Sembra che abbia luogo una rappresentazione quando parlate del «rappresentante»!
Ma questa È una rappresentazione! Sì, è per questo che ci ha porta> fin qui, a Gerusalemme
che si è comportato così ieri nel Tempio, perché stava recitando, perché tuDo questo è una messa in scena che alla fine lo porterà alla sua morte.
Ma cosa succederebbe se l’aDore, il nostro aDore, morisse veramente, di morte reale, nell’ul>ma scena?
Ah! Come Brandon Lee!
Brandon Lee stava girando un film che si chiamava «Il Corvo» e, nella scena di una sparatoria, con una pistola finta gli spararono un colpo vero
Lui morì sia nel film sia nella vita.
Ah! È lì che la rappresentazione diventa realtà.
E a proposito della rappresentazione che diventa realtà, non > sei mai chiesto, Giuda, perché è toccato proprio a te essere il traditore?
No, perché egli mi disse che era scriDo, che era necessario affinché si avverassero le Sacre ScriDure.
È scriDo questo?
Ed è scriDo che sei tu colui che lo tradisce?
Ed era scriDo che > cadevano le monete? Ed era scriDo che Pietro > avrebbe scoperto?
E tuDo questo è scriDo? Perché se è tuDo scriDo, allora io voglio sapere quello che devo dire.
E quello che ci dovevi dire, è scriDo?
Ed è scriDo che Giovanni chieda se quello che ci dovevi dire è scriDo?
Ed è scriDo che io chieda se è scriDo che Giovanni chieda se quello che ci dovevi dire è scriDo?
Il faDo è che… se è tuDo scriDo… è come se io ora… stessi recitando qualcosa che è scriDo …io non sto recitando
Nessuno di noi sta recitando, perché quando uno sta recitando si presuppone che sappia il testo che deve dire e qui nessuno conosce il testo.
Ah! Allora ci sono alcune cose che sono scriDe e ci sono delle altre che dobbiamo improvvisare, come questa.
Allora quello che noi dobbiamo fare è scrivere queste scene che non sono scriDe, quelle che sono improvvisate.
«In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdo> e disse: Che cosa mi date?»
Fermi, fermi! Così non si riesce a scrivere. Deve parlare uno, lasciare uno spazio, poi deve parlare l’altro e così via.
«Allora Cristo disse a Giuda: Tu, Giuda, sei il più intelligente dei dodici…»
Basta, basta! Io così non ci riesco! Ho bisogno di una macchina da scrivere o di una segretaria o di qualcos’altro!
Devi scrivere dall’inizio.
«Devi scrivere dall’inizio».
No, Giovanni! Non devi scrivere quello che > dico.
«Non devi scrivere quello che > dico».
«Giovanni si alza» «Giovanni s’abbassa» «Giovanni si alza» Basta! Fermi! Che nessuno si muova tranne la mano destra che scrive!
Eh, no! Quello non è vero!
Ma se è scriDo!
Sì, ma non è vero. Guarda, leggi, leggi a voce alta.
«In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdo> e disse: Che cosa mi date?»
Vedi! Vedi che non è vero? Io non ho mai deDo di aver chiesto le monete, furono loro a darmele.
Sì, sì. Quello è falso. È vero che non è vero. Questa è la verità.
Grazie, Giovanni.
«Allora Satana entrò in Giuda, deDo Iscariota, che era nel numero dei Dodici…»
Questo è falso!
È reale, perché è scriDo!
Falso! Â
Reale!
Falso, falso, falso.
Reale, reale, reale.
Non avrei dovuto dirvi nulla. D’ora in poi verrò visto come il ca]vo del film.
Questo non è un film.
Vi posso chiedere un favore?
Quando arriverà il signore, se dovesse dire «Io vi assicuro che uno di voi mi tradirà»,
voi fate finta di sorprendervi, come se non sapeste nulla, e dite: «Signore, sono forse io? Signore, sono forse io?»
Ah! Ora, per giunta, vuoi che gli men>amo!
No! Non che gli men>ate! Che reci>ate.
Che reci>amo? E che parte?
Siate voi stessi.
Noi stessi! E come si recita la parte di se stesso?
Io per recitare la parte di me stesso dovrei provare almeno una volta.
Va bene. Volete provare?
Ora, immaginate una linea. Qui c’è uno spazio, qua un altro. Quando conterò fino a tre, voi vi girate e recitate la parte di voi stessi.
Dunque, come avete potuto vedere nel filmato precedente, nello sviluppo di quest’opera
ci proponemmo di rendere brevemente la storia di Cristo nel modo più fedele possibile all’originale, la storia di Cristo così come avvenne.
Per fare ciò, ci furono mol> tenta>vi, infa], quello che avete appena visto è un altro di quei tenta>vi ed è evidente che non riuscimmo in quello che ci eravamo propos>.
Provammo a realizzare tuDe le idee che ci vennero in mente, cercammo di alles>re le scene della Bibbia,
di realizzare delle Via Crucis iper-‐ realis>che come quelle che si fanno in alcuni paesi, all’aperto, con chiodi veri, ma ci fu un incidente,
perché a quanto pare per qualcuno è difficile dis>nguere tra quello che sembra reale e quello che È reale. Per cui ci fu un incidente molto reale.
Per questo mo>vo, decidemmo che, proprio in quel punto, l’opera avrebbe subito una svolta radicale: noi non avremmo più recitato.
E ci venne in mente di seguire l’esempio degli stessi anziani che noi avevamo inventato e
così come loro avevano rappresentato qualcuno che non c’era con delle scatole di cartone,
così noi avremmo rappresentato la storia di Cristo ricostruendola col cartone e coi mezzi di cui disponiamo qui sullo scenario.
Può essere bizzarro seguire l’esempio di qualcosa inventato da se stessi, ma non fa niente, le cose stanno così e basta.
Ci lavoreremo tu], tecnici e aDori. E, dato che la manualità può essere qualcosa di noioso da vedere, chiameremo la Nico affinché ci riprenda con la sua macchina da presa,
così potrete osservare i par>colari nella proiezione o, se preferite, vedere noi dal vivo.
Manu, puoi venire un a]mo, per favore?
Abbiamo riscontrato un problema.
Non si riesce a capire… non si riescono a capire i disegni. Non somigliano per niente alle piDure originali, alle scene delle piDure originali.
E se ricorressimo… a un narratore?
Usiamo i registratori, registriamo una voce fuori campo e la trasme]amo…Che narri: arrivava camminando…
A me non sembra che il problema sia la narrazione…
A me mancano i riferimen>. È vero quello che dice la Coté, sono i riferimen>…
Dovreste vedere più quadri… Guardare foto!
Sì! Io nel mio computer ho 1.200 foto… posso fare una selezione…
Sì, dovremmo fermarci e guardare le foto…
Io ci meDo tre giorni per preparare una dissertazione per i ragazzi…
Possiamo alzare comunque questa cosa, per capire come si vede?
Basta ragazzi, quella era l’ul>ma immagine della selezione che avevamo faDo con Claudia per mostrarvele.
Tenete presente che questa è una selezione molto ristreDa di un universo di migliaia e migliaia di risulta> trova> su Google.
Ho cercato su Google «Ul>ma Cena» e c’erano all’incirca 3 milioni 800 mila risulta>. Per la «crocifissione» ce n’erano 5 milioni 730 mila.
Per «Cristo» ce n’erano circa 12 milioni.
E non va neanche bene perché nel computer non si possono salvare due file con lo stesso nome.
Allora > chiede: «Sos>tuire l’immagine?» Quindi si diventa blasfemi e s’incomincia a cambiare il nome a Cristo:
Cristof, Cristom, Cristos, Cris>n, Crisite, Cristóbal, Cristel, Cristal, Crisis.
Sen>, e quell’immagine che avete appena mostrato è la copia di una scena dell’Ul>ma Cena di Jesus Christ Superstar?
No! Jesus Christ Superstar è una copia dell’Ul>ma Cena di Zeffirelli.
E nemmeno, perché quella di Zeffirelli è una copia del quadro di Da Vinci dell’Ul>ma Cena.
Potremmo perfino dire che Da Vinci è una finzione.
Ma dài, Claudia, Da Vinci non è una finzione!
No… mi riferisco al quadro.
Sì, ma lo scopo di tuDo questo era che guardassimo le immagini per poter fare i disegni di cartone nel modo più simile, cioè fedele, all’originale
e s>amo dicendo che sono film copia> da film copia> da film, allora non ci serve a niente, perché nessuna di queste È l’Ul>ma Cena reale.
L’Ul>ma Cena reale reale sarebbe la prima cena.
La prima Ul>ma Cena.
Come? Prima Ul>ma Cena? Non capisco…
Ragazzi abbiamo cercato «Ul>ma Cena» su Google…
A meno che non sia la prima cena.
E se cercassimo «prima cena»?
Si traDa sempre dell’Ul>ma Cena, ma quello che vuole dire Juan è che si traDa dell’ul>ma cena originale.
Non quella di Da Vinci. E chi lo sa come fu l’ul>ma cena di Da Vinci… Da Vinci dipinse più di una cena?
Sen>, io ho cercato «Da Vinci» su Google e c’era più di un Da Vinci, circa 15, e c’erano falsificatori di Da Vinci
e lo stesso quadro è stato restaurato una ven>na di volte. C’è anche il film «Il Codice Da Vinci».
E c’è un documentario che si chiama «Il vero Codice Da Vinci».
Ma se vogliamo fare la storia reale, perché non fare semplicemente la Bibbia? Prendiamo i tes> della Bibbia e voi recitate quello che è scriDo nella Bibbia…
Ma > rendi conto che ci sono 4 vangeli nella Bibbia, 4 cose diverse. Cioè ci sono 4 versioni per ogni cosa.
Non ci sono 4 versioni nella Bibbia. Abbiamo appena visto che ci sono 5 milioni 200… quante versioni?
5 milioni 730 mila versioni.
Per cui, da quando abbiamo iniziato a fare questa cosa, abbiamo visto sempre delle semplici versioni.
Persino quando uno cerca di immaginare quello che vuole preparare, con>nua ad immaginare delle rappresentazioni.
Se Google avesse dato un solo risultato, non avremmo avuto questo problema…
Improvvisamente ci sono soltanto rappresentazioni.
Ma allora non ha nessun senso cercare di fare un’opera sulla storia di Cristo…
No, non si può fare un’opera su Cristo.
Non si può fare un’opera su Cristo, perché rappresenteremmo sempre una rappresentazione.
La rappresentazione di una rappresentazione… La copia della copia.
Qualcuno dovrebbe scrivere le cose che s>amo dicendo, perché mi sembrano molto buone…
Ma, Manu, è tuDo registrato… da mesi…
Ma allora cosa facciamo? Abbiamo 3 milioni di risulta> su Google…
3 milioni di opere!
Res>tuiamo i fondi e basta… Me]amo fuori un cartello che dica: Cristo non viene…
Cosa succederebbe se noi cercassimo di fare una scena che non sia mai stata rappresentata prima da nessuno?
Ma Come? Come facciamo a sapere se è avvenuta se non l’ha mai rappresentata nessuno?
Come facciamo a sapere se è vera?
È come un deDo che compare in un’opera di Woody Allen, in>tolata «Dio», che dice che:
se un albero cade in mezzo al bosco e nessuno l’ha visto, come facciamo a sapere se ha faDo rumore?
Infa] non lo sappiamo! Non sappiamo se è caduto.
Non sappiamo se c’era un albero… O un bosco…
Non lo so… a casa mia ho almeno 15 nastri su tuDo quello che abbiamo deDo finora in merito a Cristo.
E… pensavo che potremmo prendere tuDo quel materiale, visto che non possiamo fare l’opera, a quanto pare, e mostrare lo sviluppo dell’opera. Magari le conversazioni sono o]me …
Sì… ma non vi sembra che sia stato già sfruDato abbastanza il «making of»?
Mai quanto la storia di Cristo.
Io trovo che sia una buona idea. Perché non dobbiamo fare necessariamente un «making of».
Possiamo fare… possiamo inventare una scena che sia uguale a questa scena, capisci? Possiamo fare una falsa prova, un falso processo. Come se si traDasse di una finzione.
Qualcosa come questo? Fare una scena di questo, di ciò che ci sta accadendo ora?
Come mostrare che non sappiamo fare quello che non sappiamo fare?
Cioè una scena uguale a questa, non questa.
In un altro luogo. Una copia. Una finzione.
Certo, prendiamo dei tes> come quelli di cui stavamo parlando, come la ques>one di Woody Allen…
Sì, come la conversazione di Da Vinci che è molto buona… ripeschiamo i filma>, li trascriviamo e li dividiamo…
E facciamo una scena come se si traDasse di una «prova»…
In una sala… con gli abi> delle prove…
E con una macchina da presa registriamo il «making of»…
Secondo te, dobbiamo fare la parte di noi stessi…
Juan di Juan.
Dite i vostri propri tes>… i tes>… di quella, che… l’ult… la sc… l’ult… l’ult…
Claudia: Non > sembra che sia stato già sfruDato abbastanza il «making of»?
Maria José: Mai quanto la storia di Cristo.
Manuela: Io trovo che sia una buona idea, non dobbiamo per forza fare il «making of», possiamo inventare una scena uguale a questa scena, una prova, un falso processo.
Claudia: Proprio come questo, fare una scena su questo che ci sta accadendo ora…
Manuela: Una scena uguale a questa ma non questa.
Angélica: Una copia.
Fernando: Prendiamo i tes> di cui abbiamo appena parlato, quello in cui ci>amo Woody Allen per esempio…
Manuela: Sì, certo, la conversazione dell’Ul>ma Cena di Da Vinci. Prendiamo i tes> che sono registra> nel video, li trascriviamo e li dividiamo, facciamo la scena di una prova…
Juan: Secondo te, dobbiamo fare la parte di noi stessi?
Angélica: Juan… Juan di Juan.
Manuela: Dite i vostri propri tes>… i tes>… di quella, che… l’ult… la sc… l’ult… l’ult… (Balbe&a)
Manuela si sbaglia, grida, geDa i fogli
In aria e si prende la testa tra le mani, Gli altri ridono dell’errore
Nicole va verso la macchina da presa Manuela si siede sullo schienale della poltrona.
Manuela chiede il testo per controllare il suo errore.
La macchina da presa fa zoom su Manuela
Tu] fanno dei commen> e ridono.
Héctor le consegna il testo. Manuela controlla il testo
La macchina da presa fa zoom sul testo Che legge Manuela
Il testo è soDolineato, stropicciato, o evidenziato, a dimostrare Che la scena è stata provata e CorreDa diverse volte.
La macchina da presa segue il testo
Parola Â
Per
Parola. Â
Adesso passa da
QUESTO STESSO TESTO
Fino ad arrivare
A questo
STESSO PUNTO (.)
Intanto Gli aDori e i tecnici Sullo scenario guardano lo schermo…
Ora si guardano tra di loro.
Maria José ride.
Tu] ridono
Durante tuDo questo tempo Héctor si è tolto man mano la benda svelando la sua falsità
Juan si toglie la maglia
Silenzio. Â
Héctor si ferma
Héctor si abbassa…
Si torna a fermare.
Si torna ad abbassare.
Cade qualcosa, probabilmente un bo]glia tra il pubblico
Gli aDori guardano verso il pubblico.
Il pubblico guarda gli aDori.
Gli aDori tornano a guardare lo schermo.
Cris4án (scherzando) Ah, già!
Juan Ma, allora tuDo questo è scriDo?
Angélica A quanto pare sì.
Héctor Ma tuDo questo? Anche che io ho domandato se tuDo questo?
Angélica Sì. E adesso comparirà scriDo che io dico… che ora comparirà scriDo… che io dica che ora comparirà…
Nicole Pra>camente tuDo quello che dici è scriDo.
Claudia E quello che dici tu pure.
Héctor Bene, se tuDo questo è scriDo, allora il testo può proseguire più velocemente per sapere quello che dobbiamo dire…
Conterò fino a tre, dopodiché farete qualcosa di spontaneo.
No, non puoi contare fino a tre, deve essere più improvvisato…
Ma così non si può. Nessuno riesce ad essere spontaneo quando gli viene deDo «sii spontaneo». S>amo soltanto cercando di dire che noi non s>amo recitando.
Non state recitando?
No, io non sto recitando!
Ma Juan, stai recitando troppo.
Juan, non puoi stare a recitare tuDa l’opera e, all’improvviso, dire: «io non sto recitando» perché nessuno > crederà.
Non ho bisogno che mi credano, infa], non voglio essere creduto, che poi mi credano o no sono fa] loro.
No, è un problema tuo, perché significa che stai recitando proprio male.
Ma il faDo è che io non sto recitando!
Ma Juan, non si può stare qui sullo scenario senza rappresentare qualcosa.
Vediamo, allora, io cosa sto rappresentando?
Te stessa.
Ma non si può fare la parte di se stessi!
Come no? Tu ora stai facendo la parte di María José e > riesce molto bene.
Ma io sono María José! Io sono l’aDrice, non il personaggio!
Ne sei sicura?
Penso di… sì… sì! …ovvio che ne sono sicura. Guarda, questo è reale, reale, reale.
Sì, certo, e anche questo è reale.
Sì, è reale.
Falso, Juan!
Reale!
Falso, falso!
Reale, reale!
Insisto. Non si può stare in scena senza rappresentare qualcosa.
A meno che tu non sia un tecnico.
No, perché anche i tecnici recitano in quest’opera. Fanno la parte dei tecnici.
Ma come possono fare la parte dei tecnici? Sono dei tecnici.
No, guarda, stai aDento. Non vedi che i tecnici, quando sono in scena, sembrano più tecnici? Come se stessero facendo la parte dei tecnici.
Per esempio, se tu me] un impiegato qui, in scena, è come se fosse un personaggio, come se qualcuno stesse facendo l’impiegato.
E chi è quello che sta facendo l’impiegato?
Non lo so. Chi sta facendo te?