il giornale di Casoria Anno 1 - Numero 8

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Anno 1 - Numero 8 - Domenica 19 giugno 2011

Periodico di informazione dell’area a nord di Napoli - ilgiornaledicasoria@libero.it - Distribuzione gratuita

Ridateci lo Stadio ed il calcio La manifestazione dei “Boys Casoria!

Strade e piazze invase dai rifiuti: proteste e disagi dei cittadini.

Emergenza RIFIUTI!


EDITORIALE

Così è (se vi pare) Il punto della situazione. di Giuseppe Storti

E’ il titolo di una mirabile opera teatrale del grande Luigi Pirandello. L’autore affronta un tema a lui caro. L’inconoscibilità del reale, di cui ognuno dà una propria interpretazione, che in genere non coincide con quella degli altri. E’ quello che sta accadendo a Casoria nel periodo post elettorale. Il Sindaco Carfora è nella pienezza dei suoi poteri. Ma si aspetta ancora l’ufficialità perché la giunta e il consiglio entrino nella pienezza delle proprie funzioni. Quindi il Commissario Prefettizio è ancora presente e opera nel Palazzo di governo della città. Un ritardo nella proclamazione degli eletti dal popolo, che francamente ci sembra intollerabile. Già in tempi normali. Ancora di più nel contesto casoriano che tutti conoscono. Ecco: la politica sembra soffrire di questo male: l’inconoscibilità del reale. Purtroppo, il reale ovvero: la situazione in cui versa la quarta città della Campania è ben nota ai cittadini. Un Paese devastato dall’immondizia, dal degrado strutturale e morale, con uno smog ed un inquinamento ambientale da benzene, elettrosmog, amianto, da far impallidire la Cina del capitalismo rosso. Con un consistente aumento dei presidi sanitari per patologie oncologiche, di cui nessuno parla. Con un sottosuolo di cartapesta(il centro storico). Con un indice di verde attrezzato tra i più bassi d’Europa. Con il 92% del Territorio violentato da un’urbanistica disumana e

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crudele, che ha annichilito la mitica campagna casoriana. Qui Franco Rosi, autore di un film cult: “le mani sulla città” che denunciava il sacco edilizio della Napoli di Achille Lauro, troverebbe materia in abbondanza, per una riedizione riveduta e corretta della sua opera cinematografica. Con strade disastrate, che se vai a Nassyria(Iraq), ne trovi di migliori. Perché lì ci hanno pensato i nostri soldati a rifarle. Qui ad ogni voragine che si apre: uno “sputo” di bitume e via. Con scuole “sgarrupate”. Con servizi sociali inesistenti. Una macchina comunale arcaica e non al passo dei tempi (non per colpa dei dipendenti). Una società che si occupa di rifiuti (Casoriambiente), che è partecipata al 100% dal Comune che costa molto alle tasche dei cittadini. Con decine di scheletri industriali che si ergono “sinistri” nel cuore della città, mai riconvertiti a favore

della popolazione. Anzi mai bonificati dai veleni ivi sepolti. La bonifica dell’ex Rodiatoce è stata realizzata solo grazie alla triade prefettizia che ha governato Casoria fino al 2008. Tante piccole Bagnoli, che stanno lì a simboleggiare il fallimento di una politica politicante sempre e solo intenta a litigare per i propri interessi, piuttosto che a concorrere al bene comune. Con tanti giovani: il 2% della popola-

zione, uno degli indici più alti dell’intera provincia di Napoli. Senza futuro se non quello di precario negli ipermercati che affollano la strada degli “americani. Altra “perla” della politica locale. Senza un cinema cittadino. Con una biblioteca che aspetta ancora di essere tale, ma che ha già ha quattro dipendenti. Senza strutture socio-aggregative. Con il glorioso Stadio San Mauro chiuso da anni. Con il PalaCasoria svenduto ai privati. Con una criminalità predatoria incalzante, nonostante gli encomiabili sforzi dei pochi effettivi delle Forze dell’ordine. Con un’illegalità legalizzata dall’assenza di prevenzione e controlli sulle strade cittadine. Casco, cintura di sicurezza, norme del codice della strada: tutti consigli, mai obblighi condivisi, ma soprattutto rispettati. Insomma una città di centomila abitanti: anzi due città in una(Arpino), che somiglia ad una nostrana striscia di Gaza. Dove, quando esci la mattina, ti fai il segno di croce, sperando di tornare a casa: sano e salvo. Sì perché oltre agli incontri con brutti ceffi, il peggio che possa capitare è quello di finire se in auto, in una buca, e se a piedi, di rompersi l’osso del collo sulle pericolosissime strade cittadine. Con un contenzioso per sinistri automobilistici e pedonali che svuota le casse comunali. Con un bilancio decisamente in rosso causa anche recentissimi e gravosi decreti ingiuntivi. Per non parlare poi del mancato gettito derivante dallo scarso recupero dell’evasione fiscale dei tributi locali. Con una mentalità nella gestione della cosa pubblica che lascia esterrefatti. Già, riforma della macchina comunale: sempre decantata ma mai realizzata. Ecco questo

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EDITORIALE è il “reale” che ben conosciamo. Tralasciamo ovviamente il capitolo delle trattative per la formazione della nuova giunta che vanno avanti secondo i tempi della politica che non corrispondono ai tempi e alle esigenze della città. Ma le colpe non sono tutte della politica. La classe politica è lo specchio riflesso della società civile. E’ come nel mito della caverna del filosofo Platone. Il vero politico, secondo Platone, non ama il comando ed il potere, ma usa comando e potere come servizio per attuare il bene. Insomma l’esatto contrario di quello che è stata la politica locale. Ora sembrerebbe, dai dati registrati nella recente consultazione referendaria, che la società civile, abbia riconquistato un proprio e autonomo ruolo. Un ruolo di controllo, di denuncia, di protesta che va incanalata nei normali strumenti di democrazia partecipativa. I cittadini aspettano la nuova giunta Carfora e il nuovo Consiglio comunale che quanto prima devono mettersi al lavoro per affrontare e risolvere le eterne emergenze della nostra città. Prima fra tutte quella dei rifiuti. Il recente allarme lanciato dallo scienziato napoletano Antonio Giordano sulla interdipendenza tra tumori e rifiuti, desta un profondo allarme tra la popolazione. Quarantamila nuovi casi di tumore ogni anno si registrano in Campania. Tutto ciò senza che ci sia un registro regionale sui tumori. Il DNA dei napoletani- secondo Giordano- negli ultimi anni sarebbe diventato un colabrodo. Questo è il reale: questa la realtà delle nostre città.

I CASORIANI disertano il mare e vanno ai seggi Referendum: anche Casoria ha un grande “quorum”. di Antonella Storti

Il vento soffia ancora. La direzione è quella decisamente contraria al Governo e ai partiti tradizionali. Dopo 15 anni l’istituto referendario riprende vigore e smalto. Un istituto di democrazia diretta quello previsto dall’articolo 75 della Costituzione repubblicana. Consente ai cittadini di esprimere, senza intermediari, la propria volontà in ordine ad un tema oggetto di discussione. Ovvero i cittadini possono decidere di abrogare una norma di legge o parte di essa, oppure consentire alla stessa di continuare ad esistere nell’ordinamento giuridico. E’ proprio cio’ che hanno fatto i cittadini casoriani che in una percentuale di poco superiore al 52% degli aventi diritto al voto, si sono recati alle urne facendo prevalere in maniera “bulgara” il proprio parere in ordine ai quattro quesiti referendari. La percentuale dei sì all’abrogazione delle norme o di parte di esse che prevedevano la privatizzazione dei servizi idrici, e la percentuale di utile per le aziende affidatarie, la possibilità di aprire centrali nucleari in Italia, e dulcis in fundo, quella a cui più teneva il Cavalier Berlusconi: ovvero la norma

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sul legittimo impedimento, che consentiva al Premier una sorta di scudo istituzionale, motivato cioè da impegni connessi alla funzione di Presidente del Consiglio, che determinava il rinvio dei processi in cui era coinvolto ad udienza successiva. Ebbene su questi quattro quesiti il corpo elettorale casoriano con una percentuale che ha sfiorato il 98% ha detto sì, per dire no! A nulla sono valsi quindi gli inviti a disertare le urne, rivolti a più riprese dallo stesso Premier Berlusconi e dal leader della Lega Bossi. Anche l’elettorato più fidelizzato del centro destra si è recato alle urne votando in maniera contraria alle indicazioni dei propri leaders di partito. Da qui a dire pero’ che da questi risultati ne esce vincitore il centrosinistra sembra un azzardo. Infatti, occorre ricordare che solo L’Italia dei Valori come partito politico strutturato si è prodigato per la raccolta delle firme utili a consentire il voto. La vittoria del voto referendario, e soprattutto del raggiungimento del quorum del 50% + 1 è stata voluta dai movimenti civici e dai cittadini comuni, Con il determinante contributo della Chiesa cattolica.. Anche se è chiaro che adesso tutti i partiti che avversano la coalizione di centro destra, in primis il Partito democratico, si affannano a mettere il cappello sopra questa vittoria. Qualcosa sta cambiando nel Paese: questo è chiaro. C’è un moto di indignazione che percorre l’intera Europa che si concentra contro i partiti tradizionali, determinato dalla grave crisi economica che scuote il Vecchio Continente, ma come ha ricordato il Prof. De Rita, Presidente del Censis: Istituto di Ricerca socio- economico, senza la politica e i partiti non si governa. La crisi economica e il pessimo spettacolo offerto da una politica chiusa a riccio nei propri privilegi, e nei propri scandali, che per dirla con Gramsci: ha perso la connessione sentimentale con il popolo vero ed unico detentore della sovranità, sono stati gli elementi che hanno mobilitato gli elettori. Una vittoria delle grandi reti di democrazia digitale: i social network, i cellulari di nuova generazione. In altri termini tutti quegli strumenti che la moderna Scienza delle Comunicazioni definisce i news media. Una vittoria dei cittadini contro la disinformazione della Rai, che solo grazie al richiamo del Presidente della Repubblica Napolitano, ha mandato in onda, ad orari impossibili gli spot informativi sui referendum, venendo meno, quindi alla sua “mission” di servizio pubblico. Quattro sì per dire no alla politica che è distinta e distante dagli interessi e dagli umori del popolo italiano.

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IL CASO

Benvenuti all’INFERNO!

Strade e piazze invase dai rifiuti: proteste e disagi dei cittadini. di Daniela Devecchi.

Ancora non s’ arresta a Casoria, l’ emergenza rifiuti che da anni mette in ginocchio il comune e molti altri del napoletano. Pochi giorni fa, alcuni addetti della ditta casoria ambiente per protesta a causa della mancata raccolta di spazzatura e la priorità data per il

servizio ad altri comuni del Nolano, hanno bloccato l’ impianto di Tufino, e impedito l’ ingresso e l’ uscita di altri camion, stracolmi di monnezza, provenienti da cittadine limitrofe. Mentre scriviamo centinaia di tonnellate di immondizia ricoprono le stra-

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de cittadine. Si salvano solo i quartieri dove è già partita la raccolta differenziata porta a porta, con il prelievo della frazione umida a giorni prestabiliti. In questi quartieri i contenitori sono stati eliminati, per cui le strade sono sgombre dal pattume. La differenziata doveva essere estesa a tutta la città, ma la crisi politica della Giunta Ferrara e le elezioni anticipate, hanno determinato lo stop al piano. In particolare fuori ai grossi condomini ci sono vere e proprie discariche, che con l’aumento delle temperature provocano fastidiose allergie. La gente è impaurita, teme ripercussioni sulla salute. Nel comune l’ argomento è ricorrente. E da più parti non si fa che subire l’orrendo scenario di sacchi neri, insetti, ratti e puzza. Disperazione e rassegnazione da parte dei residenti. Pochi giorni fa, alcuni abitanti della centralissima piazza San Paolo, hanno rovesciato a terra molti bidoni stracolmi di spazzatura, sperando che qualcuno al più presto venisse a raccoglierla e paralizzando la strada per diverse ore. Le manifestazioni di protesta di cittadini esausti si ripetono, ormai senza più scalpore, giorno dopo giorno. Alcune strade da passeggio sono diventate dei veri e propri tabù per anziani e bambini. La pioggia delle ultime ore ha reso la situazione ancora più difficile. A causa dell’acqua i sacchetti sono diventati poltiglia e il manto stradale è ancora più scivoloso. Difficoltoso camminare in auto, ancora più difficile a piedi o, per le mamme, con l’ abituale passeggino. Uno scenario sicuramente d’ altri tempi, cui più nessuno ha più voglia di assistere. Ma come la consueta arte di arrangiarsi dei napoletani,

casoriani in questo caso, c’è tutt’oggi il “rovescio della medaglia”. Così nonostante le lotte, le proteste e gli scarichi di spazzatura per strada, c’è ancora chi beffeggia della situazione, guardando il quadro ironicamente nell’attesa che “si smuova qualcosa”. Come Gennaro, storico residente di Via Cavour, il quale dice di essere ormai abituato a vedere donne che frugano ogni mattina per gli involucri in cerca della suppellettile per la casa. O Giovanna che, invece di sentire la puzza che viene dalla strada, adorna la sua casa di fiori solo per sentire i profumi della natura “quella vera” come dichiara. Più bizzarro Luigi che, fregandosene di rifiuti e puzza, continua a vendere gelati col carrellino, girando tutta la città. “Comunque fa caldo- afferma ironico- e con la spazzatura comunque il gelato nel mio furgoncino non cambia di sapore”.

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PA N O R A M A CA M PA N O

NEWS DAL CONSIGLIO REGIONALE a cura della Redazione

SANITA’, APPROVATA PROPOSTA DI LEGGE CHE RIPRISTINA ORARI E TURNI FARMACIE Nella seduta del 14 giugno, il Consiglio Regionale della Campania, presieduto da Paolo Romano, ha, approvato all’unanimità la proposta di legge “bipartisan” che ripristina gli orari e i turni delle farmacie (che erano stati aboliti con una norma inserita nella legge regionale 15/2010). Nell’ambito della proposta di legge, è stato approvato all’unanimità un emendamento proposto dal presidente della Commissione sanità, Michele Schiano di Visconti (PdL) che prevede: “al fine di garantire il pubblico servizio, in casi di necessità e di urgenza, per comprovati eccezionali motivi, la Giunta regionale, sentiti il Comune e l’Ordine provinciale dei farmacisti di competenza, autorizza il trasferimento dei locali di una farmacia anche al di fuori, purchè nelle immediate adiacenze, del perimetro della sede per la quale fu concessa l’autorizzazione”. Soddisfazione per l’approvazione della legge e dell’emendamento è stata espressa dai due esponenti del PdL per i quali “il ripristino degli orari e dei turni delle farmacie costituisce una risposta efficace e concreta alle problematiche che erano sorte su diversi territori a seguito della liberalizzazione del servizio e va incontro alle esigenze di un soddisfacente servizio farmaceutico a beneficio dei cittadini anche attraverso la possibilità di localizzare le farmacie in luoghi più adeguati al soddisfacimento degli utenti”.

CRISI FINCANTIERI: DIBATTITO IN CONSIGLIO REGIONALE La vicenda della crisi di Fincantieri è stata al centro del dibattito in Consiglio regionale della Campania, presieduto da Paolo Romano, con l’intervento del Presidente della Regione Cam-

pania, Stefano Caldoro, di diversi consiglieri regionali e l’approvazione, a maggioranza (si sono astenuti i consiglieri dei Popolari per il Sud, Ugo De Flaviis e Sandra Lonardo, “perchè – ha spiegato il capogruppo - la vicenda Fincantieri è il simbolo della grave disattenzione del Governo nazionale rispetto alle problematiche del nostro territorio”) di un Ordine del Giorno, promosso, inizialmente, dai consiglieri Luciano Schifone e Domenico De Siano, e, successivamente, arricchito a seguito del dibattito consiliare e firmato dai capigruppo consiliari, che ribadisce l’importanza strategica del cantiere navale di Castellammare di Stabia nel panorama del sistema produttivo regionale. L’ordine del giorno chiede al Governo nazionale il varo di un piano di commesse, a partire dall’assegnazione dei due pattugliatori già annunciati e un pacchetto di incentivi per spingere gli armatori privati a costruire navi in Italia; impegna la Giunta Regionale, nel quadro delle infrastrutture necessarie, a concorrere al finanziamento del bacino di costruzione funzionale a garantire la continuità per la costruzione delle navi oggetto delle nuove commesse; prevede un adeguato piano di investimenti in ricerca e formazione per aumentare la competitività del cantiere stabiese; impegna il Presidente della Giunta regionale a sostenere nelle sedi competenti il varo di misure europee per avviare il cd. Processo di rottamazione delle navi, a richiedere la convocazione del tavolo nazionale preannunciato dal Ministro per lo Sviluppo Economico Paolo Romani e a predisporre ogni provvedimento utile ad assicurare con tempestività, attraverso gli ammortizzatori sociali, il sostegno ai lavoratori e alle famiglie. Nel suo intervento, il presidente Caldoro ha ricordato che “Fincantieri è una delle unità prevalenti, dopo la Fiat e l’Alenia è l’azienda più forte, se consideriamo tutto l’indotto che copre l’intera area, c’è anche il tema di una grande storia, tradizione, della cantieristica meridionale che ha visto Fincantieri essere un’eccellenza europea e mondiale” – ha sottolineato il presidente Caldoro evidenziando che “dobbiamo confrontarci su come affrontare, come Paese e come Europa, il tema della crisi del settore che vive un doppio fattore: il primo è il crollo delle commesse che si aggira intorno al 50%; il secondo fattore di crisi è legato alle condizioni di mercato”. Per Caldoro “vanno intraprese iniziative europee, iniziative nazionali e di carattere locale per intervenire su questi fattori di crisi, mettendo in campo diver-

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se misure di sostegno, a cominciare dalla misura europea attualmente in essere che prevede un aiuto agli armatori per la costruzione delle navi, e le politiche degli incentivi, di agevolazione fiscale contributi sul lavoro, sul prodotto, tante iniziative che possono essere messe in campo, sulla parte di incentivi o di aree sostenute dal punto di vista della competitività e del sostegno economico. Questa è una questione nazionale – ha sottolineato il governatore della Campania - non locale e richiede un mix di intervento nazionale e regionale”. “Il mercato c’e’ - ha detto Caldoro - e, anche se non posso scendere nei particolari, stiamo riscontrando una disponbilita’ reale di commesse potenziali a patto che si verifichino determinate condizioni. Ci stiamo attivando, inoltre, anche per rafforzare la commessa pubblica con la Difesa per andare al di là dei due pattugliatori già previsti”. Caldoro ha parlato anche di un piano di ammodernamento e di rilancio che passi attraverso la realizzazione del bacino, ma – ha evidenziato - ogni investimento pubblico - ha ricordato - oggi non può prescindere dal rapporto costi-benefici”. Infine Caldoro ha riferito del colloquio avuto ieri con il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sulla vertenza: “Il Presidente è preoccupato per le sorti di un cantiere di grande tradizione per Castellammare e tutto il Mezzogiorno. Il suo interesse per la vicenda - ha concluso - ci sarà di grande sostegno”.

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ARPINO

Vent’anni di successi per la Fondazione “Giovanni Iodice-Muntagniello” Giovani arpinesi: futuri talenti, futura classe dirigente. di Sara Mottola Lo scorso venerdì, 10 giugno 2011, ore 16:30, si è svolta, come di consueto, la manifestazione scolastica di fine anno, indetta dalla Fondazione Giovanni Iodice- Muntagniello, nell’auditorium della parrocchia Maria SS. Delle Grazie, sita in via Naz. Delle Puglie- Arpino Casoria. Hanno partecipato tutte le scuole di Arpino: 4° Circolo didattico, Ist. Paritario “Fiumarelli”, Ist. Paritario “Montessori”, S.M.S. “N. Cortese” e la S.M.S. “G. Puccini”. La cerimonia ha previsto l’assegnazione di borse di studio CAR.IO. s.r.l. ai ragazzi più meritevoli , giunta alla sua XVII edizione e la premiazione dei vincitori al “Concorso letterario Teresina Iorio”, giunto alla XII edizione. La manifestazione è cominciata con elogi e ringraziamenti elargiti dal Prof. Palladino nei riguardi del Presidente della Fondazione, l’ingenere Pasquale Iodice, ideatore di questo grandioso progetto, cominciato vent’anni fa e destinato ad avere sempre un enorme successo, con delle ricadute altrettanto positive nell’intera area di Arpino. Queste le testuali parole del prof. Palladino: “imprenditore lungimirante, merita il nostro applauso e rispetto per aver messo a disposizione del territorio le sue risorse economiche, per aver creduto nei giovani, nelle loro capacità, nei loro ideali, in quanto saranno il nostro futuro”. Poi la parola passa all’ingegnere Iodice che, in prima battuta, ringrazia il prof. Palladino, i docenti e tutte le autorità scolastiche, civili, politiche, militari e religiose, ivi presenti. Dice l’ingegnere: “Vent’anni fa, quando abbiamo iniziato questo progetto, senza immaginare di conseguire il successo avuto, il nostro obbiettivo era valorizzare il territorio, a partire dalla cultura. Questo significa mettere a disposizione dei nostri giovani premi per incentivarli, motivarli e contribuire allo sviluppo del territorio”. L’ingegnere conclude il suo discorso, auspicando da un lato, la continua presenza delle istituzioni accanto ai giovani, in quanto la loro presenza è determinante nel seguire e motivare le nuove generazioni, dall’altro una continuazione e un ampliamento del percorso iniziato vent’anni fa, affinché l’intero territorio possa trarre benefici e contribuirne allo sviluppo economico e sociale. Presente anche il neo-sindaco, dottor Vincenzo Carfora,il quale con la sua presenza

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ha dimostrato vicinanza all’intero territorio di Arpino. Momento emozionante e toccante è stato quando i ragazzi, dirigenti scolatici e le autorità pubbliche sono stati invitati a salire sul palco per intonare, insieme al pubblico, l’inno italiano, sventolando all’unanimità le bandiere tricolore. Per un momento, tutti ci siamo sentiti orgogliosi di essere italiani. Un sentimento struggente di sano patriottismo ha investito la sala gremita di persone. L’intera manifestazione è stata poi allietata dall’esibizione degli alunni delle scuole arpinesi, i quali con danze e saggi, hanno voluto lanciare alla platea degli adulti messaggi profondi. I primi sono stati gli alunni dell’istituto paritario “Montessori” che hanno offerto un divertente balletto sulle note dell’inno di Mameli, appunto per celebrare i 150 anni dell’Unità di Italia. Stessa tematica per l’esibizione degli alunni del 4° Circolo Didattico. Poi è stata la volta dell’istituto “Fiumarelli”, i cui alunni hanno lanciato il messaggio stupendo della libertà, diritto fondamentale e

inalienabile dell’individuo. Infine si sono esibite le altre due scuole medie, con altrettanti canti e danze. La cerimonia si è conclusa con l’assegnazione delle succitate borse di studio per i più meritevoli e la premiazione per i vincitori del concorso letterario “Teresina Iorio”.Un ringraziamento speciale è stato rivolto al parroco Padre Marcello che ha messo a disposizione l’auditorium della parrocchia, consentendo la realizzazione di questa importante manifestazione nel territorio arpinese.

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T ER Z A PAG I N A

Il Cardinale Sisto Riario Sforza

La grande umanità e lo zelo pastorale del Cardinale nel tormentato periodo del risorgimento. di Pasquale Di Petta

Il cardinale Sisto Riario Sforza è stato una delle figure più illustri della Chiesa Napoletana. Discendente della gloriosa e nobile famiglia Riario Sforza, che ha dato alla storia condottieri, eroi, cardinali e musicisti, nacque a Napoli il 5 dicembre 1810. Il padre, duca Giovanni, discendeva dai Riario di origine normanna e dagli Sforza di Milano. La madre, Maria Gaetana, discendeva dai principi Cattaneo di origine Genovese. Egli era dotato di grandi doti intellettuali. All’età di quindici anni ricevette la tonsura e gli Ordini Minori dalle mani del cardinale Luigi Rufo. Studiò a Roma presso il Seminario Romano e nel 1833 a 23 anni fu ordinato sacerdote a Napoli dall’arcivescovo cardinale Filippo XVI. Papa Gregorio XVI nutrì molta ammirazione per lui. Gli affidò delicate missioni apostoliche e lo nominò anche suo segretario particolare. Per le sue eccellenti qualità di mente e di cuore fu inviato come Legato Pontificio a Parigi. Aveva solo 34 anni quando dal cardinale Mario Mattei venne consacrato Vescovo nel 1845 ed inviato ad Aversa,

dove rimase solo sei mesi perché passò alla sede arcivescovile di Napoli e nel gennaio 1846 fu nominato Cardinale, titolo che gli spettava di diritto perché Napoli era la capitale del Regno delle Due Sicilie. Lavorò moltissimo per la vasta Archidiocesi di Napoli. Purtroppo, si trovò a vivere nel turbinoso periodo di grandi avvenimenti politici, come l’avvento dell’unità d’Italia e la confisca dei beni ecclesiastici da parte dello Stato. Egli curò soprattutto il bene delle anime e gl’interessi della Chiesa. Fu un grande sacerdote e mai si atteggiò a politico. Ciò si evince dalle sue lettere pastorali di quei giorni convulsi del 1848. Accolse nel Regno di Napoli il pontefice Pio IX in fuga da Roma. Gli fu molto vicino nella dimora di Gaeta e poi di Portici e di Napoli. Dopo l’entrata di Garibaldi a Napoli nel 1860, rifiutò di riconoscere il nuovo regime politico e l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Piemonte e fu mandato in esilio a Marsiglia. Poi si rifugiò presso i parenti ad Hyres. Tornò a Roma e raggiunse Napoli, ma fu di nuovo cacciato con la forza. Rimase in esilio tra Roma e Terracina da dove continuò la sua opera pastorale e di difesa della Chiesa con numerose pubblicazioni soprattutto per contrastare la stampa anticlericale e liberale. Non solo fu contrastato dai nemici della Chiesa, ma anche dalla religiosa, Enrichetta Caracciolo, dei principi Forino, che, abbandonata la vita monacale, pubblicò un libretto denigratorio dal titolo “I misteri del chiostro napoletano”. Il 6.12.1866 tornò a Napoli dove ancora per circa 10 anni governò questa vasta ed importante Diocesi. Realizzò un seminario centrale per i chierici ed i

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sacerdoti delle province del Regno che fu inaugurato nel 1876 con il titolo “Ospizio di Maria” ed una casa di riposo per sacerdoti ed anziani. Durante il suo lungo episcopato a Napoi ci furono tre eruzioni del Vesuvio e quattro epidemie di colera che colpirono duramente la popolazione. Il cardinale Sisto Riario Sforza fu sempre al fianco dei più miseri, dei più bisognosi, dei malati, dei poveri. Egli si aggirava nei vicoli e nei bassi per portare il suo aiuto e la sua solidarietà. Durante l’eruzione del Vesuvio del 1861 mise a disposizione degli sfollati il Palazzo Arcivescovile di Torre del Greco. Consumò tutti i suoi beni per soccorrere la povera gente e contrasse anche un debito di 12.000 ducati che poi gli furono condonati per l’alta missione cui quei soldi erano stati destinati. Il sommo pontefice Pio IX lo indicò come l’angelo della Chiesa napoletana e l’Episcopato italiano lo denominò il Borromeo di Napoli. Nell’archidiocesi di Napoli incrementò il numero delle parrocchie, favorì l’istituzione di nuovi istituti ed ordini religiosi. Per quanto riguarda Casoria, egli si accostò paternamente alla Serva di Dio, Maria Luigia Velotti, per accertarsi personalmente se corrispondeva a verità quanto si diceva circa le sue virtù. Andò a farle visita nel Ritiro di Capodimonte e rimase colpito dal carisma della religiosa. Così decise di guidarla saggiamente per le vie del bene e le diede anche molti consigli per la fondazione del suo Istituto delle Adoratrici della Croce. Morì a Napoli nel 1877, tra il pianto del suo popolo devoto. Il suo corpo fu inumato inizialmente nella chiesa del cimitero di Santa Maria del Pianto di Napoli. Con lui, la Chiesa di Napoli assurse a grandi splendori. Dopo cinquant’anni dalla sua morte, il cardinale Alessio Ascalesi, accogliendo il voto di tutto il clero e di tutto il laicato, il 20 aprile 1927, fece fare la deposizione canonica della sua salma nella chiesa dei SS. Apostoli, dove Riario Sforza oggi riposa. L’11 maggio dello stesso anno l’Ascalesi avviò il processo canonico per il riconoscimento delle sue virtù eroiche.

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CASORIA NELLA STORIA

Casoria città fedelissima I festeggiamenti sacri e profani per il re di Spagna Carlo II, nel 1678. di Giuseppe Pesce

Nell’Archivio storico di San Mauro, accanto all’interessante anagrafe parrocchiale, si incontrano una lunga serie di “carte” che raccolgono notizie di ogni genere. È il caso di un vecchio “Libro di memoria” cominciato nel 1660 da don Cuomo Russo, cappellano dell’omonima famiglia. Nel volume, don Cuomo segnava quotidianamente le messe che celebrava nella cappella della chiesa dedicata a San Rocco (l’ultima a destra), di cui erano patroni i Russo, che ne pagavano il ricco “beneficio”; ovvero, il compenso di don Cuomo. Tra le centinaia di messe si trovano annotate diverse notizie di vario genere: testamenti, conti, pagamenti. Ma anche qualche avvenimento dell’epoca, così com’era stato vissuto dai Casoriani. Sul retro del foglio 142, al margine destro della pagina, si trova annotato: «D. Carlo II Rè della Spagna fù acclamato in Napoli a 22 8bre 1665 e dal d.o giorno principiò esso a regnare». Si tratta di una

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semplice registrazione del passaggio infatti, Casoria si era riscattata dal giogo del regno a Carlo II d’Asburgo (1661- feudale aggregandosi al Demanio Regio, 1700), unico figlio maschio sopravvis- sottoponendosi dunque al governo del suto di Filippo IV, che aveva appena Re che garantiva una più equa giustizia quattro anni. e li esentava da determinate tasse. Gli Accanto, si legge una notizia più inte- eredi della famiglia Di Sangro, antichi ressante, riguardo la riconquista di Mes- feudatari del paese, continuavano però sina, che era caduta in mano ai France- a rivendicare delle pretese; e contro di si: «Nel mese di Gennaio 1678 dal nostro loro, i Casoriani non avevano altra speRe Monarcha D. Carlo II si ricomperò la ranza che appellarsi al re e al vicerè. A Città di Messina, e nella città di Napoli queste circostanze, si riconduce certasi ferno gran festini, e salve Reali, e ritro- mente l’adesione tanto accesa (musica, vandosi allora Sindico di Casoria il Sig. fuochi, messe) dei Casoriani al partito Sigismondo Russo, e fece ancora una gran filo-spagnolo. Carlo II, infatti, non fu un festa per tutto Casoria con musica, spari di grande re. Fu anzi un monarca malaticmortaretti, lumi; per tre sere [fu] cantata cio e assente, che lasciò governare i suoi la messa in S. Mauro ministri. Il Vicereame in rendimento di grafu amministrato nella solita ambiguità, tra zia, cantato il Te Deum abusi e piccoli margini laudamus, e buttati dedi autonomia. E Nanari per tutta la strada pubblica di Casoria, e poli non conobbe mai comprato un quadro del il re-bambino ritratto nostro Rè Carlo II». nel 1668 sulla fontana Questi curiosi festegdi piazza Monteoliveto, giamenti, che mischiache rimase sempre in no sacro e profano, Spagna. Alla sua mortestimoniano la fedelte, contornata da oscure tà dei Casoriani alla maledizioni, nel 1700 corona spagnola, che si estinse la famiglia rappresentava l’unica D’Asburgo di Spagna, garanzia contro l’op- La statua di Carlo II d’Asburgo innescando una guerra pressione dei prepo- in cima alla fontana di Piazza di successione che cointenti baroni. Nel 1631, Monteoliveto, a Napoli. volse mezza Europa.

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SPORT

Un solo grido: rivogliamo lo STADIO ed il CALCIO a Casoria! Organizzata dai “Boys Casoria” un corteo pacifico per la rinascita dei colori viola e dello stadio San Mauro. di Francesco Scalamogna Lo scorso 10 Giugno ha sfilato pacificamente per le strade della nostra città un corteo a favore della riapertura dello stadio San Mauro e della rinascita della nostra squadra di calcio. L’evento è stato organizzato dagli “Ultras Boys Casoria” nella figura del suo presidente Alessandro Gargiulo e del coordinatore Giuseppe Iavarone. Tale gruppo conta ad oggi un centinaio di iscritti, destinati ad aumentare a seguito di tale evento, e nasce nel Settembre 2010 col proposito di sottoporre all’attenzione delle istituzioni e degli imprenditori locali lo stato di degrado in cui versa il nostro stadio, chiuso da tredici anni, e l’importanza di una squadra di calcio che possa dare, attraverso i valori insegnati nello sport, una nuova

prospettiva di vita per i nostri ragazzi, sovente attirati da sirene per nulla etiche. I Boys, gli appassionati sportivi ma anche semplici curiosi e nostalgici dei colori viola si sono radunati alle ore 18 dinanzi alla villa comunale e hanno proseguito il loro corteo pacifico intonando cori e creando suggestive coreografie viola con fumogeni, coriandoli, bandiere e maglie. A sostegno dell’iniziativa si sono aggregati anche il Club Casoria “Bruno Tintori”; il Club Casoria “Folle amore rione a ret a terr”; il Club Casoria “Viola 80”. Il corteo si è mosso per via Pio XII, via Marconi, corso Principe di Piemonte. Giunti davanti allo stadio i manifestanti hanno fatto una piccola sosta inscenando simbolicamente il loro ingresso nell’impianto aprendo l’ingresso principale. Il corteo si è raccolto infine in piazza Cirillo davanti al Municipio, ove è stato invocato a gran voce il nome del neo sindaco

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Vincenzo Carfora, il quale ha ricevuto verso le ore 20 una piccola delegazione di otto rappresentanti. Esiste già un progetto che prevede come obiettivo primario l’iscrizione della squadra viola al prossimo campionato di Promozione, attraverso l’acquisizione di un titolo sportivo. Tra gli ideatori del progetto, già visionato con approvazione dallo storico presidente Bruno Tintori, Mauro Russo, Enzo Sollitto e Carmine Calvanese, persone esperte di calcio che hanno deciso di ridare vita ad una formazione che in passato ha anche disputato campionati di serie C, negli anni 80’, e che vanta un bacino d’utenza fra i più vasti della regione. Data l’indisponibilità attuale dello stadio San Mauro, per cui sono stati già stanziati per il restyling fondi pari a seicentomila euro, l’idea è di far disputare gli incontri casalinghi in un impianto non lontano dalla città con la speranza di poter al più presto tornare a giocare tra le mura amiche. La notizia del ritorno dei viola ha risvegliato l’entusiasmo dei tifosi in città, di cui si sta parlando diffusamente nei bar e nei posti d’incontro. Vent’anni di assenza del calcio a Casoria sono davvero troppi per la quarta città della Campania. Gli imprenditori aspettavano una risposta dalla gente sulla rinascita del calcio a Casoria, si può dire con certezza che la prima partita è stata vinta dai sostenitori viola.

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AT T U A L I TÀ

L’importanza di chiamarsi LUDOVICO La ricorrenza di Padre Ludovico. di Margherita De Rosa Il 17 giugno non è una giornata come le altre per i devoti del beato Ludovico da Casoria, infatti in questa data cade la ricorrenza del giorno in cui Arcangelo Palmentieri prese il nome di Ludovico, abbracciando per sempre quella che fu la strada che per primo percorse san Francesco. In memoria di questo evento, la congregazione delle Suore Elisabettine Bigie ha invitato quanti del Beato portano il nome a partecipare ad una solenne concelebrazione, finalizzata a ravvivare la memoria di padre Ludovico e, nel contempo, a recuperare quell’identità e quella storia che sono rappresentate dal potersi fregiare di un nome così importante per la città di Casoria. Una festa, dunque, per tutti i Ludovico, che, aldilà dello scopo immediato, nelle intenzioni degli organizzatori, si propone di rivalutare e rinnovare la memoria di un Beato, che fu l’incarnazio-

ne della carità. Con ogni probabilità, ciò che padre Ludovico rappresentò nel suo tempo appare oggi anacronistico ed insignificante, poiché ben altri sono i valori, o i disvalori, che alimentano la cultura contemporanea. Ludovico, animato da un spirito eroico di dedizione al prossimo in generale ed in particolare agli ultimi, fece dono della sua esistenza, della sue energie, di ogni sua risorsa per poter essere compagno di viaggio di chi percorreva le strade più accidentate: poveri, emarginati, derelitti furono i suoi più diretti interlocutori e non attese che questi gli tendessero la mano per riceverne soccorso, bensì fu egli stesso a raggiungerli, nei luoghi più lontani, come in quell’Africa in cui tanto realizzò per gli amatissimi “moretti”: oggi, invece, si fa del tutto per mettere fuori dal nostro territorio quanti vi giungono per necessità, paura, speranza… certo, non si può fare del propria nazione la terra di tutti, ma spalancare il proprio cuore per un buon cristiano è d’obbligo, eppure… Ludovico, con ogni mezzo a sua disposizione e con un’incrollabile fiducia nella Provvidenza divina, riusciva a procurarsi il cibo per cin-

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quemila poveri, noi altri, che ci dichiariamo cattolici, apostolici, romani, non facciamo altro che curare il nostro “particolare”, preoccupandoci di dare al fine di avere…Ludovico da Casoria subordinò la sua conoscenza, varia ed articolata, alla spiritualità, l’uomo contemporaneo asservisce il suo sapere al demone che vorrebbe porre la natura in sua balìa, indifferente alle catastrofi che si generano dalla noncuranza di quanto una scienza votata al male possa produrre…Ludovico frequentò i potenti perché aiutassero i deboli, noi ci nascondiamo alle spalle dei forti per meglio colpire chi è indifeso: insomma, tante le differenze tra il Beato e gli uomini del nostro tempo, perciò ben vengano occasioni come queste, capaci di ravvivare, attraverso la memoria di un così grande religioso, i valori che fanno grande l’umanità; portare il nome del Beato Ludovico è, dunque, un impegno notevolissimo per quanti così sono stati chiamati e si auspica che gli stessi possano incarnarne le straordinarie virtù, sia pure nei limiti dell’umana condizione, trasformandosi in un esempio per ciascun casoriano e per ogni uomo di buona volontà.

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CASA CASORIA

L’incarico di vendita IN ESCLUSIVA Innegabili vantaggi nell’affidamento in esclusiva dell’incarico di vendita del proprio immobile.

Ciò significa che il cliente si impegna a concludere il contratto di compravendita solo tramite l’agenzia di mediazione e quindi di segnalare a questa anche eventuali persone che siano interessate all’acquisto e che si siano rivolte direttamente a lui e obbligandosi a non affidare a nessun altro intermediario l’incarico di mediazione. Sono evidenti, i vantaggi derivanti dalla concessione dell’esclusiva di Carlo De Vita di vendita del proprio immobile. Una corretta valutazione dell’immoTra le varie decisioni che il proprietario bile è elemento fondamentale per deve affrontare quando decide di mette- una vendita in tempi adeguati, re in vendita il proprio immobile, forse inutile inseguire cifre irrealizla più importante per la buona riuscita zabili, ma concentrarsi sul reale del rapporto di mediazione, e quindi per valore di mercato. Successivavendere con soddisfazione il proprio im- mente, avendo noi un mandato mobile alle condizioni richieste, è quella limitato nel tempo ed avendo la relativa alla concessione dell’incarico in possibilità e responsabilità moraesclusiva. Conferire un incarico di me- le di trattare da soli l’immobile è diazione in esclusiva ad un consulente garantito l’impegno nel portare immobiliare significa affidare integral- a termine il mandato assegnatoci; mente ad una sola persona la mediazio- inoltre per garantire all’immobile ne per la vendita del proprio immobile, la massima visibilità, investiremo anche se ovviamente per il solo periodo sia in termini economici (magdi tempo per il quale è concesso l’incari- giori spese di pubblicità nelle più co ed alle condizioni di prezzo richieste.

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svariate forme, dai periodici immobiliari ai depliant, dalle newsletter al web con gli inserimenti in tutte le banche dati, nei portali specializzati e nel nostro sito), sia in termini di risorse umane, disponendo di validi agenti immobiliari, selezionati e di provata esperienza che collaborano con l’agenzia e adeguatamente motivati a vendere.

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RUBRICA LEGALE

Il distacco dall’impianto di riscaldamento centralizzato Non è necessaria l’autorizzazione assembleare per il distacco da parte di un condomino dall’impianto. A cura dell’Avv. Rodolfo Cusano La richiesta di distacco del singolo condomino dall’impianto di riscaldamento centralizzato è quasi sempre avversata sia dall’amministratore che dagli altri condomini. Da molti anni, però, la Corte di Cassazione ( sent. n. 10214 del 20 nov. 1996 e Cass. 12 nov. 1997 n. 11152), ha stabilito che le spese in relazione all’uso non sono dovute se l’impianto non è utilizzato. Tale indirizzo giurisprudenziale veniva riaffermato con la sent. 9 gennaio 1999 n. 129 con cui veniva precisato che: “ autorizzato dall’assemblea dei condomini il distacco delle diramazioni di alcune unità immobiliari dall’impianto centrale di riscaldamento – sulla base che dal distacco sarebbe derivata un’effettiva riduzione delle spese di esercizio e, per contro, non sarebbe stato determinato uno squilibrio in pregiudizio del regolare funzionamento dell’impianto – venuta meno la possibilità che i medesimi locali fruiscano del riscaldamento, l’impianto non può considerarsi destinato al servizio dei predetti piani o porzioni di piano. Consegue che i proprietari di queste unità abitative non devono ritenersi tenuti a contribuire alle spese per un servizio che nei confronti dei loro immobili non viene prestato”. In realtà il caso sopra considerato presupponeva una approvazione assembleare già concessa, invece qui si vuole dimostrare che di essa approvazione assembleare non vi è affatto bisogno.

Cosa questa che la Cassazione ha stabilito fin dalla sentenza del 25 marzo 2004 n. 5974. Infatti, proprio in virtù di tale ultima pronuncia, non è più necessaria alcuna autorizzazione o accettazione da parte degli altri condomini, a quel condomino che rinunci unilateralmente all’uso del riscaldamento condominiale. Quanto appena detto è però subordinato al fatto che il condomino dimostri che dal suo distaccamento non derivino né aggravi di spesa per coloro che ancora usufruiscono dell’impianto, né squilibri termici pregiudizievoli per l’erogazione del servizio. (conformi Cass. n. 15079 del 30.6.2006 la n. 7708 del 29.3.2007). Dunque non corrisponde al vero che il distacco del condomino dall’impianto condominiale di

riscaldamento debba essere necessariamente autorizzato dall’assemblea dei condomini. Il distacco del condomino dal riscaldamento centralizzato non è invece possibile quando vietato dal regolamento condominiale di natura contrattuale (Cass. sent. n. 6923 del 21.5.2001). In tale evenienza sarà necessaria la deliberazione unanime dei condomini. Per cui ad oggi la situazione è la seguente: 1. Il distacco è un vero e proprio diritto che non necessita di accettazione dei condomini e del condominio per essere operante, salvo che sia vietato regolamento condominiale contrattuale.

2. Il distacco non fa venire meno l’obbligo di contribuire alle spese attinenti alla conservazione dei beni comuni. Infatti, il condomino deve continuare a pagare le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria. 3. Riguardo, invece, alle spese relative al consumo, il condomino non usufruendo del relativo servizio non deve pagare. La differenza tra i due tipi di spese straordinarie ed ordinarie, è stata precisata in chiara maniera dalla sentenza della Corte di Cassazione n. 10214 del 20 novembre 1996: “qualora alcuni condomini, decidono, unilateralmente, di distaccare le proprie unità immobiliari dall’impianto di riscaldamento centralizzato, i medesimi non possono sottrarsi dal contributo per le spese di conservazione dell’impianto, non essendo configurabile una rinuncia alla comproprietà del medesimo, ma ove i loro appartamenti non siano più riscaldati, non sono tenuti a sostenere le spese per l’uso ( nella specie quelle per l’acquisto del gasolio), in quanto il contributo per queste ultime deve essere proporzionato al godimento che i condomini possono ricavare dalla spesa comune”. Consigli operativi Prima di operare il distacco, consiglio al condomino di munirsi: 1 di un parere legale relativo agli aspetti giuridici del suo caso; 2 di una perizia tecnica che a) escluda eventuali danni (intesi come squilibrio termico) all’impianto di riscaldamento centralizzato derivanti dal distacco; b) escluda o comunque quantifichi la percentuale di utilizzo residuo (derivante ad esempio dei tubi passanti nelle pareti dell’impianto centrale e delle sue diramazioni). In tale ultima evenienza risulta logico che il condomino continuerà a rimanere obbligato al pagamento anche delle spese di consumo in proporzione alla detta percentuale; c) infine, la perizia deve anche accertare che dal distacco non derivi un aggravio di spese per gli altri condomini. Trasmettendo poi il tutto all’amministratore. Sul punto, quand’anche convocata, l’assemblea si deve ritenere sfornita di potere decisionale. Via G. Marconi, 12 (int. Galleria Marconi) 80026 Casoria www.neilviaggi.it E-mail: info@neilviaggi.it

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L’ I N T E R V E N T O

La violenza sulle donne Parliamo, ancora, di violenza... di Angela Uliano

Troppo spesso la violenza sulle donne viene utilizzata per giustificare politiche di sicurezza e repressione, ma tale utilizzo è spesso strumentale ad altri scopi. La ricerca evidenzia, infatti, come la violenza contro le donne non dipende dalla nazionalità e/o dalla cultura di chi la perpetua: gli stupratori sono uomini e la violenza riguarda ogni donna. La ricerca dimostra, infatti che la quasi totalità degli omicidi di donne compiuti nel 2009 è avvenuto in famiglia (mariti, fidanzati, ex mariti, ex fidanzati) e all’interno dell’abitazione della donna. Nella maggior parte dei casi avviene nei luoghi familiari della vittima, come la sua abitazione, e compiuto da chi le è più vicino, segno appunto che il pericolo non è in strada, ma dentro la sua stessa casa. In Itala viene uccisa una donna ogni tre giorni e, nella maggior parte dei casi, per mano degli uomini con cui la donna ha o ha avuto in passato una relazione. Sulla violenza, soprattutto alle donne, non temo confronti, la conosco personalmente, e conosco il dolore, la lacerazione del corpo e dell’anima, conosco l’angoscia, la solitudine, l’impotenza e persino la morte, quella con cui sei costretta a fare i conti mentre l’altro ti prende a calci e pugni, ti urla il suo potere di fare di te ciò che vuole. Della violenza conosco l’esilio, dovere abban-

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donare tutto e tutti per fuggire dal tuo aguzzino, strappare dall’anima i tuoi sentimenti e persino l’amore che ti legava a lui. La violenza non è il raptus di un momento ma il lento martirio di una convivenza impossibile, di una vita impossibile e di una morte possibile, la morte della tua dignità. La violenza confusa con l’amore, una verità dolorosa che molte troppe donne ancora sopportano in silenzio, convinte di farlo per il bene dei figli, ma anche per l’orco ed è questo il paradosso di una verità sconvolgente, di una realtà sottostimata. Alzarsi la mattina e sapere di non avere speranze, che anche oggi come ieri e come domani verrai sottoposta a ripetuti atti di violenza anche se nel tuo corpo sta crescendo una vita quella del figlio che porti in grembo. Vedere l’uomo che ami e che hai scelto per essere felice che ti guarda con odio e che pensa a te come ad un oggetto, una proprietà da gestire, una persona da sottomettere, una personalità da annientare, polverizzare. A volte, trovi la forza o il coraggio oppure è solo disperazione, per fuggire da quella casa che non è il nido d’amore ma il lager della tua esistenza, eppure non basta, perché per lui sei una sua proprietà, proprio come la sua auto, e non tollera che sei andata via, che ti sei permessa di decidere in piena autonomia di lasciarlo, perché gli oggetti non decidono né il loro posto né la loro finalità. Tutto questo è il regalo di una cultura che insegna che la violenza nelle mura domestiche è una questione privata, è disonorevole lavare in piazza i panni sporchi, mentre le donne dovrebbero sapere che l’unica cosa disonorevole sono le

violenze che subiscono in rigoroso silenzio. La violenza non è privata quando mette in gioco la tua vita, quando sottomette i tuoi pensieri, brucia i tuoi sogni, nega la tua persona, colpisce i tuoi figli costretti a vivere nel terrore, le donne devono imparare a denunciare e a segnalare qualsiasi tipo di violenza, senza vergogna, poiché l’unica vergogna è il violento, è il tuo “uomo”. L’uomo che hai sposato nella buona e nella cattiva sorte fin che la morte non vi separi e che lui ha invece sposato la citazione in modo letterale, pensando di essere egli stesso a poter e dover decidere la tua buona o cattiva sorte finchè morte non lo separi. Certo, ancora oggi, denunciare non è semplice, il militare di turno vi potrà sempre rispondere: “ per qualche schiaffetto”, e dopo, con i referti medici, gli schiaffetti potrebbero prendere il nome di percosse, ma non cambia molto. Riconoscere la violenza è importante non solo per le donne ma per l’intera collettività, denunciare è un diritto, fermare il violento è un DOVERE. Gli uomini che odiano le donne non amano la vita e il loro “femminicidio” va fermato da chi ne ha il dovere. Riconoscere gli abusi fisici o psicologici subiti dalla vittima, punire l’aggressore, è un modo adeguato per far giustizia...ma nei tribunali spesso, purtroppo, vediamo il ripetersi di altre dolorose violenze.

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U LT I M A PA G I N A

Anno 1 - Numero 8 Domenica 19 giugno 2011 Questo numero è stato chiuso in redazione mercoledì 15 giugno. ilgiornaledicasoria@libero.it Tel. 081 7588818 - 3358270557 Inserto di Napolincasa News Aut. Tribunale di Napoli n. 0062 del 30/09/2005

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