La rivoluzione del benessere - Alvin e Heidi Toffler

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«Esplosivo… e scritto in modo assolutamente brillante.»

ALVIN e HEIDI TOFFLER

RIVOLUZIONE DEL BENESSERE LA

come avverrà e come cambierà le nostre vite




Titolo originale dell’opera: Revolutionary Wealth © 2006 by Alvin and Heidi Toffler All rights reserved. Published in the United Stases by Alfred A. Knopf, a division of Random House, Inc., New York, and in Canada by Random House of Canada Limited, Toronto. www.aaknopf.com Traduzione di Marella Imparato © 2010 Valter Casini Edizioni www.casinieditore.com ISBN 978-88-7905-150-7


LA RIVOLUZIONE DEL BENESSERE Alvin e Heidi Toffler

Casini Editore



Revolutionary Wealth è l’ultima, straordinaria e illuminante visione di Alvin Toffler, il futurologo americano che da anni studia i mezzi di comunicazione e il loro impatto sulla società. Toffler, 81 anni, newyorkese, ha sempre alternato l’attività di saggista di successo con quelle di advisor di Presidenti, Primi Ministri e Imprese di tutto il mondo. Fare la prefazione a quello che per anni ho chiamato e pensato come Maestro, per un advisor che da grande voleva somigliare a Toffler è l’incarico più complesso che si possa immaginare. Solo Toffler poteva pensare a una “rivoluzione del benessere”. Questo libro ci dona un’analisi a 360 gradi del mondo globalizzato che, convincentemente – integrando un’osservazione visionaria di tipo storico, politico, sociologico ed economico – disegna le future soluzioni per la creazione di un nuovo, reale benessere economico di tutto il pianeta. I coniugi Toffler, con ottimismo realista, ci guidano a leggere nell”attuale panorama globale segnali di cambiamento e grandi opportunità di crescita. In Revolutionary Wealth ci propongono nuovi metodi per definire e misurare la ricchezza, individuando stili di vita e comportamenti che generano benessere e prosperità all”interno dei vari contesti sociali e mettono a confronto sistemi economici come quello degli Stati Uniti 5


e della Cina. Il libro sottolinea come la tradizione stia cedendo sempre più il passo alle varie forme di re-economie e prende in esame numerosi aspetti, dalla formazione scolastica nelle diverse realtà del pianeta, al lavoro silenzioso ma indispensabile dei “prosumer” (termine coniato proprio dai Toffler in uno dei loro più celebri libri che sta a indicare colui che consuma quanto produce). Sono e saranno proprio i prosumer a far emergere dal sommerso l’economia non monetaria e a immetterla, come circolante non soggetto ad alcun sistema bancario centrale, nel flusso dell’economia monetaria. Il libro illumina anche sui pericoli rappresentati da una Cina che si ostina a seguire la strategia del doppio binario, ma non trascura di fare un’ampia panoramica sul “fenomeno” India e sugli altri Paesi dell’Asia ricchi di potenzialità. Straordinaria è l’analisi dei parametri di base che definiscono le categorie di tempo, spazio e conoscenza. Il libro affronta in chiave contemporanea le variabili fondamentali dell’economia, le fasi di prosperità economica, i confini della conoscenza, internet, il cambiamento, la crisi economica e istituzionale, l’agonia del capitalismo, la futura gestione del denaro, le nano e biotecnologie, la sostenibilità globale e tanto altro ancora. I Toffler dimostrano una grande abilità nel saper cogliere determinate tendenze in fase germinale e nel desumerne l’esatta evoluzione futura. Se le rivoluzioni hanno bisogno di una scintilla, questo libro lo è. Valter Casini

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Introduzione

La stesura di un libro richiede un determinato arco di tempo – quell’intervallo tra il momento in cui prende forma nella mente dell’autore e il momento in cui viene stampata. E proprio allo stesso modo in cui l’embrione umano viene influenzato da ciò che avviene al di fuori dell’utero materno, così un libro in fase di stesura viene necessariamente influenzato da tutti quegli eventi che colpiscono l’autore durante la sua gestazione. In questo senso, anche un libro che parla di futuro è inevitabilmente frutto del momento storico in cui è stato scritto. Il “frammento temporale” che ha richiesto la stesura di questo libro sono i dodici anni precedenti l’arrivo del ventunesimo secolo e nessun individuo ragionevolmente attento a ciò che accade nel mondo può aver fatto a meno di leggere i drammatici titoli di testa durante quel periodo. Un oscuro attentato di matrice religiosa al gas nervino nella metropolitana di Tokyo; la clonazione della pecora Dolly; il caso di impeachment di Bill Clinton; la decodificazione del genoma umano; la smentita di un temutissimo attacco a tutti i nostri computer con lo scoccare del nuovo millennio; il diffondersi dell’AIDS, della SARS e di altre malattie; l’attentato dell’11 settembre; la guerra in Iraq; il terribile tsunami del 2004, seguito dall’uragano Katrina nel 2005. A questi nuovi avvenimenti si affiancavano veri e propri drammi nel mondo dell’economia e del business – la crisi asiatica del’97-’98; il boom del dot-com; il crollo e la resurrezione delle borse valori; l’introduzione dell’euro; l’impennata dei prezzi del petrolio; la catena di scandali delle multinazionali; la perdita di vista del deficit fiscale degli Stati Uniti e dei commerci; e, soprattutto, l’ascesa della Cina. 7


La rivoluzione del benessere

Eppure, nonostante il massiccio bombardamento di reportage sul mondo degli affari e dell’economica su stampa, internet, televisioni e telefoni cellulari, l’evento più importante di tutti – la storica trasformazione del benessere economico – o non è stata presa in considerazione o è rimasta sepolta sotto la valanga di episodi meno importanti. Il compito che ci siamo ripromessi in queste pagine è proprio quello di raccontare quel pezzo di storia mancante. Il benessere economico non nasce solo dai campi, dalle fabbriche, dagli uffici e dai macchinari. E il benessere rivoluzionario non riguarda solo il denaro. Oramai persino gli osservatori meno acuti riconoscono che gli Stati Uniti e molti altri Paesi stanno adottando “economie della conoscenza” guidate dal dominio dell’intelletto. Ma l’effetto di questi cambiamenti – sia sugli individui che su interi paesi e continenti – non è stato ancora pienamente avvertito. Lo scorso mezzo secolo è stato un semplice prologo. L’importanza della conoscenza per la creazione del benessere economico è cresciuta costantemente ed è ora sul punto di balzare a livelli più alti per valicare nuovi confini man mano che varie aree del globo entrano a far parte di una banca dei cervelli sempre più grande, in continuo cambiamento e sempre più accessibile a livello planetario. Come risultato, noi tutti, ricchi o poveri, ci troveremo a convivere e a lavorare fianco a fianco con il benessere rivoluzionario o con le sue conseguenze. Il termine rivoluzione viene usato un po’ dappertutto a caso di questi tempi, associato a nuove diete come a rivolte politiche, al punto che gran parte del suo significato si è perduto. Nelle pagine di questo libro useremo questo termine nella sua accezione più ampia. Lo metteremo in relazione con la portata della rivoluzione che stiamo vivendo oggi, con il crollo dei mercati valutari o con i cambiamenti di regime, con l’ingresso di nuove tecnologie, che persino le guerre e il dissolvimento delle nazioni non riescono a connotare. Il cambiamento rivoluzionario su cui ci soffermeremo in queste pagine rappresenta una trasformazione simile e perfino più dirompente di quella rappresentata dalla rivoluzione industriale, durante la quale migliaia di cambiamenti privi di alcun apparente legame si sommarono per dare vita a un nuovo sistema economico, accompagnato niente meno che un nuovo stile di vita, un nuovo tipo di civiltà chiamato “modernità”. 8


Introduzione

Perché, per essere considerato veramente rivoluzionario, il cambiamento deve rappresentare una trasformazione intesa non soltanto in termini di quantità, ma nel modo in cui viene creata, collocata, fatta circolare, spesa, salvaguardata e investita. Inoltre, come spiegheremo più in là, il suo grado di tangibilità e di intangibilità deve necessariamente mutare. Solo se il cambiamento si verifica su tutti questi piani il benessere economico si può definire, e a ragione, “rivoluzionario”. Oggi, come vi mostreremo, tutto ciò sta di fatto già verificandosi, ad una velocità mai vista prima d’ora, su scala globale. Per quanto concerne l’altra parola che compone il titolo del libro, benessere: mentre quasi tutti noi viviamo all’interno di un’economia basata sul denaro, il benessere di cui parliamo in queste pagine non è riferito unicamente al denaro. Noi tutti viviamo anche in un’affascinante, largamente inesplorata, economia parallela. All’interno di questa economia appaghiamo molte delle nostre necessità vitali o dei nostri desideri senza dover pagare. È la combinazione di queste due economie – quella monetaria e quella non-monetaria – che forma ciò che noi chiameremo in queste pagine il “sistema del benessere”. Rivoluzionando contemporaneamente entrambe le due economie interagenti tra esse, stiamo dando vita a un potente sistema del benessere che non ha precedenti nella storia dell’umanità. Per coglierne il significato dobbiamo riconoscere che nessun sistema del genere può esistere nell’isolamento. Tale sistema è solo una componente, per quanto importantissima, di un macrosistema ancora più grande del quale le altre componenti – sociali, culturali, religiose e politiche – danno e ricevono un feedback costante tra di loro e con esso. Messe insieme queste componenti costituiscono un tipo di civiltà e uno stile di vita non facilmente compatibile con il sistema del benessere. Per questa ragione, quando nel libro parliamo di benessere rivoluzionario abbiamo sempre in mente i suoi legami con tutti questi sottosistemi. Rivoluzionare il benessere vuol dire, allora, come facciamo noi, introdurre cambiamenti – e saper resistere ai privilegi acquisiti – in queste e molte altre sfere della vita. Il benessere rivoluzionario poggia su queste idee di fondo che, una volta comprese, possono aiutarci a dare un senso agli stridenti cambiamenti, apparentemente senza senso, e ai conflitti che emergono intorno a noi. 9


La rivoluzione del benessere

Sebbene non siamo economisti di professione, abbiamo trascorso la parte più importante della nostra carriera scrivendo di economia e di politiche sociali, di elaborazione di strategie e di questioni di business. Lungo il cammino abbiamo tenuto lezioni in moltissime università, certificate dal Comitato delle Economie Congiunte del Congresso degli Stati Uniti. Abbiamo incontrato leader di multinazionali in tutto il mondo e svolto l’attività di advisor per presidenti e primi ministri durante la transizione da un’economia di stampo industriale a un’economia basata sull’high-tech e sul dominio della conoscenza. Ma l’economia, ancor più di altre discipline, deve avere radici concrete nella vita reale. Per ognuno di noi, “vita reale” ha significato cinque indimenticabili anni di lavoro in fabbrica, alla pressa meccanica e alla catena di montaggio a costruire automobili, motori di aeroplani, lampadine, blocchi-motore e altri manufatti, strisciando lungo dei condotti all’interno di fonderie d’acciaio, lavorando con il martello pneumatico e compiendo altri tipi di lavori fisici. Abbiamo imparato la lavorazione dei manufatti apprendendone le nozioni dal basso. Inoltre sappiamo, in prima persona, cosa si prova ad essere disoccupati. Dall’uscita di Future Shock, il primo dei nostri libri sul cambiamento e il futuro, la sua pubblicazione in circa cento Paesi di tutto il mondo ci ha aperto una straordinaria via d’accesso al faccia a faccia con la gente di ogni condizione sociale: i bambini delle baraccopoli del Venezuela, le favelas brasiliane e le ville miseria argentine; i miliardari in Messico, Giappone, India e Indonesia; detenute donne in carcere per omicidio in California; ministri delle finanze e vertici delle banche centrali; e poi vincitori di premi Nobel – per non parlare di re e regine. Nel loro insieme, tutte queste figure rappresentano una diversa personalità, religioni (e non religioni) di tutti i tipi, ideologie politiche di ogni genere, un diverso grado di sofferenza o di preoccupazione sociale, idealismo e cinismo. Queste diverse esperienze ci hanno fornito un contesto di vita reale nel quale dar vita alle astrazioni dell’economia. Naturalmente nessuno conosce il futuro – specialmente nessuno sa quando si verificherà un determinato evento – con certezza. Per questa ragione, il termine “accadrà”, ricorrente nelle pagine del libro, sarebbe sempre da interpretarte come una versione abbreviata delle espressioni “probabilmente accadrà” o “secondo noi accadrà”. Questo ci risparmia il dover continuamente ripetere queste riserve e queste precisazioni facendo addormentare il lettore. 10


Introduzione

È altrettanto importante tener presente che ciò che accade oggi ha un ciclo di vita sempre più breve e la gente si sposta continuamente su e giù, a destra e a sinistra, cosìcché un dirigente che lavora in una società A o un professore che appartiene a una determinata università B si sia già trasferito a una società o a un’università C nell’arco di tempo in cui questo libro viene letto. Inoltre, è bene che il lettore non trascuri un’altra inevitabile realtà: spiegare significa semplificare. È importante sapere altre due cose riguardo alla stesura di questo libro. I dodici anni che sono serviti per scriverlo sarebbero stati persino di più se il caso non avesse voluto che Steve Christensen fosse disponibile ad aiutarci a velocizzare le operazioni. A un certo punto ho chiesto a Steve se poteva raccomandarci un buon editore che ci assistesse nelle fasi finali del libro. Con mio sommo piacere, lui ci raccomandò se stesso. Giornalista di grande esperienza, prima redattore della Western Division per la United Press International, poi in una delle più importanti agenzie di stampa del mondo e più tardi redattore e general manager del Los Angeles Times Syndicate, Steve si è imbarcato in questa avventura sette anni fa dimostrando di essere un editor di prima categoria. Cosa ancora più importante, ha portato con sé disciplina, cervello, calore, una natura buona e un delizioso, sardonico sense of humour. Steve è stato capace di trasformare in un piacere le fasi finali della stesura del libro. Durante questo processo è nata un’amicizia. Alla fine, a causa della lunga malattia terminale di Karen, la nostra unica figlia, che richiedendo grandi attenzioni aveva rallentato la lavorazione del libro, Heidi passò anni di veglie continue al capezzale di Karen, combattendo contro la malattia, contro la burocrazia ospedaliera e contro l’ignoranza dei medici. Il contributo quotidiano da parte sua è stato necessariamente sporadico. Malgrado ciò, molte delle teorie, delle idee e degli schemi alla base di La rivoluzione del Benessere sono il risultato dei viaggi e delle interviste fatti insieme, di una intera vita di discussioni e di scambi di opinioni stimolanti. Ci sono state delle volte in cui Heidi, per una serie di motivi, non ha voluto che il suo nome apparisse sulla copertina dei nostri libri cedendo solo una volta nel 1993 con la pubblicazione di War and Anti-War e poi ancora, nel 1995, con l’uscita di Creating a New Civilization. Ma il lettore deve considerare tutti i libri dei Toffler come il risultato della nostra vita trascorsa dolcemente insieme.

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Parte uno Rivoluzione

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1. Benessere econimico in prima linea

Protagonista di questo libro è il futuro del nostro benessere socio-economico, visibile e invisibile – un sistema basato su una forma di economia rivoluzionaria che ridisegnerà le nostre vite, le nostre aziende e il mondo intero negli anni cui stiamo andando incontro che, a velocità rapidissima, ci stanno venendo incontro. Per dar modo al lettore di comprendere di cosa si tratta, le prossime pagine affronteranno po’ tutti gli argomenti: dalla famiglia al mondo del lavoro, dai ritmi pressanti della nostra quotidianità alla sempre maggior complessità della vita di tutti i giorni. Si parlerà di verità, bugie, economia e denaro. Verrà esaminato, sotto una luce sorprendentemente insolita, il conflitto tra cambiamento e anti-cambiamento che contraddistingue il mondo intorno e dentro di noi. La rivoluzione in atto in questi anni aprirà le porte a nuove opportunità e a nuovi percorsi, non solo per gli imprenditori che si occupano di business creativi, ma anche per quelli impegnati nel sociale, nella cultura e nella formazione. Offrirà soluzioni del tutto nuove per la lotta alla povertà nell’intero globo. Ma il cammino verso questo futuro luminoso è accompagnato da un monito: i rischi cui andremo incontro non solo si moltiplicheranno ma saranno di entità sempre maggiore. Insomma, il futuro non sarà per i deboli di cuore. L’attualità ci vede bombardati da blog ed e-mail. e-bay ci ha trasformati tutti in venditori e compratori. I megascandali in cui sono coinvolte le grandi aziende dilagano sulle prime pagine di tutti i giornali. Con ritardo le droghe sono state decretate pericolosamente dannose e si sta cercando di combetterne il traffico. Si mandano robot su Marte capaci di atterrare con millimetrica precisione. Purtroppo, però, computer, 15


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software, telefoni cellulari e network di ogni tipo vanno costantemente in tilt. Il surriscaldamento della terra aumenta. Le celle combustibili ci lanciano segnali invitanti. Geni e cellule staminali accendono aspre polemiche. Il nano è diventato una sorta di moderno tecno-Graal. Nel frattempo, le street gang di Los Angeles vanno in giro per gli stati dell’America centrale formando uno pseudo-esercito, mentre aspiranti terroristi di tredici anni lasciano la Francia per raggiungere il Medio Oriente. A Londra il principe Harry si traveste da nazista e, per farlo, sceglie il momento storico in cui l’antisemitismo sta rialzando la sua testa ripugnante. L’AIDS sta spazzando via un’intera generazione in Africa, mentre nuove malattie si stanno sviluppando in Asia e minacciano il mondo intero. Per tentare una via di fuga da questo caos – o almeno per non pensarci – milioni di persone si rifugiano nella televisione, dove i “reality-TV” simulano la realtà. Migliaia di persone danno vita a “raduni-lampo” dove improvvisano battaglie a suon di cuscinate. Da altre parti, invece, appassionati di videogames spendono migliaia di dollari veri per manovrare spade che vere non sono, ma sono solo virtuali, che i loro alter ego virtuali impugnano per conquistare castelli o principesse virtuali. L’irreale dilaga. Ma ciò che più preoccupa, le istituzioni, che un tempo garantivano coerenza, ordine e stabilità all’intero quadro sociale – scuole, ospedali, famiglie, giustizia, organi di controllo, sindacati – vacillano in preda a una vera e propria crisi. Inoltre, il deficit economico sta raggiungendo in America livelli mai visti prima per un paese con il suo background. Le risorse economiche della nazione oscillano in maniera instabile. I ministri dell’economia di tutto il mondo si chiedono se non sia il caso di rischiare lo scoppio di una crisi globale dell’economia chiedendo la restituzione dei prestiti che i loro Paesi hanno accordato al governo di Washington. L’Europa autocelebra l’ampliamento dei propri confini – ma intanto, in Germania, la disoccupazione ha compiuto il suo cinquantesimo anno e francesi e olandesi continuano ostinatamente a rifiutare la proposta della nascita di una possibile Costituzione dell’Unione Europea. Nel frattempo, la Cina, a quanto pare, si avvia – sempre più – a diventare la nuova super potenza mondiale. La combinazione di funamboliche manovre economiche e cedimento delle istituzioni lascia gli individui faccia a faccia con i propri, potenzialmente devastanti, problemi personali. Il dubbio è se arriveranno 16


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mai a percepire le pensioni per le quali hanno faticosamente lavorato, o ancora, se potranno continuare a sostenere i prezzi, vertiginosamente in aumento, del gasolio e delle spese sanitarie. Si sentono morire pensando alla situazione terrificante delle scuole. Temono che criminalità, droga e perdita dei valori morali possano portare alla distruzione della società civile. La domanda che tutti si pongono è in che modo tutto questo andrà a incidere sui propri portafogli. Ma possiederemo ancora un portafoglio? La tendenza del mese Non sono solo i comuni mortali ad avere difficoltà nel dare una risposta a queste domande, lo sono anche gli esperti: i manager delle grandi aziende si susseguono come passeggeri ai tornelli: operao fusioni, disinvestono, si piegano all’andamento dei mercati valutari; un mese adottano la strategia del core competence, quello successivo il modello della sinergia aziendale, un mese dopo l’ultima tendenza del momento. Analizzano le previsioni economiche più recenti, quando gli stessi economisti brancolano confusi in un cimitero di idee senza futuro. Per riuscire a decifrare questa nuova realtà è necessario dare un taglio al brusio di economisti dietrologi e di sapientoni che si riempiono la bocca straparlando di “fondamenti dell’economia”. È necessario indagare al di sotto delle obsolete ovvietà. In queste pagine si cercherà, per questo, di mettere a fuoco i “criteri basilari”e ancora inesplorati dai quali i cosiddetti “fondamenti di base” discendono. Fatto ciò, tutto apparirà diverso, meno bizzarro, e opportunità che prima passavano inosservate salteranno fuori dalle tenebre in cui erano nascoste. Scopriremo che il caos è solo parte della storia. E che il caos stesso genera idee. Per fare un esempio, l’economia del futuro offrirà notevoli opportunità di guadagno in settori come la macro agricoltura, la neurostimolazione, la sanità customizzata, la nanoceutica, le nuove fonti di energia alternative, i sistemi di pagamento online, le reti di trasporto intelligenti, i flash market, i nuovi metodi educativi, le armi non letali, la produzione di materiali per l’informatica, il money programming, il risk management (o gestione del rischio), i sensori di violazione della privacy che ci avvertono quando siamo osservati – per la verità, 17


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sensori di ogni tipo –, più una miriade frastornante di beni, servizi e novità di ogni genere. Impossibile sapere con certezza se e quando potranno rivelarsi utili o se convergeranno tutte nel nuovo tessuto produttivo. Capire i fondamenti-cardine dell’economia ci permetterà di individuare il sussistere di nuove necessità e settori d’industria ancora non identificati – l’“industria di precisione”, ormai imponente, o l’“industria dei cuori solitari”, ad esempio. Per prevedere il futuro dell’economia, non basta prendere in considerazione il lavoro che ci garantisce benessere in termini di denaro, ma anche il lavoro che ognuno di noi svolge quotidianamente senza essere pagato e che ci rende dei prosumers (termine composto dalle parole producer e consumer), ossia dei consumatori professionisti. Più avanti spiegheremo questo concetto, ma molti potrebbero restare scioccati scoprendo quante entrate produciamo ogni giorno senza essere pagati per farlo. Daremo anche un’occhiata a quel “terzo lavoro” invisibile che molti di noi svolgono inconsapevolmente. Dal momento che il fenomeno del consumo come professione è destinato a esplodere, il futuro dell’economia basata sul denaro potrebbe non essere più compreso – per non parlare delle previsioni di settore – fatto salvo il nuovo modello economico basato sul fenomeno del consumatore professionista. In realtà, i due modelli sono inscindibli l’uno dall’altro. Messi insieme formano un vero e proprio sistema economico. E, una volta assimilato questo concetto – e i canali attraverso i quali questi due modelli si alimentano vicendevolmente – avremo conquistato una visione penetrante del nostro privato odierno e futuro. Redini allentate In economia, le nuove forme di guadagno non nascono così di frequente e non giungono neppure da sole. Ognuna porta inevitabilmente con sé nuovi stili di vita, nuovi modelli di civiltà. Parliamo non soltanto di nuove forme di business, ma anche di nuovi modelli di famiglia; nuove forme di espressione musicale e artistica, nuovi cibi, mode e canoni di bellezza; nuovi valori; e anche un nuovo modo di rapportarsi alla religione e alla propria libertà individuale – elementi che, interagendo tra essi, danno vita a nuove forme di benessere economico. La moderna America è alla guida proprio di questo nuovo tipo di ci18


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viltà strutturatasi intorno a questo nuovo modo di creare profitto. Nel bene e nel male, miliardi di persone in tutto il mondo stanno già mostrando i segni del cambiamento portato da questa nuova rivoluzione. Varie nazioni e intere regioni del globo stanno emergendo o retrocedendo entrando in contatto con essa. Oggi milioni di persone nel mondo amano o odiano l’America. Ci sono fanatici che vorrebbero incenerire l’America e tutti i suoi abitanti. Le ragioni che queste persone adducono vanno dal tipo di politica adottata nei confronti del Medio Oriente al rifiuto di firmare una serie di trattati internazionali, visti come atteggiamenti e ambizioni di stampo imperialista. Ma, anche se in Medio Oriente regnasse la pace, se i terroristi si trasformassero in pacifisti e le democrazie nascessero come funghi, tutto il resto del mondo guarderebbe agli Stati Uniti, nella migliore delle ipotesi, con trepidazione. Questo perché il nuovo modello economico proposto dagli Stati Uniti, per sua stessa natura, rappresenta una minaccia per i vecchi, radicati interessi politici e finanziari che ancora ruotano intorno al mondo. Inoltre, negli Stati Uniti la nascita di questo nuovo sistema economico è stata accompagnata da cambiamenti controversi del ruolo della donna, della questione razziale e delle minoranze etniche, dei gay e di altri gruppi. In America, l’emergere di una cultura che promuove un maggiore individualismo viene vista come una minaccia per la comunità. Peggio ancora, avendo allentato i freni imposti all’individuo nelle precedenti ere economiche nella sfera sessuale, morale, politica religiosa e nello stile di vita, questa nuova cultura viene vista come uno strumento che seduce i giovani spingendoli verso il nichilismo, la dissolutezza e la decadenza. In breve, la combinazione di questa forma rivoluzionaria di benessere economico con le trasformazioni socio-culturali a essa associate sembrano avere a che fare più con l’antiamericanismo globale che con la solita litania di ragioni citata dai media. Come, però, vedremo, questo rivoluzionario sistema economico non è più monopolio esclusivo degli americani. Ci sono anche altre nazioni in corsa per affiancarlo. E non è dato sapere per quanto ancora gli Stati Uniti manterranno il loro primato.

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Chitarre e antieroi Le origini di questo rivoluzionario modello economico risalgono al 1956- quell’anno, per la prima volta negli Stati Uniti, i colletti bianchi e i lavoratori del settore servizi superarono il numero degli operai. Quella profonda trasformazione nella composizione del quadro delle forze-lavoro segnò probabilmente l’inizio del processo di transizione da un’industria basata prevalentemente sul lavoro manuale ad una basata sul ragionamento e sul lavoro di concetto. Il sistema economico incentrato sul lavoro di tipo intellettuale viene tuttora definito “new economy” – e per praticità anche noi continueremo, di tanto in tanto, a chiamarlo così nelle pagine che seguono – ma, in realtà, i primi, ingombranti e costosissimi computer erano migrati dagli uffici del governo al mondo degli affari già nella prima metà degli anni Cinquanta. E l’economista di Princeton Fritz Machlup, non più tardi del 1962, ebbe modo di dimostrare che, negli anni Cinquanta, la produzione tecnologica negli Stati Uniti aveva già fatto registrare una velocità di crescita maggiore rispetto a quella del prodotto interno lordo. Gli anni Cinquanta vengono spesso dipinti come una decade mortalmente piatta. Ma, il 4 ottobre del 1957, la Russia lanciò lo Sputnik, il primo satellite artificiale in grado di orbitare intorno alla Terra, dando il via, con gli Stati Uniti, a una corsa alla conquista dello spazio che accelerò radicalmente lo sviluppo delle teorie sui vari sistemi, dell’informatica, della programmazione di software, dei metodi di training delle attività manageriali. L’evento determinò anche una crescita di interesse verso le scienze e la matematica nelle scuole degli Stati Uniti. Tutto questo cominciò ad incrementare un genere di approccio all’economia fortemente orientato verso un modello di benessere. Il mondo della cultura e quello della politica cominciarono anch’essi a trasformarsi. Proprio come, nei secoli passati, la rivoluzione industriale, insieme alle nuove tecnologie, aveva portato con sé nuove idee, nuove forme d’arte, nuovi valori e nuovi movimenti politici, così pure ha fatto la new economy negli Stati Uniti. Così, gli anni Cinquanta videro l’universalizzazione della televisione e l’avvento di Elvis Presley, della chitarra elettrica Fender Stratocaster e del rock’n’roll. Hollywood passò dagli eroi e dagli happy endings agli anti-eroi scontrosi interpretati da attori come James Dean e Marlon Brando. La letteratura Beat e i suoi seguaci hippie glorificarono il 20


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motto “fai le cose a modo tuo” – un attacco mirato ai valori del conformismo e delle società fondate sull’industria di massa. Gli anni Sessanta sono stati segnati dalle proteste contro la guerra in Vietnam e dalla nascita dei movimenti per i diritti civili, i diritti dei gay e la parità delle donne. A partire dal 1966 il Movimento Nazionale delle Donne ha posto l’accento sul fatto che “la moderna tecnologia ha …virtualmente soppiantato il lavoro muscolare come criterio per il soddisfacimento della produttività del lavoro, intensificando, allo stesso tempo, da parte dell’industria americana, la domanda di risorse creative”. NOW rivendicava il diritto delle donne di partecipare in termini equi alla “rivoluzione innescata dall’automazione” e alla vita economica del Paese in genere. Mentre l’attenzione del mondo era tutta focalizzata su questi drammatici eventi, passava quasi inosservato il lavoro di alcuni prestigiosi scienziati, finanziati dal Pentagono, impegnati nella messa a punto di una nuova, a quei tempi oscura tecnologia chiamata ARPANET – antenata di ciò che avrebbe per sempre cambiato il mondo, ossia, di internet. Alla luce di questi episodi di storia recente, il comune credo fondato sulla teoria che la “new” economy sia un prodotto della bolla dei mercati finanziari, e che sia destinata a scomparire, diventa una considerazione alquanto ridicola. News sghignazzate La storia è testimone di un’infinità di esempi di “rivoluzioni” che hanno soppiantato vecchie tecnologie e persino intere strutture governative senza alterare in maniera sostanziale il tessuto sociale di un Paese e gli individui che lo componevano. Di contro, le vere rivoluzioni sono in grado di trasformare sia istituzioni che tecnologie. E fanno anche di più: rompono e riorganizzano quella che gli psicologi chiamano la struttura dei ruoli delle società. Nei numerosi Paesi in cui si sta passando al modello della knowledge economy, si assiste a una trasformazione a grandissima velocità dei ruoli tradizionali. Il ruolo di marito e quello di moglie, i ruoli di genitori e figli, insegnanti e studenti, capi e dipendenti, parenti acquisiti e attivisti, dirigenti e capi-gruppo, tutti hanno implicazioni psicologiche ed economiche allo stesso tempo. In questione non sono soltanto i 21


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compiti e le funzioni delle persone, ma anche le aspettative sociali che esse si portano dietro. Sia dentro che fuori i diversi ambiti lavorativi, ciò che emerge è ambiguità, grande incertezza, complessità e conflitti man mano che i singoli titoli vengono di volta in volta rinegoziati. Assistiamo allo stress e al logorio che medici e infermiere praticanti, avvocati e legali, agenti di polizia e impiegati subiscono nel vedersi mettere in discussione e ridefinire i loro ruoli in misura mai vista prima dello scoppio della rivoluzione industriale. Le rivoluzioni rompono anche i confini. Nelle società di stampo industriale la linea di demarcazione tra vita privata e vita lavorativa è netta. Nelle società moderne, per i milioni di persone, in costante aumento, che lavorano da casa questo confine è indistinto. Anche capire chi lavora per chi sta cominciando a diventare sempre meno chiaro. Robert Reich, ex segretario dei labour, fa presente che gran parte della forza-lavoro impiegata nel partito laburista è composta da lavoratori non dipendenti, free agents e altre figure che lavorano nella società A ma sono in realtà impiegati della società B. “Nel giro di pochi anni”, sostiene Reich, “l’identità delle aziende dipenderà da chi avrà accesso a quali dati e da chi percepirà quella determinata parte di quel particolare flusso di entrate in quel determinato periodo di tempo. Gli ‘impiegati’ potrebbero letteralmente scomparire”. L’erosione dei confini è un fenomeno presente anche in ambito accademico. Nonostante le enormi resistenze, le attività universitarie stanno diventando sempre più transdisciplinari. Nella pop music, i margini che separano generi come grime (sporcizia), garage, rock, eastern, hip-hop, techno, rétro, disco, big band, texano e tanti altri scompaiono per confluire tutti nel genere fusion e nell’ibrido. Quelli che erano i tradizionali consumatori diventano produttori remixando o “campionando” suoni in bande diverse, con strumenti diversi e differenti effetti vocali con cui formano dei mashups – l’equivalente musicale dei collages. Nella TV degli States, la linea di demarcazione, un tempo molto chiara, tra news e spettacolo sta svanendo per lasciar posto a conduttori dalla risata facile che fanno battute tra un titolo di telegiornale e un applauso del pubblico in studio. Spot e prodotti pubblicitari s’inseriscono nel bel mezzo della trama di un romanzo o di una sitcom, assottigliando il margine che separa intrattenimento e marketing. Neppure nella sfera sessuale esistono più confini ben definiti: omo22


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sessuali e bisessuali escono allo scoperto e le piccole popolazioni di transessuali crescono. Chiedete a Riki Ann Wilchins, esperto di computer a Wall Street al quale è capitato di essere ciò che “The New Street Journal”, descrive come “transessuale postchirurgico da maschio a femmina”. Wilchin dirige la GenderPAC, un gruppo di orientamento di Washington che si occupa di questioni inerenti le problematiche di genere per il quale classificare le persone indicandole come “lei” o “lui” è di per sé oppressivo e obbliga a rientrare forzatamente in uno dei due ruoli individui che non s’identificano affatto in nessuno dei due. Non tutti i nuovi ruoli e i diritti neoacquisiti, però, riusciranno a sopravvivere, in quanto ulteriori cambiamenti in campo economico, tecnologico e sociale continueranno a bombardarci. Ma chiunque sottovaluti il carattere rivoluzionario dei cambiamenti attualmente in corso vive in un’illusione. Il mondo si sta trasformando in maniera profonda e irrevocabile. L’informatica, scienza consolidata Oggi, sul nostro pianeta esistono più di 800 milioni di pc – uno ogni sette o otto esseri umani. Ci sono più di 500 miliardi di chip. Molti di essi contengono oltre 100 milioni di transistor – pulsanti di accensione e spegnimento – e la Hewlett-Packard ha inventato un sistema per inserire miliardi, forse persino trilioni di transistor delle dimensioni di una molecola in un singolo, minuscolo microchip. Esiste, oggi, qualcosa come quattro miliardi di pulsanti digitali che ogni giorno si accendono e spengono per ciascun essere vivente del pianeta. Si stima che 100 miliardi di chip accesi 24 ore su 24 invadano il mercato ogni anno. Nel 2002 i giapponesi progettarono un computer chiamato Simulatore terrestre, programmato per facilitare le previsioni sui cambiamenti climatici del pianeta e capace di effettuare quattro miliardi di miliardi di calcoli al secondo – una velocità sette volte superiore a quella dei suoi sette più diretti rivali uniti tra loro. Nel 2005 uno dei computer del Lawrence Livermore National Laboratory era in grado di effettuare 136 miliardi di miliardi di operazioni al secondo. Per il futuro, gli 23


La rivoluzione del benessere

scienziati prevedono che i computer raggiungeranno la velocità di un petaflop – un migliaio di miliardi di miliardi di operazioni matematiche al secondo – entro la fine del decennio in corso. Nel frattempo, si calcola che il numero che utilizzano internet sia tra gli 800 milioni e il miliardo di persone in tutto il mondo. C’è davvero qualcuno che pensa che tutti questi chip, computer, compagnie specializzate nel settore e collegamenti internet siano destinati a scomparire? O che i 1,7 miliardi di coloro che posseggono un telefono cellulare lo getteranno via? In realtà anche i telefoni cellulari si stanno trasformando ogni giorno di più in sofisticati e versatili apparecchi digitali. Quello cui stiamo assistendo è, perciò, parallelamente alla trasformazione dei ruoli e dei confini che compongono la nostra società, l’ancor più rapida a trasformazione nel campo delle infrastrutture informatiche. Paragonato tutto ciò che oggi appare possibile, tutto quello che è stato fatto finora sembra insignificante. E questo non solo in pochi, Paesi “evoluti”. Sebbene siano stati gli Stati Uniti a far da guida a questa nuova ondata di sviluppo, il fenomeno non è più da considerarsi esclusivamente “americano”. Presto il cinese sarà la lingua più utilizzata su internet. I giovani coreani si danno appuntamento negli internet café dove, utilizzando computer multifunzioni, ingaggiano sfide a videogames con i loro corrispettivi in Danimarca o in Canada. Il Costa Rica, l’Islanda e l’Egitto esportano software. In Vietnam, nei prossimi cinque anni, si spera di poter raggiungere un ricavato di 500 milioni di dollari dalla vendita della produzione interna di software. Il Brasile conta più di 22 milioni di utenti internet e, attorno alla città di Recife, si è formato un gruppo di società provenienti dall’estero specializzate nell’information technology, tra cui la Microsoft e la Motorola, più centinaia di altre aziende locali. Come se non bastasse, secondo le rilevazioni di una task force dell’ONU, “gli ultimi cinque anni hanno visto, nei Paesi dell’Africa, un’autentica esplosione della telefonia mobile” e mentre lo spartiacque digitale è ancora enorme, “nelle aree urbane i phone-center, i cyber-café e altre forme di pubblico accesso a internet stanno rapidamente moltiplicandosi”. In totale, secondo le stime di Digital Planet per il 2004, il mercato mondiale dell’information technology supera i 2,5 miliardi di miliardi di dollari annui ed è alimentato da 750.000 compagnie operanti su scala globale. E i mutamenti nel campo informatico sono talmente rapidi che, nel momento in cui le leggete, queste cifre sono già superate. 24


Rivoluzione

Strumenti-base per la ricerca e lo sviluppo La rivoluzione digitale non è l’unica fonte di cambiamento radicale che si sta muovendo verso di noi. La conoscenza scientifica sta evolvendosi un po’ in tutte le direzioni. Gli astronomi stanno studiando la cosiddetta “materia oscura”. Gli scienziati impegnati nello studio dell’anti-materia hanno creato l’anti-idrogeno. Il progresso scientifico continua a portare avanti le sue scoperte nei settori più disparati, come quello dei polimeri conduttori, dei materiali compositi, nel settore dell’energia, della medicina, dei microfluidi, della clonazione, della chimica sopramolecolare, dell’ottica, nell’ambito delle ricerche sulla memoria, della nanotecnologia e nell’ambito dello studio dei traguardi scientifici raggiunti da altri ricercatori. Gli scienziati americani stanno giustamente lamentando i recenti tagli imposti alle spese per la ricerca stabiliti in vari campi – specialmente quello della ricerca di base. Ma sotto osservazione sono soprattutto i progressi fatti registrare da una particolare categoria del settore tecnologico – gli scienziati impegnati nello studio dell’uso degli strumenti di ricerca. La rivoluzione industriale si muoveva rapidamente raggiungendo livelli di progresso mai visti in passato, quando i nostri antenati, oltre alla fabbricazione di macchinari per la produzione, cominciarono a progettare strumenti per poter produrre sempre più – e più efficienti – macchinari. Quelli che oggi chiamiamo strumenti di base. Questo stesso processo sta sviluppandosi, su una scala più ampia, per quanto riguarda quelli che potremmo chiamare “K-tools”, ossia knowledge tools o strumenti di conoscenza, d’indagine, di studio – quegli strumenti, cioè, dei quali ci serviamo per generare conoscenza, il capitale più importante delle economie avanzate. Armati di supercomputer e supersoftware, con l’ausilio di internet e della rete, i moderni scienziati hanno oggi accesso a mezzi potentissimi che facilitano e velocizzano il lavoro di squadra. Questi scienziati stanno formando dei team internazionali che raccolgono osservazioni e mettono insieme metodi e strumenti di studio in aree del mondo dai fusi orari più diversi. Un’altra categoria di “K-tools” è costituita da alcuni favolosi strumenti per la visualizzazione in laboratorio. In teoria, i ricercatori sono in grado – o lo saranno presto – di “andarsene in giro” all’interno di un chicco di 25


La rivoluzione del benessere

riso per osservarne dall’interno la struttura morfologica durante la sua crescita, dopodiché potranno continuare a osservare il riso quando viene raccolto, lavorato, distribuito e cucinato. I ricercatori saranno anche in grado di vagare dentro un intestino mentre digerisce il riso. I periodici di scienza e i siti web sono colmi di inserti pubblicitari che promuovono tecniche di laboratorio migliori, più rapide, che fanno risparmiare tempo. “Automatizza la ricerca”, recita uno slogan pubblicitario della Roche Applied Science. “Elabora in modo virtuale campioni di qualsiasi materiale per isolare DNA, RNA, mRNA e acidi nucleici virali in meno di due ore… Effettua in tempo reale un’analisi della reazione della catena polimerica… in meno di 40 minuti”. Un altro inserto pubblicitario della Ab Applied Biosystems, annuncia che “qualunque sia il cammino delle vostre scoperte” l’apparecchio per analisi prodotto dalla loro azienda “vi ci porterà in minor tempo”. Ma più veloce diventa incredibilmente lento quando si parla di fisica nucleare. Per studiare il movimento dei singoli elettroni che girano intorno al nucleo di un atomo, i ricercatori devono provocare scariche rapidissime di radiazioni elettromagnetiche. Più breve è la scarica, meglio è. Recentemente, in Olanda e Francia alcuni studiosi esperti di scienza del laser hanno infranto un record riuscendo a creare lampi di luce stroboscopica della durata di non più di 250 attosecondi – l’equivalente di 250 miliardi di miliardesimi di secondo. Ma per capire cosa accade all’interno del nucleo di un atomo, persino questo è un tempo troppo lungo. Per questo gli scienziati stanno lavorando alla messa a punto di un “lasetron” capace di emettere flash la cui durata è misurabile in zeptosecondi – vale a dire miliardesimi di trilionesimi di secondo. Quale sarà la prossima tappa, in ognuno di questi campi pur tanto differenti l’un l’altro, è evidente. Con molta probabilità non tarderemo ad assistere non solo alla proliferazione di nuovi strumenti vitali per l’acquisizione di nuove scoperte, ma anche alla diffusione di strumenti essenziali alla creazione di altri strumenti a loro volta essenziali. Alle soglie dell’incredibile L’aumento del numero di scienziati, dei mezzi di indagine scientifica, la crescita della instant communication, il moltiplicarsi delle collaborazioni tra paesi di tutto il mondo e un ampliamento sempre 26


Rivoluzione

maggiore della base delle nostre acquisizioni sulla quale operare, sommate tutte assieme, stanno modificando i confini stessi della scienza, riaprendo questioni che un tempo venivano considerate materiale da film di fantascienza di serie B. Oggi scienziati di tutto rispetto non hanno più paura di rischiare la reputazione parlando di viaggi temporali, cyborg, approccio all’immortalità, mezzi antigravitazionali che potrebbero trasformare l’intero campo della medicina e offrire l’opportunità di poter disporre di fonti inesauribili di energia e carburante non-fossile, aprendo le porte a tante altre possibilità che un tempo si pensava si trovassero solo alle soglie dell’incredibile. Il dibattito su queste tematiche non viene affatto tralasciato, come succedeva ai tempi in cui decidemmo di parlarne in Future Shock, nel 1970. E non sono solo scienziati dall’aria arruffata a investire i loro sforzi in questo ambito. Alcune tra le più importanti aziende di livello mondiale – e anche gli eserciti di alcuni Paesi – hanno deciso di investire in questo tipo di ricerca ingenti quantità di denaro. Ogni giorno i nostri laboratori ci offrono nuove scoperte. Molte di esse pongono l’umanità di fronte a complesse questioni di ordine morale – prova ne sia la disputa sulle cellule staminali e la clonazione. La scienza moderna possiede ormai le chiavi d’accesso alla manipolazione genetica di alcune forme d’intelligenza. Provate solo a immaginare cosa ciò potrebbe significare per sistemi economici basati sul progresso scientifico e per tutte quelle persone che vorrebbero avere figli geneticamente più intelligenti. Ma provate soprattutto a immaginare quali pericoli potrebbero derivare da questo genere di manipolazioni dal punto di vista sociale e politico. Fattori di crescita convergenti Nessuno di noi sa per certo dove ci porteranno queste nuove scoperte. E quali di esse si tradurranno in prodotti fruibili e redditizi e in servizi che la popolazione sentirà di voler avere e che il mercato e il mondo delle istituzioni saranno in grado di offrire. La maggior parte delle conquiste del mondo di oggi, senza dubbio, non porteranno a niente. Ma, se anche solo una di esse dovesse dare dei frutti, gli effetti che si ripercuoterebbero sul benessere economico e sulla società potrebbero rivelarsi esplosivi. Ricordate solo quanti esperti erano convinti che gli 27


La rivoluzione del benessere

aeroplani non avrebbero mai volato. O il “Times” di Londra, quando assicurava i suoi lettori che quel nuovo apparecchio in voga chiamato telefono era solo “l’ultimo esempio di imbroglio escogitato dagli americani”. Ora, alla possibilità di usufruire, nel campo della ricerca, di strumentichiave più avanzati e all’opportunità, da parte degli scienziati di tutto il mondo, di poter collaborare fra di loro online, aggiungete un altro, ulteriore fattore di accelerazione del progresso. Pensare che le evoluzioni in campo scientifico e tecnologico siano eventi a sé stanti è un errore. I veri, grandi risultati in campo intellettuale – e finanziario – si ottengono quando due o più elementi di svolta convergono o entrano in gioco insieme. Più i progetti variano gli uni dagli altri, più sono gli scienziati coinvolti e più passi avanti vengono fatti, maggiore diventa il potenziale per queste nuove giustapposizioni di produrre grandissimi risultati. Negli anni a venire assisteremo a molte convergenze di questo tipo. L’evoluzione degli strumenti-base per la crescita e lo sviluppo della ricerca è come un razzo in fase di carburazione, pronto a catapultarci verso la fase successiva del processo di conquista del benessere. Questa successiva fase determinerà un’espansione ancora più ampia del benessere socio-economico su scala mondiale. Insomma, in questo momento è in atto una vera e propria rivoluzione. E la civiltà che questa nuova rivoluzione porterà con sé rimetterà in discussione tutto ciò che abbiamo imparato sul benessere e il progresso.

28


Indice

Prefazione

5

Introduzione

7

Parte uno / Rivoluzione 1. Benessere economico in prima linea

15

La tendenza del mese • Redini allentate • Chitarre e antieroi • News sghignazzate • L’informatica, scienza consolidata • Strumentibase per la ricerca e lo sviluppo • Alle soglie dell’incredibile • Fattori di crescita convergenti 2. Figlia del desiderio

29

Il significato di benessere • I manager del desiderio Parte due / Teorie di base 3. Ondate di ricchezza

35

Gli Einstein della preistoria • L’uomo che mangiò se stesso • Oltre l’immaginazione • L’attuale ondata di progresso • Tre vite, tre mondi

671


La rivoluzione del benessere

4. I fondamentali

43

Gli inerrantisti • Fondamentali obsoleti • Il futuro del mondo del lavoro • Interazione Parte tre / Riorganizzare il tempo 5. Velocità diverse

51

I treni arrivano in orario? • Pronti col radar • I primi e gli ultimi della corsa • Quando gli elefanti restano immobili • Inerzia e ipervelocità 6. L’industria della sincronizzazione

65

A passo di danza verso la produttività • Mai più uova raffreddate • Niente corse disperate all’ultimo minuto 7. Economia aritmica

73

Ecologia del Tempo • Vittime delle tempistiche • Danni da post-fusione • Tassa sul tempo • Il balletto della tecnologia • Niente sushi per cena 8. Il nuovo paesaggio temporale

83

Le catene del tempo • Amori ad alta velocità • La customizzazione del tempo • Quando arriva l’idea geniale • I tempi dei media • La famiglia, gli amici e il tempo per vedersi • Americanizzazione del tempo? • Il futuro delle 24 ore su 24 • Dove stiamo correndo? Parte quattro / Dilatare lo spazio 9. Il grande cerchio

99

Ciao, Asia! • L’apertura delle chiuse 10. Aree ad alto valore aggiunto

103

I luoghi di ieri • Confini che si dissolvono • Il derby del lavoro a basso costo • Il futuro della proprietà privata 672


Indice

11. La conquista dello spazio

113

Geografia personale • Denaro mobile • Invasori e invasi 12. Un mondo impreparato

121

Capitalisti convinti • I test dell’Evian e del ketchup • Sabbia gialla • I fondamentalisti 13. Cambiamenti di rotta

129

Un nuovo Titanic • Export in eccesso • Nano-porzioni • Scenari da Mad Max 14. L’esplorazione dello spazio

137

Dalla dialisi alla stimolazione cardiaca • Piloti, aeroplani e pacchi • Le frontiere inesplorate della ricchezza Parte cinque / Credere nella conoscenza 15. L’era della conoscenza

149

Prova pneumatici 16. La “benzina” del futuro

155

Più la usi e più…? • Acciaierie e calzature • Il nostro “patrimonio” interiore • Basta chiedere • Dimentichiamoci dell’Alzheimer 17. La trappola della “obsoleconoscenza”

165

Verità di ieri • La soffitta di famiglia 18. Il fattore Quesnay

171

Le sviste dell’economia • Previsioni delle previsioni • Un quadro che si compone poco alla volta • Il fotogramma mancante • Il medico della favorita 673


La rivoluzione del benessere

19. Filtrare la verità

181

Verità sotto processo • I sei filtri • Il consenso • La coerenza • L’autorità • La rivelazione • La durata • I segreti della scienza • Spostamenti di verità 20. Il disprezzo del laboratorio

191

Diritti e lamette da barba • Politica con gli infradito • Patriarchi e chiromanzia • Il modello Las Vegas • Gli eco-missionari • Scienza segreta 21. I manager della verità

205

Convincere il capo 22. Conclusioni: la convergenza

211

L’epoca della tartaruga • Analogie antiquate • Tracciare una mappa dello scibile Parte sei / I prosumer 23. La metà nascosta

221

L’economia del prosumer • Una mamma su un milione • Il test del vasetto • Qual è il prezzo della disintegrazione? • Il prodotto distorto lordo (pdl) 24. Prosumer della salute

235

Scommettiamo sui cento? • Area panico • Assediati dalle scoperte • Il gioco del diabete 25. Il terzo lavoro

247

Oltre il buffet • La spinta dei supermarket

674


Indice

26. Il boom dei prosumer

253

Chitarre e sacche da golf • Consumismo rampante? • Biscotti e simulazioni • Hollywood ridimensionata • Prosumer di massa • La rottura delle gerarchie 27. Più pasti gratis

263

Insegnanti, infermieri e cavalli • La questione del lavoro amatoriale • Rivedere le regole • Con i piedi per terra • Attacco all’antrace 28. Un ciclone nel mondo della musica

273

Geni del computer dall’Estonia • Il potere dei prosumer • Baby prosumer • Liposuzione non chirurgica 29. L’ormone della “producività”

283

Oltre la formazione scolastica • Il gioco di Rajender 30. Conclusioni: canali invisibili

289

L’impatto dei prosumer • Terapia non riconosciuta Parte sette / Decadenza 31. Il Vangelo del cambiamento

297

La terza fonte • Trash per teen ager • La storia di Paul • Edonismo hollywoodiano • Due passi nel fiume 32. Implosione

305

Solitudine pandemica • Dopo l’asilo, la fabbrica • Contabilità creativa • Terapia intensiva • Gli anni d’oro • Politica surreale • Sistemi in avaria • Epidemia di fallimenti • Lo sciopero delle star

675


La rivoluzione del benessere

33. Corrodere i cavi

317

I tempi dell’FBI • Spazio Globale • Sovraccarico di conoscenze obsolete 34. Complexorama

323

Bill gates lo sa molto bene • 12.203 Problemi 35. Il metodo Sepulveda

329

Ogni donna americana • Trasformazione fasulla • Cambio di seggi • Fotocamere e poliziotti • Creare nuove istituzioni • Innovazioni che alimentano innovazioni • L’invenzione del think tank 36. Conclusioni: dopo la decadenza

343

Guerra dei valori • Estremi all’estremo • Anti-decadenza • Mescolati ai magnate • Inventare nuovi modelli • Le “fabbriche di Satana” • Post-Cassandra? Parte otto / Il futuro del capitalismo 37. La partita finale del capitalismo

359

Automobili e fotocamere • Gli intangibili • Il mito del tatto • Il cavallo e la canzone 38. Convertire i capitali

367

Gamme di rischio • Le vie d’accesso alla democrazia • Sviluppo a Econolandia • Appiattimento 39. Mercati impossibili

375

Denaro raro • Massa + massa = massa + • Mercati-lampo • Prezzi personalizzati • Sfiorare i limiti? • Segreti sussurrati • Gemello virtuale

676


Indice

40. Gestire il denaro del futuro

387

Tassa nascosta • Alcuni rapidi cenni • The Closing Bell • Valuta selvaggia • Para-denaro • Card anti-obesità • Flussi di denaro • Pepsi Vodka • Una paga per i prosumer? Parte nove / Povertà 41. L’antico futuro della povertà

405

Raggiungere i limiti • Povertà di strategie • Tipica robaccia • Effetto domino • L’Asia non può attendere 42. Strade parallele verso il futuro

417

Il risveglio dell’India • Bangalore centrale • La generazione migliore? • Sì, ma anche no 43. Colpire il nucleo della povertà

427

Al posto del metodo empirico • Entrino in scena le banane • Bio-economie • Un aiuto dal cielo • Prezzi segreti • Il migliore degli agronomi • Pulviscolo intelligente • L’eco di Bill Gates • Ciò che ieri era il massimo domani non lo sarà • Distribuire l’energia • Iperagricoltura Parte dieci/ La nuova tettonica 44. Cina: cosa ci riserva il futuro?

449

Incombere sul mondo • Accelerare l’accelerazione • Spazio globale • Minaccia alla conoscenza • Ondate politiche • Le tre Cine • Mercedes, centri commerciali e milizia • Guerra di correnti ideologiche • Scia di sangue • Incontro con Mao II

677


La rivoluzione del benessere

45. Il nuovo cerchio nella pianta di bambù del Giappone

467

Latte, chi ne vuole? • Il salto sbilenco del Giappone • Nazioni flessibili • Decisioni ritardate • Mai più torte natalizie • L’ondata d’argento • La filippina o il robot? • Aspettando il cerchio 46. Il messaggio perduto dell’Europa

485

Livelli minimi • La spaccatura si allarga • Accelerare al rallentatore • L’antico cuore della terra • Il sogno di Lisbona 47. Dentro l’America

499

Ancora guerra di correnti ideologiche • 24 miliardi di ore • Futuro rubato • Coalizione senza nome • Le forze del cambiamento • Il prossimo passo 48. Al di fuori dell’America

513

Un gioco antico • “L’azione meno sporca della storia” • Reazioni avverse e perplessità • Omogeneità alla rovescia 49. L’occulto gioco dei giochi

521

I neo-giochi • Non più umani? • Le ONG di domani • Religioeconomie • Dio in movimento • La fine del petro-potere • L’utopia del passato • La fragilità del potere • Il nano-now 50. Epilogo: il prologo è passato

537

La congrega dei nostalgici • Un percorso da prosumer? • Il pessimista in capo • La potenza della Luna • Una speranza per la razza umana? • Dalla scala picometrica alla scala yoctometrica Note

555

Bibliografia

641

Ringraziamenti

665

678



Casini Editore via del Porto Fluviale, 9/a – 00154 Roma www.casinieditore.com info@casinieditore.com Finito di stampare nel mese di gennaio 2010 Stampato per Casini Editore da M.P. Centro Srl. – Roma



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