Flavia Moretti
Editrice Il Castoro è socia di IBBY Italia
Leggere per crescere liberi
Flavia Moretti Servizio Cacche per posta illustrazioni di Desideria Guicciardini Š 2019 Editrice Il Castoro Srl viale Andrea Doria 7, 20124 Milano www.castoro-on-line.it info@castoro-on-line.it
ISBN 978-88-6966-487-8
Flavia Moretti
Illustrazioni di Desideria Guicciardini
Capitolo 1 UNO FA PRIMA A STARE IN SILENZIO
Il mio nome è Teodoro Fioretti, ho undici anni e un solo obiettivo: vendicare le ingiustizie. È per questo che sono in silenzio da tre mesi e sette giorni. Non rispondo più a domande tipo “Come va?”, non dico buonanotte o buongiorno e faccio finta di non avere opinioni su nessun argomento. Sono disposto a parlare solo se è questione di vita o di morte, durante le interrogazioni a scuola o se qualcosa va a fuoco. Al telefono dico il minimo indispensabile. Quando chiedo la paghetta non parlo, tendo la mano aperta con fare minaccioso. Comunico solo con i miei amici e loro non si spiegano come io riesca a stare zitto da così tanto tempo. 1
Lo sciopero delle parole è iniziato per punire due ingiustizieri di primissima categoria: i miei genitori. Prima di arrivare a questa drastica soluzione ho provato altre strade: ho urlato, rotto tre piatti e tagliato qualche vestito di mia madre, ma non è servito. Ho provato a farmi capire chiacchierando come fanno gli adulti con in mano una tazza di tè, ma loro si sono messi a ridere e non mi hanno dato retta. Così, un giorno, ho pensato che uno fa prima a stare in silenzio. A volte mi chiedo se diventerò un tipo strano, di quelli che borbottano da soli, me lo domando soprattutto quando mi capita di parlare con la mia bicicletta: «Stai buona qui fino a quando non torno e non avere paura, io ti tengo d’occhio dalla finestra!». Un anno fa mia madre mi ha comprato finalmente la bicicletta, un’edizione limitata. Ne hanno fatte solo dieci, colore giallo fluo con le strisce bianche. Inconfondibile, unica, bellissima! Per questo motivo non la perdo mai di vista e la controllo addirittura dalla finestra. Comunque mia madre, il 2
giorno dopo averla comprata, l’ha chiusa in garage: «Pensarti nel traffico mi provoca ansia, Teo». Le ho chiesto perché mi avesse comprato una bicicletta se poi non la potevo usare, le ho detto che mi sarei accontentato anche di un breve giro sotto casa, che poteva venire con me, ma: «Inutile discuterne Teo, lo faccio per te». Poi si è chiusa in camera con la musica classica a tutto volume. Secondo la mia analisi, esistono diversi tipi di ingiustizieri. Mia madre appartiene al tipo attivo martellante e “Lo faccio per te” è una frase ricorrente della sua categoria. L’ingiustiziere attivo martellante decide al tuo posto, non si cura dei tuoi desideri e, con la convinzione di fare il tuo bene, compie azioni sconsiderate. Quando ha deciso, senza consultarmi, che non ero in grado di fare i compiti da solo, ha trovato un’insegnante per il pomeriggio, una signora ossuta con la pelle lucida, che quando parlava apriva poco la bocca: «L’unucu bumbunu cu nun cupusciu lu duvusiunu». Mi sono sentito infelice ogni volta che sono andato a casa della signora ossuta, e ho provato a spiegarlo a mia madre in tutti i modi, con lo sciopero della fame, con paroline dolci, scrivendolo sul muro, ma la risposta è stata: «Da solo non combini niente, ci vuole qualcuno che ti segua, Teo, sennò mi ripeti l’anno». 3
Certo, come no. E quando citofonano i miei amici: «Siamo Ada e Michele. Può scendere Teo a giocare?». «No ragazzi, Teo fino a quattordici anni da solo non esce! Quante volte ve lo devo dire? Dovreste stare a casa anche voi.» Meno male che Ada e Michele sono amici fidati. Una volta sono sceso giù senza dirle niente, lei ha chiamato i carabinieri che mi hanno trovato a giocare in cortile e, dopo essersi consultati, le hanno consigliato una camomilla. Ho chiesto a papà di fare qualcosa, ma lui, da buon ingiustiziere passivo belloccio che, sempre secondo la mia analisi, sta a guardare senza opporre resistenza e quelle rare volte che agisce lo fa in modo inopportuno, ha detto solo: «La mamma lo fa per te». La maggior parte delle volte che ho provato a comunicare con mio padre, fissava uno schermo, della TV, di un computer o del suo cellulare. Nonostante sia fastidioso, questo suo atteggiamento da triglia allucinata mi assicura margini di libertà: potrei demolirgli la casa e lui resterebbe comodamente seduto. Parlo per esperienza. Per mia fortuna, mia madre fa la contrabbassista e va in tournée. Così, quando è via, sembra scordarsi magicamente di suo figlio e io riprendo indisturbato il controllo della mia vita sotto l’incosciente custodia di papà. Adesso 4
che sono separati e lei è partita per tutta l’estate, mi sono trasferito nella casa nuova di mio padre con la mia bicicletta e finalmente posso usarla quando mi pare. Papà fa l’informatico, ha un tavolo pieno di computer da riparare, con i post-it per i nomi dei clienti tutti in disordine. Accumula un sacco di lavoro e consegna sempre in ritardo. Paga in ritardo anche l’affitto: da quando sono qui il proprietario di casa è venuto due volte a fare una scenata. Papà non si è scomposto: «Lei capisce, signor Ansiolini, la nostra è una generazione complicata, il lavoro è poco e io sono un padre giovane e solo». Ansiolini ha sbattuto la porta e se ne è andato gridando: «Nullafacente, vagabondo!». Chi crede di essere quell’Ansiolini? Solo io o mia madre possiamo dire e pensare queste cose di papà. A essere onesti, è vero che ha l’abitudine di svegliarsi tardi; poi inizia subito a lavorare, ma l’ora di pranzo arriva troppo presto e, quando ha finito di mangiare, non resiste: si accomoda sul divano e monopolizza la PlayStation. La mia PlayStation. Non serve provare ad accordarsi sugli orari per usarla, lui ha sempre una risposta pronta: «A undici anni i videogiochi fanno male, Teo! Quando avrai la mia età, potrai giocare quanto vuoi. Poi la PlayStation l’ho pagata io, è mia!». 5
Sarebbe inutile dirgli che alla sua età sarò Presidente della Repubblica, o un ciclista di punta, o un famoso scrittore di istruzioni per le lavatrici, ma che di certo non passerò il pomeriggio a giocare alla PlayStation. Quando arriva l’ora di cena spesso si lamenta perché non ha concluso niente. A casa con noi a volte c’è l’oca lessa, la sua nuova fidanzata, che abita al piano di sotto. Papà l’ha conosciuta quando si è trasferito qui, ma la mamma invece dice che è successo molto prima che si lasciassero. Ci sono stati grandi litigi in proposito, poi l’estate scorsa, finita la scuola, mamma e papà mi hanno detto che non stavano più insieme e che io avrei vissuto un po’ da lei e un po’ da lui. Perciò eccomi qui da una settimana ed ecco la prima telefonata di mia madre. «Teo, c’è tua madre al telefono, vai a parlare vicino alla finestra che prende meglio!» «Teo d’oro e d’argento! Come stai? Ti stai lavando i denti? Papà ti maltratta, vero? Vuoi bene alla mamma?» «No, sì, no.» Risponderle a monosillabi dà una certa soddisfazione. «Ho una sorpresa per te, se vuoi ti do un indizio. Uno solo però. Teo, ci sei?» Io sono con gli occhi, le orecchie e la testa da un’altra 6
7
parte: la mia bicicletta, edizione limitata, giallo fluo a strisce bianche, non è più sotto la finestra. È sparita, evaporata, scomparsa. Questa è una vera ingiustizia, anzi va in cima alla lista delle ingiustizie. Giuro che mi vendicherò. Mia madre è ancora al telefono e continua a parlare da sola. Scrivo un biglietto: «Da ora va tutto male, ma prima andava bene. Non parlo con gli ingiustizieri, perciò neanche con te. Ci sentiamo la prossima settimana se ti ricordi. Ciao!». Poi, con un altro biglietto, chiedo a papà di leggere il primo biglietto alla mamma. Lei richiama due minuti dopo e dice: «Di’ a tuo figlio di cercare sul vocabolario la parola ingiustiziere». L’ho fatto e ho scoperto che non esiste, si dice ingiusto ma non me ne importa niente.
8
Capitolo 2 DUE PUTINI SONO PEGGIO DI UNO
Sono stati i terribili fratelli Putini, due energumeni di tredici e quattordici anni che abitano nel palazzo accanto. Hanno preso la mia bicicletta, ne sono quasi certo. Il più grande ha la faccia rettangolare, piccoli occhi socchiusi e il naso a forma di fagiolo. Il piccolo è identico al grande, ma più basso, con i capelli lunghi fino alle spalle e lo sguardo molto più perfido. Sono grossi, tozzi e hanno il monociglio. Ieri, mentre tornavo a 9
Teo ha undici anni e un solo obiettivo: vendicare le ingiustizie. Così nasce il servizio CACCHE PER POSTA, grazie al quale chiunque può far recapitare una giusta e puzzolente “punizione” a chi gli ha inflitto un torto. Aiutato da Matilda, ragazzina sveglia e dotata persino di un fantastico kit dello spione, e dal cane Fango, fornitore di materia prima, Teo comincia la sua nuova attività. Ma che cosa succede se, via via che il lavoro si intensifica e il servizio ha successo, i ragazzi si accorgono che non è così semplice stabilire chi sia nel giusto e chi no?
Illustrazioni di Desideria Guicciardini
€ 13,00
ISBN 978-88-6966-487-8
www.castoro-on-line.it