Settimanale Indipendente - Anno III numero 02 - sabato 08 gennaio 2011
DAL CONVEGNO SU AMBIENTE E TERRITORIO UNA FIRMA PER LA CITTĂ€
oggi si beve Sabato 15 gennaio 2011
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EDITORIALE
VERBA VOLANT, SCRIPTA…PURE di Paolo Borzillo La maggioranza di coloro che governano la città di Casoria hanno da tempo raggiunto la convinzione che il sindaco Stefano Ferrara dovrebbe parlare il meno possibile, perché ha il vizio di dire le bugie. Un fatto di cui, prima di loro, si sono convinti i cittadini e l’opposizione. Quando lo fa crea casini, fa danni all’immagine ed alla coesione della maggioranza, sempre più in crisi di consensi. In questo periodo le stesse persone stanno raggiungendo un’altra convinzione, Ferrara non deve neppure scrivere. Basta infatti leggere le ultime parole che il sindaco ha affidato a due distinte missive, scritte in risposta all’ex capo della Polizia Municipale Imondi ed all’amministratore delegato dell’Arin Maurizio Barraco, per accorgersi dell’arroganza politica con cui Stefano Ferrara sta governando la città e nello stesso tempo dilaniando la sua maggioranza. Partiamo dalla nota inviata all’Arin il 4 gennaio. Ferrara scrive a Maurizio Barraco per respingere, sostanzialmente, la richiesta d’incontro promossa dall’amministratore delegato di Arin (azienda, lo ricordiamo, che intende costruire una centrale elettrica alimentata a biomasse nel territorio di Arpino) lo scorso 23 dicembre. Con la lettera il sindaco manifesta il suo intento di procedere, come dice lui stesso, imperterrito nella richiesta di convocare una nuova Conferenza di Servizi per ridiscutere dell’autorizzazione data dalla Regione Campania nel novembre del 2009, sulla base del forte malcontento dei cittadini di Arpino. Ferrara parla di “violento contrasto” ma io sinceramente la violenza in tutta questa storia non l’ho mai vista. Tuttavia, questa posizione del sindaco si scontra con quella dell’opposizione (e di una parte della sua stessa maggioranza che sommessamente ammette che il sindaco è in errore), i quali sono invece convinti che spetta alla Regione convocare la Conferenza, visto che toccherebbe allo stesso Ente l’annullamento del decreto di autorizzazione. Il Comune di Casoria, è utile ricordarlo, nel procedimento amministrativo ha partecipato solo dando il suo parere positivo, espresso dal Dirigente del Settore Ambiente. Il quale ad oggi non ha mai chiarito se è con quale parte politica si sia confrontato prima di firmare il nulla osta. Ma se questa posizione di Stefano Ferrara denota, se vogliamo, una miopia dal punto di
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vista amministrativo, ben più grave è il risvolto politico che si nasconde dietro il diniego del sindaco. Nella lettera del 4 gennaio, il primo cittadino scrive che: “deve rappresentarsi, perciò, il rammarico che solo oggi - grazie ad interlocutori evidentemente più persuasivi - da parte dell’A.R.I.N. sia espressa la necessità di un incontro con l’amministrazione”. Ferrara, tra gli interlocutori più persuasivi annovera gli esponenti dell’Api: Tommaso Casillo, Enzo Carfora e Luisa Marro che il 22 dicembre avevano indirizzato, pure loro, una lettera a Maurizio Barraco dell’Arin in cui auspicavano un’incontro tra la stessa azienda per le risorse idriche e le istituzioni cittadine. Apriti cielo, in un solo colpo il sindaco ha visto materializzarsi il suo più grande incubo, la figura di Tommaso Casillo che sul campo, in questa difficile situazione con l’Arin, ha dimostrato di avere maggiore bravura dialettica con chi – parliamoci chiaro – si fa forte di una autorizzazione già consolidata che dal punto di vista formale non fa una piega. Casillo ha evidentemente toccato i tasti giusti, usato le parole più autorevoli per convincere l’Arin che arrivare al muro contro muro farebbe male a tutti. L’Api quindi ha messo a nudo tutta le debolezza politica di Stefano Ferrara e del centrodestra casoriano che non solo non aveva pensato prima di convocare bonariamente l’Arin ma ha scelto la strada sbagliata, quella della convocazione di una conferenza di servizi la quale non solo non gli compete ma che annulla preoccupantemente i tempi della questione. L’Arin infatti sta già lavorando alla costruzione della centrale. Un altro grave autogol politico di Stefano Ferrara è la lettera di risposta all’ex comandante dei Vigili Urbani, Raffaele Imondi. L’ex capo della Polizia Municipale, poveraccio, gli aveva intossicato
l’onomastico usando frasi gravissime per definire l’attuale stato del Corpo: “Il settore necessita di un “commissariamento di gestione di almeno tre anni”… Non si puo fare politica attraverso la polizia locale e per giunta con in organico due ufficiali fortemente politicizzati, sindacalizzati e con una assoluta ed inadeguata preparazione professionale e culturale. In particolare con un capitano che continua a fare politica attiva attraverso la recente nomina di sua figlia a presidente del consiglio comunale” Imondi parla poi di “profili di alta incompatibilità”, di “nodi tumorali che rendono impraticabile una corretta gestione della polizia locale a Casoria”. Insomma un quadro infernale, non smentito dai fatti, ed avvalorato dalla pessima fama che i vigili urbani nutrono tra i cittadini; ciò a dispetto di tanti onesti lavoratori che ogni giorno cercano di onorare la divisa che indossano. Insomma Imondi, che pure non sarà ricordato tra i migliori comandanti passati per Casoria perché ha avuto anche lui le sue colpe, parla di uno stato di cose in cui le anime nere mangiano le anime bianche o almeno le inducono a pronunciare sommessamente frasi del tipo: “fare il vigile è difficile, farlo a Casoria lo è di più”. Sul comando casoriano pende infatti la triste vicenda del concorso ufficiali per cui sono spariti gli atti, un concorso le cui vicende sono sul tavolo dei magistrati della Procura della Repubblica. Ed il sindaco che fa; parla di obiettivi ancora da raggiungere ancora promette. Ma se gli obiettivi che aveva concordato “insieme” con Imondi erano ancora in fase di completamento perché allora non gli ha rinnovato l’incarico? Stefano Ferrara è ostaggio delle innumerevoli componenti che compongono il Pdl e non ha il coraggio e l’autorevolezza di imporsi, questa è forse la verità. Fatto sta che la maggioranza è inquieta, forse non più in grado di sopportarlo. È di giovedì la notizia che i due assessori dell’Udc, Carlo Tizziani e Franco Troiano, hanno annunciato di non voler più partecipare ai lavori della giunta per una riflessione politica. Che sia l’inizio di una nuova crisi? Le prossime settimane lo sveleranno. Sono attesi appuntamenti importanti, primo fra tutti il bilancio, la cui approvazione dovrà avvenire entro il 31 marzo. Settimanale Indipendente - Anno III numero 03
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PETIZIONE QUARTIERE CASTAGNA
UNA FIRMA P di Alberto Barlocci
Il convegno del 14 gennaio scorso organizzato dalla parrocchia S. Giustino de Jacobis e dal Comitato di Quartiere Castagna dal titolo “Territorio, Ambiente, Salute” alla presenza del Sindaco di Casoria Stefano Ferrara, della consigliera comunale dell’Api Luisa Marro, del professor Vincenzo Iorio esperto dell’ambiente e del professor Antonio Marfella oncologo e tossicologo dell’ospedale Pascale di Napoli, ha avuto lo scopo di informare e sensibilizzare i cittadini intervenuti circa la realtà ambientale di Casoria ed in particolare del quartiere Castagna. Da una sempre maggiore presa di coscienza è nata l’esigenza di raccogliere le firme da sottoporre al sindaco ed alla sua amministrazione al fine di pianificare iniziative volte alla tutela dell’ambiente in cui viviamo. Se anche tu hai a cuore la salute dei tuoi cari e l’ambiente in cui vivi, porta la pagina del giornale firmata presso la parrocchia S. Giustino de Jacobis (in via Calvanese) o presso la cartoleria SNOOPY (in via Caruso) e saprai così di aver contribuito anche tu alla salvaguardia del nostro territorio
AL SINDACO ALL’ASSESSORE ALL’AMBIENTE ALL’ASSESSORE LL.PP AL DIRIGENTE SETTORE AMBIENTE AL DIRIGENTE SETTORE LL.PP Oggetto: Raccolta firme Dopo un’attenta valutazione della nostra realtà ambientale e dei rischi ad essa connessi invitiamo le autorità preposte a governare la città di Casoria a cooperare in maniera decisa e risolutiva con la cittadinanza tutta affinché venga salvaguardato e tutelato il bene comune. Chiediamo pertanto che: • si accertino le condizioni ambientali delle aree dismesse del quartiere Castagna, (vedi Tubi Bonne, Torex, Area ex Deposito Carburante dell’ Aeronautica), mediante società certificate che ne attestino lo stato e ad intervenire con interventi di bonifica là dove necessario; • ci sia un ripensamento sulla localizzazione e/o reale utilizzo della centrale delle biomasse ad Arpino; • siano ripulite, con relativa disinfestazione, tutte le aree abbandonate sia quelle di proprietà del comune che quelle non di proprietà, intimando con la dovuta sollecitudine i relativi proprietari; • si rendano operative le “promesse” fatte ad ottobre in sede di incontro con il sindaco, gli assessori ed il direttivo del comitato di quartiere provvedendo quindi a recintare l’area adiacente la chiesa di S. Giustino, individuata in Catasto Terreni del Comune di Casoria al foglio B, particelle 747 e 748, rispettivamente di mq 1.600,00 e 470,00, e quella di accesso alla TOREX annoverando tali spese nel preventivo di bilancio 2011; • siano sottoposti a sanzioni gli ambulanti che al termine del mercatino rionale del venerdi contribuiscono a sporcare e a degradare ulteriormente la via principale del nostro quartiere; • si intervenga con le dovute sanzioni nei confronti di chi scarica abusivamente, di chi conferisce in maniera inadeguata e senza rispettare il calendario (tempi e giorni) per la posa dei rifiuti. Sempre nell’interesse e nella salvaguardia del bene comune chiediamo inoltre che:
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ATTUALITA’
PER LA CITTA’ • si dia una soluzione definitiva alla famosa curva di via Castagna; • si dia finalmente inizio alla realizzazione dell’arteria, promessa da tempo, che collega via Mauro Calvanese con via Petrarca; • si dia continuità ad iniziative sporadiche quali la vigilanza lungo le strade del quartiere e al diserbo dei marciapiedi; • si inseriscano nel bilancio prossimo voci di spesa come rifacimento dei marciapiedi lungo via Mauro Calvanese e installazione di videosorveglianza nel quartiere Pertanto si invitano le SS.LL., per le rispettive competenze, ad adottare tutti i provvedimenti per la eliminazione degli inconvenienti precedentemente elencati. Si istituisca una commissione del comune di Casoria che si interfacci con il direttivo del Comitato di Quartiere e con i rappresentanti della Parrocchia S. Giustino de Jacobis per lo stato di avanzamento delle attività secondo un piano concordato.
Cognome
Nome
Firma
Casoria, 14 gennaio 2011
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Il millantatore spendaccione di Luisa Marro
È tempo di vacche magre per la finanza pubblica! Si è bivaccato allegramente e in maniera dissacrante con le risorse pubbliche e le conseguenze disastrose sono davanti agli occhi di tutti. La voragine dei conti pubblici riguarda in maniera condizionante tutti i livelli amministrativi dello Stato. La realtà sociale è oggigiorno fatta di aiuti e servizi assenti o pessimi, specie per le persone meno abbienti. Abbiamo una Scuola Pubblica che patisce la mancanza di attenzione da parte delle autorità preposte; gli stanziamenti anemici a suo favore si tradurranno
23.434 euro per stampare i libretti e 31.500 euro per spedirli, 96.000 euro per le luminarie: il Natale dell’amministrazione è costato circa 150.000 euro
mediamente in individui con conoscenze più scarse che dovranno competere in un mondo globalizzato con persone molto più preparate; altra conseguenza è la negazione del concetto dell’uguaglianza delle opportunità per tutti che è alla base della nostra Carta Costituzionale. Il Servizio Sanitario Nazionale fatto di luci e ombre avrà sempre più difficoltà a garantire a tutti noi un diritto alla salute disgiunto dal censo. Le infrastrutture che rappresentano il nerbo del nostro sistema economico segnano il passo sia come nuovi investimenti che come manutenzione di quelle già esistenti. Abbiamo fatto la fine della cicala al cospetto della formica seria e
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lavoratrice nella famosa favola che tante volte ci hanno raccontato fin da bambini per inculcarci l’insegnamento che alla fine di tutto sarà sempre la dedizione, il sacrificio e il lavoro a darci le migliori soddisfazioni. I messaggi che si impongono nella coscienza generale, invece, dell’Italia del terzo millennio per adesso ci raccontano che il futuro lo si conquista con le scorciatoie, la furbizia, il raggiro e gli imbrogli. Gli stupidi e gli onesti saranno sempre su un gradino inferiore rispetto ai furbi di turno. Questo è lo scenario desolante in cui si ha la sensazione
di vivere! La festa è finita. Si è spesso difeso in nome del liberalismo economico l’individualismo rapace e delinquenziale di chi per il proprio profitto, spesso illecito, non ha esitato a scaricare sulla società costi enormi in termini di danni alle ambizioni legittime degli altri, all’ambiente e alla salute dei cittadini. Le amministrazioni pubbliche sono state, e vengono ancora, spesso vissute come un’opportunità per fare affari attraverso un utilizzo disonesto delle risorse messe a disposizione dal prelievo fiscale, da chi dovrebbe mettere in primo piano unicamente il benessere dei cittadini.
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ATTUALITA’ Questo andazzo, per il quale non perdòno la passività colpevole di tutti gli elettori che dovrebbero continuamente chiedere conto ai propri rappresentanti della loro attività politica e amministrativa, ci ha portato sull’orlo di un baratro caduti nel quale vedo solo scene tragiche di lacrime e dolore. Da questa descrizione apocalittica dello “stato delle cose” Casoria, purtroppo, non se ne discosta poi molto. Un territorio devastato dalle attività industriali del passato e oggi dismesse, o peggio ancora da attività delinquenziali, fa da cornice alla nostra vita avvelenata. Tante opere di bonifica di tante aree devono essere intraprese per liberare la cittadinanza da pericoli subdoli e attentatori della sua salute. Presiedere a tali attività e alla loro corretta esecuzione è uno dei compiti e dei doveri principali della nostra Amministrazione. Non sperperare inutilmente risorse pubbliche è un imperativo categorico al quale sottostare. Ne servono tante per ripulire il territorio, manutenzionare scuole e strade, aiutare i ceti meno abbienti, creare opportunità di lavoro e sviluppo serio sul territorio, per concepire dei piani regolatori che vertono principalmente sulla crescita e la trasformazione della città in armonia con la qualità della nostra vita. La nostra Amministrazione comunale agisce in ottemperanza dei principi sopra elencati? Beh…. Veramente non sembra che essa si contraddistingua positivamente nell’esibire le virtù del “buon padre di famiglia” nel gestire progetti, appalti, e azione amministrativa seria nell’interesse della collettività.! La disinvoltura con la quale si stanziano risorse in vari progetti e consulenze con criteri poco chiari non depone favorevolmente per chi dovrebbe invece, in periodi delicati, garantire la massima trasparenza degli obiettivi e delle modalità di affidamento dei lavori conseguenti. Gli obiettivi seri che vanno nella direzione della pubblica utilità devono essere gli unici ad essere perseguiti, per le considerazioni sopra esposte. E sempre per le considerazioni sopra esposte, il Sig. Sindaco dovrebbe spiegare a tutti noi se era il caso di distogliere risorse finanziare
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pubbliche per addobbare a festa alcune strade della nostra città ben conoscendo i problemi che attanagliano molte aree periferiche della nostra città costrette ad esibire livelli di degrado da terzo mondo. Invece il Nostro Primo Cittadino non trova di meglio che aggiungere ai tanti danni l’immancabile e fatidica beffa! Nel solco degli insegnamenti profusi dal suo Leader Maximo, che “si prodiga da Palazzo Chigi alacremente e senza sosta unicamente per il bene della nazione ”, ha pensato bene, in preda ad una sorte di trance imitativa, di emularlo nell’arte della propaganda protesa alla autoreferenzialità, ben sapendo che la società è composta da tantissimi cittadini che, purtroppo, non vivendo in contiguità con i personaggi politici, e quindi non in grado di controllarli e giudicarli, sono portati a “bersi” come dei creduloni tutte le attribuzioni di meriti proclamati da questi ultimi anche se inesistenti e millantati. Il Sindaco Ferrara si è attribuito attraverso la diffusione di una “brochure” autocelebrativa i meriti di una fantomatica attività amministrativa fattiva e positiva, mutuata secondo me dal mondo della fantasia ben conoscendo io la realtà desolante della situazione politica e amministrativa di Casoria, fatta di continue ricerche di equilibri e compromessi paralizzanti che non hanno portato a risolvere nessuno dei problemi in cui si dibatte la città. Ci sarebbe poco di cui vantarsi! Ma tant’è! Vuoi vedere che a furia di raccontare le favole la gente comincia a crederci per davvero? Ah .. dimenticavo! È bene che si sappia che la stampa degli “opuscoletti autocelebrativi” non è manna caduta dal cielo per la nostra Amministrazione, non è un’ elargizione gratuita e generosa da parte di entità supreme e amiche; è un’ attività che comporta un costo da pagare alla tipografia alla quale viene affidata la stampa. E indovinate chi tira fuori i soldi cari concittadini sostenitori e non dell’attuale classe politica? Certamente non il Sindaco e i suoi collaboratori. Quindi è facile tirare le conclusioni finali. Questo per ritornare a quanto sopra trattato sulle risorse pubbliche e il loro saggio impiego.
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FAVOLE E FOLLIE DELL’IMPERATORE di Sergio Marchetti – Antonio Fiorentino
Come Kuzco, il personaggio dell’omonimo film Disney, anche il Sindaco Ferrara sorprende con iniziative incredibili: la spedizione del “libello” delle cose fatte (poche) e di quelle non fatte (la maggioranza). Di Hans Cristian Andersen Le festività natalizie che ci siamo appena lasciati alle spalle rappresentano un periodo in cui regnano le sorprese, nel quale siamo incantati dalla meraviglia, quella che stupisce i bimbi rapiti dalle fiabe. E in questo clima non potevano mancare le sorprese del nostro Stefano Silvietto Ferrara il quale, nella mai terminata rincorsa alle gesta del suo leader politico, ha nuovamente scimmiottato il Silvio nazionale spedendo, con plico raccomandato (a spese di chi??) affidato alle poste private, a tutte le famiglie di Casoria, un “librettino” in cui narra, come in una favola, tutto quanto egli ha fatto per la città, per i suoi cittadini. Ed è questa la chiave di lettura cui ci si abbandona, una piccola fiaba natalizia, in cui i buoni (sindaco, giunta e maggioranza) come Re Artù ed i cavalieri della “sua” tavola rotonda, cercano di difendere il regno di Casoria dall’aggressione di predoni, briganti, streghe e draghi cattivi (opposizione ed oppositori). In primis si invoca il perdono del lettore e, dunque, senza indugio andiamo a narrar la nostra istoria: “C’era una volta (e purtroppo c’è ancora) uno splendido regno, “il reame ferrariano”, indicato sulle carte geografiche con il nome di “Casoria”; un luogo incantato dove gli abitanti vivono felici, colmi di gratitudine verso il loro amato primo cittadino e tutti i suoi cavalieri. Egli nulla faceva mancare ai suoi amati e per allietare le loro festività natalizie, distraendoli dai (pochissimi) problemi, ha preso a illuminar il reame con sfavillanti lucine azzurre, luminosi alberi di natale, brillanti
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stelle comete (costati poco men di 100.000 eurourodenari), con ciò consentendo loro di volgere lo sguardo meravigliato verso il cielo, e così dimenticando la spazzatura che a cumuli invadeva le strade del regno. E non solo. Il Sindaco “Stefano Silvietto Artù Ferrara”, preoccupato anche dello spirito dei suoi cari sudditi, ha regalato loro una parola di speranza, comunicando (in 25.000 esemplari spediti con i postali messaggeri) “il libello”, l’indice degli straordinari risultati del suo operato, l’elenco delle grandi opere di sviluppo cui dedicherà tutto il suo impegno,
tutte le sue energie. Per la gloria di Casoria e sua personale (però prima la sua). Numerosi i draghi che StefanoSilviettoArtù ha dovuto combattere: i predoni del centro sinistra (ovvero quei pochi che non si sono ravveduti affiliandosi alle schiere dei cavalieri della sua tavola rotonda), il drago CPR3, i pirati della “monnezza” (lestofanti che imbrattano il reame), le streghe funzionarie (corvacci tesi a modificare i delicati equilibri amministrativi del reame). Contro tutti costoro, tra mille avversità ed
insidie, SilviettoArtù ha lottato, raggiungendo straordinari risultati, figli della migliore democrazia del principio dell’alternanza continua, ovvero sostituendo ed alternando al suo servizio vassalli, assessori, valvassori, cavalier-consiglieri, valvassini, dirigenti comunali, parenti ed amici… a seconda delle necessità e della bisogna. Tutto poteva dirsi di Lui, ma giammai che egli non avesse consentito a tutti, almeno per un giorno, di partecipare al convivio amministrativo del reame di Casoria. Un vero spirito democratico e liberale, non, come protestavano le streghe maldicenti, una clientelare compravendita di consiglieri. In questo tempestoso mare egli ha garantito lavoro (vedi la Castaldo), servizi sociali ed assistenza ai sudditi più deboli, sviluppo economico e commerciale (vedi Ovulo), un futuro roseo ai giovani del reame, giardini e boschi incantati ove ascoltare il canto di uccellini festosi; ma, soprattutto, egli ha vinto la battaglia di tutte le battaglie sconfiggendo il drago CPR3. Questo orrendo mostro che, con le sua bramosia, minacciava di rubare le casse ed i tesori del regno; contro di lui si è scagliato indomito e sprezzante del periglio il nostro StefanoSilviettoArtù che, con mossa scaltra e tempestiva, ha posto nel nulla i tentativi del drago costringendolo ad una conciliazione quasi gratuita, per soli pochi milioni di urodenari. Ma si sa, dinanzi al benessere del reame e dei sudditi, non v’è costo che questi ultimi non possano affrontare. Ora sconfitto il drago, SilviettoArtùFerrara potrà dedicarsi alle (pochissime) cose ancora da fare, per poter scrivere al fin di questa fiaba che………tutti vissero felici e contenti”. È mio privilegio, anche a nome di tutti i sudditi del reame, gridarle: Oh Silvietto Artù Ferrara, grazie. Grazie di esistere! Settimanale Indipendente - Anno III numero 03
ATTUALITA’
La festa patronale di Casoria di Don Mauro Zurro
Casoria si prepara per i festeggiamenti del Santo Patrono. Lo scampanio delle campane annuncerà, Venerdì 14 gennaio 2011, l’inizio dei festeggiamenti di San Mauro Abate. Dopo il dono dell’olio che alimenterà la Lampada Votiva che da due anni arde costantemente presso la cappella di San Mauro Abate, in offerta al Santo Patrono, quale segno di gratitudine e riconoscenza, ci ritroveremo per la tradizionale processione che, partendo dalla Basilica Pontificia, vedrà passare il Santo per le vie della città, seguito da autorità religiose e civili, e da una grande folla di fedeli che, come ogni anno, attendono trepidanti questo evento. Al termine della Processione, la Messa Solenne, e dopo poche ore in Basilica riprenderà la fibrillazione. Alle tre del mattino, infatti, la Chiesa aperta e le luminarie accese segneranno l’inizio della prima Messa della giornata. Una Messa molto sentita, cui parteciperanno centinaia di fedeli casoriani di nascita o di adozione: alcuni tra i più devoti arriveranno a piedi nudi, altri percorrendo sulle ginocchia tutta la navata. E tutti per lo stesso motivo: rendere omaggio, anche con il proprio corpo, al Santo Patrono. Da lì in poi si susseguiranno numerose celebrazioni durante tutto l’arco della giornata, con un avvicendarsi di sacerdoti, ministranti (molti dei quali bambini), volontari del servizio d’ordine e operatori pastorali presteranno con impegno e dedizione la loro opera. E così, a partire dalle prime ore del mattino, ci sarà un grande via vai per le strade di Casoria, per celebrare il Santo della città, il Santo di tutti. Una giornata in cui verranno ricordate e celebrate le virtù del Santo, di cui poco si conosce, se non quello che tramanda papa Gregorio Magno in uno dei suoi dialoghi. Si sa che visse come discepolo di san Benedetto da Norcia e presumibilmente, quando questi lasciò Subiaco per Montecassino, gli successe come abate. L’episodio più noto narra che, quando il monaco Placido cadde in un lago vicino al convento, Benedetto, avendo visto ciò che stava accadendo in una visione, esortò Mauro Sabato 15 gennaio 2011
a correre in aiuto del giovane compagno, che salvò camminando sulle acque. Gli vengono attribuite gesta prodigiose (camminare sulle acque, vedere e scacciare i demoni) oltre che grandi doti di taumaturgo, ma soprattutto viene ricordato e celebrato come grande uomo di fede. Anche quest’anno, come sempre, i fedeli potranno, alla fine
di ogni celebrazione, avvicinarsi all’altare per il consueto “bacio della reliquia”: molti lo fanno con grande devozione, qualcuno, forse, solo per tradizione. E la tradizione va rispettata, sempre. Grande attesa per la Messa delle ore 18.30 che sarà presieduta dal Cardinale Crescenzio Sepe e animata dalla corale parrocchiale. Quest’anno tale Messa sarà dedicata ai più giovani: i bambini del catechismo e gli adolescenti accoglieranno il Cardinale al suo ingresso in Basilica con palloncini e bandierine, mentre i giovani della parrocchia vivranno un momento di incontro particolare con il nostro Vescovo al termine della Celebrazione. La festa di San Mauro è sicuramente, per Casoria e per tutti i Casoriani, un evento da non perdere, per rinnovare la devozione al Santo, rinsaldare la propria fede ed anche riaffermare la propria appartenenza a una terra di “Santi e Beati”, purtroppo sempre più spesso bistrattata.
IL PROGRAMMA DELLA FESTA dal 6 al 13 gennaio ore 18.00 S. Rosario e Novena in Basilica; giovedì 13 gennaio ore 19.30 Concerto musica sacra; venerdì 14 gennaio ore 17.30 ore 18.30
Donazione dell’olio per la lampada votiva a cura della U.C.O. San Mauro; a seguire: Vespri solenni e processione del Santo per via S. Mauro, via Cavour, via Santa Croce e rientro in Basilica; Santa Messa;
sabato 15 gennaio ore 02.30 Apertura della Basilica; Sante Messe ore 03.00 ore 04.30 ore 06.00 ore 07.00 ore 08.00 ore 09.00 ore 10.00 ore 11.00 ore 12.00 ore 13.00 ore 18.30
Solenne Celebrazione Eucaristica presieduta dal Preposito Curato don Mauro Zurro; Pie Unioni, Congreghe e operatori scolastici; Lavoratori, disoccupati e caduti sul lavoro; Cristiani perseguitati; Consacrati; Operatori sanitari; Famiglie; Ammalati e volontari; Operatori Pastorali; Autorità civili e militari; Solenne Celebrazione Eucaristica presieduta da sua Eccellenza Reverendissima il Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo Metropolita di Napoli;
Religiosità e devozioni popolari ore 16.30 Benedizione dei cavalli; sabato 22 gennaio ore 17.30 Vespri solenni e processione di S. Mauro per via Cardinale Maglione, via S. Rocco, via D’Anna, Piazza Cirillo, via Santa Croce e rientro in Basilica; ore 18.30 Santa Messa.
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ATTUALITA’
LE BUGIE DEL SINDACO HANNO LE GAMBE CORTE L’API ORGANIZZA Lunedì 31 gennaio 2010 Presso la SMS “PADRE LUDOVICO” UN’INCONTRO CON I CITTADINI SUL TEMA OPERAZIONE VERITA’ I CITTADINI SONO INVITATI A PARTECIPARE
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RIFLESSIONI
Il nemico invisibile Legge 27 marzo n°257 del 1992 “Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto” di Luisa Marro
Legge 27 marzo n°257 del 1992 “Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto” Il presente articolo intende attirare l’attenzione su un problema inerente la salute pubblica, con lo scopo di “pungolare” le strutture comunali preposte affinché siano stimolate ad intraprendere le azioni e le misure necessarie ad una sua definitiva risoluzione.
Perlomeno una volta nella vita, tutti avranno avuto occasione di seguire dalla radio o dalla televisione, o letto dai giornali, servizi e articoli sulla pericolosità dell’amianto per la nostra salute. L’amianto è un materiale molto comune in natura. La sua resistenza al calore e le caratteristiche fisiche e chimiche della sua struttura fibrosa lo rendono adatto per numerose applicazioni industriali. L’amianto veniva utilizzato nella fabbricazione di indumenti e tessuti da arredamento a prova di fuoco; in parti di elettrodomestici come asciugacapelli, forni, ferro da stiro….; nei pannelli per controsoffittature; in pavimenti in vinil-amianto; in alcune parti meccaniche delle automobili come freni e frizioni; pannelli fono assorbenti; ecc…. . Mischiato al cemento ha dato vita al famigerato e multifunzionale “Eternit” , un materiale usato ampiamente, nelle sue varie forme lisce o ondulate, per le coperture degli edifici, per le canne fumarie, per i serbatoi, o come elemento coibentante per le alte e le basse temperature. A conti fatti si può affermare che nessun individuo dei nostri tempi non sia venuto a contatto ripetutamente con questo materiale. L’uso dell’imperfetto durante la lunga elencazione delle applicazioni dell’amianto, fatta appena sopra, è dovuto al fatto che l’utilizzazione di tale materiale è oggi espressamente vietato per legge. Questo perché è stato incontestabilmente provato
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che con l’usura legata al trascorrere degli anni l’amianto, specialmente nelle sue forme applicative più friabili, se sottoposto a sollecitazioni meccaniche dovute anche ad agenti atmosferici, rilascia nell’ambiente delle fibre potenzialmente inalabili che concentrandosi nei bronchi, negli alveoli polmonari e nella pleura, provocano danni irreversibili ai tessuti. Malattie come l’asbestosi, il mesotelioma pleuricoperitonale, il cancro ai polmoni e altre patologie ancora, sono state messe in relazione inconfutabile con l’inalazione di fibre di amianto; esse hanno mietuto numerose vittime ignare, e purtroppo tutt’oggi i nefasti eventi continuano a registrarsi in ambienti in cui tale materiale usurato e invecchiato è tuttora presente perché non fatto ancora oggetto di bonifica. La legge n°257 del 1992 “Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto” ha assegnato alle Regioni la responsabilità di redigere piani miranti alla cessazione di attività che utilizzano l’amianto; dell’attuazione di piani di bonifica; dell’intrapresa di tutte le misure atte ad aiutare le imprese a riconvertire i loro processi industriali per
evirare perdite di attività economiche e conseguenti perdite occupazionali; nonché dell’applicazione di norme miranti a porre in prepensionamento o ad integrazioni salariali i lavoratori che sono stati esposti ai pericoli delle lavorazioni dell’amianto. La bonifica del territorio, uno dei cardini della legge 257/92, era ed è, dati i soliti ritardi inerenti le italiche attività, da attuare avvalendosi delle sinergie messe in campo dalle ASL territoriali e dagli uffici tecnici degli Enti locali. Nonostante la legge sia stata promulgata 18 anni fa, ancora oggi, purtroppo, è facile imbattersi in ambienti contaminati dall’amianto se non addirittura in discariche abusive
a cielo aperto in cui tale pericoloso materiale sia stato abbandonato da qualche stupido farabutto a caccia di guadagni facili. Per tornare alla nostra realtà cittadina, mi preme segnalare agli organi competenti, alla luce di quanto esposto sui pericoli dei rimasugli dei manufatti di amianto presenti negli spazi antropizzati, una situazione di pericolo della salute per noi cittadini. In via Pio XII angolo via P.Casilli, 37 c’è una casa mezza diroccata che presenta in bella mostra una copertura fatta di pannelli di eternit. Pannelli questi che martellati dalle piogge e dall’azione dei venti rilasciano irrimediabilmente fibre pericolosissime per la nostra salute nell’ambiente circostante.
È evidente che accostando questa descrizione paesaggistica a tutto ciò che è stato appena menzionato ne viene fuori un sillogismo preoccupante per i passanti: c’è amianto vecchio usurato e sfibrato, si respira nei paraggi, dunque si è potenziali vittime delle patologie legate all’inalazione di fibre di amianto. Sarebbe opportuno mettere in sicurezza la zona. E’ vero che la masseria in questione sorge su territorio del Comune di Napoli e non di Casoria (ebbene sì, quell’angolo di via Pio XII appartiene a Napoli), ma è altrettanto vero che tutte le ripercussioni negative ricadono sui cittadini casoriani. A tal fine, ho fatto un esposto ai settori dell’Amministrazione cittadina competenti affinché si attivino per rimuovere tale pericolo, di concerto con l’Amministrazione di Napoli. Di tempo oramai ne è passato tanto ed è per questo che mi appello con decisione a coloro che possono battere un colpo per tale delicata pubblica questione. Sarei felice di constatare, una volta tanto, di essere rapidamente esaudita. Spero per tutti noi che si faccia un buon lavoro. Settimanale Indipendente - Anno III numero 03
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Doce comme ’na lasagna… di Zinnanute Scanoriu Dai tempi più remoti esiste uno stretto legame, sacro, fra le tradizioni pagano - religiose e quelle alimentari. Il cibo era regolato da una cucina, che faceva riferimento al territorio e ai cicli del tempo e le feste erano anche trasgressioni “abbuffarsi” in un giorno bilanciava la fame e l’astinenza di lunghi periodi. La trasgressione pagana è dunque tutta nella creazione di un piatto esagerato, capace di esorcizzare la fame, creare un piatto così abbondante, così ricco da farci dire basta per restare vivi. Il piatto della sopravvivenza, è il piatto di carnevale, che serviva a consumare la carne di maiale prima del digiuno quaresimale e che i nostri avi nella loro concreta filosofia contadina hanno “raddoppiato” facendone anche il “secondo” piatto per eccellenza nel giorno della festa patronale del quindici gennaio, si perché il piatto della tradizione tra mille mugolii e disquisizioni culinarie con amici e parenti, per quel giorno resta senza alcun ombra di dubbio e “’ricce cu ’a ricotta” la pasta chiamata anche “mafaldine” o “manfredi” di cui darò la ricetta. La nostra chiacchierata culinaria della settimana avrà come tema visto anche l’avvicinarsi del “Carnevale” la squisita, grassa “lasagna casoriana”, che molti di noi prepariamo per quel giorno, consiglierei per mettere a tacere le “chiacchiere” d’istituire per la nostra festa patronale l’obbligo di fare entrambi i piatti. Più volte ho ricordato nei miei articoli, la nostra città accolse tra il III e IV secolo a.C. piccole comunità greche e lo testimoniano i ritrovamenti di tombe antiche sparse sul nostro territorio, che lasciarono il posto o più probabilmente si fusero con la “gens romana” (è riconosciuto, che la gens romana fosse la stessa istituzione di quella greca N.d.R); in un capitolo del mio libro ‘Nferta 2009 ipotizzai un piccolo studio sul cibo “locale” partendo proprio dagli utensili ritrovati nelle tombe di quei piccoli insediamenti greci. I greci cucinavano già una sfoglia di pasta che chiamavano laganon, di cui parla Ateneo nel Convivio dei Sapienti, Apicio riporta nel suo famosissimo “De re coquinaria libri” (è un testo molto complesso e costituito da più sezioni non omogenee tra loro, perché probabilmente composte in più secoli dal I a.C. al IV d.C.) un cibo le “lagane” “nzeppato” di carni, per racchiudervi timballi e pasticci”, egli infatti, riporta una ricetta a base di sfoglie sottili di pasta intervallate con carni nobili di vario tipo,
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che si avvicina molto alle lasagne al forno con il ragù che chiama “làgana” o “laganum”, l’opera è costituita da ricette di salse e di piatti completi. Il poeta Orazio mangiava questa sfoglia di acqua e farina cotta in un brodo di ceci e porri. Ora “làgana” è strisce, quindi cento anni prima della venuta di Cristo si mangiavano strisce di pasta fatte con acqua e farina del tutto simile alle lasagne che noi oggi mangiamo, ma quest’abitudine è ancora più antica perché anche gli Etruschi (IV secolo a.C.) dicono gli esperti antropologi dell’arte culinaria hanno lasciato in alcune loro tombe delle pitture murali in cui sono raffigurati la “spianatoia” e il mattarello o come diciamo noi facendo derivare la parola proprio da quel “làgana” “ ’o laganaturo”. Nel VI-VII secolo, nelle Etimologie di Isidoro di Siviglia, il termine “laganum” indica invece un pane largo e sottile, cotto prima nell’acqua e poi fritto nell’olio. La letteratura gastronomica medioevale finalmente da una descrizione precisa della lasagna, tagliata in nastri o losanghe, viene citata in diverse ricette molto simili a quella dei giorni nostri. Nel XIV secolo Francesco Zambrini scoprì per la prima volta che quelle strisce di pasta potevano essere lasciate intatte ed addirittura si potevano creare degli strati da farcire con il formaggio, rinunciando ai legumi. L’etimologia della parola pare risalga anche al persiano “lawsing”, che ancora oggi qualche viaggiatore ha provato nei paesi arabi ed è una sottile sfoglia di pasta di mandorle cotte in quelle enormi teglie rotonde e poi tagliata a rombo o se vogliamo ancora vederci un amplificazione a «losanga» parola che invece deriverebbe dal francese “losange”, o “losan” (1600), descritti in alcuni trattati di cucina provenzale indicavano sempre delle strisce di pasta di forma romboidali. Tutto sembra risolto in due parole, qualche benevole lettore starà già pensando ecco «mò se leva a tuorno ce darrà ’a
ricetta da lasagna e bbona notte e sonature» e invece leggendo un poco qua e un poco là incontriamo messer Jacopone da Todi, che alla fine del duecento in una brillante quartina scrive: «Chi guarda a maggioranza spesse volte si inganna. Granel di pepe vince per virtù la lasagna». A Firenze il podestà nel 1348 a causa della peste nera emana un bando, che vieta ai “venditori” di lasagne cotte di vendere la loro merce solo il giorno stesso della loro cottura e non dopo mezzogiorno. Dobbiamo poi fare i conti con due libri anonimi trecenteschi, il primo in latino della corte angioina in cui è descritta una ricetta chiamata “De lasanis” (Delle lasagne), della pasta finemente tritata e composta a quadrati di tre dita per lato venivano condite con spezie e formaggio. Il secondo libro é toscano “Libro della cocina”, le lasagne sempre con pasta tritata a base d’acqua e farina vengono cotte in un brodo grasso di cappone o carni a piacere, poi disposte le sfoglie in un piatto si condiscono strato a strato con il formaggio. Trovo ancora un’altra bella citazione del famoso poeta napoletano Nunziante Pagano in uno dei suoi Bbinte rotole de lo valanzone, azzo è commiento ncopp a le bbinte norme de la Chiazza de lo Campejone scritti nel 1746: «e se sta bobba vossignoria se magna, lagana trova addo credea lasagna». Tutto ciò che vi ho raccontato benevoli lettori ha una curiosità linguistica, che devo segnalare, poiché in seminario quando ci facevano tradurre dal greco o dal latino i “buoni” padri Redentoristi, raccomandavano di non fantasticare, di essere “canonici” e allora per scrupolo e per “forma mentis” ho ripreso il vecchio vocabolario e mi sono accorto che i termini “laganon” e “làganum” al singolare significano rispettivamente “tripode da cucina” in greco e “vaso contenitore” in latino, controllare prego. Non si sa esattamente come si sia giunti alla lasagna così come la cuciniamo noi, come sempre gl’ingredienti con cui viene farcita sono della più pura tradizione della nostra terra certamente si è poi evoluta, arricchita e diversificata a secondo della regione che l’ha accolta tra i suoi piatti tipici. Negl’anni trenta questo piatto viene ufficialmente consacrato a piatto delle occasioni speciali o delle feste, mia madre iniziava a preparare la pasta fresca e il ragù già il sabato sera. Poteva la nostra fantasia “padulana” fermarsi alle semplici lasagne Settimanale Indipendente - Anno III numero 03
CULTURA greco-romane, angioine, arabe o francesi? No! C’inventiamo la sfoglia di lasagna riccia per non fa scivolare fuori tutto il ripieno quella appunto che la maggior parte di noi usa per la lasagna della festa di San Mauro, poi c’è quella rigata, liscia, di semola di grano dura, noi “padulani” siamo diffidenti come tutte le razze contadine, non amiamo quelle già pronte “noi” ovviamente le facciamo “rigorosamente” a mano e qui bisogna dire che ci sono diverse scuole di pensiero, la prima è d’accordo che la pasta della sfoglia sia pasta fresca all’uovo; l’altra scuola di pensiero è rigorosamente legata alla sfoglia di semola di grano duro quella per intenderci prodotta in serie dai pastifici, perché «sostengono» che siano più corpose e che tengono di più alla doppia cottura, mentre con quelle fresche c’è sempre il rischio che la doppia cottura le sfaldi o renda troppo “molliccio” il piatto, per mettere tutti d’accordo vorrei ricordare che ci sono due modi di cucinare le due diverse sfoglie e che quindi la bravura sta nelle “capacità di chi cucina. Questa magia culinaria la racchiudo in un elenco d’ingredienti: ragù di maiale, polpettine fritte con carne di maiale, mozzarella di bufala, uova e “cervellatine”. Una parte della salsiccia di “cervellatine” viene aggiunta nel ragù ed un’altra parte viene sbriciolata dolcemente mentre “mbuttunamme” a pasta. Non posso esimerti mio benevole lettore da alcune altre notarelle gastronomiche sugl’ingredienti che useremo per la lasagna ad esempio, per la salsa usare esclusivamente quella della conserva fatta in casa e se non l’hai dovrai accontentarti di quelle, che si vendono al supermercato, mai e poi mai dovrai usare una salsa fatta con il pomodoro fresco per alcune semplici ragioni, che le nostre trisnonne e nonne conoscevano da tempo: «troppa acidità nella salsa e quindi si guasterebbe il sapore della lasagna». Altro sconquasso: la ricotta sarà di bufala o di vaccina? Qualcuno a cui piace il forte sapore dolciastro del latte usa quella di pecora, insomma fate vostro il detto: «addò c’è gusto nun c’è perdenza». La carne per il ragù come ho
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avuto modo di scrivere nel mio ’Nferta 2009 deve avere un equilibrio, nessun taglio deve superare l’altro nel dare sapore, non è il caso di questa lasagna perché useremo solo esclusivamente carne di maiale ma anche qui bisogna fare attenzione, come ho già ricordato il nostro piatto tradizionale anticipa il Carnevale, coincideva, con l’abbondanza di questo animale in questa stagione. Voi ci mettete il salame e le uova o solo le uova? Perché scusatemi, ma il salame e le paste sono disgustosi o meglio il salame serve a coprire “’o nguacchio” il piatto riuscito male, per le uova vale lo stesso discorso quindi usare con parsimonia se proprio non potete farne a meno. Ora un altro “busillibus” mozzarella di bufala, fiordilatte o formaggio?
Bene se la mozzarella e di due tre giorni e ben asciugata è perfetta così non rilascerà acqua, mia madre la tagliava giorni prima in modo che si liberasse completamente della parte liquida, il fiordilatte qualcuno lo usa per dare un sapore meno marcato, ma il formaggio è una «cattiveria» peggiore del salame e delle uova, se proprio volete farvi questa ’nfamità usate almeno del caciocavallo non stagionato ridotto a fette sottili. Un ultimo suggerimento il ragù non lo «tirate» troppo come quello della domenica, ricordate che la salsa avrà una seconda cottura quella al forno; ’a lasagna va affogata in un buon vino, il palato va sgrassato con un vino frizzante di Lettere o di Gragnano, va bene anche un vino secco. Cu’ bona salute
’E ricce cu ’a ricotta Ingredienti: 300 gr.di Manfredi 250 gr. di ricotta fresca 300 g di coppa di maiale (o gallinella o capocollo) 200 gr. di costolette di maiale 50 gr. di polpa di maiale tritata 250 gr. pomodori fatti in casa 30 gr. di lardo 250 gr. cipolla piccola (per circa tre persone) 4 cucchiai di olio d’oliva parmigiano grattugiato vino bianco (in alternativa brodo) sale e pepe Preparazione: Tritate la cipolla e l’aglio, scaldare il lardo insieme all’olio e quando il soffritto si sarà “appassuliàto” aggiungete la carne fino a farla diventare marrone o color biscotto, sfumate con un bicchiere di vino in modo da sciogliere la crosta colorata che si è formata intorno ai pezzi di carne, aggiungete le cipolle finemente tritate finché non appassiscono e diventano scure amalgamandosi con la carne e fate cuocere per un venti minuti, mescolando con la “cucchiarella” di legno. Aggiungete ancora un poco di vino, fate evaporare solo allora unite dunque “ ’a buttèglia e pummarole”; salare e cospargere di pepe. Coprite il recipiente, portare ad ebollizione e cuocere a fuoco bassissimo per un paio di ore, finché la carne di maiale non si è ammorbidita fino quasi a disfarsi . Lessate la pasta e con un po’ dell’acqua di cottura stemperate la ricotta. Scolare la pasta e condirla con la ricotta precedentemente lavorata. Rimestare il tutto ed aggiungervi il ragù. Servite in tavola, ma prima condite il piatto con un abbondante parmigiano o pecorino.
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SCUOLA
XII CERTAMEN GARIBALDINUM Marzia D’angelo del “Gandhi” si classifica prima di Vittoria Caso
E’ possibile trasformare una traduzione dal latino in divertente e sano agonismo? “Si!”: è la risposta degli “Ex Alunni del Liceo Garibaldi” di Napoli. Infatti, anno dopo anno, si è giunti alla XII edizione del CERTAMEN GARIBALDINUM che ha visto cimentarsi nella traduzione di un passo di Ovidio non solo ex alunni, ma anche studenti provenienti dai più rinomati licei classici partenopei. “L’intento del certamen – afferma il dott. Nino Calabretta, fondatore della gara – va ben oltre il mero confronto sulle abilità di traduzione: esso vuole essere un’occasione d’incontro fra generazioni, a dimostrazione che ciò che unisce il mondo di ieri e quello di oggi è sicuramente la ricerca di valori, non legati a mode estemporanee ma universali, atemporali e metastorici.” Aggiunge Giuseppe Gallo, attuale presidente dell’Associazione: “Nella fase epocale che stiamo vivendo, dominata da pseudo valori, dal mito del danaro e dal culto dell’immagine, è di straordinaria importanza riproporre gli ideali dell’humanitas, connotata dalla centralità della persona, dal valore della dignità umana e del rispetto dell’uno per l’altro, dalla cultura intesa come arricchimento interiore” In effetti, la prova si articola in tre sezioni: 1-ex alunni del Garibaldi; 2-attuali alunni del Garibaldi; 3-allievi di tutti i licei classici di Napoli e provincia (max tre per ogni liceo). Per ciascuna sezione è previsto un premio. Per gli ex alunni, ormai medici, ingegneri, avvocati, casalinghe, pensionati è davvero un gioco, basato su reminiscenze scolastiche e maturità
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personale; gareggiano, perciò, in squadre, in modo da unire le forze. Il premio è un simpatico ricordino più la gioia di aver vinto. Per gli studenti sia del Garibaldi sia delle altre scuole, il certamen è, invece, sicuramente un momento emozionante, ma anche un’esperienza in cui ciascuno mette alla prova se stesso, indipendentemente da compiti in classe e prove d’esame e un importante momento di socializzazione e d’incontro oltre che di confronto. Marzia D’Angelo del Gandhi si è classificata prima, battendo come abile traduttrice gli studenti degli altri licei classici di Napoli e provincia. Assieme al Certamen gli ex alunni hanno promosso anche la nuova edizione del “Concorso Letterario - Enzo Rispo”, aperto a chiunque ami scrivere in prosa e in versi. Hanno partecipato anche quest’anno sia adulti, sia studenti delle scuole superiori. Hanno ricevuto una particolare menzione di merito ben tre studenti del Liceo “Gandhi” – Casoria: Giuseppe Pisaniello e Roberta Formisano per la sezione - poesia, Ilaria Maria Alborino per la sezione prosa.Questi studenti meritano sicuramente di essere elogiati per le loro abilità, ma essi sono anche la prova evidente che il Liceo Gandhi di Casoria è una scuola di eccellenza, la cui qualità non è intaccata dai problemi strutturali.
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SPORT
I “giovani” atleti della Jurassica di Domenico Bovienzo
Il 21 Gennaio farà il suo esordio nel campionato di Pallavolo di seconda divisione la Jurassica. Il nome fa subito venire alla mente i dinosauri di Spielberg. Ebbene, in campo scenderanno proprio dei vetusti sauri, non ancora estinti. Questo è il principale motivo per segnare la data in rosso sul calendario, non tanto per la rilevanza del match che sarà disputato, quanto per l’operazione simpatia che vedrà protagonisti dei giocatori anzianotti. La Jurassica si compone, infatti, di “giovani” promesse della Pallavolo dai 40 anni in su; il ragazzotto meno anziano appartiene alla classe ‘72, quello con caratteristiche fisiche meno affini ad un adolescente è nato nel ’57. Sergio Marchetti, avvocato e Pasquale Laudiero, neonatologo, ex giocatori a buoni livelli, si sono incontrati alle partitelle di pallavolo dei rispettivi eredi. I ricordi dei bei tempi, quando si saltava come gazzelle per abbattere il muro avversario con poderose schiacciate, non hanno impiegato troppo tempo a riaffiorare. “Ci pensi se riprendessimo a giocare?” Una semplice battuta è divenuta progetto. Si è provveduto a contattare i vecchi compagni di palestra con i quali si è condiviso per molto tempo l’amore per lo sport, per la pallavolo, il sudore negli allenamenti, le gioie per una vittoria. Gli ingegneri, i medici, gli architetti, i professori che compongono questa squadra, come cittadini chiamati alle armi dalla propria Patria, hanno risposto subito presente. L’idea della sfida ha affascinato tutti gli ex
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giocatori ed in soli 15 giorni ci si è ritrovati per il primo allenamento presso l’oratorio della Parrocchia di sant’Anna ad Afragola, poiché Casoria, con la sua “fattiva amministrazione”, non è stata ancora in grado di assicurare una stabile dimora ai vecchietti. La Jurassica nasce come costola della Giotto Volley di Casoria, grazie anche ai suoi dirigenti Salvatore Pellegrino e Gennaro Pagano, che dapprima hanno ironicamente commentato l’idea, ma poi hanno contribuito fattivamente alla realizzazione di questo piano, lasciandosi coinvolgere in prima persona; Gennaro Pagano, infatti, scenderà in campo come giocatore e non come dirigente accompagnatore. Per poter riprendere l’attività agonistica, gli attempati atleti in parte si sono autotassati, ma hanno anche ottenuto l’aiuto di sponsor importanti quali “Empire Computer”, “Arredamenti Giuseppe Caccavale”, e “Muzzarè”. Voglia di divertirsi e di far divertire sono le parole d’ordine della Jurassica. Mogli, figli, e il parentado tutto non attendono altro che accomodarsi sugli spalti, armati di vuvuzela, ortaggi di ogni forma e dimensione, pentole e mestoli per irridere e tifare per i coraggiosi pallavolisti che affronteranno ben più giovani avversari, sfidando, oltretutto, i reumatismi, la cervicale, e altri piccoli acciacchi. Il 21 Gennaio alle ore 20, presso il Pala Casoria siete tutti invitati per la prima divertente ed importante sfida contro i giovanotti del Portici. Chissà se l’esperienza in questo caso sarà in grado di fare la differenza.
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MUSICA
Intervista ai Fusion Parker… Alla scoperta della band emergente che presto suonerà anche a Casoria di Rosa Davide
Questa settimana abbiamo intervistato i “Fusion Parker”, una band emergente nata a Napoli e ancora poco conosciuta nella nostra città. I componenti della band sono: Viviana Schirone (cantante) , Dino Uccello (chitarra), Marco Battiato (chitarra), Stefano Colasurdo (basso) e Giuliano Scarano ( batteria). Il chitarrista “Dino Uccello” è stato molto disponibile nei nostri confronti ed è riuscito a placare la nostra curiosità rispondendo a tutte le nostre domande. Come è nata la vostra band e quali sono le vostre origini? La band è nata per il raggiungimento di uno scopo comune: “il successo”, è nata per dar vita a qualcosa di speciale per noi … Perché avete scelto “Fusion Parker” come nome? Il nome è nato con la band attraverso l’unione di due importanti marchi,noti nel mondo della musica : “Fusion” deriva da un genere musicale molto complesso che combina elementi di jazz, rock e funk; mentre “Parker” è il mio modello di chitarra preferito. E’stata mia l’idea di dar vita ad una band … Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi o vi ispirate alla quotidianità in genere? Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica? Più che testi musicali li definirei prose, nate da poesie scritte col cuore, grazie a sentimenti e ragionamenti che scaturiscono dalla realtà quotidiana. Parlano di amori passati,glorie, amicizie,donne , ma soprattutto storie di vita. Le nostre canzoni sono come figli da crescere,come opere d’arte, vanno revisionate
continuamente per aggiungere, ogni qual volta che suoniamo ,un qualcosa che le renda uniche. Come nasce un vostro pezzo? Come ho già detto, nascono da avvenimenti che hanno colpito la nostra anima. Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come per tutti i musicisti, il nostro sogno è quello di suonare davanti a migliaia di persone che incitano il nome della band, il nome dei componenti e cantano a squarciagola le nostre canzoni; ma soprattutto è essere apprezzati perché facciamo ciò che amiamo di più … facciamo “Musica”! Per quanto riguarda le nostre aspettative future, a breve inizieremo a suonare in molti locali della Campania,suoneremo certamente anche a Casoria. Inoltre, parteciperemo a molti festival estivi … E chissà che con un po’ di fortuna non incontreremo un manager che ci porti al successo! Vi anticipiamo anche che parteciperemo a dei concorsi televisivi! Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come
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band? Purtroppo in una nazione come la nostra, dove la vera musica viene soppressa per dar vita al commerciale, è molto dura uscire allo scoperto, ma siamo intenzionati a spaccare e faremo di tutto per realizzare il nostro sogno! Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band? Internet è l’evoluzione del pianeta, attraverso il web dal nulla è possibile arrivare al successo! Come band, abbiamo una pagina su Facebook e presto ne avremo una anche su twitter e youtube! Il genere che suonate quanto valorizza il vostro talento di musicisti? Ognuno di noi viene da esperienze musicali diverse, per questo la nostra musica è combinata su più stili. Potrebbe sembrare limitata ma non lo è affatto. Ognuno di noi contribuisce alla valorizzazione di un pezzo mettendoci tutto se stesso, per far sì che anche una cover si adatti a noi, per renderla “per noi” perfetta. C’è un musicista col quale vorreste collaborare un giorno? Ci piacerebbe collaborare con artisti di generi diversi dal nostro; così da sperimentare nuovi stili musicali. Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori? Nel panorama musicale odierno, come in quello artistico, è sempre più difficile trovare qualcosa di originale che non sia destinato a vagare nella nicchia dell’underground. Speriamo con i Fusion Parker di divenire l’eccezione, cercando di emergere con idee raffinate e contenuti originali.
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RUBRICA
LA SALUTE PER TUTTI di Rossella Pace Cittadini nasce oggi una nuova rubrica “LA SALUTE PER TUTTI” con cui ci proponiamo di portare nelle vostre case informazioni sanitarie e consigli per fornirvi la possibilità di acquisire una cultura della salute corretta, non inquinata da messaggi pubblicitari e consumistici, e quindi di operare delle scelte informate. Uno degli obiettivi tra l’altro è quello di creare una “coscienza del farmaco”, cioè una reale cognizione delle sue potenzialità quando usato in maniera corretta e dei rischi legati ad un suo uso improprio perché crediamo nella voglia della gente di essere protagonista della terapia e di interessarsi ai contenuti quando vengano spiegati in maniera semplice e diretta I FARMACI : impariamo a conoscerli Tutti noi almeno una volta abbiamo avuto o avremo a che fare con i farmaci. Ma sappiamo realmente cosa sono e quali “ingredienti” li compongono? Partiamo col dire che qualsiasi farmaco è costituito da una miscela di uno o più principi attivi ed eccipienti. Il principio attivo è la sostanza responsabile dell’azione curativa. I principi attivi agiscono in piccolissime quantità che come tali, sarebbero difficilmente somministrabili. Per questo motivo è necessario racchiuderli in un qualcosa di più grande che dia al medicinale una “forma”. Il principio attivo viene quindi trasformato in una forma farmaceutica (compressa, supposta, cerotto…) con l’aggiunta degli eccipienti. Gli eccipienti sono sostanze inerti da un punto di vista farmacologico, necessarie per la realizzazione della forma farmaceutica. Queste sostanze posseggono funzioni tecniche importanti: proteggono il principio attivo dalle aggressioni esterne (freddo, caldo, umidità), ne correggono il sapore (edulcoranti),ne facilitano
l’assorbimento da parte dell’organismo, limitano le contaminazioni microbiche (conservanti) etc.. Ricordiamo che il farmaco non è un comune bene di consumo ma , se usato correttamente e solo quando veramente necessario, un’ importante risorsa per la salute: • Usare non significa abusare: i farmaci sono importanti per la tua salute ma usati in maniera sbagliata o in dosi errate possono essere dannosi • Assumi farmaci solo in caso di reale necessità • Non fidarti del passaparola: lo stesso farmaco non sempre può andar bene a tutti E’ importante, quindi, fare affidamento sugli operatori sanitari (medico, farmacista) per la diagnosi di un disturbo e la prescrizione di una terapia, aver cura di leggere il foglietto illustrativo del medicinale e usare altri piccoli accorgimenti per garantire che l’azione curativa del medicinale stesso non sia compromessa. I “farmaci da banco”sono quelli per cui non è prevista la ricetta del medico e sono idonei a curare disturbi lievi. Anch’essi possono nascondere qualche rischio se non utilizzati in modo corretto o se si abusa di essi. Pertanto, prima di assumerli, è opportuno chiedere sempre consiglio al proprio medico o al farmacista di fiducia.
Come usare correttamente i farmaci: • Annotare sulla confezione il nome di chi utilizza il medicinale, il motivo per il quale lo assume e la data di apertura della confezione. • Rispettare dosi, tempi di somministrazione e durata del trattamento prescritto dal medico. • Non assumere mai bevande alcoliche quando si fa uso di farmaci, potrebbero originarsi spiacevoli interazioni. • L’assunzione contemporanea di alcuni farmaci con alcuni alimenti può modificarne gli effetti • Alcuni farmaci possono causare assuefazione e quindi dipendenza • Non assumere mai più farmaci contemporaneamente se non dietro consiglio medico. • Informare sempre il medico da cui ci si reca per la prima volta di eventuali terapie già in atto, di allergie, o particolari condizioni fisiche (gravidanza, allattamento) • Non pensare che i prodotti erboristici non siano nocivi in quanto naturali o che non possono interagire con le tue cure • La data di scadenza stampata sulla confezione si riferisce al farmaco in confezione integra cioè non aperta. Dopo l’apertura ogni tipo di medicinale ha una durata diversa prima che diventi inefficace o addirittura nocivo (es. i colliri hanno pochi giorni di validità) Come conservare correttamente i farmaci: • Tenere i medicinali lontano dalla portata dei bambini. • Conservare i medicinali nella loro confezione originale, per avere sempre a disposizione il foglietto illustrativo, il numero di lotto e la data di scadenza. continua a pag. 23
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RUBRICA
Nepero e la sua “e” di Carlo Di Mauro L’ultima volta abbiamo visto il famoso phi collegato alla sezione aurea. Esistono altri numeri che hanno una fama mondiale; tra di questi forse i più conosciuti sono “π” ed “e”. Rimandando ad un altro articolo la trattazione del primo, oggi vediamo qualche curiosità legata al secondo. La sua origine va ricercata in problemi di economia che hanno assillato l’umanità da tempo immemorabile (e negli ultimi anni si è parlato molto di interessi; infatti una sentenza della cassazione ha portato in auge l’anatocismo, ovvero il calcolo di interessi su interessi già maturati). Facciamo un po’ di conti: il capitale C di un euro, prestato al tasso T del 100% annuo, raddoppia il debito dopo 12 mesi; se “capitalizziamo” gli interessi (ovvero se gli interessi maturati si aggiungono al debito pregresso per formare un nuovo debito) ogni sei mesi, a fine anno il nuovo debito sarà pari a 2,25 euro: gli interessi “I” sull’euro, dopo 6 mesi, sono dati da: I=(C*T*6/1200) dove * indica moltiplicazione. Nel nostro caso I=1*100*6/1200=0,5 euro; il nuovo capitale diventa 1 euro+0,5 euro=1,5 euro; dopo altri sei mesi, gli interessi su 1,5 euro danno luogo a 0,75 euro; in definitiva il debito iniziale è diventato pari a 2,25 euro. E se invece calcoliamo gli interessi trimestralmente? E poi bimestralmente? E mensilmente? Dopo un anno, per interessi
capitalizzati trimestralmente, il debito sarà di 2,44 euro; per capitalizzazione bimestrale il debito è di 2,52 euro; per quella mensile è 2,61 euro; e per la capitalizzazione giornaliera? Un semplice calcolo dà 2,714567 euro. Più velocemente si capitalizza più aumenta il debito. E che cosa succede se capitalizziamo istantaneamente? (dove l’”istante” è dato dalla suddivisione di un anno in un numero infinito di intervallini temporali). Molte persone sono tentate di rispondere che in questo caso il debito diventa infinito. E’ un errore! Si dimostra che in questo caso si paga 2,718281828459… euro. Si pagano cioè “e” euro. Il numero “e” costituisce la base dei logaritmi neperiani (grazie ai quali geometri ed ingegneri hanno costruito case, ponti, ecc. con il semplice uso del regolo calcolatore) ed entra in una miriade di problemi di fisica e matematica. Il numero fu scoperto dal teologo scozzese Nepier latinizzato in Nepero, ma fu ampiamente utilizzato da Eulero che lo definì appunto con la “e”. Tra l’altro “e”, insieme a “π”, entra nell’equazione più famosa e forse più bella della matematica: eiπ+1=0 che lega insieme “e”, “π”,“i” (unità immaginaria di cui magari in seguito diremo qualche cosa), 1 e 0. Nel 1935 la rivista SAPERE bandì un concorso fra i suoi lettori per le migliori frasi o poesie capaci di ricordare, tramite il numero di lettere delle parole, le cifre
utili dei numeri π ed “e”. Vediamone qualcuna per “e”: Ai modesti o vanitosi (2,718), ai violenti o timorosi (2818), do, cantando gaio ritmo (2845), logaritmo…(9..); altra poesia: La bambina è affamata (2,718), la minestra è squisita (2818), la scodella vien tosto terminata… (28459). Come si vede la fantasia non manca di certo. Nel 2004, nella formulazione dell’offerta pubblica di vendita per Google (il famoso motore di ricerca), la compagnia, piuttosto che proporre una cifra tonda di denaro, annunciò la sua intenzione di proporre $ 2.718.281.828 che, evidentemente, corrisponde ad “e” miliardi di dollari approssimati all’intero più vicino! Quesiti: 1) In una gabbia c’erano 5 pappagallini; il loro prezzo medio era di 60 euro; ieri, durante la pulizia della gabbia, il più costoso è volato via; ora il loro prezzo medio è di 50 euro; qual’era il prezzo del fuggitivo? 2) Il valore di un numero intero di 3 cifre aumenta di 9 se si scambiano fra loro la 2° e la 3° cifra; aumenta di 90 se si scambiano la 1° e la 2° cifra; di quanto aumenta il numero se si scambiano la 1° e 3°? Risposte: 1) prima della fuga i 5 pappagallini valevano 300euro; dopo la fuga valgono 200euro; il pappagallo fuggito vale quindi 100euro 2) facendo un po’ di calcoli si trova che il risultato è 198
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Settimanale Indipendente - Anno III numero 03
SOCIETA’ segue da pag.21 • Riporre i medicinali lontano da fonti di calore e non esporli direttamente alla luce. • Conservare i medicinali in luoghi asciutti e non umidi: il bagno e la cucina, per esempio, sono poco indicati (l’umidità li altera facilmente!) • Se sulla confezione è riportata l’indicazione «conservare tra + 2° e + 8°C» occorre conservare il farmaco in frigorifero. • Non lasciare i farmaci in auto soprattutto quando fa molto caldo. Quando si devono trasportare farmaci sensibili al calore come insuline o vaccini, è possibile chiedere al farmacista una speciale busta termica. Come smaltire i farmaci: Non gettare i farmaci nella spazzatura, ma negli appositi contenitori per la raccolta differenziata collocati all’interno o in prossimità delle farmacie: le sostanze presenti, infatti, potrebbero essere ancora attive e produrre effetti tossici e/o danneggiare l’ambiente Come segnalare una reazione avversa: “Anche tu cittadino puoi contribuire a migliorare la sicurezza di un farmaco attraverso la segnalazione spontanea di effetti indesiderati!” E’ sufficiente rivolgersi al proprio medico o al farmacista quando si ha il sospetto che una reazione sia causata da un farmaco che si sta assumendo. Le reazioni avverse segnalate saranno trasmesse dal medico o farmacista alla banca dati della Farmacovigilanza che è un servizio che si occupa del monitoraggio della sicurezza dei farmaci durante la terapia.
La befana solidale è scesa in villa Comunale a Casoria ed Arpino di Zinnanute Scanoriu • alunnideltempo@hotmail.it Ci sono molti modi per vivere l’Epifania, che nella tradizione cristiana è la manifestazione della divinità di Cristo avvenuta in presenza dei re Magi una leggenda racconta che: «tanto tempo fa tre re della loro regione andarono a visitare un profeta nato da poco; e portarono con loro tre offerte, oro, incenso, mirra, per poter riconoscere se quel profeta era Dio, re…» Epifania è manifestazione di «comunione e solidarietà universale», dove ogni grande ama farsi piccolo ed ogni piccolo gioisce col grande. Uno degli eventi più suggestivi legato a questa festività, quest’anno è stato sicuramente la prima Festa della Befana organizzata il 4 ed il 5 gennaio nella villa Comunale di Casoria ed Arpino, iniziativa di alcuni noti imprenditori locali, La Ge.Fi. Fiduciaria Romana S.p.A. , gruppo Siram-Si, in collaborazione con Del. Gap Costruzioni S.r.l., Grie.c.a.m. S.r.l. e Maya S.r.l. e con il patrocinio del comune di Casoria. Adulti contenti e tantissimi bambini felici, la vecchia signora sulla sua scopa ha scatenato l’euforico caos dei bimbi pronti a ricevere i doni, sono stati così distribuiti mille giocattoli e cinquecento calze colme di dolciumi. Un altro punto di forza dell’evento è stato l’animazione offerta ai più piccoli, gli animatori hanno fatto smaltire le calorie e muovere i ragazzi con giochi ed altre attività, neanche la pioggia battente è riuscita a guastare una manifestazione, che ha mantenuto fede alla promessa di essere soprattutto solidale con i bambini meno fortunati. L’antico adagio popolare vuole che l’Epifania «tutte le feste porta via», certamente queste due giornate all’insegna del divertimento hanno fatto trascorrere ai nostri ragazzi ancora qualche giorno felice concedendo altri due pomeriggi di puro divertimento prima di ritornare a scuola, insomma
è stato un supplemento di regali ai bambini, il giorno dopo si iniziano a spegnere le luci, a disfare gli addobbi, e ci prepareremo ad affrontare il Carnevale e il San Valentino. Una bella iniziativa che abbiamo tutti apprezzato e che ci fa vedere da una diversa angolatura, il volto dell’imprenditore e della sua azienda, con uno slancio verso il sociale, soprattutto in un momento difficile per il sistema economico, in cui sempre meno si mettono a disposizione della comunità le risorse da destinare a scopi benefici. Animati da questo spirito le aziende organizzatrici di questo evento, hanno fatto un primo passo per ribadire e non dimenticare le loro radici e l’appartenenza alla nostra comunità. Abbiamo conosciuto Paolo De Luca della Del. Gap Costruzioni S.r.l., uno dei tanti promettenti giovani imprenditori, che ha collaborato alla preparazione dell’evento, ci ha raccontato la viva emozione provata nella due giorni, che lo ha visto in prima linea a contenere l’entusiasmo di quella “scapestrata” folla di ragazzini felici, è rimasto colpito nel provare quella strana inebriante sensazione, che da il donarsi agli altri ed è una sensazione che fa di te una persona felice, felice di dedicare una parte della tua vita all’impegno sociale, donarsi agli altri non costa nulla, insomma ha ribadito Paolo De Luca, questa tradizionale festa della Befana deve essere un occasione non solo per regalare un sorriso a tanti bambini meno fortunati, ma soprattutto una possibilità data a tutti noi per riflettere sul futuro, che stiamo costruendo e che lasceremo in eredità a questi bambini; il giovane Paolo De Luca ci ha assicurato che questo è solo l’inizio di una serie di progetti che questo gruppo imprenditoriale intende portare avanti, non ci resta che augurare a loro tutti un sincero “in bocca al lupo”.
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