Š 2010 Valter Casini Edizioni www.casinieditore.com ISBN 978-88-7905-152-1
DELIRIO CINEFILO William Dollace
Casini Editore
Il libro è immerso in quella massa tumorale e smagliante che è un essere umano, invece, nei suoi svenimenti da colesterolo alto, di fronte alle fucilate distaccate in pieno petto, alle canicole febbrili, al dolore della resa, al parossismo delle metropoli, gigantesche, feroci piste natalizie di luci. Sono invocazioni improbabili che si dichiarano già malfunzionanti mentre iniziano ad esistere, e scelgono di mostrarsi nel loro fallimento, come polene che si sgretolano su vecchie navi fantasma, palesemente troppo antiche, e insieme troppo proiettate nel futuro, o troppo presenti per non crollare a pezzi mentre si spingono in avanti, kamikaze, contro i venti e le maree di questo patetico Occidente tramontato nella parodia. Qualcuno deve ascoltarle, in un’epoca di chiusure a doppia mandata e spalancamenti di finestre su trompe l’œil, paesaggi iridescenti che devono catturare l’illusione comune e restituirla sotto forma di angelico materiale da talk show, di putridi abbecedari da salotto, la “critica” che si tiene ben ritta, la carne e il sangue definitivamente frastornati, mortificati e una volta per tutte atrofizzati dai rivestimenti sintetici di cui si fanno scudo. In questa epoca, queste parole allora possono colpire lateralmente, con dolce commovente sincerità, sferrando testate in perdita contro il tessuto del reale e quello dell’artificio, da milioni di anni impossibili a distinguersi, ma oggi più sapientemente mescolati in una deriva oceanica di solitudine. Lingua imperfetta, ma non basta. Viene un giorno che un linguaggio si sottrae alla benevola pazienza degli istituti di correzione e si rifiuta ostinatamente anche di essere potenzialmente perfettibile, giacchè gioca con decine di immaginari costantemente in fibrillazione, inquieto come un cane rabbioso. cioran e beckett ci tolgano ogni protezione ergonomica, si vada avanti a croste di ginocchia, a gomiti illividiti, se necessario – e lingua battente che vuol perdere, ma senza la consolazione dell’epica. Che vuol fallire soprattutto, fallire, fallire ancora, fallire meglio. Ma senza la celebrazione della propria caduta, consapevole che di cadute è intessuto il mondo. Questo libro si potrebbe leggere contro i semafori metropolitani. Si potrebbe fare in mille pezzi, portandone solo alcune pagine con sé. Non è un corpo unico più di quanto non lo sia il nostro, ferito, febbrile, contraddittorio, talvolta sconclusionato. Eppure si dirige in centinaia di direzioni solo possibili, costretto a condividere comunque, fuori dall’illusione degli eletti, un microcosmo di rotocalchi, cartellonistica travestita, enfasi innocua, eppure, pericolosa – innocua perchè non ferisce, pericolosa perchè contamina la capacità dell’uomo di rendersi ancora intelligibile, di dire.
Eppure, corpo caldo, sessuato, rivendica la propria esistenza investendo nell’atto gratuito e spalancato dello scrivere le sue ultime risorse. Il linguaggio è un giocatore sempre in perdita, ferocemente allegramente in perdita, come l’Uomo che vive nel flusso raccontato da henry miller, affida ai dadi l’ultima e la prima delle sue giornate. In un film21magnifico di qualche anno fa in cui la figura del ritornante viene offerta nella sua terribile, totale, struggente lontananza, amanti, fratelli, figli e genitori riemergono dolcemente dalla terra, con i vestiti puliti e senza segni di possessione di altri mondi. Sbattono cauti la testa contro il muro, rallentati e immersi, forse in un sottilissimo complotto, da un silenzio assoluto, più terrificante della bava alla bocca. I viventi, costretti a declinare le attività di tutti i giorni a un ritmo che improvvisamente sembra patetico e insensato, iniziano a desiderare tra atroci e inconfessati dilemmi di perdere ancora una volta quei corpi così cari, pur di non perdere la piccola ragione che permette al civile mondo sano di reggere saldamente le bretelle di sicurezza di quello che si vuole accudire come un bambino folle e malato. In questo libro la decisione è presa subito: i camminatori vengono gettati in una pira di fuoco, e le uniche mani che si toccano davvero tra di loro sono quelle di svegli e addormentati, affinchè non si sia mai troppo sicuri di essere da una parte o dall’altra, come in un’araldica di dita intrecciate piantata su un’astronave, dove ciò che conta è il desiderio dell’intreccio, la linea dei nervi e dei tendini che si legano per sempre, e non la prospettiva da cui si guarda il simbolo dorato. Queste braci sotto coperta ardono nello spazio necessariamente limitato di un libro, nella convenzione di due, quattro o nove ore di film. Ma bruciano in zone meno franche, dove non sapevamo di poter sviluppare un incendio. Messaggi nella bottiglia indirizzati a nessuno. Possibilità di un’isola dove l’isola stessa è soltanto una zattera, un sommergibile sprotetto lanciato a profondità oceaniche, dove la parola è ancora una penetrazione senza guanto. l’Astronave Madre
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Les Revenants, Robin Campillo, Francia, 2004
“Delirio Cinefilo” è un’opera di F-C-N-D Fantasia Cinefilogorroica Neologistica Dilettantistica senza alcuna valenza “critica”. Questi scritti [attenzione, alcuni di essi potrebbero rivelare parti intime di “trame”], sono pseudo restituzioni parolaie delle immagini cinematografiche, sono trasfigurazioni, migrazioni, trasmutazioni, superfetazioni, gemmazioni antropo-illogiche, un sottoprodotto del delirio applicato al Cinema e pertanto un sottoprodotto della fantasia dove Ogni riferimento a fatti e persone e categorie della Società, stereotipi e immaginari collettivi è puramente casuale, frutto dell’immaginazione e non rappresenta nessuna vera Realtà, nessuna presunta Realtà, tantomeno la Realtà.
a tutti i favolosi fuochi artificiali rimasti nei contorni degli occhi.
«Mi contraddico? E va bè… mi contraddico; io sono vasto… contengo moltitudini.» Walt Whitman
«Delirio: costruzione mentale lontana dalla Realtà, caratterizzata da un’irrazionale, erronea e irremovibile convinzione relativa al contenuto del delirio.» [1]
[1] Geni da Legare, Philippe Brenot, [tit. originale La génie et la folie en peinture, musique et littérature] Edizioni Piemme Pocket, 2002, Trad. di Gisella Toselli, p. 287 [glossario]
Il divo di Paolo Sorrentino
Il Divo in Più: Paolo Sorrentino. La Composizione cinematografica è sparata a mille in cortili scenici e l’Occhio-Spettatore è un circuito Aperto/ Chiuso interrotto da slang di Aspirine Visive. Il DivoVisione è assemblaggio lirico delle immagini e degli Immaginari alimentato dal surrealismo masticato dalla manipolazione pop del Tempo. I testi si muovono sullo schermo come scardinatori post-it kubrickiani [bi/tridimensionalità Greenawayane/Kellyane: Le Valigie di Tulse Luper/Southland Tales]. Paolo Sorrentino taglia, devia e incolla lo Spazio e, da statista del cinematografo quale è, frammenta e moltiplica le angolature oblique della Penombra del Potere. Ed è in questa Penombra Open Space di passi come sassi e di manifesta matrice espressionista che si spostano, generano e autoalimentano Figure-Nosferatu in MurnauCunicoli. Il suono e l’immagine [Immagine dalle sembianze dell’Idolo-Icona] si dislocano in avant-binari sfalsati e pronti a deragliare [diversificati magistralmente come iridi gialle e azzurre: due orbite nello stesso immobile cranio felino]. La scomposizione decostruttivista del linguaggio cinematografico è perennemente urlata e mai modulata. Il silenzio stesso, è un eco squarciante di Super-Io da emicrania e bollicine. Il party, un’orgia di movimento. Il podio religioso, un palco echeggiante e risuonante. Il tempio della giustizia, un bunker di flash. Il nido famigliare, un’alcova inarrivabile. L’amicizia, una confessione sussurrata dal paravento della fede. Lo schermo finale, magma Rosso-Sangue. Il Divo, Assoluto.
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Leoni per Agnelli di Robert Redford
Coraggio [18]. Coraggio per produrre un film da “ascoltare” come Leoni per Agnelli di Robert Redford, scritto dal giovane Matthew Michael Carnahan. Coraggio della gloriosa UA [19] che produsse con un ardimento monumentale il capolavoro di M. Cimino – I cancelli del cielo – di cui le siamo tuttora grati.
E non mi si racconti che questo Cinema altamente Morale, specchio di interrogativi che pesano come macigni, non è Cinema. Di certo non è intrattenimento “mordi microscopico e fuggi” e non è solo del. Di certo sguardo tramite non è dialogo serrato ed il mezzo puro, aristocratoide con la Natura e le scorie fossilizzate della Storia, né loop della puro Genere. v i s i o n e,
Ma che questi dialoghi sottocutanei siano sottotesto solo inerme letteratura politica, attualità, sogni e teorie del giornalismo applicate e che il Cinema non possa e non debba sollevare dubbi, perplessità, facoltà di percezione e coscienze oltre che multiboiate grasse e veloci IO NON CI CREDO. No.
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Pe r c h é di questo si tratta in Leoni per Agnelli. Di coscienze. Di cesellature. Di bulinature dell’ovvio. Quando il sottotesto [ammesso che esista come entità scindibile] è palesato a Testo stesso, e quando il Testo stesso è palesato a Cinema. Leoni per Agnelli non si occupa di strumentalizzazioni né di banali schieramenti repubblicani/ democratici, interventisti/non interventisti, guerrafondai/ pacifisti.
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Leoni p e r A g n e l l i non si poggia sulla propaganda e n e m m e n o sull’antimilitarismo ma su un’idea di Cinema che incalza senza sosta e che chiede a se stesso partecipazione attiva, l’idea di un Cinema che pone Quesiti arroventati e limona con la libertà di pensiero, di un Cinema che poggia su scelte, non scelte e relative responsabilità, sulla capacità di vagliare, autonomamente, verità e bugie, partecipazione, presa di
coscienza, intenti, ragionamenti e coscienza dell’Oggi [20] tra conversazioni intime nel cuore del potere, fra le pieghe e le pause dei dibattiti negli sgabuzzini del giornalismo, sotto le cornici aggrappate al muro intatto della libertà di espressione, fra menti forgiate al pensiero consapevole da dietro scrivanie universitarie e scorci da un finestrino in movimento che non sono solo casuali prospettive.
Non sono solo storielle verbose di cui soltanto far tesoro un paio d’orette al cinema per poi dimenticare. Non voglio credere che sia così. Leoni per Agnelli è effettivitàdel p r e s e n t e ed educazione al pensiero tramite il mezzo Cinema, attraverso l’arte infusa su vasta scala. 307
Ascoltare ed elaborare Questo fa Leoni per Agnelli Educazione al dialogo e Interesse. Connessione. del ragionamento. Non tratta starsystemizzanti fuori dal vasino dorato Giornalismo applicata, politica e impegno, trasferirli alla propria sensibilità educata di coscienza di sé stessi prima di affondare un pensiero indipendente non accasciato telecomandate, piatto forte d’umana curiosità. Propaganda? Proselitismo didascalico? No, un consapevolezza autonoma e a scavare sempre sotto il ‘esiste solo il giusto e la rettitudine’ un passato e presente di falli ed abbagli, e basta, pura, coerente, indissolubile, purificazione dalle false illusioni di una inutile arma, l’idea che l’informazione coscienza civile e si fonda sulla libertà che non ha prezzo. Dove stiamo aggrapparsi alla propria ancora imparare dalla Cinema? Io non ho mai 306
v o c i concetti. audacemente di Robert Redford. all’ascolto. Collegamento. Percezione. Tensione. Progresso d’ennesime facili ironie da pisciatine del circo mediatico, tratta di Teoria del capacità di filtrare gli avvenimenti per per una civilizzazione del pensiero, presa del tutto l’idea fondante e fondatrice di sul divano sottomesso dalle scorie tvtarlo risoluto che invita a brandire maggiore sotto la superficie, sotto il bianco ed il nero, ed ‘esiste solo l’ingiustizia e l’errore’, sotto perché ogni nostra idea deve essere nostra onesta, deve essere il frutto di una costante Storia scritta con il sangue e con qualsiasi non è solo intrattenimento ma è emancipata del pensiero. Una libertà andando? L’uomo può ancora incrollabile coerenza? Può Storia? Questo è soltanto ci credo. Non ci c r e d u t o. 305
Grindhouse – A prova di Morte di Quentin Tarantino
“Il bosco è magnifico, profondo all'imbrunire e io ho promesse da mantenere e miglia da percorrere, prima di dormire. […]” [22]
[luccicoso e deviato gingillo infilza modernità] viaggiano a 4,275681 km/ h con lucidissima placidità mai scalpitante. Stuntman Quentin non ha paura di esplorare il suo Cinema sul cofano della Dodge Challenger versione 2007, cinebolide da nuovo Millennio, in direzione del “Punto Zero”, con annesso pit-stop da interstiziale ed intervallistica iperesplosione di corpi ed arti impattati.
Il fittizio culto dell’Imitazione diviene allora per Quentin un altare a sé stesso, autoreferenzialità narcisistica di Jungle biglie schizzate nel flipper effigie della simulazione. Il lubrificante iperrealistico di Death Proof La mdp è adorante, si strafoga di e il suo manifesto nichilismo contenutistico dettagli divinizzandoli, di primi piani, non è che chirurgica alternanza di movimento e di sua assenza [dilatazione da di dettagli carnali, di pori, di corpi improvvisata accelerazione], del rombare gelatinosi, morbidi, lucidi, formazioni dissipato dei motori e del vocìo e dilatato di anatomiche esplose di bassoventri, gossipara quotidianità dove splendidi angeli corpi da salotto in attesa birresca di schianti e rivincite, chiappe, piedi, nei asessuati imbottiscono l’aria satura di sessualità da ostentare, da proferire ma da & nachos, caviglie, bocche parlanti, cofani, figli numerati. non toccare, da verbalizzare a guardona distanza di macchina da presa, una sessualità che si spoglia continuamente rimanendo vestita. Nelle parole di «pà» è affidata la teorizzazione crashista ballardiana [degenerazione/visione/eccitazione sessuale: punto di svolta] celebrato dall’impatto rappreso di lamiere e vetri infranti, un inno alla velocità in un’opera in cui cinefilia logorroica e Realismo Isterico da manuale
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Death Proof è un calcolatissimo incedere, Death Proof non è altro che spassosa e rigorosa Manomissione concettuale dell’Immaginario collassato Pop, attuata con le mani nude esasperate del revisionismo avanguardista.
[22] Kurt Russell [Stuntman Mike nel film] a Vanessa Ferlito [Arlene]
C’è chi assapora il lato passionale della vita intrallazzando con una sconosciuta invasata e ninfomane che crede nell’autorevolezza delle dichiarazioni pre-preservativo di un ex soap-attore [Jack] e chi [Miles] lo fa conversando amabilmente con una brillante creatura femminile dal dolce sorriso inumidito amabile a temperatura ambiente [hai visto Virginia [Madsen: bellissima] cosa ho scritto di te..?] di narrazioni parallele, refusi [a me non piacciono a meno che non siano una disperata e burlesca ripetizione digressorio volgare] e Pinot nero su una poltrona verandiera improbabile di goffaggine con echi d’ansimare sììì sììììì in sottofondo. Ma quanto è buono il più o meno di-vin liquido pruriginoso ed altisonante? Il
Considerazioni sparse ed epidermiche sul film con il vino, i libri mai pubblicati, la California e “Il giorno dopo Ieri” [titolo del romanzo impubblicato di Miles [Paul Giamatti in una delle interpretazioni più eccelse della storia del Cinema, no, non scherzo] in Sideways]. Un enosorso di permalink insomma.
Sideways – In viaggio con Jack di Alexander Payne
barlume del grappolo della felicità ha forse la buccia sottile e delicata? Ha bisogno di cure e pazienza e scintille di verità come il Pinot nero? Mai ci sottometteremo al vinprosaico!
Quando lasciato solo dall’amico a coccolare lo Xanax Paul Giamatti esce dal Motel per recarsi da solo a “Hitching Post”, sotto le luci della notte e la luce nel cielo che si sta spegnendo mentre le luci della strada si risvegliano e osservano la volta celeste per non addormentarsi pronte ad entrare in funzione, ad entrare in partita, mentre cammina ed assapora due incontri, uno con del vino buono buono ed uno che non si verificherà, si adopera in una faccia sghemba dinoccolata e soddisfatta con la quale è difficile non empatizzare. Perché ho rivisto “Sideways” di Alexander Payne decine e decine di volte? Non saprei spiegarlo, o forse sì. Il personaggio di Miles mi incanta costantemente durante e dopo la visione, sarà quell’aurea incallita di non scrittore fallito, la sua desolazione sottopelle derivante da una vita scompensata, quel desiderio persistente di respirare fuori dall’acqua, il coraggio di fallire, di provare, di prendere tutto a piene mani, la paranoia, la difficoltà ad interagire, la fragilità psicologica, la divertente e spassosità bucolica, l’autodistruzione comportamentale nei momenti di illuminante inadeguatezza enotelefonica. Chi lo sa.
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[25] Il Caos è la placenta della creazione [e qui molti faranno nooo con la testa, destra e sinistra, destra e sin istra con la testa, noooo]. L’elettrogenesi scorbutica dell’arte. Il compres sore che spinge l’energia-E a trivellare la materia-M. Moltiplicate il tutt o per Mania, mescolate e otterrete copiose schiumane di Caos. [26] Due figli e due Generatori di passioni Um ane. Perché la sofferenza è la culla dell’arte. Il filtro prepotente dell’esplosi one letteraria cerebrospinale. Si pensa sempre alla Passione con accezione Friday positiva e positivista, Non è così. Amore e Odio sono due facce della medesim a Passione. Disloca14 zioni impossibili di matematici arcobaleni. [27] E qui la strada non è il teatro della stratificazione Epica della Letteratura. Non è sinonimo di Viaggio emozion ante in ignoti luoghi. Non è sinonimo di Sogno di Libertà. La strada è Ris ervata. Riservata al dolore. Un teatro di Confronto, di Scontro, di Circost anza, di Scintille dolorose in grado di incrinare vite d’esseri umani, in grado di accartocciare famiglie attorno al proprio indicibile nucleodolore. [28] Ophs!
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[29????] Percentualizzazione dell’immedesimazione dell’attore con il relativo personaggio: Joacquin Phoenix 87 % Jennifer Connelly 93 % Mark Ruffalo 71 %
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Sogni e Delitti di Woody Allen
In questo Cassandra’s Dream siepi rigogliose celano sbrigativi omicidi, cronistorie riferiscono suicidi e camerini affollati narrano di finzioni da penetrazione: Allen omette all’occhio per far esplodere silenziosamente testo e contesto, ipotesi e tesi, con dimostrazione annessa di trinitario fatocolpa-peccato. Apre e chiude una barca a vela, come se fosse un sogno, come se le azioni e le conseguenze fossero sogni, come sangue e famiglia che aleggiano e galleggiano stilettati a tradimento e affondati a forza di colpi barrylindoniani dalla nuova mano mancina di Mr. Allen. «[…] nulla si distrugge e tutto si trasforma» [31] in questa sinfonia di nerissima ironia glaciale ricoperta di Glass[a] per preservare ogni sottile delicatezza e freddezza del vetro. Vuoto a rendere.
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[31] “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, Antoine Lavoisier
ng i n n i g e B – The n e e w o l l Ha mbie o Z b o R di rs si hael Mye
ie Mic eminare Rob Zomb i d n e zzi, diss e a w l o l l e l t a l H o erne ’ c Nell e cosparg lzare con a i i f z n z i a a p a a ata su dilett l alline no della a g m i u g e n l a a s n r te il seme rtunamen hia infe o c p c p e o p a t e a l c porte famiglio la sua dalle e tte di t e a l z l z i i v r hion con caratte lue” fas b e t n t e e m v e l c e e i “v fel e dal male enziali u a q t e a s z z i o m s loboto to dalla d’ingres ua mente oprattut s s a a m l e n e o r i ione/ ment comprens lla rimoz a d e l a a t u a s r i b ure v squili nscia opp o l’altrui c l e n d o n e a n t si negazio la vendet rzo che l e a h d c s , e n o o n i l’osce di là osservaz ma, al a verso t s , a a b n o t e e d n il ‘non’ famiglia abile co r i e m m o c a c i a m ile ritrov ione fil ia immob z z a z r a p a a m l i l to fino iato da della pr acar sot no sfreg c i b m e a t b n e m s a sua ra Myer rio sull he fa ve o c t a n a a s s o r t ardo el e pie rtugio d trui sgu e l p a ’ l a l z a n a a ta alla st occhio d maschera n u e a a d t a l ore di come se mente ma lche liv sionato a s u e q s s a o d a a glio at ancor guazzabu sea serr l s i o e r à a t t i u v cr ente una ca enziosam asse di s l t i n s e t e e i l s cca” di r immobi metallo tale “zu simo eppu n s e i m t a a r n a i p s preso a inca te del ri c’è nell r a e p h c e t o n t a nte a est effer ed agilme utta la r a t r u i s s i a m u e i q tr Myers, muniti d cascia ol e c s a i , s o l e o inale. si snoda ad un s guizzo f o s fino n i a r i e b n m e o g sui ennato z pio, acc microsco
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Lettera: Lars, oh Lars! Due parole a Lars, che spero condividiate, parole che non leggerà ma che aleggeranno nell’avant-etere giungendo in qualche landa fredda zentropiana. Allora eccomi qui Lars! Allora Caro VON! Caro LARS VON TRIER! Aiutati, fatti aiutare ed aiutaci! Esci a testa alta con il tuo sogghignante piglio da quella dannata crisi che ti vuole togliere l’arte, la voglia, la forza e la capacità di dissezionare l’animo umano e i meccanismi cinematografici che tagli incolli, ritagli e reincolli rincolli a tuo automavisionmentis piacimento come un furioso demiurgo e schiacciastorielle ossequiose ridicole e programmabili che ci vogliono a tutti i costi appioppare alle nostre smembrate membra e con le quali vogliono farci strepitare epiteti esaltanti con punti esclamativi che non vogliamo più usa re!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Vedi solo fogli bianchi Lars? Facci vedere quelli Lars! Filma quelli! Sbattici in faccia quelli! Vogliamo anche quelli! Aneliamo anche quelli! L’ironia di quelli! Facci vedere che sai decostruire anche il vuoto del foglio bianco! Io lo so che ne sei capace Lars! Torna nelle vesti del Grande Capo del Grande Capo e schiaffaci in faccia, nel muso, la chiusura della tua trilogia del gesso, facci vedere come si scartavetrano le emozioni con la forza dirompente delle parole senza le scenografie da burattini del food cinema azione stop azione trasformazione stop onanistico azione integrata! Facci vedere che l’uomo non è solo brindisi, auguri, regali e complimenti
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detti e mai pensati e oscenità pensate e mai dette, facci vedere che l’uomo è marcio dentro, che fa schifo, ma che può cambiare! Che può diventare qualcosa per sé stesso! Che può rinascere e raggiungere nuove consapevolezze! Che l’uomo non è solo un botto che festeggia il primo giorno e poi si rintana nel meccanicistico trascorrere di silenzi obliterati sul datario fino al prossimo weekend sbevazza l’impossibile! Facci vedere che l’uomo è vivo! Sempre!! Che Pensa! Con la Testa! La Sua! Tutte le stramaledette ore, tutti gli stramaledetti minuti e tutti gli stramaledetti secondi! Facci vedere come si comporta un Genio del tuo livello stramaledetta maledizione! Forza LARS! Sia che il tuo Cinema esalti o faccia ribrezzo noi ti vogliamo in Sala! Il tuo Cinema non ci renderà MAI indifferenti! Non si può restare indifferenti al tuo Cinema! Sappilo. Ma io lo so che tu lo sai. E noi sappiamo che tu sai che noi lo sappppppiamo. Il tuo Cinema fa scaturire SENTIMENTI! Odio, rabbia, amore, ribrezzo, schifo, abbandono, esaltazione, adorazione! Capito??! Sentimenti! Chi può dire il contrario? Non c’è indifferenza, cupo, passa avanti. LARS: ti vogliamo dietro la macchina da presa! Dietro quel marchingegno che nelle tue mani diventa un giocattolo implacabile! E sia che il tuo Cinema venga odiato od amato noi ti vogliamo BENE!! Noi ti assicuriamo, qui e adesso, che ti vogliamo bene! Questo è il nostro contromanifesto del manifesto! Questo è il rumore che fanno le porte di legno che sbattono! Che sia chiaro perdindirindina! E se non tornassi più a fare Cinema, il Tuo Cinema, sappi che noi ti vogliamo bene lo stesso! Noi abbiamo sentimenti! Goditi in veranda sorseggiando un buon vinello le tue perle oltraggiose, geniali, dirompenti, sagaci, glaciali e sorridi, ridi di pietà per gli inverecondi cinemini distribuiti a manciate
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come se fossero caramelle innocue che riempiono le sale e svuotano tant’altro e però fanno ridere e però fanno rilassare, mangiare in santa pace, rilassarsi, scrivere i messaggi sul cellulare con tante k, che fanno scannare di risate, fare nuove amicizie, socializzare [!!] in compagnia, perché la novità è che il VUOTO fa ridere [!], che fanno vedere boys in preda ai fumi della piscina e che invece vogliono soffocare il Cinema! Che vogliono sbattere il Cinema nel Cassonetto e propinarci il suo sostituto obbrobbrioso schifoso, sì, il suo S.O.S! Sto parlando di Cinema e non di strabenedetti PORC CORN di 75 e rotti minuti! Io me li mangio a casa! Mi ci strafogo! Li butto in aria, riempio la catapecchia e ci nuoto come zio Paperone permillebalene! Perché il Cinema è evoluzione, non è stantio depositarsi di movimento un po’ qua e un po’ là e il cattivo e il buono e la tipa e il macchinone con il cambio automatico che si sfracella e il bellimbusto illeso e il tipo che si vuole fare la tipa e la tipa che se la tira ‘no dai fra un po’ ora sono sommessa aspetta che il meccanismo della sceneggiatura si intrippi con essa e si calmi e resti sospeso fino al nostro su e giù patinato e tagliato che se no è troppo e poi è vietato e non ci possono vedere andare su e giù e la sceneggiatura non funziona e poi che facciamo e non lavoriamo e le scoregge degli animali che belle e che suoni e che profumo e lo yogurt che zampilla nella bolla dell’universo e la riempie e tutti muoiono ma poi rinascono e corri di qua e corri di là e la canzoncina arraffa lacrime e la macchina da presa che corre che non ne può più e ha il fiatone e le ossa che corrono su e giù dal museo e il mondo capovolto con il segreto da scovare e la slimonata da rimediare e il bene che vince e il male che vince e il male che perde il codice e la risata che stravince, e il piattolame che convince e aspetta che mi trasformo nel lettore MP3_ 5 che conversa con la telecamerina che me l’ha comprata
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il papà e il ragazzo complessato che si masturba davanti al poster delle merendine, uau wow! questo sì che è un capolavoro con la C gigantesca, mica quel film del nuovo mondo con gli indiani che correvano che durava tre ore e c’erano tanti uccellini e la natura e il fiume e la neve e che dormita e quando ci si sveglia non c’è più nessuno tranne qualche demente cinefilo a bocca aperta con le guance bagnate che implora ne voglio ancora, oh che bella dormita invece che ho fatto io, peccato che non abbia finito di trinciare sbiascicare il mio mangime e che abbia interrotto la mia katartika konversazione sul cell kon la tipa xcolpa di questa dormita a sette euro xkè me l’hanno konsigliato quei dannati cinebloggers scellerati kome l’altra volta ke mi avevano konsigliato il film kol palazzo ke volava kome un razzo e l’altro ankora kon il topo ke faceva da mangiare come uno chef vero e con il kritico quattr’occhi ke alla fine sbafava sbafava e come se sbafava mentre Torna con i tuoi chirurgici off la che sono l’autopsia si rikordava la sbobba ke glivoce faceva mamma, puah, sti delle certezze e la rinascita di nuove coscienze scolpite mezzifilmpermezzecalzettechemerda!’ dal generarsi immane dei pensieri scaturiti dal Gesso e dal suono cosciente che fanno le parole quando si spostano sospese nell’aria e raggiungono timpani e cuori e cervella e dalle porte che si aprono e si chiudono e che cigolano e che sbattono sul dialogo e sul dirompente decostruente generarsi in un lupanare di macchinazioni fra le rotelline che tu ci fai oliare e schizzare fuori a mille nella testa! SIIIII!!!!!!!!!!!! TVB! Un abbraccio dai tuoi fan[atici] fan e un abbraccio dai tuoi [fan]atici detrattori. Un abbraccio sincero. Baci e gloria of course. Sempre e comunque.
Torna Lars!
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Bad Guy di Kim Ki-Duk: la prigione dello sguardo La scena di chiusura circolare che spalanca e congiunge, che inaugura la schiavitù e celebra l’inizio rappresentate di una libertà impossibile è una delle scene che onorano la Magnifica dal Cinema precotto, e Disperata magia del Cinema, che lasciano gli occhi increduli, che strappano facce ed un solo il cuore e lo sguardo, un Cinema masticano di contrasti, impunemente r i s p u t a n d o l o costruito con la nonsodove.
corporeità di realtà diverse da quelle
Le similitudini fra il Cinema di Lynch e Kim KiDuk sono lampanti nella potenza emotivamente eversiva del connubio musica/immagini laddove perviene a picchi inaccessibili [Etta Scollo inarrivabile e straziante, un montaggio del sonoro letteralmente incredibile].
L’amore ha moltissime
un Cinema, quello dell’Artigiano delle emozioni, che vive, brama e sogna perennemente sul ciglio del precipizio fra la vita e la morte, un Cinema sulla Nuova Poetica del Silenzio, un Cinema ciclico e circolare [la spiaggia/ la panchina: panchine come bare di schiavitù
e fasciatoi di rinascita folgorante] che come nel Cinema lynchiano [e come nella pittura espressionista di Egon Schiele] infastidiscono sradicando il cuore e celandolo come una foto sotto la sabbia di una spiaggia, annientando le precostituzioni della visione e della morale regolamentata, accoltellando violentemente l’ordine formale con il disordine emotivo, costruendo collimazioni sontuose, diagonali dell’assurdo, rimandi e allineamenti di fragili quanto poetici urli silenziosi della dipendenza dove schegge di vetro accarezzano visi, marciapiedi si tingono di rosso e tutto si confonde con il bluastro tepore del cielo, silenziosità
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di sguardi senza voce rotti dal rimando concentrico, foto-quadro di un’esistenza da completare e da cui emergere, masochismo dell’ossessione [ancora E. Schiele] rinchiuso in una scatola di vetri da infrangere, da abbattere con la violenza sontuosa dell’amore, nella realtà soggiogata dall’inesprimibile e dal desiderio imprigionato nella cella invisibile, un contenitore di specchi dove si occulta lo sguardo celato di una dimensione esistenziale tragica e insieme sublime.
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11 settembre 2001 11 registi dirigono 11 cortometraggi di 11 minuti 9 secondi e 1 fotogramma sui fatti, le conseguenze e le personali riflessioni sull’11 settembre 2001. Tre prospettive:
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Alejandro Gonzales Inarritu - Visione squarciata Inarritu ci regala con visionarieta’ devastante il delirio che ha avvolto quei pochi momenti tragici rimasti ben impressi nella mente di tutti. Voci concitate e poi silenzio, solo silenzio, strappi e squarci nello schermo, poi ancora voci e dolore, preghiere, e ancora silenzio, perche’ nessuna parola puo’ descrivere, nessuna immagine puo’ raccontare.
Se a n P e n n - P o e s i a d e l G esto quotidiano La poesia in ogni singolo gesto quotidiano, nelle piccole cose, in un mazzo di fiori, nel dolore della perdita della persona amata, nel buio della vecchiaia. Anche nella sofferenza, nel dolore, puo’ risiedere la speranza. La rinascita attraverso la luce.
Shohei Iamamura - Incapacita’ di accettare Quando il dolore e’ troppo difficile da accettare, quando la guerra e la follia umana disgustano, l’uomo rifiuta la sua stessa natura.
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CINELENCAZIONI 11 settembre 2001 di Shohei Imamura, 57 Youssef Chahine, Amos Gitai, Claude Lelouch, Idrissa Ouedraogo, Ken Loach, Samirah Makhmalbaf, Sean Penn, Mira Nair, Danis Tanovic, Alejandro Gonzales Iñarritu 2046 di Wong Kar-Wai 137 21 grammi di Alejandro Gonzàlez Inàrritu 81 28 giorni dopo di Danny Boyle 163 28 settimane dopo di Juan Carlos Fresnadillo 227 300 di Zach Snyder 143 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni di Christian Mungiu 203 Absurda di David Lynch 176 Across the Universe di Julie Taymor 312 Aguirre furore di Dio di Werner Herzog 103 Alla scoperta di Charlie di Mike Cahill 29 Un’altra giovinezza di Francis Ford Coppola 241 Les amants réguliers di Philippe Garrell 276 American Gangster di Ridley Scott 251 L’amico di famiglia di Paolo Sorrentino 98 Andrej Rublëv di Andrej Tarkovskij 86 Angels in America di Mike Nichols 304 Angel – La vita, il romanzo di François Ozon 233 Arca russa di Aleksandr Sokurov 167 L’arte del sogno di Michel Gondry 125 The Assassination di Niels Mueller 138 L’assassinio di Jessie James per mano 261 del codardo Robert Ford di Andrew Dominik Audition di Takashi Miike 216 Away from Her - Lontano da lei di Sarah Polley 28 Babel di Alejandro Gonzàlez Inàrritu 82 Bad Guy di Kim Ki-Duk 243 Be Kind Rewind di Michel Gondry 25 Birdy – Le ali della libertà di Alan Parker 236 The Black Dahlia di Brian De Palma 62 Blood Diamond – Diamanti di sangue 128 di Edward Zwick
Bobby di Emilio Estevez Bubble di Steven Soderbergh Burn After Reading - A prova di spia di Ethan Coen, Joel Coen Il calamaro e la balena di Noah Baumbach Cambia la tua vita con un click di Frank Coraci La casa del diavolo di Rob Zombie Casino Royale di Martin Campbell Il cavaliere oscuro di Christopher Nolan Centochiodi di Ermanno Olmi Changeling di Clint Eastwood Chopper di Andrew Dominik La città incantata di Hayao Miyazaki Cloverfield di Matt Reeves Cobra verde di Werner Herzog Complicità e sospetti di Anthony Minghella Correndo con le forbici in mano di Ryan Murphy Crash – contatto fisico di Paul Haggis Cuore selvaggio di David Lynch Cuori di Alain Resnais Dancer in the Dark di Lars Von Trier Darrenmachine! di Darren Aronofsky Decalogo 1 di Krzysztof Kieślowski Decalogo 2 di Krzysztof Kieślowski Decalogo 3 di Krzysztof Kieślowski Decalogo 4 di Krzysztof Kieślowski Déjà-vu – Corsa contro il tempo di Tony Scott Il diamante bianco di Werner Herzog Di Donnie Darko, Southland Tales e sfavillanti Patologie affini: una sinfonia postmoderna di Richard Kelly Disturbia di D.J.Caruso Il divo di Paolo Sorrentino Dopo il matrimonio di Susanne Bier Down in the Valley di David Jacobson Drugstore Cowboy di Gus Van Sant E venne il giorno di M. Night Shyamalan
127 53 15 134 131 225 120 338 8 10 32 142 268 110 248 135 42 93 119 160 12 202 202 202 202 117 104 345 199 317 118 113 206 330
Ecce bombo di Nanni Moretti Elogio forsennato del MIO cinema L’enigma di Kaspar Hauser di Werner Herzog Eraserhead – La mente che cancella di David Lynch Espiazione di Joe Wright L’età barbarica di Denys Arcand eXistenZ di David Cronenberg Ferro 3 – La casa vuota di Kim Ki-Duk I figli degli uomini di Alfonso Cuarón Fitzcarraldo di Werner Herzog Flags of Our Fathers di Clint Eastwood FUR - un ritratto immaginario di Diane Arbus di Steven Shainberg I giochi dei grandi di John Curran Giorni e nuvole di Silvio Soldini Go Go Tales di Abel Ferrara Gomorra di Matteo Garrone Good Night and Good Luck di George Clooney The Good Shepherd - L’ombra del potere di Robert De Niro Grindhouse - Planet Terror di Robert Rodriguez Grindhouse – A prova di morte di Quentin Tarantino Grizzly Man di Werner Herzog La guerra dei mondi di Steven Spielberg La guerra di Charlie Wilson di Mike Nichols Guida per riconoscere i tuoi santi di Dito Montiel Halloween – The Beginning di Rob Zombie Happy Feet di George Miller Harsh Times – I giorni dell’odio di David Ayer Heat - La sfida di Michael Mann Heima di Dean DeBlois A History of Violence di David Cronenberg Hollywoodland di Allen Coulter The Hours di Stephen Daldry L’ignoto spazio profondo di Werner Herzog
269 46 105 59 223 41 76 224 96 103 300 79 235 297 115 331 52 158 226 288 107 144 247 136 266 146 217 49 259 189 186 39 102
The Illusionist di Neil Burger Infamous - Una pessima reputazione di Douglas McGrath INLAND EMPIRE – L’impero della mente di David Lynch Inseparabili di David Cronenberg Insomnia di Christopher Nolan In the Mood for Love di Wong Kar-Wai Into the Wild [libro/film: Krakauer/Penn] Invasion di Oliver Hirschbiegel Le invasioni barbariche di Denys Arcand Io e Beethoven di Agnieszka Holland Io non sono qui di Todd Haynes Ipercinetica della resa incondizionata The Kingdom di Peter Berg Kinski, il mio nemico più caro di Werner Herzog Il labirinto del fauno di Guillermo Del Toro Il ladro di orchidee – Adaptation di Spike Jonze Lady in the Water di M. Night Shyamalan Lars e una ragazza tutta sua di Craig Gillespie Lars, oh Lars! Last days di Gus Van Sant La leggenda di Beowulf di Robert Zemeckis Léon di Luc Besson Leoni per agnelli di Robert Redford Lettere da Iwo Jima di Clint Eastwood Little Miss Sunshine di Jonathan Dayton e Valerie Faris Lontano dal paradiso di Todd Haynes I Love Huckabees - Le strane coincidenze della vita di David O. Russell Le luci della sera di Aki Kaurismäki Madre e figlio di Aleksandr Sokurov Marie Antoinette di Sofia Coppola Miami Vice di Michael Mann Michael Clayton di Tony Gilroy Million Dollar Baby di Clint Eastwood
151 285 353 322 51 149 314 234 201 180 215 35 254 108 100 287 330 296 265 21 249 58 309 300 141 211 87 129 168 99 63 232 221
The Millionaire di Danny Boyle Miracolo a Sant’Anna di Spike Lee The Mist di Frank Darabont I misteri del giardino di Compton House di Peter Greenaway Il mistero dell’acqua di Kathryn Bigelow Monster’s Ball – L’ombra della vita di Marc Foster Mulholland Drive di David Lynch Nella valle di Elah di Paul Haggis Nessuna verità di Ridley Scott Neverland – Un sogno per la vita di Marc Foster The New World – Il nuovo mondo di Terrence Malick Niente da nascondere di Michael Haneke Nightmare Detective di Shinya Tsukamoto Non è un paese per vecchi di Ethan Coen, Joel Coen Nosferatu, il vampiro di F. W. Murnau Nosferatu, il principe della notte di Werner Herzog Nuovomondo di Emanuele Crialese Ogni cosa è illuminata di Liev Schreiber Old Boy di Park Chan-Wook Le onde del destino di Lars Von Trier Un’ottima annata – A Good Year di Ridley Scott Padre e figlio di Aleksandr Sokurov I padroni della notte di James Gray Palindromi di Todd Solondz Paranoid Park di Gus Van Sant Il petroliere di Paul Thomas Anderson The Prestige di Christopher Nolan Pride and Glory di Gavin O’Connor Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera di Kim Ki-Duk Profumo – Storia di un assassino di Tom Tykwer La promessa dell’assassino di David Cronenberg Quantum of Solace di Marc Foster Quel treno per Yuma di James Mangold
31 19 18 164 197 84 61 253 24 328 5 267 230 36 205 109 239 195 116 132 258 166 245 193 255 274 114 22 170 64 256 23 240
Racconto di Natale di Arnaud Desplechin Radio America di Robert Altman Ratatouille di Brad Bird e Jan Pinkava In the Realms of the Unreal di Jessica Yu Il regista di matrimoni di Marco Bellocchio Le regole dell’attrazione di Roger Avary Reign Over Me di Mike Binder Requiem for a Dream di Darren Aronofsky Reservation Road di Terry George La ricerca della felicità di Gabriele Muccino Rocky Balboa di Sylvester Stallone Safe di Todd Haynes Lo scafandro e la farfalla di Julian Schnabel A Scanner Darkly – Un oscuro scrutare di Richard Linklater La sconosciuta di Giuseppe Tornatore Se mi lasci ti cancello di Michel Gondry Secretary di Steven Shainberg Segreti e bugie di Mike Leigh Sicko di Michael Moore Sideways – In viaggio con Jack di Alexander Payne Sogni e delitti di Woody Allen Solaris di Andrej Tarkovskij Il sole di Aleksandr Sokurov Southland Tales – Così finisce il mondo di Richard Kelly Lo specchio di Andrej Tarkovskij Speed Racer di Andy e Larry Wachowski Stalker di Andrej Tarkovskij Station Agent di Thomas McCarthy Still Life di Jia Zhang-Ke Sunshine di Danny Boyle SuxBad – Tre menti sopra il pelo di Greg Mottola Svalvolati on the road di Walt Becker Syriana di Stephen Gaghan Tideland – Il mondo capovolto di Terry Gilliam
38 6 357 55 171 292 207 207 280 124 200 326 272 316 196 181 88 192 204 281 270 74 169 335 112 299 70 101 153 157 289 250 303 319
Transformers di Michael Bay Tropic Thunder di Ben Stiller Tu, io e Dupree di Anthony Russo e Joe Russo Tutti gli uomini del re di Steve Zaillian Ubriaco d’amore di Paul Thomas Anderson L’ultimo inquisitore di Milos Forman United 93 di Paul Greengrass Vacancy di Nimród Antal Velvet Goldmine di Todd Haynes Il ventre dell’architetto di Peter Greenaway Verso il sole di Michael Cimino Le vite degli altri di F.H. Von Donnesmarck Vivere e morire a Los Angeles di William Friedkin Volver di Pedro Almodóvar Wall-E di Andrew Stanton Water di Deepa Mehta The Weather Man – L’uomo delle previsioni di Gore Verbinski World Trade Center di Oliver Stone X-Files – Voglio Crederci di Chris Carter Zodiac di David Fincher Lo zoo di Venere di Peter Greenaway RINGRAZIAMENTI
184 17 90 179 278 156 147 194 244 30 161 150 33 130 20 122 47 71 310 175 177 1