Il Domenicale di Casoria N°2

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GAME OVER?!

Anno I - Numer o 2 - 13 n o vem b r e 2011


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In questo numero pag. pag. pag. pag. pag.

2 La vignetta della settimana 3 Editoriale 4 Stadio San Mauro: mala tempora currunt 5 Terrore e preoccupazione in Via Martiri D’Otranto 6 Assalto al portavalori: un anno dopo, non dimentichiamo pag. 7 La carica dei 101...continuano a sperperare i nostri soldi pag. 8 Le forti piogge preoccupano anche Casoria pag. 9 Mo bast! - Il quarto elememto pag.10 Scuola: quale situazione... pag.11 “Da dove viene il vento” pag.12 A spasso nel calcio pag.15 Storie di violenza psicologica

pag.16 Riceviamo e pubblichiamo pag.17 Politica e magistratura - danni collaterali pag.17 Eduardo e Peppino tra valori e realtà pag.19 Comunicato stampa pag.20 Festival del Cinema di Roma 2011 - Il vincitore pag.21 Napoli - Juve: cronaca di una partita non giocata pag.22 Il girovago edonista - S. Maria del Castello pag.23 Sorry... quanto siete felici? pag.24 Vittime di un Dio minore pag.25 Unione Europea delenda est pag.27 Le Aquile di Casoria in formazione pag.28 CattiviK - Cade la pioggia pag.29 Maratoneti casoriani in Olanda e a Roma pag.30 Salva con nome

La vignetta della settimana Dopo le dimissioni del Premier... ...siamo tutti disoccupati!

Domenica - 13 novembre 2011

Suggerimenti, critiche, segnalazioni, scrivere a: redazione@ildomenicaledicasoria.it


RIA E D I TO

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LE

Pasquale D’Anna

direttore@ildomenicaledicasoria.it

In questo preciso momento...

E

’ un momento triste per la nostra nazione. Difficile pensare ad una svolta positiva in merito alle catastrofiche vicende di questi giorni. Tuttavia, oltre il sentimento montante dell’antipolitica, della disaffezione e dello schifo che tutti provano (quasi tutti) nei confronti della pseudo classe dirigente di questa nazione, un personaggio solo mi viene in mente, nei confronti del quale da uomo di destra provo un senso di assoluto disgusto: Gianfranco Fini. Allora, quale sarà il futuro di Gianfranco Fini? L’uomo che voleva essere prima l’erede (indegno) di Giorgio Almirante, poi capo del centrodestra italiano, poi Presidente del Consiglio ed infine Presidente della Repubblica. Alla fine nella migliore delle ipotesi con Futuro e Libertà (lo dicono i sondaggi più accreditati) riuscirà

a mettere insieme il 3-4%, permettendo cosi a lui e Bocchino di restare in Parlamento a produrre quello che hanno prodotto fino ad oggi: IL NULLA! Lo scandalo di Montecarlo gli ha tarpato le ali per le vette più alte e adesso si ritrova a fare lo scudiero di Casini, un po’ poco per chi pensava di essere il prossimo Presidente del Consiglio. Difficilmente potrà chiedere voti al Pdl, dove è considerato un corpo estraneo, i voti provenienti da altre latitudini sono da non prendere nemmeno in considerazione, potrebbe mettere insieme i cocci della Democrazia Cristiana insieme a Casini e all’1 % di Rutelli, ma in questo caso dovrebbe smussare le punte di polemica con il mondo cattolico (anche queste create ad arte per piacere ai moderati del centrosinistra). In questo preciso momento, penso che

quest’uomo sia il politico che ha prodotto più danni alla destra. Un uomo che ha avuto una parabola fortunata, fatta di venture improvvise e padrini generosi. Come scrive Luca Negri nel suo bellissimo “DOPPIFINI” “un uomo con poche idee, mutevoli e confuse, sulla storia e la politica d’Italia, l’economia, il ruolo della religione e della cultura. Un uomo che ha portato una storia, i suoi valori e le sue tradizioni nella terra di nessuno; fascista e antifascista, nazionalista e patriottico, laicista e futurista. Un uomo che ha ingannato chi l’ha seguito per oltre trent’anni! In questo preciso momento, mi sentivo di scrivere queste righe per tutti quelli che sono stati traditi da quest’uomo,

me compreso!

Pasquale Lucchese napoledano@libero.it

Scacco al Cavaliere

N

egli due ultimi decenni, con una particolare impennata in questi ultimi 24 mesi, nel nostro Paese si è giocata una partita di scacchi, con una nuova regola: non si vince facendo scacco matto al Re, ma facendo scacco matto al Cavaliere. La partita sembra ormai agli sgoccioli. Lo scacco è pronto, da valutare se sarà matto, anche perché il Cavaliere in questi anni ha dimostrato di sapersi destreggiare perfettamente sulla viscida scacchiera politica. L'impennata che sembra decisiva ha avuto origine nell'estate del 2010, allorquando il Cav. ha subito il tradimento, o il “ravvedimento”, di una delle sue pedine più fedeli, tanto da aver con lui costituito il partito unico del centrodestra, rottamando il più grande partito della Destra italiana. L'abbandono del curatore fallimentare di A.N., e di una sua schiera di personali adepti, ha creato le prime crepe nella granitica maggioranza uscita dalle urne nel 2008. Crepe divenute sempre più grosse, capaci di minare le fondamenta di un Governo solido, forse pronto a quelle famose riforme di cui il paese da decenni necessita. Il Cavaliere commette l'errore più grande quell'estate. Sarebbe stato opportuno chiamare il Paese alle urne (benché ci fosse da considerare il ruolo, non secondario, dell'Uomo del Colle): in un solo colpo avrebbe vinto ancora, e fatto fuori l'esile traditore. Invece, sceglie di proseguire l'avventura. L'asfittica opposizione di centro sinistra prende, seppur a rilento, fiato. Il traditore da destra sposta il suo asse al centro, andando a congiungersi con gli ex democristiani dell'u(DC), formando il Terzo Polo, il nuovo (?) che avanza. Un colpo al sistema bipolare. Un colpo al Cavaliere, che intanto si scopre essere un infaticabile organizzatore di festini a luci rosse, a casa sua. L'Italia dei sepolcri imbiancati, anche dalle polveri mefitiche del '68, ha un rigurgito morale, e scandalizzata

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guarda nel buco della serratura e punta il dito. Il mondo capovolto, anzi lo stivale capovolto: i libertini di un tempo si fanno castigatori e moralizzatori. Sullo scacchiere tutto è lecito, purché si abbatta il “nano”, il vero e unico colpevole dell'italica situazione. La crisi economica, per troppo tempo sottovalutata, appare come la manna dal cielo per le diverse opposizioni, pronte a sfruttare l'occasione per ricostruirsi una verginità perduta da anni di malgoverno, agli occhi dell'opinione pubblica, all'insegna del “tanto peggio, tanto meglio”. Tra grillini e indignati, antipolitici e anticasta, e quel che c'è delle opposizioni, dagli estremisti (ma diversi, per carità!) Vendola e Di Pietro, al pacifico Casini, passando per il clericale Bersani, un'armata Brancaleone pronta a sostituire, a parole, e senza fatti e senza idee, il perfido Cav e i suoi. Le dimissioni al momento appaiono inevitabili; forse tardi il Cav ha capito che andare avanti con una maggioranza troppo risicata non giova alla coalizione, né al paese. Forse ha capito che l'attuale situazione economica e finanziaria globale va ben oltre le capacità di un qualsiasi governo nazionale. Fossi in lui aspetterei i sapientoni, gli intellettuali, i frequentatori dei salotti radical chic televisivi e non, i vari “anti”, i tanti “se non ora quando”al varco, pronto a sorridere delle loro divisioni, delle loro incapacità, palesemente già dimostrate negli anni addietro. Un'era sembra al tramonto, ma con essa non va in soffitta una scacchiera logora, obsoleta; anzi pedine, alfieri, torri potranno fregiarsi di aver vinto il cavaliere nero, e magari riprendere a governare un Paese, che ha nello svecchiamento delle strutture e della classe politica una delle ultime chance per salvarsi. Buona fortuna Italia!

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POLI

TICA

Ernesto Valiante

geom.ernestovaliante@libero.it

“Stadio San Mauro: mala tempora currunt”

I

primi 5 mesi di governo, Canfora e D’Anna sono riusciti solamente, e non sempre, ad avviare o proseguire lavori relativi a progetti approvati e finanziati dai Commissari prefettizi e dalla precedente amministrazione di centro destra (continuazione dei lavori di riqualificazione di via S. Benedetto, piazza Cirillo e tratto di via Manzoni previsti nel progetto “Ambiti Urbani”, lavori di manutenzione straordinaria delle strade cittadine e ultimo in ordine di tempo i lavori di completamento dello Stadio comunale S. Mauro). L’Amministrazione di centro sinistra, invece di continuare a vantarsi con le veline giornalistiche sui lavori, dovrebbe interrogarsi sui ritardi accumulati per la presentazione in Consiglio Comunale della Relazione delle Linee Programmatiche del Sindaco. Una Giunta Comunale capace solo a spendere soldi pubblici per comunicati stampa dai contenuti dissonanti e caricaturali che alterano la sua originaria vocazione, in una messinscena carnevalesca, banale e deprimente al solo fine di annunciare interventi propagandistici. Diciamo queste cose, non per affermare probabili meriti della passata amministrazione di centro destra come qualcuno ha voluto fatto intendere, ma per il semplice motivo di dire “pane al pane e vino al vino”. Giova ricordare per gli smemorati, che lo stadio S. Mauro, contrariamente a quanto fatto credere è stato già oggetto di interventi per l’adeguamento alle norme di sicurezza previsto nei progetti esecutivi approvati con le Delibere della Commissione Straordinaria nn. 20 e 192 rispettivamente in data 24/01/06 e 11/07/2007, per un importo complessivo di € 774.685,35, con i quali sono stati eseguiti lavori per la sostituzione della recinzione del campo gioco, l’esecuzione di due rampe di fuga verso il campo, la messa in opera di una scala in carpenteria metallica a ridosso della tribuna A, la costruzione dei servizi igienici per le tribune A e B, la fornitura e posa in opera di n. 2 torri faro per l’illuminazione del campo e l’abbattimento e ricostruzione degli spogliatoi. Nel 2008 con l’avvento dell’Amministrazione di Centro Destra, con Delibera di G.C. n. 126 del 22/12/08 e determina n. 261 del 30/12/08, approvarono

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sia il progetto definitivo e sia quell’esecutivo relativi ai lavori di manutenzione, di completamento e d’adeguamento alle norme di sicurezza dello stadio comunale S. Mauro, per un importo complessivo di € 900.000,00. I maggiori lavori previsti nel progetto esecutivo possono riassumersi in: intervento sulle strutture delle tribune, tappeto erboso e sistema di drenaggio, impianto d’irrigazione, completamento dell’impianto d’illuminazione campo di gioco con l’installazione di ulteriori due torri faro, impianto di m.t. e sistemazione del muro di recinzione. La gara per l’aggiudicazione dei lavori fu esperita in data 15/12/09. Qualcuno si chiederà, perché allora è passato tanto tempo per la consegna dei lavori? Le ragioni sono due, una di carattere tecnico amministrativo e l’altra di carattere politico. La prima è sicuramente ascrivibile, al noto contenzioso del CPR 3 che paralizzò per mesi le attività di gestione del comune e dalla lentezza delle procedure burocratiche per l’ottenimento del Nulla Osta da parte del Genio Civile Regionale. La seconda è indubbiamente attribuibile alla crisi politica che, da settembre del 2009 e fino ai primi mesi del 2010, tenne ingessata l’amministrazione di centro destra e, guarda caso uno degli artefici di quella crisi, è l’attuale vice sindaco e assessore ai LL.PP Sergio D’Anna (passato armi e bagaglio dal centro destra al centro sinistra) che in cambio della sua fiducia al Sindaco, chiese ed ottenne la nomina dell’ing. G. Esposito assessore ai LL.PP. (attuale dirigente dei LL.PP. dell’Amministrazione Canfora), col risultato di accrescere maggiormente i contrasti all’interno della allora maggioranza di centro destra. Finora l’Amministrazione comunale di centro sinistra si è distinta solo per le lacerazioni interne ai partiti di centro sinistra sull’accaparramento delle poltrone e per l’evidente inadeguatezza politica di una maggioranza debole e piena di contraddizioni incapace di rispondere ai bisogni della gente.

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AC CRON

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A

Marzia Luciano

marzialuciano_@libero.it

Terrore e preoccupazione in Via Martiri D’Otranto

I

n questa settimana, i giornali locali non hanno fatto altro che parlare della paura e dello sgomento dei residenti di Via Martiri d’Otranto in merito al cedimento del manto stradale avvenuto il 30 Ottobre. Non c’è che dire, una vera e propria Domenica di paura! Strani dislivelli sull’asfalto sono stati notati dagli abitanti della zona, che non hanno esitato a rivolgersi ai Vigili Urbani ed ai Vigili del Fuoco, immediatamente accorsi sul luogo. Le vetture parcheggiate sono state spostate mediante l’utilizzo di gru, la strada è stata chiusa al traffico veicolare ed i residenti sono stati evacuati; molto probabilmente, potranno tornare nelle proprie abitazioni nel giro di un mese circa. I Vigili del Fuoco si sono adoperati per effettuare i necessari accertamenti, riscontrando la causa del grave dissesto in una perdita dell’acquedotto regionale: a determinare, infatti, il cedimento del manto stradale sono state copiose infiltrazioni d’acqua nel sottosuolo, dovute alla rottura della condotta idrica. Sono intervenuti, inoltre, i tecnici della Regione, che si sono messi all’opera asportando acqua

dal sottosuolo con apposite pompe. Attualmente, i lavori in corso sono effettuati ad opera della ditta Gru Ver. I cittadini, intanto, continuano a temere per la propria incolumità, spaventati dal rischio di possibili crolli e cedimenti. Ricordiamo, infatti, che lo stesso problema si era già presentato nel 1993 e venne risolto. Inoltre, la Via Martiri d’Otranto è stata anche completamente rifatta nel Luglio 2009. Nonostante ciò, ha continuato, in seguito, a manifestare avvallamenti ed allagamenti, testimoniati anche da numerose lamentele e segnalazioni dei residenti del quartiere Stella. L’intervento dei Vigili e della Regione è stato tempestivo, non c’è da lamentarsi, ma perché si deve arrivare a tanto? Com’è possibile che i cittadini debbano stare sempre e costantemente all’erta? Le amministrazioni, comunale e regionale, dovrebbero sapere che prevenire è di gran lunga meglio che curare e che, di questo passo, la fiducia nei loro confronti cesserà completamente.

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CRON

ACA

Angelo Ferro

ferroangelo@yahoo.it

A S S A LT O A L P O R TAVA L O R I : U N A N N O D O P O , NON DIMENTICHIAMO

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6 ottobre 2010, questa data rimarrà nei ricordi dolorosi della nostra città. Circa un anno fa, infatti, alle ore 10,30 del mattino veniva ucciso, mentre svolgeva la sua attività lavorativa, Gerardo Citarelli, 43 enne, padre di due figli, guardia giurata di Torre annunziata. Una giornata di terrore per i cittadini di Casoria. Un commando composto da cinque persone si appostava all’esterno della filiale della banca UniCredit di via Marconi in attesa del furgone portavalori dell’Istituto di vigilanza Ipervigile. Tutto a un tratto si udivano degli spari; immobilizzato il primo vigilantes di nome Bruno, i banditi puntavano gli altri due, Gerardo Citarelli e Pino Lotta; il primo veniva colpito alla testa, rimanendo ucciso, il secondo gravemente ferito. Nello scontro a fuoco fu coinvolto anche un cliente della banca, Antonio Caputo, che fu preso ad una gamba. Le testimonianze raccolte raccontano momenti di paura e follia, proiettili sparati di continuo per più di venti secondi, fu usato anche un

kalashnikov. Quegli istanti, da autentico far west, si concludevano con la fuga dei banditi, carichi di borsoni contenenti il malloppo, a bordo di un auto e di un furgone. Si muore anche così a Casoria, città abbandonata e mal gestita, dove furti, scippi e rapine sono all’ordine del giorno e la qualità della vita è sempre più scadente. Un po’ come la “Gotham City“ di Batman, però qui di supereroi non ce ne sono, e vincono spesso i cattivi. La linea tra la vita e la morte, nella terra di nessuno è veramente sottile, Gerardo Citarelli non era solo un uomo, ma anche un padre e un marito; in una manciata di minuti viene distrutta un’intera famiglia, solo per alcune migliaia di euro, senza esitazione alcuna, senza pietà. Il problema sicurezza rimane una costante per la nostra città, una malattia che ci accompagna da decenni e con la quale abbiamo imparato a convivere, ci siamo quasi arresi e ci adattiamo alla realtà come se fosse un obbligo. E’ proprio l’assuefazione, il disfattismo e il senso d’impotenza che

f

ha reso e rende la situazione sempre più grave, a tal punto da meravigliarsi se si rientra incolumi a casa, dopo il ritiro della pensione ad uno sportello postale, oppure se si è ancora in possesso del telefono cellulare, dopo una passeggiata in tarda serata per le vie della città. Di uso comune lo slang partenopeo che recita: “è una questione di mentalità”. Ebbene sì, è proprio nel modus vivendi caratteristico dell’hinterland napoletano, entrato in maniera pregnante nelle nostre menti che si evince l’abitudine alla delinquenza, l’accettazione del fenomeno come se naturale, quasi ovvio, fattori inconcepibili da una società c.d. civile, dimentichiamo

presto noi, troppo spesso, tanto domani è un altro giorno e si continua a sopravvivere, in quel di Casoria.

gioielli

or

G I O I E L L E R I A

e ver e

O R O L O G E R I A

Via P. di Piemonte, 1/3 Casoria (NA) phone: 0817576472

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AC CRON

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A

Vincenzo Russo

vincenzo.ru@libero.it

LA CARICA DEI 101… continuano a sperperare i nostri soldi! I cani randagi, un business che costa ai Comuni cifre esorbitanti

L

a Legge 281/1991 regola la materia del Randagismo su tutto il territorio nazionale, ma, al fine di tutelare la stessa disciplina, il Consiglio Regionale ha emanato la Legge 16/2001. Gli articoli 6 e 8 stabiliscono che i Comuni devono provvedere alla costruzione dei canili e al risanamento delle strutture esistenti, cercando quindi di assicurare il ricovero e il mantenimento dei cani rinvenuti nell’ambito del territorio di loro competenza e di custodirli presso strutture pubbliche o private convenzionate. Le strutture private convenzionate sono sottoposte a controlli periodici delle AA.SS.LL. di competenza. La Regione per la realizzazione di questi obiettivi eroga, ai comuni, contributi per il risanamento e la costruzione dei canili pubblici. Chi l’avrebbe mai detto, Casoria città modello contro il randagismo, qualcuno direbbe: finalmente abbiamo raggiunto qualche primato. Ma quanto ci costa questo servizio? Con contratto rep. N. 1134 del 07 giugno 2011 è stato concesso in appalto alla ditta privata “il Cucciolo” di Lanna Giuseppina il servizio di custodia e mantenimento dei randagi accalappiati sul nostro territorio comunale. Il contratto, della durata di tre anni, prevede una diaria giornaliera di € 1,92 (Iva esclusa) per ciascun animale custodito. Nei mesi di Luglio e Agosto la ditta “il Cucciolo” sita in Caivano ha richiesto all’Amministrazione € 7.356,67

(mensile) perché teneva in custodia 122 animali. Considerato che nel mese di settembre risultano affidati in custodia, alla medesima ditta della Lanno, 96 cani, si prevede sia insufficiente la somma destinata alla copertura della spesa del servizio fino al 31 dicembre e pertanto è necessario impinguare di altre 10.000 euro. Ci accorgiamo che anche il comune di Orta di Atella affida il servizio alla ditta “Il Cucciolo” per aver praticato il prezzo sull’importo giornaliero per singolo cane di Euro 2,20 oltre iva, e pare che la ditta sia in gara in molti comuni della provincia di Napoli. In un anno, la cifra, pagata dal Comune di Casoria, è di circa 80 mila euro, e allora, perché non si provvede a realizzare una struttura pubblica? Perché non si affida il servizio a un’associazione, come la Trovatelli 4000, che già opera sul territorio? Le ultime direttive ministeriali in materia sono molto chiare, e se pur non obbligano, perché recitano “preferibilmente”, invitano i comuni a mantenere i cani nel loro territorio, affidandoli a strutture preferibilmente pubbliche, e in canili gestiti da associazioni. Un cane catturato a Casoria dovrebbe essere microchippato e portato al canile cui il comune ha affidato, mediante gara di appalto, la custodia dei randagi. Una delle incombenze della ditta è riuscire a far adottare gli animali che in essa trovano ricovero. Un cittadino di Casoria potrebbe chiederne l’adozione, ma non

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può riuscirci, perché non è reperibile da nessuna parte un numero di telefono che gli permetta di entrare in comunicazione con i responsabili de “il Cucciolo”. Premesso che la strada maestra sarebbe quella di costruire strutture pubbliche o in sistema misto (Parco-Canile), molti comuni si affidano, purtroppo, a strutture private che il più delle volte fiutano il business delle convenzioni. Ciò comporta che molte strutture private, per guadagnare sul mantenimento dei cani o anche per non rimetterci, tengono i cani a “stecchetta” con cibi scadenti e senza le basilari cure veterinarie. Le associazioni animalistiche, senza scopo di lucro, nascono invece per difendere i diritti degli animali, operano per il benessere dei cani, quindi l’aspetto economico anche se importante, non è predominante. Speriamo che in futuro si possa trovare la giusta soluzione. Buona domenica!

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INTER

V I S TA

Alberto Simonetti

simonettiumberto@libero.it

Le forti piogge preoccupano anche Casoria La città di Casoria ha vissuto momenti di tensione quando, nelle prime ore di domenica mattina, a causa delle forti piogge, il Fosso Cozzone (Ex Fiume Sebeto, che oggi non è altro che un canale dove viene sversato di tutto e dove crediamo siano presenti molti scarichi fognari abusivi n.d.r) ha esondato creando non pochi problemi ai residenti della zona. A tale proposito e per documentare meglio i nostri cittadini, abbiamo pensato di fare una chiacchierata con un professionista del settore il Dott. Geologo Ferdinando Maria Musto del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio dell’Università degli Studi di Napoli “FEDERICO II”. Nel piano di assetto idrogeologico del territorio, ci spiega il dott. Musto, quest’area è stata classificata R=2, cioè a Rischio Medio. Per approfondire maggiormente l’argomento di tragica attualità abbiamo posto le seguenti domande all’esperto. D: Dott. Ci spiega come mai in tutta Italia si stanno verificando eventi calamitosi legati al dissesto Idrogeologico? Risp: L’Italia è un paese a forte rischio idrogeologico ed in queste ultime settimane sta vivendo catastrofi legate alle alluvioni e frane “da nord a sud”, dovute essenzialmente al cambiamento climatico. Questa condizione del “cambiamento climatico” comporta un aumento della concentrazione temporale delle precipitazioni, cioè significa che se in Italia, mediamente, cadevano 970mm di pioggia durante l’anno, negli ultimi anni si sono verificate precipitazioni anche di breve durata, ma di forte intensità, soprattutto concentrate nei periodi autunnali, come ci confermano i dati registrati nel violento nubifragio a Roma il 20 ottobre, dove in un paio d’ore circa caddero sulla capitale 74mm di pioggia; oppure quello del 25 ottobre sulla provincia di La Spezia e di Massa e Carrara, dove sono caduti 520mm in meno di 6 ore pari all’equivalente dell’acqua che sarebbe dovuta precipitare in circa sei mesi! D: Una domanda legata al nostro territorio. Oltre ai problemi del centro storico ed alla vetustà di alcuni edifici la Nostra Città ha un problema che si ripresenta ciclicamente “il Fiume Sebeto” o quel che resta, come si può risolvere il problema secondo Lei ? Risp: L’ area del Sebeto, meglio conosciuta come zona di Lufrano, si estende su una vasta pianura con superficie di circa 1200Kmq posta ad oriente del territorio napoletano, è delimitata dai comuni di Casoria, Casalnuovo e Volla ed ospita numerosi pozzi “AMAN oggi Arin” dai quali si traeva parziale alimentazione della Città di Napoli con il prelievo di oltre 2000l/sec. L’intera area risente delle condizioni geomorfologiche ed idrogeologiche dovute alla presenza di una falda superficiale e della debole inclinazione della piana. L’innalzamento della falda è legato essenzialmente alla chiusura dei pozzi Arin, e all’incremento delle precipitazioni registrato negli ultimi anni. Bisogna garantire il drenaggio delle acque che raggiungono le quote delle fondazioni degli edifici (abbassare il livello piezometrico) garantendo lo smaltimento delle acque drenate, con canali di drenaggio adeguatamente calcolati e manutenuti. D: L’agglomerato urbano costruito sulle sponde del fiume conta la maggioranza degli edifici costruiti abusivamente ed in seguito condonati. Secondo Lei esiste un rimedio per evitare che accadano questi eventi? Risp: Per i canali presenti bisogna verificare le sezioni idraulicamente insufficienti, considerando l’idrogramma di piena, per un valore massimo della portata e durata dell’evento meteorico eccezionale. D: Molti cittadini abitanti nella zona e colpiti dall’esondazione del “Fiume” (ormai più alveo a cielo aperto n.d.r) si lamentano della poca presenza dell’ente comune, di chi è effettivamente la responsabilità di tale corso d’acqua ?? Risp: I canali presenti nell’area sono di competenza del “Consorzio di bonifica delle Paludi di Napoli” che è un Ente pubblico ed economico con importanti compiti istituzionali in materia di tutela dell’ambiente e del territorio. Esso ha la funzione di provvedere alla salvaguardia, conservazione e valorizzazione del territorio urbano ed extraurbano, attraverso il controllo del buon funzionamento dei corsi d’acqua, canali e fossi, e alla manutenzione periodica mediante la pulizia degli stessi. Il comune deve provvedere alla sorveglianza dell’area per evitare manomissioni improvvise. In questo caso si deve pensare all’attivazione di un Piano di Protezione Civile Locale che deve lanciare l’allarme Idrogeologico immediato per l’area soggetta ad allagamento, attivandolo in occasione di eventi meteorici particolarmente significativi (allarme meteo). A tal fine bisogna prevedere l’installazione di un pluviometro o il collegamento diretto con il pluviometro più vicino che consente alla sala operativa della P.C. (da organizzare) di monitorare in tempo reale l’andamento delle precipitazioni. D: In questo canale confluiscono molti altri canali provenienti anche dai paesi vesuviani, non sarebbe opportuno creare delle vasche di accumulo per evitare l’ingrossarsi del fiume e la conseguente esondazione ? Risp: Bisogna fare una verifica geologica ed idrogeologica dell’area, al fine di valutare l’effettiva necessità di incrementare le vasche di laminazione e sedimentazione, il cui funzionamento deve essere finalizzato a contenere la piena del canale principale. Dal momento che tutta l’area è fortemente urbanizzata ed antropizzata è necessaria una continua ed attenta sorveglianza per evitare manomissioni della rete dei canali che possono determinare seri problemi anche all’incolumità dei cittadini. Le risposte ricevute sono state molto esaustive, speriamo che episodi del genere non accadano più. Per fortuna non abbiamo avuto né danni né perdite in termini di vite umane, come in Liguria, ma comunque nella zona si sono vissuti attimi di preoccupazione. Solo l’intervento dei Vigili del Fuoco con anfibi e gommoni, carabinieri polizia locale e volontari di protezione civile di Casoria ha fatto si che si riuscisse ad arginare il problema e si iniziasse a svuotare gli scantinati e garage dall’acqua, con l’utilizzo delle pompe idrovore dei V.V.F e delle Associazioni Folgore, Le Aquile ed il Tricolore, queste ultime supportate dalla Associazione As.Vo.La di Arzano, la fase di emergenza e’ stata dichiarata conclusa dal Comune alle ore 15,30. Domenica - 13 novembre 2011

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ast. Mo B

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.!

Gianni Bianco

gianni.biancogb@libero.it

Domenica 06.11.2011 Firme raccolte: 1123 Si replica Domenica 13.11.2011 Galleria Marconi Via P. di Piemonte ore 10,00 - 13.00

Il quarto elemento

L

a tragedia di questi giorni che ha colpito la Liguria, dalle Cinque Terre alla città di Genova rimette al centro della discussione il dissesto idrogeologico della nostra amata nazione e con esso la cattiva gestione dell’acqua. La costruzione di alcune dighe di contenimento, l’inadeguatezza della manutenzione dei fiumi e dei torrenti, la cancellazione degli stessi, attraverso una sciagurata politica del territorio, la pessima manutenzione degli sbocchi delle acque reflue, sono queste le cause scatenanti. Condiamo tutto questo di problemi ambientali quali l’effetto serra e il conseguente scioglimento in Italia di ghiacciai alpini e Appennini, il disastro è servito. Inizierà la solita e noiosa partita di ping-pong delle responsabilità, la Protezione Civile, le Province, lo Stato, le Regioni, le Comunità montale, i Comuni, gli A.T.O. etc. Alla fine, asciugate le lacrime, riposte le bandiere a lutto, ripulite le strade dal fango, si ritornerà punto e a capo. L’appuntamento per la prossima tragedia è scontato. Nella filosofia antica l’acqua era il quarto elemento di un equilibrio che, insieme con aria, terra e fuoco, componendosi e scomponendosi tra loro determinavano l’armonia e i cicli della vita. L’uomo, nel tempo, girando le spalle al passato non ha fatto tesoro di questi grandi insegnamenti. A Casoria più volte si è sfiorata la tragedia e solo la mano del Santo Padre Ludovico da Casoria ha evitato sempre il peggio. Domenica scorsa anche Napoli è stata colpita da una fortissima alluvione e qui a Casoria il Sebeto, storico fiume cittadino è straripato non si sa da dove nella zona della Cittadella ad Arpino. Le cause? Le stesse, le solite. In passato, sicuramente non è stato il Sebeto la causa dei vari crolli nella nostra città, dopo piogge torrenziali, ma la cattiva manutenzione degli stabili e delle condotte fognarie. Torniamo alla fine del precedente articolo: “Tutti immaginammo che all’indomani della vittoria del referendum il 12 giugno si sarebbero smosse le acque, invece”… Nel gennaio 1987 la società Ottogas ottenne la concessione per la distribuzione del gas di città a Casoria, come e perché non è il

tema in discussione, ci ritorneremo scrivendo una nuova storia degli uomini illustri della nostra città. Andiamo direttamente al 2003, anno in cui la stessa società ottiene la concessione della distribuzione dell’acqua e la gestione della rete idrica. Era l’epoca delle esternalizzazioni dei servizi, delle privatizzazioni, della creazione di società miste. Opportunità e miglioramento del sevizio la filosofia. Nel mese di gennaio del 2003 si stabiliscono i principi del passaggio al servizio privato, innanzitutto la stabilizzazione di tredici lavoratori socialmente utili e l’acquisizione di otto lavoratori provenienti dall’organico dell’Ente, una serie di condizioni per rendere il servizio più equo, meglio distribuito sul territorio, più organizzato. La creazione di due sportelli, uno a Casoria l'altro ad Arpino, il controllo periodico della qualità dell’acqua, la manutenzione della rete a carico della società Ottogas, il potenziamento della stessa per dotare anche i piani alti degli stabili di acqua. La società Ottogas in questi anni ha rispettato sicuramente ha sollevato il Comune dalla grana “recupero evasione”, accollandosene l’onere; ha dato lavoro alle tredici unità lavorative che rappresentava la premessa alla convenzione; rimesso a posto, parte della rete idrica.

Quest’ultima considerazione rappresenta l’opinione dei cittadini?

Sono tanti i cittadini che contestano il calcolo dell’eccedenza semestrale, la riparazione di eventuali perdite prima del punto di consegna di erogazione comunemente detto contatore, le perplessità sul potenziamento di alcune zone e alcuni piani alti che ancora non ricevono l’acqua. Se a tutto ciò aggiungiamo che la maggior parte dei cittadini che solleva queste perplessità, è la stessa che paga il servizio, ritengo giuste le ragioni di questa protesta.

“Dalla parte dei cittadini”, è uno slogan che spesso abbiamo ascoltato alla televisione, dai comizi elettorali, letto nelle interviste sui giornali, stampato sui manifesti, pubblicato in internet e oggi, chiediamo ai tanti che si prodigano nel proclamarlo, siano gli stessi che sentano il dovere di rappresentarlo. Fine della seconda parte.

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SCUO

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Mariella Canosa

“Scuola: quale situazione…”

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' ora di dire in modo netto che lo stato della scuola "reale " è davvero preoccupante, e lo diventa sempre più, intervento dopo intervento, manovra dopo manovra, evidenziando che l'unica vera "direzione" che si persegue è quella della destrutturazione della scuola pubblica senza orizzonti per il futuro. La crisi economica e di sistema del nostro paese richiederebbe la necessità di mettere accanto a giusti ed equi interventi risanatori anche quelle prospettive di cambiamenti profondi negli stili di vita, nei consumi, nel rapporto con l'ambiente, nella conduzione, a tutti i livelli, della "res publica": bisognerebbe perciò avere la vista più lunga e curare ciò che più serve per il futuro. Non si intende tirare la scuola fuori dalle impellenti ristrettezze, anche se essa prima di altri, ed a più riprese è già stata prosciugata, ma si vuole richiamare il pericolo di vedere ridurre il sistema di istruzione italiano ad un pantano di

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sabbie mobili, e ciò facendo di annullare quella funzione di leva strategica che, come tutti proclamano, esso è chiamato a svolgere per il futuro dei nostri giovani e di tutto il paese. E così la situazione generale denota impoverimento ed impaludamento del nostro sistema scolastico; se poi si guarda alla realtà nostra, la situazione è ugualmente critica. Nell’ottica della trasparenza e soprattutto di modi alternativi di accostarsi ai problemi, sarebbe opportuno conoscere il reale punto della situazione circa i lavori di ristrutturazione della scuola “S.Mauro” e del plesso “Cimiliarco”. Al di là dei due esempi conclamati, in generale la situazione non è affatto rosea. I discorsi che ci interessano e che vorremmo sentire non riguardano le suppellettili …. A dire il vero, le precedenti amministrazioni di destra e sinistra non hanno mai fatto mancare, in questo, il loro contributo e il loro sostegno… Ciò che è sempre mancato, invece, è stato un serio e

sistematico programma di manutenzione ordinaria e straordinaria. Nulla, poi, sembra essere cambiato rispetto al Certificato di agibilità attestante le condizioni di sicurezza, igiene…degli edifici e degli impianti in essi installati, valutate secondo quanto dispone la normativa vigente. Il problema, dunque, non sono le suppellettili o mettere le scuole in rete! Sarebbe un elemento di grande novità sapere, almeno sapere, che le buone intenzioni tanto propagandate, non si perderanno nella concitazione e nei ritmi febbrili di assegnazione ruoli/ incarichi. E’ tempo di risposte chiare almeno in termini di modi e tempi di gestione; questo determina la relazione di fiducia nelle Istituzioni; viceversa né le parole, né le persone lasceranno traccia, le informazioni si disperdono e si confondono, i problemi restano irrisolti gravando su una qualità della vita sociale percepita già come non soddisfacente.

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I LIBR

Rosaria Ascolese

rosaria.ascolese@libero.it

N u o v o r o m a n z o d i M a r i o l i n a Ve n e z i a

“ D a d o v e v i e n e i l Ve n t o “

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opo il grande successo “ Mille anni che sto qui “ del 2006, libro diventato in poco tempo un best seller italiano e nel 2007 riuscito ad aggiudicarsi il prestigiosissimo premio Campiello, la nota scrittrice Mariolina Venezia torna a raccontarci un’altra storia, definita dalla scrittrice come una continuazione del precedente successo, che torna a trattare i suoi grandi temi: il tempo, la passione amorosa e civile, i misteri che avvolgono i destini umani. Insomma Mariolina ci consegna una storia che sa guardare contemporaneamente negli abissi dell’animo umano e alla grandezza della Storia con grande sensibilitĂ . “Da dove viene il tempoâ€?, il nuovo romanzo, racconta di due giovani del sud (Dora e Salvatore) che si incontrano per la prima volta a Padova, all’universitĂ , verso la fine degli anni settanta. I due s’innamorano e, oltre a condividere la loro passione, condividono anche gli ideali e le battaglie politiche di quei tempi, vivendo sulla loro pelle le continue contraddizioni di quella generazione. Dopo un po’ i due si lasciano e intraprendono strade

diverse e lontane. Dora va a vivere per un periodo in Puglia, poi si trasferisce in Francia per terminare gli studi e lavorare. Salvatore invece da Padova non se ne è mai andato, si è sposato, ma la sua vita è infelice e insoddisfatta, si sente sempre come sull’orlo di un precipizio. Vent’anni dopo le loro strade si riuniscono e i due ritrovando la stessa complicitĂ sfogano la loro frustrazione trasformando l’amore di un tempo in un rapporto erotico ossessivo, il tutto in una Padova nuova, diversa, abbruttita dal miracolo del Nordest, ma in fondo i primi ad essere diversi erano proprio i due ragazzi ormai cresciuti. Contemporaneamente Mariolina racconta altre tre storie: quella di Idir, un clandestino che sbarca in Italia e la percorre da Sud a Nord fuggendo da un passato che a tutti i costi vuole dimenticare; quella di un cosmonauta a cui la Storia sottrae un Paese al quale appartenere e quella di un navigatore che invece un Paese alla Storia lo consegnerĂ . La scrittrice torna a raccontare una parabola sociale, seguendo una storia in parallelo di personaggi diversi, veri, in un

Italia confusa, mescolando i n s i e m e presente, p a s s a t o e futuro. Il libro è stato presentato dall’autrice nella Biblioteca Comunale Mons. Mauro Piscopo a Casoria venerdĂŹ 4 Novembre; la presentazione è stata il primo evento del programma culturale della Biblioteca e si è svolto nella sala che da pochissimi giorni è stata dedicata alla scrittrice Virginia Woolf. All’evento erano presenti alcuni rappresentanti dell’Amministrazione comunale, il Sindaco Vincenzo Carfora e il giornalista Nando Troise. La sala non era piena ma al suo interno si poteva respirare un clima piacevole e confidenziale, infatti l’autrice si è lasciata andare ai suoi ricordi raccontando ai presenti alcuni episodi della sua infanzia, riuscendo cosĂŹ a catturare ed incuriosire tutti i presenti.

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SPOR

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Valerio Cresci

vcresci@gmail.com

A spasso nel calcio

In Baviera si va!!

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a settimana scorsa ci siamo lasciati con la promessa di parlare del calcio spagnolo, ma “al cuor non si comanda”, e il nostro viaggio ha preso una direzione diversa. C’era il Napoli che giocava all’Allianz Arena, a Monaco di Baviera contro il mitico Bayern. La cosa da fare era una: andare a Monaco e quindi..in Baviera si VA!!!Biglietti alla mano si parte, di voli non ce ne sono più per cui l’unico modo è andare in macchina con una buona compagnia. 1120 i km da fare tutti d’un fiato, tagliando l’Italia a metà e vedendola scivolare dal finestrino dell’auto. Roma, Siena, Firenze, Bologna, Modena, Verona (c’è la voglia di aggiungere un commento al cartello autostradale ma la ragione prende il sopravvento), Bolzano, Brennero. Si varca il confine passando per Innsbruck, altri 180 km e finalmente Monaco. Dopo 10 ore finalmente siamo arrivati a destinazione: c’è una nebbia da far paura, di quelle che vedi nei film di Dracula in Transilvania o in quelli comici di Fantozzi. Sistemati in albergo corriamo al centro di Monaco con la metropolitana, qui ce ne sono di due tipi: la U-Bahn, quella tipica sotterranea, e la S-Bahn , la metropolitana ferroviaria. Usciamo dalla metro a MarienPLatze, il cuore della città. Qui c’è il Neue Rathaus (Nuovo Municipio), imponente edificio neogotico, sede degli uffici del sindaco e dell'amministrazione comunale. Ci dirigiamo

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verso l’Hofbräuhaus, la più antica birreria di Monaco. Entrando in questa birreria si ha la sensazione di essere a Napoli, tutti ai tavoli hanno sciarpe e maglie azzurre e si beve dell’ottima birra (servono birre solo da 1 lt) cantando i cori del Napoli. A Monaco c’è una vera e propria invasione azzurra, si parla napoletano e MarienPlatze per tutta la giornata del match diventa un “piccolo San Paolo”. I tifosi del Napoli vengono da ogni parte d’Italia, si sentono romani con sciarpe del Napoli e tedeschi con accento napoletano molto marcato. Verso le 5 del pomeriggio (da tipici napoletani) ci si avvia allo stadio e naturalmente si raggiunge in metro con poche fermate dal centro. Di sera a Monaco non fa freddo, di più! L’umidità è pari all’80-90% ma non importa, sarà il Napoli a riscaldare i nostri cuori. Usciti dalla metro in lontananza, vediamo uno pneumatico gigante di colore rosso…è l’Allianz Arena. La nebbia, da lontano, lo rende a tratti invisibile ma il suo fascino aumenta ogni metro che si avanza. E’ fantastico in tutto e per tutto: è bello il suo colore, la sua struttura, l’area enorme che lo ospita e che permette l’ordinato deflusso dei 66.000 che vedranno la partita. Arriviamo ai cancelli del settore ospiti e dopo pochi momenti di “butta butta” generale (a cui siamo abituati grazie al San Paolo) e i controlli di rito, fatti da un personale gentilissimo,

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T SPOR

si entra. L’emozione sale, inizia a crescere la curiosità di vedere lo stadio da dentro, il campo, il posto dove vedremo la partita. E’ tutto come ci aspettavamo: MERAVIGLIOSO!!. All’interno dell’Allianz Arena, c’è un anello centrale che è comunicante con tutti i settori dello stadio, dove è possibile acquistare da mangiare o bere. Impensabile in Italia una fila alla cassa fatta di tifosi di squadre diverse tutti insieme. Comprata la birra (rigorosamente analcolica) e un bel panino con wurstel, ci avviamo al nostro posto. Inizia il riscaldamento e con esso anche i cori per incitare gli azzurri e condurli alla vittoria: ”Alé devi vincere, devi vincere devi vincere vincere vincere”. Le squadre rientrano negli spogliatoi sale l’emozione e il fermento per il fischio d’inizio, una spettacolare coreografia dei tifosi del Bayern ci ricorda dove siamo. Inizia la musichetta della Champions (finalmente la sentiamo, visto che al San Paolo le casse sono come quelle di casa) e senti salire i brividi sulla tua pelle, una lacrima prova ad uscire dagli occhi e la voce diventa sottile sottile. L’emozione è ovunque in ogni parte del corpo e svanisce solo dopo il fischio

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d’inizio: non c’è più spazio per le emozioni ora bisogna incitare la squadra. La partita del Napoli comincia bene, ma dopo 15 minuti gli azzurri si concedono un blackout killer. Il Bayern non perdona e al 42’ del primo tempo il Napoli è già sotto di 3 gol. I più ottimisti sperano ancora in un secondo tempo da “leoni” e il gol di Fernandez dà corpo ai desideri di tutti i tifosi. Al 79’ Fernandez ancora, accorcia le distanze ed i bavaresi iniziano a tremare. Il Napoli tenta il colpaccio ma non gli riesce, la partita finisce con un 3-2 spettacolare. Tornando in metro siamo un po’ tutti dispiaciuti, affranti per la sconfitta e per i 30 minuti del primo tempo buttati. Ma poi ci fermiamo a pensare che la nostra squadra del cuore ha fatto 2 goal all’Allianz Arena, impresa difficile quest’anno per qualsiasi squadra, che nel complesso ha fatto un’ottima figura. Purtroppo bisogna far ritorno a casa, altri 1120 km da digerire, con una sconfitta sulle spalle che pesa, ma negli occhi ancora le emozioni che questo viaggio e il Napoli ci hanno dato e che ricorderemo per sempre.

Sky lo paghi tu, io preferisco Greek TV

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embra un coro da stadio, di quelli contro il sistema del calcio moderno (che obbliga le squadre di calcio a giocare ogni tre giorni), ma non lo è. Con questo titolo abbiamo voluto sintetizzare in modo ironico una sentenza della Corte di Giustizia che ha mandato Sky al tappeto. È successo che, con la sentenza 4 ottobre 2011 n°C-429/08, la Corte si è espressa favorevolmente sulla possibilità per un privato di utilizzare, in uno Stato aderente all'Unione Europea, una scheda per la diffusione di eventi sportivi di altro Stato, dando così ragione alla signora Karen Murphy proprietaria del pub “Red, White and Blue” di Portsmouth in Inghilterra. Ma procediamo per gradi cercando di capire un po’ meglio la questione. I locali così come bar, pub, ristoranti ecc., per dare la possibilità ai propri clienti di assistere alle partite pagano un abbonamento di un costo di gran lunga maggiore rispetto a quello dei privati. Questo accade in tutti paesi europei ed anche in Inghilterra, dove gli appassionati di calcio si ritrovano nei pub per guardare le partite di football. La furba proprietaria ha escogitato una maniera per evitare di pagare il salato canone di Sky. Infatti, ha ben pensato di acquistare un decoder greco, pagando un irrisorio abbonamento e permettendo ai clienti di vedere le partite di Balotelli, Rooney e di tutta la Premier League. Ma gli inglesi , si sa, sono noti per la serietà e rigidità di controlli: dopo poco Karen si è vista arrivare una multa da 8.000 sterline ed una denuncia penale per violazione dei diritti d’autore sulle partite. La signora Murphy non si è arresa senza combattere e con grande tenacia e perseveranza, ha portato la questione fino alla Corte di Giustizia. Quest’ultima è un’istituzione dell’Unione Europea nata con la CE nel 1957, con sede a Lussemburgo e composta da un giudice per ciascuno stato membro. Ha il compito di garantire

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l’osservanza del diritto nell’interpretazione e nell’applicazione dei trattati fondativi dell’Unione Europea. Secondo la Corte di Giustizia: un cittadino europeo, grazie al principio della libera circolazione dei servizi all’interno dell’Unione Europea, può scegliere tranquillamente di acquistare decoder stranieri ed abbonarsi ad una tv satellitare greca piuttosto che ad una inglese, non esiste quindi il diritto di esclusiva in un determinato territorio. Effettivamente tale sentenza è stata una bella batosta per Sky, ma anche per tutte le altre Pay Tv, che ora vedono esteso il loro mercato, ma soprattutto vedono accrescere la concorrenza in maniera esponenziale. Grazie a tale sentenza, un’emittente potrà puntare con prezzi bassi ad una vendita europea e non più soltanto nazionale, allargando il numero di clienti. Ma la portata di tale sentenza potrebbe estendersi anche al web, dove prima non era consentito agli utenti di collegarsi a siti di altri Paesi membri dell’ UE, per la visione di contenuti tutelati dal diritto d’autore. E ora? Ricordate che per discutere dei diritti tv la Lega ci ha messo un anno e passa. Figuratevi se in futuro si dovrà discutere della vendita a livello europeo? Se consideriamo un anno per ogni stato membro dell’Unione Europea forse in 27 anni ci riusciranno, sempre che non si aggiungano altri paesi nel frattempo!

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Pina Savorra

pinacaribe@hotmail.it

Storie di violenza psicologica

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olte donne non si rendono conto che vengono quotidianamente e continuamente manipolate dalla persona cara che hanno accanto. Queste donne credono di “conoscere” l’uomo che hanno sposato o scelto come compagno, ma in realtà, non conoscono i processi e le reazioni che vengono generati da tali violenze silenziose. Per ottenere ciò che vogliono, questa tipologia di uomini crea un circolo vizioso basato sulle menzogne, sui sensi di colpa e sulle paure da inculcare nell'altro. Anche le manovre più nascoste come il sarcasmo, la derisione continua, il disprezzo, espresso anche in pubblico con nomignoli o appellativi offensivi, oppure il mettere costantemente in dubbio la capacità di giudizio o di decisione, servono a destabilizzare emotivamente, senza che chi sta intorno alla donna se ne accorga e possa quindi intervenire. E’ caratteristico di questa realtà maltrattante, il voler mantenere da parte della coppia, un’apparente serenità e pace familiare. La facciata di famiglia modello e di coppia che si ama è generalmente ciò che l’ambiente esterno percepisce. Il marito assume quasi sempre le vesti dell’onesto lavoratore dedito solo alla moglie ed ai figli, un marito devoto ed esemplare. Infatti i familiari ed amici della donna vittima di violenza, spesso stentano a credere ai racconti che faticosamente e con coraggio alla fine la donna riesce a confidare, dubitando talvolta sull’accaduto o ritenendolo solo un’esagerazione impropria. Le donne sottoposte costantemente a questo clima iniziano a dubitare di se stesse, cominciano a dubitare dei propri pensieri, dei propri sentimenti, si sentono sempre in colpa, inadeguate e spesso si isolano o vengono isolate perché assumono comportamenti non spontanei, scontrosi, lamentosi o ossessivi con le persone che intorno non comprendono e giudicano negativamente. Così la donna resta isolata, senza appoggio. Tanti sono i fattori e i vincoli che trattengono le donne, e impediscono loro di prendere in tempi brevi la decisione di interrompere una relazione violenta: la paura di perdere i figli,

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le difficoltà economiche, l’isolamento, la disapprovazione da parte della famiglia, la riprovazione e la stigmatizzazione da parte della società. Nella coppia la violenza psicologica è spesso negata e banalizzata. Si tende troppo spesso a considerare la donna complice dell’aggressore perché non riesce, non sa o non vuole ribellarsi, ma questo è esattamente il risultato della violenza esercitata. La vittima di violenza psicologica è paralizzata, confusa, sente il dolore, la sofferenza emotiva, ma non riconosce l'aggressione subita. Il problema relativo alla violenza psicologica, infatti, è relativo al riconoscimento di essa, alla consapevolezza di esservi sottoposti. Generalmente gli uomini violenti spiegano le loro aggressioni con motivazioni per lo più esterne, come per esempio la gelosia o lo stress, mentre le donne giustificano l’aggressore con delle motivazioni più interne come l'incapacità del coniuge di amare e di essere amato o la sua difficoltà a comunicare affetto. Minacce, insulti, urla dell'uomo hanno l'obiettivo di trasmettere preoccupazione e insicurezza nella donna e l'intensità e il volume della voce sono necessarie per sottometterla. Raramente espresse in pubblico, le ingiurie sono maggiormente di natura sessuale, preferendo, dunque, come luogo del consumo della violenza l'intimità della casa perché in questo modo l'aggressore può conservare una buona immagine di sé. Davanti agli altri, gli insulti acquistano un tono ironico, come: “sei sempre la solita, non sai scherzare, non serve a niente parlare con te, non Fine terza parte sei in grado di capire, fatti curare!”

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“Riceviamo e pubblichiamo”

Gentile Direttore, In questi ultimi tre mesi una parte della stampa locale con articoli non veritieri e fuorvianti si è concentrata in modo palesemente gratuito sui beni amministrati dall’Insigne Collegiale di San Mauro. In particolare sui beni dati in fitto al Comune di Casoria per la realizzazione della caserma dei Carabinieri, Tribunale ex Pretura, Centro polifunzionale di via Cava – Palazzetto dello Sport e Piscina ed infine la villa Comunale . Il Comune di Casoria, per la realizzazione delle opere di cui sopra, ha chiesto all'Insigne Collegiale di San Mauro la concessione del diritto di superficie in perpetuo, a fronte di un fitto annuo per adempiere agli oneri di culto gravanti sugli stessi beni; solo per la realizzazione della Villa Comunale non è stato chiesto il diritto di superficie, ma il semplice fitto del suolo. Orbene, come si può facilmente evincere il vincolo contrattuale tra il Comune di Casoria ed il Capitolo di san Mauro è abbastanza forte se non perpetuo. Naturalmente ogni contratto può essere risolto, nel qual caso il Comune di Casoria avrà due opzioni o ripristinare lo stato dei luoghi o lasciare le opere realizzate sui suoli

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all'usufruttuario Insigne Collegiale. Quindi, certa stampa locale prima di accendere focolai di polemiche inutili e fuorvianti ed inclinare i buoni rapporti tra l'Insigne Collegiale ed il Comune di Casoria farebbe bene a documentarsi . La provenienza di quei Beni ormai é nota a tutti. L'amministrazione è affidata all'Insigne Collegiale di San Mauro in persona del suo Rappresentante legale pro-tempore Proposito Curato sac. Mauro Zurro , il quale amministra quei beni in nome e per conto del Capitolo di San Mauro . Il Capitolo di San Mauro è composto dai seguenti Canonici : sac. Zurro Mauro Preposito sac. Scippa Vincenzo , sac. D'elia Nunzio, sac. Caponetto Carmine sac. Paone Antonio e dal compianto mons. Piscopo Mauro. I proventi di detti beni al netto delle imposte sul reddito e I.C.I. vengono ripartiti tra tutti i sacerdoti appartenenti al capitolo, esclusivamente per soddisfare gli oneri culto scaturiti dalla volontà di chi ha lasciato gli stessi beni all’Insigne Collegiale. Orbene, sicuramente i medesimi sono annoverati tra i passivi del Comune di Casoria, ma con una certa distinzione di fondo: il rapporto tra l’Insigne Collegiale

San Mauro ed il Comune di Casoria è talmente stretto e perpetuato nel tempo che su questi fondi sono state realizzate opere pubbliche. Pertanto, coloro i quali parlano e scrivono in modo alquanto dispregiativo sui fitti pagati dal Comune all’Insigne Collegiale San Mauro per la concessione di diritti reali su quei beni, farebbero bene ad essere meno acuti e più razionali per non inclinare in modo pretestuoso i buoni rapporti tra l’istituzione Comune e l’insigne Collegiale. Tanto si doveva. Dott. Pellegrino Mazzone

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“di Avv. R. Bosco” P O L I T I C A E M A G I S T R AT U R A - D A N N I C O L L AT E R A L I

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a diatriba tra politica e magistratura ha imperversato talmente tanto sui media da saturare la capacità di attenzione dei lettorispettatori. Le notizie di questo scontro senza fine sono divenute un aggiornamento di routine di cronaca giudiziaria cui distrattamente si dedica qualche attimo di attenzione. Ognuno dei due contendenti sta utilizzando le armi che la propria posizione istituzionale gli mette a disposizione, la magistratura i processi e la politica le leggi, il tutto con conseguenze gravissime per il nostro sistema democratico. Le invasioni dei rispettivi campi istituzionali non sono mancate in questi anni e, pertanto, vale la pena di andare un tantino indietro nel tempo per comprendere come ha avuto inizio questo scontro divenuto sempre più feroce. Torniamo all’epoca in cui il pubblico ministero Di Pietro che, di lì a poco si sarebbe tolto con gesto plateale la toga in diretta TV, pronunziò la famosa frase “io quello lo sfascio” rivolta ovviamente a Silvio Berlusconi, frase che non rappresentava proprio il massimo di garanzia d’imparzialità pur a voler considerare che l’infelice espressione proveniva dalla pubblica accusa. Le scaramucce sfociarono in conflitto aperto con il discorso del procuratore

Borrelli sulle scale del Tribunale di Milano che si concluse con le parole”resistere, resistere, resistere” con le quali incitava i propri colleghi a non applicare un provvedimento legislativo regolarmente votato in parlamento. Quella fu la prima decisa invasione di campo del potere giudiziario nei confronti di quello legislativo da cui ha avuto origine lo scellerato scontro istituzionale che dura ancora oggi. Con quelle parole la magistratura si arrogava il potere di vagliare norme varate in parlamento ed esprimere o meno il proprio placet in mancanza del quale fare ostruzionismo non applicandole. Era evidente che si stava dissolvendo un pilastro principale del nostro sistema costituzionale che prevede una netta separazione dei tre poteri dello stato, esecutivo che spetta al governo, legislativo che compete al parlamento e giudiziario attribuito alla magistratura. In merito al potere giudiziario va precisato che, nel diritto italiano, il giudice deve semplicemente applicare la legge e che le sue sentenze non creano un precedente che fa testo, come nel diritto anglosassone, ma solo un’indicazione cui si può far riferimento sempre che non sia contraria alla legge. Tutto è nato da qui. Fine prima parte

UME

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Emilia Navas

emilinav@libero.it

“Eduardo e Peppino tra valori e realtà... Figli del grande Eduardo Scarpetta e Luisa De Filippo. Il 10 Dicembre del 1944 Eduardo e Peppino consumarono definitivamente la separazione familiare ed impressero una svolta nella differenziazione dei rispettivi percorsi artistici. Peppino attribuiva al fratello Eduardo un atteggiamento egocentrico e lo riteneva un accentratore. In un’intervista dichiarò: “I De Filippo fino a quando sono stati riuniti non esistevano, c'era Eduardo e basta”. Lui il capo, lui quello che stabiliva il repertorio, lui il mattatore, lui il genio della famiglia. Eduardo da subito non replicò alle affermazioni di Peppino lo fece solo negli ultimi anni della sua vita, come rivela la moglie Isabella: "Non posso starmene zitto" – diceva – “ho il dovere di difendere il mio lavoro, se non lo faccio le ingiustizie e le inesattezze diventeranno verità”. Confidò alla moglie di essere molto indispettito perchè convinto che il fratello avesse avviato segretamente trattative con l'impresario Remigio Paone per uno spettacolo di rivista. L'idea del tradimento di un attore e soprattutto di un fratello e suo socio lo deluse profondamente. Peppino lasciò il Teatro Umoristico e andò a recitare nella rivista Galdieri, forse aveva intenzione di dimostrare che poteva farcela anche da solo; Eduardo rimase a Napoli dando vita alla Compagnia Umoristica "Eduardo e Titina De Filippo". Vano fu il tentativo di Peppino di riaprire un dialogo con il fratello mediante una lettera inviatagli nel 1946. Questa la dice lunga sulla personalità e sul carattere di un uomo come Eduardo, con i valori del tempo, che di fronte ad un'offesa così grave non riuscì mai a perdonare. Dopo

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l'avvenimento tragico della II guerra mondiale Eduardo istituì, sul piano teorico, uno stretto rapporto tra farsa e tragedia, il genere tragico-umoristico; Peppino era eminentemente comico mentre lui non aveva solo questa prerogativa da palesare. Una massima di Eduardo recita: "La vita cambia e cambia anche il teatro se il teatro cammina con la vita stessa". In realtà la separazione tra chi privilegia il genere tragico-umoristico e chi il comico-grottesco ha le sue radici negli anni 30, quando ci fu l'incontro con Pirandello che porta coscienza della differenza fra i due fratelli; da qui il dissenso di Peppino che si manifesta in Una famiglia difficile. "Napoli Milionaria", grande capolavoro di Eduardo, in chiave tragicoumoristica messa in scena nel 1945 al San Carlo, racconta l'esperienza che ha vissuto durante il conflitto mondiale, la tragedia, la miseria e l'arrivo degli alleati; opera in tre atti; si passa dalla miseria di Napoli nel primo atto, alla Napoli milionaria della borsa nera con la speculazione sulla miseria nel secondo atto, fino alla presa di coscienza di aver toccato il punto più basso del degrado umano e morale nel terzo atto. Suggestive le parole pronunciate da Gennaro Iovine sulla necessità di parlare del dramma di una famiglia di Napoli che è il dramma di "tutte 'e paise d' o' munno"; anche Peppino trattò lo stesso tema in chiave comico-grottesca in"Quelle giornate"che scrisse assieme a Maria Scarpetta. Due grandi, chi per un verso severo conservatore dei valori della famiglia, chi per l'altro innovatore ed interprete di una comunicazione al passo con l'evoluzione socio culturale del tempo.

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DIREZIONE NAZIONALE Roma, 09 novembre 2011 COMUNICATO STAMPA 9 NOVEMBRE, Movimento Studentesco Nazionale:Per la nuova Europa, la scuola ci insegni ad essere rivoluzionari “Una data come quella di oggi non può passare inosservata. Il 9 novembre 1989 è un giorno fondamentale per la nostra Europa, perché la caduta del muro di Berlino rappresenta l’immagine del sogno che ancora oggi noi manteniamo vivo, cioè quello di un’Europa dei popoli e delle tradizioni. Per questo motivo oggi il Movimento Studentesco Nazionale davanti le scuole di tutta Italia ha celebrato questa data attraverso la distribuzione di un volantino che mette in relazione lo spirito che ha animato i giovani berlinesi dell’ ottantanove con lo spirito di ribellione che vorremmo animasse questa scuola troppo spesso imborghesita. Possiamo tracciare un parallelismo tra la voglia di rivolta che ha animato la fase antecedente alla caduta del muro dell’89 e la situazione della nostra scuola, che obbliga la nostra generazione a vivere bloccata da tante barriere: il muro dell’omologazione culturale e del testo unico, il muro di una classe docente impreparata e inadeguata, il muro delle strutture fatiscenti, il muro che vede ancora oggi separati studenti di serie A e studenti di serie B per meri criteri economici e il muro della crisi e della precarietà. A queste barriere, noi rispondiamo con i sogni di questa generazione, che passano dalla valorizzazione dell’identità nazionale per rispondere alla globalizzazione imperante, favorendo una concezione comunitaria della scuola, ad una riforma della classe docente con l’obbligo della formazione continua, da un piano nazionale di edilizia scolastica che punti alla costruzione di scuole ecocompatibili ad una riforma del diritto allo studio che crei opportunità e valorizzi il merito. Oggi più che mai sogniamo una scuola che ci spinga a diventare rivoluzionari, in un mondo che ci vuole global e omologati.” Per info: Serena Turino Ufficio Stampa Movimento Studentesco Nazionale movimentostudentesconazionale@gmail.com 3291339419

FORUM DELLA GIOVENTU’ DELLA CITTA’ DI CASORIA COMUNICATO STAMPA APPROVATO IL DOCUMENTO PROGRAMMATICO PER IL 2012. Con il voto all’unanimità del 4 novembre scorso, l’Assemblea Plenaria del Forum della Gioventù della Città di Casoria ha licenziato il documento programmatico per il 2012, figlio dell’ottimo lavoro di collaborazione e condivisione di idee, da parte di tutti i componenti, elettivi e di diritto. Attraverso di esso, il Forum ha inteso darsi delle priorità in ordine alle tematiche di sua competenza, ed ha tracciato il percorso in vista della concreta realizzazione degli obiettivi, che intende perseguire in coerenza con le aree di interesse fissate dallo Statuto. “Con l’approvazione del documento programmatico, - dichiara il Coordinatore del Forum cittadino, Pasquale Lucchese – può dirsi conclusa la prima fase del percorso che il neonato Forum dovrà compiere. Insieme con tutti i componenti, ai quali vanno i più sentiti ringraziamenti a nome mio e della Giunta per il lavoro svolto, si è stabilito di procedere innanzitutto ad un’opera, che sia il più capillare possibile, di diffusione sul territorio cittadino della cultura delle politiche giovanili, declinate in chiave moderna. In tal senso, andranno iniziative quali il varo di un “InfoDay”, una giornata informativa, che assuma uno spiccato carattere di informalità; e l’intenzione di bandire un concorso di idee per la scelto del nostro logo. Particolare attenzione è stata riservata a temi quali il lavoro, la formazione, l’accesso ai diritti e il superamento del digital divide, con la proposta di istituire aree wi-fi sul territorio, magari in prossimità degli spazi di aggregazione giovanile. In merito a questi ultimi, intendiamo rappresentare con forza, presso l’Istituzione locale, l’esigenza di crearne dei nuovi, nell’ambito dei quali poter incubare un sentimento, tutto nuovo, di identità locale, favorendo peraltro una crescita sana dei giovani. Con grande lungimiranza, poi, i membri del Forum hanno ritenuta meritevole di approvazione la proposta di continuare l’importante lavoro, iniziato dalla passata Amministrazione nel campo delle politiche giovanili strettamente intese, rilanciando l’idea del Piano Locale Giovani e del nuovo regolamento per la disciplina degli incentivi alle attività socio-culturali delle associazioni giovanili propriamente dette. La vera sfida, tuttavia, in vista della quale andranno attivate al massimo le sinergie con i decisori politici locali, è quella relativa alla riforma dello Statuto del Forum, che dovrà passare in Consiglio Comunale. Il documento così articolato sarà trasmesso alla Giunta Municipale per la presa d’atto, richiesta dallo statuto del Forum attualmente in vigore. Il nostro auspicio è quello che l’Amministrazione comunale continui a mostrare la sensibilità e la disponibilità, che fino ad ora ha accordato al Forum, licenziando con la massima sollecitudine possibile un atto, che si rileva propedeutico ed imprescindibile per una legittimità ed operatività piene del Forum”. Suggerimenti, critiche, segnalazioni, scrivere a: redazione@ildomenicaledicasoria.it

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CINE

Eduardo Paola

MA “dal nostro iviato Eduardo Paola alla mostra del Cinema di Roma”

edu80@libero.it

F e stiva l d e l Cin e m a d i Ro m a 2 0 11 “ Il vin cito r e ”

V

enerdì, 4 novembre è calato il sipario sulla 6° edizione del Festival del Cinema di Roma, un’edizione che si è conclusa non senza qualche polemica. Tanta delusione per l’Italia, che in concorso con ben quattro film, non ha portato a casa nessun premio. Molto dura è stata la reazione di Pupi Avati, in lizza col film “Il cuore delle ragazze”, che ha dichiarato: “come si fa ad essere giudicati da ballerini?”, un chiaro riferimento a Roberto Bolle, membro della giuria. L’Italia si consola solo con la sezione dei premi collaterali, dove il film “L’industriale” di Giuliano Montaldo con Pier Francesco Favino si è aggiudicato diversi riconoscimenti. Vincitore del Marc’Aurelio come miglior film è stata la pellicola del regista argentino Sebastian Borensztein “Un cuento chino”, che si è aggiudicato anche il premio di 40.000 euro messo in palio da BNL. Dopo la vittoria del premio Oscar de “Il segreto degli occhi” come film straniero, questo doppio riconoscimento al Festival di Roma conferma la crescita del cinema argentino, che si sta imponendo sempre di più per qualità e innovazione stilistica. “Un cuento chino” racconta la storia di una convivenza forzata e la scoperta reciproca tra Jun, un cinese che non conosce una parola di spagnolo, piombato a Buenos Aires in cerca dell’unico zio che gli è rimasto, e Roberto (Ricardo Darìn), un misantropo che da vent’anni vive da solitario. Il mix di stili tra comico e tragico, tra reale e grottesco si rivela la chiave vincente del film. Vincitori del Marc’Aurelio come miglior attrice protagonista e miglior

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attore protagonista sono stati rispettivamente Noomi Rapace per Babycall, horror di Pål Sletaune, in cui la protagonista interpreta una donna con problemi mentali che tenta di proteggere suo figlio, e Guillaume Canet per “Une vie meuilleure” di Cédric Kahn, che racconta la scelta dell'emigrazione di una famiglia sommersa dai debiti. Il premio speciale della Giuria è stato assegnato a "The Eye of the Storm" di Fred Schepis. Per quanto riguarda la sezione “Alice nella città”, dedicata ai ragazzi, due sono stati i premi: Premio Marc'Aurelio Alice nella città sotto i 13 anni a "En el nombre de la hija" di Tania Hermida e Premio Marc'Aurelio Alice nella città sopra i 13 anni a "Noordzee Texas" di Bavo Defurne. Il premio Marc’Aurelio alla carriera è stato assegnato a Richard Gare, che con il suo aplomb e la sua proverbiale classe, in una battuta - “Mi piace essere qui, in quest'atmosfera così informale, dove non si pretende che tutto sia professional” – ha sottolineato la mancanza di organizzazione per un Festival che si è rivelato un po’ sottotono rispetto alle precedenti edizioni, ma che ha regalato comunque dei piccoli gioielli che sicuramente si ricorderanno a lungo. Un Festival sicuramente con meno divi, e quindi meno gente, meno calca e meno partecipazione, ma che ha fatto registrare un aumento dei biglietti venduti rispetto all’anno passato anche grazie alle sale sparse per l’intera città di Roma, che hanno consentito un coinvolgimento maggiore, raggiungendo anche quel pubblico che non ha avuto modo di spingersi fino all’auditorium.

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O CALCI

Pasquale Lucchese napoledano@libero.it

Napoli-Juve: cronaca di una partita non giocata…

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assiamo da un estremo all’altro: dal giocare una partita ogni tre giorni, a 15 giorni senza Napoli! Se la sosta di campionato in occasione della 12° giornata era prevista, il rinvio di Napoli-Juve non era preventivabile. Il maltempo che ha provocato un morto in provincia ha suggerito alle autorità una soluzione drastica. Non entreremo nel merito della questione: forse si poteva aspettare qualche ora, forse si poteva giocare, forse si sono evitati rischi per i tifosi che sarebbero accorsi al S. Paolo. A noi non resta che una domenica senza Napoli, senza quella partita che è certamente una delle più sentite. Lungi da me voler tirar in ballo le solite questioni sociologiche, che pur ci sono : la Fiat, i Borbone, i Savoia, sud e nord, ricchi e poveri. Chi scrive va allo stadio esclusivamente a sostenere e tifare il Napoli, indipendentemente da chi sia l’avversario; ha seguito il Napoli in terza serie, esultando, come non mai, per un gol di Varricchio al 90° contro la Vis Pesaro. Chi scrive, in quegli anni di atroce sportiva sofferenza, aveva dimenticato questa partita; e aveva, ingenuamente, pensato che potesse essere come tutte le altre. Poi accadde: stagione 20072008, neopromossi noi e loro (la Vecchia Signora caduta la stagione precedente in B, causa Calciopoli),ci sfidiamo il 28 ottobre in notturna al S. Paolo. Del Piero li porta in vantaggio, Gargano pareggia, poi l’arbitro Bergonzi compie un atto di lesa maestà: due rigori contro la Juve, imperdonabile errore! Si scatenano i media, si inalbera la dirigenza piemontese. Accusato di simulazione, l’ex Zalayeta

viene prima condannato a due giornate di squalifica, dal sempre equo Tosel, per poi esser scagionato da una tv locale campana. Diciamo la verità: a parti invertite, quel caos mediatico nazionale, durato ben oltre una settimana, non ci sarebbe stato. Quella partita mi riporta alla “ragione”: Napoli-Juve non è una partita come le altre! Sia chiaro: batterli non è lo scopo della stagione, il 2-3 di Torino, con la rimonta da 2-0, nella stagione 20092010 non è il ricordo migliore di quell’annata; i pareggi in extremis contro Milan e Cagliari suscitano un emozione maggiore. Lo stesso facile 3-0 della scorsa stagione non è paragonabile alle tante vittorie al 90° contro Lecce, Palermo, Cagliari, senza dimenticare il 4-3 con la Lazio! Però l’attesa di un Napoli-Juve ha un qualcosa di diverso. E la ragione è semplice e umana, non necessariamente da intrecciare con le questioni poc’anzi citate: chi vince non è simpatico. La Juve, in un modo o nell’altro, negli anni ha vinto tanto. Avendo vinto tanto, ha tifosi un po’ ovunque in Italia, compresa Napoli. Il confronto, lo sfottò, con i tifosi di Juve, ma anche di Milan ed Inter, che parlano il medesimo dialetto, diventa quotidiano, provocando quindi quella ostilità presente nella stragrande maggioranza dei tifosi. Nulla di provinciale dunque! E si può essere sicuri che, analogamente, per un tifoso torinese della Juve, la sfida con Milan ed Inter non vale qualsiasi altra sfida. La verità è sempre la stessa: il tifo è irrazionale!

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RUBR

ICA

Francesco Pizzolorusso

Il girovago edonista S. Maria del Castello

S

e vi fermate ad un belvedere qualsiasi lungo via Posillipo, (meglio: se vi affacciate da un balcone di una casa a Posillipo; meglio ancora: se vi affacciate da un balcone della vostra villa a Posillipo), avrete proprio di fronte a voi Vico Equense, incastonata nel magnifico scenario della Costiera sorrentina. Per riconoscerla, basta individuare, anche ad occhio nudo, l’agglomerato di case osservabile sotto la cresta, a forma di sella, dei Monti Lattari, sulla destra del Monte Faito. Orbene, la Penisola sorrentina, con i suoi Lattari, separa il Golfo di Napoli da quello di Salerno ed è d’uopo sapere che proprio in corrispondenza di Vico Equense, dall’altra parte della cresta a forma di sella di cui dicevamo, nel Golfo di Salerno, c’è Positano. Questa digressione iniziale ci serve per introdurre un’escursione in una porzione poco conosciuta, ma molto suggestiva, della nostra Costiera. Si giunge a Vico Equense in auto, - attraverso l’Autostrada A3 e la Statale 145 Sorrentina -, e da qui, seguendo le indicazioni per il Monte Faito, si imbocca la strada verso la cresta montuosa che sovrasta il paese. Si sale lungo stretti e tortuosi tornanti, incontrando una dopo l’altra decine di frazioni del Comune di Vico, (Massaquano, Moiano e le altre), fino all’ultima, S.Maria del Castello, su in cima, borgo di poche case a cavallo tra il Golfo di Napoli e quello di Salerno. Parcheggiata l’auto, ci si informa per raggiungere lo strapiombo che sovrasta Positano e ci si incammina. Poche centinaia di metri e lo spettacolo che ci si para davanti è mozzafiato: Positano, sotto di noi, è a portata di mano e sembra un plastico di stupefacente realismo. Si rimane lì in contemplazione e l’unica cosa che si ha voglia di fare, al più, è quella di incollarsi al binocolo o al teleobbiettivo della propria reflex per scrutare i particolari di quella meravigliosa miniatura. Dopodiché, con gli occhi sazi di questo incanto, muniti di scarpe da trekking, cominciamo la nostra discesa verso Positano, raggiungendo

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il sentiero che si trova a poca distanza. Si percorrono tornanti sterrati che solcano a zig zag la montagna e in poco più di un’ora si arriva nei pressi della Chiesa Nuova, nella parte alta di Positano. Benissimo, penserete voi, ma poi come si fa a tornare su, dove abbiamo lasciato l’auto? Un’ipotesi è quella di disporre le cose in modo che uno della comitiva, il più fraccomodo semmai, si faccia trovare all’arrivo a Positano con la macchina, per riprendere tutti a bordo. Io, invece, suggerisco un’altra soluzione, meno comoda, ma…, provare per credere -, molto più soddisfacente. Si risale per lo stesso sentiero per il quale siamo scesi e, a seconda del passo che si riesce a tenere, approssimativamente in un paio di ore siamo nuovamente a S.Maria del Castello. Qui giunti, affamati per l’impegnativa camminata affrontata, vale la pena di fermarci a pranzo all’agriturismo La Ginestra. La struttura, un casino di caccia settecentesco, sobriamente ristrutturato pochi anni or sono, è architettonicamente molto piacevole ed è situata in una posizione incantevole, su un poggio della montagna, da dove domina una valle che degrada verso il mare del Golfo Napoli. L’agriturismo è di proprietà di una cooperativa locale che lo gestisce eccellentemente. Dispone di sei camere per l’alloggio ed è quasi autosufficiente dal punto di vista alimentare, producendo gran parte dei prodotti, - verdure, frutta, conserve, liquori -, che vengono serviti in tavola ai clienti. Tra questi corre l’obbligo di segnalare il miele di Vincenzo, istrionico coordinatore dell’attività dell’azienda, che vanta premi di riconoscimento per la qualità. Dopo pranzo, satolli, in questa stagione ci si intrattiene davanti al camino acceso, mangiando castagne e bevendo i rosoli della casa, godendo di una piacevolissima atmosfera familiare e confidando che tra gli amici della compagnia ci sia un astemio che ci riporti a casa.

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’ A L I TA ATT U

Gelsomina D’Anna geadann@libero.it

SORRY… QUANTO SIETE FELICI?

A

lle prese con la compilazione dei noiosissimi dati sul censimento, la notizia apparsa sul “ Corriere della Sera “ di un questionario ideato dal primo ministro inglese David Cameron sulla felicità, ha catturato immantinente il mio interesse. Il molto british leader conservatore sostiene quanto segue : “ La Gran Bretagna è un paese troppo materialista “ dove “ la gente è più ricca ma anche più infelice “ , all’uopo ha lanciato un sondaggio online per misurare il grado di benessere dei suoi concittadini che è costato due milioni di sterline, certamente sconsigliabile in un periodo di austerity. Lo scopo è quello di rilevare il grado di felicità degli inglesi attraverso otto domande, di cui le prime quattro riguardano la sfera personale. Mi sembra per lo meno bizzarra la velleità di “ misurare “ la felicità attraverso un questionario poiché è già difficile stabilire

cosa sia la felicità… Ad ogni modo i commenti negativi si sprecano anche in

Inghilterra; gli stessi alleati conservatori di Cameron hanno ritenuto l’idea un po’ folle, ma l’inquilino di Downing Street n.10 ha intenzione di partire da questi dati per costruire una politica più vicina ai bisogni dei suoi cittadini. Noi poveri italiani alle prese con il

carovita, la disoccupazione, la crisi perdurante ed endemica, proviamo per un momento a pensare che Berlusconi ci faccia queste semplici otto domande e proviamo anche a rispondere…. Le domande sono queste: siete soddisfatti della vostra vita? Siete soddisfatti di stare con vostro marito/moglie ? Che voto dareste alla vostra salute fisica e mentale ? Avete un lavoro ? Vi piace quello che fate ? Vivete in un quartiere buono e temete la criminalità? Siete soddisfatti del vostro stipendio ? Che grado di istruzione avete ? Avete fiducia nei politici e nelle amministrazioni locali? La vedo dura sulla quarta ma anche sull’ultima, ma divertitevi a fare il questionario e…siate felici.

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AL ATT U

I TA’

Francesco Pagliuca pagliuca86@hotmail.it

VITTIME DI UN DIO MINORE

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n Italia i numeri delle morti nei luoghi di lavoro sono quelli di una guerra. Dall´inizio dell´anno ci sono state 560 vittime e tra queste oltre il 15 % lavorava in nero. Il 2 Novembre con 556 morti si è superato il numero totale dell’intero 2009, anno in cui si registrarono 555 decessi. Queste cifre non fotografano fedelmente la drammaticità del fenomeno perché oltre agli incidenti mortali, dobbiamo considerare anche le malattie professionali e gli infortuni che determinano una disabilità permanente. Non appare azzardato parlare di guerra quindi dato che ogni giorni migliaia di lavoratori rischiano la vita senza difese, senza tutele e per paghe bassissime. Gli organi di stampa hanno introdotto a proposito il termine di morti bianche, dove l´uso dell’aggettivo bianco allude all´assenza di una mano direttamente responsabile dell´incidente. Il tema è stato ripreso da importanti studi d´analisi e si è visto come la quasi totalità degli incidenti sia ascrivibile alle inappropriate misure antinfortunistica, all´inadeguatezza dei luoghi di lavoro, agli orari massacranti, allo stress psico-fisico che ne deriva. Gli ambiti lavorativi dove si registra il maggior numero d’incidenti è quello del settore edile e siderurgico. A supporto delle statistiche ricordiamo il tragico incidente del 2007 presso lo stabilimento della Thyssenkrupp di Torino. In quell´occasione sette operai persero la vita a causa del mancato funzionamento dei sistemi di sicurezza(estintori scarichi, idranti inefficienti). La magistratura formulò l´accusa d’incendio doloso per l´Amministratore Delegato, condannato poi a 16 anni di reclusione. Anche il lavoro nero miete le sue vittime e proprio nel mese di Ottobre, si consuma

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l´ennesima tragedia che vede protagoniste delle lavoratrici. Costrette a lavorare per 3.95 euro l´ora, per 14 ore al giorno, cinque lavoratrici perdono la vita a causa del crollo di una palazzina all´interno della quale era ospitato il laboratorio tessile presso cui lavoravano. In questo tragico evento riscontriamo due degli aspetti che più toccano il mondo dei lavoratori negli ultimi mesi: la crisi, che ha fatto perdere migliaia di post di lavoro e la conseguente, affannosa e disperata, ricerca di un impiego a costo di accettare condizioni disumane pur di riuscire a portare una paga a casa. Dicevamo prima che anche le malattie professionali vanno annoverate nel computo generale del mancato rispetto delle basilari norme sanitarie in ambito professionale. Un esempio per tutti valga per l´asbesto. L´amianto è stato utilizzato fino agli anni ottanta per la costruzione dell´Eternit con cui si fabbricavano prodotti per la coibentazione di edifici e tetti e usato come materiale per l´edilizia. Con notevole ritardo, solo nel 1992, in Italia è stato messo al bando il suo utilizzo perché si è provata la stretta correlazione con patologie neoplastiche. Il mesotelioma è il killer silenzioso dovuto all´esposizione di polveri di amianto inalate. Il prezzo maggiore lo sconteranno i lavoratori, esposti per anni, in futuro dato che il tempo di latenza per la sua comparsa si aggira sui 20-30 anni mentre la morte sopraggiunge nell´arco di 18 mesi. Un accorato e forte appello ci resta da fare alle istituzioni e agli organismi preposti al controllo: quante altre morti innocenti dovremo piangere prima che questa piaga venga debellata? Quanti altri familiari saranno costretti a piangere sulla bara di una vittima, innocente, di mano ignota?

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Mario Romano

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mario.romano65@gmail.com

Unione europea delenda est

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’è un brano dello storico greco Appiano, vissuto nel II secolo dopo Cristo, particolarmente acuto sulla perfidia del potere. E’ il racconto dei fatti che precedettero la distruzione di Cartagine da parte dei Romani (146 a.C.). Siamo all’epilogo della terza e ultima delle guerre puniche. I Cartaginesi, spaventati da un enorme esercito romano, allestito per punire la loro presunta violazione di quei patti che erano stati stipulati dopo la sconfitta nella seconda delle celebri guerre, sono disposti a condizioni onerose pur di evitare lo scontro finale contro la potenza romana. Appiano ci introduce immediatamente nel vivo. I consoli sono sbarcati sulle coste africane con il loro poderoso esercito. Gli ambasciatori cartaginesi vanno in visita per trattare. I consoli li accolgono assisi su due altissimi podi e i cartaginesi gli si recano incontro passando in mezzo a due folte schiere di soldati armati di tutto punto. Gli ambasciatori punici, pur colpiti da siffatta manifestazione di potenza, ricordano ai romani che essi hanno già rispettato gli ordini decretati da Roma per rimediare alla violazione dei patti: hanno rinunciato ai loro predomini, alla loro flotta, a buona parte dei loro armamenti, hanno ceduto in ostaggio a Roma centinaia di adolescenti della loro nobiltà. Il decreto di Roma, dicono, è stato osservato. Non la pensano così i consoli romani: agli ambasciatori, nel precedente incontro in Sicilia, dicono, era stata rivelata solo una parte del decreto. Essi ora erano andati in Africa per rivelare la seconda parte: i Cartaginesi dovevano cedere tutte le loro armi! Pur lamentando le proprie necessità di difesa da altri nemici interni ed esterni, gli ambasciatori accettano di osservare anche il secondo ordine del decreto, che prima gli era ignoto. Centinaia

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di migliaia di armi e corazze vengono consegnate ai Romani e i Cartaginesi restano così del tutto indifesi. Dopo la consegna, i Cartaginesi sono persuasi di aver indotto i Romani al rispetto o alla pietà, ma questi hanno altro in serbo. Ai discendenti di Didone viene proclamata l’ultimo proditorio ordine del decreto di Roma: essi devono abbandonare la città e ricostruirla ad ottanta stadi (15 km ca.) di distanza. Ricevuta quest’atroce rivelazione, i Cartaginesi capiscono l’inganno, si disperano, piangono, urlano, si strappano i capelli, si lacerano le vesti e dilaniano il loro stesso corpo, suscitando sgomento e pietà negli stessi Romani. I Cartaginesi seppero dopo resistere ancora per qualche tempo all’assedio romano e ingaggiarono una disperata battaglia casa per casa, strada per strada per difendersi dall’attacco finale, che si concluse però con la definitiva distruzione della città. Perché riporto questa storia? Essa mi ricorda in qualche misura l’attuale situazione europea. Provate a sostituire la potenza di Roma con la potenza del potere finanziario mondiale. I due consoli romani con il duo Merkel e Sarkozy. E i poveri Cartaginesi con i paesi europei ai quali negli ultimi mesi sono richiesti durissimi sacrifici economici. Sempre nuovi, sempre più onerosi. Parlo della Grecia, della Spagna, dell’Irlanda, del Portogallo. E ovviamente dell’Italia. Cosa resterà dell’obbedienza ai decreti della finanza mondiale di cui sono solo semplici esecutori la Banca centrale europea e quel duo franco-tedesco felicemente ribattezzato Merkozy? Tutti ci assicurano che la stretta osservanza, i sacrifici sono l’unico modo per salvare “Cartagine”. Io penso invece che i politici italiani ed europei facciano invece bene a leggere e a rileggere Appiano.

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AL SOCI

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Carmine Mondola

carminemondola@hotmail.it

Le Aquile in continua Formazione

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i è tenuto sabato 5 novembre 2011 presso il Campus “Le Aquile”, all’interno dell’Istituto Vilfredo Pareto di Arco Felice e grazie alla Dirigente Scolastica che favorisce le nostre attività formative, l’ottavo corso di BLS-D. Lo stage ha riscosso molto interesse tra i Volontari delle sedi di “Le Aquile” della Campania, difatti erano presenti circa cento Volontari provenienti da Quarto, Casoria, Volturara Irpina, Mugnano, Bacoli, Pozzuoli, Napoli e i volontari delle nuove sedi di Sacco (Sa), Roccarainola e Sorbo Serpico (Av). Il corso ha avuto come Presidente il Dott. Prof. Ludovico Docimo Direttore XIa chirurgia S.U.N. Federico II, alla presentazione in video, come relatrice, la Dott. ssa Melania Cardaropoli, coaudivata nella dimostrazione pratica dal Dott. Matteo Brancaccio, ambedue collaboratori del Dott. Docimo presso la S.U.N. Ai volontari molto attenti la Dott.ssa Cardaropoli ha illustrato, con parole semplici, come comportarsi e cosa fare in caso di arresto cardiaco soffocamento o altro. Il Dott. Brancaccio ha eseguito le manovre sul simulatore, dimostrando praticamente le azioni da compiere in caso di necessità. Si è partito dalla spiegazione di come effettuare una chiamata di soccorso, come effettuare “la manovra di Heimlich”, per arrivare all’uso del defibrillatore semiautomatico (AED). Il corso è stato, come sempre coordinato, dal Dott. Nello Turco responsabile Sanitario “Le Aquile”. Presente anche il Presidente Nazionale Antonio Maggio, che con il Suo impegno fa sì che l’Associazione cresca sempre di più, e che ci ha comunicato di aver adottato uno slogan per l’organizzazione “Uniti si Vince”. “La Nostra Organizzazione conta circa trenta sedi in tutta Italia tutte operative” - dice Maggio con un pizzico di orgoglio

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- quelle del Nord Italia sono più tutelate dalle amministrazioni, noi qui al Sud dobbiamo combattere contro centomila problemi di varia natura, ma nonostante ciò, riusciamo sempre a dare il meglio ai cittadini quando necessita, per questo abbiamo coniato questo slogan essendo ormai risaputo che collaborando tutti uniti e compatti riusciamo a fare cose che ci sembravano impossibili. L’impegno dei Presidenti delle Varie Sedi fa sì che tutto ciò accada e noi siamo fieri di questo. Molte sedi non hanno neppure un veicolo per l’Associazione, ma agli incontri formativi non mancano mai, il percorso istruttivo della Nostra Associazione è continuo e spazia su svariati argomenti tutti finalizzati a tutelare sia il Volontario sia il Cittadino. La nostra Associazione vanta tante collaborazioni, tra le più importanti quella con la Scuola Militare Nunziatella, con cui cooperiamo al servizio d’ordine per la cerimonia del giuramento militare dei Cadetti in Piazza del Plebiscito a Napoli. Tra i Nostri Istruttori abbiamo la fortuna e l’onore di avere tanti giovani, seri e preparati professionisti, tra cui: la Dott.ssa Elisabetta Ferrara Psicoterapeuta che tratta le tematiche della Psicologia delle Emergenze, il Geologo Ferdinando Maria Musto e l’Ing. Pasquale Gerardo Musto che illustrano ai Volontari le problematiche sui dissesti statici e rischi idrogeologici, Il Geometra Addezio per L’antincendio, ed il Presidente delle Aquile di Casoria Geom. Umberto Simonetti istruttore Antincendio, soccorso con mezzi e tecniche speciali, il quale tende a rafforzare il senso di collaborazione tra i Volontari e a formare squadre affiatate oltre che tecnicamente preparate. La Nostra si può definire una “FAMIGLIA ALLARGATA” e vi confesso che ne vado fiero - conclude il Presidente Antonio Maggio!!!

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S AT I R

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CattiviK

Mentre un torrente d'acqua si abbatte sul resto del mondo i nostri due eroi protetti dalle possenti mura del manicomio criminale si fanno beffe di tutti quei cittadini che si affannano nel quotidiano vivere.

Cade la pioggia Pinotto: Hai visto che pioggia? Gianni: Siamo stati fortunati; con il sottosuolo gruviera che ci ritroviamo a NonCiRestaChePiangere mi sembra quasi un miracolo che non ci sia scappato anche da noi il morto! Pinotto: Sei il solito uccellaccio del malaugurio! Gianni: Io sono un pazzo - paranoico e la mia malattia è preoccuparmi per tutto, quindi sono giustificato se penso sempre a male. Mi domando però se a qualche amministratore è mai venuto in mente di svolgere un'indagine per monitorare tutte le grotte presenti al disotto del nostro territorio. Pinotto: Sicuramente sarà stata fatta, solo che è impossibile per il Comune mettere in sicurezza tutti gli edifici privati. Gianni: Ma per lo meno esisterà una banca dati con i possibili edifici a rischio? Forse bisognerebbe chiederlo al dirigente dell'urbanistica. Se smette di piovere mi vado a fare una passeggiata così controllo! Pinotto: Aspetta dove vai? Lasciagli per lo meno il tempo di arrivare e prendere confidenza con gli uffici! Si è insediato solo da qualche giorno. Gianni: Ma già dovrebbe conoscere la situazione visto che ha svolto lo stesso incarico con l'ex Sindaco PortoSfigaEMeNeVanto prima che l'amministrazione fosse sciolta dalla Commissione d'accesso. Anche in quel periodo c'era ComandoSempreIo che la faceva da padrone. In effetti questo è un ritorno al passato. Pinotto: Ma non dire eresie, questo è un tecnico, come tutti gli altri dirigenti scelti dal Sindaco per la loro comprovata esperienza e le loro doti manageriali. Gianni: Guarda è meglio non aprire quest'argomento, altrimenti ne parleremo per ore, tanto ormai la frittata è fatta. Hanno deciso di non cambiarli, speriamo solo che a breve bandiscano il concorso così la smettiamo di assumere sempre gli amici degli amici. Pinotto: Tu credi veramente che un concorso possa garantire la selezione dei migliori. Gianni: Almeno me lo auguro. Per il momento abbiamo solo dei tappabuchi provvisori nelle mani dei politici di turno.

Cari Gianni e Pinotto, non state a farvi tanti pensieri, i politici passano come la pioggia di questi giorni, a volte però restano tanto a lungo e c'è né una tale concentrazione che riescono a fare danni irreversibili. Mi rammarico per la vostra città colpita dall'immane sciagura di dover sopportare da tanti anni sempre la stessa acqua appantanata, ma alla fine della tempesta c'è sempre un raggio di sole, il problema è arrivarci alla fine, senza nemmeno l'ombrello.

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Maratoneti casoriani in Olanda e a Roma

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a maratona di Amsterdam partita dallo stadio olimpico costruito nel 1928 in occasione dei giochi olimpici, ha visto ai nastri di partenza due atleti casoriani Ernesto Almavera e Marco D’antò. Il percorso ha attraversato il centro della città, toccando i caratteristici mulini a vento, le rive del fiume Amstel attorno le famose case galleggianti, la zona dei musei Van Gogh Museum, i canali storici e attraverso il più grande parco pubblico dell’Olanda e’ terminata nello stesso punto di partenza dopo 42.197 km all’Olimpic Stadium. Il modo migliore per ammirare la graziosa capitale olandese lungo i bellissimi canali, e stata quella di correrla nei tempi previsti dai nostri stoici atleti ovvero in 4h,02min di D’antò alle 4h,15min di Ernesto Almavera. Nel contempo si e’ tenuta la corsa dei santi a Roma il 1° Novembre in partenza da piazza San Pietro, una gara competitiva di 10.5 km inserita nel calendario Fidal. Una giornata da vivere in famiglia e da correre insieme per vincere l’indifferenza. E’ stato questo un itinerario di pellegrinaggio per raggiungere di corsa i siti di culto a Roma con i sampietrini che rendono gli atleti dei gladiatori. Presenti alle ore 12.00 all’Angelus del Papa in piazza San Pietro e subito dopo al giro gratuito offerta dall’organizzazione della maratona di Roma cristiana a bordo dei CityBus panoramici. La comitiva casoriana era capeggiata da Antonio Pugliese, ormai romano d’adozione. La Redazione

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RUBR

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Amalia Vettoliere amypig@alice.it

Salva con nome I quattro brani della nostra play list: Rosalita – Bruce Springstein Poi sono arrivate Mary, Wendy, Candy. Ma Rosalita resterà sempre il suo primo grande successo. Gianna – Rino Gaetano La voglia di trasgredire e di vivere in “un mondo diverso, ma fatto di sesso”. Tutti gli anni 70 in un nome di donna . Epocale. Sunday Bloody Sunday – U2 La tragedia del sabato maledetto di Londonderry. Bono piange i 13 morti e gli U2 diventano star Roadhouse Blues – The Doors All’inizio Morrison canta come se fosse un istruttore di guida: “Tieni gli occhi sulla strada e metti le mani sul volante”. Poi si fa prendere dal blues, e addio consigli.

Ecco la top ten di questa settimana: 1 Someone like youAdele 6 La Notte Dei Desideri – Jovanotti 2 Without You (feat. Usher) – David Guetta 7 We Found Love – Rihanna 3 Moves Like Jagger (feat Christina Aguilera) – Maroon 5 8 E’ L’Amore Che Conta – Giorgia 4 Paradise – Coldplay 9 Benvenuto – Laura Pausini 5 I Won’t Let You Go – James Morrison 10 Man Down – Rihanna

LA KRIPTONITE NELLA BORSA Titolo originale: La kryptonite nella borsa Nazione: Italia Anno: 2011 Genere: Commedia Durata: 98’ Regia: Ivan Cotroneo Sito ufficiale: www.kryptoniteilfilm.it Cast: Valeria Golino, Luigi Catani, Cristiana Capotondi, Luca Zingaretti, Libero De Rienzo, Fabrizio Gifuni Produzione: Indigo Film, Rai Cinema Distribuzione: Lucky Red Data di uscita: 04 Novembre 2011 (cinema) Ivan Cotroneo, scrittore e adesso sceneggiatore e regista, pone al centro del racconto una famiglia molto stramba ed eterogenea, a cominciare da Peppino, con i cui profondissimi occhi azzurri e malinconici sono guardati tutti i grotteschi personaggi e i fatti di questa pellicola. Nell’asfittico panorama della cinematografia italiota nel quale veleggiano cinepanettoni e commediucole mediocri, si dà il benvenuto a questa commedia veramente fresca e fiabesca. In una Napoli del 1973 si snodano le vicende di questa famiglia che vive in un mondo “colorato e folle”, fatto di scantinati, collettivi femminili e storie di acidi lisergici. Il risultato è come dicevamo prima una ventata di freschezza. Gradevolmente e superbamente interpretato da un bravissimo Luca Zingaretti e da una superlativa Valeria Golino. Le invenzioni di questa commedia sono molto originali, la capacità di centrare con poche battute un conflitto generazionale, la colonna sonora bellissima che spazia da Dalidà, David Bowie e Peppino Di Capri e la consueta bellissima fotografia di Bigazzi, rendono gradevolissimo il risultato. Da non perdere. Domenica - 13 novembre 2011

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Periodico settimanale a diffusione gratuita Anno I n. 2 - 13 novembre 2011 Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. Rg 4925 del 28/09/2011 Direttore responsabile: Pasquale D’Anna direttore@ildomenicaledicasoria.it Caporedattore: Sonia Tabacco s.tabacco@ildomenicaledicasoria.it Redazione: Via G. Marconi, 80026 Casoria (NA) redazione@ildomenicaledicasoria.it Stampa: Tuccillo Arti Grafiche Via dell’Indipendenza,37 80021 Afragola (NA) graficatuccillo@libero.it Edito da: Associazione Culturale Kasauri Casoria (NA) associazionekasauri@libero.it Progetto grafico ed impaginazione: Sonia Tabacco Questo numero è stato chiuso in redazione Giovedi 10 novembre 2011

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