazione linguistica perché abbiamo paura di offendere qualcuno, ma quello che e; stato perso e’ sicuramente il tono. Una parola indica qualcosa e quanto più precisa questa definizione tanto più chiaro il messaggio, ma oggi no, oggi dobbiamo creare e violentare le parole per paura di non rispettare la teoria gender, dobbiamo abolire termini fondamentali per paura di discriminare qualcuno. Quello di cui non ci rendiamo conto e’ che la vera discriminazione nasce dall’uso improprio del linguaggio, dalla violenza che esercitiamo per creare parole nuove e false, non rispettose della definizione dell’argomento trattato. La diatriba tutta italiana tra ministro e ministra, che e’ assurda in quanto la parola non sempre indica il genere della persona che lo esegue, e’ un classico esempio di come per poter combattere qualcosa: la discriminazione dei sessi, si cada in una forma ossessiva e quasi patologica di gestione del linguaggio. Signor Ministro e Signora Ministro, cosi’ si e’ sempre detto e perché il ruolo e’ quello del ministro, seguendo questa logica dovremmo dire insegnante ed insegnanta, perdiamo di vista la bellezza della lingua. La spinta ossessiva, derivante dal metodo dialettico del comunismo, di separare, dividere e contrapporre gruppi di persone risulta essere fondamentale nella formazione della mentalità popolare. Quello che effettivamente dovremmo fare e’ riappropriarci della lingua ed avere il coraggio di definire le parole per quello che sono. Un ministro e’ un ministro, quello che
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conta e’ il suo ruolo e come lo svolge, non importa fare una distinzione tra ministro maschio e ministro femmina. Abbiamo perso il concetto di merito, contrapponendolo ad uno pseudo valore di uguaglianza. L’uguaglianza si realizza nei fatti e nella mente delle persone, non si impone con delle leggi e delle regole. Essere costretti ad imporre delle quote rosa nelle elezioni risulta per me una delle più grandi umiliazioni che le donne possano subire, perché chiunque sia eletta non saprà mai se sia stata eletta per meriti o perché alla fine doveva esserci un certo numero di donne in una certa lista. I valori si praticano, non si impongono con delle regole assurde. Abbiamo e stiamo creando una società fortemente illiberale, basta sul presunto rispetto di pseudo valori: il merito e’ un valore e questo prescinde da chi sia a praticarlo, per assurdo se una scimmia facesse un lavoro meglio dell’uomo allora sarebbe giusto assegnarlo a lei, ma a quel punto cosa dovremmo fare, reintrodurre il neutro per gli animali? Caro lettore e cara lettrice, spero che queste mie poche riflessioni vi possano spingere a pensare in maniera critica, ad analizzare la forma di comunicazione, a creare una visione del mondo che sia vera e non basata su tutto quel cumulo di ipocrisie che ci stanno propinando a livello mediatico. Dobbiamo tornare ai libri, ad usare la memoria, a vivere in maniera consapevole tutto dalla tecnologia alla natura. Adesso vi lascio perché sono arrivato e vi auguro ogni bene.
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