Inserto Carp Fishing Mania numero 1

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TICINO: RISERVA SOMIN

Rubrica Ticino

65 euro please...

Come arrivare

Si pesca tutto l’anno con due canne, notte compresa

Da Milano, imboccare la tangenziale ovest e uscire a Corsico o Cusago, prendendo la direzione Abbiategrasso. Inizia la gimkana: arrivati al centro di Abbiategrasso, prendiamo viale Mazzini e giriamo a destra (via Cavallotti) alla prima rotonda dopo il passaggio a livello. Proseguiamo per trecento metri, poi giriamo a sinistra in viale Manzoni. Alla prima rotonda giriamo a sinistra in via dell’Uomo. Proseguiamo per 200 metri: prendiamo la prima a destra (via Correnti) e proseguiamo sempre dritti per via Cassolnovo. Arrivati a una vecchia cascina, giriamo a destra nella strada sterrata e proseguiamo fino a quando incontriamo il canale. Siamo a Ca’ di Biss, il punto di partenza per un approccio “pedonale”.

on dimentichiamo mai la licenza di pesca in regola con il pagamento dei bollettini: è indispensabile per fare i permessi della riserva Somin. L’opzione più conveniente è il tesserino annuale: costa 65 euro (39 euro per i residenti ad Abbiategrasso) e viene rilasciato dall’Ufficio sport e tempo libero del Comune di Abbiategrasso (Tel. 02 94.692.371/372/373), in Piazza Vittorio Veneto, 7, da lunedì a venerdì dalle 9 alle 12.30 (solo il mercoledì anche dalle 15.30 alle 17.30). Qui verrà consegnato un libretto-calendarioregolamento da utilizzare per segnare ogni uscita di pesca (per chi non lo fa è prevista una multa) e, nel caso della cattura di un luccio, i dati degli esemplari catturati. In più, c’è un tagliando (modello badge) da esporre sempre ben visibile quando siamo in pesca per facilitare le operazioni di controllo. Chi non si vuole “impegnare” troppo con l’annuale può invece acquistare il giornaliero. Costa 8 euro ed è rilasciato dal Comando di Polizia Municipale: possiamo ritirarlo lunedì, martedì, venerdì e sabato dalle 9 alle 12; mercoledì e giovedì dalle 14.30 alle 18.30. Di domenica oppure nei giorni festivi e prefestivi dobbiamo per forza di cose rivolgerci al Comitato Pesca presso la località Gàbàna, lungo il fiume Ticino. Risolutivo un click al nuovo sito della riserva (www.riservasomin.it) oppure una e-mail a info@riservasomin.it. E le regole? Poche ma ferree. Due canne, pesca notturna e possibilità di usare le classiche esche da carpa (boilie, granaglie, pellet). La chiusura per frega è prevista dal 20 maggio al 20 giugno. Ovviamente, benché sia superfluo dirlo, tutte le carpe si rilasciano sempre e il materassino è obbligatorio.

ISTITUZIONI • Comune di Abbiategrasso Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP) Piazza Marconi, 3 - Abbiategrasso Tel. 02 94.692.215/261/290 urp@comune.abbiategrasso.it

PERMESSI

sventola la pop-up

• Ufficio Sport Comune di Abbiategrasso Piazza V. Veneto, 7 Da lunedì a venerdì ore 9-17 Mercoledi ore 15.30-17.30

Ma quale azzardo... poppy staccate fino a 10 centimetri dal fondo!

NEGOZI DI PESCA • Euro Pesca Via Cesare Correnti, 21/A Abbiategrasso Tel. e fax 02 94.65.428 info@euro-pesca.it • Bricchi Pesca Via Cav. Colli, 6 - Mortara (Pv) Tel. e fax 0384 99.124 bricchipesca@libero.it

DOVE MANGIARE • Bar della Gàbanà Località Gàbàna - Abbiategrasso Nel periodo estivo, buffet e grigliate di carne e di pesce. • Agriturismo Caremma di Gabriele Corti Strada per il Ticino - Besate Tel. 02 90.50.020 www.caremma.com Il massimo per il relax: ristorante, centro benessere e piscina indoor • Trattoria La Chiappana Strada Chiappana, 10 Abbiategrasso Tel. 02 94.96.62.96 www.lachiappana.com Cucina semplice, ricca di sapori, con priorità per i prodotti tipici. • Trattoria Sant’Antonio Alzaia Naviglio Grande, 19 Abbiategrasso Tel. 02 94.69.92.93 Ambiente raffinato e cucina tipica con una specialità: le rane.

LINK

Top Tip

www.riservasomin.it (sito ufficiale della riserva) www.laghi.net/Ticino (indicazioni livello idrometrico)

Prima di ogni lancio copriamo il rig con il nastro di Pva. La corrente potrebbe ingarbugliarlo in un amen.

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l miglior antidoto contro la noia e le giornate piatte sta nelle piccole e grandi pazzie. La regola, che vale sicuramente nella vita di ognuno, potrebbe trovare un’efficace applicazione anche nella pesca. Nella riserva Somin, invece, è un dogma. Durante i cambi di stagione, soprattutto tra inverno e primavera, si susseguono settimane in cui il pesce improvvisamente si blocca, spesso dopo un periodo di forte attività alimentare. Il fiume si abbassa, il fondo inizia a “girare”, e con esso i nostri attributi, perché partiamo la mattina estremamente fiduciosi (“L’altro ieri Gino ha preso una 18, una 16 e una 14 chili in tre ore!”) e ce ne torniamo a casa con sonori cappotti. Quando va così non si può fare altro che affidarsi alla fantasia e a una buona dose di coraggio. Ecco un esempio: terminale morbido confezionato con un amo rotondo misura 6, innescato con una pop-up da 14 millimetri e bilanciato con un piombino a 10 centimetri dall’uncino. Poi si alncia sul filo della corrente che lambisce una buca. Ci perdoneranno gli amanti del Po, ma non siamo pazzi: gli approcci “da laghetto” qui salvano le sessioni. In particolare le pop-up molto (ma anche appena) staccate dal fondo: sventolando nella corrente sono in grado di convincere le carpe nei periodi di grande apatia.

Camou? col cavolo La limpidezza ci costringe a fare veri salti mortali

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a 30 chilometri da Milano Tecnica, logistica e, perché no, un po’ di info utili per godersi il ticino a trecentosessanta gradi

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e siete arrivati a leggere fino a qui vuol dire che siete davvero interessati ad affrontare questo bizzarro tratto di fiume. Bene: a questo punto vogliamo regalarvi un ulteriore approfondimento, così da facilitare ulteriormente la preparazione del viaggio. In questo inserto troviamo infatti tutte le informazioni per acquistare i permessi, più alcune “chicche” tecniche da tenere sempre ben presenti quando si affronta la corrente del Fiume Azzurro. Dalla strategia di pasturazione alternativa con il pane, passando per le pop-up e i terminali camouflage, si arriva a un “decalogo” finale buono per tutte le occasioni. Insomma, questo inserto è fatto apposta per i pescatori: cartina con le postazioni da un lato e informazioni fondamentali dall’altro. Uno strumento leggero, pratico, utile, da portare con sé nel diario di pesca e da conservare per gli anni a venire. Se poi vogliamo anche dedicare un po’ di tempo alla passione “culinaria”, la zona fa per noi. Ad Abbiategrasso ci sono alcuni ristorantini niente male (vi abbiamo elencato quelli che a nostro avviso sono i migliori, dove si mangia alla grande senza spendere una follia) che consigliamo a famiglie e a coppie curiose di gustarsi qualcosa di semplice ma davvero buono e genuino. Infine, pure gli appassionati delle due ruote alzino le orecchie, perché il Parco del Ticino è favoloso per le gite in bicicletta con tutta la famiglia. Lo sappiamo, siamo a pochi chilometri dalla grigia Milano e tutto questo sembra impossibile, ma credeteci, il paradiso non è troppo lontano dalla porta di casa...

COME I GARISTI: FACCIAMO IL FONDO Pane, particle, sabbia e il tocco finale con qualche boilie: Così le carpe vanno in frenesia

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escando solamente in giornata non è affatto indispensabile utilizzare grandissime quantità di pastura. Ne basta molta ma molta meno: con un chiletto di boilie (buone, ci raccomandiamo...) e un secchio di granaglie possiamo divertirci quasi sempre. Tuttavia, c’è un piccolo trucco che aiuta sia a “tenere sotto” il pesce sia ad attirarlo sfruttando il flusso della corrente. Niente di eccezionale, per carità, ma ogni tanto fa bene ricordarsi

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fidiamo qualsiasi appassionato a trovare altri punti in pianura dove l’acqua è così limpida come nelle lanche di questo itinerario: in pratica è come se l’acqua non ci fosse! La profondità all’interno delle lanche supera raramente i due metri, ma con l’acqua così limpida il fondale si vedrebbe anche se ce ne fossero sei. Fatto sta che, calando in queste acque una montatura standard formata da shock leader, lead core, piombo e terminale in treccia, capiamo subito che “camouflage”, in questa situazione, è una parola ardita. Il terminale spicca infatti sul fondale come una macchia di sugo su una maglia bianca, soprattutto quando si adagia alla base degli ostacoli, dove è la sabbia (molto chiara) a farla da padrone. Per avere un minimo di speranza è indispensabile fare affidamento su una lenza quanto più possibile “nuda”, realizzata totalmente in fluorocarbon, ovvero con shock leader in fluoro, una piccola girella per connettere il terminale a cui agganciare anche la zavorra tramite un piccolo pezzettino di dental floss, e poi il finale, sempre in fluorocarbon, possibilmente confezionato con un amo che non brilli alla luce del sole come una palla da discoteca. Al posto del piombo è meglio un sasso (ce n’è in abbondanza) e ancora meglio stendere la lenza il più vicino possibile agli ostacoli. Con un lancio, ovviamente, perché noi stessi abbiamo provato cosa vuol dire “bruciare” uno spot semplicemente calando una lenza con la barca, seppur muovendoci lentamente a remi.

Utili nelle lanche, deleteri in corrente. Nel primo caso aiutano, nel secondo... calamita per le erbe in sospensione.

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Nel Ticino le condizioni mettono a dura prova anche i prodotti migliori. Ecco il risultato di un combattimento.

Precisione e plumbing: il fondale è tappezzato di alghe e ostacoli... bisogna rilanciare di frequente.

Gli inserti di

dei vecchi metodi dei nostri nonni, come le palle realizzate mischiando pane, pastura (o il sempreverde pastoncino Biskò) e sabbia. Dopo averle compattate a dovere si lanciano a monte dell’innesco una alla volta, con cadenza regolare. La sabbia ci aiuta ad appesantirle e a farle arrivare velocemente sul fondo, dove l’azione della corrente le sbriciola lentamente, creando una scia davvero attrattiva che si propaga velocemente verso valle.

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1 - Pane, pastoncino Biskò e un po’ d’acqua: la preparazione della pastura inizia così. 2 - Il Ticino offre un incredibile ingrediente per appesantire la pastura: la sabbia.

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3 - Aggiungiamo un po’ d’acqua e iniziamo a lavorare l’impasto… 4 - ...fino a quando non otteniamo palle grosse come arance.

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Usando sempre l’esca principe, che è il mais, possiamo azzardare un rig più “grosso” legando i chicchi ad anello.

Le palline funzionano. Diametri piccoli e inneschi duri: cavedani, gamberi e Co. non perdonano.

5 - Infiliamo nell’impasto boilie sbriciolate e chicchi di mais: la pastura è pronta.

Trecce in bobina? Ma... “mucillagine” e detriti ci costringerebbero a rilanciare ogni due minuti.

Ragioniamo da “laghettari”: una doppia poppy bilanciata criticamente qui funziona.


12 collaudate zone

TICINO: RISERVA SOMIN

Gli inserti di

I PUNTI D’ACCESSO

A piedi o con la barca, ecco i tre punti più comodi da cui comincia la sfida con il Ticino

Tanta, forte, inarrestabile corrente dove prendere le carpe più potenti d’Italia. Ma anche un paio di tratti “fermi” per un approccio più soft. Questo non significa che siano più facili: anzi, possono davvero farci perdere la pazienza...

GÀBÀNA Il punto di partenza: qui c’è il rimessaggio barche da cui iniziano le sessioni “nomadi” tra raschi, buche e isole di ghiaia. È il punto di riferimento per la maggior parte dei pescatori della riserva, ma vi si può accedere solo se si è soci del rimessaggio barche. Avviso a chi vi si avvicina per la prima volta: è incredibile ma non siamo nel Vermont bensì a 30 chilometri da Milano!

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CÀ DI BISS Siccome è vietato accedere alle sponde con l’auto, dobbiamo lasciarle qui. Se andiamo subito a sinistra, senza oltrepassare il ponticello, costeggiamo il canale artificiale e arriviamo alla zona delle panchine. Viceversa, se giriamo a sinistra dopo aver passato il ponte, arriviamo alla punta del canale. Ottimo punto anche per le bici.

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IL SENTIERO È bellissimo da percorrere in bici perché ci infiliamo nella natura selvaggia e possiamo staccare da tutto e da tutti. Ma se non siamo in vena di pedali e borracce, meglio sfruttarlo per scopi “carpistici” e quindi per raggiungere l’isolotto a piedi. Solo ed esclusivamente a una condizione, però: che il livello del fiume sia molto (ma molto) basso. Altrimenti nisba!

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SOLO CON LA BARCA

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Qui c’è posto per tutti, l’importante è trovare i punti giusti spostandosi con un natante L’OCONE Zona turbolenta. Una volta c’era una buca; oggi le piene hanno creato un’isola di ghiaia. Dal lato a valle dell’isola c’è un buon fondale, ma il vero hot spot sono i sottoriva pieni di vegetazione. Dando le spalle a valle si nota il braccio principale che curva verso sinistra, incontrando sempre anche un ramo secondario. La sponda destra è scavata ed è ricca di alberi sommersi. Poco più a monte, acqua bassa con sabbia e arbusti. A sinistra la profondità è più contenuta e il fiume forma un correntone forte.

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LEGENDA Sentiero ciclabile

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Parcheggio

Selvagge, irraggiungibili, misteriose: un rompicapo trasparente e cristallino

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Rimessaggio barche

IN MARCIA! Le postazioni che si raggiungono con zaino in spalla, carrellino e tanta voglia di pesca

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IL CANALE Speculare all’isolotto, ci si arriva a piedi dopo una bella sfacchinata. Si pesca nel bucone e davanti ai prismi sommersi. La sponda di cemento è ripida ed è consigliabile non scivolare in acqua. Sulla sinistra abbiamo la foce del canale, davanti il gomito della curva del fiume, sulla destra un’isola e un braccio secondario. Le difficoltà: “mucillagine” sul fondo e in sospensione, prismi nel sottoriva e alberi affondati sparsi nella buca.

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LE LANCHE

Punto ristoro

LA SPONDA FRANATA Spot che oggi c’è, domani chissà. Un albero sradicato crea un giro d’acqua da sfruttare a causa del cambiamento di corrente sia a monte sia a valle. Se le carpe vogliono “riposare”, vengono qui. Cerchiamo i punti dove le lenze riescono a rimanere sul fondo senza essere trascinate via. Ricordiamoci, poi, che dove i piedi lambiscono l’acqua una volta c’era uno strato di terreno alto quanto noi, con tanti alberi. Il principe dalle mille facce non scherza...

LO SPIAGGIONE Spot che alla prossima piena potrebbe non esserci più. Nel 2009 qui c’era una buca di quasi 9 metri (carpe a go go), nel 2010 il fondale non superava il metro. Nel 2011 una via di mezzo: c’è un bel giro d’acqua, ma chissà fino a quanto durerà. È una lunga spiaggia di ciottoli appena a valle di una curva a novanta gradi. Da poco lo spot sta riassumendo le sembianze di una volta. Riprendesse la produttività, sarebbe “cuccagna” per tutti…

L’ISOLOTTO DI SABBIA Una pacchia per chi ha la barca perché si può raggiungere a piedi solo quando il fiume è molto basso: non è una postazione “imboscata”, ma davanti abbiamo un bel buco a profondità variabile dove le carpe si prendono tutto l’anno. Dal punto di vista morfologico, leggiamo la descrizione della postazione “Il canale”: condividiamo lo stesso spazio di pesca perché le poste sono una di fronte all’altra. L’unica differenza è che il sottoriva dell’isola ha una pendenza più dolce e il fondale è di morbida sabbia. A sinistra si apre un tratto di morta, a destra un potente raschio. La frizione qui va sempre tenuta chiusa…

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Accesso pedonale

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ALLE PANCHINE Dopo la curva la corrente forma una buca. Una volta era molto più profonda e c’era una massicciata: le ultime piene hanno quasi riempito la depressione del fondale (ma il giro d’acqua è rimasto) mentre i prismi sono stati portati chissà dove. Vanno usati piombi pesanti ed è impossibile stare in pesca se il fiume è “sporco”. Superiamo la penisola con le panchine e gli affusolati barcé e peschiamo verso monte, nell’evidente giro d’acqua. Spot da carpisti pazienti.

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on sono bacini permanenti ma si riempiono periodicamente con le piene. Il letto del fiume si “scarica” dentro lunghe depressioni che diventano in pochi giorni quasi ecosistemi a parte, comunque sempre collegati al fiume. Si tratta di spot dalle sponde ricchissime di vegetazione, che variano molto la forma e la dimensione a seconda del livello del fiume. Per sparire da tutto e da tutti questi sono i punti giusti! Ma sono un mistero perché le

carpe ci sono, si vedono, quasi le tocchiamo, ma prenderle è mission impossible. I problemi sono tre. Primo, si tratta di ambienti dove l’uomo non mette piede quasi mai, un semplice scricchiolare di foglie sulle sponde ha per questi pesci il significato di una bomba. Sono carpe selvatiche, schive, non illudiamoci che vengano a prendere il pane dalle mani! Secondo, l’acqua è limpidissima. E terzo: alle lanche si arriva solo con la barca... e pure i remi fanno rumore!

LANCA UNO Spot primaverile, bellissimo quanto difficile. Si tratta di un bacino molto lungo, connesso al fiume da un piccolo canale. Il fondale sotto gli arbusti (qui le carpe si vedono in primavera) è di sabbia finissima, il centro del bacino è invece ciottoloso. Punto caldo è la “porta” della lanca, dove la corrente scava una depressione abbastanza profonda. E ci sono cavedani grossi come amur: appassionati di spinning, ci sentite?

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LANCA DUE Si riempie solo quando il fiume è “alto”, ed è uno dei punti più belli della riserva. L’acqua, limpidissima grazie a una risorgiva, ci permette di vedere dove sono le carpe (quasi come in un acquario). Peccato, però, che quasi sempre loro ci vedano prima… Il fondale ciottoloso non supera i due metri. Le chiazze di sabbia sono ottimi punti per non rischiare che l’esca rimanga intrappolata tra le pietre. In estate qui crescono grossi banchi di erbai e pescare diventa molto difficile.

12 LANCA TRE La new entry della riserva (il tratto che la comprende è stato acquisito quest’anno): qui si pratica il no-kill totale e la lanca è ancora tutta da scoprire. Ovviamente, ci vuole la barca, ma è una zona praticamente inesplorata dai carpisti, almeno fino a questo momento. Se ne sta lì, tranquilla e misteriosa, ad aspettare che qualcuno le getti il guanto di sfida.

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